StampaPeriodica ,
Nessun
popolo
in
nessun
tempo
si
è
costituito
in
libertà
ed
ha
durato
in
essa
senza
un
interna
agitazione
che
lo
costringa
a
pensare
,
a
parlare
e
ad
agire
incessantemente
per
l
interesse
patrio
e
per
la
sua
indipendenza
.
La
rassegnazione
è
sintomo
precursore
della
schiavitù
;
invece
l
agitazione
è
il
segno
certo
di
vita
,
di
progresso
e
d
incivilimento
.
I
despoti
vogliono
la
calma
dei
sepolcri
;
gli
uomini
liberi
amano
il
moto
delle
moltitudini
,
dei
parlamenti
e
della
stampa
.
Colui
che
consiglia
la
calma
e
la
rassegnazione
,
fa
opera
trista
e
serve
o
scientemente
o
suo
malgrado
al
dispotismo
.
Nei
regni
abituati
al
vivere
libero
,
e
là
dove
le
istituzioni
democratiche
hanno
profonde
radici
si
trova
una
calma
apparente
,
la
quale
però
non
è
una
cieca
fiducia
,
una
rassegnazione
propria
dei
frati
e
dei
trappisti
;
ma
è
la
calma
di
un
popolo
ch
è
contento
delle
leggi
sanzionate
dalla
sua
libera
volontà
;
e
se
l
occhio
dell
osservatore
penetra
dentro
di
quella
operosa
civiltà
,
vi
troverà
sempre
il
moto
e
l
agitazione
,
conseguenze
immancabili
o
del
timore
di
perdere
il
bene
acquistato
o
del
desiderio
di
acquistare
nuovi
beni
favorevoli
al
suo
progresso
.
Da
lungo
tempo
l
Italia
è
agitata
a
cagione
dello
stato
precario
in
cui
si
trova
,
e
questo
stato
non
solo
mantiene
una
perenne
agitazione
nella
penisola
,
ma
la
genera
ancora
presso
altri
popoli
europei
.
Taluni
asseriscono
che
Napoleone
III
,
disse
essere
questo
stato
di
agitazione
in
Italia
che
impedisce
a
lui
di
prendere
una
definitiva
decisione
,
non
volendo
egli
mostrare
di
cedere
ad
una
pressione
straniera
;
il
che
sarebbe
indizio
certo
che
la
sua
volontà
non
è
libera
,
ma
violentata
.
Questa
risposta
somiglia
a
quella
di
un
debitore
che
,
chiamato
in
tribunale
,
perché
adempia
i
suoi
obblighi
contratti
,
si
rifiuta
di
pagare
dicendo
:
Il
mio
creditore
vuol
forzarmi
a
pagare
per
via
legale
;
ebbene
,
io
resisterò
,
perché
non
voglio
che
la
mia
volontà
sia
violentata
,
e
tirerò
innanzi
la
lite
il
più
lungo
tempo
,
possibile
;
al
mio
difensore
non
mancano
cavilli
per
isfuggire
al
rigore
della
legge
.
La
questione
romana
è
stata
presentata
da
lungo
tempo
al
supremo
tribunale
della
pubblica
opinione
,
la
quale
giudicò
la
caduta
del
potere
temporale
dei
papi
necessaria
al
ritorno
della
pura
religione
cristiana
,
necessaria
alla
costituzione
dell
unità
italiana
.
Il
ritardo
di
questa
caduta
,
derivato
dalla
presenza
dei
Francesi
in
Roma
,
è
la
sola
causa
dell
agitazione
italiana
,
e
di
quel
profondo
turbamento
delle
coscienze
,
riconosciuto
perfino
dall
istesso
Imperatore
dei
Francesi
nel
modo
stesso
con
cui
riconobbe
i
diritti
degl
Italiani
su
Roma
nella
sua
lettera
...
Dov
è
dunque
questa
pressione
venuta
da
una
forza
straniera
?
La
pressione
viene
esercitata
dalla
situazione
,
e
non
cesserà
se
non
quando
cesserà
la
causa
che
la
produce
e
che
la
manterrà
sempre
più
viva
ed
energica
.
La
nostra
calma
sarebbe
il
trionfo
dei
nostri
nemici
;
ma
lo
sperano
invano
.
Qual
è
la
città
,
quale
la
provincia
italiana
che
possa
contentarsi
dello
stato
presente
?
L
agitazione
,
il
malessere
sono
generali
.
Il
ministero
lo
sa
assai
bene
,
vorrebbe
in
qualche
modo
mettervi
un
rimedio
,
e
farsi
perdonare
i
suoi
errori
;
ma
si
trova
impotente
in
faccia
al
moto
popolare
.
Da
ciò
nasce
la
sua
incertezza
,
e
il
continuo
cambiamento
dei
suoi
disegni
.
Senza
un
programma
,
senza
una
politica
ferma
,
vive
nel
provvisorio
.
L
agitazione
crescerà
per
conseguenza
,
e
lo
vedremo
alla
riapertura
del
Parlamento
.
Come
sperare
la
calma
nell
urto
di
tante
passioni
che
agiteranno
l
assemblea
?
Sorgeranno
uno
dopo
l
altro
terribili
accusatori
,
e
sorgeranno
con
lo
Statuto
alla
mano
.
Il
ministero
preparerà
i
suoi
difensori
,
e
questi
,
irritati
per
le
sconfitte
ricevute
dall
opinione
del
paese
,
crederanno
di
imporre
con
la
loro
eloquenza
,
e
mostreranno
una
sicurezza
che
non
sentono
.
