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I movimenti dello spirito si accelerano sempre più , come i movimenti della materia ; un determinato ciclo di idee non si è ancora affermato nelle anime e nelle opere di una razza che già un altro si prepara a contendergli il dominio , e un prossimo si feconda per sbalzare ambedue dalla vita . Il romanticismo , come orientamento della creazione letteraria , non è ancora scomparso oggi dalla scena del mondo , e , prima reazione , gli si parò contro il classicismo , come mezzo di passaggio all ' altra più potente reazione che fu il verismo . Questo non si era per anco rivelato in un solo nome , lo Zola , che già nei giovini era un fremere , un agitarsi , un delinearsi di tendenze nuove . La seconda reazione si elaborava , e pochi anni non trascorsero che essa , né pure organizzata in sistema , tanto che a noi che vi assistemmo rimase ignoto l ' insieme , sotto varie forme – spiritualismo , decadentismo , simbolismo , misticismo , semplicismo – diede le prime battaglie . I lottanti erano però quasi tutti uomini nati prima del 70 , tanto in Francia dove il movimento si accennò , quanto in Italia dove più tardi , vale a dire ai nostri giorni , fu seguito . Queste prime lotte presero a svolgersi dal 90 e , aiutati i novatori da un corrispondente movimento che si operava in altri campi , nella scienza e nella politica , parvero proprio in questi ultimi anni trionfare , specie con l ' aiuto di tutta una coorte di combattenti scesi dal Nord per dare il colpo di grazia all ' antico immenso genio latino . Parvero per un istante rinnovarsi le epoche nefaste quando i fratelli contro i fratelli chiamavano in soccorso lo straniero : per questo la folla , cioè lo strato primitivo della razza , non si accordò simpaticamente ai nuovi , ma parteggiò con i vecchi , non tanto , come noi credemmo , per avversione ai recenti ideali , quanto per solidarietà inconscia con le tradizioni etniche con lo spirito nazionale , di cui i vecchi apparvero i depositari e i difensori . I giovani simbolisti , mistici ecc . , non considerarono questo elemento di debolezza che avevano in sé , anzi quasi a bella posta esagerarono nel cosmopolitismo . La vittoria appariva vicina : le schiere ausiliarie scese dal Nord sotto grandi capitani , Wagner , Ibsen , Tolstoi , ecc . , occupavano le capitali latine , gli iniziatori del movimento avevano raggiunto la celebrità , i critici o applaudivano , o erano ridotti al silenzio ; gli oppositori , forse per inattitudine nulla creavano più di buono , apparivano come maligni o come invidiosi del successo delli altri , ma la razza , la folla , la nazione non era convinta , anzi era ostile . Questo lo stato delle cose del ieri , a cui niuno finora , specialmente in Italia , pose mente . Da una parte perché i fatti essendo troppo vicini , parlo del 1896 , impediscono all ' osservatore di coglierne la significazione sintetica , dall ' altra perché distratti in questioncelle piccine e personali , autori e critici si perdono dietro Tizio e Caio , non vedendo quanto si matura sotto gli occhi loro . E poi come potevano fare i nostri autori o i nostri critici a sentire questi ultimi palpiti della coscienza artistica quando eglino ragionano e discutono ancora sopra movimenti e lotte di più che dieci anni addietro ? Gabriele d ' Annunzio è a pena giunto ora a quel grado di evoluzione artistica cui altrove si era pervenuti prima del 90 , e i suoi corifei da una parte vanno in estasi , per quelle novità stantie , mentre gli avversari gridano dall ' altra esterrefatti al pazzo iconoclasta ; in Francia ormai è anche scomparsa la memoria delle cause che qui producono ora l ' agitazione . Gli altri poi sono ancora a trastullarsi nell ' altalena del romanticismo e del verismo , e buon pro lor faccia . Come tutta questa gente arretrata , che vede ancora al pari di un ' alba turbatrice e ignota gli ideali spiritualistici , simbolici etc . , poteva mai avvedersi , che questo movimento di reazione , già altrove affermatosi , conteneva in sé il seme della propria decadenza , seme che a punto comincia a svilupparsi in una terza reazione ? Ormai le scipite discussioni sopra quelli che i critici italiani chiamano i folli tentativi dei simbolisti , dei mistici , e le ancor più sciocche o invide irrisioni dei giornaletti o dei vecchi autori per quei giovani letterati nostri , che hanno il coraggio oggi di far del nuovo accogliendo tendenze divenute fuori di qui oggetti da museo , è a sperare che cambino solfa . Questi agitatori novatori del ieri sono finalmente vecchi , poiché di fronte a loro sorge un ' insegna novella , per cui loro s ' impone o la trasformazione o il passaggio fra i conservatori . È la terza reazione che si forma e chi la imprende sono anime nuove ; una data profonda , assai più distaccante che non quella che segna la fine di un secolo , le separa dalle anime precedenti : Il 70 . E la reazione è diretta contro tutto quell ' insieme di tendenze artistiche che dal 90 al 96 si esplicarono nella letteratura europea rivolte specialmente contro il verismo ; è diretta quindi contro il simbolismo , contro il decadentismo , contro il misticismo per tutta quella parte di artificiosità in cui si è esagerato la tendenza primitiva e vera di ognuna di quelle scuole ; è diretta contro l ' indeterminatezza , la nebulosità , la negazione della forza e della vita ; è diretta contro la posa , la preziosità , l ' alterazione dell ' anima e delle cose ; è diretta infine contro lo straniero , contro le falangi nordiche che mediante l ' adito letterario oggi stavano per opprimere la latinità di un più pesante servaggio che non le orde barbariche sul suolo di Roma , che non i soldati austriaci le pianure di Lombardia , che non le schiere germaniche la capitale della Francia . La terza reazione si incarna nelle pure fonti eterne e solenni dell ' arte nazionale , nella semplicità , nella forza , nell ' anima e nella terra natale . Nati dopo il 70 , tanto in Francia come in Italia due grandi fatti hanno dato una impronta peculiare all ' anime nostre ; impronta che non può a meno di farci sentire e pensare in un modo a fatto diverso da quello della generazione che ci precedette anche di un solo anno . In Francia la sconfitta , in Italia la conquista di Roma . Noi siamo nati quando questi due eventi si erano compiuti , il ricordo oscuramente adunghia la coscienza nostra , su di noi pesa il fato che da essi deriva e che si riassume nella risurrezione del sentimento nazionale , nel culto della forza e della terra nostra , nella visione del robusto eroe latino che accenda la gloria futura di nostra gente . I giovani francesi sono portati a questi sentimenti dall ' onta patita , dal desiderio incommensurabile della rivincita . Nati in uno spasimo di dolore e d ' ira , eglino fin sulla loro culla hanno sentito insieme al sacro ricordo delli eroi morti valorosamente nella sconfitta , insieme all ' urlo di esecrazione per i vincenti , le parole della rivincita ; e il fiero proposito che fa della Francia un ' anima sola è sangue del loro sangue , carne della loro carne . Adulti hanno assistito al riassodarsi delle forze nazionali , hanno inteso che la rivincita era a prezzo di una ricostruzione dell ' edificio gallico da opporre a quello germanico ; niuna infiltrazione , niuna debolezza doveva apparire nella coscienza nazionale , bisognava essere più francesi di prima . Potevano i giovani letterati avere un ' anima diversa ? No , dunque ecco la reazione . Nella letteratura dei ventenni , nulla di straniero anzitutto , non si combattono ancora battaglie ma si creano dei poemi , dove tutto l ' interno concitamento aspirante alla nuova gloria della razza , prorompe magnificamente violento , splendido e felice in lode delle feste dell ' uomo , nell ' esaltazione della forza civile e nazionale che muove le ricchezze della patria , che feconda il suolo della patria , che conduce in pastorizia le greggi della patria . E così cantano e così scrivono i nuovi autori francesi dal loro capo Saint - Georges de Bouhélier ai gregari Michel Abadie , André Gide , Paul Fort , ecc . Noi giovani italiani che nascemmo nel Regno nostro illuminato dalla face eterna di Roma nostra , sentiamo pure dall ' anima prorompere la reazione . A differenza della gioventù francese noi fummo concepiti in una esplosione di gioia in una rinnovazione gioconda della coscienza nazionale ; ma nella nostra infanzia , leggende più eroiche delle antiche , ascoltammo dovunque il racconto delle opere dei padri . Ogni frammento di cosa che i nostri occhi nuovi contemplavano conservava l ' aureola della temeraria epopea ! Ma ben presto nelle anime giovinette si fece luce il dovere superbo , genitura del fato di Roma , il dovere di dare alla patria sentimento di sé . E per noi pure si impose la necessità di ringagliardire lo spirito nazionale , di ricostruire moralmente la razza in una organica unità etnica che grado grado raggiungesse nell ' Europa se non il primato certo uno dei posti maggiori . Quindi non solo il bisogno di mantenerci puri , ma di far rifecondare nell ' intimo del cuore quei mirabili germi della Latinità , che soltanto la mancanza di indipendenza e personalità avean tenuto prima infruttiferi , ma pronti ora a rifiorire , come quei grani di frumento che dopo 6000 anni dalle tombe egiziane fruttificarono il pane sotto il nuovo sole . A noi più ancora che ai giovani francesi si infiamma nell ' anima rigogliosa il grande mistero della razza millenaria da tutelare , l ' incommensurabile virtù dell ' eroe latino da celebrare , la sovrumana bellezza della terra nostra da lodare ; e noi più ancora che i francesi la data della nostra concezione , avvenuta dopo il 1870 separa con più nitido segno dai nati anteriori . Non solo perché l ' ideale della raggiunta unità romana è ben più attivo che non quello di una rivincita , ma per l ' enorme significato che Roma , usbergo e speranza nostra , diffuse sulle nostre future azioni . È indubbio quindi che quelli fra noi che oggi si sono dati alla letteratura debbano sentire e operare in un modo tutto a fatto speciale e loro proprio , così da costituire con la loro attività una reazione letteraria alli ideali precedenti : reazione all ' invasione straniera , reazione a tutto ciò che tenta di deviare o di sminuire la reintegrazione della nostra genialità nazionale . Finora noi procedemmo con timidi conati singolari , l ' ora nostra non era giunta ; adesso nella gagliarda fioritura della nostra giovinezza immune da ogni traccia antica , dobbiamo riunirci , conoscerci , avanzare nella vita e operare a seconda di quello spirito nuovo e personale che speciali contingenze ci hanno dato . Io rivolgo l ' appello da queste colonne scevre di vecchie debolezze a tutti coloro che nacquero nelle albe novelle dopo la grande data , i quali sentono fortemente la gloria della loro giovine individualità nuova e staccata da tutte le forme letterarie vigenti e che hanno volontà di affermarla potentemente e originalmente nelle creazioni del genio latino . Io so che questa voce non sarà perduta , mille anime vibrano di impazienza come la mia fra tutti questi artifici di simboli , di forme estetiche ormai passati ; noi vediamo sulla vetta massima dell ' alpe la fiamma intatta della bellezza nostra .
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Davanti allo spettacolo del popolo italiano nell ' esercizio di una funzione politica universale , quella della elezione dei deputati , le anime più elevate e più giovini sono rimaste indifferenti , come se l ' evento non valesse la pena della più lieve attenzione o si svolgesse in un ambiente e con interessi del tutto appartati . Non uno di noi , spiriti nuovi e aperti a tutte le manifestazioni dell ' umanità , non uno di noi , intelletti moderni e idonei ad accogliere tutta l ' eredità del passato per imporre su di essa l ' impronta nostra , non uno di noi , coscienze limpide , in cui la realtà si palesa nelle sue rappresentazioni essenziali e si elabora in modo da riespandersi in forme scientifiche o letterarie , non uno di noi , sui quali pesano i destini futuri della nazione e della razza si preoccupò del fenomeno che avveniva sotto gli occhi nostri . E pure noi ci diamo vanto di universali , e anzi facciamo consistere una delle nostre massime virtù , di cui si onora l ' uomo moderno , nell ' accogliere dentro l ' anima le manifestazioni più diverse del mondo , così che la coscienza nostra , come un immenso e molteplice sensorio , rifletta in forme spirituali l ' agitazione dell ' universo . E pure noi raccogliamo a ogni giorno , nella fulminea e molteplice successione di impressioni che traversa il nostro spirito cosciente , innumerevoli fatti dei quali le generazioni che ci precedettero non avvertirono quasi l ' esistenza , e non solo , ma di tutti i fatti noi giungiamo a comprendere qualche cosa di più e di diverso di quanto non si comprendeva prima e sappiamo cogliere una realtà più profonda , più generale , meno mutevole di quella intesa dalli antichi osservatori . E allora come mai questo , delle elezioni , che pur è un avvenimento umano , e non dei più lievi , ma che riguarda non solo psicologia , sociologia etc . ma ben anco la pratica esistenza e l ' affermazione di un dominio – e noi a giusta lode siamo assai sagacemente positivi per non trascurare questo lato delle cose – come mai questo fenomeno passò per noi inosservato ? Per rispondere non ripetiamo , per carità ! gli sciocchi argomenti delli ignoranti illusi , dei romantici di vecchio stampo , delli austeri patrioti , delli inetti scrittori politici quotidiani ! Non invochiamo o il disgusto per la corruzione parlamentare e politica , o la mancanza di idealità , o lo spregio del potere , o l ' incompetenza di noi scrittori veri per l ' arzigogolo politico , poiché ogni parola oltre all ' essere bugiarda sarebbe anche una misera assurdità . Questa ormai è roba da museo o da ospedale ; sono ragioni cioè buone per i poveri vecchi unilaterali e stanchi , per i poveri uomini diminuiti e incapaci e per quei disgraziati giovini ancora più poveri , che della vita moderna nulla capiscono . Noi non sentiamo disgusto alcuno per la corruzione politica , anzitutto perché la corruzione è una parola priva di senso , in secondo luogo poi perché , anche dato il significato comune , questa non è né più né meno di tutto quanto ci sta attorno nella società borghese e però , se bene noi non ci adatteremmo mai a niuna diminuzione morale di noi stessi , abbiamo non di meno la sincerità di affermare che essa non tocca per nulla la nostra emotività . Ma ripeto la ragione principale è perché la parola stessa di corruzione noi non la abbiamo sentita pronunciare se non per esprimere lo sfogo ipocrita dell ' impotente che non può porre in opera ciò che un altro fa , così che corruzione , non solo è un vocabolo assurdo se spregiativo , ma contiene un concetto falso , perché al più delle volte esso si riferisce solo ad una data serie di azioni , che non hanno altro torto che quello di essere o diverse da quelle che tutti compiono ( e quindi possono anche essere migliori ) o più intense ( e quindi più opportune e rapide a raggiungere lo scopo ) . Non è poi sicuro per mancanza di idealità che non ci accostiamo alla lotta politica . Le idealità noi le abbiamo in noi e con noi sempre fulgide , solenni , vigorose come fiamme pure nella solitudine dei cieli notturni . E però a qualsiasi cosa noi avviciniamo l ' anima nostra , a qualsiasi impresa noi associamo l ' anima nostra , le idealità non difettano mai . Nelli atti stessi più abituali , quelli del mangiare , del vestire , dell ' amare , dove idealità per la buona gente borghese non esiste o esiste falsa , come nell ' amore , noi sappiamo porre e elaborare e perseguire un quid novi che è all ' infuori dell ' atto stesso , che oscilla in un campo più alto , in quello dello spirito . Io bacio una donna non col solito bacio , non per baciare , ma nel bacio aduno , mediante una rapida e intensa riflessione psichica , una serie di moti e di elementi da cui risulti una impronta particolare e una finitezza completa dell ' atto , talché il bacio viene fatto sullo schema dell ' opera ideale più complessa e in vista di uno scopo altrettanto ideale di quello che ha colui che scrive un romanzo . Oh d ' accordo che le idealità vecchie hanno fatto bancarotta in politica , e che oggi sono scomparse dalla politica completamente . Ma questo anzi è un bene e un progresso . Tante bestialità di meno ! Chi ci crede infatti più ad esse ormai ? Tutto il programma della democrazia liberale , la quintessenza dell ' ottantanove , basata su tutte le libertà possibili , su tutti i diritti escogitabili , e quindi tutte le illusioni idealistiche dei nostri nonni e dei nostri padri in questa materia sono cadute rovinosamente ; e oggi farebbero ridere noi uomini di scienza e di pratica , quei pochi avanzi che in esse si sono fossilizzati , se non pensassimo all ' immenso sciupio di forze fisiche , morali , economiche , politiche e sociali che quelle illusioni sono costate , ai mali che hanno prodotto , là dove si vollero attuare , all ' inesorabile tenebrose di cui hanno ricoperto le menti dei governanti . Per fortuna nostra e delli altri noi non siamo più guastati da queste fisime e da questi errori , ma abbiamo idealità ben più sublimi e vaste da inseguire