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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"LAJOLO DAVIDE"
VIVA LA GUERRA ( LAJOLO DAVIDE , 1940 )
StampaPeriodica ,
Colla primavera che sboccia al sole piena di promesse è tempo di alzare il nostro grido , compagni legionari ! Il grido delle primavere d ' Africa e di Spagna nella speranza certa di nuove battaglie . " Viva la guerra . " Era la mano rude del legionario che lo disegnava sui muri di tutte le case dei villaggi necessari alla sosta . Era la mano del legionario che aveva moglie e figli , campi e terre , lavoro in fabbrica , e la casa con il sorriso dei bimbi e l ' amore della sposa . Era già partito volontario dando l ' addio a tutto , per imbracciare il moschetto , ed appoggiare la faccia sul freddo acciaio della baionetta . Aveva già combattuto e duramente sofferto in trincea ed assalti nell ' afa dell ' estate , eppure a primavera , vivaddio , sentiva ancora bisogno di scrivere , anonimo legionario , Viva la guerra . E già si partiva , e gli autocarri ronfavano , ed aprivano strade sui prati schiacciando le nuove margherite , e batteva non lontano il cannone nemico . Viva la guerra . Erano quelle le migliori primavere , primavere di battaglia . E non erano speranze che morivano , ma speranze che sorgevano . Chi pensava alla morte ? Mai come allora si sentiva la vita , ed il pulso del cuore e l ' irruenza dei vent ' anni . Non si aveva pensiero che per la manovra , non s ' aveva fiato che per l ' assalto , non si aveva occhi che sugli obbiettivi , non si aveva tregua che alla meta . Ecco tornare primavera e riafferrarci con la malia dell ' azione , a riportarci in eco vivo il ricordo ed a tracciarci sui muri della casa borghese , delle strade imbellettate di quiete , ai crocicchi rumorosi , sui frontali dei caffè invitanti , sulle porte delle officine , sulle caserme dei presentat arm , la frase di allora , scritta in rosso o in nero , col carbone o col colore " Viva la guerra . " Alziamo la testa che avevamo appoggiata sullo zaino . È primavera , non si può dormire . Alziamo la testa , scattiamo in piedi , a guardare lontano , il nostro orizzonte . È rosso questo cielo come in una perenne aurora boreale , è il nostro rosso color sangue , color guerra . E non c ' è quiete . Non c ' è quiete anche se qui non giunge l ' ululato del cannone , né serpeggia l ' ossa l ' iroso gracchio della mitraglia . Ma queste voci sono dentro di noi , ma questa voglia di misurarci è nelle vene , ci turbina nel sangue . È il dono che ci porta primavera . Quest ’ ansia del combattimento è la nostra divisa . La vogliamo vestire ora , perché brilli a questo sole e scintilli negli occhi di tutti . Siamo terribilmente contro la pace . Vogliamo essere i maledetti di Giano , e non degni d ' ulivo . Vogliamo stracciarlo l ' ulivo come lo stracciavano le pallottole sulle sierre d ' Aragona . Vogliamo sfondare le porte dei falsi templi della pace finché l ' infallibile nostro istinto guerriero ci dica che la pace non è giusta , ma che la guerra è ancora giusta , è ancora santa per dare la vera giustizia . Fuori le divise , in attesa gioiosa del richiamo ; o kaki o grigioverde , è sempre una tenuta da combattimento . Fuori il canto , fuori le pistole . Nelle caserme son già lucidate le baionette , pronte le bombe a mano ed i cannoni e ci sono tanti aerei per volare , tante navi per navigare . È tempo di scuotere l ' aria con la nostra passione , di mettere alla gogna i borghesi ed i pacifisti ; noi che abbiamo combattuto fino a ieri , siamo già stanchi di pace . Abbiamo il prurito nelle mani . Si affianchino ai nostri battaglioni , li trasformeremo col nostro entusiasmo e li trascineremo verso la guerra . Non sappiamo praticare altra antiborghesia che questa , non