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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1970 TO 2000}
Così il rock ha cambiato il mondo ( Roberto Leydi , 1970 )
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Quando , sulla metà degli anni Cinquanta , ebbe un certo momento di successo una canzone che diceva « il rock ' n ' roll non morirà mai » erano in pochi a prevedere che davvero quella musica , esplosa con Elvis Presley , Bill Haley e Chuck Berry , sarebbe riuscita , non diciamo a non morire , ma anche a vivere un altro paio di stagioni . A giustificazione di quanti , 15 anni fa , non seppero vedere nel primo rock ' n ' roll la matrice di una musica nuova capace di rivoluzionare la cosiddetta musica leggera e di alterare i tradizionali rapporti fra i " generi " musicali , va detto che il rock ' n ' roll delle origini , pur avendo una certa carica di violenza e un colore di novità , era una musica abbastanza povera se non banale , fondata su un linguaggio elementare , su un ostinato e monotono ritmo di rotolanti quattro quarti , su uno stile di canto gridato e spesso in falsetto , su melodie prevedibili e su testi banali . « Ad ascoltare oggi i dischi di rock che furono incisi negli anni Cinquanta e che fecero tanta impressione » , ha detto Frank Zappa , uno dei " maestri " del più avanzato rock d ' oggi , « sembra di tornare all ' età dell ' uomo di Neanderthal » . Da allora il rock ha fatto molta strada , si è evoluto , si è arricchito , si è articolato fino a ramificarsi in un intrico complesso e ha conquistato la gioventù di mezzo inondo . Forse non vivrà in eterno , ma è destinato a un ' ancor vivace esistenza . Si potrebbe anche dire che , comunque , quanto già il rock ha vissuto , in questo mondo di sempre più rapidi consumi , di mode e di successi effimeri , costituisce una prova di vitalità . Per capire quale reale portata innovatrice ( se non rivoluzionaria ) abbia avuto il rock , bisogna riandare agli anni che precedono l ' esplosione di Elvis Presley e dei primi rockers , cioè al periodo che va da1 1945 al 1955 . Anche se la guerra ha modificato la sensibilità , i costumi , le abitudini , i pensieri e i comportamenti , di tutto ciò non vi è quasi traccia nelle canzoni del dopoguerra che continuano a proporre una visione del mondo non dissimile , nella sostanza , da quella propagandata dalle canzoni dei tre decenni precedenti . Il contesto è ancora piccolo borghese , classe media , e sullo sfondo di quest ' America che ogni giorno trova meno riscontro nella realtà in movimento , la musica leggera ( leggera per davvero ) porta avanti , appena sfiorata alla superficie dal jazz , i suoi vecchi cliché . I : amore è monogamico e il sesso , nonostante Alfred Kinsey e la " scoperta " di Sigmund Freud , si nasconde , con maggiore o minore malizia , nelle pieghe di un romanticismo di cartone che al massimo concede ai sentimenti che emergono l ' ambiguità di immagini eufemistiche , tipo « una notte di sogno » o « questa notte è tutta mia » . In sostanza è ancora l ' ideologia dell ' Ascap che domina . Fondata nel 1914 , l ' Ascap , l ' Associazione americana dei compositori , autori e editori , aveva di fatto detenuto il controllo monopolistico su tutta l ' attività musicale americana fin dagli anni Venti . Già nel 1941 una sentenza aveva dichiarato illegale la pretesa dell ' Ascap di escludere da ogni attività radiofonica e discografica chi non fosse suo socio , ma quell ' atto legale non aveva ancora portato , alle soglie degli anni Cinquanta , a una reale liberalizzazione . L ' Ascap continuava a esercitare il controllo su Tin Pan Alley ( la Strada delle Pentole di Latta , com ' è detta la via di New York dove ha sede la maggior parte degli editori musicali ) e fuori di Tin Pan Alley , fuori di NewYork , non vi era alcuna impresa seria e consistente , in grado di operare a livello nazionale nel campo della musica leggera . Certo la situazione non era più così sicura e tranquilla come negli anni Trenta e Quaranta . Ma il piccolo gruppo di persone , per lo più ebrei di origine europea , che teneva in pugno le leve di comando dell ' Ascap poteva ancora esercitare un potere condizionante a vari livelli sulla produzione e , attraverso la produzione , sul gusto di milioni di persone , non soltanto negli Stati Uniti . La tipica " ballad " americana , cioè la tipica canzone romantica americana che domina il consumo quando il rock si affaccia alla ribalta , è modellata sulla " ideologia " dell ' Ascap , i cui princìpi non sono dissimili da quelli che , nello stesso periodo , regnano a Hollywood . Tin Pan Alley e Hollywood hanno avuto per più di vent ' anni uguali concezioni produttive ; e le regole che l ' Ascap impone ai testi delle canzoni corrispondono al codice di autocensura adottato dai produttori cinematografici e , nonostante qualche deroga e qualche incrinatura , in vigore all ' inizio dei Cinquanta . Quando il primo rock esplode , Perry Como è il cantante di maggior successo e la musica da ballo confida ancora nel " magico " potere del " saxofono che canta " e dei " violini che piangono " . Il nodello di crooner , cioè di cantante confidenziale , irnposto da Bing Crosby , ha ancora largo seguito e della musica nera - per - neri non arrivaquasi nulla alla radio e alla tv . Dwight D . Eisenhower è il presidente e John Foster Dulles fa la politica . Allen Ginsberg , il poeta che sarà una delle voci più corrosive ed eversive della beat generation , fa ricerche di mercato per una ditta di San Francisco . Malcolm X , dimesso sulla parola dalla prigione di Charlestown , dov ' era stato rinchiuso per reati comuni , è commesso in un negozio di mobili di Detroit . Stockely Carmichael ( del Black Panther Party , ndr ) ha 12 anni . Certo nell ' aria si avvertono i primi segni del terremoto imminente . Si avvertono nelle cronache dei giornali , osservando il volto dei giovani , persino andando al cinema dove Marlon Brando e James Dean propongono eroi corrosi da una nevrosi che tende alla distruzione e all ' autodistruzione . Si avvertono in un ' inquietudine che monta e si allarga nelle coscienze sensibili e magari nell ' evoluzione della politica internazionale . Su questo terreno ormai fertile appare , quasi all ' improvviso , Elvis Presley . Domenica sera . Gennaio 1956 . In un programma di varietà televisivo dedicato a Tommy e Jimmy Dorsey appare un giovanotto dall ' aria un po ' insolente e dai modi poco educati . « Signore e signori » , dice , « adesso vi voglio cantare una canzone . Una bella canzone che racconta proprio una bella storia . Una storia piena di sentimento e di significato » . Poi , dopo alcuni violenti accordi di chitarra elettrica , su un ritmo di boogie , attacca : « Awopboppaloohop - alopboppaloobop ! Tutti frutti ! All rootie ! Tutti frutti ! All rootie ! » . Quel giovanotto era Elvis Presley . Il rock era nato . IL ROCK ARRIVA DALLA STRADA Per la verità , prima di lui già c ' era stato un altro cantante che aveva aperto la strada : Bill Haley , che , con i suoi Comets , aveva lanciato con fortuna Rock Around the Clock e Shake , Rattle and Roll , ma Haley , con quel suo aspetto pulito e ordinato , quella sua giacchettina rossa , quella sua faccia insignificante non aveva i numeri per diventare un " idolo " e imporre una moda . Presley era diverso . Se Haley rimaneva , nonostante tutto , un uomo dello spettacolo , Presley era invece un ragazzo della strada : un ragazzo del Sud , un parente stretto del Selvaggio di Marlon Brando , con i pantaloni Levi ' s , gli stivaletti da motociclista , il giubbotto alla vita , il ciuffo a becco d ' anitra . Avrebbe potuto essere un meccanico , un imbianchino , o magari un perdigiorno da caffè . La canzone americana non aveva mai visto l ' apparizione di un simile personaggio . E le masse dei giovani poveri furono subito dalla sua parte perché in lui si riconobbero . Per la prima volta , sulla ribalta del successo , s ' affacciava uno come loro . Un ragazzo con la loro violenza plebea e la loro delicata , malinconica dolcezza . All ' indomani della sua prima apparizione televisiva , Presley era già un fenomeno nazionale e quando , alla fine di febbraio , concluse le sue partecipazioni allo show dei due Dorsey , già si era accesa , violentissima , la polemica . Milioni di ragazzi lo invocavano e decine di benpensanti lo additavano al pubblico disprezzo . Il suo comportamento sulla scena era giudicato indecente e i suoi gesti e le sue contorsioni riconosciute come ripetizioni oscene di atti sessuali . Le maggiori stazioni radiofoniche e televisive dichiaravano che non avrebbero mai ospitato una simile sconcezza , ma appena due mesi dopo lo stesso Ed Sullivan ( che aveva definito Presley « assolutamente disdicevole per le famiglie americane » ) gli offrì 50mila dollari per tre brevi apparizioni nello spettacolo più familiare e convenzionale d ' America . Nell ' Ed Sullivan Show , Elvis Presley venne ripreso solo dalla vita in su e gli venne imposta , accanto a due pezzi del suo repertorio , una canzoncina sciropposa come Love Me Tender . Le matrici musicali del rock di Elvis Presley sono abbastanza riconoscibili e appartengono a due filoni sovrapposti . Da una parte l ' hill - billy , dall ' altra il rhythm ' n ' blues . Cioè un po ' di musica bianca e un po ' di musica nera . IL NUOVO BLUES DEI GHETTI NERI L ' hill - billy è un genere della musica americana che potremmo definire " campagnolo " . Non è vera musica popolare , tradizionale , ma ha un sapore popolare e si rifà a certi modi della canzone folklorica . Molta di quella musica che da noi viene definita " western " o " cow - boy " , con chitarre , violino , banjo e strumenti del genere , è in realtà hill - billy . Nel periodo fra le due guerre l ' hill - billy fu un genere fiorente , indirizzato soprattutto alla gente di campagna ma anche accolto , ogni tanto , da quella delle città . Il rhythm ' n ' blues , invece , è un genere nero e urbano e rappresenta l ' ultima evoluzione del vecchio blues . Un blues che si è caricato dei risentimenti dei neri dei ghetti , che ha accumulato violenza , che si è colorato di protesta . Alla chitarra che sosteneva il blues triste delle campagne del Sud e al pianista che accompagnava le grandi cantanti " classiche " dell ' età di Bessie Smith , il ghetto urbano ha sostituito il saxofono fischiante e urlante a sottolineare il carattere teso ed esasperato della nuova realtà . Anche ritmicamente il nuovo blues ha portato alle conseguenze estreme il suo pulsante beat , in un procedere incalzante e martellante , capace di provocare l ' ipnosi o l ' estasi . Le parole che i cantanti di rhythm ' n blues urlano , soffiano , sussurrano sono cariche di sesso , come carico di sesso è lo spettacolo nel suo assieme . Se l ' hill - billy era conosciuto dal pubblico bianco americano già prima che Elvis Presley lo incorporasse nel rock , il rhythm ' n ' blues invece era ignoto , o quasi , fuori dei quartieri di colore . Escluso dalla radio , dalla televisione , dai locali per bianchi , dai circuiti teatrali , il nuovo blues urbano non trovava il suo pubblico che fra i neri e in quel pubblico si alimentava . Va tenuto presente che in maggioranza i cantanti di rhythm ' n ' blues erano uomini ( è vero ancora oggi ) e se il codice razzista accetta che una cantante nera esprima sessualità di fronte a un pubblico bianco , non può ammettere altrettanto per un cantante , cioè per un maschio . Elvis Presley ebbe l ' abilità di catturare la carica ritmica e sessuale del nuovo blues dei ghetti e di inserirla nella tradizione dell ' hill - billy bianco . Il prodotto apparve così più nuovo di quanto in realtà non fosse e , presentato da un bianco , venne accettato , dopo un primo momento di proteste . I più informati si resero conto subito da dove nasceva questa nuova musica e colsero quanto in essa vi era di sofisticato , edulcorato e diluito rispetto all ' autentico rhythm ' n ' blues , ma per la gran massa del pubblico il rock ' n ' roll fu più di una novità . Fu una rivelazione . COSÌ NEW YORK PERSE IL MONOPOLIO Mentre Elvis Presley si affermava e scatenava la moda del rock ' n ' roll avvenne un fenomeno di tipo economico - organizzativo che avrebbe subito avuto conseguenze decisive per la trasformazione della musica leggera in America . L ' Ascap , che già aveva perduto tra i11945 e il '55 una parte consistente del suo controllo sull ' industria musicale , entrò in crisi . Nella crisi dell ' Ascap , New York , roccaforte della società , vide diminuita la sua forza monopolistica . Certo rimase ancora il centro produttivo più importante , ma iniziative editoriali e discografiche incominciarono a sorgere e a prendere consistenza un po ' dappertutto . A favorire lo sviluppo di queste imprese " provinciali " ( destinate in parte ad acquisire dimensioni anche nazionali ) era l ' allargamento del mercato discografico . Fra il 1950 e il 1960 , e ancora più nell ' ultimo decennio , una massa sempre più consistente di pubblico , soprattutto nelle aree prima povere e nei ghetti negri , raggiunse la possibilità di acquistare dischi e ne scoprì la funzione . Per soddisfare questo mercato sorsero centinaia di case discografiche a Nashville , a Chapel Hill , ad Arcadia , a Portland , a Oakland , a Detroit , negli slum neri di Los Angeles , Chicago , Philadelphia . Per cercare di " coprire " anche il nuovo pubblico , le grandi case discografiche vennero costrette a battere le stesse strade aperte dalle case provinciali , cioè a produrre una musica secondo le richieste di una massa che non era disponibile per le vecchie canzoni sentimentali , per i cantanticonfidenziali , per gli arrangiamenti dolci e morbidi , per i violini e le sofisticazioni . Era una specie di reazione a catena che in brevissimo tempo cambiò la faccia della musica americana . L ' esplosione dei giovani , fenomeno caratterizzante del decennio del Sessanta , ha completato il processo e determinato l ' affermazione quasi totalitaria del rock . Sotto la spinta di questa ondata ( che si concretizza , non dimentichiamolo , in un giro d ' affari di enorme consistenza ) , anche alcuni dei tradizionali pregiudizi razziali sono stati travolti . Così , a una a una quasi tutte le stazioni radiofoniche ( assai meno quelle televisive ) incominciarono a trasmettere musica nera , anche autentica , cioè rhythm ' n ' blues , fa cendo conoscere a un pubblico vastissimo interpreti di colore rimasti fino allora relegati nei ghetti . Cantanti come Hobby Bland , Lightnin ' Hopkins , Al Braggs , B.B. King , Muddy Waters , Little Jr . Parker , Howlin ' Wolf acquistarono una circolazione nazionale pur con un repertorio di grande durezza e provocatoria violenza . Quando poi , dall ' incontro del blues urbano con il gospel ( il canto religioso nero a domanda e risposta ) , nacque la soul music , un gruppo consistente di neri si impose anche a livello internazionale . Pensiamo , per citare qualche nome fra i più noti in Europa , a Ray Charles , Aretha Franklin , Dionne Warwick , The Supremes , James Brown . QUANDO IL ROCK GIUNSE IN EUROPA Quasi subito , nella scia del successo clamoroso di Elvis Presley si misero anche cantanti neri che abbandonarono il filone del rhythm ' n ' blues per puntare direttamente a un pubblico prevalentemente bianco , con una musica mezza nera e mezza bianca ( che però , nelle loro mani , diventava quasi sempre più nera che bianca ) . Sono Wynonie Harris , Chuck Berry , Little Richard , Fats Domino e molti altri . Dal contributo dei neri e dei bianchi , sullo sfondo stimolante della vera musica nera , fondata sul blues , che intanto stava uscendo dai ghetti , si formò il rock " prima maniera " : una musica fortemente ritmica , aggressiva , sostanzialmente monotona , con testi di modesto valore , permeata di una sessualità ostentata e animale . Questa nuova musica approdò in Gran Bretagna . Nell ' immediato dopoguerra si era avuta in Inghilterra una grande reviviscenza di interesse per il vecchio jazz di New Orleans ed erano sorti centinaia di jazz - club e decine di orchestre , per lo più di volonterosi ( e talora bravi ) dilettanti , impegnati a " ricostruire " la musica di King Oliver e di Kid Ory . Era poi venuta la scoperta della musica popolare americana , soprattutto nera . I canti di lavoro , le vecchie ballate , i blues delle campagne del Sud : questo materiale aveva trovato una sua versione inglese in quell ' ibrido ma interessante e stimolante " genere " musicale ( tutto britannico ) che fu lo skiffle . I complessini di skiffle ( chitarra , contrabbasso , washtub ) cercavano di ripetere i dischi di Leadbelly e degli altri cantanti neri che Alan Lomax aveva riscoperto e registrato per gli archivi di musica popolare della Biblioteca del Congresso e poi presentato in qualche piccolo club di Greenwich Village , a New York . La moda dello skiffle durò un paio di anni e costituì il terreno ideale per accogliere la nuova proposta lanciata dal rock ' n ' roll . Ed è su questo terreno , in questo contesto , che apparvero i Beatles . Non è per nulla esagerato dire che í Beatles hanno cambiato il corso della musica pop e hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo del rock . I Beatles non furono il solo complesso inglese che , muovendo dall ' esperienza del jazz e dello skiffle , si sia impegnato nel rock . Fu quello che più degli altri ( magari con l ' aiuto di un abile manager e di una pubblicità ben organizzata e azzeccata ) seppe realizzare una sintesi riuscita tra il grezzo ed elementare rock ' n ' roll alla Elvis Presley e tutta una serie di altri elementi musicali ( e anche coreografici e letterari ) , attinti dalle fonti più diverse . Sarebbe ingiusto dire che i Beatles furono gli unici o i primissimi a realizzare questa sintesi , ma senza dubbio furono quelli che con più capacità e con maggior clamore