Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> autore_s:"MARAVIGLIA MAURIZIO" > anno_i:[1910 TO 1940}
PRELUDI COLLABORAZIONISTI ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Nulla autorizza a credere che la rivoluzione sociale in occidente abbia a cominciare dall ' Italia . La rivoluzione sociale secondo la concezione tradizionale dovrebbe consistere nella distruzione della società capitalista e nazionale e nella instaurazione della società comunistica e internazionale . L ' affare , quindi , non riguarda un solo paese , ma tutti i paesi o almeno tutti quei paesi che , pure essendo perfettamente autonomi , sono tuttavia legati fra di loro da rapporti politici ed economici così profondi da costituire , rispetto ad altri gruppi di paesi , una superiore unità economica e politica . Questo è appunto il caso dei paesi dell ' occidente europeo , cioè delle vere Nazioni europee , il cui particolarismo politico ed economico è per l ' appunto un riflesso del loro comune tipo di civiltà , vale a dire della civiltà a tipo nazionale , che tutti hanno adottata . La maggiore frequenza di conflitti in Europa , lungi dall ' attestare una minore solidarietà d ' interessi fra Nazioni in confronto di altri gruppi di Nazioni , attesta invece la maggiore somma d ' interessi comuni da regolare e soprattutto il maggiore dinamismo politico ed economico di tutto il sistema internazionale , che esse hanno creato . Sono parecchie migliaia d ' anni che l ' Europa è lacerata da guerre , eppure essa da almeno duemila anni rimane alla testa della civiltà , né i sentimenti di solidarietà umana e di simpatia internazionale hanno fatto qui minori progressi che negli altri continenti dove i popoli si sono composti e quasi sepolti in perpetua pace . Malgrado le guerre , o , forse meglio , proprio attraverso le guerre , i popoli d ' Europa hanno creato una comune civiltà , un comune sistema politico , del quale sono capisaldi l ' autonomia nazionale e la costituzione capitalistica , che tutti sono egualmente interessati a difendere e a conservare . La trasformazione di tale sistema non può , quindi , essere affare di uno soltanto di essi , ma di tutti . Che poi questo paese debba essere proprio l ' Italia è cosa che si capisce ancora meno . Le rivoluzioni sociali , sul tipo di quella preconizzata dai socialisti , possono essere tentate e realizzate , senza correre un grave rischio internazionale , soltanto in quei grandi paesi che costituiscono un sistema economico chiuso , una società che basta a se stessa ; ma una iniziativa rivoluzionaria per parte di paesi che non bastano a se stessi , ma che sono fra loro legati da infiniti rapporti di mutua dipendenza , è necessariamente esposta non soltanto a gravi rischi nazionali , ma anche a più gravi rischi internazionali . Senonché il rischio internazionale non lo corre il solo partito rivoluzionario disposto a trasformare l ' ordine politico e sociale ma tutto il paese , nel quale quel partito abbia preso il sopravvento . Ora , è appunto una tale possibilità che ci spiega il perché il partito socialista italiano , almeno nelle apparenze , si mostra il più deciso di tutti nel proposito di prendere l ' iniziativa di una rivoluzione , che dovrebbe sconvolgere il sistema politico ed economico di tutta l ' Europa . I suoi precedenti non dimostrano affatto che esso sia il più ardito o il più rivoluzionario fra tutti i partiti socialisti d ' Europa , tuttavia esso è oggi il più convinto e il più temerario assertore della rivoluzione sociale , perché , facendo ciò , esso segue il suo istinto antinazionale . In verità , ciò che esso veramente persegue non è tanto la trasformazione reale della società capitalistica , quanto il proposito di vedere esposta l ' Italia alle maggiori complicazioni internazionali con relativi danni politici ed economici . In un momento di estrema sensibilità politica e di facili ripercussioni internazionali , per cui si può dire che il principio del non intervento è di fatto continuamente violato , tanto si sono fatti frequenti e delicati i rapporti fra gli Stati , i partiti socialisti degli altri paesi hanno compreso che ogni manifestazione di volontà rivoluzionaria da parte loro non poteva raggiungere altro risultato positivo se non quello di creare imbarazzi al proprio paese , di diminuirne il credito e d ' incoraggiarne i nemici ; in una parola , di limitarne l ' efficienza internazionale ; epperò essi o si sono apertamente