Miscellanea ,
I
LO
SPECCHIO
Una
cosa
era
certa
:
che
il
micino
bianco
non
c
'
entrava
affatto
:
la
colpa
era
tutta
del
nero
.
Durante
l
'
ultimo
quarto
d
'
ora
Dina
,
la
gatta
madre
,
aveva
lavata
la
faccia
al
micino
bianco
(
operazione
che
il
micino
dopo
tutto
,
aveva
sopportato
con
dignità
)
;
era
quindi
chiaro
che
esso
non
aveva
potuto
aver
parte
nel
misfatto
.
Il
modo
come
Dina
lavava
la
faccia
ai
figli
era
questo
:
prima
teneva
il
poverino
per
l
'
orecchio
con
una
zampa
,
e
poi
con
l
'
altra
gli
stropicciava
tutto
quanto
il
muso
,
contro
pelo
,
principiando
dal
naso
;
e
proprio
poco
prima
,
come
ho
detto
,
era
stata
occupatissima
col
micino
bianco
,
che
se
ne
stava
tranquillo
e
calmo
tentando
di
far
le
fusa
,
certo
col
sentimento
che
tutto
si
faceva
per
il
suo
bene
.
Ma
il
gattino
nero
era
stato
lavato
prima
in
quel
pomeriggio
;
e
così
,
mentre
Alice
se
ne
stava
rannicchiata
in
un
cantuccio
della
maestosa
poltrona
,
in
una
specie
di
dormiveglia
,
esso
s
'
era
dato
a
una
gran
partita
di
salti
col
gomitolo
che
Alice
aveva
pazientemente
fatto
dalla
matassa
di
lana
,
rotolandolo
su
e
giù
finché
l
'
aveva
tutto
ingarbugliato
.
Ed
ora
ecco
il
gomitolo
sparso
sul
tappeto
tutto
nodi
e
grovigli
,
col
gattino
in
mezzo
che
cerca
di
acchiapparsi
la
coda
.
-
Ah
,
brutto
micio
-
gridò
Alice
acchiappando
il
gattino
e
dandogli
un
bacio
per
fargli
capire
d
'
essere
in
collera
.
-
Veramente
Dina
avrebbe
dovuto
insegnarti
a
essere
più
educato
!
Tu
devi
farlo
,
Dina
,
tu
sai
che
devi
farlo
!
-
essa
aggiunse
,
dando
un
'
occhiata
di
rimprovero
alla
gatta
madre
,
e
parlando
col
suo
miglior
tono
di
disapprovazione
.
E
poi
,
arrampicatasi
di
nuovo
sulla
poltrona
,
dopo
aver
preso
con
sé
il
gattino
e
la
lana
,
cominciò
a
rifare
il
gomitolo
.
Ma
andava
innanzi
lentamente
,
perché
nel
frattempo
chiacchierava
,
un
po
'
per
il
gattino
e
un
po
'
per
sé
.
Sulle
ginocchia
di
lei
il
micio
sedeva
in
aria
triste
,
fingendo
di
osservare
il
progresso
del
gomitolo
e
di
tanto
in
tanto
sporgendo
una
zampetta
,
e
pianamente
toccando
la
palla
,
come
per
dire
che
,
potendo
,
avrebbe
aiutato
il
lavoro
volentieri
.
-
Sai
che
è
domani
,
micino
?
-
cominciò
Alice
.
-
Se
fossi
venuto
alla
finestra
con
me
,
tu
l
'
avresti
indovinato
...
Ma
Dina
ti
lavava
la
faccia
e
non
hai
potuto
.
Io
guardavo
i
ragazzi
che
raccoglievano
le
fascine
e
le
frasche
per
la
fiammata
di
carnevale
.
Ce
ne
vogliono
molte
di
fascine
,
micino
.
Ma
faceva
tanto
freddo
e
nevicava
tanto
,
che
dovettero
andarsene
.
Non
importa
,
micino
,
domani
andremo
a
vedere
la
fiammata
.
-
Qui
Alice
avvolse
due
o
tre
volte
il
filo
intorno
al
collo
del
gattino
,
per
vedervi
l
'
effetto
;
ma
nell
'
atto
le
sfuggì
il
gomitolo
che
rotolò
sul
pavimento
,
disfacendosi
di
nuovo
per
molti
metri
di
filo
.
-
Sai
,
micino
,
io
ero
così
arrabbiata
,
-
continuò
Alice
,
appena
si
furono
riaccomodati
sulla
poltrona
,
-
quando
vidi
tutto
il
danno
che
avevi
fatto
.
Avrei
quasi
aperto
la
finestra
per
gettarti
nella
neve
!
E
l
'
avresti
meritato
,
brigantaccio
!
Che
hai
da
dire
?
Non
m
'
interrompere
!
-
essa
continuò
,
levando
un
dito
.
-
Ora
ti
dirò
tutte
le
tue
cattive
azioni
.
Prima
:
questa
mattina
,
hai
strillato
due
volte
,
mentre
Dina
ti
lavava
la
faccia
.
E
non
puoi
negarlo
,
micino
,
l
'
ho
sentito
io
.
Che
cosa
dici
?
(
fingendo
che
il
gatto
abbia
parlato
)
-
Ch
'
essa
t
'
aveva
fatto
entrar
una
zampa
nell
'
occhio
?
Colpa
tua
,
se
tenevi
gli
occhi
aperti
:
se
li
avessi
tenuti
ben
chiusi
,
non
sarebbe
accaduto
.
Ora
sono
inutili
le
scuse
,
ascolta
.
Secondo
:
tu
hai
tirato
Nevina
per
la
coda
mentre
io
le
mettevo
innanzi
il
tegame
del
latte
.
Che
cosa
?
Avevi
sete
anche
tu
?
Come
sai
che
non
fosse
assetata
anche
lei
?
Terzo
:
hai
disfatto
il
gomitolo
mentre
io
guardavo
da
un
'
altra
parte
.
Sono
tre
mancanze
,
Frufrù
,
e
tu
non
hai
avuto
ancora
nessun
castigo
.
Tu
sai
che
ti
riserbo
i
castighi
per
mercoledì
di
quest
'
altra
settimana
.
Immagina
un
po
'
se
a
me
avessero
riserbato
tutti
i
castighi
per
un
dato
giorno
?
Quanto
farebbero
alla
fine
d
'
un
anno
?
Credo
che
arrivato
quel
giorno
,
mi
dovrebbero
mandare
in
prigione
.
Supponendo
anzi
che
ciascun
castigo
dovesse
consistere
nel
rimanere
senza
desinare
,
allora
,
arrivato
quel
terribile
giorno
,
dovrei
fare
a
meno
di
cinquanta
desinari
in
una
volta
sola
.
A
dir
la
verità
,
non
m
'
importerebbe
molto
.
Sarei
più
contenta
di
rimaner
digiuna
che
di
mangiarli
.
«
Senti
la
neve
contro
i
vetri
della
finestra
,
Frufrù
?
Che
suono
dolce
!
Come
se
uno
stesse
baciando
la
finestra
dal
di
fuori
.
Forse
la
neve
vuol
bene
agli
alberi
e
ai
campi
e
li
bacia
così
soavemente
!
E
poi
li
copre
ben
bene
,
sai
,
con
una
coperta
bianca
,
e
forse
dice
:
«
Andate
a
letto
,
cari
,
andate
a
letto
,
cari
!
»
E
l
'
estate
quando
si
svegliano
,
Frufrù
,
si
vestono
tutti
di
verde
e
si
mettono
a
ballare
...
quando
soffia
il
vento
...
Oh
che
bellezza
!
-
esclama
Alice
,
lasciando
cadere
il
gomitolo
di
lana
per
battere
le
manine
.
«
E
io
desidererei
tanto
che
fosse
vero
!
Certo
che
i
boschi
par
che
dormano
in
autunno
,
quando
ingialliscono
le
foglie
.
«
Frufrù
,
ti
piace
giocare
a
scacchi
?
Ora
non
ridere
,
caro
,
io
te
lo
domando
seriamente
.
Perché
,
quando
poco
fa
stavamo
giocando
,
tu
guardavi
come
se
sapessi
il
giuoco
;
e
quando
ho
detto
:
«
Scacco
matto
»
tu
hai
fatto
le
fusa
.
Sì
,
è
stato
un
magnifico
scacco
matto
,
e
veramente
avrei
potuto
vincere
se
non
fosse
stato
per
quel
brutto
cavaliere
che
si
sviò
fra
i
miei
pezzi
.
Frufrù
caro
,
fingiamo
...
»
E
qui
vorrei
saper
riferire
se
non
altro
una
metà
delle
cose
che
soleva
dire
Alice
,
quando
cominciava
con
la
sua
parola
favorita
:
«Fingiamo...»
Ella
aveva
avuto
il
giorno
prima
una
lunghissima
discussione
con
la
sorella
,
soltanto
perché
aveva
cominciato
:
«
Fingiamo
d
'
essere
re
e
regine
»
:
sua
sorella
,
alla
quale
piaceva
d
'
essere
sempre
molto
esatta
,
aveva
risposto
che
non
potevano
perché
erano
soltanto
in
due
,
e
Alice
era
stata
costretta
finalmente
a
dire
:
«
Allora
tu
puoi
essere
una
,
e
io
sarò
tutti
gli
altri
.
»
E
una
volta
aveva
veramente
atterrita
la
vecchia
governante
strillandole
a
un
tratto
nell
'
orecchio
:
«
Signorina
,
fingiamo
che
io
sia
una
iena
affamata
e
voi
un
orso
!
»
Ma
questo
vuol
dir
divagare
dal
discorso
di
Alice
al
micio
:
-
Fingiamo
che
tu
sia
la
Regina
Rossa
,
Frufrù
.
Sai
che
penso
?
Che
se
tu
stessi
seduto
e
incrociassi
le
braccia
,
saresti
preciso
come
lei
.
Prova
subito
,
caro
.
E
Alice
prese
la
Regina
Rossa
dal
tavolo
e
la
mise
innanzi
al
micino
come
il
modello
da
imitare
;
ma
la
cosa
non
riuscì
,
principalmente
,
disse
Alice
,
perché
il
gattino
non
volle
piegar
bene
le
braccia
.
Così
,
per
punirlo
,
lo
tenne
di
fronte
allo
specchio
,
perché
guardasse
quant
'
era
goffo
.
-...E
se
non
stai
buono
,
-
aggiunse
,
-
ti
faccio
andare
nello
specchio
.
Ti
piacerebbe
di
andare
nello
specchio
?
Ora
,
se
stai
attento
,
Frufrù
,
e
non
parli
tanto
,
ti
dirò
tutta
la
mia
idea
intorno
alla
Casa
dello
Specchio
.
Prima
di
tutto
,
v
'
è
la
stanza
che
si
vede
attraverso
lo
Specchio
:
è
precisa
come
il
salotto
dove
stiamo
;
però
tutte
le
cose
son
messe
alla
rovescia
.
Salendo
su
una
sedia
la
veggo
tutta
...
tutta
tranne
la
parte
dietro
il
caminetto
.
Quanto
mi
piacerebbe
veder
quella
parte
!
Chi
sa
se
nell
'
inverno
c
'
è
il
fuoco
:
se
il
nostro
focolare
non
fa
fumo
,
non
s
'
indovina
mai
;
ma
se
c
'
è
fumo
di
qua
,
c
'
è
fumo
anche
di
là
.
Ma
chi
sa
,
può
essere
una
finzione
,
per
dare
a
credere
che
ci
sia
il
fuoco
anche
di
là
.
I
libri
,
poi
,
somigliano
ai
nostri
libri
;
ma
le
parole
sono
stampate
a
rovescio
.
Questo
lo
so
;
perché
ho
tenuto
un
libro
contro
lo
specchio
,
e
nell
'
altra
stanza
ne
hanno
pigliato
un
altro
.
«
Ti
piacerebbe
di
stare
nella
Casa
dello
Specchio
,
Frufrù
?
Chi
sa
,
se
ti
darebbero
il
latte
là
dentro
?
Forse
il
latte
della
Casa
dello
Specchio
non
è
buono
da
bere
...
E
ora
,
Frufrù
,
arriviamo
al
corridoio
.
Se
si
lascia
aperta
la
porta
del
nostro
salotto
si
vede
un
pezzettino
del
corridoio
della
Casa
dello
Specchio
:
somiglia
molto
al
corridoio
nostro
,
ma
chi
sa
se
più
in
là
non
è
diverso
.
Oh
,
Frufrù
,
che
bellezza
se
potessimo
entrare
nella
Casa
dello
Specchio
!
Son
certa
che
ci
sono
tante
belle
cose
.
Fingiamo
di
poterci
entrare
,
Frufrù
,
fingiamo
che
lo
specchio
sia
morbido
come
un
velo
,
e
che
si
possa
attraversare
.
To
'
,
adesso
sta
diventando
come
una
specie
di
nebbia
...
Entrarci
è
la
cosa
più
facile
del
mondo
.
»
Alice
stava
sulla
mensola
del
caminetto
mentre
diceva
così
,
sebbene
non
sapesse
spiegarsi
come
fosse
arrivata
lassù
.
E
certo
il
cristallo
cominciava
a
svanire
,
come
una
nebbia
lucente
.
L
'
istante
dopo
Alice
attraversava
lo
specchio
e
saltava
agilmente
nella
stanza
di
dietro
.
La
prima
cosa
che
fece
fu
di
guardare
se
ci
fosse
il
fuoco
nel
caminetto
,
e
fu
tanto
contenta
di
vedere
che
ce
n
'
era
uno
vero
,
pieno
di
fiamme
vive
,
come
quello
che
aveva
lasciato
nel
salotto
.
«
Così
,
qui
starò
calda
come
nell
'
altra
stanza
,
-
pensò
Alice
,
-
più
calda
,
veramente
,
perché
qui
non
ci
sarà
nessuno
che
mi
farà
allontanare
dal
caminetto
.
Che
bellezza
,
quando
mi
vedranno
attraverso
lo
specchio
e
non
potranno
toccarmi
!
»
Poi
cominciò
a
guardare
intorno
intorno
,
e
si
accorse
che
ciò
che
poteva
essere
veduto
dalla
vecchia
stanza
era
comune
e
poco
interessante
,
ma
che
tutto
il
resto
era
assolutamente
diverso
.
Per
esempio
,
i
ritratti
appesi
al
muro
sembravano
tutti
vivi
e
lo
stesso
orologio
sul
caminetto
(
come
comprendete
,
nello
specchio
si
vedeva
solo
la
parte
di
dietro
)
aveva
la
faccia
di
un
vecchietto
e
sogghignava
.
«
Questa
stanza
non
è
tenuta
pulita
come
l
'
altra
»
-
diceva
Alice
a
sé
stessa
,
vedendo
alcuni
pezzi
della
scacchiera
fra
la
cenere
del
focolare
;
ma
un
istante
dopo
con
un
piccolo
«
oh
»
di
sorpresa
s
'
inginocchiò
per
guardarli
.
Innanzi
ai
suoi
occhi
i
pezzi
della
scacchiera
sfilavano
per
due
.
-
Ecco
il
Re
Rosso
e
la
Regina
Rossa
,
-
disse
Alice
(
sottovoce
,
per
tema
di
spaventarli
)
-
ed
ecco
il
Re
Bianco
e
la
Regina
Bianca
che
si
seggono
sull
'
orlo
della
paletta
;
ed
ecco
i
due
Castelli
che
camminano
a
braccetto
...
Non
credo
che
possano
sentirmi
,
-
essa
continuò
,
chinando
un
po
'
di
più
la
testa
;
-
e
son
sicura
che
neanche
possono
vedermi
.
Mi
par
quasi
di
diventare
invisibile
...
Allora
qualche
cosa
cominciò
a
squittire
sul
tavolo
dietro
Alice
,
e
le
fece
volger
la
testa
appena
in
tempo
per
vedere
una
delle
Pedine
Bianche
rotolare
e
cominciare
a
dar
calci
:
ella
la
guardò
con
molta
curiosità
per
vedere
il
seguito
.
-
É
la
voce
di
mia
figlia
!
-
gridò
la
Regina
Bianca
,
passando
accanto
al
Re
e
urtandolo
con
tanta
violenza
che
lo
fece
stramazzare
fra
la
cenere
.
-
Mia
preziosissima
Lilla
!
...
Mio
regale
tesoro
,
-
e
cominciò
ad
arrampicarsi
selvaggiamente
sull
'
alare
.
-
Tua
regale
sventataccia
!
-
disse
il
Re
sfregandosi
il
naso
che
aveva
battuto
cadendo
.
Egli
aveva
diritto
di
essere
un
po
'
irritato
con
la
Regina
,
perché
era
coperto
di
cenere
dalla
testa
ai
piedi
.
Alice
era
ansiosissima
di
rendersi
utile
.
La
povera
Lilla
smaniava
e
strillava
disperatamente
;
ed
allora
ella
raccolse
in
fretta
la
Regina
e
la
mise
sul
tavolo
accanto
alla
sua
rumorosa
figlioletta
.
La
Regina
si
sedette
ansando
:
il
rapido
viaggio
per
l
'
aria
le
aveva
tolto
il
respiro
,
e
per
un
minuto
o
due
non
poté
far
altro
che
abbracciare
silenziosamente
la
piccola
Lilla
.
Ripreso
fiato
,
gridò
al
Re
Bianco
che
sedeva
imbronciato
nella
cenere
:
-
Bada
al
vulcano
.
-
Che
vulcano
?
-
disse
il
Re
,
guardando
ansiosamente
nel
fuoco
,
come
se
credesse
più
che
probabile
scoprirne
uno
.
-
M
'
ha
soffiato
!
-
balbettò
la
Regina
,
che
non
respirava
ancora
bene
.
-
Bada
di
tornare
qui
...
in
modo
regolare
...
non
farti
soffiare
!
Alice
osservava
il
Re
,
mentre
egli
si
sforzava
pianamente
d
'
arrampicarsi
d
'
asse
in
asse
,
e
finalmente
gli
disse
:
-
A
quella
velocità
ci
metterai
un
secolo
ad
arrivare
al
tavolo
.
Sarà
meglio
che
io
ti
aiuti
,
non
è
vero
?
Ma
il
Re
parve
non
accorgersi
di
quelle
parole
:
era
assolutamente
evidente
ch
'
egli
non
poteva
né
udirla
né
vederla
.
Così
Alice
lo
prese
molto
cortesemente
,
e
lo
sollevò
più
adagio
della
Regina
.
in
modo
da
non
togliergli
il
respiro
;
ma
prima
di
metterlo
sul
tavolo
,
pensò
bene
,
vedendolo
con
tanta
cenere
addosso
,
di
spolverarlo
un
poco
.
Essa
narrò
dopo
di
non
aver
mai
visto
in
tutta
la
sua
vita
una
faccia
come
quella
fatta
dal
Re
,
nel
momento
ch
'
egli
si
trovò
in
aria
tenuto
da
una
mano
invisibile
e
diligentemente
spolverato
:
ne
parve
così
stupito
che
non
fiatò
,
ma
gli
occhi
e
la
bocca
andarono
man
mano
diventando
più
grandi
e
più
rotondi
,
finché
la
mano
di
lei
lo
scosse
fra
tante
risate
che
ci
mancò
poco
non
lo
lasciasse
ricadere
sul
pavimento
.
-
Oh
!
non
far
quelle
smorfie
,
caro
!
-
esclamò
a
un
tratto
dimenticando
che
il
Re
non
poteva
udirla
.
-
Mi
fai
ridere
tanto
che
appena
posso
tenerti
!
E
non
spalancar
tanto
la
bocca
!
Si
riempirà
di
cenere
...
Ecco
,
mi
pare
che
ora
sii
abbastanza
pulito
!
-
ella
aggiunse
,
allisciandogli
i
capelli
e
mettendolo
sul
tavolo
accanto
alla
Regina
.
A
un
tratto
il
Re
stramazzò
supino
,
e
rimase
perfettamente
calmo
;
e
Alice
ebbe
un
po
'
paura
per
ciò
che
aveva
fatto
,
e
girò
un
po
'
per
la
stanza
per
trovare
un
po
'
d
'
acqua
e
gettargliela
in
faccia
.
Ma
non
poté
trovare
che
una
boccetta
d
'
inchiostro
,
e
quando
ritornò
con
la
boccetta
,
vide
che
il
Re
s
'
era
riavuto
e
che
parlava
con
la
Regina
in
un
timido
bisbiglio
...
così
basso
,
che
Alice
poté
con
difficoltà
udire
ciò
che
si
dicevano
.
Il
Re
diceva
:
-
Ti
assicuro
,
mia
cara
,
che
ero
diventato
freddo
fino
alla
punta
dei
baffi
.
E
la
Regina
rispondeva
:
-
Tu
non
hai
baffi
.
-
La
paura
di
quell
'
istante
,
-
continuò
il
Re
,
-
non
la
dimenticherò
mai
.
-
La
dimenticherai
,
-
disse
la
Regina
.
-
se
tu
non
l
'
annoti
nel
taccuino
.
Alice
osservò
con
grande
curiosità
che
il
Re
traeva
di
tasca
un
taccuino
enorme
,
e
cominciava
a
scrivere
.
Improvvisamente
le
saltò
in
mente
una
idea
,
e
afferrò
l
'
estremità
della
matita
che
sorpassava
la
spalla
del
Re
e
cominciò
a
scrivere
per
lui
.
Il
povero
Re
apparve
imbarazzato
e
dolente
,
e
lottò
per
qualche
tempo
con
la
matita
senza
dir
nulla
;
ma
Alice
era
più
forte
di
lui
.
Finalmente
egli
balbettò
:
-
Cara
mia
,
debbo
procurarmi
una
matita
più
sottile
.
Questa
non
la
so
adoperare
.
Scrive
cose
che
io
non
capisco
.
-
Che
cosa
?
-
disse
la
Regina
guardando
nel
libro
(
in
cui
Alice
aveva
scritto
:
«
Il
Cavaliere
Bianco
scivola
dall
'
alare
.
Egli
non
sa
stare
in
equilibrio
»
)
-
Questa
non
è
un
'
annotazione
che
ti
riguarda
.
Vi
era
un
libro
sul
tavolo
accanto
,
e
Alice
,
mentre
se
ne
stava
seduta
a
guardare
il
Re
Bianco
(
perché
ancora
si
sentiva
un
po
'
in
ansia
per
lui
e
aveva
l
'
inchiostro
pronto
per
gettarglielo
sul
viso
,
in
caso
dovesse
svenire
di
nuovo
)
si
mise
a
voltare
le
pagine
per
trovar
qualche
parte
che
potesse
leggere
,
«
perché
è
stampato
tutto
in
una
lingua
che
io
non
conosco
»
,
diceva
fra
sé
.
Era
così
:
irrat
ilgil
i
e
eccoc
a
are
'
S
,
ottehcsip
len
navallertrig
irranicnec
i
icsol
ittut
.
ottets
egnol
navaigguffus
Essa
guardò
impacciata
per
qualche
tempo
;
ma
finalmente
le
venne
un
lampo
di
luce
:
-
Naturalmente
è
un
libro
della
Casa
dello
Specchio
.
E
se
io
lo
metto
contro
uno
specchio
,
le
parole
si
raddrizzeranno
.
Questa
era
la
poesia
che
Alice
lesse
:
S
'
era
a
cocce
e
i
ligli
tarri
girtrellavan
nel
pischetto
,
tutti
losci
i
cencinarri
suffuggiavan
longe
stetto
.
«
Figlio
attento
al
Giabervocco
:
ha
gli
artigli
ed
ha
le
zanne
,
ed
attento
,
attento
aI
Tocco
,
e
disprezza
il
frumio
Stranne
!
»
Egli
prese
in
man
la
spada
-
da
gran
tempo
lo
cercava
-
e
sull
'
albero
di
nada
in
pensiero
riposava
.
Mentre
stava
sì
in
pensiero
ecco
il
Giabervocco
appare
per
il
bosco
artugio
e
fiero
tutte
alunche
fiamme
pare
.
Uno
e
due
!
Ecco
che
fa
l
'
itra
spada
zacche
,
zacche
.
L
'
erpa
testa
ei
lascia
,
e
va
galonfando
pel
pirracche
.
«
Hai
ucciso
il
Giabervocco
!
Vieni
,
figlio
,
che
t
'
abbracci
,
vieni
,
figlio
,
al
bardelocco
dei
dì
lieti
di
limacci
!
»
S
'
era
a
cocce
e
i
ligli
tarri
girtrellavan
nel
pischetto
,
tutti
losci
i
cencinarri
suffuggiavan
longe
stetto
.
-
Sembra
bella
,
-
essa
disse
,
quando
l
'
ebbe
finita
,
-
ma
è
piuttosto
difficile
a
capire
!
(
Come
vedete
,
non
confessava
neanche
a
sé
stessa
che
non
poteva
comprenderla
.
)
Però
mi
pare
che
mi
riempia
la
testa
d
'
idee
...
Soltanto
non
so
di
che
si
tratti
.
Certo
qualcuno
uccise
qualche
cosa
:
comunque
sia
questo
è
chiarissimo
...
«
Ma
,
ohi
!
-
pensò
Alice
,
levandosi
immediatamente
,
-
se
non
faccio
in
fretta
,
dovrò
ritornare
oltre
lo
specchio
,
prima
d
'
aver
visitato
il
resto
della
casa
.
Vado
prima
a
dare
un
occhiata
al
giardino
.
»
In
un
istante
era
fuori
della
stanza
e
correva
giù
per
le
scale
...
Veramente
correre
non
è
la
parola
esatta
.
La
sua
era
una
nuova
invenzione
per
far
le
scale
rapidamente
e
facilmente
,
come
diceva
Alice
a
sé
stessa
.
Essa
poggiava
la
punta
delle
dita
sulla
ringhiera
,
e
andava
leggermente
giù
senza
neanche
toccare
i
gradini
coi
piedi
;
poi
volò
giù
per
l
'
atrio
,
e
sarebbe
andata
dritta
alla
porta
nello
stesso
modo
,
se
non
si
fosse
afferrata
al
pilastro
.
Sentiva
un
po
'
di
vertigine
passando
così
per
aria
e
fu
lieta
quando
si
accorse
che
camminava
di
nuovo
nel
modo
solito
.
II
IL
GIARDINO
DEI
FlORI
VIVI
«
Vedrei
il
giardino
molto
meglio
,
-
disse
Alice
fra
sé
,
-
se
potessi
arrivare
in
cima
a
quella
collina
.
Ecco
un
sentiero
che
ci
va
dritto
dritto
...
almeno
...
no
,
no
...
non
ci
va
...
-
(
dopo
aver
fatto
pochi
passi
lungo
il
sentiero
e
aver
girato
parecchi
angoli
acuti
)
-
ma
credo
che
finalmente
ci
andrà
.
Ma
che
strane
voltate
che
fa
!
Somiglia
più
a
un
cavaturaccioli
che
a
un
viottolo
.
Ecco
,
di
qui
si
va
alla
collina
,
mi
pare
...
No
,
non
ci
si
va
.
Si
rivà
dritto
a
casa
.
E
allora
proverò
per
l
'
altra
via
.
»
E
così
fece
:
vagando
su
e
giù
,
e
girando
un
angolo
dopo
l
'
altro
,
e
alla
fine
tornando
sempre
alla
casa
.
In
verità
,
una
volta
,
girando
un
angolo
più
velocemente
del
solito
,
gli
corse
incontro
prima
di
potersi
fermare
.
«
É
inutile
parlarne
,
-
disse
Alice
,
guardando
la
casa
e
facendo
le
viste
di
discutere
con
essa
,
-
per
ora
non
voglio
rientrare
.
Dovrei
ripassare
un
'
altra
volta
per
lo
specchio
,
e
mi
ritroverei
nella
vecchia
stanza
...
e
addio
a
tutte
le
mie
avventure
!
»
Così
,
risolutamente
volgendo
le
spalle
alla
casa
,
ripigliò
la
via
giù
per
il
sentiero
,
decisa
di
andar
dritta
fino
alla
collina
.
Andò
bene
per
pochi
minuti
,
e
stava
dicendo
:
«
Questa
volta
sul
serio
ci
arriverò
...
»
quando
il
sentiero
fece
una
brusca
voltata
e
si
scosse
(
come
ella
disse
poi
)
e
l
'
istante
appresso
Alice
s
'
avvide
di
camminare
in
realtà
verso
la
porta
.
-
Oh
,
è
troppo
cattiva
!
-
ella
esclamò
.
Non
ho
visto
mai
una
casa
venirmisi
a
cacciare
così
tra
i
piedi
.
Mai
!
Però
la
collina
era
in
piena
vista
,
e
non
c
'
era
da
far
altro
che
mettersi
di
nuovo
in
viaggio
.
Questa
volta
ella
arrivò
ad
una
grande
aiuola
,
tutta
orlata
di
margherite
,
e
con
un
salice
piangente
nel
mezzo
.
-
Oh
Giglio
,
-
disse
Alice
,
rivolgendosi
a
uno
stelo
che
oscillava
graziosamente
al
vento
,
vorrei
che
tu
potessi
parlare
.
-
Noi
possiamo
parlare
,
-
disse
il
Giglio
,
-
se
c
'
è
qualcuno
con
cui
metta
conto
di
parlare
.
Alice
fu
così
stupita
che
rimase
senza
parola
per
un
minuto
.
Finalmente
,
siccome
il
Giglio
non
faceva
che
oscillare
,
ripigliò
a
discorrere
timidamente
...
quasi
con
un
bisbiglio
.
-
E
tutti
i
fiori
parlano
?
-
Come
te
,
-
disse
il
Giglio
,
-
e
molto
più
forte
.
-
Sai
,
-
disse
la
Rosa
,
-
cominciar
noi
non
sta
bene
,
e
veramente
tu
parlavi
;
dicevo
a
me
stessa
:
«
Il
suo
viso
ha
qualche
significato
,
sebbene
non
sia
furbo
»
.
Pure
,
tu
hai
il
colore
giusto
,
e
col
colore
giusto
si
va
lontano
.
-
Non
m
'
importa
nulla
del
colore
,
-
disse
il
Giglio
.
-
Starebbe
meglio
se
ella
avesse
i
petali
un
po
'
più
arricciati
.
Ad
Alice
non
piaceva
di
essere
giudicata
,
e
così
cominciò
a
fare
delle
domande
.
-
Non
avete
paura
d
'
esser
piantati
qui
fuori
,
con
nessuno
che
vi
accudisca
?
-
V
'
è
l
'
albero
nel
mezzo
,
-
disse
la
Rosa
,
a
che
altro
servirebbe
?
-
Ma
che
potrebbe
fare
innanzi
a
un
pericolo
?
-
chiese
Alice
.
-
Troncarlo
,
-
disse
la
Rosa
.
-
É
per
questo
,
-
disse
una
Margherita
,
-
che
il
suo
fusto
si
chiama
tronco
.
-
Non
sai
questo
?
-
gridò
un
'
altra
Margherita
,
e
tutte
cominciarono
a
strillare
in
coro
,
finché
l
'
aria
parve
tutta
assordata
da
quelle
stridule
voci
.
-
Silenzio
,
tutte
!
-
gridò
il
Giglio
,
agitandosi
irosamente
da
un
lato
all
'
altro
,
fremente
di
rabbia
.
-
Siccome
sanno
che
io
non
posso
raggiungerle
,
-
balbettò
,
piegando
verso
Alice
la
testa
tremante
,
-
si
mettono
a
gridare
a
quel
modo
.
