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> categoria_s:"Saggistica" > autore_s:"LABRIOLA ANTONIO"
Saggistica ,
I . In questo genere di considerazioni , come in tanti altri , ma in questo più che in ogni altro , è di non piccolo impedimento , anzi torna di fastidioso impaccio , quel vizio delle menti addottrinate coi soli mezzi letterarii della coltura , che di solito dicesi verbalismo . Si insinua e si espande in ogni campo di conoscenze cotesto mal vezzo ; ma nelle trattazioni che si riferiscono al così detto mondo morale , e ossia al complesso storico - sociale , accade assai di sovente , che il culto e l ’ impero delle parole riescano a corrodervi e a spegnervi il senso vivo e reale delle cose . Là dove la prolungata osservazione , il reiterato esperimento , il sicuro maneggio di raffinati istrumenti , l ’ applicazione totale o almeno parziale del calcolo , finiron per metter la mente in una metodica relazione con le cose e con le variazioni loro , come è il caso delle scienze naturali propriamente dette , ivi il mito ed il culto delle parole rimasero oramai superati e vinti , ed ivi le questioni terminologiche non hanno in fin delle fini se non il valore subordinato di una mera convenzione . Nello studio , invece , dei rapporti e delle vicende umane , le passioni , e gl ’ interessi , e i pregiudizii di scuola , di setta , di classe , di religione , e poi l ’ abuso letterario dei mezzi tradizionali della rappresentanza del pensiero , e poi la scolastica non mai vinta e anzi sempre rinascente , o fanno velo alle cose effettuali , o inavvertitamente le trasformano in termini , e parole , e modi di dire astratti e convenzionali . Di tali difficoltà bisogna che innanzi tutto si renda conto chi mette fuori in pubblico la espressione , o formula , di concezione materialistica della storia . A molti è parso , pare e parrà sia ovvio e comodo di ritrarne il senso dalla semplice analisi delle parole che la compongono , anziché dal contesto di una esposizione , o dallo studio genetico del come la dottrina si è prodotta , o dalla polemica con la quale i sostenitori suoi ribattono le obiezioni degli avversarii . Il verbalismo tende sempre a rinchiudersi in definizioni puramente formali ; porta le menti nell ’ errore , che sia cosa facile il ridurre in termini e in espressioni semplici e palpabili l ’ intricato e immane complesso della natura e della storia ; e induce nella credenza , che sia cosa agevole il vedersi sott ’ occhi il multiforme e complicatissimo intreccio delle cause e degli effetti , come in ispettacolo da teatrino ; o , a dirla in modo più spiccio , esso oblitera il senso dei problemi , perché non vede che denominazioni . Se si dà poi il caso , che il verbalismo trovi sostegno in tali o tali altre supposizioni teoretiche , come sarebbe questa , che materia voglia dire un qualche cosa che sta di sotto o di contro ad un ' altra cosa più alta o più nobile , che vien chiamata lo spirito ; o se si dà il caso , che esso si confonda con l ' abito letterario di contrapporre la parola materialismo , intesa in senso dispregiativo , a tutto ciò che compendiosamente chiamasi idealismo , cioè all ' insieme d ' ogni inclinazione e d ' ogni atto anti - egoistico : e allora sì che siamo spacciati . Ed ecco che si sente dire : qui in questa dottrina si tenta di spiegare tutto l ' uomo col solo calcolo degl ' interessi materiali , negando qualsiasi valore ad ogni interesse ideale . A far nascere di tali confusioni non è valso poco la inesperienza , la incapacità e la frettolosità di certi propugnatori e propagatori di questa dottrina ; i quali , per la premura di spiegare agli altri ciò che essi medesimi non intendevano a pieno , mentre la dottrina stessa non è se non agli inizii suoi , ed ha bisogno ancora di molto sviluppo , si son data l ' aria di applicarla , pur che sia , al primo caso o fatto storico che loro capitasse fra mani , e l ' han quasi ridotta in briciole , esponendola alla facile critica ed al dileggio degli orecchianti di novità scientifiche , e di altrettali sfaccendati . Per quanto è lecito qui , in queste prime pagine , di respingere solo preliminarmente cotesti pregiudizii , e di redarguire le intenzioni e le tendenze che li sorreggono , occorre di ricordare : - che il senso di questa dottrina va innanzi tutto desunto dalla posizione , che essa assume ed occupa di fronte a quelle , contro le quali si è effettivamente levata , e segnatamente di fronte alle ideologie di ogni maniera ; - che la riprova del suo valore consiste esclusivamente nella spiegazione più conveniente e congrua del succedersi delle vicende umane , che da essa stessa deriva ; - che questa dottrina non implica una preferenza soggettiva ad una certa qualità e somma d ' interessi umani , contrapposti ad altri interessi per elezione di arbitrio , ma enuncia soltanto la obiettiva coordinazione e subordinazione di tutti gli interessi nello sviluppo di ogni società , ed enuncia ciò per via di quel processo genetico , il quale consiste nell ' andare dalle condizioni ai condizionati , dagli elementi della formazione alla cosa formata . Almanacchino pure i verbalisti , a posta loro , sul valore della parola materia , in quanto è segno o ricordo di metafisica escogitazione , o in quanto è espressione dell ' ultimo sostrato ipotetico della esperienza naturalistica . Qui noi non siamo nel campo della fisica , della chimica o della biologia ; ma cerchiamo soltanto le condizioni esplicite del vivere umano , in quanto esso non è più semplicemente animale . Non si tratta già di indurre o di dedurre nulla dai dati della biologia ; ma , anzi , di riconoscere innanzi ad ogni altra cosa le peculiarità del vivere umano , che si forma e sviluppa per il succedersi e perfezionarsi delle attività dell ' uomo stesso , in date e variabili condizioni ; e di trovare i rapporti di coordinazione e di subordinazione dei bisogni , che sono il sostrato del volere e dell ' operare . Non è una intenzione che si cerchi di scovrire , non è una valutazione di pregio che si voglia enunciare ; ma è la sola necessità di fatto che si vuol mettere in evidenza . E come gli uomini , non per elezione ma perché non potrebbero altrimenti , soddisfano prima certi bisogni elementari , e poi da questi ne sviluppano degli altri , raffinandosi ; e , a soddisfare i bisogni quali che siano , trovano ed usano certi mezzi ed istrumenti , e si consociano in certi determinati modi , il materialismo della interpretazione storica non è se non il tentativo di rifare nella mente , con metodo , la genesi e la complicazione del vivere umano sviluppatosi attraverso i secoli . La novità di tale dottrina non è difforme da quella di tutte le altre dottrine , che , dopo molte peripezie entro i campi della fantasia , son giunte da ultimo assai faticosamente ad afferrare la prosa della realtà , ed a fermarsi in essa . II . Di una certa affinità , per lo meno nelle apparenze , con cotesto vizio formale del verbalismo è un altro difetto , che derivasi nelle menti per diverse vie . Guardando in certi suoi effetti più comuni e popolari , lo dirò fraseologico ; sebbene questa parola qui non esprima a pieno la cosa , e non ne dichiari l ' origine . Da molti secoli si va scrivendo , esponendo , illustrando la storia . I più svariati interessi , dagl ' immediatamente pratici ai puramente estetici , spinsero i diversi scrittori ad ideare ed eseguire cotesto genere di composizioni ; le quali , però , ebbero sempre nascimento nei diversi paesi un pezzo in qua dalle origini della civiltà , dallo sviluppo dello stato , e dal trapasso della primitiva società comunistica in questa , diremo in genere nostra , che si regge su le differenze e su le antitesi di classe . Gli storici , fossero pur essi ingenui quanto fu Erodoto , nacquero e si formarono sempre in una società punto ingenua , e anzi di molto complicata e complessa , e quando ditale complicazione e complessione le ragioni erano ignote , e le origini erano state obliate . Cotesta complessità , con tutti i contrasti che reca in sé , e che poi rivela e fa scoppiare nelle sue svariate vicende , si rizzava di fronte ai narratori come qualcosa di misterioso , che chieda spiegazione ; e , per poco che lo storico volesse dare un qualche seguito ed un certo nesso alle cose narrate , dovea pur trovare dei complementi di vedute generali al semplice racconto . Dall ' invidia degli dei del padre Erodoto all ' ambiente del signor Taine , un infinito numero di concetti , intesi come mezzi di spiegazione e di complemento delle cose narrate , si sono imposti ai narratori per le vie naturali del pensiero immediato . Tendenze di classe , preconcetti religiosi , pregiudizii popolari , influssi o imitazioni di una filosofia corrente , ripieghi di fantasia , e suggestioni di artistico completamento dei fatti frammentariamente appresi ; tutte coteste ed altrettali cause concorsero a formare il sostrato di quella teoria più o meno ingenua degli accadimenti , che , o sta implicitamente in fondo al racconto , o è usata se non altro a condirlo e ad adornano . O che si parli di caso o di fato , o che si rimandi alla direzione provvidenziale delle cose umane , o che si accentui il nome e il concetto della fortuna - la divinità che sola mezzo mezzo sopravviva ancora nella rigida e spesso crassa concezione di Machiavelli , - o che si parli , come si fa ora assai di frequente , della logica delle cose ; tutte coteste escogitazioni furono e sono trovate e ripieghi di un pensiero ingenuo , di un pensiero immediato , di un pensiero che non può giustificare a se stesso il suo procedimento e i suoi prodotti , né per le vie della critica , né coi mezzi dell ' esperimento . Colmare con dei soggetti convenzionali ( p . e . la fortuna ) , o con una enunciazione di apparenza teoretica ( p . e . il fatale andare delle cose , che alcune volte poi si confonde nelle menti con la nozione del progresso ) , le lacune della coscienza circa il modo come le cose siano effettivamente procedute di loro propria necessità , e fuori del nostro arbitrio e del nostro gradimento , ecco il motivo e la somma di cotesta filosofia popolare , latente od esplicita negli storici narratori , la quale per il suo carattere immediato si dilegua non appena sorge la critica della conoscenza . In tutti cotesti concetti , e in tutte coteste ideazioni , che alla luce della critica paiono dei semplici mezzi provvisorii e dei ripieghi di un pensiero immaturo , ma che alla gente colta sembrano spesso il non plus ultra dell ' intelletto , si rivela pure e si riflette una non piccola parte del processo umano ; e per ciò non sono da considerare come gratuite invenzioni , nè come prodotti di momentanea illusione . Sono parte e momenti del divenire di ciò che chiamiamo spirito umano . Se si dà poi il caso , che tali concetti ed ideazioni si mescolino e confondano nella communis opinio delle persone colte , o di quelle che passano per tali , finiscono per costituire come una ingente massa di pregiudizii , e formano come l ' impedimento che l ' ignoranza contrappone alla visione chiara e piena delle cose effettuali . Cotesti pregiudizii ricorrono come derivati fraseologici per le bocche dei politicanti di mestiere , dei così detti pubblicisti e dei gazzettieri d ' ogni sorta e maniera , ed offrono il fulcro della retorica alla così detta opinione pubblica . Contrapporre , e poi sostituire , a tale miraggio di ideazioni non critiche , a tali idoli della immaginazione , a tali ripieghi dell ' artificio letterario , a tali convenzionalismi , i soggetti reali , ossia le forze positivamente operanti , ossia gli uomini nelle varie e circostanziate situazioni sociali proprie di loro : - ecco l ' assunto rivoluzionario e la meta scientifica della nuova dottrina , la quale obiettivizza e direi quasi naturalizza la spiegazione dei processi storici . Questo tal popolo , ossia , non una qualunque massa d ' individui , ma un plesso di uomini così o così organati , o per naturali rapporti di consanguineità , o per artificii e consuetudini di parentato e di affinità , o per ragioni di vicinato stabile ; - questo tal popolo , su cotal territorio circoscritto e limitato , che è così o così ferace , ed è in tale o tale altra maniera produttivo , e fu in determinate forme acquisito al lavoro continuativo ; - questo tal popolo cosi distribuito su tale territorio , e cosi in sé spartito ed articolato , per effetto di una determinata division del lavoro , la quale abbia , o iniziata appena , o già iniziata e maturata questa o tale altra divisione di classi , o delle classi ne abbia di già erose o trasformate parecchie ; - questo popolo , che possiede i tali o tali altri istrumenti , dalla pietra focaia alla luce elettrica , e dall ’ arco e dalla freccia al fucile a ripetizione , e che produce in un certo modo , e conforme al modo del produrre conseguentemente spartisce i prodotti ; - questo popolo , che per tutti cotesti rapporti è una società , nella quale , o per abiti di mutua accomodazione , o per esplicite convenzioni , o per violenze patite e subite , son nati già o stanno per nascere dei legami giuridico - politici , che poi metton capo nell ’ assetto dello stato ; - questo popolo , nato che sia l ’ organamento dello stato , che è il tentativo di fissare , di difendere e di perpetuare le disuguaglianze , e che , per via delle nuove antitesi che vi reca dentro , rende di continuo instabile l ’ ordinamento sociale , si determinano i movimenti e le rivoluzioni politiche , e quindi le ragioni del progresso e del regresso : - ecco la somma di ciò che sta a fondamento di ogni storia . Ed ecco la vittoria della prosa realistica sopra ogni combinazione fantastica e ideologica . Ci vuol certo della rassegnazione a veder le cose come esse sono , oltrepassando i fantasimi che per secoli ne impedirono la retta visione . Ma questa rivelazione di dottrina realistica non fu , né vuole essere , la ribellione dell ’ uomo materiale contro l ’ uomo ideale . E ’ stata ed è invece il ritrovamento dei veri e propri principii e moventi di ogni sviluppo umano , compreso quello di tutto ciò che chiamiamo ideale , in determinate condizioni positive di fatto , le quali recano in sé le ragioni , e la legge , e il ritmo del loro proprio divenire . III . Se non che sarebbe affatto erroneo il credere , che gli storici narratori , espositori o illustratori abbiano di capo loro e di loro invenzione messo in essere quella massa non piccola di preconcetti , di ideazioni e di spiegazioni immature , che con la forza del pregiudizio fecero velo per secoli alla verità effettuale . Può darsi , e si dà veramente il caso , che alcuni di cotesti preconcetti siano il frutto ed il portato di personali escogitazioni , o delle correnti letterarie le quali si formano per entro all ' angusta cerchia professionale delle università e delle accademie : - e di ciò il popolo non sa nulla . Ma il fatto importante è , che la storia cotesti veli se li è messi da sé ; e , cioè dire , che gli attori ed operatori stessi delle vicende storiche , o fossero le grandi masse di popolo , o i ceti e le classi dirigenti , o i maneggiatori dello stato , o le sètte , o i partiti nel più ristretto senso della parola , fatta eccezione di qualche momento di lucido intervallo , fin quasi alla fine del secolo passato non ebbero coscienza dell ' opera propria , se non per entro a qualche involucro ideologico , che impediva la visione delle cause reali . Già nei tempi oscuri , nei quali ebbe luogo il passaggio dalla barbarie alla civiltà ; quando , cioè , coi primi trovati dell ' agricoltura , col primo insediamento stabile di una popolazione sopra di un dato territorio , con la prima divisione del lavoro nella società , e con le prime alleanze di diverse genti , si stabilirono le condizioni in cui si svolge la proprietà e lo stato , o per lo meno la città ; già nei tempi , in somma , delle primissime rivoluzioni sociali , gli uomini trasformarono l ' opera loro in azioni miracolose d ' immaginati iddii ed eroi . In guisa , che operando essi come potevano e come dovevano per dato , necessità e fatto del loro relativo sviluppo economico , idearono una spiegazione dell ’ opera propria , come se di loro stessi essa non fosse . Cotesto involucro ideologico delle opere umane ha più volte poi cambiato di forme , di apparenze , di combinazioni e di relazioni nel corso dei secoli , dalla produzione immediata dcgl ' ingenui miti , fino ai complicati sistemi teologici e alla Città di Dio di sant ' Agostino , dalla superstiziosa credulità nei miracoli , fino al mirabolante miracolo dei miracoli metafisici , ossia fino all'1dea , che presso i decadenti dell ' hegelismo genera da sé in se stessa , per propria dirempsione , tutte le più disparate varietà del vivere umano nel corso della storia . Ora , precisamente perché l ' angolo visuale della interpretazione ideologica non fu definitivamente superato se non assai di recente , e solo ai giorni nostri l ' insieme dei rapporti reali e realmente operanti fu con chiarezza distinto dai riflessi ingenui del mito , e dai più artificiosi della religione e della metafisica , la nostra dottrina include un nuovo problema , e reca in sé delle difficoltà non lievi , per chi voglia renderla atta a comprendere specificatamente la storia del passato . Il problema consiste in questo : che la nostra dottrina dia occasione ad una nuova critica delle fonti storiche . Né intendo di dire esclusivamente della critica dei documenti , nel senso proprio ed ovvio della parola ; perché , quanto a questa , possiamo nella più parte contentarci ce la somministrino bella e fatta i critici , gli eruditi e i filologi di professione . Ma anzi intendo di dire di quella fonte immediata , che sta più in là dai documenti propriamente detti , e che prima di esprimersi e di fissarsi in questi , consiste nell ' animo e nella forma di consapevolezza , nella quale gli operatori resero conto a sé dei motivi dell ' opera loro propria . Cotesto animo , ossia cotesta consapevolezza , è spesso incongrua alle cause che noi ora siamo in grado di scovrire e di fissare ; in guisa che gli operatori ci appaiono come involti in un circolo di illusioni . Spogliare i fatti storici di tali involucri , che i fatti stessi investono mentre essi si svolgono , gli è fare una nuova critica delle fonti , nel senso realistico della parola , e non in quello formale del documento : gli è , insomma , far reagire sulla notizia delle condizioni passate la consapevolezza di cui noi ora siamo capaci , per poi ricostruire quelle nuovamente dal fondo . Ma cotesta revisione delle fonti direttissime , mentre segna l ' estremo limite di autocoscienza storica cui si possa mai giungere , può essere occasione a cadere in un grave errore . Perché , come noi ci collochiamo in un punto di vista , che sta di là dalle vedute ideologiche , per virtù delle quali gli attori della storia ebbero coscienza dell ' opera loro , e nelle quali trovarono assai spesso e i moventi e la giustificazione all ' operare , noi potremmo incorrere nella erronea opinione , che quelle vedute ideologiche fossero una pura parvenza , un semplice artifizio , una mera illusione , nel senso volgare di questa parola . Martino Lutero , per venire ad un esempio , come gli altri grandi riformatori suoi contemporanei , non seppe mai , come ora sappiamo noi , che il moto della Riforma fosse uno stadio del divenire del terzo stato , e una ribellione economica della nazionalità tedesca contro lo sfruttamento della corte papale . Egli fu quello che fu , come agitatore e come politico , perché fu tutt ' uno con la credenza che gli facea apprendere il moto di classi , che dava impulso all ' agitazione , quale ritorno al vero cristianesimo , e come una divina necessità nel corso volgare delle cose . Lo studio degli effetti a scadenza non breve , e cioè il corroborarsi della borghesia di città contro i signori feudali , e il crescere della signoria territoriale dei principii a spese del potere interterritoriale e sopraterritoriale dell ' imperatore e del papa , la violenta repressione del movimento dei contadini e di quello più esplicitamente proletario degli Anabattisti , ci permettono ora di rifare la storia genuina delle cause economiche della Riforma ; specie in quanto riuscì , il che è la riprova massima . Ma ciò non vuol dire , che a noi sia dato di distrarre il fatto accaduto dal modo del suo accadimento , e di discioglierne la integralità circonstanziale per via di una analisi postuma , che riesca affatto soggettiva e semplicistica . Le cause intime , o , come si direbbe ora , i motivi profani e prosaici della Riforma ci appariscono più chiari in Francia ove essa per l ’ appunto non riuscì vittoriosa ; e chiari ancora nei Paesi Bassi , ove , oltre alle differenze di nazionalità , vengono in piena evidenza nella lotta con la Spagna i contrasti degli interessi economici ; e chiarissime infine in Inghilterra , dove la rinnovazione religiosa , verificatasi per le vie della violenza politica , mette in piena luce il trapasso in quelle condizioni , che sono per la borghesia moderna i prodromi del capitalismo . Post factum , e a lunga scadenza di non premeditati effetti , la storia dei moventi effettivi , che furono le cause intime della Riforma , in gran parte insapute agli attori stessi , apparisce chiara . Ma che il fatto accadesse come precisamente accadde , che assumesse quelle determinate forme , che si vestisse di quella veste , che si colorisse di quel colore , che movesse quelle passioni , che si esplicasse in quel fanatismo : in ciò consiste la specificata circostanzialità sua , che nessuna presunzione di analisi può fare non fosse quale fu . Solo l ' amore del paradosso , inseparabile sempre dallo zelo degli appassionati divulgatori di una dottrina nuova , può avere indotto alcuni nella credenza , che tanto a scriver la storia bastasse di mettere in evidenza il solo momento economico ( spesso non accertato ancora , e spesso non accertabile affatto ) , per poi buttar giù tutto il resto come inutile fardello , di cui gli uomini si fossero caricati a capriccio ; come accessorio , in somma , o come semplice bagattella o a dirittura come un non - ente . Per tale avvertenza , che la storia , cioè , bisogna intenderla tutta integralmente , e che in essa nocciolo e scorza fanno uno , come Goethe diceva delle universe cose , tre illazioni ci si fanno palesi . In primo luogo è chiaro , che nel campo del determinismo storico - sociale la mediazione dalle cause agli effetti , dalle condizioni ai condizionati , dai precedenti alle conseguenze , non è mai evidente alla prima , alla stessa guisa come tutti cotesti rapporti non son mai evidenti alla prima nel determinismo soggettivo della psicologia individuale . In questo secondo campo fu già da gran tempo cosa relativamente agevole per la filosofia astratta e formale di ritrovare , passando sopra a tutte le fole del fatalismo e del libero arbitrio , la evidenza del motivo in ogni volizione , perché , insomma , tanto è volere quanto è motivata determinazione . Ma più in giù dei motivi e del volere sta la genesi di quelli e di questo , e a rifare cotesta genesi ci occorre di uscire dal rinchiuso campo della coscienza per arrivare all ' analisi dei semplici bisogni , i quali per un verso derivano dalle condizioni sociali , e per un altro si perdono nell ' oscuro fondo delle disposizioni organiche , fino alla discendenza e all ' atavismo . Non altrimenti accade nel determinismo storico ; dove allo stesso modo si comincia appunto dai motivi , poniamo religiosi , politici , estetici , passionali e cosi via , ma poi occorre di tali motivi ritrovar le cause nelle condizioni di fatto sottostanti . Ora lo studio di queste condizioni deve esser tanto specificato , che rimanga da ultimo chiarito , non solo che esse son le cause , ma per qual mediazione arrivino a quella forma , per la quale si rivelano alla coscienza come motivi , la cui origine è spesso obliterata . E per ciò torna evidente questa seconda illazione , che , cioè , nella nostra dottrina non si tratta già di ritradurre in categorie economiche tutte le complicate manifestazioni della storia , ma si tratta solo di spiegare in ultima istanza ( Engels ) ogni fatto storico per via della sottostante struttura economica ( Marx ) : la qual cosa importa analisi e riduzione , e poi mediazione e composizione . Resulta da ciò , in terzo luogo , che per procedere dalla sottostante struttura all ' insieme configurativo di una determinata storia , occorre il sussidio di quel complesso di nozioni e di conoscenze , che può dirsi , in mancanza d ' altro termine , psicologia sociale . Né intendo con ciò di alludere alla fantasticata esistenza di una psiche sociale , né alla escogitazione di un preteso spirito collettivo , che per proprie leggi , indipendenti dalla coscienza degl ' individui e dai loro materiali ed assegnabili rapporti , si esplichi e manifesti nella vita sociale . Cotesto è misticismo schietto . Né intendo di riferirmi a quei tentativi di generalizzazione combinatoria , pei quali furono scritti dei trattati di psicologia sociale , la cui idea è questa : trasferire ed applicare ad un escogitato soggetto , che si chiama la coscienza sociale , le categorie e le forme accertate della psicologia individuale . E non voglio nemmeno alludere a quel coacervo di denominazioni semiorganiche e semipsicologiche , per cui l ' ente società , alla maniera dello Schäffle , acquista , e cervello , e midollo spinale , e sensibilità , e sentimento , e coscienza , e volontà e così via . Ma intendo di parlar di cosa più modesta e prosaica ; ossia di quelle concrete e precise forme di spirito , per cui ci appaiono così fatti com ' erano i plebei di Roma di una determinata epoca , o gli artigiani di Firenze di quando scoppiò il moto dei Ciompi , o quei contadini di Francia , nei quali s ' ingenerò , secondo l ’ espressione di Taine , l ’ anarchia spontanea dell’89 , quei contadini , che divenuti poi liberi lavoratori e piccoli proprietarii , o aspiranti alla proprietà , da vincitori oltre i confini a breve andare si trasformarono in automatici istrumenti della reazione . Cotesta psicologia sociale , che nessuno può ridurre in astratti canoni , perché nella più parte dei casi è di sola descrittiva , è ciò che gli storici narratori , e gli oratori e gli artisti , e i romanzieri e gli ideologi di ogni maniera fino ad ora videro e conobbero come esclusivo oggetto di loro studio e delle loro invenzioni . A cotesta psicologia , che è la specificata coscienza degli uomini in date condizioni sociali , si riferiscono e si appellano gli agitatori , gli oratori , i diffonditori di idee . Noi sappiamo che essa è il portato , il derivato , l ’ effetto di determinate condizioni di fatto ; - questa determinata classe , in questa determinata situazione per gli ufficii che adempie , per la soggezione in cui è tenuta , per la padronanza che esercita ; - e poi classe , ed ufficii , e soggezione , e padronanza suppongono questa o quella determinata forma di produzione e di distribuzione dei mezzi immediati della vita , ossia una specifica struttura economica . Cotesta psicologia sociale , di sua natura sempre circostanziale , non è l ’ espressione del processo astratto e generico del così detto spirito umano . E ’ sempre formazione specificata di specificate condizioni . Per noi sta , cioè , indiscusso il principio , che non le forme della coscienza determinano l ’ essere dell ’ uomo , ma il modo d ’ essere appunto determina la coscienza ( Marx ) . Ma queste forme della coscienza , come son determinate dalle condizioni di vita , sono anch ’ esse la storia . Questa non è la sola anatomia economica , ma tutto quello insiememente , che cotesta anatomia riveste e ricovre , fino ai riflessi multicolori della fantasia . O , a dirla altrimenti , non c ’ è fatto della storia che non ripeta la sua origine dalle condizioni della sottostante struttura economica ; ma non c ’ è fatto della storia che non sia preceduto , accompagnato e seguito da determinate forme di coscienza , sia questa superstiziosa o sperimentata , ingenua o riflessa , matura o incongrua , impulsiva o ammaestrata , fantastica o ragionante . IV . Dicevo , qui poco innanzi , che la nostra dottrina obiettivizza , in un certo senso naturalizza la storia , invertendone la spiegazione dai dati alla prima evidenti delle volontà operanti a disegno , e delle ideazioni ausiliari all ’ opera , alle cause e ai moventi del volere e dell ’ operare , per trovar poi la coordinazione di tali cause e moventi nei processi elementari della produzione dei mezzi immediati della vita . Ora in cotesto termine del naturalizzare si cela per molti una forte seduzione a confondere questo ordine di problemi con un altro ordine di problemi ; e , cioè , ad estendere alla storia le leggi e i modi del pensiero , che parvero già appropriati e convenienti allo studio ed alla spiegazione del mondo naturale in genere e del mondo animale in ispecie . E perché il darwinismo è riuscito ad espugnare , col principio del trasformismo della specie , l ' ultima cittadella della fissità metafisica delle cose , onde poi gli organismi diventan per noi le fasi ed i momenti di una vera e propria storia naturale , è parso a molti fosse ovvia e semplice impresa quella di assumere a spiegazione del divenire e del vivere umano storico i concetti , e i principii , e i modi di vedere cui venne subordinata la vita animale , che per le condizioni immediate della lotta per l ' esistenza si svolge negli ambiti topografici della terra non modificati da opera di lavoro . Il darwinismo politico e sociale ha invaso , a guisa di epidemia , per non breve corso di anni , le menti di parecchi ricercatori , e assai più degli avvocati e dei declamatori della sociologia , ed è venuto a riflettersi , quale abito di moda e qual corrente fraseologica , perfino nel linguaggio cotidiano dei politicanti . Qualcosa di immediatamente evidente e di intuitivamente plausibile pare , a prima vista , ci sia in cotesto modo di ragionare ; il quale , poi , si contraddistingue principalmente per l ' abuso dell ' analogia , e per la fretta del conchiudere . L ' uomo è senza dubbio un animale , ed è legato da rapporti di discendenza e di affinità ad altri animali . Non ha privilegio di origine , nè di struttura elementare , ed il suo organismo non è , se non un caso particolare della fisiologia generale . Il suo primo ed immediato terreno fu quello della semplice natura , non modificata da artificio di lavoro ; e da ciò derivarono le condizioni imperiose ed inevitabili della lotta per l ' esistenza , con le conseguenti forme di accomodazione . Di qui ebbero origine le razze , nel vero e genuino senso della parola , in quanto , cioè , sono determinazioni immediate di neri , di bianchi , di ulotrici , di lissotrici e cosi via , e non formazioni secondarie storico - sociali , ossia i popoli e le nazioni . Di qui i primitivi istinti di socialità , e , per entro al modo di vivere in promiscuità , i primi rudimenti della selezione sessuale . Ma dell ' uomo ferus primaevus , che possiamo ricostruirci in fantasia per combinazione di congetture , non è dato a noi di avere una empirica intuizione ; come non ci è dato di determinare la genesi di quel hiatus , ossia di quella discontinuità , per la quale l ' uman genere s ' è trovato come distaccato dal vivere degli animali , e poi in seguito sempre superiore a questo . Tutti gli uomini , che ora vivono su la superficie della terra , e tutti quelli che vissutici in passato formarono oggetto di qualche apprezzabile osservazione , trovansi e trovavansi un buon tratto in qua dal momento in cui il vivere puramente naturale era cessato . Un qualche abito di convivenza , che sa di costume e d ' istituzione , sia pur quello della forma più elementare a noi ora nota , ossia della tribù australiana , divisa in classi e col connubio di tutti gli uomini di una classe con tutte le donne di un ' altra classe , distacca a grande intervallo il vivere umano dal vivere animale . A venire più in qua nella considerazione della gens materna , il cui tipo classico irocchese ha per opera del Morgan rivoluzionata la preistoria , dandoci al tempo stesso la chiave delle origini della storia propriamente detta , noi ci troviamo in una forma di società già di molto avanzata per complessità di rapporti . Ora nel grado di convivenza , che nel giro delle nostre conoscenze ci apparisce come elementarissimo , ossia nell ' australiano , non solo la lingua assai complicata differenzia gli uomini da tutti gli altri animali ( e lingua vuol dire condizione ed istrumento , causa ed effetto di socialità ) , ma la specificazione del vivere umano , oltre che per la scoverta del fuoco , è fissata nell ' uso di molti altri mezzi artificiali per provvedere alla vita . Un ambito di terreno acquisito al girovagare di una tribù - un modo di cacciare - l ' uso perfetto di certi istrumenti da difendersi , e da ferire , e il possesso di certi utensili da conservare le cose acquistate - e poi l ' ornamento del corpo , e così via : - cioè , in fondo , quella vita poggia sopra un terreno artificiale , per quanto elementarissimo , sul quale gli uomini si provano di fissarsi e di adagiarsi , sopra un terreno che è alla fin fine la condizione di ogni ulteriore sviluppo . Secondo che questo terreno artificiale è più o meno formato , gli uomini che l ' han prodotto e ci vivon su , si dicon più o meno selvaggi o barbari : e in quella prima formazione consiste ciò che di solito chiamiamo preistoria . La storia , secondo l ' uso letterario della parola , e cioè quella parte del processo umano che ha precisa consistenza di tradizione nella memoria , comincia quando il terreno artificiale è già un buon tratto formato . Ad esempio : la canalizzazione della Mesopotamia , ed eccoti l ' antica Babilonide presemitica ; - la derivazione del Nilo a scopo di coltura dei campi , ed eccoti l ' antichissimo Egitto hamitico . Su cotesto terreno artificiale , che apparisce all ' estremo orizzonte della storia ricordata , non vissero come non vivono ora , masse informi d ' individui , ma consociazioni organate , che ripeteano come ripetono ora l ' organamento loro da distribuzione di ufficii , ossia di lavoro , e da conseguenti ragioni e modi di coordinazione e di subordinazione . Tali relazioni , e vincoli , e modi di vita non resultarono , come non resultano , da ripetizione e fissazione di abiti sotto l ' azione immediata della lotta animale per l ' esistenza . Anzi suppongono il ritrovamento di certi istrumenti , e p . e . l ' addomesticazione di certi animali , e la lavorazione dei minerali fino al ferro , l ' introduzione della schiavitù , e così via , istrumenti e modi di economia , che prima differenziarono le comunanze le une dalle altre , e poi differenziarono nelle comunanze i componenti loro . In altre parole , le opere degli uomini , in quanto congregati , reagirono su gli uomini stessi . I loro trovati ed invenzioni , creando modi di vivere supernaturali , produssero non solo abiti e costumanze ( vestimento , mangiare cucinato e simili ) ma rapporti e vincoli di coesistenza , proporzionati e congrui al modo di produrre e di riprodurre i mezzi della vita immediata . Quando la storia tramandata per memoria incomincia , l ' economia è già nel suo funzionamento . Gli uomini lavorano per l ' esistenza sopra di un campo , che fu in gran parte modificato dall ' opera loro , e con istrumenti che sono del tutto opera loro . E da quel punto in poi hanno lottato per la posizione eminente degli uni su gli altri nell ' uso di tali mezzi artificiali ; e cioè , hanno lottato fra loro , in quanto servi e padroni , sudditi e signori , conquistati e conquistatori , sfruttati e sfruttatori ; e dove han progredito , e dove han regredito , e dove si sono arrestati in una forma che non furon più capaci di superare , ma non son mai più ritornati al vivere animale , con la completa perdita del terreno artificiale . Dunque la scienza storica ha per suo primo e principale oggetto la determinazione e la ricerca del terreno artificiale , e della sua origine e composizione , e del suo alterarsi e trasformarsi . Dire che tutto ciò non è se non parte e prolungamento della natura , è dir cosa , che per esser troppo astratta e generica , in fin delle fini conchiude poco . Il genere umano vive soltanto nelle condizioni telluriche , e non è chi possa supporlo trapiantato altrove . In tali condizioni esso ha trovato , dalle primissime origini fino ai giorni nostri , i mezzi immediati allo sviluppo del lavoro , e cioè dire , così al progresso materiale , come alla sua formazione interiore . Tali condizioni naturali furono e son sempre indispensabili , così alla sporadica cultura dei nomadi , che coltivano qualche volta la terra per il solo pascolo degli animali , come ai raffinati prodotti della intensiva orticoltura moderna . Tali condizioni telluriche , come offersero le varie sorti di pietra atte alla lavorazione delle prime armi , così offrono ora nel carbon fossile l ' alimento della grande industria ; come offersero alle prime genti i giunchi ed i vimini da intessere , così offrono ora tutti i mezzi da cui derivasi la complicata tecnica della elettricità . Non son però i mezzi naturali , essi stessi , che sian progrediti ; anzi son gli uomini soltanto che progredirono , ritrovando via via nella natura le condizioni per produrre in nuove e sempre più complesse forme , per via del lavoro accumulato che è l ' esperienza . Né questo progresso è quello solo che intendono i soggettivisti della psicologia , cioè una modificazione interiore , che sarebbe sviluppo proprio e diretto dell ' intelletto , della ragione e del pensiero . Anzi è tale progresso interiore solo una linea secondaria e derivata , in quanto che c ' è già progresso nel terreno artificiale , che è la somma dei rapporti sociali resultanti dalle forme e spartizioni del lavoro . Sarebbe per ciò vuota di senso l ' affermazione , che tutto ciò non sia se non un semplice prolungamento della natura ; se pure non si vuole usare cotesta parola nel senso tanto generico , da non indicare più nulla di preciso e di distinto , come è ciò che intendiamo per diverso dal fatto dell ' uomo progressivamente operante . La storia è il fatto dell ’ uomo , i quanto che l ’ uomo può creare e perfezionare i suoi istrumenti di lavoro , e con tali istrumenti può crearsi un ambiente artificiale , il quale poi reagisce nei suoi complicati effetti sopra di lui , e così com ’ è , e come via via si modifica , è l ’ occasione e la condizione del suo sviluppo . Mancano per ciò tutte le ragioni per ricondurre questo fatto dell ’ uomo , che è la storia , alla pura lotta per l ’ esistenza ; la quale , se raffina ed altera gli organi degli animali , e in date circostanze e in dati modi occasiona il generarsi e lo svolgersi di organi nuovi , non produce però quel moto continuativo , perfezionativo e tradizionale che è il processo umano . Non c ’ è luogo qui , nella nostra dottrina , né a confondersi col darwinismo , né a rievocare la concezione di una qualunque forma , o mitica , o mistica , o metaforica di fatalismo . Perché , se è vero che la storia poggia innanzi tutto su lo svolgimento della tecnica ; e , cioè dire , se è vero , che per effetto del successivo ritrovamento degli istrumenti si generarono le successive spartizioni del lavoro , e con queste poi le disuguaglianze , nel cui concorso più o meno stabile consiste il così detto organismo sociale , gli è altrettanto vero che il ritrovamento di tali istrumenti è causa ed effetto ad un tempo stesso di quelle condizioni e forme della vita interiore , che noi , isolandole nella astrazione psicologica , chiamiamo fantasia , intelletto , ragione , pensiero e cosi via . Producendo successivamente i vani ambienti sociali , ossia i successivi terreni artificiali , l ' uomo ha prodotto in pari tempo le modificazioni di se stesso ; e in ciò consiste il nocciolo serio , la ragione concreta , il fondamento positivo di ciò che , per varie combinazioni fantastiche e con varia architettura logica , dà luogo presso gli ideologisti alla nozione del progresso dello spirito umano . Nondimeno l ' espressione del naturalizzare la storia , che intesa in senso troppo lato e generico può dare occasione agl ' indicati equivoci , quando venga invece usata con la debita cautela e in modo approssimativo , compendia in breve la critica di tutte le vedute ideologiche , le quali nella interpretazione della storia partono dal presupposto , che opera o attività umana sia la stessa cosa che arbitrio , elezione e disegno . Ai teologi tornava facile e comodo di ricondurre il corso delle cose umane ad un piano o disegno , perché saltavano a piè pari dall ' esperienza ad una mente presunta che regoli l ' universo . I giuristi , che ebbero per primi occasione a ritrovare nelle istituzioni che formano oggetto dei loro studii un certo filo conduttore di forme che si succedono con una qualche evidenza , trasferirono , come trasferiscono tutt ' ora senza grande imbarazzo , la ragion ragionante , che è il loro mestiere , alla spiegazione di tutta la vasta materia sociale , che è tanto complicata . I politici , i quali piglian naturalmente le mosse loro dall ' esperienza di ciò che i direttori dello stato , o per l ' acquiescenza delle masse soggette , o profittando delle antitesi degl ' interessi dei vani gruppi sociali , possono volere ed eseguire a disegno , di proposito e con intenzione , sono inclinati a vedere nel succedersi delle cose umane soltanto il variare di tali disegni , propositi ed intenzioni . Ora la nostra concezione , rivoluzionando nei fondamenti le presupposizioni dei teologi , dei giuristi e dei politici , mette capo all ’ assunto , che opera ed attività umana in genere non è sempre una medesima cosa , nel corso della storia , con la volontà che operi a disegno , con piano preconcetti , e con la libera scelta dei mezzi ; ossia non è una e medesima cosa con la ragion ragionante . Tutto ciò che è accaduto nella storia è opera dell ’ uomo ; ma non fu né è , se non assai di rado , di elezione critica , e di arbitrio ragionante ; ma anzi fu ed è di necessità , che , determinata dai bisogni e dalle occasioni esterne , genera esperienza e sviluppo di organi interni e d esterni . Tra questi organi sono anche l ’ intelletto e la ragione , resultati e conseguenze anch ’ essi di esperienza ripetuta ed accumulata . La formazione integrale dell ' uomo , per entro allo sviluppo storico , non è oramai più un dato ipotetico , né una semplice congettura ; ma è una verità intuitiva e palmare . Le condizioni del processo che genera progresso sono oramai riducibili in serie di spiegazioni ; e noi , fino ad un certo punto , abbiamo come sott ' occhi lo schema di tutti gli sviluppi storici morfologicamente intesi . Questa dottrina è la negazione recisa e definitiva di ogni ideologia , perché è la negazione esplicita d ' ogni forma di razionalismo ; intendendosi sotto cotal nome il preconcetto , che le cose nella loro esistenza ed esplicazione rispondano ad una norma , ad un ideale , ad una stregua , ad un fine in modo esplicito o implicito che siasi . Tutto il corso delle cose umane è una somma , anzi è tante serie di condizioni , che gli uomini si son fatte e poste da sé per la esperienza accumulata nella variabile convivenza sociale ; ma non presenta , né l ' approssimazione ad una presegnata meta , né la deviazione da un primo principio di perfezione e di felicità . Il progresso stesso non implica se non la nozione di cosa empirica e circostanziata , che presentemente piglia chiarezza e precisione nelle nostre menti , perché , per lo sviluppo finora avveratosi , noi siamo in grado di valutare il passato , e di prevedere , ossia d ' intravedere in un certo senso e in una certa misura , l ' avvenire . V . Per cotal modo un grave equivoco rimane chiarito , e il pericolo che ne deriva viene ad esser rimosso . Ragionevole e fondata è la tendenza di coloro i quali mirano a subordinare tutto l ' insieme delle cose umane , considerate nel loro corso , alla rigorosa concezione del determinismo . Priva , all ' incontro , d ' ogni fondamento è la identificazione di tale determinismo derivato , riflesso e complesso , con quello della immediata lotta per l ' esistenza , la quale si eserciti e si svolga sopra un campo non modificato da opera continuativa di lavoro . Legittima e fondata , in modo assoluto , è la spiegazione storica , la quale proceda invertendo dai presunti voleri a disegno , che avrebbero regolato di proposito le fasi varie della vita , ai moventi ed alle cause obiettive di ogni volere , che son da ritrovare nelle condizioni di ambiente , di terreno , di mezzi disponibili , di circostanzialità della esperienza . Ma è , invece , priva di qualsiasi fondamento quella opinione , la quale mira alla negazione di ogni volontà , per via di una veduta teoretica , che vorrebbe sostituito al volontarismo l ' automatismo ; anzi questa è al postutto una semplice e schietta fatuità . Dovunque i mezzi tecnici siano sviluppati fino ad un certo punto , dovunque il terreno artificiale abbia acquistata una certa consistenza e dovunque le differenziazioni sociali e le antitesi che ne conseguitano abbiano creato , e il bisogno , e la possibilità , e le condizioni di un organamento più o meno stabile od instabile , ivi sempre e necessariamente spuntan fuori i meditati disegni , i propositi politici , i piani di condotta , i sistemi di diritto , e poi le massime e i principii generali ed astratti . Nell ’ ambito di tali prodotti e di tali sviluppi derivati e complessi , e dirò di secondo grado , nascono anche le scienze , e le arti , e la filosofia , e la erudizione e la storia come genere letterario di produzione . Cotesto ambito è quello dei razionalisti ed ideologi , ignorandone i fondamenti reali , chiamarono e chiamano tuttora , in modo esclusivo , la civiltà . Perché , di fatti , si è dato e si dà il caso , che alcuni uomini , e soprattutto gli addottrinati di mestiere , fossero essi laici o preti , trovassero e trovino modo di vivere intellettualmente nella chiusa cerchia dei prodotti riflessi e secondarii della civiltà , e potessero e possano poi sottoporre tutto il resto alla veduta soggettiva , che essi in tale situazione si formano : e in ciò è la origine e la spiegazione di ogni ideologia . La nostra dottrina ha superato in modo definitivo l ’ angolo visuale di qualsiasi ideologia . I meditati disegni , i propositi politici , le scienze , i sistemi di diritto e così via , anzi che essere il mezzo e l ’ istrumento della spiegazione della storia , sono appunto la cosa che occorre di spiegare ; perché derivano da determinate condizioni e situazioni . Ma ciò non vuol dire che siano mere apparenze , e bolle di sapone . L ’ esser quelle delle cose divenute e derivate da altre non implica che non sian cose effettuali : tanto è che son parse per secoli alla coscienza non scientifica , e alla coscienza scientifica ancora in via di formazione , le sole che veramente fossero . Ma con ciò non è detto tutto . Anche la nostra dottrina può dar luogo alla tentazione del fantasticare , e può offrire occasione ed argomento ad una nuova ideologia a rovescio . Essa è nata nel campo di battaglia del comunismo . Suppone l ’ apparizione del proletariato moderno su l ’ arena politica , e suppone quella orientazione , su le origini della società attuale , che ci ha permesso di rifare criticamente tutta la genesi della borghesia . E ’ dottrina rivoluzionaria per due rispetti : perché ha trovato le ragioni e i modi di sviluppo della rivoluzione proletaria , che è in fieri ; e perché , di ogni altra rivoluzione sociale avveratasi in passato , si argomenta di trovare le cause e le condizioni di svolgimento in quei contrasti di classe , i quali giunsero ad un certo punto critico per la contraddizione tra le forme della produzione e lo sviluppo delle forze produttive . E c ’ è poi dell ’ altro . Alla luce di questa dottrina l ’ essenziale della storia consiste per l ’ appunto in tali momenti critici , e ciò sta di mezzo tra l ’ uno e l ’ altro di cotesti momenti si fa conto , almeno per ora , di abbandonarlo alle erudite cure dei narratori ed espositori di mestiere . Come dottrina rivoluzionaria è essa innanzi tutto la coscienza intellettuale del moto proletario presente , nel quale secondo l ' assunto nostro , si prepara di lunga mano l ' avvento del comunismo : tanto è , che i decisi avversari del socialismo la respingono come opinione , che , sotto apparenze di scienza , non faccia che ripetere la ben nota utopia socialistica . Per tale condizione di cose può darsi bene il caso , e di fatti s ’ è pur già dato in parte , che la fantasia degl ' inesperti d ' ogni arte di ricerca storica , e lo zelo dei fanatici , trovi stimolo ed occasione perfino nel materialismo storico a foggiare una nuova ideologia , e a trarre da esso una nuova filosofia della storia sistematica , cioè schematica , ossia a tendenza e a disegno . Né c ' è cautela che basti . L ' intelletto nostro raramente s ' appaga della ricerca schiettamente critica , ed è sempre propenso a convertire in elemento di pedanteria ed in novella scolastica qualunque trovato del pensiero . A farla breve , anche la concezione materialistica può essere convertita in forma di argomentazione a tesi , e servire a rimettere in nuove fogge pregiudizii antichi ; come era quello di una storia dimostrata , dimostrativa e dedotta . Perché ciò non accada , e specie perché non riapparisca per vie indirette e per modi dissimulati una qualunque forma di finalità , su due punti bisogna essere in chiaro : e cioè dire , che le condizioni storiche a noi note son tutte circostanziate ; e che il progresso fu fino ad ora circoscritto da molteplici impedimenti , e per ciò fu sempre parziale e limitato . Una parte sola , e fino ai tempi recentissimi una parte non grande del genere umano ha per intero percorso gli stadii tutti del processo , per effetto del quale le nazioni più progredite son giunte alla società civile moderna , con le forme di avanzata tecnica fondate su le scoverte della scienza , e con tutte le conseguenze politiche , intellettuali , morali e così via , che a tale sviluppo sono rispettive e consentanee . Accanto agl ' inglesi - tanto per accennare all ' esempio più stridente - che , trasportando seco nella Nuova Olanda i mezzi europei , vi han creato un centro di produzione , che già tiene un posto notevole nella concorrenza del mercato mondiale , vivono tuttora come fossili della preistoria gl ' indigeni australiani , capaci solo di estinguersi , ma incapaci di adattarsi alla civiltà , che fu non sopra di essi ma accanto ad essi importata . Nell ' America , e specie in quella del Nord , la serie dei procedimenti che vi han dato luogo allo sviluppo della società moderna , cominciò con la importazione dall ' Europa delle piante , degli animali e degl ' istrumenti dell ' agricoltura , il cui uso ab antico avea ingenerato la secolare civiltà del Mediterraneo : ma tal moto rimase tutto rinchiuso nella cerchia dei discendenti dei conquistatori e dei coloni , mentre gli indigeni , o si disperdono nella massa di nuova formazione , per le vie naturali della mistura di razza , o deperiscono e spariscono affatto . L ' Asia anteriore e l ' Egitto , che già in tempi antichissimi , come prima culla di tutta la nostra civiltà , dettero luogo alle grandi formazioni semipolitiche , le quali seguono le prime fasi della storia accertata e ricordata , ci appaiono da secoli come le cristallizzazioni di forme sociali incapaci di muoversi da sè per nuove fasi di sviluppo . Sta sopra di loro la secolare pressione del barbarico accampamento , che è la dominazione turca . In quella massa irrigidita , o s ' incunea per dissimulate vie una amministrazione alquanto ammodernizzata , o in nome esplicito degl ' interessi commerciali s ' insinuano la ferrovia ed il telegrafo , avamposti coraggiosi della conquistatrice banca europea . Tutta quella massa irrigidita non ha speranza di ripigliar vita , calore e movimento , se non per la rovina della dominazione turca , cui si vada surrogando , nei diversi possibili modi di conquista diretta o indiretta , la signoria o il protettorato della borghesia europea . Che un processo di trasformazione dei popoli arretrati , o arrestatisi nel loro cammino , possa avverarsi ed affrettarsi per esterni influssi , sta lì l ' India a provarlo , che già vivace ancora di sua propria vita , sotto l ' azione poi dell ' Inghilterra rientra ora con vigore nella circolazione della operosità internazionale , per fino nei suoi prodotti intellettuali . Né sono questi i soli contrasti nella fisionomia storica dei contemporanei . Ecco , mentre lì nel Giappone , per un fenomeno acuto e spontaneo di imitazione , si sviluppa in men di trent ' anni una certa relativa assimilazione della civiltà occidentale , che muove già normalmente le energie proprie del paese stesso , il diritto e l ' imposizione della conquista russa trae nella cerchia della industria moderna , e anzi della grande industria , qualche punto notevole dei paesi oltre il Caspio . La mole gigantesca della Cina ci è apparsa fino a pochi anni fa quasi immobile nell ' atavistico assetto delle sue istituzioni , tanto vi è lento ogni movimento : mentre , per ragioni etniche e geografiche , quasi tutta l ' Africa rimaneva impermeabile , e , fino agli ultimi tentativi di conquista e di colonizzazione , pareva non dovesse offrire all ' azione della civiltà , che il solo suo perimetro , come fossimo , non che ai tempi dei portoghesi , a quelli dei greci e dei cartaginesi . Tali differenziazioni degli uomini , sul cammino della storia e della preistoria , ci paiono spiegabilissime , quando c ' è modo di ricondurle alle condizioni naturali ed immediate , che impongano limiti allo sviluppo del lavoro . Questo è il caso dell ' America , la quale , fino alla apparizione degli europei , non avea che una sola granaglia , il mais , e un solo animale addomesticabile ad uso di lavoro , il lama : e noi possiamo rallegrarci , che gli europei , importandovi con se stessi e coi loro istrumenti il bue , e l ' asino , e il cavallo , e il frumento , e il cotone e la canna da zucchero e il caffè , e da ultimo la vite e l ' arancio , v ' abbiano creato un nuovo mondo della gloriosa società che produce le merci , la quale , con inaudita rapidità di moto , vi ha già percorso le due fasi della più nera schiavitù e del più democratico salariato . Ma là dove c ' è stato un vero arresto , e anzi un documentato regresso , come nell ’ Asia anteriore , nell ' Egitto , nella penisola dei Balcani e nell ’ Africa settentrionale , e tale arresto non può attribuirsi al differenziarsi delle condizioni naturali , ivi noi ci troviamo dinanzi ad un problema , che aspetta la soluzione sua dallo studio diretto ed esplicito della struttura sociale , guardata così nei modi interni del suo divenire , come negl ’ intrecci e nelle complicazioni dei varii popoli , su quel terreno che più ordinariamente dicesi arena delle lotte storiche . Questa stessa Europa civile , che per continuità di tradizione presenta lo schema più completo di processo , tanto che su cotesto modello furono ideati e fino ad ora costruiti tutti i sistemi di filosofia storica ; questa stessa Europa occidentale e mediana , che ha prodotto l ' epoca dei borghesi , e tale forma di società ha cercato e cerca d ' imporre a tutto il mondo , con vari modi di conquista diretta o indiretta , non è tutta uniforme in sé , nel grado di suo sviluppo , e le sue diverse conglomerazioni nazionali , regionali e politiche appaiono come distribuite sopra di una scala di molto graduata . Da tali differenze dipendono le condizioni di relativa superiorità od inferiorità di paese a paese , e le ragioni più o meno vantaggiose o svantaggiose dello scambio economico ; e di qui per la più parte dipesero , come tuttora dipendono , e gli attriti , e le lotte , e i trattati e le guerre , e quanto altro mai , con maggiore o con minor precisione , seppero narrarci gli storici politici dalla Rinascenza in qua , e certo con cresciuta evidenza da Luigi XIV e da Colbert in poi . Questa Europa stessa è assai variopinta . Ecco qui la fioritura massima della produzione industriale e capitalistica , cioè dire in Inghilterra ; e in altri punti vive , o rigoglioso o rachitico , l ' artigianato , come da Parigi a Napoli , tanto per cogliere il fatto nei suoi estremi . Qui la campagna è quasi per intero industrializzata , com ' è di nuovo in Inghilterra ; ed ecco che altrove vegeta , in molteplici forme tradizionali , l ' idiotico contadiname , come in Italia ed in Austria , anzi in questo paese più che da noi . Mentre in un paese l ' azienda politica dello stato - come si conviene alla prosaica coscienza di una borghesia , che sa il fatto suo , perché il posto che tiene se l ' è veramente conquistato da sè - viene esercitata nei modi più sicuri e palesi di un esplicito dominio di classe ( non è chi non intenda che parlo della Francia ) ; altrove , e segnatamente in Germania , le vecchie abitudini feudali , l ' ipocrisia protestante , e la viltà di una borghesia che sfrutta le favorevoli contingenze economiche senza portarci dentro , né spirito , né coraggio rivoluzionario , mantengono all ’ ente stato le mentite apparenze di una missione etica da compiere ( - oh zucconi e parrucconi di professori tedeschi , in quante salse poco appetitose e digeribili avete voi cucinata cotesta etica dello stato , prussiano per giunta ! - ) . Qua e là la produzione moderna capitalistica s ' incunea nei paesi , che per altri rispetti non entrano nel nostro movimento , e specie in quello della politica , come è il caso della infelice Polonia ; ovvero tal forma s ' insinua solo per indiretto , come nella Slavia meridionale . Ma ecco qui il contrasto più acuto , che pare destinato a metterci come in compendio sott ' occhi tutte le fasi anzi gli estremi della nostra storia . La Russia non ha potuto avviarsi , come ora di fatto si avvia , alla grande industria , se non pompando dall ' Europa occidentale , e specie dal grazioso sciovinismo francese , quel danaro , che essa invano si sarebbe provata a trarre da se stessa , ossia dalle condizioni della sua obesa massa territoriale , su la quale , con vecchie forme economiche , vegetano cinquanta milioni di contadini . Ora la Russia , per diventare una società economicamente moderna , il che probabilmente vi prepara le condizioni di una rispondente rivoluzione politica , fu tratta a distruggere gli ultimi avanzi del comunismo agrario , che in essa eransi fino a poco tempo fa conservati in forme tanto caratteristiche , e in tanta estensione : ( né qui importa di decidere se quello fosse comunismo primitivo , o secondario , come alcuni ritengono ) . La Russia deve imborghesirsi e , per far ciò , deve innanzi tutto convertire la terra in merce , che sia capace di produrre merci , e al tempo stesso trasformare in proletarii e pezzenti gli ex - comunisti della campagna . Ed ecco che , invece , nell ' Europa occidentale e centrale ci troviamo al punto opposto della serie di sviluppo , che nella Russia comincia appena . Qui da noi , dove la borghesia con varia fortuna , e vincendo impedimenti tanto diversi , ha percorso già tanti stadii del suo sviluppo , non la memoria del comunismo primitivo , che a mala pena rivive per erudite combinazioni nelle teste dei dotti , ma la stessa forma della produzione borghese genera nei proletarii la tendenza al socialismo , che si presenta nei suoi generali contorni come indizio di una nuova fase della storia , e , cioè , non come la ripetizione di ciò che fatalmente finisce nella Slavia sotto agli occhi nostri . Chi è che non veda in cotesta esemplificazione , che io non ho cercata ad arte , e che anzi m ' è venuta quasi a caso e disordinatamente fuori della penna , in cotesta esemplificazione , dico , che può essere indefinitamente prolungata in un libro di geografia economico - politica del mondo attuale , la prova evidente del come le condizioni storiche son tutte circostanziate nelle forme di loro sviluppi ? Non solo le razze e i popoli , e le nazioni , e gli stati , ma le parti delle nazioni e le regioni varie degli stati , e poi i ceti e le classi si trovano come su tanti gradini di una assai lunga scala , o anzi su diversi punti di una curva a grande e complicato svolgimento . Il tempo storico non è corso uniforme per tutti gli uomini . Il semplice succedersi delle generazioni non fu mai l ' indice della costanza e della intensità del processo . Il tempo come astratta misura di cronologia , e le generazioni succedentisi in termini approssimativi di anni , non dànno criterio né recano indicazione di legge o di processo . Gli sviluppi furono finora varii , perché varie furono le opere compiute in una e medesima unità di tempo . Fra tali forme varie di sviluppo c ' è affinità , anzi c ' è similarità di moventi , ossia c ' è analogia di tipo , ossia c ' è omologia : tanto che le forme avanzate possono , per semplice contatto , o con la violenza , accelerare lo svolgimento delle forme arretrate . Ma l ' importante è d ' intendere , che il progresso , la cui nozione è non solo empirica , ma sempre circostanziata e per ciò limitata , non istà sul corso delle cose umane come un destino od un fato , né qual comando di legge . E per ciò la nostra dottrina non può esser volta a rappresentare tutta la storia dell ' uman genere in una veduta comunque prospettica o unitaria , la quale ripeta , mutatis mutandis , la filosofia storica a disegno come da sant ' Agostino ad Hegel , o anzi , meglio , dal profeta Daniele al signor De Rougemont . La nostra dottrina non pretende di essere la visione intellettuale di un gran piano o disegno , ma è soltanto un metodo di ricerca e di concezione . Non a caso Marx parlava della sua scoverta come di un filo conduttore . E per tal ragione appunto è analoga al darwinismo , che anch ' esso è un metodo , e non è , nè può essere , una ammodernata ripetizione della costruita e costruttiva Naturphilosophie , a uso Schelling e compagni . A scorgere nella nozione del progresso la indicazione di qualcosa di circostanziato e di relativo fu primo il geniale Saint - Simon , che tal suo pensiero contrappose alla dottrina del secolo decimottavo , in buona parte culminante in Condorcet . A cotesta dottrina , che potrebbe dirsi unitaria , egalitaria , formale , perché è quella che considera l ' uman genere come svolgentesi su di una linea processuale , Saint - Simon contrappose il concetto delle facoltà e delle attitudini , che si surrogano e si compensano ; e per tal modo rimase ideologo . A penetrare le ragioni effettive della relatività del progresso occorreva ben altro . Bisognava innanzi tutto rinunziare a quei pregiudizii , i quali sono impliciti nella credenza , che gl ' impedimenti alla uniformità del divenire umano riposino esclusivamente sopra cause naturali ed immediate . Cotesti impedimenti naturali , o sono assai problematici , come è il caso delle razze , nessuna delle quali ha in sé l ' ingenito privilegio della storia , o sono , come nel caso delle differenze geografiche , insufficienti a spiegare lo svolgersi di condizioni storico - sociali affatto difformi sopra uno e medesimo terreno topografico . E come il moto storico nasce per l ' appunto quando gl ' impedimenti naturali furono già in buona parte , o superati , o notevolmente circoscritti per mezzo della creazione di un terreno artefatto , sul quale fosse dato agli uomini di venirsi ulteriormente sviluppando , gli è chiaro perciò , che i consecutivi impedimenti alla uniformità del progresso siano da cercare nelle condizioni proprie ed intrinseche della struttura sociale stessa . Questa struttura ha messo fino ad ora capo in forme di organamento politico , la cui somma è il tentativo di tenere in equilibrio le disuguaglianze economiche : il che fa , che cotesto organamento , come ho più volte detto , sia di continuo instabile . Da che ci è storia ricordata essa è storia della società che o tende a formare lo stato , o lo stato ha già portato a compimento . E lo stato è la lotta all ' interno , o vivamente e in atto , o da poco vinta , o come che siasi per alcun tempo sopita e sedata . E lo stato è anche la lotta all ' esterno , o per assoggettare altri popoli , o per colonizzare altri paesi , o per esportare i prodotti sopra altri mercati , o per scaricare la popolazione esuberante , e cosi via . E lo stato è tale lotta all ' interno e all ' esterno , perché è innanzi tutto l ' organo e l ' istrumento di una parte più o meno grande della società contro tutto il resto della società stessa , in quanto che questa essenzialmente poggia su la signoria economica degli uomini su gli uomini , in modi più o meno diretti ed espliciti , secondo che il vario grado di sviluppo della produzione e dei suoi mezzi naturali e dei suoi istrumenti artificiali esiga , o la schiavitù immediata , o la servitù della gleba , o il libero salariato . Questa società delle antitesi , che si regge a stato , è sempre , per quanto in varie forme e modi , la opposizione della città e della campagna , dell ' artigiano e del contadino , del proletario e del padrone , del capitalista e del lavoratore , e così via da non finirla ; e mette sempre capo , con varie complicazioni e modalità , in una gerarchia , o che ciò accada per quadro fisso di privilegio come nel Medioevo , o che , nelle dissimulate forme del diritto presuntivamente eguale per tutti , ciò si avveri per l ' azione automatica della concorrenza economica , come è ora . A cotesta gerarchia economica corrisponde in vario modo nei varii paesi , tempi e luoghi , starei per dire , una gerarchia degli animi , degl ' intelletti , degli spiriti . Cioè dire la coltura , nella quale appunto gli idealisti ripongono la somma del progresso , fu ed è per necessità di fatto assai disugualmente distribuita . La maggior parte degli uomini , per la qualità delle cure e delle occupazioni cui attende si trova ad essere come di individui disintegrati , fatti in pezzi , resi incapaci di uno sviluppo completo e normale . Alla economica delle classi , ed alla gerarchia delle situazioni sociali , risponde la psicologia delle classi , La relatività del progresso è per noi , dunque , la conseguenza inevitabile delle antitesi di classe . In queste antitesi sono gl ’ impedimenti , pei quali rimane spiegata la possibilità del relativo regresso , fin giù giù alla degenerazione e allo sfacelo di una intera società . Le macchine , che segnano il trionfo della scienza , divengono , per le condizioni antitetiche della compagine sociale , gli istrumenti da proletarizzare milioni e milioni di già liberi artigiani e contadini . I progressi della tecnica , che arricchiscono di comodi le città , rendono più misera ed abietta la condizione dei contadini , e nelle città stesse più umile la condizione degli umili . I progressi tutti del sapere servirono fino ad ora a differenziare il ceto degli addottrinati , e a mettere sempre a maggior distanza dalla coltura le masse , che , intese all ’ incessante lavoro di tutti i giorni , di questo alimentano la società tutta intera . Il progresso fu ed è fino ad ora parziale ed unilaterale . Le minoranze che vi partecipano dicono sia questo il progresso umano ; e i burbanzosi evoluzionisti chiamano ciò natura umana che si svolge . Tutto cotesto progresso parziale , che si è fino ad ora svolto nella pressione degli uomini su gli uomini , ha suo fondamento nelle condizioni di opposizione , per cui le antitesi economiche han generato tutte le antitesi sociali , e dalla relativa libertà di alcuni è nata la servitù di moltissimi ; e il diritto è stato l ’ auspice della ingiustizia . Il progresso visto così , ed appreso nella sua chiara nozione , ci appare come il compendio morale ed intellettuale di tutte le umane miserie , e di tutte le materiali disuguaglianze . A scovrirvi la inevitabile relatività occorreva che il comunismo , sorto dapprima come moto istintivo nell ’ animo degli oppressi , diventasse scienza e politica . E occorreva poi , che la nostra dottrina desse la misura del valore di tutta la storia passata , scovrendo in ogni forma di organamento sociale , che fosse di origine e di assetto antitetico , come tutte furono fino ad ora , la ingenita incapacità a produrre le condizioni di un progresso umano universale ed uniforme ; scovrendovi , cioè , gl ’ impedimenti i quali fanno sì che il benefizio si converta in malefizio . VI . A una domanda noi non possiamo sottrarci , ed è questa ; donde ebbe origine la credenza nei fattori storici ? Cotesta espressione ricorre assai di frequente per le menti e per gli scritti di molti eruditi , scienziati e filosofi , e di quegli espositori , i quali , o ragionando o combinando , si dilungano alquanto dalla mera narrazione , e di tale opinione si giovano , come di presupposto per orientarsi su la ingente massa dei fatti umani , che , a prima vista e nella immediata considerazione , appaiono tanto confusi e irriducibili . Cotesta credenza , cotesta opinione corrente è diventata presso gli storiografi ragionatori , o a dirittura razionalisti , una semidottrina , che di recente fu più volte addotta , quale argomento decisivo , contro la teoria unitaria della concezione materialistica . Gli è , anzi , tanto radicata la credenza , ed è tanto diffusa la opinione , che la storia non si possa intenderla , se non come incontro ed incidenza di diversi fattori , che molti di quelli i quali parlano di materialismo sociale , sia in favore o sia contro , credono di cavarsi d ' ogni impaccio quando affermano , che tutta questa dottrina qui consista poi in ultimo nell ' attribuire la prevalenza o l ' azione decisiva al fattore economico . Certo gli è che importa di rendersi conto del come cotesta credenza , o opinione , o semidottrina abbia avuto origine perché la verace ed effettiva critica consiste principalmente nel riconoscere e nell ' intendere i motivi di ciò che dichiariamo errore . Non basta di respingere una opinione , col designarla spicciativamente per erronea . L ' errore dottrinale è nato sempre da qualche lato male inteso di