riuscirono a far conoscere i risultati di una simile operazione a un pubblico vastissimo . Per questo la loro influenza è stata decisiva . Sulla scia del successo dei Beatles , in un ambiente molto favorevole , è venuto tutto il filone del rock inglese che oggi costituisce il contributo più vivo e autentico ( e in parte originale ) che l ' Europa abbia dato alla formazione del rock . Nel panorama inglese un posto di rilievo hanno i Rolling Stones le cui ambizioni sono sempre state più modeste di quelle dei Beatles e i cui legami con il rock americano ( negro ) più evidenti . L ' esperienza dei Beatles ha dimostrato che il rigido e povero schema proposto da Elvis Presley poteva servire di appoggio a operazioni musicali della più ampia libertà , ed è questo il carattere nuovo del rock , ciò che lo distingue da tutta la musica " leggera " precedente e dallo stesso jazz . Il rock non è tanto uno stile o un linguaggio , ma una " condizione spirituale " , o , forse meglio , " psicologica " . È un modo aperto di fare musica e di usufruirne , un recipiente che può esser riempito dei più diversi , lontani e opposti contenuti , anche musicali . Nel rock sono stati " travasati " i ragas della musica indiana , il blues nero , la musica barocca , la canzone popolare e cento altre cose . Finora nessuna musica , storicamente collocata e formalmente definita , era riuscita a resistere , senza annullarsi o trasformarsi in qualcosa di completamente diverso , a una simile somma di contaminazioni . Ai Beatles va certamente il merito di aver più chiassosamente di altri mostrato , in concreto , questa possibilità . Mentre in Inghilterra prendeva corpo il fenomeno dei Beatles , negli Stati Uniti il rock trovava un " terreno di coltura " nell ' ambiente giovanile della Costa del Pacifico . Le comunità dei beatnik della West Coast si erano riconosciute nel jazz , nel cool jazz soprattutto . Le comunità giovanili che si formarono dopo il disfacimento dell ' esperienza dei beatnik , si buttarono sul rock e nelle loro mani , nelle pieghe morbide di una filosofia impalpabile e dolce , nell ' articolazione di complesse esperienze psicologiche , nell ' ebrezza della droga , la musica di Elvis Presley e di Little Richard si trasformò quasi radicalmente , pur senza perdere il contatto , anche formale , con i modelli d ' origine . Quella della West Coast è un ' esperienza quasi parallela a quella europea dei Beatles o di poco posteriore , ma mentre il gruppo inglese risolse la sua ricerca senza intellettualismi e nel " divertimento " , i gruppi americani del Pacifico sprofondarono anche il rock nella loro tormentata problematica in cui si accavallano contributi diversi , dalle filosofie orientali al pacifismo . IL TRIONFO DELL ' AMPLIFICATORE Dice Burton H.Wolfe: « La musica che è nata nelle comunità hippies dell ' area di San Francisco non ha molto in comune , ormai , con il rock di Elvis Presley ma neppure assomiglia a quello dei Beatles e dei Rolling Stones ( che pure hanno avuto molta influenza , almeno come stimolo , o provocazione ) . In realtà i Beatles e i Rolling Stones hanno percorso un ' altra strada , puntando sulla sofisticazione . La prima qualità del rock della West Coast , del cosiddetto Western rock , o San Francisco rock , o hippie rock , è il primitivismo . Del resto anche la visione della società degli hippies è primitiva . Le melodie sono semplici , l ' armonia è fondata su pochi accordi di base , il ritmo è ipnotico . Ciò che subito distingue questo rock è però la forza primitiva dell ' amplificazione . Tutto è elettrico , non soltanto la chitarra e il basso , ma anche il piano , perfino il flauto e l ' oboe , sì , proprio il flauto e l ' oboe , e poi microfoni , amplificatori , miscelatori , altoparlanti per produrre un suono così intenso da raggiungere e magari superare le capacità di resistenza dell ' orecchio umano . I ragas indiani hanno una grande parte in questa musica , ma poi c ' entra un po di tutto , il blues , il vecchio rock , il folk , la musica contemporanea e così via » . Soltanto in un primo periodo il rock della West Coast è stato così " semplice " . Alcuni gruppi hanno elaborato strutture sempre più intricate , pur conservando un colore e un calore primitivi di grande violenza e di notevole fascino . Ascoltando i dischi migliori dei complessi californiani che derivano dall ' esperienza hippie ci si convince che ogni pezzo ( o quasi ) è il risultato di un ' abile manipolazione di molti elementi sonori , appoggiati a effetti elettronici . Di " semplice " c ' è l ' atmosfera o meglio l ' atmosfera è " primitiva " ( a confronto con quella maliziosa dei Beatles o un po ' imbronciata , da " negri bianchi " , dei Rolling Stones ) , ma di un primitivismo che la sa lunga , che ha molte esperienze , che si traveste di stracci variopinti , si lascia crescere i capelli , innalza la droga a ipotetica divinità , disegna ( con nell ' occhio le più raffinate esperienze recenti dell ' arte ) e , soprattutto , ha competenze da ingegneria elettronica . È questa l ' atmosfera della musica dei grandi complessi della West Coast , legati in vario modo alla esperienza hippie : i Mothers of Invention , i Grateful Dead , i Jefferson Airplane . Il rock della West Coast è dominato in gran parte dalla personalità di un italo - americano che da alcuni , anche fuori dell ' ambiente hippie , è considerato uno dei più grandi poeti del nostro tempo . Si chiama Frank Zappa ed è stato il promotore e la guida dei Mothers of Invention , forse il complesso del rock di Los Angeles che ha detto di più , o almeno lo ha detto prima . Il rock ha imposto un ' altra novità : il modo della partecipazione alla musica . Certo già il jazz e la pop music avevano conosciuto fans urlanti . Già i teen - agers degli anni Quaranta avevano strillato la loro ammirazione per i cantanti e alcuni concerti di jazz avevano visto , fin dagli anni Trenta , platee frenetiche e devastatrici . Ma con il rock il tipo di fanatismo è differente , non tanto qui da noi , in un ' area periferica e lontana dove l ' incontro con i rockers avviene non direttamente , ma là dove il rock vive e si alimenta . Billy Mundi , uno dei componenti dei Mothers of Invention , ha detto : « Ciò che conta è stabilire una comunità totale con la gente . Con tutta la gente , fino a sparire , a confondersi . È un sentimento rivoluzionario . Questa è la vera rivoluzione del rock . Il resto sono chiacchiere . Certo occorrono strumenti opportuni per raggiungere questo scopo . Il suono amplificato fino a cancellare ogni possibilità di comunicare non soltanto con il proprio vicino ma persino con se stessi . Le luci lampeggianti fino a sconvolgere i rapporti di spazio . Allora tutto salta . Salta la sicurezza che dà il sistema . Salta la sicurezza che danno le abitudini e le consuetudini accettate supinamente . Noi non siamo gente di spettacolo , non facciamo spettacolo . Siamo solo provocatori di un rito » . In tutto il mondo , in questo momento , si sta suonando una musica che 15 anni fa si affacciò alla ribalta con il volto di un ragazzotto di paese e che parve , al momento , una moda tanto effimera quanto disdicevole per le buone maniere . Questa musica , che chiamiamo rock ( e che , per la verità , ha avuto anche altri nomi ) , ha dato voce a una generazione e ha rovesciato i confortanti modelli della canzone sentimentale . Ha anche ucciso il jazz . Su di essa si è impiantata l ' industria e ne ha fatto anche un prodotto commerciale ben confezionato ( ma spesso male confezionato ) ; attorno a essa è fiorito un giornalismo di colore ; nella sua scia si è infilata la moda . Forse il rock non può definirsi , come qualcuno ha fatto , " la rivoluzione culturale americana " , ma certo ha coinvolto l ' esistenza stessa di milioni di giovani e ha cambiato la faccia a una generazione .
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Mi chiedono una dichiarazione sul digiuno di Marco Pannella . La faccio qui pubblicamente . Il digiuno di Marco Pannella ha per me un chiaro significato demistificatorio , ricorda al rivoluzionarismo lagnoso e mitomane di casa nostra questo fatto incontrovertibile ma così spesso dimenticato : noi stiamo fra i ricchi della terra , la civiltà industriale , il capitalismo industriale , privato o di Stato , sarà quel " sistema di merda " che dicono i nostri supersinistri , ma in due secoli ha fatto ciò che non si era fatto nei millenni , quel non fatto per cui nel mondo muoiono ancora ogni anno quindici milioni di persone per fame . Diciamo che il digiuno di Marco Pannella ci restituisce un minimo di senso della proporzione e ci consiglia a smetterla con le varie mode luddiste , esotiche , antindustriali . Un amico economista mi scrive da Londra : " Leggo ogni tanto sui giornali italiani le tirate antindustriali e anticapitalistiche dei vostri rivoluzionari . Vorrei ricordargli quanto segue : l ' Europa ha impiegato ottocento anni per ritornare al tenore di vita del quinto secolo , alla fine dell ' impero romano e fino alla rivoluzione industriale inglese il tasso annuale di crescita è stato poco più di zero . Ancora nel 1800 in Francia quattro persone su cinque spendevano tutto il loro salario per l ' acquisto del pane e in tutta la Germania non c ' erano mille persone con un reddito pari a sei milioni di oggi . Le più grandi nazioni comuniste , la Russia e la Cina hanno dovuto inchinarsi all ' evidenza , hanno dovuto reintrodurre i meccanismi e i valori del capitalismo industriale . " Nei paesi dell ' Occidente " , prosegue l ' amico economista , " la crescita economica del 1945 ad oggi è stata sbalorditiva con aumenti annui del 4,2 per cento di investimenti superiori al 20 per cento . Lo strumento del benessere c ' è , l ' uomo lo ha finalmente trovato dopo i millenni della fame . Si tratta di farlo funzionare con un minimo di intelligenza e con un minimo di giustizia " . Sì , io credo che il gesto di Marco Pannella abbia proprio questo significato : di ricordarci che cosa è il mondo dei poveri veri , dei diseredati veri , degli affamati veri e che cosa siamo noi al confronto . A volte sembra di assistere , in questo nostro paese che pure ha i suoi problemi e magagne e sofferenze reali , a una sorta di culto o di revival delle piaghe che ci siamo lasciati alle spalle . Abbiamo smesso di fare stupide guerre ? In questa Europa che sembra rinsavita , austriaci , jugoslavi , francesi non desiderano più di spostare i segnali di confine al prezzo di milioni di morti ? Noi non abbiamo più delle Trento e delle Trieste da liberare con montagne di cadaveri , insomma non ci sono più i nemici ? Ce li inventiamo , ci spariamo l ' uno contro l ' altro . " Chi assiste alle assemblee " proletarie sa bene che i giovani di certe zone metropolitane hanno una vita grama , poche prospettive ; ma il modo barbone straccione in cui si vestono , gli abiti e le sciarpe , le barbe da lumpenproletariato appartengono in qualche modo al desiderio di un riflusso preindustriale , ai bei tempi in cui il proletariato aveva da perdere " solo le sue catene " . Non è più così , per fortuna , il proletariato italiano oggi ha da perdere molto , tutto ciò che gran parte del mondo gli invidia , quel livello di vita che i nostri sovversivi dicono " di merda " , ma di una merda che il Terzo mondo spalmerebbe volentieri sul suo pane . I giovani , rivoluzionari o meno , diranno che queste sono chiacchiere da guru rincoglionito . Può darsi : ma saremmo dei pazzi , degli stupidi , se rompessimo la macchina del benessere che abbiamo messo assieme con i sacrifici e le fatiche terribili di non so quante generazioni . In mancanza di argomenti più seri ogni tanto i nostri sovversivi dilettanti , nemici del capitalismo industriale , ci ricordano che esso fa ogni anno tremila morti sul lavoro . Perché non contano quanti morivano di fame , di stenti , di malattie nelle società preindustriali ? E a scanso di equivoci direi ancora : capitalismo industriale non significa i padroni delle ferriere , può voler dire società riformata e socialista .
Il Vangelo socialista ( Craxi Bettino , 1978 )
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La storia del socialismo non è la storia di un fenomeno omogeneo . Nel corso di travagliate vicende sotto le insegne del socialismo si sono raccolti e confusi elementi distinti e persino reciprocamente repulsivi . Statalismo e antistatalismo , collettivismo e individualismo , autoritarismo e anarchismo , queste e altre tendenze ancora si sono incontrate e scontrate nel movimento operaio sin da quando esso cominciò a muovere i suoi primi passi come unità politica e di classe . In certe circostanze storiche le impostazioni ideologiche diverse sono addirittura sfociate in una vera e propria guerra fratricida . È così avvenuto che tutti i partiti , le correnti e le scuole che si sono richiamate al socialismo , si sono poste in antagonismo al capitalismo , ma ciò non è quasi mai stato sufficiente ad eliminare divisioni e contrapposizioni . I modelli di società che indicavano come alternativa alla società capitalistica erano spesso antitetici . La profonda diversità dei « socialismi » apparve con maggiore chiarezza quando i bolscevichi si impossessarono del potere in Russia . Si contrapposero e si scontrarono concezioni opposte . Infatti c ' era chi aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l ' azione dominante dello Stato e c ' era chi auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali . Riemerse così il vecchio dissidio fra statalisti e antistatalisti , autoritari e libertari , collettivistici e non . La divisione si riflesse a grandi linee nell ' esistenza di due distinte organizzazioni internazionali . I primi , eredi della tradizione giacobina , si raggrupparono sotto la bandiera del marxismo - leninismo , mentre i secondi volevano rimanere nell ' alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale . A partire dal 1919 il socialismo , anche dal punto di vista organizzativo , sarà attraversato da due grandi correnti e da molti rivoli collaterali , che si potrebbero meglio definire solo analizzando la storia dei singoli partiti . Non sono pochi a ritenere che la scissione , vista nelle sue grandi linee , viene da lontano . C ' è chi ne vede le radici nella stessa Rivoluzione francese , durante la quale , mentre era in atto la guerra contro l ' Antico Regime , si scontrarono due concezioni della società ideale ; quella autoritaria e centralistica e quella libertaria e pluralistica . Già nelle analisi di Proudhon per esempio si tenta l ' individuazione delle radici etico - politiche del conflitto latente , che lacerava la sinistra . In Proudhon c ' è infatti un ' appassionata difesa non solo delle radici ideali della protesta operaia contro lo sfruttamento capitalistico ma anche una percezione acuta della divaricazione sostanziale tra la società socialista e la società comunista . Da un lato il comunismo che vuole la soppressione del mercato , la statalizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo . Dall ' altra il socialismo , che progetta di instaurare il controllo sociale dell ' economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo Stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale . Proudhon considerava il socialismo come il superamento storico del liberalismo e vedeva nel comunismo una « assurdità antidiluviana » che , se fosse prevalso , avrebbe « asiatizzato » la civiltà europea . Lo stesso Proudhon ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l ' istituzionalizzazione del rigido modello statalista e collettivistico : « la sfera pubblica porterà alla fine di ogni proprietà ; l ' associazione provocherà la fine di tutte le associazioni separate e il loro riassorbimento in una sola ; la concorrenza , rivolta contro se stessa , porterà alla soppressione della concorrenza ; la libertà collettiva , infine , dovrà inglobare le libertà cooperative , locali e particolari » . Conseguentemente sarebbe nata « una democrazia compatta fondata in apparenza sulla dittatura delle masse , ma in cui le masse avrebbero avuto solo il potere di garantire la servitù universale , secondo le formule e le parole d ' ordine prese a prestito dal vecchio assolutismo riassumibili : - comunione del potere ; - accentramento ; - distruzione sistematica di ogni pensiero individuale , cooperativo e locale , ritenuto scissionistico ; - polizia inquisìtoriale ; - abolizione o almeno restrizione della famiglia e , a maggior ragione , dell ' eredità ; - suffragio universale organizzato in modo tale da sanzionare continuamente questa sorta di anonima tirannia , basata sul prevalere di soggetti mediocri o perfino incapaci e sul soffocamento degli spiriti indipendenti , denunciati come sospetti e , naturalmente , inferiori di numero » . Qui , come si vede , Proudhon indica che cosa non doveva essere il socialismo e contemporaneamente che cosa sarebbe diventata la società se fosse prevalso il modello collettivistico basato sulla statizzazione integrale dei mezzi di produzione e sulla soppressione del mercato . La storia purtroppo ha portato qualche elemento di fatto a sostegno della sua previsione . Il socialismo di Stato , messi in disparte tutti i valori , le istituzioni e i principi della civiltà moderna , li ha sostituiti con un modello di vita collettivistico , burocratico e autoritario , cioè con un sistema pre - moderno . E ciò è tanto vero che molti rappresentanti della cultura del dissenso spingono la loro critica sino al punto di vedere nel comunismo , così come storicamente si è realizzato , una vera e propria « restaurazione asiatica » . Ma , per venire ad analisi più recenti , ricordiamo che molti altri intellettuali della sinistra europea hanno sviluppato questo filone critico . Da Russell a Carlo Rosselli a Cole ci perviene un unico stimolo che ci invita a non confondere il socialismo con il comunismo , la piena libertà estesa a tutti gli uomini con la cosiddetta libertà collettiva . Il superamento storico del liberalismo con la sua distruzione . Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il « socialismo reale o maturo » non è una deviazione rispetto alla dottrina , una degenerazione frutto di una data somma di errori , bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell ' impostazione rigidamente collettivistica originariamente adottata . L ' esame dei fondamenti essenziali del leninismo non può che confermare tale tesi . Fino alla pubblicazione di « Che fare ? » Lenin fu sostanzialmente un marxista ortodosso : credeva che il socialismo si sarebbe realizzato solo nei paesi capitalistici avanzati e solo a condizione che la classe operaia avesse raggiunto un elevato grado di coscienza politica e di maturità culturale . Ma nel « Che fare ? » queste tesi sono letteralmente rovesciate . Dalla teoria e dalla prassi del socialismo democratico europeo si passa a uno schema rivoluzionario e giacobino . Lenin stesso definisce il rivoluzionario marxista « un giacobino al servizio della classe operaia » e propone di creare un partito composto esclusivamente di « rivoluzionari di professione » . Così il socialismo da compito storico della classe operaia diventa qualcosa che deve essere pensato , costruito e diretto da una élite selezionata di individui posti al di sopra della massa . Lenin comincia col distinguere due forme o gradi di percezione della realtà : la « spontaneità » e la « coscienza » : solo la seconda permette di anti - vedere i fini ultimi della Storia . Successivamente Lenin afferma perentoriamente che gli operai non possono avere il tipo di visione del reale che è proprio della coscienza poiché privi del sapere filosofico e scientifico . Essi , abbandonati alle loro tendenze spontanee , sono condannati a muoversi entro l ' ambito delle leggi del sistema . Tutt ' al più possono raggiungere una « coscienza sindacale » dei loro interessi immediati , non già una coscienza politica che può essere prodotta solo al di fuori della loro condizione di classe . E i « portatori esterni » della « giusta coscienza » , sono sempre secondo Lenin , gli intellettuali . Ad essi , quindi , spetta il ruolo storico organizzativo e dirigente del movimento operaio . Date queste premesse , ovviamente il soggetto rivoluzionano non può essere la classe operaia bensì il corpo scelto degli intellettuali che si sono consacrati alla rivoluzione comunista . Il pericolo che gli anarchici russi avevano sottolineato con estrema energia e cioè che la classe operaia fosse « colonizzata » dagli intellettuali declasses che entravano in un movimento socialista quali « tribuni della plebe » diviene con il « Che fare ? » una realtà . Lenin teorizza infatti con grande franchezza il diritto - dovere degli intellettuali guidati dalla « scienza marxista » di sottoporre la classe operaia alla loro direzione . L ' ammissione storica che Marx aveva assegnato al proletariato doveva raccogliersi nelle mani dell ' intelligencija rivoluzionaria . Si capisce agevolmente perché Trockij , Plechanov , Martov e Rosa Luxemburg abbiano accusato Lenin di « sostitutismo » . Ai loro occhi l ' idea leninista di subordinare la classe operaia alla direzione paternalistica dell ' élite cosciente ed attiva appariva come un capovolgimento del marxismo e come un ritorno alla tradizione giacobina . « Trockij in particolare stigmatizzò la teoria leninista poiché essa confondeva la dittatura del proletariato con la dittatura sul proletariato e affidava la missione storica di edificare il socialismo non alla classe operaia dotata di iniziativa che ha preso nelle sue mani le sorti della società , ma a una organizzazione forte , autoritaria che domina il proletariato ed attraverso ad esso la società » . Era il Trockij menscevico che prevedeva come lo spirito di setta e il manicheismo giacobino che Lenin voleva introdurre nel movimento operaio avrebbero avuto conseguenze disastrose . In effetti « Che fare ? » apparve a molti come un ' aggressiva ripresa del progetto di Robespierre , che già molte scuole socialiste europee avevano definito come una sorta di dispotismo pseudo - socialista . Il modello di partito ideato da Lenin e una istituzione resa monolitica dal vincolo dell ' ortodossia e dal principio della subordinazione assoluta e senza riserve delle volontà individuali alla volontà collettiva . Il partito bolscevico fu sin dal suo atto di nascita , una organizzazione ferreamente disciplinata e impegnata nella diffusione su scala planetaria del socialismo scientifico , interpretato come una dottrina a carattere salvifico , cioè una setta di « veri credenti » che in nome del proletariato riteneva di avere il diritto - dovere di instaurare il suo dominio totale sulla società per rigenerarla . Nessuno meglio di Rosa Luxemburg ha descritto le conseguenze elitaristiche e burocratiche che da una tale concezione e prassi derivavano . « Un centralismo spiegato , il cui principio vitale è da un lato il netto rilievo e la separazione della truppa organizzata dai rivoluzionari dichiarati e attivi dall ' ambiente , pur esso rivoluzionariamente attivo ma non organizzato , che li circonda , e dall ' altro la rigida disciplina e l ' intromissione diretta , decisiva , determinante delle istanze centrali in tutte le manifestazioni vitali delle organizzazioni locali del partito … Chiudere il movimento nella corazza di un centralismo burocratico che degrada il proletariato militante a docile strumento di un comitato » . La dittatura sul proletariato Come ha scritto Isaak Deutscher « poiché la classe operaia non era là ( dove sarebbe dovuta esserci per esercitare la direzione ) i bolscevichi decisero di agire come suoi luogotenenti e fiduciari fino al momento in cui la vita fosse diventata più normale e una nuova classe lavoratrice si fosse affermata e sviluppata . Per questa strada naturalmente si giungeva alla dittatura della burocrazia , al potere incontrollato e alla corruzione attraverso il potere » . Ma , occorre ripeterlo , tale paradossale fenomeno - la dittatura del proletariato senza il proletariato , la « dittatura per procura » esercitata in nome e per conto della classe - non può essere considerata una conseguenza non prevista e non prevedibile . E sempre il Trockij menscevico che nel 1904 scrive che se il progetto leninista si fosse realizzato « il partito sarebbe stato sostituito dall ' organizzazione del partito , l ' organizzazione sarebbe stata a sua volta sostituita dal comitato centrale ed infine il comitato centrale dal dittatore » . Con il successo storico - politico del leninismo la logica giacobina con tutte le sue componenti vecchie e nuove che sfociano nella dittatura rivoluzionaria prende il sopravvento sulla logica pluralistica e democratica del socialismo e la Russia si incammina sulla strada del collettivismo burocratico - totalitario . Ora , dato che la meta finale indicata da Lenin era la società senza classi e senza Stato , si potrebbe parlare di « eterogenesi dei fini » nel senso che i mezzi adoperati hanno fagocitato l ' ideale . Il leninismo al potere sarebbe , da questo punto di vista , la dimostrazione che non è possibile scindere i mezzi dai fini e che la storia non è « razionale » bensì « ironica » e persino « crudele » . Ma in realtà il conflitto tra bolscevismo e socialismo democratico non fu un semplice conflitto sui mezzi da adoperare per avanzare verso la società ideale . Tale conflitto è stato senz ' altro uno dei fattori che ha segnato la demarcazione netta nel seno del movimento operaio , ma non certamente quello decisivo . Fra comunismo leninista e socialismo esiste una incompatibilità sostanziale che può essere sintetizzata nella contrapposizione tra collettivismo e pluralismo . Il leninismo è dominato dall ' ideale della società omogenea , compatta , indifferenziata . C ' è nel leninismo la convinzione che la natura umana è stata degradata dall ' apparizione della proprietà privata , che ha disintegrato la comunità primitiva scatenando la guerra di classe . E c ' è soprattutto il desiderio di ricreare l ' unità originaria facendo prevalere la volontà collettiva sulle volontà individuali , di interesse generale sugli interessi particolari . In questo senso il comunismo è organicamente totalitario , nel senso che postula la possibilità di istituire un ordine sociale così armonioso da poter far a meno dello Stato e dei suoi apparati coercitivi . Questo « totalitarismo del consenso » deve però essere preceduto da un « totalitarismo della coercizione » . Tanto è vero che Lenin non ha esitato a descrivere la dittatura del partito bolscevico come « un potere che poggia direttamente sulla violenza e che non è vincolata da nessuna legge » . Pure la meta finale resta la società senza Stato , cioè « il paradiso in terra » ( Lenin ) successivo alla « resurrezione dell ' umanità » ( Bucharin ) . Talché si può dire che la meta finale indicata dal comunismo è « un Regno di Dio senza Dio » , cioè la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso del messianesimo giudaicocristiano . Non è certo un caso , dunque , che Gramsci sia arrivato a definire il marxismo « la religione che ammazzerà il cristianesimo » realizzando le sue esaltanti promesse e facendo passare dalla potenza all ' atto l ' ideale della società perfetta . Se questa interpretazione del leninismo è corretta , allora la contrapposizione fra socialismo e comunismo è certo molto profonda . Il comunismo leninista ha mire palingenetiche : è una religione travestita da scienza che pretende di aver trovato una risposta a tutti i problemi della vita umana . Per questo non ha voluto tollerare rivali ed è in una parola « totalitario » . Milovan Gilas e Gilles Martinet lo hanno sottolineato in maniera convincente : il leninismo nella misura in cui aspira a rigenerare la natura umana , a creare un mondo purificato da ogni negatività , a porre fine allo scandalo del male , è una dottrina millenaristica che , una volta al potere , non può produrre che uno Stato ideologico retto una casta . Gramsci ha teorizzato senza perifrasi la natura « totalitaria » e persino « divina » del partito comunista , che non a caso ha definito " il focolare della fede e il custode della dottrina del socialismo scientifico » . Il partito marxista - leninista in quanto incarna il progetto di disalienazione totale dell ' umanità , è una istituzione carismatica che racchiude in sè tutte le verità e tutta la moralità della teoria . Esso esprime l ' etica , la scienza del « proletariato ideale » che deve illuminare il « proletariato reale » e indicargli « la via della salvezza » ( come si legge nella risoluzione del secondo Congresso del Komintern ) . Nelle sue mani ci sono « le chiavi della storia » poiché esso orienta sua azione alla luce dell ' unica dottrina che sia scientifica e salvifica ad un tempo . Per questo il comunismo non può venire a patti con lo spirito critico , il dubbio metodico , la pluralità delle filosofie , insomma con tutto ciò che rappresenta il patrimonio culturale della civiltà occidentale laica e liberale . Esso , come soleva ricordare Bertrand Russell a coloro che si facevano un ' immagine mitologica del marxismo - leninismo , si fonda sull ' idea che deve esistere un ' autorità ideologica ( il partito ) che stabilisce autocraticamente i confini che separano il bene dal male , il vero dall ' errore , l ' utile dal dannoso . Di qui l ' elevazione del marxismo a filosofia ( obbligatoria ) di Stato , l ' istituzionalizzazione dell ' inquisizione rivoluzionaria , la lotta accanita e spietata contro i devianti , i dissidenti e gli eretici . Rispetto alla ortodossia comunista , il socialismo è democratico , laico e pluralista . Non intende elevare nessuna dottrina al rango di ortodossia , non pretende porre i limiti alla ricerca scientifica e al dibattito intellettuale , non ha ricette assolute da imporre . Riconosce che il diritto più prezioso dell ' uomo è il diritto all ' errore . E questo perché il socialismo non intende porsi come surrogato , ideale e reale , delle religioni positive . Il socialismo nella sua versione democratica ha un progetto etico - politico che si inserisce nella tradizione dell ' illuminismo riformatore e che può essere sintetizzato nei seguenti termini : socializzazione dei valori della civiltà liberale , diffusione del potere , distribuzione ugualitaria della ricchezza e delle opportunità di vita , potenziamento e sviluppi degli istituti di partecipazione delle classi lavoratrici ai processi decisionali . Carlo Rosselli definiva appunto il socialismo come un liberalismo organizzatore e socializzatore . Dalla pretesa che il comunismo ha di fare « l ' uomo nuovo » deriva del tutto logicamente il disegno di ristrutturare tutto il campo sociale secondo un criterio unico e assolutamente vincolante . Il principio di fondo è stato formulato da Lenin in termini inequivocabili : « il partito tutto corregge , designa e dirige in base a un criterio unico » al fine di sostituire « l ' anarchia del mercato » con la " centralizzazione assoluta " . E in effetti , del tutto coerentemente con la dottrina , i bolscevichi non appena conquistarono lo Stato incominciarono a distruggere sistematicamente , metodicamente , ogni centro di vita autonoma e operarono in modo da concentrare tutto il potere politico , economico e spirituale in un ' unica struttura di comando , l ' apparato del partito . E chi dice apparato dice controllo integrale della società da parte degli amministratori universali . Fu così che prese corpo lo Stato padrone di ogni cosa , delle risorse economiche delle istituzioni degli uomini e persino delle idee . L ' autonomia della società civile fu intenzionalmente soffocata , la spontaneità sociale limitata o soppressa , l ' individualismo ridotto ai minimi termini . Il grande paradosso della via comunista Ma , evidentemente tutto ciò implica la burocratizzazione integrale della società la quale come si legge in « Stato e rivoluzione » , diventa per ciò stesso « un unico ufficio ed un unico stabilimento industriale » diretto dall ' alto dell ' apparato del partito che vigilerà sugli uomini affinché essi non deviino dalla retta via fissata dall ' ortodossia . Di qui la descrizione del progetto collettivistico data da Gilas : « Lo Stato comunista opera per raggiungere la completa spersonalizzazione dell ' individuo , delle nazioni e anche dei propri appartenenti . Aspira a trasformare la società intera in una società di funzionari . Aspira a controllare , direttamente o indirettamente , salari e stipendi , alloggi e attività intellettuali » . Analogamente Pierre Naville ha scritto che « la burocrazia nel socialismo di Stato gode di uno statuto fino ad oggi sconosciuto : di fatto essa controlla la totalità della vita economica , ed esercita questo controllo dall ' alto … E ' nel socialismo di Stato che la burocrazia mostra finalmente la su reale natura : essa è l ' organizzazione gerarchica applicata a tutto , l ' armatura reale della vita sociale e privata , il comando su ogni cosa . Essa incarna lo Stato nella sua doppia dimensione nazionale e nel suo imperialismo internazionale » . A questo punto possiamo trarre alcune conclusioni di ordine generale . Leninismo e pluralismo sono termini antitetici se prevale il primo muore il secondo . La democrazia ( liberale o socialista ) presuppone l ' esistenza di una pluralità di centri di poteri ( economici , politici , religiosi , etc . ) in concorrenza fra di loro , la cui dialettica impedisce il formarsi di un potere assorbente e totalitario . Di qui la possibilità che la società civile abbia una certa autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire di zone protette dall ' ingerenza della burocrazia . La società pluralistica inoltre è una società laica nel senso che non c ' è alcuna filosofia ufficiale di Stato , alcuna verità obbligatoria . Nella società pluralistica la legge della concorrenza non opera solo nella sfera dell ' economia , ma anche in quella politica e in quella delle idee . Il che presuppone che lo Stato è laico solo nella misura in cui non pretende di esercitare , oltre al monopolio della violenza , anche il monopolio della gestione dell ' economia e della produzione scientifica . In breve : l ' essenza del pluralismo è l ' assenza del monopolio . Tutto il contrario delle tendenze che si sono affermate nel sistema comunista . I veri marxisti - leninisti non possono tollerare contropoteri , ideali comunitari diversi da quello collettivistico . Per questo essi sentono di avere il diritto - dovere di imporre il « socialismo scientifico » ai recalcitranti . Per questo Gramsci aveva teorizzato la figura del moderno Principe come « il solo regolatore » della vita umana . La meta finale è la società senza Stato , ma per giungervi occorre statizzare ogni cosa . Questo in sintesi è il grande paradosso del leninismo . Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale ? Invece di potenziare la società contro lo Stato , si è reso onnipotente lo Stato con le conseguenze previste da tutti gli intellettuali della sinistra revisionistica che hanno visto nel monopolio delle risorse materiali e intellettuali la matrice dell ' autoritarismo di Stato . Pertanto se vogliamo procedere verso il pluralismo socialista , dobbiamo muoverci in direzione opposta a quella indicata dal leninismo : dobbiamo diffondere il più possibile il potere economico , politico e culturale . Il socialismo non coincide con lo statalismo . Il socialismo , come ha ricordato Norberto Bobbio è la democrazia pienamente sviluppata , dunque è il superamento storico del pluralismo liberale e non già il suo annientamento . È la via per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà e di benessere e di uguaglianza .
