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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Muscetta Carlo"
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Il 18 gennaio di quest ' anno l ' ufficio censura della presidenza del Consiglio vietava la rappresentazione della commedia di Brancati La governante . L ' indignazione per il divieto ha ispirato all ' autore un pamphlet che egli ha scritto non tanto per difendere la moralità del suo lavoro ( gli dedica infatti solo una pagina ) , quanto per denunciare sintomi allarmanti di una tirannide clericale in formazione . Una difesa della Governante sarebbe stata superflua . Se c ' è una cosa fuori discussione è proprio la moralità della commedia , che ( basta leggerla ) è « quella provinciale e tradizionale » , come dice giustamente Brancati . Protagonista del lavoro non e però la governante francese con la sua perversione sessuale e coi suoi rimorsi , che la portano al suicidio , soffocata dalle preoccupazioni moralistiche dell ' autore , prima ancora che riesca a vivere come personaggio poetico . Il protagonista vero è don Leopoldo Platania , vecchio siciliano trapiantato a Roma , e visto in una situazione nuova . i un tentativo di uscire da quel « gallismo » che tanti spassosi pretesti ha offerto ai piaceri dell ' immaginazione di Brancati . L ' autore ha cercato di uscire dai limiti del suo temperamento « gelido e beffardo ( così una volta ebbe a definirlo Concetto Marchesi ) . E meritava che la sua commedia tosse sottoposta al giudizio più appropriato per un lavoro drammatico , il giudizio del pubblico e dei critici sulla rappresentazione a teatro . Anche per questo motivo , quanti seguono gli scrittori contemporanei nel loro difficile cammino , si debbono sinceramente dolere dell ' ostacolo che si è voluto frapporre a Brancati , proprio quando lui tentato di approfondire le dimensioni del suo mondo artistico e di darci qualcosa di più che un semplice divertimento satirico . Che cosa temevano i signori della censura ? Il successo del lavoro ? Era questo che hanno voluto impedire ? O forse nella Governante c ' era qualcosa che non si svolgeva entro i limiti della morale tradizionale e provinciale , e avrebbe fatto scandalo ? Brancati ha osato mettere in caricatura lo scadente cattolicesimo di una famiglia borghese italiana , ridotta all ' ipocrita e banale principio che per coprire una sensualità da pomicioni « un po ' di religione ci vuole » . Al confronto , una calvinista che si uccide è una concezione troppo seria , troppo elevata . Si contenti della censura l ' autore : qui ci sarebbe stato già materia ( diciamolo col Belli ) « per fotterlo addirittura a Sant ' Uffizio » . Brancati fa intravvedere nei rapporti tra i padroni e la servitù quanto feudalesimo sopravviva ancor oggi nella vita italiana . E per colmo osa far comparire sulla scena il portiere di un barone siciliano manutengolo di briganti . Anzi ci fa sapere che questo povero diavolo va in galera al posto del nobiluomo . A sentirlo parlare , per lui la volontà di Dio coincide con la sua miseria e con tutti i suoi guai : così l ' ha ridotto quella morale di classe che si ammanta col nome di morale cattolica . E son cose da dire queste , e a teatro , ai tempi di Giuliano , di Pisciotta , di Scelba , di padre Lombardi ? Brancati infine si è divertito a ritrarre dal vero ( divertimento riuscitissimo ) un celebre scrittore contemporaneo e ne ha fatto , col prestanome di Alessandro Bonivaglia , un frequentatore del salotto Platania , in maldestra ricerca di avventure o , mancando queste , di tranches de vie per i suoi racconti . Ora questo scrittore sparge ben dati e ben meritati insulti alla borghesia . Ve l ' immaginate a teatro un personaggio simile che tratti la maggioranza dei suoi spettatori con un linguaggio diretto , senza perifrasi e senza allusioni , talché don Leopoldo , alla fine , ammirato e persuaso , gli dice : « Le sue parole sono sante . Tutte verità ... fa bene a buttarci addosso fango . Che cosa ci vuole buttare , fiori ? Ci deve coprire di fango , sino ai capelli . Perché siamo porci ... » ? Rappresentare questa roba , via , siamo giusti : sarebbe stato un ' enormità . Non potevano rendersene complici i prudentissimi censori . E figuratevi con quanta gioia si saranno accorti di avere in qualche modo precorso l ' Indice , che si è occupato recentemente delle opere di Alessandro Bonivaglia