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> categoria_s:"Miscellanea" > autore_s:"VILLARI PASQUALE"
LETTERE MERIDIONALI ( VILLARI PASQUALE , 1878 )
Miscellanea ,
LA CAMORRA Mio caro Dina Negli scorsi mesi raccolsi alcune notizie intorno allo stato delle classi più povere , specialmente nelle province meridionali . Se a te non pare inutile affatto , ti pregherei di concedermi che le pubblichi nel tuo giornale , tanto pregiato in Italia . Debbo però dire , innanzi tutto , che nel raccogliere queste notizie io ho avuto lo scopo di provare che la camorra , il brigantaggio , la mafia sono la conseguenza logica , naturale , necessaria di un certo stato sociale , senza modificare il quale è inutile sperare di poter distruggere quei mali . So che molti lo ammettono , ma pochi se ne formano un concetto chiaro . Sono ben lontano dallo sperare di potere , con alcune lettere , risolvere problemi d ’ una sì grande importanza e difficoltà . Credo però che anche pochi fatti ed esempi possano spronare ad altre nuove ricerche . A che gioveranno queste ricerche ? Sarà sperabile portare qualche rimedio ai mali ? Lo vedremo in appresso . Intanto , per cominciare dalla camorra , noterò che la legge di sicurezza pubblica suppone che il camorrista non faccia altro che guadagnare indebitamente sul lavoro altrui . Invece esso minaccia ed intimidisce , né sempre per solo guadagno ; impone tasse ; prende l ’ altrui senza pagare ; ma ancora impone ad altri il commetter delitti ; ne commette egli stesso , obbligando altri a dichiararsene autore ; protegge i colpevoli contro la giustizia ; esercita il suo mestiere , se così può chiamarsi , su tutto : nelle vie , nelle case , nei ridotti , sul lavoro , sui delitti , sul gioco . L ’ organizzazione più perfetta della camorra trovasi nelle carceri , dove il camorrista regna . E così , spesso si crede di punirlo , quando gli si dà solo il modo di continuare meglio l ’ opera sua . Ma quello ancora che la legge non sembra sospettare , e che molti ignorano , si è che la camorra non si esercita solo negli ordini inferiori della società : vi sono anche camorristi in guanti bianchi ed abito nero , i cui nomi e i cui delitti da molti pubblicamente si ripetono . Le forme che la camorra piglia nei diversi luoghi e fra le diverse persone che la esercitano , sono infinitamente varie . Non è lungo tempo io scrissi ad un vice - sindaco di Napoli , amante del suo paese , antico liberale , patriotta provato : – Mi dici qualche cosa della camorra ? Va essa avanti o indietro ; comincia ad essere davvero estirpata ? – Egli mi fece una risposta che non riferisco tutta , perché a molti parrebbe una dipintura esagerata dei fatti . Copio solo la conclusione della lettera . « Moltissime ordinanze municipali non possono qui attecchire , se non convengono agl ’ interessi della camorra . Napoli comincia a ripulirsi dacché la camorra con i suoi appaItatori ne trae guadagno . Ed io , come vice - sindaco di ... , ho potuto obbligare 1.157 proprietarii a restaurare ed imbiancare le loro case e le ville , che sono cinte di mura , dacché , senza che sapessi , la camorra locale ha diretto , di comune accordo col mio usciere l ’ operazione » . Questo stato di cose fa paura , spaventa sempre più , quando si esamina più da vicino , e se ne vede tutta l ’ estensione . Perché la camorra divenga possibile , occorre che vi sia un certo numero di cittadini , o anche una classe intera , che si pieghi alle minacce di pochi o di molti , che siano organizzati . Una volta che questo fatto , per qualche tempo , si avvera in proporzioni abbastanza larghe , riesce facile assai capire in che modo la malattia si estenda a poco a poco , e pigli forme diverse , secondo che penetra nei diversi ordini della società . Il male è contagioso come il bene , e l ’ oppressione , specialmente quella esercitata dalla camorra , corrompe l ’ oppresso e l ’ oppressore , e corrompe ancora chi resta lungamente spettatore di questo stato di cose , senza reagire con tutte le sue forze . Perciò importa conoscere dove questa oppressione comincia e si può esercitare più impunemente , perché ivi è la prima radice del male , dalla quale tutto il resto deriva , perché ivi , se è possibile , bisogna portare il rimedio . La città di Napoli è , fra molte , quella in cui la bassa plebe si trova , non voglio dire nella maggiore miseria , perché ciò non è il peggio ; ma nel più grande abbandono , nel maggiore avvilimento , nel più doloroso abbrutimento . Contro di essa tutto era permesso sotto il regime borbonico , Il galantuomo poteva , senza temer nulla , quando era di giorno e nella pubblica via , usare il suo bastone , perché la polizia pigliava in queste occasioni sempre le sue parti . Le limosine date a larga mano dai privati ; dai conventi , che distribuivano la minestra ; dalle Opere pie ; anche dal Governo , che distribuiva pane , alimentavano la miseria e la rendevano permanente . La camorra cosi nasceva naturalmente in mezzo a questi uomini ; era il loro governo naturale , ed era perciò favorita , sostenuta dai Borboni , come un mezzo di ordine . Qui il camorrista atterriva , minacciava e regnava . Qui egli prendeva i giovanetti di 14 o 16 anni , per insegnar loro a rubare il fazzoletto , che restava a lui , dando in cambio , e come per favore , qualche soldo . Qui egli poteva fare degli uomini e delle donne quello che voleva . E siccome spesso faceva con le sue anche le altrui vendette , così qualche volta non solo incuteva terrore , ma ispirava ammirazione ed affetto in quegli stessi che opprimeva . Cominciata la malattia , si poté subito diffondere . Una volta che questo spettacolo non disgustò più , l ’ oppressione e la violenza non parvero un delitto , e le esercitarono molti che in altre condizioni sociali avrebbero trovato nella loro coscienza un ostacolo invincibile . Per comprendere la verità di quello che dico , e per poter ragionare in buona fede su questi fatti , occorrerebbe prima di tutto andare a vedere coi propri occhi dove e come vivono le più povere famiglie . Si tratta d ’ una popolazione enorme , che si divide in categorie diverse , ciascuna delle quali ha caratteri , costumi , sventure proprie . Cito degli esempi , ed il lettore non si stanchi se , pur avendo io stesso veduto molti fatti , riferisco le parole di alcuni che andarono espressamente a visitare i poveri . Lo scorso dicembre io scrissi ad un architetto , che era stato più volte adoperato dal Municipio di Napoli , pregandolo che mi dicesse qualche cosa di quelli che si chiamano colà i fondaci , nei quali abita la più misera gente , e che sono disprezzati dalle donne stesse del popolo . Per ingiuriarsi fra loro , l ’ una chiama l ’ altra funnachéra ( abitante dei fondaci ) . « Questi fondaci ( egli rispondeva ) hanno generalmente un androne , senza uscio di strada , ed un piccolo cortiletto , ambedue sudicissimi , i quali mettono in una grandissima quantità di pessime abitazioni , molto al di sotto degli stessi canili , le quali tutte , e specialmente quelle in terreno , sono prive di aria , di luce , ed umidissime . In essi vivono ammonticchiate parecchie migliaia di persone , talmente avvilite dalla miseria , che somigliano più a bruti che ad uomini . In quei covi , nei quali non si può entrare per il puzzo che tramandano immondizie ammassate da tempi immemorabili , si vede spesso solamente un mucchio di paglia , destinata a far dormire un ’ intera famiglia , maschi e femmine tutti insieme . Di cessi non se ne parla , perché a ciò bastano le strade vicine ed i cortili . Solamente in due o tre fondaci , dei molti visitati da me , le donne esercitano la miserabile arte di fare stuoie , o impagliare sedie ; negli altri tutti non si vede nessuno a lavorare , ma solo spettri seminudi ed oziosi . A me accadde d ’ incontrare in parecchi fondaci , donne che vagano per i cortili , con la sola camicia indosso , che pur veniva giù a brani . Infine la più terribile miseriatrova ricetto in questi fabbricati , dove non manca mai qualcuna delle più abbiette e luride case di prostituzione . Nella nostra città sono n ° 94 fondaci , come potrai vedere dall ’ elenco che t ’ invio ; sicché , calcolando che ognuno sia abitato da n ° 100 persone ( e con questo numero mi metto al disotto del vero ) , sarebbero circa 9.400 questi esseri infelici . I peggiori fondaci sono quelli che si trovano nei quartieri di Pendino , Porto e Mercato , 51 in tutto . Gli altri sono migliori , ma di poco . Ognuno di essi ha il suo proprio nome : Barettari , Tentella , S . Crispino , Scanna - sorci , Divino Amore , Presèpe , Pisciavino , Del Pozzillo , Abate , Crocefisso , Degli schiavi , ecc . L ’ ultimo parmi il nome più adatto » . Il lettore ha mai sentito parlare degli spagari di Napoli , e delle grotte in cui abitavano ? Questa gente forma una classe numerosa , non chiede la limosina , lavora , ha un mestiere . Nel tempo del colera , pochi anni sono , furono chiuse quelle luride tane , che erano la loro unica dimora . Tuttavia , mesi sono , pregai una persona amica di andare colà dov ’ erano una volta le grotte , e vedere ; trovandole ancora chiuse , cercasse dove abitavano gli spagari , e li visitasse . Riferisco qui due delle lettere ricevute . Sono dello scorso novembre . « Ieri trovai una delle così dette grotte degli spagari , la più parte essendo ormai chiuse . Essa sta in sul principio delle Rampe di Brancaccio , quando si discende . Il suo ingresso non annunzia l ’ orrore che vi si trova . Somiglia alle catacombe di S . Gennaro , se non che è assai più lurida e meschina . Vi si cammina col lume , e solo di tanto in tanto , ma assai di rado , vi sono delle aperture , balconcini e finestre , che mettono , due nei giardini di Francavilla , altre in umide corti . Tutta questa grotta è gremita di letti , l ’ uno dall ’ altro poco più discosti di quel che sono nelle sale dell ’ ospedale degl ’ Incurabili . Ad eccezione di qualcuno , sono tutti letti assai grandi , da contenere più persone . Sarebbe impossibile descriverne il sudiciume e la povertà . Una perfetta armonia è tra quei luridi canili , l ’ orribile grotta e gli abbrutiti abitanti , e tutti insieme sembrano formare un mondo a parte , che non possa andare altrimenti da quello che va . Fra gli abitanti v ’ è una certa gerarchia . Accanto alle poche finestre , là dove arriva qualche raggio di sole , si trova un poco meno di miseria ; dove però non arriva la luce , ivi chi si avanza col lume , vede una miseria indescrivibile . Ed è singolare come anche qui , quelli che stanno meglio compatiscano e quasi disprezzino quelli che stanno peggio . Vivono in questo luogo famiglie , e sono circa 100 persone il sudiciume è tale , che la vista colà d ’ una conca col bucato , mi rallegrò in modo che mi parve un ’ oasi nel deserto . Vicino alle finestre si paga sino a 10 lire il mese , dove manca la luce si discende fino a 25 soldi . Hanno l ’ aria , più che di gente infelice , di gente abbrutita . Quando fa bel tempo , escono a guisa di formiche , e si spandono al sole . Tutta questa gentemi piativano d ’ intorno , domandando misericordia , e dicendo che erano obbligati a restar lì senza luce , senz ’ aria , senza medici . Quando sono ammalati , essi dicono , restano abbandonati fino a che muoiono o vanno all ’ ospedale . La persona che subaffitta questo locale , e vi fa su un buonissimo guadagno , si è persino ricusata di fare le più necessarie riparazioni , e così non di rado la pioggia inonda la grotta » . Aggiungo una seconda lettera della stessa persona . « Andai in un altro luogo , che è una volta al di sotto del Corso Vittorio Emanuele , con mura che la chiudono dai due lati , e formano così uno strano ricovero . Ivi erano molti a lavorare lo spago , la più parte giovani figlie di capispagari , le quali però non vi dormivano . Una grande e commoventissima miseria mi colpì allora sino al fondo dell ’ anima . Una povera vedova di poco più che 30 anni , d ’ un aspetto che dimostrava essere ella già stata bella , aveva cinque bambini , un giovanetto di 12 anni , e quattro bimbe , l ’ ultima delle quali di 3 anni appena : tutti assai belli . Erano stati una volta agiati , perché figli d ’ un operaio che guadagnava bene , ma che era morto sollevando alcuni pesi troppo gravi alle sue forze . La donna , che nella sua infanzia aveva fatto la spagara , è tornata ora all ’ antico mestiere , col quale guadagna dieci soldi al giorno , tranne quando pel gran freddo , non potendo muovere le mani irrigidite , non riesce a fare quel tanto che deve . I bambini girano le ruote per le altre donne , e guadagnano ciascuno un soldo , col quale comprano castagne secche , e così si sostentano fino a sera , quando , venendo pagati i dieci soldi alla madre , mangiano tutti qualche altra cosa . Dormono in un angolo di questo locale , sopra alcune foglie secche . Non hanno neppur l ’ idea d ’ una coperta o d ’ un panno per ricoprirsi . La notte si mettono tutti rannicchiati , l ’ uno sull ’ altro , e tremano di freddo : non hanno lume . La donna mi mostrò i cenci che li coprivano , in molti punti rosi dai topi piccoli e grossi , che nel colmo della notte camminano sui loro corpi . Allora i bambini , spaventati , gridano e piangono . Ed essa , battendo con una pietra sul muro , cerca con quel rumore di spaventare ed allontanare i topi , che non vede . Quella donna deve essere onesta e buona , perché il pensiero che più di tutti la turbava era la riuscita dei figli . Essa teme che il primo , il quale ha già 12 anni , ed è già molto vivo , possa presto divenire un cattivo soggetto » . Se è vero quel che dice il Quetelet , che assai spesso è la società quella che mette il coltello in mano al colpevole , e se questo giovanetto divenisse un giorno assassino , non avrebbe egli il diritto di dire alla società : lo ho ammazzato un uomo ; ma tu avevi già prima ammazzato la mia coscienza ? Potrei continuare questa descrizione sino all ’ infinito , ed aggiungere lettere a lettere , fatti a fatti , sempre vari , sempre brutali , sempre orribili . Ma non voglio stancare la pazienza del lettore . Su questa povera gente tutti abusano . Il tugurio in cui abitano , le misere ruote con cui lavorano lo spago , la canapa di cui si servono , nulla appartiene ad essi ; per ogni cosa debbono pagare , e pagare ad uomini che gli opprimono , li tormentano , non hanno di loro alcuna pietà , e vivono guadagnando sulla loro abbrutita