-
Non
ci
badare
,
disse
Alice
con
accento
carezzevole
,
e
,
chinandosi
sulle
margherite
,
che
stavano
ricominciando
,
bisbigliò
:
-
Se
non
state
zitte
,
vi
colgo
.
Vi
fu
un
istante
di
silenzio
e
parecchie
delle
margheritine
rosee
diventarono
bianche
.
-
Benissimo
!
-
disse
il
Giglio
.
-
Le
margherite
hanno
un
carattere
pessimo
.
Quando
una
parla
,
cominciano
tutte
,
e
non
ci
vuol
altro
per
seccare
chi
le
sente
.
-
Come
va
che
voi
potete
parlare
così
bene
?
-
disse
Alice
,
sperando
di
addolcirlo
con
un
complimento
.
-
Sono
stata
in
tanti
giardini
,
ma
non
ho
mai
sentito
parlare
i
fiori
.
-
Metti
giù
la
mano
e
tasta
il
suolo
,
-
disse
il
Giglio
.
-
Saprai
il
perché
.
Alice
obbedì
.
-
É
molto
duro
,
-
ella
disse
,
-
ma
non
capisco
che
c
'
entri
.
-
Nella
maggior
parte
dei
giardini
.
-
disse
il
Giglio
,
-
fanno
i
letti
dei
fiori
troppo
soffici
,
e
così
i
fiori
dormono
sempre
.
La
ragione
era
ottima
,
e
Alice
fu
lieta
di
apprenderla
.
-
Non
ci
avevo
pensato
,
-
disse
.
-
Credo
che
tu
non
pensi
mai
!
-
disse
la
Rosa
con
un
tono
piuttosto
severo
.
Non
ho
visto
mai
una
fisionomia
più
stupida
,
-
disse
la
Viola
così
improvvisamente
,
che
Alice
diede
un
balzo
.
-
Tieni
a
posto
quella
lingua
!
-
grido
il
Giglio
.
-
Come
se
tu
vedessi
mai
nessuno
.
Tu
nascondi
la
testa
sotto
le
foglie
e
vi
russi
tanto
che
ne
sai
del
mondo
quanto
può
saperne
un
germoglio
.
-
Ci
sono
soltanto
io
nel
giardino
o
c
'
è
altra
gente
?
-
chiese
Alice
,
non
volendo
raccogliere
l
'
ultima
osservazione
della
Rosa
.
-
V
'
è
un
altro
fiore
nel
giardino
che
può
muoversi
come
te
,
-
disse
la
Rosa
.
-
Vorrei
sapere
come
fai
...
(
«
Tu
sempre
vuoi
sapere
»
disse
il
Giglio
)
,
ma
è
più
affaccendata
di
te
.
-
É
come
me
?
-
chiese
Alice
sollecita
,
perché
un
pensiero
le
era
lampeggiato
:
«
V
'
è
un
'
altra
bambina
in
qualche
parte
del
giardino
?
»
-
Sì
ha
la
stessa
tua
goffa
statura
,
-
disse
la
Rosa
,
-
ma
è
più
rossa
,
e
i
suoi
petali
sono
più
corti
,
credo
.
-
Sono
più
stretti
,
come
quelli
della
dalia
,
disse
il
Giglio
,
-
e
le
cadono
intorno
intorno
come
i
tuoi
.
-
Non
è
colpa
tua
,
-
aggiunse
cortesemente
la
Rosa
,
-
se
cominci
a
impallidire
...
e
i
tuoi
petali
cominciano
a
insudiciarsi
.
Non
piacque
ad
Alice
questa
osservazione
,
e
,
per
cambiar
discorso
,
chiese
:
-
Viene
qui
qualche
volta
?
-
Credo
che
la
vedrai
presto
,
-
disse
la
Rosa
,
-
ella
è
della
specie
a
nove
punte
,
sai
?
-
Dove
le
porta
?
-
chiese
Alice
,
curiosa
.
-
Intorno
alla
testa
,
naturalmente
,
-
rispose
la
Rosa
.
-
Mi
domandavo
perché
tu
non
le
avessi
.
Credevo
che
quello
fosse
il
tipo
normale
.
-
Viene
!
-
gridò
lo
Spron
di
Cavaliere
.
Sento
i
suoi
passi
,
tump
tump
,
sulla
ghiaia
del
viale
.
Alice
si
volse
rapidamente
,
e
vide
la
Regina
Rossa
.
-
É
cresciuta
molto
,
-
fu
la
sua
prima
osservazione
.
Era
cresciuta
davvero
.
Quando
Alice
l
'
aveva
raccolta
dalla
cenere
era
alta
non
più
di
otto
centimetri
,
ed
in
quel
momento
era
di
mezza
testa
più
alta
d
'
Alice
.
-
Effetto
dell
'
aria
fresca
,
-
disse
la
Rosa
,
-
qui
abbiamo
un
'
aria
meravigliosa
.
-
Vorrei
andarle
incontro
,
-
disse
Alice
,
perché
sebbene
i
discorsi
dei
fiori
fossero
interessanti
,
capiva
che
sarebbe
stato
molto
più
importante
conversare
con
una
vera
Regina
.
-
Forse
non
potrai
andarci
,
-
disse
la
Rosa
;
-
ti
consiglierei
d
'
andare
dall
'
altra
parte
.
Questo
parve
una
sciocchezza
ad
Alice
,
e
non
disse
nulla
,
e
s
'
avviò
verso
la
Regina
Rossa
.
Con
sua
grande
sorpresa
,
immediatamente
la
perse
di
vista
,
e
s
'
avvide
di
camminare
ancora
verso
la
porta
.
Si
ritrasse
un
po
'
irritata
e
,
cercando
per
ogni
dove
la
Regina
(
che
scoperse
finalmente
a
grande
distanza
)
,
pensò
finalmente
di
tentar
di
camminare
nella
direzione
opposta
.
Le
riuscì
magnificamente
.
Non
aveva
fatto
neanche
un
minuto
di
strada
che
si
trovò
a
faccia
a
faccia
con
la
Regina
Rossa
e
in
piena
vista
della
collina
alla
quale
aveva
mirato
per
tanto
tempo
.
-
Donde
vieni
?
-
disse
la
Regina
Rossa
,
-
e
dove
vai
?
Guardami
in
viso
,
parla
dolcemente
,
e
intanto
non
agitar
le
dita
.
Alice
obbedì
a
tutte
queste
ingiunzioni
,
e
rispose
,
come
meglio
poté
,
di
aver
smarrita
la
sua
via
.
-
Non
so
che
intendi
per
la
tua
via
,
-
disse
la
Regina
;
-
tutte
le
vie
qui
attorno
appartengono
a
me
...
ma
d
'
altra
parte
,
perché
sei
venuta
qui
fuori
?
-
aggiunse
con
tono
più
cortese
.
-
Fa
un
inchino
mentre
pensi
a
ciò
che
dici
.
Si
guadagna
tempo
.
Alice
si
mostrò
molto
meravigliata
,
ma
aveva
troppo
timore
per
la
Regina
per
non
crederle
.
«
Proverò
quando
ritorno
a
casa
,
diceva
fra
sé
,
la
prima
volta
che
sarò
un
po
'
in
ritardo
pel
desinare
.
»
-
É
ora
di
rispondere
,
-
fece
la
Regina
,
guardando
un
orologetto
,
-
apri
un
po
'
più
la
bocca
quando
parli
,
e
di
'
sempre
:
«
Vostra
Maestà
.
»
-
Volevo
soltanto
visitare
il
giardino
,
Vostra
Maestà
...
-
Ora
va
bene
,
-
disse
la
Regina
,
battendole
sulla
testa
,
cosa
che
ad
Alice
non
piacque
affatto
,
-
ma
se
mi
parli
di
«
giardino
»
ho
veduto
giardini
a
petto
ai
quali
questo
sarebbe
un
deserto
.
Alice
non
osò
di
contrastare
questa
asserzione
,
e
continuò
:
-
Cercavo
la
strada
che
mena
in
cima
alla
collina
.
-
Se
mi
parli
di
«
collina
»
,
-
interruppe
la
Regina
,
-
io
potrei
mostrarti
colline
a
petto
alle
quali
questa
potresti
chiamarla
«vallata.»
-
No
,
che
non
potrei
,
-
disse
Alice
,
che
si
sorprese
finalmente
a
contraddirla
;
-
una
collina
non
può
essere
una
vallata
,
è
un
'
assurdità
...
La
Regina
Rossa
scosse
la
testa
:
-
Chiamala
assurdità
,
se
ti
piace
,
-
disse
,
-
ma
io
ho
sentito
delle
assurdità
a
petto
alle
quali
questa
sarebbe
più
piena
di
significati
di
un
dizionario
.
Alice
fece
di
nuovo
un
inchino
,
perché
,
dal
tono
con
cui
la
Regina
parlava
,
temeva
di
averla
offesa
;
e
si
misero
a
camminare
in
silenzio
finché
arrivarono
alla
cima
della
collinetta
.
Per
alcuni
minuti
Alice
se
ne
stette
in
silenzio
,
guardando
la
campagna
in
tutte
le
direzioni
...
Era
una
campagna
stranissima
.
Un
gran
numero
di
ruscelletti
l
'
attraversavan
dritti
da
un
lato
e
l
'
altro
,
e
il
terreno
che
li
separava
era
diviso
in
quadrati
da
un
gran
numero
di
piccole
siepi
verdi
che
andavan
da
un
ruscello
all
'
altro
.
-
Mi
pare
disegnata
proprio
come
una
grande
scacchiera
,
-
disse
Alice
finalmente
.
-
Vi
dovrebbero
essere
qua
e
là
degli
uomini
che
si
muovono
...
ed
eccoli
,
ci
sono
!
-
aggiunse
deliziata
,
e
il
cuore
le
comincio
a
battere
più
celere
mentre
continuava
:
-
Si
giuoca
un
giuoco
colossale
di
scacchi
...
per
tutto
il
mondo
...
se
questo
e
un
mondo
.
Oh
,
che
divertimento
!
Vorrei
essere
del
giuoco
.
Non
m
'
importerebbe
d
'
essere
una
Pedina
,
purché
potessi
essere
là
con
loro
,
ma
naturalmente
mi
piacerebbe
di
più
essere
Regina
.
Diede
un
timido
sguardo
alla
vera
Regina
,
mentre
diceva
così
,
e
la
sua
compagna
accennò
un
gentile
sorriso
e
disse
:
-
Se
ti
piace
,
si
può
far
subito
.
Puoi
essere
la
Pedina
della
Regina
Bianca
,
perché
Lilla
è
troppo
giovane
per
giocare
;
e
intanto
tu
sei
nella
seconda
Casella
;
quando
arriverai
all
'
ottava
Casella
sarai
Regina
.
Proprio
in
quel
momento
,
chi
sa
come
,
cominciarono
a
correre
.
Alice
non
poté
mai
capire
,
ripensandoci
dopo
,
come
avesse
cominciato
:
tutto
ciò
che
ricordava
si
era
che
correvano
l
'
una
dietro
l
'
altra
,
tenendosi
per
mano
,
e
che
la
Regina
andava
così
veloce
che
ella
stentava
a
mantenere
lo
stesso
passo
;
e
pure
la
Regina
continuava
a
strillare
:
«
Più
presto
,
più
presto
!
»
ma
Alice
non
poteva
andare
più
presto
,
e
non
aveva
più
un
filo
di
fiato
per
dirlo
.
E
il
più
strano
si
era
che
gli
alberi
e
tutti
gli
altri
oggetti
d
'
intorno
non
cambiavan
mai
di
posto
:
per
quanto
veloci
esse
andassero
,
non
si
lasciavan
dietro
mai
niente
:
«
Forse
tutte
le
cose
si
muovono
con
noi
...
»
diceva
tra
sé
Alice
,
non
sapendo
che
pensare
.
E
la
Regina
pareva
indovinasse
i
suoi
pensieri
,
perché
gridava
:
«
Più
presto
!
Non
tentar
di
parlare
!
»
Non
che
Alice
avesse
l
'
intenzione
di
farlo
.
Le
era
rimasto
così
poco
fiato
,
che
non
sapeva
se
avrebbe
mai
potuto
riparlar
più
:
e
la
Regina
gridava
:
«
Più
presto
!
più
presto
!
»
e
se
la
trascinava
appresso
.
-
Siamo
arrivate
?
-
poté
finalmente
domandare
Alice
,
con
un
soffio
.
-
Arrivate
?
-
rispose
la
Regina
.
-
Ci
siamo
passate
dieci
minuti
fa
.
Più
presto
!
E
corsero
per
qualche
tempo
in
silenzio
,
col
vento
che
soffiava
nelle
orecchie
di
Alice
,
dandole
la
sensazione
di
strapparle
i
capelli
.
-
Su
!
su
!
-
gridava
la
Regina
.
-
Più
presto
!
più
presto
!
E
andavano
così
veloci
che
finalmente
parve
traversassero
l
'
aria
a
volo
,
sfiorando
a
pena
coi
piedi
il
suolo
,
finché
improvvisamente
,
nell
'
istante
che
Alice
si
sentiva
assolutamente
esausta
,
si
fermarono
,
ed
ella
si
trovò
seduta
senza
respiro
in
terra
e
con
la
testa
che
le
girava
.
La
Regina
l
'
adagiò
contro
un
albero
,
e
cortesemente
le
disse
:
-
Ora
puoi
riposarti
un
poco
.
Alice
si
guardò
intorno
,
sorpresa
.
-
Ma
mi
pare
che
in
tutto
questo
tempo
non
ci
siamo
mosse
da
quest
'
albero
.
Non
c
'
è
nulla
di
cambiato
in
questo
luogo
.
-
É
naturale
,
-
disse
la
Regina
;
-
che
cosa
avresti
voluto
?
-
Ma
nel
nostro
paese
,
-
disse
Alice
,
che
ancora
ansava
un
poco
,
-
generalmente
si
arriva
altrove
...
dopo
che
si
è
corso
tanto
tempo
come
abbiamo
fatto
noi
.
-
Che
razza
di
paese
!
-
disse
la
Regina
.
Qui
invece
,
per
quanto
si
possa
correre
si
rimane
sempre
allo
stesso
punto
.
Se
si
vuole
andare
in
qualche
altra
parte
,
si
deve
correre
almeno
con
una
velocità
doppia
della
nostra
.
-
Non
ci
vorrei
provare
!
-
disse
Alice
.
Son
contenta
di
starmene
qui
...
soltanto
ho
caldo
e
sete
.
-
So
che
cosa
ti
piacerebbe
ora
,
-
disse
la
Regina
con
affabilità
,
cavando
una
scatolina
di
tasca
.
-
Mangia
un
biscotto
!
Alice
pensò
che
non
sarebbe
stato
cortese
dir
di
no
,
benché
non
fosse
quello
che
desiderava
.
Prese
il
biscotto
e
fece
del
suo
meglio
per
mangiarlo
:
era
molto
secco
.
In
vita
sua
non
s
'
era
mai
sentita
in
tanto
pericolo
di
strozzarsi
.
-
Mentre
tu
ti
rinfreschi
,
-
disse
la
Regina
,
-
io
prenderò
le
misure
.
E
cavò
di
tasca
la
fettuccia
del
metro
,
e
cominciò
a
misurare
il
terreno
e
a
ficcare
qua
e
là
dei
piccoli
pioli
.
-
Alla
fine
di
due
metri
,
-
ella
disse
,
mettendo
un
piolo
per
segnar
la
distanza
,
-
ti
darò
le
istruzioni
...
Vuoi
un
altro
biscotto
?
-
No
,
grazie
,
-
disse
Alice
,
-
ne
ho
abbastanza
d
'
uno
.
-
La
sete
è
spenta
,
spero
?
-
disse
la
Regina
.
Alice
non
sapeva
che
dire
,
ma
fortunatamente
la
Regina
non
aspettò
la
risposta
,
e
continuò
:
-
Alla
fine
di
tre
metri
,
le
ripeterò
,
per
non
fartele
dimenticare
.
Alla
fine
di
quattro
,
ti
dirò
addio
.
Alla
fine
di
cinque
,
me
ne
andrò
.
In
quel
momento
aveva
finito
di
mettere
i
pioli
,
e
Alice
stette
a
guardare
con
grande
interesse
,
mentre
la
Regina
ritornava
all
'
albero
,
e
cominciava
a
camminare
pianamente
giù
per
la
fila
.
Al
piolo
del
secondo
metro
,
ella
si
volse
e
disse
:
-
Una
pedina
,
sai
,
fa
due
caselle
nella
sua
prima
mossa
.
Così
andrai
rapidamente
per
la
terza
Casella
-
per
ferrovia
,
direi
,
-
e
ti
troverai
subito
nella
quarta
.
Bene
,
la
quarta
Casella
appartiene
a
Tuidledum
e
Tuidledì
...
la
quinta
la
maggior
parte
è
acqua
...
La
sesta
appartiene
a
Unto
Dunto
...
Ma
non
mi
dici
nulla
?
-
Io
...
io
non
sapevo
di
dover
dir
qualche
cosa
...
proprio
ora
,
-
balbettò
Alice
.
-
Avresti
dovuto
dire
,
-
continuò
la
Regina
con
tono
di
grave
rimprovero
:
«
Siete
molto
gentile
a
dirmi
tante
cose
»
.
Ma
facciamo
conto
che
tu
l
'
abbia
detto
...
La
settima
Casella
è
tutta
foresta
...
ma
uno
dei
Cavalieri
t
'
indicherà
la
via
...
e
nell
'
ottava
Casella
noi
saremo
Regine
insieme
,
e
tutto
sarà
festa
e
allegria
.
Alice
si
levò
e
fece
un
inchino
.
e
si
risedé
di
nuovo
.
Al
prossimo
piolo
,
la
Regina
si
voltò
ancora
e
disse
:
-
Parla
in
francese
quando
una
cosa
non
sai
pensarla
nella
tua
lingua
...
volgi
all
'
infuori
le
dita
dei
piedi
camminando
...
e
ricorda
chi
sei
.
Questa
volta
non
aspettò
che
Alice
s
'
inchinasse
,
ma
si
diresse
velocemente
al
prossimo
piolo
,
dove
si
voltò
un
momento
per
dire
«
addio
»
,
e
quindi
corse
in
gran
fretta
all
'
ultimo
.
Come
avvenisse
,
Alice
non
seppe
mai
;
ma
,
non
appena
raggiunto
l
'
ultimo
piolo
,
la
Regina
non
c
'
era
più
.
Se
si
fosse
dileguata
in
aria
o
se
fosse
corsa
velocemente
nel
bosco
(
«
essa
può
correre
tanto
presto
»
,
pensava
Alice
)
,
non
vi
fu
assolutamente
mezzo
d
'
indovinare
:
era
sparita
,
e
Alice
cominciò
a
ricordarsi
d
'
essere
una
Pedina
e
che
il
suo
dovere
era
di
muoversi
.
III
GL
'
INSETTI
DELLO
SPECCHIO
Naturalmente
la
prima
cosa
da
fare
era
di
esaminare
attentamente
il
paese
attraverso
il
quale
doveva
viaggiare
.
«
É
come
studiar
la
geografia
,
-
pensava
Alice
,
mentre
si
levava
in
punta
di
piedi
con
la
speranza
di
vedere
un
po
'
più
oltre
.
-
Fiumi
principali
...
non
ve
ne
sono
.
Montagne
principali
...
La
sola
montagna
qui
son
io
,
ma
credo
di
non
aver
nome
.
Città
principali
...
Ah
!
...
e
che
sono
quelle
bestie
che
fanno
il
miele
laggiù
?
Non
possono
essere
api
...
le
api
non
si
potrebbero
vedere
alla
distanza
di
un
miglio
.
»
E
per
qualche
tempo
rimase
silenziosa
,
guardandone
una
che
s
'
aggirava
tra
i
fiori
,
ficcando
la
proboscide
nei
loro
calici
.
«
Proprio
come
un
'
ape
»
,
pensava
Alice
.
Però
era
tutt
'
altro
che
un
'
ape
:
infatti
,
era
un
elefante
...
come
Alice
scoprì
presto
,
con
uno
stupore
che
le
tolse
quasi
il
respiro
.
«
E
che
enormi
fiori
debbono
essere
!
»
-
si
disse
poi
.
-
«
Qualche
cosa
come
dei
villini
senza
tetto
e
con
uno
stelo
...
e
che
gran
quantità
di
miele
debbono
fare
!
Voglio
andar
giù
a
...
No
,
non
voglio
andare
ancora
»
,
continuò
arrestandosi
,
dopo
aver
cominciato
a
correre
giù
per
la
collina
,
tentando
di
trovar
qualche
scusa
per
quel
suo
improvviso
timore
.
«
Non
andrò
mai
giù
tra
quelle
bestie
senza
una
pertica
per
scacciarle
...
E
che
divertimento
sarà
quando
mi
si
domanderà
se
mi
è
piaciuta
la
passeggiata
!
Io
dirò
:...Oh,
m
'
è
piaciuta
tanto
...
(
qui
fece
la
sua
solita
scrollatina
di
testa
)
,
soltanto
c
'
era
tanta
polvere
e
tanto
caldo
,
e
gli
elefanti
m
'
hanno
seccato
un
poco
.
»
«
É
meglio
andar
giù
per
l
'
altra
via
,
»
disse
dopo
una
pausa
:
-
«
e
forse
potrò
vedere
gli
elefanti
più
tardi
.
Inoltre
così
arriverò
nella
Terza
Casella
.
»
E
con
questa
scusa
corse
giù
per
la
collina
e
saltò
oltre
il
primo
dei
sei
ruscelletti
.
*
*
*
-
I
biglietti
,
per
favore
!
-
disse
la
Guardia
,
cacciando
la
testa
allo
sportello
.
In
un
istante
tutti
cavarono
fuori
i
biglietti
.
Erano
biglietti
della
stessa
dimensione
delle
persone
e
pareva
che
riempissero
la
vettura
.
-
Su
,
il
tuo
biglietto
,
bambina
,
-
continuò
la
Guardia
,
guardando
severamente
Alice
.
E
molte
voci
dissero
tutte
insieme
(
«
come
il
coro
d
'
un
canto
»
pensava
Alice
)
:
-
Non
lo
fare
aspettare
,
bambina
,
ché
il
suo
tempo
vale
mille
lire
al
minuto
.
-
Mi
dispiace
di
non
averlo
,
-
disse
Alice
tutta
impaurita
:
-
nel
luogo
dove
sono
partita
,
non
c
'
era
l
'
ufficio
del
bigliettario
.
E
di
nuovo
il
coro
delle
voci
continuò
:
-
Non
c
'
era
spazio
per
l
'
ufficio
nel
luogo
donde
essa
è
partita
.
Il
terreno
lì
vale
mille
lire
il
centimetro
.
-
Le
scuse
sono
inutili
,
-
disse
la
Guardia
,
-
dovevi
comprare
il
biglietto
dal
macchinista
.
E
ancora
una
volta
il
coro
delle
voci
continuò
:
-
L
'
uomo
che
conduce
la
macchina
.
Ebbene
,
il
fumo
solo
vale
mille
lire
lo
sbuffo
.
Alice
diceva
fra
sé
:
«
É
inutile
tentar
di
parlare
.
»
E
siccome
non
aveva
parlato
,
non
sentì
il
coro
delle
voci
,
ma
con
sua
gran
sorpresa
s
'
accorse
che
tutti
pensavano
in
coro
(
io
spero
che
voi
comprendiate
che
cosa
significa
pensare
in
coro
...
perché
debbo
confessare
che
io
non
lo
comprendo
)
:
-
É
meglio
non
dire
nulla
.
La
lingua
vale
mille
lire
la
parola
.
«
Stanotte
mi
sognerò
le
mille
lire
,
son
certo
che
le
sognerò
»
,
pensava
Alice
.
In
quel
momento
la
Guardia
la
stava
fissando
prima
con
un
telescopio
,
poi
con
un
microscopio
,
e
poi
con
un
binocolo
.
Infine
disse
:
-
Tu
viaggi
in
senso
inverso
!
E
così
dicendo
,
chiuse
lo
sportello
e
se
ne
andò
.
-
Una
bambina
così
piccola
,
-
disse
il
signore
che
le
sedeva
di
fronte
,
vestito
di
carta
bianca
,
-
dovrebbe
sapere
in
che
senso
viaggia
,
anche
se
essa
non
sa
come
si
chiama
.
Un
Caprone
,
che
sedeva
accanto
al
signore
in
bianco
,
chiuse
gli
occhi
e
disse
a
voce
alta
:
-
Essa
doveva
sapere
la
via
dell
'
ufficio
dei
biglietti
,
anche
se
non
sa
leggere
.
Ma
uno
Scarabeo
che
sedeva
accanto
al
Caprone
(
era
una
stranissima
vettura
tutta
piena
di
passeggeri
d
'
ogni
specie
)
disse
,
giacché
pareva
che
si
seguisse
la
regola
di
parlare
a
turno
:
-
Essa
dovrà
essere
rimandata
di
qui
come
bagaglio
.
Alice
non
poté
vedere
quello
che
aveva
parlato
dopo
lo
Scarabeo
,
ma
poi
sentì
una
voce
affannata
e
cava
:
-
Si
cambia
la
macchina
!
...
-
disse
la
voce
,
che
poi
fu
come
soffocata
e
costretta
a
interrompersi
.
-
Sembra
la
voce
di
un
cavallo
,
-
diceva
Alice
fra
sé
;
e
una
voce
straordinariamente
sottile
,
accanto
all
'
orecchio
di
lei
,
disse
:
-
Tu
dovresti
fare
un
bisticcio
su
questo
:
un
bisticcio
su
cava
e
cavallo
.
Allora
una
voce
gentile
in
distanza
disse
:
-
Sapete
,
le
bisogna
mettere
l
'
etichetta
:
«
Ragazza
,
fragile
.
»
E
dopo
questa
,
altre
voci
continuarono
:
(
«
Quanta
gente
c
'
è
in
questa
vettura
!
»
pensava
Alice
)
:
-
Essa
deve
andare
per
posta
,
perché
ha
un
collo
addosso
.
Deve
essere
mandata
come
un
dispaccio
per
telegramma
...
Deve
tirare
il
treno
da
sé
per
il
resto
del
viaggio
...
E
altre
proposte
di
questo
genere
.
Ma
il
signore
vestito
di
carta
bianca
si
chinò
un
po
'
e
le
bisbigliò
all
'
orecchio
:
-
Non
badare
a
ciò
che
si
dice
,
cara
,
ma
prendi
un
biglietto
di
ritorno
tutte
le
volte
che
il
treno
si
ferma
.
-
Veramente
non
lo
farò
,
-
disse
Alice
con
qualche
impazienza
,
-
io
non
appartengo
a
questo
viaggio
di
strada
ferrata
...
Poco
fa
ero
in
un
bosco
...
e
vorrei
poter
tornare
indietro
.
Disse
la
piccola
voce
accanto
al
suo
orecchio
:
-
Adesso
potresti
fare
un
giuoco
di
parole
:
qualche
cosa
,
sai
,
su
volere
e
potere
.
-
Non
mi
seccare
,
-
disse
Alice
,
invano
guardandosi
per
scoprire
donde
venisse
la
voce
;
-
se
ti
piacciono
tanto
i
giuochi
di
parole
,
perché
non
ne
fai
uno
tu
?
La
piccola
voce
trasse
un
profondo
sospiro
:
segno
evidente
di
grande
infelicità
,
e
Alice
avrebbe
detto
qualche
parola
di
consolazione
,
«
se
il
sospiro
fosse
stato
come
tanti
altri
!
»
ella
si
diceva
.
Ma
era
così
straordinariamente
minuscolo
,
che
non
si
sarebbe
assolutamente
sentito
,
se
non
le
fosse
sonato
accanto
all
'
orecchio
.
Per
conseguenza
ella
avvertiva
un
forte
solletico
all
'
orecchio
che
la
stornava
dal
pensiero
dell
'
infelicità
della
povera
creaturina
.
Continuò
la
piccola
voce
:
-
So
che
tu
sei
un
'
amica
una
cara
amica
,
una
vecchia
amica
.
Benché
io
sia
un
insetto
,
tu
non
mi
farai
male
.
-
Che
specie
di
insetto
?
-
Alice
chiese
con
ansia
.
Ciò
che
voleva
veramente
sapere
era
se
pungesse
o
no
,
ma
pensò
che
non
era
una
domanda
che
si
potesse
educatamente
mettere
.
-
Che
!
allora
non
ti
....
.
cominciò
la
vocettina
,
quando
fu
soffocata
da
un
acuto
strillo
che
veniva
dalla
macchina
,
e
tutti
si
levarono
impauriti
.
Alice
tra
gli
altri
.
Il
Cavallo
che
aveva
messo
la
testa
allo
sportello
,
la
ritrasse
tranquillamente
dicendo
:
-
Si
tratta
di
saltare
un
ruscello
.
Tutti
parvero
soddisfatti
di
questa
spiegazione
,
ma
Alice
si
sentiva
un
po
'
nervosa
all
'
idea
di
un
treno
che
doveva
saltare
.
«
Però
,
ci
porterà
alla
quarta
Casella
,
e
questa
è
una
consolazione
!
»
disse
fra
sé
.
-
L
'
istante
dopo
sentì
la
vettura
levarsi
dritta
in
aria
,
e
nella
paura
che
la
invase
,
Alice
s
'
afferrò
all
'
oggetto
più
vicino
,
che
poi
era
la
barba
del
Caprone
.
*
*
*
Ma
la
barba
,
toccata
,
parve
svanire
,
e
Alice
si
trovò
tranquillamente
seduta
sotto
un
albero
,
mentre
la
Zanzara
(
che
era
l
'
insetto
che
le
aveva
parlato
)
si
equilibrava
su
un
ramoscello
che
le
pendeva
sulla
testa
,
facendosi
vento
con
le
ali
.
Certo
,
era
una
Zanzara
colossale
:
«
della
dimensione
di
una
gallina
,
»
pensò
Alice
.
Pure
,
non
ne
ebbe
paura
,
dopo
che
avevano
conversato
tanto
tempo
insieme
.
-...Allora
non
ti
piacciono
tutti
gli
insetti
,
-
continuò
la
Zanzara
,
come
se
nulla
fosse
accaduto
.
-
Mi
piacciono
quando
sanno
parlare
,
disse
Alice
.
-
Nessuno
di
essi
parla
mai
,
nel
paese
donde
vengo
-
E
che
razza
di
insetti
ti
allietano
,
e
donde
vieni
?
-
chiese
la
Zanzara
.
-
Gli
insetti
non
mi
allietano
affatto
,
-
spiego
Alice
,
-
piuttosto
ne
ho
paura
...
almeno
di
quelli
grandi
.
Ma
posso
dirti
i
nomi
di
alcuni
.
-
Naturalmente
,
essi
rispondono
ai
loro
nomi
?
-
osservò
con
indifferenza
la
Zanzara
.
-
Non
l
'
ho
mai
saputo
.
-
E
che
servirebbe
aver
il
nome
,
e
non
rispondere
?
-
Non
serve
ad
essi
,
-
disse
Alice
;
ma
serve
alle
persone
che
li
nominano
,
credo
.
Se
no
,
perché
ogni
cosa
avrebbe
un
nome
?
-
Non
so
,
-
rispose
la
Zanzara
.
