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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"De Martino Francesco"
Questioni di oggi ( De Martino Francesco , 1962 )
StampaPeriodica ,
1 . L ' unità del movimento operaio La lotta politica in Italia continua a svolgersi in termini confusi , per il prevalere di momenti ideologici su quelli pratici , o almeno per l ' ammantarsi di questi entro i veli nebulosi di quelli . Dico nebulosi , perché il più delle volte non si tratta di fermi principi teorici , ma di pure formule costruite per servire agli scopi reali dei partiti . Nonostante l ' esperienza poco felice degli ultimi quindici anni , il movimento operaio ed in ispecie il partito comunista , non risparmia a se stesso il bizantinismo delle formule , anziché compiere un vigoroso riconoscimento della realtà politica e tentare di trarre da essa in modo chiaroveggente la direttiva di azione . L ' eredità del passato è ancora dentro di noi , dogmatismo e conformismo non sono scomparsi e la grande lezione della storia sembra essere passata come acque cheta su di una pietra levigata . Colpisce a questo riguardo una frase pronunciata dal compagno Togliatti a Torino , commemorando la Rivoluzione di Ottobre , a proposito degli errori dello stalinismo : « noi abbiamo corretto quegli errori » . Il noi è espressivo ; non farò a Togliatti l ' ingiuria di credere che egli abbia voluto riferirsi all ' opera critica dei comunisti italiani o a lui stesso . Il noi si può riferire solo ai comunisti sovietici , anzi a Krusciov ed alla nuova direzione uscita dal XX e dal XXII . Esso implica che i partiti comunisti , o molti di essi registrano ed accolgono , in genere senza alcuno o con poco impegno critico , quanto avviene nel partito sovietico , considerato pur sempre , se non guida , certo modello ed esempio . Ma questa gerarchia , subordinazione o peggio era l ' essenza dello stalinismo per quanto riguarda i rapporti con gli stati e i partiti stranieri , anche se sarebbe ingiusto e storicamente falso negare la profonda differenza tra il regime ferreo e crudele del tempo di Stalin e quello attuale . La nostra rivolta , che ha condotto all ' autonomia del partito socialista , e quella di molti militanti anche comunisti , contro questa subordinazione significa una vittoria della ragione dell ' uomo contro il dogma dell ' infallibilità del regime e del partito . Ma il comunismo ufficiale rifiuta di riconoscere il carattere positivo di questa rivendicazione di libertà , la considera revisionismo od opportunismo , creando con questo la prima e più importante causa di impossibilità di un ' alleanza organica o generale . La stessa concezione dell ' unità di classe da parte dei comunisti pone in essere una seconda causa di divisione . Essa infatti consiste non già soltanto nell ' unità dei lavoratori nelle loro lotte sociali contro la borghesia , ma nella vera e propria unità politica e tale unità politica non scaturisce dal superamento delle divergenze , dalla elaborazione di una nuova linea , come risultato di un profondo travaglio dialettico , ma dall ' accettazione più o meno integrale della politica dei comunisti da parte di tutto il movimento operaio e quindi dalla pretesa implicita od esplicita che il partito socialista faccia propria tale politica , considerandola come la più propria espressione della classe operaia . Questa concezione rimane dunque pur sempre quella dell ' egemonia del partito , ma in tal caso non si comprende perché l ' egemonia debba essere dei comunisti e non debba essere dei socialisti , i quali potrebbero contestare con pari legittimità ai comunisti di essere contrari all ' unità di classe perché rifiutano la politica socialista o rifiutano di considerarla come quella generale di tutto il movimento operaio . Credo che questa concezione dell ' unità di classe debba considerarsi non solo dal lato politico , ma da quello storico - teorico superata . Essa è stata fortemente intaccata dall ' esperienza staliniana , che era poi appunto quella dell ' unità a qualsiasi costo . Un regime ed un partito , che non riconoscano la legittimità di posizioni differenziate , divergenti e perfino contrapposte , non solo negano la realtà , che è multiforme e complessa , ma rendono impossibile la dialettica della democrazia , conducono all ' annullamento dei partiti ed alla loro soppressione e per conseguenza fatale alla soppressione delle correnti all ' interno del partito che sopravvive , e quindi alla