una esperienza incompleta , o da qualche imperfezione soggettiva . Non basta respingere l ' errore ; bisogna vincerlo , e superarlo , spiegando / o . Ogni storico , che cominci a narrare , compie , per cosi dire , un atto di astrazione . Innanzi tutto eseguisce come un taglio in una serie continuativa di avvenimenti ; e poi prescinde da molti e svariati presupposti e precedenti , e anzi spezza e scompone una intricata tela . Per cominciare bisogna pure che fissi un punto , una linea , un termine , di sua elezione , e dica p . e . : vogliamo raccontare come ebbe inizio la guerra tra greci e persiani ; vediamo come Luigi XVI venne nella risoluzione di convocare gli Stati Generali . Il narratore si trova , insomma , dinanzi ad un complesso di fatti accaduti , e di fatti che stanno per accadere , i quali , nel tutt ' insieme , appariscono come una configurazione . In tale suo atteggiamento ha origine il modo d ' essere e lo stile di ogni racconto ; perché , ad ordirlo , occorre pigliar le mosse da cose già divenute , per poi vedere come continuino nel divenire . E pure in quel complesso bisogna introdurre un certo sentimento di analisi , risolvendolo in varii gruppi e in varii aspetti di fatti , od in elementi concorrenti , che appariscono poi ad un certo punto come delle categorie per sé stanti . Ecco : qui è lo stato in una certa forma e con certi poteri ; e qui son le leggi , che determinano , per comando o per proibizione , certi rapporti ; e qui son gli abiti e i costumi , che rivelano tendenze , bisogni , e modi di pensare , di credere , di fantasticare ; e nell ' insieme si vede una moltitudine d ' uomini conviventi e collaboranti , con spartizione di ufficii e di occupazioni ; e poi si notano i pensieri , le idee , le inclinazioni , le passioni , i desiderii , le aspirazioni , che da cotesto variopinto modo di coesistenza e dai suoi attriti in determinate maniere si sprigionano e sviluppano . Avviene una mutazione , e questa si rivela in uno dei lati od aspetti del complesso empirico , o in tutti essi in maggiore o in minore spazio di tempo : p . e . lo stato slarga i suoi confini esterni , o altera i suoi limiti interni verso la società , crescendo o diminuendo di poteri e di attribuzioni , o cambiando di forma nell ' esercizio di quelli e di queste ; ovvero il diritto muta le sue disposizioni , o s ' esprime ed afferma in nuovi organi ; ovvero , da ultimo , dietro al cambiamento delle abitudini esterne cotidiane , si rivela un cambiamento nei sentimenti , e nei pensieri , e nelle inclinazioni degli uomini variamente distribuiti nelle diverse classi sociali , le quali si rimescolano , si alterano , si spostano , si fondono o rinnovano . Ad intendere tutto ciò , in quanto e per il modo come apparisce alla prima e si disegna alla ordinaria attenzione , bastano le comuni doti della intelligenza normale , di quella , intendo dire , che non è sussidiata ancora , né corretta o completata dalla scienza propriamente detta . Chiudere in precisi confini un insieme di tali mutazioni , ecco l ' oggetto vero e proprio della narrazione la quale riesce tanto più perspicua , efficace e plasmata , quanto è più monografica : p . e . Tucidide nella guerra del Peloponneso . La società già in un certo modo divenuta , la società già arrivata ad un certo grado di sviluppo , la società giù tanto complicata da nascondere il sottostrato economico che il resto sorregge , non si è rivelata ai puri narratori , se non in quegli apici visibili , in quei resultati più appariscenti , in quei sintomi più significativi , che son le forme politiche , le disposizioni di legge e le passioni di parte . Il narratore , oltre che per la mancanza di una dottrina teoretica su le fonti vere del movimento storico , per l ' atteggiamento stesso che egli assume di fronte alle cose che coglie nelle apparenze del loro divenire , non può ridurre questo ad unità , se non nell ' aspetto della sola intuizione immediata ; e , se è artista , cotesta intuizione gli si colorisce nell ' animo , e vi si trasmuta in azione drammatica . Il suo ufficio è adempiuto , se egli riesce ad inquadrare un certo numero di fatti e di accadimenti entro termini e confini , su i quali lo sguardo possa muoversi come su chiara prospettiva ; alla stessa guisa , che il geografo puramente descrittivo ha fatta per intero la parte sua , se racchiude in vivo e perspicuo disegno la concorrenza delle cause fisiche che determinano l ' intuitivo aspetto , poniamo del golfo di Napoli , senza punto risalire alla genesi di esso . In cotesto bisogno della configurazione narrativa è la occasione prima , intuitiva , palpabile , e direi quasi estetica ed artistica , di tutte quelle astrazioni e generalizzazioni , che da ultimo mettono capo nella semidottrina dei così detti fattori . Qui sono due uomini insigni , i Gracchi , che vollero arrestare il processo di appropriazione dell ' ager publicus , o impedire l ' agglomerazione del latifondo , per cui diminuisce o cessa del tutto di esistere la classe dei piccoli proprietarii , ossia degli uomini liberi , che son fondamento e condizione della vita democratica della città antica . Quali furono le cause del loro insuccesso ? Il loro disegno è chiaro : l ' animo loro , la loro origine , il loro carattere , il loro eroismo lo illustrano . E stanno contro a loro altri uomini , con altri interessi e con altro animo . La contesa non si disegna dapprima alla mente se non come lotta di propositi e di passioni , la quale si svolge e riesce a termine con quei mezzi che consentono le forme politiche dello stato , e l ' uso o l ' abuso dei poteri pubblici . Ecco lì l ' ambiente : la città dominatrice in diversi modi , sopra altre città , o sopra territori sforniti d ' ogni carattere di autonomia ; e dentro di quella città una avanzata differenziazione di ricchi e di poveri ; e di fronte alla schiera non numerosa dei sopraffacitori e dei prepotenti , immensa la massa dei proletarii , che stan per perdere o han già perduta la coscienza e la forza politica d ' una plebe di cittadini , la massa che si lascia per ciò ingannare e corrompere , e a breve andare finirà per imputridire , qual servile accessorio degli sfruttatori di maggior grado . Questa la materia del narratore , al quale non è dato di rendersi conto del fatto , se non nelle condizioni immediate del fatto stesso . L ' unità intuitiva è la scena su la quale i casi si svolgono , e perché il racconto abbia rilievo , intreccio e prospettiva , occorrono dei punti di orientazione e dei mezzi di riduzione . In ciò consiste la origine prima di quelle astrazioni , per cui i lati varii di un determinato complesso sociale vengono , poco per volta , distratti dalla loro qualità di semplici aspetti di un insieme , e via via generalizzati menano poi alla dottrina dei presunti fattori . Questi , in altri termini , intendo dire dei fattori , si originano nella mente , per via della astrazione e della generalizzazione degli aspetti immediati del movimento apparente , e stanno alla pari con tutti gli altri concetti empirici , i quali , sorti che siano in ogni altro campo del sapere , vi si mantengono , finché , o non vengano ridotti ed eliminati per via di nuova esperienza , o non si trovino riassorbiti da una concezione più generale , che sia genetica , evolutiva , dialettica . Non era forse necessario , che nell ' analisi empirica e nello studio immediato delle cause e degli effetti di certi determinati fenomeni , p . e . dei calorifici , la mente si fermasse dapprima nella presunzione e nella persuasione di poterli e di doverli attribuire ad un subietto , che , se non parve mai a nessun fisico un vero ente sostanziale , parve di certo una forza determinata e specifica , che sarebbe il calore . Ed ecco che ad un certo punto , per nuova combinazione di esperienza , cotesto escogitato calore si risolve , a date condizioni , in una certa quantità di moto . E anzi , ora , il pensiero è su la via di risolvere tanti degli escogitati fattori fisici nel flusso di una universale Energhetica , nella quale la ipotesi degli atomi , per quanto essa è necessaria e utilizzabile , perde ogni residuo di sopravvissuta metafisica . Non era forse inevitabile , come primo stadio della conoscenza rispetto al problema della vita , l ' indugiarsi a lungo nello studio distinto degli organi , e il ridur questi in sistemi ? Senza cotesta anatomia , che pare per fin troppo materiale e grossolana , nessun progresso di studi sarebbe stato possibile ; e intanto , su la ignorata genesi e coordinazione di tale molteplicità analitica , s ' aggiravano incerti e vaghi i concetti generici di vita , di anima e simili . In coteste creazioni mentali si cercò per ripiego di escogitazione , e per gran tempo , quella unità biologica , che ha da ultimo trovato il suo riscontro intuitivo nell ' inizio certo della cellula , e nel suo processo di immanente moltiplicazione . Più difficile fu certamente il cammino , che il pensiero dovette percorrere per ridurre ad evidenza di genesi i dati tutti della vita psichica , dai semplicissimi delle elementari sensazioni fino ai prodotti di molto derivati e complessi . Non solo per ragioni di difficoltà teoretiche , ma per altri pregiudizii popolari , l ' unità e continuità incessante dei fenomeni psichici apparve fino ad Herbart come spartita e spezzata in tanti fattori , ossia nelle così dette facoltà dell ’ anima . Per le medesime difficoltà è passata la interpretazione dei processi storico - sociali ; ed anche essa s ' è dovuta dapprima arrestare nella veduta provvisoria dei fattori . E , perciò , riesce ora a noi cosa agevole il rintracciare la occasione prima di tale opinione nel bisogno che hanno gli storici narratori di trovare , nell ' atto che raccontano con più o meno di capacità artistica , e con vario intendimento di ammaestrare , dei punti di orientazione immediata , quali può offrirli lo studio del moto apparente delle cose umane . Ma in quel movimento apparente son pure delle indicazioni , che rimandano ad altro.Quei fattori concorrenti , che l ' astrazione escogita e poi si permette di isolare , non furon mai visti ad operare ciascuno per sé ; perché , anzi , operano per un modo di efficacia , che dà luogo al concetto dell ' azione reciproca . Inoltre , quei fattori son pur essi nati una volta , e son poi giunti a quella fisonomia , che rivelano nella particolare narrazione . Di quel tale stato si sapeva pure che fosse nato una volta . Di ogni diritto , o si serbava memoria , o si congetturava , che fosse entrato in vigore in tali o tali altre circostanze . Di tanti costumi si serbava il ricordo , che fossero stati una volta introdotti ; e il più semplice confronto dei fatti accertati , per rispetto a diversi tempi e luoghi , facea vedere , come la società nel suo insieme , in quanto somma di diverse classi , avesse assunto , ed assumesse di continuo forme diverse . Tanto l ' azione reciproca dei diversi fattori , senza della quale nemmeno il più semplice racconto sarebbe mai possibile , quanto le notizie più o meno accertate circa le origini e le variazioni dei fattori stessi , sollecitavano alla ricerca ed al pensiero , assai più che non facesse la narrazione configurativa di quei grandi storici , che sono veri e propri artisti . E difatti , i problemi che resultano spontanei dai dati della storia , quando questi sian combinati con altri elementi teoretici , dettero luogo alle diverse discipline così dette pratiche , che , con varia rapidità di moto e con vario successo , si svilupparono dai tempi antichi a venire ai moderni , dall ' Etica alla Filosofia del Diritto , dalla Politica alla Sociologia , dalla Giurisprudenza all ' Economia . Ed ecco che col nascere e col formarsi di tante discipline , per la stessa inevitabile division del lavoro , si moltiplicarono fuor di misura i punti di vista . Certo è , che alla prima ed immediata analisi dei multiformi aspetti empirici del complesso sociale , occorreva un lungo lavoro di parziale astrazione ; il che reca sempre con sé l ' inevitabile conseguenza del vedere unilaterale . Ciò si è verificato in modo più acuto e più appariscente , che non in altro campo , in quello della Giurisprudenza , e nelle sue varie generalizzazioni fino alla Filosofia del Diritto . Per via di cotali astrazioni , che sono inevitabili nell ' analisi parziale ed empirica , e per effetto della divisione del lavoro , i diversi lati e le diverse manifestazioni del complesso sociale furono , di quando in quando , fissati ed immobilizzati in concetti generali ed in categorie . Le opere , gli effetti , le emanazioni , gli efflussi dell ' attività umana - diritto , forme economiche , principii di condotta e così via - furono come tradotti e convertiti in leggi , in imperativi e in principii che stessero al di sopra dell ' uomo stesso . E di quando in quando s ' è poi dovuto di nuovo scovrire questa verità semplice ; che il solo fatto permanente e sicuro , ossia il solo dato , da cui muova o a cui si riferisca ogni particolare disciplina pratica , è questo : gli uomini congregati in una determinata forma sociale , per via di determinati vincoli . Le varie discipline analitiche , che illustrano i fatti che si svolgono nella storia , han finito per occasionare da ultimo il bisogno di una comune e generale scienza sociale , che renda possibile la unificazione dei processi storici . E di tale unificazione la dottrina materialistica segna appunto l ' ultimo termine , e anzi l ' apice . Ma non fu , come non sarà mai tempo perso quello che sia speso nell ' analisi preliminare e laterale dei fatti complessi . Dobbiamo alla metodica division del lavoro la erudizione precisa , ossia la massa delle conoscenze dichiarate , cribrate , sistemate , senza delle quali ogni storia sociale vagherebbe sempre nel puramente astratto , nel formale e nel terminologico . Lo studio a parte dei presunti fattori storico - sociali ha giovato , come giova ogni altro studio empirico che si attenga al moto apparente delle cose , a raffinare gl ' istrumenti della osservazione , e a dar modo di ritrovare nei fatti stessi , che furono artificiosamente distratti dall ' insieme , gli addentellati che al complesso sociale li legano . Le diverse discipline , che son tenute isolate ed indipendenti per via del presupposto dei fattori concorrenti nella formazione storica , per il grado di sviluppo che han raggiunto , per il materiale che han raccolto , e pei metodi che han prodotti , sono ora per noi tutte indispensabili , quando si voglia ricostruire qualunque parte dei tempi passati . Che ne sarebbe della nostra scienza storica senza la unilateralità della Filologia , che è il sussidio istrumentale d ' ogni ricerca ; e dove si sarebbe mai trovato il bandolo di una storia delle istituzioni giuridiche , che poi a tante altre cose e combinazioni da se stessa rimanda , senza l ' ostinata fede dei romanisti nella eccellenza universale del Diritto Romano , la quale ha generato , con la Giurisprudenza generalizzata e con la Filosofia del Diritto , tanti dei problemi in cui germoglia da ultimo la Sociologia ? Così che , al postutto , i fattori storici , che ricorrono per le menti e per gli scritti di tanti , indicano qualcosa che è molto meno della verità , ma che è molto di più del semplice errore , nel senso grossolano di abbaglio , di illusione e di inganno . Sono il prodotto necessario di una conoscenza , che è in via di sviluppo e di formazione . Nascono dal bisogno di orientarsi sopra lo spettacolo confuso , che le cose umane presentano a chi voglia narrarle ; e servono poi , dirò così , di titolo , di categoria , di indice a quella inevitabile division del lavoro , per entro alla quale fu finora teoreticamente elaborata la materia storico - sociale . In questo campo di conoscenza , del pari che in quello delle scienze naturali , la unità di principio reale , e la unità di trattazione formale , non s ' incontran mai di primo acchito , anzi si trovano solo a capo di lungo ed intricato cammino ; cosicché , anche per cotesto rispetto , ci pare calzante l ' analogia stabilita da Engels tra il ritrovamento del materialismo storico e quello della conservazione dell ' energia . La provvisoria orientazione , secondo l ' ovvio schema di ciò che dicono fattori , può , in date circostanze , occorrere anche a noi , che professiamo un principio affatto unitario della interpretazione storica . Intendo dire , se vogliamo non semplicemente teorizzare , ma se vogliamo , con propria nostra ricerca , illustrare un determinato periodo di storia . Come in cotesto caso c ' incombe l ' obbligo della minuta e diretta ricerca , cosi ci è giuoco forza di attenerci dapprima ai gruppi difatti che paiono , o prominenti , o indipendenti , o staccati , negli aspetti della immediata esperienza . Perché non è veramente il caso di credere , che il principio unitario di massima evidenza e trasparenza , cui siam giunti nella concezione generale della storia , possa , a guisa di talismano , valer di continuo , e a prima vista , come di mezzo infallibile per risolvere in elementi semplici l ' immane apparato e il complicato ingranaggio della società . La sottostante struttura economica , che determina tutto il resto , non è un semplice meccanismo , dal quale saltino fuori , a guisa d ' immediati effetti automatici e macchinali , istituzioni , e leggi , e costumi , e pensieri , e sentimenti , e ideologie . Da quel sottostrato a tutto il resto , il processo di derivazione e di mediazione è assai complicato , spesso sottile e tortuoso , non sempre decifrabile . L ' organamento sociale è , come già sappiamo , di continuo instabile , sebbene ciò non appaia evidente a tutti , se non quando la instabilità entra in quel periodo acuto che chiamiamo rivoluzione . Cotesta instabilità , con le continue lotte nel seno della stessa società organata , esclude sì la possibilità che gli uomini entrino in una condizione di continuata acquiescenza od accomodazione , per cui potrebbe accadere che tornassero nel vivere animale . Nell ' antitesi è la causa precipua del progresso ( Marx ) . Ma è altrettanto vero , però , che in cotesto organamento instabile , nel quale è data la forma inevitabile del dominio e della soggezione , la intelligenza si è sempre sviluppata , non solo disugualmente , ma assai imperfettamente , incongruamente e parzialmente . Ci fu ed è ancora nella società come una gerarchia dell ' intelletto , e poi dei sentimenti e delle ideazioni . Supporre che gli uomini , sempre e in tutti i casi , abbiano avuto una coscienza approssimativamente chiara della propria situazione , e di quello che convenisse loro più ragionevolmente di fare gli è supporre l ' inverosimile , anzi l ' insussistente . Forme di diritto , e azioni politiche e tentativi di ordinamento sociale , furono , come sono tuttora , a volte cose indovinate , a volte cose sbagliate , cioè sproporzionate e incongrue al caso . La storia è piena di errori ; il che vuoi dire , che se tutto vi fu necessario , data la intelligenza relativa di quelli che avessero a risolvere una difficoltà , o a trovare una soluzione a un dato problema e così via , se tutto v ' ebbe la sua ragion sufficiente , non tutto vi fu ragionevole , secondo il senso che dànno a questa parola gli ottimisti che raziocinano . A lungo andare le cause determinanti alle mutazioni , e ossia le cambiate condizioni economiche , finirono e finiscono per far trovare , fosse pur per vie assai tortuose , le occorrenti forme di diritto , gli ordini politici adattati , e le maniere più o meno convenienti della accomodazione sociale . Ma non è però da credere , che la istintiva sapienza dell ' animale ragionevole si manifestasse , o si manifesti , sic et simpliciter , nella piena e chiara intelligenza di ogni situazione ; e che a noi non tocchi ora se non di rifare semplicisticamente il cammino deduttivo dalla situazione economica a tutto il resto . L ' ignoranza - la quale alla sua volta può anch ' essa essere spiegata - è cagione non piccola del modo come la storia è proceduta ; e all ' ignoranza bisogna aggiungere la bestialità non mai interamente vinta , e tutte le passioni e le nequizie , e le svariate forme di corruzione , che furono e sono il portato necessario di una società così organata che il dominio dell ' uomo su l ' uomo vi è inevitabile , e da tale dominio la bugia , l ' ipocrisia , la prepotenza e la viltà furono e sono inseparabili . Noi possiamo , senza essere utopisti , ma solo in quanto siamo comunisti critici , prevedere , come di fatti prevediamo , l ' avvento di una società , che svolgendosi dalla presente , e anzi dai suoi contrasti , per le leggi immanenti del divenire storico , metta capo in una associazione senza antitesi di classe : il che porta seco , che la regolata produzione eliminerebbe l ' aleatorio dalla vita , che nella storia si rivela finora come multiforme intreccio di accidenti e d ' incidenze . Ma ciò è l ' avvenire , e non è , né il presente , né il passato . Se noi invece ci proponiamo di penetrare nelle vicende storiche svoltesi fino ad ora , assumendo , come assumiamo , a filo conduttore il variare delle forme della sottostante struttura economica , fino al dato più semplice del variare degl ' istrumenti , noi dobbiamo aver piena coscienza della difficoltà del problema che ci proponiamo ; perché qui non si tratta già di aprir gli occhi e di vedere , ma di uno sforzo massimo del pensiero , che è diretto a vincere il multiforme spettacolo della esperienza immediata , per ridurne gli elementi in una serie genetica . E per ciò , dicevo , che nella ricerca particolare tocca anche a noi di pigliar le mosse da quei gruppi di fatti apparentemente isolati , e da quel variopinto intreccio , dallo studio empirico , insomma , dal quale è nata la credenza nei fattori , che poi si è svolta in una semidottrina . Né vale di contrapporre a queste difficoltà di fatto la presunzione alquanto metaforica , spesso equivoca , e al postutto di un valore puramente analogico , del così detto organismo sociale . Anche per cotesto supposito , diventato poi in così breve tempo una mera e volgare fraseologia , bisognava pure che il pensiero passasse . Perché esso adombra la comprensione del movimento storico , come nascente dalle leggi immanenti alla società stessa , ed esclude con ciò l ' arbitrario , il trascendente e l ' irrazionale . Ma più in là di così la metafora non regge ; e la ricerca specificata , critica e circostanziata dei fatti storici è la sola fonte di quel sapere concreto e positivo , che occorre allo sviluppo completo del materialismo economico . VII . Le idee non cascano dal cielo ; né noi riceviamo il ben di dio in sogno . La mutazione nei modi del pensiero , che da ultimo ha prodotta la dottrina storica , della quale si fa qui l ' esame e la esposizione preliminare , s ' è venuta svolgendo , prima con lentezza e poscia con cresciuta rapidità , appunto in questo periodo del divenire umano , in cui s ' avverarono le grandi rivoluzioni politico - economiche ; ossia in questa epoca , che guardata nelle forme politiche dicesi liberale , ma che guardata nel suo fondo , per effetto del dominio del capitale su la massa proletaria , è l ' epoca della produzione anarchica . La mutazione delle idee , fino alla creazione di nuovi metodi di concezione , è venuta passo passo riflettendo l ' esperienza di una nuova vita . Come questa , nelle rivoluzioni degli ultimi due secoli , si è andata via via spogliando degl ' involucri mitici , mistici e religiosi , a misura che è venuta acquistando la coscienza pratica e precisa delle sue condizioni immediate e dirette , così il pensiero , che questa vita riassume e teorizza , s ' è alla sua volta spogliato dei presupposti teologici e metafisici , per racchiudersi , in fine , in questa prosaica esigenza : nella interpretazione della storia occorre restringersi alla coordinazione obiettiva delle condizioni determinanti e degli effetti determinati . La concezione materialistica segna il culmine di questo nuovo indirizzo nel ritrovamento delle leggi storico - sociali ; in quanto non è un caso particolare di una generica sociologia , o di una generica filosofia dello stato , del diritto e della storia , ma è il risolvente di tutti i dubbi e di tutte le incertezze che accompagnano le altre forme di filosofare su le cose umane , ed è l ' inizio della interpretazione integrale di queste . Gli è dunque cosa facile , specie per il modo come ci si son messi alcuni volgari criticastri , l ' andar ritrovando i precursori di Marx e di Engels , che questa dottrina hanno pei primi precisata nei fondamenti . E quando mai era saltato per il capo ad alcuno dei seguaci loro , fossero pur quelli della più stretta osservanza , di far passare quei due pensatori per facitori di miracoli ? Anzi , se piace di andar cercando le premesse della creazione dottrinale di Marx e di Engels , non basterà di fermarsi a quelli che diconsi precursori del socialismo fino a Saint - Simon e più in là , né ai filosofi e segnatamente ad Hegel , né agli economisti , che avean dichiarata la anatomia della società che produce le merci : bisogna risalire a dirittura a tutta la formazione della società moderna , e poi da ultimo trionfalmente dichiarare , che la teoria è un plagio delle cose che spiega . Perché , in verità , i precursori effettivi della nuova dottrina furono i fatti della storia moderna , che è diventata così perspicua e rivelatrice di se stessa , da che si operò in Inghilterra la grande rivoluzione industriale della fine del secolo scorso , e in Francia avvenne quella gran dilacerazione sociale che tutti sanno ; le quali cose , mutatis mutandis , si son poi andate riproducendo , in varia combinazione e in forme più miti , in tutto il mondo civile . E che altro è , in fondo , il pensiero , se non il cosciente e sistematico completamento dell ' esperienza ; e che è questa , se non il riflesso e la elaborazione mentale delle cose e dei processi che nascono e si svolgono , o fuori della volontà nostra , o per opera della nostra attività ; e che altro è il genio , se non la individuata e conseguente ed acuita forma di quel pensiero , che per suggestione della esperienza sorge in molti uomini della medesima epoca , ma nella più parte di loro rimane frammentario , incompleto , incerto oscillante e parziale ? Le idee non cascano dal cielo , e anzi , come ogni altro prodotto dell ' attività umana , si formano in date circostanze , in tale precisa maturità di tempi , per l ' azione di determinati bisogni , e pei reiterati tentativi di dare a questi soddisfazione , e col ritrovamento di tali o tali altri mezzi di prova , che sono come gl ' istrumenti della produzione ed elaborazione loro . Anche le idee suppongono un terreno di condizioni sociali , ed hanno la loro tecnica : ed il pensiero è anch ' esso una forma del lavoro . Spostare quelle e questo ossia , le idee ed il pensiero , dalle condizioni e dall ' ambito di lor proprio nascimento e sviluppo , gli è svisarne la natura e il significato . Mostrare come la concezione materialistica della storia fosse nata precisamente in date condizioni e cioè non come personale e discutibile opinione di due scrittori , ma come una nuova conquista del pensiero per la inevitabile suggestione di un nuovo mondo che si sta generando già , ossia la rivoluzione proletaria , questo fu l ' assunto del mio primo saggio . Il che è quanto dire , che una nuova situazione storica si è completata del suo congruo istrumento mentale . Ora immaginare , che cotesta produzione intellettuale potesse avverarsi in ogni tempo e luogo , gli è come assumere a regola delle proprie ricerche l ' assurdo . Trasferire le idee a capriccio , dal terreno e dalle condizioni storiche in cui son nate , in qualunque altro terreno , ciò è come prendete a base del ragionamento il semplice irrazionale . E perché non si dovrebbe immaginare del pari , che la città antica , nella quale nacquero l ' arte e la scienza greca e il diritto romano , rimanendo pur città antica di democrazia con gli schiavi , acquistasse medesimamente e sviluppasse tutte le condizioni della tecnica moderna ? Perché non credere , che la corporazione artigiana medioevale , rimanendo qual essa era nel suo quadro fisso , s ' avviasse alla conquista del mercato mondiale , senza le condizioni della concorrenza sconfinata , che cominciarono appunto dall ' eroderla , e negarla ? Perché non congetturare un feudo , che , pur rimanendo feudo , fosse officina da produrre esclusivamente merci ? Perché Michele di Lando non avrebbe dovuto scrivere lui il Manifesto dei Comunisti ? Perché non si avrebbe a pensate , che i trovati della scienza moderna potessero venir fuori dal cervello degli uomini di ogni altro luogo e tempo ; cioè , prima che determinate condizioni facessero nascere determinati bisogni , e alla soddisfazione di questi si dovesse provvedere con una reiterata ed accumulata esperienza ? La nostra dottrina suppone lo sviluppo ampio , chiaro , cosciente ed incalzante della tecnica moderna ; e con questa la società che produce le merci negli antagonismi della concorrenza , la società che suppone come sua condizione iniziale , e come mezzo indispensabile al suo perpetuarsi , l ' accumulazione capitalistica nella forma della proprietà privata , la società che produce e riproduce di continuo i proletarii , e a reggersi ha bisogno di rivoluzionare incessantemente i suoi istrumenti , compreso lo stato e gl ' ingranaggi giuridici di questo . Questa società , che , per le leggi stesse del suo movimento , ha messa a nudo la sua propria anatomia , produce di contraccolpo la concezione materialistica . Essa , come ha prodotto nel socialismo la sua negazione positiva , così ha generato nella nuova dottrina storica la sua negazione ideale . Se la storia è il prodotto , non arbitrario , ma necessario e normale , degli uomini in quanto si sviluppano , e si sviluppano in quanto socialmente esperimentano , ed esperimentano in quanto perfezionano e raffinano il lavoro , ed accumulano e serbano i prodotti e risultati di questo , la fase di sviluppo in cui noi ora viviamo non può esser l ' ultima e definitiva , e i contrasti a questa intimi ed inerenti sono le forze produttive di nuove condizioni . Ed ecco come il periodo delle grandi rivoluzioni economiche e politiche di questi due ultimi secoli ha maturato nelle menti questi due concetti : l ' immanenza e costanza del processo nei fatti storici , e la dottrina materialistica , che in fondo è la teoria obiettiva delle rivoluzioni sociali . Non v ' ha dubbio , che il risalire attraverso i secoli e il rifarsi studiatamente col pensiero su lo sviluppo delle idee sociali , per quanto ce n ' è documento negli scrittori , è cosa che riesce tuttora assai istruttiva , e giova soprattutto ad accrescere in noi la consapevolezza critica , così dei nostri concetti come dei nostri procedimenti . Tale ritorno della mente su le sue premesse storiche , quando non ci porti a smarrirci nell ' empirismo di una sconfinata erudizione , e non c ' induca nella tentazione di stabilire frettolosamente delle vane analogie , giova senza dubbio a dare pieghevolezza ed efficacia di persuasione alle forme della nostra attività scientifica . Nell ' insieme delle nostre scienze si deriva ora , in via di fatto e per approssimativa continuità di tradizione , l ' ottimo di quanto fu mai ritrovato , escogitate e provato , non che nei tempi moderni , fin da quelli dell ' antica Grecia , con la quale appunto comincia in modo definitivo per tutto l ' uman genere , lo svolgimento ordinato del pensiero cosciente , riflesso e metodico . Non ci sarebbe dato di fare un solo passo nella ricerca scientifica senza l ' uso dei mezzi da gran tempo trovati e pronti ; come sarebbe a dire , tanto per addurre alcuni dei più generali , della logica e della matematica . Ad avere una opinione contraria occorrerebbe di voler dire , che ogni generazione debba ricominciar da capo , rimbamboleggiando . Ma né agli antichi autori , nell ' angusto ambito delle loro repubbliche di città , né agli scrittori della Rinascenza , incerti sempre tra un immaginato ritorno all ' antico e il bisogno di afferrare intellettualmente il mondo nuovo , che era in gestazione , fu dato di giungere all ' analisi precisa degli elementi ultimi dai quali resulta la società , che il genio insuperato di Aristotele non vide e non comprese di là dai confini in cui si spiega la vita dell ' uomo cittadino . La ricerca su la struttura sociale , considerata nei suoi modi di origine e di processo , si fece viva ed acuta ed assunse aspetti multiformi nei secoli decimosettimo e decimottavo , quando si formò la Economia , e insieme a questa , sotto ai varii nomi di Diritto di Natura , di saggi su lo Spirito delle Leggi e di Contratto Sociale , si fece strada il tentativo di risolvere in cause , in fattori , in dati logici e psicologici , il multiforme e non sempre chiaro spettacolo di una vita , in cui si preparava la più grande rivoluzione che si conosca . Coteste dottrine , quale che fosse l ' intento subiettivo e l ' animo degli autori - come è il caso antitetico del conservatore Hobbes e del proletario Rousseau - furon tutte rivoluzionarie nella sostanza e negli effetti . In fondo a tutte tu ritrovi sempre come stimolo e come motivo i bisogni materiali e morali dell ' età nuova ; che per le condizioni storiche erano quelli della borghesia : - e per ciò conveniva di combattere , in nome della libertà , la tradizione , la chiesa , il privilegio , le classi fisse , ossia gli ordini e i ceti , e per conseguenza lo stato che di questi era o pareva autore , e poi i privilegi del commercio , delle arti , del lavoro e della scienza . Onde si mirò all ' uomo in astratto , ossia ai singoli individui emancipati e liberati , per virtù di astrazione logica , dai loro vincoli storici e di necessaria dipendenza sociale ; e nella mente di molti il concetto della società si venne come a ridurre in atomi , e anzi parve , ai più , naturale il credere , che la società stessa non sia se non una somma d ' individui . Le categorie astratte della psicologia individuale si trovarono come spinte sul davanti , o messe in cima , della spiegazione di tutti i fatti umani ; ed ecco come in tutti cotesti sistemi ed escogitazioni non si parli che di paura , di amor proprio , di egoismo , di obbedienza volontaria , di tendenza alla felicità , di originaria bontà dell ' uomo , di libertà di contrattare ; e poi della coscienza morale , e dell ' istinto o del senso morale , e di altrettali cose astratte e generiche , come quelle che fossero sufficienti a spiegare la concreta storia esistente , e a crearne di sana pianta una nuova . Nell ' atto che tutta la società entrava in una strepitosa crisi , l ’ orrore dell ' antico , del vieto , del tradizionale , dell ’ organizzato da secoli , e il presentimento di una rinnovazione di tutta l ' esistenza umana , ingenerarono da ultimo un oscuramento totale nelle idee di necessità storica e di necessità sociale ; ossia in quelle idee , che , accennate appena dai filosofi antichi , e venute poi in tanto sviluppo nel secolo nostro , in quel periodo di razionalismo rivoluzionario non ebbero che rari rappresentanti , come Vico , Montesquieu , e in parte Quesnay . In questa situazione storica , che fa nascere una letteratura acuta , agile , sovvertitrice , penetrante e popolarissima , sta la ragione di ciò che Louis Blanc , con una certa enfasi , chiamò individualismo ; con la qual parola altri dopo di lui han poi creduto di dare espressione ad un fatto permanente della natura umana , che possa soprattutto servire come di argomento decisivo contro il socialismo . Singolare spettacolo ; anzi singolare contrasto ! Il capitale , formatosi come che si fosse , tendeva a vincere ogni altra precedente forma di produzione , rompendone i vincoli e gl ' impedimenti , tendeva ad essere , cioè , il signore diretto od indiretto della società , come di fatti è divenuto nella più gran parte del mondo ; dal che poi è proceduto , che , oltre a tutti i modi di moderna miseria e di nuova gerarchia in cui ora ci aggiriamo , si avverasse la più stridente antitesi di tutta la storia , ossia quella presente tra la anarchia della produzione nel complesso della società , e il ferreo dispotismo del modo del produrre nelle singole aziende , officine e fabbriche ! Ebbene , i pensatori , e filosofi , ed economisti , e divulgatori d ' idee del secolo decimottavo non vedeano che libertà ed eguaglianza ! Tutti ragionavano allo stesso modo , tutti partivano dalle stesse premesse ; o che arrivassero a conchiudere , doversi ottenere la libertà da un governo di pura amministrazione , o che fossero addirittura democratici , o per fino comunisti . Il regno prossimo della felicità stava innanzi agli occhi di tutti , come d ' indubbio avvento ; pur che fossero tolti i vincoli e gl ' impedimenti , che all ' uomo , di sua natura buono e perfettibile , aveano imposto la forzata ignoranza e il dispotismo della chiesa e dello stato . Cotesti impedimenti non pareano condizioni , e termini , nei quali gli uomini si fossero trovati per le leggi del loro sviluppo , e per gl ' intrecci inevitabili del moto antagonistico , e per ciò incerto e flessuoso della storia , come paiono finalmente a noi per il prevalere dello storicismo obiettivo : ma , anzi , pareano dei semplici imbarazzi , dei quali l ' uso retto della ragione dovesse liberarci . In cotesto idealismo , che raggiunse il suo apice in alcuni degli eroi della Grande Rivoluzione , germogliò una fede sconfinata nel sicuro progresso di tutto l ' uman genere . Per la prima volta il concetto di umanità apparve in tutta la sua estensione , e senza mescolanza d ' idee o di presupposti religiosi . I più risoluti fra cotesti idealisti furono appunto i materialisti estremi ; come quelli , che , negando ogni obietto alla fantasia religiosa , assegnavano al bisogno della felicità questa terra qual sicuro dominio , pur che la ragione schiudesse la via . Ma le idee furono così barbaramente maltrattate dalle prosaiche cose , come avvenne tra la fine del secolo passato e il principio di questo . Assai dura fu la lezione dei fatti , dalla quale procedettero le più tristi delusioni , e poi ne seguì un radicale rivolgimento negli spiriti . I fatti , in una parola , riuscirono contrarii ad ogni aspettazione ; il che , se dapprima produsse stanchezza nei disillusi , non poté a meno di indurre desiderio e bisogno di nuova ricerca . È noto come Saint - Simon e Fourier , nei quali proprio in principio del secolo si avvera , nelle forme unilaterali della genialità prematura , la reazione contro i resultati immediati della grande rivoluzione politico - economica , si levassero risolutamente , il primo contro i giuristi , ed il secondo contro gli economisti . Difatti , rimossi gl ' impedimenti alla libertà , che furon proprii di altri tempi , dei nuovi e spesso più gravi e più dolorosi eran subentrati ; e , come la felicità eguale per tutti non s ' era avverata , così la società rimaneva nella sua forma politica , tal quale come prima , una organizzazione delle disuguaglianze . La società deve esser , dunque , un qualcosa di per sé stante , un certo che di naturale , un semovente complesso di rapporti e di condizioni , che sfida i tuoni propositi soggettivi dei singoli componenti suoi , e passa sopra alle illusioni ed ai disegni degli idealisti ! Essa , dunque , segue un suo proprio andamento , dal quale sarà lecito di astrarre delle leggi di processo e di sviluppo , ma al quale non è dato d ' imporne ! Per cotal conversione delle menti , il secolo decimonono s ' annunciò con la vocazione di dover essere il secolo della scienza storica e della sociologia . Il pensiero ha di fatti invaso e penetrato ogni campo dell ' attività umana , col principio dello sviluppo . In questo secolo fu ritrovata la grammatica storica , e fu rinvenuta la chiave per esplorare la genesi dei miti . In questo secolo furono rinvenute le tracce embriogenetiche della preistoria e furon per la prima volta messe in serie di processo le forme politiche e giuridiche . Il secolo decimonono si annunziò come il secolo della sociologia , nella persona del Saint - Simon ; nel quale , come accade degli autodidatti e dei precursori geniali , si trovano confusi insieme i germi di tante tendenze contradittorie . Per questo rispetto la concezione materialistica è un resultato ; ma è quel resultato , che è il compimento di tutto un processo di formazione ; e come resultato e come compimento essa è anche la semplificazione di tutta la scienza storica e di tutta la sociologia , perché ci riporta dai derivati e dalle condizioni complesse alle funzioni elementari . E ciò è avvenuto per la diretta suggestione di una nuova e strepitosa esperienza . Le leggi della economia , quali esse per sé sono e per sé si esplicano , avean trionfato di tutte le illusioni , e s ' eran mostrate direttrici della vita sociale . La grande rivoluzione industriale , operatasi per primo in Inghilterra alla luce del giorno , anzi nel secolo dei lumi , facea intendere come le classi sociali , se non sono in natura , non son nemmeno una conseguenza del caso o dell ' arbitrio ; anzi nascono storicamente e socialmente entro ed attorno ad una determinata forma di produzione . E chi , in verità , non avea visto a sorgere , sotto i suoi occhi , i nuovi proletarii dalla rovina economica di tante classi di piccoli proprietarii , di piccoli contadini e di artigiani ; e chi non era in grado di scorgere il metodo di tale novella creazione di nuovo stato sociale , in cui tanti uomini venivano ad esser ridotti e a trovarsi per forza ? Chi non era in grado di scorgere , come il danaro diventato capitale fosse riuscito in breve corso d ' anni a grandeggiare , per l ' attrazione che esso esercita sul lavoro degli uomini liberi , nei quali la necessità di darsi liberamente a mercede era stata di lunga mano preparata con tanti accurati metodi di diritto , e per le vie di una violenta o indiretta espropriazione ? Chi non avea visto a sorgere le nuove città intorno alle fabbriche , e cingersi al loro perimetro di desolante miseria , che non era più un caso di singolare disavventura ma la condizione e la fonte della ricchezza ? E in quella miseria di novello stile apparivano numerose le donne ed i fanciulli , uscenti per la prima volta da una ignorata esistenza , per figurare sul palcoscenico della storia qual sinistra illustrazione della società degli eguali . E chi non sentiva - ci fosse o non ci fosse la sedicente teoria del reverendo Malthus - che il numero di conviventi , che cotesto modo di organizzazione economica può contenere , se a volte è insufficiente a chi per l ' alea favorevole della produzione ha bisogno di braccia , altre volte è esuberante , e per ciò non occupabile e pauroso ? Diveniva , inoltre , cosa evidente , che la rapida e violenta trasformazione economica avveratasi strepitosamente in Inghilterra , era ivi riuscita perché quel paese erasi potuto creare , di fronte alla rimanente Europa , un monopolio fino allora non mai visto , ed a reggere cotesto monopolio era occorsa una politica senza scrupoli , la quale permetteva una buona volta a tutti di tradurre in prosa il mito ideologico dello stato , che avrebbe ad essere tutore e pedagogo del popolo . Nella visione immediata di tali conseguenze della nuova vita ebbe origine il pessimismo , più o meno romantico , dei laudatores temporis acti , da De Maistre a Carlyle . La satira del liberalismo invade le menti e la letteratura in principio di questo secolo . Comincia quella critica della società , nella quale è l ' inizio di tutta la sociologia . Bisognava innanzi tutto vincere la ideologia , che erasi accumulata ed espressa nelle tante dottrine del Diritto di Natura e del Contratto Sociale . Bisognava rimettersi di fronte ai fatti , che le rapide vicende di un processo tanto intensivo imponevano all ' attenzione in forme così nuove e paurose . Eccoti Owen , l ' impareggiabile sotto tutti i rispetti ; ma per questo specialmente , che egli fu tanto chiaroveggente su le cause della nuova miseria , quanto fu ingenuo nel ricercare i modi di vincerle . Bisognava giungere alla critica oggettiva della Economia , che apparve la prima volta , in forme unilaterali e reazionarie , in Sismondi . In quel periodo di tempo , in cui si mutavano le condizioni di una nuova scienza storica , nascono e attirano sopra di sé l ' attenzione tante diverse forme di socialismo utopico , unilaterale , o a dirittura stravagante , che non arrivarono mai fino ai proletarii , o perché questi non avean coscienza politica affatto , o , avendola , si moveano a salti , come nelle cospirazioni e sommosse francesi dal 1830-48 , o si aggiravano sul terreno pratico delle riforme immediate , come è il caso dei Cartisti . E pure tutto cotesto socialismo , per quanto utopico , fantastico ed ideologico , era una critica immediata e spesso geniale dell ' Economia ; una critica unilaterale , insomma , cui occorreva il complemento scientifico di una generale concezione storica . Tutte coteste forme di critica parziale , unilaterale ed incompleta misero effettivamente capo nel socialismo scientifico . Questo non è più la critica soggettiva applicata alle cose , ma è il ritrovamento dell ' autocritica che è nelle cose stesse . La critica vera della società è la società stessa , che per le condizioni antitetiche dei contrasti su i quali poggia , genera da sé in se stessa la contraddizione , e questa poi vince per trapasso in una nuova forma . Il risolvente delle presenti antitesi è il proletariato ; che lo sappiano o non lo sappiano i proletarii stessi . Come in essi la miseria loro è diventata la condizione palese della società presente , così in essi e nella miseria loro è la ragion d ' essere della nuova rivoluzione sociale . In questo trapasso dalla critica del pensiero soggettivo , che esamina dal di fuori le cose e immagina di poterle correggere per conto suo , alla intelligenza dell ' autocritica che la società esercita sopra di se stessa nella immanenza del suo proprio processo ; soltanto in ciò consiste la dialettica della storia , che Marx ed Engels , solo in quanto erano materialisti , trassero dall ' idealismo di Hegel . E in fin delle fini poco importa se di tali riposte e complicate forme del pensiero non si sappian render conto , nè i letterati , che non conoscono altra significazione della parola dialettica se non quella dell ' artificio sofistico , nè i dotti e gli eruditi , che non sono mai atti a sorpassare la conoscenza empiricamente disgregata dei semplici particolari . Ma il grande rivolgimento economico , che ha offerto i materiali onde è composta la società moderna , nella quale è arrivato in fine al suo quasi completo sviluppo l ' impero del capitalismo , non sarebbe riuscito di così rapido e suggestivo insegnamento , se non fosse stato luminosamente illustrato dal moto vertiginoso e catastrofico della Rivoluzione Francese . Mise essa in piena evidenza , come in tragica rappresentazione , tutte le forze antagonistiche della società moderna , perché questa vi si fece strada tra le rovine , e segnò in breve tratto di tempo precipitosamente le fasi del suo nascimento e del suo assetto . Nacque la Rivoluzione dagl ' impedimenti che la borghesia dovette vincere con la violenza , poi che apparve evidente come la transizione dalla vecchia alla nuova forma della produzione - o della proprietà , come dicono per necessità di gergo professionale i giuristi - non potesse avverarsi per le vie più tranquille delle successive e graduali riforme . E fu essa per ciò sollevazione , attrito e rimescolamento di tutte le vecchie classi dell ' Ancien Régime , e rapida e vertiginosa formazione ad un tempo di nuove classi , nel brevissimo ma singolarmente intensivo periodo di soli dieci anni , che al paragone della ordinaria storia di altri paesi e tempi paiono secoli . In cotesta compressione di vicende da secoli in così breve giro di anni , si esemplificarono i momenti e gli aspetti più caratteristici della società nuova , o moderna , con tanto maggiore evidenza , in quanto che la pugnace borghesia avea già creato a se stessa tali mezzi ed organi intellettuali , da possedere nella teoria dell ' opera propria la coscienza riflessa del suo movimento . La violenta espropriazione di una parte non piccola della vecchia proprietà , di quella , cioè , che era immobilizzata nel feudo , nei regi e principeschi demani e nella manomorta , coi diritti reali e personali che ne derivavano per mille vie , mise a disposizione dello stato , divenuto per necessità di cose un terribile ed onnipotente governo di eccezione , una massa straordinaria di mezzi economici ; e questi , per un verso dettero luogo alla singolare finanza degli assegnati , finiti poi nell ' annullamento di se stessi , e per un altro verso dettero luogo alla formazione dei nuovi proprietarii , che andarono debitori alle chances dell ' aggiotaggio , e alle contingenze dell ' intrigo e della speculazione , della fortuna loro . E chi avrebbe mai più osato dappoi di giurare sul capo del sacro ed atavico istituto della proprietà , dacchè il titolo recente ed accertato di questa poggiava così palesemente su la notizia delle fortunate contingenze ? Se mai era passato per il capo di tanti molesti filosofi , a cominciare dai Sofisti , che il diritto fosse una utile e comoda fattura dell ' uomo ; cotesta proposizione di malvisti eretici poteva sembrate oramai verità semplice ed intuitiva per fino agli ultimi straccioni dei sobborghi di Parigi . Non aveano essi , i proletarii , dato l ' impulso , con tutto il resto del popolo minuto , alla rivoluzione in generale con le mosse anticipate dell ' aprile dell'89; e non si trovaron poi come scacciati di nuovo dalla scena della storia dopo l ' insuccesso della rivolta del Preriale del '95 ? Non aveano essi portato a spalle tutti i focosi oratori della libertà e della eguaglianza ; non aveano essi tenuto in mano la Comune parigina , che fu per un pezzo l ' organo impulsivo dell ' Assemblea e di tutta la Francia ; e non finivan poi da ultimo nell ' amara delusione d ' essersi creati con le proprie mani i novelli padroni ? Nella coscienza fulminea di tal delusione è il movente psicologico , rapido ed immediato , della cospirazione di Babeuf ; la quale , per ciò appunto , è un grande fatto della storia , ed ha in sé tutti gli elementi della tragedia oggettiva . La terra , che il feudo e la manomorta aveano come legata ad un corpo , ad una famiglia , ad un titolo , liberata dai suoi vincoli era diventata merce , perché fosse base ed istrumento da produrre merci ; ed era diventata d ' un tratto merce così pieghevole , docile ed adattabile , da prestarsi a circolare nei simboli di tanti pezzi di carta . E intorno a questi simboli moltiplicati di tanto su le cose che doveano rappresentare , che da ultimo finiron nel nulla , sorse gigante l ' affare , come sorse d ' ogni parte , su le spalle della miseria dei più miseri , e fra tutti gli anfratti della precipitosa e sinuosa politica , e sfacciato soprattutto nel trar partito dalla guerra e dai suoi gloriosi successi . Per fino i rapidi progressi di una tecnica accelerata per le urgenti circostanze , dettero materia ed occasione al prosperar degli affari . Le leggi dell ' economia borghese , che son quelle della produzione individuale nel campo antagonistico della concorrenza , insorsero furiose , con tutti i mezzi della violenza e dell ' insidia , contro l ' arbitrio idealistico di un governo rivoluzionario ; il quale , forte della certezza di salvare la patria , e forte ancora più della illusione di fondare in eterno la libertà degli eguali , credette fosse cosa possibile il sopprimere l ' aggiotaggio con la ghigliottina , l ' eliminare l ' affarismo con la chiusura della borsa , e l ' assicurare al popolo minuto la esistenza , col fissare il maximum dei prezzi dei generi di prima necessità . Le merci , e i prezzi , e gli affari rivendicarono con la violenza la libertà propria , contro quelli che volean leggere o imporre loro la morale . Il Termidoro , quali che fossero le personali intenzioni dei Termidoriani , o vili , o paurosi , o illusi , fu , così nelle cause ascose come nei suoi effetti non remoti , il trionfo degli affari su l ' idealismo democratico . La costituzione del '93 , la quale segna l ' estremo limite cui possa giungere il pensiero democratico , non era mai andata in esecuzione . La pressione grave delle circostanze , la minaccia dello straniero , le varie forme di ribellione all ' interno , dalla girondina alla vandeana , avean reso necessario un governo di eccezione , che fu il Terrore nato dalla paura . A misura che i pericoli cessavano , cessò il bisogno del terrore ; ma la democrazia s ' infranse innanzi agli affari , nei quali nasceva la proprietà dei proprietarii nuovi . La costituzione dell ' anno III consacrò il principio del moderantismo liberale , dal quale è proceduto tutto il costituzionalismo del continente europeo : ma innanzi tutto fu la via per giungere alla garanzia della proprietà nuova . Cambiare i proprietarii , salvando la proprietà , questo il motto , questa la parola d ' ordine , questa l ' insegna , che sfidò per anni dal 10 agosto '92 , così le sommosse violente , come gli arditi disegni di coloro che tentarono di fondare la società su la virtù , su l ' eguaglianza , su la spartana abnegazione . Il Direttorio fu il tramite attraverso del quale la rivoluzione giunse a negare se stessa come conato idealistico ; e col Direttorio , che fu la corruzione confessata e professata , divenne realtà il motto : cambiati sì i proprietarii , ma la proprietà è salva ! E da ultimo occorreva , a trarre da tante rovine uno stabile edifizio , la forza vera ; e questa si trovò in un singolare avventuriere d ' insuperata genialità , cui la fortuna avea romanamente arriso , ed il solo che possedesse la virtù di mettere la chiusa della conveniente morale a quella favola gigantesca , perché in lui non era nè ombra , nè traccia di scrupoli morali . Tutto si vide in quella rapina di eventi . I cittadini armati alla difesa della patria , vittoriosi oltre i confini della circostante Europa , nella quale portano con la conquista la rivoluzione , divengono soldatesca da opprimere la libertà in patria . I contadini , che in un impeto d ' imperiosa suggestione produssero per entro alle terre di feudo l ' anarchia dell'89 , diventati , o soldati , o piccoli proprietarii , o piccoli fittaiuoli , dopo d ' essere stati per un quarto d ' ora le sentinelle avanzate della rivoluzione , ricaddero nella silenziosa e balorda quiete della vita loro tradizionale , che , muta di casi e di movimenti , fa da sottostrato sicuro al così detto ordine sociale . I piccoli borghesi di città , e i già membri delle corporazioni , a breve andare s ' accomodarono a diventare , nel campo della gara economica , i prestatori liberi dell ' opera della mano . La libertà del commercio esigeva , che ogni prodotto diventasse liberamente commerciabile , e superava , quindi , l ' ultimo impedimento , ottenendo che il lavoro diventasse anch ' esso libera merce . Tutto si mutò in quel tempo . Lo stato , che era parso per secoli a tanti milioni d ' illusi una sacra istituzione , o un divino mandato , lasciando il capo del suo sovrano sotto la fredda azione di un istrumento tecnico , ne rimase sconsacrato e profanizzato . Diventava esso stesso , lo stato , un apparato tecnico , che alla gerarchia veniva sostituendo la burocrazia . E perché non v ' era più presunzione di antichi titoli , che dessero ragione di privilegio da tenervi posto , questo novello stato poteva diventar la preda di chi se lo pigliasse ; si trovava , insomma , messo agl ' incanti , purché i fortunati tra gli ambiziosi fossero i soliti garanti della proprietà , e dei nuovi e vecchi proprietari . Il novello stato , che ebbe bisogno del 18 Brumaio per diventare una ordinata burocrazia poggiata sul militarismo vittorioso , questo stato che completava la rivoluzione nell ' atto che la negava , non potea fare a meno del suo testo , e l ' ebbe nel Codice Civile , che è il libro d ' oro della società che produca e venda merci . Non invano la giurisprudenza generalizzata avea serbato e commentato per secoli , nella forma di una disciplina scientifica , quel Diritto Romano , che fu , è , e sarà la forma tipica e classica del diritto d ' ogni società delle merci , finché il comunismo non tolga di mezzo la possibilità di venderne e di comprarne . La borghesia , che per l ' incidenza di tante singolari circostanze fece la strepitosa rivoluzione col concorso di tante altre classi e semiclassi , sparite poi dopo breve tempo quasi tutte dalla scena politica , apparve nei momenti del più vivo attrito come spinta da motivi ed ispirata da una ideologia , che sarebbero affatto difformi dagli effetti che sopravvissero e positivamente si perpetuarono . Ciò fa , che nel calore delle lotte la vertiginosa mutazione del sottostrato economico apparisca come dissimulata dagli ideali , ed oscurata dall ' intreccio di tanti propositi e disegni , da cui sorgono atti di malvagità e di eroismo inauditi , e correnti di illusioni e dure prove di disinganni . Mai si sprigionò dagli umani petti così potente la fede nell ' ideale del progresso . Liberare l ' uman genere dalla superstizione , o a dirittura dalla religione , fare d ' ogni individuo un cittadino , e d ' ogni privato un uomo pubblico ; questo l ' inizio : - e poi su la linea di cotesto programma compendiare , nell ' azione breve di pochi anni , quella evoluzione , che ai più idealisti di ora appare quale opera di molti secoli ancora da venire : - questo l ' idealismo d ' allora . E perché dovea repugnare a costoro la pedagogica della ghigliottina ? Tale poesia , grandiosa certo se non dilettosa , lasciò dietro di sé una prosa assai dura . E fu la prosa dei proprietarii , che dovean la proprietà alla fortuna , e fu quella dell ' alta finanza e dei fornitori arricchiti , dei marescialli , dei prefetti , dei giornalisti e degli artisti e letterati mercenarii ; fu la prosa della corte del singolare mortale , cui le qualità del genio militare innestate su l ' indole brigantesca avean senza dubbio conferito il diritto di schernire come ideologo chiunque non ammirasse il fatto nudo e crudo , che nella vita può essere , come era per lui , la semplice brutalità del successo . La Grande Rivoluzione affrettò il corso della storia in buona parte dell ' Europa . Da essa parti tutto ciò che chiamiamo liberalismo e democrazia moderna , salvo i casi di errata imitazione dell ' Inghilterra , e fino allo stabilimento della unità d ' Italia , che fu , e rimarrà forse l ' ultimo atto della borghesia rivoluzionaria . Fu quella rivoluzione l ' esempio più vivo e più istruttivo del come una società si trasformi , e del come le nuove condizioni economiche si sviluppino , e sviluppandosi coordinino in gruppi e classi i membri della società . Fu la prova palpabile , del come si trovi il diritto , quando occorra ad espressione e difesa di determinati rapporti , e del come si crei lo stato , e se ne dispongano i mezzi , le forze e gli organi . E si vide come le idee germoglino dal terreno delle necessità sociali , e come i caratteri , le tendenze , i sentimenti , le volontà , ossia , a farla breve , le forze morali , si producano e svolgano in circostanziate condizioni . In una parola , i dati della scienza sociale furono , per così dire , ammanniti dalla società stessa ; e non è da meravigliare se la Rivoluzione , che fu preceduta ideologicamente dalla forma più acuta di dottrinarismo razionalistico che si conosca , abbia finito poi per lasciare dietro di sé il bisogno intellettuale di una scienza storica e sociologica antidottrinaria ; come in buona parte è riuscito di farne nel secolo nostro , che volge oramai al termine suo . E qui , per le cose da me dette e per quelle generalmente risapute , sarebbe inutile ricordare nuovamente , come ad Owen faccian riscontro Saint - Simon e Fourier , e di ripetere per quali vie siasi originato il socialismo scientifico . L ' importante è in due punti soli , e cioè : che il materialismo storico non potea nascere se non dalla coscienza teorica del socialismo ; e che esso può oramai spiegare la sua propria origine , coi suoi proprii principii , il che è la riprova massima della maturità sua . Non era perciò fuor di luogo la frase con cui comincia questo capitolo : le idee non cascano dal cielo . VIII . Per il cammino fatto fin qui deve oramai parer chiaro a chiunque , quale sia il valore preciso e relativo della così detta dottrina dei fattori ; e per qual modo si riesca ad eliminare obiettivamente cotesti concetti provvisorii , che furono e sono semplice espressione di un pensiero non arrivato pienamente a maturità . Eppure su cotesta dottrina bisogna tornarci ancora una volta , per dichiarar meglio , e più partitamente , da quali ragioni sia dipeso e dipenda , che due dei così detti fattori , ossia lo stato e il diritto , fossero o siano tuttora assunti aprincipale od esclusivo soggetto della storia . La storiografia , di fatti , ha riposto per secoli in coteste forme della vita sociale l ' essenziale dello sviluppo umano ; e , anzi , non ha visto questo sviluppo se non nel modificarsi di tali forme . La storia è stata trattata per secoli come disciplina attinente al movimento giuridico - politico , e anzi al politico principalmente . La inversione dalla politica alla società è cosa recente ; e assai più recente ancora è la risoluzione della società negli elementi del materialismo economico . In altre parole , la sociologia è di assai recente invenzione ; e il lettore , spero , avrà inteso da sé , che io adopero cotesta parola , brevitatis causa , per indicare in genere la scienza delle funzioni e delle variazioni sociali , e non per riferirmi al caso specifico del modo come la trattano i Positivisti . Gli è del resto cosa risaputa , come , fino al principio di questo secolo , le notizie attinenti alle usanze , ai costumi , alle credenze e così via , e anche quelle attinenti alle condizioni naturali , che fanno da sottosuolo e da circuito alle forme sociali , apparissero nelle storie politiche quali semplici curiosità , o quali accessorii e complementi della narrazione . Tutto ciò non può essere accidentale : e non è . Rendersi conto della tardiva apparizione della storia sociale gli è per ciò di doppio interesse : e perché la dottrina nostra giustifica ancora una volta , per cotal via , la sua ragion d ' essere ; e perché dei così detti fattori si fa la eliminazione in modo definitivo . Fatta eccezione di alcuni momenti critici , nei quali le classi sociali , per estrema incapacità a tenersi in una condizione di relativo equilibrio per adattamento , entrano in una più o meno prolungata crisi di anarchia ; e fatta eccezione di quelle singolari catastrofi , nelle quali tutto un mondo precipita , come alla caduta dell ' Impero Romano d ' Occidente , o al dissolversi del Califfato : dacché c ' è memoria di storia scritta , lo stato apparisce , non solo come l ' apice , e come il vertice della società , ma come il reggitore di essa . Il primo passo che il pensiero ingenuo abbia fatto in tale ordine di considerazioni consiste in questo enunciato : il reggitore è l ' autore . Fatta , inoltre , eccezione di certi brevi periodi di democrazia esercitata con la viva coscienza della sovranità popolare , come fu di alcune città greche , e segnatamente di Atene , e di alcuni Comuni italiani , e specie di Firenze ( quelle erano , però , di uomini liberi padroni di schiavi , questi furono di cittadini privilegiati sfruttanti il forestiero e la campagna ) , la società retta a stato fu sempre di una maggioranza messa in balia di una minoranza . Cosicché la maggioranza degli uomini è apparsa nella storia come una massa retta , governata , guidata , sfruttata e maltrattata ; o , per lo meno , qual variopinta conglomerazione d ' interessi , che alcuni pochi avessero da regolare , mantenendo in equilibrio le divergenze , per pressione o per compensazione . Di qui la necessità di un ' arte di governo ; e , come questa si fa prima di ogni altra cosa palese agli osservatori della vita collettiva , così era naturale , che la politica apparisse come l ' autrice dell ' ordine sociale , e come l ' indice della continuità nel succedersi delle forme storiche . Chi dice politica , dice attività , che fino ad un certo punto si conduce a disegno ; cioè fino a che i calcoli non dian di cozzo in ignorate o inaspettate resistenze . Assumendo , per quel che suggeriva la imperfetta esperienza , ad autore della società lo stato , e ad autrice dell ' ordine sociale la politica , ne venia di conseguenza , che gli storici narratori o ragionatori fossero portati a riporre l ' essenziale della storia nel succedersi delle forme , delle istituzioni e delle idee politiche . Donde lo stato avesse avuto origine , e in che cosa trovasse fondamento al suo perpetuarsi , non importava , come non importa al comune ragionamento . I problemi di indole genetica spuntano , com ' è risaputo , assai tardi . Lo stato c ' è , e trova la sua ragione nella sua necessità attuale : - tanto è vero , che la fantasia non ha potuto adattarsi all ' idea , che una volta non ci fosse , e ne ha prolungata la esistenza congetturale fino alle prime origini del genere umano . Iddii , o semidei ed eroi ne furono gli istitutori , nella mitologia per lo meno ; come nella teologia medievale il papa fa da fonte prima , e per ciò divina e perpetua , di ogni autorità . Ancora ai tempi nostri , viaggiatori inesperti e missionarii idioti trovano da per tutto lo stato , là dove non è , presso i selvaggi e i barbari , che la gens , o la tribù delle genti , o l ' alleanza delle genti . Due cose sono occorse , perché tali pregiudizii del ragionamento rimanessero vinti . In primo luogo fu necessario si riconoscesse , che le funzioni dello stato nascono , crescono , diminuiscono , si alterano e si succedono col variare di certe condizioni sociali . In secondo luogo è convenuto si arrivasse ad intendere , che lo stato esiste e si regge in quanto è ordinato a difesa di certi determinati interessi , di una parte della società , contro tutto il testo della società stessa , la quale deve esser fatta di tal modo , nel suo insieme , che la resistenza dei soggetti , dei maltrattati , degli sfruttati , o si disperda nei molteplici attriti , o trovi compenso nei parziali , per quanto miseri , vantaggi degli oppressi stessi . La miracolosa ed ammirata arte politica si risolve per ciò in un enunciato assai semplice : applicare una forza , o un sistema di forze , ad un insieme di resistenze . Il primo e più difficile passo è fatto quando si giunge a risolvere lo stato nelle condizioni sociali , da cui esso trae origine . Ma queste condizioni sociali stesse sono state poi precisate con la teoria delle classi ; la genesi delle quali è nella maniera delle varie occupazioni , data la distribuzione del lavoro , e ossia dati i rapporti che coordinano e vincolano gli uomini in una determinata forma di produzione . A questo punto il concetto dello stato ha cessato di rappresentare la causa diretta del movimento storico , in quanto presunto autore della società : perché s ' è visto , che in ogni sua forma e variazione esso non è , se non l ' ordinamento positivo e forzato di un determinato dominio di classe , o di una determinata accomodazione di diverse classi . E poscia , per ulteriore conseguenza di tali premesse , si e giunti da ultimo a riconoscere , che la politica , in quanto arte di operare a disegno , è una parte assai piccola del movimento generale della storia , ed è una parte non grande della formazione e dello sviluppo dello stato stessa ; nel quale molte cose , ossia molte relazioni , nascono e si svolgono per necessaria accomodazione , per tacito consenso , per subita o tollerata violenza , per intuitivo ripiego . Il regno dell ' inconsapevole , nel senso di ciò che non è voluto ad arbitrio , a disegno o per elezione , ma che si determina e si fa per succedersi di abiti , di consuetudini , di accomodazioni e così via , è divenuto assai largo nel campo delle conoscenze che formano oggetto della scienza storica ; e la politica , che era stata assunta a regola di spiegazione , è diventata essa stessa la cosa da spiegare . Per quali ragioni la storia si presentasse in esclusiva veste politica gli è , dunque , oramai palese . Ma non per questo lo stato è una semplice escrescenza , o un puro accessorio , o del corpo sociale , o della libera associazione ; come è parso a tanti utopisti , e a tanti ultraliberali anarchizzanti . Se la società ha messo capo , in fino ad ora , nello stato , gli è perché di tale complemento di forza e di autorità essa ha avuto bisogno , in quanto è appunto di disuguali , per effetto delle differenziazioni economiche . Lo stato è ben qualcosa di assai reale , come sistema di forze , che mantengono l ' equilibrio , o lo impongono con la violenza e con la repressione . E per esistere come tale sistema di forze è dovuto divenire ed essere una potenza economica ; poggi questa nella razzia , nella preda , nella imposizione di guerra , o consista nella diretta proprietà di demanio , o si formi di volta in volta , come nel metodo moderno della pubblica finanza , che assume le simulate forme costituzionali di una pretesa autotassazione . In cotesta potenza economica , di tanto cresciuta , negli stati moderni , consiste il fondamento della sua capacità ad operare . Da essa deriva , che , per via di una nuova division del lavoro , intorno alle funzioni dello stato stesso si formino ordini e ceti speciali , ossia classi particolarissime , non esclusa quella dei parassiti . Lo stato , che è e deve essere potenza economica , perché a difesa delle classi dirigenti sia fornito di mezzi per reprimere , per governare , per amministrare , per guerreggiare , crea per diretto o per indiretto un insieme d ' interessi nuovi e particolari , i quali reagiscono necessariamente su la società . Cosicché lo stato , nell ' atto che è sorto e si mantiene comc garante delle antitesi sociali , che sono conseguenza delle differenziazioni economiche , forma intorno a sé una cerchia