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BILANCIO DELLO STATO ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Poiché l ' uso vuole che ci sia un bilancio della Stato e una relazione su di esso , abbiamo quello e questa . Essi riferiscono le entrate e le spese in una certa unità che dicesi lira . Che mai sarà , di preciso o almeno con discreta approssimazione , non si sa , poiché tace l ' Oracolo di Delfo ed è morta M.me de Thèbes . Sei o sette anni fa , questa lira non era molto lontana dalla pari coll ' oro ; poi si è data a vita selvaggia ; fa salti da capriolo . Se si paragona al franco svizzero , che è più fermo , ma non fermissimo , si trova che mentre scrivo questo articolo ( 15 febbraio ) 100 lire valgono 33,47 franchi svizzeri , mentre il 15 febbraio 1919 , valevano circa 76 franchi ; dunque il prezzo della lira , in franchi svizzeri , è scemato di metà almeno in un sol anno , che è anno di pace e non di guerra . È quindi lecito porre il quesito : scemerà ancora , in analoga proporzione , o crescerà , da oggi al febbraio 1921; e , secondo che scemerà , o crescerà , che ne sarà di quel bel bilancio espresso in lire ? Per trovare alcunché di meno fluttuante , sarebbe bene di potere paragonare la lira carta alla lira oro ; ma per ciò occorre almeno un mercato libero dell ' oro : c ' è a Londra , ma non c ' era nel febbraio 1919 . Per altro , lo essere quasi solo in Europa fa sì che i suoi prezzi non sono quelli che si avrebbero se dovunque libero fosse , il commercio dell ' oro , libera l ' esportazione della moneta aurea . Aggiungasi che neppure il « valore » dell ' oro è stabile . Infine , poiché non possiamo avere di meglio , contentiamoci del poco che possiamo ricavare dalle notizie dei mercati dei cambi . Intanto , il film dei cambi gira tanto rapido , che ciò che è vero oggi non lo è più domani . Le variazioni che durano breve tempo , non operano sul bilancio , quelle che durano a lungo lo possono mutare notevolmente . A Londra , nella prima metà di febbraio , l ' oncia di oro puro è giunta al prezzo di 12o scellini ; il che dà , per la sterlina carta , il prezzo di franchi oro 17 mentre la parità è di franchi oro 25,22 . A Ginevra , il 14 febbraio , la sterlina carta era quotata franchi svizzeri 20,69 . Da ciò si deduce che il franco svizzero vale franchi oro 0,86 . In altro modo si possono avere quei valori . L ' 11 febbraio , a Londra , la sterlina carta era quotata dollari 3,37 mentre la parità è di dollari 4,867 . La sterlina varrebbe dunque franchi oro 17,46 . A Ginevra , il 14 febbraio , il dollaro era quotato franchi svizzeri 6,03 e la sua parità è di franchi oro 5,18 . Dunque il franco svizzero varrebbe franchi oro 0,86 . Le differenze di tali valori coi precedenti sono piccole e quindi trascurabili . Di sfuggita . Pochi giorni or sono si poteva leggere in un giornale italiano che il franco svizzero era alla pari con l ' oro . È proprio vero che un bel tacere non fu mai scritto . Non mi fermo qui sulla variabilità del « valore » dell ' oro ; i lettori di questo giornale ne avranno veduto alcun cenno nell ' articolo mio riprodotto nel n . 31 . Paragonando dunque la lira italiana al franco svizzero , faremo , circa il valore effettivo , due errori ; cioè uno avente origine dal non essere il franco svizzero pari all ' oro , l ' altro dal non essere il presente « valore » dell ' oro pari a quello che aveva nel tempo che precedette la guerra . Veniamo ai particolari . Dice la relazione dell ' onorevole Bonomi che l ' onere pel bilancio degli interessi dei debiti è di circa 4,5 miliardi di lire ; ma che è tale onere , valutato in beni economici ? Se si paragona la lira al franco svizzero , quest ' onere sarebbe oggi solo di 1,55 miliardi , e sarebbe minore paragonata la lira all ' oro , minore ancora tenuto conto che il « valore » dell ' oro è scemato . Come feci notare in un articolo pubblicato nel 1916 dalla « Rivista di scienza bancaria » , si poteva agevolmente prevedere che parecchi Stati , per sottrarsi all ' obbligo del pagamento reale dei loro debiti , pur fingendo di ciò fare , li avrebbero pagati con moneta deprezzata . Tali previsioni fecero scandalo e suscitarono sdegni , ma i fatti mostrano che si sono avverate e che seguitano ad avverarsi ogni giorno . Nell ' ipotesi , per dir vero assurda , che , nel 1920-21 , la lira tornasse alla pari col franco svizzero meglio ancora col franco oro l ' onere tornerebbe ad essere di 4,5 miliardi , ma effettivi , non più solo nominali . Nell ' ipotesi speriamo egualmente fallace che la lira seguisse il cattivo esempio del marco e decadesse sino a 0,06 franchi svizzeri , gli interessi , in lire , del debito sarebbero solo 270 milioni di franchi effettivi . Tra questi limiti estremi , di miliardi 4,5 e di 0,270 , quale sarà l ' onere effettivo del bilancio ? E se non si sa , che significa il bilancio ? Tutto ciò andrebbe bene se l ' onere dei prestiti fosse solo in lire , con pagamenti all ' interno ; se in parte è in altre monete , pagabile all ' estero , occorre tenere conto del cambio di queste monete , e navighiamo più che mai su di un mare incognito . Pei privati , il fenomeno è l ' inverso di quello ora notato pel governo . Coloro che hanno sottoscritto ad un prestito che dà 5,71 per cento d ' interesse avranno impiegato il loro capitale precisamente a quest ' interesse . Se il valore della lira non varia , lo avranno impiegato al 17,30 per cento , se la lira diventa alla pari con l ' oro all'1,04 per cento , se la lira decade sino a 6 centesimi oro , ad un saggio intermedio , se la lira si fissa ad un saggio intermedio . Ma quale sarà tal saggio ? Indovinalo grillo ! Analoghe osservazioni si possono fare per le imposte . Se la lira tornasse alla pari con l ' oro sarebbe impossibile che i contribuenti seguitassero a pagare la stessa somma , in lire , che pagano oggi . Se decadesse sino a 6 centesimi , pagherebbero agevolmente molto più . Incertissime sono pure le altre spese del bilancio . L ' onorevole Bonomi giustamente osserva : « I residui 5 miliardi e mezzo di entrate sono però insidiati ora da una spesa che minaccia di travolgere la nostra finanza se i ripari non sono pronti ed efficaci . Le spese per il personale si sono accresciute in misura così allarmante da venire subito dopo quelle sì cospicue degli oneri del debito » . Certo , ci vorrebbero « ripari » , ma dove si troveranno ? Non nel Parlamento ; il recente sciopero dei ferrovieri , al quale è probabile che facciano seguito altri simili , è segno non trascurabile che del Parlamento si può fare a meno per impegnare la finanza pubblica . Nessuno può dire ciò che sta per accadere né che intensità acquisteranno le forze operanti per fare variare il bilancio . Al presente , vediamo sgretolarsi lo Stato e crescere l ' anarchia : ognuno procura di ricavare quanto più può dal bilancio , e scema ognora la resistenza a tali imprese . Sino a che punto si spingeranno ? Se a ciò non si può rispondere neppure si può conoscere il futuro della finanza . Si può opporre che simili incertezze ci sono per tutti i bilanci , in ogni tempo . Verissimo ; ma , nello stato normale , le differenze sono lievi e quindi trascurabili . Oggi vediamo seguire repentini e gravi movimenti , i quali non accennano per niente a cessare : le differenze sono grandi , ed esse , più che una sterile contabilità formale , danno la realtà del bilancio .
IL FASCISMO ( PARETO VILFREDO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Tanto si è già scritto sul fascismo che un nuovo studio può parere soverchio , e sarebbe quando fosse volto non dico solo alla vanità dei " creatori della realtà " , o anche più serialmente a dispensare lode o biasimo a questo fenomeno , a dimostrarne l ' aspetto sotto la luce di certi sentimenti , ma a metterlo nel posto che presumibilmente può occupare nella politica del giorno ; tutto ciò è stato già fatto da valenti autori , quindi non ne terrò qui parola , e mi propongo di considerare soltanto alcuni aspetti sperimentali , sui quali forse non è ancora stato detto tutto . Per prima cosa , occorre vedere quali sono i caratteri principali del fenomeno a cui si dà il nome di fascismo . Dice bene il Missiroli " affermare che il fascismo è un fenomeno puramente idealistico e romantico non si può , allo stesso modo che è una calunnia riguardarlo come una guardia al soldo della plutocrazia e della grande industria . La verità è infinitamente più complessa ed è difficilissimo scoprirne gli aspetti in funzione dell ' estrema mobilità con la quale il fenomeno fascista si svolge e si colora " . Tale osservazione si può fare , in generale , per tutti i fenomeni concreti della società : essi appaiono come una miscela di vari elementi , che ognora mutano di proporzione e si trasformano ; si può solo indagare se , in tanta mobilità , rimangono alcuni punti meno mobili , quasi fissi . Chi mai sa dire che è la " democrazia " ? Quanti e quali partiti " liberali " ci sono ? Quanti " conservatori " , quanti " socialisti " ? In altro campo , nelle regioni , sotto un sol nome stanno contenuti vari . Già nei Vangeli appaiono diversi cristianesimi , che , coll ' andare del tempo , crebbero e moltiplicarono , Naturalmente ognuno di essi stima di essere il " vero " , ma ciò non toglie , anzi appunto conferma che siano diversi . Vediamo dunque se ci sono parti non tanto mobili nel fascismo . Due si manifestano a prima vista , diverse nell ' indole e nel tempo . La prima , che cronologicamente viene ultima , ma che corrisponde ad un fenomeno più intenso , è l ' uso di una violenza extra - legale , che talvolta si sostituisce , talvolta si oppone ai poteri deputati a promulgare o ad applicare la legge . La seconda , che cronologicamente precedette , ma che ora sta attenuandosi , è l ' esistenza di un mito , di cui il nocciolo è nazionalista , con intorno , come solitamente accade in casi simili , una nebulosa di altri sentimenti . Occorre sempre , in materie di tal genere , studiare separatamente la sostanza ( residui e interessi ) , e i ragionamenti ( derivazioni ) a cui dà origine . In questi due studi , si pone subito il quesito che sta nel sapere se nel fenomeno del fascismo prevale la novità , o se in esso dobbiamo riconoscere un caso particolare di fenomeni molto più generali . La risposta non è dubbia : il secondo aspetto è principale . A chi , nella storia delle società civili , percorre solo il breve tempo della vita dell ' uomo , l ' uso della violenza extra - legale appare eccezionale ; invece , a chi considera più lungo volgere d ' anni , più secoli , appare solito , anche per i popoli più pacifici ; e se spinge lo sguardo nello spazio , vede un complesso di fenomeni analoghi , che dalla violenza individuale del delinquente , passa per diversi gradi , alle violenze collettive delle guerre civili e delle estere ; tantoché si può dire che le contese degli uomini si svolgono abitualmente , necessariamente ora dentro , ora fuori di certe norme di costumi o di leggi . Come accade per tutti gli altri fatti sociali , questi ci sono noti per descrizioni alle quali sono aggiunte considerazioni ( derivazioni ) teologiche , metafisiche , etiche pseudo sperimentali . Per giungere alla sostanza , occorre liberarci da questi fronzoli . Principiamo dunque col procacciare di ciò fare . Nell ' uomo esiste un sentimento poco preciso ma potente che ha nome di " giustizia " , il quale ha parti comuni , ma altresì parti diverse , talvolta opposte , tra loro regnanti , non solo nello spazio e nel tempo , ma anche nelle diverse classi sociali e perfino in singoli individui . Questo sentimento giova dunque che sia soddisfatto da chi , volendo conseguire l ' altrui consenso , descrive fatti sociali o propugna alcun provvedimento . Il sentimento di " giustizia " Si confonde spesso con un altro che assegna a cosa alcuna il carattere di " legittimità " . Quindi , in genere , si ricerca se una cosa è " giusta " , è " legittima " , sì o no . Notisi che , per una proprietà della logica dei sentimenti , diversa dalla ordinaria , dalle stesse premesse si possono trarre conseguenze interamente opposte . Così , dalle Sacre Carte , si trae la " legittimità " del potere assoluto dei re e la non meno evidente " legittimità " delle insurrezioni popolari , sino anche di quelle degli anabattisti , il sacrilegio dell ' attentato ' alla persona del Re , e la " legittimità " del " diritto di proprietà " , e quella del comunismo e via di seguito . Oggi le spiegazioni teologiche sono in decadenza , quindi , ragionando del fascismo , non abbiamo fortunatamente da risolvere cotanto spinosi quesiti . Ma , ahimè ! , altri non meno difficili rimangono ; abbiamo certi principi metafisici , confortati da teorie pseudosperimentali , ai quali ci conviene porre mente . Alcune delle entità metafisiche hanno anche del teologico . Così , nel panteon democratico , sta un principio del male , detto " reazione " , che fa le parti di Satana ; basta dimostrare che una cosa è reazionaria perché sia dannata . Perciò appunto , affermano i nemici , negano gli amici che il fascismo sia reazionario . Lasciamoli contendere e proseguiamo . C ' è una certa " responsabilità morale " che preme molto di ben fissare . Chi è " causa " del conflitto ? Per risolvere il difficile problema si hanno certi segni . Nelle guerre internazionali , è " causa " della guerra quella nazione che la dichiara . Così la Francia fu , dicono i Tedeschi , " causa " della guerra del 1870; e la Germania , dicono i Francesi , fu " causa " della guerra del 1914 . Per scansare la necessità di dichiarare la guerra , si è escogitato uno " stato di guerra " , ma esso vale specialmente per i popoli extra - europei . Nei conflitti civili , i comunisti attentano al " diritto di proprietà _ " , quindi " giustamente " sono reputati " causa " di eventuali conflitti . Si risponde che i " capitalisti " attentarono e seguitano ad attentare ai " diritti " dei proletari , appropriandosene i beni , e che quindi questi beni sono " giustamente " " rivendicati " dalle varie sette socialiste e comuniste , anche da singoli nichilisti . E questa non è fantasmagoria metafisica , è ottima scienza sperimentale , in grazia della venerabile teoria del plus - valore . Il comandante Rizzo , direttore della cooperativa " Garibaldi " , scrive : " Certo sarebbe molto più rapido , per quanto non facile , impadronirsi senz ' altro delle navi , costruite in gran parte da sottrazioni al lavoro , che vanno dai nostri avi al presente , ma i marinai preferiscono avviarsi al riscatto lentamente ... " ( Giornale d ' Italia , 1° gennaio 1922 ) . Naturalmente gli armatori non si mostrano punto persuasi della " giustizia " di queste " rivendicazioni " e qui la contesa rammenta il leggendario : " Rendi le tue armi - Vienle a prendere " . Chi è causa del conflitto : colui che chiede le armi , o colui , che risponde di venirle a prendere ? Chi è causa delle violenze fasciste , o di altri simili , coloro che rivendicano , o coloro che negano ? Non ci perdiamo d ' animo , che soccorre un altro bel criterio , cioè quello della cronologia . Chi è stato primo a muovere le offese ? Colui è da reputarsi giustamente causa del conflitto . Erodoto principia la sua storia col ricercare faticosamente chi , dei Greci o degli Asiatici , diede principio alle offese che misero capo all ' invasione della Grecia , e sino a che punto tali offese si potevano compensare . Le violenze dei socialisti precedettero quelle dei fascisti o viceversa ? Si può rispondere ciò che si vuole , secondo il punto a cui si ferma l ' indagine , e se tal punto non si fissasse , si risalirebbe a Caino e ad Abele ; il che sarebbe certo un bell ' esercizio letterario , meno bello per altro di quello col quale si ricerca se la gallina fu prima dell ' uovo , o viceversa . In realtà tra socialisti e fascisti , tra chi " rivendica " e chi alle rivendicazioni si oppone , si ha un seguito di azioni e di reazioni , le quali esistono anche indipendentemente dalle forme socialiste e fasciste . Il fascismo non esisteva ancora , e quindi non potevano le sue violenze essere cagione delle opposte dei socialisti , quando questi , prima della guerra , catturarono un generale , e dopo la guerra diedero la caccia agli ufficiali per le vie di Torino , ed , estendendosi il conflitto , un ministro stimò bene , pel minor male ... di disarmare gli ufficiali . A ciò si risponde che " giusto " era lo sdegno dei proletari , e che , se prorompeva in atti violenti , la colpa era di chi lo aveva suscitato . E può anche essere ; secondo il significato che piacerà di dare al termine : giusto ; ma mettendoci per questa via , andiamo fuori dell ' argomento cronologico , che si diceva di voler trattare . Analoghe derivazioni poggiano sul dubbio significato del termine " libertà " . Significa , per solito , la facoltà in certe persone di fare cosa alcuna , ma questa facoltà viene necessariamente a contrastare con altre simili facoltà , in altre persone ; e sarebbe necessario di fissare il confine di questi due generi di facoltà per potere assegnare un significato preciso alla " libertà " . Generalmente la discussione su ciò scivola nel campo della convenienza , della " legittimità " . Per esempio , la libertà dello sciopero suolsi intendere non solo come facoltà di farlo , ma anche come facoltà di costringere altrui a farlo , di punire i crumiri . La facoltà dell ' operaio di fissare le condizioni a cui vuole vendere la propria opera s ' intende come la facoltà d ' imporre queste condizioni con boicottaggi , multe , violenze personali , occupazioni delle proprietà