miseria . Basta avvicinarsi a questi luoghi , per essere circondati da una folla che chiede l ’ elemosina , e , senza essere interrogata , racconta la varia lliade delle sue miserie . Qui bisogna venire a studiare , per convincersi che la camorra comincia a nascere , non come uno stato anormale di cose , ma come il solo stato normale e possibile . Supponendo domani imprigionati tutti i camorristi , la camorra sarebbe ricostituita la sera , perché nessuno l ’ ha mai creata , ed essa nasce come forma naturale di questa società . Intanto qui si recluta la popolazione enorme de ’ piccoli ladri , i quali rubano a vantaggio dei loro capi ; e quando vanno a centinaia nelle prigioni , costituiscono anche là il popolo della camorra , perché ivi essa ha pure i suoi sovrani , le sue assemblee e la sua gerarchia , non meno potenti , non meno audaci che fuori . Il guadagno del camorrista si fa allora sulle fave nere , sul pane nero di cui il carcerato povero deve rilasciare una parte ; colui che ha dei soldi rilascia tutto , per comprare dalla camorra qualche cosa di meglio , spesso ancora per ricomprare quello che ha venduto . Ma a che pro , mi si può dire , questa lunga geremiata ? Si sa che la miseria c ’ è , e che è orribile . C ’ è stata e ci sarà sempre dappertutto , insieme coi delitti . Lo so anch ’ io che vi sono uomini , ai quali se si mostra una moltitudine che affoga nella miseria , nella fame e nella corruzione , hanno sempre la stessa risposta : – Bisogna aver fede nella libertà . IL SECOLO , IL PROGRESSO , I LUMI ! – Con questa gente io non so ne ho voglia di ragionare . A loro non saprei dire che una cosa sola : – Spegnete i vostri lumi e andate a letto . Contentatevi di sentire ogni giorno ripetere dagl ’ Inglesi e dai Tedeschi , che i popoli latini conoscono la forma e non la sostanza della libertà , perché non hanno mai voluto capire che popolo libero è quello solamente , in cui i potenti e i ricchi fanno un perenne sacrifizio di loro stessi ai poveri e ai deboli . E non vogliono capire che una plebe misera e corrotta corrompe tutta la società ; sicché è nel loro interesse , in quello della moralità propria e dei propri figli , combattere questo male con tutta la energia possibile . – lo parlo invece a coloro che , senza illusioni , credono utile e necessario studiare il male per cercarne i rimedi . E questi , certo , sono molti , complessi , difficili . Accennerò a qualcuno di quelli che mi sembrano più evidenti , e comincerò dal più difficile di tutti , quello che richiede maggior tempo e danaro . A Napoli v ’ è una quistione colossale , che nasce dalla costruzione stessa della città . Questa condizione di cose peggiorò molto dal tempo in cui , invece di fare , come pel passato , scorrere le acque che piovono , a rigagnoli o a fiumi per le strade , si costruirono assai malamente le fogne , nelle quali , per mancanza di pozzi neri , va ogni cosa . Le materie restano ora , quando non piove , ferme , e le loro esalazioni miasmatiche si sentono per le vie , entrano pei condotti nelle case . Quando invece viene la pioggia , sono portate al mare , che bagna le rive così incantevoli e così popolose della città : ivi in tempo di calma si fermano , e lo scirocco rimanda indietro i miasmi . Il rimedio è difficile , perché manca l ’ acqua , ed in molti luoghi il livello delle strade è uguale a quello del mare . Intanto le febbri intermittenti fanno strage nella misera popolazione . Le Guide inglesi e tedesche hanno sempre un capitolo sulla lebbre napoletana , di cui nei tempi passati non parlavano punto . Gli alberghi abbandonano la marina e salgono sulla collina . Si aggiunga a questo , che la mancanza di spazio costringe la povera gente a vivere accatastata in tugurii spaventevoli ; onde in nessun paese della terra si vedono più chiare le terribili conseguenze della teoria del Malthus . Qui anche la parte meno misera del popolo abita nei bassi , i quali non solamente sono senza aria e senza luce , ma son tali che spesso , per entrarvi , si discendono alcuni scalini , onde la malsana umidità . S ’ aggiunga poi che anche oggi si continuano a costruire questi bassi nel medesimo modo e si capirà come il primo e più difficile problema risguardi l ’ igiene generale della città , la costruzione delle case pei poveri , pei quali dal 59 ad oggi non si è fatto nulla . Si pensi che molti dei più miseri vivevano e vivono accattando , ricevendo sussidii , quando non fanno di peggio . Queste limosine e sussidii sono ora scemati , perché un governo libero non può distribuire il pane , e perché le Corporazioni religiose furono sciolte . Si consideri che il prezzo dei viveri e delle case è cresciuto , mentre l ’ aumento della mano d ’ opera non giova a chi non aveva e non ha mestiere , e si dica poi se rimedia al male la scuola elementare , a cui del resto questa gente non va e non può andare . La sua condizione certo non è migliorata , forse è peggiorata . Di ciò io sono più che convinto , per quel che ho visto coi miei occhi . In questo stato di cose , i rimedii principali e più facili sono due . Estirpare la camorra , la quale deve essere ritenuta come una piaga sociale assai più profonda di quel che ora si suppone . Per riuscirvi , bisogna prima studiarla e conoscerla bene ; bisogna poi che la legge la determini meglio , e renda così possibile il colpirla in tutte le sue forme . I colpi dovrebbero essere più fieri , più inesorabili contro coloro che non sono popolo , e pur la esercitano e ne profittano . Il camorrista dovrebbe nelle carceri essere isolato , o mandato in quelle dell ’ Italia settentrionale ; altrimenti la prigionia , se non è un premio , non è certo una pena per lui . Da alcuni mesi il governo è rientrato in una via di rigore , che aveva , secondo me , a torto abbandonata per lungo tempo . Bisognerebbe che questo rigore fosse permanente , che continuasse nella prigione , e avesse , per quanto è possibile , l ’ aiuto di una legge di pubblica sicurezza , con qualche articolo aggiunto a quel troppo semplice articolo 120 , il quale si contenta di mettere fra le persone sospette coloro che « esigono danaro abitualmente ed illecitamente sugli altrui guadagni » . A torto si è creduto di aver così definito la camorra , che invece sfugge facilmente alla pena . Ogni sforzo sarà però vano se , nel tempo stesso in cui si cerca di estirpare il male con mezzi repressivi , non si adoprano efficacemente i mezzi preventivi . lo non mi stancherò mai di ripeterlo : finché dura lo stato presente di cose , la camorra è la forma naturale e necessaria della società che ho descritto . Mille volte estirpata , rinascerà mille volte . Quella plebe infelice , che con leggi repressive noi a poco a poco liberiamo dai suoi oppressori , deve essere con leggi preventive spinta , costretta al lavoro . Non bisogna contentarsi di aiutarla con quelle infinite limosine che aprono spesso una nuova piaga sociale , perché alimentano l ’ ozio ed il vagabondaggio . Non bisogna dire e ripetere , che a tutto rimedia la scuola elementare , la quale in questi casi non rimedia nulla . Si guardi un poco a quello che avviene naturalmente , quando si trovano a Napoli uomini veramente pietosi e benemeriti , che conoscono i mali del loro popolo . Alfonso Casanova , che da pochi anni abbiamo perduto , fu giustamente amato come un santo . La sua Opera pei fanciulli usciti dagli Asili era fondata collo scopo di cercare i piccoli vagabondi , ed insegnar loro , insieme con l ’ alfabeto , un mestiere . Tutti riconobbero che quello era il bisogno vero del paese , tutti l ’ aiutarono e l ’ amarono , quasi l ’ adorarono . Altri tentarono l ’ impresa con uguale fortuna , perché la carità cittadina non è mancata mai colà . E se il Governo vuol davvero operare , deve imitare questi esempi suggeriti dalla natura stessa delle cose . Come la camorra è un male che sorge spontaneo , e però tanto più profondo , in un certo stato sociale , così questi tentativi sono lo sforzo generoso e spontaneo della società stessa per redimersi . Bisogna combattere la prima , aiutare i secondi . Il Governo deve prendere le cose come sono , entrare nella via suggerita dall ’ esperienza della gente onesta del paese , e lasciar da un lato le teorie . E il danaro non manca , se una volta si vorrà ammettere che le infinite Opere pie elemosiniere , le quali così spesso sono più uno stimolo che un rimedio alla miseria , debbano tutte essere trasformate in modo da ottenere il loro scopo con la previdenza , dando col pane , e come condizione sine qua non , l ’ insegnamento e l ’ obbligo del lavoro . E perché si veda quanto questo male sia generale , e non paia che io voglia prendere tutti gli esempi dal Mezzogiorno d ’ Italia , ne citerò uno del Settentrione 185 . Nella Rivista Veneta ( vol . IV , fasc . 5° , 1874 ) è stato poco fa pubblicato dal professore Cecchetti dell ’ Archivio dei Frari , un lavoro in cui si dànno alcune statistiche assai eloquenti . Dal 1766 al 1789 si trova che Venezia ebbe una media di 2.000 poveri . Le cose sono da allora in poi talmente peggiorate , che nel 1860 erano nei registri di beneficenza inscritti 31.890 individui , in una popolazione di 123.102 abitanti . Nel 1861 la popolazione discese a 122.565 , e gl ’ inscritti alla beneficenza salirono a 32.422 . Nel 1867 la popolazione discese a 120.889 e nel catalogo della beneficenza erano registrati 33.978 individui . Questi erano nel 1869 , 35.000; nel 1870 , 35.728; nel 1871 , 36.200 . E qui finisce la statistica , non senza notare che bisogna , per l ’ anno 1871 , aggiungere circa 700 poveri vergognosi , i quali rappresentano 186 altrettante famiglie . È vero che negli ultimi anni la popolazione di Venezia ebbe qualche lieve aumento , essendo nel 1871 salita a 128.901 abitanti ; ma in sostanza dai calcoli ufficiali del signor Cecchetti risulta un continuo aumento di poveri , e risulta che un terzo circa della popolazione di Venezia è ora sussidiato 187 dalla beneficenza , o almeno scritto nei registri come meritevole di sussidio 188 . Ho sentito molti e molti domandare : Perché lo spirito intraprendente , operoso , audace qualche volta sino all ’ eroismo , degli antichi Veneti , non è ancora cominciato a risorgere colla libertà 189 ? Le ragioni sono infinite . Però tra le ragioni , a mio avviso , non è ultima questa , che la carità cittadina ha accumulato infiniti tesori , i quali sono ora destinati ad impedire che quello spirito risorga . Dopo ciò l ’ eterna risposta deve essere sempre : Vedremo , provvederemo , faremo ? Cioè , lasceremo fare , lasceremo passare ? Intanto la stampa straniera ci domanda : – Quando l ’ Italia sarà finalmente civile ? – E se questo è quello che segue a Venezia , che cosa deve seguire a Napoli , città tanto più grande , tanto più malmenata ! Lo dica l ’ esercito sterminato di poveri che vive colà senza lavoro . Qualcuno darà loro da mangiare , se di fame non muoiono . Sì , è la carità , ma una carità che uccide , che demoralizza , che abbrutisce . – E voi , mi si dirà , avete la ingenuità di credere che in breve si può rimediare a mali così gravi e profondi ? Non vedete che ci vuole un secolo ? – Sì , lo vedo , ma vedo ancora che se cominceremo domani , ci vorrà un secolo ed un giorno . E per ora vedo ancora che , quando torno a Napoli , il mondo è mutato per me e per i miei amici . La parola è libera , la stampa è libera , molte vie si sono aperte dinanzi a me . La differenza è come dalla notte al giorno ; se dovessi tornare al passato , mi parrebbe di scendere nella tomba . Abbandono le strade centrali , vado nei quartieri bassi , e ritrovo le cose come le lasciarono i Borboni . I fondaci Scanna - sorci , Tentella , San Crispino , Pisciavino , del Pozzillo , ecc . sono là sempre gli stessi , coi medesimi infelici , forse ancora più oppressi , più affamati di prima . Tutta la differenza , se mai , sta in ciò , che il muro esterno fu imbiancato . E sono allora tentato di domandare a me stesso : Ah ! dunque la libertà che tu volevi , era una libertà per tuo uso e consumo solamente ? Tuo affez . P . VILLARI - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - LA MAFIA Mio caro Dina In questa lettera comincerò a ragionare dei mali che affliggono la Sicilia . La cosa è molto ardua per me , che conosco assai poco il paese . Ed è più ardua in se stessa , perché le opinioni su questo argomento , anche tra coloro che nacquero e vissero nell ’ Isola , sono disparatissime . Io andrò quindi assai cauto . Metterò sotto gli occhi del lettore i fatti che potei raccogliere , esporrò le conclusioni a cui sono venuto , e il modo , il processo logico con cui v ’ arrivai . Il lettore potrà da se fare le sue osservazioni , e giudicare le mie . Prima di tutto , voglio notare che ogni anno a me accade di ricevere lettere di giovani professori , i quali , invitati dal Governo ad andare in qualche liceo o ginnasio della Sicilia , mi chiedono ansiosamente , in nome loro e delle famiglie , notizia dei paesi cui sono destinati . lo mi rivolgo allora a qualche Siciliano amico , e domando . Sono stato molte volte maravigliato nel ricevere una risposta , che sembra esprimere come un giudizio popolare . Se io chiedevo di paesi delle province di Catania o di Siracusa , quasi sempre la risposta era : – Paesi buonissimi , si sta come in Toscana , si può andare coll ’ oro in mano . – Se invece chiedevo di paesi della Sicilia occidentale , specialmente delle province di Girgenti e di Caltanissetta , la risposta era spesso : – Eh ! paesi di solfare , bisogna stare attenti – . Egli è noto che la Sicilia vien travagliata da quelle piaghe sociali , di cui tanto si parla adesso , principalmente nella sua parte occidentale . Qui appunto , non occupandoci per ora di Palermo che dà luogo ad altre considerazioni , è il centro delle solfare , che , dopo l ’ agricoltura , sono la più grande e ricca industria di quell ’ isola , industria che occupa molte migliaia di lavoranti d ’ ogni sesso ed età . Ed è noto che il lavoro delle solfare è fatto in un modo che molto spesso si può dire iniquo . Non solamente non si pigliano in esse tutti i necessarii provvedimenti a salvare la vita degli operai , che qualche volta restano soffocati dai gas che n ’ emanano , ed anche si accendono ; sepolti sotto le volte che cadono , perché male costruite , o perché l ’ intraprenditore ha fatto assottigliare i pilastri , per cavarne altro minerale : ma segue di