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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1850 TO 1880}
StampaPeriodica ,
La guerra è cessata , e noi abbiamo ottenuta la Venezia . Lo scopo a cui da sei anni ci apparecchiavamo , è ottenuto con minori sacrifizii , che non eravamo disposti a farne ; ma niuno di noi è contento . V ' è stato un sacrifizio che ci pesa più d ’ ogni altro . Questa guerra ci ha fatto perdere molte illusioni , ci ha tolto quella fiducia infinita che avevamo in noi stessi . Abbiamo visto i tardi Tedeschi correre come il fulmine , e i focosi Italiani andare come le tartarughe . La Prussia di vittoria in vittoria annientò le forze dell ’ Austria , contro le quali noi abbiamo ottenuto così poco per terra e per mare . Ci è impossibile pensar di noi quello elle avevamo pensato finora . Di chi è la colpa ? La risposta è già pronta , e tutti ripetono in coro : La colpa è dei capi . I nostri soldati e marinai combatterono da eroi : ma nel momento dell ’ azione mancò la capacità del supremo comando , e si trovarono come abbandonati a se stessi . Se non che , quando sembra che la questione sia chiaramente risoluta , allora sopravvengono altre osservazioni , e si moltiplicano da ogni lato . Si scoprono nuovi errori e nuovi colpevoli . In un punto mancò il cibo , in un altro la munizione , un ordine non giunse a tempo , un altro fu male eseguito , il volontario fu sprovvisto d ’ ogni cosa , e , quanto alla flotta , sarebbe impossibile enumerare tutto quello che si dice , ora che ognuno pretende conoscere a fondo l ’ arte della guerra . Ma allora come mai si commisero tanti errori ? Di chi è la colpa ? La colpa è del sistema che ci ha governati finora . Sono le consorterie , le malve , il piemontesismo , sono gli uomini che hanno sempre tenuto il mestolo in mano , e sempre a danno del paese . Ora finalmente si vede chiaro dove ci hanno condotti . Ma anche a questa risposta vien fatto di soggiungere : Come mai l ' Italia s ’ è lasciata così lungamente governare da tali uomini ? Noi abbiamo , certo , libertà assai più larghe , non solo dell ’ Austria , ma della Francia e della Prussia . Il Governo fu sostenuto dai Deputati , questi furono eletti dal popolo , e le ultime elezioni furono fatte senza pressione del Ministero . Sì , ma le nostre moltitudini sono ignoranti e si lasciano portar pel naso dai mestatori . La pubblica opinione non ha indirizzo , e noi manchiamo di uomini . Allora la questione muta sostanzialmente . Voi siete scontenti dei generali , dei ministri , dei deputati , degl ’ impiegati , e per giunta anche del pubblico . E se ancora volete attribuire tutto ciò a sola colpa del Governo , io vi chiedo : l ’ amministrazione dei municipii e delle province va bene ? L ’ associazione e l ’ iniziativa privata fecero forse quello che s ’ aspettava ? L ’ industria , il commercio , la scienza presero forse lo slancio che si doveva sperare dalla libertà e dall ’ Italia unita ? Tirate un poco la somma di tutto ciò , e allora ditemi se egli è giusto di accumulare le conseguenze inevitabili di tanti errori tutte sul capo di due o tre uomini che , se furono funesti al paese , potrebbero facilmente essere giudicati e rimossi ; per chiuder poi gli occhi a quegli errori assai più pericolosi e più difficili a rimediarsi , perché furono gli errori di tutto il paese . Noi potremmo essere costretti , per qualche altra e più grave sventura , a subirne di nuovo le conseguenze , ed avvedercene ancora una volta troppo tardi . O vogliamo noi ridurre a questione di partito una questione che riguarda la nostra esistenza e il nostro avvenire , in un momento in cui ci troviamo a sperimentare così dolorosamente l ’ incapacità , gli errori e la mancanza d ' uomini in tutti i partiti ? Innanzi a noi non v ’ è che una via sola , per rimediare ai mali , e non perdere la stima che ci siamo acquistata in Europa . Metterci a cercare le cagioni degli errori , senza ira e senza parte ; provvedere , senza esitare e senza rispettare idoli di sorta . Il sistema di gettarci da noi stessi polvere negli occhi , di adularci per farci adulare , è ormai un sistema fallito . A che ci è servito ripetere mille volte che la flotta italiana era formidabile , inespugnabile , e la flotta austriaca ridicola , quando a Lissa il Re d ’ Italia è affondato , la Palestro è saltata in aria , e il Kaiser è tornato a Pola ? E poi che bisogno abbiamo d ' illuderci ? I nostri errori sono pure conseguenza del troppo rapido cammino che abbiamo fatto , e i prodigi operati dal ‘59 in poi non sono sogni . Noi possiamo sempre inorgoglirne , ed essi sono arra sicura del nostro avvenire , se una tenace perseveranza sa ritrovare i germi del male , nascosti in mezzo ai nostri maggiori successi , e sa rimediare ai disordini della fretta . Quale altra nazione ha potuto , in così breve tempo , fare un corpo solo di province così disgregate ? Abbiamo dimenticato le difficoltà superate per organizzare ventidue milioni d ’ uomini , e formare un esercito di trecentomila soldati , ed una marineria proporzionata all ’ esercito ? Non dovemmo creare il materiale da guerra , le tradizioni , gli ordini , la disciplina , gli uffiziali , i generali , ogni cosa ? Non trovammo noi le più gravi difficoltà fin dal cominciare la coscrizione , che in alcune province alimentava il brigantaggio , e in altre sembrava non dover mai riuscire ? Eppure tutto ciò è stato superato . Nella Camera , nel Ministero , negli ufficii pubblici e privati , ogni differenza tra provincia e provincia è scomparsa . L ' esercito ha riunito tutti gl ’ Italiani sotto l ’ onore della stessa bandiera , e di tutte le forze morali , unificatrici e civilizzatrici del paese , è divenuto la più efficace . Se non avesse fatto altro che tenere , per sei anni , unite insieme centinaia di migliaia d ' Italiani , educando al principio dell ' onore e della lealtà militare così il gentiluomo di Napoli e Milano , come il pescatore del Mediterraneo o il capraro dell ’ Appennino , sarebbe stato già un . benefizio incalcolabile . Queste grandi qualità noi le abbiamo avute nella pace , e ce le siamo ritrovate nella guerra . Non è stato forse uno spettacolo sublime quello di vedere , invece delle reazioni , del brigantaggio e della discordia aspettata dai nostri nemici , i coscritti presenti senza renitenti , i partiti riuniti in un solo pensiero , i quarantamila volontarii presenti invece dei ventimila chiamati ? Quale dei principi spodestati potrà più dire , che i suoi fedeli aspettano solo l ’ ora della riscossa ? E in mezzo a battaglie sfortunate l ' eroismo dei soldati ci ha fatto inorgoglire , e ci ha guadagnato la stima dei nemici e degli amici . Noi abbiamo visto i nostri soldati , morenti di fame , di sete e di stanchezza , continuare gli assalti ; noi li abbiamo visti sugli alberi del Re d ’ Italia continuare il fuoco , mentre la nave rapidamente affondava ; e le ciurme della corazzata Palestro gridavano ancora : Viva l ’ Italia ! nel momento d ' essere gettate a brani sul mare . Tutto ciò è mirabile , e noi soli possiamo giudicare il portentoso progresso ; perché noi soli sappiamo in quale abbrutimento , fra quali gelosie , i passati governi avevano saputo tenere le nostre plebi . Ma tutto ciò non è bastato , perché la guerra è l ’ arte di ammazzare , non di farsi ammazzare . La guerra decide i destini dei popoli , perché in essa si misurano tutte quante le forze delle nazioni . Ove la differenza del numero non renda impossibile la lotta , la nazione che vince non è quella che ha solamente più eroismo , abnegazione ed entusiasmo ; ma è la nazione più civile . Ora che gli eserciti son divenuti così numerosi , si distendono sopra così vasti paesi , e si muovono con tanta rapidità , che gli ordini si dànno col telegrafo e si eseguono colle strade ferrate ; il piano di battaglia è divenuto un lavoro di scienza , e la direzione di queste grandi masse richiede , se non genio , che questo non si può sempre avere , almeno grande ingegno e grande coltura in tutti coloro che comandano . L ' approvvigionamento richiede una grande capacità amministrativa , e i mezzi d ’ offesa e di difesa sono divenuti così complicati , che tutte le operazioni militari suppongono nell ’ esercito e nella flotta una grandissima forza industriale . Nella Esposizione di Londra , la Prussia pigliò un gran posto accanto alla Francia ed all ’ Inghilterra , superando di gran lunga l ' Austria , dalla quale noi fummo superati . Invece di gettare un grido d ' allarme , nascondemmo la dura lezione , ed ora siamo venuti a raccoglier nella guerra ciò che avevamo seminato nella pace , e restammo sbalorditi nel paragonare le splendide vittorie dei Prussiani coi nostri miserabili insuccessi . Ma potrà essere altrimenti , fino a che il nostro operaio sarà vinto in tutte le Esposizioni ? Quando il nostro contadino non sa cavare da un suolo fertilissimo un prodotto uguale a quello che l ’ Inghilterra e la Germania cavano da un suolo ingrato ; quando noi abbiamo reso povero un paese dalla natura fatto ricco , e la Prussia con la sua industria e la sua mirabile amministrazione ha fatto ricchissimo un paese povero , ed ha potuto compiere la guerra senza nuovi debiti ? I suoi libri sono cercati in Francia , in Italia , in Inghilterra , e i nostri non passano le Alpi . I nostri matematici , ingegneri , strategici , meccanici durano gran fatica a tener dietro al progresso che la scienza ha fatto in Germania . Noi dobbiamo chiedere alto straniero rotaie , cannoni , fucili , navi e qualche volta anche i macchinisti delle navi . E non sono queste le forze che vincono nella guerra ? Il cannone rigato fu inventato in Francia , ed il fucile ad ago in Prussia , perché queste due nazioni hanno grandi industrie e grandi fabbriche d ' armi , le quali , specialmente in Prussia , avevano preso uno svolgimento prodigioso . Le navi corazzate furono trovate in America , e il cannone Armstrong , destinato a forarle , fu trovato in Inghilterra , le due nazioni più industriali e più navigatrici del mondo . La civiltà è un complesso di forze che formano un organismo vivente , e dove una di queste forze manca , tutte le altre se ne risentono . Non è possibile supporre , che la nazione più debole nella pace riesca nella guerra più forte . Noi siamo ora vicini a ricevere una nuova e assai più dura lezione dall ’ Europa . L ' Esposizione del ‘67 si approssima , e tutti ci aspettano alla prova per vedere che cosa ha saputo fare la nazione risorta . Ora non dobbiamo più sperare nella benevola indulgenza che avemmo a Londra , dove l ’ Italia si presentò come un paese che , incerto ancora della sua esistenza , chiedeva d ’ essere accolto fra le nazioni civili . Oggi siamo un popolo già libero da alcuni anni , nei quali l ' Europa e la fortuna ci hanno aiutato . Si ha il diritto di chiederci sul serio : cosa avete fatto voi ? E se non sapremo neppur mostrare quel che veramente siamo , i Francesi sapranno dirci sul viso il pensier loro , e da ciò che proveremo d ' essere nella pace , s ’ argomenterà di nuovo ciò che potremo esser nella guerra . Quando le ciurme della nave americana o inglese sono in riposo , voi trovate i marinai occupati a leggere . I nostri son costretti a dormire o giocare . Quando i coscritti prussiani si presentano al Consiglio di leva , la prima cosa si esamina se sanno leggere e scrivere . E quando un Municipio presenta più di un analfabeta , si apre un ' inchiesta per esaminare la cagione del fatto strano . Noi abbiamo 17 milioni d ’ analfabeti . Quando in tempo di pace gli ufficiali francesi o prussiani sona di guarnigione , voi li trovate occupati nel disegno , nelle scienze militari , nella storia , e molte opere celebrate di geografia , di storia , di letteratura escono dalla loro penna . Osservate le carte geografiche dello Stato Maggiore austriaco o prussiano ; sono lavori ammirabili per esattezza scientifica . Questa guerra è stata un grande trionfo per la scienza , perché ha provato che la nazione più dotta riesce la prima anche nel campo di battaglia . Che cosa siamo noi che , facendo la guerra nel proprio paese , abbiamo più volte sbagliate le strade ? Il nostro esercito è la nazione perfezionata . Esso è meglio amministrato , meglio ordinato , più disciplinato e morale di tutte le nostre istituzioni . Ma se esso può migliorare , non può creare tutte le forze che mancano nella nazione . Coloro che lo compongono continuamente , sono Italiani che v ’ entrano a diciannove anni , cioè quando l ' uomo è già formato . Ora se la coltura delle nostre plebi è così bassa , credete voi che nessun grave danno ne risenta l ' esercito ? Potete supporre che il pescatore , il quale non s ’ è mai allontanato dalle rive del suo paese , riesca così abile a manovrare sulla nave corazzata , coi cannoni Armstrong , come colui che ha traversato due o tre volte l ’ Atlantico ? Potete supporre che il pecoraio ignorante ed abbrutito riescirà nell ’ esercito così abile , come l ’ industrioso agricoltore e l ' operaio intelligente ? Le nostre scuole militari sono condotte con molto ordine e molta disciplina ; ma se la coltura scientifica è così bassa nel paese , e il pubblico insegnamento così abbandonato , dove troveranno esse tutto il gran capitale scientifico di cui abbisognano ? La Scuola Politecnica di Parigi , le scuole militari della Francia e della Prussia sono grandi istituzioni , perché v ’ insegnano illustri scienziati , che noi o non abbiamo o non sappiamo valercene . Il nostro esercito è un miracolo del valore e dell ’ ingegno italiano , perché la distanza che lo separa dai primi d ’ Europa , è infinitamente minore di quella che separa la nazione dalle altre più civili . Ma esso è giunto ora ad un punto , che , a volerlo migliorare ancora , bisogna che il paese pensi sul serio a migliorare se stesso . Ed il Ministro della guerra dovrà essere il primo ad esigere , che la nazione tutta quanta progredisca . Che se si tornasse ancora sulla mancanza di capi , bisognerà pur notare che la nazione ha il diritto di avere uomini che non commettano gravi errori , che non si dimostrino di un ’ assoluta incapacità ; ma non può sperare di aver sempre a sua disposizione uno di quegli uomini di genio , che sono capaci d ' infondere la vita in tutto un paese . Di questi ne nasce uno ogni secolo , ed anche allora essi rappresentano il popolo in cui vivono . Senza la Rivoluzione il genio di Napoleone non si poteva manifestare , senza i marinari inglesi non vi sarebbe stato un Nelson . Due grandi nomi ci ha dato la nostra rivoluzione , il Cavour e il Garibaldi . Il primo rappresentò quel genio politico che non ci è mai mancato ; il secondo è il genio del ! ’ entusiasmo e del valore popolare , dei quali l ' Italia ha dato sempre tante e così splendide prove . Ma la guerra presente ha dimostrato , che queste due grandi qualità ancora non bastano , e a noi sono mancati gli uomini appunto che supplissero alle qualità che mancavano nel paese . Gran fortuna per noi sarebbe stata se , invece di due mesi , le battaglie fossero continuate per un anno . Esse avrebbero provato molti uomini , messo in luce molti nomi oscuri , e mandato in ombra molte celebrità usurpate , formato il carattere della nazione , e dato maggiore esperienza e maggiore solidità all ’ esercito . Una vittoria difficile , dopo una guerra lunga , era ciò che l ’ Italia poteva desiderare di meglio . Ma ciò non è avvenuto , ed è inutile desiderarlo . Ora bisogna , invece , saper profittare della pace per cercare le cagioni degli errori , trovare i rimedii . Come è dunque avvenuto che un popolo così intelligente e volonteroso qual ’ è l ’ Italiano , sia caduto in tanti errori , e debba riconoscersi così poco progredito da sentirsene umiliato ? Qual via ci ha condotti ove noi siamo , e v ’ è egli modo di uscirne ? Se è possibile dare , una volta , il proprio nome alle cose ed agli uomini , non vedo che un solo metodo per risolvere una tal questione : esaminare prima in che modo s ’ è formata l ’ Italia . Se noi avessimo fatta una vera e propria rivoluzione colle sole forze del paese , i nuovi e i vecchi elementi si sarebbero confusi tra loro , ed in mezzo ad una lotta lunga e sanguinosa sarebbe scomparsa una generazione e ne sarebbe sorta un ’ altra , giovine , nuova , agguerrita , capace di governare e condurre il nuovo paese . Ma i governi passati crollarono , quasi senza esser toccati , perché nel popolo s ’ era manifestato un progresso a cui essi vollero rimanere estranei o avversi , e la lotta contro l ' Austria fu vinta coll ' aiuto della Francia . Un bel giorno noi eravamo liberi ed uniti , dopo lotte che , in proporzione del grande risultato , si potevano dire di poco momento . E l ’ Italia nuova si trovò formata degli elementi stessi di cui era composta l ’ Italia vecchia , solo disposti in ordine e proporzione diversa . In quel momento bisognava cominciare a riordinare e ricostituire ; l ’ entusiasmo , l ' abnegazione e l ’ eroismo non bastavano più : cessarono i prodigi e cominciarono gli errori . La nuova Italia si trovò formata di tre elementi diversi . Vi erano gl ' impiegati dei vecchi governi , i liberali d ’ ogni colore delle nuove province , e finalmente i Piemontesi . I primi da una rivoluzione violenta sarebbero stati licenziati in massa ; ma la nostra , pacifica e tranquilla , dovette invece accettarne un grandissimo numero . La loro esperienza ci era necessaria , non avendo noi avuto il tempo di formare una nuova generazione ; e fra di essi v ’ eran pure uomini abilissimi che resero grandi servigi al paese . Ma , in fine dei conti , lasciando da parte le eccezioni lodevoli , ognuno può facilmente comprendere quanto abili dovessero riuscire a governare con la libertà un paese di ventidue milioni , coloro che avevano formato le amministrazioni , corrotte o microscopiche , di governi caduti per la loro ignoranza e pel loro cieco dispotismo . A questi s ’ unirono i liberali in gran numero , e fra di essi vi erano ingegni giustamente riputati , caratteri specchiati , patriotti a tutta prova . Ma vogliamo esser giusti veramente con tutti ? Chi siamo noi , moderati e partito d ’ azione , consorti e non consorti ? Tutti gli uomini del gran partito liberale nacquero , vissero e furono educati nell ’ Italia divisa dei piccoli Stati e dei piccoli tiranni . Noi abbiamo avuto quella educazione che solo era possibile in paesi dove le lettere , le scienze , le arti , l ' industria , il commercio erano nell ’ infanzia , sotto governi paurosi d ’ ogni raggio di luce , in mezzo a società frivole o corrotte . Volere o non volere , questa è l ’ aria che abbiamo respirata , e la miglior parte del nostro carattere s ' è dovuta formare in un circolo ristretto d ’ amici , protestando e cospirando . Ci salvammo a forza di generose aspirazioni , di entusiasmo e di sacrifizii ; ma l ’ istruzione e l ' educazione sociale di un gran popolo ci è mancata , perché questo popolo ancora non esisteva . La rivoluzione portava adesso i liberali al governo e negli impieghi . E ciò che li spingeva innanzi era generalmente il carattere politico , non la capacità amministrativa . Dove potevano averla acquistata ? La burocrazia è una professione come un ’ altra , che richiede s ' udii speciali , lungo tirocinio e , sopra tutto , lunghissima esperienza . I liberali venivano , invece , dagli esilii , dalle galere , dalle cospirazioni , dal campo dei volontarii , e d ’ un tratto , si trovavano nei più alti ufficii , dati loro in premio delle sofferenze patite . Ed era ben naturale . In quei momenti d ’ incertezza e di sospetti , quando i vecchi impiegati si potevano credere amici dei governi caduti , quando mille pericoli ne circondavano , quando tutto si riduceva a sapere se potevamo o no esistere , la fede politica ci era cento volte più utile della capacità amministrativa . Il ricco , il nobile , il potente che faceva una franca adesione al nuovo Governo , era spinto innanzi colle mani e coi piedi , senza badare al suo valore , purché servisse d ’ esempio agli altri . In tutte le Prefetture , nella Polizia , nei Ministeri , nei Municipii , ovunque si poteva supporre un ’ ombra d ' influenza politica , ci voleva gente di provata fede ; e quindi si posero uomini che avevano più carattere che esperienza , più entusiasmo che cognizioni speciali . Ed una volta presa questa norma , si procedette con una cecità spaventevole . Senza tener conto dei pochi uomini di grande ingegno , e senza tener conto degli avventurieri e dei disonesti elle le rivoluzioni portano sempre a galla , il numero degl ’ incapaci fu spaventoso . Un giorno ebbi a raccomandare un giovane onesto , liberale , ma scarso d ’ ogni istruzione . Io accettai l ' incarico della raccomandazione , perché quel giovane mi era fatto conoscere da uno che aveva , con dieci anni di galera , scampato la pena del capo , ed aveva giurato di non chieder mai nulla per sé . Egli mi disse : Questo giovane domanda solo un mezzo onesto di guadagnarsi il puro pane , e sa che la sua poca istruzione non gli permette chiedere di più . Con queste medesime parole io feci la mia raccomandazione al Ministro d ’ uno dei tanti governi provvisorii . Non erano passati due giorni , e quel giovane venne a ringraziarmi d ' essere stato impiegato con cinquanta scudi al mese , in una delle amministrazioni più difficili e complicate dello Stato . Egli era tutto confuso , non sapendo come fare per mettersi in grado d ’ adempiere il suo ufficio . Pure , come Dio volle , la cosa andò al pari di tante altre . Io non ero anche uscito dalla mia maraviglia , quando venne da me un altro giovane , cui m ’ ero sforzato di persuadere , che profittasse dei nuovi tempi per darsi agli studii , non essendo possibile vivere in un paese civile colla sua ignoranza . V ’ ero quasi riuscito ; ma quel giorno esso venne a licenziarsi , perché lo avevano nominato giudice nell ’ isola di Capri . Di questi fatti se ne possono citare a migliaia , e se fosse permesso dire i nomi , farei vedere quali funeste conseguenze ne sono derivate qualche volta allo Stato ed ai privati cittadini . Noi abbiamo avuto magistrati che appena avevano letto il Codice , prefetti d ’ una ignoranza proverbiale , professori che non avevano studiato la materia che dovevano insegnare . Ed è singolare ! il paese che ha sempre gridato contro tutti e contro tutto , è stato sempre d ’ una tolleranza illimitata contro questo trionfo delle incapacità . E chi volesse persuadere ai liberali , che l ' aver sempre pensato alla libertà del proprio paese , l ’ averne fatto l ' unica occupazione d ’ una vita spesa nel cospirare , soffrire e combattere per la patria , gli ha resi , novanta volte su cento , pessimi burocratici ; direbbe una verità manifesta che nessuno di loro vorrebbe credere . Ed ora veniamo al terzo elemento di cui si compone la nuova Italia : il Piemonte . Qui non ci sono uomini vecchi ed uomini nuovi , non ci sono liberali ed impiegati di un governo caduto . Questa è una sacra falange che s ' avanza unita e compatta , un quadrato armato di fucili ad ago . Guai a chi volesse far gli contro una carica ! In mezzo a governi che crollavano da ogni lato , il Piemonte pareva una massa di granito impenetrabile , con una forza d ’ assimilazione portentosa . Ed invero , la sua superiorità politica su tutte le province d ' Italia era ornai incontrastabile . Aveva la sola amministrazione che non si dovesse da capo a fondo rovesciare ; aveva una libera costituzione e leggi che quasi tutte le altre province spontaneamente accettavano o imitavano ; i soli uomini esperimentati alla vita politica , che l ' Italia conoscesse ; un esercito valoroso , un primo Ministro che l ’ Europa ammirava , ed alla cui morale dittatura ogni provincia si piegava ; un Re che si batteva per l ’ Italia . Volere o non volere , siccome l ’ esercito piemontese fu il nucleo intorno a cui si formò l ’ esercito italiano , così il governo e l ’ amministrazione del Piemonte dovevano formare il governo e l ’ amministrazione d ' Italia . Sui varii elementi che la rivoluzione apparecchiava , il Piemonte riuscì a distendere la sua tenacissima trama , per farne un corpo solo . Ma che valore aveva questa trama ? Prima del ‘48 il Piemonte non era neppure una delle regioni più civili d ' Italia , e i principii della Rivoluzione francese v ’ erano penetrati meno che in altre province . Ma dopo quel tempo , la sua amministrazione lenta , pedantesca , intricata , aveva pure dalla libertà ricevuto nuovo vigore ed uomini nuovi . Il paese , per se stesso disciplinato e laborioso , si vide rapidamente prosperare . Il commercio , l ' industria , l ' educazione popolare avevano preso un grandissimo slancio ; l ’ emigrazione italiana vi aveva raccolto nobili ingegni , e la febbrile attività del Cavour dava un moto accelerato a quel piccolo Stato che , se era ben lungi dal potersi ancora paragonare al Belgio o all ’ Olanda , si poteva certo fra di noi chiamare uno Stato modello , e come tale fu d ’ esempio e di scuola all ’ Italia . Pure le antiche tradizioni non s ’ erano spezzate , e l ' organismo amministrativo e governativo , nonostante il moto che condizioni tanto favorevoli gl ' infondevano , era sempre condotto da un gran numero di vecchi arnesi , in gran parte vecchio e sdrucito arnese esso stesso . In un piccolo paese tutti questi mali s ’ avvertivano poco o non si vedevano ; ma quando la trama di questa tela si dovette stendere sopra l ' assai più vasta superficie dell ’ Italia , allora dovunque mancava una maglia si fece uno strappo , e dove erano fila intricate si fece un nodo indissolubile . Così tutti i suoi difetti si videro ad un tratto ingigantiti . Fra difficoltà sempre nuove , fra