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> autore_s:"MONTALE EUGENIO" > anno_i:[1910 TO 1940}
SCRITTRICI DI FRANCIA ( MONTALE EUGENIO , 1928 )
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Com ' era stato preveduto l ' anno scorso dall ' autore di questa rubrica dell ' « Almanacco » , il nuovo volume della contessa de Noailles : L ' honneur de souffrir ( Bernard Grasset , Paris 1927 ) è forse quello che nel suo genere più ha fatto le spese delle conversazioni e delle recensioni , negli ultimi mesi , in Francia . S ' è mormorato che cotesto breviario di un ' anima ferita che s ' attarda in una lunga meditazione sulla tomba dell ' uomo amato , sia stato ispirato alla poetessa dalla morte di Maurice Barrès ; ed è forse vero . Comunque , a noi interessa , più che alzare il velo dalla vita privata della celebre scrittrice francese , constatare come anche nel recente volume , pur in mezzo alle ineguaglianze e agli atteggiamenti non sempre felici che da varie parti le sono rimproverati , Anne de Noailles abbia confermato ancora una volta quel suo ricco temperamento fatto di cruccio e di abbandono , di éblouissements e di irrequieti ripiegamenti interiori , al quale ella deve meritatamente la sua fama . Nulla perciò di assolutamente nuovo nelle centotredici brevissime liriche de L ' honneur de souffrir , se non forse l ' accrescersi , al contatto della morte vicina , del vuoto interiore della poetessa e del sapore di cenere che la vita lascia in lei ad ogni istante . Non che manchino le antiche estasi pagane : Dans cette infinité , dans certe plénitude Qui composent le corps courageux et maudit , Malgré les maux mortels , malgré la servitude , On sent toujours latent un secret paradis ... Ma sono le tregue di un doloroso ricordo che la tortura : Vous eûtes le sommeil . Moi , je peine et je tombe , Et la plus morte mort est d ' avoir survécu ... [...] Pureté , opulente , emblème , Tant de rêve compose un lis ! Je n ' aurais jamais cru , jadis , Que l ' on était si peu soi - méme ... Così da tutto il libro s ' esprime un senso di vuoto e di solitudine , rotto soltanto dalle modulazioni di quell ' amaro marivaudage interiore nel quale la signora de Noailles sa trovare accenti che ricordano , senza pastiches , il secolo d ' oro della sua letteratura : Hélas ! t ' ai - je fait de la peine , à toi qui fus si simplement Ma loi et mon contentement ? Tu semblais plus que moi durable : Un vivant n ' est pas vénérable . La tendresse a ses jours d ' ennuis . Parfois un autre oeil nous séduit . Nous étions mélangés , instables , Humainement , sans rien qui nuit . Mais sur ton incessante nuit Ma vie a replié ses ailes . C ' est ta mort qui me rend fidèle . E talora , traendo efficace partito persino dall ' aggettivazione sbandata che è la propria : J ' ai , ce soir , entendu les appels du hautbois . C ' est un chant fier , aigu , amer et provocant , Il surgit du Destin , assuré , triste et droit , Il ne dit pas pour quoi , il ne dit pas pour quand ... Un libro vivo , dunque , per quanto rechi , se è possibile inaspriti , i vizi propri all ' arte della de Noailles . E in fatto di poesia , di poesia femminile almeno , poco altro potremmo citare accanto a L ' honneur de souffrir . Tuttavia un volume meno recente ( apparso senza rumore due anni or sono ) Dilection di Henriette Hervé ( Montagne , Paris 1925 ) merita ricordo qui . Anche in questo diario di una passione inesaudita , presentato al pubblico da Georges de Portoriche , sono qualità degne di attenzione , per quanto la Hervé , più sobria nel segno della de Noailles , non si dimostri altrettanto libera da impacci letterari e da amplificazioni . Ma i difetti della Hervé non sono mai vol ­ gari , e sarebbe facile , se lo spazio lo permettesse , indicare al lettore tre o quattro liriche personali , nelle quali pare sia passato un poco dello spirito di Marceline Desbordes - Valmore : Je n ' ai parlé d ' amour qu ' à l ' appel de ta voix , Je n ' ai dit ma douleur qu ' afin qu ' il t ' en souvienne Et ces vers sont ton oeuvre encor plus que la mienne ! Qu ' ont - ils besoin de dédicace ? ... Il sont