peggio ancora . La creatura umana è sottoposta ad un lavoro che , descritto ogni giorno , sembra ogni giorno più crudele e quasi impossibile . Centinaia e centinaia di fanciulli e fanciulle scendono per ripide scarpe e disagevoli scale , cavate in un suolo franoso e spesso bagnato . Arrivati nel fondo della miniera , sono caricati del minerale , che debbono riportare su , a schiena , col pericolo , sdrucciolando su quel terreno ripido e mal fido , di andar giù e perder la vita . Quelli di maggiore età vengono su , mandando grida strazianti ; i fanciulli arrivano piangendo . È noto a tutti , è stato mille volte ripetuto , che questo lavoro fa strage indescrivibile fra quella gente . Molti ne muoiono ; moltissimi ne restano storpiati , deformi o malati per tutta la vita . Le statistiche lo provarono ad esuberanza , la leva militare ha dato un numero spaventoso di riformati , l ’ inchiesta industriale ha raccolto tutte le notizie che si possono desiderare . È cosa che mette terrore . Il Congresso di Milano , l ’ onorevole Di Cesarò , l ’ onorevole Luzzatti ed altri levarono un grido generoso di protesta e di dolore contro queste enormità , le quali sono tanto più gravi , quanto più colla salute si distrugge la moralità di quelle popolazioni . Gli organismi deboli rimangono distrutti , i forti sopravvivono per comandare , tiranneggiare , opprimere fanciulli e fanciulle accatastati in quegli oscuri androni , dove ogni cosa può succedere . L ’ uomo si abbruti sce , si demoralizza e diviene facilmente un nemico della società , che lo tratta così spietatamente . Abbiamo qui dunque una prima sorgente del male . Si vede cogli occhi , si tocca con mano in che modo la moralità di certe classi sociali venga distrutta . Segue in Sicilia quello che era cominciato a seguire in tutti i paesi di miniere , con qualche differenza però . Altrove si pensò subito a porvi rimedio con leggi , che proteggono l ’ operaio e specialmente il fanciullo , il quale non deve lavorare oltre un certo numero di ore , non deve essere sottoposto a lavori che lo ammazzano o lo demoralizzano . La vita e la moralità dell ’ operaio furono efficacemente protette ; il male fu fermato nel suo cammino . Dal 1859 fino ad oggi , a noi è invece mancato il coraggio , la previdenza necessaria a fare la legge che tanti avevano già fatta . Essa si discute ora negli Ufficii , e , com ’ è naturale , tutti l ’ approvano . Ci sarà però il tempo d ’ approvarla e discuterla anche in Parlamento , in questa sessione ? O sarà la Camera troppo occupata , troppo stanca , troppo sopraffatta ? E , approvata una volta questa legge , avrà il Governo la ferma volontà di farla eseguire ? Si leverà certo nelle miniere un grido di protesta , e sarà invocato il sacro nome della libertà violata . Gli operai picconieri grideranno che col proibire il lavoro dei fanciulli , sarà diminuito il guadagno degli adulti . Le madri grideranno che s ’ impedisce ai loro figli di guadagnarsi un pane , e che così essi morranno di fame . I gabellotti o appaltatori strepiteranno che si mandano in rovina le loro industrie ; che è ingiustizia senza nome l ’ obbligarli a condurre i lavori , scavare le volte , ecc . in un modo piuttosto che in un altro . E i sacri adoratori delle armonie economiche grideranno che tutto è compenso : il male che si voleva impedire da un lato , si produrrà in un altro , e intanto la libertà , che sola poteva rimediare a tutto , è stata violata . Ma quale libertà ? Quella che dà al picconiere il diritto di ammazzare o demoralizzare i fanciulli , per guadagnare qualche scudo di più ? Sono queste le armonie desiderate ? Ma come , diranno forse allora gli uomini pratici , volete voi governare con tutto il paese contro di voi ? In verità mi pare che se abbiamo saputo , quando è stato inevitabile , imporre la leva ed il macinato colla forza , dovremmo saper fare e far rispettare le leggi certo non meno sacre , che proteggono i deboli e la pubblica moralità . Altrimenti è inutile domandare : perché seguono tanti delitti , perché non c ’ è sicurezza pubblica ? Anche questa è un ’ armonia fra causa ed effetto . E se da un lato noi dobbiamo , per necessità inesorabile delle nostre finanze , mantenere il lotto che corrompe il popolo , e da un altro lasciare che chi vuole l ’ opprima e lo corrompa , cosa sarà mai di esso e di noi ? Il giorno in cui l ’ Italia si dichiarasse impotente a rispettare ed a far rispettare le leggi più elementari della giustizia , essa avrebbe pronunziata la propria condanna di morte ; avrebbe in faccia all ’ umanità confessato che non ha il diritto di esistere . Che importerebbe infatti all ’ umanità un ’ Italia unita e libera piuttosto che divisa ed oppressa , se la nostra libertà dichiarasse che , per esistere , deve permettere che i sacri diritti dei deboli vengano ogni giorno violati ? La quistione siciliana si presenta in tutta la sua spaventosa gravità nella provincia di Palermo , dove uno stato sociale , che ancora non si conosce abbastanza , produce non la camorra , ma la mafia . Questa è stata studiata e descritta con molti particolari , prima dal barone Turrisi - Colonna , poi dall ’ onorevole Tommasi - Crudeli e da altri , in opuscoli nei quali sono esaminati anco i diversi elementi storici che contribuirono a generare ed accrescere il male . Sarebbe inutile veire qui a ripetere ciò che essi hanno già detto . E del resto , non è il sapere quel che fa la mafia e come lo fa , e neppure il conoscere quali sono gli elementi ad essa estranei , che la promuovono e le aumentano vigore , ciò che a noi più importa . Son cose in gran parte già note . Questa mafia non ha statuti scritti , non è una società segreta ; si potrebbe dire quasi che non è un ’ associazione ; è una camorra d ’ un genere particolare ; s ’ è formata per generazione spontanea . A noi importa sapere come e perché nasce e si mantiene così vigorosa , più audace assai che la camorra . La mafia guadagna , si vendica , ammazza , riesce persino a produrre sommosse popolari . Chi comanda e chi obbedisce , chi sono gli oppressi e chi sono gli oppressori ? È difficile farsi un ’ idea degli ostacoli che si ritrovano , quando si vuol ricevere o dare una risposta precisa a queste domande . Ognuno ha una opinione o un ’ idea diversa . Ho letto un gran numero di libri e di opuscoli , ho interrogato molti Siciliani e molti stranieri residenti nell ’ Isola da lungo tempo : la varietà delle opinioni cresceva ogni giorno . Un Inglese da parecchi anni dimorante in Palermo , mi scriveva più volte che , senza provvedimenti eccezionali , era ridicolo pensare di poter ristabilire colà la pubblica sicurezza . Interrogato però da me sopra varie questioni , egli , uomo dotto , intelligente , molto pratico di affari , rispondeva schietto di non essere in grado di darmi alcuna cognizione sicura . Inviò le mie domande ad un altro Inglese , già da lungo tempo residente nell ’ interno dell ’ Isola , ivi mescolato in molti affari , ed uomo accorto : he has a long head , he is your man , egli è assai accorto , è il vostro uomo , diceva il mio amico . La risposta fu , che era molto difficile il conoscere davvero l ’ origine prima ed il carattere della mafia : i passati Governi , le rivoluzioni , la mancanza di strade e di opere pubbliche , ecc ecc . Una sola cosa era certa , egli scriveva , e cioè che i provvedimenti eccezionali , farebbero più male che bene . Il rimedio stava nel tempo , nelle opere pubbliche , cui la Sicilia aveva diritto , e finalmente nelle scuole , l ’ eterna panacea di tutti i mali . I due Inglesi si neutralizzavano , ed io restavo come prima . Un giorno ero immerso nella lettura degli opuscoli sulla Sicilia , quando m ’ arrivò la notizia che il prof . Caruso , siciliano , non nato , ma educato a Palermo , e che ora insegna agronomia nell ’ Università di Pisa , dalla cattedra e nella scuola illustrata dal Cuppari , aveva accennato alla questione in un suo pubblico discorso , letto nella solenne apertura dell ’ anno accademico 1873-74 . Scrissi subito per avere il discorso , e vi trovai in pochi periodi accennato , che nella Sicilia v ’ era una grossa quistione sociale , derivante dalla grande coltura e dalla miseria del contadino . « La rivoluzione di Palermo nel 1866 , egli diceva , non fu politica , ma sociale , si perché non aveva nessuna bandiera politica certa , si perché il contingente più numeroso lo forniva la campagna , mandando in quella sventurata città coorti di opranti affamati , desiderosi di arricchirsi » . Unico rimedio ai mali , continuava il Caruso , sarebbe l ’ introduzione di quel contratto di mezzerìa , secondo il quale è coltivata la Toscana , e col quale si fanno al contadino condizioni eccellenti . E subito , nell ’ Accademia dei Georgofili , l ’ ex - deputato E . Rubieri annunziò con parole di elogio questo discorso , ricordando come egli avea nel 1868 , dopo un viaggio in Sicilia , sostenuto la medesima idea nel suo libro : Sulle condizioni agrarie , economiche e sociali della Sicilia e della Maremma Pisana . Lo lessi con avidità anche questo lavoro , e da tutto ciò ricevei una profonda impressione , perché mi ero già prima convinto che la questione del brigantaggio nelle provincie napoletane , era una questione agraria e sociale . Ma quale non fu la mia meraviglia , quando , raccolti gli appunti per quel che riguardava in ispecie la provincia di Palermo , interrogando alcuni Siciliani che mi parevano autorevoli vidi che si mettevano a ridere sgangheratamente . In tutto questo , essi dicevano , non c ’ è una sola parola di vero . Come ! noi oppressori dei contadini ? Ma se siamo noi oppressi dai contadini ! È la mafia che impedisce a noi d ’ andare a vedere i nostri fondi . Il tale , il tale altro da 10 anni non ha potuto vedere le sue terre , che sono amministrate e guardate dai mafiosi , dalle cui mani non può levarle senza pericolo di vita . A questo s ’ aggiunse una notizia singolarissima , la cui verità ho potuto in molti modi accertare . Il maggior numero di delitti si commette da abitanti dei dintorni di Palermo , che per lo più non sono poveri , spesso anzi contadini censuarii o proprietarii , che coltivano mirabilmente i loro giardini d ’ aranci . Nella Conca d ’ Oro l ’ agricoltura prospera ; la grande proprietà non esiste ; il contadino è agiato , mafioso , e commette un gran numero di delitti . lo non volevo credere a questa notizia , che sembrava sovvertire tutti quanti i principii dell ’ economia politica e della scienza sociale ; ma la riscontrai in mille modi , ed in mille modi mi fu riconfermata . Ripigliai , rilessi da capo i miei opuscoli e i libri sulla Sicilia , per vedere se era possibile raccapezzarsi . Negli Annali d ’ agricoltura siciliana trovai ripetuto , che l ’ agricoltura e la prosperità materiale da lungo tempo hanno fatto molti progressi nei dintorni di Palermo . Nell ’ opuscolo del Turrisi Colonna sulla Sicurezza Pubblica in Sicilia , trovai confermato che il centro principale , la vera sede della mafia è nei dintorni di Palermo ; di là essa stende le sue fila nella città . Qui il basso popolo non è avvilito ed oppresso ; ma piuttosto sanguinario , pronto al coltello ; aderisce alla mafia , e ne va orgoglioso . Il contadino agiato ed il borghese , come dicono colà , di Monreale , di Partinico , ecc . ; i gabellotti o affittuarii , e le guardie rurali di quei medesimi luoghi sono quelli che costituiscono il nucleo principale della mafia . Questa dunque stende le sue più profonde radici nella campagna , mentre la camorra le stende nella città . Dentro Palermo voi potete di giorno e di notte passeggiare impunemente ; se v ’ allontanate un miglio dalle porte , anche oggi , mi dicono , voi non siete sicuro d ’ arrivare a Monreale . A tali notizie bisogna aggiungerne un ’ altra , che è pure di massima importanza per conoscere le condizioni dell ’ Isola . Questa va divisa in più zone , che sono fra loro assai diverse . Nell ’ interno v ’ è la grande coltura . Ivi sono feudi o latifondi , ivi sono i miseri proletarii , ivi l ’ agricoltura è in uno stato primitivo ; mancano le acque , l ’ aria è cattiva , il fertile suolo della Sicilia pare spesso una maremma , e v ’ è poco più che la coltura dei cereali . Vicino alle coste , specialmente presso le città , e massime nei dintorni di Palermo , la scena muta affatto . Qui sono giardini , piccola coltura , agricoltura progredita , spesso contadini censuarii o proprietarii , quasi tutti intelligenti , eppure prontissimi ai delitti . A questi s ’ uniscono gabellotti e guardiani , anch ’ essi agiati , anch ’ essi pronti al delitto . Ora in che relazione si trovan fra loro i cittadini , questi borghesi , gabellotti , guardiani , ecc . , ed il proletario dell ’ interno dell ’ Isola ? Ecco il nuovo problema che mi si affacciava . Dopo mille domande e lettere scritte per arrivare alla soluzione del problema , la risposta che più mi parve avvicinarsi al vero mi fu data da un patriotta siciliano , stato ufficiale prima di Garibaldi e poi dell ’ esercito regolare , il quale fece un piccolo giro nei dintorni di Palermo , per poi rispondere più esattamente alle mie domande . Il lettore legga con attenzione la lettera di questo amico , e vi troverà qualche notizia importante a risolvere l ’ arduo problema . Non dimentichi però che scrittore parla de visu , per ciò che risguarda , una parte sola dei dintorni di Palermo . « In Sicilia bisogna distinguere due classi di contadini , uno che abita verso le coste , dove le terre sono più coltivate e meglio divise , e dove il contadino assai spesso possiede la sua porzioncella coltivata o a viti o ad olivi o ad agrumi o a sommacco . Così , per esempio , nella Conca di Palermo i quattro decimi dei contadini sono piccoli censuarii o proprietarii , e nel territorio che si dice della Sala di Partinico , o meglio quella parte della costa che si bagna nel golfo di Castellamare , gli otto decimi dei contadini sono quasi tutti in questa condizione . Tanto ciò è vero , che si è calcolato , che se , per esempio , a Partinico i contadini non fossero analfabeti , potrebbero tutti essere elettori amministrativi o politici , perché tutti pagano la tassa richiesta dalle leggi . Ne vuole saper una ? I Comuni di Monreale e di Partinico sono quelli , in cui le basse classi o meglio il contadinume si trova più che in tutti gli altri Comuni della provincia in uno stato di agiatezza . Ora in questi due paesi appunto gli omicidii sono più spessi e più efferati . La vera classe di contadini che , addetta alla seminagione del frumento , il novanta per cento nulla possiede , e si trova a discrezione di un burbero padrone , è quella che abita l ’ interno dell ’ Isola , dove sono i latifondi , coltivati da uomini che vivono come schiavi . Per rispondere , con notizie certe , ai quesiti propostimi da lei , io piglio ad esempio per tutti Piana dei Greci . Gli abitanti si dividono in tre classi : – galantuomini o boiardi ; borgesi o contadini un po ’ agiati , che fanno da affittuarii , e villani o giornalieri . Circa quattro famiglie di boiardi e sei di borgesi fanno negozio di grano , hanno preso in affitto gli ex - feudi dei signori di Palermo , dando ogni anno a coltivare le terre , in piccole porzioni , ai poveri contadini . Le forme di questi subaffitti sono varie , ma quasi tutte d ’ un anno od a brevissima scadenza , e sempre il feudo viene diviso in piccole porzioni . A mezzerìa si dice quando il contadino , coltivando il grano , dà metà del prodotto al padrone , che piglia poi dalla metà del contadino il prezzo per la guardia rurale , fissandolo egli stesso . Dicesi a terraggio , quando il contadino s ’ obbliga a dar tante salme di grano per salma di terreno . In questi casi , se si anticipa il grano per seminare , si ripiglia con un interesse del 25% . Dicesi a maggese , quando si consegna al contadino il pezzo di terra già arato . Egli lo semina , e dà poi tante salme di grano , secondo il patto fissato nell ’ anno . Di quello che avanza , piglia solo la metà , l ’ altra va al padrone . Anche in questo caso , il grano per la semina è dato in prestito dal padrone al 25% . Quando questi patti onerosi hanno rovinato il contadino , esso diventa giornaliero , e guadagna da L . 