L
agitazione
scenderà
dalla
tribuna
parlamentare
nella
stampa
,
e
da
essa
si
diffonderà
nelle
moltitudini
.
Questo
quadro
sembrerà
spaventoso
a
molti
;
per
noi
è
un
lieto
augurio
dell
avvenire
,
perché
da
essa
nascerà
la
salute
del
paese
.
Il
fiume
corre
rapido
verso
il
mare
,
porta
via
i
fanghi
e
purifica
l
atmosfera
;
le
acque
stagnanti
sono
causa
d
infezioni
e
di
sterilità
.
Ogni
giorno
vengono
fuori
nuovi
progetti
:
la
nostra
patria
è
divenuta
in
mano
dei
progettisti
una
creta
molle
,
atta
a
rappresentare
tutte
le
figure
possibili
.
Gli
artisti
sono
al
lavoro
;
la
dividono
,
la
suddividono
,
tornano
a
rimpastarla
;
una
corona
,
due
corone
,
tre
e
quattro
corone
di
regnanti
sorgono
di
varia
grandezza
,
si
compongono
di
vari
cerchi
;
in
mezzo
sta
sempre
la
tiara
.
Viene
un
nuovo
artista
,
un
artista
di
cui
non
si
faceva
nessun
conto
,
prende
tutte
le
corone
e
ne
forma
una
sola
;
la
tiara
sparisce
e
al
suo
posto
s
innalza
una
croce
.
Chi
è
quest
ultimo
artista
?
È
il
popolo
italiano
.
Oggi
si
mette
in
campo
l
idea
di
conciliare
il
Papa
e
l
Italia
,
di
rinunziare
a
Roma
per
andare
a
Firenze
.
I
progettisti
lottano
fra
loro
,
è
un
vero
pugilato
.
Arriva
il
popolo
e
grida
:
Uno
è
il
Campidoglio
,
e
la
nostra
capitale
sta
sulla
vetta
di
quella
collina
consacrata
dal
sangue
,
e
dai
trionfi
dei
nostri
antenati
.
L
agitazione
italiana
non
si
calmerà
se
non
quando
i
decreti
del
Parlamento
italiano
porteranno
inciso
in
caratteri
d
oro
:
Dal
Campidoglio
;
e
saranno
firmati
:
Vittorio
Emmanuele
,
Re
d
Italia
.
I
sospiri
di
tanti
secoli
,
i
martirî
di
tanti
Italiani
,
meritano
questo
compenso
.
Siano
rese
grazie
alla
inflessibile
resistenza
di
Luigi
Napoleone
:
la
questione
romana
per
lui
,
ma
suo
malgrado
,
ha
preso
proporzioni
gigantesche
.
È
divenuta
il
pernio
intorno
a
cui
si
aggirano
le
grandi
quistioni
sociali
del
nostro
secolo
,
libertà
di
coscienza
,
libertà
di
stampa
,
diritto
popolare
,
istruzione
universale
,
risorgimento
delle
nazionalità
,
istituzioni
democratiche
,
abolizione
completa
delle
autocrazie
,
delle
caste
privilegiate
;
l
impero
della
legge
,
e
la
pace
europea
verranno
dietro
la
conquista
di
Roma
sul
Papato
.
I
popoli
hanno
comprese
queste
verità
,
e
perciò
Roma
sta
sulla
bocca
di
tutti
.
Napoleone
III
ha
potuto
dire
all
autocrate
russo
a
Sebastopoli
:
Arrestati
;
ha
potuto
dire
al
gran
Sultano
:
Riconosci
la
nazionalità
rumena
;
ma
non
potrà
mai
dire
all
Europa
:
Io
voglio
che
Roma
resti
al
Papa
per
distruggere
la
sua
gloria
e
il
suo
nome
,
ovvero
:
Io
voglio
che
Roma
sia
la
seconda
città
del
mio
impero
,
come
disse
suo
zio
.
Si
ricordi
che
da
quella
bestemmia
uscita
dalla
bocca
del
gran
Capitano
cominciò
la
sua
rovina
.
I
preti
romani
l
attribuiscono
alla
vendetta
celeste
;
ma
con
più
ragione
e
verità
deve
attribuirsi
a
quella
ambizione
che
si
manifestò
in
tutta
la
sua
forza
nella
usurpazione
di
Roma
.
I
sovrani
si
avvidero
allora
ch
egli
mirava
al
dominio
universale
,
si
collegarono
e
lo
distrussero
.
Vorrebbe
forse
il
nipote
ritentare
la
prova
?
Entra
forse
nella
sua
politica
di
acquetare
per
ora
il
Papa
e
l
Italia
,
di
addormentare
queste
due
potenze
per
poter
entrare
tranquillo
nel
cuore
dell
Alemagna
e
riprendere
il
titolo
,
che
ebbe
lo
zio
,
di
Protettore
della
Confederazione
germanica
?
Non
lo
crediamo
né
tanto
malaccorto
,
né
tanto
possente
.
La
storia
non
sarà
una
lettera
morta
per
lui
,
e
la
crescente
agitazione
in
Italia
,
propagata
in
Europa
,
gli
proverà
che
la
vita
di
questo
popolo
è
risorta
,
e
che
,
uscito
una
volta
dal
sepolcro
,
ha
gettato
lungi
da
sé
il
lenzuolo
della
morte
per
rivestire
il
manto
reale
.