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EDUCAZIONE FAMIGLIARE ( SANTINI GUIDO , 1915 )
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È strano che in mezzo a tanto fiorire letterario di piani educativi e di riforme , sia sfuggito il tema importantissimo dell ' educazione famigliare e dei suoi necessarî rimedî . La morale balorda di miliardi di persone dell ' uno e dell ' altro sesso che affrontano la vita senza cultura , senza preparazione morale , senza religione , senz ' anima , inquina e perturba l ' esistenza delle famiglie e ne prepara lo sfacelo . Vivono e fondano una casa , una famiglia , senza il culto propiziatore , senza Lari , senza sentimento di responsabilità , senza eroismo . Bambini anche a cinquant ' anni , chiusi nei piccoli bisogni del loro egoismo e nei brevi affetti abituali , non sono armati per resistere alle bufere del gran mondo , non hanno una fede pertinace fino alla morte , un impulso che superi i limiti della loro persona . Il loro egoismo puerile li isola e li schiaccia . Grandi famiglie , tali che , se ciascuno avesse avuto la generosità di votarsi a uno scopo superiore , avrebbero trovato in esso il motivo della loro solidarietà e della loro forza , finiscono invece disperse in balia dei turbini dell ' esistenza , perché il fondamento della loro unione in origine era disonesto , troppo inferiore ai motivi pretestati . Il padre col pretesto del bene dei figli fa tutto quello che gli pare o con una mostruosità pedagogica tenta di corrompere e di schiacciare la loro personalità a profitto d ' un suo banale disegno di prosperità economica ; se vuol preservarli dal male vieta loro ogni amicizia e compagnia affinché si affiatino solamente con lui che rappresenta il bene , ed a lui solo riportino le loro forze vive . La madre , col pretesto della modestia e dell ' umiltà , si disinteressa d ' ogni cosa che non sia il suo limitatissimo compito quotidiano di massaia ; e non le mancano materni pretesti per ogni altro qualsivoglia atteggiamento . I figli con gli stessi pretesti debbono tradirli se non vogliono rimanere schiacciati . Il bene della famiglia , la modestia , gli ideali , sono tutte belle e buone cose ; cose belle e buone tradite che si vendicano , cose che finiscono col deviare inutilmente dai veri motivi - quali che siano - le azioni di ciascuno , e col lasciarlo perire da sé in un suo labirinto o in un suo deserto . L ' affiatamento forzato allora diventa schifo , l ' umiltà vigliaccheria , la riverenza sprezzo o violenza . Vogliono tutto per sé , senza larghezza , inospiti e avari ostentano la liberalità perché non si dica o non si creda , e pretendono di farsi pagare con l ' usura quel nome che sfruttano , quel beneficio che credono d ' aver fatto o che ostentano di credere d ' aver fatto perché stimarono d ' essere obbligati a simularne l ' apparenza e forse in parte non poterono fare a meno di curarne anche la sostanza . Un enorme malinteso , un groviglio di vuoto , un incubo . Di ogni seme che gettano nella vita pretenderebbero i frutti ! Ma li pretendono con le parole e non con l ' inesauribile costanza d ' attività , di fede e di cura . Noiosissimi Tersiti che rintronano di querimonie le orecchie e mortificano il cuore ai taciturni che lavorano per un loro sogno e che amano al mondo qualche cosa oltre se stessi . Io feci pure ! Com ' è che non ebbi ? Ed io , che cosa godo ? La loro anima è tutto negazione , tutto egoismo , tutto vizio . Non v ' è più nulla d ' umano in essi . E sono miliardi . Le città e i borghi ne sono pieni . La strada fangosa e merdosa , le case piene d ' odori di cucine , di detti e di sporcizie , le facce bestiali dei cristiani , l ' onda del mortifero luridume umano che dilaga quasi dappertutto e minaccia anche in noi stessi , ci soffoca , ci nausea costantemente , ci avvelena . Vi sono troppi pidocchi sull ' ideale . Ci vuole un bagno rigeneratore di sventura . Sia benedetta la Guerra , che chiama ogni cosa col suo nome e se ci manda uno shrapnel non pretende d ' averlo fatto per nostro bene !
DOPO ( SBARBARO CAMILLO , 1915 )
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Era in casa e aspettavano lei . - - Per dove sei entrata ? - Rispose con un risetto . Si volgeva di là affaccendata . Sua madre non le vide la faccia . Scostò la sorellina senza carezze con una specie di fretta . Il lume splendeva in sala . - Che faceva essa di là ? - Rispondeva : - Vengo . Toccava qua e là . Restava assorta .... L ' aspetto delle cose famigliari , immutato , era una tortura . - Trovò il cerchio di cipria dove aveva posato la scatola avanti d ' uscire .... Toccava qua e là , restava assorta ; si toccava ; portando la mano alla nuca , dietro , per sorprendere dei capelli in disordine , una fibbia sganciata .... Sentiva che qualche cosa doveva vedersi ( così l ' assassino si sente addosso in qualche punto la macchia di sangue ) e i ginocchi le si incontravano al pensiero di comparire di là . Invece un ' eguale pace avevano i volti sotto il lume . Sedette come per un ' improvvisa debolezza , sentendosi intrusa fra i suoi . Aveva tradito quella gente che non sapeva , la loro casa dai vecchi mobili . Nulla d ' intimo aveva più la casa se un estraneo poteva parlare del neo che solo sua madre sapeva ( e l ' aveva battezzato con un ridicolo nomignolo affettuoso ) . E le pareva che adesso , nella casa chiunque potesse entrare e sedersi e ridere . Il viso non guardato di sua madre la feriva di pietà come di lei ignara fossero stati esposti certi umili indumenti intimi .... Presto capì che non a lei sola ma alla madre buonadonna alla sorellina l ' uomo aveva fatto violenza . Stava non facendo più rumore d ' una persona nascosta , nella paura d ' un gesto di cui non potesse sopportare la dolcezza . Poi , impossibilità di sottrarsi all ' acconciatura della notte . ( Il cuore le moriva sotto le amorose dita inesperte . Per chi parava ancora così la sua figlia quella brava donna ? ) E , nel letto , repulsa , più crudele per lei che per la piccola , fatta di armeggi di gomiti e ginocchi , contro la sorella che s ' appiccicava ...
TERRA DI ROMAGNA ( SERRA RENATO , 1915 )
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Come beatamente l ' occhio si riposa su questa dolce terra di Romagna ! Ella è ancora intorno a me tutta bruna e nuda in una chiara aria d ' inverno ; ma l ' orizzonte è spazzato fino agli ultimi confini dal vento aspro di marzo e nella pianura pulita le case paiono più bianche , gli alberi e le siepi più nere ; la striscia del mare turchino ride al sole nuovo . Il colore di queste cose nuove parla al mio cuore . Io ne cerco il senso e vago con l ' occhio sul gran ventaglio aperto del piano ; guardo i colli magri e puri , là terre lavorate che spiccano nel fulvo crudo dell ' ombra , e il dolce vecchio verde delle coste piene di luce ; guardo i monti che s ' affollano più lontani , ondeggiando come vapori , e in fondo alte e sole , quasi ritagliate sul cielo , le tre punte celestine . Il noto profilo pare che renda a tutte le linee dei monti e del piano il senso delle cose domestiche e care . Non è questo dunque il paese del mio poeta , il paese ove andando ci accompagna l ' azzurra visïon di S . Marino ? Ecco l ' Emilia , bianca dura e pulita fra le sue gracili siepi , co ' suoi ponticelli , sotto cui passano i rii dal bel nome romano , e mormora l ' acqua che oggi è così trasparente e lucente tra le ripe calve sul fondo terroso : la vecchia grande strada ci invita alle ville ben conosciute , a Savignano dalle cui selci sonanti fino alla Torre e al Cimitero di S . Mauro è così breve il cammino .... Ma da ogni sasso e da ogni siepe lungo quel cammino pare che le canzoni del poeta debbano volar via con frullo rapido e vario , come uccelli dal nido . Dalle punte di S . Marino fino al mar di Bellaria e alla pineta di Ravenna , dal Rubicone alla Marecchia , e in ogni angolo di questa terra e in ogni aspetto e in ogni forma , dove ch ' io mi volga e riguardi , ivi io vedo presente il poeta : in tutte le cose sento le sue memorie cantare . Sarà forse quel picchiare in cadenza di un pennato sulle corteccie ? Laggiù tra ' pioppi del mio viale , che pare forino il cielo così brulli e rimondi , un vecchiettino ha poggiato la sua scala a un tronco grigio ; e così ritto a mezz ' aria batte e sfronda e rinetta ; cadono intorno a lui e s ' ammonticchiano sulla sabbia battuta del viale rami secchi , scheggie , e vermene novelle , che lasciano alle sue dita un così buono odore di gemme .... O forse è il grido lungo dei galli che nel vasto silenzio risponde alla cantilena aspra e strascicata delle venditrici di insalatina campagnuola ; o la festa dei passeri tra le zolle , che sembrano ancor gocciolare dell ' ultima neve ; è questo bianco di tele , che dalla terra screpolata e scolorita rigettano contro i miei occhi il sole con crudezza tagliente , e domani porteranno dentro le case odore d ' erba nascente e di viole ; è il fruscio degli aquiloni che salgono e brandiscono al vento sonoro ; o forse anche è una fanciulla che mi viene incontro lenta lenta pel viale , come abbandonata a questa dolcezza ; risplende la faccia bianca sotto i bruni capelli pieni di sole e nuotano i limpidi occhi dello splendore del giorno ( liquidi e limpidi occhi , che ridon , così .... con gli angioli . Perché ? ) Tutto intorno a me sente del Pascoli ; e qualcuno mi consiglia che basterà volgere quietamente gli occhi intorno sulle cose , per trovare la via facile e piana della sua anima poetica . CARDUCCI , MAESTRO DI UMANITÀ Qui non è possibile fare paragone col Croce , dell ' intelligenza , come se uno ne abbia più e l ' altro meno . Non è una intelligenza generica , di cui si possa rendere quantitativa ragione ; questo , al quale io parlo , è il Carducci . Qualche cosa di grande alita intorno , e io mi sento pieno del nume . Il dialogo è divenuto orazione . Penso forse ai XX volumi delle opere ? o alle vaste scatole di appunti e di schede coronanti le scansìe dello studio oggi silenzioso , dove la fatica di questo aspro benedettino delle lettere ha lasciato per quarant ' anni la sua traccia quotidiana e minuta ? o penso a tutto l ' esempio di una vita , che nei particolari della scrittura e del discorso non si esauriva , ma