moltitudini sempre diverse , in una condizione di cose sempre mutabile , v ’ era bisogno d ’ una grande rapidità negli affari , d ’ una grande elasticità nei regolamenti , di mille espedienti e ripieghi per condurre un paese che voleva essere amministrato e formato nel medesimo tempo . Ed , invece , con un ’ amministrazione lenta , pedantesca , intricata e tenacissima delle sue vecchie tradizioni , si trovavano a condurre le cose d ' Italia coloro che avevano appena saputo amministrare il Piemonte . Che esser Capo di Divisione per le carceri o la sicurezza pubblica , Consigliere di Stato o della Corte dei Conti nel Piemonte tranquillo o nell ’ Italia in rivoluzione , sien due cose affatto diverse , niuno certo vorrà metterlo in dubbio . Ed è chiaro perciò , che se il Piemonte non avesse fatto altro che darci la sua amministrazione , le sue leggi , i suoi uomini , cogli ufficii in cui si trovavano , la macchina governativa avrebbe lavorato già assai peggio , e mille disordini sarebbero stati inevitabili . Ma le cose andarono bene altrimenti . Quando gl ’ impiegati dei caduti governi e i liberali delle nuove province si unirono ai Piemontesi , questi dettero uno straordinario contingente burocratico a tutta Italia . Si trattava d ’ attuare le leggi e la politica del Piemonte , e i suoi uomini avevano una reputazione d ' onestà , di capacità ed attività superiore agli altri . Era necessario perciò moltiplicare il numero dei suoi impiegati , e cominciò quindi un rapido movimento di ascensione dai gradi più bassi ai superiori . Bisognava aprire le scuole elementari nella Sicilia o nel Napoletano dove mancavano . I governi provvisorii avevano già proclamato leggi simili a quelle del Piemonte , che imponevano l ’ obbligo d ’ aprire le scuole , ma non v ' erano maestri , direttori , ispettori , e bisognava far presto . Allora il maestro elementare del Piemonte venne a dirigere la scuola , ad improvvisare altri maestri . La necessità lo faceva nominare qualche volta ispettore o anche direttore di Scuola Normale . E così il buon maestro elementare di Torino diveniva , nell ’ Italia meridionale , un cattivo ispettore , un pessimo direttore . E questo lavoro si eseguì sopra una larghissima scala . Come per l ’ aumento dell ' esercito , il capitano fu colonnello , e questi generale , e chi aveva comandato una divisione comandò un corpo d ’ esercito , e chi aveva comandato quarantamila uomini ne dové comandare due o trecentomila ; così il medesimo sistema si volle e spesso si dovette seguire nell ' amministrazione . Senza dare alcuna prova delle nuove ed assai maggiori capacità , che i nuovi ufficii richiedevano , il Capo - Sezione fu subito Capo di Divisione , e questi volle essere Prefetto , e il maestro elementare insegnò nel liceo . Quindi , nel medesimo tempo , si vide sgovernata l ’ Italia , peggiorato il Piemonte , e buoni impiegati divenire mediocri o pessimi ; perché , capaci a condurre la piccola barca del Piemonte tranquillo , si trovavano incapacissimi a condurre , con assai maggiori ufficii , la nave d ' Italia , in un mare tanto burrascoso . Il paese si trovò invaso da una moltitudine sempre crescente d ’ incapacità burocratiche , che moltiplicavano da ogni lato come le locuste . Uomini vecchi e uomini nuovi , liberali , martiri e persecutori , nessuno aveva ricevuta l ’ educazione e il tirocinio necessario ai nuovi tempi . I Piemontesi , con tutti i loro difetti , erano laboriosi , disciplinati , tenacissimi ; si erano trovati in condizioni più favorevoli , e quindi formarono come lo scheletro o l ’ impalcatura che doveva reggere insieme la macchina della nuova amministrazione . Ora sarebbe inutile rivolgere la colpa di questi fatti agli uni o agli altri . A che gioverebbe oggi . sapere se , nel distribuire gl ’ impieghi , fu tenuta una proporzione troppo favorevole agli uni o agli altri ? Il certo si è , che dei tre elementi di cui s ’ è formata l ’ Italia , la nostra rivoluzione non poteva escluderne alcuno ; ed essi erano di tal natura , che dovevano inevitabilmente portare il governo in mano di una burocrazia assai inferiore al bisogno . Io , perciò , non vedo alcuna necessità d ’ introdurre le passioni dei partiti nell ’ esame di tali questioni . Importa assai più di riconoscere la forza fatale di quelle leggi che regolano le rivoluzioni e le società . Queste leggi non sono meno inalterabili di quelle della natura , e solo dalla loro conoscenza il politico può attingere quella sapienza che le fa servire ai suoi fini , e , introducendo le riforme utili e possibili , accelera il progresso , promuove il miglioramento , sociale . La burocrazia è divenuta una delle macchine più potenti e più necessarie nei governi così complicati delle società moderne . Essa ordina il lavoro ; accumula esperienza ; raccoglie quel numero infinito di cognizioni speciali e necessarie , che la pratica solamente suggerisce ; forma le tradizioni degli affari . Ma tutti i governi burocratici sono minacciati da una malattia che , se si lascia propagare , e non vi si pone efficace rimedio , è capace di consumare il più forte organismo sociale . I Francesi la chiamano routine , ed il Mill la definisce , dicendo che è la malattia che affligge i governi burocratici , e di cui generalmente essi muoiono . « Periscono » egli osserva « per la immutabilità delle loro massime , ed ancora più per quella legge universale , per cui tutto ciò che diviene routine perde il suo vitale principio , e non avendo più la mente che operi dentro , procede , girando meccanicamente , senza che più ne risulti l ’ opera che era destinato a produrre . Una burocrazia tende sempre a divenire una pedantocrazia » ( On representative governement , chap . IV ) . Ora non v ’ è nulla che tanto agevoli il progresso di questa malattia , quanto l ' accumulare una prodigiosa mediocrità in un punto determinato dell ' organismo sociale . Il lettore tiri da se stesso le conseguenze , e vedrà allora quel che doveva seguire nei nostri Ministeri . Osservate un poco come si recluta ogni giorno , come si forma e come lavora la nostra burocrazia . Negl ’ impieghi si entra generalmente senza esami , senza dar prova di capacità , e , cominciando dai gradi infimi , si suole ascendere col tempo e con un regolare ed immutabile processo di anzianità ai gradi supremi . Il copista può divenire un giorno Capo di Divisione ; ma allora il Capo di Divisione resterà un copista da cui dipenderà la decisione d ’ affari importantissimi . Fra i nostri ve ne sono certamente alcuni di molto valore ; ma io ne ho pure conosciuto pili di uno laborioso ed onesto che , sepolto ed affogato nel formalismo burocratico , era incapace di stendere la risoluzione di un affare , con una chiara cognizione di esso . E se un Ministro , in tal condizione di cose , volesse oggi nominare Capo di Divisione un privato cittadino , egli sarebbe risguardato come violatore dei più sacri diritti , ancora quando la capacità del nuovo venuto fosse la più incontrastabile e la più incontrastata . Se la legge non vi si oppone , vi si oppongono le tradizioni , che qualche volta sono più tenaci della legge , e che nel vecchio Piemonte arrestarono perfino l ' audacia del conte di Cavour . La rivoluzione poté fare , per cagioni politiche , molte eccezioni ; ma ora la porta è chiusa , e la massima che generalmente prevale può dirsi compendiata nelle parole di quel burocratico che , alla morte del Cavour , diceva : Io non so perché tutti si disperano . Si prenda il pia anziano , e si ponga nel posto del primo Ministro . Tutti gl ' impiegati sono come i pezzi d ’ una macchina , che debbono passare regolarmente , in tempo determinato , nel posto stabilito . Se però il Ministro volesse favorirne alcuno , egli può facilmente trasferirlo da un ufficio ad un altro del medesimo grado , ma d ’ una importanza assai maggiore , d ’ un ’ indole assolutamente diversa , e che richieda cognizioni affatto speciali . Con una facile manovra burocratica , a cui la legge e la tradizione non s ' oppongono , il Capo - Sezione o il Capo - Divisione possono salire una cattedra , dirigere una biblioteca o un ’ accademia di belle arti , senza saper distinguere un Raffaello da un Cimabue , senza aver dato alcuna prova di conoscere la materia che sono chiamati ad insegnare . Vi sarebbe , è vero , da temere il giudizio del pubblico ; ma esso è , in questi casi , di una tolleranza uguale solo all ’ infinito . In una parola , tutte le vie sono aperte per ammettere le incapacità , tutte sono chiuse quando si tratta di ammettere in modo eccezionale le capacità singolari , le quali , si noti , bene , è quasi impossibile che prendano la via ordinaria . Uno che senta in se stesso facoltà superiori al comune degli uomini , non vorrà certamente porsi dieci o forse venti anni a copiare e scrivere lettere , per giungere finalmente a quelli ufficio dove potrà dimostrare il suo valore , se la sua intelligenza non sarà già esaurita sotto il lungo e lento processo di mummificazione , cui fu sottoposta . L ' uomo d ’ ingegno si troverà così sempre come corpo estraneo , in mezzo a una mediocrità che dilaga da ogni lato , e la sua superiorità sarà soggetto di gelosia grandissima o di diffidenza , per forza naturale delle cose e per legge dell ’ umana natura . L ' intelligenza , che dovrebbe essere la forza motrice e regolatrice della gran macchina burocratica , va mancando , e i capi d ’ ufficio non sono essi stessi che pezzi della macchina . Non v ’ è paese del mondo in cui i più alti impiegati amministrativi sieno così privi d ’ ogni responsabilità e indipendenza , così male retribuiti come tra noi . Il Capo di Divisione non può scegliere alcuno de ’ suoi impiegati , non può mai risolvere in suo proprio nome gli affari . La firma è sempre del Ministro o del Segretario che sottoscrive in nome del Ministro ; la responsabilità in faccia al paese è loro , sebbene gli affari sieno poi di fatto risoluti dalla burocrazia che , messa al coperto , e considerata come una macchina , diventa più macchina che mai . La responsabilità non è più di nessuno , perché coloro che conoscono e risolvono gli affari non l ’ hanno , ed il Ministro ed il Segretario sono responsabili solo di nome , quando si trovano costretti a firmar carte che non hanno il tempo materiale di leggere . Così , nel tempo stesso in cui da un lato si è tolto alla burocrazia ogni indipendenza legale , si è resa dalli altro onnipotente . E l ’ aver tutto concentrato nel Ministro , serve spesso ad introdurre il favoritismo politico in ogni parte dell ’ amministrazione , con danno manifesto degli affari . Da questa continua ingerenza politica sono , io credo , derivati i danni maggiori al pubblico insegnamento : il Ministro ed il Segretario non possono sempre resistere alle raccomandazioni dei Deputati e dei Senatori . Dovrebbero essere la sola forza intelligente e responsabile , la mente e l ’ anima dell ’ organismo burocratico ; ma essi mutano continuamente , onde il corpo si è dovuto assuefare a camminare senza anima , e le ruote dello strano meccanismo girano ancora , quando la prima forza motrice è mancata . Il regolamento è divenuto la sola ancora , il vangelo della burocrazia , come la rettorica è il vangelo dei pedanti . Ma come nessuna rettorica fece mai uno scrittore , così nessun regolamento basterà mai a formare una buona amministrazione . La difficoltà di penetrare il vero scopo delle leggi , e la mancanza di autorità per assumerne sopra di sé la interpretazione , hanno fatta sostituire la lettera allo spirito . Quanto più il lavoro prescritto è complicato , irrazionale , tanto più viene religiosamente eseguito , senza osservare se lo scopo prefisso è ottenuto . Una volta ebbi occasione d ' osservare questo fatto . Si dové eseguire un disegno approvato dal Ministero , per adattare un antico locale ad un nuovo uso . Il lavoro era abbastanza inoltrato , quando si vide che un certo numero di finestre non potevano farsi con la spesa indicata ; perché si trovarono antichi pilastri nascosti nell ' interno delle mura , appunto là dove dovevano venir le finestre . Non essendo possibile sospendere i lavori , per aspettare la fine delle lunghe pratiche necessarie ad avere l ’ approvazione d ' un nuovo disegno , bisognava o fare , senza permesso , una spesa maggiore , o aprire le finestre in altro punto , e deturpare tutta l ’ architettura . Studiato il regolamento , fu deciso di aprire le finestre , con la spesa indicata , là dove deturpavano l ' architettura , per poi chiuderle , e con nuovo disegno regolarmente approvato , riaprirle dove conveniva . Il regolamento era fatto per impedire spese maggiori del bisogno , e in queste appunto si cadeva , volendo rispettarne la lettera , a danno dello spirito . La moltiplicità delle forme e delle formole non è credibile , e sembra destinata assai spesso a non ottenere altro fine che quello d ’ arrestare il corso delle pubbliche faccende . Ho visto gli agenti d ’ una Compagnia americana , venuti in Italia con forti capitali , per intraprendere alcune industrie , fuggire disperati , dopo aver visto la serie infinita delle pratiche che bisognava fare per ottenere il desiderato permesso , e le mille difficoltà che si dovevano superare . L ’ Italia , mi dissero , non è ancora un paese per gli affari ; e se ne andarono . Sarebbe nondimeno ingiusto il non osservare che questa burocrazia lenta , ostinata , pedantesca com ’ è , ha pure reso , col suo lavoro costante , paziente e noioso , grandi servigi al paese . Credete forse che un ’ amministrazione improvvisata solamente di liberali , o di vecchi impiegati , o di Piemontesi , avrebbe potuto resistere alla continua mutazione dei Ministeri , agli urli della piazza , alla inerzia passionata della maggior parte di noi ? Più di una volta l ' ostinazione e la pedanteria burocratica sono state la sola forza veramente conservatrice , che potevamo opporre alle tradizioni immorali dei caduti governi , ed al favoritismo politico . Ora però siamo giunti a un punto , che la più necessaria delle riforme deve cominciare da essa , se non vogliamo che la vita nazionale resti soffocata . Ma è singolare ! mentre tutto il paese grida tanto contro la burocrazia , sembra esso stesso affetto dalla medesima malattia . Voi sentite da ogni lato ripetere : che cosa bisogna fare ? Qual ’ è il regolamento , quale la legge , in una parola , quale è il nuovo sistema che deve salvarci ? Né si considera che di regolamenti ne abbiamo finora fatti delle migliaia , che tutte le nostre stamperie sono ancora affaticate in questo indefesso lavoro ; e fra poco avremo percorsa tutta la serie dei regolamenti e dei sistemi possibili , senza avere ottenuto il nostro scopo . E proprio il caso di ripetere all ’ Italia le parole di Fausto a Wagner : E stimi dunque Che da vil pergamena esca la sacra Sorgente che l ’ ardor di questa sete Possa ammorzarti ? Oh no ristoro alcuno Non aspettar , se dall ’ anima tua Limpida non zampilla . Si tratta di finanza ? E sorgono subito a combattere tre sistemi nuovi debiti , nuove imposte o nuove economie . Ma nuovi debiti non troviamo da farne ; nuove imposte , il paese esausto sarà pur troppo incapace di sopportarle , e quanto alle economie , l ’ esame delle cifre ha provato che le spese maggiori sono quelle appunto che non si possono diminuire . Con questi palliativi noi dunque andremo innanzi ancora qualche anno , senza aver trovato il sistema che ci deve salvare . V ’ è in Italia nessun uomo di buon senso , il quale dubiti ancora , che il solo mezzo per uscire dal laberinto in cui siamo entrati , sta nell ' aumentare il lavoro e la produzione nazionale ; perché solo allora le rendite dello Stato cresceranno , e perché una nazione come la nostra , che spende e non produce , deve assolutamente fallire , e non è il sistema , ma il lavoro che può salvarla ? Si tratta di pubblica istruzione ? Ed ecco i sistemi sorgono a combatter fra loro . Libertà d ’ insegnamento , tasse elevate , insegnamento dello Stato , privati – docenti , insegnamento obbligatorio . Ed ognuno si presenta con in mano un segreto talismano , che deve salvare il paese . Ma perché non osservare che le tasse elevate erano prescritte dalla legge Casati , e voi foste indotti a scemarle ? Che essa stabilisce l ’ insegnamento elementare obbligatorio , mentre in Toscana è libero ; che a Napoli v ' è un gran numero di privati - docenti , mentre a Torino , Pavia , Pisa non attecchiscono ; che dal ‘59 in poi quasi tutti i sistemi ' furono provati ; che anche oggi buona parte di essi sono in presenza , e che riescono solo a far andare l ' insegnamento ugualmente male per tutto ? A che vi giova l ’ aprire le scuole serali , quando voi cominciate con 500 alunni , empite d ’ elogi tutti i giornali , lodate il Municipio , la popolazione , il Ministro e l ’ Ispettore ; e poi abbandonate le scuole a se stesse ? Gli alunni diminuiscono subito , e finalmente voi dovete cominciare a chiudere le scuole . Allora sarebbe il tempo pei giornali di gridare ; ma essi pensano a cose più serie . Qual sistema , qual regolamento vi salva da questa generale oscitanza ? Un giorno si levò nella Camera un deputato e disse : Signori ! Volete voi sapere che cosa bisogna fare per riordinare il nostro insegnamento universitario ? Pigliate ogni anno dieci o dodici fra i migliori giovani che s ’ addottarono nelle nostre Università , e mandateli a perfezionarsi all ' estero , specialmente in Germania . Così , dopo qualche tempo , avrete un primo nucleo di buoni professori , che s ' andranno moltiplicando ogni anno . Il consiglio parve buono e fu adottato ; la Camera approvò nel bilancio una somma sufficiente . Si venne subito al modo d ’ attuare , e si fece il regolamento . Ogni anno , nel tempo delle nostre vacanze universitarie , s ’ intima un concorso per scegliere un buon numero di giovani dottori , ed è stabilito prima , quanti debbono essere i medici , quanti i filosofi , i matematici , ec . Ed ogni anno avviene che l ' Italia non è pronta a dare un numero determinato , e anche distribuito secondo la tabella ministeriale , di giovani capaci di profittar davvero del loro soggiorno in Germania , dove gli studii sono tanto diversi e tanto più elevati . Quindi , il più delle volle , una parte degli eletti sono giovani assai mediocri . Tra le materie per l ' esame di concorso non si richiede alcuna conoscenza della lingua del paese , dove si va a studiare , e la durata del soggiorno è d ' un anno solo . Generalmente la decisione del concorso è fatta conoscere al giovane nella fine del novembre ; onde egli arriva a Berlino non prima degli ultimi giorni del dicembre , per fare le vacanze del Natale . Il semestre d ’ inverno , che in Germania comincia nell ' ottobre , ed è quello degli studii più severi , si trova già inoltrato a metà ; e prima che il giovane si ponga in grado di comprendere il tedesco e profittare , la più gran parte dell ' anno è passata , ed egli deve apparecchiarsi a ritornare in patria . Non v ’ è che un solo mezzo per restare , quello d ' avere , in questo tempo , fatto in Germania e stampato un lavoro , e con esso presentarsi ad un secondo concorso . Ora è certo , che se fra quei giovani ve ne è qualcuno veramente capace di profittare , questi non avrà finito e stampato un lavoro in così breve tempo . Egli deve dunque tornare , il regolamento lo impone . Eccezioni ve ne sono state , e sul principio il Ministro aveva assai maggiore larghezza ; ma ora la regola è questa . Così n ’ è seguito che i danari si sono spesi , ma i professori non si sono avuti . Il Governo stesso sembra diffidar di questi giovani , e in si grande penuria d ' insegnanti , quando è costretto a nominar professori alcuni che non hanno neppure compiuto gli studii universitarii , già si dimostra restio ad impiegar questi dottori perfezionati in Germania . Esso sembra non essere in grado di conoscer neppure con che profitto abbiano studiato , a quale disciplina più specialmente si siano dati . Così almeno bisogna credere , quando s ’ è visto che coloro i quali a Berlino studiavano una materia , furono chiamati in Italia ad insegnarne un ' altra affatto diversa ; quando s ’ è visto quelli che più godevano la stima dei compagni e dei professori , piatire invano un posto di liceo , mentre altri , e non più meritevoli , entravano nelle Università . Molti di essi gridarono che , così facendo , v ' era un fine premeditato ; ma ciò è assurdo . Il Governo e la burocrazia non hanno altro fine , che il bene della gioventù e dell ’ insegnamento ; ma si sono da se stessi legate le mani , e messi nella impossibilità di farlo . È dunque da meravigliarsi , se il paese non ha finora risentito alcun vantaggio dei danari spesi , e se noli abbiamo guadagnato niente nella poca stima che s ’ ha di noi all ’ estero , dove s ’ è avuto un saggio del modo con cui in Italia procedono le pubbliche faccende , e la nostra leggerezza è stata dagli uomini gravi giudicata scandalosa ? Quale è il regolamento che ci salva da questi errori , quale è il sistema ? Io lo dirò francamente : bisogna non fare strazio così manifesto del senso comune . La questione principale tra di noi non è di regolamenti o di leggi ; ma è di uomini . Con uomini che sappiano e che vogliano , le peggiori leggi si portano a buon fine ; con uomini indolenti o ignoranti , tutto riesce male . E l ' Italia , invece di rivolgere a ciò tutta quanta la sua attenzione , s ’ è persuasa che ad avere una nazione stimata , civile e potente , basti avere una libera costituzione , ed un miglior codice penale e civile e scuole e vie ferrate e porti e canali , e la posta che parte tre o quattro volte il giorno , ec . , ec . Ma questi sono condotti pei quali deve scorrere la vita e l ’ attività nazionale ; se questa vita manca e niuno pensa a ridestarla , se le strade restano senza viaggiatori e i porti senza navi e le scuole senza scolari , tutte le grandi imprese servono solo ad affrettar la rovina ed il fallimento . Le società vi sono , la libertà si desidera solo per avere uomini migliori ; le leggi , le istituzioni non possono essere che mezzi e strumenti di questo fine più alto assai . Ma gli ostacoli che si frappongono fra noi a conseguirlo sono infiniti , e tanto più gravi , quanto più molti di essi sono opera delle nostre proprie mani . Io ne citerò uno che sembra di poco momento ; ma è notevole assai , perché viene dalla gente più illuminata e benemerita del paese . Vi sono fra di noi molti uomini , che hanno più degli altri contribuito a fare l ' Italia . Costoro nelle lettere , nelle scienze , nelle armi o nella politica hanno reso grandi servigi alla patria , e i loro nomi sono giustamente venerati in Italia e fuori . Ma non pochi di essi restarono , come noi tutti , ubbriacati dai facili successi finora ottenuti . Più volte m ’ è avvenuto di parlare con qualcuno di loro , sulle più utili riforme di cui il nostro paese avrebbe bisogno . Ed ogni volta che io discorrendo , per esempio , di pubblica istruzione , mi sono lasciato andare a descrivere disegni di radicali riforme , sono stato interrotto da un ’ osservazione che m ’ ha fatto molto pensare , perché mi fu troppe volte ripetuta . In fin de ’ conti , m ’ hanno detto molti di questi uomini politici , ed anche non pochi egregi professori , noi non facemmo tali studii , non fummo costretti a questo tirocinio ; eppure .... eppure qualche cosa noi siamo , l ' Italia , in fine , l ' abbiam fatta noi ! Vi fu tra gli altri un deputato di molto ingegno , che aggiunse : Io piglierei che i nostri figli facessero camminar l ' Italia , quanto l ' abbiam fatta camminar noi . Ora , con buona pace di questi signori , io credo che essi vivano nella più grande illusione . I nomi di coloro che seppero sperare contro la speranza , che ebbero una fede inconcussa nella libertà , per cui vissero e soffrirono , resteranno immortali , e le loro opere saranno d ' esempio ai posteri . Ma se non si persuadono , che le forze bastevoli a far cadere governi crollanti non bastano a formare una grande nazione ; se non si persuadono , che ora si tratta di creare una generazione di gran lunga superiore a noi , perché la scienza , l ' industria , l ’ esperienza , in una parola , gli uomini che l ’ Italia possiede , non sono ancora quelli che costituiscono le grandi nazioni , e che si formano in esse ; se di tutto ciò non si vogliono persuadere , potrebbero correre il pericolo di divenire un ostacolo all ' opera che così splendidamente iniziarono colle proprie mani . Niuna illusione più funesta di quella che vuol credere , che gli uomini i quali di recente spezzarono le proprie catene , sieno davvero i più capaci a sostenere in tutto l ' onore e la gloria del paese risorto . In quella poca esperienza che ho potuto avere nell ’ insegnamento , mi è restata sempre una profonda convinzione , che la nostra gioventù potrà rapidissimamente superarci , se noi non continuiamo a lasciarla nell ' abbandono in cui l ’ abbiamo tenuta finora . Ma se ancora duriamo fatica a capire , che il nostro più nobile ufficio è quello di produrre una generazione che ci superi , e vogliamo produrne una simile a noi , avremo invece una copia peggiorata dalla nostra incapacità : noi potremmo avvederci del funesto errore , quando in Europa venisse uno di quei momenti difficili nei quali , fra l ’ urto dei potenti , solo i forti si salvano , o fossimo sottoposti ad una di quelle crisi violente , a cui , pur troppo ! anche le società moderne vanno soggette . Ma abbiamo noi bisogno di novelle prove ? Non è generale il grido che la gioventù nostra da tutti tenuta fra le più intelligenti non progredisce punto ? E non furono gli uomini stessi che fecero l ’ Italia , coloro che , venuti all ’ opera , riuscirono impotenti a un assetto definitivo , e caddero in quegli errori che questa guerra è venuta a mettere così dolorosamente in luce ? E se anche gli uomini eminenti possono qualche volta , loro malgrado , essere d ’ inciampo al progresso della nazione ; che sarà della schiera infinita dei mediocri ? Avete voi mai conosciuto un paese dove la calunnia sia così potente e così avida , dove in così breve tempo si sia lacerato un ugual numero di riputazioni onorate ? Si grida per tutto che ci vogliono uomini nuovi , perché gli uomini vecchi sono già consumati ; ma non appena si vedono i segni di un qualche giovane di vero ingegno elle sorge , un mal volere , direi quasi , un odio infinito , s ' accumula contro di lui e lo circonda . La mediocrità è una potenza livellatrice , vorrebbe ridurre tutti gli uomini alla sua misura , odia il genio che non comprende , detesta l ’ ingegno che distrugge l ' armonia della sua ambita uguaglianza . Essa ha i suoi idoli che solleva e che adora ; ma sono grandi mediocrità anch ’ essi , che le servono di strumento , e che , con una riputazione usurpala , nascondono i bassi fini della moltitudine . Essa ha in tutto ciò una forza d ’ associazione incredibile , una disciplina ed un istinto che le fa sempre riconoscere da lontano il nemico , contro cui tutti rivolgono contemporaneamente i loro strali avvelenati . Molti e molti giovani io ho veduti abbandonarsi e cedere , scoraggiati , il terreno , innanzi ad un nemico sconosciuto , invisibile , eppure così numeroso . Che l ' Italiano del Settentrione ricordi un poco che cosa erano i Napoletani appena usciti dalla rivoluzione ; come si laceravano , e come , i più numerosi nella Camera , e con una intelligenza che nessuno mai negò loro , restarono pur sempre i più deboli . E poi si faccia un esame di coscienza , e veda se non è vero , che queste nostre passioni consumano per tutto le forze più vive del paese , e fanno che spesso l ' Italia divori , come Saturno , i suoi proprii figli . Ma voi siete sempre ad assalire le moltitudini , e tacete delle consorterie , che fra di noi cagionarono tutto il male . Sono esse che fanno un disonesto monopolio del Governo a vantaggio di pochi ; sono esse che detestano l ’ ingegno e la gioventù , elle proteggono solo i vecchi impiegati , perché possono averli docili strumenti dei loro bassi fini . Prima si diceva la consorteria ; ora il singolare s ’ è mutato in plurale , ed abbiamo le consorterie : v ’ è la toscana , la napoletana , la lombarda , la piemontese , e fra poco avremo anche la veneta . E mentre vi sono di quelli che le fanno cagione di tutti i mali , ve ne sono altri , i quali dicono che esse sono un nome vano , un mito , uno spauracchio da bambini . Le consorterie però ci sono e sono una grande calamità , perché sintomi funesti di una malattia morale che ancora ci travaglia . Nelle grandi questioni politiche , là dove si tratta della esistenza del paese , tutta la nazione si agita , tutte le opinioni s ' uniscono , il programma politico è uno solo , ed il Governo allora pare che non guidi , ma sia guidato dal paese . E sono i soli momenti , in cui da noi non si commettono più errori . Le nostre moltitudini hanno un senso politico così fino , che vedono sempre il punto essenziale della questione , ed a quello rivolgono tutte le forze , dimenticando il resto . L ’ Italia diviene allora ammirabile al cospetto dei mondo , e fa prodigi . Ma in tutte le altre questioni d ' amministrazione , di finanza , di pubblico insegnamento , là dove non si tratta più della esistenza immediata , e si potrebbero formare i partiti , perché incominciano le divergenze ; il paese , invece , cade subito nell ' abbandono e nell ' indifferenza , grida perché soffre , ma non pensa al rimedio , ed aspetta ogni cosa dal Governo . Gli uomini politici si trovano , così , come generali senza esercito , e si dividono in gruppi che sono consorterie , e non possono in alcun modo divenire partiti . Il conte di Cavour , colla sua personalità e col suo genio politico , teneva uniti molti di quei gruppi , e , sollevando a tempo delle grandi questioni , agitava il paese quando ne aveva bisogno . Ma dopo la sua morte i gruppi si divisero , e le consorterie moltiplicarono . Appena uno di questi gruppi saliva al potere , si trovava intorno un paese che non suggeriva nulla , ma chiedeva di essere sollevato ; e di fronte si trovava gli altri gruppi tutti nemici , perché tutti desiderosi del potere . Quindi le avversioni personali , meschine ; la guerra d ’ ingiurie e di pettegolezzi , che il paese ha sempre deplorata e deplora . Se il Governo poi voleva aiuto ; se aveva bisogno d ’ un segretario , d ' un prefetto , d ’ un impiegato , non poteva sceglierlo che fra il piccolo numero degli amici fidati . Più volte i consorti tentarono rompere questo cerchio di ferro , che li stringeva e gl ' isolava ; ma non v ’ era modo . Essi non impiegavano i loro più fidi , e correvano pericolo di far solo qualche disertore ; essi cercavano fuori , e s ’ imbattevano in un nemico o in uno sconosciuto . Il Governo si riduceva così inevitabilmente nelle mani di pochi , ed era quello che li rendeva odiosi . Ma fino a che dietro a ognuno di quei gruppi non sarà una parte del paese , fino a che il Governo sarà ridotto nella materiale impossibilità di stendersi in un largo cerchio ; i partiti saranno sempre impossibili , e avremo solo consorterie , chiunque sia al potere . Se quello che oggi si chiama partito di azione , riuscisse in tempi pacifici ad afferrare il potere , si vedrebbe anch ’ esso , in tutte le faccende di governo , ridotto ad un piccolo numero , e sarebbe subito preso dal male della consorteria . Un Governo di pochi è sempre meschino e personale , odioso , sospettoso d ’ ogni nuovo venuto ; è sempre una consorteria , e qualche volta può divenire una camorra . E noi non usciremo mai da un Governo di pochi , fino a che il paese non comincia a discutere sul serio i proprii affari , a determinare la propria opinione , e , coi mezzi legali , imporla ai ministri . Fino a che non si decide a pigliar parte alla vita politica , e lascia vuoti i collegi elettorali , e chiama al municipio gente che non conosce , e pretende che il Governo debba far tutto per tutti , e aspetta da esso la pioggia ed il bel tempo ; la libertà resterà un nome vano , e le istituzioni liberali saranno come le strade ferrate senza viaggiatori , come i porti senza navi ; le consorterie non potranno divenire partiti , e tutti gli sforzi per distruggerle riusciranno solo ad aumentarne il numero . Esse dunque ci sono e sono un male , di cui la colpa principale ricade sui non consorti , che si contentano solo di biasimare e stare a guardare . Potremo noi sperare di mutare , fino a che vi saranno ancora municipii , nei quali gli ordini delle autorità locali si debbono proclamare a suon di tromba o tamburo , per non esservi chi sappia leggerli ? Così dunque ci troviamo portati sempre ad una medesima conclusione . V ’ è in Italia un gran colpevole , che ha fatto più male ed ha commesso più errori dei generali , dei ministri , del partito d ' azione , delle malve e delle consorterie , e quest ' uno siamo noi tutti . Ma qui mi si potrebbe dire : è bello e comodo predicare per fare il profeta di sventure ; ma veniamo un poco al quid agendum . Voi dite che in Italia mancano gli uomini , e voi non avete alcuna fede nelle istituzioni , nelle leggi e nei regolamenti . Che cosa dunque bisogna fare ? Voi dite che le moltitudini sono ignoranti . Ma noi abbiamo aperto scuole sopra scuole , abbiamo creato un esercito di professori , abbiamo aggravato il bilancio dello Stato , abbiamo . tentato i nuovi sistemi ; e voi dite che si va di male in peggio , e ripetete che non bisogna aver fede cieca nei sistemi o nei regolamenti . Per aver buone scuole bisogna aver buoni professori , e viceversa , per formar dei professori ci vogliono le scuole . Noi non abbiamo né l ’ una cosa né l ’ altra . Inviammo a Berlino i nostri migliori giovani , e neppure siamo riusciti a nulla . Questa è dunque una impresa disperata ? Se dopo tutto ciò che ho detto , io pretendessi d ' avere trovato il segreto talismano che deve guarire l ' Italia , il lettore di buon senso sarebbe nell ' obbligo di darmi del ciarlatano . Io non credo che l ’ impresa sia disperata ; ma non ho certo la pretensione di rispondere alla domanda ; e quando mi sentissi da ciò , non avrei preso a scrivere un opuscolo . Credo di più , che non vi sia uomo capace di rispondere , perché la rigenerazione d ' un paese , per mezzo della libertà , deve essere l ’ opera del Governo e del paese stesso . Il primo passo , però , è quello di mettere , noi stessi , a nudo le nostre piaghe , di distruggere le illusioni o i pregiudizii nazionali . Se voi pigliate ad uno ad uno tutti i rami della civiltà umana , l ’ Italiano vi consente che in ciascuno di essi noi siamo inferiori a tutte le nazioni civili . Niuno vi pone in dubbio che le scienze , le lettere , l ’ industria , il commercio , l ' istruzione , la disciplina , l ’ energia nel lavoro sieno in Italia assai inferiori a quel che sono in Francia , in Germania , in Inghilterra , nella Svizzera , nel Belgio , nell ’ Olanda , nell ' America . Ma quando poi si viene a tirare la somma , v ’ è sempre una certa cosa , per cui vogliamo persuaderci di essere superiori agli altri . Ebbene , questa certa cosa o non c ’ è , o bisogna dimostrarla coi fatti , se vogliamo che il mondo vi creda , e che noi possiamo risentirne i vantaggi . Se poi dovesse solo servirci di pretesto , per non fare gli sforzi infiniti , e durare le grandi fatiche che le altre nazioni durarono per rendersi civili , allora sarebbe assai meglio non aver questo dono funesto e misterioso . Quando si chiede che cosa cl vuole per formare uno scrittore , il rètore ha subito una risposta pronta , e ci presenta una nota in cui è scritto come si fa la novella o la storia , come si fa piangere e come si fa ridere , come si arriva al sublime e come si desta la malinconia . Ma colui che conosce per pratica il mestiere , non può avere una così cieca ed implicita fede nelle regole della rettorica , e vi dirà , invece , che si tratta di una disciplina lunga e penosa , che bisogna studiare i classici , formarsi il gusto , conoscere gli uomini , il mondo , e che bisogna , sopra tutto , avere il dono della sacra fiamma . Il volgo rimane a questo poco soddisfatto , e i rètori trovano spesso più facile ascolto , specialmente in Italia dove furono ammirati tanto il Castelvetro e il padre Cesari , il Metastasio e l ' Arcadia . Questa medesima tendenza del nostro spirito noi dimostriamo , quando si ragiona o scrive di politica . Ognuno vuole il sistema , vuole essere rivelato il segreto . Si tratta d ’ intraprendere un ’ opera faticosa e penosa , a cui altre nazioni hanno impiegate le forze di più generazioni . Noi possiamo dirci in una condizione fortunata , perché se apriamo la storia , troviamo che , poco prima o poco dopo la Rivoluzione di Francia , tutti i paesi ora più civili si trovarono in condizioni non molto dissimili da quelle in cui siamo noi adesso . Se ne avvidero , si decisero a rimediarvi , si posero coraggiosamente all ' opera , e tutti , più o meno , per le medesime vie , cogli stessi mezzi , vi riuscirono . Basta aprire la storia di Francia , di Germania , d ’ Inghilterra per vedere quali furono questi mezzi . Essi costituiscono alcune scienze e alcune discipline , che hanno grandi cultori in Europa . Siamo noi forse i soli che senza sudare e senza stentare dobbiamo ottener tutto dalla fortuna ; i soli che non hanno nulla di comune cogli altri uomini , per non voler prender la via battuta da tutte le altre nazioni ? Che se l ' Italiano ha ancora la superbia orgogliosa e vana del suo primato , se crede ancora d ’ essere superiore a tutti gli altri , quando le sue opere sono così manifestamente inferiori ; allora guardi a ciò che fecero i suoi padri , e vedrà che la più parte di queste scienze , di queste discipline nacquero in Italia , che le nostre scuole , le nostre Università , le nostre istituzioni furono imitate dai Tedeschi , Francesi ed Inglesi , e che anche la via , per cui le nostre repubbliche uscirono dalla barbarie del medio evo , è la stessa . Dica allora d ’ imitare se stesso , ove ciò gli stia tanto a cuore ; ma si persuada però una volta , che se la questione è difficile assai , è più di tenace volontà , che di scienza occulta ; è di uomini , non di leggi o d ’ istituzioni solamente . Chi vi ha impedito di diffondere l ' istruzione elementare ? Non è nota la via per ottenere il fine ? Non lo ha quasi ottenuto il Piemonte , non è forse vicino alla mèta il municipio di Milano ? Le difficoltà più gravi e le questioni veramente disputabili incominciano là dove noi ancora non siamo giunti . Abbiamo ragionato alquanto dei molti mali che travagliano la nostra burocrazia ; e la questione è per noi d ’ importanza capitale . La burocrazia ha in mano l ' opera maggiore del Governo ; essa muove la gran macchina dello Stato ; lo amministra , ed indirettamente elabora , più spesso che non si crede , anche i disegni di legge . Le assemblee legislative son buone a deliberare , a sindacare , a dare pubblicità al Governo , a determinarne l ' indirizzo ; ma incapacissime ad amministrare , riescono spesso impotenti ancora a formolare e discutere le leggi , in quei mille particolari che le rendono efficaci , e che vengono suggeriti solo da quella lunga e minuta esperienza , che è la qualità principale d ' una buona burocrazia . Chi dunque ci ha fatto lasciare una parte così importante dello Stato in un disordine permanente , e forse anche progressivo ? Non hanno le altre nazioni trovato i medesimi ostacoli , e non li hanno forse superati ? In qual modo ? Facendo precisamente il contrario di quello che facciamo noi . Infatti , noi ammettiamo agl ' impieghi minori senza esame e senza concorso ; la Prussia non ammette a concorrere agl ’ impieghi di Stato chi non abbia fatto un corso regolare di studii classici . Noi facciamo passare da un impiego all ' altro , quasi per sola anzianità , e la Prussia sa quali sono le cognizioni richieste in ciascuno dei principali rami d ' amministrazione , e prima di farvi entrare qualcuno vuole prove ben sicure . Noi crediamo che l ' impiegato di ogni grado sia una macchina , e abbiamo tutto concentrato nel Ministro ; ogni paese civile ha , invece , creato nelle amministrazioni un piccolo numero di alti impiegati , con grande indipendenza e responsabilità , nei quali si pongono , con paghe quasi ministeriali , uomini eminenti . Essi sono l ’ anima e la vita delle amministrazioni , perché , mentre tengono ferme le tradizioni nella continua mutabilità dei Ministri , sanno operare in modo che la lettera non uccida lo spirito , avendo l ’ autorità e l ’ esperienza necessaria a farlo senza pericolo . Noi abbiamo , con ogni studio , chiusa la porta delle amministrazioni alla intelligenza in generale , ed agli uomini più eminenti in particolare ; i paesi veramente civili invitano con ogni mezzo l ' intelligenza , cercano gli uomini eminenti , e quando la loro capacità è davvero provata , allora non vi sono ostacoli possibili , e se tutto manca , si crea a bella posta un nuovo e più alto ufficio : s ’ è visto che una sola intelligenza elevata , messa a servigio dello Stato , fa quello che miriadi d ’ impiegati mediocri non possono fare . « Solo in un Governo popolare , dice il Mill , poteva Sir Rowland Hill vincerla contro l ’ Uffizio delle Poste . Un Governo popolare lo installò dentro le Poste del Regno Unito , e fece che il corpo , a dispetto di se stesso , obbedisse al nuovo spirito i che v ’ infuse dentro un uomo di originalità e di energia » ( On representative Governement ) . E solo in questo modo si può evitar quella carie che così spesso rode le ossa delle amministrazioni , mutando in meccanismo il lavoro intelligente . Se un paese doveva trovare difficoltà ad accettare il sistema prussiano degli esami e concorsi , per tutti gl ' impieghi , questo era l ’ Inghilterra , dove i più alti ufficii erano un privilegio dell ' aristocrazia . Ma quando si vide che il favoritismo minacciava di portar mali assai gravi , allora l ' Inghilterra subito pose mano arditamente alla riforma . Capì che si trattava di uomini , e nell ' aristocrazia stessa vi fu chi sostenne la propaganda generosa , la quale fini con la legge che sottopose agli esami quasi tutti gl ' impieghi . Questa legge scoteva l ' antica base aristocratica della società inglese , perché poneva il figlio del calzolaio in termini d ’ uguaglianza col nobile lord , dando la superiorità solo all ’ ingegno ed alla coltura ; ma fu riconosciuta utile , e non si esitò un istante . Noi , invece , ci siamo divertiti a crescere o diminuire il numero delle Divisioni , dei segretarii , a creare direttori , ispettori , commissarii ; e queste miserie furono le nostre riforme , quando bisognava invece trovar modo d ' introdurre l ’ intelligenza , la responsabilità e la vita in un corpo , a cui sembra che con ogni studio si voglia togliere l ’ anima . Si è subito detto , che i concorsi e gli esami non riescono fra noi ; ma non si è pensato che chi li adottò , aveva trovato i medesimi ostacoli , aveva saputo correggerne tutti gl ' inconvenienti , ed aveva finalmente ottenuto i risultati che voleva . Gli esaminatori sono scelti fra gli uomini più eminenti del paese , pagati largamente , e non hanno avuto paura di cominciar col disapprovare il cinquanta per cento degli esaminati . Vi sono molti impieghi , nei quali certe qualità morali , che non si provano cogli esami , sono necessarie quanto la coltura : in essi l ’ esame è stato solo una condizione inevitabile per avere l ' ufficio , ma non l ’ unica . Si è cercato e s ’ è trovato il modo di assicurare tutti i vantaggi a chi riusciva migliore ; ma non si è tolto a chi doveva far la nomina , il diritto di mettere in bilancia anche e qualità morali . In altri casi l ’ esame è servito a determinare solo la eleggibilità , lasciando libera la scelta fra tutti gli eleggibili . Ora se gl ’ Inglesi hanno potuto persuadersi , che la competitive examination era la base più essenziale della riforma amministrativa , e l ’ hanno fatta a dispetto delle tradizioni , dei pregiudizii , degl ’ interessi aristocratici ; se essi già ne risentono i vantaggi medesimi che ne hanno avuto i Prussiani , e se ne dichiarano così contenti , che il Gladstone affermava , il secolo XIX dover essere il secolo dei telegrafi , del vapore e degli esami ; che cosa impedisce a noi , società democratica , e senza differenza di classi , di vedere che questo è il primo principio della riforma amministrativa ? Con essa , non solo il numero degl ’ impiegati può diminuire , e un ' economia desiderata si rende possibile ; ma la rapidità assai maggiore degli affari cesserà di soffocare la vita nazionale in un mare di formalità inconcludenti , il che è per noi questione d ' essere o non essere . E se prendiamo , ad una ad una , tutte e istituzioni che hanno bisogno di riforma , noi troveremo sempre che il primo passo si riduce a trovar modo d ’ introdurre in esse maggiore intelligenza ed uomini più capaci . Il resto verrebbe poi assai facilmente e quasi da sé . Quando avrete accumulala la forza motrice , sarà facile dirigerla , risparmiarla , moltiplicarla . Così è che nel fondo di tutte le nostre riforme ve n ' è una che è la base di tutte le altre , ed è quella del pubblico insegnamento . Ogni volta che voi parlate ad uno straniero intelligente dei progressi che ha fatti l ' Italia colla rivoluzione , egli conchiude sempre col chiedervi : e che cosa avete voi fatto per la istruzione e l ' educazione del vostro popolo ? Questa è invero l ' unica base ferma e sicura della libertà . Ma non bisogna credere , che un buon sistema d ' istruzione e di educazione significhi solo avere scuole elementari dove s ' insegni il leggere e lo scrivere , licei dove s ' insegni greco e latino , Università dove s ' insegnino le professioni . Una nazione civile è quella che ha scuole , le quali , mentre istruiscono , fortificano l ’ intelligenza individuale , moltiplicano l ’ intelligenza nazionale , formano il carattere , dànno la disciplina morale e civile , migliorano tutto l ’ uomo . Un buon sistema d ’ istruzione crea , colle scuole industriali , abili operai ; moltiplica l ' industria ed il commercio ; perfeziona coll ’ insegnamento del disegno le più importanti manifatture ; caccia la miseria e introduce per tutto un agiato vivere . Il Governo prussiano seppe , con le scuole temporanee o permanenti di operai , introdurre nella Slesia l ’ industria dei tappeti turchi e delle trine che ne cacciarono la miseria . Nel Gran Ducato di Baden le scuole industriali riuscirono a perfezionare alcune delle manifatture , da cui dipende la ricchezza del paese , come l ’ orologeria che era decaduta , e la pittura a smalto , in porcellana , ec . Il Belgio , organizzando non meno di cinquanta scuole comunali da tessere , cacciò dalla Fiandra occidentale la mendicità che l ’ aveva invasa : Nel Wurtemberg ed in Baviera , specialmente a Norimberga , le scuole di disegno hanno perfezionate alcune industrie per modo , che se ne moltiplicarono il commercio e la ricchezza , ed un agiato vivere s ’ introdusse nei più remoti abituri , nelle più povere capanne . Esempii simili di progresso efficacemente voluto ed ottenuto se ne potrebbero citare a migliaia . Ma un buon sistema d ’ educazione significa ancora la salute migliorata , la forza fisica accresciuta . L ' uomo ha il potere di perfezionare non solo le razze degli animali , ma la sua propria , coll ’ igiene , la ginnastica , la caccia , il cavalcare , il tiro a segno , la scherma , ec . , ec . Il giuoco del cricket , il remigare , il cavalcare , la caccia , sono , infatti , parte essenziale d ’ una buona educazione inglese . Il Times riporta ogni anno i nomi dei dodici che , nelle sfide al cricket , tra Oxford e Cambridge , sono vittoriosi , e la vittoria consecutiva di più anni da una parte o dall ’ altra , è uno degli onori più ardentemente ambiti da quelle due grandi Università . Il ritratto di colui che vince nel tiro a segno , si trova in tutti i giornali illustrati , è esposto al pubblico in tutte le città del Regno Unito . E l ’ ultima Commissione d ’ inchiesta sulle grandi scuole , rivolgeva tutta quanta la sua attenzione sopra questi esercizii del corpo , che non giudicava meno importanti del greco e del latino . La ginnastica è divenuta una delle occupazioni più popolari e più ardentemente cercate in tutta la Germania , dove ha creato grandi istituzioni , giornali e feste , che sono divenute feste nazionali di tutto quanto il popolo tedesco . E così la Prussia , con 17 milioni di abitanti , ha potuto mettere sotto le armi 700 mila soldati che han provato d ' essere tra i primi d ’ Europa . Il suo coscritto si presenta , non solo sapendo leggere e scrivere , non solo abile operaio o agricoltore ; ma anche assai forte e senza i molti difetti fisici , che fanno respingere tanti dei nostri dai Consigli di leva . Il tiro a segno è l ’ occupazione e l ’ orgoglio di tutti gli abitatori delle Alpi , e i nostri volontarii l ’ hanno , pur troppo , sperimentato anche nel Trentino . Il generale Garibaldi lodò altamente il valore dei Tirolesi , ed è bene di notare che essi sono , ad un tempo , i più abili tiratori dell ’ Austria , ed i soli che non abbiano tra loro analfabeti . In ogni popolo v ’ è qualcuno di questi esercizii che ne alimenta la fierezza e la forza ; che cosa abbiamo fatto noi colla ginnastica e col tiro a segno ? Del danaro se n ’ è speso ; ma ben presto il primo entusiasmo si è spento , secondo la solita inerzia che non si è fatta vincere neppure dalla passione di questi utili passatempi , i quali non solo fortificano il corpo , ma affinano i sensi . L ’ occhio vede più lontano e più giusto , la mano è più ferma e svelta , i movimenti della persona più agili . Non vi siete avvisti , viaggiando sulle strade ferrate , che fuori d ' Italia le guardie hanno l ’ occhio più giusto ed esercitato , sono più accorte , ed un numero minore di facchini fa un lavoro maggiore ? Per qual ragione un cameriere dei Caffè sui Boulevards di Parigi vi pare una molla d ’ acciaio , che scatta ad ogni più piccolo cenno ? Esso vede tutto , ed è pronto a tutto ed a tutti . Perché una donna francese basta a dirigere un intero magazzino , può tenervi in ordine un intero stabilimento , facendo un lavoro che parecchie delle nostre , insieme riunite , non bastano a fare ? Per quale ragione , in tutte le biblioteche di Germania , un così piccolo numero d ' impiegati deve bastare ad un lavoro così prodigiosamente maggiore e migliore di quello che fanno i nostri ? A Gottinga vi sono 500,000 volumi che ogni giorno s ' aumentano , e che vanno continuamente in giro per tutta la Germania . E quindici soli impiegati bastano a questo lavoro , tenendo sempre al corrente tre cataloghi , per materie , per ordine alfabetico , per ordine di tempo in cui arrivano , compresi gli opuscoli e gli articoli di Riviste , anch ’ essi posti a catalogo . La Biblioteca di Berlino , anche meglio ordinata , con 700,000 , tra volumi e manoscritti , ne manda ogni anno in giro circa 150,000 , e venti soli impiegati bastano a tutto . È forse la natura che ci ha resi così inferiori ? o non sono l ’ educazione e la istruzione , ricevute e trasmesse di generazione in generazione , quelle che hanno in ogni classe migliorato tutte le facoltà e le abitudini , perfezionato tutto l ’ uomo ? Non pensate , adunque , solamente al leggere ed allo scrivere . Entrate