nel campo politico , a cominciare dalla fortuna nostra fino alla utopistica visione di una libertà e di un diritto tale che niuno seppe finora concepire . Tanto meno poi invochiamo l ' oraziano procul negotiis riferito alla politica ! Perché artisti , perché letterati , perché studiosi dubitiamo forse di saper conciliare le tendenze dell ' anima nostra con le necessarie qualità che occorrono nell ' uomo politico ? No certamente , anzi per la testimonianza sincera della nostra coscienza noi sentiamo insita in noi la condizione del Potere e comprendiamo benissimo che essa non ci porrebbe affatto in antagonismo con noi stessi . Ormai è ben lontana dal nostro modo di fare la condotta del poeta passeggiatore fra le nuvole , asceta da quinto piano , alcoolista da bettola e inetto a ogni espansione pratica di vita , o la condotta dello scienziato ignaro del mondo , chiuso fra i quattro libri , sudicio nell ' abbigliamento e orso nelle relazioni sociali . Tanto l ' arte quanto la scienza vivono oggi con la realtà sotto la fiammeggiante e universale luce del sole , e il sognatore che si chiude nella sua camera o fra le cose morte è un debole , un vinto o un ignorante . La vita istessa che noi viviamo è per l ' intelligente un estetismo e una scienza . E però , tanto come modestia , quanto come superbia , il dire che noi preferiamo tenerci lontani dal governo del nostro paese è una menzogna ipocrita . Lo è nel primo caso perché noi ci sentiamo perfettamente capaci di reggere la pubblica cosa con assai maggior forza e senno che non coloro che oggi ne fanno parte , nel secondo caso perché non crediamo affatto che sia un male per noi o che sia indegno di noi il portare il nostro concorso al governo nazionale . E per ultimo niuno di noi vorrà certo dichiarare , per giustificare l ' astensione , la propria incompetenza a conoscere , ad apprezzare , a dirigere il fatto politico . Oh che di fronte a tutta la turba dei politicanti grandi e piccini noi non sentiamo divampare con ferace orgoglio la fiamma vivida della nostra superiorità ! Basta un qualunque atto , anche tra i più difficili e celebrati dei nostri uomini politici , basta un qualunque programma , fra i più elaborati e distillati dei nostri deputati e ministri perché noi , esaminandolo o leggendolo , non ci avvediamo subito non solo della loro pochezza ma di saper fare e scrivere altrettanto e meglio . Nelle azioni dei governanti non vediamo mai la determinante originale del genio , della volontà personale , che hanno saputo intuire una situazione , padroneggiarla e risolverla in vista di uno scopo prefisso , ma vediamo sempre l ' azione anonima e infinita di innumerevoli cause e forze trascinanti l ' opera individuale ; nei loro programmi poi , specie in Italia , noi possiamo trovare una siffatta miseria intellettuale e scientifica , una tale assidua banalità e ignoranza , dove non splende la più lieve originalità e vigoria , da farci persuasi che veramente noi sapremmo far meglio le mille volte . Ma allora quale è la ragione che ci tiene lontani dall ' ambiente politico e che ci fa assistere con un biasimevole fakirismo alla evoluzione politica ? Ragioni vere a parer mio non ce ne sono , ci sono soltanto dei pregiudizi , delli errori , e delle costrizioni che pur troppo incombono ancora sulla nostra volontà . Il primo è appunto il pregiudizio della volgarità . Da una parte i nostri padri e i sopraviventi delle generazioni passate , sorti in epoche di formazioni e di lotte , mentre il corroso edificio della fede e della scienza tradizionale crollava e sfolgorava fascinante l ' atavica brama dell ' indipendenza e unità della patria , con i loro entusiasmi quarantotteschi , con la loro retorica politica e la corrispettiva ignoranza sociale , dall ' altra la turba attuale di quei giovini romantici , poveri esaltati e privi di cultura moderna con la loro demagogia romorosa , con le loro anticaglie sentimentali hanno gettato il discredito sulla politica e su chi se ne occupa , talché uno di noi teme l ' accusa di volgarità e di ignoranza se fa per avvicinarsi all ' opera attiva del governo nazionale e si attribuisce a lode di starsene appartato pur soffrendo per l ' ignobile spettacolo che gli sta innanzi e che egli si sentirebbe in grado di correggere . Vi è d ' uopo dire quanto sarebbe facile il toglier via questo pregiudizio mediante la decisione unanime dei migliori di noi a sfidarlo entrando gagliardamente combattenti nel campo politico ? Il secondo è l ' errore di credere che l ' attività politica non ci porterebbe altro frutto se non quello di distrarci da opere migliori . Vedendo ciò che sono e che fanno anche gli uomini politici più eminenti , noi dubitiamo , seguendo quella via , di somigliar loro , cioè di nulla compiere di buono per noi e per gli altri . Ma , sì come io mi rivolgo a chi è capace di intendermi , basterà di far notare quale differenza di idee , di cognizioni , di anima sia fra noi e questi signori , quale diversa potenza psichica e fisica noi possiamo adoperare in loro confronto , per farci persuasi dell ' utilità dell ' opera nostra . Noi nella politica rimasta stazionaria nel suo sviluppo a mezzo secolo fa , abbiamo tutto da fare , e da guadagnare molto , noi e gli altri . La terza è la costrizione della tradizione e dei vecchi . E questa causa purtroppo è pur troppo in gran parte indipendente dal nostro volere . La tradizione impone come elemento imprescindibile per la qualità di uomo politico la vecchiaia , a causa della triste assurdità , che attribuisce il senno e la gagliardia a chi non può più fisiologicamente avere né l ' uno né l ' altra ; i vecchi poi si valgono della credenza favorevole per conservarsi i loro posti primi e per opporsi a chi si attentasse di disputarli loro . Qui sì che si conviene l ' azione nostra assidua , insistente , energica e associata al fine di demolire questa egemonia della vecchiezza , dovuta a una strana inversione del buon senso e della realtà ; qui conviene combattere , e aspramente , per far sparire la tirannide rimbambita della anzianità allo scopo di sostituirvi un regime giovane e salutare di energie vigorose e intatte . È immancabile che al primo assalto dato con oculatezza e vigore il sistema , che si impernia su i peli bianchi , si sfasci lasciando a noi libero il cammino del futuro dominio . Il risultato di questi tre elementi forma a sua volta un sentimento che è diverso da ognuno di essi e sta sopra a tutti e agisce come una forza a sé . Esso consiste per una parte in una specie di apatia intellettuale , per cui , all ' infuori delle dilettazioni immediate , noi consideriamo con una giustificata diffidenza tutte quelle altre azioni che importerebbero un dispendio della nostra energia , e davanti ad esse noi ci chiediamo : A quoi bon ? e sovente se non sempre la triste domanda accoglie la risposta negante ; per un ' altra parte in una specie di piacere riflesso che ci procura nel nostro riposo , nell ' economia delle nostre forze , nell ' impiego razionale che ne facciamo per i nostri esclusivi piaceri , lo spettacolo dell ' affannarsi che si dànno gli altri uomini per raggiungere la loro infelicità . In tal modo per soli sentimenti negativi noi ci appartiamo dalla vita politica rinchiudendoci a nostra volta in una esistenza interiore o in un àmbito ristretto dalla multiforme opera umana . Or bene questa lontananza è il nostro massimo torto e il nostro massimo errore . E tanto più è il nostro massimo torto , perché mentre noi ci appartiamo dalla vita pubblica si sta proprio compiendo in essa un fenomeno evolutivo dei più importanti e significativi del nostro secolo , il fenomeno cioè per cui si troveranno di fronte per la prima volta nel mondo i due soli partiti logici della società umana , quelli che disegnano come immense colonne miliari la partenza e l ' arrivo di ogni ciclo evolutivo sociale , così che da questo incontro sorgerà la fine di ciò che è attualmente e l ' inizio della nuova organizzazione futura . Dove potremo assistere mai a un fatto più grandioso per il risolvimento del quale sono necessarie tutte le forze migliori ? E tanto più è il nostro massimo errore , perché mentre sappiamo dolerci del mal governo che corrompe e opprime noi e altri , mentre sentiamo l ' insofferenza del comando e la voluttà del dominio , mentre critichiamo l ' altrui opera politica sapendone rilevare le assurdità e le inettezze , viceversa subiamo tutto passivamente stando a parte e non ci curiamo di occupare quelle alte posizioni che assicurerebbero facilmente a noi più che ad altri l ' egemonia sulle folle , e che domani corriamo il rischio di trovar occupate . Errore nostro tanto più imperdonabile in quanto ( lasciate pur ridere gli sciocchi ) con un piccolo sforzo noi possiamo riuscire al dominio e assicurarci l ' avvenire . Oh non è questo uno scopo ben degno , alto e vantaggioso per noi ? Venezia , aprile '97
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In un articolo precedente ho cercato di analizzare e di sceverare pregiudizi e ragioni che tengono lontani dalla vita pubblica italiana i migliori e più intelligenti fra i giovini nostri affermando a guisa di conclusione l ' importanza dell ' attuale momento politico rispetto a noi , e la facilità per noi di riuscire al dominio futuro . Ora ho pensato che non basta l ' affermare ma che per convincere bisogna dimostrare , ed è quello appunto che oggi voglio compiere . Per comprendere l ' enorme importanza del movimento politico odierno bisogna prima conoscere brevemente la teoria dei partiti politici . I partiti politici derivano inizialmente dai partiti popolari comprendenti tutta la massa di una popolazione , separati fra loro da differenze reali e naturali che , oltre che nella politica , si fanno sentire in tutte le altre esplicazioni della attività umana . Ma siccome in origine ai capi è delegata quasi onninamente la funzione politica , così per questi non è visibile e non ha importanza se non la differenza che esiste in questo àmbito . Con la specificazione sociale ai capi si aggiungono i loro aderenti , si forma cioè quella classe che si occupa della cosa pubblica , che si attribuisce il monopolio politico e che quindi a sua volta non sente che le differenze politiche . Ora avviene che sovente , per non dir sempre , sia scomparsa nelle masse di uno stesso popolo quella tal ragione di differenza che informava in modo diverso la condotta di una parte dei cittadini dalla condotta dell ' altra , e ad essa se ne sia magari sostituita un ' altra , mentre la prima differenza permane sempre nella classe politica , simbolo ormai di una realtà che non è più , proiezione permanente di un oggetto scomparso . Ma qui sta il punto . Fino a che il partito politico corrisponde a una differenza reale esplicantesi in tutti i membri della comunità anche per le altre forme dell ' umana attività oltre quella politica , il partito è vitale e logico , ha una ragion di essere e di vivere ; ma quando tale differenza è scomparsa , il partito è una etichetta che copre una bottiglia vuota , è una sopravvivenza inutile se non morbosa e dannosa . Ma quali sono queste differenze naturali e universali ? Ve ne sono di molte specie , che però per l ' economia della trattazione possiamo raggruppare in tre : politiche , religiose , sociali . Alli inizi delle società hanno il predominio le divisioni politiche non ancora localizzate in una sola classe di cittadini ma estendentesi a tutto il popolo o per meglio dire personificate nell ' uomo che riassume questo o quel gruppo di popolo . È naturale ; il fatto più importante delle società primitive è la guerra , le società constano di due elementi etnici – vincitori e vinti – la ricchezza sociale sta nella preda , e però la massa non può preoccuparsi che di queste cose , che sono di natura politica per quanto barbara e selvaggia . Quando poi dalla terra l ' orientamento delle anime e dei desideri si sposta verso il cielo , quando la preoccupazione più insistente e forte è quella religiosa , allora le divisioni delle masse diventano di indole religiosa , e questa impronta si riverbera anche nella politica , che già però fà corpo a sé con tutto ciò che si riferisce allo Stato e al Governo , e ché accoglie quindi le scissioni religiose . Ma ben presto l ' uomo stanco di annaspare fra le nubi , dal cielo torna in terra , e da principio è un gran da fare per dare assetto ordinato all ' ambiente nazionale in cui deve vivere , e magari per procurarselo . Rinascono quindi e ridiventano universali le divisioni politiche , meno barbare e più ideali delle antiche , ma pur sempre politiche , come quelle che si riferiscono alla integrità e indipendenza della patria , alla forma libera di governo , alla creazione di nuovi istituti nello Stato etc . etc . Finalmente l ' uomo comincia a pensare a sé . La nazione , lo Stato sono una gran bella cosa , ma l ' individuo che vive e sente ha pur le sue esigenze , i suoi bisogni , i suoi desideri , e vorrebbe soddisfarli ; ed eccoci alle divisioni sociali , nascenti appunto dal diverso modo con cui si vuole conseguire questo nuovo e più grande benessere . Ripeto qui , prima di andare avanti , che questo è un quadro grossolano , e che questa classificazione è fatta per la necessità della trattazione ; nella realtà le cose sono molto più complicate , le diverse categorie non sono certo così nitide , né si seguono , in ogni caso , nell ' ordine in cui io le ho esposte , ma bensì si confondono l ' una con l ' altra , si mischiano e spesso coesistono insieme . E per tornare in argomento , vediamo ora in una specie di bilancio che cosa rimane di tutte queste divisioni nell ' ambiente generale e in quello politico . Nella nazione e nel popolo le antiche differenze sono finite , o per lo meno non sono più sentite spontaneamente ; le idealità politiche , religiose e patriottiche non sono certo più quelle che oggi preoccupano la vita delle masse , o che scindono la nazione in due campi chiusi e guerreggiantisi . Oggi la preoccupazione più forte ed ansiosa è quella del benessere materiale e morale , ed essa punge così gli individui tutti , da organizzare limpidamente in diverse categorie non solo quelli che il loro benessere vogliono raggiungere e accrescere ( lavoratori - poveri - contadini - spostati ecc . ) da quelli che oggi lo hanno e si sforzano di conservarselo ( proprietari - capitalisti - professionisti ecc . ) ma quelli che , più con un sistema che con un altro , mirano a soddisfare in un nuovo ordinamento i nuovi appetiti . Questa è la divisione naturale in cui stanno gli uomini appartenenti alle società più civili nell ' epoca attuale ; orbene la divisione politica corrisponde ad essa , ne è come dovrebbe essere una specie di proiezione fedele ? Condizione questa essenziale perché come dicemmo i partiti politici abbiano una ragione d ' essere . Evidentemente no . I partiti politici di tutti i paesi d ' Europa , ma più specialmente in Italia , rispecchiano divisioni e idee non più esistenti nell ' ambiente . Essi non corrispondono certamente allo stato di cose che abbiamo descritto testé e tanto meno rappresentano la proiezione nel campo del Governo della divisione sociale che spartisce in realtà il paese . Essi si fossilizzarono in quello schema di principii e di divisioni che è il prodotto della rivoluzione francese e riproducono oggi quindi uno stato di cose che non è più , sono l ' ombra di un oggetto oggi infranto . Allora i desideri e gli ideali delle masse e della società consistevano nella rinnovazione degli organi di governo , nell ' acquisto dei diritti e delle libertà politiche , nella riforma delli istituti nazionali , e il paese si suddivideva generalmente in coloro che volevano il nuovo ordine di cose e quelli che volevano conservare l ' antico , e in quelli che volevano raggiungere la meta nuova più con questo che con quel mezzo , ma oggi ripeto ciò non commuove più alcuno . Vi può essere qua e là qualche rudero o qualche illuso , si può dare qua e là qualche agitazione creata artificiosamente risuscitando atavici sentimenti , ma ormai a queste idee la società è inerte , e noi abbiamo visto quali sono invece le sue ansie profonde . I partiti politici sono rimasti invece a questo punto , credendo nella loro ignoranza che anche l ' anima sociale fosse rimasta inalterata e però sono in gran parte sopravvivenze morbose e dannose di cui , giorno per giorno , assistiamo allo sfacelo con grande turbamento della vita pubblica . Questa la ragione della disgregazione e confusione dei partiti politici tanto lamentata e di cui finora niuno seppe trovare la spiegazione positiva . La condanna adunque dei partiti politici che ancora e a stento si trascinano è pronunciata dal momento che non corrispondono ad alcuna realtà , e tale condanna la eseguiscono gli elettori ad ogni nuova elezione politica tanto in Italia quanto in Belgio , in Francia , in Austria e in Germania . Come infatti si svolge e quale significato ha la lotta elettorale in Europa ? Mi limito ad affermazioni saltuarie per non dilungarmi eccessivamente . La lotta elettorale va mano mano spostandosi dal campo politico verso il campo sociale , sfuggendo di mano ai partiti e alli uomini politici per accentrarsi nei partiti sociali e fra le mani di coloro che , lasciate in disparte le divisioni e le insegne politiche , hanno assunto i nuovi ideali sociali . E il significato