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> categoria_s:"StampaPeriodica" > anno_i:[1940 TO 1970}
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Forse l ' unica bellezza del primo romanzo Memorie inutili lo scriveva appena ventenne di Alfredo Oriani è nel protagonista Ugo Olivieri , che , romantico in ritardo , si trova sperduto , con i suoi sogni permeati ad un tempo di idealismo e di materialismo , nel mondo borghese del secolo XIX declinante ; ma e sono convinto di non scoprire nulla di nuovo in Ugo Olivieri è tutto Alfredo Oriani giovane , o meglio , se vogliamo accontentare la sua mania d ' allora giovanile di firmarsi con uno pseudonimo , Ottone di Banzole , lanciante , fiero della sua gioventù e della sua genialità , la sua vana sfida al mondo : vana e dannosa , perché il romanzo non esce certo pur opera di un ventenne dalla mediocrità e perché questo suo altero dispregio per la società che lo circonda gli aliena subito , al suo primo apparire nell ' agone letterario , tutte le simpatie dei lettori , in maniera da non riuscire più lui vivo a riguadagnarsele . Infatti esaminando in alcune decise pagine con amoroso , appassionato studio , che fa già presentire il futuro storico , l ' aspetto delle classi sociali quali si presentavano in Roma , sul finire del Governo Pontificio , critica l ' aristocrazia morente , delinea con vigore il popolo che purtroppo gli sembra rinnovare la plebe del basso impero , cadente un giorno come il potere temporale allora , ma soprattutto disprezza , ironico e superbo , la borghesia : « ... provavo un forte disgusto per la borghesia . Victor Hugo scrive che il dire a uno " borghese " vale un insulto , e ha ragione » . Se Roma , dopo di averlo fatto fantasticare classicamente e romanticamente insieme , lo aveva reso scettico e annoiato , stanco del mondo e degli ideali , con il quadro disgustoso della sua modernità , l ' ambiente provinciale bolognese lo induce alla reazione . Non vale più la pena di chiedersi : « La vita è una lotta , De Vauvenargue ? E il premio sai dirmelo ? » , quando invece la vita sembra uno stagno in cui tutto imputridisce ancor prima di morire ; per questo nei capitoli dell ' « Al di là » la borghesia è descritta con ribellione e con repulsione , fino ad affermare che essa è « il trionfale aborto della nostra civiltà , il capolavoro del nostro buon senso cristiano e della nostra saggezza economica , del filosofismo liberale e delle rivoluzioni medievali e francesi » . E probabilmente proprio questo vivace contrasto con la realtà borghese , che non riesce a contenersi nell ' animo dell ' autore , ma ha bisogno di esprimersi con violenza , fa sì che i primi romanzi , sempre troppo autobiografici , ricchi di passione quanto di paradossi , trovino in loro stessi la loro condanna : e i lavori dello scrittore romagnolo migliorano quando va scomparendo questo egoistico , pretenzioso , continuo magnificare e parlare di se stesso , nel confronto , più o meno accentuato , con il mondo contemporaneo . Quindi nei romanzi migliori pare che l ' ardore del giovane si sia addormentato , quasi che l ' abitudine a quel mondo negativo ne abbia lenita l ' asprezza , affievolita la voce sonora ; si può addirittura obiettare che la borghesia sembra aver penetrato anche l ' animo dell ' autore , ma approfondendo l ' esame si sente sempre viva l ' intima opposizione fra i personaggi e il romanziere , che riesce a creare il capolavoro quando trascina il lettore a vivere figure terribilmente borghesemente umane , il cui dramma è in sostanza di agire , quasi come sotto l ' incubo di una condanna , pensare , tormentarsi , morire , sepolte nel mondo greve e soffocante di Madame Bovary . Mentre Carducci esorta retoricamente con le figure del tempo andato , mentre D ' Annunzio blandisce i sensi del secolo ormai stanco , Oriani lo flagella , lo perseguita , lo rimprovera rinfacciandogliene l ' anima misera , rappresentata particolarmente in Vortice e in Gelosia . E quando finalmente il suo animo storico ha il sopravvento , non manca di presagire la sconfitta della borghesia : « L ' aristocrazia non ama e non lavora , la borghesia lavora e non ama , la plebe ama e lavora ... perché l ' aristocrazia è morta , la borghesia è moribonda , la plebe è giovane e ha davanti a sé un avvenire » . Lo scrittore ha già di fronte a sé non più il problema spirituale della borghesia , ma quello politico e storico : se egli non giunge a negare che la borghesia abbia avuto una funzione storica nel nostro Risorgimento , tuttavia nella Rivolta Ideale la individua e la scolpisce nella sua terribile insufficienza : « La borghesia era la classe più colta , ricca e passionale ; capace di intendere la modernità di oltre alpe e di oltre mare , soffriva nell ' abiezione imposta dai governi paesani alla sua coscienza ; sognava la rivoluzione ma sapeva troppo bene la propria debolezza e l ' indifferenza del popolo per osare davvero . Lungamente il sogno oscillò fra federalismo e riformismo ; si voleva soltanto il più probabile per arrischiare il meno possibile ; sostanzialmente la resistenza dei governi era pressoché nulla , la protezione accordata loro dalle diplomazie estere poco più che formale : un moto generoso di sollevazione sarebbe bastato contro i loro eserciti di parata e di banditi arruolati nella gendarmeria . Però non ne fu nulla . La lunga abile viltà nazionale degli ultimi secoli suggeriva invece speranze di aiuti stranieri , artifici di transazioni , scuse e ragioni a tutte le inferiorità : quindi l ' avanguardia borghese dovette indietreggiare dalla rivoluzione di Mazzini disertando l ' epopea di Garibaldi per accordarsi ai pochi reggimenti di Vittorio Emanuele . Accettò di mutare la servitù dell ' Austria in un protettorato francese mal dissimulato da un ' alleanza , lasciò la monarchia mantenere Mazzini in esilio e fucilare Garibaldi ad Aspromonte , incamerò i beni delle fraterie , occupò Roma rimanendo cattolica in un liberalismo fatto di buon senso e di volgarità , di istinti novatori e di prudenze qualche volta profonde fino al genio » . Certamente dopo i risultati meravigliosi del '60 una politica moderata s ' imponeva all ' Italia per non perdere in mosse arditamente rivoluzionarie , ma scarsamente politiche , il frutto di anni di fatiche , di sangue e di martirio , e bisognava che l ' istinto rivoluzionario s ' accordasse col valore monarchico per rafforzare il governo italiano di fronte all ' Europa ; ma , in fondo , avendo mutato il dovere in diritto , quella che vuol essere una giustificazione si risolve in una completa accusa : dopo di non aver certo agevolato il Risorgimento , la borghesia voleva renderlo inutile , ché tal cosa significava arrestare l ' ascesa dell ' Italia per il volgare timore di perdere il già acquistato e credendo che il moto dell ' unità non avesse nessun altro fine . Certo la borghesia assicurò sodamente questa unità , ma questa fu funzione positiva soltanto per la sua negatività : questa classe che non aveva fatto la rivoluzione italiana , perché se anche i rivoluzionari vi erano nati , per agire avevano dovuto rinnegare i principi ed uscirne , conquistato con la rivoluzione il potere , se ne dimostrava indegna , perché chiamava il popolo al comando e scompariva frammista ad esso nello stato pseudo - democratico , morendo più vergognosamente dell ' aristocrazia . Così tutte le classi sono scomparse , poiché nessun limite le divide automaticamente : « non ve ne sono più » . Ma è rimasto , con la morte della borghesia , un più grande pericolo : « il suo spirito » , poiché il popolo , il popolo , che è sempre la base della vita della nazione , corre il pericolo di lasciarsi imborghesire , comprendendo più facilmente gli ideali se così si possono chiamare borghesi e ritenendo più facile , come del resto è effettivamente , la scalata alle posizioni di questa classe . E Alfredo Oriani prevede che nell ' ideale battaglia contro lo spirito borghese un ' ardita , giovanile schiera , guiderà il popolo verso il proprio miglioramento : sarà la « rivolta ideale » della « nuova aristocrazia » .
VECCHIO E NUOVO UMANISMO ( DELLA VOLPE GALVANO , 1940 )
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Aspetto capitale della grande rivoluzione in corso è la esaltazione del lavoro e della tecnica , che è quanto dire una nuova concezione etica , filosofica , della vita : un nuovo Umanismo addirittura . Il riflesso profondo di questo nella pedagogia , la italiana Carta della Scuola , coi suoi concetti , ad esempio , di lavoro manuale scolastico , di cultura del popolo e non di una determinata classe , di selezione e orientamento delle scolaresche al di là di ogni privilegio di casta cioè di censo , esige un discorso a parte . Che presuppone , peraltro , un concetto chiaro di quel che fosse il vecchio Umanismo . Quale esso fosse e in particolare la sua filosofia dell ' educazione ce lo riassume , meglio di ogni altro documento , qualche frammento ( che sottolineo ) di un notevole discorso , del 1922 , di Giovanni Gentile , intitolato Lavoro e cultura . « Io sento profondamente egli dice la differenza che c ' è fra la dignità del lavoro propriamente detto e la dignità del pensiero ... la differenza fra il lavoro delle mani e la cultura , che è il lavoro dello spirito , è una differenza che ha grande importanza nel sistema dei valori umani . Il quale non si può mantenere , né garantire , se non concorra la normalità dei suoi rapporti , la differenza degli elementi che vi concorrono ... Il concetto di questo valore prodotto dal lavoro , onde l ' uomo si rivolge alla natura e ne fa mezzo di appagamento dei propri bisogni , è un concetto meramente relativo ... Se noi soffocassimo dentro di noi questo bisogno che ci fa tendere la mano al frutto della terra , il frutto della terra non sarebbe mai colto ... Il vero , l ' assoluto valore conosce e sente chi vive raccolto nella vita del pensiero ... Il carattere dei valori economici ... non è la natura dei valori propriamente spirituali , corrispondenti ai bisogni veramente essenziali e costitutivi della nostra vita ... La poesia o l ' arte , in generale , e la verità , ciò che rappresenta un fine supremo dello spirito umano , questo è il valore assoluto ... A questa coltura superiore dobbiamo guardare ... ; di tutta la coltura ... il lavoratore ha bisogno per essere lavoratore e per essere uomo » . È , come si vede , con quel tanto di semplicismo intellettualistico che comporta , la concezione illuministico - hegeliana della cultura come regno della Ragione e dello Spirito ( maiuscoli ) , cui deve restar soggiogata la provincia del lavoro e della tecnica , cioè la zona dell ' economico , del bisogno ( del particolare o sentimento nella sua positività ) : col risultato , in pratica , di un calcolo o raziocinio utilitaristico sullo sfondo , beninteso , astratto e però retorico dell ' Etica e della Spiritualità : col risultato concreto , politico , insomma , del predominio di una classe quella « colta » e « elevata » sulle altre . Bisogna allora dire che l ' intellettuale degno di questo nome deve avere oggi il coraggio di guardare la verità fino in fondo : e che per la difesa della civiltà che sorge la civiltà antiborghese della tecnica deve sapere andare oltre le ragioni immediate o empiriche a favore della tecnica e del lavoro , e affrontare il problema o i problemi della nuova concezione laica della vita . Non basta soltanto , per intenderci , dire , come si è detto , che , se il meccanico esclude lo spirituale , il meccanico non è la tecnica , ma la sua preconcetta astrazione ; che tecnica e lavoro non escludono ma presuppongono un ' etica che può giungere fino al sacrificio e all ' ascesi ; che nel lavoro si attua la necessità di sentir battere il proprio cuore all ' unisono col resto dell ' umanità ; che c ' è la « gioia del lavoro » , la « fatica senza fatica » , e una spiritualità del lavoro finora insospettata ; che la tecnica è « tattica » e « teologia » , e via dicendo . ( Vedi gli autori citati in proposito nel Commento alla Carta della Scuola del Volpicelli ) . Non basta . Bisognerà , un giorno , coordinare e organizzare queste sparse verità e però saldarle a un qualche principio generale , necessariamente antitetico ai principi generali dell ' illuminismo hegeliano ( o « liberalismo dialettico » ) , tutt ' ora diffusi . E intanto , occorre acquistare una coscienza vieppiù chiara delle deficienze organiche di questi ultimi principi tradizionali , se ci si vuole avviare veramente a una comprensione seria del nuovo Umanismo , per il quale non già è vero che la cultura è lavoro , ma bensì che il lavoro è cultura . Sono d ' accordo col Volpicelli che l ' avvento della tecnica è il fatto più importante della cultura del mondo dopo il Cristianesimo , e che il gran paradosso è che la tecnica è stata resa possibile dalla cultura moderna , ma poi la cultura che ha creato la tecnica si è mostrata incapace di sentirne l ' umanità e il valore , e che , infine , le opposizioni alla tecnica non son basate che su rimpianti e negazioni , con un argomentare ben strano per una cultura « la cui fondamentale categoria dovrebbe essere la storicità » . Sono anche d ' accordo con un altro dei pochissimi studiosi serii di questi problemi : con Luca Pignato che , in un recente dibattito su cultura , tecnica e morale , dopo aver opposto ai nostri neohegeliani la profonda , e però attuale verità enunciata dal patriarca Kant , che , cioè , « è un dovere dell ' uomo verso se stesso di essere un membro utile del mondo , perché questo fa parte dell ' umanità » , sia poi esso operaio o negoziante o erudito ( « secondo il suo piacere » e « l ' apprezzamento delle proprie forze » ) , osserva che appunto , se una legge morale ci accomuna , dei minatori ad esempio a noi , ci troveremo veramente in una universalità : e che « solo questa legge ( universale ) è cultura » : il resto sarà o l ' estrazione dello zolfo o la traduzione dal greco ; restando a vedere , in sede di politica scolastica , « se convenga in generale imparare il greco e il latino o migliorare le condizioni dell ' estrazione dello zolfo » . E altrove , il Pignato , a rincalzo dell ' osservazione di Giuseppe Bottai , che nella vecchia scuola gli studi classici si erano ridotti a fenomeno tipicamente letterario , conclude molto giustamente che non ha senso porsi il problema : come il vecchio Umanismo possa costituire il nocciolo del nuovo ; giacché le cose restano come stavano se si sposta un pezzetto di grammatica da una classe ad un ' altra , e che insomma riconosciuto il nuovo principio della tecnica come valore spirituale ogni discussione che si faccia sulla Carta della Scuola « deve tenerne presente lo spirito rivoluzionario , in senso sociale e politico . Rivoluzionario e non riformistico » . Parole chiare , oneste . Dovrebbe esserne giunto il momento , anche in questo campo .