trapassando in vive anime e quivi trasfigurandosi , non perdeva forma però e durava e ancora dura ? Ho dimenticato in questo momento tutto quello che in lui era contingente e limitato e personale ; non ricordo più , da me a lui , né la distanza immensa dell ' ingegno , né gli svantaggi della cultura , né le differenze delle opinioni e del gusto ; voglio che tutto ciò sia fatto vano , e solo mi resti presente l ' uomo della mia razza e della mia religione , il testimonio e il compagno , col quale mi sarà dolce vivere e morire . Io mi sento vicino a lui in tutto quel che più mi importa , nel leggere . un libro e nel tollerare la vita . Un sentimento profondo uguaglia noi ai nostri fratelli che sono stati e a quelli che saranno ; al padre Omero quando spande il suo dire in mezzo agli uomini che se ne vanno come le foglie della primavera ; e a Saffo che parla delle Pleiadi scintillanti , e a tutti gli altri che sono venuti sopra questa terra nella cara luce del sole a soffrire e a amare e a godere le cose belle che ci sono , e così , parlando con voce tranquilla e con chiari occhi riguardando i compagni e il mondo , sono passati come anche noi passeremo . Perennis humanitas ! Ad essa appartiene il Carducci ; per essa io lo onoro . Egli votava la sua vita a questa religione , con animo schietto e libero e non intronato da nessuna eco di torbidi entusiasmi o di orgie e di non virili invasamenti . Sapeva di essere un uomo , non immortale , ma chiamato alla fine ; sentiva nel passato e in grembo alla terra le sue radici , e il suo destino in mezzo agli uomini . Dopo di che egli ha atteso al compito che la natura gli mostrava con una fede serena e superba , con una reverenza di tutto ciò che era stato o grande o buono o bello , con un amore dell ' opera propria e dell ' altrui , che , per essere senza illusioni di eternità , non par tuttavia meno benefico . Che cosa importa ora se a noi manchino i doni che abbondavano a lui ? Nessuno ci toglierà il diritto di onorare nel suo nome la nostra parte migliore . Non si tratta di un maestro , che potevamo anche non avere , o di un libro che potevamo anche non leggere . Ma io mi rifiuto di abbandonare insieme con lui la ragione più profonda del mio sentire , la comunione col passato e la conversazione con tutti i grandi e cari e umani spiriti , e il culto della loro parola cara al mio cuore sopra tutte le cose . Io voglio sapere che c ' è nella mia adorazione qualche cosa di vano ; che l ' amore delle belle parole , con tutto quel che reca di sacrifizio nel cercarle e nel custodirle e nell ' imitarle , di superstizione nel goderle , è vano ; e son vani i versi e le rime e i libri e i canti e le pitture e i simulacri e le immaginazioni tutte quante ; voglio saper tutto questo per avere la gioia di affrontare con occhi aperti il pericolo mio dolce . Passano i giorni e scema la luce e il tempo dell ' amore se n ' è andato e l ' ombra si avvicina a noi lunga e nera . Noi facciamo dei libri . Anzi non ne facciamo nemmeno ; ci contentiamo di leggere e di fare qualche segno sui margini . Ma questo basta e la compagnia dei nostri padri e fratelli . Nessuno fra quanti ho dintorno mi è stato guida ad essa e aiuto e conforto degno come il Carducci . Fra tutti i vicini io non trovo altri , a cui poter dare con sincerità questo nome di maestro .... " Orabunt causas melius alii coelique meatus .... " descriveranno meglio i cieli del pensiero e gli episodi della storia ; nessuno può essermi maestro migliore di letteratura e di umanità , per le quali io vivo .
POESIA ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
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Un solo squillo della tua voce senza epoca e tutte le gioiellerie di questo crepuscolo rassegnato in pantofole si mettono a lampeggiare creando un giorno nuovo Un ' ala inzuppata d ' azzurro tacita gli spleens il nero - fumo di tante ritirate prima del corpo a corpo fuori de ' geroglifici delle metafisiche acerbe Si direbbe che non siamo mai morti Questi pallidi vermi sarebbero dei capelli biondi e le vecchie ironie una menzogna di réclames fiorite sui muri del sepolcro Un solo giro dei tuoi occhi d ' oro ( non parlo a una donna ) - e addio dunque l ' aspettativa di riposo e il tramonto metodico e la saggezza diplomatica delle liquidazioni amorose Di nuovo eccoci fra la gioventù de ' verdi infranti de ' frascami stemperati nelle nudità primitivismo abbrividito lungo queste striature d ' acque rosa e blu rifluenti a un riflesso di mammelle e di sole in un diluvio di violette gelate Le luci le sete l ' elettricità degli antichi sguardi idilli irreperibili dimenticati co ' vini e i paradossi Scienza laboriosa Arcobaleno che rotea e ronza con una diffusione di prismi come nelle creazioni Si ricomincia città campagne e cuore È la vita davvero A quando la fanfara idiota delle fantasmagorie in maschera nel trotto buio delle diligenze ? Addio mia bella addio O non è ancora che una farsa povera nello scenario a perpetuità delle stelle oscillanti su questa casa d ' illusione creduta chiusa e aperta forse a tutto !
RAGGIO (LINEAMENTO DI UN' IPERFISICA) ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
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I Un vaso è posto davanti a me sulla tavola . Se io voglio toccarlo bisogna che la mia mano compia un movimento , percorra la distanza interposta , lo spazio esistente fra essa e il vaso . II Siamo abituati a considerare questo spazio come qualcosa di essenzialmente differente dalla mano e dal vaso . Ad ammettere , nel caso nostro , tre cose : la mano , lo spazio ed il vaso . III È impossibile tuttavia stabilire la linea di contorno di queste tre cose . Effettivamente una tale linea non esiste , giacché essa pure dovrebbe avere le sue due linee di confine , le quali a loro volta dovrebbero confinare con altre linee , e così all ' infinito . Una linea che potesse separare effettivamente una cosa da un ' altra dovrebbe essere una linea di vuoto ; ma il vuoto è ancora dello spazio o non esiste . IV La mano , lo spazio e il vuoto , non sono dunque effettivamente separati l ' uno dall ' altro . Formano dunque un tutto continuo . V Ora , più là del vaso c ' è ancora dello spazio , poi un libro , poi altro spazio , poi una spalliera di seggiola , e altro spazio , e altri oggetti , tutti gli oggetti della mia camera , eppoi le mura , e oltre le mura il fuori , i campi , i paesi , le città , il mondo , l ' universo . Tutte queste cose ( ed io fra esse ) , non sono separate effettivamente fra loro . L ' intero universo dunque è un tutto unico senza soluzione di continuità . VI Universo . Organismo compatto , indivisibile i cui membri son complementari gli uni degli altri , presenti gli uni agli altri . VII Tuttavia la mano non è lo spazio e lo spazio non è il vaso . C ' è una distanza fra l ' una e l ' altro e per superarla occorre un intervallo di tempo . VIII Considero la differenza esistente fra le diverse parti del tutto non come una differenza della materia ma come una differenza di stati della coscienza che li percepisce in un atto unico e istantaneo . È vero : il mondo non è un aggregato molecolare , ma un flusso d ' energia con ritmi vari dal granito al pensiero . IX Come ogni nota è presente ( temporalmente e spazialmente ) in tutta una melodia , così ogni cosa è di necessità connaturata all ' altra nell ' universo . La conoscenza ( esperienza ) è paragonabile allo svolgersi della melodia . È una formazione di stati della sensibilità con elementi sempre presenti e contemporanei . X Viene così abolita l ' effettività del tempo e dello spazio . XI I luoghi dove non sono stato ancora , il mio avvenire che non conosco ancora non sono cose separate da me effettivamente . Sono collegato agli uni - come a tutte le parti dell ' universo - dalla continuità illimitabile della materia vivente , formo un tutto con essi ; sono collegato all ' altro - come a tutta la storia dell ' universo - dalla continuità ininterrompibile della vita della materia . XII Sono consostanziale a tutte le parti , confluente al passato e al futuro . XIII Vedere quei paesi , apprendere quell ' avvenire , non vuol già dire entrare in contatto con luoghi e fatti a me estranei , sibbene esperimentare , prender coscienza di stati del mio essere . XIV Vivere , significa prender coscienza del tutto che ci è connaturato . XV Giacché tutto , ripeto , è presente e contemporaneo a tutto . Tutto agisce su tutto . I luoghi ignorati fanno parte del mio essere come quelli che non ignoro ; e il mio avvenire agisce in me come il passato . Un ' azione che compio oggi non è soltanto il prodotto di tutto il mio passato , ma anche la preparazione del mio avvenire . Non meno un effetto di quel che è stata che una causa ( potrei anche dire effetto ) di quel che sarà la mia vita . Quello che dovrà essere la mia vita comanda già quello che è adesso . Aver coscienza di quello che siamo e che conosciamo equivale ad essere in potenza presenti e contemporanei a tutto . XVI Si può concepire così l ' intuizione e la divinazione e si possono definire : cambiamenti prepotenti ed eccezionali di stati della sensibilità - coscienza . Un organismo privilegiato , un centro di vita strapotente può in un certo momento e in date circostanze attirare e concentrare in sé le sue parti lontane , le onde periferiche della sua energia e concretarle , e conoscerle . XVII È così che un artista può vivere e concretizzare in un ' opera la vita di un altro essere , delle cose , dei luoghi che non ha visitati . Un profeta vedere e rivelare gli avvenimenti futuri - futuri per le sensibilità meno acute della sua . XVIII Amo questo universo , unico , compatto , musicale , completo , formato , dove tutto è , dove ogni cosa è necessariamente , indissolubilmente conglobata a ogni altra , e il cui sviluppo è la coscienza . XIX La mia coscienza è un globo di luce che saetta i suoi raggi tutt ' intorno secondo la forza che le è propria , sulle cose di questo mondo , oltre la luna , il sole e le stelle , per la notte cosmica che non è un limite ma una difficoltà . XX Per questa coscienza in isviluppo tutto è virtualmente in me . Io sono il punto di confluenza della storia e del mondo . Io sono con l ' eternità e con l ' infinito .
