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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Salinari Carlo"
Antologie ( Salinari Carlo , 1960 )
StampaPeriodica ,
L ' Antologia della Voce , che ha fatto seguito a quella del Leonardo , dell ' Hermes e del Regno ( entrambe edite da Einaudi ) e a quella della Critica sociale ( edita da Feltrinelli ) , le annunciate antologie de Il Rinnovamento , Nova et vetera , L ' Anima , Lacerba , eccetera , che dovrebbero presto venire alla luce , testimoniano l ' interesse sempre più acuto delle nuove generazioni a ripercorrere il cammino della cultura e dello spirito pubblico del Novecento , per rintracciarvi le origini dei problemi che ancora ci assillano . Ed è naturale che , in questo ritorno alle origini , il decennio giolittiano - con i suoi fermenti e il suo vivace dibattito ideale - divenga il polo principale di attrazione . È troppo presto , forse , per tirare le somme e giudicare nel loro complesso codeste iniziative editoriali : per ora si può solo rilevare che le due antologie einaudiane sono molto ben fatte e sono introdotte con notevole intelligenza da Delia Frigessi e Angelo Romanò : che invece qualche incertezza presenta l ' antologia della Critica sociale nella parte politica ed economica , ma non nella parte culturale che qui più direttamente c ' interessa . Tuttavia , anche se non è possibile un quadro d ' insieme , si può fin d ' ora notare che le recenti ricerche hanno completamente capovolto i canoni d ' interpretazione di quel periodo che avevano dominato la cultura italiana fino all ' ultimo dopoguerra . Vediamo . La reazione antipositivistica era stata sempre considerata una caratteristica rinnovatrice del movimento culturale del primo decennio del secolo . Ora si è portati a capovolgere il giudizio . Non già perché si voglia difendere il positivismo negli aspetti grossolani che facilmente prestarono il fianco alla polemica ( e anche alla irrisione ) idealistica : la metafisica che tradiva il significato più profondo della grande esperienza delle scienze ; il determinismo che non lasciava posto « per l ' uomo , né per la storia dell ' uomo » ; il facile ottimismo o la superficialità con cui si parlava di progresso e si orecchiavano le conquiste scientifiche . Si tende , invece , a lasciare da parte - come poco importante - la parte sistematica del positivismo e a richiamare l ' attenzione su altri dati più interessanti : che il positivismo sorge come una sorta di nuovo illuminismo sulla base dell ' espansione della civiltà borghese dell ' Ottocento ; che esso , pur cedendo a sua volta alle tentazioni metafisiche , rappresenta il movimento di pensiero che fa della lotta contro la metafisica il punto cardine del suo programma ; che con esso si rilancia la fiducia nella ragione umana , soffocata dal movimento romantico ; che esso agisce sull ' orientamento ideale e sul costume di larghissimi strati d ' intellettuali , creando una mentalità laica , illuminata , aperta alle idee di progresso , chiusa alle superstizioni religiose , sicura delle possibilità dell ' uomo , amante della scienza e dei risultati della sua applicazione nei vari campi della vita civile ; che esso - proprio per le caratteristiche fin qui indicate - ha una funzione particolarmente progressiva nel nostro paese arretrato , tagliato fuori da alcuni secoli dalle grandi correnti di pensiero europee , insidiato dalla presenza del Vaticano . Il positivismo , cioè , si presenta oggi allo storico moderno come l ' aspetto più clamoroso di un profondo rinnovamento che si operò , dopo il 1860 e la " aggiunta unità , fra gl ' intellettuali e nella cultura italiana . Rinnovamento benefico - nonostante i pericoli e le esagerazioni - se esso veniva a consolidare e a confermare sulla base degli orientamenti della scienza e del pensiero europei il carattere prevalentemente laico della cultura italiana ( derivato dal modo stesso con cui si era formato lo Stato nazionale in opposizione alla Chiesa ) ; se contro l ' interiorità e il mito dei romantici ( l ' ideale staccato dal reale di cui parlava De Sanctis ) poneva il sapere scientifico come « l ' obiettiva coscienza del reale » ; se postulava una natura universale dell ' uomo a cui faceva corrispondere « un ' etica naturale , fondata su leggi psicologiche e sociali » e alla cui conquista sembrava impegnata la stessa storia che si presentava così conte indefinito progresso ; se sotto l ' Italia ideale sognata nelle battaglie del Risorgimento sapeva scoprire un ' Italia reale - fatta di bisogni concreti , di arretratezza , di miseria - e , quindi , faceva affiorare anche da noi la cosiddetta « questione sociale » ; se non si accontentava dell ' unità politica realizzata nm si rendeva conto dell ' esistenza di un problema del Mezzogiorno ; se aveva coscienza di quanta Arcadia fosse rimasta nel nostro romanticismo , di quanto fossimo rimasti indietro rispetto alle altre nazioni e operava il collegamento con un grande movimento di cultura europeo , aprendo le finestre , rinnovando l ' aria e liberandoci da pregiudizi , limiti provinciali e residui accademici . 