ROMANTICISMO ED ANTIROMANTICISMO ( PACI ENZO , 1941 )
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Ormai la polemica , nata dall ' intelligente articolo di Angioletti , ha dato più d ' un frutto , e non sembra acquetarsi . Il suo significato non è più soltanto letterario , ma culturale , sociale e , finalmente , filosofico , grazie , specialmente , alla decisa posizione antiromantica di Galvano della Volpe ( vedi « Antiromanticismo » in Primato del 15 maggio e « Da un programma antiromantico » in Studi filosofici n . 4 ) . Tutti noi sentiamo con Angioletti , che , « come un vento tiepido e leggero » qualcosa di nuovo nasce intorno a noi , ma di questo qualcosa di nuovo non sappiamo , e forse è un bene , dare una definizione . In ogni modo non a caso è stata pronunciata la parola « Romanticismo » . Essa indica , io credo , uno stato di malessere e di scontentezza , un senso di sfiducia e di sazietà verso atteggiamenti troppo controllati e troppo « distaccati » della nostra cultura . Un amore freddo e contenuto per la precisione di ciò che è intellettualmente perfetto ci trattiene da ogni abbandono , ed ora sentiamo il valore dell ' abbandono , la fecondità di certe ingenuità e di certi errori , ma un timore ci trattiene , ed è quello che non venga abbandonato troppo facilmente ciò che abbiamo conquistato , la disciplina su ogni forma di lirica intemperanza , quella precisione del senso della parola che è certo una delle conquiste più alte della letteratura e della poesia italiana contemporanea . La finitezza della parola è divenuta quasi il segno della moralità del letterato e dell ' uomo di cultura e , forse , qualcosa di più , il segno della moralità dell ' uomo , come una volontà di non falsare il valore della realtà e della vita , sempre concretamente finita e puntuale , sempre determinata , sempre richiedente una responsabilità ed una scelta , senza evasioni e senza fughe , appunto , romantiche . Ma , tale finitezza , ci appare ora come l ' estrema conquista , una conquista che presuppone tutto un passato e , in noi , tutto un lungo cammino o travaglio inespresso , di cui la parola è come la conclusione , il traguardo raggiunto . E scopriamo il valore di ciò che in noi è stato disciplinato , come se , senza quel profondo e scontento agitarsi di tutto il nostro destino , la parola perdesse ogni sua tensione , ogni sua moralità : è questa scoperta che ci fa parlare , oggi , di romanticismo . Romanticismo sì , ma romanticismo del finito , accettazione senza riserve del limite inerente alla vita ed alla cultura : la morte non è più un tema poetico , ma la condizione della nostra esistenza : non vogliamo falsare il senso del nostro esistere e trasportarlo nel mito di un egualitarismo liberale o di un illuministico storicismo in cui tutti i contendenti assolvono la loro eguale funzione storica : no , nella vita e nella storia ci sono vincitori e vinti , ogni epoca vive nel suo orizzonte e nega l ' altra : la civiltà europea non ci sembra più ottimisticamente svilupparsi nella linea di un mitico progresso . La nostra epoca rinuncia a soluzioni troppo facili ed ereditarie , ha la sua dura realtà da imporre e sa che la sua vita è legata alle sue possibilità di vittoria . Essa sa che la cultura aperta ed infinita è la fine di un ' Europa e sa che l ' Europa non esiterebbe più se non avesse il coraggio di rinunciare a ciò che finora si è chiamato europeo : essa vuol dimenticare l ' indulgenza dei vecchi , per cui ogni affermazione ha il suo diritto , e sa che bisogna saper non vedere , non giustificare , non accettare , vivere e morire per qualcosa di determinato e di finito , ingiusto forse , ma solo in nome di una astratta giustizia e di un ' astratta moralità . Non saprei non dar ragione , in tal senso , alla profonda rivalutazione del finito e del determinato , su cui tanto insiste , come filosofo e come uomo di cultura , Galvano della Volpe . No , la nostra epoca non deve e non può essere umanitaristica . Ed ha ragione Mario Alicata : è troppo equivoco il termine « simpatia umana » : « ridurre l ' amore ed il desiderio degli altri a ... caute possibilità di perdono , di soccorso ... non significa rischiare di nuovo la propria libertà spirituale in un accomodamento utilitario dei nostri rapporti umani , al servizio di un plebeo e farisaico demagogismo che cerchi di salvare , nella ottenuta e rimunerata comprensione degli altri verso noi , dei molti verso i pochi , la pigrizia morale e la fervida coscienza degli egoisti ? » ( Primato 15 giugno ) . Eppure , con tutto questo , l ' esigenza di Angioletti e di Lupinacci , conteneva forse più di quanto si è in essa voluto vedere e di quanto ha saputo dire . Gli uomini non si incontrano nella conclusione della loro esperienza . La disciplina della parola ci rimanda alle nostre inespresse vicende , tanto espresse invece dai romantici : la virile accettazione del finito , così nostra , ci rimanda ad una condizione comune di finitezza , ad una comprensione più profonda dove ognuno di noi comprende l ' altro proprio perché sa che il finito esclude ogni possibilità di assolutizzare , secondo il vecchio egocentrismo romantico , perché sa che ogni orizzonte è limitato , che ogni dogmatismo è una falsificazione di noi stessi e degli altri . L ' accettazione del finito come finito , il rifiuto di ogni evasione e di ogni fuga , non allontana gli uomini , ma , proprio , li riavvicina , nell ' unico riavvicinamento che è davvero possibile : il riconoscimento del limite del proprio destino e dell ' altrui , diverso , opposto al nostro . Il vecchio romanticismo credeva di poter raggiungere la possibilità di una comunicazione attraverso la fuga dalle precise condizioni della nostra esistenza o attraverso la mitica assolutizzazione ed universalizzazione di un ' esperienza fatalmente particolare e limitata : noi , nella nostra nuova esigenza romantica , sappiamo che possiamo davvero comprendere gli altri se sappiamo accettare la nostra condizione e non mitologizzare noi stessi . « Andare incontro agli altri » dice anche Mario Alicata . Ma gli altri li sapremo trovare solo sperimentando ed accettando il limite della nostra esperienza : così sapremo andare verso gli altri , anche se , per avventura , le condizioni finite della nostra vita ci porranno contro di loro : saremo allora , per ripetere ancora la parola di Karl Jaspers in comunicazione con loro . Il tramontante liberalismo aveva condotto l ' Europa all ' assolutizzazione del finito , il vecchio umanitarismo alla più ipocrita mancanza di umanità : proprie le nuove esperienze politiche ed ideologiche sapranno ritrovare l ' uomo , senza promettergli nessun mito , ma dandogli la vera libertà della sua condizione di uomo , inevitabilmente finita : da tale accettazione della finitezza e del destino , che tutti limita e circoscrive , nasce la nuova e concreta forma di solidarietà umana . Che è civiltà della tecnica e del lavoro proprio in quanto tecnica e lavoro abbandonano ogni liberale mitologia fordistica e tayloristica e diventano i termini essenziali di realizzazione , nel finito , dell ' esistenza dell ' uomo , con tutta la sua umanità . Nasce allora una nuova passione , la passione per il finito , per ciò che ci fa restare noi stessi . È antiromantica perché esclude ogni fuga , ma è profondamente romantica perché ci riavvicina alla fonte inesauribile di ciò che in noi è primordiale . Sentiamo per il finito e per la fatalità delle condizioni insostituibili dell ' esistenza lo stesso entusiasmo che i romantici provarono per l ' infinito e per la fuga dal mondo . E la nostra cultura vuol rimanere fedele all ' impossibilità di universalizzare i nostri orizzonti , una fedeltà che è fedeltà alla concretezza del nostro esistere , una fedeltà alla morte , se si vuol richiamare il termine di Heidegger , una fede , profonda come quella romantica , che solo il finito può testimoniare dell ' infinito , che la trascendenza si può a noi rivelare solo nell ' accettazione assoluta e totale delle condizioni della nostra immanenza , se si vuole , richiamandosi ancora all ' esistenzialismo , ricordare la posizione di Jaspers . Finitezza , destino , amor fati . L ' amico Della Volpe non si allarmi della nuova passione romantica , che come una bufera rinnovatrice , l ' esistenzialismo ha scatenato su tutta l ' Europa . Non s ' allarmi perché questa nuova passione è proprio per quel finito , per quel sensibile , per quel sentimento di cui la sua filosofia rivaluta , con tanta acutezza ed intelligenza , i diritti troppo sprezzati . E l ' amico G . M . Bertin , a cui sono riconoscente dell ' attenzione che ha prestato al mio pensiero ( Cfr . « Esistenzialismo romantico » , in Studi filosofici , n . 4 ) non si allarmi per il nuovo irrazionalismo che gli sembra minacciare la tradizione critica di Kant e di Hegel : proprio il nuovo romanticismo combatte ogni pretesa , questa davvero romantica nel vecchio senso della parola , di assolutizzare , infinitizzare , divinizzare l ' universo . E se riconosce i diritti dell ' irrazionale non è per degradare il pensiero a mito , o per abbassare ad empirico arbitrio la vita spirituale , ma invece per usare criticamente della ragione filosofica e per avvertire che ogni vita spirituale , che non presupponga le condizioni finite del nostro esistere e del nostro destino , è retorica . Ma so che Bertin mi comprende e sa che il mio romanticismo non è quello a cui tutti noi ci ribelliamo . La nuova atmosfera romantica è dunque la scoperta del valore del finito e dell ' esistenza . Dietro la nostra fredda disciplina per le parole ritornano la parola passione e la parola destino : e la nostra disciplina non sarà conquistata una volta per sempre , ma ci richiamerà ancora a noi stessi , alla continua tensione che ci conduce a riconquistarla senza posa , perché non si inaridisca in vuota forma ed in pretenziosa sufficienza di sé .
