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LA LOTTA DI SESSO ( OJETTI UGO , 1899 )
StampaPeriodica ,
Sed toleranda fames , non tolerandus amor . CLAUDIANO V ' è anche una questione sessuale e v ' è anche un diritto all ' amore . Chiedo alle mie lettrici di fare uno sforzo di logica e assurgere dai ricordi e dai desiderii personalissimi alla concezione dell ' Amore e del Diritto con le iniziali maiuscole ; altrimenti la paura del dover amare corrispondente a quel diritto d ' amare potrebbe apparir loro orribilmente disgustosa . E chiedo loro anche di considerare che quel diritto all ' amore lo si pretenderebbe non solo per gli uomini ma anche per le donne . Ed è prudente , qui per qui , non spaventarne alcuna ponendo un qualunque limite d ' età . Poniamo che quel diritto ci accompagni fino alla morte come il sole , simile al diritto sul pane , sul lavoro e su la incolumità personale . Mario Morasso , ingegno vertiginosamente originale , pronto a spiccar dal più piccolo scoglio della realtà salti parabolici nel mare delle ipotesi , autore di libri constellati di idee la metà delle quali amo per la loro fecondità e la metà detesto per la loro inutile ferocia , quattro anni fa per il primo nella Riforma sociale propose la Questione sessuale . Fra i due istinti essenziali dell ' uomo conservazione dell ' individuo e conservazione della specie non si può stabilire una gerarchia ; anzi a vederli praticamente e obbiettivamente nell ' uomo attuale , l ' istinto d ' amore , per quanto represso e nascosto , appare più forte del primo , cioè v ' è chi si uccide perché non può soddisfarlo . Ora perché la legge riconosce nell ' uomo solo il diritto di vivere ma non quello d ' amare , e con maggior precisione perché la legge concede all ' uomo la dirimente della legittima difesa solo nel caso di attacco diretto alla persona fisica , quando egli mostra spesso di pregiare qualcosa ancor più della sua esistenza , cioè il suo amore ? Un sociologo che è anche un critico d ' arte modernissimo e acuto scrive ora tutt ' un bel volume su questa Lotta di sesso , studiando cioè gli ostacoli che all ' istinto d ' amore derivano nella donna e nell ' uomo rispettivamente dall ' uomo e dalla donna desiderata , e proseguendo così l ' opera iniziata col suo libro sui Reati sessuali dove egli studiava gli ostacoli posti dalla legge . Pare ormai provato dagli embriologi che l ' uomo e la donna non siano che due parti individue d ' uno stesso elemento , o meglio le due parti d ' una cellula spaccata crudelmente in due ; e per questo essi cerchino naturalmente di riunirsi per ricreare quell ' entità perduta . E poiché lo stato di separazione è fatalmente più lungo di quello di comunione , l ' amore diventa sinonimo di dolore , cioè di permanente contrarietà a un istinto , di lunga insoddisfazione d ' un desiderio . E tutto ( a udir i commenti dei sociologi ai suddetti embriologi , perché nella realtà mi pare che si vada innanzi abbastanza comodamente ) , si infrappone a quella tale operazione matematica della ricostituzione dell ' unità : la società , le sue leggi , le sue abitudini , i suoi pregiudizii , la differenza di sensibilità nell ' uomo e nella donna , la religione , il pudore , e pare impossibile perfino certa letteratura . E quel dolore diventa così angoscioso che nello spasimo verso la felicità gli amanti finiscono a desiderar la confusione dei loro esseri , la dissoluzione e la morte , pur di non tornar a penare . « La propria diffinizione del perfetto amore dell ' uomo et della donna , è la conversione dell ' amante nell ' amato con desiderio che si converta l ' amato nell ' amante » , diceva Leone Ebreo nel 1535 , e pochi anni prima nei Dialoghi di Sperone Speroni ; né allora , ch ' io mi sappia , erano in alcuna università cattedre di embriologia e di psichiatria , né Lombroso aveva ancòra scritto quel suo geniale volume su l ' Amore nel suicidio e nel delitto . Ora in questa ingannevole lotta tra uomo e donna una lotta che assomiglia all ' accavallarsi furioso dell ' onde su la superficie del mare , mentre a dieci metri di profondità tutto è quiete e beato il Viazzi molto perspicuamente distingue tre epoche . Primitivamente in quello che una volta si chiamava lo stato di natura , la donna ha un dominio assoluto e spaventoso su la vita dell ' uomo . In tutto il regno animale , il maschio dopo l ' amore cessa di vivere molto prima della