1,70 a L . 2 al giorno ; nel tempo della mietitura anche 3 . Cessati i lavori resta senza guadagno . Alcuni dei boiardi e dei borghesi si contentano vivere delle loro rendite ; ma gli altri pigliano in affitto i feudi , negoziano di grano , ed esercitano un ’ usura spaventosa sui contadini . Lo stato dei contadini nell ’ interno dell ’ Isola è deplorevolissimo . In massima parte sono proletarii , che debbono ogni giorno camminar molte miglia , per arrivare al luogo del lavoro . Altra relazione tra essi e i loro padroni non v ’ è , che quella dell ’ usura e della spogliazione , di oppressi e di oppressori . Se viene l ’ annata cattiva , il contadino torna dall ’ aia piangendo , colla sola vanga sulle spalle . E quando l ’ annata è buona , gli usurai suppliscono alla grandine , alle cavallette , alle tempeste , agli uragani . I contadini sono un esercito di barbari nel cuore dell ’ Isola , ed insorgono non tanto per odio contro il Governo presente , quanto per vendicarsi di tutte le soperchierie , le usure e le ingiurie che soffrono , ed odiano ogni Governo , perché credono che ogni Governo puntelli i loro oppressori » . Noi abbiamo dunque tre classi distinte . In Palermo sono i grandi possessori dei vasti latifondi o ex - feudi , e nei dintorni abitano contadini agiati , dai quali sorge o accanto ai quali si forma una classe di gabellotti , di guardiani e di negozianti di grano . I primi sono spesso vittime della mafia , se con essa non s ’ intendono ; fra i secondi essa recluta i suoi soldati , i terzi ne sono capitani . Nell ’ interno dell ’ Isola si trovano i feudi e i contadini più poveri o proletarii . I borgesi arricchiti , i proprietarii negozianti pigliano a gabella gli ex - feudi , che subaffittano ai contadini , dividendo le vaste tenute in porzioni , delle quali serbano per se stessi la migliore , e fanno contratti di subaffitto , diversi , ma sempre onerosissimi al contadino . E aggiungono poi l ’ usura , che ordinariamente arriva al 25% , spesso sale ad un interesse assai maggiore . Inoltre negoziano in grano . Messa da parte l ’ usura , i contratti sono tali , che i calcoli degli agronomi siciliani dimostrano ( prof . G . Caruso , Studii sull ’ industria dei cereali in Sicilia : Palermo , 1870 ) che il contadino , nei casi ordinarii , non può trovare i mezzi necessarii alla vita . Perciò egli deve indebitarsi e cadere in mano dell ’ usuraio , di cui è fatto schiavo , fino a che non si getta al brigantaggio , quando non diviene proletario , per peggiorare anche il suo stato . Egli allora percorre la feconda terra siciliana , senz ’ altro che una zappa sulla spalla , carico d ’ un cumulo di debiti . Si pensi che la coltura dei cereali si estende a 77 per cento di tutta la superficie dell ’ Isola , e si capirà a che cosa arrivi questo esercito d ’ infelici , che sono come gli schiavi dell ’ usuraio e dell ’ affittuario . Fra i tiranni dei contadini sono le guardie campestri , gente pronta alle armi ed ai delitti , e sono ancora quei contadini più audaci , che hanno qualche vendetta da fare , o sperano trovar coi delitti maggiore agiatezza : così la potenza della mafia è costituita . Essa forma come un muro tra il contadino ed il proprietario , e li tiene sempre divisi , perché il giorno in cui venissero in diretta relazione fra loro , la sua potenza sarebbe distrutta . Spesso al proprietario è imposta la guardia de ’ suoi campi , e colui che deve prenderli in affitto . Chiunque minaccia un tale stato di cose , corre pericolo di vita . I delitti sono continui in questa classe , che pure non è data per mestiere al brigantaggio ; ma lavora la terra , fa i suoi affari con intelligenza , mantiene il suo predominio col terrore . Oggi , dietro una siepe , tirano una fucilata al viandante od al vicino rivale ; domani vangano tranquillamente i loro campi d ’ agrumi , o attendono nella città ai propri commerci . La base , le radici più profonde della loro potenza sono nell ’ interno dell ’ Isola , fra i contadini che opprimono e su cui guadagnano ; ma questa potenza si estende e si esercita anche nella città , dove la mafia ha i suoi aderenti , perché v ’ ha ancora i suoi interessi . A Palermo , infatti , sono i proprietari ; a Palermo si vende il grano e si trovano i capitali ; a Palermo vive una plebe pronta al coltello , che può , all ’ occorrenza , dare braccio . E così la mafia è qualche volta divenuta come un Governo più forte del Governo . Il mafioso dipende in apparenza dal proprietario ; ma in conseguenza dalla forza che gli viene dall ’ associazione , in cui il proprietario stesso si trova qualche volta attirato , egli riesce di fatto ad esser il padrone . E abbiamo visto perfino che la mafia promosse una rivoluzione , alla testa della quale pose alcuni proprietarii , prima che avessero il tempo di pensare a trovar modo di separarsene . Ammesso questo stato di cose , tutte le osservazioni fatte dal barone Turrisi , dal Tommasi - Crudeli e da molti altri spiegano chiaramente in che modo il male sia andato sempre crescendo . Gli abitanti dei dintorni di Palermo discendono per lo più da famiglie d ’ antichi bravi dei baroni , e quindi tra di essi la tradizione del sangue è antica . Chi è d ’ accordo colla mafia è sicuro ; chi la comanda è padrone di una forza grandissima , e può mantenere l ’ ordine , o promuovere una rivolta . Perciò i Borboni governarono colla mafia , ed anche la rivoluzione ricorse ad essa , che poté subito armare contadini e popolo , porsi alla loro testa e rovesciare il Governo stabilito . Le compagnie d ’ armi , istituite in tutti i tempi a mantenere l ’ ordine , furono reclutate nella medesima classe , e non spegnevano i delitti ; ma quasi gli organizzavano fra certi limiti , con certe norme , perché il nuovo guadagno che facevano come stipendiati del Governo , e la nuova autorità acquistata , servissero a sempre meglio consolidare il proprio potere . La pubblica sicurezza venne affidata alla mafia , dandole così in mano la società , e questo sistema che pur troppo fu lungamente seguito , rese sempre più forte l ’ associazione che si voleva distruggere . È ben noto che i problemi sociali non sono problemi di matematica ; gli elementi che li costituiscono sono varii e moltiplici , s ’ intrecciano e si confondono fra loro . La divisione di classi da noi osservata , neanche nella Sicilia occidentale si trova sempre esattamente disegnata e distinta ; le condizioni qualche volta s ’ alterano e si modificano , ma pure assai spesso gli effetti sembrano o sono identici . Basta che le radici del male siano fortemente e profondamente costituite in una parte del paese , perché questo male sorga e si propaghi . Ma dove le condizioni dell ’ Isola radicalmente si modificano , ivi esso scomparisce o muta natura . La Sicilia occidentale adunque è travagliata da due grandi calamità : lo stato delle sue ricche solfare , e la mafia che nasce dalle condizioni speciali della sua agricoltura . Perché le cose sono nella Sicilia orientale tanto diverse ? Ivi mancano le solfare ; ivi le condizioni geografiche ed agronomiche sono d ’ altra natura . Il terreno più montuoso e meno fertile ha dato luogo a molti contratti di colonìa parziaria , che è sempre più mite della terraggerìa o della mezzerìa di Palermo . A Catania , è vero , la coltura dei cereali arriva sin quasi alle porte della città ; ma questo appunto , cioè la mancanza d ’ una zona intermedia di terreno più fecondo , ha impedito che sorga una classe di contadini più agiati , da cui poi i gabellotti e mercanti oppressori . Sono miseri proletarii , sottoposti ad una tirannia diversa , simile a quella che troviamo nella Basilicata o in altre province del continente meridionale ; arrivano , lavorano la terra senza portare disordini . L ’ estrema miseria gli spinge qualche volta al brigantaggio , ma non possono costituire la mafia . S ’ aggiunga poi che a Palermo si trovano i più grandi possessori di latifondi , il che più facilmente dà modo al gabellotto di guadagnare col subaffitto dei vastissimi ex - feudi ; e si capirà , io credo , in che modo i dintorni della capitale dell ’ Isola abbiano il triste privilegio d ’ essere il centro della mafia . Ed ora quale è il rimedio contro questi mali ? Qui si presenta un problema che spaventa , per l ’ estensione che prende , come vedremo , non solo in Sicilia , ma in tutta l ’ Italia , specialmente meridionale . È chiaro intanto che i rimedii son sempre di due sorta : repressivi e preventivi . Bisogna , non v ’ ha dubbio , punire severamente i delitti con pronta ed esemplare giustizia ; ma anche qui la prigionia è inutile , se non s ’ isola o non si manda lontano il condannato . A riuscire però coi soli mezzi repressivi , bisognerebbe portare la repressione fino allo sterminio . Allora , di certo , col terrore cesserebbero i delitti , salvo sempre a vedere , se quelle condizioni che hanno prodotto il male , restando le stesse , non lo riprodurrebbero in breve . Ma lo sterminio porta un consumo spaventevole di forze , ed un Governo civile non può decidersi a ciò . Occorre il dispotismo . Noi dobbiamo dunque assalire il nemico da due lati : punire e reprimere prontamente , esemplarmente ; ma nello stesso tempo prevenire . In che modo ? Bisogna curare la malattia nella sua sorgente prima . Il Governo deve avere il coraggio di presentarsi come colui che vuol redimere gli oppressi dal terrore e dalla tirannide che pesa su di essi . È vero o non è vero quello che dicono gli agronomi siciliani , che cioè i contratti agrarii fatti col terraggiere , col mezzadro ecc . sono iniqui ? Se è vero , è necessario cercare qualche rimedio a ciò , sia con mezzi legislativi , e con un ’ azione energica del Governo in difesa della giustizia e dei deboli ; sia con una pubblica opinione più illuminata , o con altro mezzo qualunque . Se a questo non si può riescire , non è sperabile di potere estirpare il male . Quando i contratti agrarii assicurassero al contadino , con una maggiore indipendenza , un ’ equa retribuzione , e lo ponessero in relazione amichevole col proprietario , il guadagno della mafia e con esso la sua potenza e la sua ragione di essere sarebbero distrutti . È possibile , è sperabile arrivare allo scopo ? Ecco l ’ arduo problema . La quistione si allarga ora immensamente , perché nelle province napoletane , dove non troviamo la mafia , il contadino geme sotto un ’ altra forma di miseria e di oppressione , che esiste pure nella Sicilia orientale , e dalla quale derivano conseguenze diverse , ma pure gravissime . Invece della mafia abbiamo il brigantaggio , che ci presenta la quistione agraria sotto un altro aspetto . Ed anche qui l ’ unico rimedio possibile è sempre lo stesso : la repressione esemplare e pronta dei colpevoli da un lato , la redenzione degli oppressi dall ’ altro . E la difficoltà gravissima è anche la stessa , cioè : può lo Stato far nuove leggi , per determinare le forme e le condizioni dei contratti agrari ? Facendole , conseguirebbe lo scopo ? O è sperabile invece che basti il naturale progresso della pubblica opinione e dei costumi , ed è necessario affidarsi solo a ciò ? Di questo ti dirò qualche cosa , dopo aver parlato del brigantaggio . Tuo affez . P . VILLARI - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - IL BRIGANTAGGIO Mio caro Dina lo suppongo il lettore persuaso già che la mafia abbia le sue radici principali nella campagna , e che a distruggerla sia necessario veramente migliorare le condizioni delle migliaia d ’ agricoltori , che lavorano nell ’ interno dell ’ Isola i 77% del suolo siciliano . E allora vedo subito nascere uno spavento e una diffidenza grandissima . Da un lato sento dire : Sono mali a cui non può rimediare che il tempo , la forza generale delle cose . Da un altro lato sento con maggiore insistenza affermare : Volete dunque sollevare in Italia una quistione sociale ? Fra i tanti nostri guai questo ci mancava ancora . Avevamo la pace interna , e voi vorreste ora scatenare su di noi così terribili calamità . Sarebbe davvero un gran delitto contro la patria , l ’ alimentare nei contadini speranze che non possono mai essere soddisfatte . Essi sono la classe di gran lunga più numerosa e meno civile ; se si sollevassero , chi potrebbe loro resistere ? Prima di tutto bisogna bene intendersi su di ciò , perché queste opinioni molto diffuse hanno davvero impedito che la quistione venisse finora seriamente e chiaramente discussa . Se per questioni sociali s ’ intendono quelle che vediamo travagliare così crudelmente le altre nazioni , allora di certo ne siamo per fortuna liberi . Perché esse sorgano , occorre che siasi