StampaQuotidiana ,
Poiché
l
'
uso
vuole
che
ci
sia
un
bilancio
della
Stato
e
una
relazione
su
di
esso
,
abbiamo
quello
e
questa
.
Essi
riferiscono
le
entrate
e
le
spese
in
una
certa
unità
che
dicesi
lira
.
Che
mai
sarà
,
di
preciso
o
almeno
con
discreta
approssimazione
,
non
si
sa
,
poiché
tace
l
'
Oracolo
di
Delfo
ed
è
morta
M.me
de
Thèbes
.
Sei
o
sette
anni
fa
,
questa
lira
non
era
molto
lontana
dalla
pari
coll
'
oro
;
poi
si
è
data
a
vita
selvaggia
;
fa
salti
da
capriolo
.
Se
si
paragona
al
franco
svizzero
,
che
è
più
fermo
,
ma
non
fermissimo
,
si
trova
che
mentre
scrivo
questo
articolo
(
15
febbraio
)
100
lire
valgono
33,47
franchi
svizzeri
,
mentre
il
15
febbraio
1919
,
valevano
circa
76
franchi
;
dunque
il
prezzo
della
lira
,
in
franchi
svizzeri
,
è
scemato
di
metà
almeno
in
un
sol
anno
,
che
è
anno
di
pace
e
non
di
guerra
.
È
quindi
lecito
porre
il
quesito
:
scemerà
ancora
,
in
analoga
proporzione
,
o
crescerà
,
da
oggi
al
febbraio
1921;
e
,
secondo
che
scemerà
,
o
crescerà
,
che
ne
sarà
di
quel
bel
bilancio
espresso
in
lire
?
Per
trovare
alcunché
di
meno
fluttuante
,
sarebbe
bene
di
potere
paragonare
la
lira
carta
alla
lira
oro
;
ma
per
ciò
occorre
almeno
un
mercato
libero
dell
'
oro
:
c
'
è
a
Londra
,
ma
non
c
'
era
nel
febbraio
1919
.
Per
altro
,
lo
essere
quasi
solo
in
Europa
fa
sì
che
i
suoi
prezzi
non
sono
quelli
che
si
avrebbero
se
dovunque
libero
fosse
,
il
commercio
dell
'
oro
,
libera
l
'
esportazione
della
moneta
aurea
.
Aggiungasi
che
neppure
il
«
valore
»
dell
'
oro
è
stabile
.
Infine
,
poiché
non
possiamo
avere
di
meglio
,
contentiamoci
del
poco
che
possiamo
ricavare
dalle
notizie
dei
mercati
dei
cambi
.
Intanto
,
il
film
dei
cambi
gira
tanto
rapido
,
che
ciò
che
è
vero
oggi
non
lo
è
più
domani
.
Le
variazioni
che
durano
breve
tempo
,
non
operano
sul
bilancio
,
quelle
che
durano
a
lungo
lo
possono
mutare
notevolmente
.
A
Londra
,
nella
prima
metà
di
febbraio
,
l
'
oncia
di
oro
puro
è
giunta
al
prezzo
di
12o
scellini
;
il
che
dà
,
per
la
sterlina
carta
,
il
prezzo
di
franchi
oro
17
mentre
la
parità
è
di
franchi
oro
25,22
.
A
Ginevra
,
il
14
febbraio
,
la
sterlina
carta
era
quotata
franchi
svizzeri
20,69
.
Da
ciò
si
deduce
che
il
franco
svizzero
vale
franchi
oro
0,86
.
In
altro
modo
si
possono
avere
quei
valori
.
L
'
11
febbraio
,
a
Londra
,
la
sterlina
carta
era
quotata
dollari
3,37
mentre
la
parità
è
di
dollari
4,867
.
La
sterlina
varrebbe
dunque
franchi
oro
17,46
.
A
Ginevra
,
il
14
febbraio
,
il
dollaro
era
quotato
franchi
svizzeri
6,03
e
la
sua
parità
è
di
franchi
oro
5,18
.
Dunque
il
franco
svizzero
varrebbe
franchi
oro
0,86
.
Le
differenze
di
tali
valori
coi
precedenti
sono
piccole
e
quindi
trascurabili
.
Di
sfuggita
.
Pochi
giorni
or
sono
si
poteva
leggere
in
un
giornale
italiano
che
il
franco
svizzero
era
alla
pari
con
l
'
oro
.
È
proprio
vero
che
un
bel
tacere
non
fu
mai
scritto
.
Non
mi
fermo
qui
sulla
variabilità
del
«
valore
»
dell
'
oro
;
i
lettori
di
questo
giornale
ne
avranno
veduto
alcun
cenno
nell
'
articolo
mio
riprodotto
nel
n
.
31
.
Paragonando
dunque
la
lira
italiana
al
franco
svizzero
,
faremo
,
circa
il
valore
effettivo
,
due
errori
;
cioè
uno
avente
origine
dal
non
essere
il
franco
svizzero
pari
all
'
oro
,
l
'
altro
dal
non
essere
il
presente
«
valore
»
dell
'
oro
pari
a
quello
che
aveva
nel
tempo
che
precedette
la
guerra
.
Veniamo
ai
particolari
.
Dice
la
relazione
dell
'
onorevole
Bonomi
che
l
'
onere
pel
bilancio
degli
interessi
dei
debiti
è
di
circa
4,5
miliardi
di
lire
;
ma
che
è
tale
onere
,
valutato
in
beni
economici
?
Se
si
paragona
la
lira
al
franco
svizzero
,
quest
'
onere
sarebbe
oggi
solo
di
1,55
miliardi
,
e
sarebbe
minore
paragonata
la
lira
all
'
oro
,
minore
ancora
tenuto
conto
che
il
«
valore
»
dell
'
oro
è
scemato
.
Come
feci
notare
in
un
articolo
pubblicato
nel
1916
dalla
«
Rivista
di
scienza
bancaria
»
,
si
poteva
agevolmente
prevedere
che
parecchi
Stati
,
per
sottrarsi
all
'
obbligo
del
pagamento
reale
dei
loro
debiti
,
pur
fingendo
di
ciò
fare
,
li
avrebbero
pagati
con
moneta
deprezzata
.
Tali
previsioni
fecero
scandalo
e
suscitarono
sdegni
,
ma
i
fatti
mostrano
che
si
sono
avverate
e
che
seguitano
ad
avverarsi
ogni
giorno
.
Nell
'
ipotesi
,
per
dir
vero
assurda
,
che
,
nel
1920-21
,
la
lira
tornasse
alla
pari
col
franco
svizzero
meglio
ancora
col
franco
oro
l
'
onere
tornerebbe
ad
essere
di
4,5
miliardi
,
ma
effettivi
,
non
più
solo
nominali
.
Nell
'
ipotesi
speriamo
egualmente
fallace
che
la
lira
seguisse
il
cattivo
esempio
del
marco
e
decadesse
sino
a
0,06
franchi
svizzeri
,
gli
interessi
,
in
lire
,
del
debito
sarebbero
solo
270
milioni
di
franchi
effettivi
.
Tra
questi
limiti
estremi
,
di
miliardi
4,5
e
di
0,270
,
quale
sarà
l
'
onere
effettivo
del
bilancio
?
E
se
non
si
sa
,
che
significa
il
bilancio
?
Tutto
ciò
andrebbe
bene
se
l
'
onere
dei
prestiti
fosse
solo
in
lire
,
con
pagamenti
all
'
interno
;
se
in
parte
è
in
altre
monete
,
pagabile
all
'
estero
,
occorre
tenere
conto
del
cambio
di
queste
monete
,
e
navighiamo
più
che
mai
su
di
un
mare
incognito
.
Pei
privati
,
il
fenomeno
è
l
'
inverso
di
quello
ora
notato
pel
governo
.
Coloro
che
hanno
sottoscritto
ad
un
prestito
che
dà
5,71
per
cento
d
'
interesse
avranno
impiegato
il
loro
capitale
precisamente
a
quest
'
interesse
.
