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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"BUSETTO ITALO"
LA 'BORGHESIA' E LA GUERRA ( BUSETTO ITALO , 1941 )
StampaPeriodica ,
In classe su venti ragazzi cinque o sei figli di " borghesi , " il resto diretta derivazione "proletaria." Battaglie squadriste , marcia su Roma , Mussolini al potere . Noi ragazzi risentivamo dei discorsi dei padri e i " borghesi " facevan gruppo contro i " proletari " ; i primi si proclamavano " fascisti , " i secondi "rossi." Fogli di quaderno strappati e ritagliati con su un rosso disegno di un fascio littorio o le linee malferme di una falce e di un martello , sotto il nome , ecco le tessere . Poi le nostre battaglie : bastava un nonnulla , per esempio la lezione di storia , a volte anche meno , uno sguardo , un sorriso male interpretato , ed essi cominciavano : " signori , borghesi , strozzini , affamatori " da un lato , e dall ' altro noi di rimando : " pezzenti , straccioni , traditori . " Noi si intonava l ' inno di Mameli , Giovinezza , i canti degli arditi , loro l ' Internazionale e qualcuno più evoluto anche la Marsigliese . Inevitabile seguiva il lancio di libri quaderni calamai , pezzi di gesso e lotte furiose si svolgevano intorno al " casino " di stoffa grigioverde che serviva per pulire la lavagna ; chi se ne impadroniva infatti aveva la soddisfazione di inondare di polvere di gesso l ' avversario colpito dal lancio preciso ... Suonava la campanella e si sciamava "fuori." Passando per i corridoi eran bisbigli , frasi masticate e sputate fuori di nascosto tra spintoni e pizzicotti : " ora vedrete , ora vi arrangiamo noi . " A me " fascista " le gambe tremavano un poco e il cuore picchiava più forte ; architettavo piani di battaglie e mi vedevo con la cinghia dei calzoni roteante in mano porre in fuga tutti i " rossi , " ci pensavo per darmi sicurezza ; non volevo che vedessero della mia paura , questa idea mi atterriva più delle botte , e volevo anche , enorme speranza , sognare di sconfiggerli ; pensavo a Giovanni Berta e mi esaltavo ; pensavo all ' eccidio del Diana e mi indignavo ; così trovavo la forza di affrontare il cilicio . Perché eran botte e ne buscavo molte più che non ne dessi . Sul portone avveniva la classica metamorfosi : dal finire delle scale studiavo i volti dei " borghesi " fascisti , quelli che avrebbero dovuto essere i miei " camerati " nella lotta imminente e li vedevo ansiosi , intenti a scorgere le sagome massicce delle rispettive cameriere verso le cui braccia adulte volavano per farsi accompagnare a casa sotto scorta di sicurezza . Erano i soliti ; venivano a scuola sempre accompagnati , tutti agghindati e pulitini , col fazzolettino di batista bene in mostra nel taschino , lisci e profumati , tondi e ben pasciuti . Ce n ' era uno , figlio di un ex deputato radico - socialista avvocato professore di diritto amministrativo all ' Università , veniva addirittura in camicia nera ( quella camicia nera era la mia grande invidia ) ; poi , nel '24 , il caro ragazzo un giorno se ne venne in classe con un mucchio di schede elettorali ( era tempo di elezione antiquo more ) e dopo aver fatto il fascista per anni ( anche quel giorno aveva la invidiata camicia nera ) ci propose di " votare " per suo padre che era quel che ho detto più sopra . E con lui un altro , figlio di un funzionario di Banca o qualcosa del genere non ricordo bene sempre il primo a cantare Giovinezza in classe sotto la indiretta protezione del maestro ; e poi un terzo , biondo e femmineo , che diventava rosso per gridare " Viva Mussolini , " ma che era altrettanto rosso quando scappava verso le gonne della serva , era figlio di un ingegnere . Come al solito si restava soli il buon Esposito ed io : eravamo entrambi vestiti alla buona col cranio rasato ad " alzo abbattuto " ; se ci avessero preso a braccetto i " proletari " non sarebbe stato possibile distinguerci da loro . Noi s ' andava soli in giro senza la serva dietro . Il caro Esposito piccolo mingherlino , dal visuccio smunto e sempre pallido ( solo di sangue ho visto rosso quel viso ) , aveva due occhi luminosi mistici , era figlio di un modesto impiegato ; io massiccio tanto da sembrare maggiore degli anni miei , facile alla esaltazione fino alle lagrime , nipote di un garibaldino , figlio di un professore proletario ... I piccoli " rossi " di vent ' anni fa li ho ritrovati : sono in grigioverde , li ho visti aggrappati al cannone sparare e sparare con ardore pari a quello della canna rovente , li ho sentiti salutare il nemico colpito con un urlo : " viva l 'Italia." Hanno saputo morire anche quando morire significava solo l ' onore della bandiera , della tradizione dell ' Arma : morire sul pezzo ... Oggi i molto ex " compagni " e i loro figli sono in linea con entusiastica fede nel Capo laddove la sorte li ha assegnati : nelle officine , nei campi , al fuoco . Ci domandiamo : quei cari ragazzetti lindi e lucidi che correvano così volentieri , dopo aver cantato Giovinezza , a rifugiare il tapino nell ' abbondante seno delle balie , dove sono oggi ? Sono forse scomparsi , si sono evoluti , hanno rafforzato il carattere sino al sacrificio per l ' Idea ? No : non si può esitare ad affermarlo , essi vivono , esistono con tutte le loro magagne ... Diffuso è il soggetto " borghese " in Italia , esso permea tutti gli strati sociali e quindi la sua opera vile di tradimento può essere ed è capillare . Se è vero ciò che ci promette Critica Fascista in un suo recente articolo , e cioè che anche noi giovani dopo questa guerra avremo il nostro " quarto d ' ora " rivoluzionario , è nostro sacro impegno di fede verso i vivi e i morti della Rivoluzione , verso il Capo e la dottrina che da lui promana , il far convergere tutte le nostre forze per un unico scopo : neutralizzare , poiché distruggere non è possibile , la " borghesia " italiana .