PESSIMISMO DI DUVIVIER ( ARISTARCO GUIDO , 1941 )
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Julien Duvivier è uno tra i pochissimi registi che riescono a dare all ' opera cinematografica un ' impronta di stile personale ed inconfondibile che difficilmente si dimentica . Più rigoroso di Chenal , più incisivo di Carné , più realistico di Feyder , più profondo di Renoir i capisaldi dell ' ultima regia francese è oggi indubbiamente il miglior regista di cui la Francia possa vantare . Non solo , ma appartiene anche a quell ' esiguo numero di mirabili narratori per immagini che va dai Vidor ai Flaherty , dai Capra ai Mamoulian , dai Borzage ai Ford . È uno dei pochissimi , insomma , che abbia compreso nella sua integrità il mezzo espressivo « cinema » compendiando in esso tutti quegli elementi che ne formano lo spettacolo d ' arte . Per questa sana comprensione che ogni regista degno di tal nome dovrebbe avere non farà mai , punto essenziale e fermo nel cinema , del teatro , se pur teatro finissimo , filmato . E il susseguirsi dei fotogrammi che parla in ogni sua pellicola : l ' immagine resta sempre alla base dell ' espressione di eventi e stati d ' animo : le sequenze sempre si susseguono alle sequenze , le angolazioni alle angolazioni , le inquadrature alle inquadrature : tutte accompagnate da un ritmo serrato e conciso , da un ' atmosfera viva , fusa , pittoresca . Gli attori parlano qualche volta con retorica ed enfasi , ma il dialogo non grava mai sull ' immagine , e l ' immagine per effetto delle lunghe chiacchierate , sull ' azione . E la narrazione procede ampia , magnifica , e nello stesso tempo semplice , sentita , genuina lontana da convenzionalismi e da luoghi comuni : mirante all ' essenziale e al particolare insieme . Non solo , poi , il Nostro ha una personalissima ed inconfondibile maniera d ' inquadrare , di muovere la macchina ( carrellate alla Duvivier ) , di narrare conformemente ai canoni fondamentali del cinema vero , ma ha pure un proprio punto di vista rispetto al contenuto e all ' intonazione del film . È quasi sempre la vita degli umili e dei reietti , dei perduti nel vizio e nell ' imbroglio , dell ' uomo della strada e del trivio , dell ' angiporto e del quartiere malfamato , che lo attrae e lo appassiona . Sono gli infiniti e multiformi drammi di questi : i loro casi singoli osservati dai fatti crudi , scarni , scheletrici di cronaca quotidiana che ritrae in ogni più piccolo particolare e in ogni minuta osservazione e sfumatura . Di fronte a questo materiale umano come quasi tutti i registi francesi d ' oggi Duvivier è un osservatore scettico e pessimista ; di uno scetticismo e di un pessimismo spesso malato e morboso , che giunge più volte anche a negare la vita come gioia di vivere , come libera espressione dell ' anima , come affermazione dell ' individuo . I personaggi che ama e predilige hanno tutti una propria fisionomia , un proprio sguardo , un ' impronta particolare : sono esseri senza sorte e senza speranza e , incapaci di dominarsi , trasportati dalla corrente verso un progressivo fallimento di loro stessi : dalla più torbida desolazione , fino al delitto e al suicidio . Per convincersi basta osservare le sue realizzazioni , dove insieme ad una stretta analogia di indagine umana e profonda , non manca mai uno scetticismo impressionante . E questo eccezione fatta per le opere a carattere religioso « Golgota » e « Credo » in ogni suo film . Sia che realizzi una vicenda eroica , « La Bandiera » ; o un intreccio musicale , « L ' uomo del giorno » ; o la storia drammatica di un bimbo incompreso « Pel di Carota » ; o la tumultuosa ed ardente vita di un fuori legge « Pepé le Moko » ; o la descrizione degli ultimi giorni di vecchi attori « I prigionieri del sogno » . Ma dove il pessimismo di Julien Duvivier raggiunge vertici di traboccante grigiore e malinconia è ne « La bella brigata » e in « Carnet de bal » . Entrambi questi film sembrano addirittura ispirati da un Schopenhauer e sceneggiati da un Leopardi nel loro momenti di più cupo abbandono . Nel primo , i sogni , le aspirazioni , tutte le cose belle di cinque operai svanite insieme alla stessa amicizia e solidarietà , ci fa vedere la vita atrocemente buia . Nel secondo : il crudo dramma di una donna non più giovane , che si illude di rincorrere il passato , per ritrovare gli amici di gioventù e riafferrare con essi le gioie non apprezzate , dipinge la vita con toni di morboso scetticismo . ( Morboso scetticismo che si tramuta alla fine nel surrealista « Carro fantasma » in fede , redenzione , luce irradiante ) . Affermare dopo tutto questo che Duvivier è uno scettico , sarebbe troppo poco . Per essere più precisi occorre dire che è un entusiasta del pessimismo . E l ' unico rimprovero che gli si può fare , tra i tanti elogi , è proprio questo : che la sua tecnica e la sua arte siano volutamente messe al servizio di soggetti mai sani ed irradianti luce ; ben sapendo purtuttavia che a nessuno , e neppure a noi , è permesso di voler far sostituire concetti ed intenzioni proprie a quelle dell ' artista . Comunque non si può condannare in Duvivier come alcuni hanno fatto l ' artista . Non è possibile stroncare un ' opera d ' arte in genere solamente perché è costruita su materia non sana . Occorre in questi casi saper distinguere il mondo etico da quello estetico . Se così non fosse , di arte ce ne sarebbe ben poca . Ecco la ragione per la quale non possiamo dissentire Duvivier quanto ad apprezzamenti puramente cinematografici ed artistici .
« UMORI » DI BARTOLINI ( PASOLINI PIER PAOLO , 1942 )
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Non voglio qui parlare della poesia in versi di L . Bartolini , o delle sue acqueforti , ma limitare il discorso alla sua prosa , o , meglio , alle sue prose migliori . Chi pensi « Bartolini » non può pensare subito che ad un avvenimento eccezionale , direi quasi privato , che di giorno in giorno accade nella nostra odierna letteratura : ed è proprio in questo suo diuturno accadere che si è venuta costituendo , anzi , stratificando una prosa bartoliniana , staccata da qualsiasi intenzione o premeditazione ; e quindi serenamente scioltasi dal timore di una possibile decadenza , espresso dal De Robertis , quando , in uno scritto del '30 su Passeggiata con la ragazza , si era chiesto : « s ' accosterà un giorno ( Bartolini ) a temi più calmi , senza più quel tono improvviso , avventuroso , lirico a oltranza ? E troverà i mezzi adatti , quel tanto di riposo mentale necessario a opere mature ? » . Tutto questo è stato dal Nostro raggiunto , al di fuori di qualsiasi programma : e così , come il De Robertis rivendicò in quelle vecchie pagine del Bartolini un ' « aria di gioventù » , un « essere e parere giovani » , non come « uno dell ' ultima generazione » , ed in questo indicò la sua presenza prepotente nell ' « orto ben pettinato delle lettere » odierne , così noi ora ritroviamo il Nostro , intatto , fedele a se stesso , anche se al posto della sua sanguigna , scontrosa , ribelle gioventù , c ' è ora una maturità più attenta e sofferta , se non meno scontrosa e ribelle . E se « tra le tante sue facce » si fa « sempre più in luce quella del moralista » , non ce ne dispiace affatto , anzi , per questo , forse , lo abbiamo più caro . Bartolini non ha mai resistito alla tentazione di « scendere tra gli uomini » ; e se dopo , mettiamo , aver contemplato le vecchie al mercato ( « ... portano non meno di tre sottane : la esterna e la seconda che è di roba turchina con righette orizzontali per orlo , orlo listato da un palmo di velluto nero sino ... Alzano le vecchie donne la prima e la seconda sottana e , se uno sta ad osservare bene , si vedono , se per isbaglio la vecchia s ' alza un lembo della terza sottana , gambacce con le vene varicose e col « giudizio » , ossia il sudiciume al ginocchio ... » ) , dopo averle così contemplate , dunque , vuol trarne una sua morale ( « E così fanno perché sono al limitare dell ' esistenza : mettono da parte e tengono da conto per paura di perdere e non riavere ; giacché sanno , da natura , che più nulla avranno . Sono come le piante che hanno più radice che fiore » ) , tanto meglio , per il piacere che abbiamo tratto da questa morale , che non è un concetto , ma una descrizione : e commoventissima . Del resto il giudizio o morale bartoliniano non è che una specie di « finale » o di « presto » , strettamente unito , o sortito direttamente da quello che , più innanzi , chiamerò il suo « umore » . Così la prosa del Nostro , tutta affidata al proprio umore , alla luna buona o cattiva , all ' ilare o malo risveglio mattutino , si è venuta imponendo alla nostra attenzione , che si è , un po ' alla volta , tramutata in vero e proprio affetto . E nient ' altro che affetto , in noi , poteva corrispondere alla maschia confessione bartoliniana , uscita pudicamente , scontrosamente , dalla sua penna , quasi a denti stretti , talvolta ; altra volta , come nei suoi primi libri ( Passeggiata con la ragazza ) , gridata a voce alta e piena , sino a rivelarne il sangue o la carne , ma sempre con un sordo pudore , che , intervenuto nel discorso come un improvviso interrompimento , lo tramutava , lo accigliava , quasi accorandolo . In realtà , sempre , in fondo alla voce forte e burbera di Bartolini , trema un nodo di pianto : pianto umano , quasi fanciullesco . Si guardi « Morte di Umano » nel suo ultimo libro . E in questo fondo di pianto , niente affatto spleenetico o letterario e non nel senso generico di malinconia o tristezza , giace la parte più remota e forse meno nota di Bartolini : è da essa che risale alla superficie la gamma versicolore dell ' umor suo , tetro e bizzarro , come una sorta di alterna vittoria e sconfitta , astio e benignità , avvenuta nel suo intimo più segreto , ed emersa poi nella pagina scritta . Per questo , io credo , della sua prosa finora non è stata data una definizione critica , che , circoscrivendola , la ponga con sua vera luce nell ' ambito della nostra letteratura odierna . È tale definizione monca anche perché , dato il proprio modo di essere , il Nostro non ha in letteratura che nemici o amici : e sia gli uni che gli altri , per eccesso di vigore , non saranno in grado di studiarlo serenemente . Non basterà chiamare la scrittura bartoliniana semplicemente « prosa » , come si suole , in quanto non narrativo , ché questo sarebbe un porre la questione e non risolverla ; « capitolo » anche è fuori luogo per la pagina del Nostro , nata , è vero , nel pieno fiorimento di quello , e indubbiamente influenzatane , ché la prosa di Bartolini è tanto lontana dal capitolo cecchiano , quanto da uno è lontano altro stile . E se del vecchio racconto o abbozzo realistico , è inutile anche fare il solo nome , come invece avviene nella fascetta pubblicitaria del Cane scontento , d ' altra parte se l ' ispirazione bartoliniana è essenzialmente lirica , lo è al di fuori da ogni liricità in quanto purezza o essenziale perfezione : Bartolini ha bisogno del molteplice e del prosaico , seppur come un padrone ha bisogno del proprio schiavo . Così , se da una parte la sua poesia in versi sembra un inasprimento , una estrema conclusione della sua prosa , la sua prosa è sempre sostenuta e tesa da un frasario vigorosamente poetico : e in un periodo , in una pagina basta trovare « sinistra mano » invece di « mano sinistra » , perché tutto il senso ne sia stravolto e poetizzato . E allora vorrei riportarmi a quanto dicevo inizialmente , a quella foga di umori che , rinverginata di volta in volta dalla sua stessa condizione di umore , resta tutta chiusa , serrata e perfetta nella pagina che da essa nasce . Allora , infine , prendendo lo spunto da una vecchia frase del De Robertis ( « Quell ' umore che è , direi , il lievito all ' arte di Bartolini ... diventa una forza viva e operante , e i paesi , perfino una pianta , un fiore , un filo d ' erba ne son pieni , parlan per sé » ) , vorrei distinguere la pagina , il capitolo bartoliniano sotto il nome di « umore » , mutando , quasi in una sosta di solidificamento , il senso di questa parola . « Umore » che , in mezzo alla verità delle pagine , trova la sua unità di tono in quel fondo di pianto che dicevo ora domato ora vincitore , e , nell ' arco di queste vittorie e sconfitte la sua ammirevole quantità di forme , che , dalla collera amorosa alla tetra bizzarria , dalla benigna serenità alla strafottenza , cerca la sua estrema liberazione in un acerbo moraleggiare . L ' orso , ed altri amorosi capitoli è il migliore indice di questi umori : la lucidità della propria visione poetica vi è matura , e sicura la propria condizione etica ; nessun dubbio , nessun compromesso ; c ' è la certezza di sé , la potenza di sé con cui si costruiscono i capolavori . Ora , avrei voluto soffermarmi , esaminare qua e là questo bellissimo libro , ma , avendolo aperto , sopraffatto dal piacere dei ricordi e dal soverchiare delle postille , ho dovuto cedere e rimandare ad altra data un particolare discorso sopra di esso : vorrei solo dire , qui , che non soltanto nell ' arco ideale domina Passeggiata con la ragazza al Cane scontento ( che , pur contenendo cose bellissime , mi par opera di passaggio da una certezza e potenza di sé , ad un ' altra , più distesa , serena , paterna ) , esso , L ' orso , tiene un posto preminente e degno di lungo futuro .