-
Nel
bosco
laggiù
non
ci
sono
nomi
...
Ma
continua
con
la
lista
degli
insetti
:
così
perdi
il
tempo
.
-
Prima
,
la
Mosca
cavallina
,
-
cominciò
Alice
,
contando
i
nomi
sulle
dita
.
-
Oh
,
bene
,
-
disse
la
Zanzara
,
-
a
mezza
strada
da
quel
cespuglio
,
vedrai
la
Mosca
dei
cavallucci
di
legno
.
É
fatta
interamente
di
legno
,
e
va
di
ramo
in
ramo
dondolandosi
su
sé
stessa
.
-
E
di
che
vive
?
-
chiese
Alice
con
grande
curiosità
.
-
Linfa
e
segatura
,
-
disse
la
Zanzara
;
avanti
con
la
tua
lista
.
Alice
mirò
la
Mosca
dei
cavallucci
di
legno
con
grande
interesse
,
e
dicendo
fra
sé
che
certo
,
per
sembrare
così
lucente
e
appiccicaticcia
,
era
stata
riverniciata
di
fresco
,
continuò
:
-
E
v
'
è
il
Moscone
della
carne
.
-
Guarda
il
ramo
sulla
tua
testa
,
-
disse
la
Zanzara
,
-
e
vedrai
il
Moscone
della
carne
.
Ha
il
corpo
di
salsiccia
,
le
ali
di
costoletta
e
la
testa
di
braciola
.
-
E
di
che
vive
?
-
chiese
Alice
,
come
prima
.
-
Di
salame
e
di
pasticcio
di
sanguinaccio
,
-
rispose
la
Zanzara
,
-
e
fa
il
nido
in
un
tegame
.
-
E
poi
c
'
è
la
Mosca
del
formaggio
,
-
continuò
Alice
,
dopo
aver
guardato
ben
bene
l
'
insetto
,
che
aveva
la
testa
nel
fuoco
,
mentre
essa
diceva
:
«
Forse
questa
è
la
ragione
perché
agl
'
insetti
piace
di
volare
intorno
alle
candele
»
.
-
Puoi
veder
strisciare
ai
tuoi
piedi
,
-
disse
la
Zanzara
(
Alice
ritrasse
i
piedi
impaurita
)
-
una
Mosca
del
pane
e
formaggio
.
Le
sue
ali
sono
fette
sottili
di
pane
e
burro
,
il
suo
corpo
è
di
Gorgonzola
,
gli
occhi
di
Gruyera
.
-
E
di
che
vive
?
-
Di
maccheroni
e
di
pere
.
Ma
in
mente
di
Alice
sorse
un
'
obiezione
.
-
E
se
non
ne
trova
?
-
essa
disse
.
-
Morirebbe
,
è
naturale
.
-
Qui
deve
accadere
molto
spesso
,
-
osservò
Alice
pensosa
.
-
Accade
sempre
,
-
disse
la
Zanzara
.
E
allora
,
Alice
rimase
un
minuto
o
due
meditabonda
.
La
Zanzara
si
divertiva
intanto
a
zirlarle
intorno
alla
testa
:
finalmente
si
adagiò
di
nuovo
,
e
osservò
:
-
Io
credo
che
tu
non
abbi
l
'
intenzione
di
perdere
il
nome
.
-
Veramente
no
,
-
disse
Alice
con
una
certa
ansia
.
-
E
pure
io
non
so
,
-
continuò
la
Zanzara
con
tono
d
'
indifferenza
:
-
pensa
il
guadagno
che
faresti
,
se
lo
perdessi
ritornando
a
casa
.
Per
esempio
,
se
la
governante
volesse
chiamarti
per
la
lezione
,
direbbe
:
«
Vieni
qui
...
»
e
dovrebbe
interrompersi
,
perché
non
avrebbe
un
nome
con
cui
chiamarti
,
e
tu
allora
non
dovresti
rispondere
.
-
Io
credo
che
questo
non
servirebbe
a
nulla
,
-
disse
Alice
:
-
la
governante
mi
farebbe
scuola
lo
stesso
.
Se
non
ricordasse
il
nome
,
mi
chiamerebbe
«
signorina
»
come
fa
la
cameriera
.
-
Bene
,
«
signorina
»
vuol
dire
piccola
signora
,
-
osservò
la
Zanzara
,
-
e
allora
...
s
'
ignora
la
chiamata
.
Questo
è
un
bisticcio
.
Mi
piacerebbe
che
l
'
avessi
pensato
tu
.
-
Perché
ti
piacerebbe
che
l
'
avessi
pensato
io
?
-
chiese
Alice
.
-
É
un
brutto
bisticcio
.
Ma
la
Zanzara
non
rispose
e
trasse
un
profondo
sospiro
,
mentre
due
grosse
lagrime
le
solcavano
le
gote
.
-
Non
dovresti
far
dei
bisticci
,
-
disse
Alice
,
-
se
ti
addolora
tanto
.
Poi
venne
un
altro
di
quei
malinconici
sospiri
,
e
tosto
la
povera
Zanzara
parve
essersi
dissolta
con
esso
,
perché
Alice
guardò
di
nuovo
da
quella
parte
,
e
non
vide
più
nulla
sul
ramoscello
.
E
allora
,
siccome
si
sentiva
intirizzire
per
esser
stata
così
a
lungo
seduta
,
s
'
alzò
e
si
mise
a
camminare
.
Arrivò
subito
a
una
pianura
,
con
un
bosco
dall
'
altro
lato
:
sembrava
molto
più
oscuro
dell
'
ultimo
bosco
,
e
Alice
ebbe
paura
di
entrarci
.
Però
,
ripensandoci
meglio
,
decise
di
andare
innanzi
:
«
Perché
certamente
non
ritornerà
più
»
essa
si
diceva
,
e
quella
era
l
'
unica
via
per
l
'
Ottava
Casella
.
-
Questo
dev
'
essere
il
bosco
,
-
disse
meditabonda
,
-
dove
le
cose
non
hanno
nomi
.
Chi
sa
che
sarà
del
mio
,
quando
c
'
entrerò
!
Non
mi
piacerebbe
di
perderlo
...
perché
dovrebbero
darmene
un
altro
,
e
certo
sarebbe
brutto
.
Sarebbe
divertente
trovare
la
creatura
che
portasse
il
mio
vecchio
nome
.
Proprio
come
i
manifesti
quando
la
gente
perde
i
cani
:
«
Risponde
al
nome
di
Menelik
:
aveva
un
collare
d
'
ottone
»
;
figurarsi
,
chiamare
ogni
cosa
che
s
'
incontra
«
Alice
»
,
finché
una
risponde
.
Ma
se
fosse
savia
,
non
risponderebbe
affatto
.
Divagava
a
questo
modo
,
quando
raggiunse
il
bosco
,
che
le
sembrò
molto
freddo
e
ombroso
.
«
Ma
ad
ogni
modo
è
un
gran
conforto
,
-
si
diceva
entrando
sotto
gli
alberi
,
-
dopo
tanto
caldo
,
entrare
nel
...
nel
...
che
cosa
?
»
ella
continuò
,
piuttosto
sorpresa
di
non
poter
trovar
la
parola
.
«
Vado
sotto
il
...
sotto
il
...
sotto
questo
,
sai
»
e
mise
la
mano
sul
tronco
dell
'
albero
.
«
Chi
sa
come
si
chiama
!
Credo
che
non
abbia
nome
...
sì
,
certo
,
non
l
'ha.»
Stette
silenziosa
per
un
minuto
a
pensare
;
e
poi
ricominciò
:
«
E
allora
è
realmente
accaduto
,
dopo
tutto
.
E
ora
,
qual
è
il
mio
nome
?
Voglio
ricordarlo
,
se
posso
.
Sono
proprio
decisa
.
»
Ma
l
'
essere
decisa
non
significava
nulla
,
e
tutto
ciò
che
poté
dire
,
dopo
molto
scervellarsi
,
fu
:
«
Al
,
so
che
comincia
per
Al
.
»
Proprio
in
quel
punto
venne
a
passare
una
cerva
,
che
guardò
Alice
coi
suoi
grandi
gentili
occhi
,
ma
non
sembrò
per
nulla
impaurita
.
-
Qua
,
qua
!
-
disse
Alice
,
sporgendo
la
mano
e
provando
a
carezzarla
.
Ma
quella
diede
un
piccolo
balzo
,
e
poi
la
guardò
calma
di
nuovo
.
-
Come
ti
chiami
?
-
disse
finalmente
la
Cerva
,
con
una
soavissima
voce
.
«
Vorrei
saperlo
»
,
pensava
la
povera
Alice
,
e
rispose
tutta
rattristata
:
-
In
questo
momento
,
nulla
.
-
Pensaci
ancora
,
-
disse
la
Cerva
,
-
così
non
può
essere
.
Alice
pensò
ancora
,
ma
non
venne
a
capo
di
nulla
.
-
Per
favore
,
e
tu
non
puoi
dirmi
come
ti
chiami
?
-
ella
disse
timidamente
.
-
Forse
m
'
aiuteresti
a
ricordare
il
mio
nome
.
-
Te
lo
dirò
,
se
vieni
un
po
'
più
oltre
,
disse
la
Cerva
.
-
Qui
non
posso
ricordarlo
.
Così
esse
viaggiarono
insieme
per
il
bosco
,
Alice
con
le
braccia
strette
affettuosamente
intorno
al
morbido
collo
della
Cerva
,
finché
non
arrivarono
in
un
'
altra
pianura
,
dove
la
Cerva
balzò
improvvisamente
in
aria
e
si
liberò
dal
braccio
di
Alice
.
-
Io
sono
una
Cerva
,
-
esclamo
con
voce
di
gioia
.
-
E
povera
me
,
tu
sei
una
creatura
umana
.
Tosto
uno
sguardo
di
sgomento
apparve
nei
suoi
begli
occhi
bruni
,
e
l
'
istante
dopo
essa
s
'
era
slanciata
lontano
a
grande
velocità
.
Alice
la
seguì
con
lo
sguardo
,
li
lì
sul
punto
di
scoppiare
in
lagrime
per
aver
perduta
così
improvvisamente
quella
piccola
compagna
di
viaggio
.
«
Però
,
so
il
mio
nome
ora
,
-
ella
si
disse
:
-
questa
è
una
consolazione
.
Alice
...
Alice
...
non
lo
dimenticherò
più
.
E
ora
chi
sa
quale
di
queste
due
frecce
dovrei
seguire
!
»
Non
era
molto
difficile
rispondere
a
questa
domanda
,
perché
nel
bosco
c
'
era
una
strada
sola
e
la
freccia
su
tutti
e
due
i
cartelli
aveva
la
punta
rivolta
in
quella
direzione
.
«
Lo
deciderò
,
-
si
disse
Alice
,
-
quando
la
strada
si
dividerà
e
le
frecce
indicheranno
diverse
vie
.
»
Ma
la
cosa
non
sembrava
probabile
.
Ella
continuò
ad
andare
,
ad
andare
,
per
molto
tempo
,
e
dovunque
la
strada
si
divideva
era
sicura
di
vedere
due
frecce
che
indicavano
la
stessa
via
,
una
col
cartello
:
«
Alla
casa
di
Tuidledum
»
e
l
'
altra
:
«
Alla
casa
di
Tuidledì
.
»
-
Credo
,
-
disse
finalmente
Alice
,
-
che
essi
abitino
nella
stessa
casa
.
Non
so
perché
non
ci
abbia
pensato
prima
.
Ma
non
potrò
starvi
a
lungo
.
C
'
entrerò
per
dire
:
«
Come
state
?
»
e
domanderò
loro
d
'
indicarmi
la
via
per
uscire
dal
bosco
.
Se
potessi
soltanto
arrivare
all
'
ottava
Casella
prima
di
notte
!
Così
continuò
ad
andare
innanzi
,
parlando
a
sé
stessa
mentre
camminava
,
perché
,
nel
voltare
intorno
a
un
angolo
acuto
,
s
'
imbatté
in
due
grassi
omini
,
così
all
'
improvviso
che
non
poté
fare
a
meno
di
dare
un
balzo
indietro
,
ma
per
riaversi
l
'
istante
dopo
,
già
assolutamente
certa
ch
'
essi
dovevano
essere
IV
TUIDLEDUM
E
TUIDLEDI
'
Essi
se
ne
stavano
sotto
un
albero
,
ciascuno
con
un
braccio
intorno
al
collo
dell
'
altro
,
e
Alice
seppe
subito
chi
fosse
l
'
uno
e
chi
l
'
altro
;
perché
uno
aveva
un
«
Dum
»
ricamato
sul
collare
e
l
'
altro
un
«
Dì
»
.
«
Certo
tutti
e
due
portano
scritto
«
Tuiddle
di
dietro
sul
collare
»
,
ella
disse
fra
sé
.
Se
ne
stavano
così
calmi
,
che
ella
dimenticando
assolutamente
ch
'
erano
vivi
,
stava
per
girar
loro
intorno
per
veder
la
parola
«
Tuiddle
»
scritta
di
dietro
sul
collare
,
quando
fu
sorpresa
da
una
voce
che
veniva
da
quello
segnato
«
Dum
»
.
-
Se
credi
che
noi
siamo
statue
di
cera
,
-
egli
disse
,
-
avresti
dovuto
pagare
,
sai
.
Le
statue
di
cera
non
sono
fatte
per
esser
vedute
gratis
.
No
.
-
Viceversa
,
-
aggiunse
quello
segnato
«
Dì
»
-
se
credi
che
siamo
vivi
,
avresti
dovuto
parlare
.
-
Mi
dispiace
tanto
,
-
fu
tutto
ciò
che
Alice
poté
dire
,
perché
le
parole
d
'
una
vecchia
canzone
continuavano
a
risonarle
nel
cervello
come
il
tic
-
tac
d
'
un
pendolo
,
ed
ella
non
poté
fare
a
meno
dal
gridare
:
Tuidledum
e
Tuidledì
si
sfidarono
a
duello
:
Tuidledum
a
Tuidledì
avea
rotto
un
campanello
.
Proprio
allora
volò
un
corvo
nero
assai
più
della
pece
:
ei
guardò
gli
eroi
sì
torvo
che
ambedue
scappar
li
fece
.
-
Io
so
a
che
pensi
,
-
disse
Tuidledum
,
-
ma
non
e
così
,
no
.
-
Viceversa
,
-
continuò
Tuidledì
,
-
se
fosse
così
,
potrebbe
essere
;
e
se
fosse
così
,
sarebbe
;
ma
siccome
non
è
,
non
è
.
É
logico
.
-
Io
cercavo
,
-
disse
Alice
molto
cortesemente
,
-
la
via
per
uscire
dal
bosco
:
si
fa
così
scuro
!
Volete
farmi
il
favore
d
'
indicarmela
?
Ma
i
due
grassi
omini
si
guardarono
l
'
un
l
'
altro
e
sogghignarono
.
Somigliavano
così
esattamente
a
un
paio
di
grossi
e
grassi
scolaretti
,
che
Alice
non
poté
fare
a
meno
dall
'
indicare
col
dito
Tuidledum
e
dire
:
-
Caposquadra
!
-
No
,
-
esclamò
vivacemente
Tuidledum
,
e
richiuse
la
bocca
con
uno
scrocchio
.
-
Vice
-
caposquadra
!
-
disse
Alice
,
passando
a
Tuidledì
,
sebbene
fosse
assolutamente
certa
ch
'
egli
avrebbe
risposto
«
Viceversa
!
»
come
infatti
rispose
.
-
Hai
cominciato
male
!
-
esclamò
Tuidledum
.
-
La
prima
cosa
da
fare
in
una
visita
è
di
dire
:
«
Come
state
?
»
e
stringer
le
mani
.
E
qui
i
due
fratelli
si
diedero
un
abbraccio
,
e
poi
sporsero
le
mani
che
erano
libere
per
stringer
la
mano
ad
Alice
.
Alice
non
voleva
stringer
prima
la
mano
di
uno
per
tema
di
offender
la
suscettibilità
dell
'
altro
;
così
,
per
cavarsi
dalla
difficoltà
,
s
'
impossessò
delle
due
mani
insieme
.
Il
momento
dopo
essi
stavano
danzando
in
circolo
.
Questo
le
sembrò
una
cosa
naturalissima
(
essa
dopo
se
ne
ricordò
)
,
e
neanche
fu
sorpresa
d
'
udir
sonare
una
musica
che
veniva
dall
'
albero
sotto
il
quale
danzavano
,
ed
era
fatta
(
a
quel
che
si
poteva
intendere
)
dai
rami
che
si
sfregavan
gli
uni
attraverso
gli
altri
come
violini
ed
archi
.
-
Ma
certo
fu
buffo
,
(
diceva
Alice
dopo
,
narrando
la
storia
di
tutto
alla
sorella
)
sorprendermi
a
cantare
«
Ecco
l
'
ambasciatore
»
.
Non
so
quando
cominciassi
,
ma
è
certo
che
avevo
cantato
per
tanto
tempo
.
Gli
altri
due
ballerini
che
erano
grossi
e
grassi
,
rimasero
presto
senza
fiato
.
-
Fare
quattro
giri
in
una
danza
è
già
troppo
,
-
balbettò
Tuidledum
,
e
improvvisamente
essi
interruppero
il
ballo
come
improvvisamente
l
'
avevano
incominciato
:
nello
stesso
momento
cessò
la
musica
.
Allora
essi
lasciarono
le
mani
di
Alice
,
e
la
stettero
a
guardare
per
un
minuto
:
vi
fu
una
pausa
piuttosto
imbarazzante
,
perché
Alice
non
sapeva
come
cominciare
una
conversazione
con
persone
con
le
quali
aveva
poco
prima
ballato
:
-
Ora
non
starebbe
bene
dire
:
«
Come
state
?
»
-
essa
si
diceva
-
siamo
arrivati
già
più
lontano
di
questo
,
mi
pare
.
E
poi
finalmente
disse
:
-
Spero
che
non
siate
stanchi
.
-
Niente
affatto
.
E
grazie
molte
per
averlo
domandato
,
-
disse
Tuidledum
.
-
Obbligatissimo
,
-
aggiunse
Tuidledì
.
Ti
piace
la
poesia
?
-
S
...
ì
,
piuttosto
...
un
po
'
di
poesia
-
disse
Alice
dubbiosa
.
-
Mi
indichereste
la
strada
che
conduce
fuori
del
bosco
?
-
Che
cosa
le
reciterò
?
-
disse
Tuidledì
,
guardando
con
uno
sguardo
solenne
Tuidledum
,
e
non
raccogliendo
l
'
osservazione
di
Alice
.
-
Il
Tricheco
e
il
Legnaiuolo
è
la
più
lunga
,
-
rispose
Tuidledum
,
dando
al
fratello
un
abbraccio
affettuoso
.
Tuidledì
cominciò
immediatamente
:
Dardeggiava
il
sol
sul
mare
Qui
Alice
s
'
arrischiò
a
interromperlo
:
-
Se
è
molto
lunga
,
-
disse
nella
sua
più
cortese
maniera
,
-
mi
fareste
il
favore
di
dirmi
prima
qual
'
è
la
strada
...
Tuidledì
sorrise
con
affabilità
,
e
cominciò
di
nuovo
:
Dardeggiava
il
sol
sul
mare
col
suo
massimo
vigore
,
ché
volea
l
'
acqua
appianare
e
prestarle
il
suo
splendore
.
Strana
idea
,
ch
'
era
già
notte
fonda
come
in
una
botte
.
Ahi
,
la
luna
a
viso
afflitto
su
lucea
languidamente
,
e
dicea
:
«
Con
che
diritto
a
quest
'
ora
è
il
sol
presente
?
É
scortese
,
e
dico
poco
,
a
guastarmi
così
il
giuoco
.
»
Era
il
mar
più
che
bagnato
,
più
che
asciutta
era
la
rena
:
senza
nubi
il
ciel
stellato
,
perché
l
'
aria
era
serena
;
non
volava
uccello
alcuno
...
non
ce
n
'
era
neppur
uno
.
Camminavan
con
piacere
il
Tricheco
e
il
Legnaiuolo
,
ma
che
pianto
nel
vedere
tanta
sabbia
sparsa
al
suolo
!
Disser
tosto
,
senza
asprezza
:
«
Se
si
spazza
,
che
bellezza
!
Se
tre
serve
con
tre
panni
stesser
notte
e
dì
a
spazzare
»
fe
'
il
Tricheco
-
«
in
tre
o
quattr
'
anni
,
la
potrebbero
levare
.
»
«
Chi
sa
!
»
-
fece
il
Legnaiuolo
,
e
piangea
da
un
occhio
solo
.
«
O
bell
'
Ostriche
,
sul
lido
come
è
dolce
passeggiare
!
»
fe
'
il
Tricheco
:
«
Il
vostro
nido
or
lasciate
in
fondo
al
mare
;
ed
in
nostra
compagnia
state
un
poco
in
allegria
.
»
Lo
guardò
l
'
Ostrica
vecchia
,
ma
una
sillaba
non
disse
,
strizzò
l
'
occhio
e
in
un
'
orecchia
un
'
unghietta
si
confisse
,
quasi
a
dir
di
non
volere
di
lì
togliersi
a
giacere
.
Ma
tre
Ostriche
piccine
accettarono
l
'
invito
,
ed
uscir
con
le
vestine
bianche
e
il
viso
assai
pulito
,
senza
piedi
-
è
naturale
-
ma
con
scarpe
di
coppale
.
Altre
tre
seguir
le
prime
,
poi
tre
altre
in
un
istante
,
ed
infine
sulle
cime
delle
spume
,
tante
e
tante
,
che
saltando
d
'
onda
in
onda
s
'
aggrappavano
alla
sponda
.
Il
Tricheco
e
il
Legnaiuolo
si
diresser
lungo
il
mare
,
e
sull
'
argine
del
molo
stetter
quindi
a
riposare
.
Tutte
in
fila
,
curiosette
aspettavan
le
Ostrichette
.
«
É
già
l
'
ora
»
fe
'
il
Tricheco
,
«
di
parlar
di
molte
cose
,
di
corazze
...
e
scarpe
...
e
greco
,
di
prezzemolo
e
di
rose
,
e
perché
di
marmo
è
il
mare
,
e
se
il
bue
sta
sull
'alare.»
Disser
l
'
Ostriche
:
«
Aspettate
un
momento
pel
discorso
;
siamo
grasse
e
siam
sudate
,
più
d
'
un
miglio
abbiamo
corso
!
»
Fece
il
Legnaiuolo
:
«
Bene
,
riposarvi
vi
conviene
.
»
«
Ciò
che
occorre
sopratutto
»
,
fe
'
il
Tricheco
,
«
è
un
po
'
di
pane
,
pepe
,
aceto
,
burro
e
tutto
,
per
il
pasto
di
stamane
.
Siete
già
,
Ostriche
care
,
pronte
per
il
desinare
?
»
«
Non
con
noi
!
»
gridâro
a
un
tratto
tutte
le
Ostriche
atterrite
,
«
voi
,
così
gentili
,
un
atto
così
fello
concepite
?
»
«
Bella
notte
!
»
fe
'
il
Tricheco
:
«
ammirate
il
cielo
meco
?
Con
voi
tutto
io
mi
consolo
,
squisitissime
Ostrichette
.
»
Interruppe
il
Legnaiuolo
:
«
Son
sottili
queste
fette
,
falle
grosse
;
ho
un
appetito
,
formidabile
,
inaudito
!
»
«
É
un
infamia
questo
tiro
»
,
fe
'
il
Tricheco
.
«
Poverine
!
dopo
un
così
lungo
giro
macerarle
in
salsa
fine
!
»
L
'
altro
fe
'
con
un
sussurro
:
«
Spargi
,
caro
,
molto
burro
.
»
«
Per
voi
piango
,
»
fe
'
il
Tricheco
,
con
parole
assai
commosse
.
Ne
ripete
i
pianti
l
'
eco
,
mentre
ei
sceglie
le
più
grosse
,
e
di
lagrime
un
ruscello
va
asciugandosi
bel
bello
!
Disse
il
Legnaiuolo
:
«
Care
mie
,
la
gita
è
stata
bella
!
Se
tornar
volete
al
mare
,
ce
n
'
andremo
in
comunella
.
»
Ma
-
mangiate
ad
una
ad
una
-
non
rispose
-
ahimé
!
-
nessuna
.
-
Mi
piace
più
il
Tricheco
,
-
disse
Alice
:
-
perché
era
un
po
'
rattristato
per
le
povere
ostriche
!
-
Egli
mangiò
più
del
Legnaiuolo
,
però
,
-
disse
Tuidledì
.
-
E
si
teneva
il
fazzoletto
in
faccia
,
in
modo
che
il
Legnaiuolo
non
poté
contare
quante
se
ne
prendeva
...
viceversa
!
-
Questa
fu
una
viltà
,
-
disse
Alice
indignata
.
-
Allora
mi
piace
più
il
Legnaiuolo
,
se
ne
mangiò
meno
del
Tricheco
.
-
Ma
egli
ne
mangiò
più
che
ne
poté
,
disse
Tuidledum
.
Era
come
un
indovinello
.
Dopo
una
pausa
,
Alice
cominciò
:
-
Allora
erano
due
cattivi
...
Si
frenò
subito
,
in
apprensione
,
all
'
udir
come
uno
sbuffo
di
locomotiva
nel
bosco
,
accanto
a
lei
,
pur
temendo
invece
che
più
probabilmente
fosse
una
bestia
feroce
.
-
Bazzicano
dei
leoni
e
delle
tigri
qui
?
chiese
timidamente
.
-
É
il
Re
Rosso
che
russa
,
-
disse
Tuidledum
.
Onestamente
Alice
non
poteva
dir
che
cosa
fosse
.
Egli
aveva
in
testa
un
alto
berretto
rosso
,
con
un
'
etichetta
,
e
se
ne
stava
rannicchiato
quasi
come
in
un
mucchio
polveroso
,
russando
sonoramente
,
«
quasi
che
la
testa
dovesse
esplodergli
»
,
come
notò
Tuidledum
.
-
Temo
che
si
acchiapperà
un
raffreddore
col
dormire
sull
'
erba
umida
,
-
disse
Alice
,
che
era
una
bambina
assai
cauta
.
-
Ora
egli
sogna
,
-
disse
Tuidledì
,
-
e
che
credi
che
sogni
?
Alice
disse
:
-
Nessuno
lo
può
indovinare
.
-
Sogna
di
te
!
-
esclamò
Tuidledì
,
battendo
le
mani
con
aria
di
trionfo
.
-
E
se
cessasse
di
sognare
di
te
,
dove
credi
che
tu
saresti
?
-
Dove
sono
ora
,
naturalmente
,
-
disse
Alice
.
-
Niente
affatto
,
-
ribatté
Tuidledì
con
tono
di
sprezzo
;
-
non
saresti
in
nessuna
parte
.
Perché
tu
sei
soltanto
una
specie
d
'
idea
nel
suo
sogno
.
-
Se
il
Re
si
dovesse
svegliare
,
-
aggiunse
Tuidledum
,
-
tu
ti
spegneresti
...
puf
!
...
proprio
come
una
candela
.
-
Non
è
vero
!
-
esclamò
Alice
indignata
.
-
E
poi
,
se
io
sono
una
specie
d
'
idea
nel
suo
sogno
,
mi
piacerebbe
di
sapere
che
cosa
siete
voi
.
-
Idem
,
-
disse
Tuidledum
.
-
Idem
,
idem
,
-
gridò
Tuidledì
.
E
strillò
tanto
che
Alice
non
poté
fare
a
meno
di
dire
:
-
Zitto
!
Lo
sveglierai
,
se
fai
tanto
rumore
.
-
É
inutile
di
parlare
di
svegliarlo
,
-
;
disse
Tuidledum
,
-
quando
sei
soltanto
un
'
idea
nel
suo
sogno
.
Sai
benissimo
che
non
sei
vera
.
-
Io
sono
vera
!
-
disse
Alice
,
e
cominciò
a
piangere
.
-
E
inutile
piangere
,
tanto
non
diverrai
più
vera
col
piangere
,
-
osservò
Tuidledì
.
Non
v
'
è
ragione
di
piangere
.
-
Se
io
non
fossi
vera
,
-
disse
Alice
,
sorridendo
un
poco
a
traverso
le
lagrime
(
tutto
le
sembrava
così
ridicolo
)
-
non
potrei
piangere
.
-
Non
crederai
,
spero
,
che
le
tue
siano
lagrime
vere
?
-
la
interruppe
Tuidledum
con
tono
di
grande
disprezzo
.
-
Io
so
che
essi
dicono
delle
sciocchezze
,
diceva
fra
sé
Alice
,
-
ed
è
stupido
piangere
.
Così
si
asciugò
le
lagrime
,
e
continuò
più
allegramente
che
poté
:
-
A
ogni
modo
,
sarebbe
meglio
uscire
dal
bosco
,
perché
si
fa
veramente
molto
buio
.
Credete
che
si
metterà
a
piovere
?
Tuidledum
spiegò
un
grosso
ombrello
sulla
sua
testa
e
su
quella
del
fratello
,
e
guardò
di
fra
le
stecche
.
-
No
,
credo
di
no
,
-
egli
disse
,
-
almeno
qui
sotto
.
Niente
affatto
.
-
Ma
pioverà
al
di
fuori
?
-
Se
così
vuole
,
-
disse
Tuidledì
:
-
noi
non
obiettiamo
.
Viceversa
...
«
Egoisti
!
»
-
pensò
Alice
,
e
stava
appunto
per
dire
«
Buona
sera
»
e
lasciarli
,
quando
Tuidledum
fece
un
salto
di
sotto
l
'
ombrello
,
e
l
'
afferrò
per
il
polso
.
-
Vedi
questo
?
-
egli
disse
,
con
voce
d
'
ira
soffocata
,
e
gli
occhi
gli
si
spalancarono
e
s
'
ingiallirono
in
un
istante
,
mentre
indicava
col
dito
tremante
un
piccolo
oggetto
bianco
sotto
l
'
albero
.
-
Ebbene
,
è
un
sonaglio
,
-
disse
Alice
dopo
un
attento
esame
del
piccolo
oggetto
bianco
.
Sai
,
non
un
serpente
a
sonagli
,
-
aggiunse
in
fretta
per
tema
di
spaventarlo
,
-
ma
un
sonaglietto
vecchio
e
rotto
per
giunta
.
-
Lo
sapevo
!
-
gridò
Tuidledum
,
cominciando
a
pestare
i
piedi
e
a
strapparsi
i
capelli
con
ira
selvaggia
.
-
É
guasto
,
naturalmente
.
-
E
si
mise
a
fissare
Tuidledì
,
che
immediatamente
si
sedette
in
terra
e
cercò
di
nascondersi
sotto
l
'
ombrello
.
Alice
gli
mise
la
mano
su
un
braccio
,
e
disse
,
in
tono
carezzevole
:
Perché
devi
disperarti
per
un
sonaglio
vecchio
?
-
Ma
non
è
vecchio
!
-
esclamò
Tuidledum
più
furioso
che
mai
.
-
É
nuovo
,
ti
dico
...
l
'
ho
comprato
ieri
,
...
il
mio
bel
sonaglio
nuovo
!
-
e
la
sua
voce
si
levò
in
un
perfetto
urlo
.
Durante
questo
tempo
,
Tuidledì
faceva
del
suo
meglio
per
chiuder
l
'
ombrello
e
nascondervisi
;
ma
la
cosa
era
così
ardua
,
che
l
'
attenzione
di
Alice
fu
distolta
dal
fratello
in
collera
.