altrui . Tutto ciò si " giustifica " osservando che sono provvedimenti convenienti , legittimi per favorire lo sciopero , fissare condizioni vantaggiose di lavoro , facilitare " l ' ascesa del proletariato " , le trasformazioni volute dalla " modernità " . I socialisti che ora domandano un governo che faccia rispettare la libertà intendono probabilmente il rispetto di alcune di tali facoltà , senza per altro spingersi sino a quella di dare la caccia agli ufficiali . I fascisti che impongono a sindaci e a consiglieri socialisti di dimettersi , che incendiano edifici reputati covi sovversivi invocano , non la " libertà " , ma talvolta , ed è cosa poco diversa , la tutela della loro fede , offesa da chi non vi partecipa ; e tale è stata ognora la ragione delle persecuzioni mosse dagli ortodossi agli eretici ; talvolta dicono di operare secondo la legge del taglione , rintuzzando offese ; ed è ragione pure spesso adottata dagli ortodossi contro gli eretici . La libertà dei cattolici di fare processioni fuori delle chiese veniva , anni or sono , a contrasto con la libertà dei liberi pensatori di tenere il cappello in capo , al passaggio di queste processioni . Similmente , oggi , la libertà dei fascisti di fare processioni con i loro vessilli , detti gagliardetti , viene a contrasto con la libertà dei miscredenti della fede fascista , di serbare in capo il cappello , e da ciò nascono conflitti violenti , ferimenti e peggio . Potrebbesi quindi invocare un provvedimento simile a quello preso per le processioni dei cattolici ; ma il motivo starebbe nell ' utilità della tutela dell ' ordine pubblico , non mai in una immaginaria difesa della " libertà " . Quando si osservano varie fedi in contrasto , è raro che non si tenti di ricercare quale di esse abbia il migliore contenuto logico ; col che si va contro ad una relazione di fatti ampiamente dimostrata dalla storia , la quale fa vedere che il valore sociale di una religione è quasi interamente indipendente da tal contenuto . Sotto l ' aspetto della logica formale , la fede fascista è certo molto inferiore alla socialista ; non fosse altro perché è ancora in uno stato nebuloso ; se da questo esce , potrà porsi in pari . Per ora , nulla , ad esempio , ha da contrapporre alla teoria del plus - valore , nulla al materialismo storico . Pareva voler opporre al mito della divinità del proletariato , quello della divinità della nazione ; ma ora , col disgiungersi poco o molto dal nazionalismo , riduce questa divinità a ben poca cosa ; e le divinità dimesse hanno scarsissimo valore . Sotto queste ed altre simili derivazioni , stanno i sentimenti e gli interessi , che principalmente determinano fenomeni sociali . Ogni uomo vivente in società ha , per ciò solo , sentimenti ed interessi che lo inducono a sottomettersi a certe norme , e finché quei sentimenti ed interessi prevalgono sui contrari a tali norme , egli non ricorre alla violenza , alla quale invece si appiglia se questa relazione si capovolge . Occorre badare bene che ciò può accadere tanto per lo scemare dei sentimenti e degli interessi sociali , come pel crescere degli anti - sociali ; e che questi e quelli sono soggetti alla legge generale del ritmo , onde ora crescono , ora scemano . Gli epiteti " sociale " ed " anti - sociale " hanno qui un significato non già assoluto , ma relativo alla collettività che si considera . Così il il sentimento favorevole alla schiavitù era sociale , nella Roma antica , è anti - sociale nella moderna ; il sentimento del diritto di proprietà è sociale in società che ammettono tale diritto , anti - sociale nella Russia di Lenin . Le differenze si estendono anche a collettività più strette , ristrettissime . Per esempio , il sentimento dell ' " omertà " è sociale per un certo numero di persone , antisociale per l ' intera nazione . Tra le cagioni che maggiormente spingono l ' uomo all ' azione violenta stanno le offese a ciò che egli , non importa con qual fondamento , reputa " giustizia " . Così anche i malfattori hanno il concetto di una certa " giustizia " per spartire il bottino , e mettono mano al coltello od alla rivoltella , tostoché questa giustizia venga offesa . Un ' uniformità che patisce poche eccezioni si osserva nel fatto che , ove la pubblica podestà venga meno all ' ufficio di mantenere ciò che dai più è stimato giustizia , i privati compiono tale opera per proprio conto . Il maggior numero di sommosse avviene principalmente per tal cagione ; stia poi questa giustizia nei rapporti dei privati tra loro , oppure con lo Stato . Nel primo caso , non di rado avviene che , in modo parallelo a quello delle leggi e dei tribunali pubblici , operino leggi e tribunali di collettività private . In questo senso si può dire che la " giustizia " delle leghe rosse inclinava a sostituirsi ad una certa giustizia ideale , stimata manchevole nello Stato , disconoscente dei " diritti " del proletariato ; come , d ' altra parte , la " giustizia " del fascismo inclinava a sostituirsi alla giustizia dello Stato che lasciava impunemente violare leggi e diritti sanciti dai pubblici poteri , o che , peggio ancora , della violazione si faceva complice con arbitrari decreti - legge . Di fatti analoghi ha dovizia la storia , dall ' antichità greco - romana all ' era nostra . La pubblica autorità , quando è debole , facilmente viene a patti or con l ' una , or con l ' altra delle collettività contendenti . In Germania , gli Imperatori permisero l ' estendersi della potestà dei tribunali segreti , detti vernici , stimandoli tutti ausiliari contro la strapotente aristocrazia . Si dice che i Borboni di Napoli amoreggiassero con la camorra , e che governi più recenti non ne disdegnassero gli aiuti nelle elezioni . Ai tempi della prima rivoluzione francese , la giustizia giacobina fu ora favorita , ora repressa , secondo chi stava al governo . Al presente , in Italia , i ministeri si traccheggiano tra rossi e fascisti . Un poco da per tutto , ma più forse in Italia , i sentimenti favorevoli al potere centrale , al potere dello Stato , vanno scemando , i contrari crescendo . Ma di ciò scrissi altrove e perciò qui tralascio di lungamente discorrere . Il Parlamento inclina a diventare una riunione di combricole , di cui scopo principale è il partirsi i beni dello Stato . Da ciò hanno origine i governi di coalizione , la noncuranza per gli altri uffici del parlamento , un tempo stimati quasi soli , come l ' approvare i bilanci , di fare le leggi , ora sostituite da decreti - legge , accettati dalla coalizione imperante , non troppo avversati dalle altre che sperano di occuparne il posto . Intanto , compagnie di ventura scorazzano il Parlamento , offrendo , contro adeguati compensi politici , o negando il proprio appoggio ai ministeri ; i quali quindi traggono spesso origine , non da un voto della Camera , ma da intrighi dei corridoi . In tanto sgretolamento della pubblica autorità , hanno conveniente sede le violenze delle leghe rosse , quelle dei fascisti , ed altre che potrebbero venire . Secondo una . certa teoria , la divisione dei beni sociali , e politici , tra i partiti , per essere in " giusta misura " , dovrebbe farsi in proporzione del numero dei deputati di ciascuno di essi , e , sarebbe " ingiusto " che uno di essi pretendesse di ottenere più della porzione così determinata . Dicesi che , tra le principali cause della caduta del ministero Bonomi , ci sia appunto l ' avere esso commessa tale " ingiustizia " in favore dei Popolari . Ma nelle umane contese non opera soltanto il numero ; anche l ' intelletto , l ' energia hanno la loro parte ; quindi è agevole intendere come contro il numero insorgano l ' arte e la violenza , e da ciò sono determinati molti fenomeni delle leghe rosse e del fascismo . Quando certi sentimenti prevalgono su altri , ciò è solo indizio di forza relativa , non di forza assoluta , che può essere grande , o piccola per tutti . Così , come già notammo , vanno ora scemando i sentimenti favorevoli al potere dello Stato , crescendo i contrari ; ma né questi né quelli appaiono molto energici . Quando , dal 1821 al 1849 , erano in Italia forti sentimenti , si ebbero , anche in circostanze poco favorevoli , tentativi eroici di rivoluzioni , seguiti da feroci repressioni , oggi in congiunture favorevoli , se non al riescire almeno al tentare , il tentativo non venne fatto né dai " rossi " , quando il governo già si abbandonava all ' avversa sorte ed ebbe salvezza soltanto dalla violenza privata , né dai fascisti , quando a loro volgeva prospera la sorte , sul finire dell ' impero di D ' Annunzio a Firenze , o quando occuparono Roma , nell ' autunno del 1921 . Affermarono che , non fecero la rivoluzione , i socialisti , perché stimarono miglior consiglio punire la borghesia dei suoi falli lasciandola nelle peste , i fascisti , perché li stringeva amor di patria ; ma sono discorsi simili a quello di chi , caduto da cavallo , disse : Volevo scendere . I socialisti hanno una dottrina molto più organica di quella dei fascisti , la quale , per durare , ha bisogno di assumere forme più precise , altrimenti avrà vita effimera . Ma , in tal caso , sparita la dottrina rimarranno i fascisti , e sia pure sotto altro nome saranno uno degli elementi dell ' equilibrio sociale . Vi sono due generi di coraggio : quello fisico e quello morale . Il fenomeno del fascismo mostra che il primo non manca alla nostra borghesia , come , in generale , non mancò alle classi elette del passato . Scarso è invece quel coraggio morale che anima l ' uomo a confessare la propria fede e ad esaltarla contro le avverse . Il coraggio fisico , da solo , non determina gravi mutamenti politici o sociali ; diventa importante , quando viene in aiuto al coraggio morale , alla forza intellettuale . I Muscadins , analoghi sotto certi aspetti , ai nostri fascisti , erano , come questi , ben provvisti di coraggio fisico ; ma non furono dessi a rovesciare il Direttorio , fu il Bonaparte con il sussidio delle sue legioni . Il Mallet du Pan , narrando dello stato di Parigi , sotto il Direttorio , descrive fenomeni d ' indole generale . Ecco , per esempio , una descrizione del pescecanismo d ' allora , simile a quello che si osserva ora a Berlino , a Vienna , a Mosca , e forse anche un poco in Italia : " Une cupidité et une prodigalité effrénées sont les deux passions universelles . Rapine , et puis rapine , et toujours rapine , voilà le pivot central , le but , l ' élément unique de la République . On vole , on escapote , on acquiert par tous les moyens vils , coquins , ridicules même . L ' avidité résulte ici de la misère et de l ' excès de la dépense . Elle prend toutes les formes , elle essaye toutes les turpitudes , elle imagine tous les expédients . Rien ne la révolte ni ne l ' intimide ; son âpreté est au dessus de tout . Il n ' y a pas moins d ' activité et même d ' application à démenser qu ' à gagner de l ' argent . Débauche de table de boisson , de femmes , de luxe , de folies , cela surpasse infiniment ce qu ' aucune capitale a jamais présénté en ce genre de plus monstrueux " . Quest ' ultima osservazione si allontana dal vero . È difetto comune , per l ' impressione che fanno certi fatti contemporanei , di ingrandirli in paragone dei passi . Altrove : " ... la frivolité la plus insounciante accompagne la perversité publique ; chacun ne songe qu ' à se divertir et personne n ' a le sou ... " . La noncuranza , il difetto di energia morale della borghesia sono anche ben notati : " ... l ' esprit public ne varie point ; c ' est toujours un mécontentement passif , un abattement qui nait de l ' impossibilité de combiner aucune résistance , de saisis aucun point d ' appui , et de se rallier à aucun secours . Tel est spécialement le caractère des bourgeois , des cultivateurs , du peuple honnête ou propriétaire . Quant à la multitude inférieure , elle ne respire que sang et pillage " . Furono questi borghesi , o i loro successori che acclamarono il primo Napoleone , poi la Restaurazione , poi il terzo Napoleone ; costituiscono un gregge che non ha valore proprio e che può solo andare dietro ad audaci conquistatori . In Italia , fu favorevole al D ' Annunzio , finché bastarono le parole , lo abbandonò , tostoché furono necessari i fatti . Il piccolo suo animo le consentiva di seguire Cesare fino al Rubicone , non mai di passarlo con esso . Ora accetta negli utili la tutela del fascismo , forse , di nascosto , lo aiuta pecuniariamente , ma non muoverebbe , a viso aperto , un dito per difenderlo dai nemici . Parecchi di questi borghesi trovano modo di sfuggire , sia pure per poco , ai mali comuni , anzi sperano di trarne vantaggio , potrebbero dirsi aspiranti pescicani . Fra essi stanno parte di coloro che vorrebbero la " collaborazione " socialista : " Infine - pare che dicano - perché contendere fra noi ? C ' è da rosicchiare per tutti " . Altri si lasciano cullare dalle dottrine , tanto care ai deboli , del rinunciare alla difesa ed all ' offesa ; sognano di " un ' umanità migliore , con un poco più di giustizia " e di altre simili favole . Tra essi stanno pure alcuni di coloro che implorano , a mani giunte , la " collaborazione " socialista e che incitano la borghesia a darsi per vinta senza combattere . Non vuolsi tacere che ci sono ragioni sperimentali le quali confortano questa tesi . L ' avviarsi delle società verso il socialismo od altro stato analogo è dimostrato da infiniti fatti , e quando ciò sia , " che giova nelle fata dar di cozzo ? " . Tale conclusione non tiene conto di una proprietà fondamentale dei fenomeni sociali , cioè dell ' avere questi forma fatta a onde , per cui , dal solo fatto che un ' onda cresce , non si può concludere che seguiterà a crescere indefinitivamente , anzi accade spesso che , appunto dopo un rapido aumento , non meno rapidamente decresca . Da ciò hanno in parte origine i cicli sociali , di cui lungamente discorsi altrove . Rimane da sapersi a qual punto del cielo ci troviamo , ed è indagine difficilissima , che qui non facciamo . Altre divisioni , in genere , della società sono da farsi . Dice bene il Missiroli : " Le classi medie sono state le più disgraziate . Hanno dato alla guerra soldati ed ufficiali , hanno contribuito più di tutte le altre alla resistenza ed alla vittoria e sono state le peggio ricompensate . L ' economia di guerra ha favorito la grossa borghesia , gli operai , i contadini , ma ha impoverite le classi medie , quelle classi che , in Italia , formano l ' opinione pubblica " . Ebbene , sono le classi che più hanno sofferto della guerra che l ' esaltano ; quelle che ne hanno tratto vantaggio che la vilipendono . Per le seconde , la spiegazione è facile , è il fatto del limone che , spremuto , si butta via ; ma per le prime , come va tale faccenda ? Sono esse costituite da asceti che soffrono con lo sguardo fisso a beni ultra terrestri ? Può essere per alcuni , non è certamente per i più , ai quali soltanto la mancanza di energia toglie di andare contro a pregiudizi , respingendo ciò che è loro male . Non paghi di essere deboli per conto proprio , predicano ad altrui la viltà , a cui talvolta , tanto per nobilitarla , hanno posto il nome di " senso di modernità " . In molte occasioni appaiono opere analoghe . La borghesia detta conservatrice ha applaudito alla distruzione dei due grandi imperi conservatori in Europa ; e non basta : ora che la Francia accenna a diventare un poco meno demagogica di altri paesi , gran parte della borghesia le si volge contro , l ' accusa di imperialismo , di militarismo , di insensate cupidigie ; pare proprio che la borghesia abbia di mira di distruggere ogni più lieve difesa che le , rimanga . Tali opere sono certamente di danno alla classe scelta che le compie , possono essere utili alla società se il fine a cui avviano è vantaggioso per questa . La circolazione delle classi scelte giova spessissimo alla collettività intera . Da quanto siamo venuti esponendo , pare che si possa concludere , con grandissima probabilità , che il fascismo ha conveniente sede in una classe numerosa di fatti analoghi , che sono essenzialmente transitori , che possono avere intrinsecamente temporanea importanza , ma che rimangono secondari e subordinati ai grandi fattori dell ' evoluzione sociale , di cui talvolta possono essere indizio ; ed allora acquistano estrinsecamente importanza per lo studio e le previsioni dei fenomeni sociali .
