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> categoria_s:"Saggistica" > autore_s:"SCHIAPARELLI GIOVANNI VIRGINIO"
LA VITA SUL PIANETA MARTE ( SCHIAPARELLI GIOVANNI VIRGINIO , 1893 )
Saggistica ,
ÿþIL PIANETA MARTE . Nelle belle sere dell ' autunno passato una grande stella rossa fu veduta per più mesi brillare sull ' orizzonte meridionale del cielo ; era il pianeta Marte , che si accostava per qualche tempo alla Terra in una delle sue apparizioni , solite a ripetersi ad intervalli di 780 giorni . Nella schiera degli otto pianeti principali Marte occupa , per volume , il penultimo luogo ; il solo Mercurio è più piccolo di lui . Ma in certe posizioni , in cui egli ritorna ad intervalli di sedici anni , Marte può avvicinarsi alla Terra più dell ' usato , brillando più di ogni altro pianeta , Venere sola eccettuata ; ed in tali contingenze tanto arde di luce rossa , da meritare il nome , che i Greci gli diedero , di Pyrois ( infocato ) . Nei tempi ormai per sempre passati , quando si pretendeva di leggere in cielo l ' avvenire degli umani eventi , queste grandi apparizioni di Marte erano lo spavento dei popoli , e davano molto da fare agli astrologi , ai quali incombeva il compito , non sempre facile , di studiare l ' influsso del pianeta sulle vicende guerresche e sulle costellazioni politiche del momento . Anche ora la grande apparizione testè avvenuta di Marte ha destato il pubblico interesse ; ma per una ragione ben diversa . Oggi è nata presso alcuni la speranza , che da osservazioni diligenti fatte sulla sua superficie con giganteschi telescopi , si possa ottenere quando che sia la soluzione di un gran problema cosmologico ; arrivar cioè a sapere , se i corpi celesti possano dirsi sede di esseri intelligenti , o , almeno , di esseri organizzati . L ' idea di popolare gli astri e le sfere celesti d ' intelligenze pure o corporee , di animali e di piante , non è nuova ; ed una curiosa rassegna sarebbe a farsi di tutti gli scrittori antichi e moderni che si esercitarono su questo tema , incominciando dal Sogno di Scipione di Cicerone , e dalla Storia veridica di Luciano Samosatese , e venendo già per Dante , Giordano Bruno , Ugenio e Kircher a quegli eleganti novellatori francesi Cyrano di Bergorac , Fontenelle , Voltaire , i quali posero negli spazi celesti il teatro delle loro argute o satiriche descrizioni , per arrivare in ultimo al celebre Hans Pfaal d ' Amsterdam , ben noto ai lettori di Edgar Poe . La maggior parte di questi scritti però o professano di esser pure immaginazioni poetiche , o sono scherzi di ingegno dei quali il vero pregio deve cercarsi in tutt ' altra parte che in una seria discussione dell ' argomento di cui stiamo discorrendo . Ma nel presente secolo diversi scrittori tentarono di elevare la pluralità dei mondi abitati alla dignità di questione filosofica . Lasciando da parte le sedicenti rivelazioni degli spiritisti , che ai nostri tempi hanno rinnovato ed anzi superato le visioni di Swedenborg , basterà nominare Giovanni Reynaud ( Terre et Ciel ) e Davide Brewster ( More Worlds than one ) i quali collocarono negli astri le speranze della nostra vita futura e seppero trovare , non dirò dimostrazioni ( che in questa materia non ve n ' è ) ma pensieri ed aspirazioni che ebbero e sempre avranno eco vivissima nel sentimento di molti . Metafisica per metafisica , preferiamo questa ai dogmi brutali e scoraggianti del materialismo . Quanto ai teologi cristiani , essi , seguendo l ' esempio di San Tommaso , quasi tutti osteggiarono l ' idea che possano esistere altri mondi simili al mondo terrestre . Dico , quasi tutti , perchè noi leggiamo in uno di loro , a cui certamente nessuno ha potuto far rimprovero d ' empietà , le parole seguenti ( ) « Il creato , che contempla l ' astronomo , non è un semplice ammasso di materia luminosa ; è un prodigioso organismo , in cui , dove cessa l ' incandescenza della materia , incomincia la vita . Benchè questa non sia penetrabile ai suoi telescopii , tuttavia , dall ' analogia del nostro globo , possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri . La costituzione atmosferica degli altri pianeti , che in alcuno è cotanto simile alla nostra , e la struttura e la composizione delle stelle simile a quella del nostro sole , ci persuadono che essi , o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema , o percorrono taluno di quei periodi , che esso già percorse , o è destinato a percorrere . Dall ' immensa varietà delle creature che furono già e che sono sul nostro globo , possiamo argomentare le diversità di quelle che possono esistere in altri . Se da noi l ' aria , l ' acqua e la terra sono popolate da tante varietà di esse , che si cambiarono le tante volte al mutare delle semplici circostanze di clima e di mezzo ; quante più se ne devon trovare in quegli sterminati sistemi , ove gli astri secondarii son rischiarati talora non da uno , ma da più Soli alternativamente , e dove le vicende climateriche succedentisi del caldo e del freddo devono essere estreme per le eccentricità delle orbite , e per le varie intensità assolute delle loro radiazioni , da cui neppure il nostro Sole è esente ! « Sarebbe però ben angusta veduta quella di voler modellato l ' Universo tutto sul tipo del nostro piccolo globo , mentre il nostro stesso relativamente microscopico sistema ci presenta tante varietà ; nè è filosofico il pretendere che ogni astro debba esser abitato come il nostro , e che in ogni sistema la vita sia limitata ai satelliti oscuri . È vero , che essa da noi non può esistere che entro confini di temperatura assai limitati , cioè tra 0° e 40°-45° gradi centesimali , ma chi può sapere se questi non sono limiti solo pei nostri organismi ? Tuttavia , anche con questi limiti , se essa non potrebbe esistere negli astri infiammati , questi astri maggiori avrebbero sempre nella creazione il grande ufficio di sostenerla , regolando il corso dei corpi secondarii mediante l ' attrazione delle loro masse , e di avvivarle colla luce e col calore . E qual sorpresa sarebbe , se fra tanti milioni , anche molti e molti di questi sistemi fossero deserti ? Non vediamo noi che sul nostro globo regioni , in proporzioni assai estese , sono incapaci di vita ? L ' immensità della fabbrica , non verrebbe perciò meno alla sua dignità , nè allo scopo inteso dell ' Architetto . « La vita empie l ' universo , e colla vita va associata l ' intelligenza ; e come abbondano gli esseri a noi inferiori , così possono in altre condizioni esisterne di quelli immensamente più capaci di noi . Fra il debole lume di questo raggio divino , che rifulge nel nostro fragile composto , mercè del quale potemmo pur conoscere tante meraviglie , e la sapienza dell ' autore di tutte le cose è una infinita distanza , che può essere intercalata da gradi infiniti delle sue creature , per le quali i teoremi , che per noi son frutto di ardui studi potrebbero essere semplici intuizioni » . Mi son permesso di trascrivere questo passo del Secchi , perchè è difficile dir più e meglio in sì poche parole . Ai nostri tempi la dottrina della pluralità dei mondi abitati da esseri viventi ed intelligenti ha trovato un ardente apostolo in Camillo Flammarion . Questo dotto ed immaginoso scrittore , nel quale la scienza copiosa ed ordinata dei fatti d ' osservazione non impedisce l ' esercizio di una fantasia potente e della più seducente eloquenza , già da trent ' anni va svolgendo la questione sotto i suoi varii aspetti in diverse opere , le quali e da chi consente , e da chi dubita si fanno leggere assai volentieri ( ) . Egli si è proposto di sottrarre questo tema alla fantasia dei poeti ed all ' arbitrio dei novellieri , e di circondare l ' ipotesi della pluralità dei mondi abitati con tutto l ' apparato scientifico , che oggi è possibile chiamare in suo soccorso ; di darle così tutto quel grado di logica consistenza e di probabilità empirica di cui è capare . « Faire converger toutes les lumières de la science vers ce grand point , la Vie universelle ; l ' éclairer dans son aspect réel ; établir ses rayonnements immenses et montrer qu ' il est le but mystérieux autour du quel gravite la création toute entière ; agrandir ainsi jusque par de là les bornes du visible le domaine de l ' existence vitale , si longtemps confiné à l ' atome terrestre ; déchirer les voiles qui nous cachaient le règne de l ' existence à la surface des mondes ; et sur la vie à l ' infini répandue permettre à la pensée de planer dans son auréole glorieuse ; c ' est là , selon nous , un problème , dont la solution importe à notre temps » . Questo è lo splendido programma al quale il cosmologo francese ha consacrato il suo ingegno e la sua varia coltura . Leggendo le sue pagine animate da calda eloquenza ed ardenti del desiderio dell ' ignoto , si è tratti ad esclamare coll ' Ettore virgiliano : Si Pergama dextra Defendi possent , certe hoc defensa fuissent Se fosse stato possibile dimostrare la esistenza della vita e dell ' intelligenza nei globi celesti con altri argomenti , che con quelli della diretta osservazione , nessuno più del Flammarion avrebbe meritato di farlo . Ma pur troppo è da confessare che , quanto a risultati di osservazione , finora abbiamo poche speranze e nessun fatto . La Luna , che di tutti gli astri è senza paragone il più prossimo a noi , e nella quale oggetti di 400 e 500 metri di diametro sono visibili senza troppa difficoltà nei potenti telescopi del tempo moderno , la Luna non ha dato fatti , e non dà neppure speranze . Più la si esamina , e più si ha ragione di credere , che sia un deserto di aride rupi , privo d ' ogni elemento necessario alla vita organica . Nè fatti , nè speranze si possono avere dallo studio della superficie di Venere , che fra tutti i pianeti è quello che può avvicinarsi maggiormente alla Terra . La sua atmosfera è perpetuamente ingombra di dense nuvole , le quali finora hanno impedito , ed impediranno probabilmente ancora per lunghi secoli ( se non per sempre ) di conoscere i particolari del suo corpo solido , e quanto su di esso avviene . Per ragioni non dissimili ( a cui si aggiunge la grande lontananza ) nulla avremo a sperare in quest ' ordine di idee dallo studio dei grandi pianeti superiori , Giove , Saturno , Urano , e Nettuno . Quanto a Mercurio , le sue osservazioni sono di una estrema difficoltà , avviluppato com ' egli è di continuo nella luce del Sole ; tanto , che solamente negli ultimi anni è stato possibile discernervi entro qualche macchia con sufficiente frequenza e determinare il vero periodo della sua rotazione . Non parliamo nè del Sole , nè delle stelle , nè delle comete , nè delle nebule ; tutti corpi , dei quali la costituzione fisica non sembra propria alla produzione e alla conservazione della vita , almeno nelle forme con cui noi l ' intendiamo . Tutte le nostre speranze si sono quindi poco a poco concentrate su Marte il solo astro che possa giustificarle sino ad un certo punto , siccome or ora si vedrà . Tali speranze si sono accresciute ed hanno raggiunto anzi presso alcuni un grado di esaltazione quasi febbrile , dopo che un esame accurato di quel pianeta ha fatto scoprire in esso alcuni cambiamenti , e un sistema di misteriose configurazioni , in cui con un po ' di buona volontà si potrebbe congetturare piuttosto il lavoro di esseri intelligenti , anzi che la semplice opera delle forze naturali inorganiche . L ' ultima grande apparizione di Marte ha dato origine ad espressioni entusiastiche di tali speranze , specialmente presso i Nordamericani ; i quali , possedendo nel loro Osservatorio di California il più gran cannocchiale che mai sia stato costrutto , avrebbero tutto il diritto al vanto di aver scoperto non solo un nuovo mondo , ma anche una nuova umanità . Ma in Francia l ' agitazione delle menti ispirata dal Flammarion ha prodotto effetti anche più straordinari : ivi con tutta serietà sono proposte ingenti somme come premio a chi sarà primo a dimostrare , per mezzo della diretta osservazione , che esistono in alcuno degli astri indizî certi di esseri intelligenti . In America poi ed in Francia si sta macchinando la costruzione di nuovi telescopi d ' inusata potenza , il costo dei quali si conterà per milioni . Fra tanti segni dei tempi questo almeno ci dà diritto a sperar bene dell ' avvenire . L ' ansietà con cui molti guardano alle tenebre del futuro non mi sembra in ogni parte giustificata . Non è vero che l ' età presente , più delle passate , manchi di elevati principi e di aspirazioni ideali . Il secolo decimonono può considerare con orgoglio quello che ha fatto ; il suo posto negli annali del progresso umano non sarà senza gloria . A costo d ' incredibili fatiche e di eroici sacrifizi esso ha compiuto ormai l ' esplorazione di tutta la superficie terrestre , sulle cui carte non restano che poche lacune . Penetrando nelle viscere del nostro pianeta , ha mostrato la storia delle trasformazioni a cui fu soggetto , ed ha rievocato dal loro sepolcro le infinite generazioni che lo popolarono per milioni di anni . Coll ' investigazione archeologica , collo studio dell ' etnografia e della filologia ha ritrovato i veri titoli di nobiltà del genere umano , e fatto risorgere alla luce del giorno i primi prodotti delle sue civiltà . Con estese associazioni di pazienti e di instancabili osservatori ha iniziato lo studio dell ' atmosfera , e delle sue leggi , che sarà uno dei grandi problemi del secolo XX . Ma tutto questo non gli è bastato ; e dopo aver proseguito energicamente nello studio dei cieli , della materia , e delle forze naturali l ' opera dei secoli anteriori e fondata la chimica degli astri , di cui prima pareva follia parlare ; ora aspira a più alta meta , e ansiosamente comincia a spiare , se qualche voce di simpatia e di fratellanza non ci possa venir dalle profondità cosmiche ; e per ottenerne indizio è pronto a spender per un solo telescopio più somme , di quante ne abbian spese in favore della scienza pura tutti i secoli precedenti insieme considerati . Ecco uno , un solo dei tanti aspetti nobili , moralmente grandiosi , poetici , sotto cui si presenterà alla posterità imparziale quel secolo , che allo spettatore unilaterale sembra essere per eccellenza il secolo della prosa , dell ' egoismo , della meccanica brutale , dei godimenti materiali . Noi siamo migliori di quello che crediamo essere ! La stessa difficoltà che proviamo ad esser contenti e soddisfatti di noi medesimi , è un segno di progresso e di forza . Ma torniamo al nostro argomento . II . Nella scala delle orbite planetarie , la Terra occupa , a partir dal Sole , il terzo posto e Marte il quarto . L ' orbita di Marte comprende quindi dentro di sè l ' orbita della Terra ; ed è di essa più grande nel rapporto di circa 3 a 2 . Ambedue le orbite sono di forma leggermente ovale , ma così per l ' una come per l ' altra la differenza fra il più grande e il più piccolo diametro è relativamente trascurabile : in altre parole , la differenza di queste orbite da un circolo perfetto è assai poca , tanto che occorrebbero disegni in molto grande scala per renderla sensibile a misure fatte col compasso . Il Sole non si trova nel centro nè dell ' una , nè dell ' altra , e questo difetto di centratura è assai maggiore per Marte che per la Terra . La Terra gira intorno al Sole in ragione di 30 chilometri per minuto secondo ; Marte in ragione di 24 chilometri . Essendo questi più lento , e dovendo percorrere un circolo più grande , impiega , a far il suo giro completo intorno al Sole , 687 giorni , quasi il doppio dei 365 che impiega la Terra a fare il proprio . Quindi appare subito manifesta la ragione per cui così di raro Marte rifulge in tutto il suo splendore . Movendosi i due astri intorno al Sole in periodi così differenti , per lo più si troveranno in parti molto distanti dello spazio celeste , e soltanto saranno vicini , quando l ' uno e l ' altro giaceranno nella medesima direzione a partir dal sole . Trovandosi allora i tre corpi ( Sole , Terra , Marte ) in linea retta , e la Terra ( come quella che è più vicina al Sole ) occupando il posto di mezzo , allo spettatore terrestre , Marte ed il Sole appariranno in plaghe opposte al cielo ; e questo intendono dire gli astronomi quando parlano di Marte in opposizione col Sole . Le epoche adunque in cui Marte si presenta a noi più vicino , sono quelle delle opposizioni , le quali ricorrono ad intervalli di circa ventisei mesi , o 780 giorni . Ma non in tutte le opposizioni Marte giunge ad avvicinarsi alla Terra in egual misura . Mentre l ' orbita della Terra è quasi esattamente centrata sul Sole , quella di Marte è invece notabilmente eccentrica : la loro proporzione e disposizione può vedersi rappresentata nella figura qui a lato , dove S rappresenta il Sole , il circolo minore è quello della Terra , il maggiore quello di Marte . Ora si vede subito , che quando i due pianeti si avvicinano fra loro nella parte più serrata dell ' intervallo fra le due orbite , la Terra essendo in T e Marte in M , si ha il massimo avvicinamento possibile , siccome ( con poca differenza ) è accaduto nel 1877 e nel 1892 , e di nuovo accadrà nel 1909 . Queste , che ricorrono ad intervalli alternati di 15 e di 17 anni , diconsi le grandi opposizioni . Marte allora è veramente stupendo a considerare coll ' occhio nudo , ma più ancora col telescopio . Tuttavia anche in tale favorevolissima posizione il suo diametro apparente non supera la settantacinquesima parte del diametro apparente del Sole o della Luna : così che occorre un telescopio amplificante 75 volte perchè in esso Marte si presenti come la Luna all ' occhio nudo . Ma nelle comuni opposizioni non si arriva neppure a tanto : e quando i due pianeti occupano i punti designati sulla figura con T ' M ' , la minima loro distanza T ' M ' è quasi doppia della TM . In queste opposizioni meno fortunate il massimo diametro apparente a cui Marte può arrivare non supera 1/150 del diametro lunare , ed è necessario amplificarlo 150 volte per vederlo come la Luna ad occhio nudo . La sua superficie apparente e la sua luce sono allora soltanto il quarto di quella che si vede nelle grandi opposizioni . Non conviene dunque illudersi su questi , che abbiam chiamato avvicinamenti di Marte alla Terra ; sono vicinanze relative , e la Luna , che pure dista da noi trenta diametri del globo terrestre , ha ancora su Marte un grandissimo vantaggio . Il 2 Settembre 1877 e il 6 Agosto 1892 , giorni delle ultime grandi opposizioni , ebbe luogo la minima distanza possibile del pianeta , che fu di quasi 57 milioni di chilometri e di 146 volte la distanza della Luna . Mentre adunque in questa un telescopio di mediocre potenza è capace di rilevare montagne , valli , circhi e crateri senza numero ed un ' infinità di altri particolari topografici ( ) , ben altro potere ottico sarà necessario , perchè si possano vedere distintamente in Marte anche soltanto le configurazioni delle macchie principali . L ' esperienza ha fatto vedere che non è difficile di rilevar nella Luna , col soccorso dei maggiori telescopi , un oggetto rotondeggiante di mezzo chilometro di diametro , o una striscia di 200 metri di larghezza . In Marte si può arrivare a distinguere come punto un oggetto rotondeggiante di 60 a 70 chilometri di diametro , e come linea sottile una striscia di 30 chilometri di larghezza . Il corso di un fiume come il Po sarebbe facile a distinguersi nella Luna su quasi tutta la sua lunghezza , ma nessuno dei maggiori fiumi della Terra riuscirebbe a noi visibile in Marte . E mentre nella Luna una città come Milano ( od anche soltanto Pavia ) sarebbe già un oggetto ben vidibile a noi , in Marte non potremmo sperare di vedere neppure Parigi e Londra , ed appena con molta attenzione sarebbe possibile distinguervi isole rotondeggianti della grandezza di Majorca , od isole allungate , grandi come Candia e Cipro . Non farà dunque meraviglia , che Galileo , i cui telescopi non superarono mai l ' amplificazione di 30 diametri , non abbia potuto fare in Marte alcuna scoperta . Primo ad osservare con qualche sicurezza le macchie di questo pianeta fu il celebre Ugenio , che le vide coll ' aiuto di telescopi lavorati da lui stesso , assai più perfetti e più grandi di quelli di Galileo ( 1656-1659 ) . Pochi anni dopo , Domenico Cassini a Bologna ( 1666 ) non solo riconobbe diverse macchie , ma dal loro rapido spostarsi sul disco fu condotto a scoprire la rotazione del pianeta intorno ad un asse obliquo , a similitudine della Terra : dalla qual rotazione definì la durata in 24 ore e 40 minuti . I telescopi usati da Cassini erano lavorati in Roma dal più celebre artefice ottico di quei tempi , Giuseppe Campani , i cui lavori godettero di un incontrastabile primato per quasi cent ' anni , fino a che per opera di Short , di Dollond e di Herschel tale vanto passò per qualche tempo all ' Inghilterra . E con telescopi di Campani fece Bianchini in Verona nel 1719 i primi disegni alquanto accurati delle macchie di Marte , scoprendo in esse particolari abbastanza difficili , quale per esempio la sottile penisola che nella carta annessa porta il nome di Hesperia . Verso la fine del secolo scorso Herschel e Schroeter dallo studio delle candide macchie polari del pianeta dedussero l ' obliquità del suo asse di rotazione rispetto al piano dell ' orbita , quell ' angolo , cioè , che per la Terra costituisce l ' obliquità dell ' eclittica , ed è poco diverso nell ' uno e nell ' altro pianeta . Così fu determinato anche per i due emisferi di Marte il corso periodico delle stagioni , e la legge delle variazioni dei climi , che tanta analogia mostrano con le nostre . Tutte queste osservazioni però non erano sufficienti a dare una descrizione completa della superficie di Marte . Come vero fondatore dell ' Areografia ( ) dobbiamo considerare il tedesco Maedler , il quale nel 1830 , valendosi di un perfettissimo telescopio di Fraunhofer ( celebre ottico di Monaco , per cui opera il primato nella costruzione dei telescopi passò verso il 1820 alla Germania ) , vide e descrisse le macchie del pianeta incomparabilmente meglio che tutti gli astronomi anteriori . Maedler fu il primo a determinare con misure bene ordinate la posizione di un certo numero di punti principali sulla superficie di Marte rispetto all ' equatore e ad un primo meridiano , che è quello notato zero sull ' annessa carta . Ordinando rispetto a questi punti le diverse particolarità topografiche riuscì a costruire la prima carta areografica : la quale , comechè ancora incompleta e necessariamente limitata a poche macchie principali , è tuttavia monumento onorevole della sua cura e diligenza , e rappresenta per la descrizione di Marte quello che 2000 anni fa la carta di Eratostene fu per la geografia terrestre . Questa carta per più di 30 anni fu non soltanto la migliore , ma anzi l ' unica ; e soltanto verso il 1860 si cominciò a fare nello studio del pianeta qualche progresso ulteriore , specialmente per le osservazioni di Secchi , Dawes , Kaiser , e Lockyer . Da quell ' epoca e specialmente a partire dalla grande opposizione del 1862 quei progressi si vennero accelerando , ed a ciò contribuirono non poco i grandissimi telescopi , che negli ultimi tempi gli ottici , specialmente quelli d ' America , hanno imparato a costruire ( ) . Dalla comparazione di tutte le nuove ed antiche osservazioni risultò come primo fatto importante , che la forma e disposizione delle macchie del pianeta è invariabile nei suoi tratti principali , com ' è sulla Terra la distribuzione dei mari e della parte asciutta . Noi possiamo , per esempio , riconoscere nei disegni di Ugenio ( 1659 ) il golfo appellato Gran Sirte ( vedi l ' annessa carta ) ; nei disegni di Maraldi ( 1704 ) il Mare Cimmerio e il Mare delle Sirene ; nei disegni di Bianchini ( 1719 ) il Mare Tirreno e la penisola Esperia . Anche le posizioni dei punti principali determinate da Maedler ( 1830 ) , da Kaiser ( 1862 ) e da me ( 1877-1879 ) si accordano fra loro in modo da escludere affatto l ' idea di Schroeter , che le macchie di Marte siano nuvole o formazioni atmosferiche transitorie , come certamente sono quelle di Giove e di Saturno . Marte ha dunque una topografia stabile , come la Terra e la Luna , e per quanto si può sapere , anche Mercurio . Tale stabilità si ravvisa tuttavia per Marte soltanto nelle forme generali , e non si estende agli ultimi particolari . Osservazioni continuate han posto fuor d ' ogni dubbio negli ultimi tempi che molte regioni mutano di colore fra certi limiti , secondo la stagione che domina su quei luoghi , e secondo l ' inclinazione , con cui sono percossi dai raggi solari . Tali mutazioni di colori hanno certamente luogo anche per molte parti della Terra , e sarebbero visibili ad uno spettatore collocato in Marte . Ma si osserva in questo una cosa , che certamente sulla Terra non ha luogo : i contorni delle grandi macchie possono subire cioè leggiere mutazioni , piccole rispetto alle dimensioni delle macchie stesse , ma pur tuttavia abbastanza grandi per rendersi cospicue anche a noi . Anche questi contorni non sono sempre ugualmente ben definiti . Molte minutissime particolarità si vedono meglio in certe epoche , e meno bene in certe altre ; e possono da un tempo all ' altro anche variar d ' aspetto e di forma , senza che tuttavia si possa concepire alcun dubbio sulla loro identità . E finalmente è da notare , che Marte ha un ' atmosfera abbastanza densa , ed una propria meteorologia , come sarà spiegato più innanzi . Tutte queste variazioni annunziano un sistema grandioso di processi naturali , che conferisce allo studio di Marte un interesse molto più grande di quello che deriverebbe dal semplice studio topografico di una superficie immutabile ed inerte , come sembra esser quella della Luna . Insomma il pianeta non è un deserto di arido sasso ; esso vive , e la sua vita si manifesta alla superficie con un insieme molto complicato di fenomeni , ed una parte di questi fenomeni si sviluppa su scala abbastanza grande per riuscire osservabile agli abitatori della Terra . Vi è in Marte un mondo intiero di cose nuove da studiare , eminentemente proprie a destare la curiosità degli osservatori e dei filosofi , le quali daranno da lavorare a molti telescopi per molti anni , e saranno un grande impulso al perfezionamento dell ' Ottica . Tale è la varietà e la complicazione dei fenomeni , che soltanto uno studio completo e paziente potrà rischiarare le leggi secondo cui quelli si producono , e condurre a conclusioni sicure e definite sulla costituzione fisica di un mondo tanto analogo al nostro sotto certi rispetti , e pur sotto altri tanto diverso . Non si creda tuttavia di poter accedere a questo studio così attraente senza aiuto ottico proporzionato alla difficoltà della cosa . La sempre grande distanza del pianeta , e la piccolezza relativa ( ) del medesimo non permettono di usare con molto frutto amplificazioni inferiori a 200 e 300 , nè telescopi di lente obbiettiva inferiore in diametro a 20 centimetri : questo nelle grandi opposizioni , come quelle del 1877 e del 1892 . Ma nelle opposizioni meno favorevoli ( ed in quelle appunto suole Marte dispiegare i suoi fenomeni più curiosi ) lo studio dei più delicati particolari non si può far bene con amplificazioni minori di 500 e 600 diametri , quali si possono avere soltanto da telescopi dell ' apertura di 40 centimetri o più . Le due carte annesse sono state fatte appunto con istrumenti della forza che ho detto . L ' emisfero australe , il quale a causa dell ' inclinato asse di Marte suole presentarsi meglio alla nostra vista nelle grandi opposizioni , che nelle altre , è stato rilevato principalmente negli anni 1877-1879 , con un telescopio di 22 centimetri d ' apertura . Ma per l ' emisfero boreale , che si presenta in prospettiva conveniente soltanto nelle opposizioni meno favorevoli , si è potuto negli anni 1888 e 1890 approfittare di un istrumento molto più grande , il cui vetro obbiettivo ha 49 centimetri di diametro , e permette di spingere l ' amplificazione di Marte fino a 500 e 650 . Non senza qualche interesse vedrà il lettore rappresentato nell ' annessa pagina quest ' ultimo istrumento , il più potente che sia uscito delle officine di Germania . La sua collocazione a Brera fu decretata dal Re e dal Parlamento nel 1878; ogni volta che lo consideriamo esso richiama a noi la memoria di quell ' uomo non facilmente dimenticabile , che fu Quintino Sella , ai cui uffici la Specola di Milano deve questo suo principale ornamento . La lente obbiettiva , lavorata in Monaco da Merz successore di Fraunhofer , ha 49 centimetri di diametro nella parte libera ; la macchina che porta il telescopio e permette di dirigere con tutta facilità in cinque minuti la gran mole verso qualunque plaga del cielo , è un vero prodigio della meccanica moderna e fu lavorata in Amburgo dai fratelli Repsold . La sua parte mobile ( che son parecchie tonnellate di metallo ) può essere mossa dalla pressione di un dito ed aggiustato su qualunque astro colla stessa esattezza che si potrebbe ottenere per il più delicato microscopio . Un meccanismo d ' orologio la porta in giro insieme al cielo intorno all ' asse del mondo , per guisa , che diretto il telescopio ad un astro , segue di questo la rivoluzione diurna , e l ' astro appare immobile nel campo telescopico per tutto il tempo che si vuole . I molti organi sussidiari , che si veggono nella parte inferiore del tubo a portata dell ' osservatore , servono alle diverse specie di operazioni , che con questo strumento si devono compiere . È questo il massimo dei telescopi esistenti in Italia ( ) ma otto o dieci altri di esso maggiori sono stati costrutti o si stanno costruendo in diverse parti . Fra tutti giganteggia quello dell ' Osservatorio di California , eretto sulla cima del Monte Hamilton , presso S . Francisco per legato di James Lick , ricco negoziante , che in tal modo volle assicurata presso i posteri la sua memoria . L ' obbiettivo di questo colosso dell ' ottica moderna ha 91 1/2 centimetri di diametro , e da sè solo è costato l ' egregia somma di 50 mila dollari ( 275000 lire a un dipresso ) . Tutto l ' istrumento è , nella sua generale disposizione , poco dissimile da quello che qui sopra fu descritto , ma è due volte più grande in ogni dimensione . Ma fra non molto il telescopio Californiano sarà superato da un altro , per il quale già si hanno fusi i vetri in America : questo avrà non meno di 102 centimetri d ' apertura , ed il suo costo è calcolato in 200 mila dollari (1.100.000 lire ) . E sarà collocato , non già nei climi variabili della nostra zona temperata , e tanto meno poi in mezzo al fumo e alla luce elettrica di una città grande ; ma sopra una mediocre elevazione delle Ande peruviane , in un clima sereno , di aria tranquilla e temperata , benchè posto nella zona torrida . Quanto al telescopio di tre metri di diametro che si vuoi preparare in Francia per l ' esposizione del 1900 , e sul quale già si è mosso tanto rumore , aspetteremo a parlarne quando sarà fatto . Non ha da essere un telescopio a vetri , come i precedenti , ma un telescopio riflettore nel quale la lente obbiettiva sarà surrogata da un grande specchio . Senza dubbio , la maggior facilità e la minore spesa di questa maniera di telescopio permetterà di raggiungere dimensioni molto maggiori che colle lenti di vetro : anzi esistono già in Inghilterra ed in Francia parecchi di tali strumenti da uno a due metri di diametro , i quali prestano utillissimi servizi in molte