di questa lotta è appunto la progressiva e rapida liquidazione dei puri partiti politici , specie di quelli intermedi . Nel Belgio , che politicamente ha molta affinità con noi , ma che socialmente è assai più progredito , le elezioni del luglio 1896 ci hanno mostrato la fine delle mezze tinte – conservatori , liberali , progressisti , radicali – assorbite dai due partiti estremi e logici – reazionari cattolici da una parte , socialisti dall ' altra . E in Francia e recentemente in Austria e oggi in Italia ci si pone ineluttabilmente su questa via . Qui è l ' avvenire . Da una parte coloro che vogliono tutto conservare di ciò che è attualmente , dall ' altra quelli che vogliono tutto innovare ; da una parte il partito , sintesi del passato dello stata quo , che in sé adunerà tutte le tendenze intermedie politiche , religiose e sociali del passato e che sarà a sua volta ancora partito politico e religioso sebbene dovrà sostenere la lotta nel campo sociale e però formulare il suo programma sociale – il partito cioè clericale e conservatore – dall ' altra il primo partito sociale che preannunzia l ' avvenire e che oggi si presenta sotto le forme del socialismo . Altro che conservatori reazionari e conservatori liberali , altro che progressisti di destra e progressisti di sinistra , altro che la sinistra liberale storica e i radicali legalitari , altro che radicali e repubblicani questi sono giochetti da bambini , sono sdilinquimenti da arcadia di fronte all ' urto immane delle caterve d ' uomini adunate nelle due punte estreme della vita sociale pronte ad incontrarsi ! Questa sarà l ' ultima lotta in cm figureranno ancora bandiere politiche , perché ripeto il partito conservatore dovrà porre nel suo programma la conservazione delle istituzioni politiche , ma poi ? E qui dall ' ipotesi si sale alla profezia ; poi si disegnerà , la vera la sola lotta razionale , la prima lotta che incarnerà i due elementi essenziali e contradittori dell ' individuo e della società poiché quando si dovrà discutere intorno all ' unico argomento che valga veramente la pena di essere discusso – il benessere e la felicità dell ' uomo – staranno di fronte i due soli principi naturali esistenti per conseguirli , la socialità e l ' individualismo ; rappresentanti delle due realtà positive e in antagonismo – individuo e società . Qui sarà il nostro posto ; per ora , come rappresentanti del movimento futuro , e con la sola bandiera del benessere umano non si presentano che i socialisti , ma una volta che essi come partito ( non certo come attuazione pratica ) si saranno affermati , inesorabilmente si alzerà contro essi a difendere l ' uomo dal mostro sociale e a proclamare la somma felicità nell ' assoluta individualità , il partito individualista . La sintesi delle forze sociali , lo sforzo massimo della socialità avrà così di fronte la suprema reazione dell ' io individuale . Anche questo movimento già si disegna e noi lo abbiamo potuto cogliere nell ' ultimo congresso tenuto dai socialisti a Londra , dove avvenne la scissione palese dei due gruppi estremi – socialisti collettivisti marxisti – quelli destinati a combattere la lotta con l ' ultimo partito politico - sociale , e gli uni - anarchici individualisti gli uni - archisti , che stanno a significare la suprema meta della libertà e individualità umana , l ' affermazione illimitata della personalità singola per il conseguimento della felicità massima . Possiamo , dobbiamo noi starcene in disparte proprio quando stanno per decidersi le sorti dell ' ambiente in cui viviamo e mentre si delineano i destini del secolo futuro ? Proprio nel momento fatale della rinnovazione e della creazione , quando tutte le forze sono accese e vibranti al loro massimo , quando gli elementi nuovi e nascenti stanno per apprestarsi a costituire l ' umanità del domani , noi inettamente faremo da spettatori passivi e ci lasceremo portare e travolgere dal turbine ? Non è questa proprio l ' ora tipica per assumere il nostro posto di combattimento e invigilare e dirigere , l ' azione a tutto nostro profitto e per la nostra vittoria ? Se domani saremo i vinti e i sottomessi , di chi la colpa se non nostra ? Adesso , e le ultime elezioni lo hanno mostrato con molta chiarezza , ci avviciniamo alla grande battaglia mentre per noi , proprio per noi si apre l ' adito più favorevole per giungere alla testa . Che il grande urto , qui da noi , sia imminente basta una semplice considerazione di fatto a provarlo . Il corpo elettorale italiano oltrepassa di poco i due milioni di elettori iscritti ; appena la metà accorrono alle urne , cioè un milione circa . Ora su questo milione nelle elezioni del 1895 si contavano già 75000 socialisti votanti tutti , disciplinatamente unanimi , e in queste del 1897 ascendono a ben 140.000 i socialisti votanti ; quanti saranno alle prossime elezioni ? Non meno di 300.000 sicuro . Già fino da ora questi 140.000 socialisti oltre all ' aver mandato alla camera 25 dei loro , hanno prodotto un grosso turbamento nell ' ambiente elettorale , quello di provocare un gran numero di ballottaggi e poi di deciderne le sorti ; si può quindi facilmente imaginare l ' effetto potentissimo che eglino produrranno quando saranno raddoppiati , triplicati . Tanto che fra pochi anni si troveranno di fronte da un lato le riserve clericali e reazionarie , oggi astenentisi , e allora in gran parte assottigliate e dall ' altro lato le masse socialiste , in mezzo , gli ultimi dispersi rappresentanti dei partiti intermedi . E su ciò non è possibile il dubbio . Riguardo al secondo asserto che proprio per noi ora si apre l ' adito più favorevole per giungere alla testa , la dimostrazione della sua verità è altrettanto breve e semplice . I partiti non hanno più uomini da opporre ai candidati socialisti . Le ultime elezioni lo hanno mostrato a chiare note . In fatti , io lo ho potuto constatare de visu . Avviene questo fenomeno per la ricerca dei candidati politici . Due sono le generazioni che ci precedono nella vita , e che hanno passato i trent ' anni ; i vecchi , quelli che oggi sono sulla sessantina e più , ultimi resti di una generazione forte , ardita , avventurosa , poco colta ma molto attiva , con una anima feconda di ideali , sorta in una epoca di spasimo e sviluppatasi fra vere battaglie , ma oggi stanca appunto per la multiforme opera prestata , esaurita , fuori del tempo e ridotta a pochissimi individui ; gli intermedi , quelli che oggi hanno raggiunto il punto più alto della parabola vitale , generazione ibrida che ha tutti i difetti dei vecchi senza averne le buone qualità e che in più vi aggiunge una male intesa concezione della vita moderna ; generazione inconcludente , debole , senza tenacia e senza ideali , che ha visto fare e non ha potuto fare , sorta in mezzo alla trasformazione e sfibrata dal mutamento dell ' ambiente , inadatta ai tempi nuovi e fuori del passato ; generazione , che non può dare capi ma solo gregari , che non può dirigere ma essere diretta , che non ha idee proprie e che trascura coi pregiudizi le idee che le sono presentate . Per cui mentre i primi , i vecchi , non sono più in numero sufficiente per fornire tutti i candidati richiesti , e fra qualche anno quando l ' ora ciel pericolo sarà suonata , non esisteranno più , i secondi , quelli che dovrebbero assumere l ' eredità , sono inetti al còmpito , invisi alle maggioranze e più diversi da noi e dal tempo nostro che non i vecchi medesimi . Così che trionfarono ancora nelle presenti elezioni i vecchi e i mediocri degli intermedi , essendo i partiti politici imbarazzati per trovare qualcuno da opporre ai sociali . Ecco perché si videro candidati nuovi di 70 anni , età in cui l ' uomo appena giunge a conservare con l ' uso di tutte le sue energie la sola attività vegetativa , e candidati assolutamente inferiori alla loro missione rieletti per 12 , terza o quarta volta . Sfido io non ci sono uomini ! E quando i vecchi saranno finiti , e gli altri avranno dimostrato la loro inettezza e inadattabilità ai nuovi tempi , per forza i partiti politici saranno costretti a rivolgersi a noi a farci largo e a porci alla loro testa . Su ciò del pari non può nascer dubbio . Qualunque sia il partito politico che ci chiamerà , non importa : noi abbiamo un programma nostro formato con idee nostre e col patrimonio della scienza odierna e che noi sosteniamo con mezzi di lotta e di discussione del tutto nuovi , e sappiamo che quelle divisioni politiche che ci hanno portato in su sono fatalmente destinate a morire . A noi basta l ' essere portati contro il socialismo al quartiere generale della immensa battaglia che daranno le forze esistenti alle nuove , volute monopolizzare dai socialisti . Dopo di questa battaglia noi alzeremo a nostra volta la nostra insegna raggiante e ci slanceremo alla conquista della felicità contro il trionfatore . Avanti adunque , gli erti sentieri umani sono aperti e soleggiati . Venezia , maggio '97
StampaPeriodica ,
È così raro il trovare un contradittore cortese , il quale opponga ragioni a ragioni , anziché argomenti tolti al sarto o ingiurie apprese nella bettola , che io non ho saputo resistere alla tentazione di credermi per qualche parte indicato nel suo articolo , pubblicato sul Marzocco col titolo Contro l ' egoismo e di rispondervi , a rischio forse di apparire pretensioso . Io confido del resto che tale apparenza vanirà per la natura della mia risposta e per la sua obbiettività . Poiché , anzitutto , io non voglio discutere sui principii generali che portano lei a combattere la legge morale che si fonda sulla supremazia dell ' io e che hanno portato me invece ad affermarla nella formula più assoluta in un libro recente . Una tal discussione , Ella lo comprende , esigerebbe non un articolo , non un giornale , ma volumi e volumi , come quella che implica tutta la concezione filosofica dell ' universo considerato in tutti i suoi diversi ordini di fenomeni , da quelli cosmici fino a quelli psichici e sociali . Pertanto io desidero limitare queste mie osservazioni a un solo rilievo di carattere generale e poi fermarmi esclusivamente sopra i fatti da lei addotti in sostegno delle sue conclusioni . Il rilievo di carattere generale è il seguente : Ella fa tutt ' uno dell ' egoismo ( inteso nel senso più ristretto , più concreto e più condannevole del vocabolo ) e di un sistema morale e sociale astratto chiamato egoarchia . Ella confonde insieme quella parte più atavica e animalesca del nostro istinto elementare di conservazione e di soprafazione che è appunto l ' egoismo vitale con quell ' altissimo e astratto complesso di idee e di norme tendenti non all ' esaltazione dell ' egoismo ma bensì dell ' io individuale , definito col nome di egoarchia o meglio di egocrazia , appunto in contrasto a democrazia . Né la differenza è piccola , perché dicendo esaltazione dell ' egoismo si può interpretare , come Ella fa logicamente , tanto l ' incitamento ai più brutali atti dell ' uomo inferiore quanto la negazione di ogni grandezza affettiva e morale , concludendo facilmente alla riprovazione e alla condanna ; mentre dicendo esaltazione dell ' io individuale , tale interpretazione non è più lecita , e si intende soltanto lo sviluppo di quelle attività e facoltà fisiche e intellettuali tendenti ad una più armonica , più bella e più completa esplicazione della propria personalità senza affatto impedire che all ' intorno , parallelamente , altre personalità ottengano il medesimo svolgimento ; e da tutto ciò esula qualsiasi idea di riprovazione e di condanna . Non è lecito infine far una cosa sola dell ' egoismo , come elemento del nostro essere biologico , elemento integrante e necessario e perciò soltanto né buono né cattivo , con l ' egoarchia , come sistema filosofico , del tutto indipendente dal primo ; o se tal confusione si fa , essa viene subito a togliere ogni forza all ' argomentazione , perché l ' egoarca potrà sempre rispondere : « Verissimo quanto dite sull ' egoismo e sopra i suoi effetti , anzi io vi approvo , ma ciò non ha nulla a che vedere né con l ' egoarchia né con le conseguenze morali e sociali di essa » . Io vorrei ancora farle notare un ' altra confusione di minore entità in cui Ella crede , quando nella espressione astratta assoluta di Legge morale Ella intende di significare la passeggera e relativa norma morale che Ella ed altri seguono in questo quarto d ’ ora , a preferenza di un ' altra , mostrandole quanto sia pericoloso l ' attribuire una tale importanza all ' abito morale proprio anche quando esso sia accetto alle maggioranze , perché domani io potrei valermi dello stesso diritto per dichiarare sola legge morale assoluta la norma morale che io ed altri propugniamo e dichiarare immorale la sua ; ma l ' insistere su questo punto porterebbe di necessità a trattare sulla differenza del relativo e dell ' assoluto morale e ancor più sulla disparità dei vari sistemi etici , i quali non per questo cessano di essere morali , nel senso di essere norme della condotta tendenti a un dato scopo ; e vengo ai fatti . Ella scrive : « Che cosa significa egoismo ? » « Significa in politica , il Valentino ; in etica , Don Giovanni ; in fisiologia , Trimalcione . E se volete ancora , in politica , il processo Dreyfus ; in etica , il quartiere latino ; in fisiologia , la Banca romana . E ancora in politica , le stragi d ' Armenia ; in etica , Malthus ; in fisiologia , la dinamite » . Ora se il riferimento del Valentino e del Don Giovanni possono reggere , ed io non so celare la mia ammirazione per queste due autentiche e veramente umane personificazioni del dominio e del piacere , gli altri esempi sono più o meno fuori luogo . Il processo Dreyfus ? riguardo al processo Dreyfus basta non contentarsi delle apparenze , delle lustre superficiali , delle retoriche verbali , buone solo per gl ' ingenui e gli illusi , e penetrare un po ' addentro in quella intricata matassa per capire che la cosa non è tanto liscia , che la tanto strombazzata giustizia e la invocata verità salvo appunto per qualche illuso in buona fede , come lo Zola , non sono che pretesti , come lo era il ribasso del pane per i tumulti delle plebi italiane , per capire che il processo lo hanno ridotto quello che ora è i soliti mestatori , altruisti soltanto quando si tratta di provocare disordini e di demolire . Non è il governo o l ' esercito che non voglia rivedere il processo Dreyfus . Ella è giovane troppo intelligente per ripetere questo genere di illazioni in cui si impernia la scienza democratica , ma sono invece i peggiori elementi del corpo sociale che , ammantandosi di simpatici orpelli , vogliono fare il processo alle classi incarnanti l ' autorità e la forza . E queste si difendono , ed è giustizia il dirlo , molto ma molto male . Il Quartier latino ? Eh via , per il quartier latino si potrà parlare di licenziosità , di volgarità ( non egoistica , ma rumorosa e plebea ) , di miseria , di sciocchezza , ma di una applicazione della morale dell ' egoismo , no , no sicuro . Sarebbe lo stesso come se io , dal mio punto di vista , affermassi che le sconcia urla di una dimostrazione popolare rappresentano l ' applicazione del regime democratico in pro degli umili alla politica . Ella se ne dorrebbe ed avrebbe ragione . Peggio poi quando si esuma il putrido affare della Banca romana . Qui , per un lato , si tratta di quella corruzione imbecille e piccola propria dei nostri governanti , venuti su dall ' avara borghesia o dall ' avida plebe ; per l ' altro di criminalità vera e propria . Tanto varrebbe allora che Ella richiamasse tutti i crimini , omicidi , truffe , rapine , furti che avvengono in Italia : poiché non c ' è differenza fra i grandi e i piccoli , nel qual caso , io avrei tutto il diritto d ' imputare con la medesima logica al regime morale e sociale che Ella difende gli stessi crimini , poiché nessuno più di me li ritiene incompatibili con l ' ideale espansione egoistica che io propugno , impossibili quando questo ideale fosse realizzato . Il criminale non rappresenta il frutto dell ' egoismo ma lo scarto fallito dell ' egoismo , e dico egoismo e non egoarchia , poiché non posso ammettere che Ella rinnovi contro questo sistema filosofico l ' errore grossolano che , anni fa , si commetteva da taluni imputanti alla teoria darvinistica le aberrazioni criminose del singolo , e fra questi alcuni debbo notare il Daudet . Altrettanto potrei dirle per le stragi d ' Armenia , ma io desidero sopratutto venire all ' ultimo esempio che Ella cita , alla dinamite . Questo no poi , assolutamente no . Permetta che io le dica che qui Ella ha invertito le parti . Basta la più elementare conoscenza di quello che è e di quello che vuole o meglio non vuole l ' anarchia e sia pur quella che mette la dinamite al servizio di un ' idea , per dovere concludere a rovescio di quanto Ella ha affermato . L ' anarchia , ed Ella non ha bisogno che io glie lo insegni , da Bakounine alle figurazioni letterarie di essa nel Germinal e nel Paris , se rappresenta qualcosa , rappresenta l ' antitesi più spiccata dell ' egoismo , rappresenta il sogno utopistico di umanità , di eguaglianza , di comunanza e di amore più grande che sia mai stato fatto sulla terra , rappresenta addirittura l ' altruismo sovrumano . Ni dieu ni maître , tutti uguali , tutto in comune , non più autorità , non più leggi , libertà e fratellanza