e le ha additate al braccio secolare . « Che naso ( avranno detto fra sé ) che naso abbiamo avuto ! » E se lo saranno accarezzato con voluttà , pregustando una bella carriera e un potere sempre meglio adeguato a tanto fiuto . Censori siffatti si possono chiamare zelanti , lungimiranti ma non certo così sciocchi come li giudica Brancati nel suo pamphlet . In questo ( e in altre cose ancora , che dirò subito ) non sono d ' accordo con lui . Ho avuto la fortuna di leggere le sue pagine nella prima stesura , quando erano destinate a fare da breve appendice della commedia : scritte di getto , brillanti , epigrammatiche , sembravano una serie dei più mordaci e inventivi disegni di Maccari . Restano le pagine migliori anche in questa seconda redazione più ampia , dove il Brancati ha voluto impegnarsi a fondo , conscio di dover fare qualcosa per una questione che va al di là del fatto personale , di dover prendere posizione contro il soffocamento della nostra vita culturale . Ma celerei il mio pensiero se dicessi che l ' impressione suscitata da quella prima lettura si sia cancellata leggendo ora il libro . E l ' impressione è che esso sia stato scritto con lo stesso animo col quale Adriano Tilgher nei primi anni del fascismo lanciò il suo famoso pamphlet contro Gentile : uno sfogo geniale , una protesta vibrata , ma con la sottintesa rassegnazione che oramai ben poco ci sia da fare contro una reazione destinata a prevalere . La prosa di Brancati , così caustica quando satireggia l ' odio di Andreotti per la cultura e copre di ridicolo i suoi funzionari , clerico - fascisti di ieri e di oggi , suona invece retorica in quelle parti nelle quali dovrebbe invece concludere a una persuasione energica del lettore . Brancati si rivolge ai professori delle università italiane , perché intervengano contro la censura . Posso mai credere che egli ignori quanti di questi sono clericali e fascisti , e dunque i meno adatti a raccogliere l ' appello , i più adatti a perpetuare nei giovani l ' indifferenza per la libertà e praticamente l ' odio per la cultura ? Si tratta dunque di un appello fittizio , scritto con la certezza che non sarà raccolto . Avrei piuttosto capito che il Brancati si fosse rivolto agli uomini politici e agli uomini di cultura più vicini alla sua posizione . Ma o egli non li onora nemmeno della fiducia di un appello retorico , oppure ha compreso che rivolgendosi a loro non avrebbe potuto non criticarli e svelarne l ' evidente contraddizione tra quel che dicono di essere e quel che fanno : religiosi della libertà a parole , aspiranti di fatto a sostituire al governo le destre fasciste e clericali , per coonestare e consolidare il regime del « galantuomo » De Gasperi , ivi compresa la censura brescianesca del suo Andreotti . Avrei capito un appello alle sinistre , a coloro che per i primi hanno lanciato l ' allarme per la minaccia dell ' oscurantismo in Italia . Non sia mai ! ( ha l ' aria di rispondere Brancati ) e si fa il segno della croce . Come tanti altri intellettuali italiani Brancati è in una posizione di aperta sfiducia e perfino di disprezzo per l ' Italia « possidente » ( come egli preferisce dire in luogo di « borghese » ) . In questo pamphlet si esprime in termini di vera e propria condanna contro questa Italia ( che non si sa fino a che punto poi sia esatto chiamare ancora « Italia » ) . Ma non gli passa neppure per il capo che la lotta di un intellettuale per le sue libertà oggi è indivisibile dalla lotta dei lavoratori italiani per le loro libertà , e che nella misura in cui queste lotte sono condotte unitariamente è possibile una democrazia in Italia . Brancati invece ci tiene a mettere i punti sugli i per far capire che se lui è antiborghese e anticlericale di circostanza , perché la reazione lo tira per i capelli , è innanzi tutto anticomunista per principio . In fondo , se la nostra borghesia fosse meno ignorante , se il cattolicesimo italiano fosse meno arretrato e provinciale ... Io ( dice a un certo punto e ad ogni buon fine Brancati ) non ho esitato nel 1942 a inginocchiarmi davanti a Pio XII , che dava del lei con raro coraggio civile e faceva dei formidabili discorsi antifascisti . Ora , a Brancati che cita con tanto entusiasmo il De Sanctis e vorrebbe che il suo maggio su padre Bresciani fosse letto in tutte le scuole ( ma quali scuole : quelle presenti o quelle che ci promette la riforma Gonella ? ) io