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> categoria_s:"Narrativa" > autore_s:"GANDOLIN (L. A. VASSALLO)"
LA FAMIGLIA DE-TAPPETTI ( GANDOLIN (L. A. VASSALLO) , 1903 )
Narrativa ,
I La Rivista Policarpo De - Tappetti , incauto padre e scrivano presso il Fondo per il culto , ha promesso al figlio Agenore , sei anni e quattro mesi , di condurlo al Macao . - Agenore - gli ha detto , la sera del sabato , con accento severo - tu appartieni a una nazione di ben trenta eziandio milioni di abitanti , non ficcarti le dita nel naso ! a una nazione che è stata maestra di civiltà .... non grattarti ! perdio , la testa , quando parla papà , hai capito ? a una nazione insomma , di cui è operoso scrivano colui che ti ha messo all ' onore del mondo . Domani è la festa dello Statuto . - Papà , che cos ' è lo Statuto ? - Lo Statuto è , figlio mio , quella cosa per cui non c ' è che la gente senza educazione , che finga d ' ignorare i proprii doveri , tra cui , te lo dico una volta per sempre , quello di ubbidire mammà e papà , e di non fare certe risposte ; che non le farebbe neanche un monello di strada . Sono le sette di mattina . Casa De - Tappetti pare un inferno . La signora Eufemia , tutta discinta , con le papillotes in testa , mette sossopra i cassettoni , e butta in aria quanto trova , cercando un involtino di carta azzurra , contenente una dozzina di bottoni per camicia . Policarpo è in mutande , coi piedi infilati in un paio di ciabatte , che ogni tanto gli scappano , insieme con la pazienza maritale e paterna . Egli ha in mano un solino finto e una cravatta di seta nera , veneranda memoria sopravvissuta a tempi migliori . - Per bacco baccaccio ! - egli mormora tra i denti - queste cose non succedono che a me .... Non c ' è una camicia a cui non manchi un bottone . Specialmente di quelli a parte di dietro . Ma dove li avete gli occhi ? .... a casa del diavolo ? .. - Sta un po ' zitto . - Zitto , un corno ! sarà la trentesima volta .... ma che dico ? sarà l ' ottantesima volta che trovo la camicia senza il bottone a parte di dietro .... Agenore ! lascia stare l ' orologio . Conoscerò , a dire poco , mille persone ; pure tutte hanno i bottoni in regola . - Ma finiscila una volta .... ecco , li ho trovati . Rosa ! un ago , e un po ' di filo bianco . - Oh ! non si troverà né ago , né filo , ne sono sicuro . Serva e padrona si sbracciano , si affannano , frugano , rifrugano e non trovano nulla . - L ' avevo detto io ! Agenore ! lascia stare l ' orologio . - Dimmi - soggiunse la moglie tutta stravolta - non ti basterebbe uno spillo messo per bene ? - Sicuro ! per farmi scoppiare una vena . - Aspetta .... ecco l ' ago .... manca il filo .... ah ! un po ' di filo nero . - Lo sapevo ! - Papà . - strilla Agenore - non mi voglio lavare la faccia . - Non ti vergogni , sudicione ? ( alla serva con autorità ) . Rosa , non risparmiate il sapone , specialmente nel collo .... e che sia pettinato , mi raccomando .... sangue di bacco . - Che cosa c ' è ? - Te l ' ho detto mille volte ! non abbottonare i manichetti delle camicie pulite !...uno si infila la camicia e non riesce a mettere fuori le mani . Non c ' è mai stato verso .... mai .... mai .... - T ' ha preso il nervoso stamane ? - Sfido io ! guarda l ' orologio , son già le otto ; presto , il mio fazzoletto bianco , quello delle feste .... il mio fazzoletto turchino , quello per il naso .... il fazzoletto rosso , di seta , per il sudore .... dopo sette anni di matrimonio ho sempre da chiedere le stesse cose . Agenore , sei pronto ? .. il mio bastone ! dammi la chiave del portone .... me la voglio cucire in tasca ! non c ' è caso che vi ricordiate di darmela .... Agenore , sei pronto ? .. l ' astuccio degli occhiali dov ' è .... non si trova mai .... già ! l ' avrete dato al ragazzo per baloccarsi , si capisce questa casa è un inferno ... dammi un giornale . - Per che farne ? - Dammi un giornale vecchio .... si sa mai .... quando c ' è dei ragazzi .... Dio , come stirano queste bretelle ! e il gilet poi pare un sacco .... te l ' avevo detto , io , di farmi una piccola basta di dietro ? - Che dici ? - Basta di dietro ! ... sei sorda ? Finalmente si riesce a porre sesto a tanta confusione . Policarpo dà gli ultimi avvertimenti al figlio , e presolo per mano , scende le scale del domicilio , in via dei Coronari , attraversa via di San Luigi dÈ Francesi , pozzo delle Cornacchie , piazza di Pietra , via delle Muratte , e per l ' Angelo Custode , Si spinge verso il Macao , gridando ogni cinque minuti : - Non cacciarti tra le gambe della gente .... sta zitto .... non scendere dal marciapiede , non vedi che ci sono i legni ? Dalle finestre pendono le bandiere a tre colori . Agenore opprime di domande l ' illustre genitore . - Papà , che vuol dire tre colori ? - Vuol dire che l ' Italia è divisa in tre grandi regioni : alta Italia , Italia centrale e Italia meridionale , - Meridionale che significa ? - Ch ' è mezzogiorno . - L ' ora del pranzo ! papà , ho fame . - Non si dice fame : le persone per bene dicono : appetito . - Si , papà ! ma io ho fame . - Appetito . - Sì , papà : ho anche appetito . Comprami una ciambella . - Mangiare a digiuno fa sempre male . - Io mi metto a piangere . - E io ti porto a casa . - No , papà ; voglio vedere la rivista ; piuttosto piangerò stasera . Non so come Policarpo e suo figlio riescono , malgrado la folla , a penetrare nel recinto del Macao . Enormi spirali di polvere salgono al cielo , simili a turbini del deserto , e accecano soldati e spettatori . I reggimenti , immobili , paiono muraglie d ' uomini . Lampeggiano le sciabole dei cavalleggieri . Il generale comandante in capo galoppa di qua , di là , facendo ondeggiare marzialmente il ricco pennacchio che pare una nuvoletta di bianchi vapori . Romba il cannone . Le bande musicali suonano l ' inno reale . Agenore non istà piú nella pelle . Un drappello di carabinieri splendidi , come campioni di un torneo , entra nel recinto . Sono i corazzieri . Ecco il re , seguìto da un codazzo di splendide , svariate , pittoresche uniformi . - Papà ! Io non vedo niente ; qual è il re ? .. - Vedi : è quello laggiú , pallido , con quei grandi baffi .... non lo vedi ? - Li hanno tutti i baffi . - Non capisci niente . Non mi seccare . - Lo so che non capisco : ma la mamma dice sempre : " Papà non sa mai quello che si dica " Policarpo dà un ' occhiata fulminante al piccolo Agenore , che si ficca il dito nelle narici . - Via quel dito ! - Tu ce lo metti sempre e nessuno ti dice nulla . Ah , quando sarò grande ! Policarpo trascina il figlio sul piazzale dell ' Indipendenza . C ' è un quadrato di fanteria e un quadrato di curiosi ; molte signore , in abiti assai carini ; molta ragazzaglia inerpicata sui cancelli , sui lampioni . Agenore assiste alla sfilata , provocando fieri rabbuffi dalla giusta collera del genitore , per le domande stupidissime con cui mette a dura prova l ' erudizione paterna . A un certo punto , Policarpo afferra il figlio e facendolo galoppare come un dannato dantesco lo trascina sulla piazza del Quirinale . La folla si agglomera davanti al regio palazzo . - Papà , - chiede Agenore indicando la Consulta , - chi ci sta in quella casa ? - Ci sta l ' onorevole Crispi . - Non me ne importa nulla . - Non me ne importa nulla neanche a me , pure egli è il capo del governo , e lo dobbiamo amare , come si amano le istituzioni . La folla applaude , il Re e il Duca d ' Aosta si affacciano e salutano dalla loggia , agitando gli elmi piumati . Policarpo trascina verso casa il figlio che ha un palmo di lingua fuori , e gli occhi rossi dal sudore e dal polverio . - Ti sei divertito ? - gli chiede la mamma togliendogli l ' abitino . - Sì , mamma : ho tanto fame . - Si dice : appetito ! - grida Policarpo . - Povero figlio ! - esclama la mamma , dandogli un bacetto . - papà ti dà i tormenti eh ? poverino ! - Bella educazione ! - soggiunge Policarpo - voi , o signora , diminuite il prestigio dell ' autorità . - Ma che prestigio ? - Voi , o signora , eccitate una creatura inconsapevole allo sprezzo verso il superiore immediato , voi seminate la diffidenza tra le diverse classi sociali , voi .... - Oh non mi gonfiare la testa ! andiamo a tavola , chè ci sono le fettuccine al pomidoro . Policarpo con accento maestoso : - Signora ! Non è al pomidoro che si forma il carattere della gioventú . II Le gioie di De - Tappetti . La casa , tutt ' insieme , si compone di due camere e una cucina . È bene conoscere l ' ambiente , poichè , un filosofo antico - fors ' anche un greco - non si sa mai ! - ha detto : - La casa è l ' individuo . Veramente io direi : la casa è il padrone di casa . E il padrone di casa che spesso , in Roma , è una padrona , è poi uno spettro mensile e trimestrale ! che nuoce alle funzioni dell ' organismo umano , poichè non accorda il respiro . Per andare da Policarpo De - Tappetti , si entra in un andito stretto e buio , che comincia coi cestini d ' una fruttarola , donna magra , untuosa ( la quale passa i tre quarti della vita a grattarsi la testa ) , e finisce con un laghetto , una specie di compluvio naturale , alimentato con singolare costanza dalle donne del vicinato . In fondo all ' andito c ' è una porta butterata dal vaiuolo , incrostata di ruggine , di ragnatele , d ' immondezze ; qualche cosa di schifoso . È la porta , per cui le donne vanno a fare la pulizia - pare impossibile - dei panni , in una specie di grotta , dai muri stillanti acqua e sudiciume . Saliti quattro capi di scale , c ' è un ripiano , dai mattoni sconnessi , regolarmente disseminati di gusci d ' ova , di buccie di patate , e altri elementi commestibili , come sarebbe a dire cartaccie , stracciolini , chiodarelli e una quantità enorme di noccioli di ciriegia , abilmente disposti , in modo da far cascare la gente , a rischio di rompersi , Dio scampi , l ' osso del collo . La prima camera di De - Tappetti è mobiliata con un magnifico sofà di reps giallo , comprato dal perito Stella con 7 lire e 45 centesimi ; un cassettone coi tiretti scortecciati e mancante di un piede ; un orologio a pendolo , e che segna sempre le ore 5 e due centimetri , con l ' unica lancetta che gli è rimasta ; uno specchio , dalla cornice nera , e col cristallo rotto agli angoli e attaccato mediante margini di francobolli ; quattro sedie di paglia perfettamente scompagne ; una elegante poltroncina di reps azzurro , comprata dal perito Stella a 5 lire e 90 centesimi ; una tavola rotonda intarsiata di macchie e di minuzzoli di pane , un mobile misterioso , coperto da due vecchi scialli della signora De - Tappetti , e che , poi , non è altro che un lettuccio di ferro incaricato di fingere , durante il giorno , un sofà , e accogliere , la notte , le stanche e non rimunerate membra della serva . È dunque una sala , una camera da ricevere , stanza da letto , sala da pranzo , il cui servizio cumulativo richiede una quantità di ingegnosi artifizi . Nella seconda camera , una toletta di legno dipinta a marmi preziosi , due lettucci di ferro i cui pezzi sono mantenuti , per mezzo di vecchie corde d ' imballaggio , quasi in relazione tra loro , e una culla a gabbioncino per Agenore che pure ha quasi sette anni , un attaccapanni i cui piuoli si