1Int uguale capovolgimento di giudizio può notarsi , anche nei confronti della reazione antinaturalistica , nonostante che , in questo campo , sia stato proprio un critico marxista , il Lukács , a introdurre uno schema d ' interpretazione negativo : considerando il naturalismo come una corruzione in senso fotografico e descrittivo del grande realismo ottocentesco . Oggi si tende a considerare il naturalismo come un rinnovamento importante e benefico della nostra letteratura , come il più avanzato tentativo dl arte realistica compiuto nella nostra storia letteraria . Gli elementi di fondo di tale rinnovamento sono gli stessi già indicati per il positivismo e sono alla base della rivolta un po ' velleitaria degli Scapigliati ( e anche a guardar bene dell ' atteggiamento ribelle del primo Carducci ) e , soprattutto , della grande arte di Verga e della critica di Capuana . Giustamente è stato osservato come non sia stato per caso che la crisi letteraria si manifestasse a Milano prima e piuttosto che altrove . Perché « i primi effetti e i più appariscenti della trasformazione economica e sociale che era in atto , coi suoi urti , coi suoi contrasti interni e con i rivolgimenti di fortune e di opinioni che ne derivavano , si fecero sentire appunto in quella città che allora si avviava a essere , come poi si disse , la capitale morale d ' Italia , e cioè la capitale dei traffici e degli affari , uno dei centri più operosi e vitali della nuova borghesia e della nuova cultura » . E non fu un caso che essa trovasse i suoi maggiori interpreti in Verga e Capuana perché era necessario « un passionale deflusso dal centro alla periferia , dal Nord al Sud , dal vertice alla base , dal mondo della scioperatezza e degli sperperi al mondo della diffidenza e della parsimonia , dalla vita di lusso a quella dei bisogni elementari e primordiali » per individuare il contenuto più nuovo e tipico : « la vita del meridione , che nella struttura del nuovo stato unitario non era più un modo dl vita circoscritto e locale , ma assurgeva già al significato e all ' importanza di uno fra i più tormentosi e urgenti problemi nazionali » . Appunto sulla base di questo nuovo contenuto sorge l ' arte di Verga , nutrita essenzialmente dall ' analisi del molteplice giuoco di forze economiche e sociali che determinano i comportamenti , i sentimenti e il destino degli uomini . Ed è proprio il canone dell ' impersonalità , quello studiare le forme e le strutture sociali come lo scienziato studia il prodursi dei fenomeni naturali , proprio quel suo « ritrovare nella società umana non già i grandi problemi morali ma - come lo scienziato nella natura - solo le leggi del suo funzionamento » , proprio tutto questo che gli è stato rimproverato come un limite e un errore , consente invece al Verga di cogliere - al di là delle contingenze storiche e della euforia borghese - la legge fondamentale della società moderna , implacabile come il fato degli antichi greci , a cui si assoggettano i suoi personaggi esponendo la nuda e dolente verità della loro condizione umana . Del resto , indipendentemente dal Verga , per il quale è stato riconosciuto da tutti che l ' incontro con il verismo ebbe una funzione liberatrice , i canoni del naturalismo , che sono stati poi ferocemente criticati e derisi , l ' impersonalità e quindi il ritrarre direttamente dal vero , quasi in modo fotografico ; la scientificità , intesa come riduzione degli elementi umani soprattutto a quelli fisici e fisiologici , in particolare a quelli della ereditarietà e dell ' ambiente ; il dialetto o il gergo che dovevano rappresentare il modo reale di parlare dei personaggi , se valutati nel momento storico cui furono postulati e in rapporto con i nuovi contenuti che volevano esprimere , risultano , sul piano della poetica , non solo giustificati ma necessari . Da questi due giudizi radicalmente capovolti si possono ricavare molte conseguenze . Ci limiteremo ad accennarne una : l ' infondatezza della cosiddetta sprovincializzazione che - secondo i canoni più diffusi d ' interpretazione del Novecento - sarebbe il merito fondamentale dei movimenti culturali del decennio giolittiano . In realtà sia il positivismo che il naturalismo erano movimenti europei : il loro diffondersi in Italia aveva già rappresentato una rottura del nostro isolamento culturale . Ma il positivismo e il naturalismo ricevettero in Italia una elaborazione nazionale , mentre il famoso processo di europeizzazione dei Papini e dei Prezzolini avvenne attraverso forme di importazione a cui non corrispose un adeguato sforzo di elaborazione . Avvenne , cioè , in modo provinciale . Come si vede , la problematica sollevata da questi studi è di estremo interesse e modifica gli orizzonti tradizionali della nostra cultura . È inutile dire che tale sforzo ci appare benefico e che le prospettive verso le quali si muove ci trovano perfettamente consenzienti .