femmina anche perché volendo adornarsi e abbellirsi per attirarla perde forza e agilità mentre il pericolo di essere scoperto dai suoi nemici aumenta in proporzione di quelli ornamenti . Anche oggi , sebbene il maschio si impennacchi meno e spesso si contenti per attirar la donna di gonfiarsi e rimbecillirsi un poco , chi esamina le statistiche delle popolazioni europee vede che la mortalità tra i diciotto e i ventisei anni è di molto maggiore fra noi uomini che fra le donne : ciò che forse muterà quando gli uffici di statistica saranno tenuti dalle donne . Per fortuna in tutto , tranne che nell ' amore , l ' uomo è il forte e la donna è il debole . E l ' uomo , avendo più e più chiara la percezione delle necessità della conservazione individuale nell ' asprezza della vita primitiva e volendo d ' altro canto mantenersi contro gli altri la compagna scelta dal suo desiderio e offrendole perciò di difenderle la vita e spesso anche di trovarle il cibo , finisce a prendere su lei una prevalenza , di abitudine più che di istinto . E questa è la seconda fase . Nella terza , poiché perdura quello stato di coscienza ma declina l ' urgenza nei bisogni elementari della vita , la donna si rialza dall ' affievolimento e riconquista pian piano , obliquamente se non dirittamente , il perduto dominio . Oggi pare che siamo in queste condizioni ; dei due periodi passati restano due condizioni di fatto , la frequenza delle percosse maritali e il contratto ora tacito ora esplicito per cui , se la donna tiene l ' uomo per forza d ' amore , l ' uomo tiene la donna per forza di pane . Familia ha la stessa etimologia di famulus , schiavo , da fames , fame . Fedeltà canina , osserverà qualche sentimentale : ma i sociologi hanno il cuore duro e lasciano il sentimento a sbadigliare in anticamera . È divertente seguire questo lento e abile ritorno della donna al potere . Pian piano le antiche norme legislative non posano più su le condizioni economiche e morali che le determinarono ; così che esse hanno una forza breve e intermittente nei ristretti limiti delle singole applicazioni giudiziarie ; ma la vita vera soverchia le dighe e corre pel suo verso liberamente . Quelle leggi , dice bene il Viazzi , ormai più che altro rappresentano l ' inanità della parola , incerta nella sua rigidezza , di fronte al continuo divenire della realtà . La donna ha saputo sfruttare le sue vere inferiorità fisiche e la sua inferiorità legale con una finezza cui purtroppo non si può dare che il sommo ed unico aggettivo di femminile . La sua penetrazione psicologica , la celerità sua a definire i sentimenti e i pensieri altrui dai minimi segni esteriori , quella miopia intellettuale descritta dallo Schopenhauer per cui nelle cose vicine la donna discerne analiticamente piccolezze a primo tratto ignote agli uomini ma le cose lontane le sfuggono , la aiutano in questo lavorìo . D ' altra parte , questa finezza di percezione intellettiva per la deficiente delicatezza non ha nessuna forza d ' obbiettivazione morale , nessuna eco patetica . Ella vede più presto e più dell ' uomo , ma sente meno . Da questa condizione piacevole per la lotta , deriva poi che ella meno delicata ha tutte le probabilità di essere stimata di più perché l ' uomo soffrendo delle ostentate sofferenze di lei si frenerà e tacerà , ed ella soffrendo poco per sé e meno per l ' altro sarà liberissima a tutte le svariate contorsioni e a tutte le garrule petulanze che Balzac chiamava la « forza della raganella » e che per l ' osservatore scettico sono deliziose a vedersi e a udirsi , ma per lo spettatore commovibile sono altrettanti segni visibili della pretesa feroce tirannia dell ' uomo . La conclusione è che , nel fatto , quello che soffre più pel cosiddetto martirio è il povero carnefice . « Nei migliori rappresentanti del momento economico attuale , cioè nelle famiglie della borghesia agiata , troppo spesso la donna appare come un essere che mangia , beve , si fa vestire e svestire , accompagnare a teatro , ai balli e alle corse , e che obbliga il marito a un sopralavoro rappresentato da altrettante vesti o gioielli o piume o che so io , destinati ad ecclissare le rivali , vendendo , in sostanza , o cedendo a prezzi esorbitanti il monopolio reale o putativo di una merce che né per lei né per altri ha un costo qualsiasi . Cosa siffattamente entrata nelle abitudini che uguali pretese sono da un lato accampate e