StampaPeriodica ,
Agazzi
ci
invita
a
discutere
,
e
dunque
discutiamo
.
Benché
io
,
almeno
questa
volta
,
vorrei
intervenire
non
tanto
per
offrire
delle
soluzioni
ai
problemi
che
egli
ha
indicati
,
quanto
per
mettere
in
guardia
da
soluzioni
oggi
correnti
e
dalla
tendenza
a
innovare
a
casaccio
,
per
impulsi
viscerali
non
ben
controllati
o
per
ragioni
di
tattica
spicciola
.
Perché
se
aggiornare
e
rinnovare
l
'
ideologia
è
necessario
,
continuamente
necessario
,
è
pure
vero
che
innovare
frettolosamente
,
senza
una
analisi
a
fondo
delle
situazioni
nuove
e
senza
salde
basi
ideologiche
,
può
essere
assai
pericoloso
.
Non
ci
meraviglieremo
perciò
,
né
ci
dorremo
,
se
la
svolta
politica
avutasi
nel
mondo
socialista
con
il
XX
congresso
del
PCUS
prima
,
con
il
Rapporto
Krusciov
dopo
,
con
gli
avvenimenti
polacchi
e
ungheresi
più
tardi
,
ha
condotto
al
riesame
di
alcuni
punti
anche
essenziali
,
della
ideologia
a
cui
fino
allora
si
era
ispirato
il
movimento
socialista
.
La
nuova
situazione
,
richiedendo
una
politica
nuova
,
richiede
,
ovviamente
nuove
basi
teoriche
.
Ci
dorremo
però
che
la
nuova
teorizzazione
sia
stata
,
il
più
delle
volte
,
superficiale
e
improvvisata
,
senza
né
saldi
fondamenti
ideologici
,
né
un
esame
serio
della
situazione
obbiettiva
.
E
i
danni
di
una
teorizzazione
errata
o
insufficiente
sono
gravi
;
da
una
parte
,
l
'
elaborazione
superficiale
di
nuove
tesi
ideologiche
è
spia
di
un
'
azione
politica
incerta
:
dall
'
altra
,
poiché
le
teorie
,
nate
dalla
prassi
,
influiscono
a
loro
volta
sulla
prassi
.
teorizzare
male
ed
in
fretta
induce
ad
un
'
attività
politica
incontrollata
e
malsicura
.
Non
è
il
caso
certo
,
di
esaminare
qui
tutte
le
tesi
che
sono
venute
affiorando
in
quest
'
ultimo
anno
.
Io
vorrei
limitarmi
perciò
ad
indicarne
talune
e
a
sottolinearne
i
lati
deboli
,
per
invitare
ad
un
approfondimento
ulteriore
.
E
sarò
,
per
ovvia
forza
di
cose
,
quanto
più
schematico
mi
sarà
possibile
essere
.
*
*
*
Generalmente
diffusa
è
ora
la
tesi
della
cosiddetta
accettazione
del
metodo
democratico
.
Una
tesi
,
questa
,
che
esprime
non
solo
un
'
esigenza
politica
(
convinzione
che
la
conquista
del
potere
sia
possibile
,
oggi
,
solo
per
via
democratica
,
sicché
occorre
resistere
ad
ogni
tentazione
rivoluzionaria
)
quanto
anche
un
'
esigenza
morale
,
come
una
ribellione
della
coscienza
al
regime
dittatoriale
di
Stalin
e
alle
degenerazioni
del
socialismo
verificatesi
nelle
democrazie
popolari
.
Quella
tesi
,
però
,
formulata
così
genericamente
,
è
equivoca
,
e
tanto
più
equivoca
diventa
quando
la
si
accompagni
con
alcuni
avverbi
o
aggettivi
;
accettazione
permanente
.
accettazione
assoluta
,
ecc.
del
metodo
democratico
.
E
occorre
chiedersi
che
cosa
,
in
una
tal
frase
.
significhino
i
termini
metodo
democratico
.
Tesi
fondamentale
dell
'
ideologia
marxista
è
che
le
forme
politiche
siano
sovrastrutture
in
funzione
delle
strutture
sociali
.
Secondo
il
marxismo
perciò
nessuna
forma
politica
ha
un
valore
universale
,
né
nel
tempo
né
nello
spazio
,
ché
ognuna
di
esse
riflette
,
in
una
società
classista
,
la
situazione
obbiettiva
di
quel
determinato
paese
,
in
quella
determinata
età
storica
.
La
democrazia
borghese
,
quindi
,
non
è
che
lo
strumento
politico
che
la
classe
borghese
ha
forgiato
a
perpetuare
il
suo
predominio
di
classe
,
anche
se
finge
,
con
interessato
pudore
,
di
affermare
o
difendere
valori
universali
.