vorrei ricordare un ' altra pagina del Do Sanctis , quella che conclude le lezioni sulla scuola cattolico - liberale , dove si dimostra in che cosa e perché siano falliti i liberali in Italia e si parla di « uomini con evidenza scettici che si picchiano il petto » , e si ricorda « l ' antica piaga italiana che ci ha impresso in fronte il marchio dell ' ipocrisia , la quale si riapre e inciprignisce » . Non s ' illuda il Brancati con le sue distinzioni teoriche e le sue cautele pratiche . Oltre Tevere ( per un ' esperienza che da va da Vittorio Alfieri oramai ai giorni nostri ) sanno benissimo qual conto debbano fare degli astratti atteggiamenti libertari di tanti Intellettuali italiani . Oltre Tevere aspettano . C ' è sempre un monsignore pronto a mettere nelle dovute forme il discorso di un Antonio Baldini che si rechi a umiliare un po ' di cultura ai piedi di Sua Santità . Dicono che Brancati ambisca d ' essere il Gogol della Sicilia : non vorrei che il punto di contatto si restringesse solo alle involuzioni reazionarie di quel grande . Come ho detto , nella Governante egli m ' è apparso coraggioso più che in altri suoi scritti , aut i limiti artistici di don Leopoldo eccedono di poco i limiti del pamphlet , i limiti dell ' autore in quanto uomo di cultura . Tuttavia se il personaggio della commedia è grottesco e muove al riso , l ' autore del pamphlet si dibatte tra contraddizioni che sono molto meno semplici e che intanto non sono individuali e anche per questo riescono altamente significative e drammatiche . Non si tratta solo di Brancati e della sua commedia , si tratta di Alvaro e di De Filippo , di Levi e di Moravia , di Rossellini e di Zavattini : si tratta di una crisi profonda della cultura contemporanea che in Italia assume aspetti di eccezionale gravità . Ma credono questi uomini di poter salvare la libertà dell ' intellettuale al di sopra delle lotte internazionali , delle lotte fra classe e classe , fra partiti e partiti , fra opposti schieramenti politici e ideali ? S ' illudono di poterlo fare alternando la tattica di don Chisciotte a quella di don Abbondio , i ragionamenti di Sancio Pancia a quelli di don Ferrante ? Se è vero che credono nella forza dell ' intelligenza e della cultura , perché poi hanno così scarsa fiducia di se stessi e non prendono iniziative serie per affrontare in Italia , in concreto , i problemi della libertà della cultura , ponendo magari delle condizioni per un ' intesa chiara e dignitosa con quelle forze che sole possono ostacolare il trionfo di una tirannia alla Franco o alla Salazar ? Dice il Brancati che la lotta per la libertà e la espressione del pensiero è una lotta ben distinta da quella che combattono le classi lavoratrici . Ammettiamolo pure . Ma avete così poca fiducia nelle vostre idee , nella capacità di lotta e nel vostro stesso prestigio di intellettuali se pensate di non poter in nessun modo influire sulla direzione c il rinnovamento culturale dell ' Italia , dico di quella presente e di quella avvenire ? Ma ci credete ancora all ' Italia oppure preferite parlare dell ' Europa e del mondo , perché non avete il coraggio di confessare che lo sfacelo dell ' Italia « possidente » significa per voi senz ' altro lo sfacelo dell ' Italia ? Da questo stato d ' animo possono nascere articoli , pamphlets , proteste , libri , ed è bene che ci siano e che si moltiplichino . Ma occorre uscire una buona volta da un atteggiamento arrendevole e crepuscolare , per cui in segreto si desidera che il fascismo o il clericalismo , in una parola la vecchia decadenza italiana prosperi e si consolidi , per poterci declamare su le nostre brave orazioni libertarie . La resistenza al clerico - fascismo anche nel campo della cultura comincia ora , perché ora comincia il clerico - fascismo più pericoloso , quello che ci promettono , in nome della democrazia e della libertà , i poveri parenti di De Gasperi e di Scelba e di Andreotti . Ecco perché anche a un saggio come questo di Brancati si deve augurare la più ampia risonanza . Esso è tra i più interessanti della collana « Libri del tempo » coraggiosamente intrapresa dell ' editore Laterza . E come dopo la Liberazione si dové notare con rammarico che qualche lavoro del tutto sprovvisto di serietà minacciava di interrompere la tradizione culturale di questa casa editrice , così oggi è da rallegrarsi che questa tradizione segni una fortunata ripresa .