Ma
Tuidledì
,
per
quanto
facesse
,
non
ci
riuscì
,
e
finì
con
l
'
arrotolarsi
insieme
con
l
'
ombrello
,
lasciando
la
testa
fuori
;
e
così
rimase
,
aprendo
e
chiudendo
la
bocca
e
gli
occhi
...
«
da
sembrare
piuttosto
un
pesce
che
altro
»
,
pensò
Alice
.
-
Naturalmente
è
necessario
fare
un
duello
,
-
disse
Tuidledum
con
tono
più
calmo
.
-
Credo
di
sì
,
-
rispose
l
'
altro
imbronciato
,
uscendo
fuori
dell
'
ombrello
:
-
soltanto
è
necessario
ch
'
essa
ci
vesta
.
Così
i
due
fratelli
andarono
a
braccetto
nel
bosco
,
e
ritornarono
dopo
un
minuto
con
le
braccia
piene
di
oggetti
,
quali
cuscini
,
coperte
,
tappeti
,
coperchi
di
tegami
e
secchi
da
carbone
.
-
Spero
che
tu
sappi
appuntar
degli
spilli
e
legar
delle
corde
,
-
osservò
Tuidledum
.
-
In
un
modo
o
nell
'
altro
noi
dobbiamo
indossare
tutte
queste
cose
.
Alice
dopo
narrò
di
non
aver
mai
assistito
a
tanto
fracasso
in
vita
sua
:
di
tutto
il
trambusto
di
quei
due
,
e
della
gran
quantità
di
cose
che
si
misero
addosso
,
e
del
fastidio
che
le
diedero
nel
legarli
con
le
funi
e
abbottonarli
.
-
Veramente
sembreranno
più
fasci
di
vecchi
utensili
che
altro
,
quando
saranno
pronti
,
-
essa
si
disse
,
mentre
accomodava
un
guanciale
intorno
al
collo
di
Tuidledì
«
per
impedir
che
la
testa
gli
fosse
troncata
,
»
come
egli
diceva
.
-
Sai
,
-
egli
aggiunse
gravemente
,
-
è
una
delle
cose
più
gravi
che
possono
accadere
a
uno
in
duello
,
aver
la
testa
troncata
.
Alice
scoppiò
in
una
grande
risata
,
ma
tentò
di
cambiarla
in
tosse
,
per
tema
di
offendere
la
suscettibilità
di
Tuidledì
.
Son
diventato
pallido
?
-
disse
Tuidledum
,
avanzandosi
per
farsi
legare
l
'
elmo
.
(
Egli
lo
chiamava
elmo
,
benché
somigliasse
molto
più
a
un
paiuolo
)
.
-
Veramente
...
sì
...
un
poco
,
-
rispose
gentilmente
Alice
.
-
Ordinariamente
io
son
molto
coraggioso
,
-
egli
continuò
sottovoce
,
-
ma
oggi
ho
il
mal
di
testa
.
-
Ed
io
ho
il
mal
di
denti
,
-
disse
Tuidledì
che
aveva
sentito
le
parole
del
fratello
.
-
Io
sto
peggio
di
te
.
-
Allora
sarebbe
meglio
di
non
combattere
oggi
,
-
suggerì
Alice
,
pensando
che
quella
fosse
l
'
occasione
di
rappacificarli
.
-
Noi
dobbiamo
battagliare
un
poco
,
ma
non
ci
tengo
a
continuare
a
lungo
,
-
disse
Tuidledum
;
-
che
ora
è
?
Tuidledì
guardo
l
'
orologio
,
e
disse
:
-
Le
quattro
e
mezzo
.
-
Combattiamo
fino
alle
sei
,
e
poi
desineremo
,
-
disse
Tuidledum
.
-
Benissimo
,
-
disse
l
'
altro
con
malinconia
,
-
ed
essa
può
guardare
...
Soltanto
farà
bene
a
non
avvicinarsi
troppo
.
Io
ordinariamente
,
colpisco
tutto
ciò
che
veggo
...
quando
sono
veramente
eccitato
.
-
E
io
colpisco
tutto
ciò
che
posso
raggiungere
,
-
gridò
Tuidledum
,
-
lo
vegga
o
no
.
Alice
rise
:
-
Voi
dovete
colpir
gli
alberi
molto
spesso
,
o
credo
.
Tuidledum
si
guardò
intorno
con
un
sorriso
soddisfatto
.
-
Non
credo
,
egli
disse
,
-
che
rimarrà
un
solo
albero
in
piedi
qui
intorno
intorno
,
finché
non
avremo
finito
.
-
E
tutto
questo
per
un
sonaglio
,
-
disse
Alice
,
sempre
sperando
di
farli
vergognare
di
cominciare
un
duello
per
una
inezia
.
-
Non
ci
avrei
badato
tanto
,
-
disse
Tuidledum
-
se
non
fosse
stato
un
sonaglio
nuovo
.
-
«
Io
vorrei
che
venisse
quel
brutto
corvo
»
,
pensava
Alice
.
-
V
'
è
una
sola
spada
,
sai
,
-
disse
Tuidledum
al
fratello
;
-
ma
-
tu
puoi
tenere
l
'
ombrello
...
che
è
molto
aguzzo
.
Soltanto
bisogna
sbrigarsi
a
cominciare
.
Si
sta
facendo
così
buio
.
-
Molto
buio
,
-
disse
Tuidledì
.
Si
faceva
buio
così
rapidamente
che
Alice
penso
che
s
'
avvicinasse
un
temporale
.
-
Che
nuvola
nera
!
-
ella
disse
.
-
E
come
viene
presto
.
To
'
mi
pare
che
abbia
le
ali
.
É
il
corvo
!
-
gridò
Tuidledum
con
un
acuto
strillo
di
terrore
,
e
i
due
fratelli
levarono
le
calcagna
e
si
dileguarono
in
un
attimo
.
Alice
prese
a
correre
per
il
bosco
,
e
si
fermò
sotto
un
grosso
albero
.
-
Qui
non
può
raggiungermi
,
-
essa
pensava
.
-
Esso
è
così
grande
che
non
si
potrà
infilare
fra
gli
alberi
.
Ah
,
se
non
agitasse
tanto
le
ali
...
nel
bosco
soffia
un
uragano
...
ecco
uno
scialle
che
vola
.
V
LANA
E
ACQUA
Mentre
così
parlava
acchiappò
lo
scialle
e
guardò
per
veder
la
persona
alla
quale
apparteneva
;
l
'
istante
dopo
apparve
la
Regina
Bianca
che
correva
precipitosamente
attraverso
il
bosco
,
con
le
mani
aperte
,
come
se
volasse
;
e
Alice
le
andò
gentilmente
incontro
con
lo
scialle
.
-
Son
molto
lieta
d
'
averlo
potuto
acchiappare
!
-
disse
Alice
,
mentre
aiutava
la
Regina
a
rimetterselo
.
La
Regina
Bianca
la
guardò
come
atterrita
,
continuando
a
ripetere
a
sé
stessa
con
un
bisbiglio
qualche
cosa
che
sonava
come
:
«
Pane
e
burro
,
pane
e
burro
»
,
e
Alice
capì
che
se
voleva
conversare
,
doveva
pensarci
lei
.
Così
cominciò
,
con
una
certa
solennità
,
con
una
frase
che
aveva
sentito
leggere
dalla
sorella
:
-
Si
para
qui
innanzi
la
Regina
Bianca
?
-
Se
questo
si
chiama
pararsi
!
-
disse
la
Regina
.
-
A
me
non
pare
!
-
Alice
pensò
che
non
fosse
conveniente
intavolare
una
discussione
appena
all
'
inizio
della
conversazione
;
così
sorrise
e
disse
:
-
Se
Vostra
Maestà
vorrà
insegnarmi
il
miglior
modo
di
cominciare
,
lo
farò
come
meglio
potrò
.
-
É
inutile
!
-
gemé
la
povera
Regina
,
è
da
due
ore
che
lo
sto
facendo
da
me
.
Sarebbe
stato
bene
,
come
sembrava
ad
Alice
,
che
la
Regina
che
era
in
un
acconciatura
straordinariamente
negletta
,
si
fosse
fatta
vestire
da
qualche
altra
persona
.
-
«
Tutto
è
stato
messo
storto
!
»
-
pensava
Alice
,
e
poi
aggiunse
ad
alta
voce
:
-
Posso
accomodarvi
lo
scialle
?
-
Io
non
so
che
abbia
,
-
disse
la
Regina
,
con
tono
melanconico
.
-
É
irritato
,
credo
.
L
'
ho
appuntato
di
qui
,
l
'
ho
appuntato
di
là
,
ma
non
c
'
è
modo
di
compiacerlo
.
-
Ma
non
può
star
dritto
,
se
lo
appuntate
tutto
da
un
lato
,
-
disse
Alice
bellamente
accomodandoglielo
;
-
e
poveretta
me
,
in
che
stato
avete
i
capelli
!
-
Ci
s
'
è
impigliata
la
spazzola
,
-
disse
la
Regina
con
un
sospiro
,
-
e
ieri
ho
perduto
il
pettine
.
Alice
attentamente
liberò
la
spazzola
,
e
fece
del
suo
meglio
per
riordinarle
i
capelli
.
-
Vedete
come
state
meglio
ora
!
-
ella
disse
,
dopo
aver
cambiato
di
posto
a
molte
spille
.
-
Veramente
vi
converrebbe
prendere
una
cameriera
-
Certo
che
ti
piglierei
con
piacere
,
-
disse
la
Regina
.
-
Quattro
soldi
la
settimana
e
marmellata
ogni
domani
.
Alice
non
si
poté
tenere
dal
ridere
,
mentre
diceva
:
-
Io
non
voglio
mettermi
a
servizio
di
nessuno
,
e
non
ho
che
farne
della
marmellata
.
-
É
ottima
,
-
disse
la
Regina
.
-
A
ogni
modo
oggi
non
voglio
nulla
.
-
E
non
potresti
averla
,
anche
se
la
volessi
,
-
disse
la
Regina
:
-
non
sai
?
il
patto
è
marmellata
domani
e
marmellata
ieri
,
ma
non
mai
oggi
.
-
Qualche
volta
deve
pur
venire
il
giorno
della
marmellata
-
No
,
non
può
,
-
disse
,
la
Regina
.
-
É
marmellata
ogni
domani
:
oggi
non
è
domani
,
sai
.
-
Non
vi
capisco
,
sapete
,
-
disse
Alice
,
-
è
una
terribile
confusione
.
-
Ecco
che
succede
col
vivere
all
'
indietro
,
-
disse
gentilmente
la
Regina
:
-
in
principio
uno
si
sente
un
po
'
di
vertigine
.
-
Vivere
all
'
indietro
!
-
ripete
Alice
nel
massimo
stupore
,
-
non
ho
mai
sentito
una
cosa
simile
!
-
...
ma
v
'
è
un
gran
vantaggio
:
che
la
memoria
lavora
in
tutti
e
due
i
sensi
.
-
Io
son
certa
che
la
mia
lavora
in
un
senso
solo
,
-
osservò
Alice
.
-
Non
può
ricordare
le
cose
prima
che
accadano
.
-
Che
miserabile
razza
di
memoria
quella
che
lavora
solo
all
'
indietro
!
-
osservò
la
Regina
.
-
Oh
,
le
cose
che
accaddero
la
settimana
dopo
la
prossima
!
-
riprese
la
Regina
con
tono
indifferente
.
-
Per
esempio
,
ora
,
-
essa
continuò
,
incollandosi
un
gran
quadrato
di
taffetà
sul
dito
mentre
parlava
,
-
ecco
l
'
Alfiere
del
Re
.
Essendo
stato
punito
,
ora
è
in
prigione
;
e
il
processo
non
comincerà
che
mercoledì
prossimo
;
naturalmente
,
il
delitto
è
l
'
ultimo
ad
accadere
.
-
E
se
,
non
lo
commette
?
-
disse
Alice
.
-
Tanto
meglio
,
non
è
vero
?
-
disse
la
Regina
,
legandosi
il
taffetà
intorno
al
dito
con
un
pezzo
di
nastro
.
Alice
naturalmente
non
poteva
dir
di
no
.
-
Sì
,
che
sarebbe
meglio
;
ma
non
sarebbe
meglio
non
essere
punito
?
-
Hai
torto
,
però
,
-
disse
la
Regina
.
-
Tu
non
sei
stata
mai
punita
?
-
Soltanto
per
delle
mancanze
.
-
E
te
ne
trovasti
molto
meglio
,
dopo
!
disse
la
Regina
con
accento
di
trionfo
.
-
Sì
,
ma
io
avevo
commesso
le
mancanze
,
per
le
quali
ero
punita
,
-
disse
Alice
,
-
questa
è
la
differenza
.
-
Ma
se
tu
non
le
avessi
commesse
,
-
disse
la
Regina
,
-
sarebbe
stato
molto
meglio
ancora
;
meglio
e
meglio
e
meglio
.
La
voce
diveniva
più
acuta
ad
ogni
«
meglio
»
,
finché
non
fu
che
un
grido
gutturale
.
Alice
stava
appunto
per
dire
:
«
C
'
è
un
errore
in
qualche
punto
...
»
quando
la
Regina
cominciò
a
strillare
con
tanta
forza
ch
'
essa
non
poté
finire
la
frase
.
-
Oh
,
oh
,
oh
!
-
strillava
la
Regina
,
scotendo
la
mano
come
se
volesse
gettarla
lontano
,
-
il
mio
dito
sanguina
!
Oh
,
oh
,
oh
!
Le
sue
strida
erano
così
simili
ai
fischi
d
'
una
macchina
a
vapore
,
che
Alice
dové
mettersi
le
mani
alle
orecchie
.
-
Che
cosa
avete
?
-
disse
,
non
appena
ebbe
la
speranza
di
farsi
sentire
,
-
vi
siete
punto
il
dito
?
-
Non
me
lo
son
punto
ancora
,
-
disse
la
Regina
,
-
ma
presto
me
lo
pungerò
...
Oh
,
oh
,
oh
!
-
Quando
credete
che
ve
lo
pungerete
?
chiese
Alice
con
una
voglia
matta
di
ridere
.
-
Quando
mi
rimetterò
lo
scialle
un
'
altra
volta
,
-
gemeva
la
povera
Regina
.
-
Il
fermaglio
s
'
aprirà
subito
.
Oh
,
oh
!
-
Mentre
diceva
così
,
il
fermaglio
s
'
aperse
,
la
Regina
vi
portò
a
precipizio
le
dita
,
tentando
di
richiuderlo
.
-
Badate
!
-
gridava
Alice
,
-
lo
tenete
storto
.
Ed
essa
prese
il
fermaglio
;
ma
era
troppo
tardi
:
la
spilla
aveva
ferito
il
dito
della
Regina
.
-
Ed
ecco
perché
il
dito
mi
sanguinava
,
-
ella
disse
ad
Alice
.
-
Ora
comprendi
come
vanno
le
cose
qui
.
-
Ma
perché
non
strillate
ora
?
-
chiese
Alice
,
levando
le
mani
per
tapparsi
di
nuovo
le
orecchie
.
-
Perché
ho
già
strillato
quanto
dovevo
strillare
,
-
disse
la
Regina
.
-
A
che
servirebbe
mettersi
a
strillare
un
'
altra
volta
?
Frattanto
schiariva
:
-
Il
corvo
dev
'
essersene
andato
,
credo
,
disse
Alice
.
-
Son
così
contenta
che
se
ne
sia
andato
.
Credevo
che
fosse
già
notte
.
-
Anch
'
io
vorrei
poter
essere
contenta
!
disse
la
Regina
.
-
Soltanto
non
ricordo
la
regola
.
Tu
devi
essere
felicissima
,
vivendo
in
questo
bosco
ed
essendo
contenta
tutte
le
volte
che
ti
piace
.
-
Soltanto
qui
son
così
sola
,
-
disse
Alice
con
voce
melanconica
:
e
al
pensiero
della
sua
solitudine
,
due
grosse
lagrime
le
corsero
per
le
guance
.
-
Oh
,
non
piangere
così
!
-
gridò
la
povera
Regina
,
torcendosi
le
mani
disperata
.
-
Considera
che
sei
già
grande
.
Considera
quanta
strada
hai
fatta
oggi
.
Considera
che
ora
è
.
Considera
qualunque
cosa
.
Ma
non
piangere
.
Alice
non
poté
non
sorridere
,
anche
attraverso
le
lagrime
.
-
E
voi
potete
fare
a
meno
dal
piangere
,
col
considerare
tutte
queste
cose
?
-
essa
chiese
.
-
Ecco
come
si
fa
,
-
disse
la
Regina
con
gran
decisione
,
-
come
sai
,
nessuno
può
fare
due
cose
in
un
volta
.
Per
cominciare
,
consideriamo
prima
la
tua
età
...
quanti
anni
hai
?
-
Sette
e
mezzo
in
punto
.
-
Non
è
necessario
dire
«
in
punto
»
,
-
osservò
la
Regina
.
-
Posso
crederlo
senza
di
questo
.
Ora
darò
io
a
te
qualche
cosa
da
credere
.
Io
ne
ho
esattamente
cento
e
uno
,
cinque
mesi
e
un
giorno
.
-
Questo
non
lo
posso
credere
,
-
disse
Alice
.
-
No
?
-
disse
la
Regina
in
tono
di
compatimento
.
-
Provatici
.
Fa
un
respiro
lungo
,
e
poi
chiudi
gli
occhi
.
Alice
si
mise
a
ridere
.
-
É
inutile
che
mi
ci
provi
,
-
ella
disse
,
-
non
si
può
credere
alle
cose
impossibili
.
-
Forse
non
hai
la
pratica
necessaria
,
-
disse
la
Regina
.
-
Quando
io
avevo
la
tua
età
,
m
'
esercitavo
per
mezz
'
ora
al
giorno
.
Ebbene
,
a
volte
credevo
nientemeno
che
a
sei
cose
impossibili
prima
della
colazione
...
Ecco
che
se
ne
va
di
nuovo
lo
scialle
.
Il
fermaglio
s
'
era
aperto
mentre
essa
parlava
,
e
un
'
improvvisa
raffica
di
vento
fece
volar
lo
scialle
della
Regina
attraverso
un
ruscello
.
La
Regina
spalancò
di
nuovo
le
braccia
,
e
si
mise
a
corrergli
dietro
,
e
questa
volta
riuscì
ad
acchiapparlo
da
sé
.
-
L
'
ho
preso
,
l
'
ho
preso
!
-
gridò
con
tono
di
trionfo
come
la
vispa
Teresa
con
la
farfalla
.
-
Vedrai
che
ora
me
l
'
appunterò
da
me
.
-
Allora
,
il
vostro
dito
sta
meglio
?
-
disse
Alice
con
molta
cortesia
,
mentre
traversava
il
ruscelletto
dietro
la
Regina
.
*
*
*
-
Oh
benissimo
!
-
gridò
la
Regina
,
con
una
voce
che
si
faceva
sempre
più
acuta
.
-
Benissimo
.
Be
-
e
-
enissirmo
.
Be
-
e
-
ehh
!
L
'
ultima
parola
finì
in
un
lungo
belato
,
così
simile
a
quello
d
'
una
pecora
che
Alice
diede
un
balzo
.
Guardò
la
Regina
,
che
pareva
si
fosse
completamente
coperta
di
lana
.
Si
sfregò
gli
occhi
e
guardò
di
nuovo
.
Non
poteva
comprendere
ciò
che
fosse
accaduto
.
Si
trovava
essa
in
una
bottega
?
E
quella
che
sedeva
all
'
altro
lato
del
banco
era
veramente
una
Pecora
?
Per
quanto
si
sfregasse
gli
occhi
,
era
proprio
così
:
si
trovava
in
una
piccola
oscura
botteguccia
,
appoggiata
coi
gomiti
al
banco
,
di
fronte
a
una
vecchia
Pecora
,
che
sedeva
in
una
poltroncina
facendo
la
calza
e
che
,
di
tanto
in
tanto
,
levava
gli
occhi
dal
lavoro
per
guardarla
a
traverso
un
paio
di
grosse
lenti
.
-
Che
vuoi
comprare
?
-
disse
finalmente
la
Pecora
,
lasciando
per
un
momento
la
calza
.
-
Ancora
non
lo
so
,
-
disse
Alice
con
dolcezza
.
-
Vorrei
,
se
fosse
possibile
,
dare
prima
un
'
occhiata
intorno
intorno
.
Tu
puoi
guardar
di
fronte
e
ai
due
lati
,
se
vuoi
,
-
disse
la
Pecora
,
-
ma
non
intorno
intorno
a
meno
che
tu
non
possegga
degli
occhi
sulla
nuca
.
Ma
Alice
non
li
aveva
,
e
così
si
limitò
a
volgersi
in
giro
e
guardar
gli
scaffali
,
avvicinandosi
di
volta
in
volta
.
La
bottega
sembrava
zeppa
di
ogni
sorta
di
strani
oggetti
...
ma
il
più
strano
di
tutto
si
era
che
tutte
le
volte
che
Alice
si
metteva
a
guardar
fisso
uno
scaffale
,
per
veder
bene
ciò
che
conteneva
,
quello
diventava
improvvisamente
vuoto
,
sebbene
gli
altri
d
'
intorno
fossero
perfettamente
colmi
-
Qui
gli
oggetti
se
ne
volano
via
!
-
ella
disse
finalmente
,
in
un
tono
di
lamento
,
dopo
aver
passato
un
minuto
o
quasi
a
inseguir
vanamente
un
grande
oggetto
lucente
,
che
le
sembrava
a
volte
una
bambola
e
a
volte
una
scatola
da
lavoro
,
ed
era
sempre
nello
scaffale
al
di
sopra
di
quello
in
cui
guardava
.
-
E
questo
e
il
più
irritante
di
tutti
...
ma
io
vi
dirò
,
-
essa
aggiunse
,
come
un
subitaneo
pensiero
le
sorse
,
-
che
lo
seguirò
fino
all
'
ultimo
scaffale
in
cima
.
Non
vorrà
andarsene
pel
soffitto
,
spero
.
Ma
anche
questo
mezzo
non
le
riuscì
:
l
'
oggetto
traversò
tranquillamente
il
soffitto
,
come
se
ci
fosse
lungamente
avvezzo
.
-
Sei
una
bambina
o
una
trottola
?
-
disse
la
Pecora
,
mentre
prendeva
un
altro
paio
di
ferri
da
calza
.
-
Mi
farai
venire
la
vertigine
,
se
continui
ad
aggirarti
a
quel
modo
.
Essa
ora
lavorava
con
quattordici
paia
di
ferri
contemporaneamente
,
e
Alice
non
poteva
non
guardarla
con
grande
meraviglia
.
-
Come
può
fare
con
tanti
ferri
?
-
pensava
la
bambina
imbarazzata
.
-
E
più
sta
,
e
più
mi
sembra
che
diventi
un
porcospino
.
-
Sai
remare
?
-
chiese
la
Pecora
,
dandole
un
paio
di
ferri
,
mentre
parlava
.
-
Sì
,
un
poco
...
ma
non
per
terra
...
e
non
coi
ferri
da
calza
...
-
cominciò
a
dire
Alice
,
quando
improvvisamente
i
ferri
che
aveva
in
mano
diventarono
remi
,
e
si
trovò
con
la
Pecora
in
una
barchetta
che
scivolava
fra
due
sponde
.
Non
poté
far
altro
che
remare
.
-
Remigante
!
-
gridò
la
Pecora
,
prendendo
un
altro
paio
di
ferri
.
Non
sembrando
che
questa
osservazione
avesse
bisogno
d
'
una
risposta
,
Alice
non
disse
nulla
,
ma
tirò
innanzi
.
V
'
era
qualche
cosa
di
strano
nell
'
acqua
,
ella
pensava
,
perché
di
tanto
in
tanto
i
remi
affondavano
,
ed
eran
tratti
fuori
con
gran
difficoltà
.
-
Remigante
,
Remigante
,
-
gridò
di
nuovo
la
Pecora
,
prendendo
altri
ferri
.
-
Tosto
piglierai
un
granchio
.
-
Un
bel
granchiolino
,
-
pensava
Alice
,
mi
piacerebbe
.
-
Non
hai
sentito
che
dicevo
Remigante
?
gridò
irata
la
Pecora
,
prendendo
addirittura
un
fascio
di
ferri
.
-
Sì
,
che
l
'
ho
sentito
,
disse
Alice
,
-
l
'
avete
detto
tanto
spesso
...
e
ad
alta
voce
.
Per
favore
dove
sono
i
granchi
?
.
-
Nell
'
acqua
naturalmente
,
-
disse
la
Pecora
,
ficcandosi
alcuni
ferri
nei
capelli
,
ché
n
'
aveva
piene
le
mani
.
-
Remigante
,
dico
!
-
Perché
dire
«
Remigante
»
tante
volte
?
-
chiese
finalmente
Alice
,
piuttosto
seccata
.
-
Io
non
sono
un
uccello
.
-
Si
che
lo
sei
,
-
disse
la
Pecora
,
-
sei
una
piccola
oca
.
A
questo
Alice
s
'
offese
un
po
'
.
Così
per
un
minuto
o
due
non
vi
fu
conversazione
.
La
barca
scivolava
silenziosa
sull
'
acqua
;
a
volte
fra
letti
d
'
alghe
(
nelle
quali
s
'
impigliavano
più
che
mai
i
remi
)
,
e
a
volte
sotto
gli
alberi
,
ma
sempre
con
le
stesse
alte
.
sponde
.
accigliate
da
un
lato
e
dall
'
altro
-
Oh
,
per
favore
!
vi
sono
dei
giunchi
profumati
,
-
gridò
Alice
in
un
improvviso
accesso
di
gioia
.
Ve
ne
sono
tanti
e
come
son
belli
!
-
É
inutile
dirmi
«
per
favore
»
,
a
proposito
dei
giunchi
,
-
disse
la
Pecora
senza
levar
la
testa
dalla
calza
.
-
Non
ce
li
ho
messi
io
,
e
non
son
io
che
li
toglierò
.
-
No
,
ma
io
volevo
dire
...
per
favore
,
possiamo
fermarci
a
coglierne
un
po
'
?
-
si
scusò
Alice
.
-
Se
non
vi
dispiace
di
fermare
per
un
minuto
la
barca
.
-
Come
debbo
fermarla
?
-
disse
la
Pecora
.
-
Se
cessi
di
remare
,
si
fermerà
da
sé
.
Così
la
barca
fu
lasciata
in
balia
della
corrente
,
finché
scivolò
pianamente
fra
i
giunchi
oscillanti
.
E
le
piccole
maniche
furono
attentamente
rimboccate
,
e
le
piccole
braccia
affondate
fino
al
gomito
,
per
afferrare
i
giunchi
più
in
basso
che
potevano
prima
di
romperli
...
e
per
un
poco
Alice
dimenticò
ogni
cosa
della
pecora
e
delle
calze
,
incurvandosi
sul
fianco
della
barca
,
con
l
'
estremità
della
chioma
scarmigliata
nell
'
acqua
,
mentre
con
lucenti
e
avidi
occhi
acchiappava
un
ciuffo
dietro
l
'
altro
dei
cari
giunchi
odorosi
.
-
Spero
soltanto
che
la
barca
non
si
rovesci
,
-
essa
si
disse
.
-
Oh
,
che
bel
ciuffo
!
...
Solo
che
non
ci
arrivo
!
Ed
era
una
cosa
veramente
irritante
(
«
come
se
fosse
fatto
apposta
»
ella
pensava
)
che
,
sebbene
ella
cercasse
di
cogliere
molti
bei
giunchi
che
la
barca
rasentava
,
v
'
era
sempre
un
ciuffo
più
grazioso
che
non
si
raggiungeva
.
-
I
più
belli
sono
sempre
più
oltre
!
-
esclamò
finalmente
,
con
un
sospiro
,
all
'
ostinazione
dei
giunchi
nel
crescer
così
lontano
,
mentre
con
le
guance
accese
e
i
capelli
e
le
mani
gocciolanti
,
si
arrampicava
di
nuovo
al
suo
posto
e
cominciava
a
mettere
in
ordine
quei
suoi
nuovi
tesori
.
Che
importava
ora
a
lei
che
i
giunchi
avessero
cominciato
a
scolorarsi
e
a
perdere
tutto
il
loro
profumo
e
la
loro
bellezza
del
primo
istante
della
raccolta
?
Anche
i
giunchi
veri
durano
pochissimo
...
e
quelli
,
essendo
giunchi
immaginari
si
liquefecero
quasi
come
la
neve
,
ammucchiati
com
'
erano
ai
suoi
piedi
.
Ma
Alice
ci
badò
appena
,
perché
v
'
erano
tante
altre
cose
strane
alle
quali
pensare
.
Esse
non
erano
andate
molto
più
innanzi
quando
la
pala
di
uno
dei
remi
s
'
impegolò
nell
'
acqua
e
non
volle
uscirne
più
(
così
Alice
raccontò
;
dopo
)
,
ed
avvenne
che
il
manico
la
colpì
sotto
il
mento
,
e
,
nonostante
una
serie
di
piccoli
strilli
«
Oh
,
oh
,
oh
!
»
da
parte
della
povera
Alice
,
la
divelse
dal
suo
posto
e
la
fece
stramazzare
sul
mucchio
dei
giunchi
.
-
Ma
essa
non
s
'
era
fatto
male
,
e
si
levò
subito
in
piedi
:
la
Pecora
continuava
a
far
la
calza
,
come
se
nulla
fosse
accaduto
.
-
É
un
piccolo
granchio
che
tu
hai
preso
,
ella
osservò
,
mentre
Alice
ritornava
al
suo
posto
,
molto
confortata
di
trovarsi
ancora
in
barca
.
-
Sì
?
Non
l
'
ho
visto
,
-
disse
Alice
,
affacciandosi
cautamente
sul
fianco
della
barca
,
e
guardando
nell
'
acqua
scura
.
-
Non
l
'
avrei
lasciato
andare
...
Mi
piacerebbe
tanto
di
portarmi
un
granchiolino
a
casa
.
Ma
la
Pecora
sorrise
ironicamente
,
e
continuò
a
far
la
calza
.
-
Vi
sono
molti
granchi
qui
?
-
disse
Alice
.
-
Granchi
,
e
tutto
quello
che
vuoi
,
-
disse
la
Pecora
,
a
tua
scelta
.
Soltanto
deciditi
.
Che
cosa
vuoi
comprare
?
'
Comprare
?
-
echeggiò
Alice
,
in
un
tono
che
era
mezzo
di
stupore
e
mezzo
di
paura
,
perché
i
remi
,
e
la
barca
e
il
fiume
erano
in
un
istante
svaniti
,
ed
essa
si
ritrovava
nella
piccola
oscura
botteguccia
.
-
Vorrei
comprare
un
uovo
,
-
essa
disse
timidamente
.
-
A
quanto
li
vendi
?
-
Cinquantun
centesimi
per
uno
,
venti
centesimi
per
due
,
-
rispose
la
Pecora
.
-
Allora
due
costano
meno
di
uno
!
-
disse
Alice
sorpresa
,
cavando
il
borsellino
.
-
Ma
se
ne
compri
due
,
devi
mangiarli
tutti
e
due
,
-
disse
la
Pecora
.