Se
il
valore
della
lira
non
varia
,
lo
avranno
impiegato
al
17,30
per
cento
,
se
la
lira
diventa
alla
pari
con
l
'
oro
all'1,04
per
cento
,
se
la
lira
decade
sino
a
6
centesimi
oro
,
ad
un
saggio
intermedio
,
se
la
lira
si
fissa
ad
un
saggio
intermedio
.
Ma
quale
sarà
tal
saggio
?
Indovinalo
grillo
!
Analoghe
osservazioni
si
possono
fare
per
le
imposte
.
Se
la
lira
tornasse
alla
pari
con
l
'
oro
sarebbe
impossibile
che
i
contribuenti
seguitassero
a
pagare
la
stessa
somma
,
in
lire
,
che
pagano
oggi
.
Se
decadesse
sino
a
6
centesimi
,
pagherebbero
agevolmente
molto
più
.
Incertissime
sono
pure
le
altre
spese
del
bilancio
.
L
'
onorevole
Bonomi
giustamente
osserva
:
«
I
residui
5
miliardi
e
mezzo
di
entrate
sono
però
insidiati
ora
da
una
spesa
che
minaccia
di
travolgere
la
nostra
finanza
se
i
ripari
non
sono
pronti
ed
efficaci
.
Le
spese
per
il
personale
si
sono
accresciute
in
misura
così
allarmante
da
venire
subito
dopo
quelle
sì
cospicue
degli
oneri
del
debito
»
.
Certo
,
ci
vorrebbero
«
ripari
»
,
ma
dove
si
troveranno
?
Non
nel
Parlamento
;
il
recente
sciopero
dei
ferrovieri
,
al
quale
è
probabile
che
facciano
seguito
altri
simili
,
è
segno
non
trascurabile
che
del
Parlamento
si
può
fare
a
meno
per
impegnare
la
finanza
pubblica
.
Nessuno
può
dire
ciò
che
sta
per
accadere
né
che
intensità
acquisteranno
le
forze
operanti
per
fare
variare
il
bilancio
.
Al
presente
,
vediamo
sgretolarsi
lo
Stato
e
crescere
l
'
anarchia
:
ognuno
procura
di
ricavare
quanto
più
può
dal
bilancio
,
e
scema
ognora
la
resistenza
a
tali
imprese
.
Sino
a
che
punto
si
spingeranno
?
Se
a
ciò
non
si
può
rispondere
neppure
si
può
conoscere
il
futuro
della
finanza
.
Si
può
opporre
che
simili
incertezze
ci
sono
per
tutti
i
bilanci
,
in
ogni
tempo
.
Verissimo
;
ma
,
nello
stato
normale
,
le
differenze
sono
lievi
e
quindi
trascurabili
.
Oggi
vediamo
seguire
repentini
e
gravi
movimenti
,
i
quali
non
accennano
per
niente
a
cessare
:
le
differenze
sono
grandi
,
ed
esse
,
più
che
una
sterile
contabilità
formale
,
danno
la
realtà
del
bilancio
.
StampaQuotidiana ,
Lungamente
aspettato
,
desiderato
,
dopo
lunga
gestazione
,
fatta
penosa
dalla
necessità
di
accordare
volontà
discordi
,
è
venuto
alla
luce
il
Manifesto
economico
del
Consiglio
Supremo
.
È
un
documento
strano
;
non
vi
mancano
giuste
osservazioni
,
buoni
consigli
,
ma
fanno
interamente
difetto
conseguenze
che
pure
appaiono
subito
patenti
e
necessarie
.
La
ragione
è
che
il
Consiglio
deve
legare
l
'
asino
dove
vuole
il
padrone
,
e
che
questi
permette
bensì
vaniloqui
oratori
,
ma
non
consente
pratici
provvedimenti
,
ad
esso
non
perfettamente
graditi
.
Il
Manifesto
principia
coll
'
osservare
che
i
prezzi
alti
sono
conseguenza
delle
guerre
.
Su
ciò
nessuno
contende
.
Seguita
con
altra
verità
,
pure
evidente
,
cioè
che
«
i
governi
debbono
accogliere
provvedimenti
atti
a
persuadere
le
popolazioni
che
,
mediante
l
'
aumento
della
produzione
,
possono
risolvere
il
problema
del
caro
vivere
.
I
governi
debbono
facilitare
lo
scambio
dei
prodotti
»
.
(
Cito
il
testo
come
è
stato
trasmesso
dal
telegrafo
)
.
Ma
bravo
!
come
va
,
per
altro
,
che
sinora
i
provvedimenti
dei
governi
sono
statici
e
seguitano
ad
essere
volti
proprio
ad
uno
scopo
opposto
?
Li
ignora
il
Consiglio
,
o
ne
dà
diverso
giudizio
?
Vogliamo
rammentarne
alcuni
?
Per
accrescere
la
produzione
,
si
scemano
le
ore
di
lavoro
,
s
'
impone
per
accordi
internazionali
,
per
leggi
,
tale
riduzione
.
Ma
che
sia
proprio
vero
che
meno
si
lavora
e
più
si
produce
?
Se
le
cose
stanno
così
,
perché
il
Consiglio
non
ci
dimostra
questa
splendida
verità
,
invece
di
sprecare
tempo
a
narrarci
cose
che
tutti
sanno
?
E
perché
non
svela
l
'
errore
enorme
del
governo
della
Germania
,
che
,
per
produrre
maggiore
quantità
di
carbone
,
ottiene
dal
patriottismo
dei
minatori
che
lavorino
ore
supplementari
?
E
come
mai
spiega
che
la
giornata
di
otto
ore
ha
fatto
aumentare
in
tutte
le
imprese
e
negli
uffici
governativi
il
numero
dei
lavoratori
?
Avrebbe
dovuto
rimanere
eguale
,
se
non
scemava
la
produzione
,
scemando
le
ore
di
lavoro
.
Per
la
produzione
,
oltre
al
lavoro
,
occorre
ciò
che
,
con
vocabolo
poco
preciso
ma
che
fa
comodo
,
si
dice
«
capitale
»
.
Può
essere
privato
,
o
pubblico
in
un
reggimento
socialista
,
ma
ci
vuole
sempre
.
Per
trasportare
le
merci
sulle
ferrovie
,
ci
vogliono
locomotive
,
siano
queste
di
privati
,
di
governi
socialisti
,
di
Soviet
,
o
di
chi
si
voglia
.
C
'
è
chi
crede
che
locomotive
e
carri
possano
essere
sostituiti
da
cartelle
del
debito
pubblico
.
C
'
è
chi
suppone
che
,
facendo
svolazzare
questo
o
quei
biglietti
di
Stato
o
di
banca
intorno
ad
un
campo
,
si
accresca
la
produzione
del
grano
,
meglio
che
con
arature
profonde
e
con
largo
uso
di
concimi
?
Chi
ha
tale
opinione
non
vede
certo
nel
Manifesto
la
contraddizione
,
che
invece
appare
stridente
per
chi
la
pensa
diversamente
.
Volete
accrescere
la
produzione
e
vi
adoperate
con
ogni
vostro
potere
per
sostituire
carta
agli
oggetti
materiali
che
servono
alla
produzione
.
Ma
forse
c
'
è
chi
crede
un
'
altra
panzana
,
cioè
che
tutta
quella
carta
rappresenti
solo
godimenti
a
cui
rinunziano
i
«
ricchi
»
.
Accidenti
!
Che
pancia
devono
avere
costoro
se
masticavano
tutti
quei
miliardi
che
,
con
grande
compiacenza
,
i
governi
dicono
di
ricavare
dai
loro
imprestiti
!
Il
lettore
vorrà
scusarci
se
non
discutiamo
seriamente
simili
ipotesi
.
«
I
mezzi
di
trasporto
sono
disorganizzati
»
dice
,
e
dice
bene
,
il
Consiglio
.