concezione del partito monolitico e dello stato , che non consente libertà ed effettiva partecipazione collettiva al governo di un popolo . Non solo quindi non giudichiamo contraria all ' unità di classe l ' esistenza di più partiti o di più correnti all ' interno di un solo partito , ma utile e benefica , con il solo limite , ovviamente , che uno di questi partiti o correnti non si identifichi mai con una posizione della classe contrapposta . Queste considerazioni potranno sembrare ardite soltanto a chi non è in grado di trarre dall ' esperienza della storia di questo mezzo secolo il necessario insegnamento , né di intravedere i nuovi sviluppi . E ormai chiaro che una crisi , anzi una divisione profonda sta investendo il movimento comunista internazionale . Le divergenze ideologiche o politiche non sussistono più solo tra iugoslavi e sovietici ed anzi da questo lato esse si sono attenuate , ma tra sovietici e cino - albanesi , per non parlare che di quel che si vede apertamente , mentre ciascuno sa che in tutti i partiti comunisti esistono oggi in realtà in misura più o meno ampia analoghe divergenze e dissensi . Ora noi non ci auguriamo affatto che il dissidio Mosca - Pechino scoppi in forma violenta , anche per le conseguenze nefaste di politica internazionale che potrebbero derivare da ciò , ma non possiamo tacere sull ' assurda pretesa dei comunisti relativa all ' unità del movimento operaio , quando nel loro stesso movimento l ' unità politica è così seriamente minacciata . La sola unità compatibile con una concezione democratica del socialismo presuppone il riconoscimento non solo della possibilità , ma dell ' utilità delle divergenze , le quali devono essere assunte come punto di partenza per una stimolante ricerca di un avanzamento generale del potere dei lavoratori . E molto più unitaria una politica , anche se condotta da un solo partito , la quale consegua tale risultato , anziché una politica , la quale sotto specie unitaria non lo consegua affatto o provochi addirittura un arretramento di tale potere . La reale sostanza unitaria di una politica non può dunque prescindere da questo dato di giudizio , né essere minimamente subordinata al fatto che esista o meno un accordo dei partiti . 2 . Centro - sinistra Alla luce di tali considerazioni occorre giudicare la politica socialista rispetto al centro - sinistra . Si tratta di una difficile politica , la quale ha per scopo di promuovere il rinnovamento in tutti i campi mediante un incontro fra socialisti , cattolici e partiti democratici laici . Le difficoltà di questa politica nascono dal fatto che questi partiti , ed in ispecie i cattolici ed i socialisti , muovono da punti di partenza diversi ed opposti e mirano a fini diversi ed opposti per quanto riguarda l ' ordinamento della società e dello stato . Non sarebbe necessario dirlo , se talvolta nella quotidiana polemica o nell ' ansia di procedere oltre non si dimenticasse , che non esistono né oggi , né esisteranno domani le condizioni per un ' alleanza organica , cioè per un ' alleanza generale tra questi partiti . Essi si ispirano ad una diversa filosofia , hanno posizioni diverse sui problemi religiosi , mirano a fini lontani diversi , l ' uno , il partito socialista , all ' abbattimento della società divisa in classi ed alla edificazione del socialismo , l ' altro , la democrazia cristiana nella sua parte progressista , ad una società nella quale , attenuati gli egoismi delle classi , la proprietà individuale venga meglio ripartita . Queste diversità profonde , che però non impediscono la ricerca di un accordo su programmi definiti , si manifestano anche quando si passa ai fini prossimi del centro sinistra . Prevale nell ' impostazione che viene data da parte dei partiti del centro sinistra , ed in ispecie del maggiore di essi , l ' accentuazione dell ' anticomunismo , come fine di tale politica , e per conseguenza la tendenza di considerare i rapporti con il partito socialista sotto la luce esclusiva del maggior o minor grado di rottura con il partito comunista . Questo induce ad addentrarsi nel vero e proprio labirinto delle garanzie da chiedere ai socialisti , come se in questo campo vi fossero altre garanzie che quelle nascenti dagli sviluppi di una politica e garanzie necessarie per tutti i contraenti ! Da parte nostra , invece , non è il movente dell ' anticomunismo che guida la nostra azione , ma quello di ricercare , sul presupposto dell ' autonomia piena del PSI , una intesa