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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Agazzi Emilio"
Marxismo contro miti vecchi e nuovi ( Agazzi Emilio , 1958 )
StampaPeriodica ,
Il dibattito su « socialismo e verità » che si è svolto sulle pagine di « Mondo Operaio » durante l ' anno 1957 ( E . Agazzi , Socialismo e verità , « Mondo Operaio » , 1957 n . 4; G . Petronio , Ideologia e politica , ibid . , n . 5; G . Tamburrano , Gli intellettuali e la « via democratica » , ibid . , n . 7-8; L . Della Mea , Conoscenza e partecipazione politica , ibid , n . 9; F . Diaz , Contro lo spirito di sistema , ibid . , n . 9; G . Giannantoni , La disputa sulla libertà , ibid . , n . 12 ) non ha , a dir vero , acquistato quella profondità e soprattutto quella varietà e ampiezza che ci si sarebbe potuto attendere , data l ' urgenza e l ' importanza fondamentale delle questioni in gioco . E anche questo può essere considerato un segno assai rivelatore di quel « ritardo della teoria sulla pratica » , di quella « inadeguatezza delle idee alla realtà » , che ad esempio Giuseppe Tamburrano e Luciano Della Mea hanno rilevato . Sarebbe stato non solo auspicabile , ma necessario , un gran numero di interventi , . e non soltanto da parte di intellettuali ( o di politici che sono anche intellettuali ) , ma altresì e soprattutto da parte degli uomini politici che più degli altri hanno il peso delle attuali responsabilità . Con questa considerazione , non voglio certo mantenere la distinzione tradizionale , giustamente deprecata da Della Mea , fra intellettuali e politici [ Mi è necessario rilevare che , contrariamente a quanto ritiene Della Mea non è stato affatto mia intenzione ( e credo neppure quella di Tamburrano ) distinguere rigidamente la funzione degli intellettuali da quella dei politici e dei militanti ; ritengo saper ormai riconoscere di primo acchito in ogni contrapposizione del genere un influsso di concezioni liberali ( Croce insegni ! ) . La funzione degli intellettuali non è quindi certo quella di « dare profondità e lungimiranza » alle « operazioni » dei politici , quasi insegnandole loro dall ' esterno : ma di sviluppare , collaborando con i politici e i militanti apportando in tale collaborazione il frutto delle loro specializzazioni tecniche , e ricevendone In possibilità di mantenere sempre la necessaria concretezza dell ' impegno pratico - politico ] . Ma , appunto , intendo indicare uno dei modi di avviare a quella feconda collaborazione , che sola permetterebbe di superare , nel campo della prassi sociale , tale distinzione , che di fatto tuttora sussiste anche all ' interno delle forze del movimento proletario . Di fatto intellettuali e politici sono ancora in una certa misura distinti fra loro , e insieme si distinguono ancora dai militanti di base ; il movimento deve operare in modo riti rendere tali distinzioni sempre meno pesanti e rigide , mediandole dialetticamente , in un processo di prassi sociale attraverso cui l ' intellettuale , collaborando col politico e il militante , riesca sempre più a divenire egli stesso politico , egli stesso elemento di base , nella stessa misura in cui gli altri divengono intellettuali . Una partecipazione più ampia e variata a questo stesso dibattito , presentando diversi punti di vista , permettendo di prendere coscienza di problemi ed aspetti che possono sfuggire alla prospettiva necessariamente unilaterale dei singoli , avrebbe indubbiamente potuto permettere di conseguire risultati più fecondi e impegnativi . Ad ogni modo , anche con queste limitazioni , qualche notevole indicazione sul piano della teoria è pur stata raggiunta , qualche problema fondamentale è stato posto , qualche antitesi si è venuta delineando . In primo luogo , possiamo constatare un generale accordo sulla necessità di abbandonare comode formule schematizzate e schematizzanti , per riprendere in esame i problemi del socialismo oggi . Tali problemi non sono stati sollevati di bel nuovo dalla crisi verificatasi nel movimento operaio internazionale ed italiano in seguito al XX Congresso del PCUS e al « rapporto