CICALATA FRENOLOGICA ( VEDRANI ALBERTO , 1915 )
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Le vicissitudini delle idee e dei sistemi dell ' uomo mi toccano più tragicamente che le vicissitudini della vita reale . HÖLDERLIN . Nella Voce di quest ' anno ho molto ghiottamente gustato un pensiero buttato là senza pretesa in un annunzio bibliografico e che già sapevo giustissimo e importante anche per mia esperienza intellettuale . Lo riproduco qui con piacere : " La storia delle scienze meglio di ogni altra disciplina può inspirare allo scienziato il senso di ciò che sia in realtà la sua attività . Dalla storia della scienza , difatti , sono partite le analisi più illuminatrici sulla realtà della scienza negli ultimi anni : basti fare i nomi del Mach , del Milhaud , del Tannéry , del Poincaré , del Duhem . Non v ' è nessuna miglior via di capire una cosa del rifarla storicamente , e non so se si sia ancora pensato ad applicare questa concezione all ' insegnamento della scienza anche nelle scuole secondarie . Per conto nostro più degli esperimenti ecc . credo che gioverebbe insegnare ai giovani ( ed avrebbe maggiore attrattiva ) come l ' uomo sia arrivato a costruire la fisica moderna , partendo dai dati empirici e dalle prime concezioni degli antichi " . Detto in parte già da altri , è ridetto lucidamente che non si poteva meglio . Contrappesa e con la sua giustezza compensa alcuna di quelle iniquità di pensieri , parole , opere , omissioni in cui La Voce 1914 potesse per avventura essere incorsa , in cui anzi per disavventura è incorsa - almeno io penso - come quando , per esempio ( e scusate se cambio discorso ) ha stampato che bisogna superando Leibniz conchiudere che anche i sassi sono animati , pensano . Io che dalla riva d ' un gran fiume li vedo ogni dì che si lasciano stupidamente voltolare dalla forza della corrente , a cotesto Gassendiano superamento di Leibniz non arrivo : non mi risolvo a lasciarmi voltolare dall ' ilozoismo fino a somiglianti almanaccature . Anzi mi prende la tentazione di esplorare storicamente ( secondo il pensiero sopra lodato e per quanto consentono lo spazio d ' una pagina e la faticosa coltura di provincia ) la persuasione , così antica e diffusa tra gli uomini , che il pensiero sia fattura della testa , anzi del suo contenuto : il cervello . È una persuasione antichissima , anteriore a qualunque peste di positivismo o di scienze anatomiche o freniatriche , quando gli uomini sapevano che il cervello esiste semplicemente per averlo fatto schizzar fuori dalla scatola cranica di animali della loro specie con un buon colpo di clava , in guerra . Vedete , signori pacifisti , che belle cognizioni ci ha procurate nostra madre la guerra . È ben lei che ci ha insegnata la pratica della vivisezione , come la chiocciola ha insegnato all ' astronomo e all ' architetto il concetto del cannocchiale e delle scale . E potrebb ' essere che la guerra abbia per lo meno contribuito a ribadire la suddetta persuasione , facendo come essa sola può fare della psichiatria sperimentale alla grande , direttamente sull ' uomo : moltiplicando , cioè , le occasioni a quei casi di alterazione mentale prodotta da percosse sul capo , i quali , anche per esperienza personale di Bismarck e per dirla con parole di lui , dimostrano come " il pensiero dell ' uomo dipenda pure dal suo cervello corporale " . Battendo violentemente la testa in una caduta da cavallo , Bismarck perdette la conoscenza e quando si riscosse la ricuperò solo a mezzo . " Che è quanto dire - egli racconta - una parte del mio potere pensante era al tutto buona e chiara , l ' altra metà se n ' era ita . Io cercai il mio cavallo e trovai che la sella era spezzata . Allora chiamai il palafreniere , mi feci dare il suo cavallo e cavalcai verso casa . Quando i cani mi abbaiarono all ' incontro per salutarmi , io li ritenni cani forestieri , mi adirai e gridai contro essi . Poi io dissi che il palafreniere era caduto da cavallo e che bisognava andarlo a prendere con una barella ; e fui molto stizzito quando , a un cenno di mio fratello , nessuno si mosse . Si voleva dunque lasciar giacere quel pover uomo in mezzo alla strada ? Io non sapevo che io era io e insieme il palafreniere . Allora andai a letto e , com ' ebbi dormito , il mattino appresso stavo bene . Fu uno strano caso .... der zeigt wie das Denken des Menschen doch von seinem körperlichen Gehirn abhängt " . Ora io dicevo che solo la guerra può concedersi il lusso da gran signora di moltiplicare all ' infinito direttamente su la testa dell ' homo sapiens tali esperimenti ed argomenti così efficaci a dimostrare la sede cerebrale del pensiero , mentre lo psichiatra deve tenersi pago d ' eseguirli sui conigli : e , anche su questi , non senza aspro e iroso contendere di quei pacifisti ad oltranza che compongono le società protettrici degli animali . In ogni modo nelle Lezioni di patologia sperimentale dello Stricker trovo quanto segue . Egli , dopo avere enunciato che la sede della coscienza vien riposta nel cervello e più precisamente nella corteccia del cervello medesimo , dice che in tutti i tempi fino ad oggi s ' è ammesso che noi dobbiamo la cognizione di questo fatto all ' indagine sperimentale , ma ciò non sembra ancora provato . In vero - dice lo Stricker - egli è di fatto che a conoscere il cervello noi siamo giunti col mezzo d ' indagini , ma che anche alla conoscenza del fatto che la coscienza ha sede nel cervello , si sia giunti collo stesso mezzo , ciò , dico , non è ancora provato , ed è quindi permesso di dubitarne . Un motivo fondato che ci fa dubitare di ciò , ce lo fornisce la storia ; la quale ci dice , che la conoscenza del fatto che la coscienza risiede nel cervello , è di data anteriore a tutte le letterature trasmesseci . Di ciò fa fede il mito pagano , stando al quale , Minerva sarebbe saltata fuori dalla testa di Giove . - In ultimo , lo Stricker formula il suo pensiero così : Non c ' è nozione , quale essa sia , che valga a togliermi la nozione che la mia coscienza ha sede nel cervello . Il luogo e il tempo in cui si forma ogni idea , sono indissolubilmente congiunti coll ' idea medesima . Allo stesso modo che è una qualità inerente all ' acqua cadente in gocce d ' apparirci umida , così è un carattere essenziale d ' ogni nozione l ' essere questa unita indissolubilmente all ' idea del tempo e del luogo in cui si apprese tale nozione . Quindi col primo manifestarsi della coscienza , ognuno deve avere anche appreso il luogo dove questa risiede . Perciò la nozione della coscienza medesima può essere nata in noi indipendentemente da ogni nozione indiretta , da ogni tradizione . Lo Stricker per altro sembra non tener conto che almeno nell ' antichità ellenica fu popolare l ' idea ( emergente anche dai poemi omerici ) che fa del cuore e dei centri frenici o diaframmatici la sede dello spirito : idea che si fa dottrina in Aristotile e diventa lungo errore millenario dopo di lui . Ed è curioso notare che Emanuel Kant si era espresso più naturalisticamente di questo patologo del secolo XIX . " Si hanno esempi - aveva scritto Kant - di lesioni con perdita di buona parte del cervello senza che l ' uomo abbia perduta la vita e il pensiero .... L ' opinione dominante che assegna all ' anima un posto nel cervello parrebbe tenere la sua origine sopratutto da questo , che durante una forte applicazione dello spirito i nervi del cervello sono tesi . Ma se fosse giusto questo metodo di ragionare , esso proverebbe che l ' anima occupa anche altre località . Nell ' ansietà o nella gioia , la sensazione sembra aver sede nel cuore . Molte passioni , la più parte anzi , manifestano il principale effetto al diaframma . La compassione muove le viscere ecc . " . Insomma se i più degli uomini credono di sentire il pensiero nella testa ( das Denken im Kopfe ) , ciò avviene , secondo Kant , per un semplice vizio di surrezione che consiste nel giudicare che la causa della sensazione sia proprio là dove essa è avvertita . Del resto il pensiero di Kant è , o pare , un po ' incerto e contradditorio e accomodante : scrive sui disordini della conoscenza intitolandoli malattie del capo e dichiara poi che la loro radice è nel corpo e può risiedere piuttosto nell ' apparato digestivo che nel cervello ; rigetta a priori l ' esistenza di una sede dell ' anima nello spazio ma ammette che si discuta della presenza virtuale , non locale , dell ' anima ; e , benché non trovi assurdo che essa tutta intera abbia sede nel corpo tutt ' intero . dice poi che ha residenza nel cervello in un posto di piccolezza indescrivibile , come il ragno al centro della sua tela . Vero o non vero , chiaro od oscuro che ciò abbia ad essere , questo pare certo che da Alcmeone di Crotone contemporaneo di Pitagora che fu un de ' primi fra gli Elleni ( o fra quelli che si ricordano ) a localizzare nel cervello la percezione delle sensazioni e il pensiero e da Ippocrate che lasciò scritto : " se l ' encefalo è irritato seguono molti disturbi .... l ' intelligenza si turba e il paziente va e viene pensando e credendo cose diverse dalla realtà e portando il carattere della malattia in sorrisi beffardi e visioni strane " , venendo giù fino a Voltaire il quale a mezzo il secolo decimottavo parlava come un positivista odierno : " Un fou est un malade dont le cerveau pâtit , comme le goutteux est un malade qui souffre aux pieds et aux mains " con quel che segue - dalla volpe di Fedro che esclama " o quanta species cerebrum non habet " venendo fino al Farinello del Sacchetti che dopo quelle sette volte sette " ne venne quasi dicervellato " - da Schopenhauer il quale nelle " Memorabilien " scrive al solito suo modo incantevole : " I racconti delle fate e le favole non han cosa altrettanto incredibile .... nella parte superiore chiamata la testa e che vista di fuori pare un oggetto come tutti gli altri io trovai che cosa ? il mondo stesso con l ' immensità dello spazio e l ' immensità del tempo .... ecco quel che trovai in quest ' oggetto grande come un grosso frutto e che il boia può far cadere d ' un colpo in modo da precipitar nella notte anche il mondo che ci è chiuso dentro " , venendo fino a Bergson il quale ammette che " la conscience est incontestablement accrochée à un cerveau " - e ( risalendo di nuovo negli anni ) da Democrito che lasciò scritto : " il cervello sorveglia come una sentinella l ' estremità superiore o cittadella del corpo affidato alla sua custodia protettrice .... il cervello guardiano dell ' intelligenza " , a Platone che pone nell ' encefalo l ' anima pensante , venendo fino a Kant il quale concede che una parte del cervello come sensorium dell ' anima accompagni con le sue vibrazioni le immagini e le rappresentazioni dell ' anima pensante - da Lattanzio che ribattezza il cervello abitazione della mens con la imagine stessa di Democrito in cerebro tamquam in arce habitare , a Gassendi il quale ( sebbene non neghi un barlume di conoscenza alle pietre , come la Voce del 28 aprile ) rivendica al cervello anche la virtù immaginativa contesagli dai Peripatetici - la tradizione che lega le sorti della psiche al cervello ( non ostante il sillogismo di Aristotile in favore del cuore ) non si è forse mai oscurata del tutto tra gli uomini pur nelle ore più buie della loro storia . Alla fase scientifica spettano i tentativi di più precise localizzazioni . Dopo lungo errare di fantasie localizzatrici dalla glandola pineale alla sierosità dei ventricoli , sul principio del secolo XIX in seguito ai lavori di Gall e Spurzheim si cominciò ad asserire alla corteccia del cervello ( fino allora avuta in conto di un organo secretorio ) la parte nobile di sostenitrice della vita psichica . Questo principio di secolo XX ( ed ultimo ? ) le mantiene il grande attributo . Ma con quanto tremore oscillatorio e sussultorio di persuasioni ! Voglia il fine lettore fare l ' analisi filologica dei seguenti passi di autori contemporanei che gli sottopongo . TANZI e LUGARO , 1914 : "....resta fissato una volta per sempre che i processi psichici hanno sede nella corteccia del cervello " . LUGARO , 1906 : " .... la corteccia cerebrale , sede precipua e forse unica dell ' intelligenza " . KRAEPELIN , 1909 : " Il fondamento ultimo di tutte le forme della pazzia dev ' essere cercato con la più alta probabilità in processi o stati morbosi della corteccia cerebrale " . PERUSINI , 1909 : " Per riguardo alla pseudodefinizione " le malattie mentali sono malattie del cervello " questa frase del Kraepelin fa una riserva prudente : essa precisa , però , in pari tempo una localizzazione .. La riserva è rappresentata dall ' espressione del concetto di probabilità : ciò che il Kraepelin precisa si è la sostituzione della parola " corteccia cerebrale " alla parola " cervello " . Si può discutere se e quanto questa sostituzione possa dirsi giustificata " . JASPER , 1913 : " .... i fondamenti della vita psichica , che si presumono nella corteccia cerebrale e sono del tutto ignoti .... " . Dopo di che se Cupido andasse ancora in cerca di Psiche e ci chiedesse l ' indirizzo della sua casa , potremmo rispondergli esser fissato una volta per sempre che Psiche sta di casa nella corteccia cerebrale - sua sede precipua e forse unica - almeno con la più alta probabilità - sebbene ciò sia discutibile - in ogni modo lo si presume . Il ghiottone resterebbe con intatta la sua cupidità e se ne dovrebbe volar via mortificato e senza nulla concludere - sorte non lieta ma che già toccò o sta per toccare o toccherà a più d ' uno : forse al pangermanismo , probabilmente alla politica libica , presumibilmente all ' Internazionale , possibilmente al futurismo , certamente a questa mia almanaccante cicalata noiosa quasi quanto la conflagrazione europea e la vita universale .