-
Allora
ne
piglio
uno
,
-
disse
Alice
mettendo
i
soldi
sul
banco
,
perché
essa
diceva
fra
sé
:
«
non
saranno
molto
freschi
.
»
La
Pecora
prese
i
soldi
,
e
li
mise
in
una
cassetta
;
poi
disse
:
-
Io
non
metto
gli
oggetti
nelle
mani
degli
avventori
...
Non
starebbe
bene
...
te
lo
prenderai
da
te
.
E
così
dicendo
,
si
diresse
in
fondo
della
bottega
,
e
su
uno
scaffale
mise
l
'
uovo
dritto
.
«
Chi
sa
perché
non
starebbe
bene
?
-
pensava
Alice
,
andando
a
tentoni
fra
i
tavolini
e
le
sedie
,
perché
la
bottega
in
fondo
era
oscurissima
.
Più
cammino
,
e
più
sembra
che
l
'
uovo
s
'
allontani
.
É
una
sedia
questa
,
sì
o
no
?
To
'
,
ha
messo
i
rami
.
Strano
che
qui
crescano
gli
alberi
.
To
'
,
ecco
un
ruscello
.
Ma
questa
è
la
bottega
più
strana
che
io
m
'
abbia
visto
.
»
Ella
continuò
ad
andare
innanzi
,
sempre
più
sbalordita
a
ogni
passo
,
mentre
ogni
cosa
diventava
un
albero
nell
'
istante
che
l
'
avvicinava
,
ed
essa
s
'
aspettava
che
l
'
uovo
dovesse
far
precisamente
lo
stesso
.
VI
UNTO
DUNTO
Ma
l
'
uovo
diventava
sempre
più
grosso
e
più
grosso
,
e
sempre
più
umano
e
più
umano
:
e
come
ella
s
'
avvicinò
,
vide
che
aveva
gli
occhi
e
il
naso
e
la
bocca
,
e
come
si
avvicinò
ancor
più
,
vide
chiaramente
ch
'
era
Unto
Dunto
in
persona
.
«
Non
può
essere
che
lui
,
-
ella
si
disse
.
Ne
son
più
certa
,
che
se
lo
avesse
scritto
in
faccia
.
»
Avrebbe
potuto
essere
scritto
un
centinaio
di
volte
,
comodamente
,
su
quella
faccia
enorme
.
Unto
Dunto
con
le
.
gambe
incrociate
,
come
un
turco
,
era
seduto
sull
'
orlo
d
'
un
muro
alto
,
così
stretto
che
Alice
si
meravigliò
come
egli
potesse
tenersi
in
equilibrio
.
Siccome
gli
occhi
di
lui
guardavan
fisso
nella
direzione
opposta
,
e
non
s
'
accorgevano
affatto
della
bambina
,
questa
pensò
,
dopo
tutto
,
che
Unto
Dunto
fosse
una
persona
imbalsamata
.
-
E
come
rassomiglia
esattamente
a
un
uovo
,
-
disse
ad
alta
voce
,
pronta
con
le
mani
ad
acchiapparlo
,
perché
temeva
ad
ogni
istante
di
vederlo
cadere
.
-
É
molto
seccante
,
-
disse
Unto
Dunto
,
dopo
un
lungo
silenzio
,
guardando
da
un
'
altra
parte
,
mentre
parlava
,
-
sentirsi
dar
dell
'
uovo
.
Molto
,
molto
seccante
!
-
Ho
detto
che
rassomigliavate
ad
un
uovo
,
signore
,
-
spiegò
Alice
gentilmente
.
-
E
alcune
uova
sono
graziosissime
,
veramente
,
-
ella
aggiunse
,
sperando
di
fare
accettare
la
sua
frase
come
un
complimento
.
-
Certi
,
-
disse
Unto
Dunto
,
sempre
guardando
,
come
il
solito
,
da
un
'
altra
parte
,
-
non
hanno
più
intelligenza
di
un
fantolino
.
Alice
non
sapeva
che
rispondere
:
si
disse
che
quella
non
era
una
conversazione
,
perché
egli
non
le
rivolgeva
mai
la
parola
;
l
'
ultima
osservazione
infatti
l
'
aveva
rivolta
evidentemente
ad
un
albero
.
Così
ella
se
ne
stette
muta
,
ripetendo
dolcemente
a
sé
stessa
:
Unto
Dunto
sedea
sul
muro
Unto
Dunto
cascò
sul
duro
;
Tutti
i
fanti
che
accorsero
tosto
Non
sepper
alzarlo
e
rimetterlo
a
posto
.
Quest
'
ultimo
verso
è
troppo
lungo
per
una
poesia
;
-
ella
aggiunse
,
quasi
ad
alta
voce
,
dimenticando
che
Unto
Dunto
la
sentiva
.
-
Non
chiacchierare
così
sola
,
-
le
disse
Unto
Dunto
,
guardandola
per
la
prima
volta
,
-
ma
dimmi
come
ti
chiami
e
che
fai
.
-
Mi
chiamo
Alice
,
ma
...
-
Hai
un
nome
molto
sciocco
!
-
la
interruppe
con
impazienza
Unto
Dunto
.
-
Che
cosa
significa
?
-
Forse
che
un
nome
deve
significare
qualche
cosa
?
-
domandò
Alice
dubbiosa
.
-
Altro
che
!
-
disse
Unto
Dunto
con
una
breve
risata
:
Il
mio
nome
significa
la
forma
che
ho
io
...
fra
parentesi
una
forma
graziosa
e
bella
.
Con
un
nome
come
il
tuo
si
può
avere
qualunque
forma
o
quasi
.
-
Perché
ve
ne
state
lì
seduto
solo
solo
?
chiese
Alice
che
non
voleva
cominciare
una
discussione
.
-
Perché
non
v
'
è
nessuno
con
me
!
-
gridò
Unto
Dunto
.
-
Credevi
che
non
ti
sapessi
rispondere
?
Domanda
un
'
altra
cosa
.
-
Non
pensate
che
in
terra
stareste
più
sicuro
?
-
Alice
continuò
;
non
con
l
'
idea
di
proporre
un
altro
indovinello
,
ma
semplicemente
per
simpatia
verso
la
strana
creatura
.
-
Lassù
dovete
stare
così
scomodo
.
-
Che
facili
indovinelli
mi
dai
a
indovinare
!
-
brontolo
Unto
Dunto
.
-
Io
no
,
non
la
penso
così
.
Ebbene
,
se
mai
cadessi
...
non
c
'
è
pericolo
...
;
ma
se
cadessi
...
-
e
qui
egli
gonfiò
le
labbra
,
e
prese
un
aspetto
così
solenne
e
maestoso
che
Alice
non
poté
,
per
quanto
facesse
,
trattenersi
dal
ridere
.
-
Se
cadessi
,
-
egli
continuo
,
-
«
Il
Re
mi
ha
promesso
...
»
puoi
anche
diventar
pallida
,
se
ti
dispiace
.
Tu
non
credevi
che
dovessi
dir
questo
?
Il
Re
mi
ha
promesso
...
con
la
sua
stessa
bocca
...
di
...
di
...
-
Di
mandarvi
tutti
i
suoi
fanti
,
-
Alice
interruppe
,
piuttosto
imprudentemente
.
-
Ora
io
ti
dico
che
sta
malissimo
,
-
gridò
Unto
Dunto
,
montando
improvvisamente
in
collera
.
-
Tu
hai
origliato
alla
porta
...
e
dietro
gli
alberi
...
e
sotto
i
camini
...
se
no
,
non
l
'
avresti
saputo
.
Ma
no
,
-
disse
Alice
molto
umilmente
,
-
c
'
è
in
un
libro
.
-
Ah
,
sì
,
si
scrivono
simili
cose
nel
libri
?
disse
Unto
Dunto
con
tono
più
calmo
.
-
Forse
è
nella
storia
.
Ora
guardami
.
Io
sono
uno
che
ha
parlato
col
Re
:
forse
non
vedrai
mai
un
altro
,
che
abbia
parlato
al
Re
,
e
per
mostrarti
che
io
non
sono
orgoglioso
,
ti
permetto
di
stringermi
la
mano
.
(
E
ghignò
quasi
da
un
orecchio
all
'
altro
,
mentre
si
sporgeva
più
che
gli
era
possibile
,
da
quel
muro
)
e
stese
la
mano
ad
Alice
.
Ella
lo
guardava
con
qualche
ansia
,
mentre
la
prendeva
.
«
Se
egli
sorridesse
un
po
'
più
,
le
estremità
della
bocca
gli
si
incontrerebbero
sulla
nuca
,
ella
pensava
:
-
e
chi
sa
che
potrebbe
accadere
alla
sua
testa
.
Temo
che
si
spaccherebbe
.
»
-
Si
,
mi
manderebbe
tutti
i
suoi
fanti
,
continuò
Unto
Dunto
.
-
In
un
minuto
mi
raccoglierebbero
,
altro
che
!
Però
questa
conversazione
va
troppo
rapidamente
innanzi
,
ritorniamo
alla
penultima
osservazione
.
-
Non
credo
di
ricordarla
,
-
disse
Alice
con
molta
cortesia
.
-
Se
è
così
,
cominceremo
da
capo
,
-
disse
Unto
Dunto
,
-
ed
ora
spetta
a
me
scegliere
un
soggetto
.
(
«
Egli
parla
come
se
si
trattasse
di
un
giuoco
,
»
pensava
Alice
)
.
Ecco
una
domanda
per
te
.
Quanti
anni
dicevi
di
avere
?
Alice
fece
un
breve
calcolo
e
disse
:
-
Sette
anni
e
sei
mesi
.
-
Che
c
'
entra
?
-
esclamo
Unto
Dunto
con
accento
di
trionfo
.
-
Tu
non
avevi
mai
detto
niente
di
simile
.
-
Io
credevo
che
voi
intendeste
:
«
Quanti
anni
hai
,
»
-
spiego
Alice
.
-
Se
avessi
inteso
questo
,
l
'
avrei
detto
,
disse
Unto
Dunto
.
Alice
,
non
volendo
incominciare
un
'
altra
discussione
,
non
disse
nulla
.
-
Sette
anni
e
sei
mesi
!
-
ripeté
Unto
Dunto
pensoso
.
-
Un
'
età
molto
scomoda
.
Se
tu
ti
fossi
consigliata
con
me
,
t
'
avrei
detto
:
«
fermati
a
sette
»
...
ma
ora
è
troppo
tardi
.
-
Non
mi
consiglio
con
nessuno
sull
'
età
,
disse
Alice
indignata
.
Così
orgogliosa
sei
?
-
chiese
l
'
altro
.
Alice
si
sentì
ancora
più
indignata
a
questa
domanda
.
-
Voglio
dire
che
uno
non
può
fare
a
meno
dal
crescere
.
-
Uno
forse
non
può
,
-
disse
Unto
Dunto
,
-
ma
due
sì
.
Efficacemente
aiutata
,
avresti
potuto
rimanere
a
sette
.
-
Che
bella
cintura
che
avete
!
-
osservò
improvvisamente
Alice
.
(
Ne
avevano
abbastanza
sul
conto
dell
'
età
,
ella
pensava
,
e
se
veramente
dovevano
scegliere
i
soggetti
a
turno
,
adesso
toccava
a
lei
)
-
cioé
,
-
ella
corresse
,
ripensandoci
-
una
bella
cravatta
.
Avrei
dovuto
dire
...
no
,
una
cintura
,
voglio
dire
...
scusatemi
,
-
essa
aggiunse
impacciata
,
perché
Unto
Dunto
appariva
perfettamente
offeso
,
ed
ella
cominciò
a
deplorare
di
aver
toccato
quell
'
argomento
.
-
Se
soltanto
sapessi
,
-
diceva
fra
sé
,
-
qual
è
il
collo
e
qual
è
il
petto
.
Evidentemente
Unto
Dunto
era
irritatissimo
,
sebbene
stesse
zitto
per
uno
o
due
minuti
.
Quando
riparlò
,
fu
con
un
sordo
brontolio
.
-
É
...
una
cosa
molto
seccante
,
-
egli
disse
finalmente
,
-
che
una
persona
non
distingua
una
cravatta
da
una
cintura
.
-
É
per
la
mia
grande
ignoranza
,
-
disse
Alice
,
in
un
tono
così
umile
che
Unto
Dunto
si
calmò
.
-
É
una
cravatta
,
e
bella
,
come
tu
dici
.
É
un
dono
del
Re
Bianco
e
della
Regina
.
Ecco
tutto
.
-
Veramente
?
-
disse
Alice
,
lietissima
di
aver
trovato
finalmente
un
buon
argomento
.
-
Me
l
'
hanno
data
,
-
continuò
Unto
Dunto
pensoso
,
mettendo
una
gamba
a
cavalcioni
sull
'
altra
e
circondando
con
le
mani
il
ginocchio
,
me
l
'
hanno
data
per
un
dono
ingenetliaco
.
-
Scusatemi
...
-
disse
Alice
con
aria
impacciata
.
-
Tu
non
m
'
hai
offeso
,
-
disse
Unto
Dunto
.
-
Voglio
dire
,
che
cosa
è
un
dono
ingenetliaco
?
-
Un
dono
che
ti
si
offre
quando
non
è
il
tuo
genetliaco
,
è
chiaro
.
Alice
stette
un
po
'
a
pensare
.
-
Mi
piacciono
più
i
doni
genetliaci
,
-
finalmente
disse
.
-
Tu
non
sai
quel
che
ti
dici
,
-
gridò
Unto
Dunto
.
-
Quanti
sono
i
giorni
in
un
anno
?
-
Trecentosessantacinque
.
-
E
quanti
genetliaci
hai
?
-
Uno
.
-
E
se
togli
uno
da
trecentosessantacinque
,
che
rimane
?
-
É
semplice
:
trecentosessantaquattro
.
Unto
Dunto
parve
dubbioso
.
-
Lo
vorrei
eseguito
sulla
carta
,
-
egli
disse
.
Alice
non
poté
fare
a
meno
dal
sorridere
,
mentre
cavava
il
taccuino
e
faceva
per
lui
la
sottrazione
:
365
l
-
-
-
364
Unto
Dunto
prese
il
libro
e
guardò
attentamente
.
-
Mi
pare
esatta
...
-
egli
cominciò
.
-
Lo
tenete
sottosopra
!
-
interruppe
Alice
.
-
É
vero
,
-
disse
Unto
Dunto
allegramente
,
mentre
Alice
gli
voltava
il
taccuino
,
-
pensavo
appunto
che
mi
sembrava
un
po
'
strano
.
Dicevo
dunque
:
«
Mi
sembra
esatta
...
»
ché
ora
non
ho
il
tempo
di
esaminarla
con
calma
...
e
questo
mostra
che
vi
sono
trecentosessantaquattro
giorni
nei
quali
ti
può
essere
offerto
un
dono
ingenetliaco
.
Certo
,
-
disse
Alice
.
-
E
uno
solo
per
i
doni
genetliaci
.
Eccoti
gloria
.
-
Io
non
so
che
intendiate
per
«
gloria
»
,
disse
Alice
.
Unto
Dunto
sorrise
con
aria
di
compatimento
..
-
Certo
che
non
lo
intendi
...
se
non
te
lo
dico
.
Eccoti
un
magnifico
trionfale
argomento
.
-
Ma
«
gloria
»
non
significa
un
magnifico
trionfale
argomento
,
-
obiettò
Alice
.
-
Quando
io
uso
una
parola
,
-
disse
Unto
Dunto
in
tono
d
'
alterigia
,
-
essa
significa
ciò
che
appunto
voglio
che
significhi
:
né
più
né
meno
.
-
Si
tratta
di
sapere
,
-
disse
Alice
,
-
se
voi
potete
dare
alle
parole
tanti
diversi
significati
.
-
Si
tratta
di
sapere
,
-
disse
Unto
Dunto
,
-
chi
ha
da
essere
il
padrone
...
Questo
è
tutto
.
Alice
era
così
impacciata
che
non
disse
nulla
,
e
dopo
un
minuto
Unto
Dunto
ricominciò
:
-
Alcune
di
esse
sono
intrattabili
...
specialmente
i
verbi
sono
orgogliosissimi
...
con
gli
aggettivi
si
può
fare
ciò
che
si
vuole
,
ma
non
con
i
verbi
...
Però
io
so
maneggiarle
tutte
quante
.
Impenetrabilità
!
Ecco
che
dico
!
-
Vorreste
dirmi
,
per
favore
,
-
disse
Alice
,
-
che
cosa
significa
questo
?
-
Ora
parli
come
una
bambina
ragionevole
,
-
disse
Unto
Dunto
,
con
un
'
aria
molto
soddisfatta
.
-
Intendevo
con
«
impenetrabilità
»
d
'
averne
avuto
abbastanza
di
questo
argomento
e
che
sarebbe
stato
opportuno
che
mi
avessi
detto
che
pensavi
di
far
dopo
,
perché
suppongo
che
tu
non
intenda
fermarti
qui
vita
natural
durante
.
-
É
un
voler
far
significare
troppe
cose
a
una
parola
sola
,
-
disse
Alice
in
tono
pensoso
.
-
Quando
a
una
parola
faccio
far
tanto
lavoro
,
-
disse
Unto
Dunto
,
-
la
pago
di
più
.
-
Oh
!
-
disse
Alice
,
troppo
confusa
per
fare
anche
una
sola
osservazione
.
-
Ah
,
dovresti
vederle
venirmi
intorno
la
sera
del
sabato
,
-
disse
Unto
Dunto
,
gravemente
scotendo
la
testa
da
un
lato
all
'
altro
,
-
per
aver
la
paga
.
(
Alice
non
s
'
avventurò
a
chiedergli
come
le
pagasse
,
e
così
io
non
posso
dirvelo
.
)
-
Voi
,
signore
,
sembrate
abilissimo
nello
spiegare
le
parole
,
-
disse
Alice
.
-
Mi
fareste
la
cortesia
di
dirmi
il
significato
della
poesia
intitolata
Giabervocco
?
-
Sentiamola
,
-
disse
Unto
Dunto
.
-
Io
posso
spiegare
tutte
le
poesie
che
sono
state
scritte
...
e
molte
che
non
sono
state
scritte
ancora
.
Questo
sonava
molto
attraente
,
e
Alice
ripeté
la
prima
strofa
:
S
'
era
a
cocce
e
i
ligli
tarri
girtrellavan
nel
pischetto
,
tutti
losci
i
cincinarri
suffuggiavan
longe
stetto
.
-
Basta
per
cominciare
,
-
interruppe
Unto
Dunto
:
-
qui
vi
sono
molte
parole
difficili
.
«
Cocce
»
significa
le
dieci
della
mattina
,
l
'
ora
in
cui
si
comincia
a
cuocere
i
cibi
per
la
colazione
.
-
Bene
,
-
disse
Alice
,
-
e
«
ligli
»
?
-
Ligli
significa
agile
e
limaccioso
.
«
Li
»
è
lo
stesso
che
«
attivo
»
.
Due
significati
in
una
parola
sola
.
-
Ora
comprendo
,
-
osservò
Alice
pensosa
,
-
e
che
sono
i
«
tarri
?
»
-
«
Tarri
»
sono
degli
esseri
simili
ai
tassi
...
alle
lucertole
...
e
ai
cavaturaccioli
.
-
Che
creature
strane
che
debbono
essere
!
-
Sì
,
-
disse
Unto
Dunto
,
-
e
fanno
i
nidi
sotto
le
meridiane
e
vivono
di
formaggio
.
-
E
che
vuol
dire
«
girtrellare
»
?
-
Girtrellare
vuol
dire
rotare
come
un
giroscopio
e
far
buchi
come
un
trapano
.
-
E
il
pischetto
?
-
La
zolla
d
'
erba
intorno
alla
meridiana
.
É
detta
pischetto
perché
si
espande
un
po
'
innanzi
e
un
po
'
dietro
la
meridiana
...
-
E
un
po
'
da
ogni
lato
,
-
aggiunse
Alice
.
-
Appunto
.
«
Losci
»
poi
vuol
dire
deboli
e
miserabili
(
ecco
un
'
altra
parola
con
due
significati
...
come
un
portamonete
con
due
tasche
)
.
E
«
cincinnarro
»
è
un
uccellino
con
le
piume
piantate
come
aculei
intorno
intorno
al
corpo
;
una
specie
di
strofinaccio
vivo
.
-
E
suffuggiare
?
Mi
dispiace
di
darvi
tanto
disturbo
.
-
Vuol
dire
qualche
cosa
tra
muggire
e
fischiare
,
con
una
specie
di
starnuto
in
mezzo
:
però
tu
lo
sentirai
fare
...
nel
bosco
laggiù
,
forse
;
e
quando
l
'
avrai
sentito
,
sarai
contenta
.
«
Longe
stetto
.
»
Non
ne
sono
certo
,
ma
mi
pare
voglia
dire
lontano
senza
tetto
.
Stetto
,
senza
tetto
...
per
dire
che
avevan
smarrita
la
strada
.
Chi
è
che
t
'
ha
ripetuto
tutto
questo
brano
difficilissimo
?
-
L
'
ho
letto
in
un
libro
.
Ma
m
'
è
stata
recitata
una
poesia
molto
più
facile
di
questa
da
...
Tuidledì
,
mi
pare
.
-
In
quanto
a
poesia
,
-
disse
Unto
Dunto
,
levando
una
delle
sue
grandi
mani
,
-
te
ne
posso
recitare
più
e
meglio
degli
altri
,
se
si
tratta
di
questo
...
-
Oh
,
ne
son
certa
,
-
disse
Alice
in
fretta
,
sperando
di
trattenerlo
dal
cominciare
.
-
Quella
che
reciterò
,
-
egli
continuò
senza
raccogliere
la
sua
osservazione
,
-
fu
scritta
per
tuo
esclusivo
divertimento
.
Alice
comprese
che
,
stando
così
la
cosa
,
era
suo
dovere
di
ascoltarla
,
e
allora
si
sedette
e
disse
«
grazie
»
con
accento
piuttosto
melanconico
.
«
-
Nell
'
inverno
quando
i
campi
ed
i
monti
sono
bianchi
io
ti
canto
questo
canto
perché
un
gaudio
non
ti
manchi
....
»
soltanto
che
non
lo
canto
,
-
egli
aggiunse
,
come
spiegazione
.
-
Veggo
,
-
disse
Alice
.
-
Se
tu
puoi
vedere
se
io
canti
o
no
,
hai
gli
occhi
più
acuti
degli
altri
,
-
osservò
con
severità
Unto
Dunto
.
Alice
tacque
.
«
Quando
i
boschi
in
primavera
s
'
inghirlandano
di
fronde
cercherò
di
dirti
il
senso
che
nei
versi
si
nasconde
.
»
-
Grazie
,
disse
Alice
.
«
Nell
'
estate
quando
i
giorni
sono
lunghi
e
caldi
tanto
forse
tu
potrai
comprendere
,
che
significa
il
mio
canto
.
Nell
'
autunno
quando
i
rami
delle
foglie
son
già
privi
prendi
carta
penna
e
inchiostro
,
ed
il
canto
mio
trascrivi
,
»
-
Lo
scriverò
,
se
lo
ricorderò
,
-
disse
Alice
.
-
Non
è
necessario
fare
osservazioni
simili
,
-
disse
Unto
Dunto
,
-
sono
insensate
e
mi
scombussolano
.
«
Ho
mandato
ai
pesci
un
foglio
per
dir
loro
:
«
É
ciò
che
voglio
»
.
Ed
i
pesci
dalla
costa
m
'
han
mandato
la
risposta
.
Solo
due
parole
o
tre
:
«
É
impossibile
,
perché
....
»
-
Temo
di
non
comprendere
,
-
disse
Alice
.
-
Ora
diventa
più
facile
,
-
rispose
Unto
Dunto
«
Ho
mandato
ancora
a
dire
:
-
Sara
meglio
di
ubbidire
:
Ed
i
pesci
con
calore
:
-
Siete
in
collera
,
signore
.
E
di
nuovo
un
foglio
piglio
,
ma
si
ridon
del
consiglio
!
Ho
così
preso
un
tegame
nuovo
,
lucido
,
di
rame
.
Alla
pompa
l
'
ho
ben
pieno
,
mentre
il
cor
batteami
in
seno
.
É
venuto
uno
e
m
'
ha
detto
:
-
Ora
i
pesci
sono
a
letto
.
Io
mi
son
messo
a
gridare
:
-
Tu
li
devi
risvegliare
.
Chiaro
e
tondo
gli
ho
parlato
,
nell
'
orecchio
gli
ho
strillato
.
Unto
Dunto
alzò
straordinariamente
la
voce
,
recitando
queste
strofe
,
e
Alice
pensava
con
un
brivido
:
-
Non
mi
sarei
voluta
trovare
nella
pelle
del
messaggero
.
Ma
superbo
egli
e
feroce
dice
:
-
Abbassa
quella
voce
.
Ma
feroce
egli
e
superbo
dice
:
-
Andrò
,
-
con
piglio
acerbo
.
Un
turacciolo
lì
presso
tosto
abbranco
e
vado
io
stesso
.
Perché
chiuse
son
le
porte
,
urto
,
picchio
e
batto
forte
.
Perché
chiuso
sempre
sta
la
maniglia
afferro
,
ma
...
Vi
fu
una
lunga
pausa
.
-
É
tutto
?
-
chiese
timidamente
Alice
.
-
É
tutto
,
-
disse
Unto
Dunto
.
-
Addio
.
«
É
un
congedo
piuttosto
brusco
»
,
penso
Alice
;
ma
dopo
un
così
chiaro
invito
ad
andarsene
,
ella
stimò
che
sarebbe
stato
piuttosto
indiscreto
rimanere
.
Così
si
alzò
e
tese
la
mano
:
-
Addio
,
c
'
incontreremo
un
'
altra
volta
,
disse
,
-
più
allegra
che
poté
.
-
Non
ti
riconoscerei
più
,
se
c
'
incontrassimo
,
-
rispose
Unto
Dunto
poco
soddisfatto
,
dandole
da
stringere
un
dito
:
-
tu
sei
proprio
come
tutti
gli
altri
.
-
Generalmente
,
si
giudica
dal
viso
,
-
Alice
osservo
pensosa
.
-
É
questo
che
deploro
,
-
disse
Unto
Dunto
.
-
Il
tuo
viso
somiglia
a
quello
di
tutti
gli
altri
..
due
occhi
(
notando
il
loro
posto
in
aria
col
pollice
)
-
Il
naso
in
mezzo
,
la
bocca
sotto
.
Sempre
allo
stesso
modo
.
Se
invece
tu
avessi
gli
occhi
da
un
solo
lato
del
naso
,
per
esempio
,
...
o
la
bocca
al
di
sopra
...
potrebbe
giovare
a
distinguerti
.
-
Non
sarebbe
bello
,
-
obiettò
Alice
.
Ma
Unto
Dunto
chiuse
gli
occhi
e
disse
:
-
Prova
un
poco
.
Alice
aspettò
un
minuto
per
sentir
se
parlasse
ancora
,
ma
siccome
egli
non
apriva
più
bocca
e
non
l
'
osservava
più
affatto
,
disse
:
«
Addio
,
»
ancora
una
volta
,
e
non
avendone
risposta
si
allontanò
tranquillamente
,
ma
non
poté
fare
a
meno
dal
dire
mentre
se
n
'
andava
:
«
Fra
tutte
le
persone
...
(
essa
parlava
ad
alta
voce
,
come
un
gran
conforto
nel
dover
dire
una
cosa
così
solenne
)
sì
,
fra
tutte
le
persone
meno
soddisfacenti
da
me
incontrate
...
Non
finì
mai
la
sentenza
,
perché
in
quell
'
istante
un
enorme
scroscio
scosse
la
foresta
da
capo
a
fondo
.
VII
IL
LEONE
E
L
'
UNICORNO
L
'
istante
dopo
dei
soldati
arrivavano
correndo
per
il
bosco
,
in
principio
a
due
o
tre
,
poi
a
dieci
o
venti
insieme
,
e
finalmente
in
tali
masse
che
sembravano
riempire
tutta
la
foresta
.
Alice
si
rifugiò
dietro
un
albero
per
paura
d
'
esser
travolta
e
li
guardò
passare
.
Pensava
di
non
aver
mai
veduto
in
vita
sua
tanti
soldati
proceder
con
tanta
incertezza
di
gambe
;
inciampavano
sempre
su
questo
o
quell
'
oggetto
,
e
quand
'
uno
cascava
,
parecchi
altri
gli
cascavano
addosso
,
di
guisa
che
il
suolo
fu
tosto
coperto
di
mucchi
di
uomini
.
Poi
vennero
i
cavalli
.
Avendo
quattro
piedi
,
se
la
cavavano
molto
meglio
dei
fanti
;
ma
anch
'
essi
inciampavano
di
tanto
in
tanto
,
e
sembrava
che
fosse
regola
normale
,
quando
un
cavallo
inciampava
,
che
il
cavaliere
dovesse
istantaneamente
cadere
.
La
confusione
si
faceva
ogni
momento
maggiore
,
e
Alice
fu
lietissima
di
uscir
fuori
del
bosco
in
un
luogo
scoperto
,
dove
trovò
il
Re
Bianco
seduto
a
terra
e
tutto
affaccendato
a
scrivere
nel
suo
taccuino
.
-
Li
ho
mandati
tutti
,
-
gridò
il
Re
in
tono
di
grande
soddisfazione
vedendo
Alice
.
-
T
'
è
capitato
d
'
incontrare
dei
fanti
,
cara
,
venendo
per
il
bosco
?
-
Sì
,
-
disse
Alice
,
-
e
parecchie
migliaia
,
credo
.
-
Quattromila
duecento
e
sette
è
il
numero
esatto
,
-
disse
il
Re
,
riferendosi
al
libro
.
-
Non
ho
potuto
mandarli
tutti
,
sai
,
perché
due
occorrono
al
giuoco
.
E
neanche
ho
mandato
i
due
Alfieri
.
Entrambi
sono
andati
in
città
.
A
proposito
guarda
sulla
strada
,
e
dimmi
se
vedi
qualcuno
di
essi
.
-
Nessuno
,
-
disse
Alice
,
dopo
aver
dato
un
'
occhiata
alla
strada
.
-
Mi
rallegro
con
i
tuoi
occhi
,
-
osservò
il
Re
con
tono
stizzoso
.
-
Poter
veder
Nessuno
.
E
a
tanta
distanza
poi
!
Figurati
che
è
già
tanto
se
mi
riesce
di
veder
qualcuno
,
con
questa
luce
.
Tutto
questo
non
fu
sentito
da
Alice
,
ancora
intenta
a
guardare
sulla
strada
,
facendosi
schermo
agli
occhi
con
la
mano
.
-
Io
veggo
qualcuno
ora
,
-
finalmente
ella
esclamò
,
-
ma
viene
avanti
pian
piano
,
e
con
che
strani
atteggiamenti
!
(
Perché
l
'
Alfiere
continuava
a
saltare
di
qua
e
di
là
,
e
,
contorcendosi
come
una
anguilla
,
veniva
innanzi
con
le
mani
aperte
come
ventagli
ai
due
lati
.
)
-
Niente
affatto
,
-
disse
il
Re
.
-
Egli
è
un
Alfiere
anglo
-
sassone
...
e
quelli
sono
atteggiamenti
anglo
-
sassoni
.
Fa
così
quando
si
sente
felice
.
Si
chiama
Fortunello
.