Dunque
la
conseguenza
sarebbe
che
bisogna
riordinarli
ma
come
volete
che
ciò
segua
se
scema
il
lavoro
,
scema
il
capitale
,
che
per
essi
si
adoperano
,
e
crescono
solo
gli
scioperi
e
le
paghe
?
Ma
non
basta
l
'
enorme
salasso
che
,
ai
capitali
volti
alla
produzione
,
fanno
i
governi
,
cogli
imprestiti
e
le
emissioni
di
carta
moneta
,
altro
grandissimo
ne
fanno
colle
imposte
.
Anche
qui
chiederemo
:
credete
voi
che
tutto
il
maggior
prodotto
delle
imposte
sia
tolto
esclusivamente
alle
spese
di
lusso
,
o
anche
,
se
vi
piace
,
ai
consumi
in
genere
,
e
che
nessuna
parte
,
piccola
o
grande
,
sia
tolta
alla
produzione
?
Se
sì
,
tiriamo
avanti
;
coi
ciechi
non
si
discorre
dei
colori
;
se
no
,
perché
proclamate
la
necessità
di
accrescere
la
produzione
,
e
ad
un
tempo
favorite
ciò
che
la
fa
scemare
?
Non
basta
ancora
.
Quel
tanto
che
rimane
ai
contribuenti
dovrebbe
,
per
accrescere
la
produzione
,
essere
adoperato
per
questa
;
ma
per
fare
ciò
occorre
che
chi
si
volge
per
tal
via
abbia
,
se
non
sicurezza
,
almeno
speranza
di
non
essere
spogliata
del
suo
.
Come
può
averla
se
,
come
dice
ottimamente
il
Consiglio
:
«
la
pace
non
è
ancora
stabilita
,
le
rivalità
e
le
antipatie
dominano
ancora
le
nazioni
europee
»
?
Perché
solo
europee
?
E
,
aggiungiamo
noi
,
la
pace
interna
è
anche
maggiormente
scossa
della
pace
internazionale
.
Chi
oggi
impianta
uno
stabilimento
industriale
non
sa
se
domani
non
gli
verrà
tolto
,
illegalmente
,
da
qualche
soviet
,
o
con
forma
poco
diversa
e
con
effetto
identico
,
requisito
legalmente
dal
governo
,
che
non
sa
trovare
altro
modo
di
mantenere
l
'
ordine
.
Chi
oggi
compra
un
bove
,
pei
suoi
possessi
,
non
sa
se
domani
non
lo
vedrà
morire
di
fame
,
per
la
prepotenza
di
scioperanti
;
chi
oggi
prepara
la
coltura
di
una
risaia
non
sa
che
ne
sarà
del
riso
che
spunterà
,
e
neppure
se
si
potrà
raccogliere
;
chi
ha
ulivi
non
sa
a
quali
«
prezzi
d
'
imperio
»
venderà
l
'
olio
,
e
perciò
ci
furono
possidenti
che
preferirono
tagliare
gli
ulivi
e
venderli
,
il
che
almeno
si
dice
non
è
il
miglior
modo
di
accrescere
la
produzione
dell
'
olio
;
chi
avesse
la
disgraziata
idea
di
edificare
una
casa
non
sa
a
quel
prezzo
sarà
costretto
di
darla
in
affitto
;
a
lui
basti
di
pagare
profumatamente
muratori
e
materiali
da
costruzione
,
al
rimanente
ci
pensa
l
'
umanitario
governo
;
e
veramente
non
pare
questo
il
miglior
modo
di
avere
abbondanza
di
alloggi
;
è
vero
che
il
governo
ne
promette
,
ma
come
li
edificherà
?
Con
denari
tolti
,
almeno
in
parte
,
ad
altre
produzioni
.
Fare
e
disfare
è
tutto
un
lavorare
,
ma
non
accresce
la
quantità
dei
prodotti
.
Dopo
ciò
,
qual
meraviglia
se
taluno
,
invece
di
fare
simili
impieghi
di
capitali
,
si
gode
,
se
imprevidente
,
i
quattrini
che
gli
rimangono
,
dedotte
le
imposte
progressive
ed
altre
o
si
studia
,
se
previdente
,
di
porre
al
sicuro
ciò
che
può
,
spingendosi
sino
a
comperare
diamanti
e
perle
,
che
sono
gemme
preziosissime
,
ma
proprio
inutili
per
la
produzione
.
Certo
,
queste
sono
male
opere
:
dimostrano
ciò
a
chiare
note
gli
economisti
ufficiali
;
ma
che
volete
?
L
'
uomo
somiglia
a
quello
strano
animale
,
reputato
molto
cattivo
,
perché
,
percosso
,
si
difendeva
.
C
'
è
ancora
dell
'
altro
.
Dice
il
Consiglio
,
e
sono
parole
d
'
oro
:
«
I
governi
debbono
facilitare
lo
scambio
dei
prodotti
»
.
Ah
!
sì
?
Ed
è
perciò
che
nel
maggior
numero
dei
paesi
in
nome
dei
quali
parla
il
Consiglio
,
sono
infinite
le
restrizioni
,
le
proibizioni
agli
scambi
dei
prodotti
.
È
proibito
di
importare
questo
prodotto
,
perché
è
di
lusso
;
proibito
di
esportare
quest
'
altro
,
perché
è
necessario
;
allora
che
rimane
da
scambiare
?
Questo
è
un
volere
e
un
disvolere
ad
un
tempo
.
Interpretando
molto
largamente
il
vocabolo
prodotti
,
rimarrebbero
lavoro
e
capitali
.
Ma
anche
ad
essi
hanno
provveduto
i
governi
.
Chi
si
prova
a
chiedere
un
passaporto
per
l
'
estero
può
conoscere
quanto
sia
facile
lo
scambio
degli
uomini
tra
i
vari
paesi
,
chi
si
prova
ad
esportare
o
ad
importare
«
capitali
»
conosce
un
nuovo
genere
di
delitti
.
Saranno
giustificati
per
scopi
fiscali
,
ma
non
venite
fuori
colle
bubbole
che
facilitano
lo
scambio
dei
prodotti
.
Notiamo
intanto
,
di
sfuggita
,
che
se
Inghilterra
e
Francia
non
avessero
,
prima
della
guerra
,
esportato
all
'
estero
enormi
capitali
,
non
avrebbero
potuto
fare
facilmente
,
come
hanno
fatto
,
le
spese
per
la
guerra
.
E
se
,
fra
qualche
anno
,
avranno
nuove
guerre
,
ben
potranno
chiosare
questa
verità
.
Deh
!
Avesse
potuto
l
'
Italia
esportare
all
'
estero
grandi
capitali
,
prima
della
guerra
,
non
avrebbe
ora
una
moneta
tanto
deprezzata
!
Il
Consiglio
ben
vede
lo
stato
presente
di
incertezza
,
di
mancanza
di
sicurezza
,
ma
non
ardisce
dire
una
parola
schietta
e
forte
;
mena
il
can
per
l
'
aia
,
dice
e
disdice
ed
appare
oltremodo
impacciato
.
Si
cadrebbe
in
errore
assegnando
l
'
origine
dei
mali
presenti
all
'
ignoranza
,
all
'
imperizia
,
al
mal
volere
dei
governi
.
Essi
fanno
ciò
che
possono
e
spesso
per
il
meglio
,
essendo
dati
i
sentimenti
e
gli
interessi
della
popolazione
.
C
'
è
del
vero
nell
'
asserzione
dei
socialisti
che
la
borghesia
si
dimostra
incapace
di
risolvere
i
problemi
presenti
;
occorre
per
altro
sostituire
,
al
termine
:
borghesia
,
quello
più
generico
di
classe
governante
,
ed
aggiungere
che
l
'
opera
di
questa
è
pure
in
parte
determinata
dai
sentimenti
e
dagli
interessi
dei
governati
,
o
per
dir
meglio
di
quella
parte
di
essi
che
ha
maggior
forza
.