d ' interessati direttamente all ' esistenza sua . Da ciò derivano due conseguenze . Come k società non è un tutto omogeneo , anzi è un corpo di particolareggiata articolazione , anzi un multiforme complesso d ' interessi antitetici , così accade , che alcune volte i reggitori dello stato tendano ad isolarsi , e in tale isolamento si contrappongano a tutta intera la società E poi in secondo luogo , accade , che organi e funzioni create la prima volta a benefizio di tutti , degenerino in abusi di consorterie , di conventicole e di camorre . Di qui le aristocrazie e le gerarchie nate dall ' uso dei poteri politici , e di qui le dinastie ; le quali formazioni , viste alla luce della semplice logica , paiono irrazionali del tutto . Da che c ' è storia accertata , lo stato è cresciuto o è diminuito di poteri , ma non è mai più sparito , perché mai più vennero meno , nella società dei disuguali per economica differenziazione , le ragioni per mantenere e per difendere con la forza e con la conquista , o la schiavitù , o i monopolii , o il predominio di una forma di produzione , mediante la signoria dell ' uomo su gli uomini . Onde poi lo stato è diventato come l ' arena di una incessante guerra civile , che vi si svolge di continuo , anche se non appaia nelle forme strepitose dei Mario e dei Silla , delle giornate di Giugno e della secessione americana . Dentro allo stato ha sempre fiorito la corruzione dell ' uomo per mezzo dell ' uomo ; perché , se non v ' è forma di dominio che non trovi resistenza , non v ' è resistenza che per gli urgenti bisogni della vita non possa degenerare in rassegnata accomodazione . Per tali ragioni le vicende storiche , viste alla superficie della monotona narrazione ordinaria , paiono come la ripetizione assai poco variata del medesimo tipo , come una specie di ritornello , o di configurazione da caleidoscopio . Non è da maravigliare che il concettualista Herbart e il maligno pessimista Schopenhauer venissero nella conclusione , che di storia come vero processo non ce n ' è : il che , in volgare , si direbbe così : la storia è una canzone noiosa ! Ridotta la storia politica alla sua quintessenza , lo stato rimane chiarito in tutta la sua prosa , in cui non è più traccia , né di teologica transumanazione , né di quella metafisica transustanziazione , che ebbe tanta voga presso certi filosofi tedeschi : p . e . lo stato che è l ' Idea , lo stato Idea che si esplica nella storia , lo stato che è l ' attuazione piena della personalità , ed altrettali pappolate . Lo stato è un reale ordinamento di difese per garentire e perpetuare un metodo di convivenza , il cui fondamento è , o una forma di produzione economica , o un accordo ed una transazione fra diverse forme . A farla più breve , lo stato suppone , o un sistema di proprietà , o l ' accordo tra più sistemi di proprietà . In ciò è il fondamento d ' ogni sua arte , al cui esercizio occorre , che lo stato stesso divenga una potenza economica , e che abbia anche i mezzi e i modi per far passare la proprietà dalle mani degli uni nelle mani degli altri . Quando , per effetto di una rinnovazione acuta e violenta delle forme della produzione , occorre di provvedere ad un insolito e straordinario spostamento dei rapporti della proprietà ( p . e . abolizione della manomorta e del feudo , abolizione dei monopolii commerciali ) , allora la vecchia forma politica è insufficiente , e la rivoluzione è necessaria per creare il nuovo organo che esegua la trasformazione economica . Ora , fatta astrazione da ' tempi antichissimi a noi ignoti , tutta la storia s ' è svolta nei contatti e nei contrasti di varie tribù , e comunanze , e poi di varie nazioni e di vani stati , cioè , le ragioni delle antitesi interne nella cerchia di ciascuna società sonosi sempre andate complicando con gli attriti all ' esterno . Queste due ragioni di contrasto si condizionano a vicenda , ma in modi sempre variati . Spesso è il disagio interno che spinge una comunanza o uno stato ad entrare in esterne collisioni ; altre volte sono queste collisioni che alterano i rapporti interni . Il movente precipuo dei vani rapporti tra le diverse comunanze fu dalle origini , com ' è fino ad ora , il commercio nel lato senso della parola , ossia lo scambio : sia che si trattasse di cedere , come in una povera tribù , il solo esuberante , in cambio di altre cose , sia che si tratti , come oggi , della grande produzione in massa , che è fatta ad esclusivo scopo di vendere , per trarre dal danaro il danaro cresciuto d ' un tanto . Cotesta enorme massa a accadimenti esterni ed interni , che si accumulano ed accavallano l ' un su l ' altro nella ordinaria cronistoria , turbano tanto gli storiografici espositori e compendiatori , che essi quasi si smarriscono in infiniti tentativi di artificiali raggruppamenti cronologici e prospettici . Chi invece segua lo sviluppo interno dei varii tipi sociali quanto alla loro struttura economica , e consideri le vicende politiche come particolari resultati delle forze operanti nella società , finisce da ultimo per vincere il confuso della molteplice ed incerta impressione empirica , e al posto della linea cronologica , del sincronismo e della prospettica , mette la serie concreta di un processo reale . Innanzi a questo genere di realistiche considerazioni , cadono tutte le ideologie fondate su la missione etica dello stato , o sopra qualunque altra frase simile . Lo stato è , per così dire , messo al suo posto , e rimane come inquadrato nei contorni del divenire sociale , in quanto forma che è effetto di altre condizioni , e che a sua volta , poi che esiste , reagisce naturalmente sul resto . E qui spunta un ' altra questione . Cotesta forma sarà superata mai ? – ossia , ci può essere una società senza stato ? - ovvero , ci può essere una società senza classi ? – e , se giova di spiegarsi meglio , ci sarà una forma di produzione comunistica , con tale spartizione di lavoro e di ufficii , che non possa dar luogo allo sviluppo delle disuguaglianze , da cui si genera il dominio dell ' uomo su l ' uomo ? Nella risposta affermativa a coteste domande consiste la somma del socialismo scientifico ; in quanto esso enuncia l ' avvento della produzione comunistica , non come postulato di critica , né come meta di una volontaria elezione , ma come il resultato dell ' immanente processo della storia . Come è risaputo , la premessa di tale previsione è nelle condizioni stesse della presente produzione capitalistica . Questa socializza di continuo il modo del produrre , avvince sempre di più il lavoro vivo e regolamentato alle condizioni obiettive della tecnica , concentra di giorno in giorno sempre più la proprietà dei mezzi di produzione nelle mani di pochi , che come azionisti e negoziatori di azioni si trovano sempre più assenti dal lavoro immediato , la cui direzione passa all ' intelligenza . Col crescere della coscienza di tale situazione nei proletarii , cui l ' insegnamento della solidarietà viene dalle condizioni stesse della loro reggimentazione , e col decrescere della capacità nei detentori del capitale a conservare la privata direzione del lavoro produttivo , si verrà ad un punto in cui , di un modo o dell ' altro , con la eliminazione di ogni forma di rendita , interesse e profitto privato , la produzione passerà all ' associazione collettiva , ossia sarà comunistica . Così cesseranno tutte le disuguaglianze , che non siano quelle naturali del sesso , dell ' età , del temperamento e della capacità ; cesseranno , cioè , tutte le disuguaglianze , che hanno attinenza alle classi economiche , e anzi da queste son generate : e sparite le classi verrà meno la possibilità dello stato , come dominio dell ' uomo su l ' uomo . Il governo tecnico e pedagogico dell ' intelligenza sarebbe l ' unico ordine della società . Per cotal via il socialismo scientifico , per ora idealmente almeno , ha superato lo stato ; e superandolo lo ha inteso a fondo , così nel suo modo di origine , come nelle ragioni di sua naturale sparizione . E lo ha inteso appunto perché non gli si leva contro in modo unilaterale e soggettivo , come fecero già più volte in altri tempi cinici , e stoici , ed epicurei d ' ogni maniera , e poi settarii religiosi , e cenobiti visionani , e utopisti da conventicola , e da ultimo anarchisti d ' ogni tinta e colore . Anzi , più che levarglisi da sé contro , il socialismo scientifico ha mirato a mostrare , come lo stato si sollevi di continuo da sé contro se stesso , creando nei mezzi di cui non può fare a meno , p . e . colossale finanza , militarismo , suffragio universale , estensione della coltura , e così via , le condizioni della sua propria rovina . La società che lo ha prodotto lo riassorbirà : ossia , come la società , in quanto forma di produzione , eliminerà le antitesi di capitale e lavoro , così con la sparizione dei proletarii , e cessando le condizioni che rendono possibile il proletariato , sparirà ogni dipendenza dell ' uomo dall ' uomo , in qualunque forma di gerarchia . I termini entro i quali s ' aggira la genesi e lo sviluppo dello stato , dal suo punto iniziale di apparizione entro una determinata comunità , in cui cominciò la differenziazione economica , fino a questo momento , in cui la sua sparizione principia a disegnarsi alla mente , ce lo rendono oramai comprensibile . E per tale comprensibilità , che lo riduce a necessario complemento di determinate forme economiche , la presunzione di considerarlo qual fattore autonomo della storia rimane eliminata per sempre . Torna oramai cosa relativamente facile il rendersi conto del come il diritto sia stato elevato a fattore decisivo della società , e quindi della storia , per diretto o per indiretto . Innanzi tutto è bene di ricordare per quali vie siasi formata quella concezione filosofica del diritto generalizzato , nella quale principalmente ha radice la considerazione della storia come dominata dal progresso legislativo per sé stante . Col precoce dissolversi della società feudale in alcuni punti dell ' Italia centrale e settentrionale , e col sorgere dei comuni , che furono repubbliche di produttori corporativi , e di corporazioni di mercanti , tornò in onore il Diritto Romano . Questo rifiorì nelle Università ; e come rinasceva in opposizione ai diritti barbarici e in buona parte in opposizione al Diritto Canonico , era evidentemente , in tale sua rifioritura , una forma del pensiero più rispondente ai bisogni della borghesia , che cominciava a svilupparsi . Difatti , di fronte al particolarismo dei diritti , che erano , o consuetudini di popoli barbari , o privilegi di un corpo , o concessioni papali ed imperiali , quel diritto appariva come la universalità della ragione scritta . Non era esso arrivato a considerare la personalità umana nei suoi più astratti e generali rapporti ; in quanto un qualunque Tizio è capace di obbligarsi e di obbligare , di vendere e di comprare , di cedere , donare e così via ? Il Diritto Romano , per quanto elaborato nella sua ultima redazione per autorità d ' imperatori da giuristi servili , appariva , dunque , in sul declinare delle istituzioni medievali , come una forza rivoluzionaria , e come tale era un grande progresso . Cotesto diritto così universale , che dava i mezzi per isconvolgere e rovesciare i diritti barbarici , era certamente un diritto più rispondente alla natura umana guardata nei suoi rapporti generici ; e nella sua opposizione ai diritti particolari e di privilegio appariva come un diritto di natura . E ’ noto , del resto , come la ideologia del diritto di natura sia nata . E ’ venuta nel suo massimo fiore nei secoli decimosettimo e decimottavo ; ma fu di lunga mano preparata dalla giurisprudenza che pigliava a suo fondamento il Diritto Romano , o adottato , o rimaneggiato , o commentato . Nella formazione della ideologia del diritto naturale concorse un altro elemento , ossia la filosofia greca delle epoche posteriori . I greci , che furono gli inventori di quelle determinate arti del pensiero che sono le scienze , non trassero mai , com ' è risaputo , dalle molteplici leggi locali loro una disciplina che corrisponda a ciò che noi chiamiamo giurisprudenza . Invece , per il rapido progresso della scienza astratta nell ' ambito delle democrazie essi giunsero ben per tempo alle più ardite discettazioni logiche , retoriche e pedagogiche su la natura del diritto , dello stato , della legge , della pena ; onde poi nella loro filosofia si trovano le forze rudimentali di tutte le discussioni posteriori . Ma solo più tardi , cioè ai tempi dell ' Ellenismo , quando i confini della vita greca s ' erano tanto slargati da confondersi con quelli del mondo civile , nell ' ambito di quel cosmopolitismo , che portava con sé il bisogno di cercare in ogni uomo l ' uomo , nacque il razionalismo del diritto , o il diritto di natura , nella forma che gli impresse la filosofia stoica . Cotesto razionalismo greco , che aveva offerto già qualche elemento formale alla codificazione logica del Diritto Romano , risorse nel secolo decimosettimo nella dottrina che fu appunto del diritto naturale . Da varie fonti , dunque , derivò la ideologia , che è servita da arma di critica e da istrumento per dare forma giuridica all ' ordinamento economico della società moderna . Nel fatto , però , cotesta ideologia giuridica riflette , nella lotta per il diritto e contro il diritto , il periodo rivoluzionario dell ' intelletto borghese . E per quanto pigli dapprima le mosse dottrinarie dal ritorno alla tradizione filosofica antica , e dalla generalizzazione della giurisprudenza romana , in tutto il resto e in tutto il suo genuino sviluppo è affatto nuova e moderna . Il Diritto Romano , per quanto generalizzato dalla scuola e dalla elaborazione moderna , rimane sempre in se stesso una raccolta di casi non dedotti da preconcezione di sistema , né preordinati dalla mente sistematica di un legislatore . E d ' altra parte il razionalismo degli Stoici , e dei loro contemporanei e seguaci fu di mera contemplazione , e non produsse intorno a sé un moto rivoluzionario . L ' ideologia del diritto di natura , che da ultimo ebbe nome di filosofia del diritto , fu invece sistematica , partì sempre da enunciati generali , e fu inoltre battagliera e polemica , e anzi fu alle prese con l ' ortodossia , con l ' intolleranza , col privilegio , coi corpi ; combatté , insomma , per le libertà , che ora costituiscono i fondamenti della società moderna . Nell ' ambito di cotesta ideologia , che era un metodo di combattimento , germogliò per la prima volta , in forma tipica e decisiva , il pensiero , che c ' è un diritto che è una cosa sola con la ragione . I diritti contro i quali si combatteva apparivano come una deviazione , come un regresso , come un errore . Da questa fede nel diritto razionale nasceva la credenza cieca nella forza del legislatore , che apparisce così ravvolta nelle forme del fanatismo nei momenti acuti della Rivolozione Francese . Di qui la persuasione , che la società tutta debba essere come investita da un solo diritto , eguale per tutti , sistematico , logico , conseguente . Di qui la convinzione , che un di - ritto il quale garentisca a tutti l ' eguaglianza giuridica , che è la facoltà del contrattare , garentisca anche a tutti la libertà . E giù tutto il resto ! Col trionfo del vero diritto trionfa la ragione , e la società regolata dal diritto eguale per tutti è la società perfetta ! Quali illusioni fossero in fondo a tali tendenze è inutile di dire . A che cosa dovesse riuscire cotesta liberazione universale dell ' uomo , lo sappiamo già . Ma ciò che qui più importa gli è che tali persuasioni partivano da un concetto del diritto , per cui questo rimaneva come scisso dalle cause sociali che lo producono . Cosicché la ragione , cui cotesti ideologi si appellavano , si riduceva a togliere al lavoro , all ' associazione , al traffico , al commercio , alle forme politiche ed alla coscienza , tutti i limiti e tutti gl ' impedimenti , che tornano d ' impaccio alla libera concorrenza . Come di ciò s ' avesse l ' esperienza nella Grande Rivoluzione del secolo passato , ho detto già nell ' altro capitolo . E se c ' è ora chi si ostini a discorrere di un diritto razionale , che domini la storia , di un diritto , insomma , che sarebbe un fattore anziché un semplice fatto della evoluzione storica , vuol dire che costui vive fuori del nostro tempo , e non ha inteso come la codificazione liberale ed egalitaria abbia già segnata in via di fatto la fine e il termine di tutta cotesta scuola del diritto di natura . Per diverse vie si è giunti in questo secolo a ridurre il diritto , da cosa razionale in cosa di fatto ; e perciò in cosa corrispettiva a determinate condizioni sociali . Prima di tutto l ' interesse storico , allargandosi ed approfondendosi , ha portato le menti a riconoscere , che per intendere le origini del diritto non bastava , né incominciare dalla ragione , né fermarsi all ' esame del Diritto Romano . I diritti barbarici , e le usanze e le consuetudini dei popoli e delle società tanto disprezzate dai razionalisti , son tornate in onore ; dico , teoricamente . Questo era il solo modo per ottenere , dallo studio delle forme più antiche , la guida ad intendere come le più recenti si fossero poi prodotte . Il Diritto Romano codificato è una forma assai moderna ; quella personalità che esso suppone , come soggetto universale , è una elaborazione di tempi avanzati , nei quali , sul cosmopolitismo dei rapporti sociali dominava una costituzione burocratico - militare . In quel mondo in cui era venuta a compimento la ragione scritta , non era più traccia di spontaneità di vita popolare , non era più democrazia . Quello stesso diritto , prima di arrivare a tale cristallizzazione , era nato e s ' era svolto ; e guardato nelle sue origini e nei suoi sviluppi , specie se a tale studio concorra la comparazione , apparisce in tanti punti affine alle istituzioni delle società e dei popoli creduti inferiori . Si facea dunque chiaro , che scienza vera del diritto non possa essere se non la storia genetica del diritto stesso . Ora , mentre il continente europeo avea creato nella codificazione del diritto civile il tipo ed il testo della ragion pratica borghese , non permaneva forse in Inghilterra un ' altra forma autogenetica di diritto , nata e svoltasi in modo affatto pratico , dalle condizioni stesse della società che l ' ha prodotto , senza sistema , e senza che l ' azione del razionalismo metodico ci avesse avuto influenza ? Il diritto che veramente esiste , ed ha valore , è dunque cosa assai più semplice e modesta , di quello che non paresse agli entusiastici decantatori della ragione scritta , della ragione imperante ; ai quali può mandarsi buona la loro illusione , in quanto furono precursori ideali di una grande rivoluzione . All ' ideologia bisognava sostituire la storia delle istituzioni giuridiche . La filosofia del diritto finì in Hegel ; e se c ' è chi voglia obiettare in nome dei libri pubblicati dappoi , dirò , che la carta stampata dai professori non è proprio e sempre l ' indice del progresso del pensiero . La filosofia del diritto si converte così nella trattazione filosofica della storia del diritto . E come la filosofia storica metta capo nel materialismo economico , e in che senso il comunismo critico sia l ' inversione di Hegel , non occorre qui di ripetere ancora una volta . Cotesta rivoluzione , che pare di sole idee , non è se non il riflesso intellettuale delle rivoluzioni accadute nella vita pratica . Nel nostro secolo il legiferare è diventato una malattia ; e la ragione imperante nella ideologia giuridica è stata detronizzata dai parlamenti . In questi le antitesi degl ' interessi di classe hanno assunta la forma di partiti ; e i partiti si schierano pro e contro a determinati diritti ; onde tutto il diritto apparisce , o come un semplice fatto , o come cosa che sia utile o non utile di fare . Il proletariato s ' è levato : e , dovunque la lotta operaia s ' è precisata , i codici borghesi ne son rimasti sbugiardati . La ragione scritta si è mostrata impotente a salvare i salarii dalle oscillazioni del mercato , a garentire donne e fanciulli dagli orarii vessatorii delle fabbriche , o a trovare un solo dei suoi acuti ripieghi per risolvere il problema della disoccupazione . La sola limitazione parziale delle ore di lavoro ha dato materia ed occasione ad una lotta gigante . Piccoli e grossi borghesi , agrarii ed industriali , avvocati dei poveri e difensori della ricchezza accumulata , monarchici e democratici , socialisti e reazionarii si sono affannati a trarre in qua e in là l ' azione dei poteri pubblici , e a sfruttare le contingenze della politica e l ' intrigo parlamentare per trovare garenzie e difese a determinati interessi , o nella interpretazione di un diritto esistente , o nella creazione di un nuovo diritto . Buona parte di esso fu più volte rifatta ; e si videro le più strane oscillazioni , dall ' umanitarismo che difende anche i poveri , e per fino gli animali , alla proclamazione della legge stataria . Al diritto fu levata la maschera ; e n ’ è rimasto profanizzato . Ed ecco subentrato il sentimento dell ' esperienza , e da questa è derivata una enunciazione tanto precisa per quanto modesta : ogni diritto fu ed è la difesa , o consuetudinaria , o autoritaria , o giudiziaria , di un determinato interesse ; e di qui alla riduzione all ' economia non c è che un passo . Se la concezione materialistica è venuta da ultimo a suggellare coteste tendenze in una veduta esplicita e sistematica , gli è perché la sua orientazione è stata determinata dall ' angolo visuale del proletariato . Questo è il prodotto necessario , ed è ad un tempo la condizione indispensabile di una società , nella quale tutte le persone in astratto sono eguali in diritto , ma le condizioni materiali dello sviluppo e della libertà degli individui sono disuguali . I proletarii sono le forze , per l ' esercizio delle quali i mezzi di produzione accumulati si riproducono , e si rifanno in nuova ricchezza : ma essi stessi non vivono , se non reggimentandosi intorno al capitale , e dall ' oggi al dimani passano nella condizione di disoccupati , di poveri e di emigranti . Essi sono l ' esercito del lavoro sociale , ma i loro capi sono i loro padroni . Essi sono la negazione del giusto , nel regno del diritto ; ossia sono l ’ irrazionale , nel preteso dominio della ragione . Dunque la storia non fu il processo per giungere all ’ impero della ragione del diritto ; ma non fu fino ad ora se non la serie delle mutazioni nelle forme della soggezione e della servitù . Dunque la storia consiste tutta nella lotta degl ’ interessi , e il diritto non è se non l ’ espressione autoritaria di quelli che han trionfato . Con tali enunciazioni non si giunge certo a spiegare ogni singolo diritto , che sia apparso nella storia , per via della immediata visione del rispettivo interesse . Le cose storiche sono assai complicate ; ma queste enunciazioni generali bastano ad indicare lo stile e il metodo della ricerca , che si è oramai sostituita alla ideologia giuridica . IX . Qui vengono in buon punto alcune formule riassuntive . Date le condizioni di sviluppo del lavoro , e dei suoi appropriati congrui istrumenti , la struttura economica della società , ossia la forma della produzione dei mezzi immediati della vita , determina sopra un terreno artificiale , in primo luogo e per diretto , tutta la rimanente attività pratice dei consociati , e il variare di tale attività nel processo che chiamiamo storia , e cioè : - la formazione , l ’ attrito , le lotte e la erosione delle classi ; - lo svolgimento corrispettivo dei rapporti regolativi , così del diritto , come della morale ; - e le ragioni e i modi di subordinazione e di soggezione , degli uomini verso gli uomini , col rispondente esercizio del dominio e dell ’ autorità , ciò , insomma , in cui da ultimo si origina e consiste lo stato : e determina in secondo luogo l ’ indirizzo , e in buona parte , e per indiretto , gli obietti della fantasia e del pensiero , nella produzione dell ’ arte , della religione e della scienza . I prodotti di primo e di secondo grado , per gli interessi che creano , per gli abiti che ingenerano , per le persone che coordinano , specificandone l ’ animo e le inclinazioni , tendono a fissarsi e ad isolarsi come per sé stanti ; e di qui nasce la veduta empirica , secondo la quale diversi fattori indipendenti , con propria efficacia e con proprio ritmo di movimento , concorrerebbero a formare il processo storico , e le rispettive configurazioni sociali che successivamente ne resultano . Fattori – se mai cotesta parola deve usarsi – veri e propri e positivi della storia , dalla sparizione del comunismo primitivo in qua , e fino ad ora , furono e sono le classi sociali , in quanto consistono in differenziazioni d ’ interessi , che si esplicano in determinati modi e forme di opposizione ( - da cui di genera l ’ attrito , il moto , il processo e il progresso - ) . Le variazioni della sottostante struttura ( economica ) della società , che a prima vista ci si manifestano intuitivamente nell ' agitarsi delle passioni , si svolgono consapevolmente nelle lotte contro un diritto o per il diritto , e si avverano nello scuotimento e nella rovina di un determinato ordinamento politico , hanno , in realtà , la loro adeguata espressione solo nell ' alternarsi delle relazioni esistenti fra le diverse classi sociali . E queste relazioni mutano per l ' alterarsi dei rapporti , che precedentemente correano , tra la produttività del lavoro e le condizioni ( giuridico - politiche ) di coordinamento tra i cooperanti della produzione . E , in fin delle fini , tali rapporti tra la produttività del lavoro e la coordinazione dei cooperanti si alterano per il mutare degli istrumenti ( - nel senso lato della parola - ) occorrenti alla produzione . Il processo ed il progresso della tecnica , come sono l ' indice , così sono la condizione di ogni altro processo e progresso . La società è per noi un dato , che noi non possiamo risolvere , oltre a quella maniera di analisi , che si fa riducendo le forme complesse alle più semplici , le moderne alle più antiche : il che è rimanere , però , sempre nel fatto di una società che esiste . La storia non è se non la storia della società ; - ossia è la storia del variare della cooperazione umana , dall ' orda primitiva allo stato moderno , dalla lotta immediata contro la natura , con pochi ed elementarissimi istrumenti , fino alla struttura economica presente , che culmina nella polarità tra lavoro accumulato ( capitale ) e lavoro vivo ( i proletarii ) . Risolvere il complesso sociale in semplici individui , e ricomporlo poi con escogitati atti di elezione e di volontà ; - costruire , insomma , la società coi ragionamenti , significa sconoscere la natura obiettiva e l ' immanenza del processo storico . Le rivoluzioni , nel senso più esteso della parola , e poi in quello specifico di rovina di un ordinamento politico , segnano le vere e proprie date delle epoche storiche . Guardare di lontano , nei loro elementi , nella loro preparazione e nei loro effetti a lunga scadenza , esse possono parere come i momenti di una evoluzione costante , a minimi di variazione : ma considerate per se stesse sono definite e precise catastrofi ; e solo come tali catastrofi hanno carattere di accadimento storico . X . Per fino , dunque , la morale , e l ’ arte , e la religione e la scienza sarebbero prodotti delle condizioni economiche ? – anzi esponenti delle categorie di queste condizioni medesime ? – ovverosia efflussi , ornamenti , irradiazioni e miraggi dei materiali interessi ? Enunciati di cotesto genere , o a un dipresso , e così crudi e nudi , corrono già da un pezzo per le bocche di molti , e tornano di comodo ausilio agli avversarii del materialismo , cui giova di usarne come di opportuno spauracchio . I pigri , che son poi moltissimi anche fra i così detti intellettuali , si accomodano ben volentieri alla grossolana accettazione di tali pronunciati ; come chi ripari con la mente in novello asilo dell ' ignoranza . Che bella festa e che bella allegria dev ' esser mai cotesta per tutti gl ' indolenti ; di avere , cioè , una buona volta compendiato in breve giro di pochissime proposizioni tutto lo scibile , per poi dischiudere tutti i segreti della vita con una sola ed unica chiave ! Tutti i problemi dell ' etica , dell ' estetica , della filologia , della critica storica , e della filosofia ridotti ad un problema solo , senza tanti rompicapo ! E su cotesto andare gli sciatti semplicioni potrebbero ridurre tutta la storia all ' aritmetica commerciale ; e da ultimo una nuova interpretazione autentica di Dante potrebbe darci la Divina Commedia illustrata coi conti delle pezze di panno , che gli astuti mercanti fiorentini vendeano con tanto profitto loro ! La verità è questa , che , cioè , gli enunciati che implicano problemi , si convertono assai facilmente in volgari paradossi nelle teste di coloro , che non siano assuefatti a vincere le difficoltà del pensare con l ' uso metodico dei mezzi congrui . Ora dei precisi termini di tali problemi toccherò qui in genere , ma in modo quasi aforistico : perché , veramente , io non intendo di descriver fondo all ' universo , in questo breve saggio , che non ha poi da essere una enciclopedia . La morale innanzi tutto . Non dico dei sistemi e dei catechismi , o religiosi , o filosofici . Gli uni e gli altri stettero e stanno al di sopra del corso ordinario e profano delle cose umane , nella più parte dei casi , come le utopie stanno al di sopra delle cose . Né dico di quelle analisi formali dei rapporti etici , che son venute tanto raffinandosi dai Sofisti ad Herbart . Ciò è scienza , e non è vita . Ed è scienza formale , come la logica , la geometria e la grammatica . L ' ultimo acuto ritrovatore e definitore di tali rapporti etici , che è appunto Herbart , sapea bene che le idee , ossia i punti di vista formali del giudizio morale , sono per sé impotenti . E per ciò egli ripose nelle circostanzialità della vita , e nella formazione pedagogica del carattere , la realtà dell ' etica . Parrebbe Owen , se non fosse stato un codino . Dico , invece , di quella morale , che esiste prosaicamente , e in modo empirico ed ovvio , nelle inclinazioni , negli abiti , nelle consuetudini , nei consigli , nei giudizii e nelle valutazioni degli uomini di tutti i giorni . Dico di quella morale , che come suggestione , come spinta e come remora , si forma in vario grado di sviluppo , e con maggiore o con minore evidenza , ma a frammenti , in tutti e singoli gli uomini ; per il fatto stesso che convivendo essi , ed occupando ciascuno una posizione determinata nell ' ambito della convivenza , riflettono naturalmente e necessariamente su le opere proprie e su le opere altrui , e concepiscono aspettazioni ed apprezzamenti , e primissimi elementi di massime generali . Questo è il factum ; e ciò che più importa è , che questo factum ci si presenta vario e molteplice nelle diverse condizioni della vita , e variabile attraverso alla storia . Questo factum è il dato della ricerca . I fatti non sono né veri , nè falsi , come già sapeva Aristotele . I sistemi , invece , siano essi teologici o razionalistici , possono essere veri o falsi ; come quelli che si argomentano di intendere , di spiegare e di completare il fatto , riconducendolo ad altro , o integrandolo con altro . Alcuni punti di teoria pregiudiziale sono oramai messi in sodo , per rispetto alla interpretazione di questo factum . Il volere non vuole se stesso , da se stesso ; come era parso agl ' inventori di quel libero arbitrio , che rivelava solo l ' impotenza di una analisi psicologica , non giunta per anche a maturità . Le volizioni , in quanto fatto consapevole , sono espressione particolare del meccanismo psichico ; sono resultato , alla prima , dei bisogni , e poi di tutto ciò che giù giù li precede , fino alla elementarissima motilità organica . La morale non pone né genera se stessa . Non istà , cioè , a fondamento universale dei varii e variabili rapporti etici quell ' ente spirituale , che fu detto la coscienza morale , una ed unica per tutti gli uomini . Questo ente astratto fu eliminato dalla critica , come tutti gli altri enti simili , ossia come tutte le così dette facoltà dell ' anima . Che spiegazione dei fatti era mai quella , in vero , che supponea la generalizzazione del fatto stesso , come mezzo per ispiegarlo ; quando , p . e . si ragionava così : le sensazioni , le percezioni , le intuizioni a un certo punto si trovano fantasticate , ossia alterate , dunque la fantasia le ha trasmutate ? A tale genere di escogitazioni appartiene la così detta coscienza morale , che fu assunta a presupposto delle condizionate valutazioni etiche . La coscienza morale , che realmente esiste , è un fatto empirico ; è un indice , ossia un riassunto , della relativa formazione etica di ciascun individuo . Se scienza qui ci ha da essere , essa non può spiegare le relazioni etiche per via della coscienza , ma deve appunto intendere come tale coscienza si vada formando . Se i voleri derivano , e se la morale resulta dalle condizioni della vita , l ' etica , nel suo insieme , non è che una formazione ; ossia il suo problema si risolve in quello della pedagogica . C ' è una pedagogica , direi individualistica e soggettiva , la quale , supposte le condizioni generiche della perfettibilità umana , costruisce delle regole astratte , per mezzo delle quali gli uomini , che sono in via di formazione , sarebbero condotti ad essere forti , coraggiosi , veritieri , giusti , benevoli , e così via per tutta la distesa delle virtù cardinali e secondarie . Ma può essa , la pedagogica soggettiva , costruire da sé il terreno sociale sul quale tutte coteste belle cose avrebbero a realizzarsi ? Se lo costruisce , essa disegna semplicemente un ' utopia . Perché davvero il genere umano , nel rigido corso del suo divenire , non ebbe mai tempo e modo di andare a scuola da Platone o da Owen , da Pestalozzi o da Herbart . Anzi ha fatto come gli è stato forza di fare . Gli uomini , che presi in astratto son tutti educabili e perfettibili , si son perfezionati ed educati sempre quel tanto , e nella misura che essi potevano , date le condizioni di vita in cui è stato loro necessità di svolgersi . Se mai , questo è appunto il caso in cui la parola ambiente non è metafora , e l ' uso del termine accomodazione non è di traslato . La morale effettiva ci si presenta sempre come qualcosa di condizionato e di limitato , che la fantasia ha cercato poi di superare , o escogitando le utopie , o creando un soprannaturale pedagogo , o una miracolosa redenzione . Perché lo schiavo avrebbe dovuto avere lui gli intendimenti , e le passioni , e i sentimenti del suo temuto signore ? Come farebbe il contadino a liberarsi dalle invincibili superstizioni , cui lo condannano la immediata dipendenza dalla natura , la mediata dipendenza dall ' ignorato meccanismo sociale , e la fiducia cieca nel prete , che gli tien luogo di mago e di fattucchiero ? Per quali vie mai il proletario moderno delle grandi città industriali , esposto com ' è di continuo alle variabili vicende della miseria e della soggezione , potrebbe raggiungere l ' ordinato e monotono tenore di vita , che fu proprio dei membri delle corporazioni artigiane , la cui esistenza pareva come inquadrata in un provvidenziale disegno ? Da quali elementi intuitivi di esperienza quel mercante di maiali di Chicago , che regala all ' Europa tanti prodotti a buon prezzo , dovrebbe ritrarre le condizioni di serenità e di elevazione spirituale , che conferivano all ' ateniese le doti dell ' uomo bello - e - buono , e al civis romanus la dignità dell ' eroismo ? Quale potenza di docili persuasive cristiane strapperà dall ' animo dei proletarii moderni le ragioni naturali dell ' odio contro gl ' indeterminati o determinati oppressori loro ? Perché , a volere che giustizia ci sia e si faccia , occorre loro di appellarsi alla violenza ; e perché l ' amore del prossimo , come legge universale , paia loro plausibile , devono essi immaginare una vita assai difforme dalla presente , che fa dell ' odio una necessità , come di debito da scontare . In questa società delle differenziazioni , l ' odio , l ' orgoglio , la ipocrisia , la menzogna , la viltà , l ' ingiustizia , e tutto il catechismo dei vizi cardinali e loro accessorii , fanno da triste riscontro , e anzi da satira , alla morale eguale per tutti . Dunque l ' etica si risolve a un certo punto nello studio storico delle condizioni soggettive ed oggettive del come la morale si sviluppi , o trovi impedimento a svilupparsi . In ciò solo , ossia entro questi termini , ha valore l ' enunciato , che la morale è corrispettiva alle situazioni sociali , e ossia , in ultima analisi , alle condizioni economiche . A qualche cretino soltanto può esser passato per il capo di dire , che la morale individua di ciascun uomo sia rigorosamente proporzionale alla sua individua situazione economica . Ciò è non solo empiricamente falso , ma è intrinsecamente irrazionale . Data la elasticità del meccanismo psichico , non è possibile mai di ridurre lo sviluppo dei singoli individui esclusivamente al tipo della classe o dello stato sociale . Qui si tratta dei fenomeni di massa ; di quei fenomeni che formano , o dovrebbero formare , l ' oggetto della statistica morale : disciplina cotesta che è rimasta fin ad ora incompleta , perché ha assunto ad oggetto delle sue combinazioni i gruppi che essa stessa crea , sommando i numeri dei casi ( p . e . adulterii , furti , omicidii ) , e non quei gruppi che come classi , condizioni e situazioni realmente , ossia socialmente , esistono . Raccomandare agli uomini la morale , supponendone o ignorandone le condizioni , ecco quale fu fin ad ora la mira ed il genere di argomentazione di tutti i catechisti . Riconoscere che queste condizioni son date dal circostanziato ambiente sociale , ecco ciò che i comunisti contrappongono all ’ utopia ed alla ipocrisia dei predicatori di morale . E in quanto vedono nella morale , non un privilegio di predestinati , né un dono della natura , ma una resultante della esperienza e della educazione , essi riconoscono la perfettibilità umana per ragioni ed argomenti che , sono , dirò , più morali ed ideali di quelli che furono di solito e spensieratamente accampati dagli ideologisti . In altri termini , l ' uomo sviluppa , ossia produce se stesso , non come ente genericamente fornito di certi attributi , che si ripetano o si svolgano secondo un ritmo razionale ; ma produce e sviluppa se stesso , come causa ed effetto , come autore e conseguenza ad un tempo , di determinate condizioni , nelle quali si generano anche determinate corretni di idee , di opinioni , di credenze , di fantasia , di aspettazioni , di massime . Di qui nascono le ideologie di ogni maniera , come anche le generalizzazioni della morale in catechismi , in canoni e sistemi . Non è quindi da meravigliare se coteste ideologie , un avolta che sian nate , vengano poi coltivate a parte per forza di astrazione : tanto che da ultimo paiono come distaccate dal terreno di vita in cui son sorte , e quasi stessero al di sopra degli uomini , a guisa di imperativi e di modelli . Preti e addottrinati di ogni maniera provvidero per secoli a questo lavoro di astrazione , e a mantenere le illusioni che ne risultano . Ora che furon ritrovate le fonti positive di tutte le ideologie nel meccanismo della vita stessa , si tratta di spiegare realisticamente il loro modo di generarsi . E come ciò vale di tutte le ideologie , così vale in particolare di quelle che consistono nel proiettare fuori dei loro termini naturali e diretti le valutazioni etiche , per farne , o delle anticipazioni di divini comandi , o dei presupposti di universali suggestioni dclla coscienza . Ciò costituisce l ' obietto di speciali problemi storici . Non sempre si trova il bandolo , che lega certe ideazioni etiche a determinate condizioni pratiche . La concreta psicologia sociale dei tempi passati ci riesce spesso impenetrabile . Spesso le cose più ovvie ci riescono inintelligibili ; p . e . , gli animali ritenuti per immondi , o la origine della repugnanza al matrimonio tra persone in lontani gradi di parentela . Un procedere cauto ci porta a conchiudere , che di molti particolari rimarranno sempre ascosi i motivi . Ignoranza , superstizione , singolari illusioni , simbolismi , ecco , con tante altre , le cause di quell ' inconsapevole che si trova spesso nei costumi , che per noi costituisce ora l ' insaputo e il non conoscibile . La causa precipua di tutte le difficoltà sta appunto nella tardiva apparizione di ciò che chiamiamo ragione ; cosicché le tracce dei motivi prossimi delle ideazioni sono andate perdute , o rimasero involute nelle ideazioni stesse . Corre assai più spiccio il ragionamento su la scienza . Di questa fu scritta per gran tempo la storia in modo ingenuo . Dato ed ammesso che le singole scienze avessero il loro compendio nei manuali e nelle enciclopedie , pareva bastasse di ritrovare cronologicamente l ' apparizione dei singoli enunciati , risolvendo l ' insieme del riassunto sistematico negli elementi di cui esso s ' è andato successivamente componendo . Il presupposto generale era altrettanto semplice : - in fondo a questa cronologia c ' è la ragione che si svolge e progredisce . Codesto metodo , se metodo può chiamarsi , recava in sé questo piccolo inconveniente : che , cioè , lasciava tutto al più intendere come da scienza che già esista derivi altra scienza a fil di ragione , ma non lasciava punto intravvedere , per quali condizioni di fatto gli uomini fossero spinti a trovare la prima volta la scienza ; ossia a ridurre in una determinata e nuova forma la meditata esperienza . Si trattava , insomma , di ritrovare , perché storia effettiva della scienza ci sia , la origine del bisogno scientifico ; il che poi lega in via genetica questo agli altri bisogni , nella continuità del processo sociale . I grandi progressi della tecnica moderna , nella quale veramente consiste la sostanza intellettuale dell ' epoca borghese , han fatto tra gli altri miracoli anche questo , di rivelarci per la prima volta la origine pratica del tentativo scientifico . ( O tu indimenticabile Accademia fiorentina , che pigliasti nome dal cimento , quando l ' Italia era al crepuscolo di sua passata grandezza , e la società moderna era all ' aurora della nuova epoca della industria . ) E oramai noi siamo in grado di ritrovare il filo conduttore di ciò che per astrazione si chiama spirito scientifico : né alcuno si maraviglia più , che tutto nelle scoverte scientifiche sia proceduto come nei primissimi tempi , quando la rozzissima elementare geometria degli egizii ebbe origine dal bisogno di misurare i campi esposti all ' annua inondazione del Nilo , e la periodicità di tali inondazioni suggerì , ivi stesso nell ' Egitto e nella Babilonide , di ritrovare i rudimenti dei giri astronomici . E ’ certamente vero sì , che a scienza avviata , e in parte maturata , come già accadde nel periodo ellenistico , il lavoro di astrazione , di deduzione e di combinazione si continua nella cerchia degli addottrinati in modi , che apparentemente obliterano la coscienza delle cause sociali del primo prodursi della scienza stessa . Ma se noi guardiamo a grandi tratti le epoche dello sviluppo della scienza , e confrontiamo i periodi che gl ' ideologi chiamerebbero di progresso e di regresso della intelligenza , ci si palesa la ragione sociale degl ' impulsi , ora crescenti ed ora decrescenti , per rispetto all ' attività scientifica . Che bisogno avea la società feudale dell ' Occidente di Europa , di quelle scienze antiche , che i bizantini serbavano almeno materialmente , mentre gli arabi nei loro vari dominii , o liberi agricoltori , o industriosi artigiani , o operosi commercianti , eran portati a crescere di tanto ? E che è la Rinascenza , se non il ricongiungimento dell ' iniziale moto della borghesia con la tradizione del sapere antico , ridiventato usabile , e quindi capace di dichiarazione ? Che cosa è tutto l ' accelerato moto del sapere scientifico , dal secolo decimosettimo in qua , se non la serie degli atti compiuti dall ' intelletto scaltrito dall ' esperienza , per assicurare al lavoro umano , nelle forme di una raffinata tecnica , il dominio su le condizioni e forze naturali ? Di qui la guerra all ' oscurantismo , alla superstizione , alla chiesa , alla religione ; di qui il naturalismo , l ' ateismo , il materialismo , di qui l ' inaugurato dominio della ragione . L ' epoca borghese è l ' epoca delle menti dispiegate ( Vico ) . E ' bene di ricordare , che quel governo del Direttorio , che fu il prototipo ed il compendio di tutta la corruzione liberalesca , fu il primo che introdusse nella Università e nell ' Accademia formalmente e solennemente la scienza della libera ricerca : e c ' entrò Lamarck ! Questa scienza , che l ' epoca borghese per le sue stesse condizioni ha così fomentato e fatto crescere gigante , è il solo retaggio dei secoli passati , che il comunismo accetti e faccia suo senza riserve . Né metterebbe conto qui di fermarsi a dichiarare la pretesa antitesi fra scienza e filosofia . Fatta eccezione di quei modi di filosofare , che si confondono con la mistica o con la teologia , filosofia non vuol dire mai scienza o dottrina a parte di cose proprie e particolari , ma è semplicemente un grado , una forma , uno stadio del pensiero , per rispetto alle cose stesse che entrano nel campo della esperienza . La filosofia è , per ciò , o anticipazione generica di problemi , che la scienza deve ancora elaborare specificatamente , o è riassunto ed elaborazione concettuale dei resultati cui le scienze siano già giunte . Di quelli , che , tanto per non parere antiquati , parlano di filosofia scientifica , - se non si vuol tenere , in un certo conto la punta umoristica di cotesta espressione , che respinge ogni forma di teologia e di mero tradizionalismo , - bisogna dire che sarebbero dei fatui , se credessero di rappresentare una scuola od una tendenza a parte . Dicevo qui poco innanzi , nell ' enunciar delle formule , che la struttura economica determina in secondo luogo l ' indirizzo , e in buona parte e per indiretto gli obietti della fantasia e del pensiero , nella produzione dell ' arte , della religione e della scienza . A dire altrimenti di così , ed oltre di così , sarebbe come mettersi volontariamente su la via dell ' assurdo . Innanzitutto con tale enunciato si combatte il fantastico assunto ideologico , che arte , religione e scienza siano svolgimenti subiettivi e svolgimenti storici di un preteso spirito artistico , religioso , o scientifico , il quale s ' andrebbe manifestando successivamente per un proprio ritmo di evoluzione , qua e là sussidiato o impedito dalle condizioni materiali . Con tale enunciato si vuole affermare , inoltre , la necessaria connessione , per la quale ogni fatto dell ' arte e della religione è l ' esponente sentimentale , fantastico , e ossia derivato , di determinate condizioni sociali . Se dico in secondo luogo , gli è per distinguere questi prodotti dai fatti di ordinamento giuridico - politico , che sono vera e propria obiettivazione dei rapporti economici . E se dico in buona parte e per indiretto degli obietti di tali attività , gli è per indicare due cose : e cioè , che nella produzione artistica e religiosa la mediazione dalle condizioni ai prodotti è assai complicata , e poi che gli uomini , pur vivendo in società , non cessano per ciò solo di vivere anche nella natura , e di ricevere da questa occasione e materia alla curiosità ed al fantasticare . Al postutto tutto ciò si riduce ad una enunciazione più generale : l ' uomo non percorre più storie in uno e medesimo tempo ; ma tutte le pretese varie storie ( arte , religione , etc . ) ne fanno una sola . E ciò non può vedersi perspicuamente se non nei momenti caratteristici e significativi della produzione di cose nuove , ossia nei periodi che dirò rivoluzionarii . Più tardi , l ' acquiescenza nelle cose prodotte , e la ripetizione tradizionale di un determinato tipo , obliterano il senso delle origini . Si provi alcuno a distrarre l ' ideologia delle favole , che stanno in fondo ai poemi omerici , da quel momento dell ' evoluzione storica , in cui spunta l ' aurora della civiltà ariana nel bacino del Mediterraneo ; da quella fase , cioè , della barbarie superiore , nella quale nasce , così in Grecia come altrove , l ' epos genuino . Faccia conto altri di immaginare , che il cristianesimo nascesse e si sviluppasse altrove che nella cerchia del cosmopolitismo romano , e altrimenti che non per opera di quei proletarii , di quegli schiavi , di quei derelitti , di quei disperati , ai quali occorreva la redenzione , l ' apocalissi , e la promessa del regno di Dio . Trovi chi voglia il modo di fingere , che nel bel mezzo della Rinascenza spuntasse fuori la romantica , che appena s ' accenna nel decadente Torquato Tasso ; o faccia di attribuire a Richardson o a Diderot il romanzo di Balzac , nel quale apparisce , come in contemporaneo della prima generazione del socialismo e della sociologia , la psicologia delle classi . Lassù , in dietro in dietro , alle prime origini delle ideazioni mitiche , ci è chiaro che Zeus non assunse i caratteri di padre degli uomini e degli dei , se non quando la patria potestà era già stabilita , e cominciava l ' inizio di quella serie di processi , che mettono capo nello stato . Zeus cessò così di essere ciò che era stato prima , cioè il semplice divo ( ossia lucente ) , o il tonante . Ed ecco quaggiù ad un punto opposto della evoluzione storica , gran numero di pensatori del secolo scorso riducono a un solo dio astratto , che è semplice reggitore del mondo , tutta la variopinta immagine dell ' ignoto e del trascendente , che s ' era esplicata in tanto lusso di creazioni mitologiche , cristiane o pagane . L ' uomo si sentiva più a casa sua nella natura , per via dell ' esperimento , e si sentiva più atto a penetrare l ' ingranaggio della società , di cui possedeva in parte la scienza . Il miracoloso gli si assottigliava nella mente , tanto che il materialismo e il criticismo han potuto di poi eliminare cotesto povero residuo di trascendenza , senza metter mano alla guerra contro gli dei . C ' è sì una storia delle idee ma questa non consiste nel circolo vizioso delle idee che spieghino se stesse . Si tratta di risalire dalle cose all ' ideato . Questo è un problema : anzi in ciò è una moltitudine di problemi , tante son varie , molteplici , multiformi ed intricate le proiezioni che gli uomini han fatto di sé e delle loro condizioni economico - sociali , e quindi delle loro speranze e dei loro timori , delle loro aspettazioni e dei loro disinganni , nelle ideazioni artistiche e religiose . La linea di metodo è trovata , ma la esecuzione particolare non è facile . Soprattutto bisogna guardarsi dalla tentazione scolastica di dedurre i prodotti dell ' attività storica , che si esplica nell ' arte e nella religione . È sperabile che i filosofi alla Krug , che deduceva dialetticamente la penna con la quale scriveva , sian rimasti in perpetuo sepolti nelle note della Logica di Hegel , ove s ' accenna a tale bizzarria . Alcune difficoltà vogliono essere qui precisate . In ogni tentativo di riduzione dei prodotti secondarii ( p . e . arte e religione ) alle condizioni sociali , che in quelli vengono ad essere idealizzate , ci occorre di formarci un lungo abito circa la psicologia sociale specificata , nella quale la trasformazione si avvera . In ciò consiste la ragion d ' essere di quell ' insieme di relazioni , che con altre forme di dicitura vengono p . e . designate , come mondo egiziano , coscienza greca , spirito della Rinascenza , idee dominanti , psicologia dei popoli , della società o delle classi . Quando cotesti rapporti si sono costituiti , e gli uomini si sono assuefatti a certe ideazioni , e a certi modi di credenza o di fantasia , le ideologie trasmesse per tradizione tendono a cristallizzarsi . E per ciò appariscono come una forza che resista al nuovo ; e come questa resistenza si manifesta nella parola , nello scritto , nella intolleranza , nella polemica , nella persecuzione , così la lotta fra le nuove e le vecchie condizioni sociali assume la forma di una contesa per le idee . In secondo luogo , attraverso ai secoli della storia propriamente detta , così per la eredità della selvatica preistoria , come per le condizioni di soggezione e quindi di inferiorità , nella quale la più parte degli uomini furono e sono tenuti , si è prodotta una acquiescenza nel tradizionale , per cui le vecchie tendenze si perpetuano come ostinate sopravvivenze . In terzo luogo , come già dissi , gli uomini , vivendo socialmente , non cessano di vivere anche nella natura . A questa non sono certo legati come gli animali , perché vivono sopra un terreno artificiale . Ognuno del resto capisce , che la casa non è la grotta , l ' agricoltura non è il pascolo naturale , e la farmacia non è l ' esorcismo . Ma la natura è sempre il sottosuolo immediato del terreno artificiale , ed è l ' ambito che tutti ci recinge . La tecnica ha messo fra noi animali sociali e la natura i modificatori , i deviatori , gli allontanatori degl ' influssi naturali ; ma non ha perciò distrutta la efficacia di essi , e noi anzi di continuo la sentiamo . E come noi nasciamo naturalmente maschi e femmine , moriamo quasi sempre nostro malgrado , e siamo dominati dall ' istinto della generazione , così noi portiamo anche nel temperamento condizioni specifiche , che l ' educazione nel lato senso della parola , ossia l ' accomodazione sociale , può modificare sì , entro certi limiti , ma non può mai distruggere . Queste condizioni di temperamento ripetute in più esemplari , e derivatesi in più esemplari attraverso i secoli , costituiscono ciò che si chiama carattere etnico . Per tutte coteste ragioni , la nostra dipendenza dalla natura , per quanto diminuita dai tempi della preistoria in qua , si continua nel nostro vivere sociale ; come in questo si continua anche l ' alimento che dallo spettacolo della natura stessa viene alla curiosità ed alla fantasia . Ora cotesti effetti della natura , coi sentimenti immediati o mediati che ne resultano , per quanto avvertiti , da che c ’ è storia , solo attraverso l ' angolo visuale che ci è offerto dalle condizioni della società , non mancano mai di riflettersi nei prodotti dell ' arte e della religione ; la qual cosa complica le difficoltà della interpretazione realistica e piena dell ' una e dell ' altra . XI . Usando di questa dottrina , come di nuovo principio di ricerca , come di preciso mezzo di orientazione , e come di determinato angolo visuale , si potrà poi , da ultimo , riuscire ad un rifacimento narrativo ed espositivo della storia ? Alla domanda generica non si può a meno di dare , in genere , una risposta affermantiva . Perché , in effetti , se si dà il caso , che il comunista critico , ossia il sociologo del materialismo economico , o come ora volgarmente dicesi , il marxista , abbia la necessaria preparazione critica , e l ' abito della trattazione storica , e poi le doti di esposizione che occorrono alla narrazione ordinata ed efficace , non c ' è ragione per affermare , che egli non possa scrivere la storia , come fino ad ora la scrissero i seguaci di ogni altra scuola politica . Ecco lì l ' esempio di Marx in persona , nel quale è un argomento di fatto , che non ammette replica . Lui , che fu il primo e principale ritrovatore dei concetti decisivi di questa dottrina , la ridusse ben presto in istrumento di orientazione politica , da pubblicista insuperato , durante il periodo rivoluzionario del 1848-50 . E poi la plasmò con la massima precisione , in quel saggio che s ' intitola del : Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte , del quale ora può dirsi , a tanta distanza di anni , e dopo tante pubblicazioni , che fatta eccezione di qualche minuto particolare e di qualche errata previsione , non ci sarebbe modo di arrecarvi , né correzioni , né complementi notevoli . Né starò qui a ripetere , a guisa di chi faccia una bibliografia , l ' elenco dei varii scritti attinenti all ' applicazione della dottrina , o del Marx stesso o dell ' Engels - il quale ultimo , dalla Guerra dei contadini ( 1890 ) fino allo scritto postumo su le Origini della presente unità di Germania , ne ha lasciato tanti saggi , - o degli immediati continuatori loro , e dei volgarizzatori del socialismo scientifico . Per fino nella stampa socialistica si trovano , di tanto in tanto , dei preziosi saggi di spiegazione delle vicende politiche attuali , nei quali , appunto per effetto del materialismo storico , tu riconosci una chiaroveggenza e perspicuità , che invano cercheresti negli scrittori e nei polemisti , che non hanno ancora squarciati i veli fantastici e gl ' involucri ideologici della storia . Non è il caso , in somma , di assumersi la difesa di una tesi astratta , come userebbe un causidico . Gli è , per fermo , evidente , che come tutte le storie , che furono fino ad ora scritte , c ' è sempre in fondo , se non proprio nelle esplicite intenzioni degli scrittori , di certo nell ' animo loro , una tendenza , un principio , una veduta generale della vita ; così questa dottrina , che ha messo definitivamente ordine alla considerazione obiettiva della struttura sociale , debba da ultimo dirigere con precisione la ricerca storica , e debba metter capo in una narrazione piena , trasparente ed integrale . I sussidi certamente non mancano . L ' Economia , che , come oramai tutti vedono , nacque e si svolse come la scienza della produzione borghese , dopo essersi imbaldanzita nella illusione di rappresentare le leggi assolute di ogni forma di produzione , per la dura lezione delle cose entrò poi , a un certo punto , come tutti sanno , in un periodo di autocritica . Come da questa autocritica per un verso è nato il comunismo critico , così per un altro verso , per opera , cioè , dei più tiepidi , e savii e discreti della tradizione accademica , è nata la scuola storica dei fenomeni economici . Per fatto e merito di cotesta scuola , e per effetto della applicazione dei metodi descrittivi e comparativi , oramai siamo in possesso di un vastissimo materiale di cognizioni circa le varie forme storiche della economia , dai fatti più complessi e specificati per differenze essenziali di tipo , fino alla particolareggiata azienda di un monastero , o di una corporazione artigiana medievale . Lo stesso è accaduto della Statistica , la quale , mettendo in uso molti mezzi di combinazione delle fonti , riesce oramai a portar luce , con sufficiente approssimazione , sul movimento della popolazione nei secoli passati . Cotesti studii non si fanno , certo , nell ' interesse della nostra dottrina , anzi il più delle volte con animo ostile al socialismo ; del che non si avvedono quegli asineschi leggitori di carta stampata , i quali così spesso confondono la storia economica , l ' economia storica , ed il materialismo storico . Ma cotesti studii , oltre che per il materiale difatti che raccolgono e dichiarano , son notevoli in quanto documentano il progresso , che va tuttodì facendo la storia interna , la quale , poco per volta , si sostituisce a quella storia esterna , che per secoli fu in modo esclusivo trattata da letterati e da artisti . Buona parte di cotesti materiali raccolti va di continuo soggetta a nuova correzione ; come accade , del resto , in ogni campo di cognizioni empiriche , le quali di continuo oscillano tra il creduto certo , il semplice probabile , e ciò che deve essere più tardi , o integrato , o eliminato . Né le illazioni e le combinazioni degli storici della economia , o di quelli che narrano la storia in genere sul filo conduttore dei fenomeni economici , son sempre tanto plausibili e concludenti , che non si senta il bisogno di dire : qui conviene ricominciar da capo . Ma ciò che sta indubitabile è il fatto , che presentemente tutta la storiografia tende a diventare una scienza , o , meglio , una disciplina sociale ; e quando questo moto , per ora incerto e multiforme , verrà a compimento , gli sforzi degli eruditi e dei ricercatori metteranno capo inevitabilmente nella accettazione del materialismo economico . Per tale incidenza di sforzi e di lavori scientifici , che partono da così diversi punti , la concezione materialistica di tutta la storia finirà per penetrare le menti , come una definitiva conquista del pensiero ; il che toglierà , in fine , ai fautori e agli avversarii la tentazione di parlarne , pro e contro , come usa delle tesi di partito . Oltre ai sussidii diretti , qui innanzi accennati , la nostra dottrina ne ha di molti altri indiretti ; come ha anche degli istruttivi riscontri in molte delle discipline , nelle quali , per la maggiore semplicità dei rapporti , fu più agevole l ' applicazione del metodo genetico . Il caso tipico è nella glottologia , e in modo specialissimo in quella che ha per oggetto le lingue ariane . Dalla evidenza e perspicuità di processo , di analisi e di ricostruzione che è propria di tali discipline , e specie della glottologia , gli è certo , fino ad ora , assai remota l ' applicazione del materialismo storico . Sarebbe per ciò un vano tentativo quello di provarsi , fin da ora , a scrivere una sinossi della storia universale , che avesse a svolgere tutte le varie forme della produzione , per poi inferirne tutto il resto dell ' attività umana , in modo particolare e circostanziale . Allo stato presente degli studii , chi tentasse cotesto compendio di nuova Kulturgeschichte non farebbe se non di ritradurre in fraseologia economica i punti di orientazione generale , che in altri libri , p . e . nell ' Hellwald , son di fraseologia , darwiniana . Ci corre molto dalla accettazione di un principio , alla applicazione completa e particolareggiata di esso a tutta una vasta provincia difatti , o ad un grande intreccio di fenomeni . Per ciò l ' applicazione della nostra dottrina deve tenersi , per ora , nella esposizione e trattazione di determinate parti della storia . Chiarissime sopra tutte le altre sono le formazioni moderne , alla intelligenza delle quali concorrono , con pari evidenza , così gli sviluppi economici della borghesia , come la dichiarata conoscenza dei vani impedimenti che essa ebbe a superare nei diversi paesi , e quindi lo svolgersi delle varie rivoluzioni , intesa cotesta parola nel più lato senso . Riesce di quasi eguale chiarezza , agli occhi nostri , la preistoria prossima della borghesia in sul declinare del Medioevo ; dove non sarebbe difficile di trovare , p . e . nell ' individuato sviluppo della città di Firenze , una serie documentata di svolgimenti nei quali il movimento economico e statistico trova completo riscontro nei rapporti politici , e sufficiente illustrazione nello sviluppo contemporaneo della intelligenza , già ridotta in prosa , e spoglia in buona parte di illusioni ideologiche . Né sarebbe fuori d ' ogni probabilità il ridurre , fin da ora , sotto il determinato e preciso angolo visuale del materialismo tutta la storia romana antica . In questa , e specie nel periodo primitivo , fanno difetto le fonti dirette , le quali per converso son tanto abbondanti in Grecia , dalla tradizione popolare e dall ' epos , e dall ' autentica iscrizione giuridica , fino alla trattazione prammatica delle connessioni storico - sociali . Ma in Roma , invece , le lotte pei diritti politici recano in sé quasi sempre le ragioni economiche su cui poggiano ; dal che poi procede , che il deperire di determinate classi , e il formarsi di nuove classi , e il moto della conquista , e il cambiar delle leggi e delle forme dell ' apparato politico , tornino tanto evidenti . Cotesta storia romana è dura e prosaica ; né si veste mai di quei complementi ideologici che furon proprii della vita greca . La prosa rigida della conquista , della studiata colonizzazione , delle istituzioni e delle forme di diritto , escogitate e trovate per risolvere determinati attriti e contrasti , fa della storia romana una catena di accadimenti , che si seguono con singolare e cruda evidenza . Perché il problema vero è questo : che , cioè , non si tratta già di sostituire la sociologia alla storia , come se questa fosse stata una apparenza , che celi dietro di sé una realtà riposta ; ma anzi si tratta di intendere integralmente la storia , in tutte le sue intuitive manifestazioni , e d ' intenderla per mezzo della sociologia economica . Non si tratta già di separare l ' accidente dalla sostanza , la parvenza dalla realtà , il fenomeno dal nocciolo intrinseco , o come altro si direbbe dai seguaci di qualunque altro scolasticismo ; ma , anzi , di spiegare l ' intreccio ed il complesso , per l ' appunto in quanto è intreccio e complesso . Non si tratta di scovrire e di determinare il terreno sociale solamente , per poi farvi apparir su gli uomini , come tante marionette , i cui fili siano tenuti e mossi , dalla provvidenza non più , ma anzi dalle categorie economiche . Queste categorie sono esse stesse divenute e divengono , come tutto il resto ; - perché gli uomini mutano quanto alla capacità e all ' arte di vincere , aggiogare , trasformare ed usare le condizioni naturali ; - perché gli uomini cambiano animo ed attitudini per la reazione degli istrumenti loro sopra di loro stessi ; - perché gli uomini mutano nei loro rispettivi rapporti di conviventi , e perciò di dipendenti in vario modo gli uni dagli altri . Si tratta , insomma , della storia , e non dello scheletro suo . Si tratta del racconto e non dell ' astrazione ; si tratta di esporre e di tratteggiare l ' insieme , e non già di risolverlo e di analizzarlo soltanto ; si tratta , a dirla in una parola , ora come prima e come sempre , di un ' arte . Può darsi il caso , che il sociologo , il quale segua i principii del materialismo economico , si proponga di circoscriversi alla sola analisi , poniamo ad esempio , di quello che eran le classi al momento che la Rivoluzione Francese scoppiò , per giungere poi alle classi , che dalla Rivoluzione resultano e ad essa sopravvivono . In questo caso i titoli , e le indicazioni e le classificazioni della materia da analizzare sono precisi , p . e . la città e la campagna , l ' artigiano e l ' operaio , i nobili e i servi , la terra che si libera dagli oneri feudali e i piccoli proprietarii che si formano , il commercio clic si emancipa da tante restrizioni , il danaro che si accumula , l ’ industria che prospera , e così via . Né c ’ è nulla da obiettare su la scelta di un tale metodo ; il quale , come quello che segue la traccia embriogenetica , è indispensabile alla preparazione della ricerca storica secondo l ’ indirizzo della nuova dottrina . Ma noi sappiamo che la embriogenia non basta a darci notizia della vita animale , la quale non è di schemi , ma è di esseri vivi e viventi , che lottano , e per lottare esercitano forze , istinti e passioni . E così , è , mutatis mutandis , anche degli uomini , in quanto vivono storicamente . Quei determinati uomini , mossi da certi interessi , spinti da certe passioni , premuti da certe circostanze , con tali disegni , con tali propositi , che operano con tale aspettazione , per tale illusione propria o per tale inganno altrui , che martiri di sé o degli altri vengono in aspra collisione , e si elidono a vicenda : - ecco la storia effettuale della Rivoluzione Francese . Perché , se è vero che ogni storia non è se non l ' esplicazione di determinate condizioni economiche , gli è altrettanto vero , che essa non si svolge se non in determinate forme di attività umana ; - che questa sia passionata o riflessa , fortunata o senza successo , ciecamente istintiva o deliberatamente eroica . Comprendere l ' intreccio ed il complesso nella sua intima connessione e nelle sue manifestazioni esteriori ; discendere dalla superficie al fondo , e poi rifare la superficie dal fondo ; risolvere le passioni e i disegni nei moventi loro , dai più prossimi ai più remoti , e poi ricondurre i dati delle passioni , dei disegni e dei moventi loro ai più remoti elementi di una determinata situazione economica : ecco l ' arte difficile , che deve esemplificare la concezione materialistica . E perché non giova di imitare lo scolastico , che in riva al mare insegnava a nuotare con la definizione del nuoto , prego il lettore di aspettare , che io esemplifichi in altri saggi il mio pensiero , col recare una qualche effettiva narrazione storica ; rifacendo , cioè , per iscritto una parte di ciò che già da un pezzo vo facendo , a voce , insegnando . Per cotal via rimangono chiarite alcune questioni secondarie e derivate . Qual è p . e . il significato della biografia dei così detti uomini grandi ? Si è visto a dare negli ultimi tempi a tale proposito delle risposte , che , in un senso o nell ' altro , son di carattere estremo . Da una parte sono i sociologi ad oltranza , dall ' altra gl ' individualisti , che , alla maniera di Carlyle , mettono a capo della storia gli eroi . Secondo gli uni basta provare quali fossero le ragioni p . e . del Cesarismo , e di Cesare non importa punto . Secondo gli altri non c ' è ragioni obiettive di classi e di interessi sociali che bastino a spiegar nulla : sono i grandi spiriti che dànno impulso a tutto il moto storico ; e la storia ha , per così dire , i suoi signori e monarchi . Gli empiristi del racconto si cavano d ' impaccio in modo semplice , col mettere , cioè , assieme come vien viene , uomini e cose , le necessità di fatto e gl ' influssi subiettivi . Il materialismo storico supera le vedute antitetiche dei sociologisti e degli individualisti , e al tempo stesso elimina l ' ecletticismo dei narratori empirici . Innanzi tutto il factum . Che quel determinato Cesare , che fu Napoleone , nascesse l ' anno tale , facesse la tal carriera , e si trovasse fortunatamente in buon punto il 18 Brumaio ; - tutto ciò è affatto accidentale rispetto al corso generale delle cose , che spingeva la nuova classe , padrona del campo , a salvare dalla rivoluzione