'Novecento' di Bernardo Bertolucci ( Moravia Alberto , 1976 )
StampaPeriodica ,
25 aprile 1945 . Un filare di pioppi maestosi su un alto argine , delle pecore che pascolano , il sole attraverso i pioppi . Un giovane cammina cantando , è una bella giornata , il cuore è lieto . Un uomo si alza tra i cespugli , imbraccia un mitra , spara ; il giovane cammina un poco barcollando , cade , muore . Nello stesso tempo un gruppo di contadine dà la caccia attraverso i campi a un uomo e una donna che fuggono , li raggiungono , li ammazzano a colpi di forcone . Ancora , nello stesso tempo , un ragazzo si impadronisce di un fucile , entra in una villa , prende di mira un uomo di mezza età che se ne sta a tavola , facendo colazione . Poi sullo schermo appaiono le parole " Molti anni prima " . Adesso dunque sapremo il motivo di questi eventi terribili e incomprensibili ; lo sapremo , come avviene nel cinema , grazie ad un lungo , lunghissimo flash - back , ovvero , come si diceva una volta , un passo indietro . E infatti il passo indietro lo facciamo addirittura di cinquant ' anni , nell ' atmosfera patriarcale e sonnolenta della campagna emiliana , all ' inizio del secolo . Dunque , ben presto sapremo il motivo di quell ' assassinio , di quella caccia all ' uomo , di quel fucile puntato . Evidentemente , qualcuno in quell ' alba del 1900 ha commesso un delitto rimasto impunito per ben cinquant ' anni e adesso , mezzo secolo dopo , è chiamato a pagarne il fio.Ma no , niente di tutto questo . Il proprietario di terre Alfredo Berlinghieri sta aspettando la nascita di un nipote , erede del suo ingente patrimonio terriero e la stessa attesa si verifica nella vita di Leo , vecchio e fedele bracciante . Il Berlin - ghieri è un tipico proprietario di terre paternalista e quasi feudale . Come gli nasce il nipote , va a cercare nella cantina delle bottiglie di spumante , le mette in una cesta che affida alle braccia robuste di un suo buffone privato , che va in giro vestito da Rigoletto ( tutto questo avviene il giorno della morte di Verdi , uomo - simbolo della vecchia e , almeno a giudicare dal Berlinghieri , retriva Italia del Risorgimento ) e fa una di quelle cose che oggi ci farebbero accapponare la pelle dalla vergogna e dal disagio , ma che , allora , prima della presa di coscienza classista , a quanto pare erano frequenti e innocue ; va su un prato dove i suoi braccianti stanno falciando l ' erba e offre a ciascuno di loro una bottiglia affinché bevano alla salute del nipote appena nato . I braccianti accettano , più o meno ; soltanto il vecchio Leo , forse perché si trova nella stessa situazione del Berlinghieri e non può fare a meno di rendersi conto , pur nel suo lealismo di vecchio schiavo , che la sorte dei due bambini sarà molto diversa , nicchia e alla fine rifiuta il vino . Il Berlinghieri insiste , petulante , accorato , autoritario ; alla fine Leo si rassegna e beve . Il Berlinghieri , nella sua imbecillità patriarcale adesso è soddisfatto ; i miseri braccianti dai volti screpolati dalla fatica , puzzolenti di sudore e di stalla , hanno bevuto alla salute del piccolo vampiro borghese che , come già il nonno e il padre , succhierà il loro sangue . E invece non si rende conto che , in quel prato , quella mattina , è avvenuto qualche cosa di terribile , cioè la lotta di classe è , ufficialmente , cominciata . Questa lotta di classe , con alterne vicende ( scioperi , agitazioni , moti di piazza , socialismo , guerra partigiana , da una parte ; patriarcalismo , liberalismo , fascismo , regime democristiano dall ' altra ) , arriverà , senza trovare soluzioni , fino ai giorni nostri . La lotta di classe costituisce la struttura portante di questo Novecento di Bernardo Bertolucci ; ma non bisogna pensare ad un film collettivo , unanimista . Novecento ha per protagonista di fondo la società italiana ; ma questa società si articola , appunto in base al tema della lotta di classe , in una folla di personaggi principali e secondari . Anzi il film racconta , o meglio vuole farci credere che racconta , la storia del privato rapporto dei due che sono nati il giorno della morte di Verdi , il padrone Alfredo e il contadino Olmo . Essi giocano insieme , gareggiano insieme in tante prove grandi e piccole , dalla forza del braccio alla lunghezza del pene , vanno insieme alla guerra del 1914 ( o meglio ci va Olmo , Alfredo si fa imboscare ) , vanno a letto insieme con una puttana di paese , incontrano insieme le donne della loro vita ( Olmo la maestrina socialista Anita , Alfredo la ricca , raffinata e velleitaria Ada Fiastri Paulhan ).Intanto la lotta di classe continua imperterrita e inevitabile . Per esempio , i padroni , di fronte alla minaccia socialista , si uniscono ; fanno in chiesa una sacrilega colletta per finanziate il fascismo ; una squadraccia dà alle fiamme la case del popolo ; i contadini riescono ancora a organizzare un solenne funerale alle vittime dei fascisti , ma sarà l ' ultima protesta prima dell ' affermarsi della dittatura ... La storia , tra molti caratteri variabili , ne ha uno costante : è serena . Questa serenità per niente affatto giustificata dagli avvenimenti per lo più orribili che la storia ci racconta , deriva dal fatto che gli storici , si tratti di favoleggiatori candidi come Erodoto o di critici eruditi come Rostowzeff , convengono tutti di parlare di cose di cui non hanno avuto diretta e immediata esperienza . E infatti la credibilità dello storico non è di specie sentimentale come quella del romanziere ma intellettuale come quella del critico.In Novecento la serenità che è propria della storia non c ' è perché Bertolucci vorrebbe che la sua scorribanda in mezzo secolo di storia italiana apparisse come una esperienza non già contemplata da lontano ma vissuta e sofferta da vicino e per giunta vissuta e sofferta come storia . In maniera contradditoria egli vuole che i personaggi pur mentre vivono la loro esistenza privata , sappiano di soffrire la storia in ogni loro anche minima azione.Per ottenere questo scopo Bertolucci ha interiorizzato il passato , o meglio ha sostituito il passato con la vicenda della sua vita interiore . Questa sostituzione ha portato a risultati singolari , alcuni convincenti altri meno . Tra i primi , bisogna mettere il rapporto con la natura e quello con il popolo . Il rapporto con la natura si esprime come inesauribile nostalgia della campagna nativa nei bellissimi paesaggi , in molti particolari naturali , nei tanti volti di contadini che ci vengono additati in frequenti primi piani . Il rapporto con il popolo si esprime , invece , in maniera penosa e ossessiva , in un altrettanto inesauribile senso di colpa al quale dobbiamo , oltre a molte scene crudeli e imbarazzanti come quella dello spumante , la generale visione manichea che spartisce il film in due mondi : da una parte il popolo idealizzato in senso positivo , dall ' altra la borghesia illuminata da una luce sinistra e disperata . Tutta la vicenda , insomma , è guardata dall ' angolo visuale di un privilegio sociale pentito , insicuro , scosso . Più complicate si fanno le cose allorché Bertolucci sostituisce il passato con se stesso , dissociandosi nei due personaggi di Alfredo il padrone e Olmo il contadino . Il narcisismo inevitabile in una simile operazione ingenera un senso , di freddezza emblematica , come di apologo didascalico . L ' amore - odio di Alfredo e Olmo così simbolico , non si accorda con il contesto realistico nel quale è inserito . Forse soltanto l ' omosessualità avrebbe potuto dare un carattere di realtà al rapporto tra i due uomini . Ma allora sarebbe saltato il messaggio del film.Adesso bisognerebbe parlare della capacità narrativa e , diciamo così , " muscolare " di Bernardo Bertolucci che in questo film viene confermata al di là del necessario . Ci limitiamo a dire che Bertolucci ha cercato disperatamente di esprimere qualche cosa che gli stava a cuore . Di qui la sincerità di Novecento , altro tratto curioso in un film a sfondo storico . Novecento è affollato di attori straordinari . La vecchiaia borghese di Burt Lancaster , quella popolana di Sterling Hayden , la dignità dolente di Maria Monti , la naturalezza simpatica di Gerard Depardieu , il dubbio intellettuale di Robert De Niro , il volontarismo intrepido di Stefania Sandrelli , il filisteismo trafelato di Romolo Valli , la perversità provinciale di Laura Betti , l ' erotismo recitato di Dominique Sanda , il sadismo subalterno di Donald Sutherland compongono , pur sullo sfondo collettivo , un mosaico di situazioni e di vicende individuali .
Fu solo un decadente ( Moravia Alberto , 1970 )
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Probabilmente il mito di Pavese va spiegato con l ' incapacità dello scrittore di creare il mito nei suoi libri . Non vogliamo dire con questo che Pavese si è ucciso perché era consapevole di non essere riuscito a dire certe cose . Pavese aveva della propria opera e di se stesso un ' opinione altissima , come si può vedere nel diario . Ma , strano a dirsi , è proprio questa idea esagerata di se stesso che in parte ne ha provocato la morte . Dopo aver avuto il premio Strega ed aver scritto La luna e i falò Pavese ha deciso ad un tratto che aveva ottenuto , in senso sociale e creativo , il massimo successo possibile e che di conseguenza non aveva più alcun motivo di vivere . Ha fatto un po ' come certe coppie di amanti che si ammazzano perché sono convinti che il loro amore è così perfetto da non poter essere coronato ormai che dalla morte . La verità , secondo noi , è invece diversa . Pavese non è riuscito a creare il mito nella pagina ; e il suo suicidio va interpretato come un tentativo di crearlo nella vita . In questo modo si spiega non soltanto il suicidio ma anche la accurata fabbricazione e preparazione psicologica e culturale dell ' atto disperato . E infatti l ' operazione tristissima e orgogliosissima è riuscita . Il mito di Pavese , il mito dello scrittore che si è ucciso per motivi esistenziali sopravvivrà alla sua opera . Ma i motivi erano soltanto apparentemente esistenziali . In realtà erano letterari . Niente illumina meglio il mito di Pavese che il suo rapporto con Melville . Melville , il mito l ' aveva saputo creare nella pagina ed era morto nel suo letto . Il mito della balena bianca , come tutti i miti della letteratura , nasce da una grandiosa riflessione che ha le sue radici nel senso comune o se si preferisce nell ' inconscio collettivo . La riflessione riguarda il Bene e il Male , l ' Uomo e la Natura , la Ragione e l ' Irrazionale e così via . Ricco di senso comune , in comunicazione diretta con l ' inconscio collettivo , Melville , come tutti i grandi poeti , crea il mito senza saperlo e senza averne l ' intenzione . Ciò che preme non è creare il mito ma dire certe cose , ossia fornire una sua interpretazione di una visione del mondo che non è sua , avendola ricevuta in eredità dalla società di cui fa parte . Oggi si direbbe che Melville era , ingenuamente e inconsciamente , un contenutista . Saper criticamente cos ' è un mito e decidere , per così dire , a freddo , cioè in base a una riflessione culturale , di fabbricarne uno , è invece il contrario del contenutismo ingenuo ed inconscio . È decadentismo formalistico . A suo tempo ho scritto un articolo : « Pavese decadente » , che non è piaciuto agli ammiratori di Pavese ; ma oggi l ' idea del decadentismo di Pavese è ormai accettata . Cos ' è uno scrittore decadente ? È un letterato colto e raffinato ma egotista , sfornito di senso comune e senza rapporti con l ' inconscio collettivo . Questo letterato ammira i grandi poeti creatori di miti e si domanda , con ingenuità : « Perché loro sì e io no ? Oltre tutto io sono in una posizione di vantaggio . Io so cos ' è il mito , loro non lo sapevano » . Già , ma sapere , in questo caso , vuol dire non potere . Tuttavia il decadente ha pur sempre una maniera di creare il mito : fuori della pagina , nella vita . Il caso di D ' Annunzio è esemplare . Nella pagina di D ' Annunzio il mito non c ' è . D ' Annunzio , allora , lo crea nella vita con le donne , il lusso , le imprese militari , le piume ecc. Abbiamo già detto che Pavese si è ucciso « anche » perché era convinto di essere ormai uno scrittore del tutto riuscito e concluso . In altri termini , Pavese si sarebbe ucciso per ingenuità , quella ingenuità che è indispensabile per creare il mito . L ' ingenuità di Pavese avrebbe consistito nel darsi la morte « per la disperazione del successo » . A riprova si confronti il suicidio di Hemingway con quello di Pavese . Il suicidio di Hemingway desta un ' immensa pietà ; ma non si concreta in un mito perché l ' opera di Hemingway è tanto più importante della sua vita e della sua morte . Non si parla oggi di Hemingway come di uno scrittore che si è ucciso ; ma come di uno scrittore che ha scritto certi libri e poi , purtroppo , si è ucciso . Il mito di Pavese è invece quello dello scrittore che si uccide . Questo mito , in certo modo , nasconde l ' opera di Pavese , confondendo le idee della critica e dei lettori . Per coloro che non hanno bisogno di opere ma di miti , Pavese è un autore ideale . Così alla fine bisogna pur dire che il capolavoro di Pavese è la sua morte , cioè un evento che pur verificandosi fuori della letteratura , « continua » la letteratura . Anche qui il decadentismo si conferma un ' ultima volta , tragicamente .
In quel mucchietto di stracci insanguinati ( Mariotti Cristina , 1975 )
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" Ma chi è quer fijo de mignotta che ha scaricato ' sta monnezza sotto casa mia ? , me so ' detta appena l ' ho visto : pareva un sacco di stracci . E invece era n ' omo . Morto " . Sono le 6,30 di domenica 2 novembre quando Maria Teresa Lollobrigida in Principessa , in gita con la famiglia nella sua villetta abusiva al centro della baraccopoli più squallida di Ostia , denuncia ai carabinieri la sua scoperta . Ci vorranno altre due ore prima che " il sacco di stracci " venga identificato in " Pasolini Pier Paolo , di Carlo , anni 53 , nato a Bologna , residente a Roma , di professione scrittore e cineasta ( precedenti penali fascicolo modello 22 cfr. archivio della squadra mobile ) " . Il regista , lo scrittore , il poeta , il " diverso " geniale e famoso è fissato dal mattinale dei carabinieri nella sua ultima e più drammatica dimensione : quella di un omosessuale morto ammazzato . Scena del delitto : via dell ' Idroscalo , a Ostia . È un tortuoso percorso di terra battuta che separa le baracche " per tutte le stagioni " dei senza tetto , dalle " baracche per l ' estate " dei sottoproletari romani tirate su abusivamente " per far fare un po ' di mare ai bambini " . A pochi metri dalla spiaggia , una sottile fettina di sabbia nera e sporca , via dell ' Idroscalo si apre a destra in uno sterrato che i ragazzi del posto hanno trasformato in un rudimentale campo di calcio : alle due estremità quattro tubi metallici simulano le " porte " . È qui che Pasolini è stato aggredito , colpito , massacrato a colpi di trave dal suo giovanissimo partner nella notte tra il sabato e la domenica . Ha tentato di salvarsi fuggendo e ha tracciato sulla ghiaia con il sangue il disperato percorso . È stato finito poco oltre , schiacciato dall ' assassino sotto le ruote della sua stessa macchina . " La vittima " , si legge nel verbale degli inquirenti , " giace bocconi con le mani unite sotto il torace ; presenta ferite da corpo contundente sulla nuca e sulla faccia , abbondanti emorragie e fuoruscita di sostanza cerebrale ; sopra la schiena tracce di pneumatici ... indossa una canottiera verde , blu jeans , calzini marrone , stivaletti marrone , biancheria ordinaria .. , " . " Strano " , commenterà un brigadiere , " uno come lui era più logico pensarlo in mutandine dl seta " . Ma chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini ? E perché ? Via via le risposte si dipanano sul filo di due storie apparentemente parallele . Sono le due di sabato notte , sul lungomare Duilio , a Ostia , una Giulia grigia sfreccia a 170 all ' ora . Una " gazzella " dei carabinieri si butta all ' inseguimento : eccesso di velocità . La corsa della Giulia " Gt " si arresta contro un muro . Il guidatore è un minorenne " inquieto " : Giuseppe Pelosi , 17 anni , precedenti per furto . Quando si vede braccato resiste , tenta la fuga . Ma inutilmente . Viene acciuffato e incriminato per furto : l ' auto , che risulta intestata a Pier Paolo Pasolini , è stata rubata . Di qui , parte un sorprendente giallo ad incastro . Primo pezzo : un appuntato telefona a casa del regista , a via Eufrate all ' Eur , per segnalare il ritrovamento della Giulia . Risponde la governante . È sorpresa che Pasolini non sia ancora rientrato : " Di solito " , dice , " se tarda avverte " . Secondo pezzo . Il ragazzo si ricorda all ' improvviso di aver perduto un anello : " forse è nella macchina " , suggerisce ai carabinieri , poi lo descrive dettagliatamente : una pietra rossa incastonata tra due aquile dorate e sotto la scritta " United States Army " , insomma , un oggetto più adatto a un " marine " che ad un romano di borgata . Terzo pezzo . L ' anello in macchina non c ' è . I carabinieri si fanno sospettosi : " Ma perché ' sto ragazzetto ci tiene tanto ? " , si chiedono . E ancora : " Come si fa a perdere un anello ? Occorre prima sfilarlo dal dito . Tranne che qualcuno non ce lo tiri via . Magari durante una colluttazione " . E il ladruncolo aveva , al momento dell ' arresto , la camicia macchiata di sangue e una ferita sulla fronte . Si cerca di prendere tempo . Quando il brigadiere Cuzzupé batte a macchina l ' ultima cartella del verbale , si è fatta l ' alba . Poco dopo , la notizia che all ' Idroscalo hanno trovato un morto . Nel sopralluogo , accanto al cadavere . della vittima , qualcuno vede brillare un anello . È esattamente quello descritto da Giuseppe Pelosi : il topo d ' auto è anche l ' assassino dell ' Idroscalo ? Poco dopo , Ninetto Davoli , arriverà per il riconoscimento . All ' una di domenica Pelosi confessa . Ha ucciso Pasolini , dice , perché " non voleva stare al patti . Il maschio dovevo farlo solo io e non uno alla volta " . È questa la verità sulla fine di Pasolini ? La sproporzione fra la statura del personaggio e la banalità della sua morte , per quanto prevedibile ( tempo fa aveva confidato a Moravia : " sai ogni volta che esco per una ' battuta ' sento di rischiare la vita " ) , ha fatto nascere in qualcuno dei dubbi . I due si conoscevano ? È questa la prima domanda . Se la risposta fosse affermativa , anche l ' ipotesi di un delitto diverso , una vendetta di gruppo o magari un delitto politico sarebbe meno irreale di quanto appaia a prima vista . Comunque , lo scenario della sua morte se l ' è scelto lui : una squallida baraccopoli , all ' aperto . " Conosceva la zona perché forse ci voleva girare un film " , ha osservato il capitano dei carabinieri Tommasselli . " Sì , e come no ? " , ha rintuzzato un cronista con eschimo , " e sai il titolo ? ' Ciak , si gira il mio assassinio ' " .
