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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Balzamo Vincenzo"
I giovani DC tra De Gasperi e Fanfani ( Balzamo Vincenzo , 1957 )
StampaPeriodica ,
La più singolare protesta che sinora ci sia toccato di registrare in un congresso di organismi politici è certamente quella messa in atto dai giovani democristiani a Bari nel corso del loro VIII Convegno Nazionale : un sistematico boicottaggio della discussione per tutta la durata della prima giornata . I giovani democristiani non volevano discutere , si rifiutavano di dar corso al dibattito su una relazione ritenuta insoddisfacente . E tuttavia l ' atteggiamento dei delegati solo in piccola parte era diretto contro il gruppo dirigente uscente : esso più ancora investiva e colpiva il partito di cui i giovani avvertivano con stizza e timore le pressioni palesi e i sotterranei ricatti politici . Sicché mal ne incolse all ' incauto presidente che reiteratamente incitava i delegati a prendere la parola , perché un congressista , vincendo ogni ritegno , con chiara , limpida voce rimbeccò che « inutile era discutere quando ogni cosa era già statu decisa a Roma presso la direzione del partito » . Questo atteggiamento veniva , però , interamente rovesciato l ' indomani quando l ' opposizione di sinistra trasformò la protesta morale in uno dei più duri attacchi al gruppo dirigente che la storia del movimento giovanile DC . forse ricordi . Le violenze verbali , non disgiunte da rigorose analisi politiche , dei vari delegati spinsero gli osservatori esterni a considerare gli oppositori dei « votati » alla « bruciatura » politica ; gente , cioè , decisa , ad ogni costo , a vuotare in una sola volta tutto il sacco delle amarezze , delle delusioni , dei risentimenti accumulati nel giro degli ultimi anni . Ed invece la battaglia dell ' opposizione che apparve disordinata , all ' inizio - e in parte lo fu - che non seppe sempre interamente prospettare soluzioni alla crisi politica dei gruppi giovanili , che fu di volta in volta o troppo astratta o troppo imprecisa , ma che costantemente fu sostenuta da un entusiasmo senza limiti e da una inebriante passione politica , riuscì a scuotere dal torpore buona parte dei convegnisti ( quelli , per intenderci , liberi dall ' ipoteca del partito e dalle piccole e grandi cariche , nel sottogoverno ) e a determinare , in definitiva , quell ' insperato risultato elettorale che decretò la sconfitta morale del gruppo dirigente . La vittoria di De Stefanis ( da tutti prevista di dimensioni esorbitanti ) con un solo voto di maggioranza viene , infatti , a dare conferma di questo dato di fatto . Prima di giungere , però , a delle valutazioni politiche del convegno giovanile DC . di Bari , ci sembra opportuno fare un rapido excursus della storia dei gruppi giovanili DC . di questi ultimi anni , per individuare attraverso la ricostruzione dei fatti ( le uniche cose valide nella lotta politica ) i motivi che hanno determinato questa lunga crisi di giovani democristiani . I giovani con Dossetti contro De Gasperi Nella storia del movimento giovanile DC . possiamo riscontrare , in sostanza , due fasi importanti . La prima risale al periodo degasperiano e si chiude nel 1948 . Fu quello il periodo della strutturazione dei gruppi giovanili , una strutturazione che avvenne , però , senza la diretta partecipazione della base . De Gasperi concepì il movimento giovanile come una espressione settoriale del partito e , nella pratica , impedì la libera ed autonoma espressione delle forze giovanili . Questo atteggiamento del vecchio leader DC . portò i giovani ad incontrarsi e ad assorbire il dossettismo e ad assumere una posizione antidegasperiana che durò fino al 1951 , cioè fino al giorno della crisi del dossettismo . Rotti gli argini fra cui De Gasperi voleva ad ogni costo restringerli