schierati con le forze nazionali o si sono frenati nei loro impulsi . Nessuna seria manifestazione di volontà rivoluzionaria è infatti da segnalare negli altri grandi Stati d ' Europa , compresa la vinta Germania ; si può anzi dire che in tutti i grandi Stati la stessa attività ordinaria del movimento socialista abbia subito un arresto . La condotta diversa tenuta dal partito socialista italiano dimostra o un sentimento affatto opposto o la più assoluta incomprensione nei suoi capi della particolare delicatezza dell ' attuale momento politico internazionale : quindi , deliberata volontà di nuocere alla Nazione , nel primo caso ; perfetta insensibilità nazionale , nel secondo caso . Se lo spirito rivoluzionario dei socialisti italiani non fosse inquinato da antipatriottismo , anzi non consistesse tutto nel loro antipatriottismo , essi si sarebbero facilmente accorti che non esistono ancora le condizioni del successo per un moto rivoluzionario d ' origine italiana e che pertanto tutte le loro buone intenzioni al riguardo non possono che risolversi in semplici atteggiamenti di spavalderia rivoluzionaria , impotenti a trasformare il mondo , ma efficacissimi a rovinare l ' Italia . Si sarebbero cioè accorti come se ne sono accorti i loro compagni negli altri paesi che il voler far passare l ' Italia per un paese rivoluzionario non giova alla società comunista , loro patria futura , ma nuoce infinitamente all ' Italia , loro patria presente ; e che , infine , se anche l ' Italia dovesse partorire , per strane incidenze di circostanze , una società comunista , il suo sarebbe un parto prematuro e non vitale , accompagnato da un puerperio pericolosissimo , dal quale difficilmente essa si rileverebbe o ne resterebbe debilitata per sempre . Questa strana ottusità di spirito rivoluzionario non si spiega che con una perfetta lucidezza di spirito antinazionale . Ma oltre a questa anomalia generale che si riscontra nella posizione fondamentale del socialismo italiano , vi sono altri fatti che stanno a dimostrare come gli atteggiamenti rivoluzionari dei socialisti italiani non sono l ' espressione genuina del loro antipatriottismo . Fatto tipico in proposito è l ' attitudine da essi assunta verso la Repubblica dei Soviety . I socialisti italiani , come è noto , sono in guerra con Lenin . Chiamati a compiere il loro dovere rivoluzionario , essi vi si sono rifiutati . In fondo hanno disertato ancora una volta . Dopo la guerra , hanno disertato anche la rivoluzione , dando al mondo la prova definitiva della loro incoercibile vigliaccheria . Sono stati quindi espulsi dalla terza Internazionale . Che cosa non abbiano allora scritto e detto contro Lenin e la Russia bolscevica è facile immaginarselo , quando si pensi alla loquacità dell ' immortale Tersite , in cui la lingua tiene luogo di fegato . Ma lo straordinario è questo : che mentre essi sono nemici di Lenin e ne dicono corna , pretendono che l ' Italia gli abbia ad essere alleata e che tutti gli italiani si inchinino a lui . In tutti gli altri paesi , dove i socialisti non litigano con Lenin , nessuno s ' è mai sognato di pretendere dal proprio governo il riconoscimento della Repubblica dei Soviety . Solo da noi la situazione si capovolge : il riconoscimento della Repubblica dei Soviety da parte dell ' Italia , anche a costo di metterle contro mezzo mondo , viene richiesto proprio da coloro che si sono ribellati a Lenin e ne sono stati ignominiosamente frustati e sconfessati . Questo contegno , che sarebbe semplicemente assurdo anche se si volesse spiegarlo come un episodio di tattica rivoluzionaria , diventa perfettamente logico , se si ammette che i socialisti vogliono non tanto giovare alla Russia o compiere un semplice atto rivoluzionario , quanto nuocere all ' Italia e compiere comunque un atto di politica antinazionale . La prova del loro antipatriottismo è questa volta irrefragabile . Ora si domanda : come è che l ' ottimismo delle sfere ufficiali della politica italiana non si arrende dinnanzi a prove così palmari , e coltiva invece ancora l ' illusione di addomesticare i socialisti e cerca di propiziarseli offrendo loro di collaborare nel governo dello Stato ? Sono ancora numerosi coloro che saluterebbero come una data fausta per la patria il giorno in cui Turati e Modigliani diventassero ministri . In verità , se grande è la protervia antinazionale dei socialisti , incomparabilmente più grande è la cecità e l ' incoscienza di