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Quando ho sentito la notizia alla radio ho avuto un primo moto di rimorso : mesi fa , a proposito del suo articolo sull ' aborto , lo avevo attaccato con cosciente cattiveria , e lui se ne era molto risentito , contrattaccando ( una sola battuta nel corso di un ' intervista ) con altrettanta cattiveria . E al saperlo morto ammazzato , così bruttamente , ho avuto un sentimento di colpa , come se quei segni sul suo corpo fossero le tracce di un lungo linciaggio , a cui anch ' io avevo preso parte . Poi mi sono reso conto che non era quello il punto . Lottatore per vocazione , per rabbia e per baldanza , Pasolini l ' attacco lo cercava , lo stimolava quando la reattività pubblica si assopiva , si sentiva vivo solo quando poteva dire : " Perché mi sparate addosso ? " . Lui sosteneva : la società mi lincia perché sono diverso , e certo il primo moto di ribellione gli era venuto dal sentirsi respinto ai margini per quella sua diversità sessuale che esponeva a tutti i venti con esasperata sincerità . Ma questa stessa sincerità lo aveva , per così dire , autorizzato a gestire pubblicamente la sua diversità . Certo , la società non perdona mai del tutto ai diversi , se non li punisce li ricatta con l ' ironia , ma lui avrebbe almeno potuto sentirsi in fase di armistizio . E invece dall ' esperienza originaria della diversità sessuale , gli era venuto l ' altro impulso ( forse più sublimato , o più socializzato , non so ) a crearsi una situazione di diversità ad oltranza . Con un fiuto rabbioso per le posizioni impopolari . Una vocazione alla emarginazione , dunque , a dispetto del successo , anzi usando il successo come frombola per lanciare altre provocazioni che obbligassero gli altri a sparargli addosso . Un gioco pericoloso , sul filo della corda , dove le idee che metteva in questione contavano sino a un certo punto , talora erano tipiche scelte teatrali : il gioco del Bastian contrario . Si diceva una volta , per scherzo , che un giorno avrebbe affermato che i poveri sono cattivi per avere la soddisfazione di vedersi svillaneggiato da tutti : bene , lo ha fatto . Era qualcosa di più di una vocazione masochistica , qualcosa di più ambizioso e di più tragico : una mimesi mistica del Crocifisso , naturalmente a testa in giù , nella scia di quegli gnostici che asserivano che il Figlio per arrivare alla purificazione , avesse dovuto commettere tutti i peccati possibili . Se questo è vero , egli era l ' ultima personificazione di un superomismo romantico , il poeta che vive di persona il proprio ideale estetico ; salvo che l ' esteta della decadenza incarnava sogni di gloria fastosa ed egli invece sogni di spaesamento e persecuzione ; quindi se modello c ' era , era Rimbaud e non D ' Annunzio : anche nel successo egli aveva scelto di testimoniare l ' emarginazione . La conoscenza primitiva della emarginazione sua e altrui lo aveva segnato per la vita , così che non poteva più rifiutarsi a questo gioco , anche se la società era disposta a integrarlo . Anche in questo è stato contraddittoriamente coerente , astuto come il serpente e candido come la colomba . Ciò che lo limita è semmai il fatto che avesse deciso di emarginarsi come testimone dei propri umori e non come portavoce di una coscienza collettiva . Di qui l ' esito oggettivamente regressivo di certi suoi appelli eversivi : il confondere la società futura con una società " naturale " , adolescente e incontaminata solo nei suoi ricordi privati . Che è poi il rischio del poeta quando presenta la memoria come utopia . Di qui le sue lucciole pauperistiche , i paradossi di un paternalismo preindustriale tutto sommato più " naturale " del consumismo tecnologico . Ma è che la violenza positiva del suo messaggio non stava nei contenuti , bensì negli effetti di cattiva coscienza che riusciva a produrre . Erano un pretesto per essere rintuzzato e testimoniare così che l ' emarginazione esisteva ancora . Segno di contraddizione , il suo genio consisteva nell ' impostare il gioco in modo che a contestarlo ci si cadeva dentro . Anche ora , dopo la sua morte . All ' obiezione : " Sei morto come uno dei tuoi personaggi , non sei contento ? " , egli risponderebbe : " Sono morto , siete contenti ? " . E a dirgli : " Hai cercato di mostrarci che il mondo della borgata selvaggia del dopoguerra era più puro e mite di quello della borgata consumistica , e sei morto in un episodio da borgata all ' antica " , egli obietterebbe : " Parlavo della violenza di oggi e sono morto oggi , mi ha ucciso la vostra violenza che mi ha spinto a una ricerca impossibile " . Allora , per uscire dal suo gioco , non resta che vedere se si può utilizzare la sua morte come lezione che non riguardi lui solo . Ci provo . Egli ci ha ripetuto che c ' erano dei diversi respinti ai margini , e che non avremmo mai capito appieno la loro sofferenza . La sua morte ci ricorda che , per quanto rispettato dalla società , un diverso deve pur sempre tentare la sua ricerca in luoghi oscuri , dove c ' è violenza , rabbia e paura ( la stessa del ragazzetto che fugge come un pazzo sulla macchina della sua vittima ) . E se i diversi che hanno il coraggio di definirsi tali devono ancora rifugiarsi ai margini , come i diversi che hanno paura , questo significa che la società non ha ancora imparato ad accettare né gli uni né gli altri , anche se fa finta di sì . Certo Pasolini avrebbe potuto permettersi di vivere la sua diversità altrove che non alla macchia . Può darsi abbia voluto continuare a farlo per orgoglio . Ora ci impone un esame di coscienza fatto con umiltà .
Ma che cosa aveva in mente? ( Moravia Alberto , 1975 )
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Chi era , che cercava Pasolini ? In principio c ' è stata , perché non ammetterlo ? , l ' omosessualità , intesa però nella stessa maniera dell ' eterosessualità : come rapporto con il reale , come filo di Arianna nel labirinto della vita . Pensiamo un momento solo alla fondamentale importanza che ha sempre avuto nella cultura occidentale l ' amore ; come dall ' amore siano venute le grandi costruzioni dello spirito , i grandi sistemi conoscitivi ; e vedremo che l ' omosessualità ha avuto nella vita di Pasolini lo stesso ruolo che ha avuto l ' eterosessualità in quella di tante vite non meno intense e creative della sua . Accanto all ' amore , in principio , c ' era anche la povertà . Pasolini era emigrato a Roma dal Nord , si guadagnava la vita insegnando nelle scuole medie della periferia . È in quel tempo che si situa la sua grande scoperta : quella del sottoproletariato , come società rivoluzionaria , analoga alle società protocristiane , ossia portatrice di un inconscio messaggio di ascetica umiltà da contrapporre alla società borghese edonista e superba . Questa scoperta corregge il comunismo , fino allora probabilmente ortodosso di Pasolini ; gli dà il suo carattere definitivo . Non sarà , dunque , il suo , un comunismo di rivolta , e neppure illuministico ; e ancor meno scientifico ; né insomma veramente marxista . Sarà un comunismo populista , " romantico " , cioè animato da una pietà patria arcaica , non comunismo quasi mistico , radicato nella tradizione e proiettato nell ' utopia . È superfluo dire che un comunismo simile era fondamentalmente sentimentale ( do qui alla parola " sentimentale " un senso esistenziale , creaturale e irrazionale ) . Perché sentimentale ? Per scelta , in fondo , culturale e critica ; in quanto ogni posizione sentimentale consente contraddizioni che l ' uso della ragione esclude . Ora Pasolini aveva scoperto molto presto che la ragione non serve ma va servita . E che soltanto le contraddizioni permettono l ' affermazione della personalità . Ragionare è anonimo ; contraddirsi , personale . Le cose stavano a questo punto quando Pasolini scrisse Le ceneri di Gramsci , La religione del nostro tempo , Ragazzi di vita , Una vita violenta e esordì nel cinema con Accattone . In quel periodo , che si può comprendere tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta , Pasolini riuscì a fare per la prima volta nella storia della letteratura italiana qualche cosa di assolutamente nuovo : una poesia civile di sinistra . La poesia civile era sempre stata a destra in Italia , almeno dall ' inizio dell ' Ottocento a oggi , cioè da Foscolo , passando per Carducci su su fino a D ' Annunzio . I poeti italiani del secolo scorso avevano sempre inteso la poesia civile in senso repressivo , trionfalistico ed eloquente . Pasolini riuscì a compiere un ' operazione nuova e oltremodo difficile : il connubio della moderna poesia decadente con l ' utopia socialista . Forse una simile operazione era riuscita in passato soltanto a Rimbaud , poeta della rivoluzione e tuttavia , in eguale misura , poeta del decadentismo . Ma Rimbaud era stato assistito da tutta una tradizione giacobina e illuministica . La poesia civile di Pasolini nasce invece miracolosamente in una letteratura da tempo ancorata su posizioni conservatrici , in una società provinciale e retriva . Questa poesia civile raffinata manieristica ed estetizzante che fa ricordare Rimbaud e si ispirava a Machado e ai simbolisti russi , era tuttavia legata all ' utopia di una rivoluzione sociale e spirituale che sarebbe venuta dal basso , dal sottoproletariato , quasi come una ripetizione di quella rivoluzione che si era verificata duemila anni or sono con le folle degli schiavi e dei reietti che avevano abbracciato il cristianesimo . Pasolini supponeva che le disperate e umili borgate avrebbero coesistito a lungo , vergini e intatte con i cosiddetti quartieri alti , fino a quando non fosse giunto il momento maturo per la distruzione di questi e la palingenesi generale : pensiero , in fondo , non tanto lontano dalla profezia di Marx secondo il quale alla fine non ci sarebbero stati che un pugno di espropriatori e una moltitudine di espropriati che li avrebbero travolti . Sarebbe ingiusto dire che Pasolini aveva bisogno , per la sua letteratura , che la cosa pubblica restasse in questa condizione ; più corretto è affermare che la sua visione del mondo poggiava sull ' esistenza di un sottoproletariato urbano rimasto fedele , appunto , per umiltà profonda e inconsapevole , al retaggio di un ' antica cultura contadina . Ma a questo punto è sopravvenuto quello che , in maniera curiosamente derisoria , gli italiani chiamano il " boom " , cioè si è verificata ad un tratto l ' esplosione del consumismo . E cos ' è successo col " boom " in Italia , e per contraccolpo nella ideologia di Pasolini ? È successo che gli umili , i sottoproletari di Accattone e di Una vita violenta , quegli umili che nella Passione secondo Matteo Pasolini aveva accostato ai cristiani delle origini , invece di creare i presupposti di una rivoluzione apportatrice di totale palingenesi , cessavano di essere umili nel duplice senso di psicologicamente modesti e di socialmente inferiori per diventare un ' altra cosa . Essi continuavano naturalmente ad essere miserabili , ma sostituivano la scala di valori contadina con quella consumistica . Cioè , diventavano , a livello ideologico , dei borghesi . Questa scoperta della borghesizzazione dei sottoproletari è stata per Pasolini un vero e proprio trauma politico , culturale e ideologico . Se i sottoproletari delle borgate , i ragazzi che attraverso il loro amore disinteressato gli avevano dato la chiave per comprendere il mondo moderno , diventavano ideologicamente dei borghesi prim ' ancora di esserlo davvero materialmente , allora tutto crollava , a cominciare dal suo comunismo populista e cristiano . I sottoproletari del Quarticciolo erano , oppure aspiravano , il che faceva lo stesso , ad essere dei borghesi ; allora erano o aspiravano a diventare borghesi anche i sovietici che pure avevano fatto la rivoluzione nel 1917 , anche i cinesi che avevano lottato per più di un secolo contro l ' imperialismo , anche i popoli del Terzo mondo che una volta si erano configurati come la grande riserva rivoluzionaria del mondo . Non è esagerato dire che il comunismo irrazionale di Pasolini non si è più risollevato dopo questa scoperta . Pasolini è rimasto , questo sì , fedele all ' utopia , ma intendendola come qualche cosa che non aveva più alcun riscontro nella realtà e che di conseguenza era una specie di sogno da vagheggiare e da contemplare ma non più da realizzare e tanto meno da difendere e imporre come progetto alternativo e inevitabile . Da quel momento Pasolini non avrebbe più parlato a nome dei sottoproletari contro i borghesi , ma a nome di se stesso contro l ' imborghesimento generale . Lui solo contro tutti . Di qui l ' inclinazione a privilegiare la vita pubblica , purtroppo borghese , rispetto alla vita interiore , legata all ' esperienza dell ' umiltà . Nonché una certa ricerca dello scandalo non già a livello del costume ma a quello della ragione . Pasolini non voleva scandalizzare la borghesia , troppo consumistica ormai per non consumare anche lo scandalo . Lo scandalo era diretto contro gli intellettuali , che , loro sì , non potevano fare a meno di credere ancora nella ragione . Di qui pure un continuo intervento nella discussione pubblica , basato su una sottile e brillante ammissione , difesa e affermazione delle proprie contraddizioni . Ancora una volta Pasolini si teneva alla propria esistenzialità , alla propria creaturalità . Solo che un tempo l ' aveva fatto per sostenere l ' utopia del sottoproletariato salvatore del mondo ; e oggi lo faceva per criticare la società consumista e l ' edonismo di massa . Aveva scoperto che il consumismo era penetrato ormai ben dentro l ' amata civiltà contadina . Ciononostante , questa scoperta non l ' aveva allontanato dai luoghi e dai personaggi che un tempo , grazie ad una straordinaria esplosione poetica , l ' avevano così potentemente aiutato a crearsi la propria visione del mondo . Affermava in pubblico che la gioventù era immersa in un ambiente criminaloide di massa ; ma in privato , a quanto pare , si illudeva pur sempre che ci potessero essere delle eccezioni a questa regola . La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui . Simile perché egli ne aveva già descritto , nei suoi romanzi e nei suoi film , le modalità squallide e atroci , dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi bensì una figura centrale della nostra cultura , un poeta che aveva segnato un ' epoca , un regista geniale , un saggista inesauribile .
Pasolini ucciso da due motociclisti? ( Fallaci Oriana , 1975 )
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Esiste un ' altra versione della morte di Pasolini : una versione di cui , probabilmente , la polizia è già a conoscenza ma di cui non parla per poter condurre più comodamente le indagini . Essa si basa sulle testimonianze che hanno da offrire alcuni abitanti o frequentatori delle baracche che sorgono intorno allo spiazzato dove Pier Paolo Pasolini venne ucciso . In particolare , si basa su ciò che venne visto e udito per circa mezz ' ora da un romano che si trovava in una di quelle baracche per un convegno amoroso con una donna che non è sua moglie . Ecco ciò che egli non dice , almeno per ora , ma che avrebbe da dire . Pasolini non venne aggredito e ucciso soltanto da Giuseppe Pelosi , ma da lui e da altri due teppisti , che sembrano assai conosciuti nel mondo della droga . I due teppisti erano giunti a bordo di una motocicletta dopo mezzanotte , ed erano entrati insieme a Pasolini e al Pelosi in una baracca che lo scrittore era solito affittare per centomila lire ogni volta che vi si recava . Infatti non si tratta di baracche miserande come appare all ' esterno : le assi esterne di legno fasciano villette vere e proprie , munite all ' interno dei normali servizi igienici , di acqua corrente , a volte ben arredate e perfino con moquette . Le urla di un alterco violento cominciarono dopo qualche tempo che i quattro si trovarono dentro la baracca . A gridare : « Porco , brutto porco » non era Pasolini ma erano i tre ragazzi . A un certo punto la porta della baracca si spalancò e Pasolini uscì correndo verso la sua automobile . Riuscì a raggiungerla e si apprestava a salirci quando i due giovanotti della motocicletta lo agguantarono e lo tirarono fuori . Pasolini si divincolò e riprese a fuggire . Ma i tre gli furono di nuovo addosso e continuarono a colpirlo . Stavolta con le tavolette di legno e anche con le catene . Ciascuno di loro aveva in mano una tavoletta e i due teppisti più grossi avevano in mano anche le catene . Il testimone che , terrorizzato , si rifiuta di raccontare la storia alla polizia , dice anche che , a un certo punto , vide i tre giovanotti in faccia . Erano circa le una del mattino e le urla dell ' alterco continuarono , udite da tutti , per quasi o circa mezz ' ora . Vide anche che Pasolini cercava di difendersi . Quando Pasolini si abbatté esanime , i due ragazzi corsero verso la sua automobile , vi salirono sopra , e passarono due volte sopra il corpo dello scrittore , mentre Giuseppe Pelosi rimaneva a guardare . Poi i due scesero dall ' automobile , salirono sulla motocicletta , partirono mentre Giuseppe Pelosi gridava : « Mo ' me lasciate solo , mo ' me lasciate qui » . Continuò a gridare in quel modo anche dopo che i due si furono allontanati . Allora si diresse a sua volta verso l ' automobile di Pasolini , vi salì e scappò . La scena sarebbe stata vista non soltanto da chi era nelle " baracche " ma anche da una coppia appartata dentro un ' automobile , poco lontano . E tale versione risolverebbe i dubbi che tutti hanno avanzato fino a oggi sulla possibilità che un uomo robusto e sportivo come Pasolini potesse essere sopraffatto da una persona sola , anzi da un ragazzo di diciassette anni , meno forte di lui . E il caso di sottolineare che in un primo tempo fu detto dalla polizia che nelle unghie di Pasolini erano stati trovati residui di pelle . Secondo la versione ora fornita , Pasolini tentò disperatamente di difendersi . Sul volto e sul corpo di Giuseppe Pelosi non esistono segni di una colluttazione . Tali segni , o tali graffi , si dovrebbero trovare sul volto o sul corpo degli altri due teppisti . Perché il Pelosi non parla e si assume tutta la responsabilità ? È legato anche lui al mondo della droga ? Perché lui stesso ha messo sulla pista la polizia raccontando di avere perso un anello che nessuno , fino a quel momento , sapeva che fosse suo ? È possibile perdere un anello durante una colluttazione ? Oppure l ' anello è stato gettato lì di proposito , e il Pelosi ha parlato , raccontando tutto , e la polizia non ce ne dà notizia ?