VIRGILIO GUIDI ( GATTO ALFONSO , 1942 )
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Viene dalla pittura di Virgilio Guidi la forza di un ' insofferenza plastica esposta nel suo limite visibile alla pura dissoluzione della luce . L ' interna costruttività del disegno dalla sua vibrata eloquenza iniziale si spoglia d ' ogni peso e s ' acuisce a smagrire le forze in un colore reagente e inedito che è il segno critico dell ' artista . A ben giudicare la pittura di Guidi concorre la vigile e ardente ironia di cui ogni suo quadro tende insostenibilmente a accendersi dalla materia opaca e pregnante , ad alleggerirsi con fissità nella luce . Storicamente Guidi ha operato al di là dell ' irrigidimento formale del novecentismo per dare un tempo pittorico , una durevolezza consistente nel colore alla dissipazione luministica di Spadini , e riportarla criticamente nel segno . D ' un mondo ampliato ed espanso egli ha stretto in una smania nuova il movimento e la fisica architettura , lasciando sfuggire con finitezza nei piani luminosi l ' incisività acuta del proprio disegno sino a raggiungere nei casi più felici l ' assoluto stupore figurativo da cui altri , e particolarmente i novecentisti , partivano come da uno schema neoclassico . Di questo pittore , che tra i contemporanei ha l ' esperienza forse più dinamica e attiva , sempre affidata al lavoro in modo tale da non poter essere astratta in una legge o in un metodo , esiste una forza segreta e esemplare che in ogni opera trasale e rende le figure nuove in una proprietà umana antica , senza altra retorica . È questa una forza d ' arte che non si pesa e non si può nemmeno far consistere in un elemento solo del quadro : è la luce dell ' opera da esterna ridiventata intima e calda della propria sostanza . È lo specchio dell ' autentica solitudine con cui Guidi senz ' altro onore contemporaneo , merita la sua dignità di maestro .
Nixon non mi è piaciuto ( Fallaci Oriana , 1968 )
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NEW YORK , ottobre - Caro direttore , devo assolutamente parlarti di Nixon perché sono stata alcuni giorni con lui e … Mi auguro che la sorpresa non ti turbi troppo . Tu sai bene che l ' uomo non è mai stato il mio principe azzurro . Però mi avevano detto che il Nixon 1968 era un nuovo Nixon e come potevo resistere alla tentazione di seguirlo , ascoltarlo ? Poteva anche darsi che gli sentissi dire « non voglio più bene al generalissimo Franco » , oppure « basta con le differenze razziali » , oppure « io sono con i giovani dai capelli lunghi » . Ti pare ? La psicanalisi fa miracoli , a volte . E , mi avevano detto , il miracolo del nuovo Nixon si deve alla psicanalisi . Ricorderai infatti che dopo la sconfitta subita nel 1960 a opera di John Kennedy , al povero Nixon non gliene andò più una bene . Si presentò candidato a governatore della California e perse clamorosamente . Cercò la nomina del Partito Repubblicano per battere Johnson , e gli preferirono Goldwater . Sicché alla fine decise di recarsi da uno psicanalista e sapere che cosa vi fosse di sbagliato in lui ( il che richiese moltissimo tempo ) e Richard Nixon uscì dalle sue mani completamente cambiato . Ciò gli permise : 1 ) di tornare alla professione legale e fare un mucchio di soldi in Wall Street ; 2 ) essere scelto come candidato alle elezioni del prossimo autunno . Episodio , quest ' ultimo , che La Stampa di Torino ha giustamente definito la resurrezione più grossa dopo quella di « Lazzaro » . Be ' , i Lazzari hanno sempre sedotto . Così saltai su un aereo e mi recai a Santa Barbara , in California , dove Nixon stava tenendo la campagna elettorale e dove ebbi la mia prima sorpresa . Sai , perché ? Perché era sabato e il sabato , come la domenica , il signor Nixon non si fa vedere : riposa . Il suo dottore esige così . Affinché non si stanchi . Per la stessa ragione però il suo dottore esige che egli riposi altri due giorni dopo avere lavorato il lunedì il martedì il mercoledì , il signor Nixon riposa il giovedì e il venerdì : insomma se ne sta senza far nulla quattro giorni su sette e ora che è candidato , che diavolo farà quando sarà presidente e si stancherà davvero ? Riposerà sette giorni su sette ? Accidenti dirai tu , mica grullo : magari lo potessi far io . D ' accordo . Ma tu , scusa , non vuoi mica avere in mano il destino dell ' America e in certo senso del mondo . E se il signor Nixon riposa quattro giorni su sette ora che è candidato , che diavolo farà quando sarà presidente e si stancherà davvero ? Riposerà sette giorni su sette ? Mi sembra un po ' strano e , comunque sia , egli continuò a riposarsi non fino a domenica sera ma fino alle sei di lunedì pomeriggio , ora in cui giunse alla base militare aerea di El Toro per darmi una seconda sorpresa : la sua paura di essere ucciso . D ' accordo anche su questo : mi rendo bene conto che quanto a fucilate , revolverate , eccetera , i leader americani sono più sicuri in Vietnam che negli Stati Uniti . Però tutti quelli che hanno ammazzato negli ultimi anni e negli ultimi mesi , John Kennedy , Bob Kennedy , Malcom X , Martin Luther King , appartenevano all ' altra parte della barricata . Onestamente non vedo i motivi di tanta paura . E poi si torna al discorso di prima : se fa ' così ora , che diavolo farà da presidente ? Farà assaggiare il cibo a un cane tutte le volte che mangia ? Terrà una guardia del corpo nel letto ? Io quando mi trovai sotto gli occhi quelle decine e decine di agenti del servizio segreto , rimasi di sasso . Li riconoscevi bene dal bottone giallo , verde e nero che portavano alla giacchetta , particolare che li rendeva nient ' affatto segreti , e con quei bottoni stavano dappertutto : perfino nel gabinetto delle signore ( lo so perché ci andai e ne trovai uno che volle vedere i miei documenti ) , perfino sui due elicotteri che volavano bassi sulla base di El Toro cercando ( suppongo ) artiglieria pesante nascosta dai vietcong . Poi l ' aereo di Nixon atterrò , Nixon ne scese , essi formarono come quella nuvola intorno a lui , e attraverso quella nuvola vidi , per la prima volta nella mia vita , il quasi - certo futuro presidente degli Stati Uniti . Fammi subito dire che le fotografie e la televisione lo aiutano molto : visto da vicino non dice nulla di buono . Tanto per cominciare , ha quella faccia tutta spostata a destra come se gli avessero sbattuto sopra un ' usciata : e ciò ti dà un certo malessere . Poi assomiglia a un commissario sovietico : e ciò ti mette addosso l ' agitazione . Sul serio : c ' è qualcosa in comune tra lui e i capi russi cui è sempre piaciuto , del resto . La sua ineleganza , ecco , la sua camminata pesante , la sua gelida consapevolezza di poter fare di te ciò che vuole : democrazia o no . Ti sorride ad esempio e nello stesso momento in cui ti sorride capisci che non gli importa un bel nulla di sapere cosa vuoi e cosa pensi perché in cuor suo ha già deciso cosa devi volere e pensare , cosa ti darà in conseguenza . Guarda mi venne addosso un nervoso che mi girai subito verso sua moglie , a proposito della quale non saprei cosa dire . Fuorché questo anche a lei le fotografie giovano molto . In quelle sembra chissà che , in persona non sa proprio di nulla e l ' unica cosa che ti colpisce in lei è l ' orchidea che porta sulla spalla sinistra : un ' orchidea grossa come un cavolfiore . Qualcuno deve averle detto che l ' orchidea fa la signora e lei non vi rinuncia : del resto in America piace così . Le donne dicevano : « Isn ' t she an elegant lady ? Non è una dama elegante ? » . C ' erano molte donne ad attenderli , per lo più mogli degli ufficiali di El Toro . S ' eran portate dietro i bambini e , come si usava da noi trenta o quarant ' anni fa , non farmi dire per chi , li porgevano a Nixon : perché li baciasse . Ne baciò tanti . Poi , quando n ' ebbe baciati abbastanza , salì su un ' auto blindata e partì : per recarsi a scambiare le idee col suo amico Bebe Rebozo . Ma cosa c ' è nel nuovo Nixon ? Bebe , che gli americani pronunciano Bibi , è un banchiere cubano i cui interessi nell ' America Latina sono forti quanto la sua influenza in Wall Street . Forse per questo non molla mai Nixon e Nixon non molla mai lui : dove vedi l ' uno c ' è l ' altro . L ' opinione di tutti è che se Nixon andrà alla Casa Bianca , Bebe detto Bibi diverrà per lui ciò che Ted Sorensen e Arthur Schlesinger erano per John Kennedy . L ' ho conosciuto , sai , e me l ' hanno presentato . Ha due occhi spietati . I giornalisti che lo conoscono bene sostengono che infatti è crudele . Se un giornalista scrive male di Nixon , Bebe detto Bibi corre a dargli la mano e gliela stringe così : con la sinistra gli cerca i nervi del polso e glieli schiaccia , con la destra gli afferra le dita e gliele piega all ' indietro : finché il disgraziato urla di dolore . Io non ci credo , intendiamoci : ma sembra che una volta lo abbia fatto anche a Nixon , per punirlo di uno sbaglio che Nixon aveva commesso . Ora ti racconto lo sbaglio che qui è arcinoto . Come sai , Nixon ha due figlie : Julie e Tricia , entrambe in età da marito.Julie è già a posto , graziaddio , perchè fidanzata sin dalla più tenera infanzia con un nipote di Eisenhower che presto sposerà . Tricia invece non è fidanzata con nessuno , il che è una preoccupazione . Un giorno Nixon le chiede : « Ma non ce l ' hai un ragazzo Tricia ? » . E Tricia sospira , risponde che ce l ' aveva ma l ' ha lasciata . « Per chi ? » . Per nessuna , risponde Tricia , per andarsene volontario in Vietnam . Passa un po ' di tempo e Nixon le chiede : « Tricia , che ne è di quel ragazzo in Vietnam ? » Tricia sospira e risponde ma pensa papà , sembra che vi sia morto . Esclamazioni di sorpresa , di dolore , e poi proprio in quei giorni la rivista Mc Calls chiede a Nixon un articolo su « I nostri ragazzi in Vietnam » . Nixon accetta e cosa ti mette insieme ? Proprio la storia del ragazzo di Tricia . La scrive anche benino , con la retorica giusta . Questo ragazzo che parte per il Vietnam , mentre Tricia piange . Questo ragazzo che alla fine muore , mentre Tricia piange . Piangono anche alcune decine di milioni di americani leggendola : avresti pianto anche tu , direttore , perché era commovente davvero . E tale resta fino al giorno in cui , chi l ' avrebbe detto , Mc Calls riceve una letterina di questo ragazzo : con l ' ingiunzione che sia pubblicata . Il signor Nixon , dice il ragazzo , deve aver preso un abbaglio . O deve essere stato male informato da Tricia . Perché non solo lui è vivo : in Vietnam non ci è mai andato o non ci andrebbe nemmeno se ce lo mandassero a calci . Tricia smise di vederla , è ben vero : ma perché gli piaceva di più un ' altra che ora ha sposato e con la quale è felice . Il signor Nixon farebbe meglio a controllare le cose prima di fare certe figure e , se continua a far certe figure , cosa c ' è di nuovo nel nuovo Nixon ? Dopo il colloquio con Bebe - Bibi Rebozo , ritrovai Nixon a Yorba Linda : il sobborgo di Los Angeles dove Nixon nacque cinquantasei anni fa e dove Nixon giunse con un corteo di poliziotti che sarebbe bastato a Johnson . Un mucchio di gente era lì ad attenderlo , in massima parte massaie coi bigodini in testa e i pargoli in braccio . C ' erano anche alcuni ragazzi come il ragazzo di Tricia , però alzavan cartelli con la fotografia di Eugene Mc Carthy . Uno agitava un foglio sul quale era scritto : « Nixon ? Humphrey ? Wallace ? Sono contento di non avere ventun anni » . Con ciò alludendo al fatto che non poteva votare perché in America non si vota fino a ventun anni . Perbacco , vorrei proprio sapere se Nixon lo vide quel foglio . Ma forse non lo vide : era troppo occupato a parlare dei giorni in cui abitava a Yorba Linda e sognava orizzonti più vasti , o dei giorni in cui sua moglie era maestra di scuola a Yorba Linda e vinse un maiale in premio . O forse vinse un premio per un maiale . Che aveva allevato . Non capii , non ricordo , le ultime parole si persero tra gli urli della folla che i poliziotti e gli agenti del servizio segreto spingevano per preparare un passaggio a Nixon , che doveva visitare la casa in cui nacque . La casa era di legno , modesta . Dinanzi c ' era una lapide su cui avevan scolpito : « Casa Natale Di Richard Nixon Che Grazie Alla Devozione Per Il Suo Paese Salì Alla Vicepresidenza Degli Stati Uniti . 1952-1960» . Sai quelle lapidi che noi dedichiamo ai padri della patria e agli eroi : però dopo che sono morti da tempo . Io la guardavo , perplessa , e la domanda del ragazzo di Tricia mi pungeva il cervello : ostinata . Ma cosa c ' è nel nuovo Nixon ? Nemmeno i palloncini gli fecero festa La risposta venne ore dopo , al comizio che Nixon tenne all ' auditorium di Disneyland per diecimila persone : tutte bianche . Infatti non ho mai visto un negro in questa campagna repubblicana e in particolare con Nixon . Sembra che i negri non lo amino affatto e che il sentimento sia ricambiato da Nixon il quale non li assume neanche come autisti o sguatteri . Tale particolare ad ogni modo esula da ciò che voglio dirti , e ciò che voglio dirti è che un comizio di Nixon merita d ' essere visto . Non solo perché le ideologie non vi sono mai discusse : gli americani come Nixon sono tipi pratici e non si perdono mai nei meandri della dialettica e della filosofia che del resto ignorano . Ma soprattutto perché lo spettacolo assomiglia a un carnevale . Le bandiere americane erano rette da strane bambine con strani vestiti e strani cappelli , le Nixonette , e sui cappelli era scritto « Io voglio bene a Nixon » . L ' esecuzione delle musiche era affidata a strani giovanotti vestiti con strane uniformi che ricordavano molto i costumi dell ' operetta La vedova allegra : sai quelli con gli alamari d ' oro e le piume . Del resto anche i motivi che suonavano erano più o meno i motivi di La vedova allegra . Ovunque pendevan cartelli di questo tenore : « Dai , Dick dai ! » . « Forza , Dick corri ! » . « Io amo Dick . Snoopy ama Dick » ( Snoopy è un personaggio di Charlie Brown ) . « Pat come prima signora » . L ' intera faccenda era abbastanza buffa , eppure ti metteva addosso una tale tristezza . Forse perché almeno tre quarti della folla era composta da persone anziane . Non ho mai visto tante persone anziane come a quel comizio di Nixon . Avresti detto a osservarlo che la popolazione tra i vent ' anni e i quaranta era scomparsa da Disneyland . Giacché avevo ragione io , direttore , quando dicevo che ascoltare Nixon è come tornare indietro di almeno quindici anni , cioè ai tempi di Eisenhower , della Guerra Fredda , della Grande Paura . Avevo ragione io a dire che accettarlo significa non rendersi conto di quel che è successo in questi quindici anni . Perbacco ! In ogni parte del mondo nascono fermenti nuovi , i vecchi valori vengono riesaminati , perfino il modo di discutere è cambiato , si inneggia ai cecoslovacchi , i Beatles vengono onorati dalle regine . Ma in quel comizio non te ne ricordavi : congelato dentro un passato decrepito , sentivi gli occhi riempirsi di lacrime . Meno male che i palloncini provocarono qualche risata . I palloncini sai , fanno parte del cerimoniale nixoniano . Secondo quel cerimoniale erano stati chiusi dentro grandi reti sospese al soffitto e le reti dovevano aprirsi all ' arrivo di Nixon affinché i palloncini cadessero giù in una pioggia colorata e leggera : a simboleggiare la gioia . Ma quando Nixon arrivò la reti non si aprirono per niente . Tecnici e volontari tiravano le funi , scuotevano le reti , lanciavano ordini colmi di imbarazzo , di rabbia . Nixon puntava il dito al soffitto per darsi un contegno , la signora Nixon si torceva le mani per superare l ' angoscia : ma tutto ciò che accadeva era la liberazione di un palloncino che ogni tanto scendeva giù come un orfano . E la faccenda durò fino al momento in cui Nixon mormorò : « To hell with them » , all ' inferno , poi pronunciò quel discorso che è sempre lo stesso discorso ovunque vada e a chiunque parli . Ma riguarda anche noi . Molto da vicino . « La guerra nel Vietnam la risolvo a modo mio » Disse anzitutto ordine e legge : due parole bellissime quando non suonino come una sacra minaccia . Perché , accidenti , la legge è sacra e l ' ordine è una necessità : ma che razza di legge è una legge che ti nega il diritto di cambiare la legge , che razza di ordine è un ordine che ti nega la libertà di protestare ? La voce dell ' America , questa America che ormai invade le nostre vite , ci piaccia o no , non è forse nata da quel diritto e da quella libertà ? E poi disse basta con le critiche agli Stati Uniti , bisogna restaurare nel mondo il rispetto per gli Stati Uniti , la guida degli Stati Uniti . E poi disse basta , con queste chiacchiere sul Vietnam , se le trattative di Parigi sono a un punto morto , quando lui viene letto lui dice ad Hanoi mi avete stufato , la guerra la risolvo da me a modo mio cioè con la forza . A questo punto sentii un brivido nella schiena . Stavo per abbandonarmi ad atroci pensieri , quando il signor Nixon si mise a parlare di noi . E disse che gli americani erano stufi , sì stufi , di morire per gli europei , spendere i soldi per gli europei , lavorare per gli europei , fare l ' elemosina agli europei . E i diecimila si alzarono in piedi , applaudendo , inneggiando , bravo Dick , giusto Dick , e allora neanche quello che mi era sembrato buffo , come le nixonette , i suonatori , i palloncini , mi parve più buffo . Mi parve anzi tragico , mi parve senza speranza , e abbandonai quel comizio , e lasciai la campagna elettorale di Nixon . Lo rividi a uno di quei pranzi che il Partito repubblicano organizza per raccogliere fondi destinati a far eleggere Nixon . Il pranzo si svolgeva a New York , all ' hotel Americana . Il prezzo per ogni coperto era di mille dollari : oltre seicentoventimila lire italiane . Mi recai a dare uno sguardo e devo ammettere che a condurmi lì fu principalmente la curiosità di sapere cosa si mangia con seicentoventimila lire a testa . Uova d ' oro ? Insalata di rubini e smeraldi ? L ' aria profumava di soldi , di sogni grinzosi , e il salone era pieno dei soliti vecchi . Mi avvicinai a un tavolo , agguantai un menu , e diceva : antipasto di granchio , filetto con broccoli , mousse di albicocca . Nient ' altro e ti giuro , sentii fame per loro : poveri nixoniani . E sentii fame per molte altre cose , ad esempio per l ' America che abbiamo amato tanto e vorremmo ancora amare . E ora , direttore , ti saluto . Sono stata superficiale ? Forse , senz ' altro . Ma il soggetto non meritava di più . Le inchieste Gallup danno la vittoria di Nixon per certa , e la signora Nixon annuncia che alla Casa Bianca le piacerebbe mettere ovunque i tappeti da parete a parete « perché lei nella vita è sempre stata per i tappeti da parete a parete » . Gliene mandiamo uno in regalo ? Giusto per dimostrarle che non siamo i miserabili che a suo marito dice . Affezionatamente tua .