ciò che a lei pareva necessario di salvare , al qual bisogno occorreva la creazione di un governo burocratico - militare . L ' uomo , o gli uomini adatti bisognava pur trovarli . Ma , che quello che avvenne effettivamente avvenisse nei modi che sappiamo , ciò dipese dal fatto che fu Napoleone appunto a dar opera all ' impresa , e non un povero Monk , o un ridicolo Boulanger . E da questo punto in poi l ' accidente cessa di essere accidente ; appunto perché è quella determinata persona che dà l ' impronta e la fisionomia agli avvenimenti , nel modo , e per il modo come si svolsero . Ora il fatto stesso che la storia tutta poggia su le antitesi , su i contrasti , su le lotte , su le guerre , spiega l ' influenza decisiva di determinati uomini in determinate occasioni . Cotesti uomini non sono , né un accidente trascurabile del meccanismo sociale , né dei miracolosi creatori di ciò che la società , senza di loro , non avrebbe fatto in nessun modo . Gli è l ' intreccio stesso delle condizioni antitetiche , il quale fa che determinati individui , o geniali , o eroici , o fortunati , o malvagi , sian chiamati in momenti critici a dire la parola decisiva . Mentre gl ' interessi particolari dei singoli gruppi sociali sono in uno stato tale di tensione , che tutte le parti contendenti a vicenda si paralizzano , a muovere l ' ingranaggio politico occorre l ' individuale coscienza dì una determinata persona . Le antitesi sociali , le quali fanno di ogni convivenza umana un organamento instabile , dànno alla storia , specie quando sia vista ed esaminata rapidamente e a grandi tratti , il carattere del dramma . Questo dramma si ripete nei rapporti da comunità a comunità , da nazione a nazione , da stato a stato , perché le interne disuguaglianze , concorrendo con le differenziazioni esterne , han prodotto e producono tutto il moto delle guerre , delle conquiste , dei trattati , delle colonizzazioni e così via . In questo dramma apparvero sempre come condottieri della società gli uomini che si chiamano eminenti , o grandi , e dalla presenza loro l ' empirismo ha argomentato , che essi fossero i principali autori della storia stessa . Ricondurre la spiegazione del loro apparire alle cause generali e alle condizioni comuni della struttura sociale , è cosa che perfettamente armonizza coi dati della nostra dottrina ; ma provarsi ad eliminarli , come volentieri farebbero certi affettati oggettivisti del sociologismo , gli è una vera fatuità . E in conclusione , il seguace del materialismo storico , che si metta ad esporre e a raccontare , non deve far ciò schematizzando . La storia è sempre determinata , configurata , infitamente accidentata e variopinta . Essa ha combinatoria e prospettiva . Non basta di avere eliminato preventivamcnte il presupposto dei fattori ; perché chi narra si trova di continuo a fronte di cose , che paiono disparate , indipendenti , e per sé stanti . Cogliere l ' insieme come insieme , e scorgervi i rapporti continuativi di serrati accadimenti , ecco la difficoltà . La somma degli accadimenti strettamente consecutivi e serrati , è tutta la storia ; il che è quanto dire tutto quello che noi sappiamo dell ' esser nostro in quanto siamo esseri sociali , e non più semplicemente animali . XII . Nel successivo insieme , e nella continuativa necessità di tutti gli accadimenti storici , non è , dunque , domandano alcuni , nessun senso , né alcuna significazione ? Cotesta interrogazione , o che parta essa dal campo degli idealisti , o ci arrivi dalle bocche dei più cauti critici , certamente , e in tutti i casi , come s ’ impone all ’ attenzione nostra , così esige una adeguata risposta . In fatti , se si pon mente alle premesse , o intuitive , o intellettuali , dalle quali deriva la concezione del progresso , come di quella idea che contenga ed abbracci la totalità del processo umano , si vede che cotali presupposti poggian tutti sul bisogno mentale , che è in noi , di attribuire alla serie , o alle serie degli accadimenti , un certo senso ed una certa significazione . Il concetto di progresso , per chi lo esamini bene addentro nella sua natura specifica , implica sempre dei giudizi di valutazione ; e , per ciò , non è chi possa confonderlo con la nozione nuda e cruda del semplice sviluppo , il quale non include punto quell ' incremento di pregio , per cui noi di una cosa diciamo che essa progredisca . Dissi già qui innanzi , e , mi pare , con sufficiente estensione , come il progresso non istia a guisa di imperativo o di comando sul succedersi naturale ed immediato delle umane generazioni . Ciò è tanto intuitivo , per quanto è intuitiva la coesistenza attuale di popoli , nazioni e stati , che trovansi , in uno e medesimo tempo , in diverso stadio di sviluppo ; per quanto è innegabile la presente condizione di relativa e di rispettiva superiorità ed inferiorità di popolo a popolo ; e per quanto è , da ultimo , accertato il regresso parziale e relativo avveratosi più volte nella storia , come ne stette per secoli a documento l ' Italia . Anzi , se c ’ è mai prova stringente , del come il progresso non sia da intendere nel senso di una legge immediata , e , dirò così per rincalzare , di una legge fisica o fatale , gli è appunto questa , che lo sviluppo sociale , per le stesse ragioni di processo che gli sono immanenti , mise spesso capo nel regresso . Gli è d ' altra parte chiaro ed accertato , che così la facoltà del progredire , come la possibilità di far regresso , non costituiscono , alla prima , né immediato privilegio , né ingenito difetto di razza ; né sono dirette emanazioni delle condizioni geografiche . Perché non solo i primitivi centri di civiltà furon molteplici , e non solo cotali centri si spostarono nel corso dei secoli , ma sta anche il fatto , che i mezzi , i trovati , i resultati e gl ' impulsi di una determinata civiltà , che siasi già svolta , sono , entro certi limiti , comunicabili a tutti gli uomini in indefinito . Ossia , a farla breve , progresso e regresso sono inerenti alle condizioni ed al ritmo dello sviluppo sociale in genere . Ora , dunque , la fede nella universalità del progresso , che apparve con tanto impeto nel secolo decimottavo , ha in questo primo addentellato positivo ; che , cioè , gli uomini , quando non trovino impedimenti nelle condizioni esterne , e non ne trovino in quelle che derivano dalla loro propria opera nell ' ambito sociale , sono tutti capaci di progredire . E poi in fondo alla supposta , o immaginata , o creduta unità della storia , per la quale il processo delle varie società formerebbe come una sola serie di progresso , sta un altro fatto , che ha offerto motivo ed occasione a tante fantasticherie ideologiche . Se non tutti i popoli son progrediti egualmente , e anzi alcuni , o si arrestarono , o corsero la via del regresso , se il processo di sviluppo sociale non ebbe sempre , in ogni luogo ed in ogni tempo , il medesimo ritmo e la medesima intensità , gli è pur nondimeno sicuro il fatto , che , nel passaggio dell ' azione decisiva da popolo a popolo nel corso della storia , i prodotti utili , già acquisiti da quelli che decadevano , passarono a quelli che divenivano e salivano . La qual cosa non vale tanto dei prodotti , dirò così , del sentimento e della fantasia , che pur si serbano e perpetuano nella tradizione letteraria , quanto vale dei resultati del pensiero , e soprattutto della scoverta e della produzione dei mezzi tecnici , che , ove siano acquisiti , per diretto si comunicano e trasmettono . Occorre forse di rammentare , che la scrittura non fu mai più perduta , per quanto i popoli che ne furono i rinvenitori sparissero dalla storica continuità ? Occorre forse di ricordare , che noi rechiamo tuttodì nelle nostre tasche , su i nostri orologi , il quadrante babilonese , e che noi usiamo l ' algebra , che fu introdotta da quegli arabi , la cui attività storica si è poi dispersa come la sabbia del deserto ? Non vale di molteplicare incidentalmente e indefinitamente gli esempii , perché basta di aver sott ' occhi la tecnologia , e la storia delle scoverte nel lato senso della parola , nella quale è evidente la trasmissione quasi continuativa dei mezzi istrumentali del lavoro e della produzione . E , al postutto , le smossi provvisorie che diconsi storie universali , per quanto rivelino sempre , così nell ' intento come nella esecuzione , qualcosa di forzato e di artificiale , non sarebbero state mai nemmen tentate , se le vicende umane non offrissero all ' empirismo dei narratori un qualche filo , sia pur sottile , di continuità . Ecco lì l ' Italia del secolo decimosesto , che evidentemente decade ; ma , mentre decade , trasmette alla rimanente Europa le sue armi intellettuali . Né esse sole rimangono in retaggio alla civiltà che continua ; ma anche il mercato mondiale si stabilisce su i fondamenti di quelle scoverte geografiche , e di quei trovati nautici , che furono opera dei mercanti , e dei viaggiatori e marinari d ' Italia . Né solo i modi del far la guerra , e i raffinamenti dell ' astuzia politica passaron fuori dell ' Italia ( della qual cosa soltanto si occupano di solito i letterati ) ; ma anche l ' arte del far danaro in tutta la evidenza di una elaborata disciplina commerciale ; e , via via , i rudimenti della scienza , su i quali è fondata la tecnica moderna , e innanzi tutto la metodica irrigazione dei campi , e le leggi generali dell ' idraulica . Tutto ciò è tanto precisamente vero , che ad un amatore di tesi congetturali potrebbe saltar in capo di proporsi questo quesito : cosa sarebbe stato dell ' Italia , in questa moderna epoca borghese , se , avverandosi il progetto del Senato veneto ( 1504 ) di far qualcosa che avrebbe rassomigliato negli effetti al taglio dell ' istmo di Suez , la marina italiana si fosse trovata a contendere direttamente coi portoghesi nell ' Oceano Indiano , in quel momento appunto , in cui il trasferimento dell ' azione storica dal Mediterraneo all ' Oceano preparava la decadenza nostra ? Ma basta di tale fantasia ! Una certa continuità storica , nel senso empirico e circostanziato della trasmissione e del successivo incremento dei mezzi della civiltà , è un fatto , dunque , incontrastabile . E sebbene questo fatto escluda ogni idea di preconcetto disegno , di finalità intenzionale o latente , di prestabilita armonia , e tutte quelle altre fantasticherie su le quali si è tanto speculato , non per ciò solo esclude l ' idea del progresso , che noi possiamo usare come di valutazione del corso del divenire umano . Gli è indubbio sì , che il progresso non abbraccia materialmente il succedersi delle generazioni , e che la sua nozione non implica nulla di categorico , tanto che le società han fatto anche regresso , ma ciò non toglie che cotesta idea possa servirci come di filo conduttore e di stregua , per dare significazione al processo storico . Di tali cautele critiche , così nell ' uso dei concetti specifici , come nei modo di loro applicazione , non intendono nulla quei poveri evoluzionisti ad oltranza , che sono scienziati senza la grammatica e senza il galateo della scienza , ossia senza la logica . Come ho detto più volte , le idee non cascano dal cielo , e anche quelle che in dati momenti vengon fuori da determinate situazioni , con impeto di fede e con veste metafisica , recano sempre in sé l ' indizio di corrispondere a un ordine di fatti , di cui si tenti o si cerchi la spiegazione . L ' idea del progresso , come di unificatore della storia , apparve con violenza e si fece gigante nel secolo decimottavo , ossia nel periodo eroico della vita politica ed intellettuale della borghesia rivoluzionaria . Come questa ha generato , nell ' ordine delle opere , il periodo più intensivo di storia che mai si conosca , così ha prodotto in pari tempo la sua propria ideologia , nella nozione del progresso . Questa ideologia nella sua sostanza , e per il momento , vuol dire , che il capitalismo è la sola forma di produzione che sia capace di estendersi a tutta la terra , e di ridurre tutto il genere umano in condizioni che da per tutto si rassomiglino . Se la tecnica moderna può portarsi da per ogni dove , se tutto l ' uman genere apparisce come un solo campo di concorrenza , e tutta la terra come un solo mercato , che maraviglia c ' è se la ideologia , che coteste condizioni di fatto intellettualmente riflette , è venuta nell ' affermazione , che la presente unità storica , sia stata preparata da tutto ciò che la precede ? Traducete questo concetto di pretesa preparazione in quello affatto naturale di verificabili successive condizioni ed eccovi aperta la via per la quale si giunge dalla ideologia del progresso al materialismo storico : e si giunge anche all ' affermazione di Marx , che questa forma della produzione borghese è l ' ultima forma antagonistica del processo della società . I miracoli dell ' epoca borghese , nella unificazione del processo sociale , non hanno riscontro nel passato . Ecco lì tutto il Nuovo Mondo , e poi l ' Australia , e l ' Africa meridionale e la Nuova Zelanda ! E son tutti come noi ! E poi il contraccolpo nell ' Estremo Oriente per la imitazione , e nell ' Africa per la conquista ! Innanzi a tale universalità e a tale cosmopolitismo , l ' acquisizione dei celti e degl ' iberi alla civiltà romana , e quella dei germani e degli slavi al ciclo della civiltà romano - bizantino - cristiana , rimpiccioliscono . Cotesta unificazione sempre crescente si riflette ogni giorno più nel meccanismo politico dell ' Europa ; il quale meccanismo , perché fondato su la conquista economica delle altre parti del mondo , oscilla oramai per gl ' influssi e riflussi , che vengono dalle più remote regioni . In questo complicatissimo intreccio di azioni e di reazioni , la guerra fra Giappone e Cina , che fu guerreggiata coi mezzi , o imitati , o a dirittura presi in prestito dalla tecnica europea , lascia le sue tracce , né leggiere né di breve durata , nei rapporti diplomatici dell ' Europa , e ne lascia dei più vivi nella borsa , che è la fedele interprete della coscienza dei nostri tempi . Questa Europa , maestra a tutto il resto del mondo , ha visto di recente oscillare i rapporti della politica degli stati di cui consta , per una rivolta nel Transvaal , e per un insuccesso delle armi italiane in Abissinia , proprio di questi ultimi giorni . I secoli che han preparato e portato alla forma sua attuale il dominio economico della produzione borghese , hanno anche sviluppata la tendenza ad unificare la storia sotto una veduta generale ; e per cotal modo rimane spiegata e giustificata la ideologia del progresso , che informa tanti libri di filosofia della storia e di Kulturgeschichte . La unità di forma sociale , ossia la unità di forma capitalistica nella produzione , cui la borghesia tende da secoli , s ’ è venuta a riflettere nel concetto della unità della storia , in forme tanto suggestive quante non ne potea mai dare al pensiero l ' angusto cosmopolitismo dell ' impero romano , né quello unilaterale della chiesa cattolica . Ma cotesta unificazione della vita sociale , per opera della forma capitalistica borghese , si sviluppò la prima volta , e continua ora a svolgersi , non secondo regole , e piani , e preconcetti disegni ; ma , anzi , per via di attriti e di lotte , che nell ' insieme formano un colossale intrigo di antitesi . Guerra al di fuori , e guerra al di dentro . Lotta incessante fra le nazioni , e lotta incessante fra i componenti le singole nazioni . Ed è tanto complicato l ' intreccio delle opere e delle azioni di tanti emuli , concorrenti e contendenti , che la coordinazione degli eventi sfugge assai spesso all ' attenzione , per esser cosa poco facile il coglierne l ' intimo nesso . La gara che ora è tra gli uomini , le lotte che ora , con varii metodi , si svolgono tra le nazioni e nelle nazioni , son valse a farci intendere meglio , per entro a quali difficoltà si è mossa la storia del passato . E se l ' ideologia borghese , riflettendo la tendenza all ' unificazione capitalistica , ha proclamato il progresso dell ' uman genere , il materialismo storico , invertendo , e senza proclamazioni , ha scoverto , che nelle antitesi fu fino ad ora la causa e il movente d ' ogni accadimento storico . E perciò il moto della storia , preso in generale , ci si rivela come oscillante ; - o meglio , per usare una immagine più propria , ci pare si svolga sopra di una linea spezzata , che cambia spesso di direzione , e di nuovo si spezza , e in alcuni momenti gli è come rientrante , e alcune volte si distende , dilungandosi di molto dal punto iniziale : - un vero zig - zag . Data la complicazione interna di ciascuna società , e dato l ' incontro di più società sul campo della concorrenza ( dalle ingenue forme della razzia , della rapina e della pirateria , fino ai raffinati metodi dell ' elegante giuoco di borsa ! ) , gli è naturale , che ogni resultato storico , quando sia misurato alla sola stregua dell ' aspettazione individuale , apparisca assai spesso come un caso , e considerato poi teoricamente torni alla mente più inestricabile delle contingenze meteoriche . Per ciò non è una semplice frase il detto della ironia che siede sovrana su la storia ; perché , difatti , se nessun Dio di Epicuro ride di lassù sopra le cose umane , quaggiù le cose umane intessono da se stesse una divina commedia . Cesserà mai cotesta ironia delle umane sorti ? Sarà , ossia , mai possibile una tal forma di convivenza , che dia luogo allo sviluppo cooperativo ed integrale di tutte le attitudini , in guisa che il processo ulteriore della storia divenga vera ed effettiva evoluzione ? Sarà possibile , se così piace agli amatori delle arrotondate frasi , la umanizzazione di tutti gli uomini ? Eliminate , nel comunismo della produzione , le antitesi , che sono ora causa ed effetto delle differenziazioni economiche , tutte le energie umane non acquisterebbero un grado altissimo di efficacia e di intensità negli effetti cooperativi , e al tempo stesso non si svolgerebbero esse con la massima libertà d ' individuazione , in ogni singola persona ? Nelle risposte affermative a tali domande è la somma di ciò , che il comunismo critico dice , ossia , predice dell ' avvenire . E non dice e predice , come per discutere di una astratta possibilità , o come chi di capo suo voglia mettere in essere uno stato di cose , che speri o vagheggi . Ma dice e predice come chi enuncia ciò che è inevitabile accada , per la immanente necessità della storia , vista e studiata oramai nel fondo della sua sostruzione economica . Ce n ' est que dans un ordre de choses , où il n ' y aura plus de classes et d ' antagonisme de classes , que les évolutions sociales cesseront d ' étre des révolutions politiques . Alla vecchia società borghese , con le sue classi e coi suoi antagonismi di classe , subentra una associazione , nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti . I rapporti borghesi della produzione sono l ' ultima forma antagonistica del processo sociale della produzione - antagonistica non nel senso dell ' antagonismo individuale , anzi di un antagonismo che sorge dalle condizioni sociali della vita degl ' individui ; - ma le forze produttive , che si sviluppano nel seno della società borghese , mettono già in essere le condizioni materiali per la risoluzione di tale antagonismo . Con tale formazione di società cessa , per ciò , la preistoria del genere umano . Con la presa di possesso dei mezzi di produzione da parte della società , rimane esclusa la produzione delle merci , e con essa rimane esclusa la signoria del prodotto sul produttore . All ' anarchia dominante nella produzione sociale subentrerà la cosciente organizzazione a disegno . La lotta per l ' esistenza individuale cesserà . Solo per cotal modo l ' uomo si distaccherà , in un certo senso , dal mondo animale , in modo definitivo , e passerà dalle condizioni di esistenza animale in quelle di esistenza umana . Tutto l ' ambito delle condizioni della vita , che fino ad ora ha dominato gli uomini , passerà sotto il comando e sotto la revisione degli uomini stessi ; che diverranno , così , per la prima volta effettivi signori della natura , perché saranno signori della propria consociazione . Le leggi della loro propria attività sociale , che stavano loro di contro come leggi estranee che li dominassero , saranno applicate e padroneggiate dagli uomini stessi , con piena cognizione di causa . La stessa consociazione , che stava di fronte agli uomini , come imposta dalla natura e dalla storia , diverrà la libera e propria opera loro . Le forze estranee ed obiettive , che finora dominavano la storia , passano sotto la vigilanza degli uomini . Solo da tal punto in poi gli uomini faranno con piena coscienza la loro propria storia ; solo da tal punto in poi le cause sociali , che essi metteranno in moto , potranno raggiungere , in gran parte , e in ragione sempre crescente , i voluti effetti . Questo è il salto del genere umano dal regno della necessità in quello della libertà . Compiere cotesta azione liberatrice del mondo , ecco la missione storica del proletariato moderno . Se Marx ed Engels fossero stati mai facitori di frasi , se la mente loro non fosse stata resa cauta , fino allo scrupolo , dall ' uso e dall ' applicazione cotidiana e minuta dei mezzi scientifici , se il contatto assiduo con tanti cospiratori e visionarii non li avesse resi aborrenti da ogni utopia , fino alla pedanteria dell ' opposto , tali enunciati potrebbero esser tenuti in conto di geniali paradossi , che sfuggano all ' esame della critica . Ma quegli enunciati sono come la chiusa , anzi sono l ' effettiva conclusione , della dottrina del materialismo storico . Resultano a filo diritto dalla critica dell ' economia e dalla dialettica storica . In tali enunciati , del resto sviluppabili , come avrò occasione di mostrare in altro luogo , si riassume tutta la previsione dell ' avvenire , che non sia , né voglia essere , romanzo , o utopia . E in questi enunciati stessi è una adeguata e conclusiva risposta alla domanda con la quale comincia questo capitolo : se , cioè , nelle serie degli accadimenti storici ci sia da ultimo ed effettivamente senso e significazione . E qui faccio punto ; parendomi , che , per una dilucidazione preliminare , ce ne sia oramai abbastanza . Roma , 10 marzo 1896 Appendice A proposito della crisi del marxismo . Mi riferisco qui ad un libro , nè breve , nè di comoda lettura , di Th . G . Masaryk , professore della Università czeca di Praga , venuto in luce proprio di questi ultimi giorni . Quanto sia voluminoso può vedersi a piè di pagina , dove n ' è dato per esteso il titolo . Non mi propongo però di scriverne la recensione pura e semplice . E se mai paresse , che l ' esprimere la propria opinione a proposito d ' un libro importi che di quello si faccia la recensione , dirò che questa qui assumerà necessariamente le proporzioni e l ' andatura di un quasi - articolo . Il nome mio e il titolo a capo della pagina potrebbero indurre nel sospetto , che io intenda di mettermi come in una polemica di partito . Il lettore stia d ' animo tranquillo . Non confonderò le pagine della " Rivista italiana di sociologia " con le colonne del giornale politico cotidiano . Dirò solo , en passant , come il caso assai curioso del grande affanno , che la stampa politica italiana , sia essa giornaliera o altrimenti periodica , s ' è dato per mesi e mesi nel proclamare la morte del socialismo , usando la etichetta della crisi del marxismo , è parso a me un nuovo documento di quel vizio organicamente nazionale , che può oramai definirsi qual diritto all ’ ignoranza . A nessuno di cotesti egregi becchini del socialismo , che , tanto per far folla intorno alla crisi , andavano mettendo assieme a casaccio i nomi incompatibili fra loro di così varii scrittori , è venuto in mente di proporsi queste semplici e oneste domande : - la critica sorta in altri paesi intorno al marxismo può essa mai riguardare direttamente l ' Italia ? - ebbe mai , o ha , cotesta dottrina alcuna solida base e sicura diffusione nel nostro paese ? - e , al postutto , il partito socialistico italiano ha tanta forza già , e tale estensione su le masse e tra le masse , ed ha in se stesso tale sviluppo e tale complessità di condizioni e di attinenze politiche , da rivelare quei caratteri precisi e spiccati di stabile e duratura organizzazione proletaria , data la quale il discutere a fondo della dottrina gli è discuter di cose e non di parole ? - e , per andare più al fondo , c ' è chi possa dire , che in questo paese nostro sia stata già percorsa tutta la via crucis delle trasformazioni economiche , a capo delle quali s ' è avverato altrove ciò che dicesi sistema capitalistico , del quale il marxismo , alla sua volta , è poi il contraccolpo critico ? Chi si fosse proposte coteste domande , e altre simili , sarebbe venuto nella onesta conclusione , che non ci può essere la crisi di ciò ... che non esiste ancora . Può darsi , anzi si dà di certo , che tutti cotesti necrologisti del socialismo ignorassero come la frase di crisi del marxismo fosse stata coniata e messa in circolazione per l ' appunto dal professore Masaryk , al quale ( lui ignaro tuttora , come accade spesso agli stranieri , delle cose d ' Italia ) è capitata l ' insigne sorte di portare nel nostro paese un nuovo ed inatteso contributo alla fortuna delle parole . Ma gli è proprio così . La espressione di crisi del marxismo fu inventata da Masaryk nei numeri 177-79 della " Zeit " di Vienna , del febbraio del 1898 , e quegli articoli suoi furon poi raccolti in opuscolo , con la data del 10 marzo : - e , si badi bene , non perché l ' autore di tale scoperta letteraria avesse in animo di dichiarare la morte del socialismo , ma solo perché gli parve di constatare ( mi si passi la parola di gergo giornalistico ) la crisi per entro al marxismo ; - ed egli difatti conchiudeva così : " Io vorrei ammonire i nemici del socialismo , di non farsi delle vane speranze in pro dei loro partiti per questa crisi del marxismo , la quale potrà dare anzi gran forza al socialismo , quando i suoi capi vorranno criticarne liberamente i fondamenti e superarne i difetti . Come tutti gli altri partiti di riforma sociale , il socialismo ha la sua fonte viva nelle manifeste imperfezioni del presente ordinamento sociale , e nella sua ingiustizia ed immoralità , e soprattutto nella miseria materiale , morale ed intellettuale della gran massa presso tutti i popoli " . In quelle 24 pagine , che erano invero troppo poco per la gravità dell ' assunto , i dati della crisi - per quanto s ' attiene alla Sozialdemokratie tedesca e con qualche piccolo riferimento alla letteratura francese ed inglese - venian riassunti , enumerati , caratterizzati , così un po ' in furia e fretta , nei seguenti capi ... Ma che giova di tenersi più all ' opuscolo del 10 marzo 1898 , se nel libro alla data del 27 marzo 1899 le 24 pagine d ' allora son diventate 600 , dico 600 , il che è viceversa troppo assai - direbbe un napoletano - e per la entità di ciò che vi si va esponendo , e per la pazienza media dei lettori ? Il prof . Masaryk è un positivista : parola qui in Italia d ' uso soverchiamente estensivo ed elastico , ma che per lui professante filosofia vuol dire , e sia pure con parecchie modificazioni , trovarsi su la linea che va da Comte a Spencer ... o a Masaryk stesso . Non sarei in grado di tributargli tutta l ' ammirazione della quale sarà , forse , degno ; perché lui ha l ' abitudine per me incomoda di scrivere in lingua czeca . Non ne conoscevo fino ad ora se non la Logica concreta nella traduzione tedesca . Né vorrei soverchiamente sottilizzare sul tenore tassativo delle sue espressioni , perché questo libro è stato tradotto dal signor Kalandra in un tedesco alquanto cancelleresco . L ' opera nel tutt ' insieme , come dice l ' autore stesso nella prefazione , non è da considerare sotto l ' aspetto della composizione e dello stile . E ' un parto onninamente ultraccademico , con la ovvia partitura in introduzione e sezioni , e queste , che son cinque e son seguite dal riassunto , recano la suddivisione in capitoli , con la sottofigura dell ' A , B , C e così via , fin giù giù alla risuddivisione del tutto in 162 paragrafi , con varia bibliografia in ordine sparso e in ordine concentrato , con un indice - sommario veramente mirabile , che fa pensare a tante cose cui il libro poi non risponde , e con l ' inevitabile registro . Sono , insomma , appunti di lezioni illustrative e dichiarative , di tono posato e anzi tenue , redatte a schema da enciclopedia , e non tutte identificabili alla stessa data . Infatti , mentre il libro , composto originariamente in lingua czeca , e preannunziato nell ' opuscoletto dell ' altro anno , che può tenerne le veci per chi non voglia leggere le 600 pagine , s ' andava stampando nella traduzione tedesca , nel frattempo è apparso l ' oramai famoso libro del Bernstein ( cfr . nota I a p . 590 ) , e con questo l ' autore ha sentito il bisogno di accomodare le sue partite in altro posto . L ' atteggiamento del Masaryk è veramente sui generis . Lui non è socialista , lui conosce estesamente la letteratura del socialismo , lui non è avversario professionale del socialismo , lui lo giudica dall ' alto , in nome della scienza . Fu deputato al Reichsrath della Cisleitania , ma sebbene nazionalista e progressista , che io sappia , non si confuse mai coi giovani czechi . Ora mi pare si tenga in disparte dalla politica . Pubblica una rivista , che è un quissimile della nostra " Nuova Antologia " , ed è dotto di mestiere , cioè gran leggitore e riferitore accurato di ciò che legge , fino al minimo della più minuta minutaglia . E questo è il primo e principale difetto del libro suo ; nel quale si discorre di molte ed infinite cose , ma alla realtà , al fatto , al vivo non si arriva mai . L ' autore ha come intercettata la vista dalla carta stampata , e dalle ombre degli scrittori tra i quali s ’ aggira con pari ossequio per tutti , come chi abbia l ' occhio privo di virtù prospettica . Non è forse il principale dovere di chi si metta per la via di discutere dei fondamenti del marxismo di essere in grado di rispondere , ma dal vivo , a questa domanda : credete voi o non credete alla possibilità di una trasformazione della società dei paesi più civili , per la quale cesserebbero le cause e gli effetti delle presenti lotte di classe ? Di fronte a tale problema generale gli è davvero d ' importanza secondaria il modo della transizione a quello stato futuro , desiderato o previsto ; perché quel modo sfugge al nostro arbitrio , e certo non dipende dalle nostre definizioni . Per rispetto a cotesta tesi generale gli è cosa , non dirò indifferente , ma certo di valore assai subordinato , il sapere , qual parte del pensiero e delle opinioni , ( molti confondono maledettamente quello e queste ! ) di Marx e dei suoi prossimi seguaci ed interpreti collimi o non collimi con le presenti e con le future condizioni del movimento proletario : perché non occorre di essere seguaci sfegatati del materialismo storico per intendere , come le dottrine valgono in quanto dottrine , cioè in quanto sono una luce intellettuale portata sopra un ordine di fatti , ma che in quanto sono dottrine non son causa di nulla . Ma il signor Masaryk è , invece , un dottrinario , cioè un credente nella virtù delle idee , cioè un accademico , per il quale tutto consiste nella lotta per la concezione generale del mondo ( Weltanschauung ) ; e non c ' è da maravigliarsi che egli respinga con sovrano disprezzo ( passim ) l ' espressione istinto delle masse Questa critica , che poggia tutta su la presunzione di un giudizio sovranamente imparziale delle lotte pratiche della vita in nome della scienza , e che ignora la rassegnazione del pensiero al corso naturale della storia , è e rimane intrinsecamente caduca , perché s ' aggira intorno al marxismo , senza afferrarne mai il nerbo , che è la concezione generale dello sviluppo storico sotto l ' angolo visuale della rivoluzione proletaria . Indugiandomi a definire l ' atteggiamento in genere del Masaryk , mi pare di ripagarlo di cortesia italiana dell ' ignoranza nella quale egli trovasi per rispetto ai miei scritti in argomento . Se mai li leggesse , s ' avvedrebbe , forse , come , senza scendere alle minuzie della polemica a tu per tu con la stampa corrente del partito , senza proclamarsi scovritori od autori della crisi del marxismo , si possa esser seguaci anche all ' ora presente del materialismo storico , dopo fatta la debita parte alla nuova esperienza storico - sociale , e con la conveniente revisione dei concetti , che abbiano subito o subiscano correzione dal corso naturale del pensiero . Le dottrine , che sono in atto di svolgersi e di progredire , non ammettono la trattazione erudita e filologica , come usa per le sorpassate forme del pensiero , e per ciò che ci fu trasmesso dalla tradizione , ed ha nome di antico . Ma i temperamenti intellettuali degli uomini sono assai difformi tra loro ! Alcuni - e son pochi - presentano al pubblico il resultato del proprio lavoro , e non credono di dovervi aggiungere la storia intima delle loro letture , fino alla fotografia della penna della quale si servono . Sono altri - e questo è il maggior numero - i quali sentono vivo il bisogno di dare alle stampe tutto il frutto delle loro letture . Son meticolosi custodi dei loro quaderni , perché nessuna parte di loro fatiche vada perduta , né pei presenti , né pei futuri . Il professore Masaryk - che stempera in 600 pagine una tesi di occasione , ed è questa : che giudizio possa farsi ora del marxismo , atteso il fatto che se ne discute anche per entro al partito ; - il professore Masaryk , che ha tanto letto , non può a meno di considerare il marxismo stesso secondo le sacramentali rubriche della filosofia , della religione , dell ' etica , della politica , e così via all ' infinito : e , caso curioso , proprio lui , che ha tanto ossequio per la burocrazia universitaria e per il casellario dei feticci della scienza , finisce poi da ultimo per dichiarare , essere il marxismo un sistema sincretico ! ( passim in tutto il libro , ed esplicitamente a p . 587 ) . Era parso a me , che quella dottrina fosse proprio precisamente il contrario , e un che , anzi , di tanto intimamente unitario , da mirare , non solo a vincere la opposizione dottrinale tra scienza e filosofia , ma anche quella più ovvia tra pratica e teoria . Ma il signor Masaryk è fatto così com ' è , e seguiamolo pure nelle sue rubriche . Lascia ben volentieri ad altri di occuparsi del socialismo in quanto è tendenza ( a uso A . Menger ) alle riforme giuridiche ; dichiara di non immischiarsi direttamente nelle questioni della Economia ( nella qual disciplina invero pare a me che zoppichi da ambo le gambe ) , e ci tiene a mettere soprattutto in evidenza la filosofia di Marx , la quale esiste , tuttoché non sia espressa in opere di tassativa composizione ad hoc ; e studia in tutte le 600 pagine la crisi in quanto essa è strettamente " scientifica e filosofica " ( p . 5 ) . Non chiedete , dunque , all ' autore , né un esame concreto delle condizioni attuali del mondo economico fatto dal vivo , né un consiglio pratico e largo di politica sociale . Se il movimento della proletarizzazione continui o no , se la teoria del valore sia o no esatta , queste e le altre questioni affini , per quanto della massima importanza , non interessano lui filosofo ( p . 4 ) . Il resultato pratico è solo questo , di consigliare ai socialisti ( p . 591 ) di tenersi al programma dell ' Engels del 1895 , cioè dire alla tattica parlamentare ; il che veramente essi vanno facendo da per tutto nel mondo , e , secondo il debole avviso mio , per la semplice ragione , che non potrebbero fare altrimenti senza addimostrarsi , o pazzi , o stolidi . Se non che il Masaryk rincalza il consiglio con questo monito , che si debba anche abbandonare l ' ideologia marxista ! A buon conto , non è il corso naturale delle vicende politiche dell ' Europa civile che abbia indotto i socialisti a cambiare di tattica ( né l ' autore saprebbe dirci quanto tempo questa nuova durerà , o potrà durare ) , ma son le idee che cambiano e devono cambiare . Tutto si compendia nella lotta per la Weltanschauung ( cfr . segnatamente pp . 586-92 ) , il che è naturale in uno scrittore , che ci tien tanto al sacramentale concetto della classificazione delle scienze ( p . 4 ) , e al posto sovraeminente della filosofia . Il Philister , nella subspecie professorale , ci si rivela qui tutto intero nella sua propria natura . Conoscere estesamente la letteratura del socialismo , e di questo ignorare l ' intimo , il senso , l ’ animo ! Dato questo animo - s ' intende da sé - l ' orientazione scientifica cambia del tutto , anzi cambia il posto della scienza nella economia dei nostri interessi . Ma a ciò il Masaryk non giunge mai , perché dovrebbe , per arrivarci , valicare i confini delle definizioni . Il suo libro , perciò , per quanto ricco di coscienziose informazioni , ed alieno dal disprezzo professionale del socialismo si riduce , nell ' intento e negli effetti , ad un enorme piato del positivismo contro il marxismo ! Due osservazioni mi occorrono qui . La mia affermazione suonerà strana a molti in Italia , dove è in uso di significare con la parola positivismo tutto ed ogni cosa . Inoltre , come ho più volte scritto , che quella intuizione della vita e del mondo , la quale si compendia nel nome di materialismo storico , non è giunta a perfezione negli scritti di Marx e di Engels , e dei loro prossimi seguaci , così ora qui più recisamente affermo , che la continuazione di quella dottrina procede ancor lenta , e forse procederà allo stesso modo per un buon pezzo . Ma i libri come questo del Masaryk non giovano a nulla . Ecco qua un coacervo di obiezioni in nome del positivismo sì , ma non in nome della revisione diretta ed autentica dei problemi della scienza storica , e non in nome delle questioni politiche attuali . La così detta crisi non diventa , né il subietto di un esame da pubblicista , né l ' obietto di uno studio da sociologo , ma è come uno spazio vuoto o una pausa , in cui l ' autore vada a deporre , o a recitare , le sue filosofiche proteste . Uno studio , né vano né privo d ' interesse , è dedicato alla formazione prima del pensiero di Marx ( pp . 17-89 ) . Ma il facit è da ultimo assai meschino . " Nella costante mutazione dell ' ordinamento sociale venne Marx da ultimo a trovare la ragione storica del comunismo , come quello che s ' imponga da sé . - Secondo Marx la filosofia è la copia naturalistica del processo del mondo . - Il comunismo è dato dalla storia stessa . - Il materialismo di Marx è un materialismo storico " . - Proposizioni come queste , le quali riproducono a un di presso il pensiero fondamentale dello scrittore che si ha per mani , dovrebbero indurre , pare a me , il critico a rifarsi su i fondamenti di tali concezioni , per rovesciarli , se mai , con una critica ab imis . Ebbene , che fa il signor Masaryk ? Pochi righi dopo scrive : " La sua filosofia e quella di Engels hanno il carattere dell ' eccleticisino " . - E poi ci regala , alla lettera D del capo II , una insalata russa delle opinioni in contraddittorio di Bax , K . Schmidt , Stern , Bernstein , Plekanoff , Mehring , in quanto han discusso se tale filosofia , diciamo così marxistica , sia conciliabile o no col ritorno a Kant , a Spinoza , o a che altro siasi ; e non gli sovviene del poeta , che assistette alla fondazione della Università di Praga , per esclamare con lui : Povera e nuda vai filosofia ! Alquanto sconnessa è la trattazione che l ' autore dedica al materialismo storico ( pp 92-168 ) , indugiandosi in prima sul divario delle definizioni , per venire infine ad una critica tutta fondata su la vecchia nenia della dottrina dei fattori , più o meno dissimulata in una fraseologia sociologica e psicologica alquanto dubbia ed incerta . In conclusione all ' autore repugna il pensiero di una concezione obiettivamente unitaria della storia ; e gli capita spesso di confondere la spiegazione del complesso storico mediante il variare innanzi tutto della struttura economica , con la spiegazione illico et immediate del fatto storico determinato per via delle rispettive ed individuate condizioni economiche . Non deve quindi recar meraviglia di vedere come Marx venga considerato quale una specie di Comte alterato in peggio , che diventa poi un inconsapevole seguace di Schopenhauer nell ' accettare il primato della volontà , dottrina che contraddice però alla sacramentale tricotomia psicologica d ' intelletto , sentimento e volere . Può darsi che quel povero Marx ignorasse , come l ' uomo sia fornito , oltre che dell ' intelletto , anche d ' un fegato ( sic ! ) , il che è tanto più sorprendente , in quanto che lui era assai fegatoso ( sic ! ) per le quali buone ragioni può essere accaduto non s ' avvedesse , che il soppravvalore è un concetto principalmente etico ( sic ! ) . Al professore di Università , che tratta la sua materia come il suo mestiere , può venir facilmente la tentazione di far passate un determinato autore sotto lo scrutinio di tutte quelle altre dottrine che lui critico abbia l ' abitudine di studiare e di maneggiare . E allora , per una strana illusione da erudito , accade che i termini di confronto , che sono nell ' abito subiettivo del critico , divengano surrettiziamente come dei termini di effettiva derivazione . Così stava accadendo al Masaryk ; quando ecco che lui , nel bel mezzo delle sue tentate comparazioni , si contraddice , e sentenzia ( p . 166 ) : " Nel fatto Marx viene a formulare ciò che , come suol dirsi , si trovava nell ' aria , e perciò io non ho dato gran peso ai singoli influssi su la sua formazione intellettuale " . Ergo - direi io - ricominciate da capo , e anzi invertite . Nell ' autore , che trattate , s ' è avverata appunto questa inversione , che dalla critica dell ' economia e dal dato delle lotte di classe egli risalì ad una nuova concezione storica ( e non per modificare , s ' intenda bene , ciò che tecnicamente dicesi disciplina della ricerca storica ) , e per quella via poi ad una nuova orientazione su i problemi generali della conoscenza . Ma voi forzate le cose , ma voi le alterate del tutto , mettendovi per una via che non è quella percorsa dall ' obietto del vostro esame . Ma si capisce , voi filosofo professionale scendete dall ' alto delle definizioni al particolare del materialismo storico ; e , con tutto il dovuto ossequio alla metodologia , giungete alla teoria delle lotte di classe ( pp . 168-234 ) come si arriva a un corollario . Anche qui la fedeltà della esposizione materiale rende più sensibile la incapacità alla comprensione intima e viva . Qua e là alcune utili osservazioni su la imprecisione dei termini borghesia , proletariato e simili , e poi delle altre di maggior valore su la irriducibilità di tutta la società presente alle due famose classi , data la sua più varia e complessa articolazione . A riscontro di tutto ciò , ecco una singolare inettitudine ad afferrare un concetto così semplice ; che , cioè , dato l ' intreccio della vita sociale , gl ' intenti individuali possono esser tutti errati : la qual cosa induce l ' A . a dire , che nel marxismo la coscienza individuale si risolve in puro illusionismo ( ! ) . Gli repugna di credere , che le leggi economiche seguano un processo naturale ; - ebbene , si provi a cambiarne la successione storica per atti di arbitrio . Rivendicata la spontaneità ( ma quale ? ) delle forze che danno impulso alla storia , e l ' aristocrazia dello spirito filosofico , e detto come il determinismo marxistico sia una e sola cosa col fatalismo , l ' A . si confessa così : “ Io spiego il mondo e la storia teisticamente ” ( p . 234 ) . Deo gratias ! Al pezzo forte ci siamo finalmente , cioè alla esposizione del mondo capitalistico ( pp . 235-313 ) , e alla critica del comunismo e del processo della civiltà ( pp . 313-86 ) . Questo è dei socialisti il punto essenziale , e su tale terreno soltanto è dato di combatterli . Ma l ' A . era disceso dalle alture , e così sia . Non saprei negargli - tanto per cominciare dalle conclusioni - una discreta parte di ragione , là dove parla di soverchio primitivismo e semplicismo , specie per rispetto al tentativo dell ' Engels nel rifare in breve i punti principali della storia della civiltà . Il divenire dello stato , ossia della società ordinata a classi , con le ragioni del dominio e dell ' autorità , supposta la proprietà privata e supposta la famiglia monogamica , ebbe modi varii di sviluppo nella storia specializzata e concreta , e non c ' è facilismo che tenga , nel provarsi a rendere plausibili gli schemi troppo semplici . Può darsi che dei socialisti correnti al comodo argomentare vedan troppo semplificato l ' intreccio della storia , riducendo questa in breve volume ; il che li induce a semplificar del pari con soverchio arbitrio l ' intreccio della società presente . Né certo giova di richiamarsi di continuo alla negazione della negazione , che non è istrumento di ricerca , ma è solo formula riassuntiva , valida , se mai , post factum . Certo che il comunismo , ossia il più o meno lontano approdo della società presente verso una nuova forma della produzione , non sarà un parto mentale della dialettica subiettiva . E perciò credo - son cortese di armi agli avversarii - non esserci che un solo modo di combattere seriamente il socialismo , ed è quello di provarsi a dimostrare come il sistema capitalistico abbia in sé - per ora almeno - tale indefinita forza di adattabilità , che tutti i movimenti proletarii si riducano in fondo a meteoriche agitazioni , senza mai formare un processo ascensivo , che importi da ultimo , con la eliminazione del salariato , anche quella di ogni dominio di classe . In cotesto intento critico - dimostrativo si riassume , per es . , la forza della scuola del Brentano e i suoi seguaci . Ma questo non pare sia pane pei denti del signor Masaryk , il quale rivela tutta la sua inettitudine ad afferrare il nesso economico della materia che ha per le mani , proprio nel capitolo che dedica alla critica del sopravvalore ( pp . 250-313 ) . Attraverso ad una rassegna bibliografica intorno alla vexata quaestio del divario fondamentale che correrebbe tra il I e il III volume del Capitale , l ' A . viene a rigettare come inesatta la dottrina del valore - lavoro , e poi giù giù ad affermare , come Marx non potesse partire dal concetto della utilità , perché il suo obiettivismo estremo lo rendeva alieno dalla considerazione psicologica ( ! ) . Dichiara poi la sua opinione sul posto che l ' economia dovrebbe occupare nel sistema delle scienze , data la dipendenza sua dai presupposti di una sociologia generale . Rigettato il concetto della economia in quanto scienza storica , riaccampa la pretesa di una scienza della economia , che , senza confondersi con l ' etica , abbracci tutto l ' uomo , e non soltanto l ' uomo lavorante . Sofistica su la impossibilità di trovare una misura del lavoro , in quanto questo , alla sua volta , debba misurare il valore ; e considera il sopravvalore come una escogitazione tratta dalla ipotesi costruttiva delle due classi in lotta fra loro . Per via di molti ripieghi scrive l ' apologia del capitalista , in quanto è intraprenditore , cioè lavoratore e direttore ; e , mentre si scaglia contro la classe parassitaria e contro il commercio ingannatore , postula un ' etica la quale insegni a ciascuno la parte del suo dovere . Si compiace , da ultimo , che Marx abbia scoverta l ' importanza sociale dei lavoratori minuti ; sebbene sia caduto in quel discreto numero di spropositi , che il nostro autore va notando ; come a dire , per es . , la riduzione del lavoro complicato al lavoro semplice , e soprattutto la strana opinione di credere alle lotte di classe , mentre non c ' è che lotta tra gli individui . Ma se è cosa così facile il ridurre in polvere il materialismo storico , ma se le lotte di classe in quanto principio di dinamica storica non sono che la erronea generalizzazione di fatti male intesi , ma se l ' aspettazione del comunismo è affatto utopistica , ma se le dottrine del Capitale sono di cosi patente erroneità , ma se tutti i fondamenti sono oramai distrutti , perché l ' A . s ' affanna poi a scrivere altre duecento pagine sul diritto , su l ' etica , su la religione e così via , ossia su quei sistemi che chiama ideologici ? A me sarebbe bastato , p . e . , ciò che è detto a pagine 509-19 , in una specie di pausa interposta alla rete fitta dei paragrafi , come per venire ad una certa maniera di giudizio finale , al quale poi , per difetto di stile , manca pur troppo la concentrazione del pensiero nella concisione degli enunciati . In questo tentato riassunto è come raccolta la caratteristica del marxismo , la qual cosa dà maggior risalto alla tesi dell ' autore . - Marx ( questo è il succo della caratteristica ) , segna l ' estremo limite della reazione contro il subiettivismo , in quanto che per lui la natura è il prius e la coscienza non è che resultato , dunque obiettivismo positivo assoluto ; per lui la storia è l ' antecedente e l ' individuo è il conseguente , dunque negazione assoluta dell ' individualismo . La questione della conoscenza è puramente pratica . Tra natura dell ' uomo e storia umana c ’ è perfetta equazione . Non c ’ è altra fonte di conoscenza dell ' uomo , da quella in fuori che ci offre la storia . L ' uomo è tutto in ciò che l ' uomo fa . Di qui il fondamento economico di tutto il resto . Di qui il lavoro come filo conduttore della storia . Di qui la persuasione , che le varie forme sociali non siano , se non le forme varie della organizzazione del lavoro . Di qui la veduta del socialismo non più come di semplice aspirazione o aspettazione . Di qui il concetto del comunismo , non come di semplice sistema di rapporti economici , ma come di una innovazione di tutta la coscienza , oltre i limiti di tutte le presenti illusioni , e nell ' assetto dell ' umanesimo positivo . - Ma cotesto estremo obiettivismo s ' infrange ora nel ritorno a Kant , ossia nel criticismo . Marx fu incompleto . Non seppe superare Hegel , non trovò l ' espressione adeguata delle sue tendenze , ricadde nella romantica di Rousseau , invano si provò a districarsi da Ricardo e da Smith , dei quali tentò la critica , e rimase autore di un sistema incompleto . C ' è in lui come una tragica filosofica . Fece servire a nuovi ideali le idee già vecchie , non seppe trovare altre molle al rivoluzionarismo , se non negl ' impulsi all ' edonismo , e per ciò rimase aristocratico ed assolutista nella sua passione rivoluzionaria . Cotesti tratti , che sarebbero pennellate per chi disponesse della facoltà dello stile , questi tratti i quali possono farci avvertiti del come corra attraverso tutta la storia una continua gran tragedia del lavoro , lasciano impassibile il nostro autore nella sua accademica pedanteria . Lui non contrappone concezione a concezione nel rapido sguardo di una nuova interpretazione dei destini umani , ma obietta solo in nome “ della missione del nostro tempo a ritrovare una nuova sintesi delle scienze ” ( p . 513 ) . - E qui di nuovo Hume e Kant , e la domanda : che è la verità ? E poi si discorre della nuova neoetica , che deve discendere scientificamente alla critica della società . La nuova filosofia deve risolvere il problema della religione , che Marx credette d ' aver superato , facendo di quella una forma illusionale . Il pessimismo è la nota dominante del nostro tempo . Schopenhauer s ’ avvicinò in parte al vero , nel fare della volontà la radice del mondo . Gli fece da pendant Marx con la dottrina unilaterale del lavoro . Il marxismo ebbe il torto di rimanere negativo . " Il Capitale non è se non la trascrizione economica del Mefistofele del Faust " ( sic ! a p . 516 - e chi non mi crede vada a riscontrare ! ) Da ultimo sappiamo - se io ho ben capito - che nel ritorno a Kant , e nel declinare dello spirito rivoluzionario verso il parlamentarismo , consiste l ' essenziale della crisi ; ossia , l ' inizio dell ' epoca Masaryk nella storia del mondo . Dunque Kant e il parlamento ! Ma quale Kant ? Quello della privatissima vita privata del signor Philister di Königsberg ? - o quell ' altro autore rivoluzionario di scritti sovversivi , che parve ad Heine un altro degli eroi della grande rivoluzione ? E quale parlamento di ordinaria e consuetudinaria fattura è chiamato a trasformare la storia ? Diremo allora Kant e la Convenzione : - ma questa succedette alla rivoluzione , cioè allo sgretolamento di tutto un sistema sociale , alla rovina di tutto un ordinamento politico , allo scatenamento di tutte le passioni di classe ... e basta . Il signor Masaryk , come professionista di sociologia accademica , ha il diritto di ignorare quella storia viva , agitata , impulsiva , passionata che piace a quegli altri mortali , i quali hanno il senso simpatetico della realtà umana ; e può perciò comodamente adagiarsi nella persuasione che il periodo delle rivoluzioni è oramai sorpassato per sempre , e che siamo definitivamente entrati in quello delle lente evoluzioni , anzi nell ' idillio della quieta e rassegnata ragione . E torniamo pure al suo casellario . La scorsa su la dottrina dello stato e del diritto ( pp . 387-426 ) è rivolta principalmente a combattere la veduta secondo la quale quello e questo sono come delle formazioni secondarie e derivate per rispetto alla società in genere . Lo stato esiste dalle origini della evoluzione , ed esisterà sempre per ragioni che l ' intelletto e la morale approvano ( p . 405 ) ; e poi l ' uomo " per naturale disposizione sua non solo comanda volentieri , ma si lascia anche comandare , e volentieri obbedisce " . Le disuguaglianze naturali legittimano la gerarchia ( p . 406 ) . E sta bene ! Ma dato ciò , perché affannarsi poi a dimostrare , che il diritto non è derivabile dalle condizioni economiche ; a che pro spendere del tempo a combattere le dottrine egalitarie dell ' Engels , e perché appellarsi alla solenne autorità del Bernstein ( p . 409 ) , che avrebbe rimesso in onore lo stato ( figurarsi , proprio in un articolo della " Nene Zeit " ! ) , come quella tal cosa che i socialisti non voglion più abolire , ma soltanto e semplicemente riformare ? Ma gli è tanto facile di trovarsi d ’ accordo col volgare senso comune , il quale non si rifiuta di ammettere , precisamente come fa il nostro signor Masaryk , che vi sono disuguaglianze giuste e di quelle ingiuste ( sic ! ) . Magari ci desse lui la misura giusta ! Passo sopra al capitolo intitolato nazionalità ed internazionalità ( pp . 426-65 ) - dove l 'A., oltre a mostrarsi indignato per la slavofobia di Marx , fa delle utili osservazioni su quegl ' impedimenti all ' internazionalismo , i quali nascono spontanei dallo spirito nazionale - per fermarmi un poco su gl ' insigni paradossi che pronuncia a proposito della religione ( pp . 455-81 ) . Qui ci si rivela qual vero decadente . Cattolicesimo e protestantesimo sono ancora fatti arcivivi , e decisivi inoltre sulle sorti del mondo ! Anzi noi tutti siamo , o l ' una cosa , o l ' altra . Anzi tutta la filosofia moderna è protestante , e non c ' è filosofia cattolica se non per nefas ( e il vostro Comte ? ) . In Marx c ' è un elemento cattolico , non solo per aver egli adottato il socialismo francese , il quale è cattolico e repugna alla coscienza protestante , ma perché fu autoritario , nemico della individualità , internazionalista e seguace dell ' obiettivismo assoluto ( p . 476 ) . Come la Rivoluzione Francese fu in gran parte un movimento religioso , così un che di religioso è implicito a tutto il socialismo contemporaneo . Qua e là s ' accenna all ' idea , che protestantesimo e cattolicesimo in un certo modo reciprocamente si completino ; - e può darsi che l ' A . pensi che si prepari ora nel socialismo la religione dell ' avvenire , attesoché " la fede sia il più alto obiettivismo dell ' uomo normale , e perciò ipso facto sociale ; - ma l ' obiettivismo di Marx è troppo bilioso " ( p . 480 ) . Se la religione è perenne , se lo stato è immortale , se il diritto è naturale , figurarsi poi se l ' etica ( pp . 482-500 ) non debba essere supereterna . L ' A . rivendica alla coscienza morale il carattere del dato indiscutibile ed immediato . Non mi soffermo a dichiarare come qualmente non occorra di essere né materialisti della storia , né materialisti semplici , per relegare tra le fiabe cotesta opinione infantile ; e faccio perciò grazia all ' A . delle citazioni degli articoli di riviste , nei quali i Bernstein , gli Schmidt e simili socialisti avrebbero rivendicate le ragioni dell ' etica contro l ' amoralismo di Marx ( p 497 ) . Taccio del socialismo per rispetto all ' arte ( pp . 500-8 ) . Per tutte coteste ragioni , leggendo ciò che l ' A . scrive nella quinta sezione ( pp . 520-85 ) intorno alla politica pratica del socialismo , trattandone in due capi , intitolati l ' uno rivoluzione e riforma , e l ' altro marxismo e parlamentarismo , ci si trova in presenza di un artefatto dottrinale della più bella specie verbalistica . Che il socialismo siasi venuto sviluppando , in questi ultimi cinquanta anni , dalla setta al partito , è cosa abbastanza nota . Che il comunismo imperativo e categorico di una volta , sia divenuto la democrazia sociale , gli è altrettanto risaputo . Che i partiti socialistici spieghino presentemente un ' azione pratica varia e circostanziata , come gli è un fatto storico , gli è anche da parte loro come un fare la storia . Che in tutte coteste cose si commettano degli errori , e ci siano delle pratiche incertezze , gli è un fatto umanamente inevitabile : ma gli è anche vero , che , per intenderle coteste cose , bisogna pur viverci dentro , e con occhio e con senso da storico osserva tore . E che fa il signor Masaryk ? Ma lui non vede che categoremi ; - ed ecco come il passaggio è tutto dal rivoluzionarismo sistematico alla negazione della possibilità di qualsiasi rivoluzione , dal romanticismo all ' esperienza , dall ' aristocrazia rivoluzionaria all ' etica democratica , dall ' imperativo categorico all ' empirismo , dall ' obiettivismo puro all ' autocriticità , dal Titanismo al non so che cosa , ma si sa solo che " Faust - Marx diventa elettore ” ( p . 562 ) . Fortunati voi elettori socialistici che completate Goethe ! - E poi ecco qui uno specioso metodo : assumere la persona di Marx ( del quale non so perché l ' A . dica d ' ignorare la biografia ! p . 517 ) come indefinitamente prolungata attraverso tutti gli atti e tutte le manifestazioni dei partiti e della stampa socialistica , e metter poi a carico del marxismo del signor Carlo Marx , come fossero i ravvedimenti e pentimenti suoi proprii , le parole e gli atti di tutti gli altri . Ma pare che la Nemesi sia giunta - perché quel benedetto Marx volle essere troppo diverse cose ad un tempo stesso , e cioè filosofo tedesco e rivoluzionario latino , protestante e cattolico , - e la vendetta del protestantesimo è poi venuta ( p . 566 ) , cosicché gli è qui il definitivo motto della crisi , gli è qui il senso schietto del nuovo 9 Termidoro di Massimiliano Carlo Robespierre Marx . Non varrebbe la pena di seguire l ' A . là dove va racimolando in tutta la stampa socialistica , e negli atti dei partiti , le prove della dissoluzione del marxismo per opera dei marxisti , che sarebbero come un Marx prolungato . La tesi è che il socialismo diventa costituzionale . Per la tesi tutto è buono , anche l ' invocare la testimonianza di E . Ferri , il quale avrebbe detto , non so veramente dove , che la repubblica è un privato interesse dei partiti borghesi . Dunque niente repubblica ! E la speranza dell ' A . è questa , " che , perdendo il socialismo i caratteri acuti dell ' ateismo , del materialismo e del rivoluzionarismo , si venga in fin delle fini ad un verace democratismo , il quale acquisti le proporzioni di una universale concezione della vita e del mondo . La politica di così fatto democratismo sarebbe la vera politica della vita e del mondo , una politica sub specie aeternitatis " ( p . 585 ) . Ed io , per parte mia , confesso di non capirci nulla . Ho seguito , con insolita premura e pazienza - stante che il genere delle mie occupazioni mi tolga il modo di leggere un solo libro tutto d ' un fiato - le 600 pagine del signor Masaryk . Ne ebbi una viva curiosità al primo annunzio . S ' era tanto parlato e sparlato di crisi del marxismo da così gran numero di persone di media ed infima , e , quasi sempre , incongrua coltura , che mi parve ci dovesse esser molto da apprendere dall ' opus magnum dell ' autore della nuova parola d ' ordine della scienza sociale . La delusione che n ' ho provata resulta da ciò che son venuto fin qui notando . Certo che il signor Masaryk non ha niente che vedere con le varie specie di professionale ignoranza e di audace gherminelleria , le quali han fatto fiorire , in poco d ' ora , tanti critici definitivi del socialismo in questo nostro felice paese , ove vegetano tante sorti di anarchismo morale ed intellettuale . Non c ' è di comune tra l ' autore di cui mi occupo e cotesta così detta crisi del marxismo in Italia , niente altro dall ' etichetta in fuori , e cotesta etichetta è giunta da noi certamente per via della stampa francese . L ' onesto e modesto intento del Masaryk fu soltanto quello di recitare l ' elogio funebre del marxismo , proprio in nome di un ' altra filosofia . La materia da criticare l ' ha raccolta in note di paziente e minuta elaborazione ; e in nome di che e a quale intento la critica sia stata poi da lui condotta , apparisce chiaro da tutto il contesto , e perfino dal tono dimesso ed equanime . La questione sociale è un dato - il socialismo è anch ' esso un dato - socialismo e marxismo oramai fanno uno ( l ' autore ripete ciò più volte , e mi pare che sbagli di grosso ) , ma la questione sociale deve avere soluzioni diverse da quelle aspettate dal socialismo - marxismo ; dunque ritocchiamo , rifacciamo , sconvolgiamo la Weltanschauung , che sta a base del marxismo , e giacché gli stessi marxisti , o quasi , ne ridiscutono , entriamo da arbitri nella crisi . Ciò che il Masaryk , proprio lui , veramente voglia in pratica , lo sapremo forse meglio un ' altra volta ; ed io confesso , che , per parte mia , non mi struggo dal desiderio di saperlo . Ma questa lettura mi ha fatto ripensare a tutto un secolo di storia delle idee . Il positivismo , dalle sue origini è stato sempre alle calcagna e socialismo . Ideologicamente le due cose nacquero , quasi a un tempo , nella mente indistintamente geniale di Saint - Simon . Furono come il complemento , per antitesi , dei principi della Rivoluzione . La opposizione fra i due termini si venne svolgendo nella variopinta discendenza saint - simoniana ; e a un certo punto il Comte divenne il rappresentante della reazione ( aristocratica , direbbe il Masaryk ) , che dispensa agli uomini , nel quadro fisso del sistema , il posto e la destinazione , in nome della scienza classificativa ed onnisciente . A misura che il socialismo è diventato la coscienza della lotta di classe per entro all ' orbita della produzione capitalistica , e a misura che la sociologia , più volte mal tentata , s ' è venuta consolidando nel materialismo storico , il positivismo , da erede infedele dello spirito rivoluzionario s ' è chiuso nell ' orgoglio della sovraeminente classificazione delle scienze , che disprezza il concetto materialistico della scienza stessa , come di cosa mutabilmente consona al variare delle condizioni pratiche , ossia del lavoro . Masaryk è un uomo troppo modesto per rimettere in iscena il papato scientifico del Comte , ma è abbastanza professore per credere ancora alla Weltanschauung , come a un qualcosa di sovrastante alla questione sociale degli umili lavoratori . Giratela e voltatela quanto e come volete , c ' è nel professore un che sempre del prete , che crea l ' iddio che poi adora , sia esso il feticcio , o l ' ostia consacrata . E ora possiamo dire d ' aver capito . Avrei la tentazione di citare qui alcuni luoghi dei miei scritti , dai quali resulterebbe chiaro in che stia il divario tra la critica e la crisi . Ma al punto dove son giunto mi pare che basti . Come la politica non può essere se non la interpretazione pratica e fattiva di un dato momento storico , oggi appunto il socialismo ha innanzi a sé - parlo così per le generali , e senza tener conto delle differenze che corrono fra i diversi paesi - questo problema veramente intricato e difficile : che esso , cioè , mentre deve rifuggire dal perdersi nei vani tentativi di una romantica riproduzione del rivoluzionarismo tradizionale ( ossia , direbbe Masaryk , deve rifuggire dalla ideologia ! ) , deve anche guardarsi nello stesso tempo da quei modi di adattamento e di acquiescenza , che , per le vie delle transazioni , lo farebbero come sparire nell ' elastico meccanismo del mondo borghese . Gli è il desiderio , la aspettazione , la speranza di tale acquiescenza da parte del socialismo , che hanno indotto di recente tanti e tanti portavoce dell ' ordine sociale presente a dare una straordinaria importanza alle ovvie polemiche letterarie del partito , e cosi gran peso al modesto libro del Bernstcin , che fu elevato di botto agli onori di un sintomo storico . In questo fatto è la caratteristica e la condanna , ad un tempo , così di quel libro , come di tante altre manifestazioni affini : ma il signor Masaryk in tutto ciò non c ’ entra nulla . Il Masaryk , da professore in esercizio , ha fatto della filologia attraverso alla carta stampata .
DISCORRENDO DI SOCIALISMO E DI FILOSOFIA ( LABRIOLA ANTONIO , 1898 )
Saggistica ,