già fatto un grande progresso nell ’ industria , nell ’ agricoltura e nel commercio ; progresso che fra noi non esiste , e meno che mai in quelle provincie di cui ora più particolarmente ci occupiamo . Quando noi domandiamo che si porti qualche aiuto all ’ infima plebe di Napoli , che vive senza mestiere , vogliamo solo spingerla fino al lavoro ed all ’ industria ; quando domandiamo che il contadino esca dalla sua condizione di schiavo , in cui trovasi in alcuni luoghi , vogliamo solo condurlo fino alla sua indipendenza . Là dove si cominciano a discutere pericolose teorie , siamo già fuori del nostro argomento . Che se , per la possibilità che queste teorie sorgano , si dovesse rinunziare a promuovere il progresso morale e materiale delle popolazioni abbandonate e povere , allora solamente il tacerne sarebbe dovere . Chi vorrà sostenerlo ? Se però non abbiamo , ne dobbiamo per ora temere il socialismo , il comunismo e l ’ internazionalismo , è poi certo che non abbiamo alcuna questione sociale , ma solo la pace interna per tutto ? Non c ’ è questione politica che progredisca davvero senza questioni sociali , perché la mutazione del Governo , senza una trasformazione progressiva della società , sarebbe opera affatto vana . E poi quale è la pace che abbiamo nelle provincie di cui si ragiona ? Sono segni di ordine e di pace la camorra , la mafia ed il brigantaggio ? A Zurigo , a Ginevra , in molte città della Svizzera , è ben vero , si sono più volte agitate le moltitudini con teorie sovversive , e sarebbe certo la più grande calamità se queste teorie si diffondessero tra noi . Ma nella Svizzera voi potete traversare di giorno e di notte monti , valli e boschi , senza quasi mai trovare un gendarme , e senza mai temere ne per la vostra vita , ne per la vostra proprietà , se anche siete carico d ’ oro . Potremo proprio dire che ivi la pace sociale sia turbata , e che fra noi sia invece perfetta , quando pensiamo che in alcune delle nostre province non si può camminare senza essere circondati di guardie armate , e vi sono uomini che , in mezzo alla libertà , sono poco meno che schiavi ? E da un altro lato abbiamo noi esaminato tutti i danni di un tale stato di cose ? La insurrezione è un pericolo ; ma l ’ ozio , l ’ inerzia , il vagabondaggio e l ’ abbrutimento sono un pericolo non meno grave , specialmente per un popolo che vuol esser libero . Il dispotismo si fonda sopra una società che lavora poco e spende poco ; può quindi più facilmente tollerare l ’ ozio e l ’ abbrutimento ; spesso ne ha anche bisogno per la sua sicurezza . Ma un popolo libero è invece un popolo che lavora e spende molto . Se noi avessimo prima trasformata la nostra società , per far poi la rivoluzione politica , non ci troveremmo nelle condizioni in cui siamo , appunto per aver fatto solo una rivoluzione politica , colla quale si sono mutati il Governo e l ’ amministrazione . Le spese sono a un tratto immensamente cresciute , senza che la produzione cresca del pari . E questo stato di cose porta un deficit finanziario , il quale non sarà colmato neppur quando colle imposte avremo pareggiato le spese alle entrate . La più piccola scossa farà riapparire il disavanzo , e le economie necessarie ma forzate , che faremo per alcuni anni , saranno a lungo impossibili , se vorremo accrescere il benessere materiale e morale . Ma da un altro Iato neppure le spese saranno possibili , se un aumento di lavoro e di produzione non comincerà nel paese . È un circolo vizioso , di certo ; ma è pur chiaro che , per andare innanzi , bisogna uscirne . E senza redimere quelle classi numerose , che nell ’ abbrutimento in cui sono , non lavorano punto so o fanno un lavoro improduttivo , il problema non sarà mai risoluto . Questo è per noi non solamente un debito d ’ onore , ma è pure un nostro interesse : noi non faremo mai davvero e permanentemente il pareggio finanziario , senza prima fare il pareggio morale . Il problema è più grave che non si crede . Se dentro o vicino alle città troviamo i mali più sopra esaminati , questi diventano maggiori nella campagna . Si pensi un poco che l ’ Italia è un paese agrario , e che i contadini sono più di un terzo della sua popolazione . Si pensi che la leva degli anni scorsi , trovava che più del 60% dei coscritti erano agricoltori , e il censimento del 1861 dimostra che gli agricoltori sono assai più della metà della gente che in Italia esercita un mestiere , una professione , un ufficio qualunque , o sia più della metà della gente che lavora e produce . E allora si vedrà quanto sia impor - tante esaminare il problema anche da questo Iato . Il brigantaggio è il male più grave che possiamo osservare nelle nostre campagne . Esso certamente , com ’ è ben noto , può dirsi la conseguenza d ’ una questione agraria e sociale , che travaglia quasi tutte le province meridionali . La Relazione scritta dall ’ on . Massari ( Sessione del 1863 , N . 58 , Atti del Parlamento ) dice : « Le prime cause adunque del brigantaggio sono le cause predisponenti . E prima fra tutte , la condizione sociale , lo stato economico del campagnuolo , che in quelle province appunto dove il brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori , è assai infelice ... Il contadino non ha nessun vincolo che lo stringa alla terra . » Mangiano un pane « che non mangerebbero i cani » diceva il direttore del demanio e tasse . Nelle carceri di Capitanata , e così altrove , quasi tutti i briganti sono contadini proletarii . Le bande del Caruso e del Crocco , molte volte distrutte , si ricostituirono senza difficoltà con nuovi venuti ; e in una medesima provincia si osservava , che là dove il contadino stava peggio , ivi grande era il contingente dato al brigantaggio ; dove la sua condizione migliorava , ivi il brigantaggio scemava o spariva . Anzi nell ’ Abruzzo , per la sola ragione che il contadino ridotto alla miseria ed alla disperazione , può andare a lavorare la terra della campagna romana , dove piglia le febbri e spesso vi lascia le ossa lo stato delle cose muta sostanzialmente . Questa emigrazione impedisce l ’ esistenza del brigantaggio , e prova come esso nasca non da una brutale tendenza al delitto , ma da una vera e propria disperazione . « Il brigantaggio , conchiudeva l ’ on . Massari , diventa in tal guisa la protesta selvaggia e brutale della miseria contro antiche e secolari ingiustizie » . E nella Camera dei deputati , il 31 luglio 1863 , l ’ on . Castagnola , che era stato pur esso membro della Commissione d ’ inchiesta in un discorso assai note vole e pratico , confermava ampiamente le stesse conclusioni . Il generale Govone , interrogato sul perché le popolazioni dimostravano tanta simpatia al brigante , aveva risposto semplicemente : « I cafoni veggono nel brigante il vindice dei torti che la società loro infligge » . L ’ onorevole Castagnola era stato giustamente maravigliato di trovare in quelle popolose città due classi solamente , proprietarii e proletarii , o come dicono , galantuomini e cafoni . Si scende dal gran signore al nullatenente , e l ’ odio fra queste classi gli pareva profondo , sebbene represso . « È il Medio Evo sotto i nostri occhi » , esclamava egli nella Camera . Veniva poi ad esaminare le molteplici cause del brigantaggio , e concludeva : « Vi è la questione sociale , per sciogliere la quale converrebbe promuovere il benessere delle popolazioni , fare strade , far cessare l ’ usura , istituire dei Monti frumentarii , far nascere il credito agricolo ... Questi sarebbero i rimedii radicali » . Per distruggere il brigantaggio noi abbiamo fatto scorrere il sangue a fiumi , ma ai rimedii radicali abbiamo poco pensato . In questa , come in molte altre cose , l ’ urgenza dei mezzi repressivi ci ha fatto mettere da parte i mezzi preventivi , i quali soli possono impedire la riproduzione di un male , che certo non è spento e durerà un pezzo . In politica noi siamo stati buoni chirurgi e pessimi medici . Molte amputazioni abbiamo fatte col ferro , molti tumori cancerosi estirpati col fuoco , di rado abbiamo pensato a purificare il sangue . Chi può mettere in dubbio che il nuovo Governo abbia aperto gran numero di scuole , costruito molte strade e fatto opere pubbliche ? Ma le condizioni sociali del contadino non furono soggetto di alcuno studio , ne di alcun provvedimento che valesse direttamente a migliorarne le condizioni . Uno solo dei provvedimenti iniziati tendeva direttamente a questo scopo , ed era la vendita dei beni ecclesiastici in piccoli lotti , e la divisione di alcuni beni demaniali . Ciò poteva ed era inteso a creare una classe di contadini proprietarii , il che sarebbe stato grande benefìzio per quelle provincie . Ma senza entrare in minuti particolari , noteremo per ora che il risultato fu assai diverso dallo sperato ; perché è un fatto che quelle terre , in uno o in un altro modo , andarono e vanno rapidamente ad accrescere i vasti latifondi dei grandi proprietarii , e la nuova classe di contadini non si forma . Il problema per noi è ora il seguente : dal 1860 ad oggi , questi contadini che ci vengono descritti come schiavi della gleba , ingiustamente , crudelmente oppressi , hanno o non hanno cominciato visibilmente a migliorare la propria condizione ? A risolvere una tale questione , senza accuse irritanti o ingiuste per alcuno , dobbiamo un momento fare astrazione dalla natura individuale degli uomini , ed indagare se le condizioni nuove li spingono al bene con una forza assai maggiore che nel passato ; se obbligano i tristi , gli avidi a fermarsi nei soprusi , cui s ’ erano per lungo abuso educati . Non bisogna dimenticare che , quando una società ha preso il suo indirizzo , non è più in potere di alcuni uomini buoni e generosi il fermarla o deviarla dal pericoloso cammino . Si forma un ’ atmosfera che tutti respirano , si creano interessi collegati che resistono potentemente e violentemente . Ne è raro il caso di vedere quegli stessi , in favore dei quali si vorrebbe operare , per diffidenza o per ignoranza reagire , ed anche far causa comune coi loro tiranni , combattere quelli che vorrebbero essere i loro benefattori . È un fatto che segue ogni giorno , ed è bene ricordarlo . Con maraviglia lo straniero osserva nelle province meridionali molte città popolose , in cui si trovano poche famiglie di ricchi proprietarii , il più delle volte imparentati fra loro , in mezzo ad una moltitudine di proletarii , che sono i contadini . Salvo qualche impiegato , altri ordini di cittadini non vi sono . La campagna è deserta , i suoi lavoratori formano il popolo delle città . Non v ’ è industria , non v ’ è borghesia , non v ’ è pubblica opinione che freni i proprietarii , che sono i padroni assoluti di quella moltitudine , la quale dipende da essi per la sua sussistenza , e se viene abbandonata , non ha modo alcuno di vivere . È ben vero che anche il proprietario ha bisogno del contadino . Ma là dove la popolazione non è scarsa , e le braccia non mancano al lavoro , o abbondano , come spesso avviene in quelle province , quale è la conseguenza di un tale stato di cose ? La scienza economica lo ha quasi matematicamente dimostrato . Il salario del contadino sarà ridotto a ciò che è strettamente necessario , perché egli possa vivere per continuare il lavoro . Se l ’ industria non apre una valvola di sicurezza , il contadino sarà ben presto condotto allo stato di servo della gleba , o anche peggio . Ne ciò deve attribuirsi a colpa di coloro che nelle provincie meridionali sono i possessori del suolo . È invece una conseguenza inesorabile di quello stato sociale , simile ad altre ben più funeste e più crudeli , che si videro in Irlanda venire da una situazione non molto diversa . Una emigrazione in massa , ed una fame spaventosa decimarono colà la popolazione in modo da non avere riscontro nella storia , sotto un Governo che nessuno vorrà credere meno civile e meno intelligente del nostro . Or si pensi al tempo che durò una simile condizione di cose nelle province meridionali ; s ’ aggiunga un Governo come quello dei Borboni , che ridusse l ’ antagonismo di classi a sistema , ne fece base e fondamento della sua autorità , della sua forza , e si capirà il disordine morale e sociale che dove seguirne . Ho sentito citare esempii di persone che avevano fatto tirare una fucilata a qualche contadino , aggiustando poi facilmente la faccenda col Governo , che in fondo alimentava gli odii . Esso fu chiamato , come ognun si ricorda , la negazione di Dio e della moralità . Certo non mancavano gli onesti ed i nemici di un tale stato di cose , come i fatti più volte provarono . Ma chi può negare che la pubblica moralità doveva soffrirne ? L ’ America ha dimostrato col suo esempio , che la schiavitù dei negri in molti casi noceva più di tutto al padrone dello schiavo , perché esso veniva corrotto dal dominio ingiusto che esercitava . Non doveva corrompere un dominio illimitato , esercitato non sui negri , ma sopra uomini della stessa stirpe ? Ora se tale è lo stato in cui la rivoluzione trovò le province meridionali , quali furono le conseguenze del nuovo Governo ? che cosa fece per esse ? Nessuno vorrà certo negare i grandi benefizii che portò al paese . Ma io qui mi occupo di una sola classe di cittadini . I lavori pubblici adoperarono per un momento alcune braccia , ma non crearono un ’ industria ne una borghesia nuova . Le strade fecero rialzare i prezzi delle derrate , ma non mutarono in modo alcuno le condizioni sociali del contadino . Le città ed i borghi sono oggi pur troppo quel che erano prima , e le condizioni , le relazioni degli abitatori restarono sempre le stesse . Il Governo costituzionale è in sostanza il regno della borghesia . La classe dei proprietarii , in mancanza d ’ altro , divenne la classe governante , e i municipii , le provincie , le opere pie , la polizia rurale furono nelle sue mani . Chi circonda il prefetto , chi illumina i Ministri , su chi si appoggiano essi colà ? E se il dominio che quella classe esercitava era dispotico , e se esso è restato illimitato , senza alcun nuovo freno , ma colla giunta di nuove forze , quali debbono esserne le conseguenze , quali sarebbero in ogni altro paese della terra , fra qualunque generazione di uomini ? Ognuno può immaginarlo da sé . Fra poco , io credo , verrà alla luce un lavoro scritto dal signor Leopoldo Franchetti , il quale ben due volte ha fatto un viaggio nelle province