quasi tutti i partiti costituzionali , che si dicono e si considerano anche partiti nazionali . Il fenomeno merita di essere studiato . In Italia esistono due miti , che sono nello stesso tempo espressione e « alibi » alla nostra debolezza di carattere . Il mito del buon senso italiano e il mito dell ' indefinita capacità di assimilazione delle nostre istituzioni . Quanto più un uomo od un partito si manifesta avverso all ' ordine costituito , tanto più si ha il dovere di non disturbarlo e di blandirlo , perché bisogna aver fiducia nel buon senso italiano e nel potere di attrazione delle nostre istituzioni . Il sistema , non neghiamo , poteva anche apparire giusto , quando la lotta politica si svolgeva nell ' ambito di una ristretta cerchia di elementi nazionali e gli uomini e i partiti , per quanto profondamente divisi intorno alle forme ed ai mezzi da adoperare , erano tuttavia concordi circa i fini da raggiungere . Finché il denominatore comune dei partiti rimaneva l ' Italia , finché il buon senso italiano non escludeva il senso nazionale , si poteva benissimo dare alla condotta politica dei partiti di governo un tono meno intransigente e augurarsi che le istituzioni assimilassero elementi sempre nuovi e assicurassero al governo energie sempre più fresche . Ma quando la realtà politica è totalmente mutata , quando la lotta politica ha preso il carattere di un duello a morte fra l ' elemento nazionale e l ' elemento antinazionale , ostinarsi nella politica del figliuol prodigo , non è più calcolo politico , ma aberrazione suicida . L ' errore politico fondamentale delle nostre classi dirigenti e dei nostri partiti di governo , che si traduce in un difetto cronico dello Stato italiano , consiste appunto in questo : nel volere perpetuare una credenza e un sistema di governo , che sono in assoluto contrasto con la realtà attuale della vita italiana . La realtà politica attuale del nostro paese è inutile dissimularselo è caratterizzata dalla presenza di una poderosa forza antinazionale , che si chiama socialismo . Se altrove il socialismo ha avuto prevalentemente caratteri sindacali , in Italia , per la particolarità della sua evoluzione storica , ha preso carattere prevalentemente antinazionale . La comparsa del socialismo in Italia segna la resurrezione dell ' elemento antinazionale della vecchia Italia , che sembrava completamente disperso e annientato durante il processo della sua ricostituzione politica . Questo elemento meno attivo prima della guerra è diventato attivissimo dopo la guerra . La guerra ha potenziato tutte le energie italiane : così le nazionali come le antinazionali : quelle hanno acquistato nella guerra la coscienza della loro forza , queste del loro numero . Ora il numero può anche diventare forza quando non trova resistenza nello Stato e nelle classi che devono spalleggiare lo Stato . E quale resistenza si può sperare in chi ritiene non solo possibile , ma utile una collaborazione di questo elemento nel governo dello stesso Stato , che dovrebbe annientarlo ; che stima anzi essere questo il solo modo di utilizzare una forza che altrimenti sarebbe pericolosa ; in chi in una parola considera l ' attuale partito socialista come l ' antico partito d ' azione ? Ma il credere che lo stesso rimedio adoperato per ridurre l ' indisciplina dell ' antico partito d ' azione possa essere ancora efficace per domare e trasformare la coscienza e l ' azione antinazionali del socialismo italiano è ingenuità massima e pericolosissimo errore . Ora i socialisti pretendono andare al potere mantenendo integra la loro pregiudiziale formalmente internazionale , sostanzialmente antinazionale . Per essi l ' entrata al governo è un fatto semplicemente politico , anzi puramente amministrativo , niente affatto morale . La conquista del governo dello Stato , mentre ancora dura l ' ordinamento capitalistico e nazionale della società , non deve affatto significare adesione a questo ordinamento , ma equivalere alla conquista di un municipio ; deve esser fatta nell ' esclusivo interesse del partito , per dotare il partito di un nuovo strumento di forza da impiegare precisamente contro l ' ordinamento sociale e giuridico , che lo Stato dovrebbe rappresentare e difendere . Lo Stato , al cui governo i socialisti intendono e desiderano collaborare , non è lo Stato nazionale ma lo Stato anazionale ; lo Stato realmente , cioè non soltanto giuridicamente ma anche politicamente , superiore a