È NATO IL TOPOLINO ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Lungamente aspettato , desiderato , dopo lunga gestazione , fatta penosa dalla necessità di accordare volontà discordi , è venuto alla luce il Manifesto economico del Consiglio Supremo . È un documento strano ; non vi mancano giuste osservazioni , buoni consigli , ma fanno interamente difetto conseguenze che pure appaiono subito patenti e necessarie . La ragione è che il Consiglio deve legare l ' asino dove vuole il padrone , e che questi permette bensì vaniloqui oratori , ma non consente pratici provvedimenti , ad esso non perfettamente graditi . Il Manifesto principia coll ' osservare che i prezzi alti sono conseguenza delle guerre . Su ciò nessuno contende . Seguita con altra verità , pure evidente , cioè che « i governi debbono accogliere provvedimenti atti a persuadere le popolazioni che , mediante l ' aumento della produzione , possono risolvere il problema del caro vivere . I governi debbono facilitare lo scambio dei prodotti » . ( Cito il testo come è stato trasmesso dal telegrafo ) . Ma bravo ! come va , per altro , che sinora i provvedimenti dei governi sono statici e seguitano ad essere volti proprio ad uno scopo opposto ? Li ignora il Consiglio , o ne dà diverso giudizio ? Vogliamo rammentarne alcuni ? Per accrescere la produzione , si scemano le ore di lavoro , s ' impone per accordi internazionali , per leggi , tale riduzione . Ma che sia proprio vero che meno si lavora e più si produce ? Se le cose stanno così , perché il Consiglio non ci dimostra questa splendida verità , invece di sprecare tempo a narrarci cose che tutti sanno ? E perché non svela l ' errore enorme del governo della Germania , che , per produrre maggiore quantità di carbone , ottiene dal patriottismo dei minatori che lavorino ore supplementari ? E come mai spiega che la giornata di otto ore ha fatto aumentare in tutte le imprese e negli uffici governativi il numero dei lavoratori ? Avrebbe dovuto rimanere eguale , se non scemava la produzione , scemando le ore di lavoro . Per la produzione , oltre al lavoro , occorre ciò che , con vocabolo poco preciso ma che fa comodo , si dice « capitale » . Può essere privato , o pubblico in un reggimento socialista , ma ci vuole sempre . Per trasportare le merci sulle ferrovie , ci vogliono locomotive , siano queste di privati , di governi socialisti , di Soviet , o di chi si voglia . C ' è chi crede che locomotive e carri possano essere sostituiti da cartelle del debito pubblico . C ' è chi suppone che , facendo svolazzare questo o quei biglietti di Stato o di banca intorno ad un campo , si accresca la produzione del grano , meglio che con arature profonde e con largo uso di concimi ? Chi ha tale opinione non vede certo nel Manifesto la contraddizione , che invece appare stridente per chi la pensa diversamente . Volete accrescere la produzione e vi adoperate con ogni vostro potere per sostituire carta agli oggetti materiali che servono alla produzione . Ma forse c ' è chi crede un ' altra panzana , cioè che tutta quella carta rappresenti solo godimenti a cui rinunziano i « ricchi » . Accidenti ! Che pancia devono avere costoro se masticavano tutti quei miliardi che , con grande compiacenza , i governi dicono di ricavare dai loro imprestiti ! Il lettore vorrà scusarci se non discutiamo seriamente simili ipotesi . « I mezzi di trasporto sono disorganizzati » dice , e dice bene , il Consiglio . Dunque la conseguenza sarebbe che bisogna riordinarli ma come volete che ciò segua se scema il lavoro , scema il capitale , che per essi si adoperano , e crescono solo gli scioperi e le paghe ? Ma non basta l ' enorme salasso che , ai capitali volti alla produzione , fanno i governi , cogli imprestiti e le emissioni di carta moneta , altro grandissimo ne fanno colle imposte . Anche qui chiederemo : credete voi che tutto il maggior prodotto delle imposte sia tolto esclusivamente alle spese di lusso , o anche , se vi piace , ai consumi in genere , e che nessuna parte , piccola o grande , sia tolta alla produzione ? Se sì , tiriamo avanti ; coi ciechi non si discorre dei colori ; se no , perché proclamate la necessità di accrescere la produzione , e ad un tempo favorite ciò che la fa scemare ? Non basta ancora . Quel tanto che rimane ai contribuenti dovrebbe , per accrescere la produzione , essere adoperato per questa ; ma per fare ciò occorre che chi si volge per tal via abbia , se non sicurezza , almeno speranza di non essere spogliata del suo . Come può averla se , come dice ottimamente il Consiglio : « la pace non è ancora stabilita , le rivalità e le antipatie dominano ancora le nazioni europee » ? Perché solo europee ? E , aggiungiamo noi , la pace interna è anche maggiormente scossa della pace internazionale . Chi oggi impianta uno stabilimento industriale non sa se domani non gli verrà tolto , illegalmente , da qualche soviet , o con forma poco diversa e con effetto identico , requisito legalmente dal governo , che non sa trovare altro modo di mantenere l ' ordine . Chi oggi compra un bove , pei suoi possessi , non sa se domani non lo vedrà morire di fame , per la prepotenza di scioperanti ; chi oggi prepara la coltura di una risaia non sa che ne sarà del riso che spunterà , e neppure se si potrà raccogliere ; chi ha ulivi non sa a quali « prezzi d ' imperio » venderà l ' olio , e perciò ci furono possidenti che preferirono tagliare gli ulivi e venderli , il che almeno si dice non è il miglior modo di accrescere la produzione dell ' olio ; chi avesse la disgraziata idea di edificare una casa non sa a quel prezzo sarà costretto di darla in affitto ; a lui basti di pagare profumatamente muratori e materiali da costruzione , al rimanente ci pensa l ' umanitario governo ; e veramente non pare questo il miglior modo di avere abbondanza di alloggi ; è vero che il governo ne promette , ma come li edificherà ? Con denari tolti , almeno in parte , ad altre produzioni . Fare e disfare è tutto un lavorare , ma non accresce la quantità dei prodotti . Dopo ciò , qual meraviglia se taluno , invece di fare simili impieghi di capitali , si gode , se imprevidente , i quattrini che gli rimangono , dedotte le imposte progressive ed altre o si studia , se previdente , di porre al sicuro ciò che può , spingendosi sino a comperare diamanti e perle , che sono gemme preziosissime , ma proprio inutili per la produzione . Certo , queste sono male opere : dimostrano ciò a chiare note gli economisti ufficiali ; ma che volete ? L ' uomo somiglia a quello strano animale , reputato molto cattivo , perché , percosso , si difendeva . C ' è ancora dell ' altro . Dice il Consiglio , e sono parole d ' oro : « I governi debbono facilitare lo scambio dei prodotti » . Ah ! sì ? Ed è perciò che nel maggior numero dei paesi in nome dei quali parla il Consiglio , sono infinite le restrizioni , le proibizioni agli scambi dei prodotti . È proibito di importare questo prodotto , perché è di lusso ; proibito di esportare quest ' altro , perché è necessario ; allora che rimane da scambiare ? Questo è un volere e un disvolere ad un tempo . Interpretando molto largamente il vocabolo prodotti , rimarrebbero lavoro e capitali . Ma anche ad essi hanno provveduto i governi . Chi si prova a chiedere un passaporto per l ' estero può conoscere quanto sia facile lo scambio degli uomini tra i vari paesi , chi si prova ad esportare o ad importare « capitali » conosce un nuovo genere di delitti . Saranno giustificati per scopi fiscali , ma non venite fuori colle bubbole che facilitano lo scambio dei prodotti . Notiamo intanto , di sfuggita , che se Inghilterra e Francia non avessero , prima della guerra , esportato all ' estero enormi capitali , non avrebbero potuto fare facilmente , come hanno fatto , le spese per la guerra . E se , fra qualche anno , avranno nuove guerre , ben potranno chiosare questa verità . Deh ! Avesse potuto l ' Italia esportare all ' estero grandi capitali , prima della guerra , non avrebbe ora una moneta tanto deprezzata ! Il Consiglio ben vede lo stato presente di incertezza , di mancanza di sicurezza , ma non ardisce dire una parola schietta e forte ; mena il can per l ' aia , dice e disdice ed appare oltremodo impacciato . Si cadrebbe in errore assegnando l ' origine dei mali presenti all ' ignoranza , all ' imperizia , al mal volere dei governi . Essi fanno ciò che possono e spesso per il meglio , essendo dati i sentimenti e gli interessi della popolazione . C ' è del vero nell ' asserzione dei socialisti che la borghesia si dimostra incapace di risolvere i problemi presenti ; occorre per altro sostituire , al termine : borghesia , quello più generico di classe governante , ed aggiungere che l ' opera di questa è pure in parte determinata dai sentimenti e dagli interessi dei governati , o per dir meglio di quella parte di essi che ha maggior forza . Difficoltà analoghe alle presenti sarebbero dunque incontrate , sia pure con diversa intensità , da ogni genere di governi , sinché non si modificano sentimenti ed interessi . L ’ intensità sarebbe minore se si potessero togliere alcune contraddizioni , le quali fanno che lo stato presente paia volto ad accogliere non il meglio ma il peggio di vari ordinamenti . Se non si vuole la libertà dei commerci e delle industrie , se si vuole abolire la proprietà privata , sia pure così . Non è oppugnabile che ci possono essere altri generi di economia . Si provi quella del socialismo classico , affidando tutti i mezzi di produzione al governo , si provino i Soviet , si provi il sindacalismo , si provi ciò che si vuole , ma che almeno non sia campato per aria , e non sia uno stato di disordine che giunge all ' assurdo , di cui è sintomo non trascurabile le migliaia di decreti , o di grida , fra cui quelli , minuziosi sino al ridicolo , che regolano il consumo dei pasticcini , degli asparagi col parmigiano , o che fissano a dieci il numero delle vivande che , al cuoco di una trattoria , è lecito di preparare in un giorno . Un tale reggimento pare proprio escogitato per conseguire un minimo di prosperità economica . Eppure il Consiglio spera ancora di poterlo trarre in salvo , e propone per ciò vari rimedi . Li esamineremo nel prossimo articolo .