staccano al peso di un soprabito , e una quantità di quadri ( poichè De - Tappetti ama le arti ) le cui vecchie muffite litografie rappresentano le cinque parti d ' Europa , una delle quali è la Primavera . La cucina non è che uno sgabuzzino in cui i predecessori di Policarpo hanno lasciato molte memorie di famiglia in una quantità di sorci , i quali vivono non si sa proprio di che . È festa , è la festa di San Pietro . - Oggi ci dobbiamo divertire un pochetto ? - esclama Policarpo giocondo , e affibbiandosi gli straccali - vi condurrò tutti e due ai prati di Castello , passando per porta Angelica . - Papà ? io voglio passare per il ponte di Ripetta . - No , figlio mio ; invece spenderemo i soldi del pedaggio in tante ciambelle di Lucca . - Voglio passare per il ponte e voglio le ciambelle di Lucca . - Mi meraviglio , e mi vergogno per voi , discolaccio ? ... Corpo di bacco , non trovo piú la mia cravatta nera . Eppure l ' ho messa . Dico sempre : lasciate le cose dove le metto io ! Nossignore ? come parlare al muro . - Fai adagio ! - dice la moglie - con un po ' di pazienza .... - Pazienza un corno non mi si dà retta , mai . Ce la voglio inchiodare , la cravatta ! Si cerca , si fruga , la famosa cravatta è dentro una scarpa di Agenore . - Ecco , ecco come si sciupa la mia guardaroba . Una cravatta che porto da dodici e che è ancora nuova fiammante . Credete forse che vada a rubare la notte ? che faccia il falso monetario ? La ci vuol tutta per non morir di fame al servizio dello Stato , e intanto mi si mette la cravatta nelle scarpe . Con 95 lire il mese : un ragazzo che mangerebbe un patrimonio , una moglie che vuole assolutamente un cappello ogni due anni ? una serva che divora un chilo di pane ogni giorno , e 45 lire di pigione ! Manco male i nuovi organici mi porteranno un aumento . Benedetto sia questo Ministero ! io l ' ho sempre detto : fior di brava gente , benchè abbia dato la croce al mio capo sezione . Non s ' accosta mai all ' ufficio , lui . Policarpo faccia questo , Policarpo faccia quest ' altro , giú , giú , tutto addosso a questo somaro ! - A proposito : c ' è stato il salumaio ? - Vada al diavolo ! aspetti i nuovi organici .... li aspetto bene io , mentre mi premono piú che a lui . Il giorno in cui andranno in vigore , vi condurrò tutti nell ' omnibus da Piazza Venezia a Porta del Popolo . Indi con voce solenne : - E se non mi farete inquietare , torneremo sull ' omnibus , da Porta del Popolo a Piazza Venezia . E poi , una bella domenica , vi farò vaccinare . La serva rientrando . Il postino col Don Chisciotte . Policarpo levando al cielo gli occhi .... - Dio mi ha mandato anche questo canchero di giornale ! - dando un ' occhiata al foglio - è un ' infamia ! - Che è successo ? - I nuovi organici .... - Ebbene ? - Tutto per aria . Ah ! l ' ho sempre detto : questo Ministero è un poco di buono . - Papà ? andiamo ai prati di Castello ? - È inutile , figlio mio , anche qui siamo completamente al verde . III Il banchetto della famiglia . La serva sbuffa in cucina . Donna Eufemia sta capando uno spicchio d ' aglio . Policarpo gratta un formaggio che appesta il vicinato . Agenore , impicciando tutti quanti , giunge a spingere , surrettiziamente , alcune patate sotto la cenere calda , nella quale , naturalmente , si scotta e strilla come un ' aquila . È una rivoluzione . Policarpo si caccia in tasca il pezzo di formaggio . Eufemia depone l ' aglio sopra lo sciacquatore . La serva rovescia tutto quanto il barattolo del sale dentro la pignatta . - Presto , la concolina ? - grida Eufemia pestando un piede . La serva si slancia nella camera da letto . Policarpo osserva le dita di Agenore , e non vedendo nulla di sospetto , gli tasta il polso e si fa mostrare la lingua . - Non piangere ; - gli dice - non è niente . - Già : brontola Eufemia , - per voi tutto è niente . Vieni qua , da me , figlietto caro .... sta zitto , che poi ti compro due bei centesimi di nocchie . - Se non aveste messo la mano vicino al fuoco , non vi sareste scottato ! - dice severamente Policarpo ; - la vostra condotta non è che una serie di dispiaceri per la famiglia . - Ma questa concolina viene o non viene ? - Che fa quella somara ? - Dille che si sbrighi . Policarpo si volta con impeto , e ne viene uno scontro colla serva , che sta correndo colla concolina in mano . I calzoni di Policarpo sono fracidi d ' acqua insaponata . La concolina va in mille pezzi . Tutta la famiglia , costernata , si raccoglie intorno a quei frantumi , come davanti a una catastrofe . Una lacrima spunta dal ciglio di Policarpo . Donna Eufemia batte le mani congiungendole , con voce straziante : - La concolina di mia nonna ! Policarpo , per nascondere la sua emozione , si fruga in tasca , ne cava il pezzo di formaggio , e lo fissa con straordinaria intensità . Intanto la pignatta dà disopra , e il brodo , cascando nel fuoco , solleva spirali di fumo bianco . Policarpo , Eufemia e la serva , con unanime slancio , si precipitano verso la pignatta , che viene alzata da sei mani e messa da pàrte . Agenore s ' appende alle ginocchia del genitore e strilla : - Le mie patate ! La serva , confusa , afferra uno strofinaccio fradicio di acqua e cenere , dà una ripulita alla pignatta , poi sempre rintontita , lo depone sul casto seno di Donna Eufemia . Policarpo si curva per dare una correzione al figlio . Eufemia manda un grido drammatico , prende lo strofinaccio con due dita e lo butta lungi da sé con atto di ribrezzo . Lo strofinaccio s ' avvolge come un turbante intorno al cranio nudo di Policarpo . - Un asciugamani , presto un asciugamani ! - urla Policarpo . La serva afferra una cosa bianca , e gliela porge . Policarpo si asciuga la testa e il collo . Altro grido di donna Eufemia : - La mia camicia da notte ! La cucina è un inferno . Policarpo guarda con desolazione profonda i calzoni fradici , quasi fosse l ' ultimo atto dei Due Sergenti . - Come fare ? Non ce n ' hai nessun altro paio di mezza stagione . - Lasci a andare : s ' asciutteranno . - Ma tu t ' ammalerai . - Che poi non m ' avessi da pigliare un febbrone ? - Levateli subito : credi a me . - Ma che mi metto ? non posso mica restare in mutande . - Aspetta facciamo così : Rosa , prendete la mia veste di lana turchina . Per un momento , ti metterai quella .. - Un funzionario dello Stato vestito da donna ? La dignità di Policarpo si rivolta , ma la necessità è urgente e superiore all ' amor proprio . Così avviene che Policarpo , un momento appresso si avvia solennemente verso la tavola , mezzo vestito da uomo e mezzo da donna . Agenore ci ride . Il genitore lo fulmina con un ' occhiata . - Non si deve mai ridere sulle sventurate emergenze della famiglia , e dovreste invece apprendere , che il genitore afflitto da sventura idraulica , sa sempre nobilmente indossare la veste del sacrificio . Finalmente la famiglia è seduta a tavola . Agenore ha un tovagliolo , che lo strozza , legato intorno al collo . La serva porta la minestra . Agenore domanda che per lo meno la sua scodella sia coperta da due chilogrammi di formaggio . Il genitore si rifiuta . Agenore si tira i capelli . Il genitore gli tira gli orecchi . Eufemia tira la manica di Policarpo , il quale si mette in bocca la prima cucchiaiata di minestra , Per poco non la sputa , - Dio clemente e misericordioso ! esclama Policarpo - questa minestra è una salina di Orbetello . - Le tue solite esagerazioni .... - Eufemia mia ! non eccitare , te ne prego , la mia sacrosanta indignazione . Fammi il piacere di degustare la minestra e poi .... Eufemia assaggia , - C ' è un po ' di sale , ma non mi pare che ci sia da strillare a quel modo che fai tu . - Ma è salata o non lo è ? rispondi categoricamente , poichè la vita domestica è fondata sulla logica . - Non ti stranire , fammi questo piacere . - Signora Eufemia ! i sett ' anni di matrimomio non vi autorizzano a denigrare la sincerità dei miei sensi . Non tergiversiamo , per amore di Dio . È salata o no , questa minestra ? - Quanto sei seccante ! - Papà - soggiunge Agenore - perché la mamma dice sempre che sei seccante ? - È un ' espressione confidenziale che tu non devi ultroneamente ripetere ! Hai capito ? Ma guarda che fai ? tu intingi la manica dentro la scodella . Ma , disgraziato , non te l ' ho detto mille volte ? a che cosa servono le maniche ? - A ripulirsi la bocca . Policarpo resta atterrito , davanti al crescente idiotismo di quel figlio unico che un giorno dovrà essere il capo della sua stirpe . La signora Eufemia con voce acre e acutissima : - Impossibile ! non passa giorno che a tavola non si faccia qualche lite . Tutti mi dicono : quanto dovete esser felice con vostro marito ; è un uomo che fa ridere tutti . Ma già , si capisce ! fuori di casa il signore sarà amabile , sarà spiritoso , sarà . ciarliero , sarà brillante . Appena messo piede in casa , non fa che brontolare , brontolare , e dalla mattina alla sera : ora i bottoni non sono cuciti ; ora s ' è persa la cravatta ; ora la minestra ha il bruciato ora non c ' è calza abbastanza nella lampada a petrolio .... Ma dimmi un ' altra cosa : non potresti dare un altro giro ai tuoi discorsi ? - Eufemia ! - risponde severamente Policarpo - Eufemia , te ne prego , rientra in te stessa . Tu demolisci il prestigio della patria potestà ! tu scuoti , nella loro base , quei principii inconcussi che ho procurato sempre d ' instillare nel tenero animo di Agenore nostro . - Ma io sono inconcussa da un pezzo e te lo dico francamente : o parla d ' altro o sta zitto . Agenore , vuoi un pezzettino d ' arrosto ? - Ma me le compri poi le nocchie ? - Ti ho detto di sì . Non seccarmi neppure te . - Ecco - mormora Policarpo - ecco come si finisce per traviare il senso retto della gioventú ! Le nocchie sono il primo passo sul sentiero dell ' abisso . La nocchia è la madre dei vizi . - Policarpo , te lo ripeto : non essere così brontolone . Non ci hai altro da dirmi ? Ma scusa tanto ; perché leggi tanti giornalacci ? Non ci trovi niente di bello da raccontarmi ? Perché non ci dici tante belle cose ? - Non vi si trovano che cose brutte . - Perché leggi , allora ? - Per ornare il mio spirito di quella cultura unissona , che deve cementare le facoltà intellettuali e intangibili della coscienza cittadina . Ma che vuoi ti narri , cara mia ? Vuoi che venga a tavola , per dirti che la locomotiva ha rovesciato il ministero ? - Come ? - Con un break di sfiducia : pur troppo il capo del governo è stato trascinato con un vagone senza ruote .... lui ! un uomo che trascina giorno e notte il carro dello Stato . - E s ' è fatto male ? - Nessun male , grazie al cielo . - Ma figuriamoci , che paura , Gesú ! Policarpo con accento severissimo : - La paura è un sentimento subalterno . - Queste ferrovie ! - esclama la signora Eufemia , con profonda convinzione . - Per me non vorrei servirmene mai . - Tu esageri - risponde Policarpo basta avere un poco di prudenza , e non viaggiare che con treni esenti da scontri , e da deviazioni o altri simili disastri . - Se io fossi capo del Governo .... - Non è possibile ; saresti una capa . - Mettiamo il caso . Ebbene , non andrei che in carrozza . - Come fare ? A giorni il presidente del gabinetto andrà a Vienna in compagnia dei sovrani . - È