per rendere possibili il consolidamento della democrazia repubblicana , alcune sostanziali riforme economico - sociali , l ' innalzamento culturale e civile del paese , un avanzamento generale del potere economico e politico dei lavoratori . Stando così le cose sarebbe un errore presentare la politica del centro sinistra come continuità del passato , cioè come lo sviluppo attuale del centrismo ; sarebbe altrettanto un errore da parte nostra presentarla come una vittoria del socialismo . Il modo giusto di presentare tale politica da parte di tutti è quello di definirla un compromesso utile in una determinata fase della storia , nel corso della quale è possibile prescindere dalle divergenze finali di fondo , ed attenuare quelle politiche contingenti . In ogni compromesso ciascuna delle parti rinuncia a far valere tutte le proprie esigenze , nella convinzione che questa rinuncia è utile e necessaria per il vantaggio comune e quello generale del popolo . La natura stessa del compromesso è tale che su ciascuna questione , anche su quelle concordate , nascono o rinascono divergenze di valutazione , di opportunità , di misura e così via . Ma se permane la volontà politica per sviluppare un ' azione di governo , destinata ad incidere profondamente sulla vita del paese e sulla stessa natura dei rapporti fra lo stato e le classi lavoratrici , allora anche queste divergenze possono essere superate . Detto questo , aggiungiamo ai fini delle considerazioni generali dalle quali siamo partiti , che l ' esperienza condotta finora non si può giudicare in modo negativo , né tanto meno come rivolta a danneggiare o pregiudicare il potere delle classi lavoratrici , sol perché essa minaccia di limitare l ' influenza politica del partito comunista . In primo luogo nel corso di questo ultimo anno vi sono state grandiose agitazioni sindacali dei lavoratori , che hanno avuto il carattere più unitario che sia mai esistito , dalla rottura dell ' unità sindacale in poi . Questo è il risultato della crescente coscienza delle masse , che occorre battersi uniti per vincere la resistenza ostinata dei datori di lavoro , ma è anche il risultato della presenza attiva di un partito socialista autonomo , che rassicura le altre correnti sindacali sul carattere democratico della lotta sindacale . Incontestabile è che il clima politico suscitato dal centro sinistra rincuora le masse e favorisce oggettivamente la loro lotta . Basterebbe questo per esprimere un giudizio positivo . Si aggiunga che nello spazio di pochi mesi di governo si è attuata la più importante riforma democratica dalla Costituzione in poi , cioè la nazionalizzazione dell ' energia elettrica , si sta per istituire la scuola media unica obbligatoria , anche se con qualche compromesso secondario sul latino , si sono approvate varie leggi sociali attese da anni . Siamo ora entrati in tira fase conclusiva e , come era da attendersi , le difficoltà sono cresciute . Rispetto a tali difficoltà il partito socialista sta operando con fermezza e responsabilità , allo scopo di superare gli ostacoli , ottenere la conferma degli impegni assunti , giungere all ' approvazione delle leggi sull ' agricoltura e sulle regioni nel poco tempo che rimane alla presente legislatura . Nessuno può dunque seriamente accusare il partito socialista di aver abbandonato le sue originarie esigenze programmatiche , poste come condizione dell ' appoggio al governo di centro sinistra . E nessuno potrà sostenere onestamente che questo programma di governo non solo non costituisca in modo oggettivo un avanzamento del potere delle classi lavoratrici , ma addirittura sia il contrario di questo , cioè sia il loro indebolimento per colpa del partito socialista . I comunisti e quanti , in modo demagogico o perfino provocatorio , formulano questa critica dovrebbero dimostrare in primo luogo che questi provvedimenti non valgono nulla e sono in realtà diretti contro i lavoratori , dimostrazione impossibile , che coprirebbe di ridicolo chiunque si accingesse a tarla . Essi dovrebbero poi dimostrare che esisteva alla politica del centro sinistra un ' alternativa vera , cioè realizzabile , e non già una semplice alternativa di opposizione agitatoria , senza probabilità di successo . Domandiamo ai critici comunisti e non comunisti quale sarebbe la condizione del paese , se il partito socialista non avesse appoggiato il governo del centro sinistra . Oggi non avremmo avuto i provvedimenti dei quali abbiamo parlato e non