I . Roma , 20 aprile '97 Caro signor Sorel , da un pezzo vo pensando d ' intrattenermi con voi in una specie di conversazione per iscritto . Sarà questo il modo migliore , e il più acconcio , onde io v ' attesti la mia gratitudine per la Prefazione , della quale mi avete onorato . Va da sé , che , così dicendo , io non mi fermo con la mente a ricordare soltanto le parole cortesi , delle quali mi siete stato prodigo con tanta profusione . A quelle parole io non potevo non risponder subito , e sdebitarmene nella forma della lettera privata . Né ora sarebbe più il caso , che io mi andassi diffondendo con voi in complimenti ; proprio in lettere , le quali , o a voi , o a me , potrà parere più in là opportuno di pubblicare . Che varrebbe , del resto , che io venissi ora a far proteste di modestia , schermendomi dalle vostre lodi ? Voi mi avete oramai costretto a rinunciare a tali sforzi . Che i miei due saggi , appena rudimentali , di materialismo storico corrano in Francia nella forma di un quasi libro , ciò è tutto merito vostro ; per averli voi rnessi e prcsentati al pubblico in tale assisa . Non fu mai nelle inclinazioni mie di faire le livre , secondo il senso che voi francesi , ammiratori e seguaci sempre della classicità letteraria , date a cotesta espressione . Sono io , anzi , di quelli i quali vedono in cotesto continuarsi del culto per la forma classica una specie d ' impaccio - come sarebbe di un abito che mal s ' attagli alla persona - alla espressione propria , adeguata e conveniente dei resultati del pensiero rigorosamente scientifico . Passando , dunque , sopra a tutti i complimenti , intendo di rifarmi su le cose che voi dite in quella Prefazione ; e di tornarci su per discuterne liberamente , senza star proprio ad aver lì innanzi alla mente il disegno o il prospetto di una meditata monografia . Scelgo la forma delle lettere , perché solo in queste un procedere interrotto , spezzato e a volte saltuario , che ritragga quasi quasi la conversazione , non par cosa impropria ed incongrua . Non me la sentirei , in verità , di scrivere tante dissertazioni , memorie od articoli , quanti ne occorrerebbe per rispondere alle molte domande che voi movete , alle molte questioni che voi ponete a voi stesso , in così breve giro di pagine , come chi dubitando e dubbiosamente pensi . Scrivendo , direi quasi , come vien viene , non intendo però di sottrarmi alle responsabilità di ciò che mi verrà di dire , e andrò dicendo ; ma voglio come prosciogliermi dai doveri di prosa serrata e legata , che son proprii del discorrere e del dissertare a tesi . Oramai non c ' è dottorucolo al mondo , il quale , per minuscolo che ei si sia , non creda di monumentarsi innanzi ai presenti e innanzi ai posteri , ove riesca a consacrare in pesante opuscolo , o in dotta ed involuta disquisizione , uno di quei tanti pensieri o di quelle tante osservazioni , che nella viva conversazione , o nell ' insegnamento che sia retto da indubbia virtuosità didattica , tornan sempre di più intuitiva efficacia , per la naturale dialettica , che è propria di chi sia in atto di cercare da sé , o d ' insinuare per la prima volta negli altri , la verità . Ma già , si sa : - in questa fin di secolo , tutta business , tutta faccende , tutta affari e tutta merci , il pensiero non si presta a circolar per il mondo , se non fissato e fermato anch ' esso nella riverita forma di merce , cui faccia compagnia la fattura del libraio , e giri attorno , da agile messaggera di sincerissime lodi , la onesta réclame editoriale . Forse nella società dell ' avvenire , in quella nella quale noi c ' infuturiamo con le nostre speranze , e assai più con certe illusioni , che non sempre son frutto di una ben plasmata fantasia , cresceranno a dismisura , da parer legione , gli uomini atti a discorrere con la divina gioia della ricerca e con l ' eroico coraggio della verità , che ora ammiriamo in Platone , in Bruno , in Galilei , e si moltiplicheranno in infiniti esemplari i Diderot capaci di scrivere le profonde capestrerie di Jacques le fataliste , che per ora abbiamo la debolezza di credere insuperate . Nella società dell ' avvenire , nella quale l ' ozio , ragionevolmente cresciuto per tutti , darà a tutti , con le condizioni della libertà , i mezzi per civilizzarsi , le droit à la paresse - la felicissima trovata del nostro Lafargue - farà spuntare ad ogni angolo di strada dei perditempo di genio , che , come il nostro maestro Socrate , saranno operosissimi di operosità non messa a mercede . Ma ora ... in questo mondo , nel quale solo i matti da manicomio hanno le traveggole del prossimo millennio , molti sfaccendati sfruttano , come per proprio diritto e professione , la pubblica stima coi loro ozii letterarii ... e lo stesso socialismo non può a meno di accogliere nel suo seno una discreta frotta , non che di sfaccendati , di faccendoni e di faccendieri . E così , quasi celiando , mi avvicino all ' argomento . Voi lamentate la poca diffusione che ha avuto fino ad ora in Francia la dottrina del materialismo storico . Anzi lamentate , che a tale diffusione mettano ostacolo e oppongano resistenza i pregiudizii derivanti dalla boria nazionale , le pretese letterarie di alcuni , l ' albagia filosofica di altri , la maledetta voglia del parere senza essere , e da ultimo , poi , lo scarso avviamento intellettuale , e i molti difetti che si riscontrano anche in certi socialisti . Ma tutte coteste cose non sono da considerare come dei meri accidenti ! Vanità , orgoglio , desiderio di parere senz ' essere , iomania , megalomania , voglia e smania di prevalere , tutte queste ed altre passioni e virtù dell ’ uomo civile non son certo le bagattelle della vita , anzi assai più spesso possono parere come la sostanza e il nerbo di questa . Si sa che la chiesa non è riuscita , il più delle volte , a suggestionare gli animi cristiani ad umiltà , se non facendo di questa nuovo titolo a novello e rincalzato orgoglio . E via ... cotesto materialismo storico esige , da chi voglia consapevolmente e schiettamente professarlo , una certa curiosa maniera di umiltà : che , cioè dire , nell ' atto che ci sentiamo legati al corso delle cose umane , e di questo studiamo le complicate linee e le tortuose pieghe , ci tocchi pur di essere insiememente e medesimamente , non già rassegnati ed acquiescenti , ma anzi operosi di conscia e ragionevole opera . Ma ... venire al punto da confessare a noi stessi , che il nostro proprio io individuo , al quale ci sentiamo così strettamente legati da un ovvia e casalinga consuetudine , senza esser proprio una mera evanescenza , un nonnulla , come parve agl ' invasati teosofi , per grande che esso si sia , o ci paia , è assai piccola cosa nel complicato ingranaggio dei meccanismi sociali : - ma doversi adattare alla persuasione , che i propositi o i conati subiettivi di ciascun di noi dànno quasi sempre di cozzo nelle resistenze dell ' intricato intreccio della vita , cosicché , o non lascian traccia di sé , o ne lasciano una affatto difforme dal primitivo intento , perché alterata e trasformata dalle condizioni concomitanti : - ma dover convenire di questo enunciato , che noi siamo come vissuti dalla storia , e che il nostro contributo personale a questa , per quanto indispensabile , è sempre un dato minuscolo nell ' incrocio delle forze , che si combinano , completano ed elidono a vicenda : - ma tutte queste vedute sono una vera e propria seccatura , per tutti quelli che han bisogno di confinare l ' universo intero nei termini della loro individua visuale ! Dunque si serbi alla storia il privilegio degli eroi , perché ai nani non sia tolta la fiducia di potersi mettere a cavallo delle proprie spalle per farsi vedere ; anche quando essi , secondo il detto di Jean Paul , non sian degni di arrivare all ' altezza delle proprie ginocchia ! E , di fatti , non si va a scuola da secoli , per sentirsi a dire , che Giulio Cesare fondò l ' impero , e Carlo Magno lo rifece ; che Socrate quasi quasi inventò la logica ; e Dante , cosi a un di presso , creò la letteratura italiana ? Gli è da assai poco tempo , che alla immaginazione mitologica degli autori della storia s ' è andata sostituendo , e fino ad ora in modi non sempre precisi , la nozione prosaica del processo storico - sociale . La Rivoluzione Francese non l ' han voluta e fatta , secondo le varie versioni della inventiva letteraria , i varii santi della leggenda liberalesca ; e santi di destra , e santi di sinistra , santi girondini e santi giacobini ? Tanto è , che il signor Taine - del quale non ho mai capito come , con la poca rassegnazione che mostra alla cruda necessità dei fatti , si dica che ei fosse un positivista - ha potuto spendere una parte non piccola del suo poderoso ingegno a dimostrate , come chi scrivesse l ' errata - corrige della storia , che tutta quella bagarre potea anche non accadere . Per buona fortuna loro , la più parte di cotesti vostri santi paesani si onorarono e si coronarono a vicenda , e a tempo debito , del dovuto martirio ; ond ' è che le regole della classicità tragica rimasero per essi gloriosamente intatte : - se no , chi sa quanti imitatori di Saint - Just ( uomo sommo per davvero ) non sarebbero finiti fra i manutengoli del turpe Fouché , e quanti complici di Danton ( un grande uomo di stato mancato ) non avrebbero contesa al Cambacérès la cancelleresca livrea , quando altri molti non si fossero contentati di disputare all ' avventuroso Drouet , e a quel bieco commediante del Tallien , i modesti galloni del sottoprefetto . Insomma , affannarsi ad occupare i primi posti è cosa di rito e di prammatica per tutti quelli , che , avendo imparato la storia di vecchio stile , s ' accordano ancora con quel retore di Cicerone nel proclamarla maestra della vita . E a ciò fare bisogna moraliser le socialisme . La morale non ha forse insegnato per secoli , che bisogna rendere a ciascuno secondo il merito suo ? Un tantino di paradiso non volete serbarcelo ? - mi pare di sentire a dire ; - e se anche s ' ha da rinunciare al paradiso dei credenti e dei teologi , non ci si ha da serbare un po ' di pagana apoteosi in questo mondo ? Non barattiamo , dunque , tutta la morale degli onesti compensi : - almeno una buona poltrona , od un palco di prima fila , nel teatro delle vanità ! Ed ecco perché le rivoluzioni , per tante altre ragioni necessarie ed inevitabili , anche per questo rispetto sono utili e desiderabili : perché , a guisa di grossa scopa , spazzano dal terreno i primi occupanti , o per lo meno rendono l ' aere più respirabile , come accade dei temporali per cresciuto ozono . Non dite voi forse , e assai giustamente , che tutta la questione pratica del socialismo ( e per pratica intendete , senza alcun dubbio , quella che piglia lume dai dati intellettuali di una coscienza rischiarata dal sapere teoretico ) si riduce e compendia in questi tre punti : a ) il proletariato ha esso di già raggiunta la coscienza chiara della sua esistenza come classe indivisibile ? b ) ha esso tanta forza da poter entrare in lotta con le altre classi ? c ) è esso in grado di rovesciare , insieme con la organizzazione capitalistica , tutto il sistema della ideologia tradizionale ? E sta benissimo ! Ora il proletariato che arrivi a conoscere perspicuamente ciò che esso può , ossia che s ' avvii a saper volere ciò che può : - quel proletariato , insomma , che si metta in carreggiata per riuscire a risolvere ( qui uso il gergo un po ' sciatto dei pubblicisti ) la così detta questione sociale , quel proletariato dovrà proporsi di eliminare , fra le altre forme di sfruttamento del prossimo , eziandio questa della vanagloria e della presunzione , e della singolare concorrenza che c ' è tra coloro , che s ' inscrivono da sé sul libro d ' oro dei benemeriti della umanità . Anche quel libro va messo in falò , con tanti altri che han titolo di libri del debito pubblico . Ma per ora sarebbe opera vana il provarsi a fare intendere , a tanti e tanti di costoro , questo principio schietto di etica comunistica : che , cioè , la gratitudine e l ' ammirazione conviene aspettarsele come doni spontanei dal prossimo nostro ; - né molti di costoro si tratterrebbero dal mettere le mani avanti , per sentirsi a ripetere , in nome di Baruch Spinoza , che la virtù è premio a se stessa . En attendant , dunque , che in una società migliore della nostra non rimangano altri oggetti all ' ammirazione degli uomini , se non quelli degnissimi - che so dire ? - , per es . , le linee del Partenone , i quadri di Raffaello , i versi di Dante e di Goethe , e quanto di utile , di certo , di definitivamente acquisito presenti la scienza , non ci è dato per ora d ' impedire a quanti abbiano fiato da spendere , e carta stampata da mettere in circolazione , di pavoneggiarsi in nome di tante e tante belle cose - umanità , giustizia sociale e simili - e anche in nome del socialismo , come accade specie a quelli che s ' inscrivono da concorrenti a l ' ordre pour le mérite e alla legion d ’ onore , della futura , ma non molto prossima , rivoluzione proletaria . Figurarsi se costoro non dovessero subodorare nel materialismo storico la satira di tutte le loro vuote arroganze e futili ambizioni , e non avessero da avere in uggia questa nuova specie di panteismo , dal quale , con licenza parlando , è sparito - appunto perché esso è ultraprosaico - perfino il riverito nome di dio . Una grave circostanza è qui da aggiungere . In tutte le parti dell ' Europa civile gl ' ingegni - veri o falsi che si siano - han molti e molti modi di occuparsi nei servizii dello stato , e in tutto ciò che di proficuo e di onorifico può loro offrire la borghesia ; la quale , per dir vero , non è tanto prossima a tirar le cuoia , come si dànno ad intendere alcuni allegri facitori di strampalate profezie . Non è dunque da meravigliare che Engels ( pag . IV della prefazione al III vol . del Capitale - notate bene - in data del 4 ottobre 1894 ) scrivesse così : “ Come nel secolo XVI , così nel nostro tempo tanto agitato , non vi ha nel campo degl ' interessi pubblici dei puri teorici se non dal lato della reazione ” . Queste parole , per quanto chiare altrettanto gravi , basterebbero da sole a turar la bocca a quelli che vanno sbraitando , esser già tutta l ' intelligenza passata dalla parte nostra , e che la borghesia abbassi oramai le armi . Il vero è precisamente il contrario : nelle nostre file c ' è da per tutto scarsezza di forze intellettuali , per quanto gli operai genuini , per ispiegabile sospetto , spesso strepitino qua e là contro i parleurs e lettrés del partito . Non c ' è dunque da inarcar le ciglia , se il materialismo storico sia così poco progredito dalle prime e generali enunciazioni . E volendo pur passar sopra a quelli che ne han fatto argomento di semplici ripetizioni o di travestimenti , che qualche volta rasentano il burlesco , ci tocca di confessare , che nella somma di tutto ciò che se n ' è scritto di serio , di congruo e di corretto , non c ’ è ancora l ' insieme di una dottrina uscita già dallo stadio della prima formazione . Non è chi oserebbe fra noi di far confronti col darwinismo , che in poco men di quarant ' anni ha avuto tale e tanto sviluppo intensivo ed estensivo , che oramai , per la copia dei materiali , per la molteplicità dei riattacchi ad altri studii , per le varie correzioni metodiche e per la interminabile critica sortavi dentro e dattorno , quella dottrina ha giù una storia gigantesca . Tutti quelli che son fuori del socialismo ebbero ed hanno interesse a combattere , a svisare o per lo meno ad ignorare questa nuova dottrina ; e ai socialisti , e per le ragioni dette e per altre molte , non è stato dato di spenderci attorno il tempo , le cure e gli studii che occorrono , perché un indirizzo mentale acquisti ampiezza di sviluppi e maturità di scuola , come accade delle discipline , che protette , o per lo meno non combattute dal mondo ufficiale , crescono e prosperano per la cooperazione assidua di molti collaboratori . La diagnosi del male non è una mezza consolazione ? Non usano forse così ora con gli ammalati i medici , dacché divennero , come sono difatti al presente , più ispirati nella pratica terapeutica al sentimento scientifico dei problemi della vita ? Al postutto , dei varii effetti che il materialismo storico può produrre , alcuni soltanto si prestano a raggiungere un grado notevole di popolarità . Di certo , con l ' aiuto di tale nuova orientazione dottrinale , si riuscirà a scrivere dei libri di storia meno inconcludenti di quelli che di solito scrivono i letterati addestrati a cotesta arte coi soli mezzi della filologia e della erudizione . E , passando sopra alla consapevolezza che i socialisti d ' azione possono ritrarre dall ' analisi accurata del terreno su cui lavorano , non c ' è dubbio che il materialismo storico , o per diretto o per indiretto , ha già esercitato su molte menti un grande influsso , e ne eserciterà col tempo uno ancor maggiore , per quanto si attiene agli studii veri e proprii di storia economica , e a quelli di interpretazione prammatica dei moventi e delle ragioni intime , e per ciò più remote , di una determinata politica . Ma tutta la dottrina nel suo intimo , o nel suo insieme , tutta la dottrina , intendo dire , insomma , come filosofia - e adopero questa parola con molta apprensione di poter esser frainteso , ma non ne saprei trovare di altra , e , se scrivessi in tedesco , direi più volentieri Lebens - und Weltanschauung , ossia concezione generale della vita e del mondo - non mi pare che possa entrare tra gli articoli della coltura popolare . Oltre che ad apprendere cotesta filosofia occorre un discreto sforzo di menti già addestrate alle difficoltà e alla combinatoria del pensiero ; il maneggiarla , poi , può esporre gl ' ingegni troppo facili e troppo correnti alle comode conclusioni a spropositare di santa ragione ; e noi non vorremmo renderci , né promotori , né complici di tal nuova ciarlataneria letteraria . II . Roma , 24 aprile ‘97 Ed ora permettetemi di passare alla considerazione di certe cose prosaicamente piccole , ma che , come assai spesso accade delle cose piccole nelle faccende grosse del mondo , hanno assai peso nel fatto nostro . Gli scritti di Marx e di Engels - tanto per tornare a loro , che sono principalmente in causa - furon essi mai letti per intero da nessuno , il quale si trovasse fuori della schiera dei prossimi amici ed adepti , e quindi , dei seguaci e degl ' interpreti diretti degli autori stessi ? Furono mai quegli scritti fatti tutti oggetto di commento e di illustrazione , da gente che si trovasse fuori del campo , che s ' è formato intorno alla tradizione della deutsche Socialdemokratie ; nella quale impresa di lavoro applicativo ed esplicativo ha per anni primeggiato soprattutto la “ Neue Zeit ” , magazzino indispensabile delle dottrine del partito ? Intorno a quegli scritti , in brevi parole , non si è formato , fuori che in Germania , ed anche ivi assai parzialmente , e qualche volta con modi non pienamente critici , ciò che i neologisti chiamano ambiente letterario . E poi la rarità di molti di quegli scritti , e anzi la irreperibilità di alcuni di essi ! C ' è molta gente al mondo , che abbia la pazienza di mettersi per degli anni , come toccò a me , alla ricerca di un esemplare della Misère de la philosophie , che fu solo assai di recente ristampata a Parigi , o di quel singolare libro che è la Heilige Familie ; e che sia disposta a durar più fatica per avere a disposizione un esemplare della “ Neue Rheinische Zeitung ” , di quella non tocchi , in condizioni ordinarie , a qualunque filologo o storico presentemente per leggere e studiare tutti i documenti dell ' antico Egitto ? A me che pure ho una certa pratica alquanto notevole dei libri e del modo di ricercarli , non è toccata mai briga più fastidiosa di cotesta . Il leggere tutti gli scritti dei fondatori del socialismo scientifico è parso fino ad ora come un privilegio da iniziati ! ( ) . Che maraviglia , dunque , se fuori della Germania , e quindi anche in Francia , e anzi in Francia segnatamente , molti e molti scrittori , e specie fra i pubblicisti , abbiano avuto la tentazione di ritrarre , o da critiche di avversarii , o da citazioni incidentali , o da frettolose illazioni ricavate da brani speciali , o da vaghi ricordi , gli elementi per foggiarsi un marxismo di loro invenzione e maniera ? Tanto più , poi , che , col sorgere in Francia ed in Italia di partiti socialistici , che dal più al meno sono in voce di rappresentare una esplicazione del marxismo , il che pare a me invero designazione inesatta , ai letterati d ' ogni maniera si offerse la comoda opportunità di credere o di far credere , che in ogni discorso di propagandista o di deputato , in ogni enunciato di programma , in ogni articolo di giornale , in ogni atto di partito , ci fosse come l ' autentica e ortodossa rivelazione della nuova dottrina , esplicantesi nella nuova chiesa . Alla Camera Francese non si fu due anni fa quasi quasi sul punto di discutere della dottrina del valore di Marx ... come se fossimo a Bisanzio ? E che dirvi di tanti professori italiani , che han citato e discusso per anni libri ed opuscoli , che notoriamente non eran mai giunti in questi nostri paraggi ; e specie dappoi che il signor Giorgio Adler ( ) scrisse quei suoi due libri alquanto superficiali quanto inconcludenti , nei quali però egli offerse ai ricercatori di comoda erudizione e ai facitori di plagio i facili tesori della bibliografia e delle copiose citazioni : perché , a dir vero , quel signor Adler ha molto letto come ha molto peccato . Il materialismo storico , che poi in un certo senso è tutto il marxismo , prima che entrasse nell ' ambiente critico letterario degli atti a svolgerlo e continuarlo , è passato qui , fra noi popoli di lingue neolatine , attraverso ad una infinità di equivoci , di malintesi , di alterazioni grottesche , di strani travestimenti e di gratuite invenzioni : tutte cose coteste , che nessuno vorrà mettere a carico della storia del socialismo , ma che , in tutti i modi non poteano non tornare d ' impaccio ai volenterosi di farsi una coltura socialistica , specie se son persone che escano dalle file degli studiosi di professione . Voi sapete la fantastica storiella del biondo Marx inauguratore della Internazionale a Napoli nel 1867 , che fu raccontata dal Croce nel “ Devenir Social ” . Io di quelle storielle potrei narrarvene parecchie . Che dirvi dello studente corso anni fa a casa mia a vedere , una volta almeno de visu , la famigerata Misère de la philosophie ! Rimase sbalordito : “ dunque - diceva - è un libro serio di economia politica ? ” – “ E oltre che serio - soggiunsi io - di dicitura difficile , e in molti punti oscuro ” . Non si poteva capacitare . “ Vi aspettavate - gli dissi - un poema su gli eroi della soffitta , o un romanzo come quello del giovane povero ? ” Per fino quel bisbetico titolo di Heilige Familie ( Sacra Famiglia ) ha dato ad alcuni occasione di stranamente almanaccare . Singolare ventura di quella coterie di posthegeliani - tra i quali , del resto , era un uomo notevole e di valore , Bruno Bauer - che le sia toccato di passare ai posteri nel curioso persiflage che ne fecero i due giovani scrittori ! E dire che quel libro - che alla più parte dei lettori francesi apparirebbe duro , intricato ed incondito - non è veramente notevole , se non perché ci mostra come Marx ed Engels , liberi già dallo scolasticismo hegeliano , si andassero districando dall ' umanitarismo del Feuerbach , e , mentre s ' avviavano a quella che fu poi la dottrina loro , fossero ancora in certo tal quale modo intinti di quel socialismo vero , che più tardi essi stessi volsero in satira nel Manifesto . Ma a canto a queste storielle , tutte da ridere , qui in Italia se n ' è svolta una , che veramente non fa ridere : e intendo dire del caso Loria . Proprio in questi ultimi anni , nei quali , tra difficoltà grandissime , s ' è andato formando da noi un partito socialistico , che nei programmi e negl ' intenti , e , per quanto la condizione del paese lo consente , alla men trista anche nelle opere , risponde alle tendenze del socialismo internazionale , proprio in questi ultimi anni venne in capo a parecchi , o studenti , o quasi ex - studenti , di fare del signor Loria , ora l ' autentico autore delle dottrine del socialismo scientifico , ora l ' inventore della interpretazione economica della storia , ora tante e tante altre cose diverse , contrarie e contraddittorie : di modo che il Loria , a sua insaputa e senza merito o colpa sua , è passato a un tempo stesso ora per Marx , ora per anti - Marx , ora per vice - , per sopra - , o per sotto - Marx . Anche cotesto equivoco è oramai trapassato : e sia pace alla memoria sua . Da che i Problemi Sociali del signor Loria furono tradotti in francese , parrà strano a molti dei vostri compaesani , che quello scrittore sia potuto passare , non che per socialista in genere , la quale opinione può parere in fin delle fini atto o segno d ' ingenuità , ma anzi per un continuatore e correttore di Marx ; il che è veramente sproposito da far rizzare i capelli . Dunque , per tali aneddoti d ' intuitiva esemplarità , consolatevi per ciò che riguarda la Francia ; perché , non solo è vero , che intra Iliacos muros peccatur et extra , ma perché , in fin delle fini , nessuno che non appartenga alla categoria di quei folli , che sono i genii incompresi , può non convenire di questo principio : che non si arriva mai tardi al mondo per fare il dover suo . E anzi qui , in questo caso , si arriva tanto poco tardi , che , come Engels mi scriveva poche settimane prima di morire : noi siamo al primo cominciamento ancora ! E tanto , perché in questo primo cominciamento sia dato agli studiosi di occuparsi della dottrina in questione con piena cognizion di causa , col minimo d ' incomodo e col preciso possesso delle prime fonti , pare a me , che sarebbe dovere del partito tedesco di procurare una edizione completa e critica di tutti gli scritti di Marx e di Engels ; una edizione , voglio dire , che sia corredata , caso per caso , di prefazioni dichiarative , di indici di riferimento , di note e di rimandi . Sarebbe già un ' opera meritoria il togliere agli antiquarii di libri il modo di esercitare una indecente speculazione - ne so io qualcosa - su le rarissime copie degli scritti più antichi . Agli scritti già apparsi in forma di libri o di opuscoli converrebbe aggiungere gli articoli di giornali , i manifesti , le circolari , i programmi , e tutte quelle lettere , che , per essere di pubblico e di generale interesse , per quanto dirette a privati , hanno importanza politica o scientifica ( ) . A tale impresa non possono mettersi se non i socialisti di lingua tedesca . Non già che Marx ed Engels appartengano alla Germania soltanto , nel senso patriottico e sciovinistico , che ha per molti la parola di nazionalità . La forma dei loro cervelli , l ' andamento delle loro produzioni , l ' assetto logico dei loro modi di vedere , il loro senso scientifico e la loro filosofia , furono il portato ed il resultato della coltura tedesca : ma la sostanza di ciò che essi han pensato ed esposto è tutta nelle condizioni sociali , che s ' eran svolte fino agli anni più che maturi di loro vita per la massima parte fuori della Germania e segnatamente in quelle della grande rivoluzione economico - politica , che dalla seconda metà del secolo XVIII ebbe base e svolgimento soprattutto in Inghilterra ed in Francia . Essi furono , per ogni rispetto , spiriti internazionali . Ma , nulladimeno , solo fra i socialisti di lingua tedesca si trova , a cominciare dalla Lega dei Comunisti fino al programma di Erfurt e fino agli ultimi articoli del cauto , e ponderato Kautsky , quella continuità e persistenza di tradizione , e quel sussidio di costante esperienza che occorrono , perché l ' edizione critica trovi nelle cose stesse e nella memoria degli uomini i dati occorrenti a farla piena e viva . Né si tratta di scegliere . Tutta la operosità scientifica e politica , tutta la produzione letteraria , sia pur essa occasionale , dei due fondatori del socialismo critico , deve esser messa alla portata dei lettori . Non si tratta già di compilare un Corpus juris , né di redigere un Testamentum juxta canonem receptum ; ma di mettere insieme una elaborata raccolta di scritti , perché essi parlino direttamente a chiunque abbia voglia di leggerli . Solo così gli studiosi di altri paesi potranno avere a loro disposizione tutte le fonti , che altrimenti apprese , per via di incerte riproduzioni o di vaghi ricordi , han dato luogo a questo strano fenomeno , che non c ' era fino a poco tempo fa quasi scritto alcun di lingua non tedesca sul marxismo , che procedesse da una critica documentata ; specie se tali scritti uscivano dalla penna degli scrittori di altri partiti rivoluzionarii , o di altre scuole socialistiche . Il caso tipico è quello degli scrittori anarchisti , pei quali , specie in Francia ed in Italia , l ' autore del marxismo pare il più delle volte non sia esistito se non per essere lo staffilatore di Proudhon e l ' avversario di Bakunin , quando non divenga il semplice caposcuola di quella che agli occhi loro è la massima delle reità , ossia il rappresentante tipico del socialismo politico , e quindi - o infamia ! - anche parlamentare . Tutti cotesti scritti hanno un fondo comune ; e questo è il materialismo storico , inteso nel triplice aspetto , di tendenza filosofica nella veduta generale della vita e del mondo , di critica dell ' economia , che ha modi di procedimento riducibili in leggi solo perché rappresenta una determinata fase storica , e di interpretazione della politica , e soprattutto di quella che occorre e giova alla direzione del momento operaio verso il socialismo . Questi tre aspetti , che qui enumero astrattamente , come accade sempre per comodo di analisi , faceano uno nella mente degli autori stessi . Perciò quegli scritti , che , tranne il caso dell ' Antidühring di Engels e del primo volume del Capitale , non parranno mai ai letterati di tradizione classica come condotti secondo i canoni dell ' arte di faire le livre , sono in verità delle monografie , e nella più parte dei casi dei lavori d ' occasione . Ossia , sono i frammenti di una scienza e di una politica che è in continuo divenire ; e che altri - e non dico che ciò sia l ' affare del primo venuto - deve e può continuare . Per intenderli , dunque , a pieno , bisogna ricollegarli biograficamente ; e in tale biografia è come la traccia e l ' orma , e a volte l ' indice e il riflesso della genesi del socialismo moderno . Chi cotesta genesi non è in grado di seguire , cercherà in quei frammenti ciò che non c ' è , e non ci ha da essere : per es . , delle risposte a tutti i quesiti che la scienza storica e la scienza sociale possano mai offrire nella loro vastità e varietà empirica , o una soluzione sommaria dei problemi pratici d ' ogni tempo e d ' ogni luogo . A proposito ora , per es . , della questione d ' Oriente , nel discutere la quale alcuni socialisti offrono lo spettacolo singolare di una lotta fra l ' idiotismo e l ' avventataggine , si sente d ' ogni parte fare appello al marxismo ! ( ) . Difatti i dottrinarii e i presuntuosi d ' ogni genere , che han bisogno degl ' idoli della mente , i facitori di sistemi classici buoni per l ' eternità , i compilatori di manuali e di enciclopedie , cercheranno per torto e per rovescio nel marxismo ciò che esso non ha mai inteso di offrire a nessuno . Costoro intendono il pensato ed il saputo come cose che esistano materiatamente ; ma non intendono il pensare ed il sapere come operosità che siano in fieri . Costoro son metafisici , secondo il senso che Engels attribuisce a cotesta parola , e che , veramente , non è il solo che quella parola abbia o possa avere : secondo il senso , in somma , che Engels le attribuisce per via d ' una insistente amplificazione della caratteristica che Hegel applicava agli ontologisti come Wolf e simiglianti . Ma che forse Marx , nello scrivere da pubblicista insuperato , nel periodo di tempo dal 1848-60 , i suoi saggi di storia contemporanea e i suoi memorabili articoli di giornale , ebbe mai la pretesa di atteggiarsi a compiuto istoriografo ; la qual cosa non gli sarebbe forse riuscito d ' esser mai , non essendo questa la vocazione e l ' attitudine sua ? O che forse Engels , nello scrivere l ' Antidüring , che fino all ' ora presente è il più compiuto libro di socialismo critico , il quale reca a un di presso tutta quella filosofia che occorre alla intelligenza del socialismo stesso , s ' è mai sognato di descriver fondo , nel giro di così breve e squisitissimo lavoro , all ' universo scibile , e di segnare in perpetuo i termini della metafisica , della psicologia , dell ' etica , della logica e come altro si chiamino , o per ragioni intrinseche di obiettiva partizione , o per ripiego e comodo e vanità dei professanti l ' insegnamento , le sezioni dell ' enciclopedia ? O che è forse il Capitale una di quelle tante enciclopedie di tutto lo scibile economico , delle quali ora precisamente i professori , specie se tedeschi , van riempiendo il mercato ? Quell ' opera , per quanto vasta di tre volumi in quattro non piccoli tomi , può parere , a confronto di tali enciclopediche compilazioni , come rassomigliante ad una colossale monografia . Il suo soggetto principalissimo è la origine ed il processo del sopravvalore ( nell ' orbita , s ' intende , della produzione capitalistica ) , poi , dopo combinata la produzione con la circolazione del capitale , la spartizione del sopravvalore stesso . Sta come presupposto del tutto la teoria del valore , portata a compimento su la elaborazione che ne avea fatta la scienza economica per un secolo e mezzo : teoria che non rappresenta mai un factum empirico tratto dalla volgare induzione , né esprime una semplice posizione logica , come qualcuno ha almanaccato , ma è la premessa tipica , senza della quale tutto il resto non è pensabile . Le premesse di fatto , ossia il capitale preindustriale e la genesi sociale del salariato , sono i capisaldi della spiegazione storica dell ' iniziarsi del capitalismo attuale : - il meccanismo della circolazione , con le sue leggi secondarie e laterali , e da ultimo i fenomeni della distribuzione , guardati nei loro aspetti antitetici e di relativa indipendenza , formano il tramite e le illazioni , attraverso il quale e per le quali , si arriva ai fatti di configurazione concreta , come ce li porge il movimento apparente della vita di tutti i giorni . Il modo di rappresentazione dei fatti e dei processi è generalmente tipico , perché si suppongon sempre come già tutte esistenti in atto le condizioni della produzione capitalistica : ond ' è , che le altre forme di produzione vengono illustrate , o solo in quanto furono superate di già , e per il modo come furono superate , o in quanto , come residuo , tornan di limite e d ' impedimento alla forma capitalistica . Di qui il frequente passare attraverso alle illustrazioni di mera storia descrittiva per poi tornare , dalla dichiarazione delle premesse di fatto , alla esplicazione genetica del modo come quelle premesse , data la loro concorrenza e concomitanza , debbano funzionare tipicamente , formando esse la struttura morfologica della società capitalistica . Da ciò dipende , che quel libro , che non è mai dommatico , appunto perché critico , ed è critico , non nel senso subiettivo della parola , ma perché ritrae la critica dal moto antitetico e quindi contraddittorio delle cose stesse , anche nei punti nei quali arriva alla descrittiva storica non si perde nello storicismo volgare , il cui segreto è questo : rinunziare alla ricerca delle leggi del variare , e alle varietà semplicemente enumerate e descritte appiccicare l ' etichetta di processo storico , di sviluppo o di evoluzione . Il filo conduttore di questa genesi è il procedimento dialettico ; ed è questo il punto scabroso , che mette in tristissima condizione tutti i lettori del Capitale , che nel leggerlo vi portino dentro gli abiti intellettuali degli empiristi , dei metafisici , e dei padri definitori di entità concepite in aeternum . La fastidiosa questione che si è fatta da molti sulle contraddizioni , che , secondo loro ( ) , correrebbero fra il III e il I volume del Capitale ( qui intendo di parlare dello spirito della disputa e non delle particolari osservazioni perché , di fatti , il III volume è tutt ' altro che un lavoro compiuto , e può offrire materia di critica anche a chi professi in genere gli stessi principii ) , si vede come alla più parte di questi critici manchi la nozione esatta del procedimento dialettico . Le contraddizioni che essi notano non sono le contraddizioni del libro col libro stesso , non sono le infedeltà dell ' autore alle sue premesse e promesse : ma sono le stesse condizioni antitetiche della produzione capitalistica , che , enunciate in formule , si presentano allo spirito pensante come contraddizioni . Rata media di profitto in ragione della quantità assoluta del capitale impiegato , e , cioè , indipendentemente dalla varia composizione sua , ossia dalla proporzione fra capitale costante e capitale variabile ; - prezzi che si costituiscono sul mercato per via di medie , che oscillano con assai difforme oscillazione intorno al valore , e da questo si dilungano ; - interesse puro e semplice del danaro posseduto come tale , e abbandonato a prestito all ' industria degli altri ; - rendita della terra , cioè di ciò che non fu mai prodotto di alcun lavoro ; - queste ed altre smentite alla così detta legge del valore ( - gli è proprio quel termine di legge che imbroglia i cervelli di molti ! - ) son le antitesi stesse del sistema capitalistico . Queste antitesi , ossia l ' irrazionale , che , malgrado che paia irrazionale , esiste - a cominciare dal primissimo irrazionale , che cioè il lavoro del lavoratore salariato renda a chi lo piglia a mercede un prodotto superiore al costo ( salario ) - questo vasto sistema delle contraddizioni economiche ( per tale espressione sia reso onore a Proudhon ! ) è ciò che ai socialisti sentimentali , ai socialisti semplicemente ragionatori , e poi via via ai declamatori radicali , apparisce come l ' insieme delle ingiustizie sociali : - di quelle ingiustizie , che la onesta gente fra i riformatori vorrebbe eliminare con degli onesti ragionamenti di legge ! Chi confronti ora , alla distanza di cinquanta anni , la trattazione di coteste antinomie concrete nel III volume del Capitale con la Misère de la philosophie , è bene in grado di riconoscere in che consista il filo dialettico della trattazione . Le antinomie , che Proudhon volea astrattamente risolvere ( e per tale errore egli ha un posto nella storia ) come ciò che la ragion ragionante condanna in nome della giustizia , sono in fatti le condizioni della struttura stessa , in guisa che la contraddizione è nella stessa ragion d ' essere del processo . L ' irrazionale considerato come un momento del processo stesso , mentre ci libera dal semplicismo della ragione astratta , ci mostra , al tempo medesimo , la presenza della negatività rivoluzionaria nello stesso grembo della forma storica relativamente necessaria . Comunque sia di cotesta assai grave ed intricatissima questione di concezione processuale , che io non oserei di trattare a fondo come l ' incidente di una lettera , sta il fatto , che non è dato ad alcuno di distrarre le premesse , gli andamenti metodici , le illazioni e le conclusioni di quell ' opera , dalla materia in cui si svolge e dalle condizioni di fatto cui si riferisce , per ridurne la dottrina in una specie di volgata o di precettistica per la interpretazione della storia di qualunque tempo e luogo . Né si può dar frase più scipita e ridicola di quella che proclama il Capitale la Bibbia del socialismo . Già , la Bibbia , che è un insieme di libri religiosi e di trattazioni teologiche , l ' hanno fatta i secoli ! E ci fosse pure la Bibbia , col solo socialismo i socialisti non diverrebbero onniscienti ! Il marxismo - giacché questo nome è oramai adottabile come simbolo e compendio di un molteplice indirizzo e di una complessa dottrina - non è e non rimarrà tutto rinchiuso negli scritti di Marx e di Engels . Ci vorrà , anzi , molto , prima che esso divenga la dottrina piena e completa di tutte le fasi storiche già ridotte alle rispettive forme della produzione economica , e regola al tempo istesso della politica . A ciò fare occorre , o studio accuratamente nuovo di fonti , per chi voglia ingegnarsi a studiare il passato secondo l ' angolo visuale della nuova veduta storico - genetica , o speciali attitudini di orientazione politica in chi voglia praticamente operare al presente . Come quella dottrina è in sé la critica , così non può essere continuata , applicata e corretta , se non criticamente . Come si tratta di appurare e di approfondire determinati processi , così non c ' è catechismi che tenga , non c ' è generalizzazioni schematiche che valgano . Ne ho fatto la prova io quest ' anno . Mi proposi di trattare all ' Università della condizione economica dell ' Italia superiore e media in su la fine del XIII , e in sul cominciamento del XIV secolo , col principale intento di spiegare l ' origine del proletariato di campagna e di città , per trovar poscia una qualche prammatica spiegazione al sorgere di certe agitazioni comunistiche , e per dichiarare da ultimo le vicende assai oscure della eroica vita di Fra Dolcino . Fu certo intento mio d ' essere e rimanere marxista ; ma non posso non prendere sotto la mia responsabilità personale le cose che dissi a mio rischio e pericolo , perché le fonti su le quali mi toccava di lavorare son quelle che maneggiano tutti gli altri storici , d ' ogni altra scuola o indirizzo , e a Marx non aveva niente da chiedere , poiché lui non aveva niente da offrirmi nella fattispecie . Mi par quasi di aver risposto sufficientemente - sebbene per altri rispetti mi tocchi di continuare - alla domanda principale che ricorre non solo nella vostra Prefazione , alla quale io specialmente mi riferisco , ma in parecchi dei vostri scritti inseriti nel “ Devenir Social ” . La vostra domanda s ' aggira sempre su questo punto : per quali ragioni il materialismo storico ebbe fino ad ora così poca diffusione e così scarso sviluppo ? Con riserva delle cose che dirò in seguito - guardate che bella minaccia di ulteriore seccatura io vi faccio - voi non dovreste trovar fatica a rispondere ad un ' altra domanda , che vi siete fatta , specie nello scrivere ceste recensioni , e che suona a un di presso così - almeno in tali termini la tradurrei io - : come va che in tale imperfetta cognizione ed elaborazione del marxismo , tanti si sono affannati a completarlo , ora con Spencer , ora col positivismo in genere , ora con Darwin , ora con ogni altro ben di dio , dando segno di volere , chi sa mai , o italianizzare , o infranciosare , o russificare il materialismo storico ; mostrando , vale a dire , di dimenticare due cose , che questa dottrina reca in se stessa le condizioni e i modi della sua propria filosofia , ed è , cosi nella origine come nella sostanza , intimamente internazionale ? Ma anche per questo riguardo mi tocca di continuare . III . Roma , 10 maggio '97 Se i due autori del socialismo scientifico ( - adopero cotesta espressione non senza tema , che il mal uso che se ne va facendo possa averla resa in certo qual modo presso che risibile specie quando è usata a significare un certo che di scienza universale - ) fossero stati , non dirò santi di vecchia leggenda , ma per lo meno facitori di progetti e di sistemi , che per la forma classica dai precisi contorni si prestassero alla facile ammirazione ! Nossignore : essi furono critici e polemisti , non solo nello scrivere , ma perfino nell ' atto d ' operare , e non esibirono mai le proprie persone loro e le proprie idee ad esemplare od a modello : dichiararon sì le cose stesse , ossia i procedimenti storico - sociali , in senso rivoluzionario , ma con animo di chi non misuri i grandi rivolgimenti storici alla stregua della personale e fantastica impulsività . Inde le irae di molti ! Fossero stati per lo meno di quei professori umanissimi , che scendono di tanto in tanto dal piedistallo , per onorare di loro consigli il misero e meschino popolo , atteggiati , or d ' un modo or d ' un altro , a protettori e mecenati della question sociale ! Tutt ' all ' incontrario : - identificando se stessi con la causa del proletariato , essi furono tutt ' una cosa sola con la coscienza e con la scienza della rivoluzione proletaria . Rivoluzionarii per ogni rispetto compiuti ( ma non passionati e passionali ) , pur nondimeno non suggerirono mai , né piani combinatorii , né artificii politici , mentre del resto spiegavano teoreticamente e aiutavano praticamente la nuova politica , che il nuovo movimento operaio indica e precisa come una necessità attuale della storia . In altre parole , e può sembrare quasi incredibile , furon qualcosa di diverso e di più che dei semplici socialisti : e di fatti , molti non più che semplici socialisti , o rivoluzionarii ancor più semplici , li ebbero spesso , non dirò in sospetto , ma di certo in uggia e in avversione . Non ci sarebbe da finirla a volerle enumerar tutte le cagioni , che per lunghi anni ritardarono la discussione obiettiva del marxismo . Voi sapete bene che in Francia il materialismo storico è tutt ' ora trattato da parecchi scrittori , che pur sono nell ' ala sinistra dei partiti rivoluzionarii , non come usa di un portato dello spirito scientifico , sul quale la critica che attinga alla scienza abbia , come ha di fatto , l ' indubitabile diritto di esercitarsi , ma come tesi personale di due scrittori , che , per notevoli o grandi che si fossero , rimangon sempre due fra gli altri capiscuola del socialismo , per es . , due fra i tanti X … ( ) dell ' universo ! Per spiegarmi meglio , dirò , che contro di questa dottrina non si levarono soltanto tutte quelle buone o cattive ragioni , le quali di solito tornan di ostacolo e d ' indugio alle innovazioni del pensiero , proprio fra i dotti di mestiere ; perché assai spesso , anzi , le obiezioni nacquero da uno speciosissimo motivo , che cioè le teorie di Marx e di Engels fossero considerate come opinioni di compagni , e misurate quindi al sentimento di simpatia o di antipatia pratica che quei compagni destavano . Ecco le bizzarre conseguenze della democrazia prematura , che non ci sia dato di sottrarre proprio nulla al controllo degl ' incompetenti , nemmeno la logica ! Ma c ' è dell ' altro . All ' apparizione del primo volume del Capitale nel 1867 , i professori e gli accademici , specie quei di Germania , n ’ ebbero come un grave colpo sul capo . Era quello un tempo di languore per la scienza economica . La scuola storica non avea ancora prodotto in Germania i ponderosi e spesso utili lavori venuti in luce più tardi . In Francia , in Italia , nella Germania stessa , menavano vita rachitica i derivati volgarissimi di quella economia vulgaris , che fra il '40 e il '6o avea già obliterata la coscienza critica dei grandi economisti classici . L ' Inghilterra s ' era acquetata in Stuart Mill ; il quale , sebbene fosse un loico di professione , come accade d ' un noto tipo della nostra commedia , fra il sì e il no rimase sempre , nei punti decisivi , del parer contrario . Nessuno avrebbe pensato a quel tempo a questa neo - economica degli edonisti , sorta ora assai di recente . In Germania , dove , per ragioni evidenti , prima che altrove Marx dovea esser letto , e dove Rodbertus rimaneva quasi ignorato , spadroneggiavano i genii della mediocrità , e sopra tutti gli altri quel famoso emarginatore di note erudite e minute , via via apposte a paragrafi pieni zeppi di definizioni nominali e spesso insensate , che fu il signor Roscher . Il primo volume del Capitale parea proprio fatto a posta per preparare ai cervelli dei professori e degli accademici una triste delusione : essi , i dotti en titre , proprio nel privilegiato paese dei pensatori , dovean tornare a scuola ! O smarriti nei minuti particolari della erudizione , o vogliosi di convertire l ' economia in una scuola di apologetica , o imbarazzati a trovare le plausibili applicazioni di una scienza venuta d ' oltre mare alla vita assai difforme del proprio paese , tutti cotesti professori della terra dei dotti per eccellenza aveano dimenticata l ' arte dell ' analisi e della critica . Il Capitale li costringeva a studiar daccapo ; cioè a rifarsi su gli elementi primi . Perché quel libro , quantunque uscito dalla penna di un comunista estremo e risoluto , non recava tracce in sé di proteste o di progetti subiettivi , ma era l ' analisi spietatamente rigorosa e crudelmente obiettiva del processo della produzione capitalistica . Nel giornalista rivoluzionario del 1848 , nell ' espatriato del 1849 c ' era , dunque , qualcosa di assai più terribile che non la continuazione o il complemento di quel socialismo , che la letteratura borghese di tutto il mondo avea definito sogno da trapassati , e vicenda politica esaurita del tutto , dopo la caduta del Cartismo , e dacché trionfava in Francia il sinistro uomo del Colpo di stato . Bisognava , dunque , ristudiare l ' economia : cioè , questa rientrava in un periodo critico . A onor del vero , i professori di Germania , più tardi , e cioè dal '70 in poi , e con crescendo dall'80 in qua , alla revisione critica dell ' economia ci hanno atteso con la diligenza , con la persistenza , con la buona volontà , con la laboriosità , che i dotti di quel paese rivelan sempre in ogni ramo di studii . Sebbene quello che scrivono non possa esser quasi mai accettato senz ' altro da noi , gli è nondimeno indubitato , che per opera loro fu rimosso nuovamente il terreno dell ' economia , fra quelli che la coltivano da professori e da accademici , e che questa disciplina non può esser più ora mandata a mente come una ovvia pigrorum doctrina . Da ultimo , il nome di Marx è diventato tanto fashionable , da risuonare nelle aule accademiche qual tema prediletto di critica , di polemica e di rimando , e non più di semplice rimpianto e di volgare invettiva . Del ricordo di Marx è tutta inficiata al presente la letteratura sociale della Germania . Ma ciò non potea accadere nel 1867 . Il Capitale venne alla luce proprio in quel tempo , nel quale la Internazionale cominciava a far parlar di sé , e a breve andare apparve terribile , non solo per quello che intrinsecamente essa fu , e per ciò che sarebbe di fatti diventata , senza il grave colpo che le venne dalla guerra franco - prussiana e dal tragico incidente della Comune , ma anche per le focose amplificazioni di alcuni dei suoi componenti , e per le mene stupidamente rivoluzionarie di parecchi che v ' entrarono da intrusi . Non era forse notorio che l ’ Indirizzo inaugurale dell ’ Associazione dei Lavoratori ( del quale Indirizzo non è socialista che non abbia tuttora qualcosa da imparare ) era uscito dalla penna di Marx ; e non s ’ avea forse ragione di attribuire a lui gli atti e le deliberazioni più praticamente e politicamente risolute della Internazionale stessa ? Ora , mentre un rivoluzionario di indubitata lealtà e di singolare acume , quale fu Mazzini , potea permettersi di confondere la Internazionale , cui Marx rivolgeva l ' opera sua , con l ' Alleanza Bakuniniana , che maraviglia c ’ è , se i professori tedeschi s ' indugiassero tanto ad entrare nelle vie di una critica dottrinale con l ' autore del Capitale ? Com ' era possibile di venire così presto a patti di discussione , a tu per tu , con un uomo , che , mentre era , per così dire , impiccato in effigie in tutte le leggi d ' eccezione a uso Favre e consorti , ed era tenuto qual complice morale di tutti gli atti dei rivoluzionarii , compresi gli errori e le stravaganze di costoro , proprio nel medesimo tempo dava alla luce un libro magistrale , qual novello Ricardo , che studii impassibile i procedimenti economici , more geometrico ? Di qui un curioso metodo di polemica , cioè una specie di processo alle intenzioni dell ' autore ; cioè il tentativo di dare a credere , che quella scienza fosse stata , come a dire , escogitata per colorire delle tendenze : insomma , per molti anni , la polemica tendenziosa sostituita all ' analisi obiettiva ( ) . Ma il peggio gli è , che gli effetti di cotesta critica grossolanamente errata si fecero sentire proprio nelle menti dei socialisti , e specie in quelle della gioventù intellettuale , che fra il '70 e l'80 si volse alla causa del proletariato . Molti dei focosi rinnovatori del mondo di quel tempo lì , - e in Germania la cosa è più chiara , perché ha lasciato tracce di sé nelle polemiche del partito , e nella minuta letteratura - si misero su la via di proclamarsi seguaci delle teorie marxiste , pigliando proprio per moneta contante il marxismo più o meno inventato dagli avversarii . Il caso più paradossale di tutta la equivocazione sta in questo : che i correnti alle facili illazioni , come capita anche ora ai novellini , mescolando allora cose vecchie a cose nuove , credessero , che la teoria del valore e del sopravvalore , come si presenta di solito semplicizzata in facili esposizioni , contenga hic et nunc il canone pratico , la forza impulsiva , anzi la morale e la giuridica legittimità di tutte le rivendicazioni proletarie . Non è forse una grande ingiustizia , che milioni e milioni di uomini sian privati del frutto del loro lavoro ? L ' enunciato è tanto semplice e tanto pietoso , che tutte le nuove bastiglie dovranno cadere d ' un tratto innanzi alle nuove trombe di Gerico , scientificamente intonate ! Concorrevano in cotesta così spiccia semplificazione molti degli errori teorici di Lassalle ; così quelli che gli furon proprii per relativa inscienza ( - la legge ferrea del salario ! ossia una mezza verità relativa che diventa un totale errore , per manco di circostanziata specificazione - ) , come quelli che possono dirsi , nel caso suo , espedienti da agitatore ( - le famose cooperative sussidiate dallo stato - ) . Del resto , per chi si metta su la via di confinare tutta la profession di fede del socialismo nella semplicissima illazione , dallo sfruttamento riconosciuto , alla rivendicazione , sicura solo perché legittima , degli sfruttati , non ha che a fare un passo sul terreno assai liscio della logichetta , per ridurre tutta la storia del genere umano ad un caro di coscienza , e lo svolgersi successivo di tante forme di vita sociale come a tante variazioni di un continuato errore di contabilità . Fra il '70 e l'80 , e poco dopo , insomma , si andò formando intorno al vago concetto di un certo che , ossia del socialismo scientifico , una specie di neoutopismo , che , come i frutti fuor di stagione , fu veramente insipido . E che altro è l ' utopismo , cui manchi il genio di Fourier e l ' eloquenza di Considérant , se non cosa da ridere ? Di questo neoutopismo , che rifiorisce di tanto in tanto anche al presente , se ne sa non poco in Francia : se non altro per le lotte sostenute con altre sette e scuole da quei valorosi dei nostri amici , che nel programma del partito operaio rivoluzionario intesero e seppero pei primi condurre il socialismo su la linea della cosciente lotta di classe , e della progressiva conquista del potere politico da parte del proletariato . Solo nell ' esperienza di tale giostra pratica , solo nello studio cotidiano della lotta di classe , solo nella prova e riprova delle forze proletarie raccolte già in fascio e concentrate , ci è dato di verificare , les chances del socialismo : se no , si è e si rimane utopisti , anche nel riverito nome di Marx . Contro di cotesti neoutopisti , non altrimenti che contro i sopravvissuti delle vecchie scuole , e contro le varie deviazioni del socialismo contemporaneo , i due nostri autori aguzzaron sempre e di continuo gli strali della critica . Come nella loro lunga carriera fecero della loro scienza la guida della loro pratica , e dalla loro pratica trassero materia e indicazione ad una più approfondita scienza , come non trattaron mai la storia qual cavallo da inforcare e da mettere al trotto , né si dettero alla ricerca di formule atte a destare le momentanee illusioni ; così furono , per la necessità delle cose , portati a misurarsi in critica aspra , violenta , risoluta , con tutti quelli , che agli occhi loro apparivano capaci di nuocere al movimento proletario . Chi non ricorda ? - i proudhonisti per esempio , di qua , con la pretesa di distruggere lo stato astraendone ad arte , come chi chiuda gli occhi e finga di non vedere ; - di là quei blanquisti d ' un tempo , che lo stato voleano togliersi in mano per forza , per poi fare la rivoluzione ; - e Bakunin che si caccia surrettiziamente nell ' Internazionale , e costringe gli altri a scacciarnelo ; - e poi di qua e di là la pretesa delle tante scuole del socialismo , e la concorrenza di tanti capitani ! Da che Marx stritolò in una verbale polemica l ' ingenuo Weitling ( ) , fino alla sua terribile critica del programma di Gotha ( 1875 ) , apparsa poi invero assai tardivamente ( 1890 ) , la sua vita fu una continua lotta , non solamente con la borghesia e con la politica che questa rappresenta , ma ancora con le varie correnti , o rivoluzionarie o reazionarie , che a torto o per rovescio sono andate pigliando il nome di socialismo . Queste lotte si acuirono nella Internazionale , e dico di quella di gloriosa memoria , che lascia fino ad oggi traccia così grande di sé in tutta l ' azione odierna del proletariato , e non della caricatura che se ne fece dappoi . Lo strascico maggiore di polemiche contro il marxismo , ridotto , nella fantasia di certi critici , ad una semplice varietà di scuola politica , è dovuto alla tradizione di quei rivoluzionarii , che , specie nei paesi latini , riconobbero in Bakunin il loro duce e maestro . Gli anarchisti di oggi , che altro ripetono se non le querimonie e gli errori di quei tempi andati ? Forse venti anni addietro , fatta eccezione di quei dotti , che rimasticano a casa le cose lette nei libri , dei due fondatori del socialismo scientifico la generalità del pubblico italiano non risapea , se non quel tanto che s ' era serbato , per memoria , delle invettive di Mazzini e delle malignazioni di Bakunin . Ed ecco come il comunismo critico , che cosi tardi è stato ammesso agli onori della discussione nella cerchia della scienza ufficiale , ha avuto contro di sé , nel campo del socialismo stesso , la più grave delle avversità : la inimicizia degli amici . Tutte coteste difficoltà , o furono già superate , o sono in buona parte prossime a sparire . Non per la virtù intrinseca delle idee , che non ebbero mai né piedi per andare , né mani per afferrare , ma per il solo fatto , che , da per tutto dove son nati dei partiti socialistici , i programmi di questi partiti sono andati assumendo un comune indirizzo , è da ultimo accaduto , che i socialisti di tutti i paesi sian venuti a collocarsi , per la imperiosa suggestione delle cose , nell ' angolo visuale del Manifesto dei Comunisti . Non vi pare che io sia giunto in tempo opportuno a scrivere la commemorazione di questo ? Le classi degli sfruttatori van facendo alla massa degli sfruttati in ogni parte del mondo condizioni quasi da per ogni dove identiche : ond ' è , che da per tutto i rappresentanti attivi di questi sfruttati entrano nelle medesime vie di agitazione , e seguono gli stessi criterii di propaganda e di organizzazione . Ciò molti chiamano marxismo pratico e sia ! Che giova di litigar su le parole ? Quando anche il marxismo per molti si riduca alla semplice parola , anzi alla riverenza per il ritratto di Marx , per il suo busto in gesso , o per la sua effigie sul ciondolo ( - su cotesti innocenti simboli la polizia italiana esercita così spesso il suo buon umore - ) , il fatto è che cotesta unità simbolica sta a significare , che l ' unirà reale è per lo meno avviata , e che il proletariato di tutto il mondo è in atto di avvicinarsi , poco per volta , ad una certa similarità di tendenze ; ossia che in esso la internazionalità si elabora di lunga mano per ragioni obiettive . Coloro che usano il linguaggio dei decadenti della borghesia , scambiando , com ' è loro uso , la cosa col simbolo , vanno ora dicendo , che questo è il trionfo del signor Marx ; tal quale come se altri dicesse , che il cristianesimo è il trionfo ( e perché non dire a dirittura il successo ? ) del signor Gesù di Nazaret ; di un signor Gesù , che , deposto e destituito dalla qualità di figlio di dio fattosi uomo , divenga , come nello stile tra il molle e lo sdilinquito del vostro Renan un uomo così fanciullescamente divino da parere un iddio . Innanzi a questo esperimento intuitivo della politica del socialismo , il che è quanto dire della politica del proletariato , son cadute le vecchie divergenze delle scuole , alcune delle quali erano in fatto divarii e screziature di vanità letteraria , per cedere il posto alle utili divergenze , che nascono spontanee dal vario modo di trattare i problemi pratici . Nel fatto , in concreto , ossia nello svolgimento positivo e prosaico del socialismo , poco importa se tutti i suoi capi , condottieri , oratori e rappresentanti si conformino o non si conformino ad una dottrina , e ne facciano o non ne facciano professione palese . Il socialismo non è una chiesa , né una setta , cui occorra il dogma o la formula fissa . Se oggi da molti si parla del trionfo del marxismo , cotesta enfatica espressione , quando sia ridotta ad una forma crudamente prosaica , viene a dire che nessuno può essere d ' ora innanzi socialista , se non a patto di domandarsi ogni istante : in questa data situazione , che cosa conviene di pensare , di dire o di fare nell ' interesse del proletariato ? Non saran più possibili i dialettici , che siano in verità dei sofisti , come fu Proudhon , né gl ’ inventori di sistemi sociali subiettivi , né i facitori di rivoluzioni private ( ) . La indicazione pratica del fattibile è data dalla condizione del proletariato , e questa è apprezzabile e misurabile appunto perché c ' è la stregua del marxismo ( intendo qui la cosa effettuale e non il simbolo ) come dottrina progressiva . Le due cose , ossia il misurabile e la misura , fanno uno dal punto di vista generale del processo storico , specie quando siano considerate a conveniente distanza . E vedete di fatti , che , mentre i contorni del socialismo come azione pratica si vanno precisando , tutte le antiche poesie e ideologie si disperdono , lasciando dietro di sé la semplice traccia fraseologica . Al tempo stesso è cresciuto nel campo della scienza accademica , per tutti i versi e in tutti i sensi , il criticismo della dottrina economica . L ' esule Marx è tornato , dopo morto , nell ' ambito della scienza ufficiale ; per lo meno come avversario col quale non sia lecito di scherzare . E come per tante vie i socialisti sono arrivati alla coscienza prosaica di una rivoluzione , che non può esser macchinata , ma che si fa perché diventa , così s ' è andato lentamente preparando il pubblico , per il quale il materialismo storico risponde a un vero e proprio bisogno intellettuale . Negli ultimissimi anni , come vedete , furon molti quelli che in questa dottrina han messo bocca ; sia pur male , od a sproposito . Dunque , se guardate bene , non si arriva in ritardo . Da giovane io sentii più volte ripetere questa storiella , che , cioè , Hegel dicesse : un solo dei miei scolari mi ha capito . La storiella non si presta a verifiche , perché quel tale scolaro verissimo non fu fino ad ora identificato . Questa storiella può ripetersi all ' infinito , da sistema a sistema , e da scuola a scuola . Come in fatto di attività intellettuale non c ' è luogo alla suggestione , e come il pensiero non si trasfonde meccanicamente da cervello a cervello , così i grandi sistemi non si diffondono , se non per la similarità delle condizioni sociali , che vi dispongano e v ' inclinino molte menti in uno e medesimo tempo . Il materialismo storico si allargherà , si diffonderà , si specificherà , avrà esso stesso una storia . Forse da paese a paese avrà modalità e colorito diverso . E ciò non sarà gran male ; purché rimanga in fondo il nocciolo , che n ' è , come a dire , tutta la filosofia . Per es . , dei postulati come questi : - nel processo della praxis è la natura , ossia l ' evoluzione storica dell ' uomo : - e dicendo praxis , sotto questo aspetto di totalità , s ' intende di eliminare la volgare opposizione tra pratica e teoria : - perché , in altri termini , la storia è la storia del lavoro , e come , da una parte , nel lavoro così integralmente inteso è implicito lo sviluppo rispettivamente proporzionato e proporzionale delle attitudini mentali e delle attitudini operative , così , da un ' altra parte , nel concetto della storia del lavoro è implicita la forma sempre sociale del lavoro stesso , e il variare di tale forma : - l ' uomo storico è sempre l ' uomo sociale , e il presunto uomo presociale , o supersociale , è un parto della fantasia : - e così via . E ... qui faccio punto , principalmente per non ripetermi , e per non ripetere a voi buona parte delle cose che ho messo nei due saggi : - del che voi non sentite , mi pare , il bisogno , e io , veramente , nemmeno . IV . Roma , 14 maggio '97 Mi pare - tanto per tornare al primitivo argomento - che a voi stia in cima dei pensieri questa domanda : per quali vie , e in quali modi , sarebbe dato di avviare in Francia una scuola del materialismo storico ? Non so se sia lecito a me di rispondere al quesito , senza aver l ' aria di gareggiare con quei giornalisti di vecchio stampo , i quali davano , tanto sicuri di sé , consigli all ' Europa , col grave rischio di rimanere , e difatti rimanevano , quasi sempre inascoltati . Mi ci proverò modestamente . Innanzi tutto mi sembra non debba esser cosa difficile si trovino in Francia editori e librai , i quali stampino e diffondano delle accurate traduzioni degli scritti di Marx , di Engels , e di quanti altri occorra . Sarebbe , per cominciare , il cominciamento migliore . Capisco che nell ' arte del tradurre si va incontro a delle curiose difficoltà . Sono oramai trentasette anni dacché leggo in tedesco , e m ' è parso sempre di osservare , che a noi popoli di lingue latine capiti addosso uno strano smarrimento delle attitudini linguistiche e letterarie , quante volte traduciamo da quell ' idioma . Ciò che in tedesco è vivo , trasparente , efficace , diventa assai spesso , per es . , in italiano , frigido , senza rilievo , e qualche volta a dirittura come di gergo . In coteste traduzioni , parlo s ' intende delle comuni e correnti , va perduto , con gli effetti della insinuazione , l ' affiato della persuasiva . In un vasto lavoro di popolarizzazione , com ' è quello cui accenno , occorrerebbe , salva sempre la integrità testuale degli scritti da tradurre , che le prefazioni , le note , i commenti offrissero i surrogati a quel facile processo di assimilazione , che è implicito e pronto già nelle scritture , le quali sian native del paese stesso . Le lingue non sono , in verità , le accidentali varianti dell ’ universale volapük ; e , anzi , sono assai più che dei semplici mezzi estrinseci di comunicazione e di significazione del pensiero e dell ' animo . Son condizioni e limiti dell ' attività nostra interiore , la quale ha per ciò , come per tante altre ragioni , modi e forme nazionali non di mero accidente . Se ci sono internazionalisti che ciò ignorino , costoro han da chiamarsi a dirittura confusionisti ed amorfisti ; come quelli che ritraggono i loro insegnamenti , non dai vecchi apocalittici , ma da quello speciosissimo Bakunin , che invocava per fino la egalizzazione dei sessi . Dunque , nella assimilazione delle idee , dei pensieri , delle tendenze , dei propositi , che sian venuti a maturità di espressione letteraria in terreno di lingue straniere , c ' è come un caso alquanto scabroso di pedagogica sociale . E , giacché cotesta espressione m ’ è uscita dalla penna , permettetemi io vi contessi , che quando io esamino dappresso la storia precedente e le presenti condizioni della Socialdemokratie tedesca , non è l ' incremento continuo dei successi elettorali che mi riempia proprio principalmente l ' animo di ammirazione e di viva speranza . Più che almanaccare su quei voti come arra dell ' avvenire , secondo i calcoli qualche volta fallaci della illazione e della combinatoria statistica , mi sento ripieno di viva ammirazione per questo caso veramente nuovo ed imponente di pedagogica sociale : e , cioè , che in così stragrande numero di uomini , e segnatamente di operai e di piccoli borghesi , si formi una coscienza nuova , nella quale concorrono , in egual misura , il sentimento diretto della situazione economica , che induce alla lotta , e la propaganda del socialismo , inteso come meta o punto d ' approdo . Questa divagazione mi fa nascere un ricordo . Io fui qui in Italia , o il primo , o certo fra i primi , a richiamare , con lo scritto e con la parola , più volte e insistentemente , l ' attenzione di quella parte degli operai nostri , che erano e son capaci di muoversi su la linea della moderna lotta proletaria , verso l ' esempio della Germania . Ma ... non mi passò mai per il capo di credere , che l ' imitazione dispensi alcuno dalla spontaneità : non mi son mai sognato si dovesse seguire l ' esempio di quei frati e preti , che furon per secoli i quasi esclusivi educatori dell ' Italia già decaduta , e allegramente fabbricavano i poeti , dando ad imparare a mente l ' Arte poetica di Orazio . Sarebbe curioso , che tu , benemerito , operosissimo e sagacissimo Bebel , apparissi qui fra noi in veste di novello Orazio ! - ne strabilierebbe perfino il mio amico Lombroso , che odia il latino più della pellagra . C ' è delle altre difficoltà più intime , in breve , e di maggior portata e di maggior peso . Dato pure il caso che editori e librai , abili e solerti , si dessero la briga di diffondere , non che nella sola Francia , negli altri paesi civili ancora , le traduzioni di tutti gli scritti del materialismo storico , ciò varrebbe solo a stimolare , ma non già a formare e fermare nelle rispettive nazioni le energie fattive , che producono e tengono in rigoglio un indirizzo del pensiero . Pensare è produrre . Imparare è produrre riproducendo . Noi non sappiamo bene e davvero , se non ciò che noi stessi siam capaci di produrre , pensando , lavorando , provando e riprovando ; e sempre per virtù delle forze che ci son proprie , nel campo sociale e dall ' angolo visuale in cui ci troviamo . E poi la Francia , con la sua grande storia , con la sua letteratura , che fu così dominante per secoli , con la sua ambizione patriottica , e con quella sua così propria differenziazione etnico - psicologica , che si riflette per fino nei prodotti più astratti del pensiero ! Non starò proprio , io italiano , ad assumermi le parti di difensore di quei vostri sciovinisti , ai quali voi infliggete così meritato biasimo . Ma ricordiamo pure ciò che accadde nel secolo passato . Il pensiero rivoluzionario derivò da più parti del mondo civile , dall ' Italia , dall ' Inghilterra , dalla Germania , ma non fu europeo , se non a patto di plasmarsi in ispirito francese ; e la rivoluzione europea fu la rivoluzione francese . Questa gloria imperitura della vostra nazione pesa , come tutte le glorie su la nazione stessa , quale incubo di radicato pregiudizio . Ma i pregiudizii non sono anch ' essi delle forze , se non altro in quanto sono degl ' impedimenti ? Parigi non sarà più il cervello del mondo ; anche perché il mondo non ha cervello , se non nella fantasia di certi speciosi sociologisti ( ) . Né Parigi è tuttora , né sarà più in avvenire , la santa Gerusalemme dei rivoluzionarii d ' ogni parte del mondo - come parve un tempo che fosse . Già la futura rivoluzione proletaria non avrà niente che la riavvicini ad apocalittico millennio : e poi , oggi , i privilegi son finiti non meno per le nazioni che per gl ' individui . Così giustamente osservava l ' Engels ; e del resto varrebbe la pena che i francesi leggessero ciò che egli scriveva nel 1874 a proposito dei blanquisti , aizzanti all ' immediata riscossa proprio a poco andare dalla catastrofe della Comune ( ) . Ma tutto sommato ... e fatto calcolo delle condizioni proprie dell ' agricoltura e dell ' industria francese , le quali han ritardato per tanto tempo la concentrazione del movimento operaio , e data pure la sua buona parte di torto ai varii capisetta e capiscuola , che tennero per così gran tempo scisso e spartito il socialismo francese , sta sempre il fatto , che il materialismo storico non potrà farsi strada fra voi , finché avrà l ' aria d ' essere il semplice elaborato mentale dei due tedeschi di grande ingegno . Con questa espressione Mazzini appunto acuiva i risentimenti nazionali contro i due autori ; i quali , da comunisti e materialisti com ' erano , parean fatti a posta per iscombussolare l ' idealistica formula di patria e dio . Fu per questo rispetto quasi tragica la sorte dei due fondatori del socialismo scientifico . Passarono più volte pei due tedeschi agli occhi di tanti , che furon sciovinisti per fino fra i rivoluzionarii , anzi passarono per organi del pangermanismo nelle invettive di quel Bakunin , che ebbe l ' animo così disposto ad inventare ... per non dir altro : essi , i due tedeschi , che nella patria , dalla quale usciron da esuli fin dagli anni della prima gioventù , incontrarono lo studiato silenzio di quei professori , ai quali è atto di patriottismo l ' esercizio del servilismo ! Quei professori , in fondo , si vendicavano . Difatti nel Capitale , nel quale tutta la trattazione s ' inradica nelle tradizioni della economia classica , non esclusi gli scrittori ingegnosi e spesso geniali che ebbe l ' Italia nel secolo XVIII , non si parla se non con sovrano disprezzo dei signori Roscher e compagni . Engels , che con tanta cura e con tanta abilità di ampliamenti espositivi si sforzò di rendere popolari i resultati delle ricerche dell ' americano Morgan , chiuso com ' era nella persuasione , che ciò che egli giustamente chiamava filosofia classica fosse giunta alla sua dissoluzione in Feuerbach , scrivendo l ' Antidühring mostrò noncuranza , dirò francamente eccessiva , per la filosofia contemporanea ( - noncuranza spiegabile in lui , ma non scusabile , anzi ridicola , negli altri socialisti , che per imitazione l ' affettano - ) , ossia per la neocritica dei suoi connazionali . Cotesta sorte