Difficoltà
analoghe
alle
presenti
sarebbero
dunque
incontrate
,
sia
pure
con
diversa
intensità
,
da
ogni
genere
di
governi
,
sinché
non
si
modificano
sentimenti
ed
interessi
.
L
intensità
sarebbe
minore
se
si
potessero
togliere
alcune
contraddizioni
,
le
quali
fanno
che
lo
stato
presente
paia
volto
ad
accogliere
non
il
meglio
ma
il
peggio
di
vari
ordinamenti
.
Se
non
si
vuole
la
libertà
dei
commerci
e
delle
industrie
,
se
si
vuole
abolire
la
proprietà
privata
,
sia
pure
così
.
Non
è
oppugnabile
che
ci
possono
essere
altri
generi
di
economia
.
Si
provi
quella
del
socialismo
classico
,
affidando
tutti
i
mezzi
di
produzione
al
governo
,
si
provino
i
Soviet
,
si
provi
il
sindacalismo
,
si
provi
ciò
che
si
vuole
,
ma
che
almeno
non
sia
campato
per
aria
,
e
non
sia
uno
stato
di
disordine
che
giunge
all
'
assurdo
,
di
cui
è
sintomo
non
trascurabile
le
migliaia
di
decreti
,
o
di
grida
,
fra
cui
quelli
,
minuziosi
sino
al
ridicolo
,
che
regolano
il
consumo
dei
pasticcini
,
degli
asparagi
col
parmigiano
,
o
che
fissano
a
dieci
il
numero
delle
vivande
che
,
al
cuoco
di
una
trattoria
,
è
lecito
di
preparare
in
un
giorno
.
Un
tale
reggimento
pare
proprio
escogitato
per
conseguire
un
minimo
di
prosperità
economica
.
Eppure
il
Consiglio
spera
ancora
di
poterlo
trarre
in
salvo
,
e
propone
per
ciò
vari
rimedi
.
Li
esamineremo
nel
prossimo
articolo
.
StampaQuotidiana ,
Un
'
adunanza
di
persone
autorevoli
e
competenti
,
tenuta
,
sul
finire
dell
'
anno
scorso
,
in
Amsterdam
,
ha
redatto
un
memoriale
,
che
è
stato
ora
rimesso
ai
governi
della
Svizzera
,
dell
'
Inghilterra
,
degli
Stati
Uniti
,
della
Francia
,
della
Danimarca
,
della
Olanda
,
della
Norvegia
e
della
Svezia
.
In
esso
si
propone
di
convocare
un
congresso
dei
delegati
dei
vari
Stati
,
con
l
'
incarico
di
proporre
il
modo
di
risolvere
l
'
angoscioso
problema
monetario
ed
economico
che
affatica
i
governi
.
Il
memoriale
non
dissimula
i
pericoli
dello
stato
odierno
.
«
La
guerra
ha
imposto
ai
vincitori
come
ai
vinti
il
problema
di
trovare
i
modi
di
fermare
e
di
contrastare
l
'
aumento
continuo
dell
'
emissione
di
cartamoneta
e
dei
debiti
pubblici
,
nonché
l
'
aumento
costante
dei
prezzi
che
di
ciò
è
conseguenza
.
La
riduzione
dei
consumi
eccessivi
,
l
'
aumento
della
produzione
e
delle
imposte
sono
riconosciuti
come
i
più
efficaci
e
forse
i
soli
rimedi
.
Se
non
sono
adoperati
prontamente
,
c
'
è
da
temere
che
il
deprezzamento
del
denaro
séguiti
,
faccia
svanire
i
patrimoni
raccolti
pel
passato
,
ed
estenda
a
poco
a
poco
il
fallimento
e
l
'
anarchia
su
tutta
l
'
Europa
»
.
E
nella
conclusione
si
ripete
:
«
Tali
quesiti
hanno
grave
urgenza
riguardo
al
tempo
.
Ogni
mese
trascorso
farà
più
ponderoso
il
problema
e
meno
facile
la
soluzione
.
Tutte
le
informazioni
disponibili
persuadono
che
giorni
pericolosissimi
per
l
'
Europa
sono
imminenti
e
che
non
c
'
è
tempo
da
perdere
se
si
vogliono
scansare
catastrofi
»
.
Quale
soluzione
propone
il
memoriale
?
Esso
,
con
ragione
,
non
vuole
occuparsi
di
troppi
particolari
,
ma
accenna
solo
a
linee
generali
.
Ciò
viene
fatto
con
prudenza
forse
soverchia
e
che
nuoce
alla
chiarezza
dell
'
espressione
.
Per
la
parte
internazionale
,
si
osserva
che
non
è
vantaggioso
ai
vincitori
di
ridurre
al
fallimento
i
vinti
e
di
torre
loro
il
modo
di
pagare
il
proprio
debito
;
il
quale
discorso
vale
specialmente
per
le
condizioni
imposte
dai
vincitori
alla
Germania
e
all
'
Austria
.
Poscia
,
con
non
poche
circonlocuzioni
,
si
invoca
l
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
.
Per
dire
il
vero
non
sono
nominati
,
ma
si
capisce
che
sono
il
principale
di
quei
paesi
«
di
cui
il
bilancio
commerciale
ed
il
cambio
sono
favorevoli
»
,
i
quali
sono
invocati
esplicitamente
.
Circa
la
politica
finanziara
interna
,
si
insiste
sulla
necessità
di
ridurre
le
spese
tanto
da
farle
eguali
alle
entrate
;
si
chiede
che
ogni
paese
accresca
quanto
è
possibile
il
peso
delle
imposte
(
questo
paragrafo
accenna
forse
alla
Francia
,
prima
del
1920
)
;
si
aggiunge
:
«
Solo
mercé
condizioni
economiche
reali
(
questa
dicitura
non
è
chiara
)
gravando
pesantemente
(
sic
)
,
come
è
conveniente
,
su
ciascun
individuo
,
l
'
equilibrio
può
essere
ristabilito
»
.
Infine
si
osserva
che
«
l
'
opera
a
cui
deve
cooperare
l
'
élite
di
ciascun
paese
è
di
ristabilire
l
'
inclinazione
al
lavoro
ed
al
risparmio
,
di
favorire
lo
sforzo
individuale
intenso
,
di
dare
a
ciascuno
la
possibilità
di
godere
ragionevolmente
(
che
vorrà
dire
tale
avverbio
?
)
del
frutto
del
suo
lavoro
(
del
frutto
del
risparmio
si
tace
)
.
Vi
sono
buone
cose
in
questo
manifesto
,
ma
manca
il
rigore
,
la
schiettezza
,
l
'
energia
dell
'
espressione
.
Fatta
tale
restrizione
,
si
può
affermare
,
all
'
ingrosso
,
che
la
via
accennata
è
forse
l
'
unica
che
possa
recare
alla
soluzione
del
problema
economico
.
Disgraziatamente
esso
non
è
solo
.
Vi
si
aggiunge
,
anzi
prevale
,
il
problema
sociologico
,
cioè
sociale
e
politico
;
e
pressoché
inutile
è
il
trovare
la
soluzione
del
primo
,
se
insoluto
rimane
il
secondo
.
Intanto
,
è
probabilmente
il
non
avere
avuto
il
coraggio
di
affrontare
il
problema
sociologico
che
ha
prodotto
le
incertezze
e
le
mende
del
memoriale
.
Bello
,
in
generale
,
è
il
consiglio
di
non
stravincere
,
ma
nello
scendere
ai
particolari
si
viene
a
contrasto
colle
vedute
politiche
.
Predicare
la
moderazione
a
certi
messeri
è
come
l
'
esortare
il
lupo
alla
sobrietà
.
Perciò
il
memoriale
prudentemente
gira
largo
e
non
giunge
al
concreto
.