RIMEDI ALLA CRISI ECONOMICA ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Un ' adunanza di persone autorevoli e competenti , tenuta , sul finire dell ' anno scorso , in Amsterdam , ha redatto un memoriale , che è stato ora rimesso ai governi della Svizzera , dell ' Inghilterra , degli Stati Uniti , della Francia , della Danimarca , della Olanda , della Norvegia e della Svezia . In esso si propone di convocare un congresso dei delegati dei vari Stati , con l ' incarico di proporre il modo di risolvere l ' angoscioso problema monetario ed economico che affatica i governi . Il memoriale non dissimula i pericoli dello stato odierno . « La guerra ha imposto ai vincitori come ai vinti il problema di trovare i modi di fermare e di contrastare l ' aumento continuo dell ' emissione di cartamoneta e dei debiti pubblici , nonché l ' aumento costante dei prezzi che di ciò è conseguenza . La riduzione dei consumi eccessivi , l ' aumento della produzione e delle imposte sono riconosciuti come i più efficaci e forse i soli rimedi . Se non sono adoperati prontamente , c ' è da temere che il deprezzamento del denaro séguiti , faccia svanire i patrimoni raccolti pel passato , ed estenda a poco a poco il fallimento e l ' anarchia su tutta l ' Europa » . E nella conclusione si ripete : « Tali quesiti hanno grave urgenza riguardo al tempo . Ogni mese trascorso farà più ponderoso il problema e meno facile la soluzione . Tutte le informazioni disponibili persuadono che giorni pericolosissimi per l ' Europa sono imminenti e che non c ' è tempo da perdere se si vogliono scansare catastrofi » . Quale soluzione propone il memoriale ? Esso , con ragione , non vuole occuparsi di troppi particolari , ma accenna solo a linee generali . Ciò viene fatto con prudenza forse soverchia e che nuoce alla chiarezza dell ' espressione . Per la parte internazionale , si osserva che non è vantaggioso ai vincitori di ridurre al fallimento i vinti e di torre loro il modo di pagare il proprio debito ; il quale discorso vale specialmente per le condizioni imposte dai vincitori alla Germania e all ' Austria . Poscia , con non poche circonlocuzioni , si invoca l ' aiuto degli Stati Uniti . Per dire il vero non sono nominati , ma si capisce che sono il principale di quei paesi « di cui il bilancio commerciale ed il cambio sono favorevoli » , i quali sono invocati esplicitamente . Circa la politica finanziara interna , si insiste sulla necessità di ridurre le spese tanto da farle eguali alle entrate ; si chiede che ogni paese accresca quanto è possibile il peso delle imposte ( questo paragrafo accenna forse alla Francia , prima del 1920 ) ; si aggiunge : « Solo mercé condizioni economiche reali ( questa dicitura non è chiara ) gravando pesantemente ( sic ) , come è conveniente , su ciascun individuo , l ' equilibrio può essere ristabilito » . Infine si osserva che « l ' opera a cui deve cooperare l ' élite di ciascun paese è di ristabilire l ' inclinazione al lavoro ed al risparmio , di favorire lo sforzo individuale intenso , di dare a ciascuno la possibilità di godere ragionevolmente ( che vorrà dire tale avverbio ? ) del frutto del suo lavoro ( del frutto del risparmio si tace ) . Vi sono buone cose in questo manifesto , ma manca il rigore , la schiettezza , l ' energia dell ' espressione . Fatta tale restrizione , si può affermare , all ' ingrosso , che la via accennata è forse l ' unica che possa recare alla soluzione del problema economico . Disgraziatamente esso non è solo . Vi si aggiunge , anzi prevale , il problema sociologico , cioè sociale e politico ; e pressoché inutile è il trovare la soluzione del primo , se insoluto rimane il secondo . Intanto , è probabilmente il non avere avuto il coraggio di affrontare il problema sociologico che ha prodotto le incertezze e le mende del memoriale . Bello , in generale , è il consiglio di non stravincere , ma nello scendere ai particolari si viene a contrasto colle vedute politiche . Predicare la moderazione a certi messeri è come l ' esortare il lupo alla sobrietà . Perciò il memoriale prudentemente gira largo e non giunge al concreto . E poi , giustamente , i vincitori temono la riscossa dei vinti , e guardano paurosi il tremendo uragano russo - asiatico . Si dice che abbiano pace , ma effettivamente seguita sotto altre forme la guerra . L ' aiuto degli Stati Uniti sarà certo efficace , ma essi , per concederlo vorranno altro che bei discorsi . Che si può offrir loro ? Su ciò occorre spiegarsi , ma si teme di fare ciò per non offendere l ' imperialismo inglese , forse francese , certo il giapponese . Chi vorrà negare che sarebbe utilissimo di ridurre le spese , per condurle ad essere uguali alle entrate ? Sentenze di tal fatta stanno bene sui boccali di Montelupo . Nascono i guai quando , volgendosi al particolare , voglionsi le riduzioni da operare . Delle spese militari non c ' è da ragionare . Sarà grazia se non crescono , e di molto , in paragone di ciò che erano prima della guerra . E come potrebbe essere altrimenti per gli Stati che pretendono di regolare in ogni minuto particolare tutta la vita mondiale ? Tutti consentono che le spese per le « riforme sociali » dovranno crescere enormemente . Si gradirebbe di conoscere quale è in proposito l ' opinione degli autori del memoriale , ma essi non ne fanno parola . Tacciono pure pudicamente sulle riduzioni delle spese per gli enormi salari agli operai ed agli impiegati , per edificare case mantenendo i costosissimi privilegi dei signori muratori , per le opere pubbliche aventi lo scopo di dare lavoro bene rimunerato agli elettori , nonché delle spese per fare guadagnare speculatori e pescicani . È facile intendere quali difficoltà provi l ' ordinamento plutocratico - demagogico per compiere tali riduzioni di spese ; ed ecco come si vede prevalere , in questo caso , il problema sociologico . Messe così da parte le spese , che di gran lunga sono maggiori , quali altre riduzioni si possono operare ? Poche e di lieve importanza . A nulla serve un consiglio se non si ha il modo di seguirlo . Altro ottimo , eccellente consiglio è quello di « ristabilire l ' inclinazione al lavoro » ; ma è gravissimo guaio il non sapere come si potrà ciò conseguire . Forse colle prediche morali ? Eh ! Via , lasciamo stare tali discorsi puerili . Fateci sapere se volete , o non volete recare in pratica il precetto dato già da tanti secoli da san Paolo , cioè : « Chi non vuole lavorare , non mangi » . Se sì come mai sussidiate coloro che non trovano lavoro perché richiedono un salario troppo alto ? Perché pagate le giornate di sciopero agli scioperanti ? Perché riducete le ore di lavoro , accrescendo i salari ? Se no , sia pure che farete opera sommamente lodevole , ma non state a dirci che vi adoperate per fare crescere l ' inclinazione al lavoro . Volete che ogni uomo abbia sicurezza di godere del frutto del suo lavoro . È sacrosanto ammonimento , e chi mai ardirebbe contrastarlo ? Ma perché tacete del frutto del risparmio ? Credete che il risparmio non giovi alla produzione ? Allora perché predicate che si debba ristabilire l ' inclinazione al risparmio ? Credete invece che il risparmio giovi alla produzione ? Allora sta bene la prima parte del vostro discorso , ma non sta bene la seconda , e converrebbe dire non solo che ognuno dev ' essere sicuro di godere il frutto del proprio risparmio , ma altresì che occorre che questo risparmio sia adoperato per la produzione , e non si sperperi cogli imprestiti dei governi . Tutto ciò vale in teoria , ma , in pratica , non può essere detto da coloro che mirano ad ottenere cosa alcuna dell ' ordinamento plutocratico - demagogico che ci regge . Non è buon modo di procacciarsi la benevolenza di chicchessia , lo insidiarlo , dimostrarvisi nemico , volerne la distruzione .