Kissinger rivela ( Fallaci Oriana , 1972 )
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Washington , novembre . - Quest ' uomo troppo famoso , troppo importante , troppo fortunato , che chiamano Superman , Superstar , Superkraut , e imbastisce alleanze paradossali , raggiunge accordi impossibili , tiene il mondo col fiato sospeso come se il mondo fosse la sua scolaresca di Harvard . Questo personaggio incredibile , inspiegabile , in fondo assurdo , che s ' incontra con Mao Tse - tung quando vuole , entra nel Cremlino quando ne ha voglia , sveglia il presidente degli Stati Uniti e gli entra in camera quando lo ritiene opportuno . Questo quarantottenne con gli occhiali a stanghetta , dinanzi al quale James Bond diventa un ' invenzione priva di pepe . Lui non spara , non fa a pugni , non salta da automobili in corsa come James Bond , però consiglia le guerre , finisce le guerre , decide del nostro destino e lo cambia . Ma chi è , insomma , Henry Kissinger ? Qual è il suo vero aspetto , il suo vero carattere , la sua vera personalità ? Cosa pensa , cosa sente , ora che tutti si chiedono ansiosi : « Allora , la pace in Vietnam , la fa o non la fa ? Allora , l ' accordo con Hanoi , lo firma o non lo firma ? Allora , il presidente Thieu , lo abbandona o non lo abbandona ? » . Su di lui si scrivono libri come sulle grandi figure digerite ormai dalla storia . Libri sul tipo di quello che illustra la sua formazione politico - culturale , Kissinger e gli usi del potere , dovuto all ' ammirazione di un collega di università ; libri sul tipo di quello che canta le sue doti di seduttore , Caro Henry , dovuto all ' amore non corrisposto di una giornalista francese . Col suo collega di università non ha mai voluto parlare . Con la giornalista francese non è mai voluto andare a letto . A entrambi allude con una smorfia di sdegno ed entrambi li liquida con un gesto sprezzante della mano cicciuta : « Non capisce nulla » , « Non è vero nulla » . La sua biografia è oggetto di ricerche che rasentano il culto . Chiunque sa che è nato a Furth , in Germania , nel 1923 : figlio di Luis Kissinger , insegnante in una scuola media , e di Paula Kissinger , massaia . Sa che la sua famiglia è ebrea , che quattordici dei suoi parenti morirono nei campi di concentramento , che insieme al padre e alla madre e al fratello Walter fuggì nel 1938 a Londra e poi a New York . A quel tempo aveva quindici anni e si chiamava Heinz , mica Henry , e non sapeva una parola d ' inglese . Ma lo imparò molto presto . Mentre il padre faceva l ' impiegato in un ufficio postale e la madre apriva un negozio di pasticceria , studiò così bene da essere ammesso a Harvard e laurearsi a pieni voti con una tesi su Spengler , Toynbee e Kant , poi diventarvi professore . Si sa che a ventun anni fu soldato in Germania , dove era con un gruppo di GI selezionati da un test e giudicati così intelligenti da sfiorare il genio . Gli affidarono per questo , e malgrado la giovane età , l ' incarico di organizzare il governo di Krefeld , una città tedesca rimasta senza governo . Infatti a Krefeld fiorì la sua passione per la politica : una passione che avrebbe appagato diventando consigliere di Kennedy , di Johnson , e poi assistente di Nixon . Kissinger , oggi , è il secondo uomo più potente d ' America . Sebbene alcuni sostengano che sia molto di più : la storiella che circola a Washington da qualche tempo dice : « Pensa cosa succederebbe se morisse Kissinger : Nixon diventerebbe presidente degli Stati Uniti ... » . Lo chiamano la balia mentale di Nixon . Per lui e per Nixon hanno coniato un cognome malvagio e rivelatore : Nixinger . Il presidente non può fare a meno di lui . Lo vuole sempre accanto : in ogni viaggio , ogni cerimonia , ogni cena ufficiale , ogni vacanza . Soprattutto , in ogni decisione . Se Nixon decide di andare a Pechino sbalordendo la destra e la sinistra , è Kissinger che gli ha messo in testa di andare a Pechino . Se Nixon decide di recarsi a Mosca per confondere Oriente e Occidente , è Kissinger che gli ha suggerito di recarsi a Mosca . Se Nixon decide di venire a patti con Hanoi e abbandonare Thieu , è Kissinger che lo ha convinto a quel passo . La sua casa è la Casa Bianca . Quando non è in viaggio a far l ' ambasciatore , l ' agente segreto , il ministro degli Esteri , il patteggiatore , entra alla Casa Bianca di primo mattino e ne esce di sera . Alla Casa Bianca porta perfino la biancheria da lavare : raccogliendola disinvoltamente in pacchetti di carta che non si capisce bene dove vadano a finire . Nella lavanderia privata di Nixon ? Alla Casa Bianca , spesso , ci mangia . Non ci dorme perché non potrebbe portarci le donne . Divorziato da nove anni , delle sue avventure galanti ha fatto un mito che alimenta con cura : sebbene molti ci credano poco . Attrici , attricette , cantanti , modelle , produttrici , giornaliste , ballerine , miliardarie , gli piacciono tutte . O si comporta come se gli piacessero tutte : cosciente del fatto che ciò aumenta il suo glamour , la sua popolarità , le fotografie sui settimanali . È anche l ' uomo più chiacchierato d ' America , il rubacuori di nuovo tipo . Fanno moda i suoi occhiali da miope , i suoi ricciolini da ebreo , i suoi completi sobri con la cravatta seria , la sua falsa andatura da ingenuo che ha scoperto il piacere . Eppure l ' uomo resta un mistero , come il suo successo senza paragoni . E la ragione di tale mistero è che avvicinarlo per penetrarlo è difficilissimo : di interviste individuali lui non ne dà , parla solo alle conferenze stampa indette dalla presidenza . Quindi non ho ancora capito perché accettasse di vedere me , appena tre giorni dopo aver ricevuto una mia lettera priva di illusioni . Lui dice che è per la mia intervista col generale Giap , fatta ad Hanoi nel febbraio del Sessantanove . Può darsi . Però resta il fatto che dopo lo straordinario « sì » cambiò idea e decise di vedermi a una condizione : star zitto . Durante l ' incontro , a parlare sarei stata io e da ciò che avrei detto egli avrebbe deciso se darmi l ' intervista o no : ammesso che ne trovasse il tempo . Successe alla Casa Bianca , lo scorso giovedì 2 novembre . A mezzogiorno , puntuale , arrivò frettoloso e senza un sorriso mi disse : « Good morning , miss Fallaci » . Poi , sempre senza sorrisi , mi fece entrare nel suo studio elegante e pieno di libri , telefoni , fogli , quadri astratti , fotografie di Nixon , e mi dimenticò : mettendosi a leggere , le spalle voltate , un lungo dattiloscritto . Fu un po ' imbarazzante restarmene lì in mezzo alla stanza , mentre lui leggeva il dattiloscritto e mi voltava le spalle . Fu anche un po ' strano . Però mi permise di studiarlo prima che lui studiasse me . E non solo per scoprire che non è seducente , così basso e tarchiato e oppresso da quel testone di ariete : per scoprire , soprattutto , che non è disinvolto , non è sicuro di sé . Prima di affrontare qualcuno ha bisogno di prendere tempo e proteggersi con la sua autorità . Fenomeno frequente , in fondo , nei timidi che vogliono nascondere d ' essere timidi e in tale sforzo finiscono col sembrare sgarbati . O esserlo davvero . Esaurita la lettura di quel dattiloscritto , meticolosa e attenta a giudicar dal tempo che gli prese , si girò finalmente verso di me e m ' invitò a seder sul divano . Poi sedette sulla poltrona accanto , più alta del divano , e da questa posizione strategica di privilegio cominciò a interrogarmi col tono di un professore che fa l ' esame a un allievo di cui si fida poco . Assomigliava , ricordo , al mio insegnante di matematica e fisica presso il liceo Galilei di Firenze : un tipo che odiavo perché si divertiva a farmi paura , fissandomi con ironia dietro gli occhiali . Di quel professore aveva perfino la voce baritonale , anzi gutturale , e il modo di appoggiarsi alla spalliera della poltrona cingendola col braccio destro , il modo di accavallare le gambe pienotte mentre la giacca si tira sul ventre e rischia di far saltare i bottoni . Se voleva mettermi a disagio , ci riuscì perfettamente . L ' incubo dei miei giorni di scuola mi aggredì al punto che , a ogni sua domanda , pensavo : " Oddio , la saprò questa cosa ? Se non la so , mi boccia " . La prima domanda fu sul generale Giap . « Come le ho detto io non do mai interviste individuali . La ragione per cui mi accingo a considerare l ' eventualità di darne una a lei è che lessi la sua intervista con Giap . Very interesting . Molto interessante . Che tipo è Giap ? » Lo chiese con l ' aria di aver poco tempo a disposizione , così m ' imposi di riassumere tutto con una battuta a effetto e risposi : « Uno snob francese , mi parve . Insieme gioviale e arrogante , in fondo noioso come un professore . Più che un ' intervista però mi dette una conferenza . Mi consentì poche domande . E non m ' impressionò . Però ciò che mi disse risultò davvero esatto » . Minimizzare agli occhi di un americano il personaggio di Giap è quasi un insulto : ne sono tutti un po ' innamorati , come lo furono di Rommel . L ' espressione « snob francese » lo lasciò quindi smarrito . Forse non la capì . La rivelazione che fosse « noioso come un professore » lo disturbò : sa di avere lui stesso le stigmate del tipo noioso e per ben due volte il suo sguardo azzurro lampeggiò in modo ostile . Il particolare che lo colpì maggiormente , però , fu quello che io dessi credito a Giap d ' avermi previsto cose esatte . Infatti m ' interruppe e : « Esatte perché ? » . Perché Giap aveva annunciato nel 1969 ciò che sarebbe successo nel 1972 , replicai . « Ad esempio ? » Ad esempio il fatto che gli americani si sarebbero ritirati a poco a poco e poi avrebbero abbandonato quella guerra che costava sempre più soldi , rischiava perciò di condurli sull ' orlo dell ' inflazione . Lo sguardo azzurro lampeggiò di nuovo . « E quale fu , a suo parere , la cosa più importante che le disse Giap ? » L ' avere sconfessato , in sostanza , l ' offensiva del Tet attribuendola ai soli vietcong . Stavolta lui non commentò . Chiese soltanto : « Ritiene che l ' iniziativa fosse partita dai vietcong ? » . « Forse sì , dottor Kissinger . Lo sanno tutti che a Giap piacciono le offensive coi carri armati , alla Rommel . Infatti l ' offensiva di Pasqua la fece alla Rommel e ... » « Ma l ' ha persa ! » protestò . « L ' ha proprio persa ? » ribattei . « Cosa le fa pensare che non l ' abbia persa ? » « Il fatto che lei abbia accettato un accordo che non piace a Thieu , dottor Kissinger . » E , tentando di strappargli qualche notizia , aggiunsi in tono distratto : « Thieu non cederà mai » . Cadde nel piccolo tranello . Rispose : « Cederà . Deve » . Abbandonato Giap , l ' esame si concentrò su Thieu : il suo terreno minato . Mi chiese cosa pensassi di Thieu . Gli dissi che non m ' era mai piaciuto . « E perché non le è mai piaciuto ? » « Dottor Kissinger , lo sa meglio di me . Lei ci ha sudato tre giorni , con Thieu , anzi quattro . » Ciò gli strappò un sospiro di assenso e una smorfia che a ripensarci stupisce . Kissinger sa controllare in modo perfetto la faccia , ben difficilmente permette alle sue labbra e ai suoi occhi di denunciare un ' idea o un sentimento . Ma in quel primo incontro , chissà perché , si controllò poco . Ogni volta che dissi qualcosa contro Thieu annuì o sospirò leggermente o sorrise con complicità : quasi me ne fosse grato . Dopo Thieu mi interrogò su Cao Ky e Do Cao Tri . Del primo disse che era un debole e chiacchierava troppo . Del secondo disse che gli dispiaceva non averlo conosciuto . « Era davvero un gran generale ? » . Sì , confermai , un gran generale e un generale coraggioso : l ' unico generale che avessi visto andare in prima linea e in combattimento . Anche per questo , suppongo , lo avevano assassinato . « Assassinato ! ? Da chi ? » . « Non certo dai vietcong , dottor Kissinger . L ' elicottero non cadde perché era stato colpito da un mortaio , ma perché qualcuno aveva manomesso le pale . E certo Thieu non pianse , nemmeno Cao Ky . Stava creandosi una leggenda intorno a Do Cao Tri . E inoltre egli parlava così male dei due . Anche durante la mia intervista li aveva attaccati senza pietà . » La cosa lo turbò più del fatto che criticassi più tardi l ' esercito sudvietnamita . Ciò avvenne quando mi chiese dell ' ultima volta che ero stata a Saigon e di ciò che vi avevo visto . Gli dissi di aver visto un esercito che non valeva un fico e , quando motivai tale condanna , il suo volto assunse un ' espressione perplessa . Infatti , sospettando che recitasse , scherzai : « Dottor Kissinger , non mi dica che ha bisogno di me per saper queste cose . Lei che è l ' uomo più informato del mondo ! » . Ma non stette allo scherzo e rimase perplesso . Al quindicesimo minuto di colloquio , quando mi mangiavo le mani per aver accettato quell ' assurda intervista da parte di colui che volevo intervistare , dimenticò un poco il Vietnam e , col tono del reporter zelante , mi chiese quali fossero i capi di Stato che mi avevano impressionato di più . ( Il verbo impressionare gli piace . ) Rassegnata gli feci l ' elenco . Fu d ' accordo soprattutto su Bhutto : « Molto intelligente , molto brillante » . Non fu d ' accordo su Indira Gandhi : « Davvero le è piaciuta Indira Gandhi ? ! ? » . Neanche volesse giustificare la cattiva scelta che aveva suggerito a Nixon durante il conflitto indo - pakistano , quando s ' era schierato a favore dei pakistani che avrebbero perso la guerra e contro gli indiani che l ' avrebbero vinta . Di un altro capo di Stato , su cui avevo detto che non m ' era sembrato intelligentissimo ma mi era piaciuto moltissimo , disse : « L ' intelligenza non serve per fare i capi di Stato . La dote che conta , nei capi di Stato , è la forza . Il coraggio , l ' astuzia , e la forza » . Tengo la frase fra le più interessanti che m ' abbia detto , con o senza il registratore . Illustra il suo tipo , la sua personalità . L ' uomo ama la forza , anzitutto . Il coraggio , l ' astuzia , e la forza . L ' intelligenza lo interessa assai meno , sebbene ne possegga in abbondanza . L ' ultimo capitolo dell ' esame nacque dalla domanda che meno mi aspettavo : « Cosa pensa che accadrà col cessate il fuoco ? » . Presa alla sprovvista , dissi la verità . Dissi che lo avevo scritto nella mia corrispondenza appena pubblicata sull ' « Europeo » : sarebbe avvenuto un bagno di sangue , dalle due parti . « E il primo a incominciare sarà proprio il suo amico Thieu . » Balzò su : « Amico mio ? » . « Be ' , insomma Thieu . » « E perché ? » « Perché prima ancora che i vietcong provvedano alle loro stragi , nelle prigioni e nei penitenziari egli farà una carneficina . Non ci saranno molti neutralisti e molti vietcong a far parte del governo provvisorio dopo il cessate il fuoco ... » Lui aggrottò la fronte , restò un po ' zitto , infine disse : « Anche lei crede nel bagno di sangue . Ma ci saranno i supervisori internazionali ! » . « Dottor Kissinger , anche a Dacca c ' erano gli indiani . Non riuscirono mica a impedire i massacri fatti dai mukti bahini a spese dei bihari » . « Già . Già . E se ... E se ritardassimo l ' armistizio di un anno o due ? » « Come , dottor Kissinger ? » « E se ritardassimo l ' armistizio di un anno o due ? » ripeté . Mi sarei tagliata la lingua , avrei pianto . Credo anzi di aver alzato verso di lui due occhi lucidi : « Dottor Kissinger , non mi dia l ' angoscia di averle messo in testa una cosa sbagliata . Dottor Kissinger , la carneficina reciproca avverrà comunque : oggi , tra un anno , due anni . E se la guerra continua ancora un anno , due anni , oltre ai morti di quella carneficina dovremo contare i morti per i bombardamenti e i combattimenti . Mi spiego ? Dieci più venti fa trenta . Sono meglio dieci morti o trenta morti ? » . Su questa storia , del resto , non dormii per due notti e quando ci rivedemmo per l ' intervista glielo confessai . Lui mi consolò dicendo che non mi facessi turbare da complessi di colpa , che il mio calcolo matematico era esatto : meglio dieci che trenta . Tuttavia l ' episodio mi buca ancora il cuore . È un uomo che ascolta tutto , registra tutto come un computer . E quando sembra che abbia buttato via un ' informazione ormai vecchia e non buona , la ritira fuori come se fosse freschissima e buona . Al venticinquesimo minuto circa , decise che avevo passato gli esami . Forse mi avrebbe dato l ' intervista . Però restava un particolare che lo disturbava un po ' : ero una donna , e proprio con una donna , la giornalista francese che aveva scritto il libretto Dear Henry , egli aveva avuto un ' esperienza infelice . Magari , e con tutte le mie buone intenzioni , anch ' io lo avrei messo in imbarazzo . Mi arrabbiai . Certo non potevo dirgli ciò che mi bruciava le labbra : vale a dire che non avevo alcuna intenzione di innamorarmi di lui , e tormentarlo con una corte spietata . Ma potevo dirgli altre cose , e gliele dissi : che non mi mettesse nella situazione in cui m ' ero trovata a Saigon nel 1968 quando , per la figuraccia fatta da un italiano vigliacco , ero stata costretta ad abbandonarmi ad audacie che non mi divertono affatto . Non ero responsabile allora della viltà di un tale che aveva un passaporto italiano , e non ero responsabile ora del cattivo gusto di una signora che faceva il mio stesso mestiere . Così non dovevo pagarne il prezzo : se era necessario , sarei andata da lui con un paio di baffi . Ne convenne senza abbandonarsi a un sorriso , e mi annunciò che avrebbe trovato un ' ora durante la giornata di sabato . Alle dieci di sabato 4 novembre ero di nuovo alla Casa Bianca . Alle dieci e mezzo entravo di nuovo nel suo ufficio e aprivo il registratore . Ma l ' intervista durò meno di un ' ora : fu interrotta cinque o sei volte da chiamate , telefonate in partenza e in arrivo , note presidenziali . Poi , proprio sul più bello , mentre lui denunciava l ' essenza inafferrabile del suo personaggio , uno dei telefoni squillò di nuovo . Era Nixon e : poteva il dottor Kissinger