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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Ripellino Angelo Maria"
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Sono tornato da Praga con disperazione e con rabbia . Dopo aver vissuto per due mesi le speranze e le apprensioni di un popolo , alla cui cultura ho dedicato gran parte della mia esistenza . Tanto più amaro è il mio ritorno in quanto questo magnifico popolo è stato offeso e schiacciato dall ' esercito di un altro paese , della cui letteratura io sono da lunghi anni testimonio ed amico in scritti e lezioni . È tempo di liberarsi ormai di tutte le illusioni e di tutti gli inganni nei riguardi della Russia . È chiaro che la presente avventura sovietica , coperta del solito leucoplasto ideologico , con le sue brutalità e i suoi colpi di teatro , questo miscuglio asiatico di truculenze e di falsi e di minacce e di beffe e di abbracci e di parolone , si inquadra logicamente nella cornice secolare della storia russa , come se nulla fosse cambiato dalla sanguinaria e crudele epoca di Ivàn il Terribile e come se i cecoslovacchi fossero i tartari della città di Kazàn , da lui conquistata . Del resto sia pure così : Kazàn , dicono le cronache del Cinquecento , era una marmitta dentro cui il popolo ribolliva come acqua . Ho trascorso dunque questi due mesi nel Castello degli Scrittori vicino Praga , in continuo contatto coi redattori di « Literarni Listy » , e devo dire che , nonostante l ' ottimismo di alcuni corrispondenti occidentali , le brevi schiarite non hanno mai dissipato dagli animi cecoslovacchi la pesante inquietudine , specie dopo il prolisso ed ambiguo documento di Bratislava . Un orecchio attento coglieva nel tono vagamente rassicurante dei discorsi di Svoboda , Dubcek , Smrkovsky reticenze e circonlocuzioni pervase di angoscia . Ci si aspettava da un giorno all ' altro l ' invasione , e lo scetticismo non si offuscò nemmeno quando fu annunziato dalla stampa che le truppe straniere venute per le manovre se ne erano andate definitivamente . Ci pareva , la notte , riuniti nella sala da pranzo del Castello , di udire un infausto rotolio di carri armati nel silenzio sulla provinciale che lo costeggia . Specie dopo il 18 , quando si sparse la voce che i cosiddetti « alleati » preparavano nuove manovre in territorio cecoslovacco , eravamo certi che una notte ci avrebbe svegliati una nera realtà senza scampo . E infatti così è avvenuto : nella notte tra il 20 e il 21 , appena si seppe che lo straniero avanzava con tutta la sua mostruosa ferraglia e calava dal cielo sull ' aeroporto praghese , gli amici mi convinsero a partire in fretta , prima che fosse troppo tardi , e a dirigermi per strade marginali e poco battute verso il valico di Rozvadov , che porta a Norimberga . Mi dissero : vattene subito , è meglio per tutti noi , potrai meglio aiutarci di fuori che restando qui , in gabbia . Sembra di fare del pathos , ma il congedo dagli scrittori che erano allora al Castello in subbuglio , pieni di astio per la tracotanza dei falsi « alleati » , è stato infinitamente triste , e indimenticabile . In soli trent ' anni la seconda occupazione , con lo stesso fragore di carri pesanti e la stessa tecnica che russi e tedeschi si trasmettono in una gara di emulazione , e questa volta in nome di una « fratellanza » , su cui è ormai posta dai cecoslovacchi una croce . Fratelli : ho finito per odiare questa parola . Correndo in macchina tra le fitte spalliere di boschi della Boemia occidentale , ripensavo alle lunghe , estenuanti discussioni al Castello , durante le quali cercavamo di spiegarci l ' insania sovietica ; ripensavo agli intellettuali a me cari , che avrebbero ora subito nuove persecuzioni ; ripensavo alla solitudine di questo popolo nel cuore dell ' Europa , spezzata in due da una lacerazione irrimediabile . Mi tornava in mente un passo di Jan Prochàzka nel libro Politica per ognuno , uscito da poco : « Ci dicono che stiamo turbando i rapporti con l ' Unione Sovietica e le altre nazioni socialiste , come se contraddicesse il socialismo il fatto che non vogliamo esser sudditi di alcun padrone né padroni di alcun suddito , ma libera terra tra popoli uguali in un mondo giusto . Solo reggendoci sulle nostre gambe , diritti e liberi , possiamo esser buoni amici di amici buoni e disinteressati alleati di alleati disinteressati » . Ma a che è servita questa ininterrotta sequela di assicurazioni , di formule cerimoniali , di asserzioni di fede , di ammansimenti ? Tutta questa strategia di cautele e di attese e di reiterate profferte di amicizia ? Aveva avuto ragione il caricaturista di « Literarni Listy » a raffigurare , in un disegno non pubblicato , Breznev come un rapace Nembo Kid , che si avventa su Praga . Con la ripresa degli attacchi sui giornali della Santa Alleanza marxista si erano accresciute la diffidenza e l ' inquietudine . Il giorno prima dell ' invasione correvano oscure notizie sui movimenti degli aggressori ai confini e sul fatto che Dubcek era stato convocato d ' urgenza da Breznev e che gli alleati tornavano a esigere che il governo cecoslovacco imbavagliasse la stampa e la televisione , spauracchi dei miopi gerarchi , persuasi che l ' umanità debba essere una torpida accolta di servi . È ricominciata , affermavano gli amici , la politica dello spianatoio e del ferro da stiro che livella tutto , risparmiando magari gli anticomunisti , per dissolvere i comunisti dissidenti . Ciò nonostante , e con l ' ansia di far presto , mi ero ingegnato di avere un incontro col capo del governo Cernik , e questi mi aveva promesso di concedermi un ' intervista per « I ] Espresso » . E una vaga promessa avevo ottenuto anche dal segretario di Dubcek per un colloquio , se Dubcek , dopo la partenza di Ceausescu da Praga , avesse avuto un momento di calma . A Cernik il suo consigliere culturale , uno studioso mio amico , aveva trasmesso le quattro domande che qui riporto , come testimonianza di un ' intervista mancata : 1 . Ho ascoltato alla TV alcuni suoi discorsi , signor Primo ministro , e ne ho ammirato la tagliente freddezza e il tono concreto . Eppure molti documenti cecoslovacchi di questi mesi peccano di vuota fraseologia . Non le sembra , signor Primo Ministro , che uno dei principali problemi della nuova società cecoslovacca sia quello di liberarsi dalle vuote frasi roboanti ? 2 . Gli ultimi avvenimenti hanno rimesso in luce le connessioni europee della Cecoslovacchia . Qual è la sua opinione , signor Primo Ministro , sul problema CecoslovacchiaEuropa ? 3 . Dallo scorso gennaio il socialismo cecoslovacco sembra riprendere i temi masarykiani dell ' umanità e della tolleranza . Vede lei , signor Primo Ministro , un nesso tra la dottrina di Masaryk e il nuovo corso ? 4 . Durante la prima Repubblica i rapporti culturali tra Cecoslovacchia e Francia furono più intensi che tra Cecoslovacchia e Italia , soprattutto a causa del fatto che nel nostro paese regnava il fascismo . Pensa , signor Primo Ministro , che la rinnovata Repubblica , nel clima di libertà , cercherà un avvicinamento più stretto con la Repubblica italiana ? Come sembra ozioso tutto questo dinanzi al precipitare delle circostanze . Del resto tutti sentivamo nell ' aria che le cose stavano precipitando . Tra i « misteri » della città d ' oro c ' è anche questo : che le notizie e gli indizi vi si diffondono magicamente , in un attimo . Si sussurrava che i russi , aizzati da Ulbricht e da Gomulka , avrebbero fatto di tutto per ostacolare il congresso straordinario del partito . Ci si lamentava che Dubcek , troppo fiducioso , non curasse di più la sua incolumità personale : quando si recò a Cierna , gli fu chiesto da redattori