universale , questo l ' ideale anarchico , il quale costituisce , precisamente l ' estremo svolgimento logico dell ' incompleto concetto cristiano democratico socialista . E come negli effetti a queste limitate concezioni cristiane - democratiche - socialiste , quando la turba inferiore comincia ad operare corrispondono lo sciopero , la sommossa , il tumulto , la devastazione , il saccheggio , così alla illimitata concezione altruistica dell ' anarchia corrisponde inevitabilmente un ben maggiore effetto , la dinamite e la distruzione . Per cui se la morale egoistica , secondo Ella dice , può apparire la negazione di ogni morale , la morale altruistica portata alle sue ultime conseguenze può significare la negazione della vita medesima . Poiché , almeno lo spero , Ella non vorrà certo imputare all ' egoarchia e ai suoi seguaci e in genere a coloro che mirano a scopi egoistici ed edonisti l ' uso della dinamite . Sarebbe errore troppo grande e sarebbe una affermazione smentita da tutti gli attentati dinamitardi individuali e collettivi avvenuti da che la dinamite fu inventata , e basta che Ella ne ricordi qualcuno per dovermi dar completa ragione su questo punto . Del resto Ella che si mostra nei suoi studi critici fine psicologo non può ignorare che essenza dell ' egoismo è conservare e non mai distruggere e ciò anzi tanto più quanto l ' egoismo è angusto e materiale . In un altro punto del suo articolo là dove vieppiù l ' argomentazione stringe Ella giudica : « Una donna del popolo che compia un atto di sacrifizio è infinitamente più grande di fronte all ' Assoluto che non siano Copernico , Lagrange , Dante , Leibnitz , Galileo » . Qui davvero io non mi trovo più , anche facendo astrazione completa dall ' egoismo e dall ' altruismo , e non mi trovo più perché non comprendo il valore di questo paragone , dato che il termine fisso l ' Assoluto a cui Ella confronta la donna sacrificantesi e l ' uomo di genio mi è ignoto , come è ignoto a Lei e a tutti . Quale assoluto ? Notando che , pur dovendole fare questa domanda , sono obbligato a riconoscerla errata e a ritenere già errata la risposta , perché qualunque qualifica Ella mi esprimesse , questa verrebbe necessariamente a limitare l ' assoluto , che allora non sarebbe più assoluto . E per tanto si impone il dilemma : o Ella mi specifica l ' assoluto ed allora questo è una porzione del relativo , o Ella lascia , come è imprescindibile , indeterminata l ' espressione e allora il confronto diviene impossibile e nulla significa poiché si paragona un termine noto ad uno del tutto , non solo ignoto , ma inconcepibile . E quest ' ultima è la verità ; il confronto da lei instituito non può sussistere , perché di fronte all ' infinita chimera dell ' assoluto l ' atto umano , dalla Divina commedia alla giocata di un temo al lotto , e noti solo l ' atto umano , ma qualsiasi atto biologico , e non solo , ma qualsiasi fenomeno , dalla sconfitta della Spagna alla caduta di una goccia d ' acqua , dalla conflagrazione di un sole allo spostamento di un grano di sabbia , ha lo stesso valore e la medesima importanza ; non è né più grande né più piccolo , né migliore né peggiore , è , soltanto è e basta . Ella ha forse una sola via di uscita , una sola risposta , quella di oppormi l ' Assoluto divino , Dio , ed allora davanti a un argomento di fede , io non discuto più , poiché la discussione non è più possibile ; mi inchino . Ancora una osservazione prima di venire all ' ultimo fatto . Ella scrive : « Essa ( la legge morale dell ' altruismo e del disinteresse ) è una vera e propria legge di natura , di cui le religioni sono interpreti e custodi » . La frase è bella letterariamente , ma filosoficamente contiene due errori . Primo : gli studi più recenti hanno tolto ogni finalità , ogni teleologia alla natura , la quale non ha scopi né buoni né cattivi da conseguire e quindi essa non ha che una legge sola , quella del divenire , all ' infuori da qualsiasi apprezzamento qualificativo : inoltre anche nell ' accezione non scientifica ma materiale del vocabolo , la natura , quando la si guardi con occhi veritieri , spogli ad ogni rosea superstizione , ci porge in ogni sua manifestazione un solo insegnamento , quello dell ' indifferenza e dello sperpero o sovente dell ' ingiustizia o della crudeltà sia che ci fermiamo sul delicato fenomeno della riproduzione degli esseri sia sull ' esistenza stessa dei corpi inorganici . Per cui non è già che la natura sancisca la legge morale altruistica e disinteressata ma furono i propugnatori di questa morale che incorporarono nella natura e alla natura prescrissero il loro ideale . Secondo : vi furono e vi sono religioni in perfetta antitesi con la legge morale del disinteresse e della rinuncia e non mi occorrono esempi , poiché Ella di certo li può trovare al pari di me . Sono giunto così al fatto essenziale e conclusivo cui Ella , attribuendo più forza di qualsiasi ragionamento , oppone alle dottrine egoarchiche . Ella dice : « Del resto , più di qualunque dimostrazione , la smentita più eloquente alla vostra egoarchia sta nell ' evoluzione stessa della società contemporanea , la quale prende a cellula tipica non già le signorie del rinascimento ma le corporazioni mediovali » . Qui non mi occorrono argomentazioni , obbiezioni e difesa ; la storia , il gran libro della storia sta lì aperto e per tutti palese . Mi basta solo che Ella riconosca la verità storica dei fatti , il significato cioè della corporazione d ' arti e mestieri nel medioevo – strettissima , misoneista , tirannica , ladresca associazione di chi possedeva lo strumento e la capacità tecnica per l ' asservimento e lo sfruttamento del lavoratore anonimo e del consumatore di fronte alle magnifiche signorie del Rinascimento che illustrarono l ' Italia davanti al mondo e segnarono una meravigliosa fioritura d ' arte e la rinnovazione della scienza ; mi basta , ripeto , che Ella riconosca questo , che del resto è la verità , perché io le ammetta che l ' evoluzione della società contemporanea sui regoli democratici e socialisti prende a cellula tipica non già le signorie del Rinascimento ma le corporazioni medioevali . Ma in questo caso sarò io quegli che avrà ragione e che sarà nella logica e nel vero , quando concluderò contrariamente a lei : « Tale evoluzione significa la condanna della società contemporanea e specialmente della guida che la dirige ; tanto peggio se questa è la morale dell ' altruismo e del disinteresse , e significa la trionfale giustificazione ed esaltazione della morale opposta , quella della egocrazia » .
StampaPeriodica ,
Si torna a discutere sulla consistenza per non dire sulla esistenza della lingua italiana ! Era tempo ! Da qualche anno la formidabile questione era stata lasciata in disparte , non era più stata dibattuta . Non si poteva certo confidare che la pace avesse quetato le instancabili ire delle fazioni avverse , piuttosto c ' era da temere in qualche cataclisma , quasi era più credibile che la lingua italiana fosse davvero per iscomparire . Fortunatamente ecco che ad avvertirci della sua prosperosa vitalità la disputa tanto pratica ed opportuna si è novamente accesa , ed oggi si incomincia a dissertare con una freschezza e una abbondanza spontanea di argomentazioni , fra l ' attenta meraviglia degli ascoltatori , come se non se ne fosse mai trattato , come se si fosse proposto il più inaudito problema sul misterioso avvenire . Ora si apre un bel periodo di nudrite discussioni , in confronto delle quali impallidirà il ricordo delle dense orazioni che reciprocamente si lanciavano quelli eroici dottori della scolastica contrastanti intorno alla gerarchia degli angeli . Nel mondo germoglia bensì qualche cosa di nuovo , c ' è pur qualche novità presso di noi che vorrebbe richiedere il nostro pensiero e la nostra opera ; taluni quesiti anche fastidiosi cercano di occupare la nostra perspicacia , ma tutto ciò sta per passare in seconda linea , un ' ansia ben più urgente ci scuote senza tregua , noi dobbiamo sapere se vi è o no una lingua italiana , e se vi è dobbiamo sapere che cosa è e come sta . Mentre l ' Europa si dilaniava con guerre atroci e non si sapeva neanche con qualche approssimazione se la durata della propria vita avrebbe toccato il domani , bisognava a qualunque costo , assolutamente , acquistare la certezza se il tale ordine di cherubini era o no superiore al tale altro di serafini . Oggi in cui noi ci troviamo in uno dei supremi momenti della storia , in cui stiamo sulla vetta di un valico millenario di civiltà , in cui sotto altre forme sta per riapparire , mediante le macchine , una condizione straordinaria di vita sociale , verificatasi con la schiavitù soltanto una volta nel lungo cammino umano , oggi infine in cui sta per deliberarsi l ' impero del mondo noi siamo presi da una irresistibile urgenza , quella di accertarci se abbiamo o no una favella , se quelle che ci escono di bocca sono parole di un idioma o rauchi suoni di uno strano e innominabile gergo . Noi dobbiamo essere ben sicuri del fatto nostro , della nostra situazione e delle nostre rendite se ci è dato di concederci il lusso di tali esclusive preoccupazioni . Ma non per niente Roma , che è stata la culla della più interminabile stirpe di verbosi grammatici , che vanta accanto al Corpus juris , la mole degli scritti grammaticali su cui si eleva il greve edificio di Prisciano , non per niente Roma è divenuta , se non il centro , la capitale d ' Italia . La questione sull ' esistenza della lingua italiana oltre che la questione princeps di tutta la nostra letteratura , è stata e pare che continui ad essere il più chiaro sintomo della vitalità del nostro idioma la manifestazione più caratteristica della nostra attività letteraria . Quasi si potrebbe affermare che la lingua italiana è sorta per dar luogo alla questione sulla sua esistenza , questione la quale ha assunto un interesse maggiore del suo oggetto , talché come si è continuato a disputare dell ' esistenza di un idioma italico quando questo c ' era , se ne continuerà ancora a discutere quando non ci sarà più . Si è cominciato a porre in dubbio che la lingua italiana esistesse fino da quando essa trionfalmente si affermò nella vita col più imperituro monumento , col massimo capolavoro mondiale la Divina Commedia , e colui istesso che la aveva tratta dal gorgo dell ' anima collettiva e la aveva di un tratto spiegata limpida e perfetta e di universale potenza , come dopo secoli di elaborazione , colui istesso che la aveva in un sol libro inventata completa e magnifica , fu altresì il primo a iniziarne la discussione . Accanto alla Divina Commedia non si deve dimenticare il De vulgari eloquentia . E da allora il dubbio più non disparve , la contesa più non si estinse , e tanto più le voci si levarono alte e tanto più il dibattito fu vivace in quanto la lingua così affermata e negata dava prova più luminosa della sua vita energica e feconda . Ad ogni generazione letteraria la contesa rinasce , ad ogni nuovo scrittore si sente il bisogno di chiedere se la lingua che viene adoperata è o no italiana . Così si è fatto da Dante fino a Carducci e a D ' Annunzio attraverso il Petrarca , l ' Ariosto , il Marino , l ' Alfieri , il Manzoni , così si fa oggi in cui , mancando una qualche nuova grandiosa affermazione individuale , si ha nel miglioramento generale dell ' eloquio una attestazione collettiva di italianità . Ben si può ritenere che la maggior parte delle opere scritte in italiano trattano se l ' italiano esista o no , e dopo sette secoli di duello verbale , dopo sette secoli di parlatura e di scrittura italiane , la questione non si è inoltrata d ' una linea verso il suo risolvimento , siamo ancora come al primo giorno e oggi la si sta ripresentando tal quale . Già ne abbiamo avuto il preannuncio in due lavori differenti per indole e qualità dei rispettivi autori , ma concordi nel significato . Appartiene il primo a un giovane scrittore , un narratore arguto , uno spirito delicato e profondo , una coscienza retta e nitida in cui le cose e le idee si rispecchiano con intatta purezza , Alfredo Panzini , ed è il Dizionario moderno ; appartiene il secondo a uno scrittore non più giovane , un espositore facile e schietto , un rappresentatore abile ed evidentissimo , Edmondo De Amicis , ed è l ' Idioma gentile . Il Panzini premette al suo Dizionario ciò che il De Amicis svolge nel suo Idioma , l ' uno sfiora in poche righe ciò che l ' altro studia in un capitolo , ambedue rimettono in discussione i capi saldi della lingua , i punti più notevoli intorno a cui anche in passato si era aggirata la famosa controversia : opposizione della lingua ai dialetti - sua attitudine alla rappresentazione della vita - lingua scritta e lingua parlata - intromissione di parole nuove straniere - stato presente della lingua - sua attitudine ad evolversi . Ambedue ricercano ciò che si può dire e non si può dire , e perché si può o non si può , ambedue riprendono gli eleganti dibattimenti dei puristi , ambedue s ' intrattengono sull ' uso e sul non uso , sulla sanzione popolare e sulla lingua preziosa , ambedue cercano di difendere e di celebrare e persino di far conoscere la vera lingua italiana , la bella lingua della patria , come se già presentissero gli attacchi degli avversari . Da qui al ristabilirsi della disputa in tutta la sua pienezza non vi è che un passo . E il passo si compirà . Come già vi è chi asserisce che non esiste una letteratura nazionale , come testé tra l ' Ojetti e il Bracco si è discusso intorno all ' esistenza di un teatro nazionale , domani nelle ricerche e nelle critiche che si faranno circa i due libri sopranominati si dirà dagli uni che noi non abbiamo una lingua nazionale e dagli altri che non l ' abbiamo mai avuta più di adesso splendida e sonora . Io stesso , che pur mi domando quasi irosamente , che cosa sia infine questa serie di parole che ci esce dalla bocca e dalla penna e che non si può ragionevolmente attribuire al turco , al cinese , all ' ottentotto , io stesso , malgrado le mie intenzioni in contrario , sono portato invincibilmente a discutere su questo rompicapo , a aprire anzi il fuoco della discussione . Ma io non voglio imporre alcun apprezzamento decisivo né infliggere alcuna esumazione storica di precedenti . Io mi limiterò a una osservazione particolare che è di solito trascurata . Si è già in passato accennato alla perniciosa antitesi verificantesi presso di noi tra lingua scritta e lingua parlata in causa dei dialetti , del poco onore in cui è tenuto un bel parlare e della tendenza delle classi signorili a usare una lingua straniera . Ma di questa antitesi che è il fondamento e il movente di tutta la questione non è stata calcolata tutta la portata . Manca a noi e in genere a tutti i popoli moderni la serenità contemplativa dei Greci antichi in cospetto e sotto le spire delle passioni , manca a noi il dominio estetico delle passioni e perciò ci manca la grande arte tragica , la quale consiste essenzialmente nella rappresentazione estetica e quindi impassibile del più veemente furore . Era proprio il gesto più delirante , l ' agonia convulsa del guerriero ferito , lo schianto della madre orbata del figlio , che il Greco voleva vedere espresso nell ' atteggiamento più nobile e armonioso ; era l ' impeto delle più terribili furie del sentimento che il Greco voleva ascoltare rivelato nel discorso più illustre e perfetto , col massimo decoro verbale . La lingua artistica , la lingua letteraria era per il Greco dei tempi di Sofocle la lingua più fervida di vita , la lingua della passione . Per noi è l ' opposto ; il linguaggio letterario ci disturba e ci contraria nella espressione della passione ; nei momenti tragici quanto più il discorso è incoerente e rozzo e la parola si riadduce all ' urlo primordiale tanto più ci piacciono . Da qui l ' opposizione fra lingua scritta e parlata , poiché gli scrittori anche nelle scene di passione serbano una certa dignità di linguaggio a cui nella azione diretta l ' uomo rinuncia e da cui repugna . Ma altrove , in Inghilterra e in Francia , tale opposizione è meno sentita per l ' identità fondamentale delle due forme di espressione letteraria e parlata , di cui l ' una è soltanto più raffinata dell ' altra ; presso di noi invece diventa antitesi irrimediabile , diventa differenza irreducibile , poiché le due forme di espressione si traducono in due lingue differenti : lingua scritta o italiano , lingua parlata o dialetto . L ' inglese e il francese per quanto avverta che la scena di passione ascoltata in teatro o letta in un romanzo ha una struttura verbale diversa da quella della istessa scena nella vita reale , non ne è urtato ; si tratta in fondo della stessa lingua e le differenze non sono che di grado ; l ' ascoltatore o il lettore italiano invece si trova di fronte a un parlare che non è il suo , che non è quello che egli adopera nella vita vera , e perciò è portato a ritenere che la lingua scritta o letteraria non sia la sua lingua , non sia una lingua naturale , ma un artificio , una convenzione che si può modificare ad arbitrio , che si può respingere od accettare . Su questo strano , ma inevitabile concetto che noi abbiamo del nostro idioma , lasciate lavorare i retori ! Non si stancheranno più , e ancora il meno che possano fare si è di negare la lingua di cui si valgono per la loro negazione .