CONCLUSIONI ( PARETO VILFREDO , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Prima di procedere innanzi nell ' esame del Manifesto , giova fermarci un poco su una considerazione d ' indole generale . Due sono i problemi che si debbono risolvere , cioè uno dell ' equilibrio economico del Paese , l ' altro dell ' equilibrio finanziario del Governo o dello Stato . Non sono indipendenti , ma neppure da confondersi . Il bilancio economico del Paese prevale di solito sul bilancio finanziario dello Stato . Spesso , nei tempi di prosperità crescente , il primo ha un avanzo , che vale per togliere il disavanzo temporaneo del secondo ; nei tempi di prosperità decrescente , i provvedimenti per togliere quest ' eventuale disavanzo , o anche solo mantenere l ' equilibrio , sono resi vani dal persistere del disavanzo economico . In ciò sta la spiegazione di molti fenomeni . Si è osservato che le rivoluzioni seguono facilmente non tanto quando le condizioni delle popolazioni sono disgraziate , quanto allorché sono discrete ; allora un accidentale peggioramento delle condizioni economiche è molto più avvertito che nei tempi di miseria . Fra i molti fatti che precedono la caduta del Governo , c ' è quello del disordine della finanza e dell ' ostinazione a mantenere spese che fanno impossibile l ' equilibrio . Esempio classico è quello della grande rivoluzione francese ; ci è ignoto se i nostri Governi ce ne daranno un altro . Nei tempi di prosperità crescente , poco danno reca al Governo un bilancio in disavanzo ; esso ha pronto e facile il rimedio , affidandosi alla virtù medicatrice della Natura ; ma , se , invece , la prosperità è decrescente , non valgono molto , per trarlo in salvo , i migliori e più sani suoi provvedimenti ; esso cade , pagando non poche volte il fio di colpe non sue . Ma poiché , nei tempi presenti , i periodi di prosperità decrescente sogliono essere di non lunga durata , il problema da risolvere , per sapere se un Governo si manterrà o no , sta nel conoscere se potrà superare le difficoltà di quei pochi anni di crisi ; quindi i suoi provvedimenti debbonsi giudicare , non tanto per l ' intrinseco valore economico , quanto per gli effetti estrinseci che possono avere sui sentimenti e sugli interessi , poiché preme solo di campare dal burrascoso mare e di giungere alla riva , ove una crescente prosperità sanerà ogni danno di provvedimenti intrinsecamente dannosi . Per altro , il valore intrinseco non è da trascurarsi interamente , poiché se il danno è grande , può il Governo essere sommerso prima di toccar terra . Non è quindi inutile anche sotto l ' aspetto estrinseco , la critica che andiamo facendo sotto l ' aspetto intrinseco , ma era necessario di separare gli aspetti , confusi nel Manifesto , e di avvertire che non miriamo direttamente all ' aspetto estrinseco . Di esso molto ci sarebbe da dire , ma non è qui il luogo . Gli uomini pratici conoscono , alla meglio , le relazioni di fatti alle quali abbiamo ora dato forma teorica ; e ciò si osserva generalmente pei fenomeni della sociologia . Quando questi uomini confondono i due aspetti può essere in parte per ignoranza , ma spesso è altresì per deliberato volere , affine di dare forza ai provvedimenti che valgono estrinsecamente , facendo credere che valgono pure intrinsecamente . Analogamente opera la fede quando vuol dare fondamento sperimentale a ciò che è fuori dell ' esperienza . Proseguiamo ora l ' esame dei particolari del Manifesto . Il N . 4 Si legge così nel « Resto del Carlino » dell'11 marzo : « È indispensabile prendere senza indugio delle misure per assicurare la riduzione dei crediti e della circolazione » . Il testo trasmesso ai giornali francesi dice : « Il est essentiel de prendre sans tarder des mesures pour assurer la défluctuation [ alias : déflation ] des crédits et de la circulation » . Il manifesto deve essere stato scritto in un gergo franco - inglese . Nel vocabolario francese manca il termine défluctuation o déflation ; deve voler dire il contrario del termine inglese « inflation » ( gonfiamento ) , quindi varrebbe : « sgonfiamento » . Che sono poi questi crediti i quali debbono essere ridotti ? Per solito , il difetto di precisione dei vocaboli corrisponde ad una mancanza di precisione delle idee . Traducendo nel nostro idioma e procurando di fare precisa la raccomandazione del Manifesto , pare che significhi : « È indispensabile provvedere senza indugio per ridurre i debiti dei Governi e la circolazione di cartamoneta o di altra carta » . Riguardo al Governo , tali provvedimenti paiono dover essere , in generale , favorevoli , sia perché possono ridurre , sia pure per poco , il disavanzo , sia perché lo scemare i debiti è buona preparazione al poterne contrarre di nuovi , e il diminuire la circolazione cartacea concede di nuovamente accrescerla quando farà comodo . Riguardo all ' economia , l ' essere utile o non essere utile questo trasferimento di ricchezza dipende principalmente , nelle presenti congiunture , dall ' effetto che può avere sulla produzione ; il che meglio vedremo esaminando i modi esposti nel Manifesto , i quali sono i seguenti : « a ) Equilibrando le spese normali dei Governi e i loro introiti » . Si può , per ciò conseguire , ridurre le spese , o crescere le entrate . Se si riducono le spese inutili per la produzione , che sono quasi tutte quelle che cagionano il disavanzo , l ' effetto sarà certamente utile per la produzione ; sarà invece di danno se si crescono le entrate , poiché è certo che , parte almeno , dei denari così raccolti , saranno tolti alla produzione . Pare che il Manifesto preferisca questa seconda via , poiché prosegue così : « b ) Stabilendo quelle imposte supplementari che saranno necessarie per raggiungere risultati rapidi e tangibili » ; « c ) Consolidando il debito fluttuante a breve scadenza sotto la forma di sottoscrizioni prelevate sul risparmio » . Qui l ' utilità pel Governo è risolutamente opposta all ' utilità per l ' economia del paese , almeno in quanto ad effetti diretti . Se i debiti a breve scadenza non sono rinnovati , il governo è nel bivio o di fallire , o di dovere ridurre le spese che gli acquistano benevolenza , cioè i vari sussidi , pensioni , largizioni ai plutocrati , ecc . In ogni modo , corre pericolo di cadere . Rimane da conoscere gli effetti economici di tale caduta per sapere quali saranno gli effetti indiretti dei provvedimenti aventi lo scopo di evitarla . Ma in quanto ad effetti diretti , le somme prelevate sul risparmio saranno almeno in parte tolte ai fattori della produzione , e quindi deprimeranno questa . Quando si dice ai risparmiatori che il recare i loro denari al governo , sottoscrivendo imprestiti od in altri modi , è un donarli alla patria , si confondono governo e patria ; la qual cosa , in alcuni casi , si accosta alla realtà , in altri se ne discosta , poiché , infine , i vari governi passano e la patria rimane . « d ) Limitando immediatamente e riducendo progressivamente la circolazione fiduciaria » . Gli autori del Manifesto non hanno capito , o fingono di non capire , che , per l ' economia del paese , preme non tanto la quantità di carta in circolazione , quanto l ' uso che si è fatto , o che si fa , dei beni economici procacciati dalla sua emissione ; ma di ciò qui più non ragiono , poiché assai ne scrissi in altri articoli precedenti ; siami solo concesso il dare lode agli autori del Manifesto per non avere cavato fuori « la riserva aurea che serve di garanzia ai biglietti » . Infinite sono le esperienze che dimostrano che poco vale tale riserva , per mantenere il valore dei biglietti , se non si adopera per barattarli . Léon Say lasciò scritto che « l ' oro che non si può esportare non ha maggiore effetto sulla circolazione di quello di un ammasso d ' oro , che non si scava , a mille metri sotto la superficie del suolo » . Questo teorema elementare è fondamentale nella scienza economica , all ' incirca come il teorema del quadrato dell ' ipotenusa nella geometria euclidea . Il rimanente del Manifesto mira , con parlare per dir vero alquanto avvolgente , a tre scopi : cioè a provvedere materie prime ai paesi che ne sono privi per le loro industrie nulla si dice dell ' Italia e del combustibile di cui ha bisogno , a restaurare le regioni devastate , principalmente della Francia , e a fissare , entro brevi termini , la somma ancora ignota che deve pagare la Germania . Tutti tre questi scopi sono lodevoli e possono essere utili per l ' economia dei paesi e dei governi , con alcune restrizioni pel terzo che può a loro recare impacci , mostrando vane le speranze di larghi compensi che hanno fatto concepire alle loro popolazioni . Rimane da trovare modo di raggiungere gli scopi , e su ciò poca luce dà il Manifesto . Esso pare principalmente affidarsi agli imprestiti . Per essere efficaci , questi dovrebbero essere contratti nei paesi non troppo colpiti dalla guerra , e quindi principalmente negli Stati Uniti . La menoma promessa loro varrebbe più delle insistenti richieste dei futuri debitori . È vero che questi offrono , come garanzia , i erediti che hanno , o che avranno sulle vinte nazioni . Ma che valori hanno tali crediti , e quindi la garanzia ? La risposta non è facile . Ci siamo intrattenuti un poco a lungo sul Manifesto , non per la sua importanza intrinseca , ma perché ci dava occasione di chiarire alcune relazioni fra concetti usuali e l ' esperienza . In conclusione , esso poco o niente ci reca di nuovo , stempera , in molte parole , concetti evidenti nei quali tutti consentono , e mediante i quali si tenta talvolta di ricoprire gravi errori : fa proposte che non si sa come recare nel concreto , e di cui ben scarsa è l ' efficacia . Non pare neppure essere stato molto utile per tenere a bada le popolazioni , poiché pochi vi hanno posto mente , ed è passato quasi inosservato .