essi si immersero in un impegno politico e dottrinario di notevole dimensione . Attraverso questo impegno i giovani realizzarono quanto non erano stati capaci di fare prima , attraverso le formule organizzative che De Gasperi mantenne sempre nelle angustie del tecnicismo e del burocratismo ; si calarono cioè , nelle realtà provinciali e comunali e scoprirono il mondo del lavoro con le sue ansie , le sue lotte , le sue rivendicazioni . Questo contatto con la realtà doveva , però , inevitabilmente portare i giovani ad abbandonare l ' astrattismo politico e la teorizzazione della lotta politica proprio del dossettismo . Il loro nuovo atteggiamento critico contribuì non poco , a mio avviso , alla successiva crisi politica del dossettismo e a quella personale di Dossetti stesso . In quel periodo , all ' incirca , Galloni fondava Per l ' Azione , la rivista ideologica dei giovani DC . Attraverso quella rivista i giovani precisavano meglio i loro orientamenti fino a giungere , dopo il definitivo ritiro di Dossetti dalla vita politica attiva , a sperimentare nuove forme politiche . Nasceva , così , la corrente di « Iniziativa Democratica » che , contrariamente a quanto comunemente ritenuto , ricevette il primo impulso dai giovani , fra cui si distinsero , al centro , Galloni , Zaccagnini , Malfatti , Morlino , Ciccardini e nelle province Bolardi ( a Reggio Emilia ) ; Guerzoni ( a Modena ) ; Di Capua ( a Bologna ) ; Artusi ( a Forlì ) ; Speranza ( a Firenze ) . Solo più tardi si impadronivano di « Iniziativa Democratica » Fanfani e Rumor . In quel periodo Guido Gonella assumeva la Segreteria del Partito , ma i giovani furono diffidenti verso il nuovo segretario . Questa diffidenza doveva tramutarsi , nel giro di pochi mesi , in un vero e proprio conflitto fra movimento giovanile ( che si era stretto intorno a Malfatti ) e partito . Era il tempo in cui Il Mondo definiva i giovani DC i cattolici giacobini ; era il tempo in cui i giovani conobbero i maggiori successi all ' interno del partito . Ma l ' errore di Malfatti fu proprio questo : di far convergere l ' attenzione del movimento giovanile esclusivamente sul partito e di non considerare quello che avveniva al di fuori negli altri movimenti giovanili , tra la gioventù italiana . Malfatti indubbiamente riuscì a dare un indirizzo al movimento giovanile all ' interno della DC , ma fu incapace di impostare un discorso alla gioventù , fu incapace , cioè , di compiere , dopo la caduta del dossettismo , una chiara scelta politica e sociale nel paese . Le incertezze del gruppo di Malfatti ebbero come prima conseguenza una divisione fra i cosiddetti teorici - quelli cioè che discutevano ( senza realizzare ) esclusivamente di alta strategia politica - e i cosiddetti avanguardisti quelli , cioè , che volevano impegnare i gruppi giovanili soltanto nelle attività sportive e ricreative , trasferendo anche nell ' organizzazione giovanile democristiana , il tipico metodo parrocchiale di organizzazione della gioventù . Nel Paese , intanto , la situazione politica generale diviene sempre più tesa . I partiti e i movimenti giovanili si impegnano in grosse battaglie ; le masse popolari premono e si mobilitano in lotte di vasto respiro nelle fabbriche e nelle campagne . Nelle scuole i gruppi studenteschi rafforzano le loro posizioni e sviluppano la loro problematica politica e culturale ( vedi i congressi dell ' UGI e dell ' UNURI di Milano , di Montecatini , di Grado ) . Il movimento giovanile democristiano resta al di fuori di questi fermenti ed è letteralmente paralizzato dalle incertezze interne e dalla polemica col partito . Crede di sanare i contrasti non assumendo alcuna chiara posizione e attuando la politica del caso per caso . Ma all ' interno gli iscritti rumoreggiano e si verificano le prime clamorose defezioni . I teorici e gli avanguardisti Bartolo Ciccardini , uno dei massimi dirigenti giovanili , fonda la rivista Terza Generazione ( 1952 ) e mette in discussione tutto il passato del movimento giovanile nello stesso tempo tende a riqualificare tutta l ' opera di De Gasperi . La sua critica , che peraltro è astratta e scarsamente positiva , urta suscettibilità personali oltre che politiche , per cui è costretto ad abbandonare il partito . Lo segue il giovane Grazzini . Il gruppo dirigente , per arginare le frane e per colmare il vuoto politico , tenta il discorso ideologico . È il momento dei saggi teorici sulle strutture e sullo Stato . Ciò non fa che approfondire il distacco fra i teorici e i pratici . Si cade nell ' immobilismo politico , e il linguaggio dei dirigenti diviene sempre più incomprensibile per la base ; un po ' dovunque si formano gruppi di élites , che sovente assumono la fisionomia di veri e propri cenacoli per iniziati . Dall ' altro lato i cosiddetti pratici non trovarono altro mezzo per inserirsi nella realtà nazionale che quello di agganciarsi a questo o a quel parlamentare , a questo o a quell ' uomo di governo . Suona , così , l ' ora di Fanfani che si presenta ai giovani in veste di uomo dai programmi scientifici . Egli ha intuito l ' ansia di concretezza dei giovani e spera di avvincerli col suo dinamismo politico ed organizzativo ; considera , inoltre , maturati i tempi per trasformare la corrente di iniziativa democratica ed opera per avere i giovani dalla sua parte . In questo clima confuso si arriva al congresso di Roma del 1952 . Fanfani preme con sempre maggiore energia sui giovani , i quali , disorientati , finiscono per crollare e arrivano sino ad accettare la legge maggioritaria , giustificandola con la necessità di impedire un ' alleanza a destra della democrazia cristiana . Franco Boiardi e Di Capua si oppongono a questa capitolazione , ma ormai i gruppi giovanili non hanno più iniziativa . La sconfitta elettorale del 7 giugno accelera il processo di disfacimento . Dovremo giungere al 1954 perché un gruppo deciso e preparato ( Speranza , Chiarante , Magni , Boiardi , Di Capua , Paglietti ) riesca ad entrare nel Consiglio Nazionale e a tentare la salvezza attraverso una rapida preparazione di quadri e l ' istituzione di centri di studio . Nel paese , intanto , il Partito Socialista Italiano ha impostato la politica della apertura a sinistra che i giovani democristiani guardano con simpatia . L ' attività dei nuovi consiglieri porta i gruppi giovanili ad una grande affermazione nel congresso di Napoli - circa un quinto dei delegati sono giovani - e attraverso il voto dei giovani vincono la loro battaglia congressuale Malfatti , Chiarante e Galloni . Vince , però , anche Fanfani , che instaura nei confronti dei giovani un metodo duro . Con Fanfani , ormai , si discute solo su posizioni di forza . E i giovani non sono forti . Al contrario , non hanno sanato le antiche e gravi debolezze politiche e strutturali del passato . Amareggiato dalla sconfitta del 7 giugno e dall ' esito del Congresso di Napoli , De Gasperi comincia intanto a comprendere la realtà giovanile che si agita nel suo partito . Per il vecchio statista è come una rivelazione . La seconda generazione ( quella che è al governo e sulla quale egli aveva posto ogni fiducia ) lo ha praticamente abbandonato . Egli allora capisce il grosso errore di non aver saputo gettare un ponte verso le nuove generazioni . Uomo accorto ed intelligente , De Gasperi riuscì finalmente a comprendere quali immense energie egli avesse trascurato ed umiliato in tutti quegli anni che aveva avuto in mano il partito e , con pronta intuizione , cercò di superare la frattura e di legare finalmente la prima alla terza generazione . Fissò anche per l ' estate un incontro a Sella con i giovani . Voleva discutere con loro ; voleva conoscere , le loro ansie , le loro aspirazioni . Come ebbe