Con gli uomini che vanno sulla Luna ( Fallaci Oriana , 1968 )
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CAPE KENNEDY , dicembre - Per andare sulla Luna si parte da qui : un punto del nostro pianeta che un tempo chiamavano Cape Canaveral ed ora chiamano Cape Kennedy , dal nome dell ' uomo che pagò con la vita anche il sogno di navigare gli spazi . La regione dove esso si trova è indicata sulle mappe terrestri come Florida , è baciata da un ' estate perpetua , ed è considerata il grosso laboratorio scientifico dell ' emisfero occidentale . Dico occidentale perché per andare sulla Luna si parte , chiunque lo sa , anche da un altro punto del nostro pianeta : quello nella regione indicata sulle mappe terrestri come Kazahstan . Lì però bisogna parlare benissimo il russo , essere iscritti al partito locale , e impegnarsi a non fare la spia a quelli della Florida . Tutto il contrario di ciò che accade in Florida dove bisogna parlare benissimo inglese , non essere iscritti al partito suddetto , e impegnarsi a non fare la spia a quelli del Kazahstan . Tra le due regioni v ' è infatti una concorrenza spietata , paragonabile a quella delle compagnie aeree che fanno lo stesso tragitto , con l ' aggravante che il biglietto non è utilizzabile su entrambe le compagnie , come s ' usa nei viaggi terrestri : o si parte di qui o si parte di là . Secondo me è meglio di qui : il razzoporto è eccellente , circondato da dodicimila chilometri di mare profondo dove le astronavi possono precipitare senza colpir l ' abitato , e la preparazione psicologica addirittura perfetta . Coperto da un sudario di sabbia , di asfalto , di sale marino , il luogo è così brutto che quando ci sei non ti resta che andare sulla Luna dove , se non è meglio , peggio non è . Non a caso scienziati prolissi lo portano a esempio della prossima stazione spaziale . Estinti i sugheri , le palme , i lillà , le trecentoventotto specie di alberi che lo ossigenavano , vi trionfano le piante di plastica ; i prati sintetici si comprano al supermarket come la stoffa . Estinti i coccodrilli , i topi , le zanzare , vi sopravvivono solo i pescicani impiegati dalla NASA per divorare i curiosi che bagnan nel mare anziché nelle piscine , e ciò che qui chiamano uccelli non sono gli uccelli ma i razzi o i missili : sicché chi va a caccia e dice " ho preso un uccello " finisce immediatamente in galera . I motel , che sono alberghi per l ' uomo e l ' automobile , hanno nomi come Satellite , Vanguard , Polaris e non dispongono di camerieri ma di esperti robot : robot per lucidare le scarpe , robot per far i caffè , robot per massaggiare chi è stanco . I giocattoli sono quelli che i figli dei cosmopionieri useranno nelle colonie lunari destinate a sorgere sulla Vallata della Eterna Luce : tutine spaziali , bombolette di ossigeno , astronavicelle che prendono il volo per mezzo di batterie solari . Le cartoline da spedire agli amici non riproducono paesaggi ma razzi , missili , depositi di kerosene , astronauti chiusi nelle capsule Mercury ; la Terra che noi conoscemmo è dimenticata da tempo e nella desolata pianura si scorgono solo le torri di lancio : cattedrali di un ' era che ha sostituto la liturgia con la tecnica . IL CONTO ALLA ROVESCIA Ma cosa succede quando l ' uomo da un porto allo spazio spicca il volo verso l ' immensità ? Sui brividi del conto alla rovescia e sulla partenza per la Luna parla David Morris , medico della NASA . " HANNO tutti paura quando sono lassù . Nessuno resiste all ' angoscia della voce che conta a rovescio prima che esploda l ' enorme fiammata . Più i numeri scendono … meno sette … meno sei … meno cinque meno quattro meno tre … più i battiti del cuore salgono . Shepard , che era salito scherzando , mantenne ottanta pulsazioni al minuto durante la conta finale : ma quando arrivò il meno sette le pulsazioni gli salirono a novanta , al meno quattro erano a novantacinque , allo zero erano a cento . Poi si accesero i fuochi e le pulsazioni salirono a centonove . Poi il razzo partì e le pulsazioni salirono a centoquindici , centoventi , centoventicinque , centotrenta , centotrentacinque , centotrentotto . Per un lungo minuto , il minuto durante il quale si ignora se il razzo continuerà a salire o scoppierà , le sue pulsazioni rimasero a centotrentotto . Sono uomini come gli altri , mi creda . Per me c ' è solo un giorno in cui son diversi dagli altri , superuomini forse . Ed è la vigilia della partenza : quando vanno a dormire , tranquilli , si addormentano immediatamente , tranquilli , poi all ' alba che potrebb ' essere la loro ultima alba si svegliano riposati e contenti come se andassero a caccia di folaghe " . E quando partirono per la Luna , dottore ? Anche allora si svegliarono contenti come se andassero a caccia di folaghe ? " Sicuro . Il sistema è lo stesso e non dimentichi che sono soldati : andare sulla Luna per loro è come andare alla guerra , ma con meno probabilità di morire . Si rendono conto , evidente , che rischiamo di andare a morire : tuttavia sanno bene che non li faremmo andar su se le probabilità di salvezza non fossero al 99,99 per cento . Una cosmonave è meno pericolosa degli aerei supersonici che erano abituati a collaudare , e da terra li seguiamo secondo per secondo , possiamo portar loro soccorso . Perché dovrebbero essere meno tranquilli ? " . Perché vanno sulla Luna , dottore . " Sciocchezze . Anche sulla Luna li seguiamo , le ho detto : mentre atterrano , scendono , si spostano … " . Dottore scherziamo ? Un uomo ha aperto una capsula e scende su un mondo dove nessuno è mai stato : ed egli lo sa . Appoggia i piedi dove nessuno li ha mai appoggiati , gira gli occhi dove nessuno li ha mai girati : ed egli lo sa . Lentamente , cautamente , fa il primo passo ; l ' umanità intera , coloro che sono morti , fa quel passo con lui : ed egli lo sa . Non v ' è scoperta di isola , né di oceano , né di continente in questo pianeta che possa paragonarsi a quel primo lentissimo , cautissimo passo : ed egli lo sa . L ' oggetto dal quale è disceso potrebbe non ripartire mai più , condannarlo a morire su questo deserto e lontano centinaia di migliaia di miglia da casa : ed egli lo sa . Dottore , lei crede davvero che le sue pulsazioni non supereranno le centotrentotto al minuto ? Ma cos ' è , quest ' uomo , un robot ? " Gli astronauti " , dice il dottore , " non sono robot . Non volevamo robot " .
L'uomo è sulla Luna ( Fallaci Oriana , 1969 )
StampaPeriodica ,
Alle 4.57 del 21 luglio 1969 l ' uomo ha messo piede sulla Luna . È cominciata così una nuova era nella storia umana : la conquista degli altri mondi , la scalata ai corpi celesti , l ' assalto allo spazio . Non più prigioniero del proprio pianeta , l ' uomo si è proiettato verso approdi ignoti . Finita la preistoria spaziale , si entrava nell ' era cosmica . Di questa grandiosa avventura che ha portato l ' uomo a violare il pianeta proibito , L ' Europeo forniva una cronaca destinata a diventare storia . Saranno queste parole , udite nel corso della lunga " notte della Luna " , a raccontare nei secoli l ' avventura più grande dell ' uomo del nostro tempo . È una cronaca vissuta minuto per minuto sul luogo stesso dal quale veniva comandata la missione lunare , al fianco degli uomini che a 400mila chilometri di distanza governavano l ' astronave da Terra ; e racconta , attraverso le parole testuali dei protagonisti , ciò che è avvenuto in quelle ore che hanno cambiato il destino dell ' umanità . Ora che lo spettacolo paradossale è finito , il dramma concluso , e i confini della nostra intelligenza e della nostra storia si sono allargati fino al Mare della Tranquillità , ci sentiamo come assuefatti all ' idea di possedere la Luna e quasi sorridiamo delle nostre ansie e dei nostri timori : non era poi così difficile , dicono alcuni , si accende un fiammifero e via . Ci si abitua a tutto , anche al miracolo d ' essere usciti dalla nostra prigione di azzurro per approdare a quell ' isola brutta : presto ce ne scorderemo , come abbiamo scordato il miracolo del primo pesce che uscì dalle acque per approdare alla terra e diventare un uomo . Ripetere la sfida non ci sembra più un rischio blasfemo , e della meravigliosa avventura non resterà presto che una carnevalata intorno a due piloti cui abbiamo già regalato la patente di eroi , l ' immagine sui francobolli , il nome nei libri di scuola , un posto nella storia . Forse il successo ci ha fatto perdere il senso delle proporzioni , forse ciò che è avvenuto è troppo grande per esser giudicato da noi : così come quel pesce non si rese conto di uscire dall ' acqua per diventare uomo , noi non ci rendiamo conto di avere toccato un altro pianeta per diventare qualcosa che non sappiamo nemmeno immaginare . Il giudizio spetterà ai figli dei figli dei nostri figli . A noi contemporanei , a noi spettatori , resta solo da narrare ciò che abbiamo visto e udito ora con orgoglio ora con vergogna . Giacché siamo composti dell ' uno e dell ' altra , e anche nel viaggio verso la Luna gli uomini hanno dimostrato la loro bellezza e la loro bruttezza , che è come dire la loro umanità . Ecco dunque la cronaca di quei due incredibili giorni e di quell ' incredibile notte come li ho visti a Houston , Texas , dal momento in cui la prima astronave terrestre si posò sulla Luna , il 20 luglio 1969 , fino al momento in cui ne ripartì , il 21 luglio 1969 . The Eagle has landed , l ' Aquila è atterrata C ' era stata quest ' ultima notte durante la quale neanche Neil Armstrong e Buzz Aldrin e Michael Collins erano riusciti a dormire bene e avevano sonnecchiato per poco più di quattr ' ore : secondo i dati forniti dai cervelli elettronici che da bordo raccontano tutto al Centro controllo . La notte fra il sabato 19 luglio e domenica 20 luglio . I tre astronauti si erano svegliati alle cinque del mattino , ora di Houston , dopo avere orbitato l ' altra faccia della Luna , ed era subito cominciato un dialogo tecnico , parametri e traiettorie e costanti , condotto dal Capsule Communicator che per il momento era l ' astronauta Ron Evans , e dopo quel dialogo era seguita la lettura delle notizie terrestri , accolta con un distacco quasi sgarbato . « Buzz , tuo figlio Andy ha fatto il giro della Nasa ieri pomeriggio e suo zio Bob l ' ha accompagnato a visitare anche il laborato … » . « Grazie » , lo aveva interrotto seccamente Aldrin . Nessuna notizia sembrava interessarli , divertirli , commuoverli , nemmeno quella che in tutte le chiese del mondo si pregasse per loro o che Richard Nixon avesse ordinato una funzione speciale alla Casa Bianca , o che la loro squadra preferita di baseball , la National League , si apprestasse a