E
poi
,
giustamente
,
i
vincitori
temono
la
riscossa
dei
vinti
,
e
guardano
paurosi
il
tremendo
uragano
russo
-
asiatico
.
Si
dice
che
abbiano
pace
,
ma
effettivamente
seguita
sotto
altre
forme
la
guerra
.
L
'
aiuto
degli
Stati
Uniti
sarà
certo
efficace
,
ma
essi
,
per
concederlo
vorranno
altro
che
bei
discorsi
.
Che
si
può
offrir
loro
?
Su
ciò
occorre
spiegarsi
,
ma
si
teme
di
fare
ciò
per
non
offendere
l
'
imperialismo
inglese
,
forse
francese
,
certo
il
giapponese
.
Chi
vorrà
negare
che
sarebbe
utilissimo
di
ridurre
le
spese
,
per
condurle
ad
essere
uguali
alle
entrate
?
Sentenze
di
tal
fatta
stanno
bene
sui
boccali
di
Montelupo
.
Nascono
i
guai
quando
,
volgendosi
al
particolare
,
voglionsi
le
riduzioni
da
operare
.
Delle
spese
militari
non
c
'
è
da
ragionare
.
Sarà
grazia
se
non
crescono
,
e
di
molto
,
in
paragone
di
ciò
che
erano
prima
della
guerra
.
E
come
potrebbe
essere
altrimenti
per
gli
Stati
che
pretendono
di
regolare
in
ogni
minuto
particolare
tutta
la
vita
mondiale
?
Tutti
consentono
che
le
spese
per
le
«
riforme
sociali
»
dovranno
crescere
enormemente
.
Si
gradirebbe
di
conoscere
quale
è
in
proposito
l
'
opinione
degli
autori
del
memoriale
,
ma
essi
non
ne
fanno
parola
.
Tacciono
pure
pudicamente
sulle
riduzioni
delle
spese
per
gli
enormi
salari
agli
operai
ed
agli
impiegati
,
per
edificare
case
mantenendo
i
costosissimi
privilegi
dei
signori
muratori
,
per
le
opere
pubbliche
aventi
lo
scopo
di
dare
lavoro
bene
rimunerato
agli
elettori
,
nonché
delle
spese
per
fare
guadagnare
speculatori
e
pescicani
.
È
facile
intendere
quali
difficoltà
provi
l
'
ordinamento
plutocratico
-
demagogico
per
compiere
tali
riduzioni
di
spese
;
ed
ecco
come
si
vede
prevalere
,
in
questo
caso
,
il
problema
sociologico
.
Messe
così
da
parte
le
spese
,
che
di
gran
lunga
sono
maggiori
,
quali
altre
riduzioni
si
possono
operare
?
Poche
e
di
lieve
importanza
.
A
nulla
serve
un
consiglio
se
non
si
ha
il
modo
di
seguirlo
.
Altro
ottimo
,
eccellente
consiglio
è
quello
di
«
ristabilire
l
'
inclinazione
al
lavoro
»
;
ma
è
gravissimo
guaio
il
non
sapere
come
si
potrà
ciò
conseguire
.
Forse
colle
prediche
morali
?
Eh
!
Via
,
lasciamo
stare
tali
discorsi
puerili
.
Fateci
sapere
se
volete
,
o
non
volete
recare
in
pratica
il
precetto
dato
già
da
tanti
secoli
da
san
Paolo
,
cioè
:
«
Chi
non
vuole
lavorare
,
non
mangi
»
.
Se
sì
come
mai
sussidiate
coloro
che
non
trovano
lavoro
perché
richiedono
un
salario
troppo
alto
?
Perché
pagate
le
giornate
di
sciopero
agli
scioperanti
?
Perché
riducete
le
ore
di
lavoro
,
accrescendo
i
salari
?
Se
no
,
sia
pure
che
farete
opera
sommamente
lodevole
,
ma
non
state
a
dirci
che
vi
adoperate
per
fare
crescere
l
'
inclinazione
al
lavoro
.
Volete
che
ogni
uomo
abbia
sicurezza
di
godere
del
frutto
del
suo
lavoro
.
È
sacrosanto
ammonimento
,
e
chi
mai
ardirebbe
contrastarlo
?
Ma
perché
tacete
del
frutto
del
risparmio
?
Credete
che
il
risparmio
non
giovi
alla
produzione
?
Allora
perché
predicate
che
si
debba
ristabilire
l
'
inclinazione
al
risparmio
?
Credete
invece
che
il
risparmio
giovi
alla
produzione
?
Allora
sta
bene
la
prima
parte
del
vostro
discorso
,
ma
non
sta
bene
la
seconda
,
e
converrebbe
dire
non
solo
che
ognuno
dev
'
essere
sicuro
di
godere
il
frutto
del
proprio
risparmio
,
ma
altresì
che
occorre
che
questo
risparmio
sia
adoperato
per
la
produzione
,
e
non
si
sperperi
cogli
imprestiti
dei
governi
.
Tutto
ciò
vale
in
teoria
,
ma
,
in
pratica
,
non
può
essere
detto
da
coloro
che
mirano
ad
ottenere
cosa
alcuna
dell
'
ordinamento
plutocratico
-
demagogico
che
ci
regge
.
Non
è
buon
modo
di
procacciarsi
la
benevolenza
di
chicchessia
,
lo
insidiarlo
,
dimostrarvisi
nemico
,
volerne
la
distruzione
.
StampaQuotidiana ,
Prima
di
procedere
innanzi
nell
'
esame
del
Manifesto
,
giova
fermarci
un
poco
su
una
considerazione
d
'
indole
generale
.
Due
sono
i
problemi
che
si
debbono
risolvere
,
cioè
uno
dell
'
equilibrio
economico
del
Paese
,
l
'
altro
dell
'
equilibrio
finanziario
del
Governo
o
dello
Stato
.
Non
sono
indipendenti
,
ma
neppure
da
confondersi
.
Il
bilancio
economico
del
Paese
prevale
di
solito
sul
bilancio
finanziario
dello
Stato
.
Spesso
,
nei
tempi
di
prosperità
crescente
,
il
primo
ha
un
avanzo
,
che
vale
per
togliere
il
disavanzo
temporaneo
del
secondo
;
nei
tempi
di
prosperità
decrescente
,
i
provvedimenti
per
togliere
quest
'
eventuale
disavanzo
,
o
anche
solo
mantenere
l
'
equilibrio
,
sono
resi
vani
dal
persistere
del
disavanzo
economico
.
In
ciò
sta
la
spiegazione
di
molti
fenomeni
.
Si
è
osservato
che
le
rivoluzioni
seguono
facilmente
non
tanto
quando
le
condizioni
delle
popolazioni
sono
disgraziate
,
quanto
allorché
sono
discrete
;
allora
un
accidentale
peggioramento
delle
condizioni
economiche
è
molto
più
avvertito
che
nei
tempi
di
miseria
.
Fra
i
molti
fatti
che
precedono
la
caduta
del
Governo
,
c
'
è
quello
del
disordine
della
finanza
e
dell
'
ostinazione
a
mantenere
spese
che
fanno
impossibile
l
'
equilibrio
.
Esempio
classico
è
quello
della
grande
rivoluzione
francese
;
ci
è
ignoto
se
i
nostri
Governi
ce
ne
daranno
un
altro
.
Nei
tempi
di
prosperità
crescente
,
poco
danno
reca
al
Governo
un
bilancio
in
disavanzo
;
esso
ha
pronto
e
facile
il
rimedio
,
affidandosi
alla
virtù
medicatrice
della
Natura
;
ma
,
se
,
invece
,
la
prosperità
è
decrescente
,
non
valgono
molto
,
per
trarlo
in
salvo
,
i
migliori
e
più
sani
suoi
provvedimenti
;
esso
cade
,
pagando
non
poche
volte
il
fio
di
colpe
non
sue
.