lontano assai Vienna ? - Lontanissima . Io non vi sono mai stato , ma conosco il fratello d ' uno che suo cugino doveva andare a Vienna e anche piú lontano , eppure è capitale dell ' Austria . - Ma che ci vanno a fare a Vienna ? - A fare amicizia con l ' Austria . - Papà . - interrompe Agenore - non m ' hai detto sempre che l ' Austria è una brutta aquila bicipite ? - Lo era nel quarantotto . Perché lo stato dell ' Europa , figlio mio , è tutto cambiato . Napoleone III è stato sconfitto a Sadova . Bismarck è sceso nella penisola balcanica , e ha battuto i russi a Plevna ; i bulgari hanno invaso l ' Erzegovina , sbarcando nell ' isola di Tabarca ; la Francia ha dichiarato guerra all ' Enfida , e ha levato a Thiers le redini del governo , tanto è in trambusto ; per questo appunto , l ' Austria , ch ' era nemica , ora poi , sfido , è piú amica di prima ; e lo stesso imperatore degli austriaci è anche ungherese , perché sono due governi , che diventano un solo , anche per la ragione che Kossuth è sempre stato a Torino , la nostra capitale , dove fu amico sempre dell ' Italia . Così sono amici al di qua dalla Leitha , e al di là dalla Leitha . - Scusa un momento - interrompe Eufemia ; - ho capito tutto , ma questa Leitha che vuol dire ? . - I governi dell ' Austria sono due , cisleitano , e transleitano , mi capisci ? ma poi veramente non sono che uno , e questo governo ogni tanto passa al di là dalla Leitha per poi venire al di qua . - Scusa tanto , amico mio , ma levami una curiosità : la Leitha che cos ' è ? - La Leitha con cui si governa , e che si chiama la Dieta . - Ma se è Dieta come può essere Leitha ? Policarpo con doloroso stupore : - Scusa tanto , cara mia . Io sono Policarpo e non sono anche De - Tappetti ? Dieta è il cognome . IV De - Tappetti in villeggiatura . Il sogno della signora Eufemia De - Tappetti è diventato una realtà . Policarpo è riuscito a farsi subaffittare , da un suo collega , una casa di campagna nelle vicinanze di Frascati . Nei tre giorni precedenti alla partenza per la villeggiatura Policarpo non ha fatto che ripetere a tutto il vicinato - Ah , non ne posso piú ; sarà meglio che ce ne andiamo subito al nostro villino . - Un villino ? - Oh , una cosa da niente : una palazzina di due piani , con un po ' di giardino . Venite pure a trovarmi .... quando volete .... ma è così lontano .... c ' è due ore di cammino , a piedi .... con questo sole .... eppoi , una strada impossibile .... il governo non pensa mai alle strade .... ma venite pure , mi farete tanto piacere . La palazzina , tutt ' insieme ! è una casuccia rustica , molto vituperata dalle intemperie . Una porta sbocconcellata , munita di un semplice saliscendi , mette in una specie di stalla , che sarebbe la sala da pranzo , per la ragione che c ' è la cucina fatta unicamente per abbrustolire le focacce dei tempi d ' Isacco e di Giacobbe . Una magnifica scala di legno , tarlata a dovere , e abbellita di spaventosi ragnateli , porta al secondo piano della palazzina , che si compone di una cameraccia schifosa , divisa in due da un tramezzo d ' assi sconnesse , abitacolo sacro alle pulci , che professano un verace attaccamento ai membri della famiglia De - Tappetti . Il giardino consiste in un pezzetto di terreno incolto , pieno d ' erbacce , di sterpi , tra cui cresce rigoglioso il papavero , l ' ortica abbonda , e i cespugli di corbezzoli si aggraziano dei loro bottoni di corallo . Il terreno è cinto da una staccionata cadente in cui lo stesso compianto Mazzarella non avrebbe trovato piú posto , per una nuova interruzione . In un angolo , si vede una cisterna in cui , secondo la leggenda che corre in paese , i gatti defunti avrebbero trovato l ' estrema dimora fin dalla piú remota antichità . Policarpo , per godere una mesata intiera tale delizia , ha promesso di pagare 22 lire dicendo : - Il sacrificio è grave , ma la salute prima di tutto . La signora Eufemia , sposa e madre felice , avanti di partire ha gabellato alle amiche questa pietosa menzogna : - Policarpo mi voleva fare un abito , ma io gli ho detto : abbi pazienza , caro mio , ma mi pare una bestialità : la prima cosa che si deve fare , in campagna , è di mettersi in piena libertà . E poi , non ce l ' ho il mio abito di seta marron ? Da lunghi anni , la signora Eufemia parla con accento convinto e possessivo , di questo abito di seta marron , che nessuno ha mai visto e nemmeno lei . La cosa è talmente penetrata nelle abitudini , che lo stesso Policarpo ha detto piú volte , disponendosi alla passeggiata : - Per l ' amor di Dio , dolce Eufemia ! ... non mettere il tuo abito di seta marron ; il tempo è minaccioso . I miei calli non s ' ingannano mai . La partenza per la campagna è un vero avvenimento per la famiglia De - Tappetti , e per l ' intero vicinato che - sia detto a , sua lode - non ci aveva mai creduto . Le lenzuola dentro a un secchio - i fazzoletti , i calzoncini di Agenore stiacciati nella cazzerola , le calze e le mutande del genitore , pigiate bene dentro la pignatta - altri indumenti rassettati con garbo dentro parecchi utensili di cucina ; il tutto caricato sul gobbone della serva , l ' infelice Rosa , che viene spedita alla stazione due ore prima della partenza del convoglio . La signora Eufemia , s ' è messa due abiti , quello per casa , e quello per fuori , uno sull ' altro , a scanso di maggiori impicci . Policarpo ha le tasche piene d ' ogni sorta di roba , dai pettini ai cucchiai , dalla scatolina del lucido per le scarpe , al macinino per il caffè . Il piccolo Agenore è ovattato di stracci per la cucina , di cartaccia per accendere il fuoco , ha una padella sullo stomaco e un soffietto sulla schiena , del quale dice talvolta di sentire il soffio , la qual cosa non è sufficientemente appurata dalla storia . Tutti e tre hanno le mani impacciate da fagotti , in cui si celano i misteri della famiglia , dalle scarpe vecchie , alla conserva di pomidoro . I De - Tappetti salgono sopra un omnibus , e arrivano alla stazione un ' ora prima della partenza del treno . - Scusi - dice De - Tappetti , cavandosi il cappello , a un facchino - mi saprebbe dire a che ora parte il treno delle 5,50 ? - Dieci minuti prima delle sei . - Sempre ritardi ! - esclama Eufemia : indi , volgendosi al marito : - in che classe si va ? - Andremo in terza .... non essendovi una quarta . Finalmente la famiglia è in viaggio . Agenore non lascia un minuto il finestrino , e tempesta il babbo di domande imbarazzanti . - Papà ! che cosa è il vapore ? - Il vapore è il fumo che penetra nelle ruote e si converte in forza motrice , per modo che quando una locomotiva è in movimento tutti i vagoni le corrono appresso fino a che si scenda a una stazione che sarebbe per esempio Frascati . - Papà ! perché si chiamano vagoni ? - Perché vagano sulle ruote . - Papà ! perché gli alberi fuggono ? - Non è che un ' illusione ottica ; quanto piú si va innanzi , l ' albero va sempre indietro , rimanendo fermo al suo posto , così che , a poco a poco , si perde di vista ; mentre al contrario , se noi si restasse fermi , l ' albero camminerebbe , cosa che non può stare , e che io tuo genitore , non dovrei neanche permettere . Finalmente si scende a Frascati . Un facchino si offre per il trasporto di tutto il bagagliume che affligge la famiglia De - Tappetti . - No ! - risponde con voce grave il De - Tappetti - l ' uomo deve bastare a sé stesso ; noi abbiamo , in questi fagotti , dei preziosi ricordi dei nostri avi , e non devono essere toccati da mani profane , e comecchessia mercenarie . La giornata è afosa ; il sole scotta , la strada è faticosa , la polvere accieca , il caldo è soffocante ; Agenore ha fuori un palmo di lingua ; la signora Eufemia va in acqua dal sudore ; l ' infelice Rosa fa salire gli ultimi rantoli d ' una serva oppressa al trono dell ' eterno . Policarpo s ' asciuga la fronte , con un grembialino di Agenore , e dice con voce tronca e affaticata : - Qui almeno .... si respira un po ' d 'aria....un po ' d ' aria sana .... fa piacere .... in verità .... che bella frescura ! - A me pare - soggiunge Rosa - che ci si crepi di caldo . - Tu non calcoli il peso delle parole , disgraziata ! - grida Policarpo . - Tu calunnii la villeggiatura , tu vorresti insinuare nel core inesperto del mio tenero figlio , un sospetto : il sospetto che Policarpo De - Tappetti sacrifichi 22 lire d ' affitto per fargli soffrire in piena campagna il caldo insopportabile delle grandi città . - Scusami tanto , ma io provo un caldo simile a quello di Roma Policarpo , con un sorriso di profonda commiserazione : - È naturale : tu ignori che cosa sia un termometro , il tuo caldo non è che un , frutto della tua ignoranza ! La famiglia De - Tappetti entra in possesso della palazzina . - Papà ! quanto è brutta ! - esclama il piccolo Agenore . - Dio mio ! - mormora la signora Eufemia ; - mi pare una spelonca da ladri . - Voi vi fermate alle apparenze - brontola Policarpo ; - voi non cercate che l ' opera dell ' uomo , innalzate invece le vostre menti a contemplare la bellezza della natura . La catapecchia , del resto , sarebbe comodissima , se non mancasse di tutto , specialmente di mobilio . Rosa accende il fuoco , e la palazzina si riempie di fumo . I De - Tappetti sono costretti a fare un cenino all ' aperto , con cinque uova al tegame , e un po ' di prosciutto . All ' ora delle galline vanno a letto . Rosa dorme in cucina sopra un pagliericcio e Agenore nella stanza superiore , sopra sei sedie , rese soffici da una quantità di stracci e di giornali vecchi . Prima di coricarsi , Policarpo scrive al suo capo d ' ufficio il seguente biglietto : " Illustre Signore ! " Ho preso oggi possesso del mio villino " di Frascati . Non è una gran cosa ; è una " modesta palazzina da povera gente come " siamo noi ; ma tutte le volte che V . S . "Ill.ma ci volesse onorare di sua presenza " sarei lieto di porre un appartamento a " sua disposizione . " Umilissimo servo " POLICARPO DE -TAPPETTI." - Ma che fai ? - gli dice la moglie , diventi matto ? - Mi fo un merito senza costo di spesa ; il principale non accetterà mai e poi mai la mia graziosa offerta . Indi Policarpo si sveste e sale a letto : un letto alto quanto l ' arco di Tito , con durezza analoga , e travertino . Poco dopo è quasi colto da vertigini , e prima di chiudere gli occhi , formula questa preghiera : - Signore ! fate che domattina io riesca a ridiscendere sulla superficie della terra . V Gli amici . L ' erbarola ha detto alla fornaia : - Proprio vero , sapete ! il signor Policarpo ha affittato una magnifica casina di campagna , ma una cosa che , dice , bisogna vedere . - Come faccia a spendere quella famiglia , io non lo so . Io che non sono ricca , ma , infine .... - Eh , vorrei averne io la metà ! - Insomma si vive abbastanza bene ; un po ' di quattrini in disparte ce l ' ho .... e grazie a Dio , debiti non ne ho fatto mai . Dicevo , dunque , che in campagna al giorno d ' oggi , per chi non voglia sfigurare , ci vuole un sacco di denari . Io lo so , perché quando sono stata a Nettuno , in due mesi ho speso piú di cinquanta scudi . - Notate poi , che la signora Eufemia , a quanto m ' ha detto il cicoriaro , fa un lusso strepitoso , e la sua serva sostiene che , la mattina , quando si leva , infila un abito di seta marron , ch ' è cosa da rimanere tonti . - Perdio , che razza di sprechi ! e dire che l ' ho conosciuta , io , che non aveva neanche camicia indosso . - Eh ! già : è appunto in .... questi casi che arrivano le risorse , quando meno ci si pensa . Discorsi quasi simili avvengono tra l ' oste e il salumaio ; tra il droghiere e il merciaio , tra il macellaio e l ' orzarolo . In questi giorni , il villino De - Tappetti , sulle bocche del vicinato , è salito alle proporzioni gigantesche del palazzo reale di Caserta ; l ' erbarola è convinta che la signora Eufemia si cambi , ogni quindici minuti , un abito di seta marron . Sabato , il povero Policarpo , ricevè questa cartolina postale : Di casa , 13 Agosto . " Chaco amicco ! ... Veniamo con questa " a dirte che sttiamo Bene tutte cuante , " come spero di Te , con la tua siniora e il re - " gazzino . Dichome è positivo che vi nuoiate , " abbiamo pensato di farve un improvissata " per la madona d ' Agosto venendo - che " siamo in Domenica - tuttin sieme , Vale " a dire la mi ammoglie con Augusto , e li " nostri vicini , la famiglia Pulitano , indove " che cè pure la Sora Amalia , e si farà " molta allegria che portiamo noi due polli " e che ti ringrassio dell ' hamicizia Tanti " saluti . Fessio natissimo COLANDREA . " De - Tappetti resta pietrificato . La signora Eufemia non trova , in mezzo a tanto dolore , una parola di conforto . Non proverebbe spavento maggiore , se le dicessero che la sua veste di seta marron esiste realmente , e che si è macchiata d ' olio sul davanti . È domenica . Tutta la famiglia De - Tappetti sta in piedi fino dall ' alba . Policarpo , ogni cinque minuti , alza gli occhi al cielo nella speranza d ' una burrasca che mandi a monte ogni cosa . Il cielo invece è così beffardamente sereno , che mette l ' urto di nervi . Eufemia dà ordini alla serva ; ma Policarpo non dà quattrini . Perciò si passa di modificazione in modificazione . Lunga e dolorosa è la compilazione del menu , che resta fissato in queste proporzioni : due chili di carne , due di fettuccine , dieci soldi di formaggio , tre litri e mezzo di vino , con incarico a Rosa di allungarli in sei bottiglie ; infine otto soldi di frutta , piú tre soldi di pizzutello , per procurare una conveniente colica ai ragazzi . Agenore ha l ' incarico di togliere i sassi dal giardino . Rosa leva le ragnatele dalla cucina , Policarpo , con metodica regolarità , pianta una serie di chiodi nelle gambe vacillanti delle sedie , con la speranza che ne derivi qualche strappo ai calzoni del Colandrea o del Pulitano . Si fanno sforzi inauditi per dissimulare la crollante miseria della casupola ; perfino un vecchio scialle di Rosa viene messo , a guisa di cortinaggi , alla finestra della camera da letto . Sopra il giaciglio di Agenore viene posto un mucchio di paglia , e lo si copre di mutande , di camicie , di pedalini , di straccetti , di grembiali , e altro , per far credere che sia la resa della lavandaia . Suonano le dieci .... le dieci e mezzo .... sono quasi le undici .... Policarpo comincia a respirare . - Ah ! forse non verranno , quei birbaccioni .... avranno riflettuto , che , francamente , sarebbe un incomodo troppo grave .... . quel Colandrea è uomo di buon senso .... fors ' anche avranno perso il treno .... Ma ecco Agenore che viene gridando . - Eccoli che arrivano ! - Il diavolo se li porti ! indiscreti , scrocconi , villanacci , infami ! - strilla Policarpo , indi correndo incontro alla signora Paolina Colandrea , alla signora Amalia Codarelli , alla signora Eulalia Pulitano : - Ma che dolce sorpresa ! ah ! una magnifica improvvisata .... avete fatto bene .... è una gran prova d ' amicizia ; entrate , accomodatevi ; Rosa ! prendi i cappelli .... dia pure a me , signora Eulalia .... ecco , prendi , mettili al piano superiore . - Ho detto .... andiamo a fare una visita a Policarpo - esclama Tonio Colandrea , omaccione dalle larghe spalle . - Benone .... benone .... ne sono incantato ! - balbetta Policarpo , ma viene interrotto dalle grida e dai pianti del piccolo Augusto . - Che hai , che strilli in questo modo ? - gli domanda la signora Paolina . - Agenore m ' ha messo in bocca una manata di terra . - Agenore ! - grida severamente il padre - è questa dunque l ' educazione che t ' insegno ? Ricordati bene che l ' amore del prossimo è la prima cosa . Chi dimentica le massime paterne , si trova sempre esposto alle torture del rimorso , come pure a un paio di calci , che ti darò senza pregiudizio di un altro paio che tu potrai ricevere , a sussidio di questi miei insegnamenti . La signora Eufemia , con impetuosa rapidità , affinchè non si possano fermare all ' esame dei dettagli , fa visitare agli ospiti la casuccia e il giardino . La famiglia Colandrea scambia occhiate e sorrisi epigrammatici con la famiglia Pulitano , mentre va soffocando di complimenti esagerati la povera Eufemia , che suda sangue come Cristo nell ' orto . - Ma che bella casina ! quant ' è pulita ! quant ' è ariosa con tutti i comodi ! Finalmente si va a tavola . Gli uomini si sono messi in maniche di camicia . I coniugi De - Tappetti hanno , in luogo dei tovaglioli ceduti agli ospiti , due asciugamani sulle ginocchia . Rosa versa abilmente una porzione di fettuccine sull ' abito sgargiante della signora Amalia . Nestore Pulitano rovescia una bottiglia di vino e Policarpo esclama con le lacrime agli occhi : - Non è niente , allegria ! Tonio Colandrea comincia uno dei suoi invariabili discorsi : - Una volta è accaduto lo stesso nel 65 .... anzi no , nel 72 : eravamo in casa di Atanasio , quello che ha sposato la figlia di quel droghiere , che aveva due case , una in via Rasella , e l ' altra .... non mi ricordo piú , quel droghiere che era il nipote di Boccolini il notaio .... Boccolini per Dio ! .... il famoso Boccolini , quello che sua moglie si faceva corteggiare dal giovane Alessi .... Alessi , quello di borsa .... che suo padre - figuratevi ! ci davamo del tu - vendeva pannine all ' angolo di via dei Coronari .... come ? il vecchio Alessi ? che aveva tre figlie una delle quali maritata col segretario del principe di Cassano , è impossibile che non l ' abbiate conosciuto . Paolina Colandrea non parla d ' altro che del gran caro dei viveri . Nestore Pulitano , il barbiere , passa in rassegna i suoi avi , risalendo all ' epoca delle crociate , mentre Eulalia Pulitano esclama , ogni tanto , meccanicamente : - Era una grande e nobile famiglia quella dei Pulitano ! La vedova Amalia Codarelli non parla mai . A un tratto Agenore fa strillare il piccolo Augusto , come un demonio . - Che hai ? - M ' ha cacciato in bocca un mucchio di ragnatele . - Agenore ! - grida con voce stentorea Policarpo ; - scendete subito di tavola e venite a ricevere , da figlio obbediente , quei due calci che vi spettano , e che un padre deve inculcare , nei piú gravi momenti della vita , alla propria figliuolanza . Il pranzo è finito . Gli ospiti se ne vanno in fretta e in furia . Eufemia bacia le donne , mostrando sugli occhi il pianto dell ' amicizia . Policarpo stringe la mano agli uomini , dicendo : - Venite pure tutte le domeniche .... Venite , per amor di Dio . Indi rimasto solo : - Se avessero il coraggio di ritornare , sento che offrirei loro un piatto di fettuccine all ' arsenico . Rientrando in casa , egli vede Agenore immobile a capo chino , in mezzo alla cucina . - Che fai ? - Aspetto due calci , papà ! ... E Policarpo dolcemente : - Va pure a riposare , figlio mio ; te li darò domani , a colazione . VI Ruoli organici . Policarpo De - Tappetti ha letto sui giornali che all ' ordine del giorno della Camera erano comparse quelle cose girevoli che si chiamano i ruoli organici . Policarpo ha provato , nelle sue viscere di impiegato straordinario , un rimescolio a cui non doveva certamente essere estranea , insieme con l ' affezione rispettosa verso i proprii superiori , una zuppa di fagioli andata a male , per colpa della serva , la quale ha stretto col garzone del salumaio un ' untuosa relazione , di cui non si darà certo lettura in apposita commissione parlamentare . Policarpo De - Tappetti , forte della sua lunga e provata devozione agli ordini costituzionali , ha comunicato al suo caposezione , per debito d ' ufficio , una regolare e documentata flussione di denti , grazie alla quale egli ha potuto assistere alla seduta , sia per acquistare la convinzione personale dell ' esistenza dei ruoli organici , sia per abituare suo figlio Agenore alla religione d ' un progetto di legge , che potrà essere discusso nei giorni in cui Policarpo De - Tappetti sarà sceso sotterra , lasciando un ' eredità di affetti e di scarpe di panno , mentre suo figlio Agenore De - Tappetti tirerà il carro dello Stato , o altro veicolo congenere e non meno nazionale . Policarpo è alla tribuna pubblica , appoggiato all ' ultimo banco , e Agenore , che ha trovato posto nel banco sottostante , si volge al babbo e dice : - Papà , i fagiuoli mi hanno fatto male . - Non mormorare , figlio mio : anche nell ' umiltà dei fagiuoli c ' è qualche volta la mano della provvidenza . Emesso questo pensiero filosofico , Policarpo si concentra in sé stesso , come , al pari forse di Agenore , udisse qualche voce interna non abbastanza amalgamata con quella della coscienza . Comincia intanto la discussione sugli organici . - Papà ! - domanda Agenore , reprimendo un moto dell ' anima , che somiglia ad un sospiro - papà mio , me li fai vedere i ruoli organici ? - Figlio mio : i ruoli organici sono una cosa essenzialmente immateriale : nessuno li può vedere e , purtroppo , nessuno li può toccare . Guarda piuttosto il deputato Plebano , che parla adesso sopra i pubblici bisogni ; egli era l ' unica persona che avesse - un Avvenire sul quale ha scritto tanti articoli , a favore di noi poveri impiegati ; ma ormai non c ' è piú avvenire disgraziatamente per noi , e grazie al cielo neanche per lui . Momento di pausa . - Ascolta , bene quello che dice l ' onorevole Plebano ; gli organici non potranno mai essere cosa seria e stabile , se non si organizzano prima i pubblici servizi i quali non rispondono ai pubblici bisogni . - Papà , quand ' è che si provano i pubblici bisogni ? - È meglio passarci sopra , figlio mio ; l ' argomento è troppo grave . Quando un regnicolo ha un bisogno , questo non è che un bisogno privato , poichè deriva appunto da una privazione . Ma se , invece , un popolo , compenetrato nella propria esistenza di consorzio civile , s ' inculca bene nel potere legislativo , e manomette le riforme organiche delle tabelle definitive , allora tutti provano qualche cosa che non si spiega , la quale sarebbe appunto un pubblico bisogno , che deve corrispondere ai pubblici servizi . - Corrispondere .... che cosa ? - Mi spiegherò con un esempio : un cittadino morigerato prova un bisogno pubblico . Che cosa fa egli in simile frangente ? ricorre , col rispetto che si deve , al potere legislativo , e gli dice : io ho il tale bisogno pubblico , la mi faccia un po ' lei corrispondere a quel servizio che di dovere . - E allora ? - Allora il potere legislativo lo manda a quel servizio . L ' onorevole Treppunti intanto dice che non capisce