Citare
passi
marxisti
che
confermino
questa
teoria
è
inutile
,
tanto
essi
sono
frequenti
e
tanto
essa
è
al
cuore
del
pensiero
marxista
.
Per
cui
potrebbe
dirsi
che
negarla
significa
non
negare
questo
o
quel
punto
del
marxismo
,
rivedere
in
un
senso
o
nell
'
altro
il
marxismo
,
ma
mettersene
fuori
.
negare
tutto
quanto
e
il
sistema
ed
il
metodo
.
Che
significa
allora
accettazione
della
democrazia
o
del
metodo
democratico
?
Nega
forse
il
marxismo
che
la
democrazia
esista
?
O
afferma
che
la
democrazia
sia
solo
un
'
invenzione
borghese
?
È
ovvio
che
il
marxismo
non
solo
non
nega
,
ma
anzi
riafferma
l
'
esistenza
della
democrazia
,
nel
senso
che
esso
afferma
esistere
certi
principi
di
giustizia
e
di
eguaglianza
tra
gli
uomini
,
che
vanno
non
proclamati
soltanto
,
ma
realizzati
nella
prassi
:
ponendo
a
suo
scopo
ultimo
e
massimo
la
disalienazione
dell
'
uomo
,
il
marxismo
anzi
pone
a
suo
scopo
proprio
la
realizzazione
di
una
effettiva
universale
democrazia
.
Ma
la
democrazia
può
assumere
,
deve
assumere
,
di
età
in
età
,
di
paese
in
paese
,
le
forme
più
varie
,
e
non
deve
,
forse
non
può
,
coincidere
con
le
forme
politiche
della
democrazia
borghese
,
proprio
perché
quelle
sono
state
elaborate
a
mantenere
il
dominio
borghese
sulle
classi
lavoratrici
.
E
per
realizzare
una
effettiva
democrazia
può
essere
necessario
negare
e
distruggere
le
forme
ed
i
metodi
con
i
quali
la
democrazia
borghese
si
è
espressa
.
È
,
insomma
,
come
per
la
morale
.
Ché
quando
Lenin
afferma
che
la
morale
è
un
fatto
di
classe
,
non
nega
al
socialismo
un
'
esigenza
morale
,
ma
nega
che
la
morale
di
un
mondo
socialista
debba
coincidere
con
quella
morale
che
si
è
venuto
costruendo
il
mondo
borghese
.
Che
significa
,
allora
,
accettazione
della
democrazia
?
Se
con
queste
espressioni
si
intende
ribadire
che
il
Partito
socialista
italiano
riafferma
la
sua
volontà
di
dar
luogo
ad
una
società
democratica
,
cioè
egualitaria
,
non
si
dice
nulla
di
nuovo
e
si
ripetono
verità
lapalissiane
.
Se
si
intende
chiarire
polemicamente
che
i
socialisti
italiani
non
ritengono
esemplare
l
'
esperienza
sovietica
,
ma
mirano
ad
uno
stato
socialista
in
cui
più
e
meglio
l
'
esigenza
democratica
sia
realizzata
,
la
frase
ha
un
senso
.
Ma
se
si
intenda
affermare
che
il
socialismo
italiano
mira
a
conquistare
il
potere
attraverso
una
lotta
che
accetti
tutte
le
regole
del
gioco
politico
elaborate
dalla
borghesia
,
e
che
si
impegna
a
mantenere
domani
e
dopodomani
tutte
le
forme
politiche
borghesi
,
allora
si
dice
qualcosa
di
estremamente
grave
e
pericoloso
.
Perché
dir
ciò
significa
accettare
tout
court
la
tesi
essenziale
del
mondo
borghese
secondo
cui
esso
ha
elaborato
una
civiltà
politica
essenzialmente
democratica
,
tale
che
si
possa
sì
realizzarla
veramente
e
interamente
,
come
la
borghesia
non
ha
fatto
,
ma
sia
impossibile
modificarla
.
Vuoi
dire
,
cioè
,
che
basta
realizzare
le
premesse
borghesi
e
sostituire
le
classi
lavoratrici
a
quelle
capitalistiche
nella
direzione
dello
Stato
,
per
ottenere
il
socialismo
.
Il
quale
,
quindi
,
consisterebbe
nella
sostituzione
di
una
classe
all
'
altra
nell
'
interno
del
sistema
borghese
,
e
non
nella
costruzione
di
un
nuovo
sistema
politico
,
democratico
anche
esso
,
ma
differente
dall
'
altro
,
come
quello
che
nasce
naturalmente
e
necessariamente
dalle
esigenze
di
una
società
senza
classi
.
Parliamo
pure
,
dunque
,
di
accettazione
del
metodo
democratico
,
ma
precisiamo
.
Intendiamo
dire
che
vogliamo
costringere
la
borghesia
capitalistica
a
realizzare
quella
democrazia
che
essa
proclama
nella
teoria
e
nelle
costituzioni
,
per
metterla
così
alla
prova
e
smascherarne
l
'
innata
vocazione
autoritaria
?