LA FUTURA QUARESIMA ( MORASSO MARIO , 1905 )
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Dovevano essere pur felici e giocondi i nostri avi lontani se hanno sentito il bisogno di instituire una stagione obbligatoria di penitenza , di mortificazione , di privazione ! Dovevano essere dotati anzitutto di una invidiabile spensieratezza e dovevano poi essere provveduti di ogni ricchezza in abbondanza e aver sempre la fortuna propizia , se è apparso loro come una necessità quasi sacra l ' astenersi , almeno per un breve periodo dell ' anno , dai consueti piaceri , dalle abituali delizie e il rinunziare durante alcuni giorni al buon umore e alle feste per mettersi volontariamente nelle condizioni dei miseri , degli afflitti , dei bisognosi . La gioia doveva essere l ' ospite assidua delle loro case e l ' ilare serenità delle loro anime se eglino sono giunti fino a sancire , come divino comandamento , l ' obbligo di allontanare per un dato tempo queste loro indivisibili e preziose compagne . Sulle loro mense e nelle loro dispense doveva essere ignota l ' inopia come al loro spirito il cruccio se hanno elevato fino a legge della Chiesa l ' atto del digiuno e dell ' ansia meditabonda durante alcuni giorni prefissi . Oh tavole adorne di ogni vivanda e imbandite per un perenne festino , tavole sempre copiose che soltanto un divino decreto aveva la forza di rendere deserte , oh appetiti sempre saziati di cui soltanto una sacra prescrizione poteva ritardare la sazietà , oh anime sgombre da cure , oh spiriti ridenti spiegati unicamente nella inconsapevole dolcezza di vivere cui soltanto un volere sovrumano poteva imporre temporaneamente una preoccupazione e un affanno ! E noi vantiamo il nostro progresso , i benefici della nostra umanitaria civiltà , noi ci illudiamo di aver accresciuto la felicità e la ricchezza ! Ma quando mai oggi si troverebbe un solo uomo , per quanto folle , che osasse proporre come un obbligo necessario soltanto qualche ora di privazione e di preoccupazione in più di quelle che già dobbiamo sopportare ? O tra noi e i nostri predecessori esiste una diversità materiale e morale così fatta da rendere gli uni opposti e incomprensibili agli altri , oppure l ' istituzione della Quaresima , di una stagione cioè in cui sono rese obbligatorie le condizioni di infelicità e di miseria , dimostra che il nostro progresso non è che una enorme perdita , e che i nostri padri stavano incomparabilmente meglio di noi . I doveri prescritti dalla Quaresima al credente vengono osservati durante tutto l ' anno dall ' uomo moderno in una misura ben più grave e profonda . L ' aver stabilito una Quaresima implica evidentemente che nel restante dell ' anno non era quaresima , ci si trovava cioè in uno stato se non contrario almeno differente da quello quaresimale . A noi invece non verrebbe certo neanche in mente di pensare a qualcosa di simile per la buona ragione che tutto l ' anno è per noi una quaresima . Noi siamo sempre in tetra quaresima . Noi non abbiamo bisogno di sguernire le nostre mense e di diminuire il nostro cibo poiché già esse sono troppo squallide e il cibo è sempre insufficiente ; non abbiamo bisogno di digiunare perché innumerevoli ventri digiunano quotidianamente contro volontà . Noi non dobbiamo certo costringerci volontariamente alla rinunzia poiché ogni istante che passa ci sforza nostro malgrado a rinunziare ai più ardenti desideri nostri ; e niuna legge deve intervenire per piegarci nella polvere e indurci alla mortificazione , perché noi stiamo costantemente curvi e la superbia è un lusso che noi abbiamo definitivamente abolito . E la penitenza e la macerazione meditativa di noi stessi occorre forse che ci siano comandate come esercizi eccezionali ? Ma la penitenza è il nostro abito normale , noi viviamo avvolti di tristezza , in una zona grigia in cui si spuntano come dardi senza impeto le nostre cupidigie , noi non facciamo che pentirci da mattina a sera e per quello che abbiamo compiuto , e per quello che non abbiamo compiuto e pratichiamo tutte le dure discipline della penitenza , costretti come siamo durante tutte le giornate della nostra esistenza a fare ciò che noi non vorremmo e a non fare ciò che a noi piacerebbe . E come si può parlare all ' uomo moderno di accrescere la sua attività interiore , di flettersi ancora maggiormente su se stesso quando egli è corroso dalla più tormentosa osservazione di se medesimo , quando è estenuato dal suo morboso sforzo spirituale o per riandare il passato o per speculare nell ' avvenire ? L ' uomo rumina oggi continuamente , dolorosamente se medesimo , tutte le sue facoltà psichiche sono sempre tese e sveglie e tutte fremono e partecipano al suo minimo atto . L ' uomo non alza più un dito spensieratamente , egli calcola , scruta , ricorda dal passato all ' avvenire , confronta e prevede , analizza fin le più remote radici dell ' essere suo , pesa i più sottili moventi , e il dubbio lo trattiene ancora . Oh non ha certo bisogno di proporsi estranei problemi da meditare o artificiosi casi di coscienza da indagare , o preoccupazioni lontane per affannarsi ; l ' uomo moderno vive in un perpetuo affanno . Non occorre che egli sogni la suprema ed eterna conquista del cielo per esercitare le sue virtù , per adempiere al suo officio umano e per dare una occupazione al suo spirito , poiché la più umile conquista terrena , le sole necessità della esistenza bastano adesso a questo scopo . L ' uomo non ha più un momento di tregua , la sua ansia è da lui indivisibile come la sua ombra , egli è continuamente in preda a ogni sorta di preoccupazioni , stia egli al sommo o all ' infimo non può più concedere un momento di sé a se stesso , al suo piacere , al suo riposo . L ' uomo non sa più né riposarsi né divertirsi ; sia nei riposi , sia nei divertimenti , sia quando giace stremato , sia quando mangia , sia quando cerca e crede di divertirsi , egli porta con sé tutti i suoi fastidi e tutti i suoi affanni e tutta la sua fatica e tutto il suo tedio che gli sono compagni inseparabili , che sono omai penetrati nelle sue ossa , nelle sue carni , nel suo sangue , che gli sono divenuti quasi indispensabili e da cui non può sicuramente allontanarsi anche se talvolta gliene prendesse voglia . Il riposo infatti non è più per l ' uomo un fatto naturale , la soddisfazione spontanea di un bisogno , una funzione istintiva , una condizione normale come lo è per tutti gli esseri viventi che si riposano sempre quando non agiscono nelle loro funzioni organiche del nutrimento e della riproduzione o in quelle della difesa . Per tutti gli animali il riposo è lo stato consuetudinario , è la regola che ha per eccezioni il lavoro del nutrimento e della difesa e il piacere della riproduzione . Per l ' uomo il riposo è divenuto l ' eccezione , è una cura , è una condizione forzata . L ' uomo deve costringersi a riposare e anche quando si costringe non è più capace di riposare bene , talché alla sua ignoranza e inettitudine hanno dovuto supplire i medici , studiando e prescrivendo metodi sani di riposo ; finché , segno caratteristico dei tempi , siamo ora arrivati al punto che , proprio in questi giorni , si è fondata a New York la scuola del sonno , ove si insegna a dormire ! E lo stesso si dica per il divertimento . Nulla vi è di più triste che l ' uomo moderno quando si diverte ; sia esso il macchinista torvamente seduto in una fosca e fetida osteria , sia il miliardario che si annoia in un teatro o in un salone da ballo . Ambedue in quel momento non sono che vuoti involucri corporei , la loro anima è assente , o per meglio dire la loro anima è unicamente occupata di sé e per quanto si forzi neanche si avvede delle cose intorno . Ambedue in quel momento non sono che la figurazione concreta di una dolorosa impossibilità . E come si è fatto per il sonno , così si dovrà fare per il divertimento , bisognerà insegnare all ' uomo a divertirsi , sarà necessario impartirgli una lunga istruzione perché egli impari nuovamente a sorridere . La strana aberrazione sarà per tanto completa ; l ' uomo avrà perduto la nozione dei suoi istinti , non saprà più fare ciò che avrebbe piacere di fare , ciò che corrisponderebbe alla sua stessa natura , mentre farà soltanto ciò che è più contrario alla sua indole , alla sua conformazione organica , alle sue inclinazioni naturali , cioè lavorare e affannarsi ; e quindi allora bisognerà insegnargli a soddisfare i suoi istinti col riposo ed il divertimento . L ' artificio penoso avendo preso il posto delle tendenze naturali , queste diverranno artifici che dovranno essere imposti con l ' educazione . Non la quaresima adunque per l ' uomo moderno , ma le nuove religioni gli imporranno con sacro obbligo e come azione devota , una stagione per il riposo e per il gioco . La quaresima sarà per l ' uomo futuro il carnevale .