tutti i partiti , anche a quelli nazionali ; indifferente a tutte le idealità , vuoto di qualsiasi contenuto politico , che può , quindi , diventare preda di qualsiasi partito , esser diretto verso qualsiasi mèta politica . Anche verso una politica antinazionale , perché la Nazione non è un valore assoluto per tutti i cittadini , né un imperativo categorico per lo Stato : la Nazione è semplicemente un ' idealità di partito e un mito politico sfruttato dalla classe borghese per dare alla sua dominazione una base più stabile . E verso questa idealità lo Stato deve mantenere la stessa posizione di superiore indifferenza come verso qualsiasi altra idealità di partito . Il socialismo spinge agli estremi la concezione agnostica e relativistica dell ' ideologia liberale e ne trae conseguenze politiche insospettate alla coscienza liberale . Inquadra il suo antinazionalismo nel sistema dialettico del liberalismo e afferma il suo diritto a distruggere ciò che storicamente è stato edificato dal partito liberale , in nome degli stessi principi liberali . Orbene , i partiti borghesi e nazionali , anche quando non possono più negare l ' esistenza di un tale spirito nei loro tanto attesi collaboratori , non sanno risolversi ad abbandonare l ' impresa , a cui si sono messi , di attrarre i socialisti al potere ; perché lo straordinario è questo : che mentre i socialisti , consci della propria forza , credono di poter conquistare il potere , i vecchi borghesi , consci delle loro debolezze , credono di potere col potere conquistare i socialisti . I borghesi ritengono che , una volta cascati nel potere , i socialisti hanno finito di essere tali e devono per necessità incanalarsi nella tradizione nazionale e nella politica dell ' ordine , perché secondo il loro fiducioso scetticismo la politica nazionale e dell ' ordine non ha bisogno di alcuna attiva partecipazione morale e di alcuna adesione spirituale , ma è un fatto meramente passivo , che l ' esercizio del potere porta con sé , meccanicamente . Così alla frode palese dei socialisti si contrappone la frode sottintesa dei vecchi partiti borghesi . I socialisti concepiscono la loro collaborazione al governo borghese come un cavallo di Troia da introdurre nella roccaforte della dominazione capitalistica , i borghesi concepiscono il governo collaborazionista come una trappola per i socialisti . Ora quale giudizio si deve dare , quale fiducia si può avere in un governo simile , che dovrebbe sorgere sulla base di una duplice frode ? L ' avere concepita e accarezzata l ' idea di una simile mostruosità dimostra quanto sia grande la deficienza del sentimento morale nelle classi politiche della vecchia Italia . Ma vi è un altro lato della questione che non può essere trascurato , un lato veramente decisivo per la possibilità d ' una politica collaborazionista : quello parlamentare . Contro l ' interesse nazionale sta la necessità parlamentare di non tenere eternamente all ' opposizione un partito forte di ben cento venti o cento quaranta deputati , opposizione che renderebbe precaria e tribolata la vita di qualsiasi governo . Secondo la logica e l ' esempio di tutti gli altri paesi a regime parlamentare , sarebbero le necessità parlamentari ad adattarsi e subordinarsi agli interessi nazionali ; in Italia , invece , è l ' interesse nazionale che viene ad essere risoluto nell ' interesse ad una quieta vita parlamentare e si vede ostacolo insormontabile a raggiungere questa quiete nell ' esistenza di un ' opposizione di centoventi deputati . Dunque l ' interesse a non veder compromessa la vita economica e sabotata la vita nazionale dell ' Italia è nulla , di fronte all ' interesse di rendere tranquilla l ' esistenza di un ministero e di stabilire una perfetta cordialità di rapporti fra gl ' inquilini di Montecitorio , e la presenza di un centinaio di energumeni nell ' aula non offre altra via di scampo se non quella di dare loro in pascolo l ' Italia ? Le vecchie caste dominanti non potrebbero offrire un documento maggiore della loro perfetta insensibilità nazionale e della loro insanabile accidia politica . Quando si è giunti a tali estremi , non si può parlare di conflitto fra politica nazionale e regime , ma si deve parlare di un conflitto ben più profondo : fra lo spirito nazionale e il nostro temperamento politico o meglio il temperamento delle caste parlamentari dominanti nella nostra vita politica .