dall ' altro subìte nei rapporti fra padri e figlie alle quali bisogna pure che sia fornito tutto il necessario apparecchio di gale per l ' adescamento del marito , vale a dire della futura vittima » . E ben venga , dopo ciò , il Feminismo che ormai come tanti altri ismi contemporanei significa tante cose da non significar più nulla , da essere una targhetta sopra un recipiente nel quale ognuno imbottiglia il proprio vino senza far complimenti . Ma a chi volesse perder tempo a studiar il feminismo raccomanderei subito un ' osservazione e un libro . E l ' osservazione già fatta da Georges Pellissier è che quasi tutti gli scrittori detti feministi ostentano un gran disprezzo per la donna o , se non l ' ostentano , lo tradiscono senza accorgersene perfino nei loro omaggi più zuccherosi . E il libro che ha l ' intonazione delle recenti Battaglie per un ' idea di Neera gentilmente antimuliebri è Le rôle de la femme di Anna Lamperière , pubblicato a Parigi pochi mesi fa . Un altro libro anche deve esser letto per farsi un ' idea del bene e del male che gli italiani che scrivono pensano o almeno dicono di pensare sulla donna ; ed è la dotta e pur piacevolissima Inchiesta sulla donna condotta con abile imparzialità da Guglielmo Gambarotta . Le risposte ve ne ha di Lombroso , di Ferri , di Sergi , di Mantegazza , di Novicow , di Réclus , di Heyse , di Negri , di Brunetière , di Richet , di Rod , di Neera , di Pilo , di Butti , di Guyot , di Merlino , di Bruno Sperani , di Paola Lombroso , di Ouida , di Nordan veramente sarebbero subordinate , meno quelle delle scrittrici , all ' ultima domanda : « La donna vostra , quando avesse diritti eguali ai vostri , potrebbe sembrarvi meno seducente ? » . È vero che , in coscienza , le donne che si conoscono meno son quelle che si sono amate o che si amano . Io non sia detto per vantarmene ma solo per onestà in fondo a un articolo su la lotta di sesso non ho moglie .
NOI GIORNALISTI ( OJETTI UGO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Non dimentico mai , caro Luigi Lodi , d ' avere avuto la fortuna d ' incontrare lei , al primo principio della mia vita di scrittore ; né dimentico la cordiale fiducia con cui ella accolse nella Nuova Rassegna i miei scritti , e i consigli che mi dette , e l ' ospitalità in quelle stanze agli Uffici del Vicario dove nel tardo pomeriggio o dopo il teatro si raccoglieva il meglio delle lettere d ' allora e , dal vicino Montecitorio , quei pochi del Parlamento i quali stimavano o mostravano di stimare anche i giornalisti che non scrivevano di politica ; e allora , in una parentesi tra il Don Chisciotte e il Giorno , anche lei , direttore della Nuova Rassegna , poco se ne occupava . Non dico che da parte nostra , vecchi e giovani , la stima di quei parlamentari fosse sempre ricambiata , ma anche negli epigrammi la forma era salva . Adesso , leggendo il suo libro Giornalisti , pel quale una sola critica le farei , d ' averci dipinto tutti con troppa benevolenza , quei tempi mi sono tornati così vivi alla memoria che mi sembra , finché il libro mi sta aperto davanti agli occhi , di ringiovanire . Carducci , D ' Annunzio , Martini , Pascarella , Yorick , Turco , Vassallo , Vamba , Boutet , Carletta e , da Napoli , Matilde Serao , Scarfoglio , Di Giacomo , Bracco e , da Milano , Giacosa , Praga , Rovetta e , da Bologna , Panzacchi e Guerrini ; lasciando ultimi Febea e Morello soltanto per dire che non mi so dar pace a vederli , sani e vegeti come sono , chiusi nel silenzio : tutti sono passati allora per quelle stanze e sono adesso affettuosamente ricordati in queste sue pagine . Ad aver tempo scriverei nei margini , accanto ai ricordi e ai giudizi suoi , i giudizi e ricordi miei . Ma non sono ancora arrivato al placido distacco che è il premio della sua età , e non vedrei , a cominciare da me stesso , tutto in roseo come ella vede . Cominciavo allora a collaborare alla Tribuna . Seguii Vincenzo Morello quando fondò il Giornale . Tornai con lui quando ella creò il Giorno e vi iniziai una rubrica intitolata Cose viste . Ma ormai avevo cominciato a mandare articoli al Corriere della sera , e presto , dopo un anno o due nel nuovo Giornale d ' Italia , m ' allontanai purtroppo per sempre dal giornalismo romano . A Roma i giornali lombardi erano ancora , verso il 1895 , più stimati che ammirati : giornali di provincia , pensavamo , e imprese industriali prima che fogli