Vogliamo
dire
che
intendiamo
servirci
del
metodo
democratico
,
delle
armi
,
cioè
,
che
la
democrazia
borghese
ci
offre
,
per
conquistare
il
potere
e
rinnovare
poi
dall
'
interno
lo
stato
borghese
?
O
intendiamo
dire
che
il
Parlamento
,
quale
esso
oggi
ì
,
e
i
Comuni
,
le
Province
,
le
Regioni
,
e
tutte
le
altre
istituzioni
dello
Stato
di
oggi
,
sono
strumenti
eterni
ed
universali
,
i
soli
possibili
,
di
una
democrazia
non
solo
borghese
ma
socialista
?
Diciamo
quel
che
vogliamo
ognuno
quel
che
crede
,
ma
,
per
carità
,
precisiamo
.
Si
tratta
,
veramente
,
di
essere
o
di
non
essere
più
marxisti
.
*
*
*
Peggio
ancora
è
per
l
'
altra
formula
,
ancora
più
equivoca
,
della
solidarietà
di
classe
sostituita
a
quella
della
politica
unitaria
.
Ché
qui
,
veramente
,
si
bara
al
gioco
.
La
situazione
obbiettiva
è
questa
.
In
Italia
vi
è
un
partito
socialista
-
il
PSI
-
il
quale
ha
ai
suoi
fianchi
,
accanto
a
sé
,
,
due
altri
partiti
:
quello
comunista
,
quello
socialdemocratico
(
fingiamo
,
per
facilitare
il
discorso
,
che
il
PSDI
sia
un
vero
sano
partito
socialdemocratico
)
.
Il
PSI
non
può
non
porsi
il
problema
dei
suoi
rapporti
con
questi
due
partiti
,
a
rischio
di
non
definire
non
solo
la
sua
politica
,
ma
le
ragioni
stesse
del
suo
essere
.
Negli
anni
passati
,
essendo
il
PSDI
al
governo
dall
'
altra
parte
della
barricata
in
un
periodo
di
guerra
-
calda
o
fredda
che
fosse
,
era
guerra
-
il
solo
problema
che
si
ponesse
al
PSI
era
quello
dei
suoi
rapporti
con
il
PCI
.
A
tale
problema
fu
risposto
con
la
formula
-
teorizzata
da
Rodolfo
Morandi
-
della
politica
unitaria
.
Può
darsi
che
tale
formula
sia
oggi
superata
e
non
corrisponda
più
alle
esigenze
attuali
;
può
darsi
anche
che
essa
fosse
errata
anche
in
passato
;
ma
attuale
o
no
.
esatta
o
errata
,
essa
era
una
soluzione
a
quel
problema
,
rispondeva
,
bene
o
male
,
alla
domanda
che
il
partito
si
poneva
.
La
formula
,
invece
,
della
solidarietà
di
classe
non
è
né
attuale
né
intellettuale
,
né
esatta
né
errata
,
perché
non
risponde
a
quella
domanda
,
non
è
una
soluzione
di
quel
problema
.
Essa
significa
,
infatti
,
che
i
socialisti
,
e
il
partito
in
cui
si
organizzano
,
si
sentono
legati
da
una
solidarietà
attiva
a
tutti
gli
appartenenti
alla
classe
lavoratrice
.
dato
che
,
quale
che
sia
la
loro
posizione
politica
hanno
comuni
esigenze
di
classe
.
La
formula
,
quindi
,
indica
una
generica
solidarietà
con
i
lavoratori
iscritti
al
PCI
come
con
quelli
iscritti
al
MSI
,
alla
DC
,
ai
partiti
monarchici
,
non
indica
in
alcun
modo
quali
debbano
essere
i
rapporti
fra
il
PSI
in
quanto
organizzazione
di
lavoratori
socialisti
e
il
PCI
,
in
questo
esso
pure
organizzazione
di
lavoratori
socialisti
.
È
una
formula
vuota
,
e
perciò
equivoca
,
e
perciò
pericolosa
,
perché
può
contrabbandare
qualsiasi
soluzione
e
mascherare
,
dietro
la
sua
pretenziosa
genericità
anche
l
'
anticomunismo
più
acido
.
Anche
qui
,
dunque
,
è
necessario
sfuggire
alla
tentazione
-
così
forte
-
di
coprire
con
una
formula
verbale
l
'
assenza
di
una
politica
o
,
peggio
una
politica
equivoca
.
O
,
con
altre
parole
,
si
tratta
di
sostituire
a
delle
formule
verbali
,
e
perciò
vuote
,
una
formula
che
esprime
una
politica
chiaramente
veduta
e
voluta
.