saremmo in condizione di chiedere l ' attuazione di quelli che rimangono , senza parlare del clima generale , che avrebbe potuto anche essere quello del clerico - fascismo ; avremmo conservato ai grandi monopoli elettrici e complessivamente alle forze della conservazione italiana intatto il proprio potere . A quei comunisti , per fortuna pochi , e con molte contraddizioni , che ci accusano di avere subordinato il partito socialista al capitalismo ed ai monopoli , rispondiamo che l ' unica grande riforma antimonopolistica è stata quella voluta e resa possibile dai socialisti . Se davvero si attuerà la minaccia di portare questa denuncia davanti alle masse , allora saremo noi a denunciare il settarismo e la faziosità politica di chi , agendo come agisce , e mirando ad impedire al partito socialista di svolgere la sua politica , diviene in modo oggettivo il migliore alleato della destra economica , vero e proprio puntello della conservazione italiana . Naturalmente ciò non significa che la politica di centro sinistra sia il meglio desiderabile ; essa è semplicemente il meglio possibile , anche se persistono forti elementi di freno e di equivoco . L ' idea della continuità , cara più del giusto ai dirigenti democristiani , indebolisce davanti al paese il carattere nuovo di una politica , che pure tutti individuano come tale , non fosse altro che per il fatto che essa è condotta con l ' appoggio dei socialisti . Un ' impostazione meno moderata , meno timorosa di scoprirsi verso destra , meno preoccupata di perdere il carattere tradizionale di difesa conservatrice della società , sarebbe certo più positiva e porrebbe in risalto più nettamente i lati positivi della svolta . L ' insistenza con la quale si esalta il motivo anticomunista e si afferma di tendere all ' isolamento dei comunisti , è fonte per noi di preoccupazioni . Non contestiamo alla DC il diritto di sviluppare la sua polemica ideologica contro i comunisti , sul piano della lotta delle idee e su quello propriamente politico , e non su quello dell ' impiego discriminatorio del potere verso i singoli . Ma riteniamo che il problema della democrazia italiana non si risolva con l ' isolamento dei comunisti . Esso si risolverà il giorno in cui vi sarà da parte di tutti adesione sincera alla democrazia ed ai suoi metodi , almeno come noi li concepiamo nella nostra esperienza storico - culturale . Questo problema può essere di scarso valore politico in un paese dove i comunisti sono piccoli gruppi trascurabili , ma è della massima importanza laddove essi sono un grande partito con molti milioni di seguaci , radicato nella realtà del paese in modo tale , che nessun terremoto ideologico esterno , come la demolizione di Stalin o la insurrezione ungherese , ne ha potuto scuotere sostanzialmente la forza . Nel grande contrasto che si profila nel movimento comunista internazionale i partiti democratici ed in ispecie il partito socialista non possono considerare di secondaria importanza , anche per le conseguenze di politica estera , il fatto che prevalgano le tendenze moderate e rinnovatrici o quelle estremiste e massimaliste . Per evitare l ' errore di favorire in modo indiretto queste ultime , essi devono valutare giustamente l ' entità del problema e darsi una adeguata politica . 3 . Politica internazionale Nella politica internazionale le considerazioni , che abbiamo svolto finora , acquistano il maggior rilievo . Sorprende che La Pravda in modo così superficiale e seguendo le esasperazioni polemiche dei comunisti o provocazioni vere e proprie diffuse entro il nostro partito , abbia scritto che esso o la sua maggioranza , - di « destra » naturalmente secondo l ' uso terminologico proprio dei periodi di inasprimento polemico , - siano passati all ' atlantismo . Si è preso come pretesto la crisi cubana . In questa crisi il partito socialista ha mirato a distinguere il problema dell ' indipendenza di Cuba e del suo diritto a sviluppare la rivoluzione sociale come meglio aggrada al suo popolo , anche se non si può essere soddisfatti della decisione di rinviare o sopprimere una consultazione popolare , da quello dello scontro tra i blocchi . Per quanto riguarda il primo aspetto del problema , il partito socialista ha manifestato la sua solidarietà con il popolo cubano , ha espresso la sua riprovazione del blocco americano come atto unilaterale e destinato ad aggravare la tensione , non ha mancato di ricordare le responsabilità della politica statunitense . Ma il partito socialista , essendo neutralista e contrario ai blocchi , non poteva ignorare che l ' installazione di basi missilistiche in prossimità delle coste americane , diveniva un momento dello scontro tra i blocchi , qualunque fosse il motivo che determinò il governo sovietico a tale decisione . Per questo esso fin dall ' inizio domandò che il governo italiano appoggiasse un « onesto compromesso » all ' ONU . Ed un onesto compromesso in altro non poteva consistere che nella garanzia dell ' indipendenza cubana e nella eliminazione delle basi missilistiche . I comunisti e con essi rilevanti settori del nostro partito videro soltanto il primo dato del problema , non il secondo , perché essi si considerano parte di un blocco , o per dir meglio interamente solidali con un blocco . Essi quindi prima negarono l ' esistenza delle basi missilistiche , del che non potevano saper nulla per conoscenza diretta , considerarono il blocco americano come l ' inizio dell ' aggressione imperialistica contro Cuba e quindi impostarono la loro campagna in questo senso , non senza i consueti attacchi ai socialisti . Sarebbe molto ardito sostenere , dopo le sagge ed altamente responsabili decisioni di Krusciov ed il ritiro delle basi , che i comunisti avessero avuto ragione e noi torto . Ma forse è ancora più ardito sperare che qualcuno riconosca questa nuova lezione e divenga più cauto , anche se continuerà a parlare in nome dell ' unità . Ma il problema è più ampio ; riguarda la valutazione della politica neutralista e l ' atteggiamento che verso di essa hanno i comunisti . Mentre risulta un chiaro contrasto di posizioni tra Krusciov , che esalta Nheru come campione della pace ed i comunisti cinesi che aggrediscono l ' India , questa grande nazione ex coloniale , paci . lista e neutralista , per una questione di frontiera , regolabile in via pacifica , non risulta più altrettanto chiara la logica che spinge i comunisti italiani , e sulla loro scorta anche La Pravda a formulare aspre critiche contro il Partito Socialista , colpevole soltanto di rifiutare la contrapposizione dei blocchi ed ispirarsi ad una politica neutralista . In questa politica è invece necessario persistere perché essa corrisponde agli interessi del movimento operaio , alle necessità della pace mondiale ed alle tradizioni del nostro partito . Certo esiste il problema della conciliabilità di una politica neutralista con quella del governo di centro sinistra oggi e più ancora domani . Su questo problema soffiano tutti , perché in esso i comunisti vogliono trovare la scintilla , che fa divampare il rogo destinato a bruciare le eresie degli autonomisti , e più proficuamente la destra per rovesciare e distruggere il centro sinistra . Ma con buona pace di tutti noi crediamo che siano possibili ragionevoli soluzioni . Il neutralismo del PSI , che non implica la denuncia attuale delle alleanze e della NATO , è compatibile , come si è più volte detto ed anche recentemente dimostrato , con una interpretazione distensiva e non oltranzista degli obblighi nascenti dall ' alleanza . Esso ha possibilità reali di influire in questo positivo senso , il che del resto è risultato chiaro anche nelle recenti posizioni del governo italiano . A parte il fatto che questo è stato sottoposto agli aspri attacchi della destra , che lo accusa appunto di neutralismo , bisogna ricordare che la solidarietà dell ' Italia all ' America venne data per il ricorso all ' ONU e non per il blocco , che venne auspicato un negoziato tra sovietici ed americani , che si diedero istruzioni ai rappresentanti italiani all ' ONU di appoggiare la ricerca di un compromesso , che infine furono esercitate pressioni diplomatiche in questo senso , mentre appariva chiaro che l ' Italia si allineava sulle posizioni più moderate , come quella inglese . Certo non è molto , ma è pure qualcosa e comunque è qualcosa di concreto sul piano della politica di stato . Rimane da dimostrare che maggiori risultati nella difesa della pace si conseguirebbero con l ' antica politica , le manifestazioni dei partigiani della pace , le proteste unitarie e così via , altro che sul terreno della propaganda . E questo è tutto il senso della nostra adesione al centro sinistra , cioè realizzare quel che è possibile e non rinunciare a quel che è possibile sotto il pretesto di volere oggi cose che si sanno impossibili , e che quindi rimangono parole , o peggio , allineamento del movimento operaio con la politica dei blocchi .