della TV di farsi proteggere , date le tradizioni sovietiche , ma egli rispose che gli sembrava superfluo , era pronto a tutto . E come lui il popolo , quasi per scaramanzia , voleva evitare ogni misura precauzionale . D ' altronde la coscienza del pericolo non è mai così assoluta , da cancellare del tutto la speranza di salvezza . Ora lo sdegno verso i russi ( gli altri occupanti sono considerati cani al guinzaglio ) avrà toccato le stelle . Ma già negli ultimi giorni della mia permanenza in Cecoslovacchia si veniva mutando in sordo astio l ' indignazione del popolo , sospeso nel vuoto dopo il documento di Bratislava ed esposto , come su un calvario , a salve di calunnie e menzogne . E l ' indignazione è macchina di saldezza per questo popolo , un tempo considerato un ' accolta di piccoli uomini birrosi e tranquilli , da Biedermeier , di figurette da racconti di Capek , e oggi interprete di un dramma eroico che desta lo stupore del mondo e maestro nella tecnica della pazienza e della difesa non violenta . Un popolo che gli aggressori tenteranno di sfaldare , giuocando sui vecchi rancori di famiglia tra cechi e slovacchi , rancori che tuttavia si sono assopiti d ' incanto nell ' ora della minaccia . Ricordo alcune conversazioni del giorno 20 , le ultime . Un amico scrittore paragona il comunismo sovietico a una cipolla : « L ' abbiamo sfogliata per vent ' anni , nonostante il cattivo odore e fingendo che fosse un aroma paradisiaco , nella speranza di giungere un giorno al bulbo , poiché sotto le apparenze negative volevamo toccare la sostanza . E alla fine , con le lacrime agli occhi , ci accorgiamo che anche il bulbo è rozzo e disgustoso » . Un romanziere asserisce : « Non tarderanno a lungo , vedrai . Gli ultimi articoli nei loro giornali sono trombe di guerra . Del resto il meccanismo della dittatura totalitaria non ha altra via d ' uscita . Un regime - laboratorio che estingue l ' intelligenza , riducendo l ' uomo a un numero obbediente , come nel romanzo utopistico Noi di Zamjatin , non può consentire che un piccolo popolo , pur restando fedele al socialismo , deragli dai dogmi e dagli schemi di pietra . E , presumendo di essere l ' eletto , manipola la verità a suo piacimento e offende ogni diritto e vuol essere per di più riconosciuto protettore e fratello . Che differenza c ' è tra Brezncv e Hitler ? Ti dirò di più : Hitler ha appreso la tecnica da loro , dai sovietici , i quali furono i primi ad aprire i Lager e a far professione di intolleranza » . Un poeta mi espone nervosamente una sua forse assurda teoria : « Non mi garba » dice « questo andirivieni dei capi di paese in paese ; questa continua locomozione non promette nulla di buono . Finiranno col prendersi noi e la Jugoslavia e la Romania , giungendo sino ai confini albanesi . Risolveranno tutto in una volta . E sarà la loro fine » . Un altro scrittore mi cita un passo profetico d ' un giornalista ceco del secolo scorso , Hubert Gordon Schauer , il quale , chiedendosi che cosa sarebbe avvenuto se l ' impero austriaco si fosse frantumato e se i tedeschi avessero minacciato la Boemia , scrisse nel 1886 le parole seguenti : « Molti dicono che ci salverebbe la Russia . Ma la Russia è davvero uno Stato amico , sono i russi davvero nostri fratelli , disposti a difenderci ad ogni costo ? E se invece ci sacrificassero al germanesimo , se ci barattassero con assoluta freddezza in cambio della Galizia o dei Balcani ? E se , per un curioso corso della sorte , fossimo loro assegnati e , come fanno ora coi polacchi , ci russificassero o , come coi bulgari , ci privassero dell ' autonomia politica ? So che vi sono alcuni , i quali gioiscono a questo pensiero , ma altri che rifuggono dalla russificazione così come dal germanismo , e per i quali il giogo fraterno è altrettanto sgradevole e forse anche più ripugnante di quello straniero . Vi sono uomini i quali , se si presentasse il dilemma : tedeschizzarsi o russificarsi , rifletterebbero con sangue freddo da qual parte verrebbe maggior giovamento culturale ... » . Il problema è certo cambiato e , dopo l ' invasione sovietica , si pone in termini nuovi : né con gli uni né con gli altri . Ecco perché dall ' inizio delle manovre e ancor più negli ultimi giorni i cecoslovacchi , con risoluzioni e dibattiti , insistono sulla totale neutralità del paese . Fatto è che per almeno cento anni il ricordo dei russi ( per non parlare dei bulgari e dei polacchi ) sarà equivalente a quello dei nazisti , e la stella rossa uguale alla croce uncinata : l ' inconsulta goffaggine dell ' impero sovietico , che si regge sui cingoli e sui cannoni , fingendo di essere eternamente insidiato da eterne controrivoluzioni , ha messo in forse l ' esistenza stessa del comunismo in un paese che poteva diventare il modello di una moderna società comunista . A meno che non si debba concludere che democrazia e comunismo siano inconciliabili . Ma , in questo duello tra Davide e Golia , la corazzata ottusità dei sovietici si è scontrata con l ' inerme tenacia di un popolo che sa essere saldo e compatto come un muro di piombo , uno dei più caparbi popoli della terra , che non tornerà indietro in nessun caso . C ' è da augurarsi che il Golem sovietico dai piedi ferrati abbia il buon senso di ritirarsi e che non perda del tutto la ragione . Se lo straniero dovesse restare nel territorio cecoslovacco , si troverà come nel deserto : la capacità di sabotaggio e di difesa passiva della nazione cecoslovacca è infinita . Siamo agli inizi di una nuova resistenza : scioperi , ostentato disprezzo per gli occupanti , caccia spietata ai collaborazionisti , proliferazione di libere trasmittenti . Una resistenza che si vale delle risorse dei tempi dell ' Austria e del periodo del protettorato nazista e si arricchisce di nuovi trucchi e di strabilianti invenzioni , come il colloquio coi carristi stranieri , per insinuare nei loro animi il dubbio , la distruzione di sigle , targhe , numeri e nomi di strade e cartelli , la segnalazione delle auto degli agenti segreti , e riesce talvolta , con una tecnica collaudata nei giorni del nazismo , persino ad avvisare coloro che stanno per essere arrestati . Nella sua Idea di uno Stato austriaco lo storico ceco Palacky ( 1865 ) affermò : « Siamo stati prima dell ' Austria , saremo ancora dopo di essa » . Potremmo sostituire alla parola « Austria » la parola « Unione Sovietica » . E tutta la fede nella durata e nella rinascita di questo paese , che non vuol vivere , come diceva Masaryk , « sul conto degli altri , dell ' altrui coscienza » , non attenua l ' angoscia per una situazione che , se durasse troppi anni , farebbe della Cecoslovacchia una muta ombra , uno stagno insidioso ma spento , riducendo la sua vita a parvenza di vita , tarpando i suoi impulsi e immiserendo ancor più la sua economia già immiserita da vent ' anni di disastri . Senza pensare ai massacri che deriverebbero da eventuali scoppi di disperata rivolta . Ascoltando ora ogni sera la meravigliosa catena di stazioni cecoslovacche che oppongono la voce della libertà a quella nauseante delle stazioni « collaborazioniste » e « piratiche » , ripenso agli amici , alle loro parole : « Tu tornerai in Occidente , ma noi ... chissà che cosa ci aspetta » . Vorrei nominarli ad uno ad uno , tutti coloro vicino ai quali ho trascorso i mesi più caldi della loro rivoluzione , giornalisti e scrittori , quelli che già lavorano nel sottosuolo e organizzano la lotta clandestina e quelli che sono stati rapiti con metodi da Gestapo . Vorrei rassicurarli del nostro affetto e della nostra ammirazione , dir loro : voi siete la coscienza del mondo . Ma so che le parole , guaste e caricate da troppi abusi , non valgono più nulla .