ricerche e segnatamente in tutte quelle che richiedono gran copia di luce senza molto riguardo alla precisione dell ' immagine ottica : per esempio nello studio del calore lunare e nella chimica celeste . Ma quanto a visione distinta , gli specchi di grande dimensione finora si son dimostrati troppo inferiori alle lenti di corrispondente potenza : e riguardo all ' esplorazione dei mondi planetari non sarà permesso di fondare sul futuro telescopio di Parigi molto grandi speranze . III . Già i primi Astronomi , che studiarono Marte col telescopio , ebbero occasione di notare sul contorno del suo disco due macchie bianco - splendenti di forma rotondeggiante e di estensione variabile . In progresso di tempo fu osservato , che mentre le macchie comuni di Marte si spostano rapidamente in conseguenza della sua rotazione diurna , mutando in poche ore di posizione e di prospettiva ; quelle due macchie bianche rimangono sensibilmente immobili al loro posto . Si concluse giustamente da questo , dover esse occupare i poli di rotazione del pianeta , o almeno trovarsi molto prossime a quei poli . Perciò furono designate col nome di macchie o calotte polari . E non senza fondamento si è congetturato , dover esse rappresentare per Marte quelle immense congerie di nevi e di ghiacci , che ancor oggi impediscono ai navigatori di giungere ai poli della terra . A ciò conduce non solo l ' analogia d ' aspetto e di luogo , ma anche un ' altra osservazione importante . Come è noto dai principî di cosmografia , l ' asse della terra è inclinato sul piano dell ' orbe che essa descrive intorno al sole ; l ' equatore pertanto non coincide al piano di detto orbe , ma è inclinato rispetto ad esso piano dell ' angolo di 23 1/2 gradi , detto l ' obliquità dello zodiaco o dell ' eclittica . Ed è noto pure , come da questa semplice e quasi accidentale circostanza tragga origine una varietà di fatti , che sono del più grande influsso sui climi dei diversi paesi , producendo l ' estate e l ' inverno , e la diversa durata dei giorni e delle notti . Ora lo stesso precisamente avviene in Marte . Il suo equatore è inclinato rispetto al piano dell ' orbita di quasi 25 gradi ; e da tal disposizione ha origine la stessa vicenda delle stagioni e dell ' irradiamento solare , la stessa varietà di climi e di giorni , che ha luogo sulla Terra . Marte ha dunque le sue zone climatiche , i suoi equinozi e i suoi solstizi , e simili vicende d ' illuminazione . Per quanto concerne la durata dei giorni e delle notti il parallelismo è quasi completo nella zona torrida e nelle temperate : perchè mentre il giorno terrestre solare è di 24 ore , il giorno solare di Marte è di 24 ore e quaranta minuti prossimamente . Circa l ' andamento delle stagioni e delle lunghe giornate e notti del polo vi è questa differenza , che le nostre stagioni durano tre mesi ciascuna , quelle di Marte hanno una durata poco men che doppia , di 171 giorni in media : e i giorni e le notti del polo , che presso di noi sono di sei mesi a un dipresso in Marte durano per un medio undici mesi ( ) . Tal differenza è dovuta a questo principalmente , che l ' anno di Marte è di 687 giorni terrestri , mentre il nostro è di soli 365 . Così stando le cose , è manifesto , che se le suddette macchie bianche polari di Marte rappresentano nevi e ghiacci , dovranno andar decrescendo di ampiezza col sopravvenire dell ' estate in quei luoghi , ed accrescersi durante l ' inverno . Or questo appunto si osserva nel modo più evidente . Nel secondo semestre dell ' anno decorso 1892 fu in prospetto la calotta del polo australe ; durante quell ' intervallo , e specialmente nei mesi di Luglio e d ' Agosto , anche osservando con cannocchiali affatto comuni era chiarissima di settimana in settimana la sua rapida diminuzione ; quelle nevi ( ora ben possiamo chiamarle tali ) , che da principio giungevano fino al 70.° parallelo di latitudine , e formavano una calotta di oltre 2000 chilometri di diametro , si vennero progressivamente ritraendo al punto , che due o tre mesi dopo pochissimo più ne rimaneva , una estensione di forse 300 chilometri al maximum ; e anche meno se ne vede adesso , negli ultimi giorni del 1892 . In questi mesi l ' emisfero australe di Marte ebbe la sua estate ; il solstizio estivo essendo avvenuto il 13 Ottobre . Corrispondentemente ha dovuto accrescersi la massa delle nevi intorno al polo boreale ; ma il fatto non fu osservabile , trovandosi quel polo nell ' emisfero di Marte opposto a quello che riguarda la Terra . Lo squagliarsi delle nevi boreali è stato invece osservabile negli anni 1882 , 1884 , 1886 . Queste osservazioni del crescere e decrescere alterno delle nevi polari , abbastanza facili anche con cannocchiali di mediocre potenza , diventano molto più interessanti ed istruttive , quando se ne seguano assiduamente le vicende nei più minuti particolari , usando di strumenti maggiori . Si vede allora lo strato nevoso sfaldarsi successivamente agli orli ; buchi neri e larghe fessure formarsi nel suo interno ; grandi pezzi isolati , lunghi e larghi molte miglia staccarsi dalla massa principale , e sparire sciogliendosi poco dopo . Si vedono insomma presentarsi qui d ' un colpo d ' occhio quelle divisioni e quei movimenti dei campi ghiacciati , che succedono durante l ' estate delle nostre regioni artiche secondo le descrizioni degli esploratori . Le nevi australi offrono questa particolarità , che il centro della loro figura irregolarmente rotondeggiante non cade proprio sul polo , ma in un altro punto , che è sempre press ' a poco il medesimo , e dista dal polo di circa 300 chilometri nella direzione del Mare Eritreo . Da questo deriva , che quando l ' estensione delle nevi è ridotta ai minimi termini , il polo australe di Marte ne rimane scoperto ; e quindi forse il problema di raggiungerlo è su quel pianeta più facile che sulla Terra . Le nevi australi sono in mezzo di una gran macchia oscura , che colle sue ramificazioni occupa circa un terzo di tutta la superficie di Marte , e si suppone rappresenti l ' Oceano principale di esso . Se questo è , l ' analogia con le nostre nevi artiche ed antartiche si può dire completa , e specialmente colle antartiche . La massa delle nevi boreali di Marte è invece centrata quasi esattamente sul polo ; essa è collocata nelle regioni di color giallo , che soglionsi considerare come i continenti del pianeta . Da ciò nascono fenomeni singolari , che non hanno sulla Terra alcun confronto . Allo squagliarsi delle nevi accumulate su quel polo durante la lunghissima notte di dieci mesi e più , le masse liquide prodotte in tale operazione si diffondono sulla circonferenza della regione nevata , convertendo in mare temporaneo una larga zona di terreno circostante ; e riempiendo tutte le regioni più basse producono una gigantesca inondazione , la quale ad alcuni osservatori diede motivo di supporre in quella parte un altro Oceano , che però in quel luogo non esiste , almeno come mare permanente . Vedesi allora ( l ' ultima occasione a ciò opportuna fu nel 1884 ) la macchia bianca delle nevi circondata da una zona oscura , la quale segue il perimetro delle nevi nella loro progressiva diminuzione , e va con esso restringendosi sopra una circonferenza sempre più angusta . Questa zona si ramifica dalla parte esterna con strisce oscure , le quali occupano tutta la regione circostante , e sembrano essere i canali distributori , per cui le masse liquide ritornano alle loro sedi naturali . Nascono in quelle parti laghi assai estesi , come quello segnato sulla carta col nome di Lacus Hyperboreus ; il vicino mare interno detto Mare Acidalio , diventa più nero e più appariscente . Ed è a ritenere come cosa assai probabile , che lo scolo di queste nevi liquefatte sia la causa che determina principalmente lo stato idrografico del pianeta , e le vicende che nel suo aspetto periodicamente si osservano . Qualche cosa di simile si vedrebbe sulla Terra , quando uno dei nostri poli venisse a collocarsi subitamente nel centro dell ' Asia o dell ' Africa . Come stanno oggi le cose , possiamo trovare un ' immagine microscopica di questi fatti nel gonfiarsi che si osserva dei nostri torrenti allo sciogliersi dei nevai alpini . I viaggiatori delle regioni artiche hanno frequente occasione di notare , come lo stato dei ghiacci polari nel principio della state , ed ancor al principio di Luglio , è sempre poco favorevole al progresso dei viaggiatori ; la stagione migliore per le esplorazioni è nel mese di Agosto , e Settembre è il mese , in cui l ' ingombro dei ghiacci è minimo . Così pure nel Settembre sogliono essere le nostre Alpi più praticabili che in ogni altra epoca . E la ragione ne è chiara ; lo scioglimento delle nevi richiede tempo ; non basta l ' alta temperatura , bisogna che essa continui , ed il suo effetto sarà tanto maggiore , quanto più prolungato . Se quindi noi potessimo rallentare il corso delle stagioni , così che ogni mese durasse sessanta giorni invece di trenta ; nell ' estate in tal modo raddoppiata lo scioglimento dei ghiacci progredirebbe molto di più e forse non sarebbe esagerazione il dire che la calotta polare al fine della calda stagione andrebbe interamente distrutta . Ma non si può dubitare ad ogni modo , che la parte stabile di tale calotta sarebbe ridotta a termini molto più angusti , che oggi non si veda . Ora questo appunto succede in Marte . Il lunghissimo anno quasi doppio del nostro permette ai ghiacci di accumularsi durante la notte polare di 10 o 12 mesi in modo , da scendere sotto forma di strato continuo fino al parallelo 70° ed anche più basso ; ma nel giorno che segue di 12 o 10 mesi il Sole ha tempo di liquefare tutta o quasi tutta quella neve di recente formazione , riducendola a sì poca estensione , da sembrare a noi nulla più che un punto bianchissimo . E forse tali nevi si struggono intieramente , ma di questo finora non si ha alcuna sicura osservazione . Altre macchie bianche di carattere transitorio e di disposizione meno regolare si formano sull ' emisfero australe nelle isole vicine al polo ; e così pure nell ' emisfero opposto regioni biancheggianti appaiono talvolta intorno al polo boreale fino al 50° e 55° parallelo . Sono forse nevicate effimere , simili a quelle che si osservano nelle nostre latitudini . Ma anche nella zona torrida di Marte si vedono talora piccolissime macchie bianche più o meno persistenti , fra le quali una fu da me veduta in tre opposizioni consecutive ( 1877-1882 ) nel punto segnato sui nostri planisferi dalla longitudine 268° e dalla latitudine 16° nord . Forse è permesso congetturare in questi luoghi la esistenza di montagne capaci di nutrire vasti ghiacciai . L ' esistenza di tali montagne è stata supposta anche da alcuni recenti osservatori , sul fondamento di altri fatti . Quanto si è narrato delle nevi polari di Marte prova in modo incontrastabile , che questo pianeta , come la Terra , è circondato da un ' atmosfera capace di trasportar vapori da un luogo all ' altro . Quelle nevi infatti sono precipitazioni di vapori condensati dal freddo e colà successivamente portati ; ora come portati , se non per via di movimenti atmosferici ? L ' esistenza di un ' atmosfera carica di vapori è stata confermata anche dalle osservazioni spettrali , principalmente da quelle di Vogel ; secondo il quale tale atmosfera sarebbe di composizione poco diversa dalla nostra , e sopratutto molto ricca di vapore acqueo . Fatto questo sommamente importante , perchè ci dà il diritto di affermare con molta probabilità , che d ' acqua e non d ' altro liquido siano i mari di Marte e le sue nevi polari . Quando sarà assicurata sopra ogni dubbio questa conclusione , un ' altra ne discenderà non meno grave ; che le temperature dei climi marziali , malgrado la maggior distanza dal Sole , sono del medesimo ordine che le temperature terrestri . Perchè se fosse vero quanto fu supposto da alcuni investigatori , che la temperatura di Marte sia in media molto bassa ( di 50° a 60° sotto lo zero ! ) non potrebbe più il vapor acqueo essere uno degli elementi principali dell ' atmosfera di Marte , nè potrebbe l ' acqua essere uno dei fattori importanti delle sue vicende fisiche ; ma dovrebbe lasciare il luogo all ' acido carbonico o ad altro liquido , il cui punto di congelazione sia molto più basso . Gli elementi della meteorologia di Marte sembrano dunque aver molta analogia con quelli della meteorologia terrestre . Non mancano però , come è da aspettarsi , le cause di dissomiglianza . Anche qui , da circostanze di piccol momento trae la Natura un ' infinita varietà nelle sue operazioni . Di grandissima influenza dev ' esser la diversa maniera , con cui in Marte e sulla Terra veggonsi ordinati i mari ed i continenti ; su di che uno sguardo alla carta dice più che non si farebbe con molte parole . Già abbiamo accennato al fatto delle straordinarie inondazioni periodiche , che ad ogni rivoluzione di Marte ne allagano le regioni polari boreali allo sciogliersi delle nevi : aggiungeremo ora , che queste inondazioni diramate a grandi distanze per una rete di numerosi canali , forse costituiscono il meccanismo principale ( se non unico ) , per cui l ' acqua ( e con essa la vita organica ) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta . Perchè infatti su Marte piove molto raramente , o forse anche non piove affatto . Ed eccone la prova . Portiamoci coll ' immaginazione nello spazio celeste , in un punto distante dalla Terra così , da poterla abbracciare d ' un solo colpo d ' occhio . Molto andrebbe errato colui , che sperasse veder di là riprodotta in grande scala la immagine dei nostri continenti coi loro golfi ed isole e coi mari che li circondano , quale si vede nei nostri globi artificiali . Qua e là senza dubbio si vedrebbero trasparire sotto un velo vaporoso le note forme , o parti di esse . Ma una buona parte ( forse la metà ) della superficie sarebbe fatta invisibile da immensi campi di nuvole , continuamente variabili di densità , di forma e di estensione . Tale ingombro , più frequente e più continuato nelle regioni polari , impedirebbe ancora per circa la metà del tempo , la vista delle regioni temperate , distribuendosi su di esse in capricciose e perpetuamente variate configurazioni ; sui mari della zona torrida si vedrebbe disposto in lunghe fasce parallele , corrispondenti alle zone delle calme equatoriali e tropicali . Per uno spettatore posto nella Luna , lo studio della nostra geografia non sarebbe un ' impresa tanto semplice , quanto si potrebbe immaginare . Nulla di questo in Marte . In ogni clima e sotto ogni zona la sua atmosfera è quasi perpetuamente serena e trasparente abbastanza per lasciar riconoscere a qualunque momento i contorni dei mari e dei continenti , e per lo più anche le configurazioni minori . Non già che manchino vapori di un certo grado di opacità ; ma ben poco impedimento danno essi allo studio della topografia del pianeta . Qua e là vedonsi comparire di quando in quando alcune chiazze biancastre , mutar di posizione e di forma , di raro estendersi sopra aree alquanto ampie ; esse prediligono di preferenza alcune regioni , come le isole del Mare Australe e sui continenti le parti segnate sulla carta coi nomi di Elysium e di Tempe . Il loro candore generalmente diminuisce e scompare nelle ore meridiane del luogo , e si rinforza la mattina e la sera con vicenda molto spiccata . È possibile che siano strati di nuvole , perchè così bianche appajono pure le nubi terrestri nella parte superiore illuminata dal Sole . Però diverse osservazioni conducono a pensare , che si tratti piuttosto di sottili veli di nebbia , anzichè di veri nembi apportatori di temporali e di piogge : se pure non sono temporanee condensazioni di vapore sotto forma di rugiada o di brina . Adunque , per quanto è lecito argomentare dalle cose osservate , il clima di Marte nel suo generale complesso dovrebbe rassomigliare a quello delle giornate serene nelle alte montagne . Di giorno un ' insolazione fortissima , quasi punto mitigata da nuvole o da vapori ; di notte una copiosa irradiazione del suolo verso lo spazio celeste , e quindi un grande raffreddamento . Da ciò un clima eccessivo e grandi sbalzi di temperatura dal giorno alla notte e da una stagione all ' altra . E come sulla Terra ad altezze di 5000 e 6000 metri i vapori dell ' atmosfera più non si condensano che sotto forma solida , formando quelle masse biancastre di diacciuoli sospesi , che si chiamano cirri ; così nell ' atmosfera di Marte saranno raramente possibili ( od anche non saranno possibili ) vere agglomerazioni di nuvole capaci di dar luogo a piogge di qualche momento . Lo squilibrio di temperatura fra una stagione ed un ' altra sarà poi accresciuto notabilmente dalla lunga durata delle medesime ; e così si comprende la grande coagulazione e dissoluzione di nevi , che si rinnova intorno ai poli ad ogni rivoluzione compiuta dal pianeta intorno al Sole . IV . Come le nostre carte dimostrano ( ) , nella sua generale topografia Marte non presenta alcuna analogia colla Terra . Un terzo della sua superficie è occupato dal gran Mare Australe , che è sparso di molte isole , e spinge entro ai continenti golfi e ramificazioni di varia forma ; al suo sistema appartiene un ' intiera serie di piccoli mari interni , dei quali l ' Adriatico ed il Tirreno comunicano con esso per ampie bocche , mentre il Cimmerio , quello delle Sirene , e il Lago del Sole non hanno con esso relazione che per mezzo di angusti canali . Si noterà nei quattro primi una disposizione parallela , che certo non è accidentale , come pure non senza ragione è la corrispondente positura delle penisole Ausonia , Esperia ed Atlantide . Il colore dei mari di Marte è generalmente bruno misto di grigio , non sempre però di uguale intensità in tutti i luoghi , nè nel medesimo luogo è uguale in ogni tempo . Dal nero completo si può scendere al grigio chiaro ed al cinereo . Tal diversità di colore può aver origine da varie cause , e non è senza analogia anche sulla Terra , dove è noto che i mari delle zone calde sogliono essere più oscuri che i mari più vicini al polo . Le acque del Baltico , per esempio , hanno un color luteo chiaro , che non si osserva nel Mediterraneo . E così pure nei mari di Marte si vede il colore farsi più cupo quando il sole si avvicina alla loro verticale e l ' estate comincia a dominare in quelle regioni . Tutto il resto del pianeta fino al polo Nord è occupato dalle masse dei continenti , nelle quali , salvo alcune aree di estensione relativamente piccola , predomina il colore aranciato , che talvolta sale al rosso più cupo , altre volte scende al giallo ed al biancastro . La varietà di questa colorazione è in parte d ' origine meteorica , in parte può dipendere dalla diversa natura del suolo , e sulle sue cause ancora non è possibile appoggiare ipotesi molto fondate . Neppure è nota la causa di questo predominio delle tinte rosse e gialle sulla superficie del vecchio Pyrois . Alcuno ha creduto di attribuire questa colorazione all ' atmosfera del pianeta , attraverso alla quale si vedrebbe colorata la superficie di Marte , come rosso diventa un oggetto terrestre qualsiasi , veduto a traverso vetri di tal colore . Ma a ciò si oppongono più fatti , fra gli altri questo , che le nevi polari appajono sempre del bianco più puro , benchè i raggi di luce da esse derivati attraversino due volte l ' atmosfera di Marte sotto una grande obliquità . Noi dobbiamo dunque concludere che i continenti marziali ci appajono rossi e gialli , perchè tali veramente sono . Oltre a queste regioni oscure e luminose , che noi abbiamo qualificato per mari e continenti , e la cui natura ormai non lascia luogo che a poco dubbio , alcune altre ne esistono , veramente poco estese , di natura anfibia , le quali talvolta ingialliscono e sembrano continenti , in altri tempi vestono il bruno ( anche il nero in certi casi ) e assumono l ' apparenza dei mari ; mentre in altre epoche la loro colorazione intermedia lascia dubitare a qual classe di regioni esse appartengano . Quasi tutte le isole sparse nel Mare Australe e nel Mare Eritreo appartengono a questa categoria , così pure le lunghe penisole chiamate Regioni di Deucalione e di Pirra , e in contiguità del Mare Acidalio le regioni sognate coi nomi di Baltia e di Nerigos . L ' idea più naturale e più conforme all ' analogia sembra quella di supporre in esse vaste lagune , su cui variando le profondità dell ' acqua si produca la diversità del colore , predominando il giallo in quelle parti dove la profondità del velo liquido è ridotta a poco od anche a niente , e il colore bruno più o meno oscuro nei luoghi dove le acque sono tanto alte da assorbire molta luce e da rendere più o meno invisibile il fondo . Che l ' acqua del mare o qualsiasi acqua profonda e trasparente veduta dall ' alto appaja tanto più oscura quanto maggiore è l ' altezza dello strato liquido , e che le terre in confronto di esse appajano chiare sotto l ' illuminazione del Sole , è cosa nota e confermata da certissime ragioni fisiche . Chi viaggia nelle Alpi spesso ha occasione di convincersene , vedendo dalle cime neri come l ' inchiostro stendersi sotto i suoi piedi i profondi laghetti di cui sono seminate , in confronto dei quali luminose appajono anche le rupi più nereggianti percosse dal sole ( ) . Non senza fondamento adunque abbiamo finora attribuito alle macchie oscure di Marte la parte di mari e quella di continenti alle aree rosseggianti che occupano quasi i due terzi di tutto il pianeta , e troveremo più tardi altre ragioni che confermano tal modo di vedere . I continenti formano nell ' emisfero boreale una massa quasi unica e continua , sola eccezione importante essendo il gran lago detto Mare Acidalio , del quale l ' estensione pare mutarsi secondo i tempi e connettersi in qualche modo colle inondazioni che dicemmo prodotte dallo sciogliersi delle nevi intorno al polo boreale . Al sistema del Mare Acidalio appartiene senza dubbio il lago temporario denominato Iperboreo ed il Lago Niliaco : quest ' ultimo ordinariamente separato dal Mare Acidalio per mezzo di un istmo o diga regolare , la cui continuità soltanto nel 1888 fu vista interrompersi per qualche tempo . Altre macchie oscure minori si trovano qua e là nella parte continentale , le quali potrebbero rappresentare dei laghi , ma non certo laghi permanenti come i nostri ; tanto sono variabili d ' aspetto e di grandezza secondo le stagioni , al punto da scomparire affatto in date circostanze . Il Lago Ismenio , quello della Luna , il Trivio di Caronte e la Propontide sono i più cospicui e i più durevoli . Ve ne sono di piccolissimi , quali il Lago Meride e il Fonte di Gioventù , che nella loro maggiore appariscenza non superano i 100 o 150 chilometri di diametro e contano fra gli oggetti più difficili del pianeta . Tutta la vasta estensione dei continenti è solcata per ogni verso da una rete di numerose linee o strisce sottili di color oscuro più o meno pronunziato , delle quali l ' aspetto è molto variabile . Esse percorrono sul pianeta spazi talvolta lunghissimi con corso regolare , che in nulla rassomiglia l ' andamento serpeggiante dei nostri fiumi ; alcune più brevi non arrivano a 500 chilometri , altre invece si estendono a più migliaja , occupando un quarto ed anche talvolta un terzo di tutto il giro del pianeta . Alcuna di esse è abbastanza facile a vedere , e più di tutte quella che è presso l ' estremo limite sinistro delle nostre carte , designata col nome di Nilosyrtis : altre invece sono estremamente difficili , e rassomigliano a tenuissimi fili di ragno tesi attraverso al disco . Quindi molto varia è altresì la loro larghezza , che può raggiungere 200 od anche 300 chilometri per la Nilosirte , mentre per altre forse non arriva a 30 chilometri . Queste linee o strisce sono i famosi canali di Marte , di cui tanto si è parlato . Per quanto si è fino ad oggi potuto osservare , sono certamente configurazioni stabili del pianeta ; la Nilosirte è stata veduta in quel luogo da quasi cent ' anni , ed alcune altre da trent ' anni almeno . La loro lunghezza e giacitura è costante , o non varia che entro strettissimi limiti ; ognuna di esse comincia e finisce sempre fra i medesimi termini . Ma il loro aspetto e il loro grado di visibilità sono assai variabili per tutte da un ' opposizione ad un altra , anzi talvolta da una settimana all ' altra ; e tali variazioni non hanno luogo simultaneamente e con ugual legge per tutte , ma nel più dei casi succedono quasi a capriccio , od almeno secondo regole non abbastanza semplici per essere subito intese da noi . Spesso una o più diventano indistinte od anche affatto invisibili , mentre altre loro vicine ingrossano al punto da diventar evidenti anche in cannocchiali di mediocre potenza . La prima delle nostre carte presenta tutte quelle che sono state vedute in una lunga serie di osservazioni ; essa tuttavia non corrisponde all ' aspetto di Marte in alcuna epoca , perchè generalmente soltanto poche sono visibili di un tratto ( ) Ogni canale ( per ora chiamiamoli così ) alle sue estremità sbocca o in un mare , od in un lago , od in un altro canale , o nell ' intersezione di più altri canali . Non si è mai veduto uno di essi rimaner troncato nel mezzo del continente , rimanendo senza uscita e senza continuazione . Questo fatto è della più alta importanza . I canali possono intersecarsi fra di loro sotto tutti gli angoli possibili ; ma di preferenza convergono verso le piccole macchie cui abbiamo dato il nome di laghi . Per esempio sette se ne veggono convergere nel Lago della Fenice , otto nel Trivio di Caronte , sei nel Lago della Luna , sei nel Lago Ismenio . L ' aspetto normale di un canale è quello di una striscia quasi uniforme nera o almeno di colore oscuro simile a quello dei mari , in cui la regolarità del generale andamento non esclude piccole diversità di larghezza e piccole sinuosità nei due contorni laterali . Spesso avviene che tal filetto oscuro , mettendo capo al mare , si allarghi in forma di tromba , formando una vasta baja , simile agli estuari di certi fiumi terrestri : il Golfo delle Perle , il Golfo Aonio , il Golfo dell ' Aurora , e i due corni del Golfo Sabeo sono così formati dalla foce di uno o più canali sboccanti nel Mare Eritreo o nel Mare Australe . L ' esempio più grandioso di tali golfi è la Gran Sirte , formata dalla vastissima foce della Nilosirte già nominata ; questo golfo non ha manco di 1800 chilometri di larghezza e quasi altrettanti di profondità nel senso longitudinale , e la sua superficie è di poco minore che quella del golfo di Bengala . In questi casi si vede manifestamente la superficie oscura del mare continuarsi senza apparente interruzione in quella del canale ; quindi , ammesso che le superficie chiamate mari siano veramente espansioni liquide , non si può dubitare che i canali siano di esse un semplice prolungamento a traverso delle aree gialle , o dei continenti . Che del resto le linee dette canali siano veramente grandi solchi o depressioni delle superficie del pianeta destinate al passaggio di masse liquide , e costituiscano su di esso un vero sistema idrografico , è dimostrato dai fenomeni che in quelli si osservano durante lo struggersi delle nevi boreali . Già dicemmo che queste , nello sciogliersi appaiono circondate da una zona oscura , formante una specie di mare temporario . In tale epoca i canali delle regioni circostanti si fanno più neri e più larghi , ingrossando al punto da ridurre , in un certo momento , ad isole di poca estensione tutto le aree gialle comprese fra l ' orlo della neve e il 60° parallelo nord . Tale stato di cose non cessa , se non quando le nevi , ridotte ormai al loro minimo di estensione , cessano di struggersi . Si attenuano allora le larghezze dei canali , scompare il mare temporario , e le aree gialle riprendono l ' estensione primitiva . Le diverse fasi di questa grandiosa operazione si rinnovano ad ogni giro di stagioni ed i loro particolari si son potuti osservare con molta evidenza nelle opposizioni 1882 , 1884 , 1886 , quando il pianeta presentava allo spettatore terrestre il suo polo boreale . L ' interpretazione più naturale e più semplice è quella che abbiam riferito , di una grande inondazione prodotta dallo squagliarsi delle nevi ; essa è interamente logica , e sostenuta da evidenti analogie con fenomeni terrestri . Concludiamo pertanto , che i canali son tali di fatto , e non solo di nome . La rete da essi formata probabilmente fu determinata in origine dallo stato geologico del pianeta , e si è venuta lentamente elaborando nel corso dei secoli . Non occorre suppor qui l ' opera di esseri intelligenti ; e malgrado l ' apparenza quasi geometrica di tutto il loro sistema , per ora incliniamo a credere che essi siano prodotti dell ' evoluzione del pianeta , appunto come sulla Terra il canale della Manica e quello di Mozambico . Sarà un problema non men curioso che complicato e difficile lo studiare il regime di questi immensi corsi d ' acqua , da cui forse dipende principalmente la vita organica sul pianeta , dato che vita organica vi sia . Le variazioni del loro aspetto dimostrano che questo regime non è costante : quando scompaiono o lasciano di loro traccie dubbie e mal definite è lecito supporre , che siano in magra , od asciutti affatto . Allora nel luogo dei canali rimane o niente , oppure al più una striscia di colore giallastro poco diverso dal fondo circostante . Talvolta prendono un aspetto nebuloso , di cui per ora non si saprebbe assegnar la ragione . Altre volte invece producono veri allagamenti , espandendosi a 100 , 200 o più chilometri di larghezza , e questo avviene anche per canali molto lontani dal polo boreale secondo norme fin qui sconosciute . Così è avvenuto dell ' Idaspe nel 1864 , del Simoenta nel 1879 , dell ' Acheronte nel 1884 , del Tritone nel 1888 . Lo studio diligente e minuto delle trasformazioni di ciascun canale condurrà più tardi a conoscere le cause di questi fatti . Ma il fenomeno più sorprendente dei canali di Marte è la loro geminazione ; la quale sembra prodursi principalmente nei mesi che precedono e in quelli che seguono la grande inondazione boreale , intorno alle epoche degli equinozi . In conseguenza di un rapido processo , che certamente dura pochissimi giorni , od anche forse solo poche ore , e del quale i particolari non si sono ancora potuti afferrare con sicurezza , un dato canale muta d ' aspetto e d ' un tratto si trova trasformato su tutta la sua lunghezza in due linee o strisce uniformi , per lo più parallele fra di loro , che corrono dritte ed uguali con tracciamento geometricamente tanto esatto , quanto suole esser presso di noi quello di due rotaje di ferrovia . Ma questo esatto andamento è il solo termine di rassomiglianza colle dette rotaje : perchè nelle dimensioni non vi è alcun paragone possibile , come del resto è facile immaginare . Le due linee seguono a un dipresso la direzione del primitivo canale , e terminano nei luoghi dov ' esso terminava . L ' una di esse spesso si sovrappone quanto più è possibile all ' antica linea , l ' altra essendo di nuovo tracciamento ; ma anche in questo caso l ' antica linea perde tutte le piccole irregolarità e curvature che poteva avere . Ma accade ancora , che ambe le linee geminate occupino dalle due parti dell ' ex canale un terreno interamente nuovo . La distanza fra le due linee è diversa nelle diverse geminazioni , e da 600 chilometri e più scende fino all ' ultimo limite , in cui due linee possono apparir