à toi ... Tra i romanzi recenti della letteratura femminile francese A l ' enseigne du Griffon di Camille Marbo ( Albin Michel , Paris ) merita senza dubbio una menzione particolare . È la piccola storia d ' amore di due modernissime jeunes filles en fleurs di condizione un poco diversa : d ' antica famiglia borghese l ' una , Cécile Brincourt , figlia l ' altra , Juliette Colin , d ' una spostata Patoche , stravagante proprietaria d ' una pensione per ragazze americane . Accanto al mondo mummificato e convenzionale dei Brincourt e a quello eteroclito e risonante di grammofoni e di slang di Patoche , un terzo ambiente è descritto , nel quale si svolge la giornata delle due fanciulle : la libreria à l ' enseigne du Griffon , alla quale fanno capo un gruppo di artisti , di bas - bleus e il letterato e vieux marcheur sentimentale Robert Feutrier . Non si può riassumer qui l ' intricata rete di sottili complicità che lega le due fanciulle a Feutrier in un bizzarro idillio a tre che termina col matrimonio di Cécile col giovane Frallois Maitret e con l ' unione abbastanza irregolare e non troppo avventurata di Juliette e di Feutrier . Le azioni e le reazioni di cotesto pericoloso gioco d ' amore ; lo schiudersi alla vita delle due fanciulle e la complessità dei loro ingenui e pur tortuosi moti sentimentali ; e più ancora i quadri staccati della loro piccola vita quotidiana , borghese , ma gonfia di oscure promesse e di desideri ; tutto ciò è reso dalla Marbo con abilità poco comune , se anche talora con qualche trucco ed eccesso di disinvoltura in iscorci e passaggi di maggiore difficoltà . Anche Camille Mayran , che è al suo terzo romanzo , dimostra con Hiver ( Grasset ) qualità che in un futuro non troppo lontano le permetteranno di darci un ' opera pienamente concreta e individuale . Intanto Hiver , boreale romanzo di vita elementare , solenne , contiene pagine che si sollevano molto al disopra di gran parte delle prose narrative femminili , e talora anche maschili , che si pubblicano numerosissime in Francia . E la vita del fermier alsaziano Jacob Vogler e del suo doppio sventurato matrimonio , se non si salva , talora , dagli espedienti di un romanticismo un poco convenzionale , è inquadrata in una cornice di descrizioni naturali che rendono efficacemente il transito delle stagioni e la folta - sognante atmosfera dell ' inverno nordico , rotta soltanto dalla voce sotterranea e incrinata della dimoia . Aggiungiamo , per il pubblico femminile , che Hiver , in confronto degli altri di cui ci stiamo occupando , è li ­ bro di uno spirito religioso e meditativo , e che la sua cristiana ispirazione lo raccomanda ad ogni sorta di lettori . Non ha pretese di questo genere l ' amabile romanziera fantaisiste Nicole Stiébel , che col suo Le coeur en peine ( Grasset ) ci dipinge la curiosa avventura di due sposi giunti al matrimonio in assai diverse condizioni spirituali : desiderosa di quiete Denise , che ha passata una adolescenza randagia e dolorosa ; ossessionato , Jacques , da un crescente desiderio di evasione dopo anni di vita sedentaria e borghese . Il contrasto , dopo varie vicende , è sciolto dalla fuga di Jacques che abbandona la vita coniugale per seguire al Messico un bizzarro cacciatore di farfalle ... La Stiébel , già favorevolmente affermatasi col precedente libro Jacqueline , ou le paradis deux fois perdu , dimostra anche nel romanzetto d ' oggi le sue qualità di scrittrice decisa a non lavorare di ricalco : chiederle di trarre dallo spunto che le dette argomento al Coeur en peine , qualcosa di più di uno sviluppo ingegnoso ( e l ' opera non poteva sollevarsi se non a questo patto ) , sarebbe pretendere evidentemente troppo , almeno fino ad oggi . Preferisco , del resto , quest ' arte ancora secca e limitata , alle macchinazioni romanzesco - sentimentali di M.me Jane Catulle Mendès e di Christiane Aimery che , con Ton amour n ' est pas à toi ( Albin Michel ) e Ceux qui se taisent ( Perrin ) , ci hanno dato due volumi assai leggibili , non scevri di pretese moralistiche e polemiche , ma scarsi d ' arte e di originalità . Si potrebbero fare