vivi , e scritti male , si diceva anche prima di leggerli . Scarfoglio invece e Morello , per non dir dei minori , ci rappresentavano con lei i giornalisti d ' assalto e di critica , scintillanti di brio , e di trovate quando erano all ' opposizione , svogliati ed opachi appena dovevano difendere un ministro o un ministero ; e tutti e tre , anche se condannati all ' articolo quotidiano , orgogliosi della propria cultura letteraria , delle proprie amicizie e predilezioni letterarie . Immaginare un articolo loro sulla prima colonna del Corriere della sera era come immaginare la fontana di Piazza Navona , tutta scrosci , brilli e capricci , in piazza della Scala davanti alla compassata fabbrica del Piermarini . Lei poi era , per noi giovani , l ' amico devoto di Giosuè Carducci , quello che poteva avvicinano quando voleva , che conosceva i piccoli segreti della sua vita , pronto a sposare non solo gli odi di lui ma anche le antipatie . E che ella , taciturno com ' è sempre stato , quasi mai ce ne parlasse , questo aumentava il nostro rispetto per quella sua fedeltà . Noi , s ' intende , s ' era per Gabriele d ' Annunzio , ma a dannunzieggiare sui giornali presto ci s ' accorse ch ' era come indossar la marsina per andare a vogar giù nel Tevere . Così ci si tagliava in due : nelle novelle e nei romanzi , si mirava al D ' Annunzio ; negli articoli , quando si poteva , al Carducci e , i più cauti , al Martini ; insomma , scrittori a fette . Chi mi guarì , fu proprio lei , con una pazienza inesauribile . Quando l ' articolo era tutto da rifare , la messaggera era Febea la quale , per merito dei capelli bianchi fin d ' allora o incipriati , ci parlava maternamente : Non v ' inalberate . Gigi assicura che le stesse cose le potete dire in una colonna invece che in due . La massima del Carducci , adesso tema d ' esame anche nei ginnasi , che chi dice in venti parole quel che può dire in dieci , è un uomo capace di male azioni , allora era nuova e , ai nostri stomachi dilatati dagli aggettivi dei dannunziani , indigesta . « L ' anima di lui era sempre affettuosamente aperta alla giovinezza » , ella dice del Carducci : ai giovani , s ' intende , che possedessero qualche altra qualità oltre quella , involontaria , della giovinezza . Questa dote è stata anche sua , caro Lodi , e a me è venuta da lei , ché i direttori di giornali o di riviste impazienti o sdegnosi davanti ai nomi nuovi mi sembrano simili ai nuovi ricchi che vogliono fabbricarsi in un mese un parco annoso trapiantandovi a qualunque prezzo alberi vecchi : ogni mattina nei filari si trovano un morto e un vuoto . Ho detto che allora il miglior giornalismo di Roma e di Napoli era d ' assalto e di critica . A leggere adesso nel suo libro con quanto poche migliaia di lire si fondava , in due stanze e con due redattori , un giornale , e a pensare al grande foglio in cui ho avuto per tanti anni la fortuna di lavorare al sicuro , m ' avvedo che nei loro giornali era ancora un riflesso di quelli del Risorgimento fatti per un uomo o per un ' idea e pronti per essi a morire . Certo tanta abnegazione , poiché l ' unità era raggiunta e ci si era seduti in Roma , era giù di moda , e la lotta politica ridotta alla gara parlamentare ; ma il tono era ancora quello , ché da Crispi a Zanardelli , da Minghetti a Fortis , da Imbriani a Nicotera , molti dei capi superstiti erano usciti dai tempi eroici delle guerre e delle congiure , ancora cogli stessi fulmini e lampi d ' ira e d ' odio che il giornalismo rifletteva alla meglio . Ma intanto , proprio in quelli anni stanchi , noi giovani vivendo accanto a loro anziani abbiamo imparato ad avere l ' orgoglio e la fede della nostra professione e a non stimare coloro che se ne giovano pei loro fini particolari : questo per diventar deputato o consigliere ; quello per aumentare la sua clientela d ' avvocato ; quell ' altro , nella chiusa carriera di professore , per essere temuto dai colleghi e dai superiori . È d ' allora la massima che il giornalismo porta a tutto , a patto d ' uscirne . No , per noi fu giornalista soltanto lo scrittore capace di anteporre all ' interesse proprio , alla propria tranquillità e alla propria rinomanza , la fama e la fortuna del giornale in cui scrive ; di amare più di sé stesso i propri lettori ; di scrivere per loro , e non per i colleghi ; di vivere giorno per giorno , ora per ora , con l ' intelligenza , gli occhi , gli