separate nei grandi occhi telescopici , meno di 50 chilometri d ' intervallo ; la larghezza di ciascuna striscia per sè può variare dal limite di visibilità , che supponiamo 30 chilometri , fino a più di 100 . Il colore delle due linee varia dal nero ad un rosso scialbo , che appena si distingue dal fondo giallo generale delle superficie continentali ; l ' intervallo è per lo più di questo giallo , ma in più casi è sembrato bianco . Le geminazioni poi non sono necessariamente legate ai soli canali , ma tendono anche prodursi sui laghi . Spesso si vede uno di questi trasformarsi in due brevi e larghe liste oscure fra loro parallele , tramezzate da una lista gialla . In questi casi naturalmente la geminazione è breve , e non esce dai limiti del lago primitivo . Le geminazioni non si manifestano tutte insieme , ma arrivata la loro stagione cominciano a prodursi or qua , or là , isolate in modo irregolare , o almeno senza ordine facilmente riconoscibile . Per molti canali mancano affatto ( come per la Nilosirte , a cagion d ' esempio ) , o sono poco visibili . Dopo aver durato qualche mese , si affievoliscono gradatamente e scompajono fino ad una nuova stagione egualmente propizia a questo fenomeno . Così avviene che in certe altre stagioni ( specialmente presso il solstizio australe del pianeta ) se ne vedono poche , od anche non se ne vede affatto . In diverse apparizioni la geminazione del medesimo canale può presentare diversi aspetti quanto a larghezza , intensità e disposizione delle due strisce : anche in qualche caso la direzione delle linee può mutarsi , benchè di pochissima quantità ; sempre però deviando di piccolo spazio dal canale con cui è associata strettamente . Da questa importante circostanza si comprende immediatamente , che le geminazioni non possono essere formazioni stabili della superficie di Marte , e di carattere geografico , come i canali . La seconda delle nostre carte può dare un ' idea approssimativa dell ' aspetto che presentano queste singolarissime formazioni . Essa comprende tutte le geminazioni osservate dal 1882 fino al presente ; nel riguardarla bisogna tener a mente , che non di tutte l ' apparizione è stata simultanea , e che pertanto quella carta non rappresenta lo stato di Marte in nessun ' epoca ; essa non è che una specie di registro topografico delle osservazioni finora fatte in diversi tempi su quel fenomeno . L ' osservazione delle geminazioni è una delle più difficili , e non può farsi che da un occhio bene esercitato , ajutato da un telescopio di accurata costruzione e di grande potenza . Ciò spiega perchè non siano state vedute prima del 1882 . Nei dieci anni trascorsi da quel tempo esse sono state vedute e descritte da otto o dieci osservatori . Nondimeno alcuni ancora negano che siano fenomeni reali e tacciano d ' illusione ( o anche d ' impostura ) coloro che affermano d ' averle osservate . Il loro singolare aspetto e l ' esser disegnate con assoluta precisione geometrica , come se fossero lavori di riga o di compasso , ha indotto alcuni a ravvisare nelle medesime l ' opera di esseri intelligenti , abitatori del pianeta . Io mi guarderò bene dal combattere questa supposizione , la quale nulla include d ' impossibile . Notisi però che in ogni caso non potrebbero essere opere di carattere permanente , essendo certo , che una stessa geminazione può cambiare di aspetto e di misura da una stagione all ' altra . Si possono tuttavia assumere opere tali , da cui una certa variabilità non sia esclusa , per esempio , lavori estesi di coltura e di irrigazione su larga scala . Aggiungerò ancora , che l ' intervento di esseri intelligenti può spiegare l ' apparenza geometrica delle geminazioni , ma non è punto necessario a tale intento . La geometria della Natura si manifesta in molti altri fatti , dai quali è esclusa l ' idea di un lavoro artificiale qualunque . Gli sferoidi così perfetti dei corpi celesti e l ' anello di Saturno non furon lavorati al tornio , e non è col compasso che Iride descrive nelle nubi i suoi archi così belli e così regolari ; e che diremo delle infinite varietà di bellissimi e regolarissimi poliedri onde è ricco il mondo dei cristalli ? E nel mondo organico , non è geometria bella e buona quella che presiede alla distribuzione delle foglie di certe piante , che ordina in figure stellate così simmetriche tanti fiori del prato , tanti animali del mare ; che produce nelle conchiglie quelle spirali coniche così eleganti , da disgradarne ciò che di più bello ha fatto l ' architettura gotica ? In tutte queste cose le forme geometriche sono conseguenze semplici e necessarie di principi e di leggi che governano il mondo fisico e fisiologico . Che poi questi principi e queste leggi siano esplicazioni di una potenza intelligente superiore , possiamo ammetterlo ; ma ciò nulla fa al presente argomento . In omaggio dunque al principio , che nella spiegazione dei fatti naturali convenga sempre cominciare dalle supposizioni più semplici , le prime ipotesi proposte sulla natura e sulla causa delle geminazioni hanno per lo più messo in opera solamente le azioni della natura inorganica . Sono o effetti di luce nell ' atmosfera di Marte , o illusioni ottiche prodotte da vapori in vario modo , o fenomeni glaciali d ' un inverno perpetuo a cui sarebbe condannato tutto il pianeta , o crepature raddoppiate nella superficie di esso , o crepature semplici , di cui si duplica l ' immagine per effetto di fumo eruttato su lunghe linee e spostato lateralmente dal vento . L ' esame di questi ingegnosi tentativi conduce tuttavia a concludere , che nessuno di essi sembra corrispondere per intiero ai fatti osservati nel loro insieme e nei particolari . Alcune di tali ipotesi non sarebbero neppur nate , se i loro Autori avessero potuto esaminare le geminazioni coi proprii occhi . Che se alcuno di questi , ragionando ad hominem , mi domandasse : sapete voi immaginar qualche cosa di meglio ? risponderei candidamente di no . Più facile sarebbe il compito , se volessimo introdurre forze appartenenti alla natura organica . Qui è immenso il campo delle supposizioni plausibili , potendosi immaginare infinite combinazioni capaci di soddisfare alle apparenze , anche con piccoli e semplici mezzi . Vicende di vegetazione su vaste aree e generazioni d ' animali anche minimi in enorme moltitudine potrebbero benissimo rendersi visibili a tanta distanza . A quel modo che un osservatore posto nella Luna potrebbe avvedersi delle epoche , in cui sulle nostre vaste pianure succede l ' aratura dei campi , il nascere e la messe del frumento ; a quel modo che il fiorir dell ' erba nelle vastissime steppe dell ' Europa e dell ' Asia deve rendersi sensibile anche alla distanza di Marte per una varietà di colorazione ; così può certamente rendersi visibile a noi un eguale sistema di operazioni che si produca in quegli astri . Ma come difficilmente i Lunari ed i Marziali potrebbero immaginare le vere cause di tali mutazioni d ' aspetto senza aver prima qualche conoscenza almeno superficiale della natura terrestre : così anche per noi , che tanto poco conosciamo dello stato fisico di Marte e nulla del suo mondo organico , la grande libertà di supposizioni possibili rende arbitrarie tutte le spiegazioni di tal genere , e costituisce il più grave ostacolo all ' acquisto di nozioni fondate . Tutto quello che possiamo sperare è , che col tempo si diminuisca gradatamente l ' indeterminazione del problema , dimostrando , se non quello che le geminazioni sono , almeno quello che non possono essere . Dobbiamo anche confidare un poco in ciò , che Galileo chiamava la cortesia della Natura , in grazia della quale talvolta da parte inaspettata sorge un raggio di luce ad illuminare argomenti prima creduti inaccessibili alle nostre speculazioni ; di che un bell ' esempio abbiamo nella chimica celeste . Speriamo adunque , e studiamo . GIOVANNI SCHIAPARELLI . G . SCHIAPPARELLI LA VITA SUL PIANETA MARTE Estratto dal fascicolo N . ° 11 Anno IV - 1895 della Rivista « Natura ed Arte » Semel in anno licet insanire Il singolar globo di Marte , che sotto più riguardi tanto rassomiglia al nostro , e nel quale sembrano celarsi così interessanti misteri , ogni giorno più chiama a sè l ' attenzione pubblica , e sempre più è fatto oggetto di accurati studi e di ardite speculazioni . Esso non è intieramente sconosciuto ai lettori di Natura ed Arte , i quali ricorderanno senza dubbio la descrizione accompagnata da disegni , che ne fu pubblicata nei due fascicoli di febbraio 1893 . Non senza ammirazione essi han potuto vedere quelle macchie oscure e quelle regioni più chiare della sua superficie , che si considerano come rappresentanti mari e continenti ; le misteriose linee , dette canali , or semplici or doppie , che lo solcano per ogni verso in forma di fitto reticolato ; le vicissitudini del clima nei suoi due emisferi ; e specialmente le nevi che biancheggiano intorno ai suoi poli , e con alterna vece crescono e decrescono secondo le stagioni , nè più nè meno di quello che si osserva nelle regioni agghiacciate che occupano le zone polari del nostro globo . Nell ' anno decorso 1894 il pianeta essendosi molto avvicinato alla Terra ( siccome suol fare periodicamente ad intervalli di circa 26 mesi ) , si trovò a buona portata dei grandi telescopi astronomici ; e così fu possibile di fare alcune osservazioni importanti . Durante l ' epoca del massimo avvicinamento ( che fu nei mesi di settembre e di ottobre ) la posizione dell ' asse di Marte rispetto al sole , e le stagioni dei suoi emisferi furono press ' a poco quelle che han luogo per la Terra ogni anno durante il mese di gennaio . Per l ' emisfero boreale di Marte era appena passato il solstizio d ' inverno ; l ' emisfero australe , invece , che si trovava principalmente in vista , era nelle condizioni atmosferiche che noi esperimentiamo nel mese di luglio , cioè al principio e al colmo della state . Le regioni polari australi e il polo antartico del pianeta brillavano nell ' illuminazione perpetua ; e sotto la sferza incessante del sole le nevi di quel polo parvero decrescere a colpo d ' occhio . Le prime osservazioni si fecero in Australia alla fine di maggio col gran telescopio dell ' osservatorio di Melbourne , essendo il pianeta ancora a grande distanza della terra . Il 25 maggio ( epoca , che per l ' emisfero australe di Marte corrispondeva press ' a poco alla metà della primavera ) i ghiacci si estendevano tutt ' intorno al polo australe fino a 67° di latitudine ; l ' area nevosa formava una calotta ben terminata e simmetrica di 2800 chilometri di diametro . A partir da quel punto fino alla metà d ' agosto , per lo spazio di 80 giorni e più , l ' orlo circolare della regione nevata andò restringendosi con molta regolarità , avvicinandosi al polo in ragione di 13 chilometri al giorno : così che a mezzo agosto il diametro delle nevi da 2800 chilometri si trovò ridotto a 600 . Durante questo intervallo , e precisamente verso la fine di giugno , si manifestò nella calotta bianca una grande spaccatura , che ne separava un segmento di considerabile ampiezza . Quest ' ultimo scomparve presto , e non restò che la massa principale , notabilmente diminuita . Da mezzo agosto alla fine di settembre la diminuzione delle nevi intieramente si arrestò , quantunque appunto in quell ' intervallo avesse luogo il solstizio australe del pianeta ( 31 agosto ) e con esso la massima irradiazione del Sole su quelle regioni . Il 24 di settembre l ' area circolare nevosa aveva ancora quasi lo stesso diametro di 600 chilometri , che era stato misurato il 13 di agosto . La causa sconosciuta , che produsse questo arresto nel ritirarsi dei ghiacci , parve cessare negli ultimi giorni di settembre ; il limite delle nevi continuò a progredire verso il polo , questa volta in ragione di dieci chilometri al giorno ; e non fini che colla distruzione totale delle nevi stesse , la quale da diversi osservatori fu assegnata ad epoche alquanto diverse , ma si può stimare che avesse luogo intorno al 23 ottobre , coll ' incertezza di alcuni giorni in più od in meno . Così rimase il polo australe di Marte affatto nudo di ghiacci fino a questo giorno in cui scrivo ( 4 aprile 1895 ) . Nell ' intervallo si videro bensì di quando in quando comparire certe macchie bianche in molta vicinanza del polo ; nessuna di queste però è stata permanente , e si deve credere che rappresentassero nevicate di carattere locale e transitorio . Quale fortuna sarebbe pei nostri geografi , se un simile scioglimento completo dei ghiacci si producesse anche una sola volta sopra ciascuno dei due poli della Terra ! Da che si è incominciato a studiar Marte con qualche attenzione , è questa la prima volta in cui è accaduto di osservare la completa dissoluzione delle sue nevi antartiche . Essa si può stimare avvenuta circa 55 giorni dopo il solstizio australe , cioè dopo l ' epoca , in cui la massima intensità della radiazione solare si fece sentire in quella regione . Nel 1862 , trovandosi il pianeta in una stagione identica , Lassell vide quelle medesime nevi ancora molto estese : 94 giorni dopo il solstizio australe il loro diametro non era minore di 500 chilometri . Nell ' anno 1880 io le vidi ancora a Brera 144 giorni dopo il solstizio australe . Possiamo argomentare da questo , che in Marte , come sulla Terra , il corso delle stagioni non è perfettamente il medesimo in tutti gli anni , e che si danno colà , come presso di noi , estati più lunghe o più calde , ed altre più brevi o più fresche . La rapida fusione di così ingenti quantità di neve non può essere senza conseguenze sulle condizioni idrografiche del pianeta . Sulla terra la fusione delle nevi artiche ed antartiche non può essere di molta conseguenza , prima perchè le aree ghiacciate polari sono ambedue circondate dal medesimo mare , il quale , se cresce di livello per lo sciogliersi di una parte delle nevi artiche , d ' altrettanto decresce pel contemporaneo coagularsi di nuove nevi antartiche . Una simil compensazione non può aver luogo su Marte in modo così semplice od immediato , essendo il maggior mare , che circonda il polo antartico , intieramente separato da quegli altri mari assai minori o piuttosto laghi , che stanno vicino al polo artico ; siccome si può vedere dando uno sguardo alla carta di Marte qui unita ( ) . L ' equilibrio nelle masse liquide dei due emisferi può stabilirsi soltanto per mezzo di deflusso attraverso ai continenti che occupano le regioni intermedie ; e questa è la causa per cui all ' alternato coagularsi e dissolversi dello nevi intorno ai due poli sono da attribuire in gran parte le mutazioni che si osservano nel sistema idraulico del pianeta . Mutazioni , che ai nostri telescopi son rese manifeste dalla modificata estensione dei mari , e dalla varietà d ' aspetto di quelle strisce oscure che segnano le zone d ' inondazione e di deflusso ; le quali pertanto non senza un po ' di ragione furon chiamate canali , quantunque tal nome si debba intendere in senso assai largo . Piuttosto che veri canali della forma a noi più familiare , dobbiamo immaginarci depressioni del suolo non molto profonde , estese in direzione rettilinea per migliaia di chilometri , sopra larghezza di 100 , 200 chilometri od anche più . Io ho già fatto notare altra volta , che , mancando sopra Marte le pioggie , questi canali probabilmente costituiscono il meccanismo principale , con cui l ' acqua ( e con essa la vita organica ) può diffondersi sulla superficie asciutta del pianeta . Non è un problema privo d ' interesse quello di rendersi conto del modo , con cui può avvenire una tale diffusione . II . Sulla terra le vicende delle stagioni si corrispondono nei due emisferi con effetti quasi intieramente simmetrici nella loro