come si vogliano migliorare gli stipendi senza migliorare i servizi ; l ' onorevole Cavalletto parla della piaga dei sollecitatori e del sospetto di corruzione ; l ' onorevole Fortis raccomanda la sorte degli impiegati straordinari ; l ' onorevole Zeppa sostiene che la sinistra ha migliorate le condizioni della travetteria , e Policarpo De - Tappetti , che ha paura di perdere ogni speranza , comincia , non foss ' altro , a perdere la testa . Agenore , intanto , torcendosi e facendo qualche cosa che somiglia a un singhiozzo , esclama : - Papà ! i fagiuoli . - Agenore ! - risponde Policarpo con accento d ' ineffabile malinconia : - ti prego di sospendere , momentaneamente le dolorose manifestazioni di un animo , turbato da legumi troppo coriacei . Noi ci troviamo davanti a un ' assemblea legislativa che sta votando un milione in nostro favore .... - Un milione ? - Si , figlio mio ! ... un milione , di cui non avrò , naturalmente , neanche un soldo ; ma è sempre decoroso , per una famiglia come la nostra , avere partecipato moralmente , idealmente , al possesso d ' un milione . - Dimmi , papà : con questo milione , mi comprerai qualche cosa ? Policarpo intenerito : - Sì , figlio mio , ti procurerò qualche divertimento : domani ti porterò al Pincio a vedere il tramonto . È bene che gli animi dei giovincelli si ritemprino ai grandi spettacoli della natura . VII Il Natale . È la mattina di domenica . Dalle nove alle undici , consulto tra Eufemia , Policarpo e Rosa , per decidere il programma del pranzo natalizio . Solamente alle undici e un quarto la lista definitiva rimane composta così , a base di patate : Gnocchi al sugo , Patate con contorno di pollo , Arrosto di manzo con contorno di patate , Patate fritte con contorno di spinaci , Cicoria e patate per insalata , Mezzo fiaschetto di Aleatico , Caldallesse , invece di marrons glaces troppo indigesti , Sei soldi di cialdoni , Tre mele e quattro soldi di formaggio . Policarpo vorrebbe aggiungere alla lista due tazze di caffè : ma resta spaventato dalla propria audacia . Combinato il pranzo , la famiglia De - Tappetti procede al proprio abbigliamento festivo . Agenore , col pennello da barba , insapona religiosamente una spalliera di seggiola , e ogni tanto strilla , con voce acutissima : - Papà , oggi che è Natale , mi ci porti al teatro meccanico ? Policarpo fruga in ogni ripostiglio e grida : - Eufemia . EUFEMIA . - Che hai , che strilli ? POLICARPO . - In nome di quei doveri di sposa e di madre , a cui si deve ispirare la tua condotta , mi sai dire dove diamine hai ficcato il lustro per le scarpe ? EUFEMIA ( alla serva ) . - Rosa : dove avete messo il lustro per le scarpe ? dov ' è il mio talma , quello con le perline nere ? POLICARPO ( esterrefatto ) . - Gesummio ! Si sarebbe perduto il tuo talma ! dunque la mia famiglia è sopra un abisso ? AGENORE . - Papà oggi ch ' è Natale , mi ci porti al teatro meccanico ? Policarpo , volgendosi verso Agenore , lo vede piú che mai dedicato all ' insaponatura della spalliera , e gli grida : - Nequitosa creatura , tu sperperi in tal modo quella schiuma che è precisamente destinata al mento del genitore ? e tu mi rovini , con tanta animadversione , quella seggiola , che servì di base alla santa memoria di tuo nonno ? e tu manometti con precoce impulso di brutale malvagità , quel pennello cui può solamente adibire la barba paterna ? EUFEMIA ( minacciando Agenore ) . - Metti subito via il pennello se no ti tiro quello che mi viene alle mani . POLICARPO . - Ed io quello che mi viene ai piedi , che poi sarebbe il frutto della mia legittima indignazione . La serva con faccia stordita , esce , tutta impolverata , dalla cucina e dice : - Signora , il lustro non si trova . POLICARPO . - Come : non si trova ? Bisognerà trovarlo per forza . I miei mezzi non permettono enormi spese voluttuarie in tante scatole di lustro . Ne abbiamo comprata una , che non sono neppure tre mesi . ( agitato da fiero sospetto ) Ma dunque voi me lo mangiate ? AGENORE . - Papà : oggi che è Natale mi ci porti al teatro meccanico ? La signora Eufemia , tutta rossa , scalmanata : - Ecco qua : l ' ho trovato io il lustro , ( porgendolo a Policarpo ) era fra le tue carte . POLICARPO ( alzando il lustro e gli occhi al cielo ) . - Fra i miei documenti ! Fra quelle pagine immarcescibili , che sono il testimonio oculare della mia integrità cittadina ! ( principiando a lustrare ) Un giorno , di questo passo , lo troveremo nella sporta del pane , o nella concolina in cui ci laviamo le fisonomie familiari , o su quel cuscino , ch ' è il capezzale delle mie notti . Eufemia : casa De - Tappetti è nella piú assoluta decadenza . ( scopettando con rabbia ) Agenore : lascia stare il gatto ! Te l ' ho detto cento volte . AGENORE . - Papà : l ' ho mandato via perché era sullo scendiletto e stava facendo .... POLICARPO ( con amarezza ) . - Anche l ' altro giorno era sul mio soprabito blú e fece .... quel gatto non ha principio di educazione ! AGENORE . - Papà : oggi ch ' è Natale , mi ci porti al teatro meccanico ? POLICARPO . - Quanto sei noioso e degenere , figlio mio ! EUFEMIA ( irritata ) . - E tu rispondigli una volta , senza farlo svociare . POLICARPO ( al figlio ) . - Che vuoi ? parla ! e parla senza omologare di singhiozzi il tuo ragionamento . AGENORE . - Papà : oggi ch ' è Natale , mi ci porti al teatro meccanico ? POLICARPO ( con voce solenne ) . - Prima di tutto , dobbiamo andare a spasso , e per via decideremo quale spettacolo convenga alla puerizia . I soli divertimenti educativi dovranno , onestamente , ricreare questo connubio nell ' atto che , manoducendo la sua prole , si permetterà di gavazzare , senza intempestivo dispendio . Entra Rosa con un cencio nero in mano , che butta in braccio alla signora Eufemia . ROSA . - Ecco il talma con le perline nere . EUFEMIA . - Dov ' era ? ROSA . - Era .... era .... POLICARPO . - Siate veridica nei vostri domestici referti . ROSA . - Io non so chi ce lo abbia messo , ma era sulla cesta del carbone . EUFEMIA . - Il mio talma sulla cesta del carbone ! . POLICARPO . - Il carbone sul talma della cesta di mia consorte ? Rosa sparisce di corsa , in cucina . Policarpo fissa sul talma due occhi pieni di lagrime . La signora Eufemia incretinisce a vista d ' occhio . POLICARPO ( con gesto pieno di nobiltà e di energia ) . - Mostriamoci forti e parati sempre , nelle piú dure controversie della vita . Mettiti quel talma che ci costa tanti dolori e usciamo . Nulla turbi la nostra festiva giocondità natalizia . La signora Eufemia eseguisce meccanicamente . Escono tutti e tre . Poca gente nelle vie . Policarpo trascina Eufemia , che trascina Agenore , che trascina un carrettino sfiancato mediante un pezzo di spago . La famiglia De - Tappetti si reca al Pincio . Sono le dodici e mezzo , e in tutto il Pincio non si vedono dieci persone . Policarpo costringe il figlio a leggere i nomi dei grandi uomini in marmo ; indi gli infligge un ' ammirazione di un quarto d ' ora avanti ai cigni del laghetto . In ultimo dilapida la somma di tre soldi per procurargli cinque minuti d ' altalena . Dal Pincio , la famiglia De - Tappetti corre a San Pietro . Sulla piazza non c ' è anima viva . Policarpo spiega il sistema ingegnoso col quale fu eretto l ' obelisco , mediante funi riscaldate , secondo lui , mentre il Papa gridava : Fuori i barbari ! Da San Pietro , la famiglia De - Tappetti corre a piazza di Termini per vedere i cartelloni del serraglio delle belve . Da piazza di Termini , la famiglia De - Tappetti corre nella chiesa d ' Aracoeli , dove Agenore declama la seguente poesia davanti al presepe : Queste feste natalizie Faccia il ciel che concilii Le sue grazie piú propizie Come ciò che ci ha concesso Dopo avercelo promesso Ch ' apparisce alla capanna E nascesseci il Messia ; Tra gli evviva tra gli osanna Gridiam tutti e così sia . Versi , manco a dirlo , di Policarpo . Dall ' alto della scalinata dell ' Aracoeli , la famiglia De - Tappetti si precipita verso casa . POLICARPO ( con gioia repressa dalla dignità ) . - Che ne dici , moglie mia ? ci siamo divertiti abbastanza ? EUFEMIA ( cascando a pezzi ) . Quanto a me .... POLICARPO . - E tu , Agenore , ti sei divertito ? AGENORE . - No , papà . POLICARPO . - Ecco le conseguenze dell ' abuso dei piaceri ! Agenore , ti do cinque minuti di tempo , per rettificare la tua primitiva asserzione . AGENORE . - Ma io mi sono seccato . POLICARPO . - E io , forse , non mi sono seccato piú di te ? Ma oggi è festa , e tu devi imitare la paterna ilarità . Ti ordino di essere contento , e di abbandonarti a segni di giubilo manifesto . Vuoi ubbidirmi , sì o no ? AGENORE . - Ti ubbidisco subito , papà . E si mette a piangere come una fontana . VIII De - Tappetti al veglione . Sono le otto di sera e la signora Eufemia De - Tappetti non connette piú . Agenore salta sulle sedie . Policarpo ha promesso di condurli , tutt ' e due , al veglione del Costanzi . La seta di un vecchio ombrello , prendendo la forma d ' un prodotto assai comune della ceramica nazionale , sarà la cuffia della signora Eufemia : il resto del costume da maschera è composto d ' una cortina e d ' un vecchio scialle a scacchi neri e rossi , ridotto a qualche cosa che potrebbe essere classificata appena tra il domino e il sacchetto della tombola . Il costume di Agenore è , forse , meno splendido quanto ai particolari , ma di elegante e incantevole semplicità . Egli ha indosso un paio di mutandine sue , una camicia della mamma legata alla cintura ; un cachenez di papà messo a tracolla ; infine un cappello conico , formato di gazzette , incollate una sull ' altra , con rabeschi di carta dorata , il cui costo non può essere inferiore ai due soldi , senza contare una costellazione d ' ostie da lettere , attaccate dalle mani stesse del genitore . Il quale , quanto a sé stesso , ha deciso di non alterare le proporzioni quotidiane della persona . Egli ha detto : - Un funzionario dello Stato non può comecchessia obliterare la compagine individuale , e tu stesso , figlio mio , impara che , arrivati ad una certa età , se continui ancora a mangiare le ostie del cappello , ti mando subito a letto su due piedi , e anche sopra il mio . L ' andata dei coniugi De - Tappetti al veglione è un avvenimento per il vicinato . La signora Eufemia , verso il meriggio , era scesa a comprare spilli e fettuccie , spesa molto notata dalla cicoriara che sta sul portone ; e poi la stessa signora Eufemia aveva detto al norcino : - Piú tardi manderò la serva a prendere una costoletta di maiale ; badate che sia buona , poiché stasera dobbiamo andare al Costanzi . Al momento della partenza , casa De - Tappetti pare una maledizione . Policarpo , con gli occhi di fuori , ha un pezzo di sapone in una mano e la scatolina del grasso lucido nell ' altra . Agenore strilla che gli cascano le calze . Policarpo sputa sul sapone , e lo strofina contro le scarpe . Accortosi dello sbaglio , butta lungi il sapone , corre alla catinella , e vi immerge la scatola del grasso lucido , per lavarsi le mani . La signora Eufemia pare una spiritata : ella non fa che gridare : - Dio mio , questi balli saranno la mia rovina . Finalmente tutto è in ordine . La signora Eufemia s ' è messa in testa la cuffia , e Agenore ha mangiato le ultime ostie rosse . Policarpo dà il braccio destro alla sua signora , prende per mano il bambino , e scendono in istrada , fra i susurri delle lavandaie , della cicoriara , del norcino e dell ' orzarolo , il quale si mette a gridare : - Fate largo , che passa il tabernacolo . Trafelati , con la lingua di fuori , le scarpe piene di fango , i De - Tappetti arrivano al Costanzi , dopo un ' ora di cammino . Ballottato dalle maschere , trascinato in mezzo a ondate di giovanotti , Policarpo conserva , a stento , la sua proverbiale dignità . Dopo una quantità di guai , i coniugi De - Tappetti riescono a penetrare nella platea . La signora Eufemia resta incantata . Dice che le pare di essere in chiesa . Agenore non vede nulla e pretende di salire sulle spalle del babbo . Policarpo resiste , Agenore piange e pesta i piedi . Per farla finita , Policarpo lo prende in collo . Ma una quantità di maschere circonda la famiglia De - Tappetti e le dà la baia . Policarpo alzando gli occhi al cielo ha la fortunata ispirazione di salire in galleria . Quivi respira . Eufemia si mette a sedere , Agenore può vedere tutto quanto , e tempesta di domande il genitore . - Papà ! che cos ' è quella luce bianca ? - È la luce elettrica . - Come la fanno ? - Mediante una combinazione chimica : si mettono a bagno i carboni , s ' avvicinano i poli , s ' accende un fiammifero davanti a uno specchio , si gira la corda di bengala , e allora viene l ' ingegnere Sfondrini , e dice : questa è la luce elettrica . - Anche il gaz è una luce elettrica ? - No , figlio mio . Il gaz non è altro che il risultato della compagnia che lo fabbrica , e che si chiama gazometro : poi lo chiudono nei tubi , e lo portano al Municipio , chi ne vuole va dal sindaco , paga , e si fa dare la pressione , che gli serve anche di ricevuta . - Papà ! guarda quella mascherina bianca .... la vedi ? perché quel signore le ha dato un bacio ? - Egli è un suo fratello , che le dà l ' addio , essendo in procinto di partire per l ' America . - Policarpo - bisbiglia la signora Eufemia con accenti di terrore - mi si sono rotti parecchi uncinetti : mi casca .... Tutto quanto .... - Per amor di Dio ! - Vedi un po ' di trovarmi degli spilli ! - E dove vuoi che te ne trovi ? - Papà : che significa tutte quelle figure nel soffitto ? - Sono le nove muse ... dovevi badarci prima d ' uscire di casa .... quelli sono i cavalli che tirano i carri del sole .... ti casca sempre qualche cosa ! .... quest ' altro è il genio della commedia .... bella figura facciamo , perdio ! ... il mare coi cigni rappresenta la mitologia .... vedi , se puoi aggiustarti in qualche modo .... e quelle nere che ballano , sono altre nove muse .... ce la fai ! ce la fai ? - Non è possibile . - Papà , papà . - Ma stai zitto un momento , non vedi che la mamma si demolisce ? I coniugi De - Tappetti scendono con precipitazione . La signora Eufemia si regge le gonnelle , Agenore si fa trascinare come un carretto e giunto nel vestibolo , indica la statua di Giulio Cesare e grida : - Papà , chi è quell ' uomo nero ? - Quell ' uomo è un imperatore romano , il quale .... il quale .... - Il quale che ? - Il quale , figlio mio , se me lo domandi ancora una volta t ' arriva un paio di schiaffi IX Rivolta femminile . Sono le otto e tre quarti di sera . Sul tavolino , coperto da un vecchio scialle a scacchetti verdi e turchini , risplende un lume a petrolio col piede lucido per l ' untume , il cristallo incrinato e un giornale ridotto a paralume col sussidio d ' una spilletta arrugginita e di due mollichelle di pane masticato . Questo paralume , da oltre due anni , forma l ' orgoglio dell ' autore , Policarpo De - Tappetti , il quale , con gli occhiali sul naso e il labbro inferiore penzoloni , sta rifacendo la punta a un par di vecchi pedalini che paiono rosicchiati dai sorci . Agenore , con un paio di forbicette , fa una quantità di ritagli di carta , ai quali , mentalmente , si propone d ' appiccare il fuoco , appena i genitori abbiano voltato le spalle . La signora Eufemia , vestita di percalle a righe pistacchio , è sprofondata nel vecchio monumentale seggiolone comprato all ' asta pubblica per lire 14,75 , e destinato a serbatoio di pulci per uso esclusivo della famiglia . La signora Eufemia è assorta nella lettura di un mezzo foglio , dentro al quale Rosa ha portato la senape destinata ai pediluvii di Policarpo . L ' attenzione della signora Eufemia è concentrata su questo breve resoconto : - Domenica le donne radicali di Parigi tennero un gran comizio . Luisa Michel teneva la presidenza . Era vestita di nero . Essa disse : " È giunta l ' ora della rivolta per le donne . Il codice civile è fatto contro di lei ; essa lo deve riformare . Se essa lo avrà sarà libera . Vi dovete rifiutare a lavorare se non vi pagheranno come volete " . Martel disse : " L ' uomo è un animale tanto basso , che non ve n ' è alcuno che lo equipari . Mercanteggia il cibo alla donna , quando non glielo ruba " . Un ' altra donna , la cittadina Grippa , disse : " Rifiutatevi di dare i vostri amplessi agli uomini . Non siate piú operaie , se non vi mettono allo stesso livello dell ' uomo : non siate piú donne perdute : scioperiamo . Lo Stato dovrebbe indennizzare la donna tutte le volte che questa prestasi a farsi fecondare " . Questa lettura getta il turbamento nel cervello ancora verginale , nonché idiota , della signora Eufemia , mentre Policarpo , da cinque minuti sani , si riprova inutilmente a introdurre il filo nella cruna dell ' ago . Agenore , con la fatale irriverenza di questo secolo , guarda gli sforzi del genitore con sorriso di scherno . Policarpo ci si prova ancora sei o sette volte , poi si inquieta e dice a Eufemia : - Fammi il piacere d ' infilarmelo tu , perché io non ce la fo . E volgendosi al piccolo Agenore : - E non è lecito a qualsiasi prole ostentare la prevaricazione d ' una perniciosa ilarità , mentre il genitore è periclitante nell ' adempimento delle sue funzioni notturne , hai capito ? E poi alla moglie : - Eufemia ! Saresti dunque sorda alla voce , del dovere nonché a quella del tuo consorte ? Eufemia trasalendo : - Che vuoi ? - Infilare quest ' ago . La signora Eufemia , con accento pieno di amarezza : - Riformate prima il codice civile , o Policarpo , e poi v ' infilerò . Policarpo , stupefatto , guarda fisso il paralume , poi guarda Agenore , che guarda la mamma , che guarda Policarpo , che dice : - Eufemia , rientra in te stessa , tu sei evidentemente sotto l ' erubescenza . d ' un sogno . Guardami bene : io sono Policarpo tuo . Tu ti trovi nel santuario della tua famiglia , e questi pedalini stessi ( agitandoli ) rappresentano uno di quei teneri vincoli sui quali riposa il matrimoniale consorzio . Eufemiuccia ! dà un poco di pizzichi alle tue sembianze e riconduci la mente sul sentiero della realtà e di questo salottino dove aleggia la domestica gioia e dove anche la domestica dorme sul canapè . Eufemia ! infilami l 'ago....cidenti! m ' è cascato ! Policarpo si mette pecoroni alla ricerca dell ' ago , che dev ' essere sparito in una delle tante crepe polverose dell ' ammattonato . Eufemia , guardando il marito carponi , si fa rossa d ' indignazione e borbotta : - Martel ha ragione . L ' uomo è un animale tanto basso che non c ' è alcuno che lo equipari . Policarpo s ' insinua sotto il tavolino e riceve dal figlio Agenore , una pedata sopra un occhio . Il genitore , offeso , irritato , alza la testa , batte nel tavolino , si fa un bernoccolo , il lume traballa , minaccia di rovesciarsi e Policarpo strilla : - Figlio sciagurato ! . Tu vuoi dunque abbandonarti al massacro di chi t ' ha dato la vita ? ( uscendo di sotto alla tavola ) Tu hai attentato al lume dei miei occhi e a quello a petrolio , che avrebbe potuto distruggere nelle fiamme il nostro modesto patrimonio e anche il matrimonio , te compreso , mostro d ' ingratitudine chi t ' ha insegnato di venire alle mani coi piedi ? Policarpo alza sopra Agenore un braccio minaccioso , precursore d ' uno schiaffo paterno . Agenore scappa in cucina . Eufemia corre nella camera da letto esclamando . - Dire che mi sono prestata a farmi fecondare da un uomo simile e .... senza indennità governativa ! Policarpo rimane atterrito , estatico , davanti alla scomparsa fulminea dei membri della famiglia . Per un momento , egli crede d ' esser ecceduto nell ' esercizio della paterna potestà , e mezzo tonto , entra nella camera da letto . Eufemia , curva sui cuscini , pare oppressa dai singulti . Policarpo la piglia dolcemente sotto le ascelle , con movimento di burocratica tenerezza . Memore delle parole della cittadina Grippa , Eufemia si rivolta come una biscia e dice a Policarpo : - Tutto è inutile , o signore ! io rifiuto di dare i miei amplessi agli uomini . Io comincio a mettermi in isciopero . - Eufemia ! - dice Policarpo , trasognato - tu non sai quello che dici . La tua esagitata parola dimostra l ' abrogazione delle tue facoltà mentali . Eufemia ! guardami : guardami bene .... sono Policarpo . - No ; tu sei un animale tanto basso , che non vi è alcuno che ti equipari . - Ma no : Eufemiuccia ! io sono Policarpo tuo , sono quel Policarpo identico al quale sei unita in nodo indefettibile : raccogli i tuoi ricordi ! tu hai associato la tua vita integerrima alle mie immacolate generalità , e questa unione è stata fecondata . Eufemia con accento drammatico : - Arrestatevi ; io non intendo piú di prestarmi , a farmi .... - Eufemia : tu dunque vuoi postergare i santi doveri di sposa e di madre ? - Voglio essere posta allo stesso vostro livello - Come ! tu vorresti emarginare le pratiche ? le circolari ? archiviare gli atti ? protocollare delle evasioni ? - Voi avete fatto il codice civile contro di me ! - urla donna Eufemia . - Signora ! - conclude gravemente Policarpo - voi accusate un pubblico funzionario d ' avere manomesso il palladio della convivenza civile , e questo è il colmo dell ' animadversione , contro gli ordinamenti sociali . Voi offendete , in me , il funzionario , il marito , l ' uomo , il Policarpo , voi , voi che dovreste essere l ' angelo del cubicolo familiare , voi che .... Dopo un minuto di riflessione : - Fra noi due dovrà , ulteriormente , intercedere una separazione di beni e di toro .... - Ma che toro ! - esclama Eufemia . - L ' uomo è un animale così basso che non c ' è toro che lo equipari . X Agenore smarrito . Sono le nove e tre quarti di sera . Casa De - Tappetti è immersa nella piú profonda costernazione . La serva , seduta nel cantone piú oscuro della sala da pranzo , appoggia la fronte sopra la spalliera e dorme in preda alle piú strazianti inquietudini . La signora Eufemia - dimentica di ogni delicato senso di pudore - è mezzo vestita e mezzo no , e il suo seno potrebbe presentare ancora qualche attrattiva agli occhi autorevoli di Policarpo , s ' egli non si ostinasse a fissarli sui propri stivali con una costanza degna di migliore scarpa . La signora Eufemia , ogni tanto , fa un salto alla finestra , e guarda , con rapido movimento di testa , ai due lati della via . Indi , ritorna mestamente accanto a Policarpo che continua a considerare le proprio scarpe sotto un altro punto di vista , piú patriottico , ma non