meridionali , espressamente per conoscere lo stato degli agricoltori colà , e , com ’ è naturale , fu dolorosamente scandalezzato nel vedere cose che dovevano sembrare impossibili a lui , nativo della Toscana , dove il contadino non solo è un uomo indipendente e libero , ma è il vero socio del suo padrone , e di poco si crede inferiore a lui . Rammento che , quando seppi della sua prima gita , mi nacque un vivo desiderio di parlargli . Avendolo incontrato in un salotto , fummo presentati l ’ uno all ’ altro , e mi avvidi subito che anch ’ esso desiderava parlarmi , per fare a me la domanda stessa che io voleva fare a lui . Esaminando lo stato della più povera plebe di Napoli , esaminando lo stato dei più miseri contadini , io m ’ ero persuaso che la maggior parte di essi , se non si trovavano nella medesima miseria ed oppressione che sotto i Borboni , avevano con la nuova libertà peggiorato la lor sorte . La cosa mi pareva talmente sconfortante , talmente enorme , che cercavo un ’ autorità imparziale , la quale avesse potuto smentire una opinione che quasi mi umiliava . Un Toscano che , lontano da ogni interesse personale , da ogni amor proprio provinciale , aveva , per solo fine patriottico e filantropico , fatto un viaggio in quelle regioni , mi pareva l ’ uomo di cui avevo bisogno . Ma ognuno può immaginare qual fu la mia maraviglia , quando m ’ accorsi ch ’ egli aveva riportato di colà la stessa penosa impressione , e cercava in me uno che sapesse persuadergli il contrario . Fui costretto a dirgli : lo non sono il vostro uomo . Ripetete piuttosto il vostro viaggio , andate in altre province , e mettete di nuovo alla prova le vostre osservazioni . Egli era stato negli Abruzzi e nel Molise ; andò , come aveva già divisato di fare , nelle Calabrie e nella Basilicata ; è tornato colla prima opinione ancora più ribadita , Il suo libro del resto verrà fra poco in luce , ed ognuno potrà vedere su quali fatti è fondata la sua convinzione . Per ora il lettore faccia il conto che crede di questo involontario ed inconsapevole accordo di opinioni individuali , sopra una questione tanto complessa e tanto difficile a determinare . lo mi restringo a riportare qui la conclusione d ’ una lunga lettera , che il signor Franchetti ebbe allora la gentilezza di scrivermi : « Del resto , qualunque ne sia la cagione , credo che si possa affermare il fatto che , in regola generale , i contadini di quelle provincie ( Abruzzi e Molise ) sono per il loro vitto , d ’ anno in anno , nella dipendenza assoluta dei proprietarii , dipendenza che si manifesta non solo nella durezza delle condizioni dei contratti agricoli , ma ancora nella indeterminatezza di alcune delle loro clausole , che riportano la mente al tempo del servaggio . Il padrone , per citare un esempio , ha diritto illimitato di esigere prestazioni in opera dai suoi contadini , e ne usa largamente ... È adunque forza conchiudere che , durando le cose come adesso , la classe inferiore , per ora ignorante della moralità , piuttosto che positivamente immorale , vedendo la classe agiata pesare così gravemente su di essa , acquisterà colla istruzione che gli si vuol dare , o una immoralità cosciente di se , o un odio ancora più profondo pei signori e pel Governo , che sarà pieno di pericoli per l ’ ordine avvenire » . Si pensi un poco alle conseguenze logiche di queste osservazioni . Il contadino napoletano è dunque in uno stato d ’ abbrutimento , e quasi di servaggio . Per incivilirlo noi non abbiamo adesso che l ’ istruzione , e questa non darà alcun frutto , o costituirà un pericolo sociale per l ’ avvenire . Ciò spiega i pochi risultati che si ottengono , ciò spiega le paure che in alcuni destano le scuole . Descrivere minutamente quale sia lo stato degli agricoltori nell ’ Italia meridionale , sarebbe qui opera impossibile , perché queste condizioni e le forme dei contratti agrarii mutano non solo da provincia a provincia , ma sono infinite e diverse in una stessa provincia , non essendovi ne una legge , ne una consuetudine che domini per tutto . A trattare tollerabilmente il soggetto , bisognerebbe scrivere dei volumi . lo perciò mi contento di citare alla rinfusa alcuni esempii , alcune notizie avute da persone del luogo , o che ivi si trovano . Un giovane e pregiato economista delle Puglie , interrogato da me sulla condizione in cui erano nel suo paese i lavoratori dei latifondi , mi scriveva : « I contadini addetti alla coltivazione di questi lontani latifondi , vi stanno quasi tutto l ’ anno , venendo chi ogni quindici , chi ogni ventidue giorni a rivedere in città la moglie , i figli e la propria casa . In campagna vivono in un camerone a terreno , dormendo in nicchie scavate nel muro intorno intorno . Hanno , senz ’ altro , un sacco di paglia , su cui dormono vestiti ; anzi non si spogliano mai . Li comanda un massaro , che somministra ogni giorno a ciascuno , per conto del padrone , un pane nerastro e schiacciato , del peso d ’ un chilogramma , che si chiama Questo contadino lavora dall ’ alba fino al tramonto ; alle 10 del mattino riposa mezz ’ ora , e mangia un po ’ del suo pane . Alla sera , cessato il lavoro , il massaro mette sopra un gran fuoco , che è in fondo al camerone , una gran caldaia , in cui fa bollire dell ’ acqua con pochissimo sale . In questo mezzo i contadini si dispongono in fila , affettano il pane che mettono in scodelle di legno , in cui il massaro versa un po ’ dell ’ acqua salata , con qualche goccia di olio . Questa è la zuppa di tutto l ’ anno , che chiamano acqua - sale . Ne altro cibo hanno mai , salvo nel tempo della mietitura , quando s ’ aggiungono da uno a due litri e mezzo di vinello , per metterli in grado di sostenere le più dure fatiche . E questi contadini serbano ogni giorno un pezzo del loro chilogramma di panrozzo , che vendono o portano a casa per mantenere la famiglia , insieme con lo stipendio di circa 132 lire all ’ anno , con di più un mezzo tomolo di grano e mezzo tomolo di fave , che loro spetta secondo il raccolto » . Questi , aggiungeva il mio amico , sono i contadini che più facilmente si dànno al furto ed alle grassazioni . E chi vorrà meravigliarsene ? Ma io non voglio tralasciar di notare che questa gente così male compensata , è tra quelle che in Europa lavorano di più . Ricordo di aver letto una tale osservazione in un ’ inchiesta inglese fatta per ordine di lord Palmerston . Ho conosciuto anche un Tedesco , occupato molto nella escavazione di miniere , il quale , essendo andato a passare alcuni mesi di riposo nelle campagne napoletane , mi disse un giorno a Firenze : – Il dolce far niente degl ’ Italiani , almeno là dove io sono stato , è una calunnia atroce . Sarebbe impossibile piegare il nostro contadino o il nostro operaio ad un lavoro così duro e prolungato , come quello che fanno i vostri contadini . – Il Franchetti , che è tornato di là con opinioni ben altro che favorevoli a noi , mi ha mille volte ripetuto : – È facile assai trovarne che lavorino meglio ; è impossibile trovarne che lavorino di più . – Ed è questa appunto la gente che nel paese del dolce far niente è messa dalla società a tale disperazione da gettarsi al brigantaggio . Che lo facciano assai di mala voglia , c ’ è un fatto , ripeto , che lo dimostra chiaro , ed è l ’ emigrazione nella Campagna romana . Un contadino abruzzese , che pure aveva tirato qualche colpo di coltello , e che trovavasi in estrema miseria , fu interrogato dal sig . Franchetti : – Se le cose per te continuassero così , ti getteresti al brigantaggio ? – No . andrei a lavorare nella Campagna romana , come fanno gli altri . – E quale è questa vita che preferiscono a quella che menano sui loro campi nativi ? Ognuno può vederlo , per poco che s ’ allontani da Roma . In mezzo alla malaria , accanto ai pantani , lavorano tutto il giorno , e discendono . per dormire , in tane da lupi , dove pigliano le febbri . e poi tornano a casa ben più che decimati . La scorsa settimana , mi raccontava un nobile romano , arrivò nella mia tenuta qualche centinaio di questi infelici . Avevano fatto otto ore di viaggio , chiusi e stipati nei vagoni delle merci , in piedi sempre , uomini , donne e bambini , col patto stipulato , che a nessuno di loro dovesse essere permesso di scendere per via , neppure una sola volta . Fra non molto saranno ridotti a pochi , perché vengono qui a seminare le loro ossa , non tanto a causa della malaria , quanto a causa della vita cui sono condannati . – Io non mi fermo a descrivere questi infelici , che ognuno può andare a vedere se vuole . Basta guardarli per sentirsi arrossire . Rammento il giorno , in cui venivo a Roma in uno dei piccoli vapori del Tevere . Fermatici in un punto per qualche minuto , si vide sopra una vicina e molto ripida altura , un povero vecchio , il quale , accorgendosi di non essere in tempo ad imbarcarsi , si gettò senz ’ altro dall ’ altura , ed arrivò rotolando insino alla riva . Era appunto un contadino abruzzese , che nei lavori dei campi si era rotto un braccio ; aveva prese le febbri , ed andava a morire all ’ ospedale . Mi par di vederlo ancora : la sua faccia era rassegnata e tranquilla in quei tormenti ; stringeva per dolore le labbra ; stringeva i pugni , ma non mandò un lamento . La sua storia è la storia di migliaia d ’ infelici . E se questa è la vita che preferiscono , qual sarà quella che fuggono ? Ripeto che mi sarebbe impossibile di qui dare un ragguaglio esatto di tutte le forme di contratti agrarii , prevalenti nelle province meridionali . E quando pur facessi , sarebbe poco meno che inutile . Il contratto più diffuso è l ’ affitto in danaro o in generi ; trovasi anche la mezzeria , e trovansi altre delle forme più note e più generalmente adottate altrove . Ma sono le condizioni speciali e varie , imposte a ciascuno di questi contratti , le molte modificazioni che essi subiscono , quelle che ne costituiscono l ’ essenza , e fanno si che , con qualunque di essi , il contadino si trovi quasi sempre nella stessa oppressione . Una simile osservazione fu fatta dall ’ onorevole Gladstone , quando egli propose la legge che modificava e vincolava a certe norme i contratti agrarii dell ’ Irlanda . Gli fu osservato allora , che le stesse leggi , i medesimi contratti prevalevano in Inghilterra ; perché dunque la nuova legge solo per l ’ Irlanda ? Egli poté facilmente e vittoriosamente rispondere , che solo lo scheletro di questi contratti era identi co nei due paesi ; le condizioni in apparenza accessorie e le modificazioni diverse gli avevano alterati in modo , che le medesime forme portavano nell ’ Irlanda calamità ignote all ’ Inghilterra . E ciò non per le differenze che pur son sempre nella natura degli uomini , giacche il proprietario inglese in Irlanda faceva peggio degli altri ; ma perché l ’ Inghilterra è un paese industriale , e quindi il contadino trova aperta un ’ altra via , per la quale può scampare alla tirannide del proprietario ; l ’ Irlanda invece è , come l ’ Italia meridionale , un paese dato esclusivamente all ’ agricoltura , e quindi non v ’ è scampo possibile . Un amico da me interrogato , raccolse molte notizie sulle province di Chieti e di Teramo . Egli mi scriveva , che colà era abbastanza diffusa la mezzeria . Il prodotto dell ’ ulivo va diviso in tre parti , di cui due al padrone , una al colono o soccio , come lo chiamano . Il mosto va diviso in parti uguali , e così le frutta , ma di queste il contadino deve dare , in denaro , il valore della parte che spetta al padrone . Pel grano le condizioni mutano : si raddoppia , si triplica la quantità che deve dare il contadino , secondo che cresce la fertilità del suolo . Non mancano esempii di contadini obbligati a pagare al padrone il fitto della casa colonica , costruita con fieno e terreno cretaceo impastati . Ne ciò basta . « Si usa eziandio generalmente d ’ imporre ai socci certe piccole prestazioni , come di uova , galline , galli d ’ India , agnelli pasquali , allevamento di qualche maiale per uso di famiglia , ecc . Queste prestazioni variano assolutamente secondo l ’ umore dei padroni . Sono però sempre da considerarsi come un discreto contrappelo » . Così scriveva l ’ amico abruzzese . Chi potrebbe paragonare questa mezzeria con la toscana ? Non hanno di comune fra loro altro che il nome . Ma non basta ancora . Nei tempi di cattiva raccolta il soccio non può pagare . E allora , se deve dar danaro , si fissa un interesse che ascende al 12 per cento ; se deve dar grano , i padroni più benevoli esigono alla fine dell ’ anno la così detta colmatura , che è una mezzetta , o il sesto di più . Gli altri , e sono il maggior numero , vogliono esser pagati in danaro , e fissano il valore del grano dovuto , pigliando per norma il prezzo che ha nel maggio , che segue alla cattiva raccolta , cioè il mese in cui questo prezzo è più alto . Il mio amico scriveva nell ’ aprile del 1874 , quando la raccolta era stata assai cattiva , e continuava così : « Se quest ’ anno , come pare , sarà buona , e se il contratto porta 10 salme di grano all ’ anno , si può calcolare che il contadino dovrà darne 10 per questo anno , e 16 per l ’ anno passato , 26 in tutto . Piove e i contadini per la gioia non entrano nei loro panni ; dicono che la terra è in ottime condizioni . Non sanno , tanto l ’ abitudine e l ’ ignoranza sono potenti , che la terra frutterà questo anno , ma non per loro . Sic vos non vobis » . E più oltre conchiudeva con queste parole : « Oggi noi a Chieti siamo , alla lettera , assediati da gente dei villaggi e da vecchi delle campagne , che vanno in giro accattando , e nei giorni di mercato , il volto sparuto dei contadini dice che essi trascinano la vita a gran fatica . Non ha guari è stato trovato morto per fame un contadino di San Valentino , in territorio di Chieti , nelle pianure di Pescara , presso una cappella detta di Santa Filomena . Due mesi fa ho visto io un contadino , piuttosto vecchio , giacente per terra , estenuato dalla fame , innanzi alla porta dell ’ ospedale civile . Non sono molti giorni , nella piazza detta della Cavallerizza , ne ho visto un altro disteso per terra , che sembrava morto , con una gran folla di gente attorno . Dimandato che fosse , n ’ ebbi questa risposta : Signore , la fame ! E si badi che il contadino abruzzese è sobrio e laborioso . Dacché s ’ è introdotto il gran turco , si ciba solo di questo , che , per colmo di sventura , è