tragica fu come insita alla missione loro . Essi furon con l ' animo e con la mente rivolti del tutto alla causa del proletariato d ' ogni nazione : e perciò i prodotti della scienza loro hanno in ogni nazione quel pubblico soltanto , che vi si vada reclutando tra quelli che sian capaci di una consona rivoluzione intellettuale . In Germania , ove per condizioni storiche speciali , e soprattutto perché la borghesia non v ' è mai riuscita a spezzare per intero la compagine dell ' Ancien Régime ( vedete che quell ' imperatore può tenervi impunemente il linguaggio d ' un vice - nume , e non è poi in verità che un Federico Barbarossa fattosi commesso viaggiatore dell ' in German made ) , la democrazia sociale s ' è ridotta e fermata in serrata falange , era ben naturale che le idee del socialismo scientifico trovassero favorevole il terreno alla normale e progressiva diffusione loro . Ma nessuno dei socialisti tedeschi - spero almeno - si sognerà mai di considerare le idee di Marx e di Engels al semplice ragguaglio dei diritti e dei doveri , dei meriti e dei demeriti , dei Camarades de Parti . Ecco per es . che cosa Engels scriveva , e non è gran tempo ( ) : Si noterà come in tutti questi articoli io mi chiami , non democratico - sociale , ma comunista . E ciò perché a quel tempo si davano il nome di democratici sociali , in molti paesi , di quelli che non aveano scritto su la loro bandiera l ' appropriazione di tutti i mezzi di produzione da parte della società . Per democratico - sociale s ' intendeva in Francia un repubblicano democratico , che avesse delle simpatie più o meno genuine , ma che rimanevano pur sempre indeterminate , per la classe operaia ; gente , insomma , come Ledru - Rollin del 1848 , e come i radicali socialisti del 1874 , che erano intinti di proudhonismo . In Germania chiamavansi democratici - sociali i lassalliani : ma , sebbene la gran massa di essi andasse a grado a grado riconoscendo la necessità della socializzazione dei mezzi di produzione , pur nondimeno le cooperative di produzione , sussidiate dallo stato rimanevano il punto essenziale del programma del partito nella sua azione pubblica . Era dunque per me e per Marx assolutamente impossibile di scegliere un termine di tale elasticità a designazione dei nostro specifico punto di vista . Oggi è tutt ' altro , e la parola può passare ; sebbene sia pur sempre disadatta a significare un partito il cui programma è , non genericamente socialistico , ma direttamente comunistico , e la cui finale meta politica è di superare ogni forma di stato , e quindi anche la democrazia . I patrioti - e non uso punto a dileggio cotesta parola - hanno , mi pare , di che consolarsi e confortarsi . Non è detto in conclusione che il materialismo storico sia il patrimonio intellettuale di una sola nazione , o che debba rimanere in privilegio d ' una clique , d ' una consorteria o d ' una setta . Esso , innanzi tutto , appartiene nella sua origine obiettiva alla Francia , all ' Inghilterra e alla Germania , in eguale misura . Non starò qui a ripetere ciò che dissi in altra lettera , della forma di pensiero che derivossi nella mente dei nostri due autori per lo stadio a cui era giunta , nella loro giovinezza , la coltura intellettuale dei tedeschi , e la filosofia in ispecie , mentre l ' hegelismo appunto , o si perdeva nei rigagnoli di una nuova scolastica , o dava luogo ad un nuovo e più poderoso criticismo . Ma era pur lì la grande industria inglese con tutte le miserie che l ' accompagnavano , e col contraccolpo ideologico di Owen , e con quello pratico dell ' agitazione cartista . Ma eran pur lì le scuole del socialismo francese , e la tradizione rivoluzionaria dell ' Occidente , che si derivava già nelle forme del comunismo d ' indole modernamente proletaria . Che cos ' è il Capitale , se non la critica di quella economia , che , come rivoluzione pratica e come rappresentazione teorica di questa stessa rivoluzione , era venuta a piena maturità nella sola Inghilterra , fin verso il '60 , e in Germania cominciava appena ? Che cosa è il Manifesto dei Comunisti , se non la chiusa e la esplicazione del socialismo , o latente , o palese nei movimenti operai di Francia e d ' Inghilterra ? Ma tutte queste cose furono continuate e portate a compimento di critica , la filosofia di Hegel non esclusa , con quella critica immanente , che è la dialettica con le sue inversioni ; ossia , per via di quel negare , che non è contenziosa e avvocatesca contrapposizione di concetto a concetto , di opinione ad opinione , ma che invece invera ciò che nega , perché in ciò che nega e supera , trova o la condizione ( di fatto ) , o la premessa ( concettuale ) del procedere stesso ( ) . Francia e Inghilterra possono ripigliare , senza parere che compiano un atto di mera imitazione , la loro parte nella elaborazione del materialismo storico . Perché i francesi non avrebbero oramai da scrivere dei libri veramente critici su Fourier e Saint - Simon , in quanto furono , e nella misura in cui furono , veri precursori del socialismo contemporaneo ? Non c ’ è occasione a lavorare letterariamente sui moti rivoluzionarii dal 1830 al 1848 , in modo si veda , che la dottrina del Manifesto non fu la negazione di quelli , ma il loro aboutissant è risolvente ? A riscontro di quel 18 Brumaio di Marx , che , pur essendo uno scritto genialissimo , e nell ' intento suo insuperabile , riman sempre un opuscolo di occasione e di tinta pubblicistica , non sarebbe il caso di comporre una meditata storia del Colpo di stato ? Ma la Comune non aspetta ancora la sua definitiva trattazione critica ? Ma la Grande Rivoluzione , intorno alla quale esiste una letteratura colossale , quanto all ' insieme , e singolarmente minutissima quanto ai particolari , fu mai fino ad ora trattata a fondo in tutto l ' intrinseco del sommovimento delle classi che vi presero parte , e come caso esemplare di sociologia economica ? A farla breve , tutta la storia moderna di Francia e d ' Inghilterra non offre essa forse agli studiosi un più largo e sicuro capitolo d ' illustrazioni al materialismo storico , di quello che non potessero fino a poco tempo fa offrirlo le condizioni della Germania ? Queste furono , nel fatto , dalla guerra dei trent ’ anni in poi , grandemente intricate pei sopraggiunti impedimenti allo sviluppo , e nelle teste di quelli , che sopra luogo le osservarono , rimasero quasi sempre come involute in varie specie di nebulosità ideologica - nebulosità che muoverebbe a riso i cronisti fiorentini del secolo XIV . Mi son fermato su questi particolari , non per darmi l ' aria di consigliere della Francia , ma per aver modo di osservare da ultimo , che , data la forma dei cervelli di lingue latine , non è cosa agevole il fare entrare in essi le nuove idee , se altri s ' indugi a rappresentarle esclusivamente come forme astratte del pensiero ; mentre riescono a penetrarvi , con pronto e suggestivo effetto , quando vengano plasmate in racconti e in esposizioni , che in qualche modo rassomiglino ai prodotti dell ' arte . Torno per un momento su la questione del tradurre . L ' Antidühring è il libro che prima di ogni altro conviene che entri nella circolazione internazionale . Pochi libri io conosco , che possano stargli a paro , per densità di pensiero , per molteplicità di punti di vista , per duttilità di penetrazione suggestiva . Può essere una medicina mentis per la gioventù intellettuale , che di solito si volge , incerta di sé e con criterii assai vaghi , a ciò che genericamente ha nome di socialismo : e così fu nel tempo in cui apparve , come ne andò scrivendo un tre anni fa il Bernstein , in una specie di commemorazione pubblicata nella “ Neue Zeit ” . Nella letteratura socialistica rimane quello il libro insuperato . Ma quel libro non è tetico , anzi è antitetico . Salvo i brani isolabili , come son quelli i quali presero corpo di opuscolo per sé stante , che fa da un pezzo il giro del mondo ( Del passaggio del socialismo dall ' utopia alla scienza ) , quel libro ha a suo filo conduttore la critica del signor Dühring , in quanto ei fu inventore di una filosofia e d ' un socialismo a modo suo . Or qual persona , che non viva nella cerchia dei professanti scienza , e quanti non tedeschi hanno proprio il dovere d ’ interessarsi del signor Dühring ? Ogni nazione ha , pur troppo , i suoi Dühring . Un Engels di altra nazione , chi sa quali altri anti - chi sa che cosa avrebbe scritto o scriverebbe . L ' effetto vero di quel libro mi pare debba esser questo su i socialisti di altri paesi e lingue , che li abiliti a fornirsi di quelle attitudini critiche , che giovano per iscrivere tutti gli altri anti - x occorrenti a combattere ogni altra qualche cosa , che imbarazzi od inficii il socialismo , in nome di tante sociologie pullulanti d ' ogni parte . Le armi e i modi della critica devono , da paese a paese , subire la legge della variabilità e dell ' adattamento . Curare il malato e non la malattia ; - in ciò consiste la modernità della medicina . A fare altrimenti di così , si rischia d ' incorrere nella sorte toccata agli hegeliani , che vennero su in Italia dal 1840 al 1880 , e specie nel Mezzogiorno , anzi a Napoli . Furono in parte dei semplici epigoni , ma alcuni furono pensatori di polso . Nel tutt ' insieme rappresentavano una corrente rivoluzionaria di gran conto , a petto del tradizionale scolasticismo , dello spiritualismo alla francese e della filosofia del così detto buon senso . Di tal movimento pur qualcosa s ' è risaputo in Francia ; perché fu uno di questi hegeliani , e non il più profondo e forte di tutti , il Vera ( ) , che dette alla Francia appunto le più leggibili traduzioni , con copiosissimi commenti , di alcune delle opere fondamentali di Hegel . Di tutto quel movimento s ' è perduta ora da noi la traccia e la memoria , nel giro di così pochi anni . Gli scritti di quei pensatori non si trovano che dai rivenditori di anticaglie e di bagattelle librarie . Cotesta dispersione nel nulla di tutta una attività scientifica , non certo irrilevante , non è solo dovuta alle vicende non sempre belle e laudabili della vita universitaria , né al solo dilagare epidemico del positivismo che manda qua e là frutti che paiono scienza da demi - monde , ma a ragioni più intrinseche . Quegli hegeliani scrissero , e insegnarono , e disputarono come se stessero , non a Napoli , ma a Berlino , o non so dove . Conversavano mentalmente coi loro Camarades d ’ Allemagne ( ) . Rispondevano dalla cattedra o negli scritti alle obiezioni di critici noti a loro soltanto ; facendo così un dialogo , che a lettori e uditori parea monologo . Non riuscirono a plasmare le loro trattazioni e la loro dialettica in libri , che apparissero qual nuovo acquisto intellettuale della nazione . Cotesto non piacevole e non lusinghiero ricordo mi stava innanzi alla mente , quando , quasi repugnante , mi misi a scrivere il primo dei due miei saggi di materialismo storico , ai quali ora non c ' è ragione io non ne faccia succedere degli altri . Mi domandava più volte : ma da che parte devo rifarmi , per dir cose , che ai lettori italiani non tornino ostiche , straniere e strane ? Mi dire che io son riuscito : e così sia . Non sarebbe un caso singolare di scortesia , che io volessi ribattere , ragionando , da arbitro , di me e delle lodi che voi mi fate ? Nel leggere - così scrivevo a un di presso cinque anni fa ad Engels la Heilige Familie , mi son ricordato degli hegeliani di Napoli , in mezzo ai quali io vissi da giovanissimo , e mi pare di avere inteso e assaporato quel libro , più che non possa riuscire a molti , cui mancano al presente i dati proprii e intuitivi di quel curioso umorismo . Mi parea di averla vista io stesso da vicino quella curiosa coterie di Charlottenburg , da Marx e da voi così singolarmente persiflée . Mi si ripresentava allo spirito , più che tutti gli altri , un professore di estetica , originalissimo e genialissimo uomo , che deduceva i romanzi di Balzac , costruiva la cupola di S . Pietro e disponeva in serie genetica gl ' istrumenti musicali ; e pian piano , di negazione in negazione , e con la negazione della negazione , giunse da ultimo alla metafisica dell ' inconoscibile , che , ignaro come ei fu sempre dello Spencer , e anzi a guisa di uno Spencer non glorificato , chiamò l ' innominabile . Anch ' io da giovane vissi in quella specie di palestra , e non me ne rincresce ; vissi per anni con l ' animo diviso fra Hegel e Spinoza : di quello difesi , con giovanile ingenuità , la dialettica contro lo Zeller che iniziava il neokantismo ; di questo sapevo a memoria gli scritti , e ne esposi , con intendimento di innamorato , la teoria degli affetti e delle passioni . Ora tutte coteste cose mi tornano nella memoria come lontanissima preistoria . Avrò subita anch ' io la mia negazione della negazione ? Voi mi spronate a scrivere di comunismo : ma io temo sempre di far di cosa di nessun valore quanto alle forze mie , e di poco effetto quanto all ' Italia . E lui a rispondermi ... ; ma qui faccio punto . Mi pare sia cosa presso che incivile il riprodurre senza urgente ragione di pubblico interesse , le lettere private , specie a breve tempo dalla morte di chi le scrisse . In tutti i casi , anche stralciando da tali lettere private ciò che può esservi di puramente occasionale , e serbandone solo ciò che è di dottrina e di scienza , esse fan sempre poca fede e son di poco peso , a fronte degli scritti meditatamente destinati alla pubblicità . Col crescere dell ' interesse per il materialismo storico , e nel difetto di una letteratura , che estesamente e partitamente lo illustri , s ' è dato il caso che Engels , negli ultimi anni di sua vita , qual professore che non sieda in cattedra , fosse interrogato , e anzi tormentato di continuo con infinite domande da parte di molti , che si iscrivevano spontanei da studenti liberi nella vagante ed eslege Università del socialismo . Di qui le lettere che furon pubblicate , e quelle altre molte , che son rimaste inedite . In quelle tre lettere , che il “ Devenir Social ” riprodusse recentemente da una rivista di Berlino e da un giornale di Lipsia , apparisce chiaro come fosse in lui una certa temenza , che il marxismo diventasse troppo presto una dottrina a buon mercato . A molti dei professanti la scienza , non nella vagante Università del popolo di là da venire , ma in questa che realmente esiste nella presente società ufficiale , capita d ' esser messi fra l ' uscio e il muro dagli studenti e dagli studiosi , perché , uno pede stantes , rispondano ad ogni quesito , come chi avesse stampata nel cervello la ragione universale delle cose . I più vanitosi fra i professori , per non ismentire la ieratica sacramentalità della scienza , e come se questa consistesse del tutto nella materialità del conosciuto , e non principalmente nella virtuosità e correttezza formale dell ' atto del sapere , rispondono difilato , riuscendo a fare assai di sovente la satira di se stessi , da imitatori del saporitissimo Mefistofele in maschera di maestro in tutte e quattro le facoltà . Pochi hanno la socratica rassegnazione di rispondere : non so , ma so di non sapere , e so che si potrà sapere , ed io stesso potrò sapere , se avrò compiuti gli atti di sforzo , ossia di lavoro , che occorre per sapere , - e se mi date degli anni indefiniti , con l ' indefinita attitudine dell ' applicazione metodica del lavoro , io potrò indefinitamente saper quasi tutto . Ed ecco in che cosa consiste quel capovolgimento pratico della teorica della conoscenza , che è insito al materialismo storico . Ogni atto di pensiero è uno sforzo ; cioè un lavoro nuovo . A compierlo occorrono innanzi tutto i materiali dell ' esperienza depurata , e gl ' istrumenti metodici , resi familiari e maneggevoli dal lungo uso . Non c ' è dubbio , che il lavoro compiuto , ossia il pensiero prodotto , agevoli i nuovi sforzi diretti alla produzione di novello pensiero ; in prima , perché i prodotti precedenti rimangono obiettivati nei mezzi intuitivi dello scritto e delle altre arti rappresentative , e , in secondo luogo , perché l ' energia in noi internamente accumulata penetra e investe il nuovo lavoro , qual ritmo del procedimento , nella qual cosa ( ossia nel ritmo ) consiste appunto il metodo della memoria , del ragionamento , dell ' espressione , della comunicativa , e così via . Ma macchine pensanti non si diventa mai ! Tutte le volte che ci mettiamo nuovamente a pensare , oltre che ci necessitano sempre i mezzi e gl ' incentivi esterni ed obiettivi della materia empirica , ci occorre ancora uno sforzo adeguato per passare dagli stati più elementari della vita psichica a quello stadio superiore derivato e complesso , che è il pensiero , nel quale non possiamo mantenerci , se non per atto di attenzione volontaria , che ha intensità e durata di speciale e non sorpassabile misura . Cotesto lavoro , che a noi si rivela nella nostra diretta ed immediata coscienza , qual fatto , che ci concerna solo in quanto siamo persone singole e circoscritte dalla nostra naturale individuazione , non si avvera in ciascun di noi , se non in quanto noi siamo appunto , nell ' ambiente della convivenza , esseri socialmente e quindi anche storicamente condizionati . I mezzi della convivenza sociale , che sono , da un lato le condizioni e gl ' istrumenti , e dall ' altro i prodotti della collaborazione variamente specificata , costituiscono , al di là di ciò che offre a noi la natura propriamente detta , la materia e gl ' incentivi della nostra formazione interiore . Di qui nascono gli abiti secondarii , derivati e complessi , pei quali , di là dai termini della nostra corporea configurazione , sentiamo il nostro proprio io come la parte di un noi , il che vuol dire , in concreto , di un modo di vivere , di un costume , di una istituzione , di uno stato , di una chiesa , di una patria , di una tradizione storica , e così via . In coteste correlazioni di consociazione pratica , che corrono da individuo a individuo , han la loro radice e hanno il loro fondamento obiettivo e prosaico tutte quelle varie rappresentazioni ideologiche di spirito pubblico , di psiche sociale , di coscienza etnica , e così via , intorno alle quali , come gente che pigli per enti e sostanze i rapporti e le relazioni , speculano , da metafisici di pessima scuola , i sociologisti e psicologisti , che io chiamerei simbolisti e simboleggianti . In questi medesimi rapporti pratici nascono le comuni correnti , per le quali il pensiero individuo , e la scienza che ne deriva , son vere e proprie funzioni sociali . E così siamo daccapo nella filosofia della praxis , che è il midollo del materialismo storico . Questa è la filosofia immanente alle cose su cui filosofeggia . Dalla vita al pensiero , e non già dal pensiero alla vita ; ecco il processo realistico . Dal lavoro , che è un conoscere operando , al conoscere come astratta teoria : e non da questo a quello . Dai bisogni , e quindi dai varii stati interni di benessere e di malessere , nascenti dalla soddisfazione o insoddisfazione dei bisogni , alla creazione mitico - poetica delle ascoste forze della natura : e non viceversa . In questi pensieri è il segreto di una asserzione di Marx , che è stata per molti un rompicapo , che egli avesse , cioè , arrovesciata ( ) la dialettica di Hegel : il che vuol dire , in prosa corrente , che alla semovenza ritmica d ' un pensiero per sé stante ( - la generatio aequivoca delle idee ! - ) rimane sostituita la semovenza delle cose , delle quali il pensiero è da ultimo un prodotto . In fine , il materialismo storico ? ossia la filosofia della praxis , in quanto investe tutto l ’ uomo storico e sociale , come mette termine ad ogni forma d ' idealismo , che consideri le cose empiricamente esistenti qual riflesso , riproduzione , imitazione , esempio , conseguenza o come altro dicasi , d ' un pensiero , come che siasi , presupposto , così è la fine anche del materialismo naturalistico , nel senso fino a pochi anni fa tradizionale della parola . La rivoluzione intellettuale , che ha condotto a considerare come assolutamente obiettivi i processi della storia umana , è coeva e rispondente a quell ' altra rivoluzione intellettuale , che è riuscita a storicizzare la natura fisica . Questa non è più , per alcun uomo pensante , un fatto , che non fu mai in fieri , un avvenuto che non è mai divenuto , un eterno stante che non proceda , e molto meno il creato d ' una volta sola , che non sia la creazione di continuo in atto . V . Roma , 24 maggio '97 Ripigliando al punto dov ' ero rimasto l ' altra volta , mi pare voi abbiate pienamente ragione di rimettere in campo il problema della filosofia in generale . Mi riferisco , così dicendo , non solo alla vostra Prefazione , che io vado quasi moltiplicando di effetto in questo mio prolungato conversar per iscritto , ma anche ad alcuni vostri articoli nel “ Devenir Social ” , e , inoltre , a parecchie delle lettere private , che avete avuto la cortesia d ’ indirizzarmi . Vi dà pensiero , in fondo , che il materialismo storico possa apparire come campato in aria , fino a che abbia di contro a sé delle altre filosofie , con le quali non armonizzi , e fino a quando non si trovi modo di sviluppare la filosofia , che gli è propria , come quella che è insita ed immanente ai suoi assunti e alle sue premesse . Ho capito bene ? Voi accennate esplicitamente alla psicologia , all ' etica , e alla metafisica . Con quest ' ultimo termine intendete di significare ciò che io , per effetto di altri abiti dello spirito e di altre maniere di trattazione didattica , chiamerei per es . : Dottrina generale , o della Conoscenza , o delle Forme fondamentali del pensiero , e cosi via , a un di presso , o per eccesso di cautela , o per tema di non incorrere in equivocazione , ed anche per non urtare in certi pregiudizii . Passo , però , sopra a cotesti accessorii terminologici ; tanto perché noi , in fatto di scienza , non siam tenuti a starcene al significato che i termini hanno nella comune esperienza e nella comune intuizione ( quando , come nella vita ordinaria , non c ' è dato di chiamare altrimenti che pane il pane ) ; ma quei significati fissiamo noi stessi , ponendo e sviluppando i concetti , che vogliamo compendiariamente formulare con una parola di convenzione . Si starebbe freschi a voler dedurre il significato ed il contenuto per es . della chimica dall ' etimo di tal parola : ci troveremmo di faccia all ' Egitto antichissimo , anzi al nome che significa la terra gialliccia dai due lati delle sponde del Nilo e fino ai monti ! Vi lascio in pace in compagnia della parola metafisica , se in questa v ' accomoda d ' acquietarvi . Frivolezze ! Se un estensore di catalogo cacciasse domani nella rubrica dei metà physiká i Primi principii dell ' oramai indispensabile Spencer , non farebbe nulla di più e nulla di meno di quel che fece il bibliotecario ai Pergamo nell ' appiccicare cotale etichetta a quei vani trattati di prima filosofia ( Aristotele non usa altro termine a denotarli ) , che nessuna cura di vecchi commentatori , né di critici moderni , è riuscita a ridurre mai alla trasparenza e conseguenza di libro giunto a perfezione . Chi sa quanti sarebbero lieti ora di scovrire , che in fin delle fini il vecchio Stagirita , che ha ingombrato di sé le menti degli uomini per tanti secoli , ed è stato insegna a tante battaglie dello spirito , non fu se non un altro Spencer d ' altri tempi , che , magari per sola colpa dei tempi , scrisse in greco , e anche maluccio . La tradizione non dee pesare sopra di noi come un incubo , come un impedimento , come un impaccio , come oggetto di culto e di stupida reverenza ; e siamo bene intesi di ciò : - ma , d ' altra parte , la tradizione è ciò che ci tiene nella storia , il che è quanto dire , che è ciò che ci ricollega alle condizioni faticosamente acquisite , le quali agevolano il lavoro nuovo e rendono possibile il progresso . A fare altrimenti si è bestie ; perché il solo lavorio secolare della storia differenzia noi dagli animali . E poi , inoltre , nessun che si metta a studiare , sia pur nel modo più concreto , empirico , particolare , minuto e circostanziato , un qualunque lato della realtà , può rifiutarsi mai di ammettere , che a un certo punto si è come assaliti dal bisogno di ripensare alle forme generali ( ossia alle categorie ) , che son ricorrenti negli atti particolari del pensiero ( unità , pluralità , totalità , condizione , fine , ragion d ' essere , causa , effetto , progressione , finito , infinito e così via ) . Ora , per poco che in questa nuova curiosità ci soffermiamo , i problemi universali della conoscenza ci s ' impongono ; ossia , ci appariscono come necessariamente dati : - e in questa inevitabile suggestione ha origine e sede anche ciò che voi chiamate metafisica , e che può chiamarsi altrimenti . Tutto sta a sapere come cotesti dati vengano poi da noi maneggiati . La nota caratteristica , parlando , s ' intende , molto genericamente , del pensiero classico ( dico dei greci ) , è una certa ingenuità nell ' uso e nella trattazione di tali concetti . La nota caratteristica della filosofia moderna , e qui di nuovo molto per le generali , è il dubbio metodico , e quindi il criticismo , che accompagna , a guisa di sospettosa cautela , l ' uso di tali forme , così nell ' intrinseco , come nella portata estensiva . Ciò che decide di tale passaggio dalla ingenuità alla critica è la osservazione metodica ( scarsa per estensione e per sussidii negli antichi ) , e , più che l ' osservazione , l ' esperimento volontariamente e tecnicamente condotto ( che mancò quasi del tutto agli antichi ) . Sperimentando , noi diventiamo collaboratori della natura ; - noi produciamo ad arte ciò che la natura da per sé produce . Esperimentando ad arte , le cose cessan dall ' esser per noi dei meri obietti rigidi della visione perché si vanno , anzi , generando sotto la nostra guida ; e il pensiero cessa dall ' essere un presupposto , o un ' anticipazione paradigmatica delle cose , anzi diventa concreto , perché cresce con le cose , a intelligenza delle quali viene progressivamente concrescendo . L ' esperimento ad arte e metodico finisce da ultimo per indurci nella persuasione di questa verità semplicissima : che anche prima che nascesse la scienza , e in tutti gli uomini che alla scienza non arrivano , le attività interiori , compreso l ' uso della ovvia riflessione , sono come un venir crescendo , per la sollecitazione dei bisogni , di noi in noi stessi , e cioè un generarsi di nuove condizioni , successivamente elaborate ( ) . Anche per questo rispetto il materialismo storico è la chiusa di un lungo sviluppo . Esso giustifica perfino il processo storico del sapere scientifico facendo questo sapere qualitativamente consono e quantitativamente proporzionale alla capacità del lavoro ; cioè facendolo rispettivo ai bisogni . Torno a voi , e vi do ragione per la staffilata che aggiustate all ' agnosticismo . Esso è il pendant inglese del neokantismo tedesco : con un notevole divario però . Questo , il neokantismo , non rappresenta , in conclusione , se non una corrente accademica , che ci ha dato , con una più chiara conoscenza di Kant , una utile letteratura da eruditi ; mentre quello , l ' agnosticismo , per la sua diffusione popolare , è un fatto sintomatico della presente condizione di certe classi sociali . I socialisti avrebbero tutte le ragioni di credere , che quel fatto sintomatico sia uno degli indizi della decadenza della borghesia . Fa , certo , un malinconico contrasto con la eroica securtà del vero , che assiste il pensiero nei prodromi della storia moderna ( Bruno e Spinoza ! ) , con l ' asseveranza da Convenzionali , che fu propria dei pensatori del secolo passato fino a venir poi giù giù alla filosofia classica di Germania , ed anche con la precisione dei metodi esplorativi , i quali hanno ai tempi nostri allargato di tanto il dominio del pensiero su la natura . Ha l ' aria della paurosa rassegnazione . Manca del carattere essenziale ad ogni filosofia , secondo Hegel , ossia del coraggio della verità . Un qualcuno di quei marxisti , che inducono così senz ' altro , a bruciapelo , dalle condizioni economiche ai riflessi ideologici , come chi issofatto traducesse i segni stenografici , potrebbe quasi dire , che cotesto Inconoscibile , tanto celebrato da una vasta setta di quietisti della ragione , è segno già che lo spirito dell ' epoca borghese non è più atto a guardare perspicuamente nell ' ordinamento del mondo , perché il capitalismo , dal quale esso toglie l ' orientazione , è già in se fradicio ; e , per ciò , molti , nell ' istintiva coscienza della prossima rovina , si dànno ad una specie di religione dell ' imbecillità . Simile asserto potrebbe sembrare per fino ingegnosamente bello , pur rimanendo non dimostrabile : sebbene poi rassomigli a molte delle sciocchezze , che furon dette da tanti in nome dell ' interpretazione economica della storia ( ) . E invece , io dico , che cotesto agnosticismo ci rende un grande servigio . Fermandosi gli agnosticisti a dire e a ripetere , che non è dato di conoscere la cosa in sé , l ' intimissimo della natura , la causa ultima e il fondo dei fenomeni , essi per un ' altra via , ossia a modo loro , come gente , cioè , che rimpianga l ' impossibile , vengono a quello stesso resultato al quale arriviamo noi , non con rimpianto ma da realisti che non cercano l ’ aiuto della immaginazione , e cioè : che non si può pensare se non su quello che noi possiamo sperimentare , in lato senso , noi stessi . Guardiamo a ciò che è accaduto nel campo della psicologia ; fu fugata , da un canto , la illusione ideologica , che i fatti psichici si spieghino assumendone a sostanziale subietto un ente iperfisico ; - fu bandita , dall ' altro canto , la volgarità , più materiale che materialistica , essere il pensiero una secrezione del cervello ; - fu fissata l ' inerenza dei fatti psichici nello specificato organismo , in quanto l ' organismo stesso è un processo di formazione , e in quanto i fatti psichici sono la interiorità dell ' attività dei nervi , ossia questa attività in quanto è coscienza ; - fu respinta la grossolana ipotesi del materialismo semplicistico , che cotesta interiorità , la quale si conserva e si complica , per il solo fatto che noi ne scovriamo giorno per giorno le rispettive condizioni nei centri nervosi , in quanto è interiorità , ossia funzione di coscienza , possa essere estensivamente osservata ; - ed eccoci arrivati alla scienza psichica , che è impreciso , per non dire erroneo , di chiamare psicologia senza l ' anima , ma bisogna denominare scienza dei prodotti psichici senza il mito della sostanza spirituale . Quando Engels nell ' Antidühring usava della parola metafisica in senso peggiorativo , intendeva appunto di riferirsi a quelle maniere di pensare , ossia di concepire , di inferire , di esporre , che son l ' opposto della considerazione genetica , e quindi ( subordinatamente ) dialettica delle cose . Tali maniere son contrassegnate da questi due caratteri : in prima dal fissare , come per sé stanti , e del tutto indipendenti l ' uno dall ' altro , quei termini del pensiero , i quali in verità son termini solo in quanto rappresentano i punti di correlazione e di transizione ai un processo ; e , in secondo luogo , nel considerare quei termini stessi del pensiero come un presupposto , un ' anticipazione , o anzi un tipo od un prototipo della povera e parvente realtà empirica . Nel primo rispetto , per es . , causa ed effetto , mezzo e fine , ragion d ' essere e realtà , e così via , si presentano allo spirito soltanto come termini distinti , e quindi diversi , e alcune volte opposti ; quasiché si desser cose , che siano per sé esclusivamente cause ed altre che siano per sé esclusivamente effetti , e così di seguito . Nel secondo caso pare come se il mondo dell ' esperienza ci si andasse disintegrando e scindendo innanzi agli occhi in sostanza ed accidenti , in cosa in sé e fenomeno , in possibilità e in ovvia esistenza . Tutta cotesta critica si risolve nell ' esigenza realistica di considerare i termini del pensiero , non come cose ed entità fisse , ma come funzioni ; perché quei termini hanno valore , solo in quanto noi abbiamo qualcosa da pensare attivamente , e siamo in effettivo atto di pensare , procedendo . Cotesta critica dcll ' Engels , che per molti rispetti è specificabile e precisabile ancora , e soprattutto per ciò che riguarda la origine di cotesto pensare metafisicamente , ripete a modo suo la opposizione hegeliana fra l ' intendimento , che fissa gli opposti come tali , e la ragione , che gli opposti rimette in serie di processo ascendente - ( la divina arte di conciliare gli opposti , direbbe Bruno - omnis determinatio est negatio , diceva Spinoza ) . Cotesta metafisica , sensu deteriori , ha alla lontana una qualche analogia con la origine dei miti . S ' inradica nella teologia , in quanto questa è diretta a rendere plausibili al ragionamento formale i dati ( subiettivi sì , ma che l ' autoillusione fa parere obiettivi ) del credere . Quanti miracoli non ha fatto il quasi - mito dell ' eterno logos ? Tale metafisica , in senso diremo oramai dispregiativo , come stadio e come intoppo di un pensiero ancora in formazione , ricorre in ogni ramo del sapere . Quanto sforzo non è costato alla riflessione dottrinale , nel campo della linguistica , l ' andar sostituendo alla illusione paradigmatica delle forme grammaticali la genesi di queste : genesi che va psicologicamente cercata ed accertata nel vario atteggiarsi del parlare , che è un fare ed un produrre , e non un semplice factum ? Così fatta metafisica , in senso d ' ironia , esiste ed esisterà forse sempre nei derivati verbali e fraseologici dell ' espressione del pensiero ; perché la lingua , senza della quale noi non potremmo , né addivenire alla precisione ai quello , né formularne la manifestazione , al tempo stesso che dice , altera ciò che esprime , ed ha perciò sempre in sé il germe del mito . Sprofondiamoci pur quanto si voglia nella teoria più generale delle vibrazioni , noi diremo sempre : la luce produce questo effetto : il calore opera così . Si ha sempre la tentazione , o per lo meno si corre il pericolo , di sostantivare un processo , o i termini di esso . Le relazioni , per via di una illusionale proiezione , divengono cose , e queste cose escogitate divengono , alla volta loro , soggetti operanti . Se facciamo attenzione , a questa così frequente ricaduta del nostro spirito nell ' esercizio prescientifico dei mezzi verbali , noi ritroviamo in noi stessi i dati psicologici del modo come si originarono , in altre circostanze e tempi , le obiettivazioni delle forme del pensiero stesso in enti e in entità , come è il caso tipico delle idee platoniche : e lo dico tipico perché è il più plastico fra tutti . Di tale metafisica , in quanto essa è la immaturità di una mente non ancora scaltrita dall ' autocritica , e non rafforzata dall ' esperimento , è piena tutta la storia ; che appunto per ciò , come per tanti altri motivi , è anche superstizione , mitologia , religione , poesia , fanatismo delle parole , e culto delle vuote forme . Lascia , cotale metafisica , le sue tracce anche in ciò che ai tempi nostri chiamiamo orgogliosamente scienza . Non aduggia essa forse il campo della economia politica ? Quel danaro , che , da semplice mezzo di scambio qual è in prima , si fa capitale , solo in quanto è in funzione col lavoro produttivo , non diventa forse , nella fantasia degli economisti , capitale ab origine , che per un diritto innato getti interesse ? Ecco il gran significato di quel capitolo di Marx , dove si parla del capitale come di feticcio ( ) Di questi feticci è piena la scienza economica . La qualità di merce , che è propria del prodotto del lavoro umano , solo in un certo rispetto storico , - e , ossia , in quanto gli uomini vivono in un certo dato sistema di correlazione sociale , - diventa una qualità intrinseca ab aeterno al prodotto stesso . Il salario , che non è concepibile , se a determinati uomini non è imposta la necessità di darsi a mercede ad altri uomini , diventa una categoria assoluta , cioè un elemento d ' ogni guadagno ; e perfino l ' intraprenditore capitalista si adorna del titolo di un che ritragga da se stesso un più alto salario ! E poi la rendita della terra : - della terra , dico ! Non ci sarebbe da venirne mai alla fine , se si volesse enumerarle tutte coteste trasformazioni metaforiche dei rapporti relativi in eterni attributi degli uomini o delle cose . Ma che non è diventata la lotta per l ' esistenza nel volgare darwinismo ? - un imperativo , un comando , un fato , un tiranno ; e addio le empiriche circostanze del topo e della gatta , della nottola e dell ' insetto , della erbaccia e del trifoglio . L ' evoluzione , ossia l ' espressione compendiaria d ' infiniti processi , che dan luogo a tanti problemi circostanziati e non ad un singolo teorema , non si trasforma spesso , fantasticamente , nella Evoluzione ? Per fino nelle volgarizzazioni della sociologia marxista , le condizioni , i rapporti , le correlatività di coesistenza economica acquistano - forse il più delle volte per insufficienza stilistica degli espositori - un certo che di fantasticamente soprastante a noi ; come se nel problema ci fossero altri dati da questi in fuori : persone e persone , cioè inquilini e padroni di casa , proprietarii e fittaioli , capitalisti e salariati , signori e servitori , sfruttati e sfruttatori , cioè , in una parola , uomini ed uomini , che , in precise condizioni di tempo e di luogo , trovansi in varia dipendenza fra loro , per l ' uso così e così distribuito e collegato dei mezzi necessarii all ' esistenza . La indubbia ricorrenza del vizio metafisico , che alcune volte a dirittura confina con la mitologia , ci dee rendere indulgenti verso le cause e condizioni , o direttamente psichiche o più generalmente sociali , che per tanto tempo ritardarono in passato l ' apparizione del pensiero critico , coscientemente sperimentale e cautamente antiverbalistico . Né vale di ricorrere alle tre epoche del Comte . È questione , sì , di quantitativo predominio della forma teologica o metafisica nelle diverse epoche della storia , ma non di esclusività qualitativa , a fronte della così detta epoca scientifica . Gli uomini non furon mai esclusivamente teologisti o metafisici , come non saranno mai esclusivamente scientifici . Il più umile selvaggio che paventa i feticci , sa che il fiume in discesa gli costa minor fatica , che non il fiume su cui nuoti contro corrente , e nel suo elementarissimo esercizio del lavoro ha in sé un embrione di esperienza e di scienza . Ai giorni nostri ci sono , viceversa , degli scienziati con la mente ingombra di mitologia . La metafisica , nel senso di ciò che sarebbe il contrario della correttezza scientifica , non è già un fatto precisamente così preistorico , da stare alla pari col tatuaggio e con l ' antropofagia ! Non è , spero , chi voglia mettere esclusivamente sul conto attivo del materialismo storico la vittoria definitiva su la metafisica , nella significazione usata qui innanzi , secondo Engels . Esso è , anzi , un caso particolare , per rispetto allo sviluppo del pensiero antimetafisico . Non sarebbe stato veramente possibile , se l ' intelletto critico non si fosse formato già per l ’ innanzi . Qui c ' è da fare i conti con tutta la storia della scienza moderna . Quando il Don Ferrante dei Promessi Sposi ( siamo , s ' intende bene , al secolo XVII ) che fu , se Leone XIII non vorrà per invidia di mestiere aversene a male , l ’ ultimo scolastico veramente convinto , moriva di peste , negando la peste , attesoché quella non rientrasse nelle dieci categorie di Aristotele , lo scolasticismo avea ricevuto già i primi , e fieri , e decisivi colpi . E da allora in qua è tutta una storia di conquiste positive del pensiero , che hanno , o assorbita , o eliminata , o altrimenti ridotta e combinata quella materia del conoscere , che innanzi formava la filosofia per sé stante , e quindi soprastante alla scienza . In cotesto cammino del pensiero scientifico , noi c ' incontriamo , per es . , nella psicologia empirica , nella linguistica , nel Darwinismo , nella storia delle istituzioni e nel criticismo propriamente detto . Direi anche nel positivismo , se non temessi d ' ingenerare equivoco . Difatti il positivismo , guardato così in genere e per sommi capi , è una delle tante forme in cui lo spirito s ' è andato avvicinando al concetto di una filosofia , che non anticipi su le cose , ma sia a queste immanente . Non è quindi da maravigliare , se , per la generica similarità che riavvicina il materialismo storico a tanti altri prodotti dello spirito e del sapere contemporaneo , molti di quelli che trattano la scienza alla maniera dei letterati e dei leggitori di riviste , ingannati dalle impressioni , e seguendo gl ' impulsi della erudita curiosità , han creduto di poter completare Marx , o con questa , o con quell ' altra cosa . Di coteste storpiature ne avremo per un pezzo . Induce soprattutto in cotesto errore l ' abito , comune a quasi tutta la scienza del nostro tempo , della considerazione evolutiva o genetica : cosicché agli inesperti e superficiali pare che da chiunque si parli di evoluzione si dica lo stesso . Voi molto giustamente portate la vostra attenzione su i caratteri differenziali e differenziati del materialismo storico - i quali , aggiungo io , son proprii di una scienza da comunisti dialetticamente rivoluzionarii - e non vi proponete il quesito se il signor Marx possa andare a braccetto del tale o tale altro filosofo , ma vi chiedete , invece , quale filosofia sia a questa dottrina necessariamente e obiettivamente implicita . Gli è per questa ragione che io vi ho lasciato e vi lascio anche l ' uso della parola metafisica , nel senso non dispregiativo . In fondo al marxismo ci son dei problemi generali ; e questi si aggirano , per un verso su i limiti e su le forme del conoscere , e , per un ' altra parte , su le attinenze del mondo umano col resto del conoscibile e del conosciuto . Non è ciò che intendete voi di dire ? Tanto è , che io appunto alle questioni più generali rivolsi l ' attenzione mia nel secondo dei miei saggi ; ma con un modo di trattazione che dissimula l ' intento . Chi consideri il materialismo storico nel suo insieme , può trovarvi argomento a tre ordini di studii . Il primo risponde al bisogno pratico proprio ai partiti socialistici , di andare acquistando una adeguata conoscenza della specificata condizione del proletariato in ogni paese , e di commisurare , congruamente alle cause , alle promesse ed ai pericoli della complicazione politica , l ' azione del socialismo . Il secondo può menare , e menerà di certo , a rinnovare gl ' indirizzi della storiografia , in quanto abiliti a ricondurne l ' arte sul terreno delle lotte di classe e della combinatoria sociale , che da quelle risulta , data la relativa struttura economica , che ogni storico deve d ' ora innanzi conoscere ed intendere . Il terzo consiste nella trattazione dei principii direttivi , a comprendere e svolgere i quali occorre di necessità la generale orientazione da voi invocata . Ora , pare a me - e ho dato di ciò la prova , scrivendo - che quando non si cada nell ' antiquato errore di credere , che le idee stiano come degli esemplari al di sopra delle cose , ammessa la inevitabile division del lavoro , il darsi alla considerazione dei principii generali , presi per sé , non implichi per forza , lo scolasticismo formale , ossia la ignoranza delle cose dalle quali quei principii vengono astratti . Certo che quei tre ordini di studii e di considerazioni faceano uno nella mente di Marx , e , oltre che nella mente , fecero uno nell ' opera sua . La sua politica fu come la pratica del suo materialismo storico , e la sua filosofia fu come inerente a quella sua critica dell ' economia , la quale fu il suo modo di trattare la storia . Ma , lasciando stare che cotesta universalità di comprensione è la nota specifica del genio che inizii un nuovo indirizzo mentale , il fatto è che Marx stesso in un solo caso portò a compimento la integrazione della sua dottrina , ed è nel Capitale . La perfetta immedesimazione della filosofia , ossia del pensiero criticamente consapevole , con la materia del saputo , ossia la completa eliminazione del divario tradizionale tra scienza e filosofia , è una tendenza del nostro tempo : tendenza , che il più delle volte rimane però un semplice desideratum . Cotesta tendenza vorrebbero alcuni significare , appunto quando dicono superata la metafisica ( in ogni senso ) ; mentre altri , che son più esatti , suppongono che la scienza giunta a perfezione sia già la filosofia riassorbita . La medesima tendenza giustifica quella dicitura di filosofia scientifica , che altrimenti sarebbe d ' un risibile barocchismo . Se cotesta espressione può mai aver un riscontro pratico di evidenza probativa , gli è proprio nel materialismo storico , come fu nella mente e negli scritti di Marx . Ivi la filosofia è tanto nella cosa stessa , e in essa e con essa rifusa , che il lettore di quegli scritti ne prova l ' effetto , come se il filosofare non sia se non la funzione stessa del procedere scientificamente . Devo io qui stare a fare delle confessioni ; o mi tocca solo di limitarmi a discorrer con voi obiettivamente , su quei punti che possono riavvicinarci negli intenti ? Se io dovessi fermarmi alle espressioni aforistiche , che son proprie della confessione , io direi così : - a ) l ' ideale del sapere deve esser questo , che in esso cessi la opposizione fra scienza e filosofia ; - b ) ma , come la scienza ( empirica ) è in continuo divenire , e si moltiplica così nella materia come nei gradi , differenziando in pari tempo gl ' ingegni che i singoli rami ne coltivano , e d ' altra parte s ' è accumulata e s ' accumula di continuo sotto al nome di filosofia la somma delle cognizioni metodiche e formali ; - c ) così la opposizione tra scienza e filosofia si mantiene e si manterrà , come termine e momento sempre provvisorio , per indicare appunto , che la scienza è di continuo in sul divenire , e che in cotesto divenire entra per non poca parte l ' autocritica . Basta guardare a Darwin per intendere quanto occorra di proceder cauti nell ' affermare , che la scienza dell ' ora presente sia per se stessa la fine della filosofia . Darwin ha di certo rivoluzionato il campo delle scienze dell ' organismo , e con esse l ' intera concezione della natura . Ma in Darwin stesso non fu la coscienza completa della portata delle sue scoverte : egli non fu il filosofo della sua scienza . Il darwinismo , come nuova visione della vita , e quindi della natura , e di qua dalla persona e dagl ' intenti dello stesso Darwin . Viceversa alcuni volgarizzatori del marxismo hanno spogliato questa dottrina della filosofia che le è immanente , per ridurla ad un semplice aperçu del variare delle condizioni storiche per il variare delle condizioni economiche . Osservazioni così semplici bastano per persuaderci , che se noi possiamo affermare , che la scienza arrivata a perfezione è già la filosofia , ossia che questa non significhi se non l ' ultimo grado della elaborazione dei concetti ( Herbart ) , noi non dobbiamo , con l ' enunciazione di tale postulato , autorizzar nessuno a parlare con dispregio di ciò che in senso differenziato chiamasi la filosofia , come non dobbiamo dare a credere a tutti gli scienziati , che , a qualunque grado dello sviluppo mentale si arrestino , essi sian di già i trionfatori o gli eredi di quella bagattella che fu la filosofia . E voi , perciò , non avete posta una questione che possa dirsi oziosa , mentre chiedete , a un di presso : - con quale animo il cultore del materialismo storico guarderà la rimanente filosofia ? VI . Roma , 28 maggio '97 Nella biografia scientifica dei due nostri grandi autori c ’ è una lacuna . Nel 1847 una loro opera viaggiava per la stamperia ; ma rimase poi inedita per ragioni accidentali ( ) . In quel libro , che è rimasto un semplice manoscritto , e che , per quanto io sappia , non fu visto dappoi da nessun altro dagli autori in fuori ( ) , essi , come se facessero un esame di coscienza , fissarono la loro veduta nel campo filosofico , a raffronto delle altre correnti contemporanee . Che cotesto esame fosse fatto in relazione principalmente ai derivati dell ' hegelismo , e al contraccolpo materialistico di esso nella dottrina di Feuerbach , non v ' è dubbio alcuno . Oltre alle ragioni generali del movimento filosofico del tempo , stanno in favore di questa opinione i brani di articoli di giornali e di riviste , che , come reliquie del Marx polemista d ' allora , furon di recente pubblicati dallo Struve nella “ Nene Zeit ” . Ma quale era la complessiva posizione mentale dei due scrittori ? quale era il loro orizzonte bibliografico ? quale atteggiamento assumevano verso gli altri fermenti della scienza , che son poi fioriti in tante rivoluzioni , così nel campo della filosofia naturale , come in quello della filosofia storica , e quale notizia vi aveano essi ? A tutte coteste domande non è dato di rispondere adeguatamente . Si capisce , del resto , che , se a nessuno può rincrescere d ' aver pubblicato da giovane degli scritti , che da vecchio non scriverebbe a quel modo , il non averli pubblicati a suo tempo è grave impedimento agli autori stessi per tornarci su ; cosicché Engels diceva , che quell ' opera avesse in fondo prodotto tutto l ' effetto suo : fissare , cioè , l ' orientazione di quelli che la scrissero . E poi dopo di quel tempo , presa che ebbero la loro via , i due autori non scrissero più di filosofia nel senso differenziato della parola ( ) . Non solo le loro occupazioni di agitatori pratici , di pubblicisti , e d ' intesi a seguire il movimento proletario , influendo sopra di esso , ma la stessa vocazione mentale loro li distoglieva dal mestiere di filosofi en titre . Sarebbe per ciò cosa vana l ' andar passo passo ricercando che opinione si facessero essi , nei loro studii e letture , dei nuovi portati della scienza , in quanto questi venivano o non venivano a recar sussidio al nuovo indirizzo di filosofia storica da loro escogitato . Certo che nella psicologia , come s ' è da ultimo svolta , nell ' acuito criticismo nel campo della filosofia professionale , nella scuola dell ' economia storica , nel darwinismo , così nel senso specifico come nel senso lato , nella cresciuta tendenza alla storicità nel considerare i fenomeni naturali , nelle scoverte della preistoria delle istituzioni , e nella inclinazione sempre più forte verso la filosofia della scienza , ci è dato di riconoscere come dei sussidii e come dei casi analogici al prodursi del materialismo storico . Ma sarebbe cosa ridicola il voler misurare alla stregua di ciò che è debito d ' un redattore d ' una “ Rivista critica " , che è la bibliografia all ' opera , o del professore che sciorina agli scolari le impressioni successive delle sue lettere , il lavoro di assimilazione della scienza contemporanea , che potean fare , o effettivamente fecero , quei due pensatori , i quali disponevano d ' un così specifico e specificato angolo visuale , e aveano nel materialismo storico un individuato istrumento di ricerca e di riduzione . E in ciò consiste , del resto , ciò che chiamiamo la originalità ; e fuori di tali confini questa parola significherebbe l ' assurdo . Non scrivendo più di filosofia , nel senso professionalmente differenziato e differenziale , finiron per essere i più perfetti esemplari di quella filosofia scientifica , che per molti è un semplice pio desiderio , per altri è un mezzo di spiattellare in nuova dicitura fraseologica le ovvie cognizioni della scienza empirica , alcune volte è una forma generica di razionalismo , e al postutto non è possibile , se non a chi entri nei particolari della realtà con la penetrazione che è propria di un metodo genetico inerente alle cose . Engels da ultimo scriveva : “ Dal momento che per ogni scienza diventa una necessità il venire in chiaro su la sua propria posizione nell ' insieme delle cose e della conoscenza delle cose , la scienza speciale dell ' insieme diventa superflua . Ciò che della filosofia , svoltasi fino ad ora , rimane tuttora come per sé stante , gli è la dottrina del pensiero e delle sue leggi - la logica formale e la dialettica . Tutto il resto si risolve nella scienza positiva della natura e della storia ” ( ) . Agli eruditi , ai ricercatori di tèmi per dissertazione , ai dottori novellini , tutto è possibile . Come han messo assieme l ' etica di Erodoto , la psicologia di Pindaro , la geologia di Dante , l ' entomologia di Shakespeare e la pedagogica di Schopenhauer , così a fortiori , e a più giusto titolo , potrebbero scrivere della logica del Capitale , anzi costruire un insieme della filosofia di Marx , tutta specificata e spartita secondo le sacramentali rubriche della scienza professionale . Question di gusti ! - io che , per esempio , preferisco l ' ingenuità di Erodoto e la poderosità di Pindaro alla erudizione che ne stemperi gli unitarii prodotti in amminicoli di postuma analisi , lascio volentieri al Capitale la integralità sua , a produrre la quale concorrono organicamente tutte le nozioni e conoscenze , che allo stato differenziato han nome di logica , di psicologia , di sociologia , di diritto e di storia nel senso ovvio ; - e ci concorre anche quella singolare flessibilità e flessuosità del pensiero , che è la estetica della dialettica . Rimane per ciò quel libro , e rimarrà sempre , analizzabile sì nei particolari , ma inafferrabile nell ' insieme , per gli empiristi puri , per gli scolasticisti dalle definizioni nette e non convertibili nel flusso del pensiero , per gli utopisti d ' ogni maniera , e soprattutto per gli utopisti del liberismo e pei libertarii , che sono , dal più al meno , anarchisti senza saperlo . Immergersi nel concreto delle correlatività sociali e storiche gli è cosa per molti intelletti di una difficoltà quasi insuperabile . Invece di pigliare l ’ insieme sociale , come un dato in cui geneticamente si svolgono delle leggi , le quali sono relazioni di movimento , molti han bisogno di rappresentarsi delle cose fisse , per es . , l ' egoismo di qua , l ' altruismo di là , e così via . Il caso caratteristico è quello dei moderni edonisti . Non si arrestano alla compagine sociale , come al dato specifico della dottrina economica , ma risalgono ai giudizi di valutazione , come alla premessa ( logico - psicologica ) della Economica . In questi giudizii trovano una scala , e studiano ( per la più parte in forma tipica ed ipotetica ) i gradi di essa ; come chi studiasse nell ' estetica formale i soli gradi del compiacimento . Di fronte a tali valutazioni ( o gradi dell ' apprezzamento del bisogno ) stanno le cose , che sono i beni ; e queste cose vengono esaminate nella loro relazione con gli apprezzamenti , tenuto conto della loro quantità disponibile ed acquisibile , il che determina per esse la qualità di valori , il limite dei valori ed il valore - limite . Costituita così la posizione astratta e generica della economicità , indifferentemente , così per le cose di cui la natura ci è prodiga , come per quelle che costano agli uomini il sudore della fronte ( e l ' ingrato lavoro della storia ) , la povera economia ovvia e comune , ossia la economia della convivenza che ci è familiare , e su la quale si sono travagliati i teoretici di scuola classica , e i critici del socialismo , diventa come un caso particolare di un ' algebra universalissima . Il lavoro , che per noi è il nerbo stesso del vivere umano , ossia l ' uomo stesso che si svolge , diventa in cotesta veduta , o lo sforzo per evitare una pena , o la minor pena . In cotesta astratta atomistica delle conazioni , degli apprezzamenti e delle quantità di beni , non si sa più che cosa sia la storia , e il progresso si risolve in una mera parvenza . Se mai occorresse di formulare , non sarebbe fuori di luogo il dire , che la filosofia implicita al materialismo storico è la tendenza al monismo ; - e uso la parola tendenza , accentuandola . Dico tendenza , e aggiungo tendenza critico - formale . Non si tratta già , insomma , di tornare alla intuizione teosofica o metafisica della totalità del mondo , come se noi , per atto di cognizione trascendente , giungessimo issofatto alla visione della sostanza a tutti i fenomeni e processi sottostante . La parola tendenza esprime precisamente l ' adagiarsi della mente nella persuasione , che tutto è pensabile come genesi , che il pensabile , anzi , non è che genesi , e che la genesi ha i caratteri approssimativi della continuità . Ciò che differenzia cotesto senso della genesi dalle vaghe intuizioni trascendentali ( per es . , Schelling ) è il discernimento critico , e quindi il bisogno di specificare la ricerca : ossia il riavvicinamento all ' empirismo per ciò che concerne il contenuto del processo , e la rinuncia alla pretesa di recarsi in mano lo schema universale di tutte le cose . I volgari evoluzionisti fanno così : afferrata la nozione astratta del divenire ( evoluzione ) , ci caccian dentro ogni cosa , dal concretarsi della nebulosa alla fatuità loro . Così facevano i ripetitori di Hegel , col ritmo soprastante e perpetuo , della tesi , antitesi e sintesi . Ragione precipua dell ' accorgimento critico , col quale il materialismo storico corregge il monismo , è questa : che esso parte dalla praxis , cioè dallo sviluppo della operosità , e come è la teoria dell ' uomo che lavora , così considera la scienza stessa come un lavoro . Porta infine a compimento il senso implicito alle scienze empiriche ; che noi , cioè , con l ' esperimento ci riavviciniamo al fare delle cose , e raggiungiamo la persuasione , che le cose stesse sono un fare , ossia un prodursi . Il brano dell ' Engels citato più innanzi potrebbe , però , dar luogo a delle curiose illazioni ; come chi si pigliasse tutta la mano , quando altri gli ha offerto il dito . Dato ed ammesso , che la logica e la dialettica continuino a sussistere come per sé stanti , non può esser questa , si direbbe , occasione propizia a rimettere a novo tutta la enciclopedia filosofica ? Rifacendo , a parte a parte , e per ogni singolo ramo di scienza , il lavoro di astrazione degli elementi formali che vi sono impliciti , si riesce a scrivere dei vasti e comprensivi sistemi di logica , come son quelli esemplari del Sigwart e del Wundt ; le quali , in verità , son delle vere enciclopedie della dottrina dei principii del sapere . Ora se è questo il desiderio dei filosofi professionali , stiano pur tranquilli , che le loro cattedre non saranno abolite . La division del lavoro nel campo intellettuale si presta praticamente a molte combinazioni . Se c ' è chi voglia compendiare in forma schematica i principii , coi quali noi ci rendiamo conto di un determinato gruppo di fatti , per es . , di un determinato ordinamento giuridico , nulla osta che egli cotesta disciplina ( ) chiami scienza generale del diritto o anche , se gli piace , filosofia del diritto , purché si rammenti che riduce a sistema ( empirico ) un ordine di fatti storici ; ossia che coglie una categoria storica come il divenuto del divenire . Tendenza ( formale e critica ) al monismo , da una parte , virtuosità a tenersi equilibratamente in un campo di specializzata ricerca , dall ' altra parte : - ecco il resultato . Per poco che s ' esca da questa linea , o si ricade nel semplice empirismo ( la nonfilosofia ) , o si trascende alla iperfilosofia , ossia alla pretesa di rappresentarsi in atto l ' Universo , come chi ne possedesse la intuizione intellettuale . Leggete , di grazia , se non l ' avete già letta , la conferenza di Haeckel sul monismo , che fu volgarizzata in Francia da un appassionato darwinista della sociologia ( ) . In quell ' insigne scienziato si confondono tre attitudini diverse : una maravigliosa capacità alla ricerca e dichiarazione dei particolari , una profonda elaborazione sistematica dei particolari appurati , e una poetica intuizione dell ' Universo , che pur essendo della immaginazione , alcune volte pare della filosofia . Ma mettere voi , illustre Haeckel , tutto l ' Universo , dalle vibrazioni dell ' etere alla formazione del cervello ; ma che dico del cervello , anzi giù giù , dopo questo , dalle origini dei popoli e degli stati e dell ' etica fino ai tempi nostri , compresi i principotti protettori della vostra Università di Iena , ai quali fate le riverenze , in sole 47 pagine in-8° , è cosa superiore per fino all ' eccellenza dell ' ingegno vostro ! Non vi sovviene forse di quei tanti buchi , che l ' Universo presenta anche alla provetta scienza nostra : o avete a casa un grande armadio pieno di quei berretti da notte , che Heine dicea usassero gli hegeliani a covrire quei buchi ? O non vi ricordate di cosa che dovrebbe più direttamente scottarvi : quel tale batibio , che prese nome da voi in una scoverta dell ' Huxley , che era poi , viceversa , un solenne qui - pro - quo ? Dunque , tendenza al monismo , ma al tempo stesso coscienza precisa della specialità della ricerca . Tendenza a fondere scienza e filosofia , ma , medesimamente , continuata riflessione su la portata e sul valore di quelle forme del pensiero , che usiamo in concreto , e che pur possiamo distaccar dal concreto , come accade nella logica stricto jure , e nella teoria generale della conoscenza ( che voi chiamate metafisica ) . Pensare in concreto , e pur poter riflettete in astratto su i dati e su le condizioni della pensabilità . La filosofia c ' è e non c ' è ( ) . Per chi non c ’ è ancora arrivato , essa è come il di là dalla scienza . E per chi c ’ è arrivato , essa è la scienza condotta a perfezione . Oggi , come in passato , noi possiamo scrivere , su i dati astratti da una determinata esperienza , dei trattati per es . , di etica o di politica , e possiamo dare alla trattazione tutta la perspicuità del sistema : purché ci ricordiamo di questo , che le premesse cioè si ricollegano geneticamente ad altro ; purché non cadiamo nella illusione ( metafisica ) di considerare i principii come degli schemi ab aeterno , ossia come le sopraccose delle cose dell ' esperienza . A questo punto nulla c ' impedisce di enunciare una formula come la seguente : tutto il conoscibile può essere conosciuto ; e tutto il conoscibile sarà , all ' infinito , realmente conosciuto ; e di là dal conoscibile , a noi , nel campo della conoscenza , non importa nulla di null ' altro . Questo generico enunciato , nel suo aspetto pratico , si riduce a dire : che la conoscenza tanto importa per quanto ci è dato di realmente conoscere , e che è una mera fantasticheria l ' ammettere , che la mente riconosca , come esistente in atto un ' assoluta differenza tra il limitato conoscibile e ciò che è per sé inconoscibile : - un inconoscibile , che io dichiaro di conoscere come inconoscibile ! Come fate voi , von Hartmann , a bazzicare da tanti anni con l ' Inconsapevole , che voi così consaputamente vedete operare ; e voi , signor Spencer , a manovrate di continuo col riconoscimento dell ' Inconoscibile , che in fondo voi in qualche modo sapete , se ne fate il limite del conoscibile ? In fondo a cotesta fraseologia dello Spencer si cela il dio del catechismo ; - c ’ è , insomma , il residuo di una iperfilosofia , che rassomiglia , come la religione , al culto di quell ' ignoto , che , in uno e medesimo tempo si dichiara ignoto , e pur si afferma di conoscere in certa guisa facendone oggetto di riverenza . In tale stato d ' animo la filosofia è ridotta allo studio dei fenomeni ( parvenze ) , e il concetto di evoluzione non implica punto che la realtà stessa divenga . Per il materialismo storico il divenire , ossia l ' evoluzione , e invece reale , anzi è la realtà stessa ; come è reale il lavoro , che è il prodursi dell ' uomo , che ascende dalla immediatezza del vivere ( animale ) alla libertà perfetta ( che è il comunismo ) . In questa inversione pratica del problema della conoscibilità , noi ci rechiamo interamente in mano la scienza , in quanto essa è il fatto nostro . Una nuova vittoria sul feticcio ! Il sapere è per noi un bisogno , che empiricamente si produce , si raffina , si perfeziona , si corrobora di mezzi e di tecnica , come ogni altro bisogno . Noi via via conosciamo ciò che ci occorre di conoscere . L ' esperimentare è un crescere ; e ciò che chiamiamo il progresso dello spirito , non è se non un accumularsi di energie di lavoro . In cotesto prosaico assunto si risolve quell ' assolutezza della conoscenza , che era per gli idealisti un postulato di ragione , o una argomentazione ontologica ( ) . Quella tal cosa ( così detta in sé ) , che non si conosce , né oggi , né domani , che non si conoscerà mai , e che pur si sa di non poter conoscere , non può appartenere al campo della conoscenza , perché non si dà conoscenza dell ’ inconoscibile . Se un simile assunto entra nella cerchia della filosofia , gli è perché la coscienza del filosofo non è tutta fatta di scienza , ma consta ancora di tanti altri elementi sentimentali ed affettivi , da cui , sotto l ’ impulso della paura , e per tramite della fantasia e del mito , si generano combinazioni psichiche , le quali , come in passato impedirono lo sviluppo della cognizione razionale , così ora adombrano il campo del sapere meditato e prosaico . Pensiamo alla morte . Essa è teoricamente insita alla vita . La morte , che pare così tragica negli individui complessi , che alla comune intuizione appariscono come i veri e proprii organismi , è immanente agli elementi primissimi della sostanza organica , per la estrema labilità e per la circoscritta plasticità del protoplasma . Ma tutt ' altro è la paura della morte - ossia l ' egoismo del vivere ! E così è di tutte le altre affettività e tendenze passionali , che , nelle loro derivazioni mitiche , poetiche e religiose , gettarono , gettano e getteranno in varia proporzione le ombre loro sul campo della coscienza . La filosofia dell ' uomo puramente teoretico che tutte le cose contempli sotto l ' aspetto del proprio esser loro , gli è come il tentativo di far passare il pensiero astratto su tutto il campo della coscienza , senza che v ' incontri , né deviazioni , né attriti . Ecco Baruch Spinoza , il vero eroe del pensiero , che se stesso contempla in quanto gli affetti e le passioni , a guisa di forze della interiore meccanica , gli si trasmutano in obietti di considerazione geometrica ! En attendant che in una futura umanità di uomini quasi trasumanati , l ' eroismo di Baruch Spinoza divenga la virtù minuscola di tutti i giorni , e che i miti , la poesia , la metafisica e la religione non ingombrino più il campo della coscienza , contentiamoci che fino ad ora , e per ora , la filosofia , così nel senso differenziato , come nell ' altro , sia servita quale istrumento critico e serva , per rispetto alla scienza , a mantenere la chiaroveggenza dei metodi formali e dei procedimenti logici , e per rispetto alla vita a diminuire gl ' impedimenti che all ' esercizio del libero pensiero frappongono le fantastiche proiezioni degli affetti , delle passioni , dei timori e delle speranze ; ossia giovi e serva , come direbbe precisamente Spinoza , a vincere l ' imaginatio e l ' ignorantia . VII . Roma , 16 giugno '97 Mi capita un bel caso . Mentre pareami di non esser venuto al termine ancora di queste mie epistole , m ' è toccato di dover discorrere delle stesse precise cose , delle quali mi vado intrattenendo con voi , in altro luogo , in altra forma , e d ' animo men lieto . In uno degli ultimi numeri della “ Critica Sociale ” apparve una specie di messaggio , che il signor Antonio De Bella , sociologo calabrese , dirigeva contro quei socialisti esclusivi , che per ogni cosa ed in ogni questione , a quel che dice lui , se ne stanno al verbo di Marx . Il De Bella ha mancato di farci sapere , se il Marx , cui quelli che tartassa s ' appellano , sia il genuino , o un altro così per dire alterato , o a dirittura inventato , un Marx biondo , o che so io altro . Il fatto è che m ' ha concesso l ' onore di metterci anche me nel branco di cotesti ostinati , cui rivolge i suoi moniti e i suoi consigli , perché si completino d ' altra più vasta coltura sociologica e naturalistica . Cita invero il solo mio nome , senza dire a quale mio scritto , detto o fatto intenda di richiamarsi : e poi giù un pochino del solito catechismo della sociologia intinta di darwinismo , con la inevitabile filastrocca di tanti nomi di autori . Credetti opportuno di rispondere ; un po ' per dire sommariamente , come il socialismo scientifico non si trovi poi tanto a mal partito , da aver proprio bisogno di certi consigli ; per mostrare , che i complementi suggeriti dal De Bella , o sono i sottintesi , o sono il contrario del marxismo ; e soprattutto perché , trovandomi da un pezzo in qua in vena di conversare con voi di socialismo e di filosofia , m ' è parso opportuno di fissare con note ad hominem parecchie delle considerazioni critiche , che vado svolgendo tête - à - tête con voi , con una certa tal quale bizzarria di forma . Vi mando la mia risposta , come è apparsa nella “ Critica Sociale ” di ieri . E anche questa è una lettera ; e , sebbene non sia diretta a voi , potete metterla nella collezione , come se facesse seguito . Completa e riassume le altre , con qualche leggera e scusabile ripetizione . Questa lettera extra , che indirizzavo al direttore della “ Critica Sociale ” , non è dolce di sale . Non la scrissi proprio con l ' intenzione di far cosa grata al signor De Bella . C ' è del cattivo umore . Forse questo umor di critica rivelante amarezza m ’ è venuto dal fatto , che , standomene io con la mente rivolta allo studio di questo grave problema dei rapporti del materialismo sociale col rimanente della intuizione scientifica contemporanea , m ' è parso che i consigli del signor De Bella , - che del resto non stava a spiare quel che io vado scrivendo a voi , - fossero , per lo meno quanto a me , inopportuni ; se non altro perché non avrei la fantasia di chiedergliene . Roma , 5 giugno '97 Caro Turati , Non mi è ben chiaro se il De Bella , nominandomi , parli proprio di me . Sarei anzi inclinato a credere , che egli rivolga la sua tirata a un mannequin di sua fattura , al quale abbia , commoditatis causa , appiccicato il nome mio . Comunque sia , dal momento che mescola il mio nome alle sue meditazioni , io non posso a meno di aggiungere alla vostra una nuova postilla . Com ' è risaputo , io entrai esplicitamente e pubblicamente nelle vie del socialismo solo dieci anni fa ( ) . Dieci anni sono un tratto di tempo non veramente lungo nella mia esistenza fisica , giacché ne conto ormai quattro oltre il mezzo secolo ; ma sono un tratto a dirittura breve nella mia vita intellettuale . Prima , insomma , di diventar socialista , io avevo avuto inclinazione , agio e tempo , opportunità ed obbligo d ' aggiustar le mie partite ed i miei conti col darwinismo , col positivismo , col neokantismo , e con quanto altro di scientifico si è svolto intorno a me , e ha dato a me occasione di svolgermi tra i miei contemporanei , poiché tengo cattedra di filosofia all ' Università dal 1871 , e per l ' innanzi ero stato studioso di ciò che occorre per filosofare . Volgendomi al socialismo , non ho chiesto a Marx l ' abicì del sapere . Al marxismo non ho chiesto , se non ciò ch ' esso effettivamente contiene : ossia quella determinata critica dell ' economia che esso è , quei lineamenti del materialismo storico che reca in sé , quella politica del proletariato che enuncia o preannuncia . Non chiesi al marxismo nemmeno la conoscenza di quella filosofia , che esso suppone , e , in un certo senso , continua , superandola per inversione dialettica ; ed è l ' hegelismo , che rifioriva appunto in Italia nella mia gioventù , e nel quale io m ’ ero come allevato . Manco a farlo a posta , la mia prima composizione filosofica , in data del maggio 1862 , è una : Difesa della dialettica di Hegel contro il ritorno a Kant iniziato da Ed . Zeller ! Per intendere il socialismo scientifico non mi occorreva , dunque , di avviarmi per la prima volta alla concezione dialettica , evolutiva o genetica , che dir si voglia , essendo io vissuto sempre in cotesto giro di idee , da che pensatamente penso . Aggiungo anzi , che , mentre il marxismo non mi tornava punto difficile nei suoi lineamenti intrinseci e formali , in quanto metodo di concezione , mi tornava invece di faticosa acquisizione nel suo proprio contenuto economico . E mentre io andavo facendo , nel miglior modo che mi fu possibile , cotesta acquisizione , non era né dato né permesso a me di confondere la linea di sviluppo che è propria del materialismo storico , ossia il senso che ha qui in questo caso concreto l ' evoluzione , con quella , direi quasi , malattia cerebrale , che da anni già ha invaso i cervelli di quei molti italiani , che parlano ora di una Madonna Evoluzione , e l ' adorano . Che mi chiede , dunque , il De Bella ? Che io , a guisa di giovane seminarista , pur mo svestito , ritorni a scuola ! O vuole ch ' io mi faccia ribattezzare da Darwin , riconfermare da Spencer , reciti poi la confessione generale innanzi ai compagni , e mi prepari a ricevere da lui l ' estrema unzione ? Per quieto vivere lascerei correre tutto il resto ; ma contro all ' appello alla coscienza dei compagni protesto recisamente . I compagni rigidi e perfino tirannici per ciò che si attiene alla condotta politica del partito in una certa misura e in date condizioni , li ammetto . Ma i compagni che abbiano autorità di pronunziare da arbitri in fatto di scienza .. - solo perché compagni ... via , la scienza non sarà messa ai voti mai , nemmeno nella cosiddetta società futura ! O vuole una più modesta cosa , che io , cioè , affermi e giuri che il marxismo non è la scienza universale , e che gli oggetti che contempla non sono l ' Universo ? Concedo subito . E sfido che io possa non concedere . Mi basta di ricordarmi dell ' orario della Università , e dei moltissimi corsi che enumera . Anzi concedo ancora di più . Ecco qua : “ Questa dottrina non è se non agl ’ inizii suoi , ed ha bisogno ancora di molto sviluppo ” ( Del materialismo storico , cap . I ) ( ) . Difatti , ciò che tormenta il De Bella e tanti altri , gli è appunto la caccia alla universale filosofia , nella quale il socialismo possa poi essere bene allogato , come la parte nella visione del tutto . S ' accomodino ! La carta è paziente : così dicono gli editori tedeschi agli autori novellini . Ma non posso risparmiarmi due avvertenze . La prima è , che nessun sofo di questo mondo riuscirebbe mai a darci l ' idea dell ' universa filosofia in due colonne della “ Critica Sociale " . La seconda è affatto personale . Sono venti anni ormai che io ho in uggia la filosofia sistematica , e come cotesta disposizione d ' animo mi ha reso più accessibile al marxismo che è uno dei modi nei quali lo spirito scientifico si è liberato dalla filosofia come per sé stante , cosi è causa della mia inveterata diffidenza per lo Spencer filosofo , che nei Primi Principii ci ha ridata una schematica del cosmo . E qui occorre che citi me stesso : “ Io non ero venuto in questa università , ventitré anni fa , qual rappresentante di una ortodossia filosofica , né da escogitatore di novello sistema . Per le fortunate contingenze della mia vita , io avevo fatta la mia educazione sotto l ' influsso diretto e genuino dei due grandi sistemi , nei quali era venuta al termine suo la filosofia , che oramai possiamo chiamare classica ; e ossia dei sistemi di Herbart e di Hegel , nei quali era arrivata all ' estremo delle conseguenze l ' antitesi tra realismo e idealismo , tra pluralismo e monismo , tra psicologia scientifica e fenomenologia dello spirito , tra specificazione dei metodi ed anticipazione di ogni metodo nella onnisciente dialettica . Già la filosofia di Hegel avea messo capo nel materialismo storico di Carlo Marx , e quella di Herbart nella psicologia empirica , che , a date condizioni , e dentro certi limiti , è anche sperimentale , comparata , storica e sociale . Eran quelli gli anni , nei quali , per la intensiva ed estensiva applicazione del principio dell ' energia , della teoria atomica e del darwinismo , e col ritrovamento delle accertate forme e condizioni della fisiologia generale , si rivoluzionava a vista d ' occhi tutta la concezione della natura . E in pari tempo , l ' analisi comparativa delle istituzioni , in concorrenza con la linguistica e con la mitologia comparata , e poi la preistoria tutta , e , da ultimo , la economia storica , rovesciavano la più parte delle posizioni di fatto e delle ipotesi formali , su le quali , e per le quali , si era per l ' innanzi filosofato sul diritto , su la morale e su la società . I fermenti del pensiero , quei fermenti che sono impliciti nelle nuove o nelle rinnovate scienze , non accennavano , come non accennano ancora , allo sviluppo di una novella sistematica filosofica , che tutto il campo della esperienza contenga e domini . Passo sopra alle filosofie di privato uso ed invenzione , com ’ è il caso dei Nietzsche e dei von Hartmann , e mi risparmio ogni critica di questi pretesi ritorni ai filosofi di altri tempi ( ) , che dànno per resultato una filologia in cambio della filosofia , com ' è accaduto dei neokantiani . Mi soffermo a notare il quasi inverosimile equivoco verbale , per il quale molti ingenuamente , e specie in Italia , confondono senz ' altro quella specificata filosofia , che è il positivismo , col positivo , ossia col positivamente acquisito nella interminabile nuova esperienza naturale e sociale . A costoro capita , per es . , di non saper distinguere nello Spencer , ciò che è merito incontrastabile in lui , d ' aver cioè concorso a formare la fisiologia generale , da ciò che è impotenza in lui a spiegare un solo fatto storico concreto per mezzo della sua sociologia del tutto schematica . A costoro accade di non distinguere , nello stesso Spencer , ciò che è dello scienziato da ciò che è del filosofo ; il quale , giuocando di scherma con le categorie dell ' omogeneo , dell ’ eterogeneo , dell ' indistinto , e del differenziato , del conosciuto e dell ' inconoscibile , è anche lui un trapassato : è , cioè , a volte un kantiano inconsapevole e a volte un Hegel in caricatura . L ' ordinamento della Università deve anch ' esso spiccatamente riflettere lo stato attuale della filosofia , che ormai consiste nella immanenza del pensiero nel realmente saputo ; e , cioè , consiste nell ' opposto di ogni anticipazione del pensiero sul saputo , per via della teologica o metafisica escogitazione ” ( L ' Università e la libertà della scienza , Roma 1897 , pp . 