RITORNO ALL'ANTICO ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Il congresso di Livorno è finito come si prevedeva : con la vittoria della tendenza unitaria , la quale per quanto rappresentata essa stessa da una frazione del Partito , affermava tuttavia la possibilità della coesistenza nel Partito di tutte le tendenze , in omaggio alla formula : « libertà nel pensiero , disciplina nell ' azione » . Il congresso quindi si è chiuso senza espulsioni o scomuniche di nessuna tendenza , ma con la scomunica e l ' espulsione dello stesso Partito dalla Terza Internazionale . Questo fatto ha reso più che impossibile la compatibilità dei riformisti e dei comunisti , i quali escono dal vecchio partito nella speranza di poter formare , con la protezione della Terza Internazionale e col sussidio dell ' « oro russo » , un nuovo Partito . Resta così dimostrato che anche in Italia il socialismo non ha nessuna volontà di fare la rivoluzione « comandata » da Mosca o che viceversa ha una gran voglia di riprendere la sua vecchia funzione socialdemocratica e parlamentarista , che non ha impedito all ' Italia di restare monarchica , di fare la guerra e di vincerla . Tutto ciò non può non giovare al credito internazionale dell ' Italia e avere un ' utile ripercussione nello svolgimento immediato delle sue relazioni politiche ed economiche . Liquidata la leggenda dell ' Italia all ' avanguardia della Rivoluzione in Occidente e condannato il bolscevismo , il socialismo italiano , dobbiamo convenirne , rende un segnalato servizio non solo agli interessi italiani , nell ' ora presente , ma altresì alla causa della conservazione del regime borghese in Europa . Le decisioni del congresso di Livorno dimostrano che la rivoluzione russa non ha quella potenza di espansione , che le si attribuisce , e che la mentalità europea sa opporre alle concezioni politiche orientali una forza di resistenza , non tanto facilmente superabile , se anche nella nazione di storia più recente , il Partito socialista a caratteri più spiccatamente antinazionali trova la forza di sottrarsi al loro fascino . Vediamo ora quale è la vera faccia del socialismo italiano e quale avvenire gli è destinato dopo il congresso . Apparentemente al congresso è trionfata la tendenza unitaria , capitanata dal Serrati , la quale si dichiarava altrettanto rivoluzionaria e comunista nella sostanza quanto quella comunista propriamente detta e solo pretendeva di differire da questa nel modo di considerare i suoi rapporti di dipendenza esterna coi poteri della Terza Internazionale e i suoi rapporti di coesistenza interna con la tendenza riformista . Ma a chi ben consideri le cose , apparirà chiaro che la vittoria di Serrati è soltanto una vittoria tattica , mentre la vittoria strategica è indubbiamente rimasta a Turati . Lungi dal rimanere prigioniera della tendenza serratiana , la tendenza turatiana sarà quella che colorirà l ' atteggiamento e darà il tono all ' azione futura del Partito . Si ripeterà cioè per la tendenza unitaria il fenomeno , che già si è verificato in altri tempi per la tendenza integralista , anche essa vittoriosa nei congressi . Assolto il suo compito contingente di liquidare la tendenza rivoluzionaria , l ' integralismo morgariano scomparve tacitamente dalla storia e la vita del Partito riprese il suo ritmo normale , obbedendo al suo intimo spirito antinazionale e antirivoluzionario . Oggi Serrati adempie allo stesso officio di correttore più che di rinnovatore della vita del Partito , come già Morgari . La funzione della sua tendenza è necessariamente contingente e transitoria . Essa rappresenta una transazione necessariamente destinata a rimanere puramente intenzionale fra le forze rivoluzionarie o sedicenti rivoluzionarie , che per un momento hanno preso il sopravento , in grazia di quella maledetta mentalità di guerra che ha contagiato tutto , nel Partito , e lo spirito vero , lo spirito tradizionale e immanente , del Partito , che è semplicemente riformista ed antinazionale . La rivoluzione è ancora sempre affermata , ma come semplice millenarismo rivoluzionario , non già esigenza attuale . Il Partito , che viene fuori dal Congresso , è dunque il vecchio Partito , purificato dalla mentalità di guerra , con la sua vecchia concezione finalistica rivoluzionaria , ma con la sua anima antinazionale e le sue possibilità socialdemocratiche . Quale sarà il destino di questo Partito dell ' antiguerra nel dopoguerra ? La fortuna lo assisterà egualmente nel nuovo