salito quest ’ anno a 10 duca ti la salma » . E aggiungo che in alcune delle nostre province , essere messo a pane di grano , significa essere vicino a morire , spedito dai medici . Perfino nel linguaggio s ’ è stampata in eterno la storia delle nostre vergogne . Un altro amico , che raccolse notizie nei soli circondarii di Sulmona , Aquila e Cittaducale , mi scriveva : « Il rischio della cattiva raccolta è , per patto , ordinariamente a carico dell ’ affittuario , il quale spesso trova il suo unico schermo nella impotenza a pagare . Nel circondario di Sulmona i contadini stipulano con frequenza affitti a lunga scadenza , per mettere le terre a vigna , impiegandovi assai più le loro fatiche che i capitali , che non hanno . Spirato il termine dell ’ affitto , qualche volta il proprietario rimborsa al colono tutte le migliorie ; più spesso ne rimborsa la sola metà . Non è però raro il caso in cui il proprietario si riserba libera facoltà di compensare in tutto o in parte le migliorie , o d ’ invitare il colono a distruggerle , se vuole . Negli altri due circondarii , di miglioramenti non si tien conto , perché gli affitti sono troppo brevi per supporli possibili . Può succedere invece il contrario » . E di queste condizioni , che sole dànno un ’ idea precisa dello stato in cui si trova il contadino , qualunque sia la forma generale di contratto , se ne potrebbe citare un numero infinito . Il signor Franchetti , percorrendo le Calabrie e la Basilicata , ha trovato in alcuni luoghi un contratto di miglioria , col quale il proprietario , concesso in affitto un terreno incolto , dopo otto anni dà al contadino solo un terzo della differenza che si trova fra il valore del fondo incolto e il valore del fondo messo a coltura . Altrove non si dava più di un settimo . In altri luoghi trovò che il contadino doveva pagare al proprietario il diritto di guardia del fondo , guardia che quegli volentieri avrebbe fatta da se . La pagava in tanto grano , del quale solo una parte veniva dal proprietario data al guardiano . « E anche qui » , egli dice , « immensi sono i servigi arbitrarii che rendono più duro il contratto » . La cosa va all ’ infinito . La società intera qualche volta sembra costituita a danno del contadino , non per volontà individuale di alcuno , ma come per legge inevitabile di natura . La malignità umana , però , come può bene immaginarsi , non manca mai . Il Monte frumentario è destinato a dare , con equo interesse , il grano al povero coltivatore , nel tempo della semina o negli anni di carestia . Ciò farebbe concorrenza all ’ usura , largamente esercitata colà . Ma lo speculatore , e qualche volta anche il proprietario , trovano modo d ’ avere essi il grano , per darlo al povero con interesse assai maggiore . L ’ emigrazione in America , cominciata nella Basilicata , osservò il Franchetti nel suo viaggio , apre una nuova strada al povero agricoltore . Molti di essi tornano con qualche capitale , comprano un piccolo podere ed una casa ; ma quello che è più , hanno acquistata indipendenza maggiore , una sicurezza di loro stessi . In conseguenza di ciò , il prezzo della mano d ’ opera aumenta , e il proprietario subito guarda l ’ emigrazione come una vera calamità per la sua provincia , e , quando può , cerca d ’ impedirla . Questo stato di cose , dove più , dove meno , si ritrova in tutte le province meridionali del continente , ed anche in qualche parte della Sicilia ; come non mancano nel continente esempii di quel sistema di subaffitti che abbiamo osservati nell ’ Isola , ma non vi hanno mai la medesima importanza ed estensione . La conseguenza naturale di tutto ciò è il brigantaggio . Quando al contadino napoletano manca assolutamente il lavoro , e la fame lo assale , ne trova altra via aperta dinanzi a se , incomincia a rubare , e se è abbastanza audace , s ’ unisce a qualche banda di briganti . I capi sono per lo più uomini che hanno ricevuto ancora qualche più grave ingiuria personale , e vogliono vendicarla : questa almeno suole essere l ’ origine o il pretesto . E qui finisco la già troppo lunga lettera . Nell ’ altra parlerò dei rimedii . Tuo affez . P . VILLARI I RIMEDII Mio caro Dina I rimedii repressivi di questo stato di cose sono tanto noti , e furono da noi tanto adoperati , da non esservi bisogno di parlarne ancora . Quali sono i rimedii preventivi , quelli che l ’ on . Castagnola chiamava i soli radicali ? L ’ immensità della quistione spaventa , e l ’ audacia manca non solo ai nostri uomini politici ; ma , quello che è più , anche ai nostri uomini di scienza , molti dei quali affermano che la speranza di mettervi mano è una illusione , e delle più pericolose . Se queste opinioni trovano appoggio nell ’ ignoranza e nell ’ egoismo di molti proprietarii , è inutile dirlo . La natura umana è sempre la stessa . Il mio amico di Chieti mi scriveva : « Il primo proprietario , uomo intelligente ed agiato , a cui mi rivolsi per cominciare a raccogliere le desiderate informazioni , arricciò il naso ; corrugò la fronte ; non seppe e non volle nascondere il suo malcontento , quando udì da me , che si volevano tutte le notizie che valessero a mettere in rilievo la poco prospera condizione dei contadini » . E in fondo non è da meravigliarsene . Il proprietario si trova isolato in mezzo ad un esercito di contadini . La sottomissione di questi è immensa ; ma è fondata solo sull ’ antica persuasione che il proprietario può tutto , che il Governo , i tribunali , la polizia dipendono da lui , o sono una sola cosa con lui . E però il contadino non osa far nulla senza sentire il padrone ; non si presenta neppure all ’ autorità che lo invita , ne obbedisce agli ordini che riceve da essa , senza prima aver sentito l ’ avviso del padrone . Ma tutto ciò non nasce da affetto o da stima . Egli si potrebbe inginocchiare dinanzi al suo padrone con lo stesso sentimento con cui l ’ Indiano adora la tempesta o il fulmine . Il giorno in cui questo incanto fosse sciolto , il contadino sorgerebbe a vendicarsi ferocemente coll ’ odio lungamente represso , colle sue brutali passioni . Qualche volta , in fatti , si sono viste quelle orde di schiavi trasformarsi istantaneamente in orde di cannibali . Questo ci obbliga ad esser molto cauti , ma ci obbliga ancora a meditare sul cumulo di odii che andiamo raccogliendo , e sulle conseguenze morali e sociali che possono avere . Noi del resto possiamo liberamente ragionare di ciò , e discuterne nei libri o nei giornali , certi che non una parola arriverà insino a quella gente analfabeta , che neppure intenderebbe il nostro linguaggio . Per parte mia posso dire , che anche a me moltissimi proprietarii non seppero nascondere il loro malcontento , quando chiedevo notizie collo scopo che non celavo a nessuno . Ma da un altro lato le risposte non mancarono mai , e molti viaggiarono , scrissero ad amici , raccolsero notizie , opuscoli , tutto quello che potevo desiderare . La quistione preoccupa seriamente molti , sia per uno spirito di filantropia e di umanità , sia per la convinzione che sotto un governo libero l ’ antico stato di cose non può durare a lungo , e che è savio consiglio apparecchiarne la graduata trasformazione , piuttosto che aspettare il tempo in cui un ’ improvvisa catastrofe faccia , in un giorno , pagare le colpe di secoli . La quistione agraria l ’ ebbero i Romani , ed ognuno sa con quali terribili risultati . L ’ ebbero anche le nazioni moderne . Alcune ne uscirono per mezzo di sanguinose rivoluzioni , altre le prevenirono con una savia legislazione . Fra queste dobbiamo , prima di tutte , citare la Prussia , la quale , dopo le umiliazioni patite dalla Francia , si pose a ricostituire la propria potenza sopra tre basi : istruzione obbligatoria , servizio militare obbligatorio , riforma agraria . Le due leggi del 1807 e del 1811 costituiscono ciò che tutti i Trattati di economia politica chiamano la legislazione classica dello Stein e dell ’ Hardenberg , ciò che le storie nazionali della Prussia chiamano una delle pietre angolari della forza del paese . La proprietà fu sciolta dai mille vincoli artificiali che l ’ inceppavano , il servaggio fu abolito , ed il servo non solo divenne libero , ma ancora proprietario d ’ un terzo e qualche volta della metà del suolo che coltivava , lasciando il resto in proprietà libera al padrone . Lo scopo che si voleva ottenere era chiaramente esposto nella legge stessa : creare una nuova classe di agricoltori che accrescesse forza al paese . E si ottenne . Senza quelle leggi , la Prussia non avrebbe potuto fare più tardi i prodigi che ha fatti . Se però la Prussia si fosse ristretta solo a quello che abbiamo detto più sopra , ne sarebbe seguito ciò che è avvenuto nelle province meridionali , colla divisione dei beni demaniali . Gli antichi proprietarii avrebbero ricomperata , a basso prezzo , la parte del contadino , che privo di capitali , non avrebbe potuto coltivarla , e sarebbero divenuti padroni assoluti della terra , coltivata da proletarii ridotti ben presto alla condizione poco meno che di schiavi . Invece , la Prussia aggiunse due cose di capitale so importanza : una magistratura locale , che decidesse sommariamente e paternamente le liti insorte fra gli agricoltori ed i ricchi proprietarii ; un ’ istituzione mirabile di Banche destinate ad anticipare al contadino i capitali per coltivare la terra e fare nuovi acquisti , con un interesse così mite che , pagando il 5% , si ammortizzava il capitale in meno di 50 anni . Per fare tutto ciò , occorse una serie di provvedimenti , che , incominciati nel 1807 e nel 1811 , finirono solo nel 1850 . Allora però la trasformazione fu compiuta , e la Prussia cominciò a sfidare il mondo , pel sentimento cresciuto della propria forza . La divisione delle terre divenne utile solamente per mezzo dell ’ istituzione delle Banche e delle magistrature speciali e locali . L ’ impresa colossale dell ’ abolizione del servaggio in Russia fu condotta coi medesimi principii , pigliando cioè a modello la classica legislazione della Prussia . Ma il paese che , per questo lato , più trova riscontro con le nostre province meridionali , è l ’ Irlanda , fatta eccezione , ben s ’ intende , della questione politica e religiosa , nella quale non v ’ è alcun riscontro possibile . Restringiamoci perciò alla sola questione agraria . L ’ lrlanda è un paese dedito all ’ agricoltura , senza alcuna industria d ’ importanza ; un paese di proletarii oppressi crudelmente dai proprietarii , che non hanno o non vogliono spendere capitali per coltivare i loro fondi . I contratti sono in apparenza simili a quelli dell ’ Inghilterra , ma le condizioni e modificazioni speciali li avevano ridotti a tale , che il contadino emigrava o moriva di fame . I delitti agrarii moltiplicavano spaventosamente ; i magistrati non erano sicuri ; la pubblica opinione delle moltitudini proteggeva l ’ assassino , che riguardava come un vendicatore dei torti ricevuti dalla società . Quando l ’ Inghilterra fu costretta a sospendere in Irlanda I ’ Habeas corpus , ed a venire a provvedimenti repressivi pel Fenianismo , che pigliava proporzioni gigantesche , non esitò punto ad adoperare il ferro ed il fuoco . Ma non si contentò di questo : – Noi abbiamo , ella disse , un debito d ’ onore verso l ’ Irlanda , dobbiamo pagarlo ; dobbiamo riparare ai torti che essa ha ricevuti da noi . – Io lascio , per ora , da un lato la radicale riforma della Chiesa inglese in Irlanda , e mi restringo solo alla legge agraria . L ’ Inghilterra affrontò coraggiosamente il primo problema che si presentava : se lo Stato cioè abbia il diritto di limitare con norme legislative la libertà dei contratti . Il 15 febbraio 1850 , il Gladstone , primo ministro d ’ un paese che è più di tutti in Europa contrario all ’ ingerenza dello Stato , diceva , in mezzo all ’ assenso generale della Camera dei Comuni , queste memorabili parole : « Nessuno apprezza più altamente di noi la libertà dei contratti ; essa è la radice di ogni condizione normale della società . Ma anche in quelle condizioni sociali , che noi riconosciamo come normali , non è possibile concedere illimitata libertà di contratto . La legislazione inglese è piena di queste ingerenze dello Stato , ed il Parlamento ha dimostrato una decisa tendenza a moltiplicarle . Voi non permettete nelle officine , che il padrone impieghi l ’ operaio con tutte le condizioni che questi accetterebbe ; voi non permettete che lo shipmaster trasporti gli emigrati , con ogni specie di quei contratti che pure ambedue accetterebbero . E il caso dell ’ Irlanda è anco più grave , perché questi contratti , quantunque nominalmente liberi , tali non sono nel fatto , per le condizioni speciali del paese . Anche nei casi in cui la legge ha lasciato l ’ Irlandese pienamente libero , le condizioni in cui si trova lo hanno privato della sua libertà ; ed è però divenuto nostro stretto dovere l ’ intervenire per difenderlo . In un paese dove le braccia abbondano , e non v ’ è altra industria che l ’ agricoltura , il contadino non è più libero nel fare il contratto col padrone . Può essere perciò necessario di prescrivere con legge , fra certi limiti , i termini e le condizioni dei contratti agrarii » . E la legge fu approvata . Per esporla minutamente , bisognerebbe cominciare col descrivere le condizioni speciali dell ’ agricoltura in Irlanda , e le forme dei contratti agrarii , che sono colà diversissimi dai nostri . Ma per ora basti osservare che la legge , senza seguire alcuna teoria , prima di tutto determina e sanziona una forma di contratto , che l ’ esperienza di secoli ha dimostrata vantaggiosa al contadino irlandese ( Ulster custom ) . Sarebbe se un nostro legislatore sanzionasse le norme della mezzeria toscana , le quali ora sono anch ’ esse regolate solo dalla consuetudine . Ma il Parlamento inglese si guardò bene dal rendere obbligatoria per tutti una sola forma di contratto . Invece , lasciando libere quelle che esistevano , si restrinse ad annullare tutte le condizioni che giudicò contrarie alla giustizia ed al pubblico bene . I miglioramenti portati nel fondo dal contadino , che prima anda vano quasi sempre ad esclusivo vantaggio del proprietario , debbono , secondo la nuova legge , essere da questo invece pagati al contadino . Il contratto con cui questi facesse rinunzia d ’ un tale risarcimento , è nullo . Il proprietario non può , senza ragioni giustificate