Krutsciov » ( anche se possiamo ammettere che ne siano stati riattualizzati e riacutizzati ) . Un primo ordine di problemi da affrontare nuovamente è quindi quello derivante dalla fine dello stalinismo , col mito dello stato - guida e del modello unico di ogni partito socialista che aspiri a conquistare il potere e a divenire stato proletario , e dalla critica delle degenerazioni burocratiche dei paesi socialisti dell ' Europa orientale . Le stesse esperienze del mondo socialista hanno cioè reso necessaria una resa dei conti , un ' analisi critica degli aspetti positivi e negativi dei metodi seguiti e dei risultati raggiunti , onde eliminare il pericolo di ricalcare strade che si sono dimostrate inefficaci o dannose . Un secondo ordine di problemi , è quello aperto dallo sviluppo del neocapitalismo e dei nuovi metodi di lotta politica e sociale da esso elaborati : che rendono necessario adeguare la nostra lotta , nella strategia e nella tattica , a questa svolta decisiva nella politica dell ' avversario , il quale oggi tende a non servirsi più della carta fascista , ma , almeno nelle sue espressioni più oculate e quindi più subdole e pericolose , del « trasformismo » o « riformismo » . dell ' acquisizione di strati privilegiati dell ' aristocrazia operaia al consolidamento dell ' egemonia capitalistica , in compenso di concessioni che possono anche avere , per settori limitati , una abbastanza notevole ampiezza . In secondo luogo si è avuto , in generale , anche l ' accordo sulla esigenza di accettare il metodo democratico nella costruzione del socialismo . Tuttavia si è anche posto efficacemente in luce la necessità di non ipostatizzare determinati concetti storici della libertà e della democrazia in ideali eterni , in forme giuridiche dichiarate essenziali non a un certo tipo storico di democrazia , ma alla democrazia tout court . quasi a una idea perenne di democrazia , metastoricamente sottratta alle diverse vicissitudini delle società umane . Si è invece affermato quasi da tutti che il socialismo dovrà costruirsi passo a passo le garanzie giuridiche formali adatte al nuovo tipo di democrazia ( economico - sociale , e non meramente politica ) al quale esso si ispira . Con ciò si è dimostrato di saper respingere con argomenti estremamente efficaci l ' accusa tendenziosa degli avversari del socialismo , secondo la quale ( come sosteneva il Croce ) per i socialisti marxisti libertà e democrazia sarebbero idee borghesi da abbandonare : ciò che vogliamo abbandonare è invece soltanto la concezione e la pratica borghese della libertà e della democrazia , che non risultano in alcun modo soddisfacenti alle nuove esigenze espresse dal proletariato moderno : ciò che vogliamo edificare , sono appunto le tecniche concretamente atte a realizzare un nuovo tipo di democrazia „ la democrazia socialista . Per questo si è giustamente insistito sul carattere antisistematico e metodologico del materialismo storico , e quindi , implicitamente e anche in parte esplicitamente , sulla sua continua capacità di rielaborazione e correzione , non secondo un eclettico metodo di combinazione riformistica e revisionistica , ma attraverso la sempre maggiore consapevolezza che esso va prendendo del suo carattere , appunto , di metodologia scientifica . E nel rilievo sulla necessità di impedire ogni irrigidimento « sistematico » , attraverso un ' analisi concretamente storicistica della realtà sociale e politica ( resa possibile soltanto dal materialismo storico , che nelle sue più critiche formulazioni è la forma più aperta e avanzata di pensiero storicistico ) , appare implicita anche la condanna di quella vera e propria metafisicizzazione del metodo marxistico che è stato ( ed è tuttora ) il materialismo dialettico , nelle forme da esso assunte , e imposte , nell ' Unione Sovietica , e per procura all ' interno dei partiti di stretta osservanza staliniana . Il materialismo dialettico , in questa sua formulazione particolarmente sistematica , conduce a nuove forme di dogmatismo e di autoritarismo , che sono l ' antitesi completa di ciò che dobbiamo intendere