STILE, RITMO, RIMA E ALTRE COSE ( CROCE BENEDETTO , 1904 )
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Tra le difficoltà della critica letteraria ( e , converrebbe dire , di ogni discorso ) è che non si può nella pratica di essa non introdurre , insieme coi concetti scientificamente rigorosi , altri che non sono tali e che , interpretati poi con rigidezza , danno origine a pedanterie ed errori , talvolta assai gravi . Sono espedienti , senza dubbio , alquanto pericolosi , ma dei quali non si può far di meno ; onde non rimane altro partito che aver fiducia nel lettore intelligente . Come si fa a scrivere di critica senza parlare , per es . , talvolta o spesso , di metro , stile , ritmo , rima , metafore , figure , realismo , simbolo , romanzo , tragedia , lirismo , drammatismo , musicalità , pittoresco , scultorio , e via discorrendo ? E , tuttavia , nessuno di questi termini risponde a un concetto scientifico esatto . Il proposito di tenersene libero e immune sarebbe non meno ingenuo della pretesa di liberarsi del linguaggio , ossia di saltare sulla propria ombra . Ciò che importa è che quei concetti empirici non vengano scambiati per teorie scientifiche ; che di quei vocaboli s ' intenda il limite , ossia l ' ufficio loro , che è di vocaboli e non già di pensieri ; che se ne faccia uso pratico e non si pretenda , col possederli , possedere insieme una dottrina filosofica . Questo e non altro è il significato della polemica che vado conducendo da un pezzo contro di essi : contro di essi , non in quanto vocaboli ( ché anzi intendo riserbarmi pienissimo il diritto di servirmene anch ' io , quando mi accomodano ) , ma in quanto vocaboli gonfiati a teorie . Nella Miscellanea di studî critici in onore di Arturo Graf si legge un lavoro del Vossler : Stil , Rhythmus und Reim in ihrer Wechselwirkung bei Petrarca und Leopardi , che è tutto riempito , e come travagliato , dalla coscienza circa il valore limitato delle distinzioni , che pure l ' autore foggia e adopera . Il Vossler , analizzando alcuni sonetti del Petrarca e alcune canzoni del Leopardi , e facendo osservazioni circa le attitudini poetiche di vari popoli e le forme poetiche proprie di determinati tempi e di determinati temperamenti di poeti , distingue , per comodo d ' indagine , una versificazione stilistica e una versificazione acustica . Posti i quattro accenti , ritmico , tonico , sintattico e stilistico , egli chiama ritmo rigorosamente stilistico quello in cui tutti i quattro accenti vanno d ' accordo ; ritmo acustico , quello in cui l ' accento stilistico diverge ; e , principali casi intermedi tra questi estremi , quello in cui coincidono tre accenti ma non il tonico , e l ' altro in cui l ' accento sintattico si allontana dal ritmico . Analogamente , la rima si può distinguere in rima stilistica , quando cadono sopra di essa così l ' arsi ritmica come quella stilistica ; e in rima acustica , nel caso opposto ( nell ' enjambement ) . Vi sono tipi di poesie in prevalenza acustiche , e altre in prevalenza stilistiche ; e tipi misti , nei quali la rima è acustica e il ritmo stilistico , o la rima stilistica e il ritmo acustico . Ma il Vossler non solamente sa e dichiara a più riprese che codeste distinzioni non sono giudizi estetici , potendo essere bellissima così una poesia di tipo stilistico come una di tipo acustico , e bellissimi ( egli dice ) versi , in cui il ritmo sia sacrificato allo stile , e all ' inverso ; ma sa anche , e dichiara , che la sua distinzione fondamentale è affatto arbitraria . Non esiste dualismo tra acustico e psichico o stilistico : ogni espressione stilistica è insieme acustica , e all ' inverso : la distinzione , proposta da lui , è semplice espediente verbale ( Nothbehelf ) . Egli si rifiuta perciò di moltiplicare i tipi dei sonetti , temendo di foggiare un troppo pesante schematismo e cadere in pedanterie ; e pedanteria chiama , infine , la sua stessa partizione di rima e ritmo in stilistici e acustici , mettendo in guardia contro la pretesa di staccare suono e significato in poesia , come , in genere , contro ogni divisione meccanica di ciò che è organico . " Pure non si dimentichi ( egli aggiunge ) che il modo corrente di considerare la metrica divisa dallo stile è pedanteria egualmente grande ; e ci si perdonerà se abbiamo tentato di scacciare il diavolo con Belzebù " ( pp . 480-1 ) . Pedanteria l ' una e pedanteria l ' altra ; ma non pedanteria né l ' una né l ' altra , quando così le distinzioni del Vossler come quelle della metrica usuale si adoperino senza attribuire loro quel valore di verità , al quale non pretendono . Il punto è sempre questo : se la letteratura è fatto estetico , essa non può essere indagata in quanto letteratura se non in modo conforme alla sua natura , cioè esteticamente ( critica estetica o storia artistica , da una parte ; ed estetica o filosofia dell ' arte , dall ' altra ) . Ogni altra indagine che si proponga di cogliere in qualsiasi modo la letteratura in quanto letteratura e insieme di evitare lo studio estetico non ha speranza di buona riuscita . Sarà un espediente ( un Nothbehelf , come ben lo denomina il Vossler ) ; ma adoperare un espediente non significa compiere un ' indagine scientifica . Perché mai il Vossler vuole che non s ' insista troppo su quelle sue partizioni , e che esse non siano usate rigidamente ? La verità è rigorosa , e non le si fa torto con l ' osservarla rigidamente . Ma egli ha coscienza che quelle partizioni non sono scientifiche , e che trattarle come tali sarebbe abusarne . La Metrica , se non vuoi essere cosa assurda , non ha se non due vie dinanzi : o rassegnarsi a essere semplicemente Metrica , cioè schematismo mnemonico ; o trasformarsi in Estetica , cioè annullarsi in quanto Metrica . II Ma io ho , da qualche tempo , come un conto aperto col mio valoroso amico Vossler , e voglio liquidarlo ora che me ne fornisce egli medesimo i fondi . Anni addietro , discussi con lui intorno a certe teorie del Gröber sulla sintassi e la stilistica , negando a quelle teorie carattere di scienza e di criterio valutativo . Sembrava che si trattasse di una questione del tutto finita ; ma , di recente , a proposito di alcuni lavori del Lisio e del Trabalza , il Vossler è tornato a sostenere , almeno in parte , quelle teorie e a muovermi alcune obiezioni . Egli dice che il Gröber non vuole fare punto critica estetica , sì bene un pretto studio grammaticale . Il che io avevo compreso da un pezzo ; ma la mia obiezione era che la grammatica non possa dar luogo a concetti rigorosi , speculativamente validi : proprio come di sopra abbiamo conchiuso circa la Metrica . Prendo un esempio che il Vossler reca . Lo svolgimento storico delle lingue romanze ( egli dice ) condusse a porre il verbo innanzi all ' oggetto ; ma restano sparse sopravvivenze della collocazione latina nel francese in frasi come sans coup ferir , e , se nell ' italiano moderno non si conosce nessuna di queste sopravvivenze , nell ' antico se ne ha qualche esempio . Quando perciò Dante dice : " E par che sia una cosa venuta Di cielo in terra a miracol mostrare " , fa una inversione affettiva , che reca insieme un leggiero profumo di cosciente arcaismo . E di rimando io osservo : - Perché inversione affettiva ? non è affettivo lo stile di Dante , anche quando non adopera siffatta inversione ? e , se l ' affettività non è qualificata necessariamente dall ' inversione , se affettività e inversione non sono il medesimo , che cosa è allora l ' inversione ? come si stabilisce ? rispetto a che cosa è inversione ? - Fino a quando non si risponde a codeste obiezioni scettiche ( e rispondervi mi sembra difficile ) , una scienza grammaticale e non estetica della forma letteraria rimane priva di fondamento . Ed ecco un altro esempio , fornito dallo stesso Vossler . Il modo congiuntivo delle parole flessibili serve sempre e unicamente in tutte le lingue romanze a esprimere una cosa non , come si credeva prima , in