alternativa . I periodi di freddo e di caldo , di siccità e di pioggia si producono con fasi alternate , ma analoghe , ad intervalli di sei mesi , sotto paralleli di ugual latitudine ai due lati dell ' equatore . Le diversità di clima , che si osservano in tal caso , sono di carattere puramente locale , dovute per lo più a condizioni accidentali di natura topografica . Qualche piccola differenza nella meteorologia dei due emisferi veramente si manifesta a chi consideri le cose con molta precisione ; differenza principalmente derivata da ciò , che nell ' emisfero australe le aree continentali sono meno estese che nell ' emisfero boreale . Ma questo fatto , quantunque degno di studio per il suo carattere generale , praticamente è di poca importanza nella considerazione del clima di una data regione australe o boreale della Terra . In Marte le cose sembrano proceder molto diversamente . Come dimostra uno sguardo dato alla carta , tutto o quasi tutto l ' Oceano è concentrato intorno al polo australe , al quale per conseguenza , e alle circostanti regioni deve corrispondere una vasta depressione nel suolo solido del pianeta . Al contrario , dall ' esser l ' emisfero boreale quasi tutto occupato da un gran continente non interrotto , siamo indotti ragionevolmente a credere , che da quella parte si abbian le regioni più elevate , e che più alti di tutti siano i paesi circostanti al polo nord . Questa disposizione di cose fa si , che lo sciogliersi delle nevi polari può avere , pel clima e per la vita organica , conseguenze ben diverse , secondo che si tratta delle nevi australi o delle nevi boreali . È questo un punto , il quale merita di essere esaminato con qualche cura . Consideriamo dapprima la calotta dei ghiacci australi , che tutta si forma entro all ' Oceano di Marte , e può giungere ad occupare di questo Oceano una parte considerabile , forse un terzo od un quarto . Lo sciogliersi progressivo della medesima avrà per ultimo risultato un innalzamento del livello generale di tutto l ' Oceano , e dei mari interni minori , che lo circondano come appendici . Tale elevazione potrà bastare ad inondare tutte le parti più basse dei continenti e specialmente quelle che all ' Oceano sono più vicine . In tale stagione infatti si vedono molto più marcati ed oscuri , non solo i mani interni segnati col nome di Adriatico , Tirreno , Cimmerio , Sirenio , ecc .. ma anche gli stretti più o meno spaziosi che li uniscono all ' Oceano , e l ' Oceano stesso . I golfi , onde appare frastagliato il continente , diventano più visibili , e con essi anche taluno dei grandi canali che dall ' Oceano direttamente si spingono entro terra , per esempio la Gran Sirte e la Nilosirte , che da essa procede . Questa maggior espansione dell ' Oceano però non arriva nelle parti più interne dei continenti e nelle regioni boreali ; impedita a quanto sembra dalla troppo grande elevazione di queste . L ' effetto dello sciogliersi delle nevi australi è dunque di far uscire il mare dai suoi confini , e di produrre qua e là parziali inondazioni del medesimo sopra alcuni lembi del continente . Ora è molto dubbio , se un tal fenomeno possa riuscire di molto vantaggio per la vita organica , e sopratutto pei supposti abitatori del pianeta . Simili usurpazioni periodiche del mare sul continente hanno anche luogo presso di noi in conseguenza del flusso e del riflusso : e , quantunque siano di periodo breve e si facciano su piccolissima scala , non credo si possano considerare come una benedizione pei paesi dove si producono ( Olanda , Frisia , litorale nord - ovest della Germania ) : vediamo anzi gli abitanti tentare di difendersene con immense dighe . Per Marte molto dipenderà dalla natura chimica delle sostanze disciolte nell ' Oceano . Se , per esempio , quelle acque fossero salate come quelle dei mari terrestri , la zona delle aree invase dal mare ad ogni ritorno dell ' estate ( che si fa su Marte a periodi di 23 mesi circa dei nostri ) potrebbe servire alla formazione di vaste saline , o dar luogo a vegetazioni di carattere speciale . In nessun caso potrebbero quelle acquo supplire alla coltivazione delle aree continentali , ed ai bisogni dell ' agricoltura quale noi l ' intendiamo . Ben diverso è lo stato di cose che ci si presenta allo sciogliersi delle nevi boreali . Essendo queste collocate nel centro del continente , le masse liquide prodotte dalla liquefazione si diffondono sulla circonferenza della regione nevata , convertendo in mare temporaneo una larga zona del terreno circostante ; e , correndo verso le regioni più basse , producono una gigantesca inondazione molto bene osservabile ai nostri telescopi . Tale inondazione si estende per molte e grosse ramificazioni sopra terre prima asciutte , formando presso il polo nord laghi molto estesi , che la carta nostra designa sotto i nomi di Mare Acidalio e di Lago Iperboreo . Da tal regione inondata si diramano grosse strisce oscure , rappresentanti al nostro sguardo altrettante larghe correnti , per le quali le nevi liquefatte ritornano , o tendono almeno a ritornare verso la loro sede naturale che sta nell ' altro emisfero , cioè verso le bassure australi occupate dall ' Oceano . Riflettiamo ora , che la neve è il prodotto di una distillazione atmosferica , nella quale l ' acqua si riduce alla purezza quasi completa . Se ciò non fosse , l ' evaporazione dei nostri mari condurrebbe alla formazione di pioggie d ' acqua salata , e di nevi salate ; dove tutti sanno , che l ' acqua piovana caduta a traverso di una atmosfera non inquinata è acqua quasi assolutamente pura , come assolutamente pura o quasi è l ' acqua delle nostre nevi . Adunque la grande inondazione boreale di Marte , risultando dallo scioglimento di nevi cadute in terreno prima asciutto , e non essendo mescolata alle acque di un Oceano , sarà libera da quei sali e da quelle mescolanze , da cui non si può dubitare che sia inquinato l ' Oceano australe del pianeta . Ne possiamo concludere , che se nelle parti asciutte o continentali della superficie di Marte vi è vita organica , gli è esclusivamente o quasi esclusivamente allo sciogliersi delle nevi boreali che deve la sua esistenza : gli è dalla giusta e opportuna ripartizione delle acque venenti dal polo nord , che dipende il suo progresso e il suo sviluppo . E se in Marte esiste una popolazione di esseri ragionevoli capace di vincere la Natura e di costringerla a servire ai propri intenti , la regolata distribuzione di quelle acque sopra le regioni atte a coltura deve costituire il problema principale e la continua preoccupazione degli ingegneri e degli statisti . III . Fino a questo punto abbiam potuto arrivare , combinando il risultato delle osservazioni telescopiche con probabili deduzioni tratte da principi conosciuti della Fisica , e da plausibili analogie . Concediamo ora alla fantasia un più libero volo ; sempre appoggiati , per quanto è concesso , al fondamento sicuro dell ' osservazione e del ragionamento , tentiamo di renderci conto del modo , con cui sarebbe possibile in Marte l ' esistenza e lo sviluppo di una popolazione d ' esseri intelligenti , dotati di qualità e soggetti a necessità non troppo diverse dalle nostre : e sotto quali condizioni si potrebbe ammettere , che i fenomeni dei così detti canali e delle loro geminazioni possano rappresentare il lavoro di una simil popolazione . Ciò che diremo non avrà il valore di un risultato scientifico , ed anzi confinerà in parte col romanzo . Ma le probabilità a cui per tal modo arriveremo non saranno minori che per tanti altri romanzi più audaci e meno innocui , che sotto il sacro nome di scienza si stampano nei libri e si predicano nelle assemblee e nelle Università . Comparando il globo della Terra con quello di Marte sotto il rispetto della loro costituzione meteorologica ed idrografica , subito ci appare manifesto , dalle cose dette di sopra , quanto il primo dei due sia meglio disposto per accogliere la vita organica e per favorirne lo sviluppo nelle sue forme superiori . Ai fortunati terricoli l ' acqua fecondatrice è distribuita gratuitamente dalla periodica e regolare operazione del gran meccanismo atmosferico . Piove sui nostri campi senza alcun nostro merito : per noi , senza alcuna nostra fatica si condensa sulle montagne il liquido prezioso , che per mezzo dei ruscelli e dei fiumi può in molti modi esser rivolto a nostro vantaggio , coll ' irrigazione , colla navigazione interna , colle macchine idrauliche : e senza di questo dono , che sarebbe il genere umano ? Assai più dure condizioni di esistenza ha fatto la Natura ai poveri Marziali . Dove rare sono le nuvole e mille le pioggie , ivi mancano certamente le fonti ed i corsi d ' acqua ( ) . Tutto per loro sembra dipendere , come già si è accennato , dalla grande inondazione prodotta nello sciogliersi delle nevi polari boreali . La loro conservazione o la loro prosperità richiede ad ogni costo , che siano arrestate nella maggior quantità possibile , e trattenute per tutto il tempo necessario quelle acque , prima che vadano a perdersi nel mare australe ; che se ne approfitti nel modo più efficace alla coltura di aree abbastanza vaste per assicurare durante un intero anno Marziale ( 23 mesi nostri ) l ' esistenza di tutto ciò che vive sul pianeta . Problema forse non tanto facile e non tanto semplice ! perchè la somma di acqua disponibile è al più quella che hanno formato le nevi boreali d ' una sola invernata ; quantità certamente assai grande , la quale però , ripartita sopra tutti i continenti , potrebbe presto diventare insufficiente , anche non tenendo conto delle perdite inevitabili per evaporazione , filtrazione , errori di distribuzione , ecc . Bastan questi riflessi a persuaderci , che le molte strisce oscure , onde il pianeta è solcato per ogni verso , larghe talvolta quanto il Mar Adriatico od il Mar Rosso e quasi sempre assai più lunghe , non possono , malgrado il nome da noi loro assegnato di canali , rappresentare nella loro vera larghezza arterie di deflusso delle acque boreali . Se tali fossero , basterebbero a dar passo in poche ore a tutta quanta la grande inondazione . Non solo le acque non potrebbero esser impiegate a colture che richiedessero la durata di alcuni mesi , ma giungerebbero al mare e vi si perderebbero prima che un vantaggio qualunque se ne potesse trarre . Certo per le vie segnate da quelle strisce ha luogo un deflusso , ma non tutte intiere quelle strisce servono al deflusso . La loro larghezza è per tale scopo eccessiva , nè a questo scopo corrisponde bene il loro variabile aspetto , e la loro geminazione . Ciò che noi vediamo là , o che finora abbiam chiamati canali , non sono larghissimi corsi d ' acqua , come da alcuno fu creduto . L ' ipotesi più plausibile è quella di considerarle come zone di vegetazione , estese a destra e a sinistra dei veri canali , i quali esistono sì lungo le medesime linee , ma non sono abbastanza larghi da poter esser veduti dalla Terra ( ) . Queste zone di vegetazione facilmente si distaccano sulle circostanti regioni del pianeta per un colore più cupo , dovuto , com ' è da credere , al fatto stesso dell ' inaffiatura ( si sa che il terreno bagnato è di color più oscuro che l ' asciutto e disseccato dal sole ) e anche in parte senza dubbio alla presenza stessa della vegetazione ; mentre per le aree aride e condannate a perpetua sterilità rimane invariato il color giallo uniforme che predomina su tutti i continenti . Questo colore dobbiamo d ' or innanzi considerare come rappresentante il deserto puro ed assoluto ; e pur troppo si può far stima , che i nove decimi della superficie continentale di Marte ad esso appartengano . Proseguendo nelle nostre deduzioni arriveremo a comprendere senza difficoltà , che , regnando in Marte il potere della gravità , quantunque in misura assai minore che sulla Terra ( ) , i liquidi diffusi alla superficie del pianeta tenderanno a scendere ai luoghi più bassi ; e che le zone oscure destinate alla vegetazione saranno più basse delle aree luminose circostanti , in cui l ' acqua non può penetrare . Quello pertanto che a noi appare sotto aspetto di striscia oscura , e che da tutti finora si è chiamato canale , sarà un grande avvallamento della superficie , esteso secondo la linea retta o secondo il circolo massimo , sopra larghezze e lunghezze comparabili a quelle del Mar Rosso . D ' or innanzi daremo ad esso il nome più proprio di valle . La larghezza di una tal valle è in tutti i casi presso che uniforme , e tale dobbiamo credere ne sia pure la profondità , che diverse ragioni c ' inducono a credere molto piccola , e certamente poi molte volte minore della larghezza . L ' osservazione ci accerta che una tal valle fa sempre capo co ' suoi estremi o ad un mare , o ad un lago , o ad un ' altra valle consimile . E poichè il color oscuro , effetto della vegetazione e dell ' irrigazione , ne occupa tutta l ' apparente larghezza , dobbiamo ritenere , che i due pendii laterali siano accessibili alle acque tanto bene quanto il fondo . Quale poi sia stata l ' origine di tali valli così numerose ed intrecciate , come si vede sulla carta , non è ora opportuno discutere ; però l ' enorme loro larghezza non ci dà confidenza di soscrivere all ' opinione di coloro , che le credono prodotto di uno scavo artificiale . La mente nostra non è avvezza a concepire tali grandiose opere come effetto di potenze comparabili a quella dell ' uomo . Quando però dalla considerazione generale di questi fatti si scende allo studio minuto dei loro particolari , e sopratutto si ferma l ' attenzione sopra le misteriose geminazioni e sulla straordinaria regolarità di forma ch ' esse presentano , l ' idea che qualche parte almeno secondaria vi possa avere una razza di esseri intelligenti non può esser considerata come intieramente assurda . Anzi , al punto in cui siamo giunti , e data la verità delle cose sin qui esposte , tale supposizione perde quel carattere d ' audacia che ci spaventava da principio , e diventa quasi una conseguenza necessaria . Poniamo infatti per un momento , che lassù tutto si faccia per conseguenza cieca di leggi fisiche , senza intervento alcuno di mente direttiva . Le nevi del polo boreale , a misura che saranno disciolte , correranno all ' Oceano seguendo le ampie valli , che loro offrono la strada più facile . Se il fondo delle valli è concavo ( come nella maggior parte delle nostre ) , l ' acqua vi si riunirà in una corrente di larghezza molto limitata , e non potrà occupare i pendii laterali , nè produrre sopra di essi l ' innaffiamento e le vegetazioni che soli possono renderli a noi visibili . Il corso d ' acqua o canale esisterà , ma difficilmente prenderà tale ampiezza.da rendersi sensibile al telescopio . Insomma noi non ne vedremmo nulla . Perchè l ' acqua e la vegetazione potessero espandersi sopra larghezze di 100 e 200 chilometri , bisognerebbe che il fondo della valle fosse piano e quasi assolutamente uniforme . Avremo allora qualche cosa di simile ad un vasto impaludamento , nel quale potrebbero ottimamente svolgersi una flora ed una fauna somiglianti a quelle della nostra epoca carbonifera . Con tali ipotesi è possibile renderci conto delle strisce oscure semplici ; rimane però inesplicato il fenomeno della loro temporanea geminazione . Non si riesce a comprendere perchè in una medesima valle l ' innaffiamento e la vegetazione si faccian talvolta sopra una linea unica , tal ' altra invece si dividano sopra due linee parallele di larghezza e d ' intervallo non sempre eguale in ogni tempo , tra le quali resta uno spazio infecondo o almeno non irrigato . Qui la supposizione di un intervento intelligente è più che mai indicata . E il modo di questo intervento dev ' esser determinato dalle condizioni particolari fatte