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Durante un mio recente soggiorno a Venezia quello che mi ha colpito di più non è stato ciò che colà si costruisce e si compie di nuovo , ma ciò che si restaura e si vuole restaurare di antico . L ' opera di restaurazione ha assunto una estensione illimitata ; dai monumenti famosi , dai palazzi grandiosi si è diffusa ai quadri , alle statue , a ogni oggetto d ' arte e di non arte ; dagli uffici a tale uopo designati , dai tecnici esperti in tale funzione si è trasfusa in ogni individuo , ha invaso ogni studio di pittore e di architetto , ogni modesto laboratorio di decoratore , di marmista , di falegname , di verniciatore , ogni bottega di rigattiere ; è diventata una febbre , una mania universale . Si restaura in palazzo ducale e nella chiesa di San Marco , nel palazzo reale e nel palazzo Dario , si restaurano le Procuratie e la Ca ' d ' Oro , si restaura all ' Accademia di Belle Arti e nella Scuola di San Rocco , si restaura nei campi e nelle calli , e come se tanto restauro non fosse sufficiente , una commissione studia i restauri da effettuarsi nelle chiese dei Frari e di San Giovanni e Paolo , una seconda prepara i lavori per altri edifici , e così via . Un restauro tira l ' altro come le solite ciliege , anzi ne tira molti altri come la non meno solita palla di neve ; appena si pone mano a un lavoro sorge la necessità di altri lavori imprevisti ma inevitabili per terminare il primo , e appena un restauro è compiuto bisogna intraprenderne dieci altri che ne sono la conseguenza . Il proposito , lo si deve riconoscere subito , è nella maggior parte dei casi lodevolissimo , la buona fede che presiede a questi sforzi è quasi sempre integra ; vi si può insinuare talvolta un po ' di ambizione , vi può essere magari la spinta di qualche speranza di guadagno , ma i motivi predominanti sono , senza dubbio , un vivo amore per l ' avito patrimonio artistico , un nobile senso di rispetto per ciò che l ' arte ha consacrato , e una fiducia forse eccessiva nella nostra sapienza e nei nostri mezzi per ridare una vita imperitura a ciò che sta per morire . E questo anzi è strano . Mentre universalmente si ammette che l ' opera d ' arte è quella che più si avvicina all ' opera della vita e per caratteri esterni e per essenza interiore , talché il capolavoro è ritenuto il solo emulo degno di ciò che vive , viceversa allorché si tratta di restaurare si colloca l ' opera d ' arte in una categoria a sé , in una categoria d ' eccezione , sottratta a tutte le leggi della vita compresa la legge suprema e inviolabile della morte . La fatale necessità della fine pare che debba essere sospesa di fronte all ' opera d ' arte , per la quale si ritiene possibile il miracolo della resurrezione parziale e totale ; e ben inteso noi soli saremmo i dottori forniti di tale capacità miracolosa . E niuno dei nostri restauratori , sia il dotto architetto , sia l ' abile pittore , sia lo studioso degli antichi procedimenti , ha mai dubitato che l ' edificio rifatto , il quadro rinnovato , l ' oggetto rifabbricato fossero non già la continuazione rinfrescata della cosa primitiva , ma soltanto un simulacro inerte , una maschera , qualche cosa come una imagine di cera in confronto dell ' essere vivente , oppure un ' altra cosa , un altro essere con un ' anima differente ! Poiché i moderni restauratori non conoscono né le trepidazioni né le mezze misure , quando ci si mettono vanno fino in fondo , Non si limitano a qualche ritocco , a qualche pulitura , a qualche rinforzatura ; non si contentano di eliminare le cause nocive , no , meschino cómpito sarebbe questo , essi vogliono ricostituire ciò che è stato danneggiato , ritrovare ciò che si è perduto , ricostruire ciò che è stato distrutto , rifare , ricreare completamente . Ma neanche questo li appaga , non basta loro rifare e ricreare , essi vogliono far meglio , correggere gli errori dei padri , tener conto dei progressi del buon gusto e dell ' estetica . E questo è l ' assurdo . Io non nego che si possano curare i monumenti e i quadri come si curano gli organismi viventi , non nego che vi sia un ' arte medica che possa prolungare talvolta la loro vita come prolunga , in date circostanze , la vita degli uomini ; ma non si può fare più di così . La possibilità del restauratore non può superare quella del medico . Il medico può togliere una causa d ' infezione , può irrobustire l ' organismo , ma non può arrestare l ' inesorabile processo della decadenza senile , il chirurgo può evitare la morte , amputando un organo malato , ma non può rifare l ' organo . Il restauratore crede di essere un chirurgo capace non solo di sostituire l ' organo infermo con uno sano , ma con uno sano migliore di quello che c ' era prima . A operazione compiuta si avvede che l ' organo nuovo più perfezionato non si intona con tutto il rimanente e invece di pensare che la sua perfezione artificiale non è che una grossolana imitazione inanimata in confronto del corpo vivo , egli se la prende con ciò che resta di vivo . Dopo aver tagliata una gamba e dopo averla surrogata con una di legno , taglia anche l ' altra e la sostituisce col legno perché non vi siano discordanze , e dalle gambe passa poi alle braccia , a tutto il corpo , fino ad avere un completo fantoccio di legno in cambio dell ' uomo vivo . E allora esclama : Ho compiuto il prodigio della resurrezione ! Allorché tutti i restauri saranno terminati , tutti i monumenti rifabbricati e tutti i quadri ridipinti , le città e le gallerie non saranno più che un vasto museo Grevin dell ' arte dove invece dei capolavori veri , scomparsi per sempre , resteranno le riproduzioni nuove . La prova ? Andiamo a cercarla a ... Metz . La cattedrale di Metz , una magnifica chiesa di stile ogivale fiorito , è l ' edificio che in questi ultimi anni è stato restaurato con più cura , con più diligenza e con più mezzi , e naturalmente è quello che è stato più sfigurato . Nel 1877 un incendio aveva arso il tetto della cattedrale , si doveva ricostruirlo ; era naturale che il nuovo tetto dovesse essere eguale all ' antico , ma il coscienzioso restauratore , l ' architetto Tornow , rilevò che gli antichi costruttori avevano commesso imperdonabili errori di stile e di estetica , avevano fatto il tetto troppo basso e senza grazia . E giacché il fuoco aveva consumato i loro sbagli , il nuovo costruttore avveduto non doveva ripeterli , ma fare il tetto più alto secondo tutte le regole e in conformità allo stile del monumento . Il ragionamento non faceva una grinza , ma il nuovo tetto , una volta terminato , ne faceva molte , deformava tutto l ' aspetto della chiesa , invece di isveltirla la schiacciava . Chi va a pensarle tutte ? Ai fianchi della chiesa stanno due torri non molto alte , bene intonate con l ' antica tettoia bassa , ma sorpassate dalla nuova tettoia elevata ; da qui l ' impressione di pesantezza . Il restauratore non si scoraggiò per questo . Le torri sembravano diminuite ... ebbene ne rialzeremo una ; sulla torre del Capitolo erigeremo una freccia di pietra simile a quella dell ' altra torre . E il lavoro fu cominciato , ma la torre si rifiutò di sostenere il peso imprevisto e si fendette . Neanche di fronte a questa contrarietà il Tornow si perdette d ' animo . Ebbene , non si può inalzare la torre , inalzeremo la chiesa , costruiremo un pinacolo centrale , una specie di campanile sull ' incontro delle due navate come a Parigi e ad Amiens . Ed ecco come si rimette in pristino un monumento ! La cattedrale di Metz è lontana , ma la triste istoria del suo restauro potrebbe con lievi varianti essere quella del nostri monumenti . Un illustre pittore narrandomi di un restauro provvidenziale eseguito da un amico suo sopra un magnifico Tintoretto , mi diceva che il restauratore era rimasto soddisfattissimo , poiché durante l ' abbondante lavatura del quadro , un intero braccio era sparito ed egli aveva potuto ridipingerlo correggendo alcuni errori di disegno e di prospettiva commessi dal Tintoretto ! Vero che il braccio nuovo appariva mostruoso , ma era esatto ! Dopo di che siano lodati gli umili fraticelli che affumicavano i quadri con i ceri dell ' altare , siano lodati i soldati brutali e i burocratici ignari che passavano la calce sugli affreschi preziosi dei conventi e delle chiese , siano lodati gli avidi speculatori che seppellivano i ruderi augusti sotto le nuove caserme ! Meglio , meglio assai queste tombe premature per i capolavori anziché le contraffazioni degli odierni restauratori . L ' anima dei capolavori non si rinnova , come non si rinnova la vita degli organismi .
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Il nuovo chiostro - Gli effetti del verismo - L ' arte e la vita contemporanea - Alla ricerca dell ' automobile - La locomozione meccanica e gli artisti Io credo di aver oggi quello che si dice un ' idea buona e pratica , destinata a far della strada . Io ho osservato che l ' uomo è terribilmente seccato e contrariato da tutti quei meravigliosi progressi scientifici e meccanici che egli , retore impenitente , finge con tanta eloquenza di magnificare . L ' uomo in apparenza si vanta delle sue invenzioni , delle sue macchine , dei suoi apparecchi perfezionati , ostenta come titoli di nobiltà le sue locomotive , i suoi automobili , le sue dinamo , i suoi telegrafi , le sue officine , i suoi piroscafi , ma in fondo è irritatissimo di tutte queste cose che gli impongono una vita tanto dura ed estenuante . Le diavolerie meccaniche ; questa in verità è l ' ossessione dell ' uomo moderno , il quale tornerebbe tanto volentieri alla consuetudine semplice e lenta di una volta ; talché il suo più dolce sogno è forse quello di poter trovare un angolo quieto e silenzioso , un recesso isolato e lontano ove non passino né treni né automobili , ove non arrivino dispacci e giornali , ove non si senta altro rumore che quello del vento , ove sia possibile rinnovare l ' antica e tranquilla esistenza patriarcale . Passati di moda e chiusi i monasteri chi darà all ' uomo moderno , dall ' insoddisfatto desiderio di solitudine , il suo nuovo chiostro ? Io mi sento da tanto . Vi è chi per isfuggire dal tumulto e dagli urti della nostra civiltà brutale e vertiginosa si sottomette a ogni genere di privazioni e di sacrifici ; si arrampica su per le vette pericolose dei monti , si confina nei paesi più inospiti , erra per la campagna e per gli oceani o per i deserti e i ghiacci polari come un ' anima in pena , mentre il sospirato porto pare che gli sfugga dinanzi sempre . Ma questi sono tormenti inutili , poiché a tutti gli esuli volontari io posso indicare la beata riva , l ' ideale asilo , ben vicino , e a cui l ' approdo è consentito senza disturbo alcuno . Pare incredibile ma così è ; ciò che l ' uomo va a cercare a costo di mille fatiche , gli sta d ' accanto , ed è la pittura moderna che glielo offre . Si entri in un qualsiasi recinto ove siano adunate opere di pittura moderna , sia in Italia sia all ' estero , e lo scopo sarà immediatamente raggiunto ; l ' anima più desiderosa di solitudine e di pace vi troverà il suo supremo conforto . Ogni più fantastico sogno di isolamento , di esistenza romita e pura sarà trasformato in realtà . Il breve passaggio attraverso la porta sarà come il varco miracoloso attraverso il Lete e lo Stige . In quel ricovero artistico tutta la civiltà sarà obliata e scomparsa , sarà come se non fosse mai esistita , sembrerà di essere entrati in un altro mondo o di vivere in un ' altra età , senza neanche più l ' ombra di un utensile meccanico , di un palo telegrafico , di un qualsiasi segno di tutto l ' odierno meccanicismo . Con pochi metri e pochi centesimi si sarà effettuato il più straordinario dei viaggi , un viaggio al cui confronto diventano puerilità quelli del Verne , un viaggio come quello dell ' eroe del Wells sulla macchina del tempo , un viaggio cioè da un mondo ad un altro , da una civiltà ad un ' altra , dal secolo nostro ai secoli che furono . Altro che chiostro ! questo è il rifugio magico , il castello addormentato , ove la vita si svolge sempre eguale , immutabile , come veramente si svolse dalle origini fino a tutta la durata del regno del cavallo ; questo è l ' Eden sicuro e incontaminato , l ' Arcadia mite e leggiadra che ci ha apprestato la pittura moderna durante la sua irrequieta rinnovazione . Ora finalmente si capisce dove tendevano le audaci riforme degli impressionisti e a che miravano le ribellioni di tutti i veristi , di tutti gli ardenti innamorati della realtà e della vita . Come sono stati misconosciuti ! Pensare che fino a ieri erano ritenuti come i più acerrimi nemici della tradizione pittorica , come altrettanti anarchici distruttori di tutto il passato , di tutti gli schemi , di tutte le formule , di tutti i " soggetti " omai abituali e piacevoli , invasati dall ' idea fissa di portare la realtà , la natura , la vita , dalle vibrazioni di un raggio di sole o dai riflessi lividi della luce elettrica al maestoso spettacolo di energia di una stazione ferroviaria o di una officina elettrica nel quadro ! C ' è voluta proprio tutta la malignità dei critici per travisare così le loro intenzioni . La verità è che la vita moderna non è mai stata più completamente esclusa dalla rappresentazione pittorica come dopo la prevalenza del verismo e la vittoria delle nuove tendenze sull ' accademia . Io ricordo infatti la strana sensazione provata una volta passando dalla Avenue des Champs Elysées al Grand Palais ove erano raccolte le tele del Salon . Non mai due visioni più diverse e contrastanti erano state così contigue e si erano succedute a più breve distanza dinanzi ai miei occhi . Se non identità , avrebbe dovuto esservi tra l ' una e l ' altra almeno una certa somiglianza ; si trattava della vita moderna più tipica fervida e ricca e della pittura pure moderna.più libera e innovatrice eseguita in mezzo a quella vita , fiorita dentro a quel fervore ; quest ' ultima avrebbe dovuto essere una specie di specchio della prima ; ebbene , ne era invece la negazione ; nulla di ciò che stava nell ' una si rinveniva nell ' altra , nulla di ciò che si vedeva nella strada si scorgeva sulle tele . Ciò che si poteva discernere sulle tele , tranne le acconciature di qualche ritratto , apparteneva all ' oggi come a due secoli addietro , era di Parigi come della più rustica borgata alpestre , anzi più di questa che di quella . In altre parole in quelle gallerie polverose e fredde , tappezzate di quadri , Parigi era scomparsa , era scomparsa la metropoli più vivace della vita moderna , con tutte le sue folle frettolose , con tutti i suoi rapidi cortei di automobili , con tutte le sue cinture ferroviarie , con i suoi viadotti per i treni elettrici , con tutta la sua animazione meccanica ; era scomparsa bruscamente come cambia uno scenario a teatro , ed era stata sostituita da zone di pianura o di montagna deserte , da villaggi , da casolari , da stalli di pastori fra cui si aggiravano sperduti alcuni tipi parigini dal viso sgomento , come gli ultimi mascherotti all ' alba delle Ceneri . Qua e là qualche gruppo storico , qualche frammento di vita passata : una lotta di gladiatori nel circo , un episodio guerresco dei tempi di Napoleone , oppure la dimora chimerica intravista nel sogno . Che cosa può esservi di più distante dalla vita moderna di questa pittura moderna ? Vi è tra le sale di una Esposizione di pittura e una grande strada , un boulevard di Parigi , un divario maggiore che fra lo Strand ove si accentra il maggior movimento londinese e una galleria del British Museum . Testé alla Mostra di Venezia questa sensazione si è ripetuta e si è fatta più precisa . Malgrado che Venezia , per la sua struttura singolare sia la città ove tanti ordegni e tanti aspetti della vita moderna non hanno potuto entrare , sia la città che più ha resistito a quei mutamenti i quali hanno cambiato il tipo delle metropoli europee e che ha mantenuto quindi in maggior proporzione intatto il suo carattere , la sua suppellettile e le sue usanze di una volta , malgrado che per Venezia non circolino né biciclette né automobili , e la gondola secolare fiancheggi il mostruoso piroscafo e sulle spalle delle donne perduri l ' antico scialle , mentre non si scorge una sola casacca di chauffeur , malgrado ciò ; malgrado questa atmosfera immutata ab antiquo , tuttavia la pittura adunata nelle sale dell ' Esposizione resta sempre isolata e assai più differente e distante anche da questa scarsa vita moderna dei cimeli raccolti nel Museo Correr . Questo dissidio che già mi aveva colpito due anni or sono , mi è apparso ora ancor più profondo e reciso . Perché ? Perché poi aumenta invece di diminuire ? Io non sapeva da prima rendermene ragione ; i pittori dovevano pur vivere in mezzo a noi , dovevano sia pur alla lunga accorgersi dei cambiamenti avvenuti , assuefarsi alle nuove forme , accostarsi ai nostri strumenti ; eglino già rappresentavano l ' uomo e la donna non solo negli acconciamenti alla moda e negli ambienti contemporanei , ma anche nel loro spirito particolare , già riproducevano qualche veduta delle nostre nuove città , già il loro colorito sentimentale si intonava alle nostre commozioni o raffinate o eccessive , già sapevano misurare le nostre passioni ; ma tutto questo non bastava , tutto questo non avvicinava di una linea la pittura alla vita ; anzi il dissidio si è aumentato ed aumenta vieppiù fino a portarci a una separazione definitiva . L ' enigma pertanto si addensava e si imbrogliava , quando me ne ha offerto la chiave , l ' esclamazione casuale di un pittore mio conoscente . Sapendo le mie simpatie automobilistiche , mentre si chiacchierava sulle novità e sul valore della Esposizione egli interruppe d ' un tratto il suo ragionare per dirmi : Toh ! Hai visto ? Non un quadro di automobili in tutta l ' Esposizione ! Al momento , se pur riconobbi l ' esattezza della osservazione , non mi vi fermai sopra . Soltanto alcun tempo dopo , ricordandola , mi apparve d ' improvviso come il nodo della questione che mi aveva tanto preoccupato . Certo in tutta l ' Esposizione non si scorge un solo quadro che riproduca l ' automobile o fermo o in corsa , come non ve ne sono che riproducano il treno , la locomotiva , il vagone , il tranvai , niuno insomma dei tanti sistemi di locomozione meccanica ; come non se ne vedevano nelle Esposizioni passate , come non se ne trovavano nel Salon di Parigi , come , tranne forse qualche rarissima eccezione , non ne esistono in tutta la pittura moderna . Il pittore moderno , il quale per necessità o per diletto va in ferrovia , in tram , in automobile , in battello a motore e non si acconcerebbe certo a farne senza , nella sua arte ignora completamente tutti questi arnesi , si comporta come se non fossero mai esistiti e lo stesso contegno attribuisce alle cose da lui dipinte . Il pittore e il suo mondo dipinto non conoscono che la marcia a piedi e la trazione animale . Ecco ormai risolto il problema . Se la pittura moderna è tanto lontana da noi , se essa è