giocare a Washington con l ' American League , o che il titolo di miss Universo fosse stato vinto da una filippina di 18 anni battendo miss Finlandia e miss Australia . S ' erano decongelati un pochino solo quando Ron Evans aveva raccontato la leggenda di Chan Go : « Attenti , la ragazza è cinese e si chiama Chan Go . Vive sulla Luna da 4mila anni , rubò a suo marito la pillola dell ' immortalità . È facile trovarla perché se ne sta con un grande coniglio all ' ombra di un albero di cannella » . Con la sua voce di pietra , Aldrin aveva risposto : « Okay , Ron . Cercheremo di trovare la ragazza con il coniglio » . Era arrivata questa domenica , ma non una domenica come le altre , cioè spensierata , rilassata , festosa . Alle 8 , anziché i soliti programmi a quiz , la televisione aveva cominciato a trasmettere servizi speciali che davano l ' immagine della nostra galassia , della Via Lattea , del nostro sistema solare , mentre una voce leggeva la Genesi : " E in principio Dio creò il Cielo e la Terra , e la Terra era vuota e senza forme , e l ' oscurità era sospesa sul cielo e la terra … " . Del resto molti , quella mattina , citavano la Genesi : preti cattolici e pastori presbiteriani , metodisti , episcopali . A Houston le chiese erano piene , impiegati della Nasa scienziati astronauti : v ' è un momento in cui la tecnologia non basta più a dare agli uomini fiducia in se stessi e la loro sapienza si scioglie in debolezza . Li vedevi entrare e uscire dalle chiese , quegli uomini , tutti compunti , tutti tesi nell ' ansia . L ' angoscia era aggravata da un cielo livido che annunciava la pioggia e verso mezzogiorno c ' era stato uno scroscio rabbioso , scalognatore . Nessuno si sentiva ottimista , tranquillo . Nell ' edificio dove la Nasa ospitava la sala stampa i giornalisti passeggiavano impazienti . Uno ripeteva : « Non la so scrivere questa cosa , non la so scrivere . Non è una storia da giornalisti , ci vorrebbe Omero » . In città , le sole persone che dimostrassero serenità erano le mogli di Armstrong , Aldrin e Collins . Addestrate dai loro mariti , « la Luna è una normale conquista della tecnologia » , erano giunte a quel giorno con la principale preoccupazione di apparire graziose in tv e una , la moglie di Aldrin , aveva fatto a tale scopo una cura dimagrante . Grazie a essa aveva potuto esibirsi in costume da bagno sui bordi della sua piscina , offrendosi alla folla e alle macchine da presa della Cbs dinanzi alle quali aveva scherzato , sorriso , spiegato che i tre sarebbero allunali e tornati . Cosa di cui neanche Wernher Von Braun sembrava sicuro . Nell ' ultima conferenza stampa gli era sfuggita una frase : « Siamo abbastanza maturi da sopportare lo shock se la missione non sarà completata » . Alla caffetteria della Nasa , dove era sceso per mangiare un panino mischiato alla folla , Von Braun era apparso cupo e aveva rifiutato di firmare una fotografia del Saturno . E così siamo giunti al pomeriggio fatale , quello in cui due uomini del nostro pianeta avrebbero tentato di sbarcare sulla Luna . Erano due uomini che nessuno aveva scelto perché migliori degli altri e il loro unico merito consisteva nell ' essere bravi piloti , ma non migliori di altri . Umanamente non valevano granché . Privi di fantasia e di umiltà , prima della partenza si erano mostrati arroganti , durante il volo non si erano resi simpatici : mai una frase dettata dal cuore , un motto scherzoso , un ' osservazione geniale . Avevano visto la Terra che si allontanava centinaia di migliaia di miglia e tal privilegio s ' era risolto in un ' arida lezione di geografia : « Vedo a destra la penisola dello Yucatán , a sinistra la Florida … » . Qualcuno li aveva definiti " unmanned crew " , equipaggio senz ' uomo , il termine che si usa per le astronavi che non hanno persone a bordo . Amareggiato e deluso dal loro silenzio , li perdonavi solo sapendo che avevano paura , ma neanche ciò bastava ad amarli mentre l ' ora si avvicinava . L ' ora era fra le 3 e le 3 e mezzo . Quelle due macchine straordinarie chiamate Lem e capsula Apollo si erano ormai staccate : l ' Apollo orbitava la Luna con Mike Collins , il Lem si abbassava sul Mare della Tranquillità con Armstrong e Aldrin . Ma non si chiamavano più Apollo e Lem : il primo lo avevano ribattezzato Columbia , dal nome del razzo di Jules Verne , il secondo Eagle , cioè aquila : simbolo amato dai militari . Nel distintivo fatto disegnare dai tre si vedeva un ' aquila che scende con le ali spiegate e gli artigli spalancati fra i crateri della Luna . Osservandolo , alcuni avevano ricordato che l ' impegno di sbarcare sulla Luna entro il 1970 era stato assunto da John Fitzgerald Kennedy dopo la crisi di Cuba , anzi dopo la Baia dei Porci , per scopi strettamente politici . C ' era bisogno di una grossa impresa che restituisse prestigio e rispetto agli Stati Uniti e la Luna era apparsa la soluzione più facile e più clamorosa . Lo stesso Lyndon Johnson aveva confermato ciò in una trasmissione televisiva . Poi , d ' un tratto , scoppiarono le 3 del pomeriggio . D ' un tratto , come questo viaggio che avevamo atteso per anni e a cui , tuttavia , non eravamo ancora preparati . Sai , come quando nasce un bambino e per nove mesi lo si vede crescere nel ventre , si sa che dal ventre dovrà uscire , ma arriva il momento e ti coglie una specie di sorpresa , di panico , nasce il bambino , è appena nato il bambino e ci accorgiamo che non siamo pronti a riceverlo . Non successe nulla di straordinario che ci desse l ' allarme , non suonò un campanello , non gracchiò un altoparlante per dirci che erano le tre , forse non guardammo nemmeno l ' orologio . Ma all ' improvviso ci accorgemmo che l ' ora era giunta e tutto cambia . Non ci importò più che la Luna rappresentasse un volgare scopo politico , non ci importò più che i due uomini scelti dal caso fossero antipatici . La Luna divenne qualcosa di religioso e i due uomini divennero qualcosa di santo : un simbolo di tutti noi , vivi o morti , buoni e cattivi , stupidi e intelligenti , noi pesci che cerchiamo sempre altre spiagge senza sapere perché . E ovunque passò come un brivido , lo stesso che in quel momento scuoteva chiunque ascoltasse una radio , nel mondo , o sedesse dinanzi a un televisore , o sapesse quel che stava accadendo . Le macchine da presa della tv erano puntate sul Centro controllo dove si dirigono le operazioni di volo . Il Centro controllo si affollò e dietro un vetro apparve Von Braun , con il capo chino e le braccia conserte come se pregasse . Ai tavoli coi monitor e i cervelli elettronici gli ingegneri e gli astronauti e i tecnici si accomodarono meglio le cuffie . Ron Evans si alzò e lasciò il posto a Charlie Duke ( astronauta che fungeva da " capcom " , capsule communicator , cioè colui che aveva il compito di comunicare direttamente con l ' equipaggio . Fu pilota del modulo lunare di Apollo 16 e decimo uomo a mettere piede sulla Luna nel 1972 , ndr ) . Accanto a lui c ' era soltanto Pete Conrad , il comandante del prossimo equipaggio destinato alla Luna in novembre . Immobili , tutti e due , tirati . Nella sala stampa invece si raddoppiò il trambusto , spostare di sedie , squillare di telefoni , battere di telescriventi , urla isteriche . Chi chiamava Tokyo , chi Berlino , chi Roma , chi Praga , chi Rio de Janeiro ! « Press emergency , press emergency call ! Chiamata stampa di emergenza ! Emergenza ! » , oppure : « Il cavo ! Il cavo ! » , altri defluirono verso l ' auditorium . C ' era questo auditorium , che è immenso , e c ' era questo schermo che è enorme : quattro metri per sei . Si fece buio , si accese lo schermo , e non vi apparve nulla per chi non sapesse , ma vi apparve qualcosa di tremendo per chi sapesse : i numeri della conta a rovescio . Le ore , i minuti , i secondi . Le ore erano ormai a zero , i minuti erano dieci , i secondi spaccavano senza darli il tempo di leggerli : macchie luminose tremanti come le nostre mani , i nostri ginocchi . E l ' audio martellò , nel silenzio , poi diffuse una voce che era la voce di Charlie Duke , un ' altra voce che era la voce di Armstrong . Giungeva disturbata da sibili , fischi , 400mila chilometri laggiù nel cosmo , ma si capiva tutto ciò che diceva , e quel dialogo , Dio quel dialogo , noi che lo udimmo non lo scorderemo mai . Ci saremmo molto turbati , più tardi , a vederlo uscire dal Lem e camminare sulla Luna . Però mai quanto nei dieci minuti o dieci secondi che precedettero l ' allunaggio . Se chiedi a chi c ' era : « Tu hai pianto di più al momento in cui Armstrong ha allungato il piede o al momento in cui il Lem si è posato ? » , la risposta è identica : « Al momento in cui il Lem si è posato » . Le tre e 17 minuti e dieci secondi del 20 luglio 1969 , ora di Houston . Vogliamo riascoltare gli ultimi 14 secondi prima che quel bambino nascesse ? Charlie Duke : « Aquila , qui Houston . Tutto pronto per l ' atterraggio . Chiudo » . Neil Armstrong : « Roger . Capito . Pronto per l ' atterraggio » . Charlie Duke : « Roger » . Armstrong : « Allarme 12 . 12.01» . Charlie Duke : «12.01» . Armstrong : « Siamo pronti . Stai lì , pronti . 2mila piedi . 2mila piedi nell ' Ags . 47°» . Charlie Duke : « Roger . Calato » . Armstrong : «47°» . Charlie Duke : « Aquila , siete perfetti . Siete sul go . Go ! » Armstrong : «35°… 750 , si scende giù a 23; 700 piedi , 21 e giù . 36° , 600 piedi , giù a 19; 510 piedi , giù a 30… giù a 30… giù a 15; 400 piedi , giù a 9… 8 , avanti . 350 , giù a 4; 330 , giù a 3 e mezzo . L ' ago è tutto teso sulla velocità orizzontale … 300 piedi , giù a 3 e mezzo … giù 1 al minuto . 1 , 1 e mezzo giù … vedo la nostra ombra laggiù … 50 , giù a 2 , 2 e mezzo . 19 , avanti . Altitudine velocità 3 e mezzo , giù , 220 piedi . 13 , avanti … 11 , avanti … scende proprio bene , bene . 200 piedi , 4 e mezzo e giù . 5 e mezzo e giù . 170 . 6 e mezzo e giù . 5 e mezzo e giù . 9 . avanti . 5 per cento , quantità luce 705 piedi , tutto va bene . Giù a metà , 6…» . Charlie Duke : «60 secondi , Neil » Armstrong : « Accese luci . Giù a 2 , 2 e mezzo . Avanti avanti ! Bene ! 40 piedi , giù a due e mezzo … stiamo sollevando polvere … 30 piedi … 2 e mezzo giù … c ' è un ' ombra debole debole . 