dalla natura ai supposti abitatori del pianeta . Ora prego il lettore di considerare l ' annessa figura , nella quale si è inteso di rappresentare il taglio o sezione traversale di una delle larghe valli di Marte . In A A sono le sponde della valle , in B il suo fondo . Se al giungere delle inondazioni s ' immettesse l ' acqua nella valle senza altro apparato , essa si raccoglierebbe tutta al fondo sotto forma di un gran fiume in quantità probabilmente eccessiva , mentre i pendii laterali rimarrebbero asciutti . Per dare a tutta la valle la irrigazione necessaria così in quantità come in durata , i nostri ingegneri avrebbero scavato ( e così dobbiam supporre abbiano fatto anche gl ' ingegneri di Marte ) a diverse altezze sui due pendii una serie di canali paralleli fra loro e paralleli alle sponde della valle ; canali di dimensioni comparabili alla nostra Muzza , al Canale Cavour , al gran Canale del Gange ( ) . Simili canali , di cui non è necessario qui precisare il numero , sono rappresentati sulla figura dallo incavature segnate colle lettere m , n , p ... Fra due canali contigui il terreno segue il pendio naturale verso l ' asse della valle , in modo che l ' acqua da un canale più alto ( come quello segnato m ) possa arrivare a quello che gli sta sotto ( come quello segnato n ) espandendosi gradatamente su tutta la zona coltivata intermedia m n . I due canali più bassi serviranno ad irrigare la zona più bassa di coltivazione , che occupa il fondo della valle . All ' estremità boreale di questa stanno i robusti argini , che trattengono entro i dovuti limiti , e fino al tempo opportuno , le acque della grande inondazione ; ivi si chiudono e si aprono le porte d ' afflusso : mentre per l ' estremità australe e più bassa accadrà l ' uscita delle acque residue , che vanno a raccogliersi nell ' Oceano australe . Già si è accennato , che la copia d ' acque provenienti dalle nevi di una sola invernata sembra piuttosto inferiore che superiore ai bisogni dell ' irrigazione ; la poca area delle superficie coltivate in confronto colle deserte favorisce questa conclusione . L ' apertura dei canali e l ' immissione delle acque nelle campagne di una data valle non si potranno quindi fare a caso , ma dovranno succedersi con certa regola , onde tutte le zone , anche le più alte , possano ricevere il fluido benefico e conservarlo per tanto tempo , quanto ne richiede il ciclo vegetativo delle colture adottate . Male si provvederebbe a questo , se , per esempio , prima che la grande inondazione sia giunta al colmo , si cominciasse a consumar l ' acqua per uso delle zone più basse : perchè in tal modo potrebbe avvenire che l ' inondazione non raggiungesse il livello necessario per irrigare le zone più alte . Queste ultime pertanto dovranno avere la precedenza in ogni caso . Così stando dunque disposte le cose ; essendo giunta l ' estate dell ' emisfero Nord , e la grande inondazione boreale essendo arrivata alla massima altezza ; il Gran Prefetto dell ' Agricoltura ordina che si apran le chiuse più alte , e che sia immessa l ' acqua nei due canali più elevati a destra e a sinistra della valle ( segnati colle lettere m m ' nella figura qui sopra ) . L ' irrigazione si estenderà sopra le due zone laterali più alte ( cioè mn m ' n ' ) ; la superficie della valle cambierà colore in queste due zone , l ' abitante della Terra vedrà due strisce parallele colorate , cioè una geminazione . Trascorso il tempo sufficiente per assicurare il completo ciclo vegetativo in quelle due prime zone , e la grande inondazione boreale essendo già in sul decrescere , si aprono le chiuse conducenti a due canali più bassi n n ' , i quali frattanto avranno ricevuto anche i residui delle due zone già irrigate . Così sarà aperta alle acque la via per fecondare due altre zone fra loro parallele , np n ' p ' le quali a loro volta diventeranno visibili all ' osservatore terrestre . A quest ' ultimo la geminazione sembrerà or composta di due linee più larghe , l ' una proveniente dall ' insieme delle due zone irrigate di destra , l ' altra dall ' insieme delle due zone irrigate di sinistra . Ma col cessare della vegetazione nelle zone più alte , mn m ' n ' , queste riprenderanno il loro colore primitivo , e cesseranno d ' esser visibili ; onde a un dato momento nel telescopio non si vedranno che le sole zone np n ' p ' più interne ; la geminazione sarà di nuovo composta di due linee sottili , ma l ' intervallo fra queste sarà minore di quanto fosse in principio , quando erano irrigate le sole zone mn m ' n ' . Così di grado in grado , abbassandosi le acque della grande inondazione , si passerà ad irrigare zone sempre più basse ; da ultimo , esaurite ormai quelle acque , se ne profitterà per immetterle nella zona che forma il fondo della valle , cioè nell ' intervallo rappresentato con pp ' . Allo spettatore terrestre apparirà una striscia sola ; la geminazione avrà cessato di esistere . E quando il ciclo vegetativo sarà compiuto su tutte le zone della valle , allora soltanto si potranno aprire le porte inferiori per lasciare l ' uscita alle acque residue , non senza prima aver riempito i vasti serbatoi necessari all ' uso quotidiano di quegli abitanti , e alla coltura dei giardini durante l ' intervallo della lunga siccità . Dell ' irrigazione avvenuta non rimarrà che qualche traccia accidentale , il terreno ritornerà arido , e l ' osservatore terrestre o non vedrà più affatto la valle , o appena ne discernerà qualche lieve indizio . Questo piano d ' operazioni , che io ho descritto qui per fissare le idee su di un caso concreto , non sarà probabilmente il solo ad esser praticato . Non è necessario che l ' ordine d ' irrigazione delle successive zone sia sempre ed ovunque così completo e così regolare . Se , per esempio per le colture di Marte fosse necessaria la pratica del maggese , qualche zona dovrebbe esser lasciata senza irrigazione . A norma poi delle diverse specie di coltura dovendo l ' irrigazione esser più lunga o più breve , non si avrà sempre la completa simmetria sui due pendii della valle ; ma potrà tale irrigazione esser più estesa e più durevole or da una parte or dall ' altra , od anche da una parte mancar totalmente . E sul fondo della valle , che sarebbe il luogo più opportuno per boschi , si cercherebbe di mantenere l ' umidità per il tempo più lungo che sia possibile . Così potrebbe anche nascere una zona permanente di vegetazione , sempre più o meno osservabile dai telescopi terrestri . In tal modo senza supporre cose miracolose e senza vagare all ' impazzata nei campi dell ' ignoto , con sobrio uso d ' analogie e con plausibili deduzioni , possiamo spiegarci non solo la varia lunghezza e il vario aspetto sotto cui ci appaiono i così detti canali , cioè le valli coltivate di Marte ; ma ancora dalle necessità pratiche della vita degl ' ipotetici suoi abitanti possiamo dedurre e l ' esistenza delle geminazioni , e la varia larghezza delle linee che le compongono , le mutazioni del loro intervallo . E si riesce a comprendere perchè le strisce , dette canali , qualche volta sembrano portarsi più verso destra , e qualche altra volta più verso sinistra , sempre conservando il medesimo orientamento . Ammesse le linee principali del nostro quadro , non sarà difficile il compierlo nei particolari , e disegnare coll ' immaginazione i grandiosi argini necessari per contenere nei giusti limiti l ' inondazione boreale ; i laghi o serbatoi secondari di distribuzione , necessari per dare le acque a quelle valli , che non fanno capo direttamente a quella inondazione ; le opere occorrenti per regolare la distribuzione secondo il tempo e secondo il luogo ; i canali di primo , secondo , terzo ... ordine destinati a condurre le acque su tutto il terreno irrigabile ; i numerosi opifici , a cui le acque potranno dar moto nel loro scendere dai ciglioni laterali della valle al fondo della medesima . Marte dev ' esser certamente il paradiso degli idraulici ! E passando ad un ordine più elevato d ' idee , interessante sarà ricercare qual forma d ' ordinamento sociale sia più conveniente ad un tale stato di cose , quale abbiamo descritto ; se l ' intreccio , anzi la comunità d ' interessi , onde son fra loro inevitabilmente legati gli abitanti d ' ogni valle , non rendano qui assai più pratica e più opportuna , che sulla Terra non sia , l ' istituzione del socialismo collettivo , formando di ciascuna valle e dei suoi abitanti qualche cosa di simile ad un colossale falanstero , per cui Marte potrebbe diventare anche il paradiso dei socialisti . Bello altresì sarà indagare , se sia meglio ordinar politicamente il pianeta in una gran federazione , di cui ogni valle costituisca uno stato indipendente , oppure se forse , a reggere quel grande organismo idraulico da cui dipende la vita di tutti , e a conciliare le diverse necessità delle diverse valli , non sia forse più opportuna la monarchia universale di Dante . Ed ancora si potrà discutere , a quale rigorosa logica dovrà essere subordinata la legislazione destinata a regolare un così grandioso , vario e complicato complesso d ' affari : quali progressi debbano aver fatto colà la Matematica , la Meteorologia , la Fisica , l ' Idraulica e l ' arte delle costruzioni , per arrivare alla soluzione dei problemi estremamente difficili e varii , che si presentano ad ogni tratto . Qual singolare disciplina , concordia , osservanza dello leggi e dei diritti altrui debba regnare sopra un pianeta , dove la salute di ciascuno è così intimamente legata alla salute di tutti ; dove son certamente sconosciuti i dissidii internazionali e le guerre : dove quella somma ingente di studio e di lavoro e di mezzi , che i pazzi abitanti d ' un altro globo vicino consumano nel nuocersi reciprocamente , è tutta rivolta a combattere il comune nemico , cioè le difficoltà che l ' avara Natura oppone ad ogni passo . Di tutto questo , o caro lettore , lascio a te l ' ulteriore considerazione . Io scendo dall ' Ippogrifo ; tu , se ti aggrada , puoi continuare la volata . Messo t ' ho innanzi , omai per te ti ciba . G . SCHIAPARELLI . GIOVANNI V . SCHIAPARELLI IL PIANETA MARTE Estratto dalla rivista Natura ed Arte , Anno XIX , n ° 1,1° dicembre 1909 Come suol fare a periodi alternati ora di 15 anni , ora di 17 anni , il pianeta Marte nell ' autunno scorso passò ad una delle sue minori distanze da noi , avvicinandosi alla Terra fino a 47 milioni di chilometri , ed apparve luminoso e magnifico più che mai non sia stato dal 1877 a questa parto . A quella distanza , il globo di Marte , di cui il diametro arriva a circa 7600 chilometri , sottendeva nell ' occhio dell ' osservatore terrestre un angolo di 25 " . Sopra un tal globo ed a tale distanza si possono discernere , con telescopi di sufficiente potenza , le configurazioni topografiche del pianeta con un grado di minutezza e di precisione di cui si può avere un ' idea dai qui annessi disegni . E reciprocamente , ad uno spettatore collocato in Marte non riuscirebbe troppo difficile distinguere sulla Terra particolarità del medesimo ordine di grandezza . L ' esperienza dimostra , che con un istrumento di dimensioni affatto comuni , munito di una lente obbiettiva di 20 centimetri di diametro , una macchia luminosa su fondo oscuro ( od oscura su fondo luminoso ) si può distinguere senza troppa difficoltà in Marte alla sopradetta distanza di 47 milioni di chilometri , quando ad un discreto contrasto di colore essa congiunga un diametro reale uguale a 1/50 del diametro del pianeta , cioè a 153 chilometri . Epperciò , usando sufficiente diligenza , si potranno scoprire in Marte , con un obbiettivo della detta dimensione , tutte le isole non minori della Sicilia e tutti i laghi non minori del Ladoga , isole come l ' Islanda e Ceylan ; laghi come quello di Aral ed il Victoria Nyanza devono esser molto cospicui . Similmente una striscia luminosa su fondo più oscuro , secondo le fatte esperienze , dovrebbe essere ancora visibile quando la sua larghezza non fosso minore di 1/100 del diametro di Marte , cioè di 80 chilometri o giù di lì . Quindi lingue di Terra od isole oblunghe come la Jutlandia e Cuba e l ' istmo centrale Americano ; stretti di mare e laghi oblunghi come il Tanganyika , il Nyassa od il Mar Vermiglio di California dovrebbero esser visibili da un ipotetico abitante di Marte , che vi ponesse molta attenzione . Facilissimi dovrebbero essere per lui oggetti come l ' Italia , l ' Adriatico , il Mar Rosso , Sumatra e Nippon . Tali sono press ' a poco i limiti a cui può arrivare la visione dei particolari di Marte esaminato con una lente obbiettiva di 20 centimetri in quelle occasioni , in cui si trova alla minor possibile sua distanza da noi . Negli ultimi tempi tuttavia gli ottici hanno imparato a costruire lenti obbiettive di molto maggior potenza così per riguardo alla amplificazione , come per riguardo alla precisione delle immagini ; quindi i limiti sovra accennati sono stati spesso oltrepassati , malgrado che le difficoltà di esatta costruzione crescano in misura assai maggiore che le dimensioni di questi telescopi giganti . La superficie di Marte presenta un insieme di macchie diversamente colorate , che costituiscono un sistema topografico sotto certi rispetti analogo a ciò che si vede sulla terra , sotto altri invece molto differente . Marte ruota intorno ad un asse come la Terra , ed ai due poli si veggono per lo più brillare di luce vivissima due macchie bianche , le quali presentano vicende periodiche di grandezza , e alternamente crescono e diminuiscono secondo il ciclo delle stagioni , che per Marte è di 687 giorni , mentre per noi è un poco più di 365 . Appena si può dubitare che tali macchie bianche polari siano immense estensioni di nevi o di ghiacci . Non sono esse da confondere con altre macchie di candore per lo più meno puro e meno intenso , che talvolta appajono qua e là in tutte le latitudini , prediligendo anche certe regioni della superficie , e che sono state interpretato talvolta come nuvole , o strati di nebbia o condensazioni simili alla nostra brina ; si vedono or qua or là senza regola manifesta , e coprono talora vastissime estensioni . Fuori di queste regioni bianche o biancastre la superficie del pianeta non è tutta di colore uniforme ; nella maggior parte dei luoghi il fondo è formato da diverse gradazioni di rosso chiaro , o di aranciato o di giallo . Quello che rimane è occupato da vere macchie , in cui dominano colori di un tipo più scuro , diversi in diversa località , con intensità differente . Prevalgono il grigio , il bruno , qualche volta il nero , ma solo sopra linee o strisce di poca ampiezza . Spesso le aree coperte da colori differenti sono divise da una netta linea di separazione ; ma non di raro accade che dall ' un colore all ' altro v ' è un passaggio graduale , quello che si dice una sfumatura . Tutto l ' insieme dà l ' idea di un magnifico e ricco musaico di gemme sparse su fondo d ' oro diversamente ombreggiato , che nessun pittore fino ad oggi ha saputo rappresentare nemmeno con lontana approssimazione . Le immagini di Marte che gli astronomi disegnano il meglio che sanno stando ai loro telescopi , oltre all ' imitazione quasi sempre molto imperfetta della linea , per difficoltà che qui sarebbe lungo e inutile descrivere , non danno alcuna esatta idea dei colori . Ciò che si stampa nei libri sono figure assai imperfette , per lo più assai lontane dal vero , e trattate in semplice chiaroscuro : da esse altro non si può ricavare che un ' idea approssimata della grandezza e della disposizione delle macchie più salienti , senza che dei colori si possa dedurne alcuna notizia . Nè bisogna immaginarsi di veder sempre in Marte le medesime cose ; e che , messo il pianeta nel campo telescopico , ad