tanto separata e diversa dalla vita moderna , così da sembrare la raffigurazione di un ' altra vita e di un altro mondo , e se una tal separazione cresce vieppiù , malgrado gli sforzi in contrario , si è unicamente per la esclusione di tutti i nostri mezzi meccanici di locomozione . Mi pare di scorgere qualche gesto di incredulità ; forse questa conclusione sembra eccessiva . Se taluno dubita pensi un po ' con me . Se in qualche cosa noi abbiamo conseguito un progresso decisivo sui nostri predecessori , se in qualche cosa noi siamo diversi , non solo per quantità o per grado , ma per qualità e sostanza dai nostri antenati , è precisamente nei mezzi di locomozione ; ogni altro progresso può essere più o meno autentico , questo è il solo indiscutibile . Ciò che ha creato una condizione di cose assolutamente nuova , ciò che ha cambiato la faccia del mondo e ha rinnovato la vita e ha spostato l ' indirizzo della civiltà , ciò che ha posto fra noi e tutto quanto ci ha preceduto una demarcazione incancellabile , che ha si può dire diviso la storia umana in due êre distintissime , e ciò che nel proprio complesso ha subìto la massima e più vasta trasformazione , ciò è costituito dai moderni sistemi di locomozione e di comunicazione . In questo campo nulla è rimasto di vecchio , tutto si è cambiato . Tutte le altre innovazioni , tutte le altre scoperte passano in seconda linea di fronte a questa della locomozione meccanica . Il mondo e il ritmo della vita conservatisi quasi uniformi dalle origini fino alla prima locomotiva hanno fatto da qui un salto enorme ; il mondo che fu sempre lo stesso fino a un secolo fa è da allora diventato un altro . Non con la scoperta della polvere , della stampa e dell ' America , ma dall ' inizio della locomozione meccanica comincia l ' età nuova . La locomozione meccanica svolta fino alla meravigliosa perfezione dell ' automobile per cui la velocità è alla portata di tutti e diventa una docile facoltà della volontà individuale , per cui ogni resistenza è tolta , ogni vincolo spezzato , per cui l ' uomo è il più rapido e quindi il più libero fra i viventi , ecco il presente e l ' avvenire , la conquista umana della terra , del mare , del cielo ! Anche il Wells ha posto come fondamento delle sue Anticipazioni , i nostri nuovi mezzi di locomozione , non solo perché costituiscono la novità più distintiva del nostro tempo , ma perché esercitano il massimo potere trasformatore su tutta la civiltà . Tolta la locomozione meccanica manca il rilievo tipico della nostra età e il mondo ricasca nella sua consuetudine antica . Ora la pittura moderna , che pur ha tenuto conto di tanti altri elementi secondari di modernità , elementi spirituali e sentimentali , ha lasciato interamente nell ' oblio questo , il più importante , quello che dà l ' impronta alla vita moderna . Ed è per questo che sebbene la pittura non disdegni i nostri abbigliamenti , i nostri caffè e i nostri teatri , le nostre passeggiate , sebbene la pittura interpreti , anche esagerando , i tratti salienti dell ' uomo e della donna moderni , sebbene nelle sale veneziane l ' Anglada ci mostri le notturne creature del lusso e della gioia , gli artificiali fiori venefici e inebrianti dei restaurants , dei music - halls , dei teatri parigini , e il Brangwin ci illustri nelle sue composizioni decorative l ' opera solenne e gigantesca dei nostri lavoratori : non arriva mai a darci la sensazione della vita moderna ed anzi se ne distacca ognor più . Essa dimentica l ' essenziale per l ' accessorio , dimentica quello che è unicamente del nostro tempo , per quello che può essere anche di altri tempi , e lo dimentica quando la sua importanza si moltiplica di giorno in giorno ; la separazione quindi tra la pittura e la vita non può che accrescersi . Io non voglio già affermare con ciò che il pittore moderno per essere tale non debba dipingere che automobili e treni , voglio dire che egli deve far loro nell ' arte quel posto che tali strumenti occupano nella vita ; allora la sua arte sarà lo specchio della vita moderna . E per dipingerli , per trovare la loro linea di bellezza , la sola che meriti di essere artisticamente raffigurata , per ottenere cioè la loro espressione artistica che è la sintesi della loro vita , egli deve conoscerli ed amarli , comprenderne le energie e i grandi destini . Altrimenti non farà che immagini goffe , simulacri inerti o disegni tecnici . Poiché purtroppo nulla vi è di più imbarazzato e puerile e di meno esatto dei nostri pittori quando si mettono a dipingere qualche brano di vita tipicamente moderno . Guai se gli storici futuri dovessero descrivere lo stato delle nostre industrie unicamente sulle rappresentazioni decorative del Puvis de Chavannes e del Brangwin , e cito i migliori . I grandi maestri del passato , i sommi artefici avvivatori del quattrocento e del cinquecento , e il puro e ingenuo Carpaccio per primo , creavano simultaneamente il capolavoro e il documento storico , fondevano la precisione con la bellezza . E non solo esprimevano così alla perfezione il loro tempo , ma traducevano in aspetti e in forme del loro tempo anche le visioni e gli spettacoli del passato , preferivano la loro lingua viva ad ogni altra , erano testimoni insospettabili e traduttori meravigliosi .
IL PRECURSORE. GIACOMO CASANOVA ( MORASSO MARIO , 1905 )
StampaPeriodica ,
Vi è qualcuno che un secolo e mezzo prima di noi ha vissuto la nostra vita febrile , è stato invaso dalla nostra inquieta agitazione , ha cercato sempre al pari di noi l ' eccesso , ha pensato con le nostre idee , ha compiuto i medesimi sforzi nostri per raggiungere la vetta ed ha sentito come noi . È Giacomo Casanova , colui che è conosciuto soltanto come il famoso avventuriero veneziano o come un Don Giovanni di facile contentatura , mentre meriterebbe di esserlo come il più grande e il più completo precursore dell ' uomo moderno . Ed è veramente strano in tanta smania di ricerche storiche come questa sua qualità tipica ed eminentissima non sia stata ancora rilevata , come in lui non si sia veduta questa evidentissima stoffa di uomo nuovo , di uomo nostro contemporaneo che egli ha affermato nettamente e indelebilmente in duplice guisa , come uomo e come artista , nella sua vita e nel racconto della sua vita , in contrasto netto con lo sfondo conservatore e tradizionale della sua città . Ma a dir vero Casanova , se è nato a Venezia , non è veneziano , la sua nascita a Venezia non è che una combinazione , egli è figlio d ' arte , e in ciò già si mostra uno dei suoi aspetti di precursore . La sua patria non è come per gli altri uomini del suo tempo una città , un borgo , una breve zona di terra , la sua patria si estende fin dove arrivano le peregrinazioni degli artisti italiani da teatro di allora ; è grande come l ' Europa , è stata materialmente Venezia come poteva esserlo qualsiasi altra capitale europea . Casanova adulto è quasi sempre in istato di guerra con la sua città natale . Fra lui e Venezia pare esistere una specie di idiosincrasia , mentre egli viceversa è essenzialmente cosmopolita . Egli si trova a suo agio a Napoli come a Parigi , a Roma come a Londra , a Aix come a Baden , a Costantinopoli come a Mosca , a Corfù come ad Amsterdam . Ha un portamento internazionale , europeo , superiore ai singoli usi locali , che va bene da per tutto , come quello della odierna alta società cosmopolita che passa l ' estate in Norvegia , l ' inverno al Cairo , la primavera a Parigi e l ' autunno nei suoi castelli e in Italia , trovandosi ovunque come in casa propria . Da Venezia il Casanova ha tratto soltanto una particolare predilezione per le forme fastose , per gli adornamenti , per gli spensierati svaghi del passato . Ma il precursore ardito e geniale si rivela subito prepotentemente in lui , allorché nella lotta per la vita si tratta di conquistarsi un posto nel mondo . Casanova è non solo quello che noi chiamiamo il self - made - man , ma il precursore , il primo dei self - made - men moderni ed inoltre egli è più volte il self - made - man di se stesso . Poiché non solo egli è stato costretto a rifarsi da capo la sua posizione a partire dal nulla per arrivare a tutto , ma questa ricostruzione egli ha operato nelle guise più diverse per differenti personalità . Egli riassume in sé tutta una schiera di arrivisti . Dovendo pur sempre prendere le mosse da zero , dal niente , noi lo vediamo già in buona situazione alla corte pontificia , poi nelle milizie venete , poi tra i patrizi più illustri di Venezia , poi ancora grande finanziere e delegato governativo a Parigi , ricco banchiere in Olanda , intraprendente industriale a Parigi , invincibile e temerario giocatore a Aix , a Milano e a Genova , frequentatore di sovrani e di nobili , gran signore nei divertimenti , viaggiatore instancabile , avventuriero astutissimo , conversatore arguto e desiderato , scrittore colto e inspirato . In ognuna di queste direzioni il Casanova ha dovuto sempre mettersi in cammino da principio . Dell ' edificio elevato precedentemente al sopraggiungere della catastrofe nulla restava , ogni volta l ' uomo precipitava al fondo e doveva rifabbricare dalle fondamenta , ed ogni volta egli arrivava alla cima . Io non so scorgere altro esempio di questo gigantesco lavoro di Sisifo , compiuto sempre con successo . Sono i primi passi quelli che costano , sono i primi quattrini i più difficili a fare , e il Casanova ad ognuna delle sue incarnazioni doveva appunto cominciare da questi durissimi preliminari . Primo dei Robinson , nell ' isola deserta e ostile in cui si trovano tutti i miserabili , tutti i naufraghi della vita , egli si è trovato in ogni periodo della sua molteplice esistenza , nella condizione peggiore di quella dei Robinson da romanzo ; sprovvisto di tutto , mancando persino degli avanzi del vascello infranto da cui trarre il primo strumento indispensabile per far gli altri , e malgrado ciò egli ha saputo sempre farsi tutto . Quei meravigliosi e tenacissimi nord - americani , che si ricompongono anche tre o quattro volte i milioni di dollari inghiottiti nelle tempeste della Borsa , sono da meno di lui , perché eglino ripercorrono sempre presso a poco la stessa strada , mentre il Casanova , come ho detto , ad ogni rovescio si avviava per un cammino nuovo e toccava un nuovo vertice . Ma egli è qualcosa di più e assai più di un iniziatore dell ' arrivismo , egli è il preannunziatore della vita moderna in tutte le sue faccie , è il primo uomo moderno . L ' ansia di novità , il desiderio di tutto vedere e di tutto provare , l ' incontentabilità nostra sono già acutissime in lui . Egli ha addirittura la frenesia di viaggiare , di correre , di passare da una sensazione all ' altra vertiginosamente , egli fa presentire le due caratteristiche dei tempi moderni : la smania dei viaggi e la cupidigia della velocità . Non si arresta mai , gira l ' Europa tre o quattro volte in tutti i sensi , non si riposa mai , se non viaggia materialmente , viaggia con il sentimento , con la fantasia , cacciandosi volontariamente nei più ardui intrighi quasi a sfogare un ardore esuberante ; nulla lo trattiene , neanche la felicità , neanche la ricchezza . A Milano e ad Amsterdam ove le due fortune gli si offrivano riunite nelle mani di due belle fanciulle , egli pure innamorato , pur consapevole della importanza della rinuncia , rifiuta e se ne va ; l ' idea di un vincolo lo esaspera anche se contesto di rose . Egli è il moto perpetuo , oggi sarebbe un esploratore , uno chauffeur avido di rapidità , al suo tempo non poteva essere che un avventuriero vagabondo , quando l ' uomo normale doveva accontentarsi dei confini dentro i quali poteva andare e tornare in un giorno con le sue gambe o quelle del suo cavallo . Ma il Casanova se fu un avventuriero riuscì ad essere per la superiorità del suo spirito il capo schiera , l ' iniziatore di quella corrente di viaggiatori , di turisti che ora girano il mondo osservando e studiando tutto ciò che presenta di bello e di importante storicamente e artisticamente . Casanova non viaggiava solo per far quattrini e per sfuggire alle polizie , viaggiava per viaggiare , per il suo diletto , per soddisfare un bisogno del suo spirito , e tutto vedeva e tutto esaminava e tutto annotava , talché le sue Memorie sono per una parte una anticipazione del Baedeker e per l ' altra un grandioso e prezioso rilievo morale , politico , economico , artistico dell ' Europa prima della Rivoluzione francese . È lo spirito moderno che freme nel Casanova , egli non è soltanto un precursore nella sua attività esteriore , ma in quella interiore , e cioè per le idee e i sentimenti . Se l ' uomo si atteggia a alchimista , a indovino , a mago , se pratica la cabbala e con madame d ' Urfé offre sacrifici alla luna e ai pianeti , se interroga l ' oroscopo prima di agire e si mostra superstizioso , egli è il primo a ridere delle sue operazioni e della sua personalità sopranaturale che egli si affibbia perché sovente non può farne a meno , per necessità di vivere , perché gli altri vogliono essere mistificati . Ma come un perfetto attore che recita impareggiabilmente la propria parte talvolta vi prende gusto anche lui e si illude col proprio artificio . Del resto quante volte egli non dice dopo che i fatti hanno dato ragione al suo oroscopo , che lo stesso sarebbe avvenuto se anche l ' oroscopo avesse preveduto il contrario ? Ma sottilmente , con una osservazione veramente moderna , egli aggiunge che la previsione dell ' oroscopo , quando si tratta di fatti soggettivi può aver fornito uno dei tanti motivi al determinarsi dell ' azione in quella data guisa anziché in un ' altra . E in ciò ha ragione . Ma il Casanova del resto , malgrado l ' educazione ecclesiastica , è un irreligioso . Crede in Dio , ma in un Dio sommamente vago , un sommo arbitro di tutti i destini , un fato superiore che egli invoca a ogni proposito , per cavarsi la fame , come per la buona piega di una avventura amorosa , per vincere un colpo di faraone come per riuscir salvo in un duello , per far sì che non si riconosca il veleno propinato a una vecchia monaca come per iscampare dai Piombi . È un Dio universale , ma che diventa anche un Dio personale , una specie di demone che lo consiglia e lo spinge nelle sue imprese . Ripugna dall ' ateismo , biasima gli scrupoli , ma vuole la religione per il popolo . La sua morale è opportunistica ed egoistica , egli è di manica estremamente larga con sé stesso e con gli altri . I suoi giudizi morali sono tanto moderni che si identificano con quelli che tanto comunemente quanto erroneamente si chiamano nietzschiani . È per lui bene tutto quello che profitta , che fa piacere senza nuocere ad altri od anche quando il nocumento altrui è inferiore al piacere proprio . Con questa norma fissa egli dirige la sua vita , con questa massima cerca di persuadere le sue belle quando gli si mostrano riluttanti in nome del dovere , e cerca di tranquillare se stesso quando spoglia con la magia e col gioco gli imbecilli . Intanto sarebbero spogliati egualmente da altri che non farebbero dei quattrini l ' uso giocondo che ne fa lui , ed egli tesse l ' elogio della prodigalità , del lusso , di tutto ciò che esprime una pienezza di vita . L ' inseguimento dei piaceri è la sola mèta che meriti tutti gli sforzi , ciò che il mondo condanna come futilità è la sola occupazione che gli sembra seria , mentre quelle che sono considerate come occupazioni serie sono le vere futilità e di una sola cosa teme invecchiando , di cambiar parere , di non ritenere cioè come le uniche cose serie le care futilità di una volta . In politica egli ha una visione doppiamente presaga per i fatti e le tendenze . In ben due punti delle sue memorie egli presente il rombo lontano della rivoluzione francese e ne intuisce il formidabile schianto , come del pari capisce la debolezza del malgoverno russo e l ' imminente tramonto dello Stato veneziano . Circa le tendenze è quasi un liberale , ma un liberale pratico , non insegue la retorica dei principii astratti , ma ricava le sue osservazioni dai singoli avvenimenti , caso per caso . Sono gli stessi favoritismi da lui ottenuti che gli porgono materia per rilevare la dilapidazione del pubblico denaro , la corruzione dei funzionari , l ' incapacità dei dirigenti . Da qui egli trae facilmente i criteri a cui dovrebbe ispirarsi un governo saggio , criteri che poi saranno quelli predicati invano dagli uomini migliori della rivoluzione . Ma il merito più grande del Casanova , il suo merito non equivoco , il suo titolo non contestabile di gloria consiste nella sua anticipazione artistica . In arte egli è un vero e grande precursore . Egli è il primo romanziere moderno , le memorie della sua vita costituiscono una collana di singoli romanzi , svolti con piena maestria , completi , interessanti e differenti l ' uno dall ' altro e formano un solo grandioso romanzo di carattere universale che ha per isfondo l ' Europa e conta migliaia di personaggi , un romanzo mirabile di ambiente , di costumi , di avventura e di psicologia . Il Casanova precorre così il vero romanzo francese in un tempo in cui il romanzo non ci presenta che due soli artisti il Laclos e il Rousseau , egli il Casanova edifica una immensa Comédie humaine 40 anni prima di Balzac . Quando le svenevolezze di Bernardin de Saint Pierre o l ' enfasi retorica degli enciclopedisti infestavano il racconto , falsavano la verità , deformavano il tipo del romanzo , il Casanova è il solo narratore , è il solo che sa raccontare con semplicità , con sobrietà , con franchezza e con interesse . Egli va diritto al suo scopo , qualche breve osservazione qualche tratto significante del paesaggio e poi la narrazione corre via con vivacità e naturalezza , il dialogo si schermisce con agilità e l ' avvenimento si trova inquadrato nettamente e chiaramente . Per un lato egli riprende la tradizione aristofanea e boccaccesca , per l ' altro precede e anche supera tutte le arditezze dei veristi . Nessuno dopo di lui ha osato dire quello che egli ha detto , nessuno ha osato mostrarsi a nudo come egli si è mostrato , spiegare con altrettanta crudezza i moventi delle proprie azioni , il meccanismo spesso inconfessabile del proprio io . Un tale ardimento non trova riscontro che in opere assolutamente diverse dalla sua , nelle terribili sfide dello Stirner e del Nietzsche . Tale è l ' uomo che non si è pentito mai e che ha cercato di goder sempre , l ' uomo che non ha commesso mai falli , perché non ha mai avuto la coscienza di commetterne che ha considerato la vita come una fonte di piacere e una avventura da raccontare piacevolmente , che ha vissuto e si è guardato attentamente a vivere , attore e spettatore simultaneo della sua esistenza . Dal neo - ellenismo degli esteti alla saggezza di Maeterlinck , il cavaliere di Seingalt aveva già discoperto le più recondite e sottili pieghe dell ' anima moderna , e anche la sua inguaribile imbecillità , impiantando per primo il gioco del lotto , nella nazione più di spirito del mondo , la Francia .