per democrazia socialista . Un disaccordo , di fondamentale importanza , si è però manifestato intorno al problema delle « vie al socialismo » . Infatti Tamburrano al termine di una breve ma precisa analisi degli sviluppi del mondo capitalistico e della situazione politica internazionale , ha scritto : « I mutamenti avvenuti nel mondo borghese capitalistico , la partecipazione dei lavoratori alla costruzione dello Stato democratico , lo stretto legame tra attività dello Stato e del capitale , la importanza sempre maggiore di organismi ed istituti pubblici nella economia , le prospettive del progresso tecnico e della integrazione economica , le diverse condizioni internazionali e la fine dell ' epoca coloniale , hanno fatto tramontare il mito , che ieri fu tattica realistica , della conquista esterna e violenta dello Stato . Oggi la classe lavoratrice è già nell ' interno dello Stato democratico borghese : deve solo appropriarsi degli istituti politici ed economici del potere per usarlo allo scopo di creare la società socialista . È questo il senso dell ' accettazione del metodo democratico » . Ma non è questa proprio una ricaduta nel mito giusnaturalistico , criticato da Giannantoni , che nelle forme e negli istituti assunti dalla democrazia in una società classista borghese crede di dover trovare il modello perenne d ' ogni democrazia , indipendentemente dal carattere peculiare che essa assume nel suo qualificarsi variamente come democrazia borghese o proletaria ? Invero lo stesso Tamburrano dichiara che se in tal modo va risolto il problema del dominio , il problema dell ' egemonia , cioè quello della costruzione della società socialista , richiede la creazione di « istituzioni proletarie capaci di assumere in proprio la maggior parte delle iniziative » , e nel frattempo lo sviluppo dell ' azione educatrice delle masse attraverso organismi collettivi e l ' azione individuale , onde « preparare i quadri umani e gli strumenti organizzativi necessari alla costruzione socialista , per sviluppare il " consenso attivo " al socialismo nella società civile e farne un fatto popolare non solo come aspirazione ma nella sua concreta realizzazione » . Ma se la struttura politica dello Stato non è , rispetto alle forme economiche della produzione e alle forme sociali della proprietà , che una sovrastruttura ( la quale sarà certamente atta a garantire il buon funzionamento della società borghese di cui è frutto , ma non altrettanto a permettere la conquista del potere da parte di quelle classi che la società borghese stessa vuole anzitutto tenere perennemente in condizione subalterna ) , non è facile vedere come l ' accettazione del metodo democratico intesa in questo senso permetterà effettivamente la appropriazione degli istituti politici ed economici del potere . Onde la replica di Della Mea , che accusa questa posizione di apriorismo : la vita democratica al socialismo non può . pena il suo decadere a dogma antistorico , essere intesa come incondizionata accettazione delle forme storicamente assunte da una determinata società a struttura classista , ma soltanto come « ipotesi di lavoro » da verificare praticamente e scientificamente , nella prassi sociale , nell ' esercizio della lotta di classe . Evidentemente , anche questa proposizione andrà intesa in un senso assai circostanziato e determinato . Si vorrà dire , presumo , che date le nuove condizioni sviluppantisi oggi nello stesso mondo capitalistico . dati i nuovi metodi assunti oggi dall ' avversario di classe ( che non ricorre più alla soluzione antidemocratica del fascismo , ma a quella che , almeno formalmente , rispetta le regole democratiche del riformismo neocapitalistico ) , si può cercare di verificare l ' ipotesi che la conquista del potere da parte della classe operaia possa avvenire utilizzando le medesime forme istituzionali che oggi l ' avversario sta adoperando a suo vantaggio . Questa stessa ipotesi della possibilità della via democratica o pacifica al socialismo , se venisse generalizzata a qualunque tipo di tattica e strategia usala dall ' avversario e a qualunque situazione