nella città di Napoli , lasciate quelle vie , dove abita la gente colta ed agiata , dove corrono i ricchi e splendidi equipaggi , penetrate , invece , nei quartieri più remoti , dove i vicoli ed i chiassi sono così confusi ed intrecciati fra loro , e le case così alte e vicine , che si forma un laberinto in cui , non che altro , neppure l ' aria può liberamente circolare . Le vie sono così sudice ed anguste , che l ’ uomo a fatica può vivervi , e se vi arriva lo spazzaturaio del Municipio , v ’ offende ancora il lezzo che esce dalle case . La vita s ’ abbrevia , la salute è estenuata , le malattie si moltiplicano , e quando giunge fra di essi il colèra , miete a migliaia le sue vittime ; gli storpii e gl ’ invalidi son molti ; la coscrizione deve respingerne un numero non piccolo , per incapacità fisica : campano la vita con mestieri assai rozzi e primitivi , dando una produzione insignificante . Uno spettacolo simile , sotto forme più o meno diverse , voi potete ritrovare in molte parti d ' Italia . E credete forse di avere adempito gli obblighi d ' un popolo civile , se accanto a questi tugurii vi contentate d ' aprire la scuola elementare del leggere e dello scrivere ? Bisogna prima introdurvi l ’ aria e l ' acqua ; bisogna abbatter quelle che ancora si chiamano case , e costruire abitazioni per contadini , per operai ; cacciarli dalle tane da lupi , in cui vivono ; chiamarli alla scuola , per far loro , prima di tutto , gustare il benefizio dell ’ aria libera e della nettezza . Sulla soglia della loro scuola voi dovete , prima d ’ ogni altra cosa , come nella ragged school di Londra o Edimburgo , tenere il bagno , che per essi è più necessario dell ’ abbiccì . Dovete insegnar loro un mestiere , col quale possano menar la vita meno misera , e colle lettere dell ’ alfabeto finalmente aprir l ’ animo loro a quel mondo morale che sembra ancora chiuso per essi . Così , nell ’ ora del cimento , gli avrete , senza troppo lungo tirocinio , soldati , se non più valorosi , certo più numerosi , più robusti e più intelligenti . Considerate un poco che tesoro di danaro , di esperienza , di cure affettuose , d ’ intelligenza spendono i popoli civili per prevenire il delitto , con istituzioni che raccolgono coloro che già minacciano d ’ entrare nella cattiva via , con istituzioni che raccolgono coloro che escono dalle carceri , e con un regime carcerario pieno d ’ umanità e d ’ intelligenza . Io non posso esprimere l ' ammirazione che provai nel visitare il carcere penitenziario di Berlino . Nulla di simile ho visto , per l ' ordine , la nettezza , la precisione , le cure infinite che vi si spendono , e gli studii che si fanno continuamente per migliorarlo . Su tutto ciò si sono scritti molti volumi , si è raccolta l ’ esperienza di molti secoli e di molte nazioni , si sono create istituzioni di cui noi conosciamo appena i nomi . E vi sono scuole normali per fare gl ' impiegati di tali istituzioni , e vi furono uomini che si dettero persino al santo ufficio di vivere nelle galere , come condannati , per provarsi a cacciarne il delitto con l ’ opera della loro benefica propaganda . Ogni volta che si aprono discussioni su questo soggetto , da tutte le nazioni accorrono gli operai della benemerita impresa . Di rado assai s ' ode la voce di un Italiano . E perché noi soli dobbiamo , senza lavoro e senza sacrifizii , presumere di raccogliere il frutto della civiltà , a cui gli altri arrivarono solo col sudore della propria fronte ? Quale più nobile spettacolo , che quello di vedere l ' aristocrazia inglese far di quest ’ opera una delle sue occupazioni principali , e dei suoi principali doveri ? Voi trovate la nobile lady , educata a tutti gli agi del vivere , passar le sue ore migliori nella workhouse , nella ragged school e nel reformatory , dove , in mezzo ai ladri ivi raccolti , legge e spiega il Vangelo . Ho visto un gran numero di ladri riuniti , per sentire il discorso d ' un nobile inglese , il quale voleva loro provare i vantaggi che v ’ erano a vivere da galantuomini . Ed egli concludeva il suo discorso col dire : Voi sapete che noi Inglesi siamo uomini pratici e positivi . Io voglio ora vedere , se le mie parole han portato alcun frutto . E così dicendo ; gettava in mezzo alla folla una ghinea d ’ oro , invitando chi la pigliava a barattarla e tornare . Erano passati dieci minuti , e il giovane che l ' aveva presa non tornava ancora . Nella sala si manifestava un singolare movimento d ' impazienza e quasi di amor proprio offeso , quando un grido di gioia e d ' applausi annunziò il ritorno del giovane . E queste scene seguono ogni giorno in tutta l ' Inghilterra , e sono il mezzo più efficace a diminuire da un lato i delitti , mentre dall ' altro nobilitano sempre più quella classe di cittadini che le promuove . Non v ’ è parte della vita sociale , dove questa benefica azione del Governo o dei privati cittadini non cerchi costantemente ed efficacemente di penetrare . In Francia , in Germania , e specialmente in Inghilterra , il paese più geloso delle libertà personali , v ' è una serie di leggi che , con una grande minuzia e grandissima cura , obbligano il Governo ad entrare in tutte le grandi officine , in tutte le grandi miniere , ovunque si agglomera una moltitudine di operai , per vigilare alla loro salute , alla loro istruzione e moralità . determinato il massimo delle ore di lavoro ; è determinata l ’ età , prima della quale i fanciulli non possono essere impiegati , e le ore in cui debbono lasciare il lavoro , per andare alla scuola che deve essere ivi aperta . Le regole dell ' igiene sono severamente imposte , e tutto viene da ispettori del Governo fatto eseguire . Queste leggi che l ’ Inghilterra accettò con ripugnanza , arrestarono la decadenza fisica delle popolazioni di tutto il Lancashire , poi ne migliorarono visibilmente la salute , e ne diminuirono la mortalità . Che cosa abbiamo noi fatto di tutto ciò ? Nulla . Io potrei andare all ' infinito , notando le mille forme , in cui la educazione si diffonde tra i popoli civili , e riesce a migliorarne la coltura , il carattere , la forza fisica e morale . Ma basta per ora accennare , che queste istituzioni ci sono , e che le vie per entrare nella civiltà , se sono lunghe e penose , sono anche vie già note e battute dai nostri padri e dai nostri contemporanei . Bisogna però che l ’ Italia cominci col persuadersi , che v ’ è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell ' Austria , ed è la nostra colossale ignoranza , sono le moltitudini analfabete , i burocratici macchine , i professori ignoranti , i politici bambini , i diplomatici impossibili , i generali incapaci , l ’ operaio inesperto , l ' agricoltore patriarcale , e la rettorica che ci rode e ossa . Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino ; ma è il quadrilatero di 17 milioni di analfabeti e 5 milioni di arcadi . Il momento è venuto , per fare una leva in massa di tutti gli uomini di buona volontà , e compiere questa nuova spedizione nell ' interno . Il paese è convinto e disposto ad ogni sacrifizio , pur di sentirsi uguale a se stesso . Gli errori manifesti di tutti i partiti possono servire a riordinarli sopra una nuova base . Oggi la domanda è una sola , e si ode da ogni lato ripetere : - Come riordinare il paese ? Ed è su questo terreno che debbon ricominciare le lotte politiche . Ma guai ! se il paese ed il Governo restano ancora inerti , e lasciano passare quest ’ ora di confessione generale . Guai ! se avremo ancora fede illimitata nelle leggi e nei decreti che , eseguiti automaticamente , servono solo a soffocare lo slancio e la vita nazionale ; se aspetteremo sempre che la manna piova dal cielo ; se il Governo aspetterà tutto dalle moltitudini che non sanno leggere , e il paese continuerà a credere che il Governo debba far tutto per tutti , e ognuno vorrà sperare nella scoperta del misterioso sistema che deve salvarci . Il rimedio è uno solo : MODESTIA , VOLONTÀ E LAVORO . I fatti parleranno poi . Il segreto è uno , ed è tutto nella volontà che ci è mancata , nell ' inerzia che ci ha dominati , in questo inneggiarci continuo senza regola e senza misura , in questa rettorica politica che ci affoga , in questa nuova specie di sciroppo Pagliano , che ognuno aspetta e che ognuno crede di aver trovato , per rigenerare il paese senza stenti e senza sudori . Bisogna finalmente capire , che solo la nostra volontà può salvare noi stessi , e che ponendoci all ' opera , possiamo fare miracoli ; perché , apparecchiando la nuova generazione , si migliora rapidamente la presente , cui la rivoluzione stessa fu già grande scuola ; e il paese allora si troverà davvero risorto alla civiltà . Che se , abbandonati al solo entusiasmo ed a quelle forze che la natura ci ha date , noi abbiamo potuto , in così breve tempo , fare l ’ Italia e guadagnarci la stima dei popoli civili ; nessuno vorrà dubitare , che , una volta educate queste forze , disciplinate e moltiplicate dall ' arte , non sapremo pigliare quel posto a cui il nostro passato ci chiama .
LA SCIENZA DELLA LINGUA ( GATTI STANISLAO , 1868 )
StampaPeriodica ,
I . Una di quelle scienze le cui origini non risalgono più indietro de ’ principii del secolo , è la scienza della lingua che altri dicono linguistica , altri grammatica o filologia comparata . Il Kratylo di Platone mostra bene che alcuni fra i principali problemi di questa scienza già occupavano le menti de ’ Greci , ma i fatti necessarii a darne una soluzione reale mancavano tuttavia . In generale i lavori degli antichi , spezialmente de ’ grammatici alessandrini , intorno alla lingua riguardavano propriamente la teoria grammaticale , e sebbene si possano dire l ' antecedente istorico della nostra scienza , pure ne sono essenzialmente diversi e per il metodo e per lo scopo e pei risultati . Agli antichi mancavano i fatti necessarii a istituire il paragone e a dedurre le conseguenze che noi abbiamo dedotte ; ma se anche li avessero posseduti , come molti doveano possederne , non li avrebbero coordinati in un sistema e costruitavi su una scienza . E impossibile che i Romani non abbiano sentito la simiglianza tra il verbo avere come lo pronunziavano essi , e come suonava nella bocca de ’ Germani . È impossibile che i compagni di Alessandro non abbiano sentito che gl ' Indiani declinavano il verbo dare , come era declinato dall ' un capo all ' altro della Grecia . Ma questi fatti restavano per essi una semplice sensazione ; perché la sensazione diventasse sapere , bisognava che lo spirito fosse giunto a quella maturità di riflessione che si richiede per dedurre leggi generali dalla minuta comparazione de ’ fatti . I fatti su cui è creata la chimica non esisteano forse per l ' antichità ? Né è superiorità o maggior potenza e squisitezza dell ' ingegno moderno se è giunto dove gli antichi non giunsero , ma è l ' effetto di una legge essenziale dello spirito , una necessità della sua istoria . Noi vedremo più innanzi come questa scienza incominciò e per quali occasioni , ora ci conviene vedere in che consista , e quale ne sia la materia . La lingua è lo sforzo che fa lo spirito per dipingersi a sé medesimo , è la manifestazione del pensiero in tutti i suoi elementi , le nozioni , le percezioni , le relazioni , Studiarla sotto questo punto di vista , nella sua intima essenza e nelle sue relazioni col pensiero costituisce la teoria filosofica della lingua . Se poi indipendentemente da questo suo valore astratto e speculativo , la si riguarda come mezzo per penetrare nella vita interiore , nello spirito di uno o più popoli , ovvero si studiano le regole speciali con cui esprime il pensiero del popolo che le parla , si avrà allora in generale la filologia , ovvero , più spezialmente , la grammatica . Se da ultimo , lasciate stare le relazioni col pensiero e co ’ popoli , si studiano le lingue non più come mezzo , ma in sé stesse e come un fatto che sta da sé , se ne cercano le origini , le trasformazioni , gl ' incrementi , la corruzione , le mutazioni delle forme , il passaggio dall ' una forma all ' altra , e i modi e le leggi di questi fenomeni , e le relazioni dell ' una lingua con l ' altra , e come l ' una nel corso de ’ secoli si sia venuta trasformando nell ' altra secondo leggi invariabili dipendenti dagli organi vocali dell ' uomo ; si avrà allora una diversa scienza , la scienza della lingua in sé medesima , la linguistica che ha la lingua stessa indipendentemente da ogni altra relazione , per suo proprio abbietto . La prima quistione che qui si presenta si è quella di determinare di che sorta scienza sia questa . Non dimentichiamo in primo luogo che essa non ha nulla da fare colla vita istorica de ’ popoli che parlano una o un ' altra lingua ; su ’ fenomeni che qui si prendono in considerazione , non ha niun potere la volontà o la libera determinazione dello spirito ; non è un fatto volontario se un popolo declina un nome in uno o in un altro modo , e se una parola passando da una lingua in un ' altra ha trasformato in uno piuttosto che in un altro il suo suono primitivo . Questi fatti innegabili hanno persuaso alla maggior parte degli scrittori moderni , che la linguistica appartenga propriamente alla sfera delle scienze naturali , e che non abbia nulla da fare con la sfera dello spirito . In fatti si dice , le lingue non hanno veramente una storia , perché la storia suppone la volontà e la libertà , ma i cambiamenti a cui esse vanno soggette sono un puro divenire , uno svilupparsi di successivi momenti , che lungi dall ' essere un segno caratteristico della sfera dello spirito , è legge inevitabile di quella della natura . La pianta e l ' animale non ne conoscono altra ; non è in fatti un cammino istorico ma uno sviluppo organico , un puro divenire , il procedimento per cui dalla crisalide si fa la farfalla , dal feto l ' animale , dal seme l ' erba , dall ' erba la pianta , il fiore , il frutto . Per lo stesso procedimento dal primitivo sanskrito si è fatto il latino , dal latino l ' italiano ; sì quelli che questi , sono diversi momenti d ' un organismo , diverse parti di un sistema , diverse epoche di uno sviluppo . Di più , le lingue si dividono in generi , ogni genere in diverse specie , ogni specie in più sotto - specie . Or le categorie del genere e della specie non trovano niuna applicazione nella sfera dello spirito , ma si applicano unicamente a quella della natura , in modo che se altra prova non ve ne fosse , questa sola basterebbe a dimostrare che la scienza della lingua debba essere annoverata fra le naturali . Non si può negare che questi argomenti e altri ancora che tralascio come secondarii , non sieno di un gran peso , e non sieno veri considerati in sé stessi , ma in quanto a me , dubito forte del loro valore assoluto per la conseguenza che se ne vuol dedurre . E ’ indubitato che le lingue non conoscono istoria , ma uno sviluppo naturale e organico per cui passano da una forma a un ' altra . È indubitato che son sottratte all ' azione della volontà e alle libere determinazioni di essa . È indubitato che le classificazioni per cui le lingue si distinguono e si rassomigliano non cadono nella sfera dello spirito ma in quella della natura , comunque non sia indubitato , anzi sia indubitato il contrario , che anche gli spiriti si classifichino , che anche essi percorrano diverse epoche indipendentemente da ogni intervento della volontà ; ma non ostante queste analogie , ci ha una differenza capitale tra le trasformazioni delle lingue e quelle della pianta o dell ' animale . In fatti , nel regno della natura il passaggio da una forma ad un ' altra è l ' espressione di un principio , di cui il soggetto che lo porta in sé non ha niuna coscienza ; nel campo delle lingue , al contrario , le trasformazioni corrispondono ad un principio di cui ha piena coscienza il soggetto che lo porta . Come la lingua non è un fatto puramente naturale e fisiologico , ma è connessa intimamente col pensiero e con la natura spirituale , così non possono essere affatto indipendenti da questa , e riguardati come fenomeni puramente naturali e fisiologici , i diversi momenti che percorre , le forme per cui passa . La volontà non vi entra , è vero ; ma la sfera dello spirito è il campo dell ' assoluto dominio della volontà ? Son volontarie le leggi del pensiero ? O è un fatto volontario se lo spirito del Cafro è diverso da quello dell ' Ateniese , lo spirito del fanciullo diverso da quello dell ' uomo adulto ? Lungi dall ’ essere le diverse forme delle lingue un fatto puramente naturale , esse hanno la loro ragione prima nel pensiero di cui sono l ' espressione . La lingua di ogni popolo corrisponde al pensiero del popolo che la parla , e se le lingue antiche trasformandosi nelle moderne hanno seguito certe leggi immutabili e comuni a tutte , bisogna pensare che queste leggi sono loro proprie , né hanno niuna analogia con quelle che governano le trasformazioni della pianta o dell ' animale . Sopra tutto bisogna pensare che esse corrispondano alle trasformazioni del pensiero e le rappresentano ; corrispondono alle diverse epoche della vita dello spirito ; le lingue moderne sono l ' espressione adeguata dal pensiero moderno come le antiche dell ' antico . Noi rifiutiamo ricisamente la teorica che fa della lingua una parte della storia naturale dell ' uomo ; forse anche quelli che lo sostengono non lascerebbero di essere maravigliati se in un ' enciclopedia di scienze naturali vedessero un trattato di linguistica accanto a quelli di geologia e di botanica , e le discussioni sul sanskrito , sul zend e sul greco far seguito a quelle sui terreni di transizione e i diluviane , sulle cellule organiche e le meduse gelatinose e le alghe e i muschi . Andrebbe dunque collocata in un ' enciclopedia di scienze morali , o questa scienza delle lingue dovrebbe essere considerata come un nuovo ramo ultimamente germogliato delle discipline filosofiche , o delle istoriche ? Certo niuno oserebbe dirlo ; e questo appunto raddoppia l ' incertezza intorno alla natura di una scienza cui il classificare in uno o in un altro modo dipende dai diverso concetto che si ha della natura della lingua ; e però importa che sia classificata nel miglior modo possibile . La parola è un fatto fisico o morale , fisiologico o spirituale ? Tale è la questione da cui dipende il decidere se la linguistica appartenga alle scienze dello spirito ovvero a quelle della natura . Or la parola non è propriamente né un fatto puramente naturale , né un fatto puramente spirituale . Bisognevole per prodursi di un apparato fisiologico e di un organismo speciale , non può cadere però che dove imperano la luce e il soffio d ' uno spirito conscio di sé medesimo . Espressione non simbolica ma diretta dell ' interno , del pensiero , dell ' idea da cui tira e l ' origine e il valore , ha però bisogno per potersi produrre dell ’ aria ripercossa da uno speciale apparecchio organico . Espressione diretta dello spirito , non può esprimere lo spirito che per mezzo del corpo , e tanta è l ' intima connessione tra essa e il pensiero , tra l ' elemento fonetico e l ’ intellettivo , che taluni han potuto credere che l ' uomo non pensi se non perché parla . Costoro aveano profondamente torto , essendo vero invece il contrario che l ' uomo parla perché pensa , giacché non è parola dove non è pensiero , ma il loro errore veniva dall ’ intima connessione tra due cose che sembra si confondano insieme . e di cui l ' una è inseparabile dall ' altra . In questa intimità di relazione ogni trasformazione nella parola deve essere preceduta e determinata da una modificazione nel pensiero , ma questa modificazione per essere espressa e come a dire attuata , abbisogna di una diversa forma nel suono che le corrisponde , e questa di una diversa azione degli organi vocali . Or la dosi duplice natura della parola , la spirituale e la naturale , la divina e l ’ umana che ne fa un fenomeno sui generis , e il punto in cui i due elementi s ' incontrano e si fondono insieme , non permette di annoverare fra le scienze naturali , comunque abbia con esse molti punti di simiglianza e di contatto , la scienza che si occupa delle diverse forme e delle successive trasformazioni della parola . E una scienza che partecipa anche essa di due essenze come il fenomeno che ne è l ' oggetto . II . La prima quistione che si presenta ad una scienza che non si occupa di una o di un ’ altra lingua , ma di tutte , e della loro origine , delle loro relazioni , delle forme proprie a ciascuna , dello sviluppo , de ’ cambiamenti , della degenerazione di queste forme , è quella di sapere se sono tutte della medesima natura , o se per differenze specifiche , per caratteri proprii ad alcune solamente e diversi da quelli delle altre , si possano dividere secondo le simiglianze e le differenze in varii gruppi , in varie famiglie , in più generi e diverse specie . Noi ci troviamo di avere accennato più sopra come nelle lingue cadano appunto queste classificazioni che hanno luogo nel mondo animale e nel vegetale , ma intorno ai modi e ai criterii di esse le opinioni sono varie , comunque intorno a ’ punti principali il disaccordo non sia grande . Noi seguiremo in questa parte il sistema seguito dallo Schleicher , come il più semplice e razionale , servendoci il più spesso delle sue medesime parole , senza tener conto , affine di non andar troppo per le lunghe , delle obiezioni che gli sono state fatte contro . Ogni pensiero suppone due diversi e distinti elementi , le nozioni e le rappresentazioni da una parte , che ne costituiscono la materia , e dall ’ altra le relazioni cui lo spirito scorge fra quelle , e che ne sono la forma . Questi due elementi che nel pensiero stesso sono indivisi , nella lingua sono sceverati e vengono espressi separatamente e con suoni distinti . Ma non tutte esprimendo allo stesso modo le relazioni fra i concetti , la loro maggiore o minore perfezione dipende dal significarle più o meno distintamente , più o meno adeguatamente , più o meno chiaramente e con suoni vocali separati . Sicché può dirsi che la vera natura e l ' essenza di una lingua stia nel modo come essa esprime con la voce la materia e la forma del pensiero , le cose significate e le relazioni che passano fra esse . L ' espressione vocale del concetto è ciò che nelle lingue chiamasi radice , e l ' unione della radice col segno della relazione costituisce la parola . Il modo della composizione di questi due elementi , cioè il modo della formazione stessa della parola , costituisce il proprio carattere di una lingua . Né bisogna intendere le voci , composizione e formazione della parola , nel senso che si hanno d ' ordinario in grammatica , ma in uno molto più ampio ed esteso , giacché le declinazioni e le conjugazioni appartengono anche esse alla composizione , non consistendo esse in altro che nell ' unione della radice col segno della relazione , il quale fa che una radice sia verbo o nome , e che stia in un dato caso , in un dato numero , in un dato modo , in un dato tempo . Ora può avvenire che in una lingua i concetti soli sieno espressi con un suono vocale , le relazioni espresse pure , altrimenti non vi sarebbe lingua , non espresse però con un suono vocale a parte , con un segno distinto , ma per altri modi , co ’ diversi accenti delle radici , colla loro diversa posizione nella frase , fino coll ’ inflessione della voce e coi gesti . Queste lingue , fra cui si annovera in primo luogo la Cinese , le quali non esprimono con la voce le relazioni , vengono domandate monosillabe , perché in esse le radici , segni de ’ concetti , restano nel loro stato primitivo di una sillaba sola senza essere accresciute colla composizione di altre sillabe che esprimino le relazioni in cui quelle stanno fra sé . Monosillabe sono le radici in tutte le lingue , perché l ' unità del concetto non si esprime che con l ' unità del suono , e nelle lingue che sono rimaste in questo stato rudimentale non si distinguono diverse categorie di parole , ma in esse ogni radice può essere o nome o verbo o particella o nominativo o ablativo o infinito ; ogni parola è una unità indistinta e indivisa , senza organismo , senza una vita interna , senza composizione di membra , senza distinzione e coordinamento di parti . Esse sono quel che nella natura fisica è il cristallo , rappresentano il primo grado di formazione del linguaggio , il punto infimo di quella lunga scala che partendo da questo stato inorganico della parola si termina con quelle lingue in cui ogni parola è un tutto organico e vivente risultante dall ' armonica composizione di diverse membra . Il principio dunque di questa prima classe di lingue si è quello di non esprimere con un suono vocale distinto , con una parola separata le relazioni che passano fra i concetti che soli son significati dalle parole . Il principio dominante nella seconda classe è appunto il contrario di questo , esprimendo esse con suoni , con parole separate non solo i concetti ma anche le relazioni . Il germe di questo sistema si trova già nelle prime , dove sono alcune parole di significato generalissimo che vengono adoperate a esprimere certo generali determinazioni de ’ concetti , ma nella seconda questo germe si trova sviluppato , divenuto legge o principio essenziale e costitutivo della natura specifica della lingua . Così in ogni formazione naturale si ha un germe che è come l ' addentellato per un ’ altra superiore , che assorbendo in sé quel germe , e conservandolo senza distruggerlo , negandolo e affermandolo al tempo stesso , lo sviluppa , lo solleva a un più alto grado . Le parole che in queste lingue esprimono le relazioni , e che in origine significavano concetti , trasformate poi in modo da essere sovente irriconoscibili , non si fondono però insieme , né con la radice , in modo da formare un sol tutto , ma restano distinte e quasi indipendenti , accoppiate , non unite , e però codeste lingue sono state dette di agglutinazione , agglutinate . Di leggieri s ’ intende che questa classe debba soffrire moltissime gradazioni secondo che le radici sono unite a ’ segni delle relazioni con legami più o meno stretti ; i quali talora sono così strettissimi che esse quasi si confondono con quelle della terza classe . Di più , sono queste lingue moltissime di numero , come sono numerosissime tutte le formazioni intermedie della natura , e si può dire che corrispondono al regno vegetale come le prime al minerale . La pianta in fatti , più tosto che costituire un solo individuo , è l ' unione di più individui coesistenti insieme ; più tosto che l ' unità di tutte le sue membra , è il fondo comune in cui queste si sviluppano , crescono , si riproducono . Così in queste lingue la parola non è l ' unità organica , ma l ’ accozzamento delle sue parti , non è un individuo a sé , ma la coesistenza di più individui vocali . Se poi questo accozzamento diventa fusione , se la parola fonde insieme le sue parti in modo che quelle perdano la propria individualità per fondersi nell ' individualità unica e organica della parola , la quale diviene l ' unità di tutte le differenze , da bastare a sé medesima e da esprimere da sé sola e il concetto e le sue determinazioni , la cosa significata e le relazioni che l ' accompagnano , si avrà allora una terza classe di lingue , superiore alle altre due , i cui germi sono nelle precedenti , e che essa , assorbendoli , innalza a una forma più alta e più riflettuta . Queste lingue che si dicono declinale , corrispondono esattamente all ' animale , che costituisce un individuo organico , un ’ unità che non è il fondo comune ma la sostanza comune di tutte le sue parti , che non hanno ciascuna una vita indipendente da sé , ma una vita generale che viene ad esse comunicata dal tutto ; la loro esistenza particolare è soppressa per quella dei tutto . Esse rappresentano esattamente il processo dello spirito , l ' unità del pensiero , in cui il concetto e le sue relazioni sono indivisi , e si compenetrano intimamente insieme , e però si trovano al punto più alto nella scala delle lingue ; la parola qui è un organismo perfetto , l ' unità nella varietà delle membra . Le agglutinate si distinguono dalle monosillabe in quanto che in esse la parola componesi di più parti , ma si distinguono dalle declinate in quanto che quelle parti non sono fuse in un tutto organico . E queste ultime son legate con le agglutinate da certe forme intermedie e , come a dire , di passaggio , giacché in alcune di esse l ' unione delle parti è così avanzata da accostarsi assai da vicino alla forma della declinazione . Così nelle formazioni naturali ci ha delle specie intermedie che costituiscono il passaggio da una specie a un ' altra specie , e talvolta fra un regno e un altro regno , e per modo ondeggiano fra il superiore e l ' inferiore , e per modo tengono e dell ' uno e dell ' altro che mal si può determinare a quale veramente appartengano . Ciò che nel concetto e nel sistema della lingua , osserva l ' autore che seguiamo in questa parte del nostro scritto , ci si presenta come momenti e come classi , nell ’ istoria , o meglio , nello sviluppo successivo delle lingue , lo ritroviamo come periodi . La prima classe , la prima forma corrisponde al primo periodo , e così le altre . Questa è legge di ogni processo , o , come dicono , di ogni divenire , non solo nelle sfere dello spirito , ma anche in quelle della natura ; in fatti , il cristallo , la pianta , l ’ animale , rappresentane tre momenti nel concetto dell ' organismo , rappresentano tre epoche nell ' istoria della terra . Ciascuna lingua declinata ha dovuto percorrere i periodi e le forme , incominciando dalla più semplice ; e se noi indarno cercheremmo di risalirne il corso , accompagnandola per un cammino inverso dalla forma declinata all ' agglutinata , e da questa alla monosillaba , egli è perché il lavoro della formazione della lingua appartiene ai tempi anteriori all ' istoria , né prima un popolo entra nell ' istoria che egli non si sia formata la sua lingua . Avviene anzi al contrario nel campo dell ' istoria , che quanto più risaliamo indietro nella vita di una lingua , tanto più ne troviamo complicato l ' organismo , e ricche e complesse e abbondanti le forme , anzi che più semplici e vicine all ' agglutinazione o al monosillabismo . Non sono le forme del latino assai più ricche e complesse che quelle delle lingue da esso derivate ? E quelle del greco moderno non sono più semplici e più povere che le forme dell ' antico ? Se non che a farci un ’ idea dello stato primitivo e monosillabo di una lingua , a ricostruirlo , e persuaderci che da quello tutte han dovuto incominciare , ci aiutano sufficientemente le radici ; le quali spoglie di tutti i suoni di relazione , ne rappresentano la materia prima , e la prima forma per la quale ha dovuto passare . La seconda forma è quella dell ' agglutinazione , nella quale si distingue anche spiccatamente la radice , che sola un giorno , e indipendente , prima di essersi complicata di altri suoni , ne costituiva lo stato monosillabo . La differenza poi fra le une e le altre , quali ci si presentano ne ’ tempi istorici , viene da questo , che le une si sono arrestate alla forma primitiva senza poterla superare ; le seconde l ' hanno rotta , l ' hanno superata , hanno fatto un passo innanzi e son salite a una forma superiore , e vi si sono mantenute , senza poter fare un nuovo sforzo e un nuovo passo . Le declinate da ultimo lo hanno fatto , hanno superato anche la seconda torma , e son giunte a un grado anche più alto , alla forma perfetta dell ' organismo che contiene in sé , e supera le altre due , come la seconda conteneva e superava la prima . Non altrimenti non tutta la sostanza organica ha potuto svilupparsi al punto da giungere all ’ organismo animale , ma talora si è fermata al primo grado di formazione nella scala degli esseri , cioè al cristallo , e tale altra è salita al secondo grado , alla natura della pianta , dove , senza potersi levare più alto all ' organismo dell ' animale , si è arrestata . Se una legge regolare e costante presiede al progresso e allo sviluppo delle lingue , altre leggi non meno regolari né meno costanti ne governano la decadenza . La quale è in ragione inversa del progresso dello spirito . Imperocché lo spirito quanto più si sviluppa e più liberamente si muove nell ’ istoria e con più coscienza di sé medesimo , tanto più si sottrae alla necessità del suono , all ' imperio della voce ; cade allora dalla parola tutto ciò che è superfluo , e di cui strettamente si può far senza , le terminazioni si assottigliano , le flessioni si perdono interamente o nella massima parte , e il soffio dello spirito si agita più libero e più penetrante per la lingua spogliata di ricchezze materiali , di suoni , di segni sillabici delle relazioni e delle determinazioni de ’ concetti . Le leggi degli organi vocali operano con loro procedimenti di assimilazione e di decomposizione sull ' organismo della parola , cui il soffio dello spirito ha abbandonato per portarsi altrove , come operano le leggi chimiche sugli organismi animali e vegetali su cui è caduta la morte . Quindi avviene che le lingue de ’ popoli che hanno una più ricca istoria , e che han sentito più da vicino gl ' influssi della civiltà e dello spirito moderno , son quelle appunto che han perduto della ricchezza e perfezione delle forme primitive ; testimonj l ' Italiano , il Francese , il Tedesco moderno e sopratutto l ' Inglese che ha perduto la declinazione , in cui gli aggettivi son diventati invariabili , e dei verbi è scomparsa quasi del tutto la flessione personale . Popoli al contrario di poverissima istoria e povera letteratura parlano lingue che assai più hanno conservato il carattere primitivo ; i contadini della Lituania , per esempio , parlano una lingua in cui si sono conservate intere delle forme antichissime , assai più simili a quella del Sanskrito che non sieno le corrispondenti greche e le latine . E ’ si può stabilire in somma come regola generale che alle grandi epoche dell ’ istoria corrispondano grandi movimenti di decadenza nel sistema delle lingue . Le leggi poi della decadenza e della corruzione sono identiche per tutte le lingue , come identica è le natura dell ' organismo vocale e dello spirito . Certi suoni si cambiano costantemente in certi altri ; alla prosodia delle sillabe lunghe e brevi succede l ’ accento ; nelle lingue declinate le forme grammaticali si semplificano ; cadono spesso , almeno in parte , le terminazioni ne ’ nomi e ne ’ verbi , e negli uni le terminazioni de ’ casi son rimpiazzate dalle proposizioni , negli altri quelle dei modi e dei tempi dai verbi ausiliari , e dall ' uso del pronome personale per la distinzione delle persone . L ' antica sintesi fra suoni indicanti i concetti e quelli che esprimono le relazioni , va a poco a poco scomparendo da queste lingue secondarie , tanto che sembra in esse trovarsi come una specie di ritorno alle forme dell ’ agglutinazione . Ciò che veniva detto in una parola si discioglie in più ; invece di matri noi diciamo alla ( ad la ) madre ; invece di amore diciamo io sono amato ; né senza ragione queste lingue sono state chiamate analitiche in comparazione delle antiche . Or continuando per la medesima via , non potrebbero così fatte lingue ritornare coll ’ andare del tempo alle forme dell ’ agglutinazione e del monosillabismo , verso cui vannosi avvicinando ? La quistione è stata proposta , ma a risolverla affermativamente , bisogna supporre che esse si risolvano in tutti i loro elementi per riprendere da capo il loro corso e ricominciare il loro cammino , fra le condizioni sostanzialmente mutate dello spirito di cui sono espressione , e bisognerebbe che lo spirito pure per la parte che si ha nella trasformazione della lingua , ritornasse indietro e riprendesse da capo il suo cammino . Le medesime osservazioni servono a rispondere a un ’ altra quistione che anche si è proposta in conseguenza della prima , se , cioè , le lingue che attualmente vediamo nello stato di agglutinazione o monosillabismo non sieno per avventura resti di antiche lingue declinate . Ma dove sono i più piccioli indizii del loro precedente stato di perfezione , e dei grandi avvenimenti che ne avrebbero dovuto occasionare la decadenza ? Oltre a ciò lo stadio accurato delle lingue agglutinate svela abbastanza come vengano dal monosillabismo , ma non iscovre niuna traccia di declinazione . E tra le monosillabe il Cinese , anzi che avere alcun segno di forme più perfette corrottesi col tempo , lascia scorgere in qualche parte come sforzi per giungere a una forma più alta senza esservi potuto riuscire . Anche in questo campo si dee conchiudere che la natura non rifà il cammino già fatto ; l ' organismo animale contiene in sé il vegetale , ma non vi può discendere ; la flessione contiene l ' agglutinazione , ma non vi ritorna . Innanzi di passare oltre noi possiamo qui fare un ’ osservazione importantissima , di cui meglio si potrà sentire l ' importanza quando avremo parlato delle diverse specie in cui si divide e si suddivide ciascuna di quelle classi più generali in cui abbiamo distinto l ' immensa famiglia delle lingue ; pure le cose già dette sono sufficienti perché stia al suo posto in questo luogo . L ' osservazione è la seguente . Notando le differenze fra una ed un ' altra lingua noi non abbiamo parlato punto di differenze di suoni fra una parola e un ' altra parola , fra una radice e un ' altra radice , ma di differenze di forme nell ' organismo interno di una lingua ; di differenze grammaticali , non di differenze lessicali . E la ra gione è chiara , comunque non manchi chi neghi che sia bastante il solo criterio di cui noi ci contentiamo . Bisogna considerare però che l ' essenza propria di una lingua consiste nella costruzione delle sue forme grammaticali , e non già nelle simiglianze di suono delle sue radici , in modo che da quella e non da questo si può distinguere il genere , la specie o la famiglia a cui appartiene . Due parole , in fatti , possono essere simili e quasi identiche di suono , e avere intanto diverse origini , e possono al contrario , con suoni apparentemente diversissimi , avere un ’ origino comune , appartenere a un medesimo ramo , ed essere in sostanza identiche insieme . Onde si vede quanto errasse lungi dal vero l ’ antica filologia , che non conoscea altro principio etimologico se non la somiglianza de ’ suoni , e affidata a questa erronea norma , facea bravamente venire dall ’ ebraico il greco e il ialino . La discendenza non ha luogo che fra lingue della stessa classe o della stessa famiglia ; né la più grandissima discordanza di suono non è un ostacolo alla parentela , perché , nella stessa famiglia , passando una parola da una lingua in un ’ altra , le sue lettere si mutano secondo certe norme invariabili . L ’ a per esempio del sanskrito si cambia nel greco in e ovvero in o , l ’ s in aspirazione , il v cade . Chi direbbe , guardando al suono , che le parola giorno e jour discendano direttamente da dies ( diurnum ) ? o a chi non parrebbe che il tedesco ähnlich e il greco anàlogos , simili di suono e di significato , non sieno legati di stretta parentela quando non ne hanno niuna ? Non solo la somiglianza del suono nelle parole simili può essere cosa accidentale , e da non tirarne alcuna conduzione per la loro parentela , ma avviene anche che s ’ introducono in una lingua , e spesso in grandissima abbondanza , parole di un ' altra , o di molte altre lingue di famiglie diverse , senza che quella cambi però di natura , o passi da una specie a un ' altra , sol parche conserva intero il suo organismo grammaticale . Il quale niuna lingua non muta mai , e però resta sempre la stessa , per accogliere che essa faccia nel suo dizionario parole di diversa origine e parentela . L ’ innumerevole copia di parole celtiche o latine che vi si sono introdotte , non toglie che l ’ inglese sia lingua puramente germanica . Né la copia non meno innumerevole di parole araba introdottesi nel Persiano , o di arabe e di persiane entrate nel Turco , han tolto a quello di restar lingua prettamente iranica , o hanno diminuito in questo la natura di lingua puramente tartarica . La vicinanza di luogo , le molteplici relazioni , i frequenti commerci , la conquista , l ' introduzione della religione , delle arti , delle lettere , delle scienze di un popolo in un altro , sono le cause comuni per cui diverse correnti di parole affluiscano d ’ una in altre lingue , e senza alterarne la natura , vi affoghino più o men largamente l ' elemento indigeno . Anche avviene talvolta che un popolo lasci addirittura la sua propria lingua per l ' altrui . Il francese e lo spagnuolo sono lingue essenzialmente latine , non ostante tutte le parole germaniche , celtiche , arabe ( almeno nello Spagnuolo ) di cui son pieni i loro dizionarii . Ma la Spagna e le Gallie lasciarono le loro lingue e adottarono quella che ebbero imposta più che dalla conquista , dalla civiltà romana . Malamente si dicono di razza , meglio si direbbero di lingua e di civiltà romana , gli Iberi , i Celti , i Germani , dalla cui fusione sonosi formate la gran nazione francese e ampollosa spagnuola che parlano lingue schiettamente latine . Si vede da qui quanto sia erroneo il prendere la sola lingua come unico criterio di nazionalità , giacché può avvenire che nazioni diverse di razza , parlino lingue identiche per natura o per origine . Ma notiamo bene che la sola razza si riduce a un fatto puramente naturale , a una relazione fisiologica , che se alcuni hanno torto di troppo disprezzare , quasi che gli elementi naturali e fisiologici non avessero niuna influenza sulle relazioni morali degli uomini e de ’ popoli , altri però hanno ugual torto di troppo esagerare , quasi che i soli elementi naturali e fisiologici bastassero a determinare le relazioni morali sì fra gli uomini che fra ’ popoli . Or la nazionalità è un fatto più complesso in cui l ' unità di razza e di lingua , e , fino a un certo punto , anche di religione possono entrare come elementi o come condizioni , ma che non si dee confondere con niuno di essi , né considerarsi come il risultato della loro presenza . La nazionalità bisogna al contrario cercarla nell ' idea stessa , nello spirito , nella coscienza di un popolo che sa di essere una nazione da sé , a cui la comunità dell ' essere è derivata dall ' identità degli interessi , dal soffio di una medesima vita che scorre per tutte le sue parti . In somma la nazionalità è un principio ideale , è il fatto della coscienza di un popolo , che molti dati materiali debbono accompagnare , ma di cui niuno è un elemento o una condizione necessaria . Se fosse necessaria l ’ unità di lingua o di religione , la Svizzera non sarebbe una nazione , e i cattolici inglesi e i protestanti francesi dovrebbero costituire una scissura nelle due più compatte nazionalità di Europa . E perché i Baschi si dovrebbero sentire Spagnuoli ? Se il fatto fisiologico dell ’ unità primitiva della razza , o la primitiva unità della lingua bastassero , gli Ungheresi si dovrebbero sentire stretti da legami di nazionalità co ’ Turchi . È questo l ’ equivoco su cui poggia il panslavismo , e il sofisma su cui si fonda . Poniamo che tutti gli Slavi appartengano in origine a una medesima razza , e che parlino lingue essenzialmente cognate , ma i vari rami dell ’ immensa famiglia che si estende da ’ Balkan alla costa dell ' Adriatico si sono sviluppati così indipendentemente per il corso della storia , che dalle loro relazioni non ha potuto scattar fuori l ' idea , la coscienza della loro unità come nazione . E un ' unità etnografica , linguistica , ma lo spirito comune che fa l ' unità della nazione , manca . Un pansemitismo che pretendesse di unire Arabi , Ebrei , Etiopi , Egiziani sarebbe appena più assurdo . Risalendo alle origini si troverà che la diversità primitiva di razza e di lingua non è un ostacolo allo sviluppo di una grande nazionalità . Chi sa che non sia utile ? Chi sa che non conferisca alla coesione di una nazionalità il fatto che la sua unità è il risultato della fusione de ’ contrarii ; e che l ' idea non si sviluppi più potente dalla opposizione e dalla diversità ? Certo le più compatte nazionalità risultano da elementi di diversa natura . Nella Spagna si hanno Iberi , Celti , Goti , Latini ; nell ' Inghilterra e nella Francia , Celti , Latini , Greci , Germani ; nell ' Italia , Celti , Latini , Greci , Germani . I molteplici elementi , spesso identici , sono stati fusi insieme in tre diversi gruppi determinati da un ' idea suprema , da uno spirito , da una coscienza comune , da cui son venute fuori distinta unità in cui ciascuno di quelli elementi è fuso intimamente nell ' altro , e vi si trovano sebbene non quali erano in sé stessi , ma in uno special modo determinato dall ' idea suprema sotto cui si sen riuniti in uno spirito e in una coscienza . Così l ' idrogeno e l ' ossigeno benché diversi , fusi insieme dall ' elettricismo costituiscono l ' acqua nella quale ambedue si trovano , sebbene non quali erano in sé , ma quali son determinati dall ' idea stessa dell ' acqua . L ' idea , lo spirito , la coscienza son la scintilla elettrica che fonde uomini di diverse stirpi e lingue per farne una sola nazione . La comunità della vita e della storia , l ’ unità del pensiero scientifico e letterario , degl ' interessi commerciali , politici , sociali , le condizioni geografiche e naturali , la lingua , la religione , i costumi e mille altre condizioni son la causa efficiente e l ' occasionale perché quell ' idea si sviluppi , quella coscienza si produca , e lo spirito della nazionalità si formi . Ma niuna di quelle condizioni da sé , o più di esse prese insieme , senza questo spirito e questa coscienza , non bastano a costituire la nazionalità . III . Noi abbiamo veduto che tutta l ' immensa varietà delle lingue parlate dagli uomini si classifica in tre generi universali , secondo il vario modo in cui esprimono il concetto e le varie determinazioni di esso concetto . E abbiam veduto come ogni genere inferiore contiene il principio del passaggio al superiore , ha il germe del carattere costitutivo del seguente , quasi uno sforzo per innalzarsi sopra di sé . Or la divisione non si arresta qui , anzi ogni genere si suddivide in più specie , ogni specie in altre specie inferiori . Dopo il Cinese che distinto in più dialetti offre il più perfetto tipo delle lingue monosillabe , vengono quelle di agglutinazione , le quali si distinguono in una moltitudine quasi infinita di specie subordinate , comprendendo oltre alle lingue del nuovo mondo le tartariche che si suddividono nelle tungusiche , le mongolle , le turche , le finniche a cui appartiene fra le altre parecchie , il magiaro parlato dagli Ungheresi , le lingue caucasee , e finalmente le basche che si parlano tuttavia nelle provincie spagnuole domandate con lo stesso nome . Queste lingue sparse più largamente di tutte sulla superficie della terra , per parecchie analogie si dee credere che insieme con le razze da cui erano parlate avessero un giorno occupato anche le regioni in cui poi hanno preso radice con altre stirpi di uomini , le lingue declinate . Queste regioni sono l ' India , la Persia , l ' Arabia , l ' Asia minore , l ' Europa . Così fatte lingue si distinguono in due grandi famiglie , e ciascuna di esse in diverse specie , e le due famiglie di lingue corrispondono esattamente a due distinte razze di uomini che le parlano , e lingue e razze si domandano , l ' una , con denominazione poco esatta ma universalmente accettata , semitica , e l ' altra indo - europea , o meglio ariana , dal nome delle prime tribù che la parlarono nella sua forma primitiva . Son queste le razze delle grandi letterature , delle grandi poesie , delle grandi filosofie , delle grandi religioni , delle grandi legislazioni , delle grandi civiltà , delle grandi idee . Ad esse appartiene in disuguali proporzioni la storia del mondo ; in esse è il cuore e il pensiero dall ' umanità ; in esse lo spirito ha preso veramente possesso e coscienza di sé medesimo , per esse l ' ideale e il divino si son rivelati alla terra e se ne sono impadroniti . Alle lingue semitiche appartengono , come specie di uno stesso genere , l ' Ebraico , l ' Arabo , l ' Aramaico cioè il Siriaco e il Caldeo , la lingua parlata un giorno da ’ Fenici e da ’ Cartaginesi , quella , sebbene mista forse di molti elementi stranieri , degli Assiri e de ’ Babilonesi , tutti i dialetti Barberi sulle coste settentrionali dell ' Africa , dall ' Egitto all ' Oceano Atlantico , nel Marocco , in Algeri , in Tunisi , in Tripoli , in Fez , nell ' Egitto stesso in primo luogo ; e secondo la più ricevuta opinione , semitica era anche la lingua degli antichi Egiziani , come quella dell ’ Etiopia e dell ' Abissinia . Tutte queste lingue nella loro forma più antica , il Caldeo , l ' Ebraico , l ' Arabo hanno i segni manifesti di essere diversi rami di una sola lingua parlata , e forse perdutasi ne ’ tempi anteriori all ' istoria , da cui tutte sono discese conservando quale più , quale manco di simiglianza con la madre comune , come appunto vedremo verificarsi con maggiore evidenza nelle lingue ariane . Queste son le lingue parlate ab antico , ed anche oggi , con infinita varietà di dialetti , nell ' India , nella Persia , nell ' Armenia e altre contrade dell ' Asia , e son le lingue della moderna Europa , salvo il Turco , l ' Ungherese , il Basco , e il dialetto semitico dell ' isola di Malta . Tralasciate tutte le altre , noi ci occuperemo di queste sole , ma pe ’ generali , e restringendoci in una piccola sfera ; e tracciando il metodo con cui sono studiate , e le ricerche che vi si son fatte , vedremo più da vicino come sia nata , e per quali occasioni , questa nuova scienza della lingua o grammatica comparata , e quali sieno i procedimenti che le son proprii . Noi non diremo nulla di nuovo , ma seguiremo , per divulgarli , gl ' indubitabili risultati delle investigazioni de ’ padri stessi e degli autori della nobile scienza , che ha aperto un nuovo mondo alla filologia , all ' etnografia , alla storia , e che valicando i confini dì questa e di tutte le memorie scritte e tradizionali ci ha condotto presso alle origini stesse dell ' umanità in una regione che niun raggio di luce non rischiarava e l ' immaginazione non supponea . IV . Filippo Sassetti , mercatante fiorentino del decimoquinto secolo , trovandosi per suoi negozii nelle Indie , scrivea in una lettera a Firenze dell ’ eccellenza della lingua degl ' Indiani , e dell ’ utile che dal suo studio si potea ricavare , dolendosi di esser egli già troppo vecchio per intraprenderlo . Da quel tempo in poi , niuno forse in Europa , da qualche mercatante in fuora , non ebbe notizie della lingua parlata sulla rive dell ’ Indo e del Gange , in fino a che altri mercatanti non si furono stabiliti in quelle remote contrade di cui coll ’ andare del tempo divennero assoluti padroni per aggiungere più tardi il vastissimo impero a ’ dominii dell ' Inghilterra . Quando nel 1865 il trattato di Allahabad diede alla Compagnia delle Indie Orientali la signoria del Bengala , i novelli signori vollero con sana politica che i novelli sudditi fossero retti colle loro proprie leggi . Allora il Governatore Warren Hastings , chiamati undici brahmani , fece ridurre in