altri nomi . Ma forse val meglio passare a un ordine di libri più preziosamente femmini ­ li ; quale , per esempio , l ' ultimo romanzo della principessa Bibesco , Catherine - Paris ( Grasset ) , vita e avventure di una fanciulla franco - rumena di nobile lignaggio , ed efficace rappresentazione di ambienti d ' alto bordo , con lusso di « esperienze » personali , indiscrezioni di coulisses e bizzarri punti di vista sulla vistosa commedia umana mondano - balcanico - europea degli ultimi anni . Una materia notevolissima , insomma , di per sé , ma che attendeva di essere vivificata dall ' arte . La Bibesco ha invece scarse attitudini alla composizione ed è scrittrice ancora opaca , senza frizzo . Così com ' è oggi , vale per la curiosità sempre desta ch ' ella dimostra , e per la freddezza sapiente di certe sue notazioni psicologiche . Fra i libri di memorie , autobiografie ecc . , saltando il volume di una autentica gentildonna , la contessa d ' Orsay ( Francesca Notarbartolo di Villarosa ) : Ce que je peux écrire ( Paris , Excelsior ) , che riassumeranno , in altra sede , gli scrittori di storia e i cronisti del costume , meritano un cenno particolare i ricordi di una grande artista che ha saputo portare il « numero » di café - chantant a dignità di originale e talora profonda creazione poetica : Yvette Guilbert . Non sono tra quelli che hanno avuta la fortuna di ascoltare la Guilbert , se non nella prosa squisita di un suo ammiratore italiano , Silvio Benco , particolarmente vocato a intenderne l ' arte nata sotto la stella dell ' impressionismo francese e della grande letteratura ottocentesca ; ma mi riesce facile da questa Chanson de ma vie ( Grasset ) che contiene le memorie della Guilbert e le testimonianze recate intorno all ' arte sua dai maggiori scrittori francesi , trarre gli elementi che bastano per ricomporre in me un poco del fascino di questa divette , che ha creato un brivido veramente degno della pittura del Degas . Libro vivo , La chanson de ma vie , riboccante di episodi , e meritevole di largo successo . Possiamo ricordargli accanto , per riunire insieme alla meglio alcuni libri che senza essere romanzi destano un interesse non minore di quello di troppi romanzi , La vie amoureuse de la Grande Catherine de Russie della principessa Lucien Murat ( Flammarion , collection « Leurs amours » ) , che racconta con sveltezza e abilità di toccare certi argomenti scabrosi mantenendosi in fil di rasoio , senza eccessi , la vita di quel « Louis XV femme » che richiedeva una ritrattista ricca di intuito e di verve . La Murat , che è una principessa autentica e ha passati anni nella Russia imperiale , ha avuto modo di metter mano su documenti finora poco o punto conosciuti , intorno alla vita e agli incredibili amori della celebre sovrana . Dal libro della recente biografia , Caterina emerge in tutta la sua abiezione , non solo , ma in tutta la sagace abilità di amministratrice e di conduttrice di uomini che le fu propria . La Murat ha avuto mano felice nel difficile compito ; e per una volta tanto si può ben dare ragione al prière d ' insérer editoriale che afferma : « Un homme n ' eût pas osé , peut - être , se pencher d ' aussi près sur la couche d ' une Majesté Impériale ... » . Se dall ' amor profano le nostre lettrici vogliono salire infine , com ' è giusto , all ' amore sacro , anche costì l ' annata letteraria ci permette d ' indicar loro qualche cosa ; e meglio d ' ogni altra , nella collezione « Les grands coeurs » dell ' editore Flammarion , il Saint Pierre di una scrittrice di ricco ingegno : Colette Yver . Un san Pietro leggermente romancé , forse , ma senza eccessi , anzi con parsimonia di effetti e con un gusto sempre vigile e un dono d ' evocazione assai raro . La vita di Simone - Pietra offriva certo possibilità ( e insieme difficoltà ) notevoli a uno scrittore : si pensi alla tempra di Pietro , quale ci appare dai libri sacri , di uomo quadrato , ben saldo al suolo , apparentemente chiuso ad ogni annunzio superiore e ad ogni preoccupazione non contingente . Come saprà la luce divina fondere cotesta natura rocciosa ? E