-
Io
amo
il
mio
amore
con
un
F
.
-
cominciò
Alice
,
pensando
a
certo
ritornello
infantile
,
perché
egli
è
Felice
.
Lo
odio
con
un
F
.
perché
è
Fellone
.
Lo
cibo
con
...
con
...
con
Fette
di
sandwiches
e
Fieno
.
Si
chiama
Fortunello
e
vive
...
-
E
vive
a
Firenze
,
-
osservò
il
Re
semplicemente
,
senza
la
minima
idea
di
unirsi
al
giuoco
,
mentre
Alice
esitava
nel
cercare
il
nome
di
una
città
con
un
F
.
-
L
'
altro
Alfiere
si
chiama
Hatta
.
Debbo
averne
due
,
sai
,
per
venire
e
andare
:
uno
a
venire
,
e
uno
ad
andare
.
-
Scusatemi
...
-
disse
Alice
.
-
Non
hai
fatto
nulla
per
chiedermi
scusa
-
disse
il
Re
.
-
Volevo
dire
che
non
capivo
,
-
disse
Alice
,
-
perché
uno
per
venire
e
l
'
altro
per
andare
?
-
Non
te
l
'
ho
detto
,
-
ripeté
il
Re
,
impazientito
,
-
che
ne
debbo
aver
due
a
...
ad
andare
a
portare
.
Uno
ad
andare
e
uno
a
portare
.
In
quel
momento
arrivò
l
'
Alfiere
:
non
gli
era
rimasto
tanto
di
fiato
da
poter
dire
una
parola
;
poteva
solo
accennare
dei
grandi
gesti
con
le
mani
,
e
far
le
più
terribili
smorfie
al
povero
Re
.
-
Questa
signorina
ti
ama
con
un
F
.
-
disse
il
Re
,
presentando
Alice
nella
speranza
di
stornar
da
sé
l
'
attenzione
dell
'
Alfiere
;
ma
invano
.
Gli
atteggiamenti
anglo
-
sassoni
si
facevano
sempre
più
straordinari
,
mentre
gli
occhi
spalancati
giravano
furiosamente
da
un
lato
all
altro
.
-
Tu
mi
allarmi
,
-
disse
il
Re
.
-
Mi
sento
debole
...
dammi
una
fetta
di
sandwich
!
-
A
ciò
l
'
Alfiere
,
con
gran
divertimento
di
Alice
,
aprì
un
sacchetto
che
portava
appeso
al
collo
,
e
diede
un
sandwich
al
Re
,
che
lo
divorò
avidamente
.
-
Un
altro
sandwich
!
-
disse
il
Re
.
-
Non
è
rimasto
che
il
fieno
,
ora
,
-
disse
l
'
Alfiere
,
guardando
nel
sacchetto
.
-
Fieno
,
allora
,
-
mormorò
il
Re
con
un
sussurro
.
Alice
fu
lieta
di
vedere
che
il
fieno
lo
rianimava
.
-
Non
c
'
è
nulla
come
il
fieno
,
se
uno
si
sente
debole
,
-
egli
le
osservò
,
continuando
a
masticare
.
-
Forse
sarebbe
meglio
gettarvi
dell
'
acqua
fredda
addosso
,
-
suggerì
Alice
,
-...o
dei
sali
volatili
.
-
Non
ho
detto
che
non
v
'
è
nulla
di
meglio
,
-
rispose
il
Re
,
-
ho
detto
nulla
come
il
fieno
.
Il
che
Alice
non
s
'
arrischiò
di
contestare
.
-
Chi
passava
sulla
strada
?
-
continuò
il
Re
,
stendendo
la
mano
all
'
Alfiere
per
avere
altro
fieno
.
-
Nessuno
,
-
disse
l
'
Alfiere
.
-
Per
l
'
appunto
,
-
disse
il
Re
,
-
l
'
ha
visto
anche
questa
signorina
.
Allora
Nessuno
cammina
più
piano
di
te
.
-
Io
faccio
del
mio
meglio
,
-
disse
l
'
Alfiere
imbronciato
,
-
e
son
sicuro
che
nessuno
cammina
più
presto
di
me
.
-
É
impossibile
,
-
disse
il
Re
,
-
sarebbe
arrivato
prima
di
te
.
Frattanto
,
hai
ripigliato
fiato
e
puoi
dirci
ciò
che
è
accaduto
nella
città
!
-
Te
lo
dirò
all
'
orecchio
,
-
disse
l
'
Alfiere
,
mettendosi
le
mani
alla
bocca
a
guisa
di
tromba
,
e
chinandosi
sull
'
orecchio
del
Re
.
Alice
si
dispiacque
di
quest
'
atto
,
perché
voleva
saper
le
notizie
anche
lei
.
Però
,
invece
di
far
un
sussurro
con
le
labbra
,
l
'
Alfiere
strillò
con
tutti
i
suoi
polmoni
:
-
La
solita
battaglia
!
-
E
questo
tu
lo
chiami
dirmelo
all
'
orecchio
?
-
gridò
il
povero
Re
facendo
un
balzo
.
-
M
'
è
parso
d
'
avere
un
terremoto
in
testa
.
-
Chi
è
che
fa
la
solita
battaglia
?
-
Il
Leone
e
l
'
Unicorno
,
chi
altri
può
essere
?
-
disse
il
Re
.
-
Battagliano
per
la
Corona
?
-
Certo
,
-
disse
il
Re
,
-
e
il
più
bello
si
è
che
è
sempre
per
la
mia
corona
.
Corriamo
a
vedere
E
s
'
avviarono
al
trotto
,
mentre
Alice
si
ripeteva
le
parole
della
vecchia
canzone
:
Battagliar
per
la
Corona
il
Leone
e
l
'
Unicorno
,
che
fu
vinto
dal
Leone
in
cittade
e
intorno
intorno
,
chi
mangiar
fe
'
I
'
Unicorno
,
chi
mangiare
fe
'
il
Leone
pane
bianco
e
pane
bruno
,
pan
di
Spagna
con
torrone
.
-
Chi
vince
ottiene
la
corona
?
-
ella
chiese
,
come
poté
,
perché
la
corsa
le
toglieva
il
fiato
.
-
Povero
me
,
no
!
-
disse
il
Re
.
-
Che
idea
?
-
Sareste
così
cortese
...
,
-
disse
Alice
ansando
,
dopo
aver
corso
un
poco
più
oltre
,
-
da
fermarvi
un
minuto
...
per
respirare
un
poco
.
-
Io
sono
cortese
,
-
disse
il
Re
,
-
ma
non
son
forte
abbastanza
.
Vedi
,
un
minuto
è
così
tremendamente
veloce
.
Sarebbe
lo
stesso
che
voler
fermare
un
lampo
.
Non
avendo
più
fiato
per
parlare
,
Alice
continuò
a
correre
in
silenzio
,
finché
si
trovò
di
fronte
a
una
gran
folla
,
in
mezzo
alla
quale
battagliavano
il
Leone
e
l
'
Unicorno
.
Erano
in
una
nuvola
di
polvere
così
densa
,
che
in
principio
Alice
non
poté
distinguerli
:
ma
poi
capì
dal
corno
qual
'
era
l
'
Unicorno
.
Essa
col
Re
si
dispose
accanto
ad
Hatta
,
l
'
altro
Alfiere
,
che
guardava
il
combattimento
con
una
tazza
di
té
in
una
mano
e
un
pezzo
di
pane
imburrato
nell
'
altra
.
-
É
uscito
ora
di
prigione
,
e
non
aveva
finito
il
té
quando
ci
fu
mandato
,
-
sussurrò
Fortunello
ad
Alice
:
-
là
dentro
non
si
danno
che
gusci
d
'
ostriche
...
così
ha
molta
fame
e
molta
sete
.
Come
stai
,
caro
mio
?
-
egli
continuò
,
mettendo
affettuosamente
il
braccio
intorno
al
collo
di
Hatta
.
Hatta
guardò
in
giro
e
fece
un
cenno
con
la
testa
continuando
a
mangiare
il
pane
imburrato
.
-
Te
la
passavi
felicemente
in
prigione
,
amico
caro
?
-
disse
Fortunello
.
Hatta
girò
ancora
intorno
lo
sguardo
,
e
una
lagrima
o
due
gli
solleticarono
questa
volta
la
guancia
;
ma
non
disse
una
parola
.
-
Parla
,
non
puoi
parlare
?
-
gridò
Fortunello
impaziente
.
Ma
Hatta
masticava
e
beveva
té
.
-
Parla
,
non
vuoi
parlare
?
-
gridò
il
Re
.
Come
si
conducono
al
combattimento
?
Hatta
fece
uno
sforzo
disperato
,
e
inghiottì
un
gran
pezzo
di
pane
e
burro
.
-
Continuano
benissimo
,
-
egli
disse
con
voce
soffocata
:
-
ciascuno
dei
due
è
caduto
circa
ottantasette
volte
.
-
Allora
si
darà
loro
il
pane
bianco
e
il
pane
bruno
?
-
Li
aspettiamo
ora
,
-
disse
Hatta
,
-
adesso
me
ne
sto
mangiando
un
pezzo
.
Vi
fu
una
pausa
nel
combattimento
in
quell
'
istante
,
e
il
Leone
e
l
'
Unicorno
si
sedettero
ansando
,
mentre
il
Re
gridava
:
-
Son
concessi
dieci
minuti
per
i
rinfreschi
.
Fortunello
e
Hatta
si
misero
subito
al
lavoro
,
portando
vassoi
di
pane
bianco
e
bruno
.
Alice
se
ne
prese
un
pezzo
da
assaggiare
,
ma
era
molto
secco
.
-
Non
credo
ch
'
essi
combatteranno
più
oggi
,
-
disse
il
Re
ad
Hatta
;
-
dà
l
'
ordine
ai
tamburi
di
cominciare
.
E
Hatta
se
n
'
andò
saltando
come
un
grillo
.
Per
un
minuto
o
due
Alice
se
ne
rimase
in
silenzio
a
guardarlo
.
A
un
tratto
s
'
illuminò
:
-
Guarda
,
guarda
!
-
ella
gridò
puntando
un
dito
.
-
Ecco
la
Regina
Bianca
che
corre
per
la
campagna
.
Essa
è
venuta
a
volo
dal
bosco
laggiù
.
Come
possono
correre
presto
queste
Regine
!
-
Senza
dubbio
ha
qualche
nemico
alle
calcagna
,
-
disse
il
Re
,
senza
neanche
levar
lo
sguardo
.
-
Questo
bosco
n
'
è
pieno
.
-
Ma
perché
non
correte
ad
aiutarla
?
-
chiese
Alice
,
sbalordita
di
vederlo
prender
la
cosa
con
tanta
tranquillità
.
-
É
inutile
,
è
inutile
!
-
disse
il
Re
.
-
Corre
con
tanta
rapidità
.
Sarebbe
come
voler
acchiappare
un
lampo
.
Ma
io
piglierò
un
appunto
su
di
lei
,
se
tu
vuoi
...
É
una
creatura
così
buona
!
-
ripeté
pianamente
a
sé
stesso
mentre
apriva
il
taccuino
.
-
Creatura
la
scrivi
con
due
«
a
»
?
In
quel
momento
arrivava
trotterellando
l
'
Unicorno
,
con
le
mani
in
tasca
.
-
L
'
ho
vinto
questa
volta
,
-
egli
disse
al
Re
,
dandogli
un
'
occhiata
mentre
gli
passava
accanto
.
-
Un
poco
...
un
poco
,
-
rispose
il
Re
con
qualche
nervosità
.
-
Non
avresti
dovuto
trafiggerlo
col
corno
,
però
.
-
Non
gli
ho
fatto
male
,
-
disse
calmo
l
'
Unicorno
,
e
stava
per
continuare
quando
s
'
avvide
di
Alice
.
Si
voltò
immediatamente
e
stette
a
guardarla
con
l
'
aria
del
più
profondo
disgusto
.
-
Che
cosa
...
è
...
mai
?
-
disse
finalmente
.
-
Una
bambina
,
-
rispose
subito
Fortunello
,
mettendosi
di
fronte
ad
Alice
per
presentarla
,
e
stendendo
ambo
le
mani
verso
di
lei
in
atteggiamento
anglosassone
.
-
L
'
abbiamo
trovata
oggi
.
É
grande
al
vivo
e
più
che
naturale
.
-
Io
avevo
creduto
sempre
che
fossero
dei
mostri
favolosi
,
-
disse
l
'
Unicorno
.
-
É
viva
?
-
Può
parlare
,
-
disse
Fortunello
solennemente
.
L
'
Unicorno
guardò
Alice
come
in
sogno
,
e
disse
:
-
Parla
,
bambina
.
Alice
non
poté
non
schiudere
le
labbra
a
un
sorriso
,
mentre
cominciava
:
-
Non
sapete
,
anch
'
io
avevo
sempre
creduto
che
gli
Unicorni
fossero
mostri
favolosi
.
Non
ne
avevo
visto
ancora
uno
vivo
.
-
Bene
,
ora
che
ci
siamo
visti
tutti
e
due
,
-
disse
l
'
Unicorno
,
-
se
tu
crederai
in
me
,
io
crederò
in
te
.
Accetti
il
patto
?
-
Sì
,
se
vi
piace
.
-
Adesso
fa
portare
la
torta
,
caro
,
-
disse
l
'
Unicorno
volgendosi
da
lei
al
Re
.
-
Per
me
,
niente
del
tuo
pane
bruno
oggi
.
-
Certo
...
certo
!
-
mormorò
il
Re
.
e
fece
cenno
a
Fortunello
.
-
Apri
il
sacco
,
-
egli
sussurrò
.
-
Presto
,
non
quello
...
quello
è
pieno
di
fieno
.
Fortunello
trasse
una
grossa
torta
dal
sacco
,
e
la
diede
a
tenere
ad
Alice
,
mentre
egli
prendeva
un
piatto
e
un
coltello
.
Come
fossero
tutte
queste
cose
uscite
dal
sacco
,
Alice
non
poté
indovinare
.
Era
come
un
giuoco
di
prestidigitazione
,
essa
pensava
.
Il
Leone
li
aveva
raggiunti
,
frattanto
:
appariva
molto
stanco
e
assonnato
,
e
aveva
gli
occhi
semichiusi
.
-
Che
è
questo
?
-
disse
,
dando
una
pigra
occhiata
ad
Alice
,
e
parlando
in
un
tono
di
basso
profondo
,
che
pareva
il
rintocco
d
'
una
campana
.
-
Ah
,
sì
,
che
è
questo
?
-
gridò
pronto
l
'
Unicorno
.
-
Non
l
'
indovineresti
mai
!
lo
non
ho
potuto
.
Il
Leone
guardò
Alice
annoiato
:
-
Sei
un
animale
...
un
vegetale
...
un
minerale
?
-
disse
sbadigliando
ad
ogni
parola
.
-
É
un
mostro
favoloso
!
-
esclamò
l
'
Unicorno
,
prima
che
Alice
potesse
rispondere
.
-
Allora
servici
la
torta
,
Mostro
;
-
disse
il
Leone
sedendosi
in
terra
e
tenendosi
il
mento
fra
le
zampe
.
-
E
sedetevi
anche
voi
(
al
Re
e
all
'
Unicorno
)
:
e
dividi
la
torta
in
parti
uguali
,
sai
.
Evidentemente
il
Re
non
appariva
soddisfatto
di
dover
sedere
fra
le
due
grandi
creature
;
ma
non
c
'
era
altro
posto
per
lui
.
-
Che
battaglia
potremmo
darci
per
la
corona
,
ora
!
-
disse
l
'
Unicorno
,
guardando
di
sottecchi
la
corona
che
il
povero
Re
era
sul
punto
di
vedersi
cader
di
testa
,
tanto
tremava
in
tutte
le
.
membra
.
-
Vincerei
facilmente
,
-
disse
il
Leone
.
-
Non
lo
credo
,
-
disse
l
'
Unicorno
.
-
Sì
,
ed
io
ti
batto
intorno
alla
città
,
pollo
che
non
sei
altro
!
-
rispose
irosamente
il
Leone
facendo
l
'
atto
di
levarsi
mentre
parlava
.
Allora
il
Re
intervenne
per
far
cessare
il
litigio
:
aveva
i
nervi
molto
scossi
e
la
voce
gli
tremava
:
Intorno
alla
città
?
-
egli
disse
.
-
C
'
è
molta
strada
.
Andate
per
il
ponte
o
per
la
piazza
del
mercato
?
Dal
ponte
si
gode
un
magnifico
panorama
.
-
Non
so
,
-
brontolò
il
Leone
,
nell
'
atto
di
riadagiarsi
.
-
V
'
era
tanta
polvere
che
non
si
vedeva
nulla
.
Quanto
ci
mette
il
Mostro
a
tagliare
quella
torta
!
Alice
s
'
era
seduta
sull
'
orlo
d
'
un
ruscelletto
col
gran
piatto
sulle
ginocchia
e
tagliava
attentamente
col
coltello
.
-
Che
seccatura
!
-
ella
disse
,
rispondendo
al
Leone
(
s
'
era
già
abituata
ad
esser
chiamata
«
Mostro
»
)
,
-
io
taglio
le
fette
,
ed
esse
si
riappiccicano
.
-
Tu
non
sai
come
si
trattano
le
torte
dello
Specchio
!
-
osservò
l
'
Unicorno
.
-
Prima
devi
distribuire
le
parti
e
poi
tagliarle
.
Questo
pareva
assurdo
,
ma
Alice
ubbidientemente
si
levò
,
portò
in
giro
il
piatto
,
e
la
torta
si
divise
in
tre
pezzi
,
mentre
la
bambina
andava
dall
'
uno
all
altro
.
-
Ora
tagliala
,
-
disse
il
Leone
,
mentre
ella
tornava
al
suo
posto
col
piatto
vuoto
.
-
Dichiaro
che
non
è
giusto
,
-
gridava
l
'
Unicorno
,
mentre
Alice
,
seduta
col
coltello
in
mano
,
non
sapeva
di
dove
cominciare
.
-
Il
Mostro
ha
dato
al
Leone
una
porzione
due
volte
più
grossa
della
mia
.
-
Non
s
'
è
tenuta
la
porzione
sua
,
però
,
disse
il
Leone
.
-
Ti
piace
la
torta
,
Mostro
?
Ma
prima
che
Alice
potesse
rispondere
,
cominciarono
i
tamburi
.
Ella
non
poté
comprendere
donde
venisse
il
rumore
:
l
'
aria
ne
sembrava
piena
,
e
il
fracasso
la
rintronava
in
modo
da
assordarla
.
Ella
balzò
in
piedi
e
fece
un
salto
a
traverso
il
ruscelletto
per
la
paura
che
l
'
aveva
invasa
,
ed
ebbe
appena
il
tempo
di
vedere
il
Leone
e
l
'
Unicorno
levarsi
in
piedi
,
con
gli
sguardi
irati
per
quell
'
interruzione
della
loro
colazione
,
prima
di
cadere
in
ginocchio
e
di
mettersi
le
mani
alle
orecchie
,
invano
tentando
di
smorzare
quello
spaventoso
fracasso
.
«
Se
questo
stamburio
non
li
caccia
fuori
della
città
,
-
ella
pensava
,
-
nulla
vi
riuscirà
.
»
VIII
«
É
DI
MIA
SPECIALE
INVENZIONE
»
Dopo
un
po
'
,
parve
che
il
rumore
gradatamente
cessasse
,
finché
tutto
fu
silenzio
perfetto
,
e
Alice
levò
la
testa
sgomenta
.
Non
si
vedeva
nessuno
,
e
il
suo
primo
pensiero
fu
di
aver
sognato
il
Leone
e
l
'
Unicorno
e
quello
strano
Alfiere
anglosassone
.
Però
ai
suoi
piedi
,
c
'
era
ancora
l
'
enorme
piatto
sul
quale
ella
s
'
era
ingegnata
di
tagliare
la
torta
.
-
Dunque
non
ho
sognato
,
-
si
disse
,
-
salvo
che
tutti
non
facciano
parte
dello
stesso
sogno
.
Solo
spero
che
il
sogno
sia
mio
-
non
quello
del
Re
Rosso
.
Non
vorrei
appartenere
al
sogno
di
un
'
altra
persona
,
-
continuò
in
tono
piuttosto
lamentoso
.
-
Ho
una
gran
voglia
d
'
andare
a
svegliarlo
per
veder
che
cosa
accadrà
.
-
In
quel
momento
i
suoi
pensieri
furono
interrotti
da
alte
grida
di
«
Ohi
,
ohi
,
scacco
!
»
,
e
un
Cavaliere
,
vestito
d
'
una
corazza
cremisi
,
veniva
galoppando
verso
di
lei
,
brandendo
una
gran
mazza
.
Non
appena
la
raggiunse
,
il
cavallo
immediatamente
si
fermò
.
-
Sei
mia
prigioniera
!
-
gridò
il
Cavaliere
,
precipitandosi
di
sella
.
Sorpresa
com
'
era
,
Alice
fu
più
spaventata
per
lui
che
per
sé
in
quell
'
istante
,
e
lo
vide
con
ansia
rimontare
a
cavallo
.
Com
'
egli
si
trovò
di
nuovo
a
suo
agio
in
sella
,
ricominciò
:
-
Tu
sei
mia
...
Ma
allora
si
levò
un
'
altra
voce
:
«
Ohi
,
ohi
,
scacco
!
»
e
Alice
guardò
intorno
sorpresa
per
vedere
il
nuovo
nemico
.
Questa
volta
era
un
Cavaliere
Bianco
.
Egli
si
trasse
a
fianco
di
Alice
,
e
precipitò
dal
cavallo
nell
'
istessissimo
modo
del
Cavaliere
Rosso
;
poi
si
rialzò
e
i
due
Cavalieri
si
guardarono
l
'
un
l
'
altro
per
qualche
tempo
,
senza
parlare
.
Gli
sguardi
d
'
Alice
andavan
stupiti
dall
'
uno
all
altro
.
-
Ella
è
mia
prigioniera
,
sai
!
-
disse
finalmente
il
Cavaliere
Rosso
.
-
Sì
,
ma
io
son
venuto
a
riscattarla
,
-
rispose
il
Cavaliere
Bianco
.
-
Allora
dobbiamo
combattere
per
lei
,
disse
il
Cavaliere
Rosso
,
mentre
dava
mano
all
'
elmo
(
che
era
sospeso
alla
sella
e
aveva
in
qualche
modo
la
forma
d
'
una
testa
di
cavallo
)
e
se
lo
metteva
in
testa
.
-
Tu
osserverai
,
naturalmente
,
le
Regole
della
Battaglia
,
-
osservò
il
Cavaliere
Bianco
mettendosi
anche
lui
l
'
elmo
.
-
Le
osservo
sempre
,
-
disse
il
Cavaliere
Rosso
;
e
cominciarono
a
picchiarsi
con
tanta
furia
che
Alice
si
rifugiò
dietro
un
albero
per
star
lontana
dai
colpi
.
«
Chi
sa
mai
quali
siano
le
Regole
della
Battaglia
,
-
si
diceva
,
assistendo
al
duello
e
facendo
timidamente
capolino
dal
suo
nascondiglio
;
-
una
regola
par
sia
questa
,
che
se
uno
dei
Cavalieri
colpisce
l
'
altro
,
lo
fa
precipitare
di
sella
,
e
se
fallisce
il
colpo
,
precipita
egli
stesso
...
e
un
'
altra
regola
par
sia
questa
:
che
entrambi
usano
le
mazze
ferrate
con
le
braccia
,
come
se
fossero
Pulcinella
e
don
Anselmo
.
Che
fracasso
che
fanno
quando
precipitano
!
Come
un
fascio
di
molle
,
palette
e
soffietti
,
che
cada
sul
focolare
!
E
come
se
ne
stan
quieti
i
cavalli
!
Li
lasciano
andare
su
e
giù
come
se
fossero
tavole
.
»
Un
'
altra
regola
della
battaglia
,
della
quale
Alice
non
s
'
era
accorta
,
sembrava
fosse
questa
:
che
essi
cadevano
sempre
a
testa
in
giù
.
E
la
battaglia
finì
con
la
caduta
d
'
entrambi
a
questo
modo
,
l
'
uno
accanto
all
'
altro
:
quando
si
rialzarono
si
strinsero
la
mano
,
e
allora
il
Cavaliere
Rosso
montò
a
cavallo
e
partì
al
galoppo
.
-
É
stata
una
vittoria
gloriosa
,
-
disse
il
Cavaliere
Bianco
,
levandosi
ansante
.
-
Non
so
,
-
disse
Alice
dubbiosa
.
-
Io
non
voglio
essere
prigioniera
di
nessuno
.
-
Sarai
libera
,
quando
avrai
traversato
il
prossimo
ruscello
,
-
disse
il
Cavaliere
Bianco
.
-
Io
ti
condurrò
sana
e
salva
fino
al
limite
del
bosco
...
e
poi
debbo
tornare
indietro
,
sai
.
Questo
è
lo
scopo
della
mia
mossa
.
-
Vi
ringrazio
tanto
,
-
disse
Alice
.
-
Posso
aiutarvi
a
togliervi
l
'
elmo
?
-
Evidentemente
,
egli
non
poteva
toglierselo
da
solo
,
ed
ella
tanto
fece
che
finalmente
glielo
trasse
.
-
Ora
si
può
respirare
più
facilmente
,
-
disse
il
Cavaliere
,
riportandosi
indietro
con
ambe
le
mani
la
chioma
setolosa
,
e
volgendo
ad
Alice
il
viso
affabile
e
i
grandi
e
miti
occhi
.
Ella
pensò
di
non
aver
mai
visto
in
vita
sua
un
soldato
di
apparenza
più
strana
.
Aveva
l
'
armatura
di
zinco
,
che
gli
si
adattava
male
,
e
un
piccolo
zaino
di
strana
forma
legato
sottosopra
sulle
spalle
e
col
coperchio
aperto
penzoloni
.
Alice
lo
guardò
con
molta
curiosità
.
-
Veggo
che
tu
ammiri
il
mio
zaino
,
-
disse
con
affabile
tono
il
Cavaliere
.
-
É
di
mia
speciale
invenzione
...
serve
per
tener
gli
abiti
e
la
colazione
.
Come
vedi
,
lo
porto
sottosopra
,
in
modo
che
la
pioggia
non
c
'
entri
.
-
Ma
gli
oggetti
possono
caderne
,
-
osservò
gentilmente
Alice
,
-
tenendolo
così
aperto
.
-
Non
lo
sapevo
,
-
disse
il
Cavaliere
,
e
un
'
ombra
di
amarezza
gli
passò
sul
viso
.
-
Allora
tutti
gli
oggetti
debbono
essere
caduti
.
E
lo
zaino
non
mi
serve
più
.
Lo
sciolse
mentre
così
parlava
,
e
stava
per
gettarlo
nei
cespugli
,
quando
gli
venne
una
nuova
idea
,
e
lo
sospese
con
gran
diligenza
a
un
albero
.
-
Puoi
indovinare
perché
ho
fatto
così
?
domandò
ad
Alice
.
La
bambina
scrollò
il
capo
.
-
Con
la
speranza
che
delle
api
possano
farsi
un
nido
...
e
io
mi
piglierei
il
miele
.
-
Ma
voi
avete
un
alveare
...
o
qualche
cosa
di
simile
...
legato
alla
sella
,
-
disse
Alice
.
-
Sì
,
è
un
ottimo
alveare
,
-
disse
in
tono
di
poca
soddisfazione
il
Cavaliere
,
-
un
alveare
della
migliore
qualità
.
Ma
non
c
'
è
entrata
ancora
nessuna
ape
.
E
l
'
altro
oggetto
è
una
trappola
di
topi
.
Credo
che
i
topi
allontanino
le
api
...
o
le
api
allontanino
i
topi
,
veramente
non
so
.
-
Mi
domandavo
appunto
a
che
servisse
la
trappola
,
-
disse
Alice
.
-
Non
è
probabile
che
un
topo
s
'
arrischi
a
salire
sulla
groppa
di
un
cavallo
.
-
Non
molto
probabile
,
certo
,
-
disse
il
Cavaliere
,
-
ma
se
venissero
,
non
vorrei
che
andassero
scorrazzando
da
per
tutto
.
Così
,
-
continuò
dopo
una
breve
pausa
,
-
è
bene
andar
premunito
per
ogni
caso
.
Ecco
perché
il
cavallo
ha
intorno
alle
zampe
tanti
cerchietti
di
ferro
irti
di
aculei
.
-
Ma
a
che
servono
?
-
chiese
Alice
,
con
accento
di
grande
curiosità
.
-
A
preservarlo
dai
morsi
delle
serpi
,
-
rispose
il
Cavaliere
.
-
Sono
di
mia
speciale
invenzione
.
E
ora
aiutami
a
montare
.
Verrò
con
te
fino
all
'
estremità
del
bosco
.
Perché
hai
quel
piatto
?
-
M
'
è
servito
per
la
torta
,
-
disse
Alice
.
-
Faremo
bene
a
portarcelo
,
-
disse
il
Cavaliere
.
-
Ci
servirà
,
se
mai
troveremo
qualche
torta
.
Aiutami
a
metterlo
in
questo
sacco
.
Ci
volle
parecchio
tempo
,
sebbene
Alice
tenesse
con
gran
diligenza
aperto
il
sacco
.
Il
Cavaliere
si
mostrò
così
poco
abile
a
ficcarci
il
piatto
,
che
le
prime
due
o
tre
volte
che
tentò
di
farlo
ci
cadde
lui
dentro
.
-
É
piuttosto
difficile
,
-
egli
disse
,
quando
finalmente
ne
venne
a
capo
,
-
ci
sono
tanti
candelabri
dentro
.
E
lo
attaccò
alla
sella
,
che
era
già
carica
di
mazzi
di
carote
,
e
soffietti
e
molle
,
e
attizzatoi
e
tanti
altri
oggetti
.
-
Spero
che
tu
abbi
i
capelli
ben
legati
,
-
egli
continuò
,
mentre
s
avviavano
.
-
Come
il
solito
,
-
disse
Alice
con
un
sorriso
.
-
Difficilmente
basterà
,
-
egli
disse
con
ansia
.
-
Non
vedi
quanto
è
forte
il
vento
qui
?
É
forte
...
come
un
peperone
.
-
Avete
inventato
un
mezzo
per
impedire
al
vento
di
agitare
i
capelli
?
-
domandò
Alice
.
-
Non
ancora
,
-
disse
il
Cavaliere
,
-
ma
ho
già
trovato
il
mezzo
per
non
farli
cadere
.
-
E
come
?
-
Si
prende
prima
un
bastone
,
-
disse
il
cavaliere
,
-
e
sulla
sua
punta
si
mette
la
chioma
,
come
quella
d
'
un
albero
.
I
capelli
cadono
perché
stanno
all
'
ingiù
...
ma
all
insù
non
cade
mai
nulla
.
Non
era
un
mezzo
efficace
,
Alice
pensava
,
e
per
pochi
minuti
camminò
in
silenzio
,
confusa
da
quella
idea
,
e
fermandosi
di
tanto
in
tanto
per
dare
un
aiuto
al
povero
Cavaliere
,
che
certamente
non
era
un
buon
cavalcatore
.
Ogni
volta
che
il
cavallo
si
fermava
(
cosa
che
avveniva
spesso
)
,
egli
cadeva
in
avanti
,
ed
ogni
volta
che
quello
ripigliava
a
trottare
(
cosa
che
generalmente
faceva
con
risoluzione
piuttosto
improvvisa
)
,
egli
cadeva
all
'
indietro
.