15 , 16 e 17 ) ( ) . Al postutto poi cotesta filosofia , dirò così , vagheggiata dal De Bella , non sarebbe , in fondo , se non una riedizione della triunità Darwin - Spencer - Marx , messa in giro con tanta suggestione di eloquenza , ma con tanto poca fortuna ( ) , or son tre anni già , da Enrico Ferri . Ebbene , caro Turati , io voglio fare onestamente la parte dell ' avvocato del diavolo , e riconosco , che in coteste incerte aspirazioni alla filosofia del socialismo , ( e poco manca , alcuni non credano che debba essere una specie di filosofia a privato uso dei soli socialisti ) e perfino nei molti spropositi che qua e là si vanno dicendo , c ' è un nocciolo di sentimento giusto , che risponde ad un reale bisogno . Molti di quelli che in Italia si dànno al socialismo , e non da semplici agitatori , conferenzieri e candidati , sentono che è impossibile di farsene una persuasione scientifica , se non riallacciandolo per qualche via o tramite alla rimanente concezione genetica delle cose , che sta più o meno in fondo a tutte le altre scienze . Di qui la mania che è in molti , di cacciar dentro al socialismo tutta quella rimanente scienza di cui più o meno essi dispongono . Di qui i molti spropositi e le molte ingenuità , in fondo sempre spiegabili . Ma di qui anche un grave pericolo ; che , cioè , molti di cotesti intellettuali dimentichino che il socialismo ha il suo fondamento reale soltanto nella presente condizione della società capitalistica , e in ciò che il proletario e il rimanente popolo minuto possono volere e fare ; - che per opera degli intellettuali Marx divenga un mito ; - e che , mentre essi discorrono , dall ' alto al basso e dal basso all ' alto , tutta la scala dell ' evoluzione , da ultimo in un non lontano congresso di compagni si metta ai voti questo filosofema : il primo fondamento del socialismo è nelle vibrazioni dell ' etere ( ) . Per ciò mi spiego le ingenuità del De Bella . Se Marx fosse ancora vissuto ! Già si capisce : essendo nato il 5 maggio 1818 , ed essendo morto il 14 marzo 1883 , poteva umanamente vivere ancora ; e , vivendo - direi io – avrebbe portato a compimento il III volume del Capitale , che c ’ è rimasto così sgangherato e così oscuro . Nossignore , dice De Bella , sarebbe diventato materialista . Ma santi numi ; se era tale dal 1845 , e per ciò venne in uggia agli ideologi radicali di sua conoscenza ! E oltre che materialista sarebbe diventato anche positivista . Il positivismo ! Nella volgare cronologia cotesto nome designa la filosofia di Comte e suoi seguaci . Ora questa avea idealmente tirate le cuoia , già prima che Marx fisicamente morisse . Che bel vedere : il materialismo - il positivismo - e la dialettica in santissima trinità ! E poi , che altro bel vedere ; il papato scientifico del Comte riconciliato con la indefinita progressività del materialismo storico , che risolve il problema della conoscenza in opposizione ad ogni altra filosofia , ed enuncia : - non esserci limitazione fissa , né a priori né a posteriori , alla conoscibilità , perché nell ' indefinito processo del lavoro , che è esperienza , e dell ' esperienza , che è lavoro , gli uomini conoscono tutto ciò che fa bisogno ed è utile di conoscere ( ) . Quel Comte , che proclamava chiuso per sempre il ciclo della fisica e dell ' astronomia , proprio nel momento in cui si ritrovava l ' equivalente meccanico del calore , e pochi anni innanzi alla strepitosa scoverta dell ' analisi spettrale ; quel Comte , che nel 1845 dichiarava assurda la ricerca circa l ' origine della specie ! Ma il materialismo storico , continua De Bella , ha da contemplarsi con la preistoria ! E qui il diavolo ci mette proprio la coda . L ' Ancient Society del Morgan , pubblicata in America e giunta in Europa in pochi esemplari con la ditta Mac - Millan di Londra ( 1877 ) , fu messa come sotto sequestro dalla spietata lega del silenzio fattavi attorno dagli etnografi inglesi , o invidi , o paurosi . I resultati delle ricerche del Morgan circolarono però per il mondo precisamente per mezzo del libro dell ' Engels , che s ' intitola : Della origine della famiglia , della proprietà privata e dello stato ( I ° ediz . 1884 , 4° ediz . 1891 ) , che è al tempo stesso recensione , esposizione e complemento del testo , e reca in sé la tentata ricongiunzione di Morgan e di Marx . E che dice Engels di Morgan ? – “ aver questi novellamente scoverto il materialismo storico , nella assoluta ignoranza di quanto Marx ne avesse scritto ” ; e quale fu l ’ occasione del libro ? - il desiderio di mettere a profitto le note e le glosse lasciate da Marx ! Via , la volgare cronologia è qualcosa di assai importante ... anche pei socialisti . E torniamo pure all ' inevitabile Spencer . Chi è mai , che , fuori d ' Italia , si sia permesso di aggiudicarlo al socialismo ? È forse lo Spencer un filosofo dell ’ altro mondo ? Di lui e sopra di lui si può leggere ora in tutte le lingue , non esclusa quella dell ' ammodernato Giappone . Né pecca di oscurità : anzi agli occhi miei , che amo la succosa brevità , pecca di prolissa e di minuziosa popolarità . Il primo scritto di lui che si conosca reca la data del 1843 . Eravamo , si noti bene , nel più forte dell ' agitazione cartista . Quello scritto s ' intitola : Della sfera propria dello stato . Spencer fu alle viste di tutto il mondo come ammirato collaboratore dell ' ” Economist ” , della “ Westminster ” e della “ Edinburg Review ” ; e notiamo nuovamente le date , precisamente negli anni significativi dal 1848 al '59 . Chi mai si è fatto illusioni in Inghilterra sul senso e sul valore delle sue vedute sociali e politiche ? La Statica sociale apparve nel '51 , la Psicologia ( l ° ediz . ) nel '55 , il Trattato sulla educazione nel '61 , la l ° edizione dei Primi principii nel '62 , la Classificazione delle scienze nel '64 , la Biologia dal '64 al '67 , per non dire dei minori Saggi , e tra questi notevolissimi l ' Ipotesi dello sviluppo ( 1852 ) , la Genesi della scienza ( 1854 ) , e il Progresso e la sua legge ( 1857 ) . E qui chiudo la filastrocca per arrestarmi alle pubblicazioni che precedono il I ° volume del Capitale ( 25 luglio 1867 ) . Non occorreva invero il genio di Marx per scorgere in tali scritti ciò che ero in grado di scorgervi io , da semplice studioso della filosofia , già 30 anni fa : che , cioè , la dottrina dell ' evoluzione che vi si enuncia è schematica e non empirica , che quella evoluzione lì è fenomenale e non reale , e che essa ha di dietro lo spettro della cosa in sé di Kant , dapprima onorata in tutte lettere col nome di Dio o della Divinità ( Statica , ediz . del 1851 ) , più tardi circonlocuita nel riverito nome dell ' Inconoscibile . Metterei pegno , che , se mai Marx fra il '60 e il '70 avesse recensito le opere dello Spencer , avrebbe usato del seguente stile : “ ecco l ' ultimo avanzo ombratile del deismo inglese del secolo XVII ; - ecco l ' ultimo sforzo della ipocrisia inglese nel combattere la filosofia di Hobbes e di Spinoza ; - ecco l ' ultima proiezione del trascendente sul campo della scienza positiva ; - ecco l ' ultima transizione fra il cretinismo egoistico del signor Bentham e il cretinismo altruistico del Rabbi di Nazareth ; - ecco l ' ultimo tentativo dell ' intelletto borghese per salvare , con la libera ricerca e la libera concorrenza nell ' al di qua , un enigmatico brandello di fede per l ' al di là ; - solo il trionfo del proletariato può assicurare allo spirito scientifico le condizioni piene e perfette di sua propria esistenza , perché solo nella trasparenza dell ' opera può essere congruamente trasparente l ' intelletto ” . Così Marx scrivea - cioè , volevo dire , così avrebbe potuto scrivere : - ma lui avea da pensare allora all ' Internazionale , e di questa lo Spencer non ebbe tempo di avvedersi . Il 17 marzo del 1883 Federico Engels , parlando al cimitero di Highate in memoria dell ' amico Marx , morto tre giorni innanzi , cominciava proprio così : “ Come Darwin scovrì la legge dello sviluppo della natura organica , così Marx scovrì la legge dello sviluppo della storia umana ” ( ) . Non c ' è da rimanerne proprio mortificati ? Né basta . Nell ' Antidühring ( I ° ediz . del 1878 - la terza è del '94 ) il medesimo Engels avea già acquisito tutte le nozioni fondamentali del darwinismo , che occorrono alla generale orientazione del socialismo scientifico . A ciò fare erasi preparato con dieci anni di novella educazione nelle scienze naturali , e candidamente confessava : esser lui in queste più addentro di Marx , che alla sua volta era forte in matematica . E nemmeno ciò basta . Nella prima edizione del Capitale si trova una nota caratteristica e originalissima sul nuovo mondo scoperto da Darwin . S ' intende già che quei due modesti mortali , che non fecero mai le parti di sopracciò dell ' Universo , inteso sempre di riferirsi a quel prosaico darwinismo della Origine della specie ( 1859 ) , che è un gruppo di teorie tratte da un gruppo di osservazioni e di esperienze sopra un campo circoscritto della realtà , che rimane più in qua dalle origini della vita e precede d ' un buon tratto la storia umana . In quelle teorie non poteano non iscorgere un caso analogico con la concezione epigenetica della storia , che essi aveano in parte definita , in parte adombrata appena ( ) . Non seppero però mai di quel darwinismo , il quale ha scoperto le leggi della intera umanità ( De Bella ) ; di quel darwinismo , insomma , buono per tutto , che è una gratuita invenzione dei pubblicisti a corto di scienza , e dei decadenti della filosofia . L ' amico loro Heine non avea forse detto : l ' Universo è pieno di buchi , e il professore tedesco hegeliano covre quei buchi col suo berretto da notte ? E lasciando stare l ' Universo e i suoi buchi , procuriamo , caro Turati , di fare ciascuno il dover nostro . Mi ricorre sempre per la mente questa grave invettiva che 30 anni fa pronunziava l ' hegeliano B . Spaventa : “ Qui da noi si studia la storia della filosofia nella geografia dell ' Ariosto , e si citano alla pari , Platone e l ' abate Fornari , Torquato Tasso e Totonno Tasso ” ( ) . Credetemi sempre , etc . VIII . Roma , 20 giugno '97 Mi occorre come un post - scriptum , che rechi delle postille alla penultima lettera , tanto grave di non facile filosofia . Metto – com ’ è naturale - fra i prodotti delle affettività nostre , dei quali dissi che adombrano l ' intelletto volgente alla scienza , anche quei complessi di inclinazioni , di tendenze , di valutazione e di pregiudizii , che di solito designiamo con le denominazioni antitetiche di ottimismo e di pessimismo . In tali modi di apprezzamento , che oscillano dal passionale al poetico , e rivelan sempre la nota incerta di ciò che non può ridursi in formula precisa , non è chi sappia scorgere , né l ' indirizzo , né la promessa di una razionale interpretazione delle cose . Sono , nel tutt ' insieme , la estrinsecazione riassuntiva di infiniti particolari sentimenti , i quali possono aver sede , come la cosa è più patente nel caso del pessimismo , così nello specifico temperamento di un singolo individuo ( per es . , Leopardi ) , come in una situazione comune ad una intera moltitudine ( alle origini per es . del Buddhismo ) . Ottimismo e pessimismo nella somma , consistono nel generalizzare le attività resultanti da una determinata esperienza o situazione sociale , e nel prolungarle tanto fuori dell ' ambito della nostra vita immediata da farne come l ' asse , il fulcro , o la finalità dell ' Universo . In guisa che poi , in fine , le categorie del bene e del male , che han realmente un senso così modestamente relativo alle nostre contingenze pratiche , divengono come il criterio per giudicare di tutto il mondo , ridotto in così piccola immagine , da parer fatto qual semplice supposto e qual semplice condizione della felicità o della infelicità nostra . Così dall ' uno come dall ' altro dei due angoli visuali , par che il mondo non possa intendersi se non come fatto , o a fin di bene , o a fin di male , e costituito per la prevalenza o per il trionfo , o dell ' uno o dell ' altro . Nel fondo di cotesti modi di concepire c ' è sempre la originaria poesia , che non si scompagna mai dal mito ; - e tali modi di concepire forman sempre , dal crasso ottimismo maomettano al raffinato pessimismo buddhistico , il midollo pratico e la forza suggestiva dei sistemi religiosi . E ciò è naturalissimo . La religione , che appunto per ciò e , per ciò solo , è un bisogno , consta i tante trasfigurazioni dei timori , delle speranze , dei dolori , delle amarezze della vita cotidiana , in creduti e paventati preordinamenti ; in guisa che le lotte del così detto quaggiù vengon tramutate in contrasti dell ' Universo : - dio e satana - la caduta e la redenzione - la creazione e la palingenesi - la scala delle espiazioni ed il Nirvana . Quell ' ottimismo e quel pessimismo , che si presentano nella veste , o meglio nelle apparenze di cosa pensata , nell ' ambito di certe filosofie , non son che residui più o meno consaputi della religione come che sia trasformata , o di quella antireligione , che nell ' impeto passionato del non credere rassomiglia alla fede . L ' ottimismo di Leibnitz per es . non è certo la funzione filosofica della sua ricerca del calcolo superiore , né della sua critica dell ’ azione a distanza , e nemmeno del suo monadismo metafisico , né della sua scoverta del determinismo interno . Il suo ottimismo è la sua religione - ossia quella religione che parve a lui come la perpetua e perenne - quel cristianesimo , in cui tutte le chiese cristiane si conciliano - quella provvidenza giustificata nella rappresentazione di un mondo , che è l ' ottimo che potesse mai essere e sussistere . Quella poesia teologica ha il suo pendant , dialettico perché umoristico , nel Candide di Voltaire ! E così il pessimismo di Schopenhauer non è la resultante necessaria della sua critica della critica kantiana , né la funzione diretta delle sue squisitissime ricerche logiche ; ma è la estrinsecazione della sua anima di piccolo borghese , meschino e dispettoso , anzi ringhioso , che si completa con la contemplazione ( metafisica ) delle cieche forze dell ' Inconsapevole ( ossia del cieco conato all ' esistere ) ; si completa , cioè , di una forma religiosa poco avvertita in generale , la religione dell ’ ateismo ( ) . Se , dalle configurazioni e dalle complicazioni secondarie e derivate della religione o della filosofia teologizzante , noi risaliamo all ' origine prima ed immediata di quelle creazioni ideologiche , che son l ' ottimismo e il pessimismo , noi ci troviamo in presenza di un fatto , tanto ovvio , per quanto semplice : che ogni uomo , cioè , per la sua struttura fisica , e per la sua posizione sociale , è portato ad una specie di calcolo edonistico , ossia a misurare i suoi bisogni , e quindi i mezzi per soddisfarli ; e , in fine , per necessaria conseguenza , viene ad apprezzare , in un modo , o in un altro , le condizioni della vita e il pregio della vita stessa nel suo complesso . Ora , quando la intelligenza è tanto progredita , da aver vinto gl ' incantesimi della imaginatio e della ignorantia , i quali legano le sorti così poveramente prosaiche dell ' ovvia vita cotidiana alle ( fantasticate ) forze trascendenti , non è più alla suggestione generica dell ' ottimismo o del pessimismo che si tenga dietro . L ' animo si volge al ( prosaico ) studio dei mezzi occorrenti a raggiungere , non quell ' ente favoloso che dicesi la felicità , ma lo sviluppo normale delle attitudini ; le quali , date le favorevoli condizioni sociali e naturali , fanno sì che la vita trovi se stessa la ragione dell ' esser suo e della esplicazione sua . È qui il cominciamento di quella saggezza , che sola può giustificare la etichetta dell ' homo sapiens . Il materialismo storico , come è la filosofia della vita , e non delle parvenze ideologiche di questa , sorpassa l ' antitesi dell ' ottimismo e del pessimismo ; perché ne supera i termini , comprendendoli . La storia è si una serie dolorosamente interminabile di miserie ; - il lavoro , che è la nota distintiva del vivere umano , è diventato il tormento e la maledizione della maggioranza degli uomini ; - il lavoro , che è la premessa di ogni umana esistenza , è diventato il titolo alla soggezione del più gran numero degli uomini ; - il lavoro , che è la condizione di ogni progresso , ha messo le sofferenze , le privazioni , i travagli e i patimenti del maggior numero degli uomini in servizio della comodità di pochi . Dunque la storia è un inferno : - anzi potrebb ' esser rappresentata , in un lugubre dramma , come la tragedia del lavoro ! Ma questa stessa storia lugubre ha tratto da cotesta stessa condizione di cose , quasi sempre all ' insaputa degli uomini stessi , e non certo per la provvidenziale preordinazione di alcuno , i mezzi occorrenti al relativo perfezionamento , prima di pochissimi , poi di pochi , poi di più che pochi ; - e ora pare ne prepari per tutti . La gran tragedia non era evitabile . Non deriva da una colpa o da un peccato , non da una aberrazione o degenerazione , non dal capriccioso e peccaminoso abbandono della retta via ; ma da una necessità intrinseca al meccanismo stesso del vivete sociale , e al ritmo processuale di questo . Questo meccanismo poggia su i mezzi di sussistenza , che sono il prodotto del lavoro stesso degli uomini , combinato con le più o meno favorevoli condizioni naturali . Ora che si apre innanzi ai nostri occhi questa prospettiva che la società , cioè , possa essere organizzata in modo , da dare a tutti i mezzi di perfezionarsi , noi vediamo chiaro , che tale aspettativa diventa plausibile , precisamente perché , col crescere della produttività del lavoro , si stabiliscono le condizioni materiali occorrenti a comunicare a tutti gli uomini la civiltà . In ciò sta la ragion d ' essere del comunismo scientifico , che non confida nel trionfo di una bontà , la quale , chi sa in quali pieghe latenti di tutti i cuori di tutti i trapassati gl ' ideologi del socialismo sono andati a scovare , per proclamarla l ' eterna giustizia . Ma confida nel crescere di quei mezzi materiali , che permetteranno crescan per tutti gli uomini le condizioni dell ' ozio indispensabili alla libertà : - la qual cosa vuol dire , che le ragioni dell ' ingiusto saranno eliminate , ossia la signoria , la padronanza , il dominio dell ' uomo su l ' uomo ; le quali ingiustizie ( ad usare il linguaggio degli ideologi ) suppongono come conditio sine qua non proprio quella miserabile cosa materiale , che è lo sfruttamento economico ! Solo in una società comunistica , il lavoro , oltre che non sfruttabile , può essere razionalmente misurato . Solo nella società comunistica , il calcolo edonistico , non intralciato dallo sfruttamento privato delle forze sociali , può aver carattere di cosa precisabile . Rimossi gl ' impedimenti al libero sviluppo di ciascuno , quegli impedimenti , cioè , che differenziano ora le classi e gl ' individui fino al non riconoscibile , ciascuno potrà trovare , nella misura di ciò che occorre alla società , il criterio di ciò che per lui è il fattibile e il necessario a fare . Adattarsi al fattibile , e non per esterna costrizione , in ciò sta la norma della libertà , che è una cosa sola con la saviezza ; perché non ci può esser morale vera là dove non è la coscienza del determinismo . In una società comunistica cadono da per sé le antitetiche parvenze dell ' ottimo e del pessimo , perché la necessità del lavorare in servizio della collettività e l ' esercizio della piena autonomia personale non formano più antitesi , anzi appariscono come una e medesima cosa ; - l ' etica di cotesta società annulla la opposizione fra diritti e doveri , che non è , in sostanza , se non l ' amplificazione dottrinale della condizione di questa antitetica società presente , nella quale alcuni han facoltà d ' imporre ed altri hanno obbligo di prestare ; - in cotesta società , in cui la benevolenza non è carità , non parrebbe utopistico il chiedere , che ciascuno presti secondo le sue forze , e ciascuno riceva secondo i suoi bisogni ; - in simile società la pedagogica preventiva eliminerebbe , in buona parte , la materia della penalità , e la pedagogica obiettiva della convivenza e della collaborazione razionale ridurrebbe al minimo il bisogno della repressione ; - ossia , in una parola , la pena apparirebbe come la semplice garanzia di un determinato ordinamento , e spoglia perciò del tutto d ' ogni parvenza metaforica di superna giustizia da vendicare o da ristabilire . In cotesta società non allignerebbe più il bisogno di cercare alla sorte pratica dell ' uomo una spiegazione trascendente . Per questo criticismo delle cause della storia , delle ragioni della società presente , e dell ' aspettativa razionalmente misurata e misurabile di una società futura , si vede perché l ' ottimismo e il pessimismo , come tante altre ideologie , dovessero e debbano servire di sfogo e di estrinsecazione alle affettività delle coscienze travagliate dalle lotte della esistenza sociale . Se è questo che intendono di dire gli ideologisti , cui voi alludete ; e , se parlando di eterna giustizia , essi pensano di farsi raccoglitori postumi dei sospiri e delle lagrime dell ' umanità attraverso i secoli , tal sia di loro ; - le licenze poetiche non son vietate nemmeno ai socialisti . Soltanto non si provino poi a metter su le gambe al mito dell ' eterna giustizia , per ispedirlo in marcia contro il regno delle tenebre . Quella gran benefica signora non ismuoverà una sola delle pietre dell ' edificio capitalistico . Ciò che gl ' ideologi del socialismo chiamano il male , contro di cui il bene combatte , non è una astratta negazione , ma è un duro e forte sistema di cose effettuali : è la miseria organizzata per produrre la ricchezza . Ora i materialisti della storia son così poco teneri di cuore , da affermare , che essi in questo male trovano precisamente le molle dell ' avvenire ; ossia , nella ribellione degli oppressi , e non nella bontà degli oppressori . Del facile ricadere nella metafisica , in senso non laudabile , fanno fede assai spesso anche quegli studii , che , a detta degli autori loro , rappresentano la quintessenza del procedere scientificamente positivo . Questo è il caso , per es . , di molti dei divulgatori della disputata e disputabile antropologia criminale . Come intento e come tendenza essa rappresenta una parte notevole di quella salutare critica del diritto punitivo , che pian piano è riuscita a scuotere dai fondamenti tutta la costruzione filosofica , e soprattutto etica , di un fatto così semplice e così empirico , qual è quello della inevitabilità del punire , data la esistenza di una società . Nel metodo , però , di rado essa esce dai confini della combinatoria statistica , e da quell ' a un di presso di verosimile , che è proprio del variopinto complesso di studii , che chiamasi in genere antropologia . Quasi mai si avvicina , per es . , alla precisione di indagine , per la quale la psichiatria , che parrebbe secondo alcuni affine , grazie ai progressi maravigliosi dell ' anatomia dei centri nervosi , e di tutte le parti della medicina , ha contribuito allo sviluppo della psicologia , nel giro di pochi anni , assai più non facessero in venti secoli le discussioni sul testo di Aristotele , e le ipotesi dello spiritualismo e del materialismo puramente razionalisti . Ma non è ciò che mi prema di notare . In quella dottrina campeggia la tendenza a fissare , come predisposizioni ( innatistiche ) le ricorrenze del delinquere in quegli individui i quali presentino certi caratteri indiziali , caratteri , che nell ' aspetto obiettivo , del resto , non son sempre , né ben raccolti , né ben fissati . E qui nulla di male . La teoria , che sta in fondo al diritto penale dei paesi su i quali la rivoluzione borghese abbia esteso l ' azione sua , ha di comune con tutto ciò che chiamiamo liberalismo i pregi e i difetti di quel principio egalitario , il quale , date le differenze naturali e sociali degli uomini , non può non essere puramente formale ed astratto . Questa teoria è stata di certo un progresso su la giustizia di corpo , e su i privilegi del clero e dell ' aristocrazia ; e per questo rispetto è una vittoria storica l ' enunciato : la legge è eguale per tutti . Inoltre , cotesta teoria , riducendo il punire alla sola garenzia giuridica dell ' ordine legalmente costituito , si contenta di colpire ciò che è un danno o una lesione all ' ordine stesso , e non s ' addentra più nella coscienza . Spoglia com ' è di ogni carattere religioso , non colpisce il pensiero e l ' animo . Non è più l ' istrumento di una chiesa , di una credenza , di una superstizione . È prosaico cotesto diritto penale , come è prosaica tutta la società capitalistica . E questo è un altro trionfo - salvo alcune lievi inconseguenze - del libero pensiero . In una parola , si punisce l ' atto , non l ' uomo ; si punisce il turbatore di quell ' ordine che si vuol difendere , non la coscienza , sia irreligiosa , miscredente , atea e così via . Per giungere a cotesto resultato , cotesta teoria ha dovuto costruire , su la base media della volontarietà , ed esclusi gli estremi della mancanza di consapevolezza e di direzione nell ' operare , una tipica responsabilità eguale per tutti gli uomini ( ) . Ed è qui , che , come per ironia alla vantata e celebrata giustizia , il principio della legge eguale per tutti si tramuta dialetticamente nella massima ingiustizia : perché gli uomini sono in realtà socialmente e naturalmente disuguali innanzi alla legge . Su questa dialettica si sono esercitati da un pezzo sociologisti , e socialisti , e critici d ' ogni maniera . C ' è come una lunga scala di opinioni , in contrapposto al diritto esistente : dal paradosso intinto di misticismo , che la società punisca i delitti che essa cova , alla esigenza umanitaria , che la educazione eguale per tutti giustifichi , col porne le condizioni di attuabilità , il principio della legge eguale per tutti . La punta acuta di tutta la critica è quella dei socialisti conseguenti : i quali , partendo dal concetto delle differenze di classe , come essenziali al presente vivere sociale , non cercano nel diritto del punire , come non cercano in nessun ' altra parte del diritto esistente , la giustizia eguale per tutti ; perché ciò sarebbe come cercare l ' inverosimile , data questa forma di società , in cui le differenziazioni sono le cause e il contenuto della compagine stessa . Questo diritto di mezzana giustizia , che contraddice il più delle volte a se stesso , è insito ad una società , in cui il postulato della eguaglianza deve smentire di continuo se stesso . La menzogna è assai più palese in quella bella trovata degli apologisti della forma capitalistica , quando dicono , che alla fin fine i salariati son dei liberi cittadini , che liberamente si dànno a mercede pattuendo alla pari con quei loro eguali , che sono i capitalisti ! - Ma noi socialisti cotesto principio in sé contraddittorio non vogliamo abbandonarlo , per andar poi a braccetto dei reazionarii , che per altre ragioni lo combattono , e per altre vie vorrebbero eliminarlo : anzi noi l ' accettiamo come la negatività immanente alla società borghese , ossia , come il suo storico corrosivo . L ' antropologia criminale è venuta in buon punto a sussidiare dei suoi studii speciali la tesi critica , che mette in evidenza l ’ inverosimile della legge eguale per tutti . In questo senso essa è una dottrina progressiva . Alle differenze sociali , che rendono assurdo il postulato della responsabilità eguale per tutti , secondo la tipica forma della volontarietà della mente sana , ha aggiunto lo studio delle differenze presociali , che sono i limiti che la bestialità contrappone , come forze invincibili , a qualunque azione di adattamento educativo . Non occorre qui di vedere , se essa abbia esagerata la estensione di cotesta bestialità , interpretando male i casi che intendeva di studiare , e amplificando alcune volte fantasticamente i resultati di parziali e poco precise osservazioni . Ciò che importa qui è di dire , che essa , per un certo rispetto metodico , ricade , inconsapevolmente , nella detestata metafisica . Nella foga legittima di combattere l ' ente giustizia e l ' ente responsabilità , fissa poi dei fatti naturali , delle disposizioni , cioè , a delinquere , la cui denominazione e definizione va togliendo da quelle categorie della tutela sociale , che rispondono soltanto alle condizioni di vita alle quali gli uomini , in verità solo dopo che son nati , si vanno assuefacendo . In natura , per ispiegarmi , ci sarà la eccessiva e sfrenata libidine , ma non certo l ' adulterio ( questa è una categoria arcirelativamente sociale ! ) ; la rapacità , ma non il furto in tutte le sue economiche specificazioni fino alla firma falsa su la cambiale ; il temperamento sanguinano , ma non il regicidio , e così via . Né si dica che queste sian questioni meramente verbali . Ciò tocca all ' essenza della cosa . Ciò riguarda la coscienza dei limiti metodici . Ciò importa a ricordare , che la metafisica è un male atavistico , al quale non isfuggono nemmeno quelli che di continuo gridano : abbasso la metafisica ! In altro campo di studii , cioè nella psicologia in genere e nella psichiatria in ispecie , è accaduto per molto tempo lo stesso . Molti che volean localizzare nel cervello i fenomeni psichici , invece di tenersi ai fatti elementarissimi , che , in verità , solo da poco tempo furono distintamente sceverati , localizzavano ( come accadde perfino all ' insigne fisiologista Ludwig ) le facoltà dell ' anima ed altre simili escogitazioni del razionalismo filosofico ; ossia davano un posto materiale al non esistente . L ' antropologia criminale deve ancora sceverar bene e fissare criticamente le sue categorie , causando l ' equivoco di accettare come naturali ed innate quelle categorie , che il diritto punitivo , avuto riguardo alle condizioni di mera esperienza sociale , ha , per ragioni di pratica , fissate ed accettate . IX . Roma , 2 luglio '97 Voi accennate a quei critici , di varia indole e natura , i quali , per varie ragioni di molto difformi fra loro , ritengono , che il cristianesimo sfugga all ' intendimento materialistico della storia , e stimano che in tale obiezione sia come una difficoltà insormontabile . Devo io addentrarmi in cotesta selva , non dirò aspra e selvaggia , ma di certo molto oscura per me ? Voi sapete come io respinga gli schematismi d ' ogni sorta . Non mi pare - e pensare il contrario sarebbe mera fatuità , - ci sia mai alcuna teoria storica tanto buona ed eccellentissima per sé , che ne abiliti alla sommaria cognizione di ogni storia particolare , quando anche alla ricerca specializzata di questa non ci siamo per l ' innanzi addestrati con proprii e diretti studii nostri . Ora io su la storia della chiesa cristiana non ho fatto fino ad ora studii ex - professo , che mi conferiscano il facile maneggio della cosa stessa ; su la quale gli obiettatori di solito discettano e discorrono come chi giudichi per generiche impressioni . Da giovane , come accadeva allora di tutti quelli che si aggirassero nella cerchia della filosofia classica di Germania , lessi lo Strauss e i principali scritti della scuola di Tubinga ; ed ora , con tanti altri , potrei , con piccola variante , ripetere la esclamazione di Faust : ich habe , leider , auch Theologie studiert ! Ma poi dopo ... io di coteste materie non mi son più occupato . Ho serbata però in me viva la persuasione , che , come con la scuola tubingese cominciò , in definitivo e per davvero , quella considerazione del cristianesimo , che sola può dirsi storica , così gli ulteriori progressi consistano principalmente nelle correzioni e nei complementi , che furon già portati , o si vanno portando , ai resultati di quella stessa scuola . La principale delle correzioni è , e deve , a mio avviso , esser tuttora questa : che , mentre i tubingesi mirarono , in modo prevalente sì , ma non esclusivo , a studiare la genesi ed il processo delle credenze e dei dogmi , sia poi occorso , e occorra al presente , di mettersi allo studio obiettivo della formazione e dello sviluppo dell ' associazione cristiana . Per cotesto riavvicinarsi a quel modo di considerazione , che , brevitatis causa , chiamerò sociologico , si fa un passo innanzi nella obiettività della ricerca : in guisa , che l ' intendimento del come e del perché l ' associazione è nata e si è svolta , ci dà il modo di vedere per quali ragioni e per quali vie gli animi , le fantasie , le menti , i desiderii , i timori , le speranze , le aspirazioni degli associati dovessero completarsi di certe credenze , ricercare certi simboli , giungere alla escogitazione di certi dogmi ; - o come gli associati potessero mettere , in somma , assieme tutto un mondo dottrinale ed ideologico . Fatta una tale inversione , si è già su la via , che mena diritto al materialismo storico ; ossia siam prossimi al postulato generale , che si debba considerare le idee come il prodotto e non come la causa di una determinata struttura sociale . Se non erro , - perché , come dicevo , di tali argomenti me ne intendo relativamente poco - in questo indirizzo realistico concorrono soprattutto gli studii recenti delle antichità cristiane ; nei quali , mi pare , primeggiano gli scrittori del genere di Harnack e simiglianti . Cito incidentalmente , giacché questo libro qui io l ' ho studiato , quelle notevolissime letture dell ' inglese Hatch ; nelle quali , con la massima lucidezza di analisi documentaria , si va dimostrando , come l ' associazione cristiana , da un punto in qua dalle sue primissime origini , si sviluppasse e si consolidasse per via dell ' adattamento alle varie forme di quel diritto corporativo , che fioriva nelle varie regioni dell ' impero , o nelle condizioni peculiarmente proprie al giure pubblico romano , o in quelle altre degli altri usi locali e nazionali , e segnatamente delle istituzioni greche ed ellenistiche . I nostri vescovi non se ne abbiano a male . Lo spirito santo ci sarà entrato per qualche cosa nel metterli al di sopra del rimanente dei fedeli , da quando nella associazione originariamente democratica si creò la differenziazione gerarchica di clero e di laici ( ossia popolani ) ; ma il loro nome stesso ricorda , che la organizzazione fu fatta sul preciso modello di quei corpi di navicellai , pescivendoli , fornai e simili , che aveano i loro episcopi ( sopravveglianti ) et reliqua . A questo punto bisogna fare ancora un passo innanzi . Bisogna , cioè , abbandonare il concetto astratto e generico di una storia unica ed unitaria di tutto il cristianesimo , e venire alla storia particolare , per tempi e luoghi , dell ' associazione cristiana : - la quale associazione ora è una parte soltanto di quella più larga società civile , semicivile , o a dirittura barbara , in cui essa s ' andò svolgendo nei primi tre secoli ; - ora par che covra ed assorba tutti i rapporti della complessiva società semicivile o semibarbara , come fu nell ' occidente latino del così detto Medioevo ; - e da ultimo , dopo quella dilacerazione dell ' unità cattolica , che è il protestantesimo , e riconosciuta la libertà di coscienza , e assai più spiccatamente in seguito alla Grande Rivoluzione , torna ad essere una parte del tutto nella convivenza politico - sociale , una parte , o prevalente , o piccola , o minima , e così via dicendo . Su cotesta traccia stessa va trattato il problema dei rapporti fra chiesa e stato ; che è questione di relatività storica , e non di teoretica elocubrazione formalistica . Per questo modo d ' intendere si è in fine in grado di ricercare e di dichiarare quelle condizioni materiali , le quali , come è accaduto di ogni altra convivenza umana , produssero dapprima l ' associazione cristiana , e poi la mantennero , la perpetuarono , o la portarono alla parziale o locale dissoluzione , con tutte le varie vicende , che nelle cause e ragioni loro divengon poi senza difficoltà patenti . E si capisce che credenze , e dogmi , e simboli , e leggende , e liturgie , e altre simili cose debbano venire in seconda linea , come è proprio di ogni altra soprastruzione ideologica . Continuare a scrivere la storia dell ' ente Cristianesimo ( ne faccio qui un solo sostantivo con la lettera maiuscola ) , gli è come moltiplicare l ' errore di concezione metodica , nel quale incorrono i letterati e gli eruditi , quando compongono , in senso affatto unitario , come se si trattasse di cose per sé stanti , le storie della letteratura o della filosofia . In coteste manipolazioni della dotta fabbrica , pare come se i poeti , gli oratori , i filosofi di diversi tempi , isolati quasi dal resto del mondo in cui realmente vissero , si porgano la mano attraverso o al di sopra dei secoli , per comporre una illustre catena ; - o come se , non avendo essi tolta la materia e l ' occasione al poetare o al filosofare dalle condizioni della società in cui si svolsero , e dal grado evolutivo di questa , si sforzassero di entrare nella serie indipendente , che è lo studiato indice della dotta compilazione . Si capisce quanto sia cosa comoda l ' avere a mano , nel manuale , la somma delle notizie su ciò che chiamiamo letteratura francese , per es . dalla Chanson de Roland ai romanzi del signor Zola : ma dall ' una cosa all ' altra non corre soltanto il cronologico millennio , né da una cosa all ' altra intercede soltanto il semplice variare della facoltà poetica ; perché , anzi , c ' è di mezzo tutto il tramutarsi di tutti i rapporti della convivenza in tutti i suoi principali aspetti , e in rispetto a cotesti sociali tramutamenti le manifestazioni letterarie non son che relativi indici , sedimenti specifici , e casi particolari . Sarà comodo , specie per l ' allevamento artificiale al sapere , che è tanta parte delle nostre Università , il ridurre in compendio la somma di ciò che nella storia chiamiamo genericamente filosofia ; ma chi è che riesca a capir poi per davvero , per cotesta via , come i singoli filosofi siano arrivati a pensare in modi cosi difformi , e spesso contraddittorii ? Come si fa a mettere in una sola linea di processo continuativo , indipendente ed unitario , la filosofia dell ' antichità , che fu fino a Platone quasi tutta la scienza , - e poi quel minimo di scienza che fu la Scolastica sopraffatta dalla teologia , - e più in qua quella filosofia del secolo XVII , che è una forma di esplorazione concettuale parallela alla nuova scienza contemporanea della osservazione e dell ' esperimento - in fine questa neocritica , che tende ora a far della filosofia una semplice revisione formale del saputo nelle singole scienze , già di tanto differenziate fra loro ? A potiori è assurdo l ’ andar scrivendo - salvo che per ragioni di comodità accademica - delle storie universali del cristianesimo . Non parlo di quelli che pensano con animo da credenti ; e , ossia , opinano che il filo conduttore di tali storie unitarie consista nella missione provvidenziale della chiesa stessa attraverso i secoli . A coloro , che così pensano , e in vario modo intendono cotesta storia ideale eterna , che sarebbe come una immanente o processuale rivelazione , noi non abbiamo nulla da dire o da suggerire . Son fuori del campo nostro . Ma quei critici , i quali scrivono le storie unitarie di tutto il cristianesimo , pur sapendo e confessando di aver per le mani una materia che fa parte delle variabili e più o meno necessarie condizioni successive della vita umana , come non vedono , che la loro rappresentazione continuativa si tien sopra di un assai debole filo di tradizione , e riflette uno schema assai vago di cose appena appena riavvicinabili ? Il nascere , l ' ampliarsi , il diffondersi , l ' organizzarsi e lo sparire ( in alcune parti , dico , del mondo , per es . l ' Asia anteriore e l ' Africa settentrionale ) dell ' associazione cristiana , e il vario atteggiarsi di essa verso il rimanente dell ' attività pratica , e i multiformi legami che ebbe con le altre aggregazioni e potestà politico - sociali : - tutte coteste cose , che son la storia vera e effettuale , non s ' intendono , se non si parte dalle condizioni complessive di ciascun singolo paese , nel quale , o pochi , o molti , o tutti gl ' incoli , abitanti e cittadini , o da membri di modesta setta , o nelle forme d ' imperiosa cattolicità , o perseguitati , o tollerati , o intolleranti e perseguitanti , si professarono e professano cristiani . E di cui solo si comincia a metter piede sul terreno solido , di ciò che è degno obietto dell ' intendimento storico ; e di qui alla interpretazione materialistica non occorre sforzo maggiore di quello che occorra in ogni altro ramo delle nostre conoscenze della vita del passato . In una parola , la storia effettiva è quella della chiesa , anzi delle chiese ; ossia di una società , che ha la sua oikonomia , così nel senso generico di ordinamento , come in quello specificato del modo di acquisizione , di produzione , di distribuzione e di consumo dei beni ( ahimè , terreni ! ) Se altri intende per cristianesimo , in un senso esclusivo , il solo complesso delle credenze e delle aspettazioni circa il destino umano - credenze , che in verità varian tanto , quanto è il divario , per dirne una sola , tra il libero arbitrio del cattolicesimo postridentino e il determinismo assoluto di Calvino ! - bisogna si rassegni a capire e ad ammettere , che cotesto complesso di vedute e di tendenze è nato e si è svolto sempre per entro la cerchia di una associazione , che ha variato di continuo in vario senso , ed è stata sempre , dal più al meno , contenuta da un più vasto e complicato ambiente storico - sociale , tanto per dirla con la prediletta espressione dei neologisti . Conviene aggiungere un ' altra considerazione . In questo quarto d ' ora di prosa scientifica , in cui noi ci troviamo al presente , non si dà a credere più a nessuno , che la massa dei raccolti nell ' associazione cristiana sapessero e capissero mai nulla di preciso del variare dei dogmi , e delle sottili discussioni dei sapienti e dei dottori . Delle plebi di Antiochia , di Alessandria , di Costantinopoli , e così via , agitantisi intorno alle bandiere di Ano e di Atanasio , noi non conosciamo precisamente le passioni , gl ' interessi , il modo cotidiano del vivere , e l ' ingenito e abituale idiotismo ; - non possiamo descriverle proprio come faremmo ora di Napoli o di Londra : - ma non saremo mai così ingenui da credere , che capissero un iota della lotta circa la sostanza , o semplicemente simile , o affatto identica , del figlio per rispetto al padre . Né misureremo la differenza reale degli artigiani di Ginevra da quei d ' Italia nel secolo XVI , dal divario dottrinale fra Calvino e Bellarmino . Per ciò appunto la storia del cristianesimo riesce in gran parte oscura , perché essa ci fu quasi sempre tramandata attraverso agl ' involucri e alle diciture ideologiche di quelli che furono il riflesso dogmatico - letterario dello svolgersi dell ' associazione ; in guisa che della vita pratica si sa relativamente poco , e questo poco si assottiglia fino al minimo quanto più si risale ai primi secoli . Inoltre , la massa dei consociati ha sempre serbato in cuor suo , e ha trasferito nelle minute credenze e nelle leggende , molte delle superstizioni e moltissimi dei miti che recava in sé prima di convertirsi , e tutte quelle altre superstizioni e tutti quei miti , che le fu necessità di creare , per rendersi in qualche modo plausibile le dottrine astratte e metafisiche del cristianesimo dogmatico . Accadde ciò assai visibilmente fin dalla seconda metà del secondo secolo , quando l ' associazione avea cessato da un pezzo dall ' essere una democratica setta di aspettanti il regno di dio , compenetrati tutti dello spirito santo , e volgeva alla formazione di una organizzata cattolicità , così nel senso della ortodossia , come in quello di una semipolitica coordinazione gerarchica di moltissimi non più santi , ma semplicemente uomini . Cresce cotesto trasferimento di tutte le superstizioni locali , regionali ed etniche nel seno del cristianesimo , dacché , diventando la chiesa in definitivo ortodossamente ufficiale e territoriale , era tolto il modo a qual si fosse più zelante di andar sceverando , con scrupolosa epurazione , i capaci di una persuasione , frutto di pedagogico addestramento , dagli obbligati a credere , e a stare ai riti e alle forme come che si fosse . Rovinando poi l ' Impero di Occidente , per le sommarie o forzate conversioni dei barbari della Germania e della Slavia , s ' accrebbe il capitale delle credenze popolari da formare il pascolo cotidiano delle masse , che eran tenute in obbligo di professare simboli e credenze tanto superiori o estranee all ' ambito di loro menti , come quelle che rappresentavano un precipitato di molte semi - filosofie . Tutte coteste popolazioni cristiane vissero e continuarono a vivere delle loro variopinte credenze ; per la qual ragione , poi , esse effettivamente trasformarono i dati comunissimi del cristianesimo in moventi ed in occasioni a nuove e speciose mitologie . A riscontro di tal vita barbaramente ingenua , le definizioni dei dottori e le decisioni dei concilii rimasero come librate in aria , quale ideologia inattingibile alle moltitudini , e a guisa di dottrinale utopia . Da quali ragioni e cause , da quali moventi e mezzi i membri della consociazione furon tenuti , dunque , assieme nei tempi dei quali si dice che la religione fosse l ' anima e il fulcro di tutta la vita ? Prescindo dalle prepotenze e dalle violenze , per non entrare in un capitolo assai spinoso , che è quello cui s ' appellano di solito i passionati avversarii del cristianesimo ; capitolo che mette sotto gli occhi la storia delle più odiose tirannie , delle più feroci ed inumane persecuzioni , e della più raffinata ipocrisia . Tantum religio potuit suadere malorum ! Ciò che mi preme gli è di notare , che la forza principale della coesione fosse appunto in quei disprezzati mezzi materiali , l ' uso il maneggio e il governo dei quali ha fatto crescere l ' associazione in una potente organizzazione economica , coi suoi ufficii , con la sua gerarchia , col suo diritto , e coi suoi servi , e schiavi , e dipendenti , e coloni , e ministri , e protetti e beneficati . La proprietà ecclesiastica rappresenta tutta una serie di variazioni , dall ' obolo del semicomunismo alla legale corporazione , e da questa alla raccolta dei legati , alla costituzione dei complessi terrieri del latifondo , e poi del feudo coi corollarii delle decime e della finanza delle anime , e fino ai tentativi più moderni della industria coloniale ( i Gesuiti ) , e così via ad altre ed altre cose . Ciò che mantenne la coesione degli umili furon principalmente , come sono in parte tuttora , i beneficii dell ' elemosina , dell ' assistenza dei malati , dei derelitti , degli orfani , delle vedove e così via , della ordinata e metodica gestione dei campi , del dissodamento delle terre di nuovo acquisto alla coltura . Questi i mezzi , che , come è accaduto di ogni altro ente morale collettivo , fecero dell ' associazione cristiana una cosa vitale , e nel Medioevo soprattutto permisero ad un piccolissimo ceto di addottrinati di far servire una vasta compagine economica a fini relativamente più elevati , più nobili , più altruistici e più progressivi , di quel che non accadesse nell ' ambito dei possedimenti strettamente feudali , e per opera di sovrani taglieggiatori , razziatori , e pirati . La borghesia , nelle sue diverse fasi , con modi più o meno rapidi , e in forme più o meno rivoluzionarie , ha fatto dappoi man bassa di cotesta economia della proprietà del popolo cristiano , e l ' ha in diversi modi incorporata alla proprietà di pieno diritto privato , e l ' ha resa fluida nel sistema capitalistico . Dove cotesta proprietà di ecclesiastica economia ha resistito parzialmente , e dove parzialmente resiste ancora ai colpi dell ' evo progressivo , gli è perché essa adempie tuttavia alcuni ufficii , che le altre organizzazioni pubbliche , e lo stato che le rappresenta , o non assumono sopra di sé , o tollerano sussistano tuttora nella chiesa , come in forma di concorrenza . La storia di cotesta economia è il midollo di quella interpretazione del variare del cristianesimo , che la critica ulteriore dovrà elaborare . Quel Gregorio Magno , che par già così persuaso , che il vescovo di Roma fosse destinato a tener le parti del tramontato Impero dell ' Occidente , quel Gregorio , noto al comune delle persone colte per le sue visioni , per il suo amore della musica e per l ' apostolato nell ' Anglia , da economo dettò le leggi della condotta del latifondo ecclesiastico . A parecchi secoli di distanza , per tutte le traversie dei semistati e delle varie comunità semi - politiche , che si andaron sviluppando entro l ' ambito dal sempre mal fermo e mal restaurato Impero d ' Occidente , la estesissima proprietà ecclesiastica , da per tutto diffusa e da per ogni dove incuneata , dette luogo a tentare quella politica , che , da Gregorio VII a Bonifacio VIII , mirò a fare del successore di Pietro l ' erede di Augusto . Questa politica non fu tale qual fu , perché i frati clunacensi ne avessero escogitata la dottrina , o perché com ' è di fatti , Gregorio VII ed Innocenzo III fossero uomini sommi , ma perché solo in quel vasto sistema economico c ’ erano i dati per tentare un gran disegno di organizzazione ; al quale , come è noto , si ribellarono in diversi modi , non solo gli altri semipotentati politici d ' allora , ma in alcuni punti di più progredita operosità industriale e commerciale ( Fiandra , Provenza , Italia del nord ) con diversi intendimenti , o di cenobitica ascesi o di civile libertà cristiana , anche una parte delle plebi e delle recenti borghesie . E difatti l ' umiliazione inflitta a Bonifacio VIII in Anagni , non è se non il punto acuto di quella politica di Filippo il Bello , che , da precursore molto alla lontana del principato rivoluzionario del secolo XVI , mette per il primo arditamente la mano su la sostanza del popolo cristiano . E qui vorrei far punto a questa digressione ; perché cotesta storia economica non è stata ancora per davvero scritta , e non sarò io ad avviarla con queste incidentali osservazioni . Mi pare , però , che i soliti obiettatori dicano : ma fatta questa storia economica , tutto il resto sarà chiaro chiarissimo ? E qui saremmo al solito caso di quelli che si fanno dei castelli di carta , per aver poi il gusto di distruggerli con un bel soffio . Spiegare un processo consiste , in generale , nel risolverlo nelle condizioni sue più elementari , fino al punto che ci sia dato di scorgere e seguire ( dal minimo del discernibile in su ) le fasi successive , come chi vada da premesse a conseguenze . Nessuno si sognerà di affermare per es . , che quando si conosca a fondo la struttura economica della città di Atene tra la fine del V e il principio del IV secolo a . C . , si possa poi difilato passare ad intendere , così senz ' altro , cioè senza il sussidio critico degli elementi intellettuali raccolti nella tradizione , tutto il contenuto ideologico di tutti e singoli i dialoghi di Platone . Ciò che occorre in verità di spiegare innanzi tutto è l ' uomo Platone ; ossia le sue disposizioni estetiche e mentali , il suo pessimismo , la sua fuga dal mondo , il suo idealismo e il suo utopismo . Tutto ciò è il prodotto di quelle condizioni , che come si svolsero ideologicamente nell ’ individuo Platone , si svolsero del pari in tanti e tanti altri contemporanei suoi , che altrimenti non l ' avrebbero inteso , ammirato e seguito al punto da creare intorno a lui una setta , vissuta poi per secoli con tante modificazioni . Se altri si provi a distrarre quella formazione ideologica dall ' ambiente , in cui per l ' appunto nacque come primo prodromo del cristianesimo , essa diventa l ' incomprensibile , ossia presso a poco l ’ assurdo . A potiori ciò vale di quelle disposizioni e inclinazioni , o fantastiche , o mentali , che in una così grande convivenza , qual è stata l ' associazione cristiana coi suoi molteplici ufficii e con le sue svariate attinenze , ingenerarono il bisogno di tante credenze , di tanti simboli , di tanti dogmi , di tante leggende . Ci torna di certo più facile di intendere i rapporti , che in genere legano tutte coteste ideazioni a certe determinate condizioni materiali della convivenza , che non di spiegare poi partitamente tutte e singole quelle ideazioni nel loro particolare contenuto . Cotesta difficoltà di adeguata spiegazione è cresciuta dal fatto , che si tratta di tempi di terribili catastrofi , di inauditi rimescolamenti , di decadenza delle attitudini alla scienza corretta ; di tempi , in breve , nei quali manca quasi sempre la testimonianza spregiudicata , la critica , l ' opinione pubblica , e le menti più forti , sequestrate dalla vita , inclinano all ' astruso , al sottile e al verbalistico . Gli è difatti il difficile intendimento , del come le ideologie nascano dal terreno materiale della vita , che dà forza all ' argomentare di coloro i quali negano la possibilità di una piena spiegazione genetica del cristianesimo . In generale gli è vero , che la fenomenologia o psicologia religiosa che dir si voglia , presenta delle grandi difficoltà , e reca in sé dei punti assai oscuri . Come i dati empirici della natura e del vivere sociale si tramutino , in certi determinati tempi e in certe determinate disposizioni etniche , passando per il crogiuolo di una specificata fantasia , in persone , in iddii , in angeli , in demoni , e poi in attributi , emanazioni , e ornamenti di queste stesse personificazioni , e da ultimo in entità astratte e metafisiche come il logos , l ' infinita bontà , la gomma giustizia e così via - non è cosa sempre facile d ' intendere a pieno . In cotesto campo di derivata e complicata produzione psichica , siam molto lontani da quelle condizioni elementarissime , nelle quali , con l ' osservazione e con l ' esperimento c ' è per es . , lecito di seguire il sorgere e lo svolgersi delle prime sensazioni da un estremo all ' altro , ossia dagli apparati periferici fino ai centri cerebrali , nei quali l ' eccitazione e le vibrazioni si tramutano in noto alla coscienza , cioè dire in coscienza . Ma è forse cotesta difficoltà psicologica un privilegio delle credenze cristiane ? Non è essa propria del generarsi di tutte le credenze , e ideazioni mitiche e religiose ? Ci son forse più chiare le creazioni tanto originali del primissimo buddhismo , e quelle più di seconda mano , e quasi sincretiche del maomettanismo ? E risalendo poi in là da questi sistemi delle grandi religioni , ci sono forse chiari e trasparenti a prima vista i procedimenti della fantasia nella creazione dei miti elementarissimi dei nostri protopadri ariani ? Ci è proprio facile di renderci conto per filo e per segno di tutte le transizioni occorse alla fantasia di tante generazioni , attraverso tanti secoli , perché il pramantha , ossia il bastone da suscitare il fuoco fregandolo ed agitandolo in altro legno , si svolgesse poco per volta nell ' eroe Prometeo ? E pure questo è il mito più noto della mitologia indo - europea ; quello per il quale esistono più dati per seguirne le successive fasi embriogenetiche , dagli antichissimi inni vedici in onore del dio Agni ( il fuoco ) , fino alla creazione etico - religiosa della tragedia eschilea . Gli è che coteste produzioni psichiche degli uomini dei secoli trapassati presentano all ' intendimento nostro delle difficoltà tutte speciali . Noi non possiamo facilmente riprodurre in noi le condizioni che occorrono , per approssimarci allo stato interiore d ' animo , che fu rispettivo a quei prodotti . Occorre una lunga assuefazione perché si acquisti quella attitudine interpretativa , la quale è propria del glottologo , del filologo , del critico , del preistorista ; ossia di chi , col lungo esercizio e coi reiterati tentativi , si fa come una coscienza artificiale , congrua e consona all ' obietto da spiegare . Se non che il cristianesimo ( e qui intendo dire della credenza , della dottrina , del mito , del simbolo , della leggenda , e non della semplice associazione nella sua oikonomika ) , ci riesce relativamente più facile , in quanto è a noi più prossimo . Ci viviamo in mezzo , e ne abbiamo di continuo a considerare le conseguenze e le derivazioni nelle letterature e nelle varie filosofie a noi familiari . Noi possiamo tuttodì osservare come le moltitudini combinino , all ' ingrosso , tanto le atavistiche come le recenti superstizioni con una mezzana o appena approssimativa accettazione del principio più generale , che unifica tutte le confessioni : - il principio cioè della caduta e della redenzione . Noi l ' associazione cristiana la vediamo all ' opera , così per ciò che essa fa , come per le lotte che sostiene ; e siamo in grado di rifarci sul passato per combinazioni analogiche , che di rado ci riesce di adoperare nella interpretazione delle credenze da noi remote . Assistiamo ancora alla creazione di nuovi dogmi , di nuovi santi , di nuovi miracoli , di nuovi pellegrinaggi ; e , ripensando al passato , possiamo in buona parte dire : tout comme chez nous ! Disponiamo , voglio dire , di un capitale di osservazione e di esperienza psicologica , che ci permette di rivivere nel passato , con isforzo assai minore di quello ci tocchi di fare , quando siam costretti a starcene alla sola analisi documentaria delle condizioni più antiche . Da quando si è cominciato a capir qualcosa di netto della origine della lingua , se non dal momento che fu inteso , non aver noi altro terreno di esperienza in proposito , se non nel modo come i fanciulli imparano tuttodì a parlare ? Per molti il problema della origine del cristianesimo rimane poi oscurato da un altro pregiudizio ; che qui , cioè , si tratti di una formazione primissima , e quasi di una creazione ex nihilo . Costoro non pensano , che quelli che divennero cristiani giunsero a quel punto partendo da altre religioni ; e che il problema della origine si riduce prosaicamente innanzi tutto a rintracciare , come gli elementi preesistenti siansi derivati in nuova forma , per entro all ' ambito dell ' associazione , e in che stia il vero e proprio nocciolo nuovo della neoformazione . Siamo in tempi storici . Di quelle religioni precedenti ci è nota principalmente la forma del giudaesimo posteriore , che era in una parte della massa popolare di messianismo esaltato , e nella classe degli addottrinati di affilata casistica . Ci sono a un di presso noti i culti , le superstizioni , le credenze dei varii paganesimi dell ' impero e ci è nota la disposizione religiosa di una buona parte dei filosofanti di quel tempo , che eran quasi tutti decadenti , come ci son note le inclinazioni delle moltitudini di allora , più che mai propense ad accettare nuove fedi , nuove promesse , e la buona novella . Dunque si tratta non di creazione , ma di trasformazione e siamo allora sul terreno di ogni altra storia . Per es . ( - perché parlo sommariamente e come per incidente - ) : come Gesù è diventato il Messia degli Ebrei ( forma primitiva ebionitica ) , come il Messia degli Ebrei è diventato il redentore di tutti gli uomini dal peccato ( Paolo ) , e da ultimo come s ' è combinato col logo del neoplatonismo di Filone ( quarto evangelo ) ? Questo lo schema del processo ideologico . E poi dall ' altra parte : come la primitiva associazione comunistica ( del comunismo , s ' intende , del consumo ) , degli aspettanti la prossima fine del reo mondo e l ' universale catastrofe ( l ' Apocalissi ) , è diventata una consociazione ( chiesa ) , che , rimandata in indefinito l ' aspettativa del millennio ( seconda epistola di Pietro ) , cresce in una organizzazione , che svolge una economia , e progressivamente si complica di attribuzioni e di ufficii ? In questo processo dalla setta alla chiesa , dalla ingenua aspettazione alla complicata formula dottrinale , sta tutto il problema delle origini . Con l ' allargarsi dell ' associazione veniva in buon punto l ' adattamento di essa alle varie forme di diritti vigenti , e col bisogno della dottrina collimava la diffusione del platonismo decadente . Certamente tutte coteste produzioni non possiamo riavvicinarcele agli occhi e all ' osservazione nostra , in una intuitiva cronistoria . Non assisteremo al conversare di Filippo , di Matteo , di Pietro , di Giacomo , e loro prossimi successori , e così via , come se stessimo ad ascoltare Camillo Desmoulins , a ore 3 p . m . la domenica del 12 luglio 1789 , in un caffè del Palais Royal . Non seguiremo l ' originarsi e il fissarsi dei dogmi , come se si trattasse della messa insieme degli articoli della Enciclopedia . Siamo in tempi di impressioni confuse , e di non mai più viste fermentazioni . Delle grandi epidemie morali invadono gli spiriti . I rapporti più elementari della vita entrano in un periodo di acuta crisi . Al di sotto di quella civiltà della cerchia mediterranea che unificava il potere politico - amministrativo dell ' impero e ciò che v ' era di più utile e raffinato nell ' Ellenismo , vegetavano mille forme di barbarie locali e di decadenze putride e verminose . Pensare che il cristianesimo si formò , di fatto e di nome , come cosa per sé stante , proprio nella molle Antiochia , sentina di tutti i vizii ; e pensare che Paolo dirigeva ai Galati , ossia a Giudei dispersi in un paese di veri e proprii barbari , le sue