quello che vedrà presto il lettore di Saint Pierre ; perché si tratta di un libro che merita lettori . Ne avrà senza dubbio parecchi un volume dedicato a un formidabile argomento : Sainte Thérèse di Jeanne Galzy ( Rieder ) ch ' esce troppo tardi per poter trovare più di una menzione in questa rassegna ; e ne avranno più d ' uno Quel est donc cet homme ? di M . Marnas ( Perrin ) nel quale la vita di Cristo è rinarrata con pietà di credente e qualità non volgari in un volume divulgativo stampato con ogni cura e corredato da una cartina della Palestina ; e Grandes figures de l ' Eglise Contemporaine ( Perrin ) di Claude d ' Habloville , diligenti studi intorno ai monsignori Duchesne , Baudrillart e Ireland . L ' editore Perrin ha sempre dato , in questo campo , opere pregevoli ; ciò che non gli impedisce talora di variare le sue pubblicazioni con argomenti ben diversi : e forse è il caso di rammentare , benché il libro sia del 1925 , un volume Perrin dedicato a un tema assai meno sacro : il Gabriele d ' Annunzio di Jean Dornis , omaggio reso al nostro poeta da una sua ammiratrice francese che si dimostra ricca , se non sempre di acume critico , di un fervore e di una generosità intellettuale poco comuni .
NOTIZIARIO. LETTERATURE STRANIERE. ( MONTALE EUGENIO , 1925 )
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In questo quarto volume della collezione « Cultura contemporanea » , diretta dal Lazzeri , col titolo La Sfinge senza Edipo di Miguel de Unamuno ( Corbaccio , Milano , pp . 230 ) , Piero Pillepich dà fuori , da lui raccolti e tradotti , alcuni dei più notevoli saggi dell ' Unamuno , ai quali ha fatto precedere una chiara prefazione di Adriano Tilgher . Lo scrittore basco è assai noto da noi , per il Commento al Don Chisciotte e per il Sentimento tragico della vita , che restano le sue opere fondamentali . Minor fortuna ebbero nel nostro Paese le traduzioni di qualche sua prosa di romanzo e di teatro . Non fu cattiva idea questa , di radunare insieme alcune delle pagine più vive dei volumi : Ensayos , Mi religiòn , Soliloquios y conversaciones . Il libro è vivo e non risulta troppo frammentario : c ' è dappertutto il pathos caratteristico dell ' ex - professore di Salamanca , il suo amore per le cause perdute , la sua invocazione al Dio pascaliano accessibile al cuore e non alla ragione . « La mia religione » afferma egli « è cercarla verità nella vita e la vita nella verità , anche sapendo che non debba incontrarle mai finché viva . La mia religione è lottare instancabilmente contro il mistero ; la mia religione è lottare con Dio dall ' alba alla notte . Non mi persuade affatto la scappatoia dell ' inconoscibile né quell ' altra del " di qui non si passa " . Respingo l ' eterno " ignorabimus " . E in ogni caso voglio inerpicarmi su per le balze dell ' inaccessibile » ( p . 39 ) . È in sostanza la continuazione della sua vecchia polemica contro la raison raisonnante , contro quel « due più due , quattro » , che un originale filosofo russo , Leon Chestov , ha dichiarato altrettanto vero quanto « mostruoso » . In Chestov c ' è probabilmente altra sofferenza e profondità di scavo che non nell ' Unamuno , in cui ci par di ravvisare più d ' una volta l ' amore del bel gesto . Ma una grande coerenza in questo continuo affacciarsi all ' irrazionale , e un vero afflato di scrittore e di polemista , non vorremmo di certo negare al filosofo del chisciottismo . Solitudine , Ibsen e Kierkegaard sono i titoli di due saggi dei più riusciti di questo volume : saranno lette con vivo interesse le pagine che I ' U . dedica all ' influsso del pensiero di Soeren Kierkegaard su quello del drammaturgo norvegese . Lo scritto intitolato Patria e militarismo gioverà a far luce sull ' atteggiamento di questo scrittore , non certo antimilitarista , ma nettamente contrario ad una casta militare concepita come un Sant ' Uffizio e un ' Inquisizione , e ad ogni forma di « patriottismo coatto » . Passione è il capitolo che conclude il volume : passione per la vecchia Spagna del passato , alogica e mistica ; malinconia per la Spagna del presente . Tristezza che non è , tuttavia , senza speranza : « Ho la profonda convinzione che la vera " europeizzazione " della Spagna , vale a dire la digestione di quella parte dello spirito europeo che può divenir spirito nostro , non avverrà finché noi non si cerchi d ' imporci nell ' ordine spirituale dell ' Europa , finché non ci si sforzi di far inghiottire all ' Europa quello ch ' è nostro , ch ' è particolarmente , genuinamente spagnolo » ( p . 226 ) . Unamuno predica qui il metodo della « passione » , dell ' arbitrario , la logica del cuore , ch ' egli chiama « cardiaca » .