Un
terzo
rischio
su
cui
vorrei
richiamare
l
'
attenzione
è
quello
del
parlare
come
ora
si
va
facendo
,
di
apartiticità
(
o
apartitarietà
)
della
cultura
,
e
finanche
di
cultura
senza
aggettivi
,
senza
chiarire
che
cosa
precisamente
si
intenda
.
La
formula
leninista
della
partiticità
della
cultura
può
essere
assunta
,
ed
è
stata
assunta
infatti
,
almeno
in
due
sensi
.
Può
essere
intesa
cioè
nel
senso
che
vi
sia
una
cultura
di
partito
,
per
cui
questo
abbia
la
facoltà
e
il
diritto
di
intervenire
nell
'
attività
intellettuale
dei
suoi
membri
,
dirimendo
questioni
specificamente
culturali
.
In
questo
senso
,
essa
è
,
ovviamente
,
falsa
e
va
respinta
,
come
abbiamo
già
fatto
,
e
come
è
sempre
necessario
ribadire
,
con
tutta
energia
:
una
direzione
o
un
comitato
centrale
,
composti
come
sono
di
politici
e
di
tecnici
di
ogni
genere
,
non
hanno
alcuna
autorità
per
decidere
di
questioni
culturali
;
e
d
'
altra
parte
,
nemmeno
un
congresso
o
convegno
d
'
intellettuali
,
o
addirittura
di
specialisti
di
una
determinata
materia
,
ha
il
diritto
di
decidere
in
una
questione
controversa
o
di
formulare
tesi
che
acquistino
così
un
crisma
ufficiale
:
a
meno
di
non
mutare
il
Partito
in
una
chiesa
e
un
convegno
d
'
intellettuali
in
un
concilio
ecumenico
.
Ma
quella
formula
può
significare
anche
che
la
cultura
non
è
,
idealisticamente
,
un
mero
fatto
intellettuale
,
sibbene
è
una
sovrastruttura
,
e
quindi
un
fatto
politico
,
di
classe
.
E
in
questo
senso
,
quella
formula
è
non
più
leninista
,
ma
marxista
,
e
fa
corpo
,
indissolubilmente
,
con
le
tesi
essenziali
del
pensiero
marxista
.
In
questo
senso
quella
formula
dice
che
la
cultura
oggi
dominante
in
Italia
riflette
le
esigenze
e
quindi
lo
spirito
della
società
borghese
,
e
per
questo
suo
spirito
borghese
è
obbiettivamente
un
ostacolo
alla
costruzione
di
una
società
socialista
.
per
cui
questa
non
può
realizzarsi
senza
che
si
realizzi
anche
una
cultura
socialista
,
la
quale
rifletta
le
esigenze
e
quindi
lo
spirito
delle
classi
lavoratrici
.
E
significa
quella
formula
che
ogni
intellettuale
,
in
una
società
divisa
in
classi
,
riporta
nella
sua
attività
intellettuale
-
nelle
più
profonde
caratteristiche
di
questa
-
la
propria
posizione
politica
,
per
cui
un
intellettuale
socialista
si
deve
sforzare
di
legare
armonicamente
tra
loro
la
sua
attività
di
cittadino
e
quella
d
'
intellettuale
,
e
non
può
,
senza
una
stridente
dannosa
contraddizione
interiore
,
aderire
a
correnti
di
pensiero
che
riflettano
una
concezione
borghese
del
mondo
.
Può
accadere
,
certo
,
che
egli
non
avverta
il
contrasto
,
ma
solo
perché
non
analizza
sufficientemente
se
stesso
e
le
sue
attività
,
e
,
così
facendo
,
non
dà
alla
sua
classe
e
al
movimento
socialista
tutto
l
'
apporto
che
potrebbe
dargli
operando
altrimenti
.
Certo
,
anche
questo
principio
della
partiticità
-
nel
senso
ora
chiarito
di
politicità
-
della
cultura
può
esser
negato
,
ma
solo
a
patto
che
,
ancora
una
volta
,
si
abbia
coscienza
di
mettersi
così
fuori
del
pensiero
marxista
.
Cosa
che
ognuno
ha
il
diritto
di
fare
,
ma
purché
lo
dichiari
,
e
non
con
formule
equivoche
che
rischino
di
persuadere
o
di
trascinare
,
senza
che
se
ne
rendano
conto
,
i
più
sprovveduti
.
Ché
se
poi
nemmeno
chi
formula
tali
tesi
si
rende
conto
del
loro
valore
,
il
pericolo
è
ancora
più
grave
,
ché
una
confusione
ideologica
non
può
non
generare
una
confusione
politica
:
se
non
sempre
ad
una
ideologia
chiara
si
accompagna
una
politica
chiara
,
sempre
,
credo
,
ad
una
ideologia
confusa
si
accompagna
una
politica
confusa
,
con
tutte
le
sue
conseguenze
.