passare un attimo da lui ? Certo , signor presidente . Scattò in piedi , mi disse di aspettarlo , avrebbe cercato di darmi ancora un po ' di tempo , uscì dalla stanza , e non lo rividi più . All ' una del pomeriggio il suo assistente Dick Campbell venne tutto imbarazzato a spiegarmi che il presidente partiva per la California : il dottor Kissinger doveva partire con lui . Non sarebbe tornato a Washington prima di martedì sera , quando avrebbero incominciato lo spoglio dei voti , ma dubitava fortemente che potessi concludere l ' intervista in quei giorni . Se avessi potuto aspettare la fine di novembre , quando tante cose si sarebbero chiarite ... La fine di novembre era una data che lo stesso Kissinger s ' era lasciata scappare : così denunciando la sua convinzione ( o speranza ) di firmare l ' accordo entro le prossime tre settimane . Ma valeva la pena cercare la conferma di un ritratto che avevo già in mano ? Un ritratto che nasce da una confusione di linee , colori , risposte evasive , frasi reticenti , silenzi irritanti . Sul Vietnam , ovvio , non poteva dirmi di più e mi stupisco che abbia detto tanto : che quella guerra finisca o continui , dipende in fondo da lui , non può permettersi il lusso di compromettere tutto con una parola di più . Su se stesso però non aveva certi problemi e , tuttavia , ogni qualvolta gli rivolgevo una domanda precisa , si irrigidiva e sfuggiva come un ' anguilla . Un ' anguilla più ghiaccia del ghiaccio . Dio , che uomo ghiaccio . Per tutta l ' intervista non mutò mai quella espressione senza espressione , quello sguardo ironico o duro , non alterò mai il tono di quella voce monotona , triste , sempre uguale . L ' ago del registratore si sposta quando una parola è pronunciata in tono più alto o più basso . Con lui restò fermo e , più di una volta , detti un colpo di tosse per accertarmi che tutto funzionasse bene . Sai il rumore ossessionante , martellante , della pioggia che cade sul tetto ? La sua voce è così . E , in fondo , anche i suoi pensieri : mai turbati da un desiderio di fantasia , da un disegno di bizzarria , da una tentazione di errore . Tutto è calcolato in lui , controllato come nel volo di un aereo guidato dal pilota automatico . Pesa ogni frase , fino al milligrammo . Non gli scappa nulla che non intenda dire perché rientra nella meccanica di una utilità . Le Duc Tho deve aver sudato cento camicie in quei giorni e Thieu deve aver piegato la sua astuzia a una prova durissima . Henry Kissinger ha i nervi e il cervello di un giocatore di scacchi . Naturalmente troverai tesi che prendono in considerazione altri lati del suo personaggio : ad esempio , il fatto che sia inequivocabilmente un ebreo e irrimediabilmente un tedesco . Ad esempio il fatto che , come ebreo e come tedesco , trapiantato in un paese che guarda ancora con sospetto agli ebrei e ai tedeschi , si porti addosso un mucchio di modi , di contraddizioni , di risentimenti , e forse di umanità nascosta . Dimenticando che malgrado ciò siede in cima alla piramide , puoi anche trovare in lui gli elementi del personaggio che s ' innamora di Marlene Dietrich nel film L ' angelo azzurro . La sua debolezza per le donne gli è già costata un matrimonio : prima o poi , dicono , perderà la testa per una di quelle bellezze che se lo contendono solo perché si chiama Henry Kissinger e rende in pubblicità . È possibile . Però , ai miei occhi , egli resta il tipico eroe di una società dove tutto è possibile : perfino che un austero professore di Harvard , uso a scrivere barbosissimi libri di storia e saggi sul controllo dell ' energia atomica , divenga una specie di divo che governa insieme al presidente , una specie di playboy che assesta i rapporti fra le grandi potenze e interrompe le guerre , un enigma che si cerca di decifrare senza accorgersi che probabilmente non c ' è nulla o quasi nulla da decifrare . Perché , qui , anche l ' avventura si veste di grigio . Mi chiedo ciò che prova in questi giorni , dottor Kissinger . Mi chiedo se anche lei sia deluso come noi , come la maggior parte del mondo . È deluso , signor Kissinger ? Deluso ? E perché ? Cos ' è successo , in questi giorni , per cui dovrei esser deluso ? Una cosa non allegra , dottor Kissinger : malgrado lei avesse detto che la pace era « a portata di mano » , e malgrado avesse confermato che l ' accordo coi nordvietnamiti era stato raggiunto , la pace non è venuta . La guerra continua come prima e peggio di prima . La pace ci sarà . Siamo decisi ad averla e ci sarà . Ci sarà entro poche settimane e anche meno , cioè subito dopo la ripresa dei negoziati coi nordvietnamiti per l ' accordo definitivo . Così dissi dieci giorni fa e così ripeto . Sì , la pace avverrà in uno spazio di tempo ragionevolmente breve se Hanoi accetta un ' altra seduta prima di firmare l ' accordo , una seduta per definire i dettagli , e se l ' accetta nello stesso spirito e con lo stesso atteggiamento tenuto in ottobre . Quei « se » sono l ' unica incertezza degli ultimi giorni . Ma è un ' incertezza che non voglio nemmeno considerare : lei si lascia prendere dal panico e in queste cose non bisogna lasciarsi prendere dal panico . Neanche dall ' impazienza . Il fatto è che ... Insomma , per mesi abbiamo condotto questi negoziati e voi giornalisti non ci avete creduto . Avete continuato a dire che essi non avrebbero approdato a nulla . Poi , all ' improvviso , avete gridato alla pace già fatta e infine ora dite che i negoziati sono falliti . Così dicendo ci misurate la febbre ogni giorno , quattro volte al giorno . Ma la misurate dal punto di vista di Hanoi . E ... badi bene : io capisco il punto di vista di Hanoi . I nordvietnamiti volevano che noi firmassimo il 31 ottobre : il che era ragionevole e irragionevole insieme e ... No , non intendo polemizzare su questo . Ma vi eravate impegnati a firmare il 31 ottobre ! Io dico e ripeto che furono loro a insistere per questa data e che , per evitare un dibattito astratto su date che allora apparivano addirittura teoriche , dicemmo che avremmo fatto ogni sforzo per concludere i negoziati entro il 31 ottobre . Ma fu sempre chiaro , almeno per noi , che non avremmo potuto firmare un accordo in cui restavano da definire dettagli . Non avremmo potuto osservare una data solo perché , in buona fede , avevamo promesso di fare ogni sforzo per osservarla . Così a che punto siamo ? Al punto che quei dettagli restano da definire e che un nuovo incontro è indispensabile . Loro dicono che non è indispensabile , che non è necessario . Io dico che è indispensabile e che ci sarà . Ci sarà non appena i nordvietnamiti mi chiameranno a Parigi . Ma siamo soltanto al quattro novembre , oggi è il 4 novembre , e posso capire che i nord - vietnamiti non vogliano riprendere i negoziati pochi giorni dopo la data in cui avevano chiesto di firmare . Posso capire questo loro rinvio . Ma non è concepibile , almeno per me , che essi rifiutino un ' altra seduta . Proprio ora che abbiamo percorso il novanta per cento della strada e stiamo raggiungendo la meta . No , non sono deluso . Lo sarò , certo , se Hanoi vorrà rompere l ' accordo , se Hanoi vorrà rifiutare di discutere ogni modifica . Ma non posso crederci , no . Non posso neanche sospettare che si sia giunti così lontano per fallire su una questione di prestigio , di procedura , di date , di sfumature . Eppure hanno l ' aria d ' essersi proprio irrigiditi , dottor Kissinger . Sono tornati a un vocabolario duro , hanno fatto accuse pesanti , quasi insultanti per lei ... Oh , questo non significa nulla . È successo anche prima e non ci abbiamo mai dato peso . Direi che il vocabolario duro , le accuse pesanti , magari gli insulti rientrano nella normalità . Nell ' essenza , nulla è cambiato . Dopo martedì 31 ottobre , cioè da quando qui ci siamo calmati , voi continuate a chiederci se il malato è ammalato . Però io di malattie non ne vedo . E ritengo davvero che le cose si svolgeranno più o meno come affermo . La pace , ripeto , avverrà nel giro di poche settimane dopo la ripresa dei negoziati . Non nel giro di molti mesi . Nel giro di poche settimane . Ma quando riprenderanno i negoziati ? È questo il punto . Non appena Le Duc Tho vorrà rivedermi . Sto qui ad aspettare . Ma senza sentirmi inquieto , glielo assicuro . Perbacco ! Prima , fra incontro e incontro passavano due o tre settimane ! Non vedo perché ora ci si debba angosciare se passano giorni . La sola ragione del nervosismo che vi ha preso tutti è che la gente si chiede : « Ma questi negoziati riprenderanno ? » . Quando eravate cinici e non credevate che accadesse qualcosa , non vi accorgevate mai che il tempo passasse . Siete stati troppo pessimisti all ' inizio , poi troppo ottimisti dopo la mia conferenza - stampa , e ora siete di nuovo troppo pessimisti . Non volete mettervi in testa che tutto sta procedendo come io ho sempre pensato dal momento in cui ho detto che la pace era a portata di mano . Allora calcolai un paio di settimane , mi sembra . Ma anche se dovessero essere di più ... Basta , non voglio parlare più del Vietnam . Non posso permettermelo , in questo momento . Ogni parola che dico diventa notizia . Alla fine di novembre forse ... Senta , perché non ci vediamo alla fine di novembre ? Perché è più interessante ora , dottor Kissinger . Perché Thieu , per esempio , l ' ha sfidata a parlare . Legga questo ritaglio del « New York Times » . Porta la frase di Thieu : « Chiedetelo a Kissinger quali sono i punti che ci dividono , quali sono i punti che non accetto » . Mi faccia leggere ... Ah ! No , non gli risponderò . Non terrò conto di questo invito . Ha già risposto lui , dottor Kissinger . Lo ha già detto lui che il punto dolente nasce dal fatto che , secondo l ' accordo da lei accettato , le truppe nordvietnamite resteranno nel Vietnam del Sud . Dottor Kissinger , crede che riuscirà mai a convincere Thieu ? Crede che l ' America dovrà firmare con Hanoi separatamente ? Non me lo chieda . Io devo attenermi a ciò che ho detto pubblicamente dieci giorni fa ... Non posso , non devo considerare un ' ipotesi che penso non si verificherà . Un ' ipotesi che non deve verificarsi . Io posso dirle soltanto che noi siamo determinati a fare questa pace , e che la faremo comunque , nel più breve tempo possibile dopo il mio nuovo incontro con Le Duc Tho . Thieu può dire ciò che vuole . È affar suo . Dottor Kissinger , se le mettessi una rivoltella alla tempia e le ingiungessi di scegliere tra una cena con Thieu e una cena con Le Duc Tho ... chi sceglierebbe ? Non posso rispondere a questa domanda . E se vi rispondessi io dicendo : mi piace pensare che lei andrebbe più volentieri a cena con Le Duc Tho ? Non posso , non posso ... non voglio rispondere a questa domanda . Può rispondere a questa domanda allora : le è piaciuto Le Duc Tho ? Sì . L ' ho trovato un uomo molto dedicato alla sua causa , molto serio , molto forte , e sempre cortese , educato . Talvolta anche assai duro , anzi difficile da trattare : ma questa è una cosa che ho sempre rispettato in lui . Sì , io rispetto molto Le Duc Tho . Naturalmente il nostro rapporto è stato molto professionale ma credo ... credo di aver avvertito una certa dolcezza dietro alle sue spalle . E vero , ad esempio , che a momenti riuscivamo perfino a scherzare . Dicevamo che un giorno io sarei andato a insegnare relazioni internazionali all ' Università di Hanoi e che lui sarebbe venuto a insegnare marxismo - leninismo all ' Università Harvard . Be ' , definirei buoni i nostri rapporti . Direbbe la stessa cosa per Thieu ? Anche con Thieu avevo buoni rapporti . Prima ... Già , prima . I sudvietnamiti l ' hanno detto che non vi siete salutati come i migliori amici . Che hanno detto ? Sì . Affermerebbe il contrario , dottor Kissinger ? Ecco ... Certo avevamo e abbiamo i nostri punti di vista . E non necessariamente gli stessi punti di vista . Dunque diciamo che ci siamo salutati da alleati , io e Thieu . Dottor Kissinger , che Thieu fosse un osso più duro di quanto si credeva è ormai dimostrato . Dunque , anche nei riguardi di Thieu , sente di aver fatto tutto ciò che v ' era da fare oppure spera di poter fare ancora qualcosa ? Insomma , si sente ottimista sul problema Thieu ? Sì che mi sento ottimista ! Ho ancora qualcosa da fare ! Molto da fare ! Non ho affatto finito , non abbiamo affatto finito ! E non mi sento impotente . Non mi sento scoraggiato . Affatto . Mi sento pronto , fiducioso . Ottimista . Se non posso parlare di Thieu , se non posso dirle ciò che stiamo facendo a questo punto delle trattative , ciò non significa che mi appresti a perdere la fiducia di sistemare ogni cosa entro il tempo che dico . Ecco perché è inutile che Thieu chieda a voi giornalisti di farmi definire i punti su cui non ci troviamo d ' accordo . È così inutile che non mi innervosisco neanche a tale richiesta . Del resto io non sono un tipo che si lascia trascinare dalle emozioni . Le emozioni non servono a niente . Meno che a tutto servono a raggiunger la pace . Ma chi muore , chi sta morendo , ha fretta , dottor Kissinger . Sui giornali di stamane c ' era una fotografia tremenda : quella di un giovanissimo vietcong morto due giorni dopo il 31 ottobre . E poi c ' era una notizia tremenda : quella dei 22 americani morti sull ' elicottero abbattuto da una granata vietcong , tre giorni dopo il 31 ottobre . E mentre lei condanna la fretta , il dipartimento americano della Difesa invia nuove armi e nuove munizioni a Thieu , Hanoi fa lo stesso . Quello era inevitabile . Succede sempre prima di un cessate il fuoco . Non ricorda le manovre che avvennero nel Medio Oriente al momento del cessate il fuoco ? Durarono almeno due anni . Sa , il fatto che noi si mandi altre armi a Saigon e che Hanoi mandi altre armi ai nordvietnamiti installati nel Sud Vietnam non significa nulla . Nulla . Nulla . E non mi faccia parlare ancora del Vietnam , la prego . Non vuol parlare neanche del fatto che , secondo molti , l ' accordo accettato da lei e da Nixon sia praticamente un atto di resa ad Hanoi ? È un ' assurdità ! È un ' assurdità dire che il presidente Nixon , un presidente che dinanzi all ' Unione Sovietica e alla Cina comunista e in vista delle sue stesse elezioni ha assunto un atteggiamento di assistenza e di difesa per il Sud Vietnam contro ciò che egli considerava un ' invasione nordvietnamita ... è un ' assurdità pensare che un simile presidente possa arrendersi ad Hanoi . E perché dovrebbe arrendersi proprio ora ? Ciò che noi abbiamo fatto non è stato arrenderci . È stato dare al Sud Vietnam un ' opportunità di sopravvivere in condizioni che sono , oggi , più politiche che militari . Ora tocca ai sudvietnamiti vincere la gara politica che li attende . Come abbiamo sempre detto . Se lei paragona l ' accordo accettato con le nostre proposte dell'8 maggio , si accorge che si tratta quasi della stessa cosa . Non vi sono grosse differenze tra ciò che noi proponemmo lo scorso maggio e ciò che lo schema dell ' accordo accettato contiene . Non abbiamo posto nuove clausole , non abbiamo fatto altre concessioni . Respingo totalmente e assolutamente il giudizio della « resa » . Ma , e ora basta davvero parlare del Vietnam . Parliamo di Machiavelli , di Cicerone , di tutto fuorché del Vietnam . Parliamo della guerra , dottor Kissinger . Lei non è pacifista , vero ? No , non credo proprio di esserlo . Anche se rispetto i pacifisti genuini , non sono d ' accordo con nessun pacifista e in particolare coi pacifisti a metà : sa , quelli che sono pacifisti da una parte e tutt ' altro che pacifisti dall ' altra . I soli pacifisti con cui accetto di parlare sono coloro che sopportano fino in fondo le conseguenze della non violenza : ma anche con loro ci parlo volentieri solo per dirgli che saranno schiacciati dalla volontà dei più forti e che il loro pacifismo può portarli soltanto a orribili sofferenze . La guerra non è un ' astrazione , è qualcosa che dipende dalle condizioni . La guerra contro Hitler , ad esempio , era necessaria . Con ciò non voglio dire che la guerra sia di per sé necessaria , che le nazioni debbono farla per mantenere la loro virilità . Voglio dire che esistono princìpi per i quali le nazioni devono essere preparate a combattere . E della guerra in Vietnam cosa ha da dirmi , dottor Kissinger ? Lei non è mai stato contro la guerra in Vietnam , mi pare . Come avrei potuto ? Neanche prima di avere la posizione che ho oggi ... No , non sono mai stato contro la guerra in Vietnam . Ma non trova che Schlesinger abbia ragione quando dice che la guerra in Vietnam è riuscita solo a provare come mezzo milione di americani con tutta la loro tecnologia fossero incapaci di sconfiggere uomini male armati e vestiti di un pigiama nero ? Questo è un altro problema . Se è un problema che la guerra in Vietnam sia stata necessaria , una guerra giusta , piuttosto che ... Giudizi del genere dipendono dalla posizione che uno assume quando il paese è già coinvolto nella guerra e non resta che da concepire il metodo per tirarlo fuori . Dopo tutto , il mio , il nostro ruolo è stato quello di ridurre sempre di più la misura in cui l ' America era coinvolta nella guerra , e poi finire la guerra . In ultima analisi la storia dirà chi ha fatto di più : se coloro che hanno lavorato criticando e basta o noi che abbiamo tentato di ridurre la guerra e poi l ' abbiamo finita . Sì , il giudizio spetta ai posteri . Quando un paese è coinvolto in una guerra non basta dire : bisogna finirla . Bisogna finirla con criterio . E questo è ben diverso dal dire che entrare in quella guerra fu giusto . Ma non trova , dottor Kissinger , che sia stata una guerra inutile ? Su questo posso essere d ' accordo . Ma non dimentichiamo che la ragione per cui entrammo in quella guerra fu per impedire che il Sud fosse mangiato dal Nord , fu per permettere che il Sud restasse al Sud . Naturalmente con ciò non voglio dire che il nostro obbiettivo fosse solo questo ... Fu anche qualcosa di più ... Ma oggi io non sono nella posizione di