NOTE LETTERARIE. GLI ANIMALI PARLANTI ( MONTALE EUGENIO , 1925 )
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In questo nuovo volume di Carlo Linati [ Storie di bestie e di fantasmi , Treves ] sono raccolte un certo numero di favole , divagazioni , studi e scherzi che gioveranno a mettere cotesto scrittore aristocratico e schivo a contatto di un pubblico più vasto di quello che gli ha concessa finora la sua attenzione . Abbiamo parlato di studi e scherzi in un senso tutto musicale ed intimo , e non già riferendoci all ' apparente levità e futilità della materia , che appartiene invece a quell ' eterna fonte di pretesti poetici che ogni artista vero va in sé sempre più rivalutando ad ogni passo della propria esperienza . Come a qualche altro scrittore nostro , e dei migliori , giungere allo scherzo e alla leggerezza non fu per Linati a thing of no importance ; sì un premio e una conquista di cui non potrà comprendere la portata chi ignori a prezzo di quali sacrifizi si sia da noi fatta strada una vena di poesia memore delle sue origini e pur conscia delle esigenze più imperiose del presente , negli scrittori che si affacciarono all ' arte sul declinare dell ' ultima nostra trimurti letteraria che vorremmo chiamare ufficiale . Il Linati , lombardo , amante del Manzoni e della sua terra , non fu di quelli che si compiacquero del gesto in realtà assai significativo di rivolta e di stanchezza onde parve concluso un periodo glorioso della nostra vita spirituale : il grande Ottocento . Egli non esclamò « lasciatemi divertire ! » , e non cantò la fontana malata . Il suo compito poté sembrare , dapprima , più didascalico e angusto ; a lui furono vietate le autentiche consolazioni dello snob . La sua via fu diversa : dovette egli ricordarsi della propria regione natale e del grande corso delle stagioni , delle opere della terra e dei suoi doni ; dovette rifarsi agli scrittori della sua gente , dal Manzoni ad oggi , ch ' egli ha studiati con passione di figlio ; dovette , infine , costruirsi partendo dai suoi presupposti più logici e umani , anziché troncare ogni ormeggio e buttarsi all ' avventura , da inquieto cittadino del mondo . Se in ogni signore degno del nome ha da esserci un poco del contadino e dell ' uomo comune si può affermare che Linati coltivò con qualche compiacenza questa parte di se stesso ; ed anche quando il suo estro lo trasse sotto altri cieli e lo fece curioso di scrittori d ' altre terre , la sua scelta cadde su grandi autori du terroir : gli irlandesi , ch ' egli tradusse . Noi non rifaremo le tappe delle origini e dello sviluppo dell ' arte linatiana ; un contributo a tali motivi non è da portarsi dopo le numerose pagine critiche che altri vi ha dedicato . Resta fissata la figura di Linati come quella di un originale essayist , a fondo critico , della sua terra ricordare Sulle orme di Renzo e le Tre Pievi ed anche come quella di un cantore di idilli di un naturalismo temperato e sorvegliato ( da Duccio da Bontà a Narcissa ) con un fondo , che finora non ci parve messo troppo in luce dai critici , di chiusa scontentezza umana . Questo secondo aspetto dell ' arte di Linati che è tuttora in svolgimento , ed è anche il suo volto meno conosciuto ( Sulle orme di Renzo rappresenta ancora il maggior successo di critica del nostro scrittore ) , ci rende sempre più chiaro quanto poco , in realtà , sia passato in lui dello spirito manzoniano . Linati non ha in sé come quasi nessuno di noi una precisa norma , una legge ; né tanto meno gli riesce , avveduto com ' è , di contentarsi di