conosciamo altro vangelo che questo . Siamo degli impenitenti rivoluzionari . Ci alzeremo a valanga come uragano in questa voluttà di primavera . Forse gli stessi nemici di ieri saranno quelli di domani . Tanto meglio , ci riconosceranno alla voce . Ci sentiranno d ' oltr ’ alpe , oltre i mari ; questa nostra prorompente passione è spaventosamente infettiva e dilagante come la lava , e come questa incandescente e quando sarà toccata dalla bacchetta magica del Capo , avrà la direzione e non ci saranno colonne d ' Ercole né linee di ferro per arrestarla . Lo sappiano i borghesi che hanno attorno queste serpi maledette d ' interventisti , lo sappiano i borghesi che ci sono questi legionari , questa genia di combattenti , con posto o senza posto , che sono pronti a rifare da capo alla guerra . E lo sappiano specialmente all ' estero coloro che si cullano , seppure segretamente , in speranze di un ' Italia pacifista e neutrale . Mussolini ci ha messo nel sangue questa malattia : siamo guerrieri , anzitutto . Per questo siamo un popolo Imperiale , più che per la materia , per lo spirito . Ed il nostro è l ' imperialismo di domani . Non c ' è illusione . Siamo dei rivendicatori di cose nostre , di spirito nostro , di giustizia nostra . Di civiltà nostra . Siamo dei soldati senza retorica e senza illusioni , dei soldati a cui Mussolini ha dato anche in tempo di pace , perché bruci la pelle , la camicia nera che anche il balilla ormai sa essere tenuta di combattimento . Faremo la guerra ? Oh ! sì che la faremo . Ed alla nostra maniera . Ma il popolo ? Non vuole la pace ? Non si borbotta contro la guerra ? Non ci sono vecchie filie ? Ma il popolo siamo noi , disseminati ovunque , col crisma legionario . Riconoscibili tra i contadini e gli operai , tra gli impiegati ed i professionisti , tra gli scrittori ed i diplomatici . In tutti gli ambienti dove viviamo tutti lo sanno che vantiamo il diritto della guerra . Saremo i capisquadra . Ed i contadini duri ed innamorati della loro terra , lasceranno ad un cenno le messi già rigogliose nei solchi alle massaie rurali , ai balilla ed agli avanguardisti che hanno già allenati e sono già pronti al cambio e faranno il pane . E gli operai sanno che le officine continueranno a lavorare azionate dalle donne fasciste , dai ragazzi e dai mutilati . Tutti i posti saranno rimpiazzati . Il paese continuerà ad essere un cantiere in lavoro , mentre sulle frontiere ed oltre si avanzerà per la vittoria . Non ci sono illusioni . Siamo un popolo giovane ed abbiamo un motore che dà sempre fiamma propulsiva in avanti . Due guerre non ci hanno piegati , ma temprati , e le falangi dei morti sono in testa , come bandiere , perché sono caduti per seminare queste nuove vittorie . Non ci sono giochi diplomatici che possano abbonirci , né propagande fraterne che possano affezionarci . Siamo orgogliosamente ribelli a questi affetti tardivi ed a queste buone parole . " Viva la guerra . " Vestiamo le divise , legionari ! Verso l ' acciaio combattenti ! Assaporiamo in questo clima di ferrea vigilia , in questi brevi tempi di attesa la gioia del bivacco , come nelle brevi ore delle tappe sulle trincee conquistate nelle battaglie . S ' alzerà la polvere della guerra che ci ha rinforzato ed acciaiato le gole ed i polmoni , batteranno ancora i cuori al pulsar dei primi caccia librati nel cielo . Marce a piedi rotti , galoppate in autocarro , assalti a baionetta , bengala di bombe a mano , notti d ' addiaccio , trincee superate , orgoglio di ferite , sangue nemico . Non erano belle tutte queste cose , legionari ? Abbiamo ancora , abbiamo sempre vent ' anni , i muscoli duri , non vogliamo invecchiare a tavolino , o curvi sui solchi , o condannati ai magli , vogliamo giocare questa pellaccia in combattimento .