periodo storico , che si è aperto con la vittoria , ovvero rappresenterà un anacronismo ? La mentalità di guerra scomparirà senza dubbio anche nelle file dei partiti e delle forze nazionali , ma la mentalità della vittoria è definitivamente acquisita al temperamento nazionale e ha dato luogo al sorgere di una nuova Italia , interamente diversa dalla vecchia Italia , contro la quale l ' antico socialismo , che ora risorge , conseguì tante segnalate vittorie . A questa nuova Italia , più che alla reazione del vecchio socialismo , si deve la sconfitta del socialismo aggressivo sorto dalla guerra . Di questa sconfitta si è avvalso il vecchio socialismo che oggi sembra vittorioso . Ma rientrando nella storia , esso non ritroverà più la vecchia Italia , ma un ' Italia nuova abituata a vincere .
GLI SCRUPOLI DEL SENATORE ALBERTINI ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1922 )
StampaQuotidiana ,
La Camera ha votato quasi senza discutere i pieni poteri al governo . Dopo il voto di fiducia al ministero , che tenne a presentarsi alla Camera come un ministero sorto fuori sopra e contro ogni designazione parlamentare , la sua discussione era diventata superflua . Del resto la Camera , prima di accordare al governo i pieni poteri , cioè prima di sottoscrivere l ' atto di abdicazione alle sue più gelose prerogative , si era autoesautorata dimostrando durante tre anni di non saper fare alcun uso di quelle prerogative e rifiutandosi costantemente di collaborare con qualsiasi governo per il bene del Paese . L ' interesse del Paese era completamente esulato dall ' aula di Montecitorio e ad esso era stato sostituito l ' interesse , anzi gli interessi divergenti dei vari partiti e delle varie fazioni , che paralizzavano ogni azione del Parlamento e del governo . Impotente a creare e a muoversi in una situazione di diritto era logico e necessario che la Camera dei deputati dovesse accettare una situazione di forza o almeno una situazione di superiore diritto che le era imposta dalla concorde volontà del governo e del Paese . La Camera , che non aveva osato contrapporre neppure una timida protesta alla soluzione extraparlamentare della crisi , non poteva più rimettere in discussione il problema del governo e contrastare al governo il diritto di governare nel solo modo , che per sua colpa era ancora possibile , soffermandosi a discettare sulla natura e sui limiti dei pieni poteri . Più libero e meno compromesso dalla sua precedente azione era invece il Senato , nel quale infatti molti oratori hanno fatto largo uso del loro diritto di critica . Il senatore Albertini soprattutto si è fatto portavoce nel Senato di quello stato d ' animo d ' insoddisfazione e di insofferenza , che è in molti , per l ' urto troppo violento che tutto un sistema d ' idee e di sentimenti , nel quale si erano placidamente adattati , è venuto a subire con l ' avvento del Governo Nazionale . Tale stato d ' animo , che nell ' altro ramo del Parlamento non avrebbe potuto manifestarsi decorosamente , che sotto forma di una fiera protesta , assai pericolosa per le sue conseguenze , poteva invece manifestarsi nel Senato in forma di blanda ed innocua riserva . E ciò ha fatto con molto tatto il senatore Albertini , il quale si è affrettato a dichiarare che le sue critiche alle origini del nuovo governo non miravano ad uno scopo pratico , a scuotere cioè la fiducia che si deve avere nel nuovo governo per l ' opera di ricostruzione necessaria da esso iniziata , ma soltanto all ' appagamento di un obbligo della sua coscienza di liberale , ferita dal modo tenuto dall ' on . Mussolini nel dare finalmente un governo alla Nazione , che da molti anni ne era priva per la mala volontà del Parlamento . Il senatore Albertini in sostanza ha detto che , pure approvando il fine , la sua coscienza non può approvare il mezzo adoperato dall ' on . Mussolini . Ora in questo caso di coscienza del senatore Albertini sta tutta l ' impotenza del patriottismo liberale . Volere un governo forte e volere che questo governo sia l ' espressione del Parlamento , quando l ' esperienza ha chiaramente dimostrato che non un tale governo , ma un governo qualsiasi il Parlamento è incapace di dare , significa volere ci si passi il proverbio volgare la botte piena e la moglie ubbriaca . Sono proprio gli scrupoli del senatore Albertini quelli che in Italia hanno permesso per tanti anni alla demagogia di sabotare la funzione di governo . È un pezzo che ci