orecchi tesi a cogliere l ' attimo che passa ; di far consistere , se è un cronista , la propria felicità nello scoprire ogni mattina qualche cosa di nuovo e d ' inedito , di presentano nel modo più rapido e colorito e , davanti a un morto prima di piangere , nel pieno d ' una festa prima di divertirsi , capace di pensare a quel che ne dovrà subito scrivere , per fare il giorno dopo piangere o ridere i suoi lettori ; capace d ' avere ogni giorno , se è un direttore , un ' idea migliore di quella del giorno avanti , migliore anche per la semplice ragione che quella di ieri è ormai inutile ; se è un critico , ascoltando una commedia , guardando un quadro , leggendo un libro , capace di badare solo ai propri affetti e al proprio giudizio e a quello dei commediografi , dei pittori , degli scrittori , ma anche agli affetti e al giudizio del pubblico attorno a lui , e non solo per correggere o per approvare questo giudizio ma anche per fare la cronaca e la storia del gusto , cronaca e storia ignorate dai critici e dai professori che scrivono solo nei libri ; capace infine , se è uno scrittore d ' articoli , di far dimenticare ogni giorno l ' articolo che ha scritto il giorno prima o la settimana prima , scrivendone un altro più nuovo e più vivo e attuale perché non ha animo di giornalista chi s ' affida al suo articolo di ieri . Molti adesso hanno giustamente rivendicato all ' articolo di giornale la dignità letteraria : tra i più recenti rivendicatori , e con più diritto di altri , Antonio Baldini . Se ben ricordo , fin , nel Petrarca delle Epistole egli è andato a trovarci un antenato , e ha ragione perché anche lì spesso si tratta dei « fatti del giorno » . Ma il Petrarca si sceglieva gli argomenti ; e in questo , almeno in questo , egli non era giornalista , perché al giornalista l ' argomento è imposto dalla cronaca , e in un giornale ben fatto nemmeno in « terza pagina » una riga dovrebbe apparire che non fosse legata a un fatto recente e recentissimo , magari a un fatto che il giornale e il giornalista preferirebbero di tacere ai lettori . Collaboravo già da qualche mese al Corriere della sera quando conobbi Eugenio Torelli Viollier . S ' era , credo , nel 1899 . Il Torelli era venuto a Roma per convincere Domenico Oliva , deputato al Parlamento e direttore politico del Corriere , a parlare alla Camera contro il disegno di legge del generale Pelloux sulla stampa . L ' Oliva per disciplina di partito non acconsentì , e Torelli nominò direttore anche politico del Corriere Luigi Albertini che da più d ' un anno era l ' anima del giornale . Quel giorno in un salotto del vecchio « Albergo di Roma » a San Carlo al Corso , dai mobili di legno nero coperti di velluto rosso come nelle sale d ' aspetto di prima classe , Eugenio Torelli Viollier , adirato per quel rifiuto , s ' aprì a me giovane giornalista con un calore che non gli vidi più nei pochi mesi che ancora visse . Egli non riusciva a capire che il direttore d ' un grande giornale potesse avere anche la minore ambizione di sedere in Parlamento e la modestia d ' ubbidire alle deliberazioni d ' un gruppo parlamentare . Non ricordo più come venisse a quest ' altro argomento , ma mi ricordo , nel vano d ' una finestra , il volto di lui fine e nervoso dentro la barba a ventaglio , e gli occhi scintillanti dietro le lenti : - - - Sa lei in che cosa si distingue un grande giornale da un piccolo giornale ? La tiratura non conta , l ' abbondanza e prontezza dei servizi non contano . E ' un grande giornale quello soltanto che pubblica anche le notizie che gli fanno dispiacere ; è un piccolo giornale quello che le tace . Si fermò si passò la mano nella barba , mi venne più vicino , sorrise : - - - S ' intende : la notizia che ci dispiace , la si commenta nel modo che più ci piace - - - . Per la verità debbo dire che il giornalismo romano di allora , giornalismo tutto di parte , non aveva , caro Lodi , l ' abitudine di rispettare sempre quella massima . Mi fermo . Non vorrei , proprio scrivendo a lei per ringraziarla d ' un bel libro su noi o sulla nostra professione , far quei commenti in margine ai quali accennavo pocanzi , a rovesciare su queste pagine i miei ricordi e le mie convinzioni di scrittor di giornali . Se un giorno lo farò , auguro a me stesso d ' avere la sua lucida memoria e la sua serenità superiore ormai agli uomini e ai partiti . Creda al mio memore affetto . Ugo Ojetti