e determinate , mandar via il contadino che ha preso in affitto la terra , ed è tenuto a rifarlo dei danni che gli reca , licenziandolo senza ragione . La legge tende a prolungare i termini dell ’ affitto sino a 30 anni , risguardando quelli a breve scadenza come dannosi , e tende a spronare il contadino a migliorare la cultura dei campi , a suo proprio vantaggio . Ma anche qui il legislatore inglese capì , ed il Gladstone dichiarò in Parlamento , che tutto sarebbe stato inutile senza una magistratura speciale paterna , locale , che decidesse le mille liti che possono insorgere fra il proprietario ed il contadino , il quale non oserà mai chiamare innanzi ai tribunali ordinari il suo padrone , per muovergli una lite . E a ciò si aggiunse ancora l ’ anticipazione fatta dallo Stato al contadino , dei capitali necessarii , a condizioni non molto diverse che in Prussia . I tre cardini della riforma erano cosi solidamente posti , e poco dopo si vide , che nell ’ Associazione per le scienze sociali , gli stessi Irlandesi dichiaravano , che la legge aveva subito cominciato a portare buoni frutti , e la loro esperienza suggeriva già alcuni modi per migliorarla . Che tutto ciò non valga a calmare gli odii e le passioni politiche , ben s ’ intende , perché altre ne sono le cagioni . Ma fra noi fortunamente questi odii non esistono . Certo non è solo l ’ ltalia meridionale quella in cui il contadino soffre ingiustamente . Dobbiamo far eccezione della Toscana , là dove le antiche repubbliche intelligenti , democratiche e civilissime lasciarono tali germi , che la mezzeria è divenuta un contratto che salva da ogni pericolo sociale nell ’ avvenire , e rende impossibile qualunque diffusione di teorie sovversive . Per la provincia di Venezia basta leggere il libro dell ’ avv . Carlo Stivanello ( Proprietarii e Coltivator : Venezia 1873 ) , premiato dall ’ Istituto Veneto , per trovarvi la descrizione dei miseri casolari di canna e di loto , nei quali abita il bracciante . « In questi casolari , egli dice , si recluta la popolazione dei furti , necessario supplemento ai miseri guadagni , e vivono le torme dei poveri , che infestano i mercati e le città , e che sfilano in lunga processione , il sabato , dinanzi alle abitazioni » . ( Pag . 151 ) . Lo stesso autore ci parla di quei contratti a fiamma e fuoco , coi quali l ’ agricoltore è obbligato a rinunziare ad ogni ristoro contro la carestia , la grandine , la tempesta ; di quelli coi quali rinunzia ad ogni compenso pei miglioramenti recati al fondo , e di molti altri contrarii alla giustizia , al bene generale , al progresso dell ’ agricoltura . « Il proprietario , nella stolta credenza che l ’ abilità dell ’ amministratore avveduto consista nello stipulare patti che strozzino l ’ altro contraente , ha inventato molte clausole , le quali aggravano la condizione del conduttore » ( Pag . 173-4 ) . Il libro finisce col domandare un ’ inchiesta agraria , la quale , secondo l ’ autore , metterebbe in evidenza la necessità assoluta di provvedimenti legislativi in difesa degli agricoltori e dell ’ agricoltura , che egli chiama la povera Cenerentola del Regno d ’ Italia . L ’ onorevole Jacini fece nel 1855 una dolorosa descrizione delle popolazioni agrarie , specialmente nella Bassa Lombardia , dove intorno alla ricca , intelligente e patriottica Milano , vivono i più miseri contadini , fra i quali le febbri e la pellagra fanno stragi crudeli ; dove s ’ è risoluto il singolare problema d ’ unire la più ricca produzione colla maggiore miseria del coltivatore . E nel descrivere a quali miserie esso è qualche volta ridotto dal proprietario , esclama : « È una tale iniquità che la sola giustizia umana non basterebbe a punirla » ( Ediz . 1856 , pag . 197 ) . Egli proponeva allora un Codice agrario e la istituzione dei Probi Viri . Ciò risponderebbe in parte alle norme sui contratti , ed alla magistratura speciale stabilite dell ’ Inghilterra in Irlanda . Aggiungendovi le istituzioni efficaci di credito agrario , si avrebbero i capi principali della riforma inglese . Quel libro fu assai popolare , forse perché appariva come una protesta contro l ’ Austria . Quando il Governo è venuto nelle nostre mani , che cosa abbiamo fatto ? Nulla e poi nulla . E quel che è peggio ancora , l ’ opinione di molti è contraria ad ogni riforma di questo genere . L ’ indifferenza sulle miserie dei milioni di uomini che lavorano la terra in campagna , e delle migliaia che si abbrutiscono nelle città , non è credibile . Eppure solo pensando ad essi si può crescere davvero la nostra produzione economica , pareggiare permanentemente le nostre finanze . Eppoi non sono essi che formano il nostro esercito , la nostra marineria militare ? È cosa di poca importanza renderli civili ? Quali sono i giornali , quanti i libri o gli opuscoli che parlano di loro ? La nostra letteratura , la nostra scienza e la nostra politica sembrano del pari indifferenti su questo problema , che racchiude il nostro avvenire economico e morale . Il male esiste in molte province , ma nelle Meridionali ha proporzioni assai maggiori . Per parte mia sono convinto che la quistione , fra non molto , diverrà gravissima , e s ’ imporrà a tutti ; che i provvedimenti legislativi saranno riconosciuti necessarii , se non si vorrà affrontare il pericolo d ’ una catastrofe sociale , la quale può nascere non solo da sommosse sfrenate , ma anche da inerzia ed abbandono prolungati . Presto si vedrà , io credo , che in alcune province occorre proteggere l ’ agricoltore col fissare norme pei contratti , col dichiarare in esse nulle alcune condizioni assolutamente ingiuste e dannose . E sarà necessario ancora , colla istituzione di arbitri o di una magistratura speciale , assicurare l ’ applicazione di quelle norme . Il credito agrario deve anch ’ essere istituito efficacemente , se si vuole liberare il contadino dall ’ usura , e rendere possibile una classe di agricoltori proletarii . Intanto è utile illuminare la pubblica opinione , rivelando le nostre piaghe e le nostre vergogne , senza paura del ridicolo o del discredito , che si cercherà di gettare su quelli che oseranno parlare . La libera stampa e la scienza hanno da lungo tempo imparato ad affrontare questi ostacoli negli altri paesi , e debbono affrontarli anche fra noi . Quasi tutte le grandi verità sociali cominciarono coll ’ essere prima dichiarate assurde , per sembrare poi probabili , e divenire finalmente evidenti a tutti . Senza il coraggio di sfidare il ridicolo , o di esporsi alla taccia di visionarii , molti progressi sarebbero stati impossibili , e molte calamità non si sarebbero evitate . Del resto , basta parlare con gli uomini che conoscono appena lo stato delle cose , per convincersi come la necessità di una riforma sia già nella coscienza di molti , i quali ancora esitano a dirlo apertamente , quantunque convintissimi . È bene di certo che questa riforma venga dall ’ alto , prima che sia richiesta dalle moltitudini ; è bene che il Governo la inizii e la diriga . Questo è il solo mezzo , a mio credere , con cui esso potrà vincere il sentimento di crescente opposizione che si è formato in quelle province , e che può nascere da ignoranza e da poco tatto politico ; ma che certo trascina ancora molti uomini onesti , moderati e patriotti , i quali vedono che il Governo redentore non ha il coraggio di redimere , che il Governo della libertà lascia che gli oppressi siano calpestati . Senza l ’ aiuto del Parlamento , senza l ’ intervento dello Stato , non c ’ è virtù o iniziativa privata che basti a risolvere questi problemi colossali . Molti sono perciò coloro i quali non si peritano d ’ affermare , che il Governo presente sia tutto a benefizio d ’ una sola classe , e non la più numerosa , della società . E quando si dice loro : camorra , mafia ; rispondono : consorteria . Queste opinioni bisogna coi fatti sradicarle . Il Tocqueville afferma che due cose fanno ai popoli operare grandi imprese : la religione ed il patriottismo . La religione si può dire quasi spenta in Italia ; dove non è superstizione , è abito tradizionale , non è fede viva . E quanto al patriottismo , che forma esso deve prendere ora , a quale nobile scopo indirizzarsi ? L ’ Italia è unita , è libera , è indipendente ; conquiste non ne vogliamo , né possiamo farne ; una guerra di difesa è impossibile , perché nessuno ci assale . Che cosa dunque vogliamo ? Bisogna rivolgere tutta l ’ attenzione all ’ interno , ciò è ben chiaro ; ma la vita di una nazione non può restringersi tutta ai soli computi del pareggio . Noi potremmo essere uniti , liberi , indipendenti , colle finanze in equilibrio , e pure formare una nazione senza significato nel mondo . Occorre che un nuovo spirito ci animi , che un nuovo ideale baleni dinanzi a noi . E questo ideale è la giustizia sociale , che dobbiamo compiere prima che ci sia domandata . È necessario ridestare in noi quella vita morale , senza cui una nazione non ha scopo , non esiste . Ed è necessario al nostro bene materiale e morale . Senza liberare gli oppressi , non aumenterà fra noi il lavoro , non crescerà la produzione , non avremo la forza e la ricchezza necessarie ad una grande nazione . L ’ uomo che vive in mezzo agli schiavi , accanto agli oppressi e corrotti , senza resistere , senza reagire , senza combattere , è un uomo immorale che ogni giorno decade . La camorra , la mafia ed il brigantaggio diventano inevitabili . Sotto una o un ’ altra forma salgono in alto , si diffondono nel paese , ne consumano la midolla spinale , demoralizzandolo . Con un governo dispotico le conseguenze del male non sono così gravi , perché gli ostacoli sono indipendenti dalla nostra volontà , perché c ’ è un altro nemico da combattere , un altro ideale a cui mirare . Chiunque , infatti , oggi esamina se stesso , s ’ accorgerà , se è stato patriotta , che la sua condizione nella società era nel passato più morale che non è oggi . Allora c ’ erano una guerra , una speranza , un sacrifizio ed un pericolo continuo che sollevavano lo spirito nostro . Oggi è invece una lotta di partiti , e qualche volta d ’ interessi , senza un Dio a cui sacrificare la nostra esistenza . Questo Dio era allora la patria , che oggi sembra divenuta libera per toglierci il nostro ideale . Ciò vuol dire che la libertà non ha ancora messo radici abbastanza profonde in Italia , è rimasta solo alla superficie , solo nella vita politica , ancora non è penetrata nella vita sociale ed individuale . Si permetta a me , che sono insegnante , di citare un esempio cavato appunto dalla scuola , che infine è poi l ’ officina in cui si forma il cittadino . Molte volte mi è stato chiesto : Credete proprio che con tutti questi maestri e professori , con tutti questi metodi e programmi nuovi , la generazione che sorge saprà e varrà più di quella che la precedette ? Sarebbe essa capace di far l ’ Italia , come I ’ abbiam fatta noi ? lo non dubito che la nuova generazione impari più e meglio di noi . Ma se varrà di più , è una quistione assai diversa . I nostri professori , i nostri libri eran peggiori , e s ’ imparava meno . Ma nella nostra scuola v ’ era qualche cosa di sacro che manca oggi . Il giorno in cui capitava nelle nostre mani un Berchet , un Colletta , un Niccolini , quel giorno la nostra piccola stanza s ’ illuminava , e uno spirito ignoto ci rivelava cose che non sono in alcun programma . Tra professori e scolari era una segreta intelligenza , per la quale ciò che si taceva valeva più di ciò che si diceva . Questo incanto è oggi sparito , gli antichi Dei sono rovesciati sui loro altari , senza che alcuna nuova Divinità venga a prendere il loro posto . L ’ alunno non vede dinanzi a se che una professione o un impiego ; i più eletti pensano alla scienza . Ma ciò neppur basta , perché la scienza stessa ha bisogno d ’ essere destinata a qualche cosa di più alto , da cui possa essere come santificata . Nella nostra vita tutto ciò che non è santificato , viene profanato . Il vuoto che io vedo nel la scuola , parmi che sia anche nella società , perché è nel cuore del cittadino . A noi manca come l ’ aria da respirare , perché dopo una vita di sacrifizii , non troviamo più nulla a cui sacrificarci . Eppure l ’ aiutar coloro che soffrono vicino a noi , è il nostro dovere ; è il nostro interesse supremo , urgente , e ci restituirebbe l ’ ideale perduto . Ed ora mi resta solo di rispondere ad una obbiezione , che alcuni , per patriottismo , non fanno , ma che pure tengono celata nel loro cuore . – Fortunatamente , essi dicono fra se , non tutta l ’ Italia è nelle condizioni in cui sono le Province Meridionali . Se laggiù il contadino ed il povero sono in così pessimo stato , se la gente colta manca al suo dovere , non reagendo e non migliorando questo stato di cose , peggio per loro ; resteranno ancora un pezzo nello stato di semibarbari . Nell ’ Italia centrale e superiore saremo , come siamo , civili . – lo lascio che molte piaghe , come ho già accennato , sono anche nell ’ Italia centrale e superiore . Voglio ammettere , per ipotesi , quel che non potrei discutere ne combattere ora , che l ’ Italia cioè sia divisa nel modo che i poco benevoli oppositori pretendono . Ma , per poter tirare da un tale stato di cose , la conseguenza a cui essi vorrebbero giungere , bisognavano averci pensato prima , lasciando intatto il muro della China , che avevano costruito i Borboni . Dopo l ’ unità d ’ Italia , tutto si è mescolato nell ’ esercito , nella marineria , nella magistratura , nell ’ amministrazione , ecc . La colpa delle province più civili che , a tutta possa , non aiutano le meno civili , è uguale a quella delle classi più colte ed agiate che , in una medesima società , abbandonano a se stesse le più ignoranti e derelitte . E le conseguenze sono le stesse . Oggi il contadino che va a morire nell ’ Agro Romano , o che soffre la fame nel suo paese , e il povero che vegeta nei tugurii di Napoli , possono dire a noi ed a voi : Dopo l ’ unità e la libertà d ’ Italia non avete più scampo ; o voi riuscite a render noi civili , o noi riusciremo a render barbari voi , E noi uomini del Mezzogiorno abbiamo il diritto di dire a quelli dell ’ Italia superiore e centrale : La vostra e la nostra indifferenza sarebbero del pari immorali e colpevoli . Ora non mi resta che chiederti scusa delle troppe parole , e ringraziarti . Addio Roma , 20 marzo 1875 . Tuo affez . P . VILLARI