quanto irreale o in quanto ipotetica , ma in quanto pensata . Onde il Gröber dice : " Der Konjunktiv ist der Modus des Gedachten " . Scrive il Pellico nel principio de Le mie prigioni : " Il custode ... si fece da me rimettere con gentile invito ... orologio , danaro e ogni altra cosa ch ' io avessi in tasca " . Il custode , dunque , da spia e aguzzino ch ' egli è per natura , non si contenta del contenuto reale della tasca del Pellico ; desidera non quello che c ' è , ma quello che , secondo la sua sospettosa immaginazione , ci può essere . Ora non c ' è congiuntivo che non sia adoperato così ; quantunque il Grbber si guardi bene dal sostenere l ' inverso , ossia che , per esprimere una cosa in quanto pensata , sia indispensabile il congiuntivo . - E io osservo : - Ottimamente ; ma che cosa è il modo ? e che cosa è il congiuntivo ? Avendo il congiuntivo in comune con altre espressioni l ' espressione del pensato , definirlo come il modo del pensato non è sufficiente . Quando , dunque , mi si sarà data la definizione generale dei modi , nonché quella particolare del congiuntivo , ne riparleremo . Ma nessuno me le darà , perché quelle definizioni contrasterebbero con la natura delle sempre varie e individue espressioni linguistiche . Quale scarso valore abbia lo schematismo delle parti del discorso , ho detto altra volta e non occorre che mi ripeta . III Al Gröber spetta il merito di aver sentito l ' insufficienza scientifica della Grammatica usuale ; ma egli tenta , a parer mio , l ' impossibile , quando vuole correggerla col determinare le funzioni delle forme espressive , laddove converrebbe abbandonarla senz ' altro ( abbandonarla , dico , come scienza e ricerca rigorosa ) . Emanuele Kant nel saggio sulla Falsa sottigliezza delle quattro figure del sillogismo , a proposito di certe correzioni che il Crusius aveva cercato d ' introdurre in quella teoria , esclama : " Peccato che uno spirito superiore si dia tanta pena per migliorare una cosa inutile . La cosa utile sarebbe non già di migliorarla , ma di abolirla " ( Man kann nur was Nützliches thun , wenn man sie vernichtigt ) . Il quale detto si applica esattamente al caso presente . E voglio spiegare anche , in ultimo , perché io me la sia presa proprio col Gröber . Non certo pel gusto di punzecchiare e tormentare un dotto uomo , che altamente stimo , ma per atto di omaggio . Il Gröber riduce la Grammatica a cosa tanto lieve , tanto sottile , tanto evanescente , che ormai è facile soffiarvi sopra e dissiparla . Il perfezionamento di certe cose è la loro morte . La vecchia Grammatica normativa era un muro bronzeo , e per abbatterla sarebbe bisognato il martello ; ma il Gröber e il Vossler l ' hanno ora affinata in modo che è diventata un sottilissimo tramezzo di vetro , anzi di carta velina . Sottile , sottilissimo ; ma sempre impedimento alla visione scientifica precisa , con l ' annesso pericolo che il tramezzo venga rinsaldato e rifatto muro possente . Mandando in frantumi quel vetro , o , se piace meglio , con un lieve colpo di mano lacerando quella carta velina , non credo di avere compiuto una grande fatica , ma nemmeno di aver fatto cosa inutile . Bergamo , Istituto italiano d ' arti grafiche , 1903 , pp . 453-481 . Il Vossler parla ( p . 457 n . ) del compenso che per la perdita del valore acustico si ha nel guadagno di un valore stilistico , e all ' inverso . In realtà , in quei casi non vi ha perdita o guadagno , non vi ha sacrificio di una parte a un ' altra : un ' espressione bella , che appartenga al tipo detto acustico , non contiene una fiacchezza stilistica , compensata dal piacere acustico , ma ciò che si dice acustico è , a guardar bene , il particolare contenuto psichico di essa e lo stile che gli è proprio . I due casi d ' imperfezione estetica che il Vossler considera , nel primo dei quali il contenuto sarebbe guastato dalla rima e dal ritmo , e nell ' altro il ritmo e la rima sarebbero guastati dal contenuto , formano un caso solo , e contenuto e forma ( rima , ritmo , ecc . ) si guastano sempre vicendevolmente . Difetto di contenuto è difetto di forma , difetto di forma è difetto di contenuto . In una recensione nell ' " Archiv f . d . Studium d . neu . Sprach . u . Lit . " ( vol . 112 , pp . 230-234 ) del libro di L.E. KASTNER , A history of french versification ( Oxford , 1903 ) , il Vossler prende apertamente partito per una riforma estetica della Metrica . Egli mostra il difetto delle solite trattazioni , con l ' esempio non solo del libro del Kastner , ma anche di quello sul medesimo argomento del Tobler , e delle monografie del Biadene e di altri , e sostiene che non si possano scindere in modo netto verso e prosa , che lo studio dei versi si debba fare guardando al fine artistico e non mercé regole estrinseche , e che perciò la loro storia non sia da considerare quasi ramo indipendente del sapere , ma da unire alla storia della poesia . Assurdo è il procedere dei trattatisti della metrica storica , che prendono un verso francese antico , per es . il decasillabo , e di questo una determinata varietà , per es . , quello con cesura epica dopo la sesta , e costruiscono su tali basi un più antico tipo volgare - latino con cesura e terminazione proparossitona , ricongiungendo a questo modo il verso francese al saturnio latino . Come se la metrica storica sia in grado di stabilire una continuità di schemi metrici , indipendente dalla continuità della storia letteraria ; come se si possano , così semplicemente , restituire i termini medi , andati perduti nella storia dello spirito ; come se , guardando solo le lettere , sia dato trovare una connessione tra alòpex e " volpe " ! Conseguenza del modo di vedere del Vossler è ( come si è detto di sopra ) l ' annullamento della Metrica , risoluta , in quanto teoria , nell ' Estetica , e , in quanto storia e critica , nella Storia e Critica letteraria . - Per mia parte , non vedo difficoltà a lasciare vivere una Metrica , a un dipresso del vecchio stampo , come produzione schematica o naturalistica . " Zeitschr . für roman . Philol . " , vol . XXVII , 1903 , pp . 352-364 . Anche il SAVI LOPEZ , Un nuovo libro di sintassi storica e psicologica ( in " Nuovo ateneo siciliano di Catania " , I , 1904 , pp . 2-5 ) , mi spiega qualcosa di simile ; e soggiunge : " Sono concetti elementari ; ma si direbbe che in Italia abbiano ancor bisogno di chi ne bandisca la verità e l ' efficacia " . Con licenza del Savi Lopez , credo che la cosa stia proprio all ' inverso : cioè , che i concetti elementari , dei quali conviene che si " bandisca " ancora la verità , non siano quelli ricordati da lui , ma questi che io sostengo . La verità dei quali par che sia da " bandire " non solo in Italia . Il Vossler domanda : - Se l ' uso linguistico , come vuole il Croce , è un ente immaginario , in qual modo è possibile l ' apprendimento di una lingua , che cangia sempre rapidamente da individuo a individuo ? - L ' obiezione si risolve col riflettere che noi non apprendiamo la lingua che parliamo , ma apprendiamo a crearla ; forniamo , sì , la memoria di prodotti linguistici ( del nostro ambiente storico - linguistico ) , ma ciò serve come base e presupposto della nuova produzione e creazione . Così la lingua cangia da individuo a individuo e da una proposizione all ' altra dello stesso individuo , sebbene a chi guarda di fuori e all ' ingrosso sembri qualcosa di costante : come costante ci appare per lunghi tratti di tempo il nostro corpo , che pure cangia a ogni attimo . Ho accolto nel volume questo scritto e i due che lo precedono , perché giovano a risolvere difficoltà che a volte si riaffacciano . Ma essi non serbano più valore alcuno nei rapporti del Vossler , i cui concetti sulla lingua e lo stile hanno preso forma nuova e ben più matura nel volume : Positivismo e idealismo nella scienza del linguaggio ( trad . ital . , Bari , Laterza , 1908 ) ; intorno al quale , si vedano Conversazioni critiche , I , 87-105 .