LA LINGUA DELL'AVVENIRE ( MORASSO MARIO , 1905 )
StampaPeriodica ,
Mi è capitato sotto gli occhi il menu di un banchetto esperantista , banchetto cioè in cui gli intervenuti parlano un linguaggio capito solo da loro , l ' Esperanto , ma che in avvenire dovrà essere la lingua universale perché tutti gli uomini possano intendersi . I commensali hanno incominciato dal supo , sono passati al Pleuronekto , alle Kaponinoi , si sono deliziati con un gelato di Frigusta , hanno assorbito il Kafo e si sono esilarati col Campano . Io mi figuro che soltanto per il fatto che la zuppa ha cambiato genere diventando supo , e che le pollanche hanno cambiato quasi sesso diventando Kaponinoi , queste vivande debbono aver avuto un sapore nuovo e straordinariamente squisito per i convitati . Basta assai meno per illudere quell ' allocco che si chiama uomo , anzi viro in Esperanto . Gli esperantisti poi sono uomini di una specie particolare . Si dànno certi generi di tendenze , di inclinazioni , di scopi a cui non ci si può abbandonare impunemente e di cui la presenza , meglio di un abito rosso o giallo , fa dell ' uomo una bestia a parte , non compresa nelle solite classificazioni zoologiche . Si tratta della bestia maniaca , qualche cosa che va tra il ridicolo e il seccatore , tra l ' antico tipo dell ' inventore e quello più moderno dell ' apostolo di una delle tante melensaggini umanitarie . In fondo è un essere innocuo ma guai a toccarlo nella sua mania , allora egli sente l ' obbligo di vuotarsi per intero , come un otre gonfio in cui si sia fatto un foro . Quando un individuo comincia a dar segni di una di tali predilezioni , sia quella della lingua unica , o quella del vegetarianismo , o quella della riforma dell ' ortografia o del sistema planetario , non vi è più rimedio ; il suo destino è prestabilito , egli precipiterà fino in fondo . Della sua lingua universale o del suo sistema di alimentazione farà il fine della sua vita , sarà persuaso che la salvezza dell ' universo è strettamente collegata al trionfo del suo metodo , e a poco a poco dall ' una di tali manie passerà all ' altra , ne farà un sistema completo , troverà che la lingua universale non si può scompagnare dal vegetarianismo , dalla propaganda contro l ' alcool , dalla federazione europea e dalla pace perpetua . A questo punto il male sarà irrimediabile , il processo normale sarà invertito ; non sarà più la lingua universale che deve giovare all ' uomo , ma l ' uomo che deve sacrificarsi a una qualsiasi di queste utopie o a tutte insieme . La lingua universale è uno di quei tanti germogli rachitici e tardivi rispuntati sul vecchio tronco quasi inaridito della rivoluzione francese . Essa ha il suo fondamento in quello stesso stato di spirito in cui allignarono tutte le riforme rivoluzionarie , e cioè nella credenza di poter da un momento all ' altro , con un ragionamento dottrinario e con un tratto di penna , abolire il passato e riplasmare uomo e società a seconda di un tipo astratto . Ed essa fa parte di quella regolamentazione scientifica con cui l ' uomo , infervorato dai primi successi delle scienze positive , si è illuso , parecchi anni or sono , di imbrigliare l ' avvenire . Lingua , religione , scrittura , ordinamento del calendario , costumanze festive , cose che si possono cambiare come si cambia d ' abito . Le ragioni storiche e naturali per cui si sono così costituite durante i secoli non contano , basta sapere che sono procedimenti empirici , in cui lo scienziato moderno ha scoperto un cumulo di errori , di incongruenze , di perdite di tempo , e che quindi si debbono sostituire con un nuovo ordinamento , creato di sana pianta al lume della scienza e perciò al buio dei fatti e della vita . La logica deve trionfar della natura , che diamine ! E così mentre a Parigi si radunano coloro che vogliono abolire le vecchie feste , come il Natale , la Pasqua , Ognissanti , ecc . , divenute insignificanti ed assurde per surrogarvi le feste umane e scientifiche della famiglia , del lavoro , del ricordo , della generazione , a Boulogne - sur - mer si sono riuniti quelli che ai nostri antiquati idiomi , pieni di complicazioni , di irregolarità , di lungaggini e di difficoltà inutili vogliono surrogare la lingua universale , una lingua creata di sana pianta da un medico , una lingua quindi perfettamente scientifica . La balordaggine della sostituzione è evidente . Si vuole abolire un prodotto naturale come la lingua , formatosi esclusivamente sotto l ' influsso delle necessità cui doveva soddisfare e poi continuamente aggiustato , tornito , manipolato dall ' uso , sempre per corrispondere meglio a queste necessità delle quali l ' uomo è quasi l ' inconsapevole strumento , per mettere al suo posto un pasticcio stridente e ripugnante costruito da un tale in relazione a una data teoria astratta . Al prodotto della necessità istessa che si è proprio direttamente creata il suo strumento e della quale l ' uomo non è stato che l ' esecutore si nega la praticità per riconoscerla alla costruzione puramente cervellotica di un uomo solo ? Del resto questa costruzione si condanna da sé . Come non poteva essere altrimenti questa lingua inventata , sia il Volapuck passato già di moda , sia l ' Esperanto un po ' più recente , sta alle lingue naturali , come un burattino sta a un uomo , come un fiore di lana sta a un fiore fresco . Questa lingua inventata è peggio di qualsiasi povero dialetto barbarico , è una ignobile parodia dei linguaggi parlati , è un informe ammasso di consonanti aspre , di suoni rauchi e di parole degradate . Per voler semplificare artificialmente , per voler togliere le difficoltà ortografiche e grammaticali rispondenti a necessità psicologiche , non si è fatto che avvilire , mortificare e spogliare i vocaboli e le locuzioni dei vari idiomi , adunando tutto un miserevole insieme di tronconi ispidi , di frammenti mutilati , di esseri spelati che muovono a compassione e ribrezzo . Questa lingua dell ' avvenire , questo ignobile gergo , ove il k , l ' j e l ' u sono le lettere predominanti , ove non si incontrano che gruppi di sk , di kr , di tk o di kt , ove ascoltiamo guaiti , latrati , miagolii come questi malgrandan , maldikulon , famekonitaj , forflugis , samspecai , kreskas , kvindek , kvankam , ove per dire : " Io era di quelli che lo hanno ricevuto alla stazione del Nord " , si bestemmia : " Mi estis unu el tiuj kiuj antauiris linje la Norda Stacidomo " , questo gergo peggiore di quello dei carcerati deve essere la favella dei nostri figli , la favella che la nostra scienza lascia loro in eredità per ripudiare l ' eredità della natura ? Ah no , no davvero ! Salvo che l ' uomo non sia in uno stato di ubriachezza permanente o non abbia la paralisi fin dalla nascita questa non sarà certo la sua lingua futura . La lingua dell ' avvenire non differirà gran che dalla lingua del presente , come questa è la continuazione della lingua del passato . La pluralità linguistica che risale fino ai più remoti confini della storia non cesserà nel futuro , non vi è ragione alcuna perché l ' ossatura del linguaggio , perdurata attraverso i millenni , cambi improvvisamente oggi o da qui a qualche diecina di anni . Il bisogno di intendersi fra gli uomini parlanti diverse favelle sussisteva in passato come esiste oggi , e forse era più forte in passato che non nell ' oggi , data la maggior facilità odierna per l ' uomo di apprendere altre lingue oltre la propria . Non si dà oggi quasi persona colta o che ne abbia di bisogno la quale non conosca quelle tre o quattro lingue con cui può farsi capire in tutto il mondo , mentre anticamente era un ' impresa assai ardua e che richiedeva mezzi ingenti o combinazioni speciali quella di imparare una lingua straniera . D ' altro canto come nell ' antichità classica con due sole lingue , la greca e la latina , che erano le lingue dei dominatori , si provvedeva a tutte le evenienze internazionali , così adesso con tre - francese , inglese e tedesco - si può far lo stesso . Ora vi sono più numerosi bisogni di comunicazione , che debbono anche soddisfarsi molto più rapidamente , e questo è vero , ma non è affatto vero che l ' uomo abbia tutto a sacrificare a questa ansia di rapidità come un affamato che non può concedersi alcuna distrazione , poiché il tempo disponibile neanche gli basta alla conquista del cibo . Sono le civiltà iniziali che richiedono la massima rapidità e in cui tutto deve essere consacrato a un fine immediatamente utile ; i popoli moderni si sono trovati e si trovano ancora in parte in questa fase , avendo dovuto crearsi , al pari dei singoli individui , una nuova fortuna e tutti i mezzi per ottenerla nel nuovo ambiente industriale , una volta che gli antichi privilegi , le antiche posizioni non erano più riconosciuti . Da qui la smania di rapidità da cui è stata invasa l ' età moderna ; ma adesso i primi gradini son già saliti , tutto il nuovo corredo occorrente alle trasformate attività sociali è quasi compiuto , molte fortune sono già fatte , molte posizioni eminenti sono state riconquistate , non vi è più necessità di affannarsi tanto . Infatti , se nelle industrie , se nella locomozione si continua a ricercare la velocità , nella vita questa spinta si è già rallentata . La ricchezza conseguita non solo elimina il bisogno di rapidità , ma anzi ricomincia a far prediligere delle forme di perditempo , di indugio per la ricerca di effetti di eleganza o di bellezza più o meno bene intesa . L ' industriale yankee adotterà una macchina per abbreviare di qualche secondo il tempo necessario a scavare i denti di un ingranaggio , adopererà la stenografia e la macchina da scrivere per la sua corrispondenza commerciale , ma trascorrerà poi due mesi in ozio a bordo del suo yacht , e per scrivere una lettera ad una signora dell ' aristocrazia impiegherà tanto tempo quanto gli basterebbe a scrivere a mano tutta la sua corrispondenza commerciale , unicamente per dare alla sua calligrafia un aspetto eccentrico , nobile , artistico . Il progredire della civiltà , sia pure civiltà mercantile , implicando aumento di ricchezza e di lusso , non solo non porterà all ' uso di alcune di queste brutte e artificiose semplificazioni della lingua e della scrittura , ma anzi produrrà una maggior ricercatezza , una maggior complicazione e varietà sia nella scrittura , sia nella lingua . Come aumenterà il lusso materiale , talché , e già lo si scorge , invece di una specie di bassa uniforme comune a tutti , pronosticata da qualche visionario sarto socialista , si avranno abiti e vesti sempre più sfarzosi , sempre più adornati e diversi gli uni dagli altri , così si accrescerà anche il lusso spirituale ; l ' uomo terrà sempre più a dimostrare un favellare fiorito , magari complicato e prezioso , che lo distingua dagli altri , per la vanità di apparire originale , raffinato e bene informato delle mode . E la moda sarà sempre più mutevole e capricciosa . Quindi non solo non si adotterà alcuno di questi corrotti gerghi convenzionali , ma anzi nulla sarà più detestato , come di pessimo gusto , di queste misure livellatrici ed egualitarie ; salvo il caso che la moda , in qualche suo pervertimento momentaneo , ritrovando in taluno di essi tanta assurdità e tanta contorsione quanta non le sarebbe dato di rinvenire in alcuna lingua vivente , non gli accordi una voga fittizia , come quella della crinolina . Nell ' avvenire si avrà bensì una specie di linguaggio industriale unico , ma sarà un linguaggio esclusivamente tecnico , da paragonarsi a quello delle formule matematiche ; si avrà pure una lingua più diffusa delle altre , più importante delle altre e sarà quella del popolo che la imporrà con la forza delle sue armi e delle sue macchine , e sarà la lingua inglese o la lingua tedesca , da paragonarsi alla lingua latina nel mondo antico ; e si avrà infine l ' identica varietà delle lingue inferiori , lentamente modificate dalla moda e da altri fattori sociali . In questo grande gioco di forze non vi è posto né per l ' Esperanto , né per alcun altro di questi contraffatti mostriciattoli sorti dalla aberrazione umana .