sottili meditazioni , che ce lo rivelano non molto difforme da quegli Ebrei , che più tardi misero assieme il Talmud ! Il cristianesimo si è diffuso fra gli umili , fra i reietti , fra le plebi , fra gli schiavi , fra i disperati di quelle grandi città , la cui tenebrosa vita c ' è appena appena in qualche piccola parte dichiarata dalla satira di Petronio e di Giovenale , dai volterriani racconti di Luciano e da quei macabrici di Apuleio . Che cosa sappiamo noi di preciso su la condizione di quegli Ebrei della città di Roma , in mezzo ai quali si diffuse dapprima nell ' Occidente la nuova trista superstizione , come ebbe a dir Tacito ; quella superstizione , che nel volger dei secoli crebbe nel più potente organismo sociale che conosca la storia ? Quelle prime origini non ci è lecito di ridurle in intuitivo racconto , e noi siam costretti a rifarle per congettura e per combinatoria . Questa è la ragion principale della interminabile letteratura in proposito ; specie per opera dei dotti di Germania , che , anche quando non sian per nulla credenti , usano di chiamar teologia cotesta letteratura critica ed erudita . La relativa oscurità delle prime origini fa nascere nelle menti di molti la curiosa credenza in un cristianesimo vero che sarebbe stato assolutamente difforme da quanto altro ha preso poi nome di cristiano in seguito . Quel cristianesimo vero , anzi originario , che poi viceversa è tanto oscuro , che ognuno può intenderlo a modo suo , fa soventi le spese della polemica di quei razionalisti , i quali , dopo d ' aver coverto d ' invettive cotesta empirica chiesa , a noi nota per la storia o per l ' esperienza nostra , per rinforzo di argomentazione retorica si appellano alla chiesa ideale , che sarebbe stata la primitiva comunione dei santi . Questo è un mito storico , come la Sparta dei retori ateniesi , come la Roma antica dei ghibellini decadenti del XVI secolo , come tutte le creazioni fantasmagoriche di un passato paradisiaco , o d ' un futuro non raggiungibile ancora . Questo mito storico ha assunto forme diverse . I settarii che si ribellarono alla cattolicità , o appena avviata o già trionfante da un pezzo , quei settarii , dico , che con ispirito di vera eguaglianza democratica , in determinate circostanze storiche , dai montanisti agli anabatisti , si sollevarono contro la chiesa profanamente terrena , e ortodossamente gerarchica , ebbero bisogno di rifarsi nella fantasia il cristianesimo vero , ossia la semplice vita protoevangelica , mentre proclamavano decadenza , aberrazione , opera di satana , tutto l ' accaduto dappoi . A questo cristianesimo vero verissimo si appellarono assai spesso i comunisti ingenui , cui giovava , in difetto di ogni altra adeguata idea sul modo d ' essere di questo ingiusto mondo delle misere disuguaglianze , di farsi delle proprie aspirazioni come un quadro , e questo potea trovare , come in tanti altri ricordi veri o fantastici , i motivi e il colorito nella poesia evangelica . Così accade fino a Weitling , che anche lui compose un : Evangelo del povero peccatore . E perché dovrei non ricordare quei Saint - Simoniani , che favoleggiando di un cristianesimo più vero , di là da venire , in quello proiettarono tutte le aspirazioni della loro riscaldata fantasia ? Per tutte queste , e per tante altre cause , sta come campata in aria , nella mente di molti , l ' immagine fantasiosa di un cristianesimo ultraperfettissimo , che sarebbe difforme , anzi per alcuni è assolutamente difforme - da tutto ciò che la volgare storia conosce e dà per cristiano ; da che Stefano fu lapidato , fino alla Santa Inquisizione , che spedì all ' altro mondo tante caterve d ' infedeli ; da che lo scalzo pescatore Pietro nei suoi paurosi dinieghi fece la parte dell ' accorto Sancio Panza , fino a che papa Pio s ' è compensato , con la infallibilità , del potere terreno che andava perdendo ; dall ' agape ebionitica dei poveri visitati dal Paracleto , ai gesuiti che armano delle flotte e fanno imprese commerciali , da precursori arditi della politica coloniale dell ' evo borghese ; dal Rabbi di Nazareth , che dice non esser di questo mondo il regno suo , ai vescovi ed altri prelati occupanti in nome suo per secoli , come proprietarii e come sovrani , dal quinto al terzo delle terre secondo i paesi , compresovi in alcuni luoghi il ius primae noctis , Chi per una ragione o per l ' altra , e sia pure per semplice ipocrisia letteraria , crede a quel cristianesimo verissimo , è naturale sia imbrogliato a spiegare donde sia poscia nato questo men vero , o assolutamente aberrato , che noi tutti conosciamo . E si capisce , inoltre , come quel vero verissimo diventi un miracolo , se non proprio della rivelazione , della ideologia umana per lo meno ; - e noi dal canto nostro non siamo obbligati a date la spiegazione di tale miracolo , né in nome del materialismo né in nome di qualunque altra dottrina , per la stessa ragione , per la quale la meccanica razionale non ha il dovere di spiegare , né il volo di Icaro , né quello dell ' ippogrifo dell ' Ariosto . Conviene , nondimeno , non dimenticare , che quel cristianesimo vero , così idealmente contrapposto da tanti a questo assai positivo e realisticamente umano , che s ' è svolto in condizioni accessibili al nostro ordinario intendimento , ha esercitato anch ' esso la sua funzione storica , e giova ora a noi come di chiave per entrare più addentro nello stato d ' animo e nei rapporti di vita dei cristiani primitivi . Fu quel cristianesimo vero come il simbolo delle varie ribellioni dei proletarii , delle plebi , della umile gente , dei manomessi , dei servi , degli sfruttati , fino al secolo XVI . Ebbi occasione , come dissi già in altra lettera , di occuparmi quest ' anno in modo circostanziato , nel mio corso accademico , precisamente di Fra Dolcino , nel quale culmina , e nel cui insuccesso declina il movimento della setta degli Apostolici . Poi che ebbi dichiarate le condizioni generali dello sviluppo economico e politico dell ' Italia settentrionale e media , e quelle più particolari dell ' ambito ( ossia delle classi sociali ) nel quale gli Apostolici sorsero e si diffusero , a un certo punto mi convenne di spiegare la dottrina , per la quale e con la quale Dolcino tenne ferma la compagine dei suoi seguaci , tenacissimi ed impavidi nel combattere fino all ' ultimo da eroi , da martiri e da precursori di un nuovo ordine di cose nella vita dell ' umanità . Quella dottrina è anch ' essa uno dei tanti ritorni apocalittici al cristianesimo puramente evangelico ; - è , ossia , la negazione di tutto ciò che la gerarchia abbia stabilito e fatto da papa Silvestro ( da quello almeno della leggenda ) , in poi , negazione rinforzata dall ' ardore apostolico , che il sentimento della lotta trasmuta in dovere di combattimento . Gli è naturale , che la spiegazione prima di quelle idee , come direbbero i letterati , vada cercata nei movimenti affini delle ribellioni antigerarchiche più prossime . Per un verso si risale agli Albigesi , e per un altro verso a quei confusi e variopinti moti di plebe , che hanno il comune nome di patarìa ; e poi per un altro lato bisogna rifarsi su tutta quella agitazione mistica ed ascetica , che più volte accenna a dilacerare l ' imperio papale , dal comunismo ideologico di Gioacchino di Fiore alle resistenze attive dei Fraticelli . Facendo un passo più addentro in cotesta ricerca , non è difficile di ritrovare , di dietro ai mistici veli dell ' ascetismo , e all ' esaltata passione per il cristianesimo vero , le materiali condizioni e i materiali moventi , per cui convengono intorno ad alcuni simboli di rivolta gl ' infimi del cenobitismo , i contadini di quei paesi dove la feudalità è ancor viva , i contadini di quelle altre terre , che , francate dal feudo , per la rapida formazione dei liberi comuni furon violentemente proletarizzati , e poi la minutissima gente dei comuni stessi così spietatamente corporativi , e da ultimo , come sempre , gl ' idealisti , che trasmutano in causa propria la causa dei derelitti : - gli elementi tutti di una rivoluzione sociale . Da questa spiegazione prossima si risale ad una spiegazione più generale , e direi tipica . Il moto dolciniano è uno dei momenti della gran catena delle sollevazioni delle plebi cristiane , che , con varia fortuna e con varia complicazione , si ribellarono alla gerarchia , e nei momenti più acuti furon portate alla inevitabile conseguenza dell ' aspettazione del comunismo . Il caso classico , la forma strepitosa , per le circostanze di tempo e per la estensione e per la durata del moto , è di certo la sollevazione degli Anabatisti . Ma non fu cosa di poco conto la rivolta dolciniana ; specie per le condizioni di precoce modernità economica in cui trovavasi la valle del Po , in principio del secolo XIV . Ora , l ' istinto dell ' affinità portava le menti dei rappresentanti e dei condottieri delle plebi in rivolta a tornare verso l ' immagine , o verso il confuso ricordo , o verso l ' approssimativa riproduzione fantastica di quel cristianesimo primitivo , che fu tutto di minuto popolo , di gente afflitta e sofferente , aspettante la redenzione dalle miserie di questo reo mondo . Il cristianesimo vero , verso del quale , per simpatia procedente da similarità di condizioni , quei ribelli esaltati tornavano con tanto ardore di fede e di fantasia , fu una realtà : non nel senso dell ' ideale e del tipico , da cui l ' umana debolezza abbia deviato per aberrazione o per malizia , ma nel senso del fatto poveramente empirico . Il cristianesimo primitivo , mutatis mutandis , fu nel tipo , nell ' insieme , nella fisonomia e nei moventi , più affine a ciò che Montano , o Dolcino , o Tommaso Münzer vollero , in tempi a ciò non adatti , ristabilire , che non a tutti i dogmi , liturgie , gradi gerarchici , dominii e demanii , lotte politiche , supremazie , inquisizioni ed altre simili miserie , in cui s ' aggira la storia umanamente terrena della chiesa . Nei tentativi di cotesti ribelli , si rivede , come se essi avessero voluto dare in ispettacolo un esperimento del passato , quale debba essere stata , a un di presso , la figura originaria del cristianesimo come setta di perfetti santi , ossia di assolutamente eguali , senza differenze di clero e di laici , tutti parimenti capaci dello spirito divino , sanculotti e devoti al tempo stesso , tutti ad un modo . Il problema più grave e più scabroso in tutta la storia del cristianesimo è appunto questo : d ' intendere , cioè , come dalla setta degli assolutamente eguali sia nata , nel termine di men che due secoli , una associazione di differenziati per gerarchia , in guisa , che da una parte sta il popolo dei credenti e dall ' altra stanno gl ' investiti di potestà sacra . Questa differenziazione gerarchica si completa col dogma , il che vuoi dire con un dettame , che sopprime la immediatezza del credere nei singoli fedeli qual fatto di personale vocazione . La gerarchia vuol dire sacerdozio , amministrazione di cose , e governo delle persone . Di qui nasce la possibilità di una politica ; e su la ricerca di questa politica s ' aggira la storia della chiesa del III secolo . L ' incontro della chiesa e dell ' impero nel IV secolo non è se non il resultato del compenetrarsi di due politiche , per cui poi la religione e il maneggio degli affari da ultimo si confondono . In questo passaggio dalla libera associazione all ' organamento semistatale , il quale fa che la chiesa abbia sempre da allora in poi esercitata una azione politica , o d ' accordo con lo stato , o contro lo stato , o diventando essa stessa lo stato , si avvera il caso comune ad ogni associazione , la quale , dal momento che ha cose da amministrare ed ufficii da adempiere , diventa di necessità un governo . La chiesa ha riprodotto dentro di se stessa i contrasti proprii ad ogni stato , cioè le opposizioni di ricchi e di poveri , di protettori e di protetti , di patroni e di clienti , di proprietarii e di sfruttati , di principi e di soggetti , di sovrano e di sudditi . Quindi essa ha avuto nel suo proprio seno particolari lotte di classe - per es . di patriziato gerarchico e di plebe cenobitica , di alto e basso clero , di cattolicità e setta . Le sètte furono in gran parte ispirate , fino al secolo XVI , dal pensiero del ritorno al cristianesimo primitivo , e per ciò spesso colorirono i disegni attinti alle condizioni del presente di una ispirazione ideologica che rasenta l ' utopia . La chiesa che è riuscita , è invece solo quella la quale , seguendo i modi di procedere che son proprii dello stato laico , anziché una società di eguali nello spirito santo , è divenuta una gerarchica consociazione di disuguali , con esercizio di formali diritti , con mezzi d ' imposizione e di violenza , con perfetto imperio , o con parte d ' imperio ceduto da altri imperanti , e col governo delle anime , che , come ogni altro governo spirituale , si svolge innanzi tutto col dominio su le cose senza delle quali le anime non han modo di esistere . Questi attributi umani , i quali , data la condizione di disuguaglianza economica degli uomini , riavvicinano la consociazione religiosa ad ogni altra maniera di governo delle cose di questo mondo , mostrano per un verso come l ' associazione dei santi non potesse avere in alcun tempo una forma di esistenza che non fosse utopia , e per un altro verso ci spiegano la costante tendenza alla intolleranza ed alla cattolicità nelle varie sue forme , in quanto essa associazione , smentendo l ' ingenuo martire di Nazareth , lasciato malinconicamente in croce su gli altari , ha fatto di questa terra il regno suo . Per rimaner nell ' esempio , che mi è più familiare pei miei recenti studii , il papato superimperiale precipitò sì nella persona di Bonifacio VIII , secondo la profezia di Dolcino , che di tre anni gli sopravvisse ; ma non precipitò per dar luogo all ' Apocalisse . Fu inflitta al papato sì l ' umiliazione dell ' esilio avignonese , ma non per dar luogo a un nuovo impero di Cesari , secondo l ' utopia dell ' Alighieri . C ' erano allora già i prodromi dell ' evo moderno , cioè i preannunzii del regno della borghesia . Filippo il Bello , che di lontano arieggia al principato civile , nel quale due secoli dopo la borghesia percorse la prima tappa del suo dominio politico su la società , mandava all ' estremo supplizio i Templari , come per dire che l ' epopea delle crociate finisse per opera dei cristiani stessi . E perché il motto della situazione ci fosse perfino nell ' aneddoto , che sempre denuncia e smaschera gli stridenti passaggi dell ' ironia della storia , il commissario del sire di Francia a preparare l ' umiliazione di Anagni non fu un capitano di banda feudale , ma un legista , che negoziò il danaro occorrente alla bisogna in una cambiale rilasciata a un banchiere di Firenze . Furono questi legisti , e principi usurpatori di diritti storici , e banchieri accumulatori del danaro , che poi divenne più tardi il capitale , quelli i quali iniziarono la moderna società così trasparente nella prosaica struttura degli intenti e dei mezzi suoi . Come su le altre rovine della società corporativa e feudale , così anche su le rovine del patrimonio ecclesiastico s ’ è assisa questa crudele borghesia , che , sfidatrice delle potenze misteriose , ha inaugurata l ' èra del pensiero e della libera ricerca . E aspetta che altri la tolga di seggio : ma non sarà di certo , né il cristianesimo vero , né quello verissimo . Se poi quegli uomini dell ' avvenire , dei quali noi socialisti ci diamo assai spesso soverchio pensiero , produrranno o non produrranno ancora della religione , io , né so , né non so : e lascio ad essi soli la briga della vita loro , che sarà , spero , non lieve , perché non divengano degl ’ imbecilli nella paradisiaca beatitudine . Ciò che io vedo chiaro è solo questo : che il cristianesimo , che nel suo complesso è la religione dei popoli fino ad ora più civili , non lascerà luogo dopo di sé ad alcun ’ altra religione nuova . Chi d ’ ora innanzi non sarà cristiano , sarà irreligioso . E poi , in secondo luogo , noto , che i socialisti han fatto assai bene a scrivere nei loro programmi , che la religione è cosa privata . Spero che nessuno vorrà intendere coteste parole nel senso di una veduta teoretica , su la quale si possa poi ricamare una filosofia della religione . Quel comma del tutto pratico vuol semplicemente dire , che al presente i socialisti han troppe cose da fare di più utili e serie , da non doversi confondere con quegli hebertisti , blanquisti , e bakuninisti , e simili , che decretavano l ' abolizione del divino , e Dio decapitavano in effigie . I materialisti della storia pensano però , dal canto loro , e fuori d ' ogni apprezzamento subiettivo , che gli uomini dell ' avvenire rinunzieranno molto probabilmente ad ogni spiegazione trascendente dei problemi pratici della vita di tutti i giorni , perché : Primus in orbe deos fecit timor ! Antica la sentenza : di valore perpetuo l ' enunciato ! X . Resina ( Napoli ) , 15 settembre ‘97 Caro Sorel , Nel rileggere , nel rivedere , nel ritoccare - giacché ho fatto disegno di darle alle stampe - le lettere , che io v ’ andai scrivendo dall ' aprile al luglio ultimi , m ' è parso formino come una certa tal quale serie , e nel tutt ' insieme dicano qualcosa . Di certo i pensieri di semplice accenno , gli enunciati appena appena sviluppati , le osservazioni il più delle volte incidentali , e le bizzarre critiche disseminate qua e là , - . tutte le cose , insomma , che mi venne di dire , nel modo che è proprio di chi scriva currenti calamo , assumerebbero ben altra forma , entrerebbero in tutt ' altra disposizione , passerebbero per una nuova e meditata elaborazione , se io avessi in animo di comporre un libro degno d ' un titolo altisonante come , per es . : Il socialismo e la scienza ; o Il materialismo storico e l ’ intuizione del mondo , e così via . Ma , come io , nel conversar con voi a distanza , ho usato in larga misura delle libertà che son proprie della facoltà discorsiva , così , ora che mi son risoluto a raccogliere quelle fugaci lettere nella forma d ' un libercolo , imporrò a questo un modesto ed appropriato titolo di : Discorrendo di socialismo e di filosofia , Lettere a G . Sorel . Devo agl ' insistenti consigli del mio amico Benedetto Croce , di commettere cotesto nuovo peccato di letteratura minuscola . Questo mio benedettissimo amico è diventato il mio tormento e la mia croce . Dacché lesse quelle lettere , non m ' ha dato più pace ; e ha voluto gli promettessi di renderle pubbliche , nella forma di un opuscolo . Se io stessi a sentir lui , ai miei anni non verdi , diverrei un continuo e perpetuo produttore di carta stampata : mentre a me è piaciuto sempre , in passato , di lasciar dormire nei cassetti i non pochi catafasci di carta scritta , che m ' è toccato di accumulare , per anni ed anni , nella qualità di insegnante e di appassionato estensor di lettere . In questo caso speciale il Croce poi mi andava dicendo , esser dover mio , ora che il socialismo s ' allarga in Italia , di concorrere alla vita del partito , che cresce e si fortifica , coi mezzi e nei modi che son più rispondenti alle attitudini mie . E sia pur così ; - ma poi tutto sta a vedere , se i socialisti di tale aiuto e di tale sussidio sentano proprio il bisogno e il desiderio . A dir le cose come sono , io non ebbi mai una troppo grande inclinazione allo scrivere per il pubblico , e all ' arte e a prosa non ci attesi mai ; tanto è , che ho scritto di solito come vien viene . Fui sempre e sono , invece , appassionatissimo dell ' arte dell ' insegnamento orale , in tutte le sue forme ; e l ' attendere a cotesta opera , con molta intensità , mi ha distolto per lunghi anni , in passato , dal ridire per iscritto ( - e chi potrebbe veramente ridirlo dal vivo ? - ) ciò che , insegnando , vien detto spontaneo di forma , duttile , pronto , adattato al caso , ricco di attinenze e pieno di riferimenti . Abbracciando poi , più in qua , il socialismo , in corale rinascenza dello spirito io divenni più desideroso di comunicar col pubblico , per mezzo di opuscoli , di lettere d ' occasione , d ' indirizzi e di conferenze , che mi si moltiplicarono per anni quasi a mia insaputa . Non son forse questi i doveri e gli oneri del mestiere ? Ed è qui che due anni fa venne precisamente in buon punto il mio benedetto signor Croce , col consiglio che mi dette , che io pubblicassi dei saggi di socialismo scientifico , come per porre alla mia attività di socialista un obiettivo più solido . E , come da cosa vien cosa , anche queste lettere d ' occasione possono passare per un saggio sussidiario e complementare di materialismo storico . Come è chiaro , caro Sorel , questo discorso non riguarda punto voi , ma me soltanto ; perché cerco quasi quasi delle scuse alla pubblicazione di un nuovo libercolo , e in quanto io da italiano vivo in Italia . Probabilmente se queste mie lettere , oltre che da voi , saranno lette da altri in Francia , costoro diranno , che io non li ho persuasi lo stesso del materialismo storico , e forse ripeteranno ragionevolmente le osservazioni di alcuni critici dei miei saggi , che , con le traduzioni , cioè , da una lingua straniera , non si riesce a cambiare gli umori intellettuali di una nazione ( ) . Pur così scrivendo , come per metter la chiusa a questa faccenda epistolare , temo ancora non mi venga la voglia di continuare . Non son forse le lettere moltiplicabili all ' indefinito , come le favole e i racconti ? Per fortuna , però , io m ' ero proposto fin dal principio di rispondere , così all ' ingrosso , ai quesiti che voi , sfiorando dei tèmi della massima difficoltà , ponete nella vostra Prefazione ; cosicché una ragione di finire m ' è pur data dai termini stessi del vostro scritto , al quale mi sono andato via via riferendo . Se m ' abbandonassi poi all ' estro della conversazione , chi sa dove andrei a finire ! - le lettere diverrebbero una letteratura . Di ciò voi non mi sapreste grado ; per quanto potesse allietarsene il signor Croce , il quale vorrebbe mettere in tutti il suo istinto di prolificazione letteraria . Lui fa un curioso contrasto con le dolci abitudini di questa dolce Napoli , nella quale gli uomini - come i Lotofagi che ogni altro cibo aveano in dispregio - vivono immersi nel solo presente , e par che , proprio in cospetto della statua di G . B . Vico , allegramente faccian le fiche alla filosofia della storia . Ma , pur volendo una buona volta finire , mi conviene di mettere in carta alcune altre brevi note ancora . Mi pare , innanzi tutto , che voi , non per curiosità vostra , ma quasi mettendovi ad arte nei panni del comune dei lettori , domandiate : c ’ è mai modo di fare intendere , per via facile e piana , in che consista quella dialettica , che così spesso s ’ invoca a dilucidazione dell ' intrinseco del materialismo storico ? E potreste , credo , aggiungere , che il concetto della dialettica riesce ostico , ai puri empiristi , ai metafisici sopravvissuti , e a quei popolari evoluzionisti , i quali così volentieri s ' abbandonano alla generica impressione di ciò che è e trapassa , apparisce e sparisce , nasce e muore , e nella parola evoluzione non esprimono , da ultimo , l ' atto del comprendere , ma l ' incomprensibile : mentre , all ' incontro , nella concezione dialettica s ' intende di formulare un ritmo del pensiero , che riproduca il ritmo più generale della realtà che diviene . Ma io - se l ' ora stanca di queste lettere non me ne facesse divieto - ove mai volessi ricominciare , prima di rispondere a così grave quesito , ricorrerei con la mente al ricordo del poeta greco , che , alla domanda del tiranno di Siracusa : che cosa fossero gli dèi ? - chiese prima uno , poi un altro , e poi un altro giorno di tempo , e così senza fine . E dire , in verità , che , ai poeti , che li creano , li inventano , li lodano e li celebrano , gli dèi devono essere assai più familiari , che non possa esser la dialettica a me , se altri mi mettesse fra l ' uscio e il muro , con l ' obbligo di rispondere a un imperioso quesito ! E piglierei tempo - il che non è alieno dal pensare dialetticamente - dicendo ( il che è una implicita risposta ) : - noi non possiamo renderci conto adeguatamente del pensiero , se non pensando in atto ; - alle maniere di procedimento del pensiero bisogna adusarcesi con successivi sforzi ; - ed è sempre assai pericoloso il saltare a pie ' pari , dall ' uso concreto di una maniera di concezione alla generica definizione formale di essa . Messo ancora alle strette , per non gravare l ' interrogatore di studii troppo lunghi , ardui e complicati , lo rimanderei all ' Antidühring , e segnatamente al capitolo intitolato : Negazione della negazione . Ivi , e in tutto quel libro , si vede come Engels fosse , non solo inteso con l ' animo a spiegare ciò che espone , ma preoccupato ancor più del mal uso che può farsi dei procedimenti mentali , quando , chi vi rivolge l ' attenzione , più che essere portato a pensare qualcosa di concreto in cui la forma del pensiero si riveli viva e vivente , sia disposto a cadere negli schematismi a priori , ossia nello scolasticismo , che non fu - sia detto con buona pace degl ' ignoranti - la nota esclusiva dei dottori del Medioevo , come se fosse soltanto roba da preti . Dello scolasticismo se ne può fare sopra ogni dottrina . Il primo scolastico fu Aristotele in persona ; che fu , inoltre , tante altre cose in più , e fu soprattutto un genio della scienza . Dello scolasticismo se ne fa già in nome di Marx . Di fatti la maggior difficoltà d ' intendere e di continuare il materialismo storico non istà nella intelligenza degli aspetti formali del marxismo , ma nel possesso delle cose in cui quelle forme sono immanenti ; delle cose , che Marx per conto suo seppe ed elaborò , e di quelle altre moltissime , che tocchi a noi di conoscere e di elaborare direttamente . Nei molti anni che ho speso nell ' insegnare , io fui sempre persuaso del gran danno che si fa alle menti giovanili , quando , invece d ’ immergerle , con opportuna e pieghevole arte , in una determinata provincia della realtà , perché osservando , comparando e sperimentando , poco per volta arrivino alte formule , agli scherni , alle definizioni , si comincia dall ' usar subito di queste ultime , come se fossero i prototipi delle cose esistenti . Insomma , la definizione da cui s ’ incomincia è vuota , mentre è solo piena quella cui si arrivi , geneticamente . Nell ' insegnare si vede quanto il definire sia cosa pericolosa ; secondo il senso plebeo che molti dànno ad una sentenza del diritto romano , la quale dice , in verità , tutt ' altro . La didattica non è quella attività , che produca un nudo effetto di cosa fissa ( come nudo prodotto ) ; ma è quella attività , che generi altra attività . Insegnando noi riconosciamo , come il nocciolo primo di ogni filosofare è sempre il Socratismo ; ossia la virtuosità generativa dei concetti ( ) . Rimandando all ' Antidühring , e a quel capitolo segnatamente , non intenderei , per ciò , di rinviare ad un catechismo , ma solo ad un esempio di abilità didattica . Le armi e gl ' istrumenti son tali solo all ' opera ; e non quando sian visti in armadio da museo . Inoltre , se non dovessi pur finire una buona volta , vorrei fermarmi ad illustrare le parole dove dite , che l ' Italia meriti , come culla comune della civiltà , l ' omaggio di tutti . Può parere che queste parole siano una stonatura , mentre discorrete proprio del socialismo , che all ' Italia veramente non deve molto . Ma , se è vero che il socialismo è il frutto della civiltà adulta , i maturi e provetti degli altri paesi non faran male a rivolgere , di tanto tanto , gli occhi loro a questa culla . Ripensando all ' Italia , che ha fatto per secoli la più gran parte della storia universale , tutti avranno sempre qualcosa da impararci ; e poi dopo s ' avvedono , che l ' avean già a casa loro quest ' Italia , come il presupposto di ciò che essi presentemente sono . Ad altri francesi è parso in passato , che questo paese fosse , da culla , diventato tomba della civiltà ; e per tal tomba devon tenerla la più parte dei forestieri , che la visitano qual museo , ignari sempre del nostro presente . E in ciò hanno torto ; e , per dotti che siano , cotesti visitatori di musei rimangon sempre ignoranti - dico ignari della vita attuale di questo paese , che par la vita del morto risorto , il che è almeno un caso degno di nota . In che veramente consiste questo rinascimento d ' Italia , e che aspettativa può dar di sé , a quelli che guardino la generalità del progresso umano , senza pregiudizii e senza preconcetti ? ( ) Per tacere delle grandi difficoltà che c ' è a trattare , con intenti obiettivi , e con criterii non desunti dai soli impulsi della personale opinione , la storia attuale di qualunque paese ; nel caso speciale d ' Italia bisognerebbe risalire fino al secolo XVI , quando l ' iniziale sviluppo dell ' epoca capitalistica - che qui avea sede principale - fu spostato dal Mediterraneo . Bisognerebbe arrivare , attraverso alla storia della successiva decadenza , alle premesse positive e negative , interne ed esterne , delle presenti condizioni d ' Italia . Non occorre io dica che le mie forze sarebbero impari all ' impresa ; perché non avrei la più lontana tentazione di misurarmici , a proposito e nella occasione di un discorso familiare , come è questo . Chi un simile studio sapesse concretare in un libro , potrebbe dire d ' aver concorso ad esprimere , in forma riflessa , la presente situazione , e l ' attuale coscienza degl ' italiani ( ) . Qui da noi si è spesso assai ciecamente ottimisti o ciecamente pessimisti , nel senso che si dà dai non - filosofi a coteste parole ; specie perché in Italia c ' è una grande ignoranza del vero stato degli altri paesi , cosicché molti le condizioni indigene valutano , non alla stregua comparativa e pratica dell ' ora presente , ma ad una tutta ideale , ipotetica , e spesso utopistica . Ed è singolare il caso , che qui da noi , in tanto risorgere delle scienze della osservazione nel campo della natura - le quali scienze vengono veramente coltivate con intenti particolaristici e dirò antifilosofici - sia così scarso l ' intelletto positivo delle cose sociali attuali , mentre è così stragrande in questo paese stesso il numero dei sociologisti , che somministrano definizioni ai sitibondi di verità . Ma si sa , i sociologisti hanno in tutto il mondo una certa curiosa antipatia per gli studii della storia ; che poi sarebbe , secondo il senso dei profani , quella tal cosa nella quale la società s ' è svolta . Pochi , in conclusione , vedon chiaro in questa circostanza di fatto ; che , cioè , la borghesia italiana , la quale è già oggetto , come in ogni altro paese , alle ire , e agli odii degli umili , dei manomessi , degli sfruttati , e per un altro verso è stretta e premuta dal popolo minuto , è essa stessa in se stessa instabile , inquieta , incerta , perché l ' è impedito di mettersi alla pari con quella degli altri paesi , nel campo della concorrenza . Per questa ragione , come per l ' altra , che dall ' altro lato essa ha il papa ( ) , con quel suo non indifferente bagaglio di cose , che solo i teorici dell ' utopismo liberalesco proclamano trapassate per sempre , questa borghesia , che deve ancora ascendere , è intimamente rivoluzionaria , come direbbe il Manifesto . E come non ha potuto esser giacobina , quanto sarebbe stato il naturale istinto suo , s ' è acquetata nella formula del re per la grazia di Dio e della nazione ad un tempo . Non potendo questa borghesia fare assegnamento sul rapido sviluppo di una grande industria , che tarda difatti a venire , e nella conseguente rapida conquista di un grande mercato esterno , dato il progresso lento ed incerto della economia nazionale , per la massima parte agraria , fa la politica mezzana degli espedienti , e consuma nell ' abilità l ' ingegno . Ecco la parte che fa la flotta italiana da più mesi in Oriente : par la volpe , che , secondo la favola , dichiari immatura l ' uva che non può afferrare ; ma questa volpe qui , con divario da quella della favola , si trova tra altre volpi , che l ' uva afferrata custodiscono , o dell ' uva stanno per afferrare ! Ed ecco che la volpe si fa idealista , per manco di positivo . Questa borghesia italiana , di fronte all ' astensionismo , o reazionario o demagogico dei clericali , e per il lentissimo sviluppo dell ' opposizione proletaria , si è sentita e si sente come se fosse tutta la nazione , e nel difetto di partiti che dividano la società , dà il nome di partiti alle fazioni che si raccolgono intorno a capitani e proconsoli , o ad intraprenditori ed avventurieri di varie sorti . Al primo apparire del socialismo essa rimase attonita . D ' altra parte , s ' ingannano quelli i quali credono , che l ' agitarsi delle moltitudini sia sempre indizio o prodromo da noi , com ' è di fatto alcune volte e in alcuni punti d ' Italia , di quel moto proletario che , come lotta economica su base concreta , o come aspirazione politica , volge più o meno esplicitamente al socialismo in altri paesi . Qui il più delle volte questo agitarsi è come la ribellione delle forze elementari contro di uno stato di cose in cui esse forze non trovano la necessaria coercizione , quella coercizione , dico , che è propria di un sistema borghese atto ad irreggimentare i proletarii . Si guardi , per es . , all ' acuita forma di emigrazione , che è , salvo poche eccezioni , di uomini atti ad offrire le braccia , l ' incomparabile sedulità , e lo stomaco capace d ' ogni privazione , allo sfruttamento del capitale straniero in terra straniera : - sono , in una parola , lavoratori uscenti dai campi , dove son di soverchio , o dall ' artigianato in decadenza , che la ferula educativa del capitale ridurrebbe in isquadre di addetti alle fabbriche , se la grande industria si affrettasse a svolgersi , o che il patrio capitale menerebbe nelle patrie colonie , se ce ne fosse , e se non fosse venuta la pazzia di crearne là dove pare presso che impossibile il farne ( ) . L ' Italia è diventata - ed è ben naturale , - negli ultimi anni , la terra promessa dei decadenti , dei megalomani , dei critici a vuoto , degli scettici per fastidio e per posa . Alla parte sana e verace del movimento socialistico ( al quale non è dato per ora dalle circostanze altro ufficio da quello in fuori di preparare la educazione democratica del popolo minuto ) si mescolano , di conseguenza , parecchi , i quali , se volessero mettersi la mano su la coscienza , avrebbero da confessare , che essi son decadenti , e che li sospinge a dimenarsi , non la fattiva volontà del vivere , ma l ' indistinto fastidio del presente : - essi , leopardiani annoiati ! Devo finalmente finire ; ma mi pare mi arrivi all ' orecchio come una leggiera voce di protesta da parte di quei compagni , che son così pronti ad obiettare ; e che quella voce dica : coteste son sofisticherie da dottrinarii , e noi abbiam bisogno di pratica . Sicuro , d ' accordo , avete ragione . Il socialismo è stato per così lungo tempo utopistico , progettistico , estemporaneo e visionario , che è bene ora di dire e di ripetere ogni momento , che ci occorre la pratica ; perché gli animi di quelli che lo professano sian rivolti di continuo a misurare le resistenze del mondo effettuale , e a studiar di continuo il terreno , sul quale ci è imposto di aprirci la non facile né morbida via . Badi però il mio ipotetico critico di non far proprio lui la parte del dottrinario ; la qual parola , per chi se ne intenda , designa una certa disposizione delle menti , viziate dall ' astrazione , a ritenere , che le idee proclamate per sé eccellenti , e i frutti delle esperienze raccolte in determinati tempi e luoghi , sian cose da applicare difilato al concreto , e inoltre buone per ogni tempo e luogo . La pratica dei partiti socialistici , a confronto d ' ogni altra politica fino ad ora esercitata , è ciò che più risponde , non dirò alla scienza , ma ad un procedimento razionale . È la dura prova di una costante osservazione , e di un adattamento da tentar di continuo ; - è la dura prova d ' indirizzare sopra una linea di moto unitario le tendenze , spesso difformi e spesso antagonistiche , del proletariato ; - è lo sforzo di condurre ad esecuzione dei disegni pratici col sussidio della chiara visione di tutti i rapporti che legano , con complicatissimo intreccio , le varie parti del mondo in cui viviamo . E se cosi non fosse , per che ragione e a che titolo si parlerebbe del vantato marxismo ? Se il materialismo storico non regge , vuol dire che l ' aspettativa del socialismo è caduca , e che il nostro pensiero della società futura è creazione da utopisti ! Pur troppo gli è vero , in fatto , che in tutto il socialismo contemporaneo c ' è sempre latente un certo che di neoutopismo ( ) ; come è il caso di coloro , che , ripetendo di continuo il dogma della necessaria evoluzione , questa poi confondon quasi con un certo diritto ad uno stato migliore , e la futura società del collettivismo della produzione economica , con tutte le conseguenze tecniche e pedagogiche che dal collettivismo risulterebbero , dicono che sarà perché deve essere , - e quasi dimenticano , che cotesto futuro devono pur produrlo gli uomini stessi , e per la sollecitazione dello stato in cui sono , e per lo sviluppo delle attitudini loro . Beati costoro , che il futuro della storia e il diritto al progresso misurano quasi alla stregua di un certificato di assicurazione su la vita ! Cotesti dogmatici delle idee a buon mercato dimenticano diverse cose . In prima , che il futuro , appunto perché è il futuro , che sarà il presente quando noi saremo il passato , non può costituire il criterio pratico di ciò che noi dobbiam fare al presente . Sarà ciò cui si arriverà , - ma non è la via per arrivarci . In secondo luogo , l ' esperienza di questi ultimi cinquant ' anni deve indurre gli atti al pensiero ed alla pratica in questa persuasione : che , cioè , a misura che cresce nei proletarii e nel minuto popolo la capacità ad organizzarsi in partiti di classe , la prova stessa di questo complicato movimento ci porta a intendere lo sviluppo dell ' èra nuova secondo una misura di tempo , che è assai lenta a confronto del rapido ritmo che concepivano una volta i socialisti intinti di giacobinismo rivissuto . Or sopra a una distesa così grande di tempo la nostra previsione non può non correre incerta ; tenuto conto della enorme complicazione del mondo attuale , e in tanto allargarsi del capitalismo , ossia della forma borghese1 . Chi non vede , che oramai il Pacifico soppianta l ' Atlantico , come questo a suo tempo fece passare in seconda linea il Mediterraneo ? Cosicché , in terzo luogo , la scienza pratica del socialismo consiste nella chiara notizia di tutti cotesti complicati processi dell ' orbe economico , e , parallelamente , nello studio delle condizioni del proletariato , in quanto esso via via diventa atto a concentrarsi in partito di classe , e porta in questa successiva concentrazione l ' animo che gli è proprio , data la lotta economica in cui s ' inradica quella politica , che gli è mestieri di fare . Su cotesti dati più prossimi la nostra previsione può correre con sufficiente chiarezza di calcoli , e può raggiungere il punto nel quale il proletariato divenga prevalente , e poscia predominante politicamente nello stato . E da quel punto , che deve coincidere con la impotenza del capitalismo a reggersi , da quel punto , dico , che nessuno può immaginarsi come un rumoroso patatrac , sarebbe il cominciamento di ciò che molti , non si sa perché , come se tutta la storia non fosse la serie delle rivoluzioni della società , chiamano enfaticamente la rivoluzione sociale par excellence . Spingersi oltre di quel punto , coi ragionamenti , gli è come voler confonder questi con gli artifizii della immaginazione . Il tempo dei profeti è trapassato . Beato te , Fra Dolcino , che nelle tue tre lettere ( ) potesti trasfigurare gli accidenti politici del momento ( papa Celestino e papa Bonifacio VIII , Angioini ed Aragonesi , Guelfi e Ghibellini , misere plebi e patriziati dei comuni , e così via ) in tipi già simboleggiati dai profeti e dall ' Apocalisse , misurando ad anni , a mesi ed a giorni , con successive correzioni , i tempi della provvidenza . Ma fosti un eroe ; la qual cosa dimostra , che quelle fantasie non furon la causa del tuo operare , ma l ' involucro ideale , nel quale tu rendevi conto a te stesso , come fecer tanti altri , per tutto un secolo innanzi a te , e Francesco d ' Assisi compreso , del disperato moto delle plebi contro la gerarchia papale , contro la borghesia già forte nei comuni e contro il nascente monarcato . Ora tutti quegli involucri furon lacerati , compresa la religione delle idee , come dicon quelli che usano un gergo da ipocriti , per mostrare una certa superstiziosa reverenza per la religione degli altri . Ora , presentemente , non è lecito di essere utopisti , se non ai soli imbecilli . L ' utopia degli imbelli , o è cosa ridicola , o è dilettanza da letterati che vadano visitando quel falansterio di ninnoli di cui è architettore il Bellamy . Quell ' umile Marx , tutto prosa di scienza , andò raccogliendo modestamente nella società presente i primi indizii delle transizioni a quella che diverrà , come per es . , il sorgere delle cooperative ( vere ! ) in Inghilterra e cose simili , e fu rassegnato ( specie nell ' opera spesa nella Internazionale ) alla parte di ostetrico , che non è proprio quella di un artefice del futuro . Lui ed Engels dissero della società dell ' avvenire - data la ipotesi della dittatura politica del proletariato - non sotto l ' aspetto intuitivo , del come essa parrebbe a chi la vedesse , ma sotto l ' aspetto del principio direttivo della forma , ossia della struttura economica , e segnatamente in antitesi a questa società presente ( ) . Del resto , se c ' è chi abbia il bisogno di vivere fin da ragazzo nel futuro , come da sentirlo e da provarlo su la propria pelle ; e , papeggiando in nome delle idee , voglia investire dei loro diritti e doveri i componenti la società dell ' avvenire - s ' accomodi pure . Permetta quindi a me , che pure ho un qualche diritto d ' inviare la mia carta di visita ai posteri , di esprimere la speranza , che quei del futuro , non trasumanati tanto da non esser più comparabili a noi del presente , serbino tanto della gaia dialettica del ridere , da farsi beffe umoristicamente dei profeti dell ' oggi . Finisco per davvero ; e toccherebbe ora a voi , se mai vi piace , di ricominciare . Appendici . I . Postscriptum all ' edizione francese . Frascati ( Roma ) , 10 settembre ‘98 Sebbene fino ad ora il Sorel non abbia dato segno di ricominciare , può sempre darsi ci si provi in seguito . Ho però ragione di temere , che , ricominciando , s ' incamminerebbe per una via per me inaspettata , dal momento che mette in iscena : La crisi del socialismo scientifico ( cfr . suo articolo nella “ Critica Sociale ” , del I ° maggio 1898 , pp . 134-38 ) , proprio a proposito di quelle stesse pubblicazioni del Merlino , che egli avea l ' anno innanzi così aspramente criticato nel “ Devenir Social ” ( ottobre 1897 , pp . 854-888 ) . Ma che egli ricominci , o che non ricominci ad occuparsi di questi problemi generali avendo riguardo a ciò che io ho scritto in queste lettere a lui indirizzate , mi preme di dire qui , a scanso di fraintesi , e perché i lettori non cadano in equivoco , che io non lo seguirei nelle sue immature e premature elucubrazioni su la teoria del valore ( “ Journal des Economistes ” , Paris , I ° maggio 1897; “ Socialistische Monatshefte ” , Berlin , agosto 1897; “ Giornale degli Economisti " , Roma , luglio 1898 ) . Senza entrare nel merito di tali elucubrazioni , la qual cosa non si può fare per incidente o per passatempo , io non vorrei , per la compagnia non ben definita del Sorel , vedermi poi citato fra gli esempii della crisi del marxismo ( cfr . Th . Masaryk : Die Krise des Marxismus , Vienna , 1898; trad . franc . nella “ Revue de sociologie ” , luglio 1898; dove è citato il sig . Sorel in appoggio di tale preziosa scoverta letteraria ) . A mio credere in cotesta pretesa crisi entrarono molte dramatis personae , che , o non hanno ancora bene appresa la parte , o hanno paura di apprenderla , o la recitano maledettamente male . Coteste medesime riserve io devo estendere , ma con una certa insistenza , anche al Croce , per quanto riguarda la sua memoria : Per la interpretazione e la critica di alcuni concetti del marxismo , Napoli 1897 ( riprodotta nel “ Devenir Social ” , anno IV , fascicoli del febbraio e marzo 1898 ) . Sebbene quello scritto paia concepito ( e così appunto dice l ' autore stesso a p . 3 ) qual libera recensione del mio Discorrendo ; il fatto è che esso , oltre a parecchie utili osservazioni di metodologia storica , e ad alcune sagaci note di tattica politica , contiene enunciati teoretici , che nulla han da vedere con le pubblicazioni e con le opinioni mie , anzi a queste son diametralmente opposte . Dovrei io forse mettermi per le vie di una esplicita polemica ex - professo contro tutto l ' insieme di quella dissertazione , che per tanti altri rispetti è degna d ' esser letta ? Ma perché mai ; e a che pro ? Lascio volentieri al libero recensente la libertà delle opinioni sue ; purché queste non passino agli occhi dei lettori per un complemento delle mie , e per un complemento da me accettato . Non posso , però , fermarmi alla generica riserva , che basta per il Sorel ; e , anzi , devo indugiarmi in alcuni appunti sommarii di critica . Passerei senz ' altro sopra alle sottili distinzioni scolastiche , in cui il Croce s ' impiglia insistendovi tra la scienza pura e la scienza applicata , tra l ' uomo oeconomicus e l ' uomo morale , tra l ' egoismo e il tornaconto , tra l ' essere e il doveressere , e così via , perché tanto appartiene al mio mestiere di professore la tolleranza dello scolasticismo tradizionale , che può in certi casi servire al primo addestramento degli ingegni giovanili , ma non è mai la scienza piena e concreta . Come potrebbe mai l ' astronomo impedire che la gente parli del sole , che sorge , e tramonta ? Caso mai potrei rimandare , in via analogica e in linea approssimativa , ai capp . VI e VIII del mio Materialismo storico : ove pian piano si dimostra come i fattori , indispensabili alla cognizione empirica ed immediata , a un certo punto si trasformino , o in aspetti o in momenti ( secondo i casi ) di un complesso conoscitivo unitario . Ma , domando io per la più spiccia , come mai colui che abbia il cervello ancor chiuso in tali strettoie della logica dell ' immediato intendimento empirico , fa poi ad abbordare proprio il problema del marxismo , che è , o almeno ( per usar cortesia agli avversarii ) pretende di essere al di sopra di tali volgari distinzioni ? Non è questo un combattere ad armi troppo disuguali ? Inviterei quasi quasi il Croce a rifar la prova della sua arte critica in altro campo di studii , a leggere sbrigativamente un trattato di Energhetica - quello per es . recente dell ' Helm - di mandare al diavolo tutti gli Helmoltz e i R . Mayer di questo mondo , per rimettere in onore , secondo il senso comune , la luce che è sempre luminosa , ed il calore che è sempre caldo . Ma donde il Croce - e proprio nell ' atto che s ' occupa di Marx ! - trae la persuasione , che oltre alle varie economie succedutesi nella storia , rispetto alle quali l ' economia capitalistico - industriale è , per così dire , un caso particolare ( ma è quel caso , si noti , che solo fino ad ora ha la sua teoria , e questa esiste in molte varianti di scuole e sottoscuole ) , ci sia poi una economia pura , che da sola dà luce e indirizzo generale d ' interpretazione a tutti questi casi , o , diciamo meglio , a tutte queste forme di prosaica esperienza ? Un animale in sé , oltre a tutti gli animali visibili ed ostensibili ? E che cosa dovrebbe mai contenere codesta economia dell ' uomo superistorico e supersociale , che finisce per essere più noioso dei superuomini della letteratura e della filosofia ? Forse la nuda dottrina dei bisogni e degli appetiti , data la sola natura ambiente , ma senza esperienza di lavoro , senza istrumenti , e senza correlazioni precise , o di comunanza , o di società ? Tanto per la psicologia congetturale della preistoria la tesi potrebbe andare . Ma no : - questa economia dell ' uomo in sé è perpetua ed attuale ; - e qui proprio mi ci perdo . Ecco qua ( p . 19 ) : “ Io tengo fermo alla costruzione economica dell ' indirizzo edonistico , all ' utilità - ofelimità , al grado terminale di utilità , e finalmente alla spiegazione ( economica ) del profitto del capitale come nascente dal grado diverso di utilità dei beni presenti e dei beni futuri ! Ma ciò non appaga il desiderio di una spiegazione sociologica del profitto del capitale ; e questa spiegazione , con le altre della medesima natura , non si può trovarla se non su la via per la quale la cercò il Marx ” . Il mio amico Croce è un uomo a dirittura incontentabile ; e la sua incontentabilità potrebbe farlo apparire , a chi altrimenti non lo conosca , quale uomo alquanto capriccioso . Accetta d ’ emblée tutto un sistema d ’ economia , un sistema che pretende di abbracciare tutto il conoscibile economico . È questo un sistema , inoltre , assai noto in Italia , dove ha rappresentanti notevoli , e anzi continuatori e perfezionatori , come dicono sia il caso del Barone per la dottrina della distribuzione . A conferma della sua profession di fede , che non può non essere di gran letizia essendo edonistica , mette un tanto di punto ammirativo ove dice che accetta la spiegazione economica ( o che avrebbe a essere non - economica ? ) del “ profitto del capitale come nascente dal grado diverso di utilità dei beni presenti e dei beni futuri ! ” . E che gli mancherebbe dunque per dare dell ' imbecille e del perditempo a Marx , che per vie del tutto diverse s ' è affannato a ricercare l ' origine , il processo e la spartizione del sopravvalore ; alla qual cosa , alla fin fine , si riduce nell ' essenziale l ' attività sua specifica di critico e d ' innovatore dell ' economia ? La benedetta formola del D D ' , ossia del danaro che si ritrova in danaro con tanto di più , fu come il chiodo fisso nella testa di Marx ricercatore , come il pernio della sua ricerca . Ora il Croce , fatta la sua profession di fede di edonista convinto , quasi come chi avendo già bevuto e mangiato a sazietà , voglia ribere e rimangiare , si volge a Marx a chiedergli una teoria sociologica , che sia complementare a quella economica , nella quale lui Croce è tanto fermo e deciso ; - e che altro può dirgli Marx se non questo : mandate al diavolo quella vostra filastrocca edonistica , se no è inutile interroghiate me su tali quisquilie , ché io non posso offrirvi che l ' assolutamente opposto . Di fatti il Croce è costretto a farsi un Marx diverso - non dirò se molto o poco - dal vero , perché sia quello i cui principii possano apparire conciliabili con gl ' indiscutibili dati dell ' edonismo . Discorrendo del come Marx “ poté giungere a scovrire e definire l ' origine sociale del profitto , ossia del sopravvalore ” , esce in questa sentenza ( p 12 ) : “ Sopravvalore , in pura economia , è una parola priva di senso , come è mostrato dalla denominazione stessa , giacché un sopravvalore è un extravalore , ed esce fuori dal campo della pura economia . Ma ha bene un senso e non è un assurdo , come concetto di differenza , nel paragone che si fa tra una società economica con un ' altra , un fatto con un altro , o due ipotesi tra di loro ” . E poi aggiunge in nota : “ Faccio ammenda di un errore nel quale incorsi in una mia precedente memoria , nella quale , pur dicendo rettamente che il sopravvalore non è un concetto puramente economico , lo definivo inesattamente un concetto morale ; e dovevo dire , come dico ora , un concetto di differenza di sociologia economica e di economia applicata , e non di economia pura . La morale qui non ha parte , come non ha nessuna parte in tutta l ' indagine del Marx ” . Auguro al Croce , che giungendo alla sua terza memoria in argomento confessi poi , che del primo errore egli poté fare ammenda , perché quello almeno era la generalizzazione di una opinione ovvia nel socialismo volgare , che il sopravvalore sia cioè il compendio delle proteste degli sfruttati ; ma che del secondo errore non può scusarsi , perché lui stesso non è più in grado di decifrare plausibilmente il pensiero suo . Né solo per la continua equivocazione di profitto , interesse e sopravvalore ; ma perché in più luoghi assume il concetto di una società lavoratrice come di una forma a sé ( ma , dico io , in contrapposto a quale altra , forse a quella dei santi in paradiso ? ) e dice : “ Marx faceva il paragone della società capitalistica con una parte di se stessa isolata ed elevata ad esistenza indipendente ; ossia il paragone tra la società capitalistica con la società economica in se stessa ( ma solo in quanto società lavoratrice ) ” e poi : “ Dunque l ' economia marxista è quella che studia l ' astratta società lavoratrice ” ( pp . 12 e 13 ) . Se c ' è chi senta il bisogno di liberarsi dal malefico bacillo metafisico , che induce a tali ragionamenti , io gli consiglierei come rimedio la lettura , non già delle polemiche degli economisti , e di quelle segnatamente che in Germania ebbero occasione dalle pubblicazioni del Dietzel , che possono parer sospette , ma della Logica del Wundt ( vol . II , parte II , pp . 499-533 ) , nella qual Logica , a dirlo per incidente , più in là delle pagine testè citate si adduce come esempio tipico di legge sociale ( pare incredibile ! e il Wundt non è dolce di sale , né coi sociologisti , né con le così dette leggi sociali ) proprio il sopravvalore secondo Marx ( ibidem , pp . 620-22 ) . Al postutto cotesta economia pura - come è in uso di chiamarla in Italia , che è sempre il paese dell ' enfasi e della esagerazione - ossia cotesto indirizzo di ricerca e di sistema , che su gl ' inizii , o insufficienti , o ignorati , o dimenticati del Gossen , del Walrass e del Jevons . s ' è venuto sviluppando in ciò che ora ha ( vulgo ) il nome di scuola austriaca , non è , così nelle premesse come negli andamenti , se non una variante teoretica nella interpretazione di quegli stessi dati empirici della vita economica moderna , che han sempre formato l ' obietto degli studii delle altre scuole . Si distingue dalla scuola classica ( che non fu tanto antistorica , come è parso a molti , e come ha dimostrato R . SCHÜLLER : Die klassische Nationalökonomie , Berlin 1895 ) , per la tendenza a un più alto grado di astrazione e di generalizzazione . Si prova a mettere in maggiore evidenza gli stati psichici , che precedono ed accompagnano gli atti ed i rapporti economici . Usa ed abusa degli espedienti matematici . Non è la superistoria , sebbene metta assai spesso in iscena le robinsonate , che dissimula però sotto la veste di una sottile psicologia individualistica : anzi è tanto poco la superistoria , che da questa storia attuale assume due dati , facendone dei presupposti estremi , ossia la libertà del lavoro e la libertà di concorrenza spinte per ipotesi al massimo . Per ciò essa è , in ciò che reca , afferrabile , comprensibile e discutibile ; perché è confrontabile con l ' esperienza della quale è spesso una forzata ed unilaterale interpretazione . ( Alla generalità del pubblico francese ora è dato di leggere in forma chiara e piana la esposizione sommaria della teoria del valore di cotesta scuola nel libro di E . PETIT : Etude critique der différentes théories de la valeur , Paris 1897 ) . Tornando al Croce non saprei nascondere la mia maraviglia , che egli ( note I e 2 a p . 14 ) trovi a ridire contro l ' Engels , perché questi una volta chiami storica la scienza dell ' economia , e un ' altra volta poi parli di economia teoretica . Per chi si fermasse alle parole sole basterebbe di dire , come storico in quel caso li è l ' opposto del naturale nel senso del fisso e dell ' immutabile ( le famose leggi naturali della economia volgare ) , e il teoretico è detto in opposizione al conoscere grossolanamente descrittivo ed empirico . Ma c ' è dell ' altro . Ogni teoria non è se non la rappresentazione , per quanto più si può perfetta , dei rapporti di reciproca condizionalità di quei fatti , che in un determinato campo dell ’ esperienza appariscano omogenei , riavvicinabili e connessi . Ma tutti questi varii gruppi di fatti sono momenti di un divenire . Or se un fisiologista , dopo d ' avervi esposta la teoria fisico - meccanica della respirazione polmonare , esca a dirvi , che la respirazione non è legata all ' esistenza del polmone , e che il polmone stesso è un fatto particolare di genesi nella storia generale degli organismi , vorreste voi forse cotesto fisiologista tradurlo , nel - la qualità d ' imputato , innanzi al fòro di un ' altra economia pura , cioè volevo dire , innanzi a quello di una fisiologia purissima , che studii l ' ente vita , anziché i viventi ? Di fatti il Croce muove querela ( passim ) a Marx , per non aver questi stabiliti i rapporti fra la sua indagine e i concetti di economia pura , per mostrare ( p . 3 ) “ con metodica esposizione come i fatti apparentemente più diversi del mondo economico siano retti in ultimo da una medesima legge , o , ch ' è lo stesso , come questa legge si rifranga variamente passando attraverso organizzazioni varie , senza mutar se stessa , che altrimenti mancherebbe il modo ed il criterio stesso della spiegazione ” . Qui Marx , se avesse pur voglia di rispondere , non saprebbe che cosa rispondere . Qui Marx non c ' entra più . E non si tratta nemmen più delle generalizzazioni , per dir vero troppo astratte della scuola edonistica , che pur sempre rientrano nei processi leciti di astrazione e d ' isolazione proprii ad ogni scienza , che partendo dalla base empirica tenti la via dei principii . Qui ci troviamo in presenza di una legge economica , che a guisa di un quasi - ente attraversa misteriosamente le varie fasi della storia , perché non s ' abbiano a scucire . Questo è il puro possibile , che è poi , in realtà , l ' impossibile . Il signor Dühring - che qua e là è in un certo modo direttamente difeso - è oltrepassato . Qui si tratta di riaffacciare delle difficoltà nella concezione preliminare di ogni problema scientifico , per le quali rimangon fuori della comprensibilità , non solo Marx , ma tre quarte parti del pensiero contemporaneo . La logichetta formale , di felice memoria , diventa l ' arbitra del sapere . Teniamoci pure al testo , che in passato ebbe tanta diffusione in Francia , il Port - Royal . Si parta da un concetto della massima estensione e del minimo contenuto , e per incremento di meccanica notazione si arrivi ad un concetto di minima estensione e di massimo contenuto . E se ci capita poi fra mani un processo reale , il passaggio per es . , dall ' invertebrato al vertebrato , o dal comunismo primitivo alla proprietà privata del suolo , o dalla indifferenza delle radici alla differenziazione tematica di verbo e nome nel gruppo ario - semitico , invece di fermarsi in tali fatti , come in casi di epigenesi faticosamente e realiter accaduta , scriveremo in un concetto già bello e preconcepito , per via di un facile metodo di notazione , prima un A , poi un a , poi un a ¹ , poi un a2 , poi un a ³ , e così via : - e tutto sarà bello e fatto . E mi pare che basti di ciò . Eccoci , per conseguenza , ad alcuni enunciati alquanto curiosi ( p . 2 ) : “ È una società ( s ' intende quella studiata da Marx nel Capitale ) ideale e schematica , dedotta da alcune ipotesi , che potrebbero anche non essersi presentate mai corso della storia ” . Qui Marx diventa l ' illustratore teorico di una quasi - utopia . E poi ( p . 4 ) : “ Marx assunse , fuori del campo della pura teorica economica , una proposizione , che è la famigerata eguaglianza di valore e lavoro ” . E di dove dunque l ' ha presa ? forse ( secondo alcuni ) c ' è arrivato “ spingendo alle estreme conseguenze un concetto poco felice di Ricardo ” . Il quale Ricardo bisognerebbe espellerlo a dirittura dalla storia della scienza , perché qualcos ' altro di più felice non l ' ha veramente fatto . In un certo punto il Croce ( p . 20 , in nota ) se la piglia col Pantaleoni , perché questi “ combatte il Böhm Bawerk , domandandosi donde il mutuatario del capitale riesca a prendere di che pagare l ' interesse ” . Di fatti il Pantaleoni ( Principii di economia politica , p . 301 ) dice : “ la causa generativa dell ' interesse sta nella produttività del capitale come bene complementare in un processo tecnico vantaggioso , richiedente un certo tempo , e non nella virtù del tempo , che lascerebbe le cose come le ha trovate ” . Qui , e per tutto un capitolo , il Pantaleoni , con l ' andamento del ragionare che è proprio al suo indirizzo , ripiglia a modo suo quella spiegazione dell ' interesse per via della produttività del ( danaro - ) capitale , che , uscita vittoriosa già nel secolo XVII dalle polemiche coi moralisti e coi canonisti , apparisce nella sua formola elementarmente economica per la prima volta in Barbon e Massey . Quella spiegazione è la sola che l ' economista possa enunciare , fino a che la produttività del capitale , che prima facie pare evidente , non è fatta essa stessa oggetto di una critica ; la qual cosa ha menato poi Marx alla formola più generale e al principio genetico del sopravvalore . In quello stesso capitolo Pantaleoni abilmente polemizza contro il Böhm , che , come direbbe il Croce “ dà la spiegazione ( economica ) del profitto del capitale , come nascente dal grado diverso di utilità dei beni presenti e dei beni futuri ” ( ) . Ma volete forse per vostro passatempo mettere in iscena una farsetta ideologica concepita così : - si assume da una parte la legittima aspettazione del creditore , e dall ' altra parte la onesta promessa del debitore ; - questi due attributi psicologici , che tanto fanno onore alla eccellenza dell ' animo loro , vengon messi nella dovuta evidenza ; poi si suppone , che debitore o creditore siano homines oeconomici tanto perfetti , quanto è necessario di tener per fermo che siano , dal momento che nacquero coi diagrammi del Gossen stampati nel cervello ( ) ; - poi si aggiunge la nozione del tempo astratto ; - e , costituita la santa trinità di aspettazione , promessa e tempo , si attribuisce a questa trinità la virtù di trasmutarsi in quel più di valore , che deve essere poniamo , per es . , nelle scarpe prodotte col denaro mutuato , perché il mutuante , in ultimo , e guadagnando pur lui qualcosa , se nel frattempo non vuol morir di fame , solvat debitum cum usura . Ma questa è proprio la scienza messa alla gogna . In verità il tempo non è nella economia , come non è nella natura , se non la misura di un processo : ed è nell ' economia la misura del processo della produzione e della circolazione ( ossia , in ultima analisi , e data la debita analisi , del lavoro ) . E solo in quanto esso entra nell ' economia per questo rispetto , il tempo è anche misura dell ' interesse . Un tempo che in quanto tempo operi come causa reale è un mitologhema . ( Su gli avanzi mitici nella rappresentazione del tempo leggere : Zeit und Weile nelle Ideale Fragen di M . Lazarus , Berlin 1878 , pp . 161-232 ) . Se fino alla mitologia dobbiamo risalire , rimettiamo a dirittura lassù nel cielo , più in su dell ' Olimpo , quell ' antichissimo Kronos , che il volgo greco confondeva con chronos ( tempo ) : e se speranze , aspettazioni e promesse son per sé cause reali di fatti economici , diamoci a dirittura alla magia . Parrebbe quasi che perfino in questa , o per inavvertenza , o per una certa tal quale bizzarria di forma letteraria , il Croce rischi di dare una capata , quando scrive ( p . 16 ) : “ E se nell ' ipotesi del Marx , le merci appaiono come gelatine di lavoro , o lavoro cristallizzato , perché in altra ipotesi non potrebbero apparire come gelatine di bisogni , o quantità di bisogni cristallizzate ? ” Santi numi ! Marx non fu veramente un modello di ciò che chiamasi dizione classica , specie nella plasticità , nella trasparenza e nella continuità delle immagini . Marx fu un seicentista . Ma le sue immagini , spesso bizzarre , ma che non son mai né ghiribizzi né facezie , dicon sempre qualcosa di profondamente realistico . Se quella immagine della gelatina , che del resto non ha niente di sacramentale né di obbligatorio per nessuno , l ' andate a ripetere al primo calzolaio che vi capiti innanzi , egli , accennando forse alle mani incallite , alla schiena ricurva , e al sudore della fronte , vi dirà che a un dipresso ha capito , perché nelle scarpe che produce ci mette via via una parte di se stesso , le sue energie meccaniche , dirette dalla volontà , ossia dirette dall ' attenzione volontaria , secondo la forma preconcetta , nella quale si assomma , come in intento ed in proposito , la sua attività cerebrale in quanto egli è in atto di lavorare . Ma finora fu dato solo ai fattucchieri di credere o di dare a credere , che coi soli desideri si riesca a conglutinare una parte di noi stessi con alcun bene in genere , prodotto o non prodotto che esso si sia . Con la psicologia non è lecito di scherzare . Non saprei dire in poche parole quanta parte di essa debba entrare nei presupposti della economia . So di certo però , che la più parte dei concetti psicologici , che edonisti e non - edonisti vanno cacciando dentro all ' economia , ha un certo che di messoci a posta ad usum delphini , un certo che di escogitato e non di trovato , un certo che di accidentalmente tratto dalla volgare terminologia e non di criticamente vagliato ; onde è il caso di ripetere tractent fabrilia fabri . E so anche questo , che dal bisogno al lavoro ci corre tutta la formazione psicologica dell ' uomo ; ci corre quanto ci corre dal sentimento privativo della sete , che è il bisogno del bere , che il bambino non associa ancora , non dirò ai movimenti che gli occorrono , per procurarsi da bere , ma nemmeno alla rappresentazione dell ' acqua , sino all ' atto del lavoratore provetto , il quale per matura volontà d ' intelletto , per volontà nella quale esperienza ed immaginazione , imitazione ed inventiva fanno uno , scava un pozzo , o apre una fontana . Ridurre e scheletrizzare cotesta viva formazione in un ' arida nomenclatura , questo fu il difetto della psicologia vulgaris , e questa il più delle volte gli economisti , anche ai giorni nostri , prendono a premessa delle loro speciali elucubrazioni . La psicologia del lavoro , che sarebbe il coronamento della dottrina del determinismo , è ancora da scrivere . A quoi bon questo post - scriptum ? dirà forse il lettore . Ecco qua : io non sono il paladino di Marx , ammetto tutte le critiche , sono io stesso in tutto ciò che dico un critico , non smentisco la sentenza : comprendere è superare ; ma mi conviene pur d ' aggiungere , che superare è aver compreso . II . Prefazione all ' edizione francese . Roma , 31 decembre 1898 Questo mio piccolo libriccino - come è chiaro anche dal post - scriptum illustrativo - dovea venir fuori a Parigi nel settembre ultimo . La stampa ne è stata ritardata per cause accidentali . Nel frattempo il Sorel s ' è dato anima e corpo alla Crisi del marxismo e la tratta , la espone , la commenta , con amore , un po ' da per tutto , per es . , nella “ Revue parlementaire " del 10 decembre , pp . 597-612 ( dove anzi la crisi diventa a dirittura quella del socialismo ) e nella “ Rivista critica del socialismo ” , Roma , fasc . I , pp . 9-21; e per di più la fissa e la canonizza nella Préface da lui messa al libro del Merlino : Formes et essence du socialismo . Ci si minaccia per fino un congresso di secessionisti ben pensanti . Siamo decisamente alla guerra della Fronda ! Che dovrei io fare ? Ricominciare da capo ? Scrivere l ' anti - Sorel dopo d ' aver scritto l ' avec - Sorel . Non cado punto in tale tentazione . Gli è vero che questa mia composizione d ' insolita fattura s ' intitola : Discorrendo ; - ma si discorre quando ci piace , e non a comando . Desidero solo che il lettore guardi alle date di queste lettere , ossia di queste piccole monografie di stile sciolto , intitolate al signor Sorel : - e le date corrono dal 20 aprile al 15 settembre 1897 . Io mi rivolgevo a quel Sorel - non a quest ' altro ; - a quello insomma che avevo conosciuto su le pagine del “ Devenir Social ” , che avea presentato me ai lettori francesi nell ' assisa di marxista , che mi scriveva lettere piene di fine osservazioni , e di considerazioni critiche apprezzabili . Era dubitoso , sì , e mi parve qualche volta intinto d ' esprit frondeur , ma nello scrivere rivolgendomi a lui , io non pensavo nel 1897 , ch ' ei diverrebbe in così breve tempo l ' araldo di una guerra di secessione . O come di questo saranno lieti i déclassés dell ' intelligenza , e coloro che hanno bisogno dell ' alibi della vigliaccheria . Se non che il Sorel ci lascia qualche barlume di speranza quando scrive : " Io e qualche amico ci sforzeremo dì utilizzare i tesori di riflessioni e d ' ipotesi che Marx ha raccolto nei suoi libri . Questo è il miglior modo di trarre partito da un ' opera geniale rimasta incompiuta " ( " Revue parlementaire " , ibid . , p . 612 ) . Dunque tanti auguri per l ' anno nuovo - comincia domani - in tale opera benigna e pietosa di salvataggio ... della quale del resto io e molti altri come me non sentivamo il bisogno . Senza rancore : - ma non certo senza mortificazione per me . Nel licenziare al pubblico francese queste pagine di composizione alquanto insolita io temo che dei lettori di spirito - la Francia ne abbonda più di ogni altro paese - abbiano a dire di me : ecco lì un tollerabile conversatore , ma che pedagogista pessimo ; apre da erudito un dialogo didattico con un amico ed ecco che questi passa difilato dall ' altra parte ! Non è vero , signor Sorel ? Ebbene , accomodiamo le partite : - questo dialogo era un monologo ; e alla buon ' ora di dio !