compendio i principali codici delle leggi del paese , e quelli per mezzo del persiano tradurre ad uso de ’ giudici inglesi . Fatto il primo passo , i dotti , e primo di tutti , il Jones , grandissimo conoscitore della poesia orientale , si diedero a studiare la lingua , a fondare Accademie , a tradurre le opere più celebri dell ’ ignota letteratura . Ma tosto che si fu cominciato a penetrare nella conoscenza del sanskrito , un fatto meraviglioso cadde sotto gli occhi di tutti , quello , cioè , delle intime relazioni sì grammaticali che lessicali da cui esso era legato col greco , col latino , non meno che con le altre lingue dell ' Asia e dell ' Europa , il Persiano , lo Slavo , il Tedesco e tutti i loro derivati . Fu questo il fatto che aprì un nuovo mondo alle investigazioni , e aggiunse alle altre una nuova scienza che in picciol tempo ha fatto meravigliosi progressi per opera degl ' Inglesi , dei Francesi , dei Tedeschi , ma di questi sopra tutto . Certo di ben altra importanza per le scienze e le lettere e la coltura universale e la civiltà , si ebbe la scatena della letteratura greca al decimoquinto secolo ; ma certo pure quella del sanskrito si ha avuto un ' importanza più grande in un altro ordine d ’ idee , avendoci condotto , come abbiamo accennato , fino alle origini della famiglia umana , mostrato le vere cognazioni delle famiglie e de ’ popoli che le parlano , datoci una certa conoscenza delle derivazioni e delle reciproche relazioni di esse lingue , onde nata una nuova e certa filologia , e la storia e la mitologia e l ’ etnografia si sono potute spogliare di errori e pregiudizii secolari . Senza trascendere i limiti della brevità che ci siamo proscritti , vediamo per quali vie si sia giunti a così stupendi risultati . Supponiamo , dice uno scrittore dottissimo in queste materie , che il Latino si fosse perduto , e che noi non sapessimo per istoria né le sue sorti , né quali le lingue che ne son derivate . Pur vedendo le somiglianze grandissime sì nelle radici e sì nelle forme grammaticali da cui sono legati l ' italiano , il francese , lo spagnuolo , il portoghese , il provenzale , il vallaco , il retico , noi saremmo obbligati a supporre possibili l ’ una delle due cose , cioè , o che dall ’ una di queste lingue derivino tutte le altre , ovvero che tutte derivino da una madre comune . Delle quali due ipotesi . la prima sarebbe facilmente dimostrata falsa per questa ragione principalmente , che alcune forme non si possono spiegare a niun patto con elementi tirati dalla lingua stessa , ma sono evidentemente resti di un ’ epoca precedente . S ' intende , per esempio , che erano venga da era , ma come dalla prima persona del presente sono , si giunga alla terza è , è cosa che non si può spiegare con la sola grammatica italiana . Con lo studio comparativo delle forme , delle radici e degli elementi comuni a tutte , i filologi giungerebbero a ricostruire , almeno in gran parte , la lingua primitiva , da cui tutte son discese . Or le medesime relazioni che legano le sette lingue derivate dal latino , s ’ incontrano fra altre lingue già morte da molti secoli , ma di cui si conservano o ricchi monumenti o preziosi avanzi . Il sanskrito , il lituano , il zend , il greco , spezialmente nel dialetto dorico , l ' antico slavo , il celtico , il latino , il gotico , a cui si può aggiungere l ' armeno , hanno radici e forme grammaticali che non si possono spiegare l ' una per mezzo dell ' altra ; nessuna di queste lingue non possiede gli elementi per ispiegare le sue forme , tutte sono la varietà di un tipo comune , figliuole di una medesima lingua che sola contiene gli elementi per ispiegarle tutte . Non può essere il sanskrito , come da molti per alcun tempo si è creduto , la fonte da cui derivano le altre , perché si trova sovente che il greco ha conservato delle forme più primitive , più intere , più organiche che esso . Né il greco può essere stimato , la lingua da cui son derivate le altre , e neppure quello da cui è disceso , come per molti secoli si è creduto , il latino , giacché il latino spezialmente ha conservato spessissime forme più antiche e organiche che non il greco . Tutte queste lingue , adunque , sono da reputare sorelle fra sé , figliuole di una lingua antichissima da cui tutte son derivate , come le lingue romane dal latino ; alla quale lingua vie più si avvicina quella de ’ Vedi , come quella dei poemi omerici alla lingua primitiva dei Greci . Gli sforzi veramente titanici della filologia comparata sono giunti a ricostruire almeno i tratti generali di questa lingua comune , e del popolo primitivo che la parlava ; a determinare le leggi per cui le diverse forme , e i diversi suoni , e le vocali e le consonanti , si trasformano e passano invariabilmente l ' una nell ' altra , passando non solo d ' una in un ' altra lingua , ma per diverse età della medesima lingua , sicché è divenuto possibile di risalire dallo stato attuale de ’ fatti linguistici a ’ primitivi , e si è stabilita una vera scienza delle etimologie , non più fondate sui capricci dell ' immaginazione , o sopra arbitrarii e accidentali ravvicinamenti di suoni , ma sopra leggi certe e invariabili . Risalendo indietro , secondo queste leggi , si può avvicinarsi alla lingua primitiva , e spogliatala delle forme grammaticali , rappresentarsela quale dovea essere nel suo stato monosillabico in un ’ età anteriore ad ogni istoria . Ma quale è cotesto popolo che ha parlato la lingua da cui tante altre son derivate ? Quale fu la primitiva sede da esso occupata , e dalla quale si è poi sparso per tanta parte della terra , per quelle contrade che sono state o tuttavia sono il centro della vita del mondo , i paesi dell ’ istoria , delle arti , della civiltà ? Non sulle rive del Gange , né su quelle dell ' Indo , bisogna cercare le origini e la prima dimora di questo misterioso popolo , ma ben più lungi , al nord - ovest della penisola indiana , di là dell ’ Attock e del Peshavven , nelle valli , che discendendo dall ’ Indo - Kò si avanzano verso il mar Caspio e il mare di Arali Tutte le induzioni che si possono tirare dall ' Avesta e da ’ Vedi , ci conducono all ’ antica Baetria , oggi Khanato di Balk , e alla Sogdiana , che comprende oggi i Khanati di Buckhara e di Samarkanda . Gettando lo sguardo su una carta dell ' Asia , si trova la vasta regione compresa fra l ' Himalaja e la valle del Tigri e dell ' Eufrate ; al settentrione la circoscrivono il mar Caspio e il mare di Arai , che un giorno debbono essere stati riuniti , e nei quali venivasi a gettare il fiume Oxus , scendendo dall ' Indo - Kó , prolungamento occidentale dell ’ Himalaja . Al settentrione del mare di Aral trovasi un altro gran fiume , il Syr - Darya , l ' antico Yaxarte , che , scendendo dalle montagne del Turkestan , discorre fra le sabbie turaniche con un corso parallelo a quello dell ' Oxus . A mezzodì sono il golfo persico e il mare delle Indie , a occidente l ' Indo che discende dall ' Himalaja . In questo immenso spazio , occupato oggi dalla Persia , dal Beluccistan , dall ’ Afghanistan , dal paese di Herat , si trovano le regioni occupate un giorno dai nostri antichissimi padri . Donde venivano eglino ? quale terra li avea prima nutriti , quando apersero gli occhi alla luce e sentirono la vita ? chi potrebbe saperlo ? Certo è che da queste terre , per ragioni che si possono appena congetturare , ma che rimarranno per sempre presso a poco un mistero , incominciarono coll ’ andare del tempo ad emigrare . I primi a lasciare le antiche sedi pare che fossero stati quelli che poi si dissero Celti . Appresso partirono i Pelasgi che si distinsero in Greci e Latini ; terzi i Germani e Slavi , sebbene non manchi chi creda che questi avessero preceduti i Pelasgi . Ultime a lasciare le natie contrade furono le tribù che occuparono la Persia , e quelle che si stabilirono fra il Kubul e l ' Indo e nel Pengiab , donde si sparsero per tutte le regioni che furono chiamate col nome d ' India , rincacciando ne ’ monti , ove tuttavia se ne trova i resti , o riducendo in istato di schiavitù , e formandone la classe più abbietta della società , gli abitatori indigeni , barbari di tipo malese e di razze inferiori . Le tribù occupatrici dell ' Indie e della Persia conservarono l ' antico nome di popoli Arji che era stato portato in comune da tutti prima delle emigrazioni , che noi oggi possiamo restituire a tutta quanta la famiglia , e di cui si trovano parecchie tracce in molte parole , e nomi proprii di luoghi , come in quella dell ’ Irlanda , che non vuoi dire , se non terra dell ’ Ire , cioè dei Arji . E Arja , dalla radice ar ( Lat . oriri ) , vuol dire padrone , signore , chi è degno di onore . Così la nostra razza fin dai primordii della sua esistenza , sentì l ' orgoglio del suo proprio essere , senti la sua superiorità sulle altre , e depose nel nome che si diede il sentimento della propria nobiltà . Ma di questo popolo che è una scoverta moderna , da cui noi medesimi discendiamo e di cui è ignota l ' origine , saremo condannati a non sapere altro che il nome ? La grammatica comparata ha creato , si può dire , anche la sua istoria , e se le notizie non sono molte , sono però tali , e basate su tali fatti che pochi monumenti potrebbero dare un ’ ugual certezza . Con le lontane migrazioni la lingua primitiva nel corso de ’ secoli si andò alterando . I progressi stessi della civiltà , le nuove relazioni sociali , le condizioni geografiche delle terre occupate dalle diverse tribù introdussero tali cambiamenti nella vita e nel carattere sì de ’ coloni e sì della lingua da essi parlata che parvero popoli e favelle del tutto distinti e senz ’ ombra di relazione insieme . Ma quando le intime relazioni e degli uni e delle altre si sono mostrate chiarissime alla scienza , si è venuto facilmente nella conchiusione doversi appartenere alla storia e alla vita posteriore alla separazione quello che trovasi solo in una delle lingue cognate e non nelle altre , e per contrario quello che trovasi ugualmente in tutte doversi riferire al fondo comune della lingua parlata nelle loro sedi primitive e ne ’ tempi anteriori a ogni istoria , da ’ popoli che poi parlarono il celto , il germanico , lo slavo , il greco , il latino , il zend , il sanskrito , quando ancora viveano tutti insieme , giovani e cognate tribù inconsapevoli che avrebbero perduto un giorno ogni memoria dell ’ antica fratellanza e della comune origine . Di che , esaminando il fondo comune di tutte queste lingue , si avrà un ’ idea esatta se non compiuta dalla civiltà rudimentale del popolo primitivo , delle cose e delle relazioni anteriori alla separazione . Questo ardimentoso lavoro , opera della grammatica comparata , uguaglia se non supera di potenza , quello de ’ naturalisti che con frammenti di scheletri e tronchi di piante son riusciti a ricostruire la fauna e la flora delle terre anteriori a ’ diluvii ed a ’ cataclismi . La storia fossile de ’ nostri primi padri non è di minore importanza , né piena di minore curiosità che quella dei mastodonti e delle felci antidiluviane . Esaminando adunque le lingue di questa gran famiglia per risalire a quella da cui tutte son derivate , si troverà che il popolo primitivo da cui era parlata , prima di lasciare le regioni dell ' Asia centrale , se non era anche giunto a uno stato che si può dire di civiltà , avea tuttavia lasciato quello che si dice di barbarie , menando una vita patriarcale , tutta occupata della cura delle greggi e di pratiche religiose . Già i nomi de ’ metalli , analoghi , benché talora molto trasformati , nelle lingue sorelle , mostrano che ne era conosciuto l ' uso prima della migrazione . Il che conferma le induzioni che danno la Bactria per prima patria a ’ nostri antichi parenti , giacché è noto che le montagne dell ' Hindu - Khò abbondano di metalli di ogni specie . E il medesimo fatto conferma eziandio l ' opinione de ’ paleontologi , i quali avvisano che gli uomini dell ' età detta della pietra si appartenessero a una razza diversa da quella che ha adoperato il metallo . Se diverse induzioni e lo studio comparativo de ’ cranii lo fanno supporre , lo studio comparativo delle parole aggiunge forza alla supposizione . Lo stesso studio comparativo de ’ nomi esprimenti i vani gradi di parentela identici in tutte le lingue arje , salvo poche eccezioni e facilmente spiegabili con altre radici della medesima lingua , dimostrano che già prima della separazione le relazioni di famiglia , come quelle di padre , madre , figliuolo , fratello , sorella , non solo erano conosciute e stabilite , ma distintamente determinate . Ancora esaminando le etimologie di que ’ nomi , si trovano le idee dominanti intorno alla natura delle relazioni domestiche . Padre , per esempio non significa colui che genera , idea espressa con altra radice , ma ben colui che protegge , che difende , che sostiene . Madre al contrario , significa in origine colui , e poi colei , che crea . I nomi di fratello e sorella , sostituiti nel greco da altre voci , ma che sono identici nel sanskrito , nel zend , nel latino , nel gotico , nello slavo e nel celto , significano , l ' uno colui che porta , che aiuta , e l ' altro colei che piace , che consola . Il nome di figliuola , non nella voce latina di filia , ma bene nelle forme identiche del sanskrito , duhitar , del zend , dughdhar , del greco , thygater , del gotico , dauthar , del lituano , dukte , dell ' irlandese , dear , derivando dalla radice duh , che vuoi dire pungere , ha fatto giustamente conchiudere che alle figliuole fosse affidato nella famiglia l ' uffizio del mungere le greggi , e che da quell ’ ufizio si avessero avito il nome . Bastano al nostro scopo questi pochi esempii per indicare con quali procedimenti la grammatica comparata è riuscita in certo modo a ricostruire la vita di un popolo di cui essa medesima ha scoverto l ' esistenza , e farsi un ' idea della civiltà rudimentale , ma piena di un avvenire sterminato , della quale già godea prima di dividersi in tanti nobilissimi rami per le contrade dell ’ Asia e dell ' Europa . Or il medesimo procedimento che abbiam veduto essersi verificato nelle lingue , si è ripetuto nel cammino percorso dalle tradizioni religiose , come non lascia luogo a dubitarne la mitologia comparata , figliuola primogenita della comparazione delle grammatiche . Tutti i popoli , in fatti , appartenenti alla gran famiglia arjana hanno antichissime tradizioni religiose , che sembrano , superficialmente guardate , proprie a ciascuno , locali e nazionali , ma che in sostanza sono identiche , e hanno una comune origine nelle idee religiose che han dominato prima della separazione delle varie tribù , e di cui si trovano scolpitamente delineati i tratti negl ’ inni de ’ Vedi , che a ragione si possono dire , come sono stati detti , la bibbia di tutti i popoli della nostra stirpe . i e antichissime divinità non erano che personificazioni delle forze della natura ; i nomi di ciascuno Iddio , che il più spesso non sono che aggettivi esprimenti qualità fisiche , e i miti che vi si aggruppano intorno , non sono anche essi che personificazioni di fenomeni naturali . Passati dalle primitive sedi , nella valle dell ' Indo , nelle selve della Scandinavia , e sotto il cielo della Grecia , si modificarono secondo i luoghi , si circondarono di nuovi episodii , di nuovi particolari , prodotti sovente della invenzione poetica o del capriccio , perdettero dell ' antico significato che a poco a poco si dileguò dalla memoria degli uomini , e parvero costituire tante mitologie nate spontaneamente nelle diverse contrade ove regnavano . Ma veramente la loro origine è comune , il principio di tutte si trova ne ’ Vedi che hanno dato la chiave per ispiegare le favole non meno della Grecia che le scandinave , e le slave e le teutoniche . Già in Grecia molti credeano che i loro Iddii fossero venuti dall ' Asia , come da un luogo , fra gli altri , del Kratylo di Platone si vede che non mancava chi sostenesse anche la lingua essere derivata da ’ barbari . Erano queste congetture e ipotesi d ' immaginazione , ovvero resti di antiche tradizioni sulle vere origini ? Malamente si potrebbe determinarlo . V . Noi abbiamo veduto che le etimologie fondate nell ' antica filologia sopra arbitrarii ravvicinamenti , e ingannatrici rassomiglianze sono state sottomesse a regole certe dipendenti dalle leggi naturali che governano la trasformazione de ’ suoni , il passaggio delle forme , il cambiamento delle lettere . Ora egli dee essere evidente , dopo le cose discorse in fino ad ora , che le leggi di questi cambiamenti e di questi passaggi non possono trovare applicazione che nella lingua di una medesima famiglia ; non vi è passaggio , e quindi non vi è etimologia possibile da una famiglia all ' altra ; l ' etimologia di ogni voce si dee cercare negli antecedenti della medesima famiglia , e non in una famiglia diversa . Ben possono in una lingua introdursi , e anche in gran copia , parole di lingua di diversa famiglia ; il Kalamos de ’ Greci , per esempio , è parola di origine semitica , introdottasi probabilmente nel greco coll ' invenzione della scrittura per opera de ’ Fenici . Similmente abbiam veduto che il Turco di Costantinopoli è ridondante di parole arabe e persiane , appartenenti , cioè , a lingue di specie , anzi di genere essenzialmente diverso . Ma scovrire onde sia venuto il nome Kalamos al greco , notar le parole straniere introdottesi nella lingua degli Ottomani non è darne l ’ etimologia , è solo indicarne l ' origine e , come a dire , la patria . Al contrario dar l ' etimologia di una parola significa risalire a ’ suoi antecedenti istorici , a una parola primitiva della sua medesima famiglia ( ché non si ha ne ’ tempi istorici passaggio di una lingua da una famiglia a un ’ altra diversa ) che solo per il trascorrere del tempo e per il cambiar di luogo , ha sofferto tanti cambiamenti organici , ma regolari e retti da leggi determinate , che l ' hanno condotta alla forma attuale . Dalla voce Giove , per esempio , noi risaliamo al Jovis , e da questo al djaus sanskrito ; da fratello a frater e da frater a bhrâtri , ma sarebbe assurdo di cercare l ’ etimologia della parola calca nell ' arabo , quantunque in questo se ne trovi una corrispondente , di suono e di significato presso che identici ; dobbiamo invece cercarla nel verbo latino calcare . Similmente , non ostante la rassomiglianza di valore e di suono , fra il latino Jovis e l ' Ebraico Jehova non ci è fra i due nomi niuna parentela , l ’ antecedente di quella trovandosi , come si è detto , nel sanskrito , e questo venendo dal verbo sostantivo dell ' Ebraico stesso , come più comunemente si crede , ovvero da altra fonte della medesima origine . Di qui si vede quanto errasse lontana dal vero l ' antica filologia che in omaggio a non so quali tradizioni religiose o male interpretate o esagerate o insussistenti , riponea l ' origine di tutte le lingue nell ' ebraico , e nell ’ ebraico quale si trova ne ’ libri di Mosè . Il suo lavoro versava sopra tutto sul greco e sul latino , e non ci è violenza o contorsione che si risparmiassero alle parole per ricondurle alle radici ebraiche . Il lavoro , s ' intende , era opera dirittamente perduta , giacché le origini del greco e del latino sono altrove che nell ’ ebraico , e dalle simiglianze o false o apparenti o casuali di certe voci non si può conchiudere assolutamente nulla . Altri tentativi più scientifici si sono fatti posteriormente per vedere se risalendo indietro per il corso di moltissime migliaia di secoli , e attraversando infinite varietà di trasformazioni , si potesse giungere a stabilire o almeno probabilmente congetturare la comune origine delle lingue pervenute per diversi sistemi alla forma ultima della declinazione . Ma la scienza è rimasta tuttavia muta innanzi all ' oscuro problema , e nulla ha potuto condurla a identificare in una unità primitiva le lingue semitiche e le arjane ; il passaggio delle une alle altre appare ogni dì più impossibile , o sfugge alle deduzioni della scienza . Se poi allargando i termini del problema si domanda se si può dimostrare o con qualche apparenza di probabilità congetturare l ' unità primitiva di tutte , l ' origine comune anche di quelle di diverso genere , delle monosillabe , delle agglutinate e delle declinate , la difficoltà della risposta si mostra ancora più grande . Dallo studio delle radici la scienza non può conchiudere nulla , e se alcune pochissime paiono rassomigliarsi fino nel cinese e nel sankrito , cotesto che prova ? Il caso non ha potuto contribuirvi ? Non è dovuto il fenomeno all ' identità degli organi vocali in tutti gli uomini a qualsivoglia razza essi appartengano ? E questa seconda ragione più si mostra validissima quando si pensa che quelle rarissime simiglianze s ' incontrano ne ’ suoni di quelle parole a cui prima si aprono le labbra de ’ fanciulli , e in cui prima si esercitano i teneri organi , come le voci che indicano il padre e la madre , nelle quali presso che da pertutto si trovano il p e l ' m o lettere affini , che sono le prime o più facili a pronunziarsi . La quistione , se ci ha una lingua primitiva da cui tutte son discese , o se ce ne ha di diverse da cui le diverse son discese , è parallela alla quistione dell ' unità primitiva della specie umana , e si presenta co ’ medesimi caratteri e le medesime difficoltà . Ci ha egli un solo Adamo o tanti Adami quante sono le stirpi degli uomini ? Il medesimo problema si presenta identicamente al linguista ; ma la scienza non può rispondere né dimostrare , può solo congetturare per induzioni e analogie , e le congetture più probabili non sono certamente favorevoli all ' ipotesi dell ' unità . Con questa quistione è connessa per più punti e strettissime relazioni la quistione dell ' origine della lingua ; alla quale sol dopo i moderni studii e co ’ fatti che la scienza ha raccolti si può dare una più soddisfacente soluzione . Ciò non toglie che non sia stata proposta ab antico e in varii modi risoluta , come suole avvenire generalmente delle quistioni delle origini , le quali prima occupano le menti e destano la curiosità che non sieno raccolti i fatti col cui aiuto si possono sciogliere . Il Kratylo di Platone ci mostra che essa era già antica in Grecia , e che già tutte quelle ipotesi erano state fatte da ’ filosofi , le quali dopo il giro di molti secoli sono state ripetute da ’ moderni . La prima fra queste è l ' ipotesi d ' una rivelazione divina che abbia insegnato agli uomini l ' uso della parola . Già Platone la combattea , rassomigliandone i fautori a que ’ poeti che non sapendo come cavarsela a un punto più intrigato d ' una favola , fanno all ' improvviso intervenire una divinità che li levi comodamente d ' imbarazzo . Ma più secoli dopo di lui l ' assurda teorica ricomparve afforzata dal formidabile presidio di un ' autorità infallibile e divina . Al capo secondo del primo libro di Mosè è detto : « Or il Signore Iddio avendo formato dalla terra tutte le bestie della campagna e tutti gli uccelli del cielo , gli menò ad Adamo acciocché vedesse qual nome porrebbe a ciascuno di essi ; e che qualunque nome Adamo ponesse a ciascuno animale , esso fosse il suo nome » . Non si crederebbe che queste semplici parole in cui si dice appunto il contrario , abbian potuto servire a persuadere l ’ origine soprannaturale della parola , e che Dio abbia insegnato agli uomini i nomi delle cose e il parlare . E benché non sieno mancati in fino da ’ primi secoli del cristianesimo e vescovi e dottori che hanno combattuta la strana dottrina , pure si deve dire che essa è stata ed è tuttavia comunemente seguita nella chiesa , che guarda non senza sospetto e ripugnanza le altre . Questa in fatti fu l ' opinione di quella scuola che venne detta de ’ tradizionalisti , surta in Francia a ’ principii del secolo co ’ Lamennais , che poi ne usci , co ’ De Bonald e i De Maistre , e altri che riposero la loro gloria in negar la ragione per sostituirle la fede , l ’ autorità e il sacro ministero delle polizie . La scuola in generale , e la dottrina sull ' origine della lingua in particolare , rimasero puramente francesi , se non che , il Gioberti ebbe il raro vanto d ' introdurle in Italia dove suppongo che abbia ancora credente qualche oscuro fautore della scienza cattolica e della tradizione . Altra opinione non meno assurda è quella che fa delle lingue l ' effetto di una convenzione , per la quale gli uomini , accortisi un tratto del danno e dell ' imbarazzo che veniva loro dal restarsi mutoli , si risolvettero bravamente un bel giorno a dare i notai alle cose , e senza più a voler parlare . Platone che la combatte ci fa sapere nel Kratylo che in Grecia Ermogene , Democrito e altri la sostennero , volendo che la lingua fosse un ' invenzione artificiale , e i nomi dati arbitrariamente alle cose . Lucrezio che ha pure stupendamente combattuto l ' impossibile ipotesi , la chiama addirittura una pazzia ; Proinde putare aliquem tum nomina distribuisse Rebus , et inde homines didicisse vocabula prima , Desipere est . Pur questa insania fu la dottrina comune del decimottavo secolo . Tutta quella filosofia ignorando l ' azione spontanea e complessiva e contemporanea di tutte le facoltà , la forza primitiva e congenita dello spirito , le leggi costitutive e creatrici del pensiero , l ' integrità della natura umana , non seppe vedere in ciascun fatto umano che l ' opera della volontà mossa dall ' utile , della riflessione che medita per giungere a uno scopo determinato . Così la società era un vero contratto stipulato per garantire la sicurezza individuale , la morale un ' invenzione per assicurare l ' utile di