giudicare se la guerra in Vietnam sia stata giusta o no , se entrarci sia stato utile o inutile . Ma stiamo ancora parlando del Vietnam ? Sì . E , sempre parlando del Vietnam , crede di poter dire che questi negoziati sono stati e sono l ' impresa più importante della sua carriera e magari della sua vita ? Sono stati l ' impresa più difficile . Spesso anche la più dolorosa . Ma forse non è neanche giusto definirli l ' impresa più difficile : è più esatto dire che sono stati l ' impresa più dolorosa . Perché mi hanno coinvolto emotivamente . Vede , avvicinarsi alla Cina è stato un lavoro intellettualmente difficile ma non emotivamente difficile . La pace in Vietnam invece è stato un lavoro emotivamente difficile . Quanto a definire quei negoziati come la cosa più importante che ho fatto ... No , ciò che io volevo raggiungere non era soltanto la pace in Vietnam : erano tre cose . Quest ' accordo , l ' avvicinamento alla Cina e un nuovo rapporto con l ' Unione Sovietica . Io ho sempre tenuto molto al problema di un rapporto nuovo con l ' Unione Sovietica . Direi non meno che all ' avvicinamento alla Cina e alla fine della guerra in Vietnam . E ce l ' ha fatta . È riuscito il colpo della Cina , è riuscito il colpo della Russia , è quasi riuscito il colpo della pace in Vietnam . Così a questo punto le chiedo , dottor Kissinger , ciò che chiedevo agli astronauti quando andavano sulla Luna : « What after that ? Cosa farai dopo la Luna , cosa potrai fare di più del tuo mestiere di astronauta ? » . Ah ! E cosa le rispondevano gli astronauti ? Restavano confusi e mi rispondevano : « Vedremo ... Non lo so » . Anch ' io . Non lo so proprio cosa farò dopo . Però , contrariamente agli astronauti , non ne resto confuso . Nella mia vita io ho sempre trovato tante cose da fare e son certo che quando avrò lasciato questo posto ... Naturalmente avrò bisogno di un periodo di recupero , di un periodo di decompressione : non ci si può trovare nella posizione in cui mi trovo io , poi abbandonarla e incominciare subito qualcos ' altro . Però , una volta decompresso , son sicuro di trovare un ' attività per cui valga la pena . Non ci voglio pensare ora : influenzerebbe le mie ... il mio lavoro . Stiamo attraversando un periodo così rivoluzionario che pianificare la propria vita , oggigiorno , è un atteggiamento da piccoli borghesi del 1800 . Tornerebbe a insegnare ad Harvard ? Potrei . Ma è molto , molto improbabile . Ci sono cose più interessanti : e se , con tutte le esperienze che ho avuto , non trovassi un modo di mantenermi una vita interessante ... sarà proprio colpa mia . Del resto , non ho mica ancora deciso di lasciare questo lavoro . Mi piace molto , sa ? Certo . Il potere è sempre seducente . Dottor Kissinger , in quale misura il potere l ' affascina ? Cerchi d ' esser sincero . Lo sarò . Vede , quando si ha in mano il potere , e quando lo si ha in mano per un lungo periodo di tempo , si finisce per considerarlo come qualcosa che ci spetta . Io sono certo che , quando lascerò questo posto , avvertirò la mancanza del potere . Tuttavia il potere come strumento fine a se stesso non ha alcun fascino sopra di me . Io non mi sveglio ogni mattina dicendo perbacco , non è straordinario che possa avere a mia disposizione un aereo , che un ' automobile con l ' autista mi attenda dinanzi alla porta ? Ma chi l ' avrebbe detto che sarebbe stato possibile ? No , un discorso simile non mi interessa . E , se mi capita di farlo , non diviene certo un elemento determinante . Ciò che mi interessa è quello che si può fare con il potere . Si possono fare cose splendide , creda ... Comunque non è stata la ricerca del potere a spingermi verso questo lavoro . Se esamina il mio passato politico , scopre che il presidente Nixon non poteva rientrare nei miei piani . Sono stato contro di lui in ben tre elezioni . Lo so . Una volta ha persino dichiarato che Nixon « non era adatto a fare il presidente » . Le capita mai , dottor Kissinger , di sentirsi imbarazzato per questo con Nixon ? Io non ricordo le parole esatte che posso aver pronunciato contro Richard Nixon . Ma suppongo di aver detto più o meno a quel modo dal momento che si continua a ripeter la frase tra virgolette . Se l ' ho detto , comunque , ciò fornisce la prova che Nixon non faceva parte dei miei piani di scalata al potere . E quanto al fatto di sentirmi imbarazzato con lui ... No , non lo conoscevo , ecco tutto . Verso di lui avevo l ' atteggiamento convenzionale degli intellettuali , ecco tutto . Io avevo torto . Il presidente Nixon ha dimostrato una grande forza , una grande abilità . Anche nel chiamarmi . Non l ' avevo mai avvicinato quando mi offrì questo lavoro . Io ne rimasi sbalordito . Dopo tutto egli conosceva la scarsa amicizia e la poca simpatia che avevo sempre mostrato per lui . Oh , sì : dette prova di grande coraggio a chiamarmi . Non ci ha rimesso , dottor Kissinger . Fuorché nell ' accusa che oggi viene rivolta a lei : quella d ' essere la balia mentale di Nixon . È un ' accusa totalmente priva di senso . Non dimentichiamo che , prima di conoscermi , il presidente Nixon era stato molto attivo in politica estera . Essa era sempre stata il suo interesse divorante . Già prima che egli venisse eletto era risultato come la politica estera fosse per lui una questione importantissima . Ha idee molto chiare in proposito . È un uomo forte . Del resto , non si diventa presidenti degli Stati Uniti , non si è nominati due volte candidati presidenziali , non si sopravvive così a lungo in politica , se si è un uomo debole . Del presidente Nixon lei può pensar quel che vuole , ma una cosa è certa : non si diventa presidente due volte perché si è lo strumento di qualcun altro . Certe interpretazioni sono romantiche e ingiuste . Gli è molto affezionato , dottor Kissinger ? Ho un gran rispetto per lui . Dottor Kissinger , la gente dice che a lei non importa nulla di Nixon . Dice che a lei preme fare questo mestiere e basta . Dice che l ' avrebbe fatto con qualsiasi presidente . Io non sono affatto sicuro , invece , che avrei potuto fare con un altro presidente ciò che ho fatto con lui . Un rapporto così particolare , voglio dire il rapporto che c ' è tra me e il presidente , dipende sempre dallo stile dei due uomini . In altre parole , non conosco molti leader , e ne ho conosciuti parecchi , che avrebbero il coraggio di mandare il loro assistente a Pechino senza dirlo a nessuno . Non conosco molti leader che lascerebbero al loro assistente il compito di negoziare coi nordvietnamiti , di ciò informando solo un minuscolo gruppo di persone . Davvero , certe cose dipendono dal tipo di presidente , ciò che ho fatto è stato possibile perché me lo ha reso possibile lui . Eppure lei fu consigliere anche di altri presidenti . Anzi di presidenti avversari a Nixon . Parlo di Kennedy , Johnson ... La mia posizione verso tutti i presidenti è sempre stata quella di lasciare a loro il compito di decidere se volevano o non volevano conoscere il mio parere . Quando me lo chiedevano , io glielo davo : dicendo a tutti , indiscriminatamente , ciò che pensavo . Non me ne è mai importato del partito cui essi appartenevano . Ho risposto con la stessa indipendenza alle domande di Kennedy , di Johnson , di Nixon . Ho dato loro gli stessi consigli . Con Kennedy fu più difficile , è vero . Infatti si usa dire che non andavo troppo d ' accordo con lui . Be ' ... sì : sostanzialmente fu colpa mia . A quel tempo ero troppo più immaturo di adesso . E poi ero un consigliere a tempo perso , non si può influenzare la politica giornaliera di un presidente se lo vedi due volte la settimana mentre gli altri lo vedono sette giorni la settimana . Voglio dire ... con Kennedy e con Johnson io non fui mai in una posizione paragonabile a quella che ho adesso con Nixon . Nessun machiavellismo , dottor Kissinger ? No , nessuno . Perché ? Perché in alcuni momenti , ascoltandola , vien fatto di chiedersi non quanto lei abbia influenzato il presidente degli Stati Uniti ma quanto Machiavelli abbia influenzato lei . In nessun modo . V ' è davvero molto poco , nel mondo contemporaneo , che si possa accettare o usare di Machiavelli . In Machiavelli io trovo interessante soltanto il suo modo di considerare la volontà del principe . Interessante , ma non al punto di influenzarmi . Se vuoi sapere chi mi ha influenzato di più , le rispondo coi nomi di due filosofi : Spinoza e Kant . Sicché è curioso che lei scelga di associarmi a Machiavelli . La gente mi associa piuttosto al nome di Metternich . Il che addirittura è infantile . Su Metternich io ho scritto soltanto un libro che doveva essere l ' inizio di una lunga serie di libri sulla costruzione e la disintegrazione dell ' ordine internazionale nel diciannovesimo secolo . Era una serie che doveva concludersi con la Prima guerra mondiale . Tutto qui . Non può esserci nulla in comune tra me e Metternich . Lui era cancelliere e ministro degli Esteri in un periodo in cui , dal centro dell ' Europa , ci volevano tre settimane per andare da un continente all ' altro . Era cancelliere e ministro degli Esteri in un periodo in cui le guerre erano fatte da militari di professione e la diplomazia era nelle mani degli aristocratici . Come si può paragonare ciò col mondo d ' oggi , un mondo dove non esiste nessun gruppo omogeneo di leader , nessuna situazione interna omogenea , nessuna realtà culturale omogenea ? Dottor Kissinger , ma come spiega l ' incredibile divismo che la distingue , come spiega il fatto d ' essere quasi più famoso e popolare di un presidente ? Ha una tesi su questa faccenda ? Sì , ma non gliela dirò . Perché non coincide con la tesi dei più . La tesi dell ' intelligenza ad esempio . L ' intelligenza non è poi così importante nell ' esercizio del potere e , spesso , addirittura non serve . Allo stesso modo di un capo di Stato , un tipo che fa il mio mestiere non ha bisogno d ' essere troppo intelligente . La mia tesi è completamente diversa ma , le ripeto , non gliela dirò . Perché dovrei , finché sono nel mezzo del mio lavoro ? Mi dica piuttosto la sua . Sono certo che anche lei ha una tesi sui motivi della mia popolarità . Non ne sono certa , dottor Kissinger . Sto cercandola , una tesi , attraverso questa intervista . E non la trovo . Suppongo che alla radice di tutto vi sia il successo . Voglio dire : come a un giocatore di scacchi , le sono andate bene due o tre mosse . La Cina anzitutto . Alla gente piace chi gioca a scacchi e si mangia il re . Sì , la Cina è stata un elemento importantissimo nella meccanica del mio successo . E tuttavia il punto principale non è quello . Il punto principale ... Ma sì , glielo dirò . Tanto che me ne importa ? Il punto principale nasce dal fatto che io abbia sempre agito da solo , Agli americani ciò piace immensamente . Agli americani piace il cow - boy che guida la carovana andando avanti da solo sul suo cavallo , il cowboy che entra tutto solo nella città , nel villaggio , col suo cavallo e basta . Magari senza neanche una rivoltella perché lui non spara . Lui agisce e basta : dirigendosi nel posto giusto al momento giusto . Insomma , un western . Ho capito . Lei si vede come una specie di Henry Fonda disarmato e pronto a menar botte per onesti ideali . Solitario , coraggioso ... Non necessariamente coraggioso . Infatti a questo cow - boy non serve essere coraggioso . Gli basta e gli serve essere solo : dimostrare agli altri che entra in città e fa tutto da solo . Questo personaggio romantico , stupefacente , mi si addice proprio perché esser solo ha sempre fatto parte del mio stile o , se preferisce , della mia tecnica . Insieme all ' indipendenza . Oh , quella è molto importante in me e per me . Infine , la convinzione . Io sono sempre convinto di dover fare quello che faccio . E la gente lo sente , ci crede . E io ci tengo al fatto che mi creda : quando si commuove o si conquista qualcuno , non lo si deve imbrogliare . Non si può nemmeno calcolare e basta . Alcuni credono che io progetti con cura quali saranno le conseguenze , sul pubblico , di una mia iniziativa o di una mia fatica . Credono che tale preoccupazione non abbandoni la mia mente . Invece le conseguenze di ciò che faccio , voglio dire il giudizio del pubblico , non mi hanno mai tormentato . Io non chiedo popolarità , non cerco popolarità . Anzi , se vuoi proprio saperlo , non me ne importa nulla della popolarità . Non ho affatto paura di perdere il mio pubblico , posso permettermi di dire ciò che penso . Sto alludendo alla genuinità che v ' è in me . Se io mi lasciassi turbare dalle reazioni del pubblico , se mi muovessi spinto soltanto da una tecnica calcolata , non combinerei nulla . Guardi gli attori : quelli veramente buoni non si servono solo della tecnica . Recitano allo stesso tempo seguendo una tecnica e la loro convinzione . Sono genuini come me . Non dico che tutto ciò debba durare per sempre . Anzi , può evaporare con la stessa velocità con cui è venuto . Tuttavia per ora c ' è . Sta forse dicendomi che lei è un uomo spontaneo , dottor Kissinger ? Mio dio : se metto da parte Machiavelli , il primo personaggio con cui mi viene naturale associarla è quello di un matematico freddo , controllato fino allo spasimo . Mi sbaglierò , ma lei è un uomo molto freddo , dottor Kissinger . Nella tattica , non nella strategia . Infatti credo più nei rapporti umani che nelle idee . Uso le idee ma ho bisogno di rapporti umani , come ho dimostrato nel mio lavoro . Ciò che mi è successo , in fondo , non mi è successo per caso ? Perbacco , io ero un professore totalmente sconosciuto . Come potevo dire a me stesso : « Ora manovro le cose in modo da diventare internazionalmente famoso » ? Sarebbe stata pura follia . Volevo essere dove accadono le cose , sì , ma non ho mai pagato un prezzo per esserci . Non ho mai fatto concessioni . Mi son sempre lasciato guidare dalle decisioni spontanee . Uno potrebbe dire : allora è successo perché doveva succedere . Si dice sempre così quando le cose sono successe . Non si dice mai così delle cose che non succedono : non è mai stata scritta la storia delle cose non successe . In un certo senso , però , io sono un fatalista . Credo nel destino . Sono convinto , sì , che ci si debba battere per raggiungere uno scopo . Ma credo anche che vi siano limiti alla lotta che l ' uomo può fare per raggiungere uno scopo . Un ' altra cosa , dottor Kissinger : ma come fa a mettere insieme le tremende responsabilità che si è assunto e la frivola reputazione di cui gode ? Come fa a farsi prendere sul serio da Mao Tse - tung , da Ciu En - lai , da Le Duc Tho , e poi farsi giudicare come uno spensierato seduttore di donne o addirittura un playboy ? Non la imbarazza ? Nient ' affatto . Perché dovrebbe imbarazzarmi quando vado a negoziare con Le Duc Tho ? Quando parlo con Le Duc l ' ho so cosa devo fare con Le Duc Tho e quando sono con le ragazze so cosa devo fare con le ragazze . D ' altronde , Le Duc Tho non accetta mica di negoziare con me perché rappresento un esempio di pura rettitudine . Accetta di negoziare con me perché vuole alcune cose da me allo stesso modo in cui io voglio alcune cose da lui . Guardi , nel caso di Le Duc Tho , come nel caso di Ciu En - lai e di Mao Tse - tung , io penso che la reputazione di playboy mi sia stata e mi sia utile perché ha servito e serve a rassicurare la gente . A dimostrarle che io non sono un pezzo da museo . Comunque , quella reputazione da frivolo mi diverte . E pensare che io la ritenevo una reputazione immeritata , insomma una messa in scena più che una verità . Be ' , in parte è esagerata : ovvio . Ma in parte , ammettiamolo , è vera . Ciò che conta non è in quale misura sia vera o in quale misura io mi dedichi alle donne . Ciò che conta è in quale misura le donne facciano parte della mia vita , ne siano una preoccupazione centrale . Ebbene , non lo sono per niente . Per me le donne sono soltanto un divertimento , un hobby . Nessuno dedica tempo eccessivo agli hobby . E che io dedichi loro un tempo limitato si capisce dando un ' occhiata alla mia agenda . Le dirò di più : non di rado preferisco vedere i miei due bambini . Li vedo spesso , infatti , sebbene non come prima . Di regola ci passo insieme il Natale , le feste importanti , diverse settimane in estate , e vado a Boston una volta al mese . Per trovarli . Certo sa che sono divorziato da anni . No , il fatto d ' essere divorziato non mi pesa . Il fatto di non vivere coi miei bambini non mi dà complessi di colpevolezza . Dal momento che il mio matrimonio era finito , e non finito per colpa dell ' uno o dell ' altra , non c ' era ragione di rinunciare al divorzio . Del resto sono molto più vicino ai miei figli ora di quanto lo fossi quando ero marito della loro madre . Sono anche molto più felice , ora , con loro . Lei è contro il matrimonio , dottor Kissinger ? No . Quello del matrimonio o non matrimonio è un dilemma che può risolversi come questione di principio . Potrebbe accadere che mi risposassi ... sì che potrebbe accadere . Però , sa : quando si è persone serie come lo sono io , dopotutto , coesistere con qualcun altro e sopravvivere a tale coesistenza è molto difficile . II rapporto tra una donna e un tipo come me è inevitabilmente così complesso ... Bisogna andar cauti . Oh , mi è difficile spiegare queste cose . Io non sono una persona che si confida coi giornalisti . L ' ho capito , dottor Kissinger . Non ho mai intervistato qualcuno che sfuggisse come lei alle domande e alle definizioni precise , nessuno che si difendesse come lei dall ' altrui tentativo di penetrare la sua personalità . È timido , lei , dottor Kissinger ? Sì . Abbastanza . Però in compenso credo d ' essere assai equilibrato . Vede , c ' è chi mi dipinge come un personaggio tormentato , misterioso , e chi mi dipinge come un tipo quasi allegro che sorride sempre , ride sempre . Entrambe le immagini sono inesatte . Io non sono né l ' uno né l ' altro . Sono ... Non le dirò cosa sono . Non lo dirò mai a nessuno .