sentiamo ripetere la canzoncina che la forma parlamentare è quanto di meglio sia stato trovato a presidio della volontà e della libertà dei popoli ; e che una Camera vale sempre più di un ' anticamera . Ma a tutte queste belle massime il popolo italiano contrappone la visione della realtà del suo Parlamento , che è diventato il principale e forse l ' unico ostacolo alla sua salvezza . Padronissimo il senatore Albertini di ritenere che vale più l ' ossequio alle buone norme parlamentari che il pareggio del bilancio . Ma se tutti la pensassero come lui , se tutti cioè anteponessero il mezzo al fine o scambiassero l ' uno con l ' altro , sarebbe salvo forse il Parlamento , ma perirebbe l ' Italia , o , come forse è più verosimile , l ' uno precipiterebbe con l ' altra . La verità è che le istituzioni non sono buone o cattive in se stesse , ma in quanto rispondono ai loro fini , che sono quelli di assicurare al popolo un buon governo . E quanto al Parlamento anche noi riteniamo che sia uno strumento utile nel sistema costituzionale , per assicurare una migliore forma di governo , ma a patti che esso non perda la coscienza dei propri limiti e che , quando la perda , vi sia una forza che ve lo riconduce . Ora in Italia non si è ancora formata una coscienza parlamentare sanamente nazionale , che è il presupposto istituzionale della sovranità parlamentare ; epperò scosse come queste ultime o come quella che venne dal Re in persona col proclama di Moncalieri , sono ancora non soltanto possibili , ma necessarie e utili anche costituzionalmente . La stessa costituzione inglese , che è la più rigidamente parlamentare , non si è formata in un solo giorno ed ha avuto anche le sue giornate burrascose , prima di diventare quel meccanismo giuridico , morale e psicologico perfetto che è oggi . Se il senatore Albertini avesse considerato quanto è avvenuto come un momento del processo di formazione della nostra costituzione , egli avrebbe sentito sanguinare meno la sua coscienza di liberale , per la ferita che le è stata inferta dall ' on . Mussolini . D ' altra parte se il senatore Albertini ammette la bontà del fine nella soluzione dell ' on . Mussolini , e riprova soltanto il mezzo , egli sarebbe tenuto a dimostrare in modo preciso che esistevano altri mezzi per raggiungere lo stesso fine . Invece il senatore Albertini accenna solo fugacemente alla possibilità di arrivare al governo fascista , o appagandosi in un primo tempo di una larga partecipazione fascista ad un Ministero di transizione , per poi arrivare al predominio dopo le elezioni ; ovvero di rendere inevitabile un governo di Mussolini , rifiutandosi di partecipare ad una soluzione Giolitti , Salandra ed Orlando . Ora basta accennare a queste possibilità di soluzioni puramente parlamentari per capire che esse non avevano alcuna probabilità di successo , appunto perché parlamentari . Sul terreno parlamentare infatti l ' elemento popolare e l ' elemento socialista avrebbero conservata intatta la loro efficienza e avrebbero mandato a monte o reso precaria qualsiasi soluzione fascista . D ' altro canto non si trattava affatto di risolvere la crisi con la formazione di un ministero con partecipazione fascista o composto di soli fascisti , ma di arrivare alla costituzione di un governo forte : di un governo cioè che potesse ottenere dalla Camera i pieni poteri e farle votare la riforma elettorale prima di scioglierla . Ora sarebbe stato di ciò capace un ministero , sia pure presieduto da Mussolini , ma sorto per trattative parlamentari e per via di esclusione ? A un ministero simile , se avesse voluto mantenersi nella legalità , non sarebbe rimasta altra risorsa , fuorché lo scioglimento della Camera , prima di attuare qualsiasi riforma elettorale . Diversamente avrebbe dovuto ricorrere a mezzi extralegali e violenti . Ora è infinitamente vero che l ' uso della forza sia venuto direttamente dalla Nazione che non dal governo . Il conflitto fra governo e Camera è assai più difficile a sanare dato che non convenga , per difetto del sistema elettorale , ricorrere alle elezioni che quello fra Camera e Paese . Tutto considerato , i mezzi parlamentari suggeriti dal senatore Albertini non avrebbero sortito che uno dei due effetti : o sciupare per sempre il fascismo o prorogare , rendendola infinitamente più aspra e pericolosa , la soluzione violenta . La verità è che quando il fine è buono e il mezzo è necessario , anche il mezzo è legittimo .