storica , assumerebbe anch ' essa l ' astrattezza di un dogma aprioristico e di una indebita sistematizzazione di esperienze circostanziate , e per di più sarebbe retrospettivamente falsificata proprio dal fatto che fino ad ora in nessun paese del mondo la società socialista ha potuto venir edificata attraverso una conquista « pacifica » del potere da parte del proletariato ( gli stati scandinavi non sono ancora affatto stati e società socialisti , anche se in essi la democrazia ha assunto decise tendenze sociali ) . La questione , decisiva , che a questo punto si pone , è questa : la svolta riformistica del neocapitalismo costituisce obiettivamente un ostacolo più o meno , difficile da superare , per il proletariato , sulla via della conquista del potere , di quello che era costituito dal totalitarismo fascista ? La risposta a questa domanda è di importanza essenziale : perché da essa dipende la decisione se il tentativo di seguire il metodo « pacifico » per conquistare il potere economico e politico possa costituire un ' ipotesi da verificare con un esperimento che costerebbe certamente anni di lunghe e difficili lotte , oppure un ' ulteriore maniera di perdere occasioni e di dilazionare il momento della costruzione del socialismo in un indeterminato e problematico futuro , acconciandosi per il presente a svolgere una funzione che , quali che fossero le formule e le fraseologie impiegate con maggiore o minore abilità rettorica per darle vernice di socialismo , non si differenzierebbe sostanzialmente da quella ormai tradizionalmente e miserevolmente svolta dalla socialdemocrazia tedesca o francese ( per non parlare neppure di quella italiana ) . Resta , certamente , il problema della maniera onde lo stesso proletariato potrà garantirsi contro le degenerazioni burocratiche ed antidemocratiche , una volta conquistato il potere ed iniziata la costruzione della società socialista : problema che non va certamente rinviato a dopo la conquista del potere , ma affrontato fin d ' ora , in modo da precludere l ' eventualità di ripetere gli aspetti negativi degli esperimenti sovietici , denunciati drammaticamente al XX Congresso del PCUS e tragicamente esplosi nella rivoluzione ungherese del 1956 . E in questo senso ci sembra sostanzialmente esatta l ' osservazione di Furio Diaz : « Oggi noi diciamo che , a seguito di certe esperienze della stessa conquista del potere da parte del movimento socialista , il rispetto di alcune forme democratiche e rappresentative , di certe norme di libertà individuale „ quali si sono affermate negli Stati borghesi , appare indispensabile per assicurare al socialismo stesso la sua vittoria , secondo quella istanza di democrazia e di superiore libertà umana che costituisce il suo vero fine » . Sostanzialmente esatta , ma solo se intesa nel senso che si tratta , appunto , di alcune forme democratiche e rappresentative , di certe norme di libertà individuale : non del sistema democratico borghese in blocco , quale si è attuato , ad esempio , in Italia attraverso vicende cui spesso la democrazia fu presente solo di nome . E , per di più , sottintendendo che , qualora le organizzazioni proletarie potessero elaborare fin d ' ora altri metodi di controllo democratico atti a garantirla contro ogni degenerazione totalitaria e burocratica , esse non avrebbero più alcun bisogno di rispettare le forme della democrazia borghese . Per il proletariato si tratta di conquistare il potere politico garantendosi contro ogni pericolo di cederlo nuovamente a gruppi burocratici provenienti dalle sue stesse organizzazioni . Ma questa è una questione che riguarda soltanto il proletariato e le sue organizzazioni , ed alla quale la borghesia capitalistica è del tutto estranea . Ed a questo problema , della elaborazione delle nuove istituzioni proletarie , ben diverso da quello della utilizzazione delle istituzioni borghesi da parte del proletariato , era dedicata una parte essenziale del libro di Guiducci , dal quale il dibattito ha preso le mosse : per la qual ragione esso conserva e probabilmente conserverà a lungo un valore di attualità .