LA RUSSIA ( PARETO VILFREDO , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Una trentina d ' anni fa era di moda il mostrarsi timorosi del « pericolo giallo » . Si diceva che la Cina ed il Giappone stavano per muovere alla conquista economica e forse anche militare dell ' Europa e di altre regioni . Si notavano in innumerevoli scritti , la strabocchevole popolazione gialla , la sua sobrietà , che le assicurava bassi prezzi di produzione economica , il senso politico , manifestatosi nel Giappone , il risveglio della Cina , destantesi dai sonni secolari . Poscia , poco alla volta , queste apprensioni si quetarono , cedettero ad altre ; si discorse molto meno dei pericoli che possono venire dalle popolazioni gialle , sebbene la minaccia di turbate relazioni sussistesse tra il Giappone e gli Stati Uniti , e la guerra Russo - Giapponese avesse dimostrato la potenza militare del Giappone . Il pericolo russo ha fasi come la luna : ora appare , poi si dilegua , quindi riappare . Napoleone I , a Sant ' Elena , stimava che , entro un decennio , l ' Europa avrebbe potuto essere « cosacca » . Il massimo splendore del potere russo si ha sotto Alessandro I , con la Santa Alleanza ; ma poi , ad un tratto , la guerra di Crimea fece palese quanta poca forza reale ci fosse nel gigante , e ciò fu confermato dalla successiva guerra russo - turca e dal Congresso di Berlino , nuovamente poi dalla guerra col Giappone ed infine con la rivoluzione presente . Ma ecco che rinnova la luna , rinasce il timore , minacciosa appare la potenza dei bolscevichi , eredi e fra non molto forse emuli degli czaristi . Si osserva che , economicamente , l ' Europa non può campare senza la Russia e che , militarmente , l ' alleanza russo - tedesca è un grave pericolo per la civiltà occidentale . In tutto ciò vi è una parte di vero ed una parte che va oltre al vero . La prima si riferisce principalmente ad un lontano futuro , la seconda ad uno prossimo . Non ci può essere dubbio che il risveglio dell ' Oriente , non solo nel Giappone e nella Cina , ma anche nell ' India e fra i popoli dell ' Islam , sia per diventare , alla lunga , un fattore importante dell ' equilibrio degli Stati del globo e non si scorge forza umana che possa fermare questo fatale andare . Egualmente è molto probabile che la Germania e la Russia finiranno coll ' intendersi , sia pure in seguito a varie e fortunose vicende , perché troppo potenti sono i comuni interessi di questi due popoli , che , congiunti , sono veramente formidabili . E qui giova ripetere che fatti accidentali potranno bensì contrastare tale opera , ma che non prevarranno contro le forze permanenti . Per avvenimenti più prossimi , o almeno non tanto lontani , e sono quelli che più premono in politica , nascono invece molti dubbi ed appare assai più facile il contrastarli . Può giovare oggi ad alcuni uomini di Stato , per ragioni di politica interna , di magnificare la potenza russa ed il sussidio che può trarre dalla forza germanica , ma , nella realtà , appare non essere tanto grande , almeno per parecchi anni , ed il pericolo è lieve , eccetto che , alla Russia ed alla Germania , si congiunga uno dei grandi Stati dell ' occidente . Quindi lo essere , o il non essere questi uniti appare , per ora , come uno dei maggiori fattori dei prossimi eventi . Qui nasce il quesito : è più probabile l ' accordo , o il disaccordo ? Risolverlo in modo sicuro o almeno probabilissimo non si può , ma ci sono motivi che fanno inclinare a credere al disaccordo . Da prima , innumerevoli esempi storici , dai tempi antichi sino ai moderni , tra i quali l ' esempio non lontano della Santa Alleanza , poi ragioni intrinseche che mostrano come sia già profondamente scossa l ' unione degli alleati della gran guerra . Questi procacciano in ogni modo di ricoprire i nascenti dissensi con proteste di amorevole concordia , e così maggiormente forse dimostrano il contrasto tra le parole ed i fatti . Inoltre non è da trascurarsi la circostanza che i principi banditi dai bolscevichi sono ben altrimenti popolari che i principi della Santa Alleanza , e che possono operare non poco per impedire un ' azione comune delle potenze occidentali contro il bolscevismo . Qui occorre distinguere la forma dei principi dalla loro applicazione . In tutte le religioni , altro è il dire , altro il fare . Il dire opera sui fedeli , il fare scansa le difficoltà pratiche del recare nel concreto mistiche credenze , e se , nel medioevo , popoli devotissimi al Vangelo operavano contrariamente ai suoi ammaestramenti , facile è lo intendere come ci possano essere ora fedeli del verbo comunista i quali nella pratica , usano del capitalismo . Per ciò , chi giudicasse solo secondo la forma potrebbe stimare vana la contesa suscitata dai governi che rifiutano di trattare con i bolscevichi se questi prima non riconoscono il « principio della proprietà privata » : non ritirano così vogliono gli Stati Uniti il memorandum presentato alla Conferenza di Genova . Ma , guardando alla sostanza , si vede che possono i bolscevichi mantenere i dogmi loro , di cui si giovano per certi fini , ed operare in modo diverso , mirando ad altri fini ; ed è in tale opera che sta la sostanza , la quale deve premere a chi contratta con loro . Per esempio , riconoscere la proprietà privata di una miniera , oppure dichiararla proprietà comunista e concederne l ' usufrutto per un secolo , od anche meno , non è cosa molto diversa , e non mette conto di litigare per tanto poco . Chi fosse vago di ben conoscere le sottigliezze che in tale argomento si possono adoperare ha da leggere le controversie dei Francescani , sostituenti l ' uso alla proprietà . Aggiungasi che i governi i quali ora chiedono alla Russia di accogliere il « principio della proprietà privata » , molto poco rispettarono , o rispettano , quando a loro faceva , o fa comodo , questo bel principio . In realtà , meglio che di differenze fondamentali , si tratta del più o del meno , e di certe forme sostituite a certe altre , talvolta di semplici distinzioni verbali . Se cerchiamo la sostanza nel rifiuto della Russia , dobbiamo pure cercarla nelle domande ad essa mosse , ed allora vedremo che è importante . Un discorso recente del sig . Hoover segretario di Stato degli Stati Uniti , ce la palesa chiaramente . Egli principia col notare che la « ricostruzione » della Russia deve principalmente essere opera della Russia stessa , ed aggiunge che il Governo degli Stati Uniti , ha fissato già da tempo che « nessun serio miglioramento può avvenire sinché sussistono le presenti condizioni di impoverimento . Altra speranza non v ' ha , pel popolo russo , se non nella produzione della Russia , ed è assurdo il credere che potrà risorgere il commercio sinché le fondamenta economiche della produzione non saranno saldamente ristabilite . Ma la produzione ha per condizioni essenziali la sicurezza della vita , il riconoscimento di solide garanzie della proprietà privata , il rispetto dei contratti , e i diritti del libero lavoro » . Si direbbe meglio che per la produzione di un paese non basta di avere ricchezze naturali , uomini , ed anche capitali , ma che occorre inoltre avere ordinamenti sociali ed economici tali da rendere efficace l ' opera di questi elementi . Si diano i nomi che si vuole a questi ordinamenti , ma la sostanza è quella appunto che sta sotto i termini adoperati dal sig . Hoover . Se il bolscevismo dura finirà col trasformarsi in questo senso , ma ciò non avverrà senza varie vicende , senza gravi contrasti tra la resistenza di fanatici credenti e la spinta di migliori politici . Al volere dovrà il governo bolscevico essere in grado di aggiungere il potere , e non sarà tanto facile . Se riesce nell ' intento , ci sarà certamente un beneficio economico non solo per la Russia , bensì anche per i vari Stati che stanno in relazione con essa . D ' altra parte , grande sarà allora il pericolo del dominio di una nazione risorta economicamente , militarmente , politicamente . Artefici ne saranno stati in parte coloro stessi che ne soffriranno . Di fatti analoghi ha dovizia la storia . Ma tutto ciò spetta ad un lontano avvenire ; oggi il pericolo russo è molto minore di quanto parecchi credono , o mostrano di credere ; maggiore pensiero deve dare , in non pochi Stati , il pericolo interno . Questo nasce principalmente dalla incompiuta trasformazione della democrazia , che non ha ancora trovato un nuovo assetto da sostituire a quello già vigoroso nel secolo scorso , ed ora in crescente decadenza .