meno doloroso del precedente . Policarpo , con voce cavernosa : - Hai visto niente ? - Niente ; povera creatura . Policarpo , reprimendo i singulti : - Era il nostro amore ! Era il nostro sangue , Eufemia ! Era il mio ritratto ! Il mio animo di padre è straziato nelle sue viscere immediate ! Dio , abbiate pietà di noi ; io non domando al cielo che una grazia sola : ricuperare mio figlio , per abbracciarlo teneramente , e metterlo , dieci giorni , a pane e acqua . Indi , volgendo gli occhi sopra la serva : - Oh femmina religiosamente devota ai doveri di cittadina e di domestica ! La tua vita è un sacerdozio , che mantiene acceso il sacro focolare della famiglia , e comprende nel salario gli affetti d ' un vergine cuore , retribuito mensilmente con pari tenerezza . Guarda , moglie mia , la povera Rosa . Ella non ha piú il coraggio di pronunciare una qualsivoglia parola . La commozione la opprime . - Perdona , amico mio , a me pare che russi . - T ' inganni ! non è che il rantolo d ' un cuore esulcerato . La signora Eufemia , sospirando a mantice , ritorna , quasi barcollando , alla finestra . Policarpo fa due o tre passi , poi s ' arretra e dice con accento severo e fatale : - Eufemia , non è piú tempo d ' esitare . Io devo perlustrare tutti i sette colli , anche a costo di fiaccare il mio . O ritroverò il nostro caro Agenore , o tu sarai vedova anzi tempo . - Io ne morirò . - E io verrò a piangere continuamente sulla tua fossa . Così dicendo , cadono uno nelle braccia dell ' altra . Per essere storicamente esatto , devo dire anzi che Policarpo , avendo sbagliato la misura , cade invece sopra il lavamani , e manda in pezzi la catinella . Rosa si sveglia di schianto , e grida : - Madonna mia , gli spiriti ! E Policarpo , uscendo , con accento filosofico : - Gli spiriti sono eccessivamente depressi . E , ricalcando la bomba sin sugli orecchi , scende nella via . Ah ! voi non sapete .... È una storia , questa , lugubre e nazionale . Agenore è fuggito di casa . Il figlio dell ' orzarolo gli ha detto che tutte le sere c ' è una dimostrazione , con squilli di tromba , e Agenore s ' è lasciato incautamente sedurre da quella prospettiva rivoluzionaria . Agenore è fuggito di casa alle otto scusandosi col dire che andava a comprare un soldo di cialdoni . Come mai l ' oculata signora Eufemia ha prestato facile orecchio a così sfacciata bugia ? Come mai ella ha potuto , anche per un momento , supporre che nella vita di Agenore potesse intercalarsi un episodio , rappresentato da un soldo di cialdoni ? Non calunniate questa eccellente madre di famiglia . Il sospetto aveva subito attraversato l ' animo suo . - Agenore ha un soldo ? Dio mio ! si sarebbe egli macchiato di qualche crimine ? Ma non può essere . L ' avrà trovato per la strada . Ma quand ' anche ciò fosse , come mai egli si getta subito in braccio ai bagordi , alla disperazione , al libertinaggio ? - Agenore , Agenore ! Hai tempo a strillare ! Agenore è già lontano , Agenore è già a piazza Navona , insieme col figlio dell ' orzarolo , suo compagno di traviamenti e di perdizione . Policarpo ferma un agente municipale , davanti a San Luigi de ' Francesi , e gli domanda : - Avete visto mio figlio ? - E chi siete voi ? - Io ? io sono un padre infelice . La guardia si spazientisce e risponde : - Che vuole che sappia io ? - Ma come ! scusate - esclama DeTappetti - non è forse affidata a voi la tutela , la salvaguardia dei cittadini ? - Sono o non sono un regnicolo ? Voi stesso siete o non siete un regnicolo ? - Badi come parla ! misuri le parole ! Policarpo spaventato dalla propria audacia teme di avere offeso la maestà della legge , e fugge mezzo tonto , verso piazza Navona , pigliando di petto tutte le persone . Appena giunto in faccia alla fontana , sente uno squillo di tromba , e vede un maresciallo che porta via di peso qualche cosa che pare un cencio , mentre invece è il giovane Agenore , figlio unico di Policarpo De - Tappetti . Quale vista per un padre ! quale vista , per un Policarpo ! È questo il punto culminante dell ' azione drammatica . POLICARPO . - Figlio mio ! AGENORE ( con voce strozzata ) . - Papà , mi portano carcerato . MARESCIALLO . - Ah , è vostro figlio , questo pezzo di birbaccione ? - perché non l ' avete messo a letto ? perché non gli date un po ' piú di educazione ? POLICARPO ( dignitoso ) . - Maresciallo , ve ne prego .... non diminuite il mio prestigio davanti a un ' indocile prole , che versa a piene mani il disonore sulla mia testa , che un giorno sarà canuta . MARESCIALLO . - Meno chiacchiere ! POLICARPO . - Rendetemi mio figlio . MARESCIALLO . - Ma siete matto ! POLICARPO . - L ' avete forse colto in flagrante ? MARESCIALLO . - Gridava l ' Inno ! l ' ho udito io . POLICARPO ( rivolgendosi al figlio con tutta l ' amarezza d ' un genitore offeso e deluso ) . Agenore ! come mai , dopo tanti anni del mio fecondo apostolato , hai potuto emettere gridi sovversivi ? come mai ti vedo in mezzo a gruppi di facinorosi ? ahi , tu che dovevi essere il bastone della mia vecchiaia ! AGENORE ( piangendo ) . - Lo sarò , lo sarò . POLICARPO ( inesorabile ) . - Ah , troppo tardi ! il bastone della mia vecchiaia piomberà sulle tue spalle . Momento di pausa e di raccoglimento . POLICARPO ( con gesto autorevole ) . - Maresciallo : io sono un funzionario del governo ; uno zio di mia moglie è amico d ' un ministro , del ministro Mezzanotte , buon ' anima sua ; si davan del tu .... MARESCIALLO . - Vedo bene che lei è un galantuomo .... si prenda pure questo birichino e lo mandi a letto . Agenore , mezzo sconquassato , passa nelle mani del genitore , che lo afferra per l ' avambraccio , e lo trascina verso casa ruggendo : - Disgraziato , che ci sei andato a fare in piazza Navona ? - A sentire la musica . - E chi ha destato , nel tuo petto , questi gravi istinti musicali ? - È il figlio dell ' orzarolo che m ' ha detto che bisognava gridare : Vogliamo l ' inno . - Ma non hai tu riflettuto che il tuo grido offendeva i grandi corpi dello Stato ? Ma dimmi : hai tu mai visto che tuo padre anche nelle grandi circostanze della vita abbia mai chiesto un inno ? perché hai emesso , dunque , grida sediziose ? Silenzio prudente da parte di Agenore . - Ah ! tu non rispondi ? tu ti avvolgi in dignitoso silenzio ? Ma io non mi farò illudere da questo tardivo mutismo . Una correzione è necessaria . Vedi tu questa mano ? Gli dà uno schiaffo e conchiude con voce solenne : - Questa mano impedisce al tuo piede di rimanere , ulteriormente , sull ' orlo dell ' abisso . XI L ' istruzione di Agenore . Il lume a petrolio sopra un sottolume ottagonale , fatto di scatole di cerini appiccicate a un panno , fiammeggia in mezzo alla tavola . Il globo di cristallo smerigliato , è incrinato da cima a fondo e picchiettato di pezzetti di decalcomania , fatica speciale della pazienza e della saliva di Agenore . La serva , al buio , sbadiglia sull ' uscio della cucina . Policarpo , Eufemia , Agenore , pieni di raccoglimento e di aspettativa , stanno seduti intorno alla tavola , accigliati , preoccupati , come se , da un momento all ' altro , attendessero i conforti di nostra santa religione . Policarpo De - Tappetti è infagottato in un vecchio cappotto militare , comprato a Campo dei Fiori , e trasformato dalla signora Eufemia in veste da , camera , mediante certi paramani gonfi , e un bavero enorme d ' un verde cosi sfacciato che la testa di Policarpo , per via di riflesso e d ' analogia , pare , occhiali a parte , una gran testa di cavolo . La toeletta della medesima signora Eufemia è piena di pretese , con una quantità di nastrini e di fettuccie stinte , e con un " fisciú " tutto accartocciato , che pare un gran mazzo d ' indivia . Le pendono dagli orecchi due goccie di falso corallo che somigliano , fino all ' illusione , a due bastoni di ceralacca Agenore , come nei giorni di festa , ha la faccia pulita fino al giro del collo . Si notano pure traccie di tentativi audaci ma infruttuosi nella pulitura delle unghie e nella pettinatura dei capelli . L ' orologio della chiesa vicina suona le tre ; Agenore le conta . Policarpo segue con tenerezza paterna gli sforzi aritmetici del figlio , poi dice a Eufemia stropicciandosi un occhio . - Vedrai che non verrà ; il tempo è minaccioso , il cielo è intempestivo . - Papà , - gli chiede Agenore , - ma a che ora ha detto che tu lo aspetterai , con noi , perché lui avesse venuto ? - La grammatica , la grammatica , figlio mio ! - esclama Policarpo , con accento di terrore profondo , - ma le tue facoltà commemorative sono dunque cosi fiacche , malgrado le suggestività del tuo genitore ? D ' onde mai tanta oblivione , mentre ti ho detto di badar bene a quello che dici ? - Ma perché dovessi parlare con la grammatica , se il mio padrino non c ' è ? - La vita dell ' uomo è unissona , - risponde gravemente Policarpo ; - e sia detto per l ' ultima volta che , quando in te stesso venisse meno il rispetto ai tempi , io non avrei la menoma oscillazione di tirar bene le orecchie alla tua inconsapevole puerizia . Agenore che , durante questa predica , ha tenuto l ' occhio fisso sopra un insetto alato , che passeggia sul tappeto : - Papà , le mosche hanno le mani ? - S ' ode un passo lento per le scale , virgolato da colpi di tosse e da sospiri asmatici . - Dev ' essere lui ! esclama la signora Eufemia , facendosi un pochino rossa in mezzo all ' indivia . Una scampanellata pare confermi l ' ipotesi della signora De - Tappetti . La serva corre , traballando , apre l ' uscio e dice : - Si accomodi , signor cavaliere . La famiglia De - Tappetti si alza con entusiasmo , si precipita verso il visitatore , lo sbarazza dell ' ombrello , del paletot , del cachenez e della tuba , sulla quale Agenore si affretta a disegnare un gigantesco 14 col dito intinto di saliva . - Oh caro compare ! che onore ! che piacere ! - Davvero ! con questo tempaccio ! - Vi siete bagnato ? - Venite qui , vicino alla tavola . : c ' è piú luce , - dice Policarpo con premura . , come se lo invitasse ad accostarsi a un caminetto . E il cavaliere Anassagora Caramelli , compare di Policarpo e di Eufemia , impiegato al fondo per il culto , viene trascinato a una poltrona che si regge per miracolo . Il cavaliere siede , ma si alza di botto , con faccia spaventata e portando una mano sotto la falda del soprabito . L ' estremità d ' una molla a spirale , fuori di sesto , acuta quanto un cava - tappi , lo ha punto vicino l ' osso sacro . - Che è successo ? - chiede la signora Eufemia : - uno spillo forse ? una forcinella ? - Non saprei , - risponde il cavaliere un po ' confuso , - qualche cosa di pungente che mi è penetrato nel .... - Sedere comodamente , - dice , con intenzione faceta , Policarpo , - è una delle vicissitudini agognate dall ' individuo comecchessia lasso di questa , dirò così .... cavaliere , fate il favore , ecco una sedia scevra di qualsiasi punta inopportuna . Finalmente il cavaliere Anassagora Caramelli è seduto , con tutto il comodo suo . È un tipo né vecchio né giovane , né bello né brutto , né intelligente né idiota . Le male lingue dicono che , prima della nascita di Agenore , Anassagora frequentasse molto casa De - Tappetti , mentre Policarpo stava in ufficio . Certo è che la