altro non si debba pensare , che a far un ritratto somigliante più o meno a quello che si vede nel suo dischetto . Appena cominciato il suo lavoro , l ' osservatore si avvede ben presto che le macchie , le linee e tutto il resto vanno cambiando d ' aspetto lentamente , ma pur in modo sensibile in capo ad una mezz ' ora ; la scena dopo tre o quattro ore si trova intieramente diversa , nuove cose compajono mentre gli oggetti di prima o sono scomparsi , oppure se ancora si vedono , sono talmente cambiati di posto , e deformati nel loro contorno , da esser appena riconoscibili . Questa è una conseguenza della rotazione di Marte intorno al suo asse , la quale si compie in 24 ore e 40 minuti : ed è facile vedere quale imbarazzo nasca da questo fatto a chi debba rappresentare tante particolarità a misura d ' occhio . Considerando le cose in massa , si distinguono nella superficie di Marte le regioni di color più chiaro , le quali sono anche le più luminose ; ad esse , in conformità di ciò che si usa anche per la Luna , si suole dare la qualificazione di terre o di continenti , mentre alle parti ombreggiate con tinte più oscure si assegna il nome , egualmente convenzionale , di mari e di laghi . Questi nomi non servono che per uso di classificazione non interamente rigorosa , essendovi ( oltre alle bianche calotte polari ) alcune regioni di carattere intermedio . Vi sono anche regioni di colore variabile , che sembrano appartenere ora all ' una ora all ' altra classe secondo la direzione in cui il Sole le illumina , o secondo la direzione in cui son vedute dall ' osservatore , in dipendenza di cause per adesso ancora sconosciute . Tali variazioni possono farsi entro limiti estesissimi , che dal bianco puro possono andare sino al nero assoluto , passando per gradazioni diverse di rosso , di giallo , di grigio e di bruno . Di tali vicende alcune si ripetono ad ogni rotazione del pianeta con una certa regolarità , altre hanno un andamento parallelo alla stagione che domina nella località considerata del pianeta . Il quale è soggetto alle stesse varietà di riscaldamento e d ' illuminazione che ha luogo nelle diverse regioni della Terra . Alcune di tali vicende d ' aspetto sono in diretta connessione collo stato meteorologico e termico , ed è possibile che vi si rendano in qualche modo visibili a noi i diversi stadi di un ciclo vegetativo , secondo un ' ipotesi abbastanza probabile , studiata e propugnata principalmente dall ' astronomo americano Lowell . Ma l ' osservazione prolungata per molti anni ha fatto riconoscere un ' altra classe di fenomeni che non sembrano dipendere dal periodo delle stagioni , e potrebbero anche essere irregolari . In certe località un dato aspetto di cose che sembrava permanente , viene a mutarsi d ' un tratto per intervalli , dà luogo ad altre combinazioni , che scompajono alla loro volta , per dar luogo ad un rinnovamento più o meno esatto del primitivo stato di cose ; tutto questo saltuariamente ed in modo che si potrebbe dire accidentale . La carta annessa può dare un ' idea approssimata del modo con cui sono distribuite le macchie principali di Marte e la loro disposizione rispetto ai poli ed all ' equatore del pianeta . Essa è divisa in due emisferi al modo dei mappamondi ordinari , in maniera però da collocare in alto il polo australe ed in basso il polo boreale ; ciò per render più facile la comparazione con quello che si vede nel telescopio astronomico . In questo , infatti , che rovescia le immagini degli oggetti , suole il polo nord apparire nelle parti inferiori del disco , e il polo sud nelle parti superiori ( ) . La figura è di carattere schematico , come accade nelle nostre carte geografiche ; essa non ha per iscopo di dare una pittura imitante l ' aspetto del pianeta come se si volesse farne un ritratto , ma serve soltanto a facilitarne l ' esposizione descrittiva . Astraendo dalle regioni polari , le quali sono sempre o quasi sempre occupate dal bianco polare , si vede subito che le aree più o meno ombreggiate , dette mari , occupano forse un terzo della superficie intiera di Marte , e sono divise in due parti o gruppi molto disuguali . In basso abbiamo il Mar Boreo , che circonda quasi da ogni parte il polo nord , e da una parte si avvicina all ' equatore fin quasi al parallelo 40° . In alto abbiamo il Mare Australe che è molto più vasto e spinge entro le aree continentali una gran quantità di ramificazioni denominate sulla carta coi nomi di Gran Sirte , Mare Eritreo , Golfo delle Perle , Mare Cimmerio , Mare Tirreno , Lago del Sole , ecc . Fra quei due mari Boreo ed Australe si stende la zona continentale , sparsa qua e là di linee e di macchie più oscure . Entro i due grandi mari poi sono sparse regioni che si mostrano come grandi isole o penisole , quali Hesperia , Atlantis , Hellas , Argyre , Baltià , Nerigos , colorate in giallo per lo più , ma non in modo permanente ; talora impallidiscono , ed anche si oscurano e prendono il colore grigiastro o bruno delle macchie propriamente dette ; solo mostrano questo colore con minor intensità . Già verso la metà del secolo passato molti particolari di questa topografia areografica erano stati esplorati o disegnati da abili osservatori , quali Secchi , Dawes , Kaiser , Maedler , Lockyer , ed alcuno di essi aveva anche intraveduto qua e là curiose configurazioni di macchiette o di linee : ma non erano riusciti ad afferrarne con evidenza la forma . Soltanto nel 1877 , trovandosi il pianeta in una delle sue maggiori vicinanze alla Terra ( in posizione poco diversa da quella occupata nell ' autunno ora decorso ) , si ebbe l ' opportunità di studiare in buone condizioni e con maggior successo quei particolari prima confusamente intraveduti e di convincersi che tutta la superficie di Marte , ma più specialmente le aree luminose continentali , sono occupate da un reticolato di linee sottili , formanti una specie di triangolazione o di poligonazione , come si può vedere nella carta qui annessa . Queste linee sono tracciate sulla superficie del pianeta o forse entro la sua atmosfera ; ognuna d ' esse corre per lunghissimi tratti , serbando per lo più una direzione costante senza angoli nè curvature violente , formando anzi ( rigorosamente o almeno prossimamente ) sul globo di Marte ciò che i geometri chiamano un circolo massimo . Il loro corso appare continuo , senza lacune apprezzabili alla visione telescopica , e si estende da pochi gradi ( un grado di Marte equivale press ' a poco a 60 dei nostri chilometri ) , fino ad occupare talvolta in lunghezza un terzo od un quarto della circonferenza totale del pianeta ( la quale è di 21.600 chilometri ) . La larghezza è molto varia ; per alcuni giunge a 100 o 200 chilometri , altri ad alcune decine di chilometri , per alcuni più sottili e più difficili a vedere la larghezza non supera che alcune unità della stessa misura . Perciò assai diversa è la facilità con cui si possono riconoscere e figurare con disegno ; e bisogna aggiungere , che questa facilità è molto variabile secondo il tempo e sembra dipendere in molti casi dalla stagione che domina lungo il loro corso . Spesso si vede qualcuno di essi traversare una delle nevi polari , formando una traccia nerissima , che ha tutto l ' aspetto di una spaccatura di esse nevi . Queste linee sono i così detti canali di Marte , così denominati per pura convenzione analoga a quella per cui alle grandi macchie si è dato il nome di mari e di continenti . Ma della loro natura finora poco o niente si è potuto accertare . Il nome di canali però e la regolarità loro apparente ha indotto molti uomini di calda fantasia a ravvisare in essi opere artificiali gigantesche di esseri intelligenti ; ipotesi questa che per ora non è ancora stato possibile dimostrare che sia vera o falsa . Gli spiriti scettici hanno poi facilmente troncato la questione , negando a queste formazioni ogni esistenza obbiettiva , e dichiarandole come fantasmi creati dall ' immaginazione sulla base di visione confusa ed imperfetta . Quando un canale è collocato in modo da attraversare il disco di Marte nel suo centro , appare come una linea retta formante un diametro . Ma girando il pianeta intorno al suo asse , in capo ad una o più ore , il canale si presenta in prospettiva molto diversa , e s ' incurva tanto più fortemente in apparenza , quanto più è distante dal centro . Queste variazioni di forma e di curvatura apparente si possono spiegare esattamente secondo lo regole della prospettiva facendo l ' ipotesi , che i canali siano aderenti alla superficie del pianeta , o almeno pochissimo distanti ; la concordanza è tale , che di quell ' ipotesi nessuno può dubitare . Questo fatto , che è stato verificato centinaja e migliaja di volte , basta da solo a dissipare qualunque dubbio potesse nascere intorno alla realtà dei canali , e non lascia luogo a parlar d ' illusioni ottiche . Tutti i canali hanno la proprietà di correre da un mare ad un altro , o dal mare ad un lago o fra due laghi , o finalmente da un canale ad un altro . Non si ha esempio di un canale , di cui un ' estremità sia libera e termini isolata nello spazio continentale che la circonda , senza connettersi da qualche parte con un mare , o con un lago , o con un canale o con un gruppo d ' intersezione di più canali . Anzi tutte lo estremità dei canali là dove terminano in uno dei mari o dei laghi , sogliono esser molto ben definite e spesso sono segnate da una macchia oscura , che in molti casi presenta l ' aspetto di una larga foce in forma di tromba , per cui l ' ipotetico canale potrebbe dirsi sboccare nell ' ipotetico mare vicino , o nell ' ipotetico lago vicino . E similmente quando due canali s ' incontrano , spesso nella loro intersezione si vede una piccola macchia oscura , per lo più di aspetto rotondeggiante e di diametro non molto superiore alla larghezza dei canali medesimi . Simili macchiette sono denominate fonti , per analogia col resto della nomenclatura . Il loro numero è assai variabile , in alcuni anni se ne videro non più di due o tre , in altri anni più decine e sembrano trovarsi frequenti in certe regioni del pianeta a preferenza di certe altre . Nel 1907 la fotografia ne ha rivelato un gran numero di nuovi , mentre altri prima evidenti cessarono di esser visibili . Quando un canale ne incontra parecchi altri , avviene qualche volta che nelle sue intersezioni con questi si vedono lungh ' esso allineati molti di questi punti oscuri , i quali formano una serie bene ordinata , come perle infilzate in un filo . È da credere , che tutte queste fonti o piccole macchie rotondeggianti siano ciascuna il risultato dell ' incontro di due canali ; ma ciò non risulta con evidenza dall ' osservazione , essendo frequenti i casi in cui essi appajono isolati affatto nel mezzo dei continenti senza alcuna connessione . Ma è probabile che la connessione esista e si faccia per canali troppo sottili per esser veduti coi nostri attuali telescopi . In parecchi luoghi della superficie dei continenti , i canali s ' incontrano tre o quattro o più insieme formando piccolo poligonazioni e dando luogo ad un insieme di macchie più complicate . Nascono allora macchie oscure per lo più irregolari del diametro di più centinaja di chilometri , e si vedono sulla carta designati con nomi speciali , come Lago del Sole , Trivio di Caronte , Propontide , ecc . Sono di forma più o meno regolare , secondo che i canali da cui sono formati concorrono più o meno esattamente in un medesimo punto . Questi laghi sono anch ' essi molto variabili di colore , di forma e di estensione ; talvolta scompajono affatto , o si dividono in più parti , e presentano fenomeni singolarissimi . Ma riguardo ai canali e ai laghi il fenomeno più generale e più notabile , e che nel mondo degli scettici ha provocato il maggiore scandalo è quello assai frequente del loro sdoppiarsi , quando formano ciò che si chiama geminazione . Un canale che prima appariva come linea schiettamente semplice , d ' un tratto si trasforma in un sistema di due linee , quasi sempre uguali e parallele fra di loro . L ' intervallo fra le due linee è diverso da un caso all ' altro , come pure la sua proporzione alla grossezza delle linee stesse . Anche queste geminazioni sono variabili col tempo . Non solo sembra esser diverso in diversi tempi l ' intervallo fra le due linee , ma la visibilità di essa è soggetta a vicende , di cui non è ancora stato possibile scoprire la norma . Talvolta una linea diventa più debole dell ' altra e finisce per sparire , l ' altra rimanendo immutata e visibile come canale isolato . I fenomeni che accompagnano la formazione delle geminazioni non si sono ancora potuti completamente studiare ; ma la durata del processo non è mai molto lunga ; le geminazioni compajono tali da un giorno all ' altro , durano qualche giorno o qualche settimana , poi si riducono di nuovo a canali semplici , od anche entrambi i loro canali scompajono affatto . La loro apparizione succede in diverse epoche con diversa frequenza ; talora mancano affatto o sono in piccol numero , in altre epoche il pianeta ne è quasi tutto occupato , ed in certe occasioni se ne son viste fino a 30 simultaneamente . Esse mancarono affatto nel 1877 : frequentissime invece si mostrarono nel 1882 , nel 1888 ed in altre epoche . Nell ' apparizione dell ' autunno passato ( per quanto risulta dalle notizie fino ad oggi pubblicate ) esse non sono mancate , ma non sembra fossero molto abbondanti . Un certo numero se ne trova pure nelle splendide fotografie di Marte , che il professor Lowell ottenne durante l ' apparizione del 1907 . Di tutti i svariati e complicati fenomeni di Marte quello delle geminazioni è il più singolare ed anche , a quanto sembra , il più difficile a interpretare . Ad esso correlativo , e quasi contrapposto è un altro , l ' apparizione e disparizione dei ponti . Sono striscie luminose , regolari , rettilinee ed uniformi , che di quando in quando compajono attraverso dei mari e dei laghi , formando di essi una separazione completa . Il più facile e più visibile di tutti è quello designato sulla carta col nome di Ponte di Achille , che rassomiglia ad un argine o una diga posta fra il Lago Niliaco e quella parte del Mar Boreo che è distinta col nome di Golfo Acidalio . Il Ponte d ' Achille è largo forse 200 chilometri e lungo poco meno di 1000 . È quasi permanente , ma talvolta si vede interrotto più o meno completamente , come è avvenuto nel 1888 . Un altro ponte divide in due parti quasi uguali il Lago del Sole , ma non è sempre visibile : esso è apparso nel 1890 ed ultimamente nel 1907 . Queste zone luminose in campo oscuro sembrano aver qualche relazione con le zone luminose , che nelle geminazioni separano l ' una dall ' altra le due linee oscure che costituiscono la geminazione . Lo studio di tutti questi enigmi è appena cominciato ; nulla ancora vi ha di certo sui principi a cui si dovrà appoggiare una razionale interpretazione dei medesimi . Tutto dipenderà dai progressi che farà nei prossimi anni la rappresentazione fotografica di Marte . La questione farà un gran passo quando si otterranno fotografie tali , che sopra di esso sia possibile prendere misure precise . Un altro passo importante è stato fatto dal signor Lowell , inaugurando lo studio spettroscopico dell ' atmosfera di Marte ( ) . Egli dimostrò che quest ' atmosfera comprende , fra i suoi componenti il vapor d ' acqua e l ' ossigeno . Con queste scoperte egli ha trovato un importante argomento in favore dell ' ipotesi da lui con molto ingegno e con gran copia di osservazioni sostenuta , che Marte sia pur sede della vita , come la Terra ; e che i fenomeni di variazione osservati sul pianeta sian dovuti principalmente alla vegetazione razionalmente governata da esseri intelligenti .