Altrimenti
si
manteneva
piuttosto
bene
,
tranne
che
aveva
l
'
abitudine
di
cadere
di
tanto
in
tanto
di
lato
;
e
siccome
generalmente
lo
faceva
dal
lato
di
Alice
,
questa
tosto
penso
che
fosse
meglio
non
camminare
troppo
vicino
al
cavallo
.
-
Temo
che
non
siate
molto
esercitato
in
equitazione
,
-
ella
s
'
arrischiò
di
dire
,
mentre
lo
aiutava
a
rilevarsi
da
una
quinta
caduta
.
Il
Cavaliere
sembrò
molto
sorpreso
e
un
po
'
offeso
di
quella
osservazione
.
-
Perché
dici
così
?
-
egli
chiese
arrampicandosi
di
nuovo
sulla
sella
e
afferrando
con
una
mano
la
chioma
di
Alice
,
per
risparmiarsi
un
tonfo
dall
'
altro
lato
.
-
Perché
quelli
che
sono
esercitati
ad
andare
a
cavallo
non
cadono
con
tanta
frequenza
.
-
Io
ho
un
sacco
d
'
esercizio
,
-
disse
il
Cavaliere
con
gravità
,
-
un
sacco
d
'
esercizio
.
Alice
non
seppe
dir
altro
che
«
Davvero
?
»
;
e
lo
disse
con
la
maggiore
cordialità
possibile
.
Essi
camminarono
un
po
'
in
silenzio
dopo
questo
,
il
Cavaliere
con
gli
occhi
chiusi
,
mormorando
fra
sé
,
e
Alice
aspettando
con
qualche
ansia
il
prossimo
capitombolo
.
-
La
grande
arte
dell
'
equitazione
,
-
cominciò
improvvisamente
il
Cavaliere
a
voce
alta
,
gestendo
col
braccio
destro
mentre
parlava
,
-
consiste
nel
tenersi
...
Improvvisamente
com
'
era
cominciata
,
la
frase
fu
interrotta
e
il
Cavaliere
cadde
pesantemente
nel
punto
esatto
dove
Alice
camminava
.
Ella
s
'
impaurì
assai
questa
volta
,
e
domandò
con
ansia
mentre
lo
rialzava
:
-
Spero
non
vi
siate
rotto
nulla
?
-
Nulla
di
grave
,
-
disse
il
Cavaliere
,
come
se
non
volesse
dir
nulla
l
'
essersi
rotte
due
o
tre
ossa
.
-
La
grande
arte
dell
'
equitazione
,
come
dicevo
,
consiste
nel
tenersi
nel
giusto
equilibrio
.
Così
come
ora
vedi
...
Abbandonò
la
briglia
,
e
stese
le
braccia
per
mostrare
ad
Alice
ciò
che
intendeva
,
e
questa
volta
cadde
di
piatto
sulla
schiena
,
proprio
sotto
i
piedi
del
cavallo
.
-
Un
sacco
d
'
esercizio
,
-
continuò
a
ripetere
,
mentre
Alice
lo
rimetteva
in
piedi
.
-
Un
sacco
d
'
esercizio
!
-
É
troppo
ridicolo
!
-
gridò
Alice
,
perdendo
la
pazienza
questa
volta
.
-
Dovreste
avere
un
cavallo
di
legno
con
le
ruote
,
ecco
che
dovreste
avere
.
-
É
un
animale
tranquillo
?
-
chiese
il
Cavaliere
con
accento
di
grande
interesse
,
abbracciando
il
collo
del
cavallo
mentr
'
egli
parlava
,
appena
in
tempo
per
salvarsi
da
un
nuovo
capitombolo
.
-
Molto
più
tranquillo
d
'
un
cavallo
vivo
,
disse
Alice
,
con
uno
scroscio
di
risa
,
nonostante
si
fosse
sforzata
di
non
ridere
.
-
Ne
voglio
acquistare
uno
,
-
disse
il
Cavaliere
,
pensoso
.
-
Uno
o
due
...
parecchi
.
Vi
fu
un
breve
silenzio
e
poi
il
Cavaliere
continuò
:
-
Io
ho
un
gran
genio
per
le
invenzioni
.
Ora
certo
avrai
notato
l
'
ultima
volta
che
m
'
hai
raccolto
che
io
apparivo
piuttosto
meditabondo
.
-
Sì
,
eravate
un
po
'
grave
,
-
disse
Alice
.
-
Bene
,
proprio
in
quel
momento
stavo
inventando
la
maniera
per
salire
su
un
cancello
...
vuoi
sentirla
?
-
Volentieri
,
-
disse
cortesemente
Alice
.
-
Ti
dirò
come
mi
è
venuta
in
mente
,
-
disse
il
Cavaliere
,
-
Vedi
'
io
mi
son
detto
:
«
La
sola
difficoltà
è
nei
piedi
:
la
testa
è
già
abbastanza
alta
»
.
Dunque
,
prima
metto
la
testa
sopra
il
cancello
...
così
la
testa
è
alta
abbastanza
...
allora
mi
poggio
sulla
testa
...
così
,
vedi
,
i
piedi
si
trovano
abbastanza
in
alto
;
-
e
allora
son
su
,
vedi
.
-
Sì
,
credo
che
sarete
su
,
quando
avrete
fatto
tutto
questo
,
-
disse
Alice
pensosa
,
-
ma
non
vi
sembra
un
po
'
difficile
?
-
Non
lo
so
ancora
,
-
disse
gravemente
il
Cavaliere
,
-
e
non
posso
dirlo
con
certezza
...
ma
temo
che
sia
un
po
'
difficile
.
E
parve
così
amareggiato
all
'
idea
,
che
Alice
cambiò
discorso
in
fretta
.
-
Che
curioso
elmo
che
avete
!
-
ella
disse
lietamente
'
-
è
anche
questa
una
vostra
speciale
invenzione
?
Il
Cavaliere
guardò
orgogliosamente
l
'
elmo
,
che
pendeva
dalla
sella
:
-
Sì
,
-
disse
,
-
ma
ne
ho
inventato
uno
migliore
...
a
pan
di
zucchero
.
Quando
io
usavo
di
portarlo
,
se
cadevo
di
cavallo
,
esso
toccava
il
suolo
sempre
prima
.
Così
avevo
pochissima
via
da
fare
...
Ma
v
'
era
il
pericolo
di
cadervi
dentro
...
Sicuro
.
Questo
mi
accadde
una
volta
...
e
il
peggio
si
fu
che
prima
che
io
potessi
uscirne
arrivò
l
'
altro
Cavaliere
Bianco
e
se
lo
mise
.
Egli
credette
che
fosse
il
suo
.
Il
Cavaliere
parlava
con
tanta
solennità
che
Alice
non
osò
di
ridere
.
-
Temo
che
gli
abbiate
fatto
male
,
-
ella
disse
con
voce
tremante
,
standogli
sopra
la
testa
.
-
Dovetti
dargli
dei
calci
,
-
disse
il
Cavaliere
,
con
molta
serietà
.
-
E
poi
si
tolse
l
'
elmo
...
ma
ci
vollero
ore
e
ore
perché
io
uscissi
fuori
.
Ero
stretto
come
...
come
un
buco
.
-
Ma
quella
è
una
strettezza
diversa
-
obiettò
Alice
.
Il
Cavaliere
scosse
la
testa
:
-
Ti
giuro
che
sentivo
ogni
specie
di
strettezza
,
-
egli
disse
.
Levò
le
mani
eccitato
mentre
pronunziava
questo
,
e
immediatamente
rotolo
dalla
sella
,
andando
a
cadere
lungo
disteso
in
un
fosso
profondo
.
Alice
corse
sull
'
orlo
del
fosso
per
dargli
una
mano
.
Era
sorpresa
di
quella
caduta
,
ché
,
per
qualche
tempo
,
egli
era
andato
innanzi
senza
incidenti
,
ed
ella
temé
che
quella
volta
veramente
egli
si
fosse
fatto
male
.
Pure
,
sebbene
non
vedesse
di
lui
che
le
suole
delle
scarpe
,
si
confortò
sentendolo
parlare
nel
solito
tono
.
-
Ogni
specie
di
strettezza
,
-
egli
ripeteva
,
-
ma
non
fu
un
bel
tratto
mettersi
l
'
elmo
d
'
un
'
altra
persona
,
con
la
persona
dentro
per
giunta
.
-
Come
potete
continuare
a
parlare
con
tanta
tranquillità
a
testa
in
giù
?
-
chiese
Alice
,
mentre
lo
tirava
per
i
piedi
,
e
lo
metteva
come
un
fagotto
sulla
sponda
.
Il
Cavaliere
parve
sorpreso
alla
domanda
:
-
Che
importa
dove
il
corpo
si
trovi
?
-
egli
disse
.
-
Il
mio
cervello
continua
a
lavorare
lo
stesso
.
Anzi
,
più
mi
trovo
a
testa
in
giù
e
più
continuo
a
inventare
cose
nuove
.
Ora
la
più
bella
invenzione
da
me
fatta
,
-
egli
continuò
dopo
una
pausa
,
-
è
quella
d
'
un
nuovo
bodino
nel
corso
del
pranzo
.
-
Da
fare
in
tempo
per
averlo
pronto
per
la
prossima
portata
?
-
disse
Alice
.
-
Certo
una
bella
invenzione
.
-
Non
per
la
prossima
portata
,
no
,
-
disse
il
Cavaliere
lento
e
pensoso
,
-
no
,
non
per
la
prossima
portata
.
-
Forse
allora
per
il
giorno
seguente
,
per
non
avere
due
piatti
di
bodino
nello
stesso
pranzo
?
-
No
,
non
per
il
giorno
seguente
,
-
ripeté
il
Cavaliere
come
prima
,
-
no
,
non
per
il
giorno
seguente
.
Veramente
,
-
egli
continuò
,
chinando
la
testa
e
parlando
sempre
più
lento
e
più
piano
,
-
credo
che
quel
bodino
non
sarà
mai
cotto
.
Veramente
,
credo
che
quel
bodino
non
sarà
mai
cotto
.
E
pure
non
ci
è
voluto
poco
per
inventarlo
.
-
Di
che
volevi
che
si
facesse
?
-
chiese
Alice
,
sperando
di
fargli
piacere
,
perché
il
povero
Cavaliere
sembrava
tanto
scoraggiato
a
causa
del
bodino
.
-
Cominciava
con
la
carta
asciugante
,
-
rispose
il
Cavaliere
con
un
gemito
.
-
Temo
non
sarà
appetitoso
...
-
Non
molto
appetitoso
,
-
egli
interruppe
pronto
,
-
ma
tu
non
puoi
immaginare
come
sarebbe
diverso
mischiato
con
altre
cose
...
per
esempio
,
con
polvere
da
sparo
e
ceralacca
.
E
ora
io
debbo
lasciarti
.
Erano
appunto
arrivati
all
'
estremità
del
bosco
.
Alice
appariva
tutta
confusa
,
pensando
al
bodino
.
-
Tu
sei
triste
,
-
disse
il
Cavaliere
con
ansia
,
-
ti
canterò
una
canzone
per
confortarti
.
-
É
molto
lunga
?
-
chiese
Alice
,
perché
aveva
sentito
molta
poesia
quel
giorno
.
-
Sì
lunga
,
-
disse
il
Cavaliere
,
-
ma
è
molto
,
molto
bella
.
Chiunque
la
sente
cantare
,
o
piange
o
pure
...
-
O
pure
che
?
-
disse
Alice
,
perché
il
Cavaliere
s
'
era
subitamente
interrotto
.
-
O
non
piange
.
Il
nome
della
canzone
si
chiama
Occhi
d
'
Agoni
.
-
Ah
,
questo
è
il
nome
della
canzone
,
disse
Alice
,
tentando
di
sentirsi
interessata
.
-
No
,
non
capisci
,
-
disse
il
Cavaliere
,
apparendo
un
po
'
amareggiato
.
-
É
il
nome
come
è
chiamata
.
Il
nome
vero
è
«
L
'
uomo
vecchio
,
vecchio
.
»
-
Allora
,
io
avrei
dovuto
dire
:
«
E
così
che
è
chiamata
la
canzone
?
»
-
Alice
si
corresse
.
-
No
,
che
non
dovevi
.
É
diverso
.
La
canzone
è
chiamata
«
Modi
e
Mezzi
»
,
ma
,
sai
,
così
si
chiama
soltanto
.
-
Bene
,
qual
'
è
la
canzone
allora
?
-
chiese
Alice
che
era
già
completamente
sconvolta
.
-
Venivo
appunto
a
questo
,
-
disse
il
Cavaliere
.
-
Il
titolo
della
canzone
è
veramente
:
«
Seduto
su
un
cancello
.
»
Così
dicendo
,
fermò
il
cavallo
e
gli
abbandono
le
redini
sul
collo
;
poi
,
pianamente
,
battendo
il
tempo
con
le
mani
e
con
un
debole
sorriso
che
gli
illuminava
il
viso
sciocco
e
gentile
,
come
compiaciuto
della
musica
della
sua
canzone
,
egli
cominciò
.
Di
tutte
le
strane
cose
viste
da
Alice
nel
suo
viaggio
per
la
Casa
dello
Specchio
,
questa
fu
l
'
unica
che
le
rimase
in
mente
impressa
più
chiaramente
.
Molti
anni
dopo
poteva
rappresentarsi
tutta
la
scena
come
se
l
'
avesse
veduta
soltanto
il
giorno
prima
...
I
miti
azzurri
occhi
del
Cavaliere
;
il
sole
al
tramonto
che
gli
irradiava
i
capelli
e
si
rifletteva
nella
corazza
con
uno
splendore
che
quasi
l
'
accecava
;
il
cavallo
che
s
'
aggirava
tranquillamente
intorno
con
le
redini
che
gli
pendevano
dal
collo
,
brucando
l
'
erba
ai
suoi
piedi
;
e
le
ombre
nere
della
foresta
in
fondo
...
tutto
questo
ella
guardava
come
un
quadro
,
mentre
con
una
mano
si
faceva
schermo
agli
occhi
,
appoggiata
a
un
albero
,
mirando
la
strana
coppia
e
ascoltando
,
come
in
sogno
,
la
melanconica
musica
della
canzone
.
«
Ma
la
musica
non
è
di
sua
speciale
invenzione
»
-
ella
si
disse
,
perché
ricordava
d
'
averla
già
sentita
.
L
'
ascoltò
con
molta
attenzione
,
ma
non
le
vennero
agli
occhi
le
lagrime
.
Ti
dirò
....
presta
l
'
orecchio
...
ma
non
c
'
è
nulla
di
bello
...
vidi
un
uomo
vecchio
vecchio
star
seduto
su
un
cancello
«
Chi
sei
,
vecchio
?
Come
hai
nome
?
Come
vivi
?
»
poi
gli
faccio
;
e
attraverso
la
mia
testa
la
risposta
passa
come
l
'
acqua
messa
nello
staccio
.
Disse
:
«
Cerco
le
farfalle
che
s
'
addormon
nel
frumento
,
io
ne
faccio
torte
gialle
,
che
poi
vendo
al
Parlamento
e
alle
barche
quando
insane
in
tempesta
vorticosa
scioglie
il
mare
l
'
onde
irate
e
così
guadagno
il
pane
;
come
vedi
un
'
ardua
cosa
.
»
Ma
pensavo
in
quel
momento
a
un
bellissimo
progetto
;
colorarsi
in
verde
il
mento
come
un
fresco
cespuglietto
.
Così
senza
una
risposta
al
discorso
del
vecchietto
dissi
sol
queste
parole
:
«
La
tua
vita
quanto
costa
?
»
e
gli
caddi
sopra
il
petto
.
Ei
riprese
con
bel
tono
:
«
Faccio
sempre
a
modo
mio
:
se
nel
bosco
incontro
un
tuono
,
lo
precipito
nel
rio
.
Se
ne
forma
una
sostanza
molto
simile
al
catrame
;
io
guadagno
cinque
soldi
;
ed
inver
non
me
ne
avanza
per
calmare
la
mia
fame
.
»
Ma
pensavo
come
fare
per
cibarmi
di
formaggio
,
e
ogni
giorno
diventare
di
maggiore
tonnellaggio
.
Io
lo
scossi
in
tutti
i
sensi
,
e
,
lasciandol
senza
fiato
:
«
Parla
»
,
dissi
,
«
come
vivi
;
parla
»
,
aggiunsi
,
«
come
pensi
?
e
che
cosa
hai
progettato
?
»
Ei
rispose
:
«
Occhi
d
'
agoni
vo
cercando
nei
giardini
;
li
trasformano
in
bottoni
per
le
giacche
dei
bambini
,
ma
per
oro
non
li
vendo
e
neppure
per
argento
,
o
per
qualche
nichelino
.
Un
soldin
di
rame
prendo
,
e
con
un
ne
acquisto
cento
.
Spesso
cerco
zolle
erbose
per
far
ruote
ai
miei
carretti
,
pesco
frutta
butirrose
,
spesso
scavo
dei
panetti
e
così
(
strizzando
l
'
occhio
)
io
mi
faccio
un
gruzzoletto
che
mi
serve
per
benino
;
fo
'
il
signore
,
vado
in
cocchio
e
a
te
brindo
con
rispetto
.
»
Tacque
,
ed
io
senza
far
motto
concretato
avea
un
disegno
:
preservar
col
Vino
cotto
dalla
ruggine
ogni
legno
.
Ringraziai
molto
il
vecchietto
,
che
mi
diede
assai
cortese
le
notizie
a
lui
richieste
:
ma
ancor
più
per
il
rispetto
nel
suo
brindisi
palese
.
Ed
io
or
se
alle
finestre
le
mie
dita
a
un
tratto
affaccio
od
un
piede
della
destra
nel
sinistro
guanto
caccio
e
nel
pollice
del
mento
mi
si
versa
un
monumento
,
tosto
a
piangere
mi
metto
,
ché
ricordo
quel
vecchietto
,
dolce
e
bruno
,
mite
e
schietto
,
che
parlava
con
affetto
con
linguaggio
assai
corretto
,
che
tenea
coperto
il
petto
d
'
un
bellissimo
farsetto
ed
intorno
al
capo
stretto
un
magnifico
berretto
che
accostava
al
naso
un
netto
ricamato
fazzoletto
e
sedea
,
come
ho
già
detto
,
sul
cancello
d
'
un
muretto
.
Mentre
il
Cavaliere
cantava
le
ultime
parole
della
ballata
,
raccolse
le
redini
,
e
volse
la
testa
del
cavallo
verso
la
strada
dalla
quale
erano
venuti
...
-
Tu
hai
ancora
pochi
passi
da
fare
,
-
egli
disse
,
-
giù
per
la
collina
e
oltre
quel
ruscelletto
e
poi
sarai
Regina
...
Ma
fermati
un
poco
e
guardami
andar
via
prima
,
-
aggiunse
mentre
Alice
volgeva
subito
lo
sguardo
nella
direzione
da
lui
indicata
.
-
Farò
presto
.
Tu
aspetta
e
agita
il
fazzoletto
quando
arrivo
a
quell
'
angolo
della
strada
.
Ne
sarò
incoraggiato
,
sai
.
-
Andate
,
ché
aspetto
,
-
disse
Alice
,
-
e
tante
grazie
per
esser
venuto
fin
qui
...
e
per
la
canzone
...
che
mi
è
piaciuta
molto
.
-
Lo
spero
,
-
disse
il
Cavaliere
con
accento
di
dubbio
,
-
ma
non
hai
pianto
,
come
io
immaginavo
.
Si
strinsero
le
mani
,
e
il
Cavaliere
s
avviò
lentamente
a
cavallo
per
la
foresta
.
-
Non
passerà
molto
che
lo
vedrò
cadere
credo
,
-
si
disse
Alice
,
mentre
lo
guardava
.
-
Eccolo
,
è
caduto
con
la
testa
in
giù
,
come
al
solito
.
Però
,
si
rialza
abbastanza
facilmente
...
Cade
perché
ha
tanti
oggetti
appesi
al
cavallo
...
Così
continuò
a
parlare
a
sé
stessa
,
mentre
sulla
strada
guardava
il
cavallo
andare
al
passo
e
il
cavaliere
precipitare
prima
da
un
lato
e
poi
dall
'
altro
.
Dopo
il
quarto
o
il
quinto
capitombolo
,
egli
raggiunse
la
voltata
;
ella
agitò
il
fazzoletto
verso
di
lui
,
aspettando
che
fosse
fuor
di
vista
.
«
Spero
di
averlo
incoraggiato
,
-
ella
disse
,
e
si
voltò
correndo
giù
per
la
collina
:
-
e
ora
per
l
'
ultimo
ruscello
ad
essere
Regina
.
Come
suona
solenne
!
»
Pochi
passi
la
portarono
sull
'
orlo
del
ruscello
.
«
L
'
ottava
Casella
,
finalmente
!
»
-
ella
gridò
,
mentre
saltava
,
e
si
gettò
a
riposare
su
un
prato
morbido
come
il
musco
,
con
aiuole
che
lo
circondavano
qua
e
là
.
«
Oh
,
come
son
contenta
d
'
essere
qui
!
E
che
cosa
ho
sulla
testa
?
-
esclamò
in
tono
di
sorpresa
dolorosa
,
mettendo
le
mani
su
un
oggetto
molto
pesante
,
che
le
aderiva
strettamente
alla
fronte
.
-
Ma
come
posso
essermelo
messo
senza
saperlo
?
»
-
essa
aggiunse
,
togliendosi
l
'
oggetto
e
mettendoselo
in
grembo
per
veder
che
cosa
fosse
.
Era
una
corona
d
'
oro
.
IX
ALICE
REGINA
«
To
'
,
questo
è
magnifico
!
-
disse
Alice
,
-
non
mi
sarei
mai
aspettato
d
'
essere
Regina
così
presto
...
e
vi
dirò
che
cosa
c
'
è
,
vostra
Maestà
,
continuò
in
tono
severo
(
ella
a
volte
affettava
di
sgridare
se
stessa
)
-
non
è
bene
stare
a
trastullarsi
a
quel
modo
sull
'
erba
.
Le
Regine
debbono
avere
della
dignità
.
»
Si
levò
e
si
mise
a
passeggiare
...
con
una
certa
rigidezza
in
principio
,
per
timore
che
la
corona
le
cascasse
;
ma
si
confortò
al
pensiero
che
in
quel
momento
non
c
'
era
nessuno
che
la
vedesse
:
«
E
se
io
veramente
sono
Regina
,
-
si
disse
sedendosi
di
nuovo
sull
'
erba
,
-
potrò
in
breve
condurmi
a
dovere
.
»
Ogni
cosa
accadeva
così
stranamente
che
non
si
sorprese
affatto
di
trovarsi
sedute
accanto
la
Regina
Rossa
e
la
Regina
Bianca
,
dall
'
uno
e
l
'
altro
lato
:
avrebbe
voluto
domandare
come
fossero
giunte
colà
,
ma
temé
che
non
fosse
buona
educazione
.
Però
,
non
vi
sarebbe
stato
alcun
male
,
si
disse
,
a
domandare
se
il
giuoco
fosse
finito
.
-
Per
favore
,
volete
dirmi
...
-
cominciò
,
guardando
timidamente
la
Regina
Rossa
.
-
Parla
quando
ti
s
'
interroga
!
-
la
interruppe
bruscamente
la
Regina
.
-
Ma
se
tutti
ubbidissero
a
questa
regola
,
rispose
Alice
,
che
aveva
sempre
in
serbo
qualche
ragione
da
dire
,
-
e
parlassero
soltanto
se
interrogati
,
e
gli
altri
li
aspettassero
per
incominciare
,
nessuno
direbbe
mai
nulla
.
-
Sciocchezze
!
-
esclamò
la
Regina
.
-
Non
vedi
,
bambina
...
-
qui
s
'
interruppe
,
aggrottò
le
ciglia
,
e
dopo
aver
pensato
un
istante
,
cambiò
il
soggetto
della
conversazione
:
-
Che
intendi
col
dire
:
«
Se
sei
veramente
una
Regina
?
»
Che
diritto
hai
di
chiamarti
così
?
Tu
non
puoi
essere
Regina
,
sai
,
se
non
sostieni
l
'
esame
regolare
.
E
più
presto
cominciamo
,
meglio
sarà
!
-
Io
dissi
soltanto
«
se
»
...
-
si
scusò
la
povera
Alice
con
umile
accento
.
Le
due
Regine
si
guardarono
,
e
la
Regina
Rossa
osservò
con
un
piccolo
brivido
:
-
Essa
dice
di
aver
detto
«se...»
-
Ma
essa
disse
molto
più
di
questo
!
-
geme
la
Regina
Bianca
,
torcendosi
le
mani
.
-
Oh
quanto
di
più
!
-
É
vero
,
sai
,
-
disse
la
Regina
Rossa
ad
Alice
.
-
Di
'
sempre
la
verità
...
pensa
prima
di
parlare
....
e
poi
mettilo
in
carta
.
-
Io
certo
non
intendevo
...
-
cominciò
Alice
,
ma
la
Regina
Rossa
la
interruppe
impaziente
:
-
Ed
è
proprio
questo
che
deploro
!
Tu
avresti
dovuto
intendere
.
A
che
credi
che
serva
una
bambina
che
non
intende
?
...
Anche
uno
scherzo
deve
avere
un
intendimento
...
e
una
bambina
è
più
importante
d
'
uno
scherzo
,
credo
.
Tu
non
potresti
negarlo
,
anche
se
ti
ci
mettessi
mani
e
piedi
.
-
Io
non
nego
le
cose
con
le
mani
e
coi
piedi
,
-
obiettò
Alice
.
-
Nessuno
ha
detto
che
lo
hai
fatto
,
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Ho
detto
che
non
potresti
,
se
ti
ci
provassi
.
-
Essa
è
in
una
condizione
di
mente
,
-
disse
la
Regina
Bianca
,
-
che
ha
bisogno
di
negar
qualche
cosa
.
O
non
sa
che
negare
.
-
Un
brutto
,
odioso
carattere
,
-
osservò
la
Regina
Rossa
,
e
poi
vi
fu
un
silenzio
imbarazzante
per
uno
o
due
minuti
.
La
Regina
Rossa
ruppe
il
silenzio
col
dire
alla
Regina
Bianca
:
-
Io
t
'
invito
al
pranzo
d
'
Alice
per
questo
pomeriggio
.
La
Regina
Bianca
sorrise
debolmente
,
e
disse
:
-
E
io
invito
te
.
-
Io
non
sapevo
affatto
di
dover
dare
un
pranzo
,
-
disse
Alice
,
-
ma
se
ve
n
'
è
da
essere
uno
,
credo
che
dovrei
invitare
io
gli
ospiti
.
-
Noi
ti
abbiamo
dato
l
'
opportunità
di
farlo
,
-
osservò
la
Regina
Rossa
,
-
ma
io
oso
dire
che
tu
non
hai
ancora
avuto
molte
lezioni
di
buona
maniera
.
-
Le
buone
maniere
non
s
'
insegnano
con
le
lezioni
,
-
disse
Alice
.
-
Le
lezioni
insegnano
a
fare
le
quattro
operazioni
e
cose
simili
.
-
Sai
fare
l
'
addizione
?
-
chiese
la
Regina
Bianca
.
-
Quanto
fa
uno
e
uno
e
uno
e
uno
e
uno
e
uno
e
uno
e
uno
e
uno
e
uno
?
-
Non
so
,
-
disse
Alice
,
-
ho
perduto
il
conto
.
-
Non
sa
fare
l
'
addizione
!
-
interruppe
la
Regina
Rossa
.
-
Sai
fare
la
sottrazione
?
Togli
nove
da
otto
.
-
Nove
da
otto
,
sapete
,
non
si
può
,
-
rispose
subito
Alice
,
-
ma
...
-
Non
sa
fare
la
sottrazione
,
-
disse
la
Regina
Bianca
.
-
Sai
fare
la
divisione
?
Dividi
un
pane
con
un
coltello
...
Che
hai
?
-
Io
credo
...
-
cominciò
Alice
.
Ma
la
Regina
rispose
per
lei
:
-
Pane
e
burro
,
naturalmente
.
Prova
a
fare
un
'
altra
sottrazione
.
Togli
un
osso
da
un
cane
.
Che
rimane
?
Alice
,
pensandovi
un
po
'
,
rispose
:
-
L
'
osso
non
rimarrebbe
se
io
lo
prendessi
...
e
il
cane
non
rimarrebbe
;
mi
morderebbe
...
e
certo
non
rimarrei
neanche
io
.
-
Allora
credi
che
non
rimarrebbe
nulla
?
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Credo
che
la
risposta
sia
questa
.
-
Male
,
come
al
solito
,
-
disse
la
Regina
Rossa
,
-
rimarrebbe
la
bile
del
cane
.
-
Ma
io
non
veggo
come
...
-
Ebbene
,
guarda
,
-
gridò
la
Regina
Rossa
,
-
il
cane
avrebbe
della
bile
,
non
è
vero
?
-
Forse
,
-
rispose
cauta
Alice
.
-
Allora
,
se
il
cane
se
n
'
andasse
,
la
bile
gli
rimarrebbe
!
-
esclamò
la
Regina
con
un
accento
trionfale
.
Alice
non
poté
fare
a
meno
dal
pensare
:
«
Quante
sciocchezze
stiamo
dicendo
!
»
-
Essa
non
sa
fare
le
quattro
operazioni
,
-
dissero
insieme
le
due
Regine
con
grande
energia
.
-
E
voi
sapete
le
quattro
operazioni
?
-
disse
Alice
,
volgendosi
improvvisamente
alla
Regina
Bianca
,
perché
non
le
piaceva
di
far
così
brutta
figura
.
La
Regina
chiuse
gli
occhi
anelante
:
-
Posso
fare
l
'
addizione
,
-
disse
,
-
se
mi
dai
tempo
...
ma
non
faccio
sottrazioni
in
nessuna
circostanza
.
-
Tu
leggi
l
'
abbicì
,
naturalmente
,
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Sì
,
che
lo
leggo
.
Anch
'
io
,
-
mormorò
la
Regina
Bianca
.
-
Noi
spesso
lo
diciamo
insieme
,
cara
?
E
ti
dirò
un
segreto
...
so
leggere
le
parole
di
una
sola
lettera
.
Che
te
ne
pare
?
Però
,
non
ti
scoraggiare
.
Col
tempo
ci
arriverai
anche
tu
!
Qui
cominciò
di
nuovo
la
Regina
Rossa
:
-
Hai
imparato
le
nozioni
utili
?
-
essa
disse
.
-
Come
si
fa
il
pane
?
-
Questo
lo
so
!
-
disse
subito
Alice
.
-
Si
prende
del
fior
di
fa
...
Dove
cogli
il
fiore
?
-
chiese
la
Regina
Bianca
.
-
In
un
giardino
o
nelle
siepi
?
-
Ma
non
si
coglie
affatto
.
Si
fa
la
pasta
...
-
Pasta
reale
o
pasta
sfoglia
?
-
disse
la
Regina
Bianca
.
-
Quante
cose
dimentichi
!
-
Rinfrescale
la
testa
col
ventaglio
,
-
interruppe
ansiosamente
la
Regina
Rossa
.
-
Col
pensare
tanto
,
le
verrà
la
febbre
.