una formula . Il suo viaggio che si attende conferme e giustificazioni dalla realtà esteriore , è dunque destinato a rimanere un vagabondaggio . Del suo combattimento con le apparenze lo scrittore lombardo non ha mai creduto di darci documentazioni spudorate ; con un buon gusto che certo ha da parere cosa assai recondita a quel neo - mistico , dei tanti di Ripafratta , versatissimo in letteratura entomologica , il quale si credette poco meno che spodestato al primo apparire di questi saggi linatiani . Ed a questi dovrà bene volgersi il nostro discorso . Sarà abbastanza chiaro , da quanto precede , ciò che lo « Scherzo » rappresenta in un temperamento di questa fatta ; delle possibilità e dei rischi che comporta , del pari allettevoli . Un giudizio vero e proprio di questo momento dell ' attività letteraria di Linati sarà possibile solo più tardi , allora che il nostro autore avrà maggiormente svolta e articolata questa sua gamma . Ed è proprio Linati stesso con un ' ultima delicatissima prosa Foreste sommerse , non compresa in questo libro , che ci rende fiduciosi di suoi nuovi arricchimenti e sviluppi . Ma anche preso in sé il volume d ' oggi contiene pezzi d ' indiscutibile bellezza ; le rare qualità di scrittore che conoscevamo in Linati , si son fatte più aeree , leggiere ; la pagina n ' è tutta mossa e ventilata , le parole hanno un brivido insolito . Certo noi non abbiamo scordati alcuni ritmi di Amori , né il mattino di vento del volume Nuvole e paesi ; e non vorremmo affermare che questa gentilezza di tocco e di risonanze sia in Linati cosa al tutto nuova e insospettata . Ma è certo che le sue preferenze passate andarono a quel segno mordente d ' acquafortista , che oggi troviamo attenuato senza che la nota precisione dello scrittore vada perduta . La sua musica tende a farsi più interiore , il suo quadro rifiuta ormai ogni ornamento inessenziale . L ' airone bianco , Una buona morte , La giornata dello stagno , sono , per citare qualche cosa , tre risultati dei più belli ; né restano isolati nel volume . Ne L ' asta di Laocoonte il pittore di animali fa luogo al saggista umoresco che sa raggiungere qui effetti non meno fortunati . Non è agevole stralciare qualche pagina ; ma ecco almeno questo sciamio di uccelli , delineato in poche parole : D ' un tratto l ' Airone bianco s ' alzò a volo lanciando lo squillo della partenza , e tutta la tribù si levò dietro lui in un grande strepito d ' ali e di garriti . I primi a raggiungerlo furono i due Cigni selvatici , poi il Piviere dorato , poi la Gallina pratajola e le quattro Anitre . In coda a questi ottimati seguì il popolo minuto : tortore , fringuelli , tre quaglie , una lodola e un tordo bottaccio . Presto lo stormo prese quota nel cielo infocato di quell ' ultimo lembo di terra siciliana e si slanciò dritto sul mare puntando verso le marine della Libia . Addio , vecchia Europa ! Ma il brivido non è passato soltanto nelle parole . Si potrebbe mostrare che nella Giornata dello stagno c ' è assai più e meglio del divertimento di un gran signore delle imagini ; con quelle due anime umane protese a qualcosa di inafferrabile , e pure poste accanto agli idrofili e alle arenicole in un piano di vita ch ' è , pur sotto lo splendore delle tinte , desolata e necessaria . E l ' apparizione del Cigno diventa allora un miraggio che non si scorda facilmente . Leggete ancora nella prosa Una buona morte , la fine di Crocione , personaggio che non definiremo per non far mancare la curiosità : una morte esemplare che mette termine a una esistenza condannata ; una sconsolata tristezza nell ' ambito di poche parole . Non erano finora molto frequenti , nell ' arte di Linati , risonanze di questo genere : qualche timbro nuovo entra , dunque , nella poesia di lui , o riesce almeno a manifestarsi in forme più chiare . S ' è voluto , per questo , indugiare su tali pagine , a preferenza d ' altre , pur felici ma non altrettanto significative . Ma il libro si legge tutto con molto diletto ; ed una cosa ne risulta ben chiara : che da Linati avremo ancora molto da imparare , perché la sua bella gioventù non passa .