Craxi driver ( Malatesta Stefano - Rossella Carlo , 1976 )
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Il processo al partito cominciò alle nove del mattino . Domenica 21 novembre c ' erano 150 operai socialisti nel salone dell ' Istituto autonomo case popolari in corso Dante a Torino . Qualcuno aveva in tasca , segnata in rosso , la copia dell ' « Avanti ! » con la lunga relazione ( 167 cartelle ) tenuta sei giorni prima dal segretario nazionale Bettino Craxi al comitato centrale . Altri stringevano in mano brevi appunti scritti con rabbia durante le cento e più assemblee dei nuclei aziendali socialisti , i Nas , che avevano preceduto l ' incontro . Davanti a loro , mani infilate nella giacca blu , Craxi ascoltava immobile . Parlò per primo Guido Celotto , un operaio della FIAT Mirafiori : « Le partite a scacchi giocate dai notabili ci hanno rotto le palle . Fuori dal partito i burocrati e le clientele » . Seguì Renzo Caddeo , sindacalista di Orbassano , un comune della cintura rossa : « I vecchi leader hanno massacrato l ' immagine del partito » . Poi attaccò Renato Fiori , delegato della FIAT Lingotto : « Voi dirigenti non vi fate mai vedere in fabbrica » . E nella sala si fece silenzio quando un vecchio militante si alzò a parlare con accenti di rammarico : « Una volta se per strada passava un socialista la gente diceva : ecco un galantuomo » . Nei cinque mesi della segreteria , Craxi ha sentito solo lamentele , rimproveri , amarezze di socialisti delusi e sconcertati per la sconfitta elettorale del 20 giugno e per lo stato comatoso del partito . Eletto segretario in uno dei momenti più difficili della storia del PSI , nel clima di intrighi e di colpi di mano dell ' hotel Midas , Craxi era sembrato all ' inizio solo il gestore della catastrofe . La sua elezione venne accolta da una diffidenza generale : gli extraparlamentari di sinistra ricordavano i suoi legami con gli americani ; « Le Monde » lo definì « il tedesco » per le sue simpatie verso la socialdemocrazia di Bonn ; i comunisti si chiusero nel silenzio , per evitare di dargli credito troppo precipitosamente ; numerosi dirigenti socialisti sospettarono che volesse riprendere i contatti con la DC per rifare un centro sinistra appena riverniciato . Poi , in poche settimane , la trasformazione . « Come accade spesso nella storia gli uomini , quando assumono una funzione , cambiano e adeguano la loro attività alla carica che ricoprono » spiega sorridendo Riccardo Lombardi , fino a qualche mese fa uno dei più duri critici di Craxi . « Urbano VIII , finché era astronomo , appoggiava le teorie di Galileo . Diventato papa le condannò » . Il ritocco decisivo alla sua immagine , il segretario l ' ha dato al comitato centrale . Entrato sotto il segno ambiguo del Midas , ne è uscito notevolmente rafforzato nel prestigio e nel peso politico . « Intorno a Craxi c ' è una maggioranza che è d ' accordo su un certo numero di proposte , alcune delle quali suggerite in questi anni dalla sinistra socialista e imposte dai settori più avanzati della base » spiega Antonio Giolitti , ex antagonista di Craxi per la carica di segretario del partito , ora su posizioni di cauta solidarietà . All ' allargamento dei consensi nei suoi confronti Craxi è arrivato soprattutto grazie al suo appoggio deciso alla linea politica dell ' alternativa di sinistra e al rifiuto dell ' alleanza a due con la DC ( come invece vorrebbero i due leader storici del partito , Francesco De Martino e Giacomo Mancini , usciti sconfitti dal comitato centrale ) . Una scelta chiesta senza incertezza da quasi tutta la base . Reduce da un viaggio in Emilia e Romagna , Luigi Covatta , dirigente dell ' ufficio studi del PSI , ricorda una riunione a Carpi fra operai , professori e studenti . « Tutti mi hanno detto : mai più con la DC da soli . Dobbiamo fare una cura di estraneità dal governo . » Pochi giorni fa a Bologna , alla conferenza operaia , l ' applauso più lungo e ripetuto è toccato a Fabrizio Cicchitto dell ' ufficio sindacale del partito , sempre polemico e sprezzante nei confronti dei democristiani . Nei congressi delle 300 sezioni di Milano l ' esodo dei demartiniani verso le posizioni di Aldo Aniasi , uno dei più convinti sostenitori dell ' alternativa di sinistra , è notevole . Così a Torino e a Genova . « La linea di De Martino non garantisce al partito nessuna prospettiva » confessa Antonio Canepa , un dirigente socialista ligure , ex demartiniano . Alcune conversioni sono sembrate a volte sospette : in Sicilia , Salvatore Lauricella , ex ministro dei Lavori pubblici , uno dei dirigenti più criticati di tutto il partito , si è adeguato da un giorno all ' altro al nuovo corso nella speranza di rimanere a galla . In complesso il fenomeno dell ' annullamento delle correnti tradizionali e della loro confluenza nella nuova linea si fa strada . Soltanto nel Centro Sud , molte sezioni e federazioni , manciniane e demartiniane a oltranza per ragioni di potere , resistono . Quasi 600 mila iscritti , composto per la maggior parte di studenti e di impiegati ( il 34% ) il Partito socialista ha perso col passare degli anni la caratteristica di partito in maggioranza operaio che aveva negli anni Cinquanta , ai tempi di Rodolfo Morandi ( dalle fabbriche viene solo il 16,43% degli iscritti ) , ed è diventato un partito dalle caratteristiche governative , gonfiato dalle iscrizioni clientelari ( il 76% degli iscritti di oggi ha preso la tessera con il centrosinistra ) . « Per far vincere la battaglia al gruppo dirigente e arrivare davvero al rilancio del PSI » dice il sindaco di Pavia , Elio Veltri , « si devono muovere i giovani . » A Pavia , una delle città dove il nuovo corso si fa sentire di più , l ' età media degli attivisti del partito è la più bassa d ' Italia , 30 anni , e nei congressi di sezione non sono state presentate liste di corrente ma raggruppamenti unitari . A Trento , dove già nel 1972 un nucleo di giovani lombardiani aveva tagliato tutti i legami con la DC , passando all ' attacco e lanciando la proposta dell ' alternativa di sinistra , alle elezioni politiche il PSI è avanzato di quasi cinque punti in percentuale . Sono innovazioni ed esperimenti che spesso suscitano contrasti e lotte dure in un partito dove la spinta alla poltrona di centrosinistra conta ancora . Un piccolo esempio di questi scontri fra generazioni di socialisti è Collesano , un paesone della provincia di Palermo . Preso il controllo della sezione , i giovani socialisti hanno deciso di rompere con il centrosinistra che governa il Comune . Ma tre consiglieri comunali su quattro si sono rifiutati di dimettersi . Preferivano un comodo governo con la DC . L ' abitudine al centrosinistra , agli agi del tranquillo potere coi democristiani tocca molti quadri del PSI . È il partito degli assessori , che resiste alle innovazioni , e contro il quale la battaglia di Craxi è ancora tutt ' altro che vinta : « Lo scoglio vero è la moralizzazione del partito » dicono i collaboratori del segretario socialista . Spinta dalla direzione , la commissione di controllo , un organo che in passato ha funzionato in maniera discontinua , è tornata a una discreta efficienza . Obiettivo : ripulire la periferia più inquinata dal sottogoverno . In quattro mesi i discussi dirigenti di sette federazioni sono stati destituiti e al loro posto è stato nominato un commissario . Fra qualche mese analoghi provvedimenti colpiranno altre sei federazioni . Quasi dovunque sono stati inviati ispettori per controllare il tesseramento , artefatto soprattutto in Calabria e in Sicilia . A Salerno , feudo del deputato manciniano Enrico Quaranta , il commissario Raffaele Delfino ha cominciato col far pagare le quote di finanziamento obbligatorio al partito , sinora evase , a sindaci , consiglieri comunali , amministratori di enti pubblici , riuscendo a raccogliere , in pochi giorni , 14 milioni . Lo sforzo di Craxi e della maggioranza che lo sostiene è anche diretto a riorganizzare il partito secondo nuovi schemi : minor accentramento , maggior responsabilità alle federazioni , divisione dell ' attività di partito in quattro collettivi di lavoro ( economia , cultura , organizzazione , diritti civili ) , istituzione di una Scuola di partito e di centri di formazione dei quadri , alcuni dei quali autogestiti dalla base . In alcune federazioni i corsi sono già cominciati , in altri ( Pavia , per esempio ) i congressi di sezione sono stati trasformati in lezioni di tipo quasi universitario di politica e di economia . « Il 20 giugno ci ha fatto capire » dice il senatore calabrese Sisinio Zito , condirettore di « Mondo operaio » , la rivista ideologica del PSI « che gli sbandamenti politici sono stati anche una conseguenza di un modo di far politica strozzato e verticistico » . Uno degli strumenti principali di educazione e formazione dei quadri sarà l ' « Avanti ! » , il quotidiano del PSI che col nuovo anno cambierà aspetto ( uscirà formato tabloid ) e contenuti . Secondo la direzione , dovrebbe servire a sviluppare il dibattito politico attorno alle tesi del partito . Dietro a tutte queste iniziative , il Centro studi , guidato da Covatta , strumento per la delicata operazione di identificazione e di recupero dell ' area socialista . Insieme con Covatta lavorano studiosi come Stefano Rodotà , Giuseppe Tamburrano , Massimo Teodori , Ruggero Orfei , Gino Giugni , Giorgio Ruffolo , nel tentativo di allacciare contatti con la nuova realtà di base , i consigli di quartiere , di fabbrica , di scuola , i partiti laici minori , i radicali ( a Genova , Bologna , Pavia , PSI e PR hanno già cominciato a lavorare insieme , con la prospettiva di liste comuni alle prossime elezioni ) . Il modello è soprattutto il Partito socialista francese di François Mitterrand , un partito che dopo anni di crisi è riuscito a passare dal5 al 27% . Secondo i socialisti italiani tra i due partiti esistono alcune differenze fondamentali : « Il PSF è cresciuto anche con l ' appoggio dei club politico - culturali , esperienze ben radicate nella storia francese , ma di poca consistenza in quella italiana » ricorda Enrico Manca , membro della direzione del PSI . « Inoltre venne spinto verso l ' alleanza delle sinistre dal gollismo , un ' esperienza irripetibile in Italia » . Ma ci possono essere strette rassomiglianze . « Identificazione di un ruolo specifico e autonomo del PSI , né subalterno al PCI e alla DC né interprete di una terza forza di tipo anticomunista » spiega Aldo Aniasi , « rapporto con le masse dei lavoratori cattolici che in Francia hanno contribuito al successo di Mitterrand . Un fenomeno che potrebbe ripetersi anche in Italia » . Superato l ' anticlericalismo di stampo ottocentesco , í socialisti sono oggi sempre più attenti al recupero della sinistra CISL e dei militanti aclisti . « Oggi nella federazione bolognese del PSI » dice Gabriele Gherardi , ex direttore della rivista cattolica « Il Regno » , responsabile della commissione culturale del PSI a Bologna « ci sono almeno 15 quadri di partito di un certo rilievo che sono cattolici . Forse molti non lo sanno , perché il PSI non ha mai esibito i suoi voti cattolici . Non li ha mai strumentalizzati , come è successo invece in altri partiti » . Le nuove posizioni del Partito socialista sono state valutate positivamente dal PCI . « Con le loro posizioni » ha scritto Achille Occhetto , segretario regionale della Sicilia , sull ' « Unità » del 21 novembre , « i compagni socialisti dimostrano di voler concorrere in modo unitario alla definizione positiva di un nuovo quadro politico . Si tratta indubbiamente di una rilevante novità » . A questo riavvicinamento fra i due partiti , nonostante gli attriti e le polemiche che continuano in periferia ( in Lombardia , in Umbria , in Emilia Romagna , dove i socialisti mal sopportano l ' egemonia comunista nelle giunte locali e la linea del compromesso storico . « Sono stufo di vedere Zangheri cantare la serenata alla DC » dice Vito Germinario , capogruppo del PSI a Bologna ) , i dirigenti del PSI danno due spiegazioni : maggiore credibilità di Craxi in via delle Botteghe Oscure e desiderio da parte dei comunisti di trovare nel PSI un sostegno in un momento difficile anche per loro e per il paese . « Ma avvicinamento non vuoi dire confusione di ruoli » avverte Manca . « Mai come oggi siamo stati così distanti dal PCI sul problema della fusione fra i due partiti e così vicini rispetto agli obiettivi da raggiungere » .