Ma
poiché
,
nei
tempi
presenti
,
i
periodi
di
prosperità
decrescente
sogliono
essere
di
non
lunga
durata
,
il
problema
da
risolvere
,
per
sapere
se
un
Governo
si
manterrà
o
no
,
sta
nel
conoscere
se
potrà
superare
le
difficoltà
di
quei
pochi
anni
di
crisi
;
quindi
i
suoi
provvedimenti
debbonsi
giudicare
,
non
tanto
per
l
'
intrinseco
valore
economico
,
quanto
per
gli
effetti
estrinseci
che
possono
avere
sui
sentimenti
e
sugli
interessi
,
poiché
preme
solo
di
campare
dal
burrascoso
mare
e
di
giungere
alla
riva
,
ove
una
crescente
prosperità
sanerà
ogni
danno
di
provvedimenti
intrinsecamente
dannosi
.
Per
altro
,
il
valore
intrinseco
non
è
da
trascurarsi
interamente
,
poiché
se
il
danno
è
grande
,
può
il
Governo
essere
sommerso
prima
di
toccar
terra
.
Non
è
quindi
inutile
anche
sotto
l
'
aspetto
estrinseco
,
la
critica
che
andiamo
facendo
sotto
l
'
aspetto
intrinseco
,
ma
era
necessario
di
separare
gli
aspetti
,
confusi
nel
Manifesto
,
e
di
avvertire
che
non
miriamo
direttamente
all
'
aspetto
estrinseco
.
Di
esso
molto
ci
sarebbe
da
dire
,
ma
non
è
qui
il
luogo
.
Gli
uomini
pratici
conoscono
,
alla
meglio
,
le
relazioni
di
fatti
alle
quali
abbiamo
ora
dato
forma
teorica
;
e
ciò
si
osserva
generalmente
pei
fenomeni
della
sociologia
.
Quando
questi
uomini
confondono
i
due
aspetti
può
essere
in
parte
per
ignoranza
,
ma
spesso
è
altresì
per
deliberato
volere
,
affine
di
dare
forza
ai
provvedimenti
che
valgono
estrinsecamente
,
facendo
credere
che
valgono
pure
intrinsecamente
.
Analogamente
opera
la
fede
quando
vuol
dare
fondamento
sperimentale
a
ciò
che
è
fuori
dell
'
esperienza
.
Proseguiamo
ora
l
'
esame
dei
particolari
del
Manifesto
.
Il
N
.
4
Si
legge
così
nel
«
Resto
del
Carlino
»
dell'11
marzo
:
«
È
indispensabile
prendere
senza
indugio
delle
misure
per
assicurare
la
riduzione
dei
crediti
e
della
circolazione
»
.
Il
testo
trasmesso
ai
giornali
francesi
dice
:
«
Il
est
essentiel
de
prendre
sans
tarder
des
mesures
pour
assurer
la
défluctuation
[
alias
:
déflation
]
des
crédits
et
de
la
circulation
»
.
Il
manifesto
deve
essere
stato
scritto
in
un
gergo
franco
-
inglese
.
Nel
vocabolario
francese
manca
il
termine
défluctuation
o
déflation
;
deve
voler
dire
il
contrario
del
termine
inglese
«
inflation
»
(
gonfiamento
)
,
quindi
varrebbe
:
«
sgonfiamento
»
.
Che
sono
poi
questi
crediti
i
quali
debbono
essere
ridotti
?
Per
solito
,
il
difetto
di
precisione
dei
vocaboli
corrisponde
ad
una
mancanza
di
precisione
delle
idee
.
Traducendo
nel
nostro
idioma
e
procurando
di
fare
precisa
la
raccomandazione
del
Manifesto
,
pare
che
significhi
:
«
È
indispensabile
provvedere
senza
indugio
per
ridurre
i
debiti
dei
Governi
e
la
circolazione
di
cartamoneta
o
di
altra
carta
»
.
Riguardo
al
Governo
,
tali
provvedimenti
paiono
dover
essere
,
in
generale
,
favorevoli
,
sia
perché
possono
ridurre
,
sia
pure
per
poco
,
il
disavanzo
,
sia
perché
lo
scemare
i
debiti
è
buona
preparazione
al
poterne
contrarre
di
nuovi
,
e
il
diminuire
la
circolazione
cartacea
concede
di
nuovamente
accrescerla
quando
farà
comodo
.
Riguardo
all
'
economia
,
l
'
essere
utile
o
non
essere
utile
questo
trasferimento
di
ricchezza
dipende
principalmente
,
nelle
presenti
congiunture
,
dall
'
effetto
che
può
avere
sulla
produzione
;
il
che
meglio
vedremo
esaminando
i
modi
esposti
nel
Manifesto
,
i
quali
sono
i
seguenti
:
«
a
)
Equilibrando
le
spese
normali
dei
Governi
e
i
loro
introiti
»
.
Si
può
,
per
ciò
conseguire
,
ridurre
le
spese
,
o
crescere
le
entrate
.
Se
si
riducono
le
spese
inutili
per
la
produzione
,
che
sono
quasi
tutte
quelle
che
cagionano
il
disavanzo
,
l
'
effetto
sarà
certamente
utile
per
la
produzione
;
sarà
invece
di
danno
se
si
crescono
le
entrate
,
poiché
è
certo
che
,
parte
almeno
,
dei
denari
così
raccolti
,
saranno
tolti
alla
produzione
.
Pare
che
il
Manifesto
preferisca
questa
seconda
via
,
poiché
prosegue
così
:
«
b
)
Stabilendo
quelle
imposte
supplementari
che
saranno
necessarie
per
raggiungere
risultati
rapidi
e
tangibili
»
;
«
c
)
Consolidando
il
debito
fluttuante
a
breve
scadenza
sotto
la
forma
di
sottoscrizioni
prelevate
sul
risparmio
»
.
Qui
l
'
utilità
pel
Governo
è
risolutamente
opposta
all
'
utilità
per
l
'
economia
del
paese
,
almeno
in
quanto
ad
effetti
diretti
.
Se
i
debiti
a
breve
scadenza
non
sono
rinnovati
,
il
governo
è
nel
bivio
o
di
fallire
,
o
di
dovere
ridurre
le
spese
che
gli
acquistano
benevolenza
,
cioè
i
vari
sussidi
,
pensioni
,
largizioni
ai
plutocrati
,
ecc
.
In
ogni
modo
,
corre
pericolo
di
cadere
.
Rimane
da
conoscere
gli
effetti
economici
di
tale
caduta
per
sapere
quali
saranno
gli
effetti
indiretti
dei
provvedimenti
aventi
lo
scopo
di
evitarla
.
Ma
in
quanto
ad
effetti
diretti
,
le
somme
prelevate
sul
risparmio
saranno
almeno
in
parte
tolte
ai
fattori
della
produzione
,
e
quindi
deprimeranno
questa
.
Quando
si
dice
ai
risparmiatori
che
il
recare
i
loro
denari
al
governo
,
sottoscrivendo
imprestiti
od
in
altri
modi
,
è
un
donarli
alla
patria
,
si
confondono
governo
e
patria
;
la
qual
cosa
,
in
alcuni
casi
,
si
accosta
alla
realtà
,
in
altri
se
ne
discosta
,
poiché
,
infine
,
i
vari
governi
passano
e
la
patria
rimane
.
«
d
)
Limitando
immediatamente
e
riducendo
progressivamente
la
circolazione
fiduciaria
»
.
Gli
autori
del
Manifesto
non
hanno
capito
,
o
fingono
di
non
capire
,
che
,
per
l
'
economia
del
paese
,
preme
non
tanto
la
quantità
di
carta
in
circolazione
,
quanto
l
'
uso
che
si
è
fatto
,
o
che
si
fa
,
dei
beni
economici
procacciati
dalla
sua
emissione
;
ma
di
ciò
qui
più
non
ragiono
,
poiché
assai
ne
scrissi
in
altri
articoli
precedenti
;
siami
solo
concesso
il
dare
lode
agli
autori
del
Manifesto
per
non
avere
cavato
fuori
«
la
riserva
aurea
che
serve
di
garanzia
ai
biglietti
»
.