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Storiografo della filosofia , autore di monografie erudite , scrittore di pedagogia e di cultura , Santino Caramella non è da presentarsi ai lettori del « Lavoro » , che da tempo lo seguono , benché in una sua attività marginale , su queste colonne . Ho tra le mani l ' ultimo libro di lui : una Storia del pensiero estetico e del gusto letterario in Italia ( Perrella , Genova ) che fu redatta ad uso dei Licei . M ' intendo assai poco di questioni scolastiche , e temo di ignorare persino la più parte delle riforme Gentile , per ciò che riguarda i « programmi » delle nostre scuole . Ma questa m ' era venuta all ' orecchio : che fosse giunta l ' ora di spezzare ai discenti il pane del pensiero estetico . Di qui il bisogno di manuali adatti allo scopo , precisi nell ' informazione e semplici nelle linee , tali cioè da ridurre a qualche ordine ed unità i molteplici pensamenti degli estetici d ' ogni tempo , non tutti facili davvero , né sorretti da molta coerenza . Il Caramella dà in questa sua opera l ' abbozzo di quella « che potrebbe anche diventare , col tempo , una nuova storia dell ' estetica » ; una storia , cioè , che rispettando il robusto scheletro che il Croce ci ha offerto dello svolgimento di questa disciplina , tragga il maggior profitto dal lavoro monografico dell ' ultimo ventennio , che non è stato piccolo . Non è questa , bisogna confessarlo , un ' agevole materia ; né si può imaginare quali siano per essere i frutti del suo insegnamento nelle scuole secondarie . L ' esperienza sola potrà decidere su questo punto . Ma almeno una cosa si può osservare : che se è la fantasia un poco l ' età edenica dell ' intelletto ( età sempre ritornante , e non già da concepirsi quale un semplice inizio temporale della vita dello spirito ) lo studio di lei , delle sue leggi , e di quanto si è pensato nei secoli intorno ai suoi modi e comportamenti , non ci pare disciplina da giovani . Si tratta qui di un concetto che , a non esser frainteso , richiede assai complesso e maturo senso interiore . S ' è fatto chiaro nell ' ultimo secolo un po ' dovunque , ma con maggiore coscienza critica in Italia , un criterio rigorosamente formale e filosofico dell ' arte . L ' arte è intuizione , è fantasia di qua del pensiero logico ; e come non v ' ha intuizione che non abbia in qualche modo provata la propria forma espressiva , l ' espressione è linguaggio ( vuoi scritto , o parlato , o plastico ) . Nella realtà fondamentale dell ' espressione che brucia in sé ogni motivo pratico polemico intellettuale che ne resta inseparabile e non si può considerare a sé quale astratto « contenuto » , si risolve oggi ogni problema dell ' arte . Il consenso che accompagna questa concezione , che ha trovato da noi il più forte rappresentante nel Croce , è assai più vivo di quanto in sede teorica potrebbe essere verificato . Le divergenze ideali , talora importanti , dividono gli estetici ; è ormai abitudine quasi generale da parte dei critici di opere d ' arte e di letteratura , di giudicare in base a un ' intuizione lirica autonoma e individuale del fatto artistico . Questa concezione , si può affermarlo con tranquillità , domina sempre più la vita intellettuale del mondo moderno ; ed è concezione nettamente idealistica . Battuto da più parti con argomenti più buoni e men buoni , l ' idealismo appare appena scalfito nella sua estetica . Buon segno di vita totale . Codesta nuova intuizione