ciascuno , la religione un ' altra invenzione per contenere le malvage passioni , la lingua una convenzione per cessar la noja del non parlare , e rendere più facili le reciproche relazioni fra coloro che si erano risoluti a voler vivere insieme . A queste ipotesi fondate sopra un concetto dimezzato dalla natura umana , incompiute , impossibili , altre spiegazioni più razionali sono state sostituite da una filosofia a cui si è svelata la natura umana nella sua sostanziale interezza , più compiuta , più fornita del senso della realtà , fornita di un concetto più vero e più chiaro dello spirito , e con questo appoggiata a uno studiò più metodica e ad una serie infinitamente più ricca di fatti linguistici . Noi in fatti non ammettiamo uno stato di natura da cui l ' uomo sia uscita per contratto e costituitosi volontariamente in istato di società , perché l ' uomo è specialmente socievole , né è quello che egli è se non per questa necessità della sua essenza che lo fa essere anche socievole ; né potrebbe essere altro o altrimente da quello che egli è . Non ammettiamo una religione naturale che non si sa quale possa essere , che suppone l ' ipotetico stato di natura , e , che è più , suppone a ’ primordii dell ' istoria dello spirito de ’ concetti che si appartengono ad altre epoche della sua vita . Non ammettiamo un primo stato di mutismo , o di non si sa che linguaggio naturale anteriore alla parola , perché l ' uomo parla come pensa ; ne parla se non perché pensa ; naturalmente e per necessità sostanziale della sua essenza e parla e pensa . L ' una cosa suppone l ' altra , l ' una è contemporanea dell ' altra ; tutte le sue facoltà entrano insieme in azione , e non a una a una e quasi a pezzo a pezzo ; ogni atto della vita dello spirito le suppone e le contiene tutte , ogni atto è il prodotto della sua unica e indivisibile forza . O non sarebbe lo spirito che l ' aggregato di più facoltà ? Non sono queste più tosto una sola e medesima forza che apparisce in diversi aspetti ? Cercare l ' origine del parlare tornerebbe in somma allo stesso che cercar l ' origine del pensare o del volere , se consistendo la parola in un fatto estrinseco che ha la sua radice nel pensiero e suppone l ' azione fisiologica degli organi vocali , il problema non si riducesse a determinare per che modo e sotto quali condizioni sia cominciata . questa azione in corrispondenza del pensiero che la determinava . Coloro che veggono nella parola e nel suo sviluppo un fatto puramente fisiologico come quello de ’ capelli che crescono sul capo , o delle erbe che germogliano pe ’ prati , non so come si possano avvicinare a questo problema dell ' origine che implica essenzialmente l ' azione del pensiero , e che suppone lo spirito senza di cui gli organi resterebbero inoperosi , e non si avrebbero che dire . Riposta dunque l ' origine del linguaggio nell ' azione combinata dello spirito e degli organi vocali , per quali modi , e secondo quali leggi si dee verosimilmente tenere che essa abbia incominciato ad esercitarsi ? In somma che cosa ha potuto determinare la scelta di un suono più tosto che di un altro a indicare un dato soggetto ? E stato proprio l ' effetto del capriccio ovvero del caso , o ci è stata una ragione intrinseca e fondata sulla natura stessa delle cose che ha tracciato la scelta ? Lasciamo l ' opinione che ripone l ' origine diretta delle parole nell ' esclamazione involontaria , nell ' interiezione spontanea , che ha potuto essere , ma in piccole proporzioni , l ' origine di alcune radici , fornire il suono rudimentale , la cellula primitiva , se così posso dire , di alcune parole , e tocchiamo solo dell ' onomatopeia , principio più vasto , più reale e di universale o quasi universale applicazione . Le obbiezioni che alcuni gli fanno son superficiali e futili , né alcuna ipotesi gli si è finora sostituita che sia meglio fondata sulla natura dello spirito e sulle relazioni delle cose , o che meglio spieghi e più facilmente fatti primitivi che sono sottratti all ' esperienza , a cui non può giungere la tradizione e che la scienza solo per vie indirette può rischiarare d ' una mezzana luce . Che cosa dunque ha determinato la scelta di un suono più tosto che di un altro ? Evidentemente la relazione fra il suono e la cosa che si volea indicare , la quale relazione non può consistere in altro che in una certa affinità fra il suono e l ’ idea , nella facilità con cui l ' uno può ricordare l ' altra , imitandola e rappresentandola allo spirito col riprodurre , per quanto è possibile con le articolazioni della voce , P impressione da quella prodotta sui sensi . Si è questo il principio dell ' onomatopeia che costituisce il fondo della teorica del Kratylo , secondo la quale i nomi non sono imposti ad arbitrio o per capriccio , ma ognuno ha un significato naturale e necessario . È stato ben detto a questo proposito che la lingua de ’ primi uomini fu in certo modo l ’ eco della natura nella coscienza umana . I nomi degli animali sono stati certamente formati imitando con la voce articolata i gridi inarticolati proprii a ciascuno di essi , i nomi de ’ fatti e de ’ fenomeni , riproducendo il rumore che li accompagna ; le azioni in generale con sillabe , con lettere che meglio ne rendono l ' immagine allo spirito . Qual suono meglio rende l ' idea del rompere che rag , frac e simili ? Le lettere fl ... non fanno pensare allo scorrere ? st .... allo stare ? Queste affinità primitive e naturali in certe lingue si son conservate più che in certe altre , e sopratutto in certe famiglie di parole . A noi , è vero , torna impossibile il più delle volte di scorgere fino le tracce di questa legge o fatto primitivo , ma bisogna pensare che coll ’ andare de ’ secoli e col cambiamento de ’ luoghi e de ’ climi , le pronunzie cambiano e i suoni si trasformano . Di più è impossibile a noi co ’ sensi induriti e lontani dalla natura sentire quelle delicate e sottili relazioni che si mostravano vivacissime a ’ vergini organi , alle giovani costituzioni de ’ primi parenti che vivevano in diretto commercio , in una fraterna unità con la natura , della quale aveano un senso speciale e squisito , che in noi si è profondamente attutito se non iscomparso del tutto . Né vale il dire che a questa teorica si oppone la diversità de ’ nomi , che fra diversi popoli e nelle varie lingue si hanno i medesimi animali , i medesimi fenomeni , le medesime azioni , diversità che il principio dell ' onomatopeia renderebbe impossibile giacché da per tutto i fatti fisici sono identici , né dovrebbero quindi essere diversamente significati nelle diverse lingue . Il medesimo grido manda per tutto il cavallo , il medesimo rumore fa da per tutto il tuono , o l ’ acqua che scorre , o un corpo che si spezza . O perché sarebbero stati indicati qui con un suono , là con un altro suono , se questo suono non fu che l ’ imitazione di que ’ gridi e di que ’ rumori ? L ' objezione sembra essere di qualche valore quando si dimentica che le stesse cose e gli stessi fenomeni si presentano a ’ sensi sotto mille diversi aspetti , e con certi diversi caratteri . Ogni popolo quindi , ognuna di quelle tribù nel cui seno sono nate le lingue , o anche un solo individuo in mezzo ad esse tribù , secondo la diversità della propria natura , secondo l ’ occasione e il modo in cui il fenomeno gli si è prima presentato , lo ha veduto sotto uno o sotto un altro aspetto , ne ha scorta una o un ’ altra proprietà , e questa ha cercato di ritrarre con l ' articolazione della voce , dandogli un nome che la rappresentasse , imitando col suono della voce l ’ impressione che avea prodotta sui suoi sensi ; e quel suonò fu inteso da ’ suoi e il nome fu adoperato dagli altri , e la lingua cominciò . Supponete che l ' uno guardi nel fuoco il colore e l ' altro la luce , e avrete in due lingue , e spesso nella medesima lingua due parole esprimenti il medesimo oggetto . Altra ragione per ispiegar la simiglianza delle radici in lingue di diverse famiglie senza ricorrere al passaggio dell ’ una all ' altra o all ’ unità di origine . Da queste cose si possono facilmente dedurre due conseguenze , e l ' una si è che ogni nome ha avuto origine da un fatto individuo e singolare , ma è nato come un nome generale applicato a tutti i fenomeni simili ; e l ' altra che i moti dell ' anima e i fatti morali hanno avuto la denominazione o dai fatti fisici che con questi hanno alcuna correlazione , atteso l ' intrinseca corrispondenza della natura e dello spirito , ovvero dà movimenti organici da cui sono accompagnati , e che ne sono il segno esterno , atteso le intime relazioni della natura spirituale con l ' organismo fisiologico nell ’ uomo . Sarebbe errore il credere che l ’ onomatopeia , comunque sia una delle leggi generali delle lingue primitive , ne costituisca l ' unica origine , e che a quella sola tutte le lingue e tutte le parole si abbiano da attribuire . Le origini sono varie , infinite , secondo la natura dei popoli , la costituzione fisica e le disposizioni morali , secondo i luoghi in cui han vivuto , in cui han cominciato diversamente la loro vita , e l ' hanno per diverse vie continuata . Un ' intima connessione passa fra lo spirito di un popolo e la favella da lui parlata ; lo spirito sopratutto forma la lingua , che è il segno più proprio di quello e del suo modo di ricevere le sensazioni esterne , e di pensar le cose . Ogni razza ha la sua propria , incomunicabile alle altre , e però segno certissimo delle stirpi e delle nazionalità sono le lingue quando cause estrinseche non abbiano costretto un popolo ad accettare , pognamo che l ’ accetti sempre modificandola secondo la propria indole , la lingua di un altro . Del resto è necessario di notare come alla quistione , perché una radice abbia il significato che essa ha e non un altro , è impossibile di dare una risposta scientifica e soddisfacente , né altrimenti vi si può rispondere che per induzioni e analogie . Bene è stato osservato che si può comprendere e rappresentarsi le generali relazioni che passano fra la lingua e lo spirito , ma che si sottrae ad una esatta analisi l ' altra quistione della creazione del suono , ossia delle relazioni fra il suono e il significato . Meno è difficile , almeno nel nostro sistema , il rispondere a un ’ altra quistione stata già più volte proposta e in diversi modi risoluta , quale , cioè , sia la più antica tra le varie parti del discorso . Erano nomi o verbi que ’ suoni che furono prima articolati dagli uomini a esprimere i fenomeni tra cui viveano , da cui tosto che ebbero coscienza di essere uomini ricevettero le prime sensazioni , provarono le prime gioie e i primi dolori ? Noi abbiamo veduto che le prime radici nate o piuttosto occasionate da un fatto individuale , ebbero un significato generale ; ma espressero una cosa o un ' azione ? furono nomi o verbi ? Altro campo d ’ interminabili battaglie . E certo la domanda , quando si riferisse a un fatto di riflessione , e riguardasse un ’ epoca della storia dello spirito in cui la riflessione predomina , potrebbe avere un significato . Ma trasportata a un momento di unità , d ’ identità , o , come dicono , di spontaneità , non ne ha nessuno . Imperocché la parola in sé stessa , nel suo primitivo valore sintetico e complessivo , non è né nome , né verbo , ma l ' uno e l ' altro secondo le relazioni in cui si trova ; la distinzione delle diverse categorie di parole appartenendosi a un altro momento dello spirito , a un altro periodo dell ' istoria della lingua . Della qual cosa abbiamo un argomento nelle lingue monosillabe , che rappresentando una formazione primitiva arrestata nel suo sviluppo e come cristallizzatasi , non hanno né nomi , né verbi , né aggettivi , ma le stesse parole sono l ' una o l ' altra cosa secondo le relazioni in cui si trovano fra sé . Nella storia della coscienza viene poi il momento che la primitiva unità si scinde , la coscienza si svolge , l ' analisi incomincia , i concetti si distinguono , e le diverse categorie delle parole che li esprimono hanno origine . Così le lingue incominciano , e da questi principii incominciando , vivendo una vita parallela a quella dello spirito e del pensiero da cui hanno l ' essere , diventarono a poco a poco lo strumento dell ' immaginazione di Omero e della mente di Platone , e uno strumento che sembra confondersi in una indivisibile unità col pensiero con cui nasce e di cui è il segno . Col pensiero poi decade , e quando questo abbandona addirittura un popolo , la lingua si discioglie . Le quistioni che si possono muovere intorno a queste figliuole primogenite dello spirito sono infinite , complicate , gravissime e di difficile e non sempre certa soluzione . Una scienza affatto moderna le ha proposte quasi tutte , se non tutte , ed a quasi tutte ha potuto rispondere , grazie alla filosofia ed ai fatti linguistici avventurosamente scoverti , in modo scientifico , e probabile quando non indubitato . Questa scienza che ha creato una nuova filologia e una nuova etnografia , ha rischiarato di una luce impreveduta e splendidissima le origini dell ' uomo e dei popoli , le istorie di tempi anteriori a ogni memoria e non supposti neppure dall ' immaginazione , le stirpi , le migrazioni , le affinità delle famiglie umane , le nazionalità e le parentele . Ha distrutto molti errori e molti pregiudizii , e comunque abbia già fatto moltissimo , assai ancora sarà per fare in prosieguo . Noi abbiam voluto indicare i tratti generalissimi e i principali problemi , accennando di ognuno la soluzione più comunemente accettata e che a noi è paruta più probabile ; né abbiamo toccato delle obiezioni o delle soluzioni contrarie , perché nostro scopo è stato di dar solo come un picciolo ritratto e restringere in un breve quadro quello che non può essere se non materia di molti volumi , di lunghi studii , di profonde meditazioni , e di delicate analisi sopra fatti innumerevoli , complicati e di difficile scoverta . 9 marzo 1867 .
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L ’ altro giorno mi arrivò un dispaccio telegrafico direttomi da S . E . il signor Ministro dell ’ Interno , il quale mi invitava a recarmi subito a Firenze . Io ubbidii all ’ istante , e saltai su un vagone a Bologna e dopo cinque ore era a Firenze . Andai difilato al palazzo del Ministero dell ’ Interno , e appena mi videro fui subito introdotto nel gabinetto di S . E . Il ministro tosto che mi vide , fece un bel risolino e con molta grazia mi salutò , dicendomi : “ Ben venuta , cara Marmitta , vi saluto . ” “ Eccellenza , me le inchino devotamente . ” “ Brava , io ho molto bisogno di voi . ” “ Eccomi , Eccellenza , sono ai suoi ordini . ” “ Lasciamo i preamboli e veniamo all ’ ergo . Come sapete , fra poco si faranno le elezioni generali in Italia . ” “ Lo so , Eccellenza ; cioè lo so , almeno così sento a dire . ” “ Ebbene : bisogna che voi mi aiutate . ” “ Io ? ” “ Voi . La Marmitta deve avere una parte principalissima in queste elezioni , come ha sempre avuto in tutte le altre . ” “ Eccomi qua , farò quanto mi dice l ’ Eccellenza Vostra ” “ Bisogna , mia cara , raddoppiare razione e dare buoni bocconi ai vostri e miei amici . ” “ Eh ! non mancherò di fare il mio dovere . Ma ... ” “Ma..., ho capito : vi vuole il cumquibus . Per questo non ci pensate , sono qua io . Ho fondi segreti abbastanza abbondanti , e finora ho fatto economia per avere buone somme per queste elezioni . ” “ Sento però a dire che le casse del Regno d ’ Italia stanno poco bene . ” “ Stanno anzi male : ma per la Marmitta e pei marmittoni ce n ’ è sempre in abbondanza . Dunque all ’ opera e fate che le elezioni riescano marmittonesche su tutta la linea . ” “ Non dubiti , Eccellenza , colla Marmitta non si scherza ; essa ottiene quello che vuole . ” “ Ma guardate bene che non dovete questa volta restringervi ai soli marmittoni : bisogna andare fuori di casa . Come sarebbe a dire che bisogna conquistare colla Marmitta anche i codini . ” “ I codini ? ” “ I codini , sicuro . ” “ Ma Eccellenza , mi permetta di osservarle che costoro non si comprano nemmeno colla Marmitta . Sono duri peggio dei Tedeschi . ” “ Eppure , bisogna fare l ’ impossibile perché i codini vengano anche loro a votare . ” “ Ehm ! Temo che ... ” “ Che cosa ? ” “ Temo che questo sia un brutto pensiero . ” “ Ma perché ? ” “ Ma mi perdoni , Eccellenza . I codini sono i primi nemici della Marmitta e dei marmittoni ; se costoro la spaventano , addio , è fatta , bisogna che io vada a casa pigione e che tutti i marmittoni muoiano di fame . ” “ Questo non accadrà sicuramente . ” “ Ma come mai le è saltato in testa , Eccellenza , di volere i codini alle elezioni ? ” “ Eccomi qua . Sappiate prima di tutto che l ’ imperatore Napoleone vuole che i codini prendano parte ad ogni costo a queste elezioni . Sapete che il proverbio dice : Comandi chi può ... ” “ Obbedisca chi deve , ho capito . ” “ Per l ’appunto.” “ Ma perché Napoleone vuole che i codini vadano alle elezioni ? ” “ Il perché c ’ è benissimo , giustissimo . Sapete , pare che egli vuole far credere che l ’ opera sua in Italia sia bene accetta da tutti e specialmente dai codini , che gli ultramontani chiamano cattolici . Se questi vanno alle elezioni , Napoleone e noi con lui vinciamo un terno al lotto . ” “ Ma in che modo ? ” “ Oh bella ! Comincieremo subito a dire : Vedete mo , se il Regno d ’ Italia è definitivamente stabilito . Coloro medesimi che meno lo credevano , cominciano a persuadersi , e anche i cattolici prendono parte alla cosa pubblica . ” “ E poi ? ” “ E poi diremo che adesso tutti i partiti sono rappresentati al Parlamento e che per conseguenza questo rappresenta legalmente l ’Italia.” “ E poi ? ” “ E poi avremo così i cattolici solidali di tutto quello che noi faremo contro di loro . ” “ Ma un momento , Eccellenza : e se i cattolici vanno in buon numero al Parlamento , come si fa allora ? ” “ Faremo come facevano nel 1857 in Piemonte e come facciamo adesso in Toscana per le elezioni municipali . Ne ridurremo il numero . ” “ Ma come ? ” “ Quanto siete semplice ! Annulleremo alcune elezioni per difetto di regolarità : scarteremo deputati perché eletti con pressione clericale , e all ’ uopo scarteremo dei canonici , per la ragione che hanno cura d ’ anime , come facevano nel ’57 in Piemonte . ” “ Ah ! ho capito . Dunque ... ” “ Dunque , ci torna conto che i cattolici vadano alle urne , ma non già che i cattolici siano eletti in molti . Per impedir questo , ricorreremo ai nostri soliti mezzi morali , e così potremo dire che i cattolici hanno preso parte alle elezioni , ma vi sono stati sconfitti , e mostreremo così che essi sono la minoranza e non la maggioranza del popolo italiano . ” “ Eh ! la cosa è ben pensata . ” “ Ma so ancor io . Quello che più ci spaventa e dà fastidio è questa astensione generale dei codini , i quali si sono trincierati in una terribile resistenza passiva , che ci uccide a colpi di spillo . Guai a noi se anche questa volta i codini si astengono : siamo bell ’ e rovinati . ” “ Eh ! capisco io , i codini avranno sempre il grande vantaggio di dirvi in faccia che fate tutto contro di loro senza ascoltare le loro ragioni perché non sono rappresentati al Parlamento , e poi potranno aggiungere che sono al tutto irresponsabili di quello che la rivoluzione fa in Italia . ” “ Ma certo : ecco perché Napoleone e noi desideriamo ardentemente che i codini prendano parte alle elezioni . Dunque mi raccomando ; fate quello che potete perché i così detti cattolici vengano a votare . Non dubitate , che sarete degnamente ricompensata . ” “ Farò quello che posso , ma temo di non riuscire a nulla . ” “ Speriamo ; la salute della Marmitta e dei marmittoni dipende in gran parte da ciò . Addio . ” “ Serva umilissima di Vostra Eccellenza . ” E me ne tornai subito a Bologna . Ho riferito per intero questo dialogo , perché mi pare degno di molta considerazione , specialmente per parte dei codini .
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Non grideremo : “ Evviva ” Fino a che un palmo solo Del sacro italo suolo Serva a straniero acciar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché l ’ Italia intera La tricolor bandiera Non vegga sventolar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché Venezia è doma , Finché il Pastor di Roma Confonde trono e altar . Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Gridiamo “ guerra e morte ! ” Libera , unita e forte Vogliam l ’ Italia al par Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar .
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Anno 1760 . Ferdinando , terzo tra i figli di Carlo , ascende il trono delle Due Sicilie , andando il padre a regnare in Ispagna . Primi decreti furono nuovi ordini per caccie , nuove pene , tratti di corda . Prime occupazioni , vergognare conversar coi sapienti , boriarsi di colpire cignali , cervi , uccelli , adescar pesci : millanterie da barbaro . 1767 . Ferdinando a 16 anni divenuto maggiore vende il pesce pubblicamente , serbando pratiche , aspetto ed avarizia di pescivendolo , non mai legge un libro o scrittura , e tediandogli sottoscrivere segna gli atti con sigillo . 1768 . Ferdinando s ’ ammoglia con Maria Carolina d ’ Austria ! Donna che fece ovunque cattivissima prova . 1776 . Ferdinando per istinto favorisce i baroni i quali col feudalismo stringono talmente i popoli costretti a vivere sotto graticci o nelle grotte a somiglianza de ’ bruti . 1777 . Ferdinando già padre d ’ un figlio vende in Portici maccheroni e vino alzando bettola , i cortigiani e la regina simulavano i garzoni e l ’ ostessa . Giocando al pallone fa da manigoldi mettere a forza sopra una coperta e balestrare in aria fra le risa della plebaglia il nobile abate Mazzinghi toscano , che poi muore di melanconia . 1789 . Ferdinando e Maria Carolina maritano due principesse a due arciduchi d ’ Austria , e promettono l ’ ereditario Francesco all ’ arciduchessa Maria Clementina : tristi principî della simpatia tedesca in Italia , e del coro dei Borboni in Napoli . 1792 . Ferdinando per i movimenti di Francia condanna dieci mila , e dodici mila chiude nelle carceri e galere , e gran parte nelle isole di Lampedusa e Tremiti , torna in uso la frusta ; le sole spie e gli atti inquisitori sono prove a condannarsi . 1793 . Ferdinando fa chiudere nei sotterranei di Santermo molti dotti e nobili vigilati da custodi spietati ; crea la Giunta di Stato e quella di Polizia onde processarli , solamente perché praticarono con quei della flotta francese . 1794 . Ferdinando apre un prestito per sostenere la guerra contro i Francesi : i cittadini , le chiese si spogliano per affetto , ma finalmente si veggono da lui rubati 37 milioni di ducati dalle sostanze dei cittadini . Id . Ferdinando decreta che la Giunta di Stato sia ad modum belli e ad horas ; i giudici dispari ; la pena , morte , ergastolo , esilio ; l ’ accusato non possa parlare ; le sentenze inappellabili . Il procuratore fiscale diceva aver prove per venti mila colpevoli , sospetti per cinquanta mila . Prima di morire , la tortura : e questo tribunale condannò nel capo Vincenzo Vitaliano di 22 anni , Emmanuele di Deo di 20 , Vincenzo Pagliani di 19 , gentiluomini . Altri tre alle galere , 20 al confine , 13 a pene minori . La sentenza non parlava di alcun delitto , vergognando castigare chi amava la patria . 1795 . Ferdinando , per istigazione di Acton ministro e drudo della regina , fa chiudere nella fortezza di Gaeta Medici , grande di corte , Colonna , Caracciolo , Pignatelli , Serra , Caraffa , Riari , tutti duchi o conti , ed i dotti Mario Pagano , Ignazio Craia , Domenico Bisceglie , Teodoro Monticelli , e sulle istanze del Cardinal Ruffo crea una giunta per loro , li fa martoriare per mancanze di prove , e largheggia in doni e croci verso le spie . Id . Ferdinando diviene più tiranno a Palermo contro il popolo affamato e scontento dell ’ arcivescovo Lopez reggente l ’ isola , fa torturare e morire l ’ avvocato Blasi , molti vanno alle galere e all ’ esilio , e la famiglia reale teme di tutto , fa saggiare i cibi , le camere del sonno , e tutto questo perché ? ... 1797 . Ferdinando ammoglia l ’ ereditario Francesco coll ’ arciduchessa Clementina . Innesto di una nuova umanità in Italia ! ... 1798 . Ferdinando con suo bando dato in Roma 8 dicembre anima i Napoletani contro i Francesi e dice : “ Difendono il re e padre loro che cimenta la vita pronto a sacrificarla per conservare a ’ suoi sudditi l ’ onore e il viver libero . ” Id . Ferdinando dopo aver fatto massacrare i sudditi nella stolta guerra contro la Francia lascia Napoli e si salva in Sicilia , dà il bottino ai tesori dello Stato per 20 milioni di ducati , lasciando la nazione infelice in guerra senza ordini , povera , incerta . Tale delitto , non perdonabile per volger di fortuna o dei tempi compiva il padre dei popoli il 27 dicembre ! 1799 . Gaetano Mammone belva più che uomo , che beveva il sangue de ’ suoi ed altrui , salassi per diletto , gradiva a mensa un capo d ’ uomo frescamente reciso , tracannava liquori nei teschi umani , uccidendo di sua mano 400 Francesi e Napoletani : a questo mostro scrivevano Ferdinando e Carolina col titolo : “ Mio generale e mio amico . ” Id . Ferdinando manda in Calabria a ristabilire l ’ ordine Fabrizio cardinale Ruffo nato di tristo seme , scostumato in gioventù , lascivo in vecchiaia : assale la città di Crotone , vi mena stragi , spogli , libidini e crudeltà infinite da vincere i Busiri e i Falaride . La stessa tragica fine corse Altamura grossa città dove 3 giorni infuriò la vendetta , profanando un monastero , e tali cose compiendo da cui ributta la natura ; e dopo la sazietà di ribalderie assolve tutti .