Infinite
sono
le
esperienze
che
dimostrano
che
poco
vale
tale
riserva
,
per
mantenere
il
valore
dei
biglietti
,
se
non
si
adopera
per
barattarli
.
Léon
Say
lasciò
scritto
che
«
l
'
oro
che
non
si
può
esportare
non
ha
maggiore
effetto
sulla
circolazione
di
quello
di
un
ammasso
d
'
oro
,
che
non
si
scava
,
a
mille
metri
sotto
la
superficie
del
suolo
»
.
Questo
teorema
elementare
è
fondamentale
nella
scienza
economica
,
all
'
incirca
come
il
teorema
del
quadrato
dell
'
ipotenusa
nella
geometria
euclidea
.
Il
rimanente
del
Manifesto
mira
,
con
parlare
per
dir
vero
alquanto
avvolgente
,
a
tre
scopi
:
cioè
a
provvedere
materie
prime
ai
paesi
che
ne
sono
privi
per
le
loro
industrie
nulla
si
dice
dell
'
Italia
e
del
combustibile
di
cui
ha
bisogno
,
a
restaurare
le
regioni
devastate
,
principalmente
della
Francia
,
e
a
fissare
,
entro
brevi
termini
,
la
somma
ancora
ignota
che
deve
pagare
la
Germania
.
Tutti
tre
questi
scopi
sono
lodevoli
e
possono
essere
utili
per
l
'
economia
dei
paesi
e
dei
governi
,
con
alcune
restrizioni
pel
terzo
che
può
a
loro
recare
impacci
,
mostrando
vane
le
speranze
di
larghi
compensi
che
hanno
fatto
concepire
alle
loro
popolazioni
.
Rimane
da
trovare
modo
di
raggiungere
gli
scopi
,
e
su
ciò
poca
luce
dà
il
Manifesto
.
Esso
pare
principalmente
affidarsi
agli
imprestiti
.
Per
essere
efficaci
,
questi
dovrebbero
essere
contratti
nei
paesi
non
troppo
colpiti
dalla
guerra
,
e
quindi
principalmente
negli
Stati
Uniti
.
La
menoma
promessa
loro
varrebbe
più
delle
insistenti
richieste
dei
futuri
debitori
.
È
vero
che
questi
offrono
,
come
garanzia
,
i
erediti
che
hanno
,
o
che
avranno
sulle
vinte
nazioni
.
Ma
che
valori
hanno
tali
crediti
,
e
quindi
la
garanzia
?
La
risposta
non
è
facile
.
Ci
siamo
intrattenuti
un
poco
a
lungo
sul
Manifesto
,
non
per
la
sua
importanza
intrinseca
,
ma
perché
ci
dava
occasione
di
chiarire
alcune
relazioni
fra
concetti
usuali
e
l
'
esperienza
.
In
conclusione
,
esso
poco
o
niente
ci
reca
di
nuovo
,
stempera
,
in
molte
parole
,
concetti
evidenti
nei
quali
tutti
consentono
,
e
mediante
i
quali
si
tenta
talvolta
di
ricoprire
gravi
errori
:
fa
proposte
che
non
si
sa
come
recare
nel
concreto
,
e
di
cui
ben
scarsa
è
l
'
efficacia
.
Non
pare
neppure
essere
stato
molto
utile
per
tenere
a
bada
le
popolazioni
,
poiché
pochi
vi
hanno
posto
mente
,
ed
è
passato
quasi
inosservato
.
StampaQuotidiana ,
Una
trentina
d
'
anni
fa
era
di
moda
il
mostrarsi
timorosi
del
«
pericolo
giallo
»
.
Si
diceva
che
la
Cina
ed
il
Giappone
stavano
per
muovere
alla
conquista
economica
e
forse
anche
militare
dell
'
Europa
e
di
altre
regioni
.
Si
notavano
in
innumerevoli
scritti
,
la
strabocchevole
popolazione
gialla
,
la
sua
sobrietà
,
che
le
assicurava
bassi
prezzi
di
produzione
economica
,
il
senso
politico
,
manifestatosi
nel
Giappone
,
il
risveglio
della
Cina
,
destantesi
dai
sonni
secolari
.
Poscia
,
poco
alla
volta
,
queste
apprensioni
si
quetarono
,
cedettero
ad
altre
;
si
discorse
molto
meno
dei
pericoli
che
possono
venire
dalle
popolazioni
gialle
,
sebbene
la
minaccia
di
turbate
relazioni
sussistesse
tra
il
Giappone
e
gli
Stati
Uniti
,
e
la
guerra
Russo
-
Giapponese
avesse
dimostrato
la
potenza
militare
del
Giappone
.
Il
pericolo
russo
ha
fasi
come
la
luna
:
ora
appare
,
poi
si
dilegua
,
quindi
riappare
.
Napoleone
I
,
a
Sant
'
Elena
,
stimava
che
,
entro
un
decennio
,
l
'
Europa
avrebbe
potuto
essere
«
cosacca
»
.
Il
massimo
splendore
del
potere
russo
si
ha
sotto
Alessandro
I
,
con
la
Santa
Alleanza
;
ma
poi
,
ad
un
tratto
,
la
guerra
di
Crimea
fece
palese
quanta
poca
forza
reale
ci
fosse
nel
gigante
,
e
ciò
fu
confermato
dalla
successiva
guerra
russo
-
turca
e
dal
Congresso
di
Berlino
,
nuovamente
poi
dalla
guerra
col
Giappone
ed
infine
con
la
rivoluzione
presente
.
Ma
ecco
che
rinnova
la
luna
,
rinasce
il
timore
,
minacciosa
appare
la
potenza
dei
bolscevichi
,
eredi
e
fra
non
molto
forse
emuli
degli
czaristi
.
Si
osserva
che
,
economicamente
,
l
'
Europa
non
può
campare
senza
la
Russia
e
che
,
militarmente
,
l
'
alleanza
russo
-
tedesca
è
un
grave
pericolo
per
la
civiltà
occidentale
.
In
tutto
ciò
vi
è
una
parte
di
vero
ed
una
parte
che
va
oltre
al
vero
.
La
prima
si
riferisce
principalmente
ad
un
lontano
futuro
,
la
seconda
ad
uno
prossimo
.
Non
ci
può
essere
dubbio
che
il
risveglio
dell
'
Oriente
,
non
solo
nel
Giappone
e
nella
Cina
,
ma
anche
nell
'
India
e
fra
i
popoli
dell
'
Islam
,
sia
per
diventare
,
alla
lunga
,
un
fattore
importante
dell
'
equilibrio
degli
Stati
del
globo
e
non
si
scorge
forza
umana
che
possa
fermare
questo
fatale
andare
.
Egualmente
è
molto
probabile
che
la
Germania
e
la
Russia
finiranno
coll
'
intendersi
,
sia
pure
in
seguito
a
varie
e
fortunose
vicende
,
perché
troppo
potenti
sono
i
comuni
interessi
di
questi
due
popoli
,
che
,
congiunti
,
sono
veramente
formidabili
.
E
qui
giova
ripetere
che
fatti
accidentali
potranno
bensì
contrastare
tale
opera
,
ma
che
non
prevarranno
contro
le
forze
permanenti
.
Per
avvenimenti
più
prossimi
,
o
almeno
non
tanto
lontani
,
e
sono
quelli
che
più
premono
in
politica
,
nascono
invece
molti
dubbi
ed
appare
assai
più
facile
il
contrastarli
.