'QUESTA TAVOLA ROTONDA È QUADRATA' ( CROCE BENEDETTO , 1905 )
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Lo Steinthal , nella polemica contro il Becker , per rendere chiara la differenza tra Logica e Grammatica si vale di quest ' esempio : " Qualcuno si avvicina a una tavola rotonda e dice : Questa tavola rotonda è quadrata . Il grammatico tace , perfettamente soddisfatto ; ma il logico grida : Assurdità ! " ' . Che il logico debba dare in quel grido è altrettanto evidente quanto ragionevole . Il concetto geometrico di figura rotonda è nettamente distinto da quello di figura quadrata : che l ' uno sia l ' altro è in geometria , o in una certa parte almeno della geometria2 , impensabile . Quelle affermazioni contradittorie eccitano la mente come se volessero apprenderle qualcosa , e la deludono ; donde l ' impeto d ' insofferenza contro l ' assurdo che si vorrebbe imporle . Anche evidente sembra che la Grammatica , dinanzi a una proposizione di quella sorta , si debba mostrare soddisfatta . Le sue regole vi sono perfettamente osservate : il femminile " tavola " è trattato come femminile ; l ' aggettivo " rotonda " è accordato col sostantivo in genere , numero e caso ; il verbo è in terza persona singolare e si accorda col soggetto , come col soggetto si accorda l ' attributo ; e così via . Senonché lo Steinthal ha dimenticato di proporsi una terza domanda : " Che cosa direbbe dinanzi a quella proposizione l ' estetico ? " . O , piuttosto , non si pone questa domanda a causa degli insufficienti concetti di teoria estetica che portava nelle sue indagini , pur tanto pregevoli , dei rapporti tra linguaggio e pensiero . Proponendocela , noi diciamo che l ' estetico , a differenza dal grammatico e in pieno accordo col logico , dichiarerà anche lui assurda quella proposizione . Non che l ' uomo estetico in quanto tale si dia pensiero dei concetti geometrici e della loro esattezza e verità ; ma , entrati che si sia nella sfera di quei concetti , l ' Estetica , come la Logica , esige che se ne segua l ' interna necessità . Il politeismo sarà , come concezione filosofica , erroneo ; ma niente vieta che s ' immagini una società di esseri potentissimi , che vivano in un certo luogo inattingibile , e variamente intervengano nelle cose umane , come gli dèi d ' Omero nelle contese degli eroi , o come gli abitanti di Marte , in un recente romanzo fantastico , scendono sulla terra . Onde il politeismo , fin tanto che non gli si attribuisca valore logico e filosofico , serba valore estetico . Ma io non posso immaginare qualcosa di rotondo che sia quadrato . Quelle parole sono , anche pel mio spirito estetico , vuote : non sono parole ma suoni , che sembrano promettermi qualcosa e non attengono la promessa : eccitano il pensiero ( e la fantasia che si lega al pensiero ) e lo deludono . - Se voglio dare concretezza d ' immagine a quella proposizione , debbo considerarla , per es . , come costruita intenzionalmente a rappresentare un ' incoerenza mentale ; cioè immaginare l ' atto arbitrario di chi combini voci prive di senso : il che facciamo per l ' appunto in questo momento col valercene al modo dello Steinthal come esempio , e per questo ci è possibile tenervi sopra fissa la mente e discorrerne . Ma , quando non se ne cangia il primo significato e valore , la proposizione : " Questa tavola rotonda è quadrata " , come è impensabile così non è immaginabile , come è illogica così è inestetica ; e anzi , in questo caso , è inestetica , perché illogica . Ciò importa che quella proposizione è falsa senza remissione : falsa nella sfera della coscienza estetica , falsa nella sfera della coscienza logica . E , poiché altra forma di conoscenza non v ' ha fuori dell ' intuitiva e della concettuale , quella proposizione è respinta fuori della cerchia dello spirito teoretico . Pure , la Grammatica , secondo lo Steinthal , si è dichiarata e persiste a dichiararsi soddisfatta . Come dunque l ' inimmaginabile e l ' impensabile può essere grammaticalmente razionale ? È , la Grammatica , forma speciale di conoscenza ? Vi è forse , accanto alla verità della poesia e della filosofia , la verità grammaticale , cioè una visione grammaticale delle cose ? Se una verità delle cose secondo Grammatica si confuta col suo stesso enunciato , cioè con un sorriso , viene di conseguenza che le regole , della cui applicazione gode il grammatico , non sono leggi di verità , e , dunque , che la Grammatica non ha valore teoretico e scientifico . Il dilemma è : - o porre quella tale verità secondo Grammatica o negare valore di scienza alla Grammatica ; - e dal canto nostro già sappiamo , per esservi giunti per altra via , quel che sia da pensare della Grammatica , complesso di astrazioni e di arbitri di uso affatto pratico . Ma , poiché taluni non riescono a persuadersi di codesta mancanza di verità scientifica nella Grammatica , è bene invitarli a meditare sull ' esempio arrecato e esortarli a risolvere i seguenti problemi : - Come mai quel che è assurdo logicamente ed esteticamente , può essere grammaticalmente soddisfacente ? Come mai sarebbe scienza quella che farebbe la teoria di prodotti del genere di " Una tavola rotonda è quadrata " , ossia di voci vuote di senso ? Appunto se fosse scienza , la Grammatica sarebbe la scienza della " tavola rotonda che è quadrata " , l ' Estetica di una poesia , che avrebbe per tipo i versi famosi , grammaticalmente e metricamente impeccabili : C ' era una volta un ricco pover ' uomo , che cavalcava un nero caval bianco ; salìa scendendo il campanil del Duomo poggiandosi sul destro lato manco ... L ' Etica teorizza le azioni degli eroi e dei santi , l ' Estetica , i poemi e le sculture dei Danti e dei Michelangeli , la Logica , i sistemi filosofici dei Platoni e dei Kant : la Grammatica come scienza teorizzerebbe , invece , la " tavola rotonda - quadrata " e il " ricco pover ' uomo " . Ma la Grammatica non è nata e non vive per essere scienza e filosofia e critica , né a tal fine dirige i suoi sforzi . Al qual proposito conviene tornare in parte sull ' affermazione dello Steinthal , perché , a dir vero , dinanzi a un detto del tipo : " Questa tavola rotonda è quadrata " , il grammatico che sia veramente consapevole del proprio ufficio , il grammatico che non varchi i limiti della propria competenza , non si dichiara soddisfatto , come crede lo Steinthal , e neppure insoddisfatto . Egli sa che suo ufficio non è di pronunziare giudizio alcuno , ma di porre certe regole , che hanno una determinata utilità . Dinanzi a una pagina qualsiasi , che venga sottoposta al suo giudizio , non si domanda dunque se sia approvabile o no , secondo che le regole grammaticali vi siano sta - te o no applicate ; ma dichiara la propria incompetenza , scrivendo nel margine di quelle pagine : Videat logicus , videat aestheticus . Se facesse altrimenti , si cangerebbe in critico grammaticale dell ' arte o della scienza , in pedante degno di quella irrisione onde è stato tante volte colpito . Questo passaggio dalla Grammatica alla pedanteria è , in verità , accaduto e accade spesso ; ma , tuttavia , non v ' ha ragione alcuna intrinseca per la quale un grammatico debba essere di necessità pedante , non essendovi ragione intrinseca che lo spinga a confondere il campo pratico con quello filosofico , e a convertirsi da costruttore di tipi astratti in giudice di realtà concreta e viva . H . STEINTHAL , Grammatik , Logik und Psychologie , ihre Principien und ihr Verhältniss zu einander ( Berlino , Dümmler , 1855 ) , p . 220 . Sotto un certo aspetto , il geometra non rifugge da quelle unioni di contrari , e , come diceva lo Hegel criticando il principio del terzo escluso : " Per quanto a siffatto principio ripugni un circolo poligonale o un arco di cerchio rettilineo , i geometri non si fanno scrupolo di considerare e trattare un circolo come un poligono di lati rettilinei " (Encykl., § 119 Anm . ) . Ma tali considerazioni , come le disquisizioni dello Stuart Mill e di altri sulla possibilità di un mondo dove si abbiano circoli rettangoli e via discorrendo , non hanno che vedere con la questione presente .
LE LEGGI FONETICHE ( CROCE BENEDETTO , 1903 )
StampaPeriodica ,
Le leggi fonetiche sono legittime e utili , e sono anche un grave errore di teoria del linguaggio , secondo che in uno o in altro modo vengano intese . Legittime e utili , quando servono solamente a presentare in compendio e per approssimazione certe diversità che si notano nei linguaggi da un tempo a un altro o da un popolo a un altro . La loro utilità è in tal caso quella medesima della Grammatica ; e anzi , esse nell ' intrinseco non sono altro che Grammatica . Né a rigore è dato neppure distinguere Grammatica storica e Grammatica dell ' uso vivo , perché anche l ' " uso vivo " che cos ' altro è se non un momento storico ? Neppure si può porre divario nell ' intrinseco tra Grammatica storica e Grammatica normativa , perché la forma di norma o comando , che sia data all ' enunciazione di una regolarità , non ne cangia la natura teoretica . Quando invece , dimenticandosi la loro origine arbitraria e di comodo , quelle leggi vengono ipostatate e considerate come leggi reali del parlare , si entra nell ' errore . L ' uomo , nel parlare , non ubbidisce alle leggi fonetiche , ma alla legge dello spirito estetico , che gli fa trovare volta per volta l ' espressione adatta di quel che gli si agita nell ' animo : espressione sempre nuova , perché il sentimento da esprimere è sempre nuovo . Considerare le leggi fonetiche come leggi reali significa compiere l ' indebito passaggio dai concetti empirici ai filosofici , che è proprio dell ' empirismo e materialismo . L ' esattezza di quanto si è ora osservato trova conferma in ogni punto di uno studio di Eduardo Wechssler , che vorrebbe essere favorevole alla realtà e verità delle leggi fonetiche . Il Wechssler comincia dal ricordare un ' osservazione dello Schuchardt : che " la tesi dell ' assolutezza delle leggi fonetiche e quella della classificabilità dei dialetti , sono strettamente congiunte tra loro " . In effetto , senza questo primo . arbitrio grammaticale onde gli svariatissimi prodotti linguistici di un paese e di un ' epoca o serie di epoche vengono trattati come entità costanti e distinguibili per segni certi da altre entità siffatte , mancherebbe la materia per qualsiasi legge fonetica . Ma non basta : il Wechssler è costretto anche ad ammettere l ' esistenza delle parole isolate . Certamente , egli si rende conto di tutte le obiezioni dei linguisti in proposito , ma finisce con l ' acconciarsi alla conclusione " che ciò che noi parliamo sono , sì , proposizioni o espressioni ( Äusserungen ) , ma ciò con cui parliamo , ossia il materiale linguistico , sono parole " ( p . 