a dire ad un suo collaboratore voleva provare anch ' egli ad imparare dai giovani . Ma era ormai troppo tardi . Una settimana prima dell ' incontro , De Gasperi moriva . Il pugno di ferro di Fanfani Il movimento giovanile , così , perduta questa occasione , resta sempre più imbrigliato nelle maglie del gioco di partito . Invano Boiardi , Di Capua , Magri , Chiarante chiedono al movimento giovanile di riunire le residue forze per rivolgersi non più al partito ma alle masse giovanili , invano chiedono che sul piano politico generale i giovani DC . si facciano accusatori dell ' integralismo fanfaniano e propugnatori di nuove alleanze della DC verso sinistra . Il loro discorso resta contraddittorio ( si pronunciano per nuove alleanze a sinistra ma non sanno decidersi ad accogliere la politica di apertura a sinistra verso la quale continuano a dimostrare solo « simpatia » ) . Di queste contraddizioni approfitta Fanfani che taglia i fondi al movimento giovanile , provoca , con l ' aiuto dello stesso Malfatti , le dimissioni di tutto l ' esecutivo giovanile , impone la gestione commissariale . Sul nome del commissario , però , Fanfani è costretto a cedere . L ' uomo di fiducia da lui proposto non viene accettato dai giovani che fanno cadere la loro scelta su Ferragni . Ferragni ignora i problemi politici e i problemi dei giovani . Cerca di non dispiacere né a Dio né « ai nemici sui » e procede , con snervante prudenza , in un lavoro strettamente burocratico . Il generoso tentativo di Boni e di Cabras di ridare vigore al movimento giovanile attraverso una intensa attività nel campo studentesco è destinato a fallire , come è destinata a fallire l ' azione della rivista Il Ribelle e il Conformista che nasce come giornale di opposizione . Al congresso di Firenze del 1955 , del movimento giovanile DC . non resta che una pallida testimonianza politica e morale . La nomina di Ernesto G . Laura non porterà alcun mutamento . I più attivi , intanto , abbandonano la lotta . Gli altri vengono circondati da un ambiente ostile di partito . Cadono , così , le ultime riserve verso Fanfani . Qualche critica viene ancora fatta ma non ai estrinseca mai in forme politiche . Ormai i giovani democristiani vivono completamente staccati dalla realtà in cui si dibattono le nuove generazioni ; sono estranei ad ogni problematica genuinamente giovanile ; sono assenti da ogni lotta giovanile . In questo clima si è giunti al recente convegno nazionale di Bari dove la maggioranza si è accorta che un muro di diffidenza la divideva dalla gioventù italiana e dalla stessa base giovanile democristiana . Ma Fanfani non può permettersi il lusso di perdere la sua maggioranza e decide di offrire al convegno la testa del solo Ernesto G . Laura . Spera , così di mantenere lo statu quo e di creare una stabile maggioranza intorno a De Stefanis . I fatti , però , lo smentiranno : contro ogni previsione , come dicevamo all ' inizio , l ' opposizione di sinistra si afferma clamorosamente e manca il completo successo per un soffio . È chiaro che a Bari l ' opposizione non abbia ancora saputo tenere un compiuto discorso politico . Le amare esperienze di questi anni non hanno ancora liberato la sinistra giovanile democristiana dalla sua tendenza a teorizzare e quindi a scivolare su un terreno di élites . Ha però saputo bene individuare la causa di tutte le disgrazie del movimento giovanile , quali la mancanza di autonomia e lo slegame con le masse giovanili e , in generale , con le masse lavoratrici del paese . Per i giovani democristiani l ' autonomia , perciò , resta oggi l ' unica via di scampo . Liberarsi dal conformismo fanfaniano , svincolarsi dal paternalismo di partito , riprendere un contatto alla base con i giovani ; non ci sono altre soluzioni . È , del resto , questo un discorso che oggi dovrebbero fare un po ' tutti i movimenti giovanili .