penetra troppo addentro al cuore della tumultuosa vita moderna perché noi possiamo crederne prossima la fine : le sue apparenti cadute , si può profetarlo fin d ' ora , saranno seguite dalle più rapide restaurazioni . Si potrebbe scrivere tutto un capitolo umoristico sull ' intuizione , quale la nuova estetica la intende : via di mezzo tra il furor e l ' agudeza , moderato invasamento , l ' unico possibile nell ' età della macchina da scrivere . O metterne in rilievo con tutta serietà le possibilità di penetrazione nel mondo dell ' alogico . Il libro del Caramella , che non poteva riuscire più chiaro , porta gli studenti secondari nel fondo di questo concetto polisenso . Il volume , che presuppone nel lettore una parallela conoscenza della nostra storia letteraria , s ' inizia con una nitida esposizione dei cardini dell ' estetica antica . Sul dualismo tra forma e materia , la concezione platonica dell ' arte imitatrice ( mimesi ) , le idee della Poetica di Aristotile , la creazione dei « generi » fissi e delle leggi sono qui pagine brevi ma essenziali . Ne resta fissato il carattere di « eteronomia » dell ' estetica antica , ossia la tendenza a porre la legge dell ' arte fuori dell ' arte stessa . Eteronomia che il progredire dell ' estetica si sforza via via di eliminare , sostituendo nuovi termini a quelli più corrosi dalla critica , nei limiti di un problema immutato . Vige il dualismo più rigoroso : l ' arte non crea , ma riproduce un immutabile « bello di natura » . La trattazione si amplia , com ' è giusto , al capitolo G.B. Vico e l ' idealismo , che ha pagine sull ' estetica di Kant , sul romanticismo e l ' idealismo romantico , e ai successivi che chiudono l ' opera : L ' estetica del romanticismo italiano ( periodo del Risorgimento ) , La riforma crociana e l ' estetica contemporanea . Ne escono ben tratteggiati : il romanticismo italiano , la teoria e l ' opera critica del De Sanctis , gl ' indirizzi di transizione sullo scorcio dell ' Ottocento , l ' estetica crociana e le correnti nuove . E occorre appena ricordare , a chi conosca l ' autore , che una ricchissima bibliografia è posta alla fine d ' ogni capitolo . Bisogna dar lode al Caramella , idealista , di non aver presentato questo complesso svolgimento storico in una caricata funzione di avviamento al lucidus ordo del pensiero nuovissimo . La sua mentalità non ha nulla di dogmatico , e nessun serio timore poteva nutrirsi in questo senso . Né egli , com ' è giusto , mostra di sopravalutare gli schemi degli estetici in rapporto al fondo concreto dell ' arte d ' ogni età . Quanto robusto ed autonomo fosse in passato il senso creatore degli artisti maggiori egli pone bene in rilievo al di fuori , e al di sopra , delle imperfette sistemazioni teoretiche . Il passato è per lui sempre risorgente vita , e non già pretesto a classificazioni erudite . Ma all ' estetica del Croce , della quale addita taluni punti dubbiosi , il Caramella tien fede , pur rendendosi conto che parecchie esigenze delle scuole ormai sorpassate meritano di essere saggiate alla luce delle nuove tendenze . Bisogna invogliarlo di por mano a quella maggiore storia dell ' estetica ch ' egli ha tutte le qualità per compiere felicemente ; ed essergli grati di portare al pensiero che rappresenta tuttora la nostra migliore ricchezza , in tempi di turbamento intellettuale , misticismi - danza - del - ventre ed altre storture , l ' ausilio e l ' autorità del suo nome tanto rispettato .