StampaPeriodica ,
Il
contesto
delle
vicende
contingenti
,
delle
occasioni
politiche
in
cui
si
è
verificato
negli
scorsi
mesi
il
superamento
«
ufficiale
»
delle
formule
e
schemi
rigidi
dell
'
unità
d
'
azione
,
ha
reso
difficile
,
anche
per
osservatori
attenti
e
spregiudicati
,
di
coglierne
il
valore
politico
e
ideologico
,
il
significato
positivo
.
Quell
'
atto
veniva
quasi
a
configurarsi
come
la
chiusura
di
una
parentesi
,
un
«
ritorno
»
(
in
particolare
ad
una
autonomia
che
si
presumeva
smarrita
dal
Partito
socialista
)
,
anziché
essere
considerato
come
la
conclusione
,
sul
piano
delle
formule
e
dei
simboli
,
del
processo
reale
di
formazione
della
politica
unitaria
,
il
cui
contrassegno
fondamentale
sempre
era
consistito
nel
contrasto
con
una
impostazione
formale
e
«
diplomatica
»
dei
rapporti
tra
i
due
partiti
proletari
e
con
la
concezione
dogmatica
del
partito
che
quella
impostazione
presupponeva
.
La
politica
unitaria
aveva
come
nucleo
essenziale
appunto
il
superamento
della
concezione
dei
partiti
operai
come
formazioni
chiuse
,
portatrici
ciascuna
di
una
propria
«
verità
di
classe
»
,
depositaria
ciascuna
di
un
immobile
verbo
marxista
,
cioè
il
superamento
della
deformazione
dogmatica
e
burocratica
del
partito
quale
rappresentanza
ipostatizzata
della
classe
.
La
negazione
di
questa
concezione
metafisica
,
quasi
religiosa
,
antimarxista
del
partito
proletario
significava
al
tempo
stesso
affermazione
di
esso
come
funzione
e
strumento
della
classe
,
anzi
del
movimento
della
classe
operaia
.
Gli
equivoci
sorti
intorno
al
superamento
del
patto
di
unità
d
'
azione
-
formula
da
.
sempre
contrastante
con
la
sostanza
della
politica
unitaria
-
hanno
impedito
che
se
ne
annessero
le
naturali
conseguenze
,
di
un
rafforzamento
dell
'
azione
unitaria
con
una
dialettica
più
agile
e
non
pira
formalisticamente
impacciata
tra
i
partiti
e
le
organizzazioni
operaie
,
dunque
anche
mediante
un
aperto
confronto
critico
degli
atteggiamenti
e
delle
idee
volti
a
interpretare
le
esigenze
del
movimento
reale
.
Vogliamo
cogliere
il
segno
e
la
possibilità
di
un
nuovo
orientamento
,
di
un
nuovo
rapporto
critico
tra
PSI
e
PCI
rispondente
all
'
essenza
della
politica
unitaria
,
in
alcuni
aspetti
dell
'
ultima
sessione
del
C.C.
comunista
.
I
problemi
sottolineati
dall
'
uscita
dal
PCI
di
numerosi
intellettuali
e
lavoratori
sono
stati
riconosciuti
,
specialmente
nella
relazione
di
Giorgio
Aprendola
,
ma
si
sano
manifestate
tendenze
a
individuarne
l
'
origine
nello
ammorbidimento
della
politica
e
della
disciplina
.
Accenniamo
qui
a
qualche
punto
che
ci
sembra
meriti
una
impegnativa
discussione
.
Nella
relazione
di
Amendola
,
ad
esempio
,
si
richiama
la
necessità
di
un
'
opposizione
larga
e
articolata
alla
Democrazia
Cristiana
ma
nello
stesso
tempo
si
rivolgono
alla
politica
del
Partito
socialista
accuse
troppo
sommarie
di
inconseguenza
,
addirittura
in
rapporto
a
presunti
possibili
accordi
post
-
elettorali
con
la
Democrazia
Cristiana
:
eventualità
che
la
politica
socialista
,
dopo
le
cadute
illusioni
di
Pralognan
,
concede
soltanto
sul
piano
di
una
alternativa
di
classe
,
di
un
completo
ripudio
dell
'
indirizzo
attuale
della
Democrazia
Cristiana
.
Nelle
relazioni
e
in
quasi
tutti
gli
interventi
si
fa
poi
riferimento
alla
parola
d
'
ordine
del
Partito
comunista
come
forza
più
coerente
di
opposizione
,
ecc.
ecc
.
,
con
il
richiamo
implicito
a
una
investitura
e
supremazia
stabilita
a
priori
:
si
evoca
così
in
qualche
modo
il
Partito
-
guida
.
Gravi
questioni
vengono
sollevate
e
finalmente
messe
a
fuoco
dal
giusto
rifiuto
dello
schema
astratto
della
«
lotta
su
due
fronti
»
nel
Partito
,
schema
che
presuppone
una
linea
«
vera
»
,
sempre
in
possesso
del
gruppo
dirigente
,
e
in
pratica
si
risolve
nel
favorire
le
tendenze
conservatrici
.
Contro
quella
formula
,
Amendola
ed
altri
hanno
sostenuto
che
l
'
unità
del
partito
si
difende
e
si
ottiene
sul
terreno
reale
e
verificabile
della
lotta
per
l
'
attuazione
della
linea
politica
e
hanno
respinto
le
classificazioni
di
comodo
tra
revisionisti
e
settari
,
intellettuali
e
operai
,
ecc.
Amendola
ha
quindi
anche
proposto
di
giudicare
coloro
che
sono
usciti
dal
PCI
secondo
la
concreta
posizione
che
ciascuno
assume
nella
lotta
di
classe
.
Ma
come
si
conciliano
questi
importanti
riferimenti
a
una
concezione
non
dogmatica
del
partito
con
la
ripetizione
meccanica
,
in
nessun
modo
approfondita
,
della
formula
del
centralismo
e
della
necessità
disciplinare
?
Né
lo
sforzo
di
affermazione
di
un
nuovo
quadro
«
giovane
»
sostituisce
il
mancato
approfondimento
dei
problemi
del
centralismo
democratico
,
della
formazione
democratica
del
partito
.
Intorno
a
un
problema
fra
tutti
fondamentale
ci
è
infine
parso
particolarmente
insufficiente
e
«
cauto
»
il
dibattito
,
cioè
sulla
questione
del
diminuito
peso
specifico
della
classe
operaia
nella
lotta
politica
,
per
ripetere
l
'
espressione
usata
da
Togliatti
.
Il
problema
è
stato
collegato
a
quello
delle
trasformazioni
tecnico
-
industriali
,
delle
nuove
organizzazioni
aziendali
,
ecc
.
,
soltanto
per
ridurre
il
significato
che
la
considerazione
di
questi
fenomeni
può
assumere
per
una
ripresa
dell
'
azione
operaia
.
Anzi
,
la
valutazione
del
neo
-
capitalismo
è
stata
individuata
soltanto
come
base
del
neo
-
riformismo
.
Ma
la
riaffermazione
dell
'
autonomia
operaia
,
senza
la
ricerca
di
nuove
forme
di
azione
e
di
organizzazione
che
assicurino
la
presenza
e
il
controllo
operaio
nei
modi
odierni
della
produzione
,
resta
un
richiamo
del
tutto
esterno
e
sterile
.