I PREGIUDIZI ( GAVAZZI P. A. , 1861 )
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Tutti i viaggiatori che visitano Napoli si scandalizzano alla quantità dei pregiudizi napoletani che abbrutiscono tanta parte della popolazione : tutti i forestieri che spendono tempo e danaro in Napoli s ’ instizziscono alla grettezza dei pregiudizi napoletani che scemano di tanto la libertà e i piaceri della vita e del soggiorno : i letterati che meravigliano in Napoli l ’ immensità di Grecia e di Roma notano nei loro libretti e scrivono ai loro paesi la pigmea servilità dei pregiudizi napoletani che incerchiano di notte e di paura le intelligenze di loro natura le più acute e vivaci : i magistrati stessi destinati al governo di Napoli si lamentano della feroce irrequietudine dei pregiudizi napoletani , che privano spesso la legge della sua forza , della sua influenza benefica , e perpetuano al popolo la lebbra secolare delle sue miserie : che più ? i Napoletani medesimi educati allo studio ed ai viaggi , si vergognano alla fedele tradizione dei pregiudizi del loro paese , che nell ’ atto di degradarlo all ’ ultimo posto della civiltà europea , lo rendono pressocché inabitabile a ’ suoi stessi cittadini non perduti della mente e del cuore dietro alle stupide fole del prete , e della balia . I pregiudizi dunque vi sono , dacché tutti li ammettono : ebbene , che si fa per isdradicarli ? Nulla . Tutti se ne lagnano e se ne risentono come di pubblica calamità : ebbene , perché non toglierli ? Si avrà dunque a continuare in tanta tristizia sino alla fine del mondo ? Non si vorrà dunque mai mai mai cominciarne la vendemmia , per poi farne un brindisi al diavolo che ce li regalava ? A questo punto però tutto il coro dei vili , dei timidi , degli ingordi , dei pagnottisti intuona una litania di ma da disgradare quella del breviario romano , inchiusi i suoi libera nos , Domino . Ed il maestro che batte solfa in questa musica di talpe e di conigli è per lo appunto lo stesso governo . Ma bisogna andar bel bello ; ma conviene agire con infinita prudenza ; ma necessita usarvi il tatto di una mano in guanti di velluto ; ma il popolo non ci è preparato ; ma non si può urtar così di fronte alle consuetudini popolari ; ma non si dee correre il rischio di qualche cicaleggio e forse anche di qualche scalfiatura misurandosi a corpo con le favorite enormezze popolane ; ma non si vuole scontentare tanta parte di popolazione che di queste sue popolesche stupidità si beatifica , e ciò per solo cessare da Napoli la riputazione di barbara , che sì giustamente le accattarono i pregiudizi del suo popolo , ma … eh ! andate al fistolo voi e i vostri ma ; che non sono buoni ad altro che per servirli in insalata agli eunuchi . Se le cose buone si dovessero fare per ma , il mondo sarebbe ancora nella mente del Creatore . Chi non ha coraggio di riparare ad un male che ei deplora , e per togliere il quale può disporre di ogni mezzo ; e quei vada a far la balia ai trovatelli , ovvero a biasciar Paternostri alla Mecca , ma non deturpi colla sua irresoluzione , e la sua connivenza il nome ed il seggio di un governo italianamente costituzionale . Cosa è dunque che c ’ impedisce vedere in Napoli iniziata la grande crociata contro i pregiudizi ? Mancanza , o di volontà , o di onestà , o di coraggio . Gl ’ impiegati di qualunque grado che vedendo il danno che deriva da questi pregiudizi alla moralità , alla civilezza , al progresso del popolo , non se ne danno per intesi , o tutto al più vi rispondono col darvi ragione stringendosi nelle spalle , sono impiegati disonesti che non vogliono avere la volontà del bene per l ’ egoistica ragione che vale ben meglio beccarsi i mensili dell ’ impiego senza fiorirselo di brighe e di spine . Ed il governo li apprezzerà come savi , come prudenti , come discreti ? Evviva la pagnotta ed il suo fedel sacerdozio ! Altri invece non mancherebbero di buona volontà o di sufficiente onestà , che mancano poi al tutto di coraggio per bravare il mostro e per atterrarlo . E qui un ’ altra sfilza di ma ; ma ci si pericola del posto , ma ci si rischia la pelle , ma ci si pone a repentaglio la riputazione . La riputazione ! Ma quale uomo volle mai in Napoli il bene del popolo che non ci perdesse la sua riputazione ? Il popolo che non risparmiò il suo stesso Masaniello , potrebbe rispettare il nome di chi vuole felicitarlo , ma correggendone le male abitudini ? Il proverbio che corre di Napoli in Italia è per lo appunto che Napoli è la tomba d ’ ogni immacolata riputazione . Perciò chi fa il bene , non debbe già riguardare se in facendolo perderà in Napoli la sua riputazione ; bensì , se in non facendolo perderà in Italia e fuori questa sua tanto cara riputazione . L ’ uomo che partendo da Napoli potrà con sé recare il vanto di aver tentato di ammegliarne il popolo , riceverà dovunque la civilezza è in pregio accoglienze e riguardi , che lo compenseranno della fama in Napoli ingiustamente perduta . Che anzi Napoli stessa a suo tempo gli renderà giustizia , restaurandolo agli affetti e alle laudi della sua troppo vivace cittadinanza . Non è dunque per la riputazione che l ’ onesto uomo debbe agire ma per la coscienza : ed una volta trovato e confessato che i pregiudizi incagliano , immiseriscono , deturpano Napoli , conviene che ei ponga la mano allo svellerli . Non dico già che tutto d ’ un tratto si debba arrivarne allo sradicamento : dico che non si deve tardare , non tentennare di porsi all ’ opera : dico che ogni esitanza è colpa , ogni ritardo è delitto per parte di chi ne governa : dico che l ’ aspettare a domani è un rendersi rei di lesa opportunità , questo essendo il momento più propizio alle radicali riforme : dico che chi non fa oggi , rimettendolo a più avanti , è uomo in lega coi nemici del popolo , di cui vuole così perpetuare l ’ abbiettezza e la ferocità . Crede forse l ’ attuale governo che tutti lo somiglino ? Argomenta forse da se stesso che tutti in Napoli pensino solo a conservarsi posto e stipendio , scansando di correggere i brutali istinti del volgo ! E se il numero dei volenti e degli ardimentosi non è al tutto scarso , perché di questi non si avvale il governo onde della penna , e specialmente della parola parlata spantaccino il popolo dal lezzo dei suoi pregiudizi ? È al clero specialmente che Napoli va debitore di questa turpe eredità di credula barbarie , e di farnetica superstizione ; tocca quindi al governo giovarsi di quella piccola eletta di clero liberale che può e vuole sbuiar le menti popolari dagli errori addensativi dai suoi falsi fratelli di sacerdozio . Soprattutto che la turba dei codardi non mi venga in campo collo specioso pretesto della educazione infantile , come l ’ unico rimedio per guarire in meno di tre generazioni il popolo dal cancro de ’ suoi pregiudizi . Ma in nome del cielo come educherete questi bimbi senza urtar di fronte i pregiudizi del popolo , che non vorreste toccare ? Il popolo osteggia le scuole , amando meglio la sozza ignoranza dei figli , anziché perderli ad un solo grano di turpe speculazione : o tutto al più contentandosi alla semiasineria del figlio prete , da esso impretato per nobilitare il fango da cui sverminò . Il popolo osteggia le scuole o non condotte da un qualche cappellone alla Don Basilio , o dove almeno un basilisco di cappellone non insegna in nome del cardinale arcivescovo il catechismo della menzogna e della negazione della patria . Il popolo osteggia le scuole ove a furia di bocconi rubbati agli stessi fanciulli non s ’ incampiona o s ’ incandela una qualche goffa caricatura , che ei crede santo o madonna , per la sola ragione che per tale la battezzò un qualche guasta mestieri . Come potrete dunque vincere i pregiudizi mercè le scuole , se il primo pregiudizio del popolo esiste appunto contro queste vostre scuole ? E badate bene a che dico , se le scuole non saranno le vostre , ma invece saranno le scuole del cardinale , dei frati , dei preti , delle monache , o dei laici che recitano l ’ uffizio divino , non solo non saranno corretti í pregiudizi del volgo , ma per due volte altrettanto in numero e qualità gli saranno ribaditi nella mente e nel cuore dai fabri della sua ignoranza . Fateci dunque animo , Governo di Re Galantuomo , e voi culti cittadini di una patria emancipata : e colla stampa , col pulpito , colla tribuna , al crocchio , al teatro , nella piazza , nel tempio , gli uomini che amano il proprio paese inizino fin d ’ oggi l ’ opera santissima di spregiudicare il popolo napoletano dalla sua vecchia scorza , ringiovanendolo a civilezza , ad onestà , a pensare degni di una libera Italia . I pregiudizi , di qualunque genere sieno , non faranno mai lieta di progresso e di prosperità la cittadinanza che vive di essi . Siccome l ’ ellera che s ’ abbarbarica ad albero fiorente di vita , e lo intisichisce e lo soffoca : così i pregiudizi prendendo il posto del vero mano mano annientano in cuor del popolo la religione , la morale , la civiltà , per sostituirvi la superstizione , l ’ ipocrisia , la barbarie . Ecco di qual guisa e a quale intento noi ci dobbiamo avvalere delle nuove libertà italiane , che dopo tanti secoli di servitù e di catene , di despoti e di preti , oggi per la prima volta infiorano di nazionalità la terra del sorriso di Dio !
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Della dispersione dell ’ esercito meridionale , dei modi come eseguita , e della guisa con che la intristirono quelli stessi che ne avrebbero dovuto lenire la crudescenza ne tratterò altra volta : che io non mi dimentico d ’ essere stato io stesso un garibaldino nella mia evangelica capacità , e non mi vergogno di avere appartenuto all ’ armata liberatrice dell ’ Italia meridionale , e di avere servito all ’ immenso Garibaldi ; e ciò per meritare i sorrisi ed i ciondoli dei novellamente arrivati . Mio tema presente è la mostruosa ingratitudine di che furono pagati i feriti dell ’ esercito meridionale . Dico dunque che i prodi dell ’ eroico Garibaldi battezzati sui campi nel sangue delle loro ferite , e consacrati in ospedali dai crismi del dolore e della infermità , alle mani del nuovo governo furono e sono trattati peggio che cani . E sì che ragion volea di carezzarli alla Beniamino . Imperocché se il Governo Farini e il Ministero Fanti non ne sentiano l ’ inclinazione da natura , la doveano almeno simular per politica : ché in questo caso l ’ essere inumani per calcolo era lo stesso che scapitarne il cento per uno . Quando si rifletta che all ’ esercito garibaldino soltanto si deve l ’ affrancamento delle due Sicilie , il loro voto per Vittorio Emmanuele , e l ’ annessione loro alle altre provincie d ’ Italia : la gratitudine italiana si cangia in dovere , quella dei nuovi signori in obbligo di giustizia e di coscienza . Sareste voi qui , se non era per Garibaldi ed i suoi ? Vi conveniva dunque essere loro grati , almeno per prudenza . Non ne avreste sanguinato al cuor di corame , intantoché vi sareste buscata riputazione non vostra di onesti . Ma voi avete preferito al plauso immeritato la svergognata rinomanza d ’ ingrati ; e di essere trombettati al mondo intiero per francamente e generosamente inumani . Di che io vi lodo , sbugiardeggiando così la vostra fama che sapete mentire , e provandovi a questo popolo di affetti meridionali , nell ’ eroico coraggio della crudeltà . Una volta che in massima fu determinato di finirla coll ’ esercito garibaldino , non fuvvi maniera di tristizia che si risparmiasse ai suoi malati , ai suoi feriti . Parlerò di due principali , né con altro scopo che fruttino ai loro autori l ’ infamia che le seconda . Conoscendosi in pratica che nulla tanto giova al pronto ristabilimento dei convalescenti , quanto il cangiar di locale , di aria , di trattamento , erasi fino da sotto il dittatore stabilito di formare a tant ’ uopo un adatto valetudinario : e si decretò la Conocchia , siccome il luogo più conveniente per ospitar tal fatta di pazienti . E dal dirlo al farlo , fu in questo caso un solo atto : ché in corto di giorni quella gesuitica spelonca , già predata e guasta da ’ suoi ruffianeschi loiolei , fu trasmutata in bellissimo ospizio per ricevere i convalescenti . E ripeto bellissimo ospizio , dacché niuno degli ospedali della metropoli avrebbe potuto competere col nuovo valetudinario a semplicità , mondezza , sufficienza e bontà di fornitura e di stoviglie . Qual ’ aria , qual vista , quale salute vi si goda , io nol dirò ai Napolitani , per non parere di portar nottole ad Atene . Or bene , quando il direttore di quel provvido ospizio con reiterate istanze dimandò al ministero i convalescenti dell ’ esercito meridionale , per restituirli a sanezza ; gli fu reiteratamente risposto , che i garibaldini non dovevano avere convalescenza , che nei casi più speciali la farebbero nei loro ospedali , che del resto dovevano il più presto che possibile sgomberare da Napoli . Ed ecco gli uomini che sono al comando di piazza , all ’ intendenza militare , al Ministero della guerra , alla luogotenenza per le fatiche , le infermità , le ferite dei garibaldini , che niegano a questi otto giorni di opportuna convalescenza , rubando ad essi , per quanto è da loro , l ’ aria , l ’ aria balsamica di questa Napoli che di loro egoismo ci vennero a contaminare ! Per tal crudele misura , molti si viddero forzati a rimpatriare con anche le aperte ferite , benché li aspettassero nel loro tragitto per alle patrie , il duro pancato di una terza classe , e la negazione di ogni cibo . Ed intanto la Conocchia che costò già allo Stato non poche migliaia per ridurla a ’ comodi , anzi pure alle delizie di valetudinario italiano , in oggi rimane al tutto oziosa ed inutile : nell ’ atto che cento e cento lingue dì e notte bestemmiano negli infetti ospedali il duro stato di quei che non più infermi non sono tuttavia sani ; maledicendo coi dialetti di venti italiche provincie alla barbara parsimonia dei vecchi e nuovi divoratori . E che ! Hanno dunque i Gesuiti ancora tanta pecunia in Napoli , che come già in novembre il senile comando della Guardia Nazionale presso la femminesca pro - dittatura poté conservare ai mascherati loioleschi la chiesa del Gesù Nuovo , ora lo squarquoio ispettorato degli ospedali militari possa presso la sconsigliata luogotenenza preservare agli erranti Tartuffi la loro piacevole casineggiatura della Conocchia ? Oh quando finirà mai questa tristissima razza di Gesuiti , e di gesuitanti ? Che accadde in seguito di questa bizzarria di crudeltà ? I feriti garibaldini dei differenti ospedali ( eccetto i pochi casi non rimovibili ) furono accalcati nelle sale dei Santi Apostoli , già piene a ribocco per rigurgito degli ammalati . Da ciò la condizione di questi bravi è divenuta delle più miserande . Si badi bene a questa verità ; che il locale dei Santi Apostoli è dei tanti il meno adattato per essere ospedal militare : e non fu tollerabile nell ’ autunno che per la bontà della stagione , e le gentili maniere e la caritatevole energia del suo nuovo comandante . Oggidì le quattro sale , ossia i quattro corridoi ove sono ammontichiati i feriti presentano un aspetto di tristizia che ti serra al cuore , perché umidi , perché freddi , perché mefitici , perché irrespirabili . È forse per piacere ai nuovi signori che colà entro tutto debba camminare alla peggio ? Il lerciume dei letti è cosa intolleranda . La mancanza di ventilazione ributta il visitatore che a quei canili volesse ministrare il sollievo o la consolazione . Il cibo mette colmo alle miserie di colà entro . Caduti i liberatori di Napoli sotto le cure di un nuovo capo medico , che sarà certamente delle antiche risme borboniche , il cibo dei feriti è stato pressocché livellato a quello dell ’ albergo dei poveri . So che si griderà alla esagerazione , so che chi cerca pretesti per iscusarsi dalla carità vorrà non credere al mio detto , so che il governo e ì suoi mirmidoni troveranno una colluvie di panegiristi per laudarne l ’ umanità a fior fiore di Borboniani e di carnefici : ma ciò nulla manco i fatti saranno pur sempre quali io qui li narro . Si è tolta anche ai più dilicati e necessitosi ( ne hanno in quell ’ ospedale alcuni compassionevolissimi casi ) la porzione di pollo ; per sostituirvi l ’ impossibile bue . Come , pollo ai garibaldini ? Pollo agli uomini che hanno procurato alle mense della luogotenenza , e del ministero le pernici e i fagiani , insaporandole delle cacciagioni e delle selvaggine le più prelibate ? Ohibò , ohibò ! Bue , bue , e sempre bue : anzi perché non ci prendano il verso , adusandosi così alle delizie di ospedale da non più volerlo abbandonare , il capo medico ha stimato prudente che il bue sia della peggior qualità , a tale da rassembrar piuttosto ad un ciarpame di ciabattino , anziché ad un boccone per uomini . E giacché per nove decimi quei garibaldini sono delle provincie settentrionali , ove si costuma più che altro il riso per minestra , la loro minestra sarà per borbonica prescrizione pasta , pasta , e sempre pasta . E se a modo di medicina a qualcuno si consentirà la minestra di riso : il cuoco la condisca a intingolo di cimici , che di meglio non meritano i garibaldini ! E questi sono fatti : né il comandante ci può rimediare , avendo in preciso i nuovi suoi ordini . Ma Garibaldi in sullo esular per Caprera , non lasciò forse un capo che facesse le veci di padre a questi infelici ? Dove è questo padre , che fa ? Io non lo cercherò certamente nell ’ autore dei nauseosi proclami che quando a quando deturpano i muri di Napoli , invitando i prodi dell ’ esercito meridionale all ’ ordine , alla quiete che ei neppur sognano disturbare . Queste puerili scempiaggini non mi rivelerebbero già il padre di gloriose reliquie , ma il lurido cicaraio che con lanternino in mano fruga gli angoli delle regie sale per pizzicarvi un cencio di ricamo , o un rimasuglio di croce ! Invece io lo vorrei trovare in questi pestilenti corridoi dei Santi Apostoli per veder da se stesso tanta miseria , tanta ingiustizia tanta perversità : e reclamare un termine a nome della gratitudine e della umanità . Quand ’ anche non fossero fratelli quei che tanto vi soffrono , quand ’ anche non fossero Italiani : il pensiero che è ad essi , ad essi , ad essi soltanto che il governo costituzionale di Vittorio Emmanuele va debitore della sua proclamazione e del suo installamento , dovrebbe più che bastare per ottenere loro alfine un qualche riguardo dalla gratitudine governativa .
AL POPOLO BASSO ( - , 1861 )
StampaPeriodica ,
Fra tutti quelli che formano la intera popolazione , o nazione o società come vuoi chiamarla , si è stabilita ’ na distinzione di tre classi , nobili , mezzo ceto e basso ceto . Ma questa distinzione è cosa troppo vecchia , e la fecero l ’ avarizia , la superbia e l ’ apparenza ; l ’ avarizia che altro Dio non ha , fuori del denaro , e per essa chi è più ricco è lo migliore : la superbia , che perché l ’ antenati sono stati qualche gran cosa , crede che gli altri l ’ hanno a stimare pure ’ na gran cosa , come se uno non avesse a essere stimato per quello che è , ma per quello che furono l ’ antenati suoi ; e finalmente l ’ apparenza , perché tutti quanti vogliamo giudicare con gli occhi della fronte e non con quelli della ragione . Questa distinzione dunque non mi piace : e persuaditi che per legge nessuno è figlio della gallina bianca . Non credere che lo nobile e lo signore avessero qualche dritto sopra di te , popolo basso , no . Essi hanno tanto dritto sopra di te , quanto dritto hai tu sopra di loro ; ma senti però , e mettici anche questo , che essi hanno tanti obblighi verso di te , quanti obblighi hai tu verso di loro . Senti , e tieni a mente questo : Iddio nella sua infinita sapienza e misericordia non ha dato a nessun uomo dritto sopra un altro uomo ; ma non ha fatto tutti l ’ uomene uguali . Rifletti dunque bene , popolo basso , e non avvilirti tanto , credendoti per obbligo condannato a stare sempre sotto . Alza la testa : e senza pretendere di uscire a forza dalla condizione nella quale Iddio ti ha posto e ti vuole , dí senza paura : “ Io per l ’ animo che tengo e per il cuore che mi sento , sono eguale a tutti li più gran signori che ci stanno sopra la terra : e tra me e li gran signori non c ’ è altra differenza che quella che nasce dall ’ uso che facciamo di quest ’ anima e di questo cuore : la buona gente , nobile o snobile , ricca o povera ha da stare naturalmente sopra : la gente cattiva nobile o snobile , ricca o povera , ha da stare naturalmente sotto . " Finora tu , popolo basso , sei stato l ’ ultimo , non per la condizione tua , no , ma per i tuoi difetti : mo , alza la testa , e fatti uguale agli altri , non per la condizione , ma per la virtù . I tuoi difetti sono stati prodotti dal passato dispotismo : ora , se tu vuoi , la libertà t ’ innalzerà , perché ti saprà educare . Impara e ti farai sentire e rispettare : e nobili e ceto medio si leveranno il cappello in faccia a la virtù del popolano . Fino a mo sei stato temuto come la tigre , come la peste , come il cane affamato : da oggi ’ nnanzi t ’ avrai a far temere come si teme la spada de la giustizia . A lo cane affamato o li si tira ’ na pietra ’ n fronte o li si getta un pezzo di pane per farlo star quieto : in faccia a lo giudice uno o s ’ ha da difendere con buone ragioni , o ha da essere condannato . Ma lo giudice ( tienilo a mente buono ) lo giudice ha da avere con sé la giustizia e la legge , e non la superbia e lo capriccio .
VIVA CHI VENCE ( - , 1861 )
StampaPeriodica ,
No , popolo mio , no e poi no . Questo Viva cca non deve uscire mai dalla tua bocca : chi te l ’ ha ’ nsegnato , t ’ ha ’ ngannato e t ’ ha voluto tradire . Né viva chi vence , né viva chi perde . Viva solo chi ha ragione , o vence o perde . La prima origine di tutt ’ i tuoi sbagli e perciò di tutte le cattive e triste conseguenze che succedono , consiste propria in questo grandissimo e terribile errore , di dire : viva chi vence . Dimmi ’ na cosa . Se tu vedissi battere ’ na povera bestia talmente che quella povera bestia cadesse morta ’ nterra , strilleresti : viva chi vence ? neh , se tu vedessi ’ no lazzarone battere e uccidere ’ na povera creatura , dimmi , grideresti : mora chi perde e viva chi vence ? No , no ; giacché certamente diciarrisse : che ragione ncè di battere ’ na povera bestia o ’ na creatura ’ nnocente ? Vedi dunque che il cuore , senza tanta filosofia e tanta sapienza , ti parla chiaro e ti espone la legge , e te dice che deve trionfare chi ha ragione . Dimmi ’ na cosa . Se viene lo leone , e perseguita ’ na vaccarella , che cerca di fuggire e di liberarsi , ma lo leone l ’ arriva , la sbrana , e se la divora senza pietà , diciarrisse : viva chi vence ? No , perché chi tene forza , non significa che ave più ragione ; perché allora sarebbono inutili le leggi e la giustizia : lo più forte avarria sempre ragione : allora tu , popolo basso , dovresti avere sempre e poi sempre torto . Se s ’ ha da dire : viva chi vence , ne viene per conseguenza che s ’ ha da aggiungere : e mora chi perde , cioè viva chi sta sopra , e mora chi sta sotto . Ti piace ? dimmi neh , te persuade ? No , no , no , popolo basso : non dire mai sto viva , altrimenti te cuoci con lo fuoco tuo stesso . Una è la giustizia , una la legge , uno lo dritto per tutti . E se una è la giustizia , la legge e lo dritto , è permesso di dire : viva chi vence solamente quando chi vince ha ragione . Bada bene ; non bisogna mo correre all ’ eccesso contrario , e dire sempre viva chi perde , no . Senti a me , e tienilo a mente . Se uno ha ragione e vence , viva : se uno ha ragione e perde , viva ; e così , se uno ha torto e vence , mora ; se uno ha torto e perde , mora . Popolo basso , tu sei debole e stai sotto ; ma puoi diventare fortissimo a momento . Ora sta forza tua la devi usare in difesa de la giustizia e della ragione , e mai mai in difesa di chi vince : giacché può venire il momento che tu hai ragione e stai sotto , e chi strilla viva chi vence , ti uccide , ti sacrifica e ti assassina . Non guardare chi trionfa ; tieni mente dove sta la ragione e dove il torto . Tu sei debole e miserabile , hai tu sempre torto ? no ; li nobili , li signori , li ministri , li re sono ricchi e potenti , hanno dunque sempre ragione ? no . Cerca dunque di non aver torto e non già di vincere , perché la vincita e lo trionfo di chi ha torto , non dura ; come non dura la sconfitta e la perdita di chi ha ragione . Viva l ’ Italia , non perché sta vincendo , ma perché ha ragione ; viva Vittorio Emmanuele e Napoleone quando difendono gl ’ Italiani dai loro nemici : viva il popolo , quando non pretende cose ingiuste ; e mora ... no . Viva Garibaldi che disse al popolo basso : Viva l ’ Italia , e morte a nessuno .
LA LIBERTÀ ( - , 1861 )
StampaPeriodica ,
Ho sentito dire certe volte a qualcheduno : mo è tiempo di libertà , potimmo fare quel che volimmo . Piano , piano : e senti a me : ogni cosa tiene lo nome suo , e non bisogna confondere ’ na cosa coll ’ altra . Dispotismo , libertà e anarchia ossia disordine sono tre cose diverse . Dispotismo significa che uno non pò fare nemmeno quello che è lecito : anarchia significa che uno pò fare anche quello che non è lecito : libertà significa ( bada buono ) significa che uno non è impedito di fare quello che è lecito e onesto . Questa , questa è la libertà , non altro . Lo dispotismo , per capriccio o per secondo fine , impedisce ai cittadini di fare certe cose che non sono proibite dalla legge : come , per esempio , la polizia di Borbone proibiva di portare la barba . Ora la libertà consiste che uno può fare tutto quello che non è proibito dalla legge ; può fare , non già tutto quello che vuole , ma tutto quello che non fa male agli altri , giacché la legge proibisce di far male agli altri . Se uno potesse fare tutto quello che li pare e piace , allora nissuno starebbe sicuro a casa sua , capisci ? Se io potessi fare quello che voglio , senza che nissuno me lo potesse impedire , allora io potarria rubare , uccidere , truffare , ’ ntaccare l ’ onore de la donna altrui senza essere punito . Ti pare libertà questa ? o sarebbe peggio di tutte le tirannie ? Dunque la regola è questa che ti po ’ guidare sempre : e tienila a mente . La libertà è il dritto di fare , senza nessuno impedimento , tutto quello che non è proibito dalle leggi e non fa male agli altri .