signora Eufemia si è spesso vantata del compare al quale attribuisce , con visibile compiacenza , patenti di nobiltà . - Mio compare , - soleva dire . - possiede ancora un seggiolone dei suoi avi , con lo stemma della famiglia sulla spalliera , e c ' è una bestia rampante . - Dunque , - comincia il cavaliere , per iniziare un qualsiasi discorso . - Eccomi qua , - risponde Policarpo con accento maestoso di Coriolano alle porte di Roma . - La salute ? - Benone , - risponde sorridendo Eufemia . - E il nostro piccolo Agenore ? - Il nostro piccolo Agenore adorna l ' animo di studii preclari , - dice Policarpo , facendo la bocca a cuore ; - vieni qua , Agenoruccio mio , dà un saggio al tuo padrino di quelle discipline letterarie che abbelliscono la tua adolescente precocità . Agenore introduce tre dita nel naso , e con la testa bassa va a situarsi tra le gambe di papà , come un gruppo in gesso di Amore e Venere . - Il nostro Agenore , - continua Policarpo , - è ancora ai primi rudimenti della sapienza , subordinata alla sua tenerezza , e anche alla mia , che gli voglio tanto bene , ma egli non difetta di quella larghezza costitutiva di cervello , che sua madre glielo dice sempre : studia , figlio mio , come tuo padre , che s ' è fatta una posizione , e procura di ottenere quella perspicacia , con la quale fidiamo noi tutti nel tuo desiderio , che sarà il bastone della mia vecchiaia . E ora a te , Agenore , e vedi un po ' di farti onore , davanti a questo padrino che è cavaliere nel fondo del culto , persona altolocata , che ci elargisce i beneplaciti d ' una preziosa amicizia . Su dunque , Agenore . E Agenore con voce stridula : Farfallina , bella e bianca Vola , vola , e non si stanca Sopra questo o su quel ... - Ma no ! - gli grida Policarpo ; la poesia la dirai per ultimazione dell ' esperimento . Dimmi invece , quante sono le dita della mano ? Dopo un momento di dolorosa aspettativa , Agenore risponde : - Cinque ! - Bene ! - esclama Policarpo dando un ' occhiata trionfale al cavaliere Anassagora , - e come si chiamano ? Agenore osserva le dita della destra , poi balbettando risponde : - Pollice , indice , martedì , giugno , primavera . - Ma tu confondi , figlio mio . Si vede che l ' erudizione ti si affolla al cervello ! Calma ! calma ! Pensa bene a quello che dici . Quante sono le quattro stagioni dell ' anno ? - Sono cinque : pollice , ind .... - Ma no le dita ! dico le stagioni . - Sono quattro . - Bene ! e come si chiamano ? prim .... primav .... . - Primavera , agosto , anulare , oceania . - Mi pare , - osserva con indulgenza il cavaliere , - che sia piú forte in geografia . - Credo anch ' io , - miagola Policarpo atterrito , e , con voce strozzata , chiede al figlio : - chi ha scoperto l ' America ? Silenzio glaciale per parte di Agenore . - L ' America , - ripiglia Policarpo fremendo , - non fu scoperta da Cristoforo Colombo ? Momento di viva trepidazione nei genitori . Finalmente Agenore guarda in faccia suo padre e risponde con accento risoluto . - No . - Che dici ? Cristoforo Colombo non è forse stato il primo a sbarcare nel nuovo mondo ? - No . - Agenore , - strilla il padre irritatissimo , - tu accorda quest ' onore storico e incontestato a Cristoforo Colombo , o io ti fo mettere a letto dalla serva e subito . Agenore si mette a piangere , pesta coi piedi , smania , fa l ' inferno . La mamma lo piglia per un braccio , e lui le graffia il naso . S ' interpone il cavaliere Anassagora e Agenore gli afferra una manata di ricci . - Sciagurato ! che fai ? lasciami ! Invece di lasciarlo Agenore tira . I ricci si staccano dalla tempia del cavaliere e con essi .... tutta la parrucca . Policarpo perde il lume degli occhi , piglia Agenore di peso , lo porta nella camera da letto , chiama la serva e al suo cospetto somministra al figlio tutti gli schiaffi che la morale oltraggiata mette a disposizione della paterna autorità . Messo a letto Agenore , con tutte le violenze del caso , Policarpo rientra nella camera da ricevere e dice al cavaliere Anassagora Caramelli : - Compare carissimo , io vi domando scusa a nome mio , e interinalmente anche a nome di quella canaglia di mio figlio , che ho consegnato nelle braccia di Rosa , perché lo passi in quelle di Morfeo . Dio mi è testimonio che fo di tutto per infondere il mio sapere nella sua personalità , ma le idee moderne cominciano a traviare il suo spirito . Io non so a quale carriera potrò avviare questo mio unigenito . - Papà , - grida Agenore , mettendo il naso fuori del coltroncino , - voglio fare il cocchiere . Il cavaliere a scanso di una nuova scena , fa due complimenti alla signora , saluta Policarpo e si ritira , in fretta e in furia . Rimasti soli , Policarpo lancia un ' occhiata di desolazione alla signora Eufemia . - Come mai Agenore s ' è ostinato a negare che Colombo abbia scoperto l ' America ? - Ohi sa ! ma sei ben sicuro poi che l ' abbia scoperta lui ? - Io ? ... credo di sì .... mi pare .... almeno .... l ' ho inteso dire . - Perché a me , sembra , invece , che sia un altro . - Hai ragione , perbacco ! Ora mi ricordo che è un altro . Colombo non è , ma è un nome che gli somiglia . Per questo ho fatto confusione . Un nome che finisce in ombo .... in ombo .... La signora Eufemia radiante : - È vero ! Flavio Gioia . XII De - Tappetti all ' Esposizione . - Scegli , - aveva detto con gravità al figlio Agenore : - o l ' esposizione o il tramvai . - Papà , - aveva risposto Agenore , scelgo anche il tramvai . Policarpo rimase dolorosamente colpito da questa tendenza scialacquatrice del suo primo unigenito , ma non seppe reagire , pensando che questa gita sul tramvai era stata decisa fin dall ' anno passato , in tre successivi consigli di famiglia . Mentre il tramvai con tiro a quattro sale rapidamente per la erta di Magnanapoli , Agenore domanda : - Perché s ' attaccano i muli assieme ai cavalli ? - Perché la malagevolezza della salita richiede un servizio co ' mulativi . - Ma il mulo non è fratello del cavallo ? - No , caro , è lo zio . Il tramvai s ' arresta davanti al palazzo dell ' esposizione , e Policarpo discende , col figlio , non senza insinuare nella tenera intelligenza un ' alta idea della paterna generosità . - Vedi , figlio mio ! i nostri sei soldi ci davano diritto imprescrittibile di farci portare fino alla stazione ; ma noi abbiamo abdicato a due metà della corsa , perché la voce dell ' interesse deve taciturnizzare davanti alle glorie dell ' arte , per cui riverbera sul nome italiano tanto lustro , che faresti meglio a badare dove metti i piedi . È la terza volta che calpesti le basi del tuo genitore . - Papà : che cosa sono quelle statue ? - chiede Agenore indicando il gruppo che corona il palazzo . - Quello , figlio mio , è lo Statuto , con l ' Italia e l ' Indipendenza , che ci fu largito in occasione della festa annuale , che appunto si chiama giorno dello Statuto . - - E quelle statue piú basse ? - Sono i duchi Torlonia , coi quali fu inaugurato questo tempio del genio . - E artiglieria ! - dice canzonando uno strillone che passa . - Concentratevi nella venale esposizione delle vostre effemeridi , brutto vassallo , - gli replica , con voce severa , Policarpo , - e non turbate un padre , nell ' atto d ' impartire alla prole una saggia collaudazione intellettuale . Lo strillone fa un giretto , poi torna pian piano e attacca una coda di carta ai bottoni retrospettivi di Policarpo ; Agenore se ne accorge benissimo , ma il suo animo , inquinato da traviamenti immaturi , gli consiglia una muta ma odiosa complicità . Un signore che passa , avverte piamente Policarpo del tiro che gli hanno fatto . Policarpo con gesto maestoso porta la mano destra sulla parte interessata , strappa la coda , e grida : - Questo non è soltanto un oltraggio individuale , ma è eziandio un attentato al soprabito di un pubblico funzionario .... E rivolgendosi a una guardia : - Custode severo , ma giusto delle patrie leggi , io vi denuncio un crimine testè compiuto sotto i miei occhi . - Dove ? - Dietro la schiena . Ai miei bottoni posticipati fu annessa un ' appendice cartilaginosa . Eccola : è una coda . Anzi una codardia . Policarpo , con la sua cieca fiducia nella tutela delle leggi , pianta la guardia con la coda in mano , e conduce Agenore al portone centrale del palazzo . - È permesso ? - domanda col dovuto ossequio al guardiano . - No , di qui non s ' entra . - Che si entri dalle finestre ? - pensa Policarpo , - scusi : mi farebbe il favore d ' indicarmi .... - Lei ha il biglietto o la fotografia ? - La fotografia ! - mormora Policarpo interdetto , poi con sorriso di trionfo : - sì , ne ho una . - Allora entri per via Genova . Policarpo trascina , giú per la scalinata , il riluttante Agenore , che strilla : - Papà , che cos ' è la fotografia ? - Vuol dire che non è permesso accedere negli ambienti espositivi senza presentare una fotografia . Per fortuna , ho in tasca quella di mamma tua . Policarpo si presenta all ' ingresso di via Genova . Il portiere domanda : - La fotografia ? - Un momento . Essa è sul mio seno , dice Policarpo e cava dalla tasca del soprabito un vecchio protocollo , nel quale è con diligenza incartato il ritratto ( tre per una lira ) della signora Eufemia . Il portinaio guarda stupefatto e dice : - Ma non le somiglia per niente . - Domando scusa : mi somiglia nell ' integrità del carattere , nell ' assiduità perspicua ai lavori civili e familiari , nell ' inconcussa contribuzione al benessere . - Qui non c ' intendiamo ! Lei ha forse esposto qualche cosa ? - Io no : ma un mio cugino ha esposta la sua vita per salvare un pericolante .... - Ma lei allora chi rappresenta ? Policarpo accigliato e solenne : - Rappresento l ' amore della famiglia , l ' ordine , il progresso , la moralità . - Ho capito ! quand ' è cosi , paghi una lira , si provveda di biglietto , e vada a entrare dalla parte di via Nazionale . - Già ci sono stato , mio Dio , poichè la mia vita oramai non è piú che una sequela di porte inaccessibili . Agenore comincia a pestar i piedi . - Stai cheto , stai cheto , Agenore . Noi finiremo per entrare , onde uscire da questa perplessità . Vieni : tergiversiamo nuovamente il cammino già compiuto , torniamo a questa via non meno Crucis che nazionale . Tutto si trova a questo mondo e Policarpo De - Tappetti , finalmente , trova la porta per cui si entra . Ma proprio al momento in cui sta per introdurre il proprio individuo in quell ' invenzione di Procuste ch ' è il contatore , un portiere gli dice : - Se vuole entrare , entri pure , ma l ' avverto che tra sei minuti si chiude l ' esposizione . - Figlio mio , - esclama Policarpo , sbigottito : - sulle pratiche emarginate del destino era scritto che noi non dovessimo entrare in questo santuario dell ' arte . Vieni : torniamo alle tranquille ma nutritive gioie domestiche . - Ma io voglio andare sul tram . - Il tram , figlio caro , è un tramite costoso , che va usato con parsimonia . - Voglio il tram , se no mi butto per terra . - Bada , Agenore , - grida Policarpo con voce iraconda : - non atterrirti , perché io ti terrificherei . Ti sia quindi sacro il fondo dei calzoni come al genitore il fondo per il culto , sul quale resterebbe l ' orma di una punizione inconcussa . - Fine -