Può
giovare
oggi
ad
alcuni
uomini
di
Stato
,
per
ragioni
di
politica
interna
,
di
magnificare
la
potenza
russa
ed
il
sussidio
che
può
trarre
dalla
forza
germanica
,
ma
,
nella
realtà
,
appare
non
essere
tanto
grande
,
almeno
per
parecchi
anni
,
ed
il
pericolo
è
lieve
,
eccetto
che
,
alla
Russia
ed
alla
Germania
,
si
congiunga
uno
dei
grandi
Stati
dell
'
occidente
.
Quindi
lo
essere
,
o
il
non
essere
questi
uniti
appare
,
per
ora
,
come
uno
dei
maggiori
fattori
dei
prossimi
eventi
.
Qui
nasce
il
quesito
:
è
più
probabile
l
'
accordo
,
o
il
disaccordo
?
Risolverlo
in
modo
sicuro
o
almeno
probabilissimo
non
si
può
,
ma
ci
sono
motivi
che
fanno
inclinare
a
credere
al
disaccordo
.
Da
prima
,
innumerevoli
esempi
storici
,
dai
tempi
antichi
sino
ai
moderni
,
tra
i
quali
l
'
esempio
non
lontano
della
Santa
Alleanza
,
poi
ragioni
intrinseche
che
mostrano
come
sia
già
profondamente
scossa
l
'
unione
degli
alleati
della
gran
guerra
.
Questi
procacciano
in
ogni
modo
di
ricoprire
i
nascenti
dissensi
con
proteste
di
amorevole
concordia
,
e
così
maggiormente
forse
dimostrano
il
contrasto
tra
le
parole
ed
i
fatti
.
Inoltre
non
è
da
trascurarsi
la
circostanza
che
i
principi
banditi
dai
bolscevichi
sono
ben
altrimenti
popolari
che
i
principi
della
Santa
Alleanza
,
e
che
possono
operare
non
poco
per
impedire
un
'
azione
comune
delle
potenze
occidentali
contro
il
bolscevismo
.
Qui
occorre
distinguere
la
forma
dei
principi
dalla
loro
applicazione
.
In
tutte
le
religioni
,
altro
è
il
dire
,
altro
il
fare
.
Il
dire
opera
sui
fedeli
,
il
fare
scansa
le
difficoltà
pratiche
del
recare
nel
concreto
mistiche
credenze
,
e
se
,
nel
medioevo
,
popoli
devotissimi
al
Vangelo
operavano
contrariamente
ai
suoi
ammaestramenti
,
facile
è
lo
intendere
come
ci
possano
essere
ora
fedeli
del
verbo
comunista
i
quali
nella
pratica
,
usano
del
capitalismo
.
Per
ciò
,
chi
giudicasse
solo
secondo
la
forma
potrebbe
stimare
vana
la
contesa
suscitata
dai
governi
che
rifiutano
di
trattare
con
i
bolscevichi
se
questi
prima
non
riconoscono
il
«
principio
della
proprietà
privata
»
:
non
ritirano
così
vogliono
gli
Stati
Uniti
il
memorandum
presentato
alla
Conferenza
di
Genova
.
Ma
,
guardando
alla
sostanza
,
si
vede
che
possono
i
bolscevichi
mantenere
i
dogmi
loro
,
di
cui
si
giovano
per
certi
fini
,
ed
operare
in
modo
diverso
,
mirando
ad
altri
fini
;
ed
è
in
tale
opera
che
sta
la
sostanza
,
la
quale
deve
premere
a
chi
contratta
con
loro
.
Per
esempio
,
riconoscere
la
proprietà
privata
di
una
miniera
,
oppure
dichiararla
proprietà
comunista
e
concederne
l
'
usufrutto
per
un
secolo
,
od
anche
meno
,
non
è
cosa
molto
diversa
,
e
non
mette
conto
di
litigare
per
tanto
poco
.
Chi
fosse
vago
di
ben
conoscere
le
sottigliezze
che
in
tale
argomento
si
possono
adoperare
ha
da
leggere
le
controversie
dei
Francescani
,
sostituenti
l
'
uso
alla
proprietà
.
Aggiungasi
che
i
governi
i
quali
ora
chiedono
alla
Russia
di
accogliere
il
«
principio
della
proprietà
privata
»
,
molto
poco
rispettarono
,
o
rispettano
,
quando
a
loro
faceva
,
o
fa
comodo
,
questo
bel
principio
.
In
realtà
,
meglio
che
di
differenze
fondamentali
,
si
tratta
del
più
o
del
meno
,
e
di
certe
forme
sostituite
a
certe
altre
,
talvolta
di
semplici
distinzioni
verbali
.
Se
cerchiamo
la
sostanza
nel
rifiuto
della
Russia
,
dobbiamo
pure
cercarla
nelle
domande
ad
essa
mosse
,
ed
allora
vedremo
che
è
importante
.
Un
discorso
recente
del
sig
.
Hoover
segretario
di
Stato
degli
Stati
Uniti
,
ce
la
palesa
chiaramente
.
Egli
principia
col
notare
che
la
«
ricostruzione
»
della
Russia
deve
principalmente
essere
opera
della
Russia
stessa
,
ed
aggiunge
che
il
Governo
degli
Stati
Uniti
,
ha
fissato
già
da
tempo
che
«
nessun
serio
miglioramento
può
avvenire
sinché
sussistono
le
presenti
condizioni
di
impoverimento
.
Altra
speranza
non
v
'
ha
,
pel
popolo
russo
,
se
non
nella
produzione
della
Russia
,
ed
è
assurdo
il
credere
che
potrà
risorgere
il
commercio
sinché
le
fondamenta
economiche
della
produzione
non
saranno
saldamente
ristabilite
.
Ma
la
produzione
ha
per
condizioni
essenziali
la
sicurezza
della
vita
,
il
riconoscimento
di
solide
garanzie
della
proprietà
privata
,
il
rispetto
dei
contratti
,
e
i
diritti
del
libero
lavoro
»
.
Si
direbbe
meglio
che
per
la
produzione
di
un
paese
non
basta
di
avere
ricchezze
naturali
,
uomini
,
ed
anche
capitali
,
ma
che
occorre
inoltre
avere
ordinamenti
sociali
ed
economici
tali
da
rendere
efficace
l
'
opera
di
questi
elementi
.
Si
diano
i
nomi
che
si
vuole
a
questi
ordinamenti
,
ma
la
sostanza
è
quella
appunto
che
sta
sotto
i
termini
adoperati
dal
sig
.
Hoover
.
Se
il
bolscevismo
dura
finirà
col
trasformarsi
in
questo
senso
,
ma
ciò
non
avverrà
senza
varie
vicende
,
senza
gravi
contrasti
tra
la
resistenza
di
fanatici
credenti
e
la
spinta
di
migliori
politici
.
Al
volere
dovrà
il
governo
bolscevico
essere
in
grado
di
aggiungere
il
potere
,
e
non
sarà
tanto
facile
.
Se
riesce
nell
'
intento
,
ci
sarà
certamente
un
beneficio
economico
non
solo
per
la
Russia
,
bensì
anche
per
i
vari
Stati
che
stanno
in
relazione
con
essa
.
D
'
altra
parte
,
grande
sarà
allora
il
pericolo
del
dominio
di
una
nazione
risorta
economicamente
,
militarmente
,
politicamente
.
Artefici
ne
saranno
stati
in
parte
coloro
stessi
che
ne
soffriranno
.
Di
fatti
analoghi
ha
dovizia
la
storia
.
Ma
tutto
ciò
spetta
ad
un
lontano
avvenire
;
oggi
il
pericolo
russo
è
molto
minore
di
quanto
parecchi
credono
,
o
mostrano
di
credere
;
maggiore
pensiero
deve
dare
,
in
non
pochi
Stati
,
il
pericolo
interno
.
Questo
nasce
principalmente
dalla
incompiuta
trasformazione
della
democrazia
,
che
non
ha
ancora
trovato
un
nuovo
assetto
da
sostituire
a
quello
già
vigoroso
nel
secolo
scorso
,
ed
ora
in
crescente
decadenza
.