Così
si
misero
a
farle
vento
con
mazzi
di
foglie
,
finché
essa
dové
pregare
che
cessassero
,
ché
le
scompigliavano
i
capelli
.
-
Ora
si
sente
bene
,
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Conosci
le
lingue
?
Come
si
dice
in
francese
«
Fiddle
-
de
-
di
?
»
-
Fiddle
-
de
-
di
,
non
è
una
parola
italiana
,
-
disse
Alice
con
gravità
.
-
Chi
mai
ha
detto
che
era
italiano
?
E
Alice
questa
volta
credé
di
vedere
una
via
di
scampo
.
-
Se
mi
direte
di
che
lingua
è
«
Fiddle
-
de
-
di
»
io
vi
dirò
come
si
dice
in
francese
!
-
ella
esclamò
trionfante
.
Ma
la
Regina
Rossa
assunse
un
aspetto
solenne
,
e
disse
:
-
Le
Regine
non
scendono
mai
a
patti
!
«
Ma
le
Regine
non
dovrebbero
mai
fare
domande
»
,
-
disse
fra
sé
Alice
.
-
Non
ci
far
litigare
,
-
disse
la
Regina
Bianca
con
accento
d
'
ansia
.
-
Qual
'
è
la
causa
del
lampo
?
-
La
causa
del
lampo
,
-
disse
risolutamente
Alice
,
perché
era
quasi
certa
di
questo
,
-
É
il
tuono
...
no
,
no
!
-
si
corresse
in
fretta
...
-
volevo
dire
viceversa
...
-
É
troppo
tardi
per
correggersi
,
-
disse
la
Regina
Rossa
...
:
-
quando
hai
detto
una
cosa
,
e
così
,
e
ne
devi
subire
le
conseguenze
.
-
Questo
mi
rammenta
...
-
disse
la
Regina
Bianca
,
abbassando
gli
occhi
e
intrecciandosi
e
sciogliendosi
irrequietamente
le
dita
...
abbiamo
avuto
una
tale
tempesta
martedì
scorso
.
Voglio
dire
un
martedì
della
scorsa
serie
.
Alice
si
mostrò
confusa
.
-
Nel
nostro
paese
,
-
notò
,
-
c
'
è
solo
un
giorno
alla
volta
.
La
Regina
Rossa
soggiunse
:
-
É
un
modo
veramente
miserabile
di
far
le
.
cose
.
Qui
invece
,
per
la
maggior
parte
,
abbiamo
giorni
e
notti
a
due
e
tre
alla
volta
,
e
a
volte
nell
'
inverno
ne
abbiamo
tanti
come
per
cinque
notti
di
fila
...
per
il
caldo
.
-
Cinque
notti
sono
più
calde
di
una
notte
,
allora
?
-
s
'
avventurò
a
chiedere
Alice
.
-
Cinque
volte
più
calde
,
naturalmente
.
-
Ma
per
la
stessa
ragione
dovrebbero
essere
cinque
volte
più
fredde
...
-
Appunto
così
,
-
gridò
la
Regina
Rossa
.
Cinque
volte
più
calde
e
cinque
volte
più
fredde
...
appunto
come
io
sono
cinque
volte
più
ricca
di
te
e
cinque
volte
più
capace
.
Alice
sospirò
,
scoraggiata
.
-
É
come
un
indovinello
senza
soluzione
,
essa
pensava
.
-
Lo
vide
anche
Unto
Dunto
,
-
continuò
la
Regina
Bianca
a
voce
bassa
,
quasi
come
se
parlasse
a
se
stessa
.
-
Venne
alla
porta
con
un
turacciolo
in
mano
...
-
E
che
voleva
?
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Disse
che
voleva
entrare
,
-
continuò
la
Regina
Bianca
,
-
perché
cercava
un
ippopotamo
.
Ora
,
non
ce
n
'
era
in
casa
quella
mattina
.
-
Ordinariamente
ce
ne
sono
?
-
chiese
Alice
meravigliata
.
-
Sì
,
ma
solo
i
giovedì
,
-
disse
la
Regina
.
-
Lo
so
perché
venne
,
-
disse
Alice
:
senza
dubbio
voleva
punire
il
pesce
,
perché
...
E
ricominciò
la
Regina
Bianca
:
-
Fu
una
tempesta
tale
da
non
potersi
immaginare
!
(
«
Essa
non
lo
potrebbe
»
,
disse
la
Regina
Rossa
)
.
Parte
del
tetto
si
scoperchiò
,
e
vi
entrò
tanto
tuono
,
e
andò
rotolando
per
la
stanza
e
battendo
sulle
tavole
e
sui
mobili
...
finché
ebbi
tanta
paura
che
non
mi
ricordavo
più
come
mi
chiamassi
.
Alice
diceva
fra
sé
:
«
Io
non
cercherei
mai
di
ricordarmi
il
nome
,
nel
caso
d
'
una
disgrazia
.
A
che
mi
gioverebbe
?
»
Ma
non
disse
questo
ad
alta
voce
per
non
offendere
la
suscettibilità
della
povera
Regina
.
-
Vostra
Maestà
deve
scusarla
,
-
disse
la
Regina
Rossa
ad
Alice
,
prendendo
una
mano
della
Regina
Bianca
nella
sua
,
e
gentilmente
accarezzandola
.
-
In
generale
ella
pensa
bene
,
ma
non
può
fare
a
meno
dal
dire
delle
sciocchezze
.
La
Regina
Bianca
guardava
timidamente
Alice
,
la
quale
comprendeva
di
dover
dire
qualche
cosa
di
gentile
,
ma
in
verità
non
sapeva
in
quell
'
istante
pensare
a
nulla
.
-
Essa
in
verità
non
fu
mai
bene
educata
,
-
continuò
la
Regina
Rossa
;
-
ma
ha
un
'
indole
meravigliosamente
dolce
.
Dàlle
un
colpetto
in
testa
e
vedrai
come
ne
sarà
lieta
.
Ma
Alice
non
aveva
tanto
coraggio
.
-
Con
un
po
'
di
gentilezza
...
e
arricciandole
i
capelli
,
otterrai
un
monte
da
lei
.
La
Regina
Bianca
cacciò
un
profondo
sospiro
,
e
mise
la
testa
sulla
spalla
di
Alice
.
-
Ho
tanto
sonno
,
-
essa
gemé
.
-
É
stanca
,
poveretta
!
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Allisciale
i
capelli
...
prestale
la
tua
cuffietta
e
cantale
una
dolce
ninnananna
.
-
Non
ho
la
cuffia
qui
,
-
disse
Alice
,
tentando
di
ubbidire
alla
prima
indicazione
:
-
e
non
conosco
nessuna
dolce
ninnananna
.
-
Debbo
cantarla
io
allora
,
-
disse
la
Regina
Rossa
,
e
cominciò
:
«
Su
dormi
signora
,
nel
grembo
d
'
Alice
;
schiacciamo
un
sonnetto
;
beato
e
felice
;
al
ballo
n
'
andremo
,
finito
il
festino
,
Regine
ed
Alice
pianino
pianino
.
»
-
E
ora
tu
sai
le
parole
,
-
ella
aggiunse
,
e
s
'
appoggiò
con
la
testa
sull
'
altra
spalla
di
Alice
;
-
ora
cantale
per
me
.
Anch
'
io
ho
sonno
.
Nell
'
istante
dopo
entrambe
le
Regine
erano
immerse
nel
sonno
e
russavano
rumorosamente
.
-
Che
debbo
fare
?
-
esclamò
Alice
,
guardandosi
intorno
perplessa
,
appena
una
testa
e
poi
l
'
altra
le
rotolarono
dalle
spalle
e
le
caddero
come
due
grosse
palle
in
grembo
.
-
Non
credo
che
sia
mai
accaduto
a
nessuno
di
dover
badare
a
due
Regine
addormentate
insieme
.
No
,
nella
storia
di
nessuno
Stato
,
-
e
non
sarebbe
potuto
accadere
,
naturalmente
,
perché
non
vi
è
mai
più
d
'
una
regina
alla
volta
.
Svegliatevi
,
su
,
svegliatevi
,
ché
pesate
!
ella
continuò
con
tono
impaziente
;
ma
non
le
rispose
che
un
soave
russare
.
Il
russare
diventava
ogni
minuto
più
forte
,
e
sembrava
sempre
più
simile
a
un
'
arietta
;
finalmente
ella
distinse
delle
parole
e
si
mise
ad
ascoltare
con
tanta
avidità
,
che
quando
le
due
grosse
teste
svanirono
dal
suo
seno
,
quasi
non
se
n
'
accorse
.
Si
trovò
in
piedi
innanzi
a
una
porta
ad
arco
,
sul
quale
erano
le
parole
«
Alice
Regina
»
in
grandi
lettere
,
e
all
'
uno
e
all
'
altro
lato
dell
'
arco
v
'
era
un
cordone
di
campanello
:
su
uno
era
scritto
:
«
Campanello
del
visitatore
»
,
e
sull
'
altro
«
Campanello
dei
servi
.
»
-
Aspetterò
finché
sia
finita
la
canzone
,
pensava
Alice
,
-
e
poi
sonerò
il
...
il
...
quale
campanello
debbo
sonare
?
-
continuò
,
confusa
dalle
indicazioni
.
-
Io
non
sono
una
visitatrice
,
io
non
sono
una
serva
.
Ve
ne
dovrebbe
essere
un
altro
,
con
l
'
indicazione
«Regina.»
Proprio
allora
la
porta
si
aperse
un
poco
,
e
una
creatura
con
un
lungo
becco
mise
fuori
la
testa
per
un
momento
e
disse
:
É
vietato
l
'
ingresso
fino
alla
settimana
dopo
la
prossima
,
-
e
chiuse
,
sbattendo
la
porta
.
Alice
picchiò
e
suonò
invano
per
molto
tempo
;
ma
finalmente
un
vecchio
Ranocchio
,
che
sedeva
sotto
un
albero
,
si
levò
e
saltellò
lentamente
verso
di
lei
.
-
Che
c
'
è
?
-
disse
il
Ranocchio
con
profonda
raucedine
.
Alice
si
voltò
subito
,
disposta
a
trovar
tutti
in
colpa
:
-
Dov
'
è
il
servo
che
ha
l
'
ufficio
di
rispondere
alla
porta
?
-
cominciò
irata
.
-
Quale
porta
?
-
disse
il
Ranocchio
.
Alice
quasi
si
mise
a
scalpitare
per
quel
modo
strascicato
di
parlare
del
Ranocchio
.
Questa
porta
;
qual
'
altra
porta
?
Il
Ranocchio
guardò
per
un
minuto
coi
suoi
grandi
ed
ottusi
occhi
la
porta
;
poi
s
'
avvicinò
e
la
sfregò
col
pollice
,
come
per
assicurarsi
se
se
ne
fosse
andata
la
vernice
,
poi
guardò
Alice
.
-
Rispondere
alla
porta
?
-
egli
disse
.
-
Che
ha
chiesto
la
porta
?
Era
così
rauco
che
Alice
poteva
appena
udirlo
.
-
Io
non
so
che
volete
intendere
,
-
essa
disse
.
-
Parlo
latino
forse
?
-
continuò
il
Ranocchio
,
-
o
sei
sorda
?
Essa
che
ha
chiesto
?
-
Nulla
!
-
disse
Alice
impaziente
,
-
Io
l
'
ho
picchiata
.
-
Male
,
male
!
Questo
non
si
deve
fare
,
non
si
deve
fare
...
borbottò
il
Ranocchio
.
-
Le
dispiace
,
sai
.
-
Poi
salì
su
e
diede
alla
porta
un
calcio
con
uno
dei
suoi
grandi
piedi
.
-
Se
tu
la
lasci
stare
,
-
egli
balbettò
mentre
ritornava
salterellando
al
suo
albero
,
-
essa
ti
lascerà
stare
.
In
quel
momento
la
porta
si
spalancò
,
e
una
voce
penetrante
si
sentì
cantare
:
-
Nella
casa
dello
Specchio
disse
Alice
:
«
Io
son
Regina
,
e
mi
metto
sulla
testa
la
corona
ogni
mattina
:
della
Casa
dello
Specchio
cittadini
ed
abitanti
a
pranzar
con
la
Regina
or
v
'
invito
tutti
quanti
.
»
E
centinaia
di
voci
si
aggiunsero
in
coro
:
-
Presto
i
calici
colmate
e
riempite
i
belliconi
,
e
la
tavola
di
crusca
sparpagliate
e
di
bottoni
;
entro
il
té
mettete
i
gatti
ed
i
topi
nel
caffé
viva
Alice
la
Regina
,
viva
trenta
volte
tre
.
Poi
seguì
un
confuso
strepito
di
applausi
,
e
Alice
diceva
fra
sé
:
«
Trenta
volte
tre
fanno
novanta
.
Chi
sa
se
qualcuno
fa
il
conto
.
»
Dopo
un
minuto
si
fece
di
nuovo
silenzio
,
e
la
stessa
voce
penetrante
cantò
un
altra
strofa
:
«
Della
Casa
dello
Specchio
,
cittadini
ed
abitanti
,
è
un
onore
per
me
grande
di
vedervi
tutti
quanti
:
è
un
ambito
privilegio
darvi
un
pranzo
e
darvi
il
té
con
le
due
belle
Regine
Bianca
e
Rossa
e
poi
con
me
»
E
si
sentì
di
nuovo
il
coro
:
«
Presto
i
calici
colmate
con
inchiostro
e
teriaca
e
con
ciò
che
più
vi
piace
,
dolce
a
ber
che
non
ubbriaca
E
mischiate
lana
e
vino
o
la
sabbia
col
caffé
,
ed
Alice
salutate
,
più
di
cento
volte
tre
»
-
Cento
volte
tre
,
-
esclamò
Alice
disperata
.
-
Oh
,
questo
non
si
farà
mai
.
Sarebbe
meglio
entrare
subito
.
Entrò
subito
,
e
si
fece
un
silenzio
mortale
nell
'
istante
che
ella
apparve
.
Alice
diede
una
rapida
occhiata
alla
mensa
,
mentre
si
dirigeva
alla
gran
sala
,
e
scorse
che
v
'
erano
una
cinquantina
di
ospiti
di
tutte
le
specie
:
alcuni
erano
quadrupedi
,
altri
uccelli
,
ed
alcuni
fiori
.
-
Son
lieta
che
siano
venuti
senza
aspettare
l
'
invito
,
-
ella
pensava
,
-
se
no
,
non
avrei
saputo
chi
invitare
.
V
'
erano
tre
sedie
a
capotavola
;
le
Regine
Bianca
e
Rossa
ne
avevano
già
occupate
due
;
ma
quella
di
mezzo
era
vuota
.
Alice
vi
si
sedé
,
piuttosto
impacciata
per
quel
silenzio
,
sperando
che
qualcuno
parlasse
.
Finalmente
la
Regina
Rossa
cominciò
:
-
Sei
arrivata
dopo
la
minestra
e
il
pesce
,
-
disse
.
-
Servitele
il
cosciotto
di
montone
.
E
i
camerieri
misero
una
coscia
di
montone
innanzi
ad
Alice
,
che
la
guardò
con
un
certo
imbarazzo
,
perché
non
aveva
mai
trinciato
la
carne
a
tavola
.
-
Tu
sembri
intimorita
:
lascia
che
ti
presenti
a
questa
coscia
di
montone
,
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Alice
...
Montone
:
Montone
...
Alice
.
La
coscia
di
montone
si
levò
sul
piatto
e
fece
una
piccola
riverenza
ad
Alice
;
e
Alice
restituì
l
'
inchino
,
non
sapendo
se
dovesse
spaventarsi
o
divertirsi
.
-
Posso
darvene
una
fetta
?
-
ella
disse
,
prendendo
il
coltello
e
la
forchetta
e
guardando
ora
una
Regina
ora
l
'
altra
.
-
Ma
no
,
-
disse
risolutamente
la
Regina
Rossa
,
-
non
è
educazione
fare
a
pezzi
la
persona
a
cui
si
e
stati
presentati
.
Portate
via
il
cosciotto
.
E
i
camerieri
lo
portarono
via
,
e
tornarono
con
un
gran
pasticcio
.
-
Non
mi
presentate
al
pasticcio
,
per
favore
!
-
esclamò
Alice
,
-
oppure
non
si
pranzerà
più
.
Posso
darvene
un
poco
?
Ma
la
Regina
Rossa
tutta
imbronciata
,
brontolò
:
-
Pasticcio
...
Alice
:
Alice
...
Pasticcio
.
Portate
via
il
pasticcio
.
E
i
camerieri
lo
portarono
via
con
tanta
rapidità
che
Alice
non
poté
restituirgli
l
'
inchino
.
Però
,
essa
non
capiva
perché
la
Regina
Rossa
dovesse
esser
la
sola
a
dare
degli
ordini
;
così
,
per
fare
una
prova
,
gridò
:
-
Cameriere
,
riporta
il
pasticcio
.
E
rieccolo
innanzi
a
lei
in
un
istante
,
come
in
giuoco
di
prestidigitazione
.
Era
così
grande
,
che
essa
non
poté
non
esserne
un
po
'
intimorita
,
come
innanzi
al
montone
;
però
ella
vinse
,
con
un
gran
sforzo
,
la
propria
timidezza
,
e
ne
tagliò
una
porzione
e
la
offerse
alla
Regina
Rossa
.
-
Che
impertinenza
,
-
disse
il
Pasticcio
.
-
Io
vorrei
sapere
che
cosa
diresti
,
se
tagliassi
una
fetta
da
te
,
miserabile
creatura
!
Parlava
in
una
densa
e
succosa
specie
di
voce
;
ed
Alice
non
seppe
rispondere
una
parola
:
rimase
a
guardarlo
a
bocca
aperta
.
-
Di
'
qualche
cosa
,
-
disse
la
Regina
Rossa
,
-
è
ridicolo
lasciar
tutta
la
conversazione
al
Pasticcio
.
-
Non
sapete
,
oggi
mi
sono
stati
recitati
tanti
versi
,
-
cominciò
Alice
,
un
po
'
sgomenta
come
vide
che
,
non
appena
aveva
accennato
a
parlare
,
s
'
era
fatto
un
silenzio
mortale
,
e
tutti
gli
occhi
erano
intenti
su
di
lei
,
-
ed
è
strano
credo
,
...
che
ogni
poesia
trattasse
in
qualche
maniera
di
pesci
.
Chi
sa
perché
in
queste
parti
piacciano
tanto
i
pesci
.
Ella
parlava
alla
Regina
Rossa
,
che
non
rispose
molto
a
proposito
:
-
Quanto
ai
pesci
,
-
ella
disse
,
molto
lenta
e
solenne
,
avvicinando
le
labbra
all
'
orecchio
di
Alice
,
-
Sua
Maestà
Bianca
sa
un
bell
'
indovinello
...
tutto
in
poesia
...
tutto
intorno
ai
pesci
.
Lo
deve
ripetere
?
-
Sua
Maestà
la
Regina
Rossa
è
molto
gentile
per
ricordarlo
,
-
mormorò
la
Regina
Bianca
all
'
altro
orecchio
di
Alice
,
con
una
voce
che
sembrava
quella
d
'
una
tortorella
.
-
Sarebbe
un
tal
piacere
.
Posso
?
-
Sarà
un
vero
favore
,
-
disse
con
molta
cortesia
Alice
.
La
Regina
Bianca
sorrise
di
piacere
e
carezzò
la
guancia
di
Alice
.
Poi
cominciò
:
«
Prima
il
pesce
bisogna
acchiappare
»
(
Facilissimo
un
bimbo
può
prenderlo
)
«
Quindi
il
pesce
bisogna
comprare
....
»
con
un
soldo
dovunque
si
ha
.
«
Ora
il
pesce
bisogna
lessare
....
»
facilissimo
....
l
'
acqua
è
già
tepida
....
«
In
un
piatto
lasciatelo
stare
?
»
Assai
facil
...
sul
piatto
già
sta
.
«
Date
qui
,
ché
lo
voglio
mangiare
»
;
ecco
fatto
,
portato
è
già
in
tavola
;
«
ma
il
coperchio
bisogna
levare
,
»
e
il
coperchio
non
giungo
a
scoprir
.
Chi
l
'
ha
fatto
col
piatto
saldare
?
Io
dispero
il
coperchio
di
togliere
.
Di
'
,
che
cosa
è
più
facile
fare
:
«
questo
piatto
od
un
senso
scoprir
?
»
-
Pensaci
un
minuto
,
e
poi
rispondi
,
-
disse
la
Regina
Rossa
.
-
Frattanto
,
noi
beviamo
alla
tua
salute
...
alla
salute
della
Regina
Alice
!
-
essa
strillò
a
squarciagola
,
e
tutti
i
convitati
cominciarono
subito
a
bere
,
in
modo
stranissimo
:
alcuni
si
mettevano
i
calici
in
testa
come
spegnitoi
,
e
bevevano
tutto
ciò
che
scorreva
sulle
loro
facce
;
altri
rovesciavano
le
bottiglie
,
e
lambivano
il
vino
quando
scorreva
dagli
orli
della
mensa
;
e
tre
(
che
avevano
l
'
aspetto
di
tre
canguri
)
s
'
arrampicarono
sul
piatto
dell
'
arrosto
di
montone
,
e
cominciarono
a
leccare
il
sugo
«
come
porci
in
brago
»
,
pensò
Alice
.
-
Tu
dovresti
ringraziare
con
un
bel
discorso
,
-
disse
la
Regina
Rossa
,
guardando
accigliata
Alice
.
-
Noi
ti
sosterremo
,
-
bisbigliò
la
Regina
Bianca
,
mentre
Alice
si
levava
in
piedi
,
obbediente
,
ma
un
po
'
sgomenta
.
-
Grazie
,
-
ella
bisbigliò
in
risposta
,
-
ma
non
ne
ho
bisogno
.
-
Come
non
ne
hai
bisogno
?
-
disse
con
gran
risoluzione
la
Regina
Rossa
.
Così
provò
con
buona
grazia
a
farsi
sostenere
.
(
-
Ed
esse
mi
spinsero
tanto
!
-
ella
disse
dopo
,
quando
narrò
a
sua
sorella
la
storia
del
banchetto
.
-
Si
sarebbe
creduto
che
avessero
voluto
spremermi
come
un
limone
!
)
Infatti
le
fu
piuttosto
difficile
stare
al
suo
posto
mentre
faceva
il
discorso
:
le
due
Regine
la
premettero
così
da
un
lato
e
l
'
altro
,
che
quasi
la
sollevarono
in
aria
.
-
Io
mi
levo
a
ringraziare
...
-
cominciò
Alice
,
e
veramente
si
levò
,
mentre
parlava
,
di
parecchi
centimetri
;
ma
s
'
aggrappò
all
'
orlo
della
tavola
,
e
riuscì
a
star
ferma
.
-
Bada
!
-
strillò
la
Regina
Bianca
,
afferrando
Alice
per
le
mani
.
-
Accadrà
qualche
cosa
.
E
allora
(
come
narrò
dopo
Alice
)
accaddero
in
un
istante
una
gran
quantità
di
cose
.
Le
candele
si
allungarono
fino
al
soffitto
,
e
parvero
canne
con
fuochi
d
'
artificio
in
punta
.
Quanto
alle
bottiglie
,
ciascuna
si
prese
un
paio
di
piatti
,
se
li
adattò
come
ali
,
e
con
le
forchette
per
gambe
,
andò
svolazzando
nella
sala
in
tutti
i
sensi
,
e
«
sembrano
tutti
uccelli
»
,
diceva
Alice
fra
sé
,
così
come
poteva
,
in
quella
tremenda
confusione
.
In
quel
momento
sentì
una
voce
rauca
al
suo
fianco
,
e
si
volse
a
vedere
che
accadesse
alla
Regina
Bianca
;
ma
invece
della
Regina
,
sedeva
sulla
sedia
il
cosciotto
di
montone
.
-
Sono
qui
,
-
gridò
una
voce
dalla
zuppiera
,
e
Alice
si
volse
,
e
fu
appena
in
tempo
a
vedere
il
largo
e
tranquillo
viso
della
Regina
che
le
sorrise
per
un
momento
sull
'
orlo
della
zuppiera
e
poi
sparì
nella
minestra
.
Non
c
'
era
da
perdere
un
momento
.
Già
parecchi
degli
ospiti
giacevano
nei
piatti
e
il
mestolo
camminava
sulla
tavola
verso
la
sedia
di
Alice
,
facendole
con
impazienza
cenno
di
levarsi
dinanzi
.
-
Io
non
posso
resistere
più
a
lungo
,
-
essa
gridò
,
levandosi
e
afferrando
la
tovaglia
con
ambo
le
mani
;
una
stratta
...
e
piatti
,
convitati
e
candele
scrosciarono
insieme
in
un
fascio
sul
pavimento
.
-
Quanto
a
voi
...
-
essa
continuò
,
volgendosi
fieramente
alla
Regina
Rossa
,
ch
'
essa
considerava
come
la
cagione
di
tutto
il
male
.
Ma
la
Regina
non
c
'
era
più
al
suo
fianco
:
s
'
era
improvvisamente
rimpicciolita
fino
a
sembrare
una
minuscola
bambina
,
e
correva
allegramente
sulla
tavola
dietro
il
suo
scialle
,
che
si
trascinava
dietro
.
In
tempo
normale
,
Alice
si
sarebbe
sorpresa
a
quella
vista
,
ma
quella
volta
era
troppo
esaltata
,
per
sorprendersi
di
nulla
al
mondo
.
-
Quanto
a
voi
,
-
essa
ripeté
,
afferrando
la
piccola
creatura
che
era
appunto
nell
'
atto
di
saltare
su
una
bottiglia
posatasi
in
quel
momento
sulla
tavola
,
-
ti
darò
agli
artigli
di
un
gattino
,
ti
darò
...
X
SCUOTIMENTO
Essa
la
prese
dalla
tavola
mentre
parlava
,
e
la
scosse
innanzi
e
indietro
con
tutta
la
forza
.
La
Regina
Rossa
non
fece
alcuna
resistenza
;
solo
la
faccia
le
divenne
piccolissima
,
e
gli
occhi
grandi
e
verdi
;
e
ancora
,
mentre
Alice
continuava
a
scuoterla
,
continuava
a
diventar
più
corta
...
e
più
grassa
...
e
più
morbida
,
..
e
più
tonda
...
e
XI
RISVEGLIO
...
e
veramente
era
un
micio
,
dopo
tutto
.
XII
-
Vostra
Maestà
non
dovrebbe
far
le
fusa
-
disse
Alice
,
sfregandosi
gli
occhi
,
e
volgendosi
rispettosamente
al
gattino
,
pure
con
qualche
severità
.
-
Tu
m
'
hai
svegliato
da
...
da
...
da
un
sogno
così
bello
.
-
E
tu
sei
stato
con
me
,
Frufrù
...
insieme
con
me
nel
mondo
dello
Specchio
.
Lo
sapevi
,
caro
?
É
un
'
abitudine
sconveniente
dei
gattini
(
Alice
aveva
osservato
una
volta
)
che
,
qualunque
cosa
loro
si
dica
,
si
mettono
sempre
a
far
le
fusa
.
-
Se
essi
facessero
le
fusa
per
dir
«
sì
»
,
e
miagolassero
per
dir
«
no
»
,
o
pure
seguissero
qualche
regola
,
-
ella
aveva
detto
,
-
si
potrebbe
conversare
con
loro
.
Ma
come
si
può
parlare
con
una
persona
,
se
ti
dice
sempre
la
stessa
cosa
?
In
quell
'
occasione
il
micino
fece
le
fusa
soltanto
;
era
impossibile
indovinare
se
intendeva
«
sì
»
o
«
no
»
.
Così
Alice
cercò
fra
i
pezzi
della
scacchiera
sul
tavolino
,
finche
trovò
la
Regina
Rossa
;
poi
s
'
inginocchiò
sul
focolare
,
e
mise
il
micio
di
fronte
alla
Regina
.
-
Ora
Frufrù
,
-
battendo
le
mani
in
trionfo
,
-
confessa
che
sei
stato
tu
a
trasformarti
così
.
(
-
Ma
il
micino
non
volle
guardare
,
-
essa
disse
,
quando
dopo
spiegò
la
cosa
alla
sorella
:
ha
voltata
la
testa
,
fingendo
di
non
vederla
;
ma
sembrava
che
se
ne
vergognasse
un
po
'
.
Così
credo
che
fosse
lui
la
Regina
Rossa
)
.
-
Statti
un
po
'
,
più
fermo
,
caro
!
-
esclamò
Alice
con
un
sorriso
.
-
E
fa
un
inchino
,
mentre
pensi
a
...
fare
le
fusa
.
Si
guadagna
tempo
,
ricorda
.
E
allora
lo
prese
e
gli
diede
un
bacino
per
l
'
onore
di
essere
stato
la
Regina
Rossa
.
-
Nevina
,
Nevina
cara
,
-
essa
continuò
guardando
di
sulla
spalla
il
micio
bianco
,
che
ancora
continuava
pazientemente
a
farsi
ripulire
,
chi
sa
quando
Dina
avrà
finito
con
vostra
Maestà
.
Questa
la
ragione
perché
tu
mi
sei
apparso
così
negletto
nel
sogno
...
Dina
!
Lo
sai
che
stai
lavando
una
Regina
Bianca
?
Veramente
,
ti
comporti
poco
rispettosamente
...
E
che
era
diventata
Dina
?
ella
continuò
a
cercare
,
mentre
si
sedeva
sul
tappeto
,
poggiandovi
un
gomito
e
col
mento
nella
mano
,
per
osservare
i
gatti
.
-
Dimmi
,
Dina
.
Eri
diventata
Unto
Dunto
?
Credo
di
sì
...
però
faresti
bene
a
non
dirlo
ancora
,
perché
non
ne
sono
ancora
certa
.
«
A
proposito
,
Frufrù
,
se
tu
fossi
stato
veramente
con
me
,
nel
mio
sogno
,
v
'
è
stata
una
cosa
che
ti
sarebbe
piaciuta
...
m
'
è
stata
recitata
tanta
poesia
,
tutta
sui
pesci
.
Domani
te
ne
farò
mangiar
tanti
.
E
mentre
tu
mangerai
,
ti
ripeterò
:
«
Il
tricheco
e
il
legnaiuolo
»
,
e
tu
,
caro
,
potrai
fingere
che
siano
ostriche
!
«
Ora
,
Frufrù
,
vediamo
chi
è
stato
che
ha
sognato
tutto
.
É
una
questione
seria
,
caro
,
e
tu
non
dovresti
leccarti
la
zampa
a
quel
modo
...
come
se
Dina
non
ti
avesse
lavato
questa
mattina
.
Vedi
,
o
sono
stato
io
,
o
è
stato
il
Re
Rosso
.
Egli
era
parte
del
mio
sogno
,
naturalmente
...
ma
io
ero
parte
del
suo
sogno
,
anche
.
É
stato
il
Re
Rosso
,
Frufru
?
Tu
rappresentavi
la
Regina
Rossa
,
mio
caro
,
e
tu
dovresti
saperlo
...
Oh
,
Frufru
,
aiutami
a
trovare
...
La
tua
zampa
può
aspettare
.
Ma
l
'
irrequieto
gattino
cominciò
con
l
'
altra
zampa
e
finse
di
non
aver
udito
la
domanda
.
Chi
credete
voi
che
fosse
?