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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Sgarbi Vittorio"
Lezione di pittura a Venezia ( Sgarbi Vittorio , 1999 )
StampaPeriodica ,
Già quando cominciai i miei studi sulla pittura veneta tra Quattro e Cinquecento , che vuol dire , come vedremo , tutto , cioè l ' essenza della pittura , già allora , quasi trent ' anni fa , una mostra come quella di Palazzo Grassi , Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini , Dürer e Tiziano , sarebbe sembrata impossibile , e persino impensabile . Resta , è vero , il tabù di Giorgione ( non è esposto alcun dipinto , ma soltanto un disegno del grande pittore , i cui capolavori sono pure a portata di mano , all ' Accademia di Venezia ) ; ma per il resto è presente tutto , il ' tout Venise ' e non con testimonianze marginali ma con i capolavori più emozionanti . Qualunque storico dell ' arte avrebbe voluto mettere insieme tanti capolavori , più per realizzare un sogno che per dimostrare una tesi , ma nessuno avrebbe potuto immaginare che , una volta messi uno vicino all ' altro , i dipinti avrebbero raccontato una storia così sorprendente . Nessuna storia scritta , nessun catalogo possono restituire l ' emozione di alcuni accostamenti , di alcune sequenze che dimostrano in modo inconfutabile ciò che si era soltanto intuito o immaginato . Un tripudio di delicatissime tavole , dopo il primo assaggio di un maestoso trittico di Giovanni di Alemagna e Antonio Vivarini , ci accoglie nella seconda ( in reatà prima ) intensissima sala : solo ritratti , da Petrus Christus , a Hans Memling , a Giovanni Bellini , a Lorenzo Lotto , attraverso Antonello da Messina . Sono personaggi , uomini veri , ricchi mercanti , giovani innamorati , fino al romantico Vescovo De ' Rossi del Lotto . In questa stanza si comprende , come mai prima , il tanto conclamato rapporto tra fiamminghi e veneziani , tra Nord Europa e Nord Italia . Due ' anime belle ' del Nord - est che dialogano e s ' intrecciano attraverso la mediazione di un meridionale , di un raffinatissimo ' terrone ' siciliano : Antonello da Messina . Come in una dissolvenza fotografica , i tratti del giovane uomo di Petrus Christus si confondono con quelli del Bernardo De ' Rossi di Lorenzo Lotto : carnagioni levigate , umori malinconici , ma soprattutto una profonda verità , prima interiore che esteriore . Questi ritratti sembrano definire uno spirito europeo , una nuova dimensione dell ' uomo , che domina il mondo con intelligenza e determinazione . Ecco , dunque , l ' uomo europeo . A Venezia identifichiamo i limiti del suo orizzonte , tra intelligenza e furbizia : quello disegnato nello sguardo obliquo e nelle sopracciglia volte all ' insù dell ' Uomo di Antonello . Superata la barriera di questi sguardi intrecciati , ritroviamo un altro incastro perfetto ( fino all ' errore di attribuire a un anonimo padovano il dipinto di un fiammingo in Italia ) nella serie di Crocefissioni di un seguace di Van Eyck , di Bellini e di Antonello da Messina , tutte composte secondo un medesimo schema e le medesime proporzioni . I rapporti tra le figure della sacra rappresentazione e il paesaggio sono perfettamente bilanciati , fino alla suprema armonia geometrica , una ' armonia mundi ' , del capolavoro di Antonello nel museo di Anversa dove , nonostante l ' imminenza della passione , la natura sembra prevalere sulla storia . Proprio come ancora oggi si avverte scendendo in Sicilia , dove l ' energia della natura prevale sul destino degli uomini ( si leggano le pagine bellissime del Gattopardo ) . Ancora diversa è la scelta di Bellini nella Crocefissione , proveniente da Prato , dove la natura e il paesaggio , pur forti e rigogliosi , sono segnati da una traccia profonda del passaggio dell ' uomo : lapidi , iscrizioni , architetture documentano una storia da cui dipende la Crocefissione di Cristo , ineluttabilmente . Abbiamo così indicato alcune varianti psicologiche di uno stesso impianto compositivo . Un altro aspetto sorprendente della mostra è l ' intuizione delle diverse grandezze di Antonello e di Bellini . I capolavori del primo sono monadi , universi compiuti e incomunicanti fino a quel teorema , sintesi di spazio italiano e di ambiente fiammingo , che è il San Girolamo nello studio proveniente dalla National Gallery di Londra ( dal cui prototipo derivano alcune scene d ' interno di Carpaccio , come nella Nascita della Vergine ) . I capolavori di Bellini hanno una continuità ideale , un respiro lungo che determinano una vertigine , uno schiacciamento del tempo . È emozionante trovarsi nello spazio delimitato da due opere di Giovanni Bellini eseguite a cinquant ' anni di distanza : la giovanile Trasfigurazione del Correr , in una natura mantegnesca , prontamente ammorbidita , e la Pietà dell ' Accademia , come un drammaticissimo Vesperbild in un coltivatissimo giardino chiuso dalla veduta di città . Due artisti , due stili , due sentimenti della natura in un solo uomo che ha raffinato la sua visione del mondo senza limitarla , accogliendo gli stimoli dei nouveaux philosophes sulla scena veneziana da Giorgione a Dürer , a Lotto , a Tiziano . Naturale che in questo fertilissimo clima possano muoversi tra leggenda e mistero , tra storia e natura , le Cortigiane del Carpaccio nel loro ritrovato ambiente : una terrazza in laguna sul cui sfondo si agitano gli attori di una caccia in valle . Altro miracolo impensabile negli anni Settanta , quando il dogma dell ' inamovibilità delle tavole aveva quasi un risvolto ideologico . Adesso da Malibu arriva un quadro , anche illegalmente esportato . E come non ci sono dogane , controlli e rivendicazioni , tanto meno ci sono ragioni tecniche che ostacolino il ricongiungimento di due parti ( e anche di due quarti ) di una stessa tavola . Insieme con il fiore che li riunisce esse appaiono indiscutibilmente nate dalla stessa mente e dalla stessa idea dello spazio , che fu già indicata e anticipata con diverso spirito dal grande Giovanni Bellini nella Allegoria degli Uffizi ( quella che io considero una ' ricreazione ' di Santi e Madonne dopo la posa per una Sacra Conversazione ) . Addirittura , visibili anche dietro , le due tavole ricongiunte sono unite pure da un sottile filo concettuale : in una , quella di Malibu , un ' trompe - l ' oeil ' con nastri e cerelacche ; nell ' altra , cerelacche e nastri veri applicati nel tempo . La mostra cresce ancora nell ' offerta di emozioni , avviandoci nella zona calda , dominata da una sequenza di capolavori ( Mantegna , Cima da Conegliano , ancora Bellini , ancora Lorenzo Lotto ) , Albrecht Dürer presente con due opere capitali , rigorosamente su tavola , l ' uno del primo , l ' altro del secondo viaggio italiano : la Madonna con il Bambino tornita nelle forme come una scultura , in particolare nel bambino , quasi d ' alabastro , smagliante nei colori , illuminata nel fondo da una luce già elettrica . Il dipinto era il gioiello più prezioso ( e più difeso ) della collezione di Luigi Magnani , un quadro mitico scoperto in un convento di clausura di Bagnacavallo . Degno di Raffaello e di originalissima composizione è il Cristo fra i dottori dello stesso Dürer , risolto nell ' idea di una ruota di personaggi caricaturali e deformi intorno a un nodo di mani , motivo originalissimo e senza precedenti . A partire da questa opera , molto verrà dal più eretico dei pittori veneziani : Lorenzo Lotto , di cui è pur presente un capolavoro giovanile nato più nello spirito di Dürer che in quello di Giorgione e Bellini : Allegoria della virtù e del vizio . E siamo sempre agli inizi del Cinquecento . Altri capolavori si affollano nelle sale per documentare altri cent ' anni di pittura tra Venezia e il Nord Europa : Tiziano , Bassano , Veronese , Tintoretto . Ma forse il più commovente , sintesi perfetta di cultura veneziana e civiltà olandese , è la Venere tenera e infantile di Lambert Sustris , che non teme il confronto con un analogo Tiziano . E se Sustris può apparire più desiderabile di Tiziano , possiamo essere certi che questa mostra è perfettamente riuscita .