369 ) . L ' arbitrio è qui nell ' immaginare che l ' uomo adoperi come mezzi le parole isolate : arbitrio subito svelato quando si consideri che la coscienza della parola isolata proviene dalla Grammatica empirica . Per l ' uomo primitivo , o pregrammaticale che si dica , ossia nella spontaneità del parlare , la proposizione è un continuum , e non sussistono parole staccate , quasi pietre con cui si costruisca un edifizio : vi sono nient ' altro che impressioni o commozioni , sintetizzate e oggettivate in una formola o proposizione . Nell ' analfabeta può mancare , o essere debolissima , la coscienza delle parole staccate , e nondimeno il parlare raggiungere un alto grado di perfezione . Né basta ancora : il Wechssler deve compiere un terzo arbitrio e parlare dell ' esistenza del suono singolo ( Einzellaut ) . Anche qui egli si rende conto dell ' impossibilità di distinguere tra loro i suoni che passano l ' uno nell ' altro per infinite gradazioni ; ma pur si appiglia al mezzo termine , che sia lecito stabilire gruppi o categorie di suoni affini e considerarli come suoni singoli ( pp . 369-374 ) . Il procedere affatto arbitrario è designato in questa sua arbitrarietà con chiarezza tale che parole non vi appulcro . E anzi il Sievers , al quale il Wechssler si appoggia , dice nella sua Phonetik proprio così : " Dies Verfahren ist an sich willkürlich , sondern praktisch berechtigt " . Che poi gli uomini , nel parlare e ascoltare apprendano codeste categorie arbitrarie , o codeste medie di suoni singoli , e non invece ciascun suono nella sua particolare sfumatura , mi sembra asserzione gratuita e anche contradittoria . Movendo da questi supposti ( pratici e non scientifici ) , si possono ben notare mutamenti di suoni , cioè il triplice fenomeno della sostituzione dei suoni ( Lautersatz ) , della sparizione ( Lautschwund ) e dell ' accrescimento ( Lautzuwachs ) ; e si può ben chiamarli " leggi fonetiche " . Si compie per tal modo una finzione concettuale , la cui validità è dentro i limiti della finzione , ma che , trasportata in scienza pura o filosofia , perde ogni valore , o , se ci si ostina a serbarglielo , si converte in errore . Lasciamo da parte le cause dei mutamenti ( delle quali il Wechssler enumera dodici ) ; e prendiamo un esempio di codesti mutamenti , già formolato dall ' Ascoli e dal Nigra : le variazioni cui andò soggetta la lingua romana nel passare sulla bocca dei celti pel fatto che questi erano abituati a pronunziare una diversa lingua . Trattando come qualcosa di fisso la lingua romana e le abitudini di pronunzia dei celti , si possono stabilire le leggi fonetiche di questi mutamenti . Ma non bisogna dimenticare che queste leggi non son altro che il compendio dei fatti osservati , e che la realtà spetta a questi fatti , non al compendio che li impoverisce e falsifica . Un qualcosa , comune più o meno ai celti e più o meno assente nei romani , c ' era di certo ; ma circoscriverlo e determinarlo in astratto non si può se non per atto di arbitrio . In concreto , quel qualcosa è determinabile , ma solo come individualità , per diretta e individua percezione . Se il Wechssler non si forma un concetto giusto delle leggi fonetiche , la ragione è da cercare nel concetto poco esatto che egli ha del linguaggio . Si veda la dottrina sulla origine o natura del linguaggio , esposta nel primo capitolo del suo lavoro , e che consiste nel riattaccare il linguaggio ai movimenti riflessi ( Reflexbewegungen ) . Vi sarebbero , secondo lui , cinque classi di movimenti espressivi umani : 1 ) quelli originarî dell ' eccitamento interno , come l ' impallidire e l ' arrossire , poco suscettibili di essere sottomessi alla volontà ; 2 ) il gioco della fisionomia , anche difficile a dominare ; 3 ) i cenni o gesti , più dominabili , tanto che si discorre di un linguaggio di gesti ; 4 ) il linguaggio in senso proprio , in cui prevalgono i movimenti volontarî ; e 5 ) i movimenti espressivi secondarî , come quegli ottici , che danno origine alle varie scritture . In una convivenza umana si vedono e si odono spesso ripetuti un determinato gesto ( per es . , scuotere il capo in segno di contrarietà ) o un determinato grido ( per es . , di orrore ) ; e si forma la facile osservazione , che il medesimo segno accompagna sempre un medesimo stato di coscienza . E alcuni , i meglio dotati , compiono il breve passo che resta ancora da compiere , e riproducono quel gesto o quel suono come movimento volontario ; ed ecco nascere il linguaggio ( p . 353 ) . - Con questa teoria , si torna al concetto ( che pareva morto e sotterrato ) del linguaggio convenzione o associazione di due rappresentazioni volontariamente messe in rapporto . Più importante della debole dottrina del linguaggio e delle leggi fonetiche è la parte storica che il Wechssler aggiunge alla sua trattazione e che si aggira segnatamente su tre punti : sul concetto delle leggi fonetiche , su quello del linguaggio come organismo , e sulla divisione della storia del linguaggio in due periodi , il periodo di formazione e il periodo di svolgimento . Potrà sembrare strano che il concetto di leggi fonetiche risalga ( come dimostra il Wechssler ) proprio a Guglielmo di Humboldt , il quale lo accenna per la prima volta in una lettera al Bopp del 1826 . Ma lo Humboldt non portò mai a compiuta chiarezza le sue geniali idee di filosofia linguistica ; donde le frequenti contradizioni che in lui si notano . Dopo avere avuta molta fortuna in principio , le leggi fonetiche cominciarono a suscitare dubbi nel campo stesso dei glottologi e filologi , e furono assai discusse segnatamente negli anni tra il 1876 e il 1885 . Da quel tempo , sebbene si seguiti a farne uso pratico ( attenuandone spesso il nome pomposo nell ' altro di " regole " o di " mutamenti fonetici " ) , sono in teoria molto scosse . Sfavorevole , tra gli altri , si dimostra ad esse un linguista dell ' acume di Hugo Schuchardt . L ' errore del linguaggio come organismo culmina nello Schleicher , il quale , sedotto dal metaforico vocabolo " organismo " che lo Humboldt adoperava in significato idealistico , pretese trattare la Linguistica come scienza naturale , cioè cadde nell ' accennato errore materialistico . Allo Schleicher risalgono anche i tentativi di una " fisiologia del linguaggio " . " La storia della dottrina dell ' organismo in Linguistica ( dice il Wechssler ) si può considerare in sostanza come la storia di una metafora presa alla lettera ed elevata a teoria " . Del terzo errore , cioè di quello onde la storia del linguaggio viene divisa in due periodi , non rimasero immuni del tutto né lo Humboldt né lo Steinthal ; ma se ne sono avveduti e lo hanno accusato di recente lo Scherer e il Paul . Contro le leggi fonetiche , contro il principio di pigrizia degli organi e di comodità quale spiegazione dei mutamenti fonetici , contro le pretese dei linguisti di farla da fisiologi ( ossia di compilare i risultati del sapere altrui invece di dare quelli del campo loro proprio di studi ) è rivolto un breve scritto del prof . Scerbo . Gli odierni trattati di Linguistica cominciano sovente col descrivere l ' apparato della gola e della bocca , cioè con un capitolo tolto alla Fisiologia . Nell ' Università di Pisa , è stato fondato un gabinetto fisioglottologico ; nel Collegio di Francia , un laboratorio di fonetica sperimentale . Opponendosi alle confusioni e stravaganze di cui codeste nuove istituzioni danno prova , lo Scerbo sostiene che il linguaggio ha leggi spirituali e non fonetiche ; che non domina in esso la pigrizia o la comodità , ma , tutt ' al più , l ' economia , forma spirituale anch ' essa ; che nessun concetto utile al linguista è stato finora fornito dalla Fisiologia . Il linguaggio ( egli dice ripetutamente ) è opera dello spirito : l ' intelligenza , la volontà , la memoria , l ' attenzione , la fantasia spiegano , esse solamente , il suo prodursi . Ma le varie attività spirituali che lo Scerbo chiama a raccolta entrano poi davvero tutte , e alla pari , nella produzione del linguaggio ? Egli non dà sufficiente rilievo all ' intuizione ( o fantasia ) come atto spirituale primitivo , dal quale soltanto si origina il linguaggio e che , anzi , è il linguaggio stesso . L ' intelletto ( inteso come intelletto logico ) non ha nel linguaggio parte primaria ; la memoria non è una speciale categoria o attività dello spirito ; la volontà può entrare nel linguaggio solamente nel fatto esterno della comunicazione agli altri , ma non è essenziale , costitutiva e peculiare della formazione linguistica . E se lo Scerbo , come ne siamo sicuri , affinerà in questa parte i suoi pensieri , non scriverà più come ha scritto in principio , che " la parola qual puro segno convenzionale ( se non nell ' origine , certo in progresso di tempo , allorché le primitive accezioni , massime degli elementi formali del linguaggio , si sono oscurate o dimenticate ) non ha verun intimo e necessario rapporto con l ' idea " . In verità , la parola non è mai segno convenzionale , e , se tale non era in principio , tale non può divenire nel séguito , perché le attività spirituali non cangiano natura ; e ha sempre rapporto strettissimo con l ' idea in quanto è rappresentazione , benché non ne abbia alcuno con l ' idea in quanto concetto . Poniamo ( tanto per intenderci ) che un uomo primitivo o selvaggio esprima l ' apparire di un cane con la proposizione : " Ecco un baubau " . Questa proposizione non ha verun rapporto col concetto ( con la verità scientifica ) del cane ; ma ne ha uno diretto con le impressioni che l ' apparire del cane desta nell ' uomo primitivo . Un uomo moderno dirà invece : " Ecco un cane " . Neanche questo detto ha alcun rapporto col concetto astratto del cane , ma anch ' esso ha rapporto con le impressioni che il fatto desta nell ' uomo moderno ; il quale , diverso dal selvaggio , fornito di un ricco patrimonio di rappresentazioni e idee , all ' apparizione del cane prova impressioni diverse da quelle provate dall ' uomo primitivo : donde le parole : " Ecco un cane " , e non le altre : " Ecco un baubau " . Se l ' uomo dell ' ipotesi fosse un naturalista , vivente tutto nella sua scienza , le impressioni suscitate in lui dalla vista del cane potrebbero dare luogo addirittura a un detto come : " Ecco un canis familiaris " . E queste parole sarebbero tanto poco convenzionali , quanto poco convenzionali e affatto spontanee erano le ipotetiche parole del selvaggio . Ciò che diciamo qui in modo quasi popolare è semplice conseguenza dell ' importante principio onde è stata abolita la distinzione di periodo originario e periodo posteriore del linguaggio . Il periodo originario di creazione non è stato mai , perché è stato , è e sarà sempre ; il periodo di puro svolgimento senza creazione non c ' è , e non è stato né sarà mai . La creazione primitiva ( Urschöpfung ) e il parlare quotidiano sono una sola e medesima cosa . Sempre che si parla , si crea il linguaggio ; e , come lo creò l ' immaginario uomo primitivo che aprì la bocca la prima volta a parlare , così lo creiamo noi , in ogni istante della vita , ripetendo all ' infinito il gran miracolo , che è poi il miracolo stesso della realtà . Gibt es Lautgesetze ? ( Halle , 1900 : nelle Forsch . z . roman . Philol . , Festgabe f . H . Suchier , pp . 349-538 ) . F . SCERBO , Spiritualità del linguaggio ( Firenze , Tip . della " Rassegna nazionale " , 1902 ) .