4 avanti … 4 avanti , stiamo piegandoci un poco a destra … 6 giù » . Charlie Duke : «30 secondi , Neil » . Armstrong : « Avanti … ci stiamo spostando a destra … contatto luce . Okay . Chiudo i motori . Chiudo il controllo automatico . Chiudo il motore di discesa . Motori chiusi . Siamo sul 413» . Charlie Duke : « Ti leggiamo , Neil » . Armstrong : « Houston , qui base della Tranquillità . L ' Aquila ha atterrato » . Charlie Duke : « Roger . Tranquillità , ti leggiamo da Terra . C ' è un bel mucchio di tipi qui che stanno per diventare blu . Ma respiriamo di nuovo . Grazie infinite » . Nell ' auditorium , e anche nel Centro controllo , le parole di Charlie Duke non le udì nessuno . Perché dopo il messaggio di Armstrong , « qui base della Tranquillità , l ' Aquila ha atterrato » , la tensione si ruppe e salì al cielo un applauso che era l ' applauso più fragoroso e più lungo che avessi mai udito , e insieme all ' applauso un concerto di singhiozzi , di urli , di esclamazioni dove il sollievo si univa alla gioia , la gioia allo stupore , lo stupore all ' orgoglio , e ciò non soltanto nell ' auditorium , ma nei corridoi , nelle cabine radio , nelle stanze delle telescriventi , negli uffici , nello stesso Centro controllo dove mi dicono che Von Braun piangesse come un bambino . E piangeva Wally Schirra , e molti degli astronauti , e i direttori di volo . Il volto di Pete Conrad aveva il colore del gesso , quello di Alan Bean che scenderà con lui era terreo . Si alzò Charlie Duke , lasciò il posto a Ron Evans , spalancò la porta del Centro controllo , entrò nel recinto dei Vip e aggrappandosi a tutti balbettava : « We did it , we dit it ! Ce l ' abbiamo fatta , ce l ' abbiamo fatta ! » . Poi Duke uscì dal recinto dei Vip , si mise a correre per le stanze , per gli edifici , ripeteva « we did it , we did it , o God God God ! Dio Dio Dio ! » . Questi uomini forti , sempre freddi e sempre distaccati , questi uomini sempre convinti che una ruota debba girare per il semplice fatto che è una ruota . Ci volle un bel po ' perché si ricomponessero , ci ricomponessimo , e ripensassimo alla voce con cui Armstrong aveva detto « l ' Aquila è atterrata » . Una voce soffice , tranquilla , priva di qualsiasi emozione . Più tardi il medico di volo informò che al momento dell ' atterraggio il polso di Armstrong era salito a 156 . Lui che non va mai oltre i 70 , i 90 . Ma dalla voce non sembrava davvero , e con quel tono soffice , tranquillo , privo di qualsiasi emozione , continuò a dare le informazioni , spiegò il punto in cui era atterrato , un triangolo compreso fra una collina chiamata Zampa di gatto , una montagna chiamata Ultima freccia e un cratere detto Zeta . Finalmente lasciò che Aldrin descrivesse ciò che vedeva dal finestrino del Lai . Era tornato Charlie Duke ; il dialogo è con Charlie Duke . Aldrin : « Houston , deve esservi apparsa una fase finale molto lunga . Lo è stata . Il sistema automatico ci stava portando dritti in un campo di football , voglio dire un cratere che aveva l ' ampiezza di un campo di football , con un gran numero di massi enormi , circa il diametro di uno dei crateri minori , sicché abbiamo dovuto controllare la discesa a mano e cercare una zona ragionevolmente buona in quel campo di rocce » . Charlie Duke : « Roger . Ricevuto . Era bello da qui , Tranquillità . Chiudo » . Aldrin : « Ora entriamo nei dettagli di ciò che vedo intorno a me . Be ' , sembra una collezione di ogni specie di rocce per ciò che riguarda la forma , l ' angolosità , la granulosità . Sono estremamente varie . I colori cambiano parecchio a seconda di come li guardi nella luce . In genere non sembra esserci molto colore , direi niente affatto colore . Però sembra che alcune delle rocce e dei massi , e anche di questi ve ne sono parecchi vicini a noi , sembra che alcuni abbiano colori interessanti . Chiudo » . Charlie Duke : « Roger , ricevuto . Ci sembra che tutto vada bene , Tranquillità . Ora vi lasciamo lavorare sulla conta a rovescio simulata e poi ci riparliamo . Chiudo » . Aldrin : « Okay . Questo 16G è proprio come un aeroplano » . Charlie Duke : « Roger , roger . Tranquillità , dovete sapere che in questa stanza c ' è un mucchio di facce sorridenti , e anche in tutto il mondo » . Aldrin : « Due sono anche qui dentro » . Charlie Duke : « È stato un gran bel lavoro , ragazzi » . Fu a questo punto che intervenne la voce fra divertita e mortificata di Collins : « Non dimenticatevi di qualcuno che è dentro questa capsula » . Quel Collins sempre messo da parte e destinato a essere messo da parte , quel Collins che se ne andava solo intorno alla Luna . Nessuno gli rispose . Il dialogo fra il Centro controllo e il Lem continuò . Charlie Duke : « Tranquillità , qui Houston . Avete atterrato con un ' inclinazione di 4 gradi e mezzo . Chiudo » . Aldrin : « Sì , è confermato dai nostri strumenti . Chiudo » . « Houston , qui Columbia , Houston ! Non potreste mettermi in contatto con loro ? » , disse Collins , commovente come la sua solitudine . « Okay , Columbia . Ora ti ci mettiamo » , disse Charlie Duke . « Di ' qualcosa che possano udire , Mike . Chiudo » . « Qui Columbia . Cosa devo dire ? » . « Qualcosa che possano udire , qualcosa . Chiudo » . « Roger . Base della Tranquillità , qui Columbia . Ragazzi , visto di quassù è stato proprio straordinario . Avete fatto un lavoro straordinario , ragazzi » . « Grazie , Mike » , rispose Aldrin . « Ora tieni stretta quella base in orbita , tienila pronta per noi » . « Lo farò , Buzz , lo farò » . Poi intervenne di nuovo Armstrong . « Houston , qui base della Tranquillità . I ragazzi a Terra avevano detto di non essere certi che ce l ' avremmo fatta e invece … eravamo un po ' preoccupati dal sistema di allarme , questo sì . Proprio durante la discesa , e a parte il momento in cui dovevamo scegliere un buon posto per atterrare , voglio dire a parte una buona occhiata ai crateri nella fase finale , non m ' è riuscito di identificare bene quel che c ' era all ' orizzonte » . Charlie Duke : « Non te la prendere , Neil . A quello ci pensiamo ora . Chiudo » . « Può interessarti sapere che non ho notato e non noto difficoltà alcuna nell ' adattarmi a un sesto di gravità . Direi anzi che mi riesce naturale , spontaneo , muovermi in un sesto di gravità » . « Roger , ricevuto . Bene . Chiudo » . « Houston , ora ti do le informazioni . La mia sinistra è praticamente poco sopra il livello di un grande numero di crateri il cui diametro va dai cinque ai 50 piedi . Vedo anche molte vette montagnose alte dai 20 ai 30 piedi . E migliaia , letteralmente migliaia di minuscoli crateri larghi un piede o due . Di fronte a me , a qualche centinaio di piedi , vi sono alcuni blocchi di roccia irta e angolosa , dai bordi appuntiti , alti circa due piedi . E c ' è una collina sul nostro orizzonte , proprio in linea diretta con i due finestrini . Giudicarne la distanza è impossibile , ma direi un miglio o mezzo miglio » . Mike Collins : « Sembra molto meglio di ieri , Neil , quando si guardava in quell ' angolatura bassa del Sole . Ieri il terreno appariva accidentato come una pannocchia di granoturco » . « Era davvero accidentato , Mike . Nella zona di atterraggio era estremamente punteggiato di crateri e di pietre . Alcune pietre … più grandi di cinque o 10 piedi » . « Nel dubbio , atterra lungo » . ( È una espressione dei piloti : « When in doubt , land long » . Gran parte delle loro frasi erano nel linguaggio dei piloti : per esempio non dicevano « non preoccuparti » , dicevano « niente sudore , no sweat » . E non dicevano « chiudo » , dicevano « break , break , rompi , rompi » ) . « È quel che abbiamo fatto , Mike » . Charlie Duke : « Tranquillità , qui Houston . Vorremmo che tu mettessi in funzione il memory E . Chiudo . Columbia , qui Houston . Per te abbiamo un P22 , se sei pronto a ricevere » . Mike Collins : « Sissignore , ai tuoi ordini » . Armstrong : « Dunque , dicevo , direi che il colore della superficie intorno a noi è paragonabile a quello che abbiamo osservato in orbita : a 10° di angolatura del Sole . È un colore sostanzialmente senza colore , grigio bianco , molto bianco , e il grigio è gessoso quando guardi alla fase zero . Però quando guardi a un ' inclinazione di 90° è un grigio molto più scuro , è un grigio cinereo , color della cenere . Alcune delle rocce che sono state investite o rotte dal razzo sono all ' esterno di un color grigio chiaro e all ' interno di un grigio scuro , scurissimo , quelle rotte , mi spiego . Sembrano basalto » . Interruzione di Charlie Duke : « Tranquillità , qui Houston . Per favore depressurizzate di nuovo il carburante e l ' ossigeno . Stanno salendo troppo » . Armstrong : « Okay carburante e ossigeno in partenza » . Charlie Duke : « Tranquillità , ho detto che potete aprire sia il carburante che l ' ossigeno . Chiudo » . Armstrong : « Okay , okay » . Charlie Duke : « Tranquillità , ripeto : depressurizzate il carburante . Depressurizzate , depressurizzate ! Sta aumentando rapidamente di pressione . Chiudo » . Armstrong : « Ma noi segniamo 30 Psi del carburante e 30 di ossigeno » . ( Psi significa Pound square inch , cioè libbre ogni pollice quadrato ) . Charlie Duke : « Noi leggiamo qualcosa di diverso sui nostri strumenti . Per favore , depressurizzate il carburante e l ' ossigeno ho detto » . Armstrong : « Okay depressurizziamo . Teniamo aperto . Ora l ' ago segna 21 Psi . E ora 20 . E ora 15 . E ora 0» . Charlie Duke : « Bene , chiudi , grazie » . Armstrong : « Chiuso . Dai finestrini non abbiamo potuto vedere le stelle , avevamo la visiera dell ' elmetto calata . Ora Buzz tenta di vederle con le lenti ottiche , io sto guardando la Terra . È grande e lucente e bella » . Charlie Duke : « Tranquillità dev ' essere proprio un gran bello spettacolo . Chiudo . Columbia , qui Houston . Mancano due minuti al vostro Los . ( Loss of signal , cioè perdita di contatto con la Terra , quando l ' astronave passa dall ' altra parte della Luna . Mike Collins stava infatti dirigendosi verso l ' altra faccia della Luna ) . « Mike , sei proprio bello mentre te ne vai sopra la collina . Chiudo » . Collins : « Okay grazie . Sono contento di sapere che anch ' io funziono bene . Avete nulla da suggerire ? La posizione che tengo mi sembra giusta » . Charlie Duke : « Perfetta . Mike » . Collins : « Sarebbe anche ora di mangiare , no ? » . Charlie Duke : « Ripeti » . Collins : « Be ' , non importa » . Charlie Duke : « Mike , tieni quella posizione . È buona » . Collins : « Grazie » . E sparì dall ' altra parte della Luna , a volare solo in quel nulla fatto di silenzio . Per un ' ora non avrebbe potuto comunicare con nessuno , sapere ciò che accadeva ad Armstrong e a Aldrin , dire quel che accadeva a lui , per esempio , se avesse potuto dire l ' invidia , la malinconia che provava a pensare di non poter scendere sopra la Luna , lui : essere arrivato fin quasi a toccarla e non toccarla , girarci intorno come Caino e perdersi tutta la gloria , rendendosi conto che quando parlavano a lui era quasi per gentilezza , di lui non si curavano affatto o ben poco , tutta l ' attenzione era per Armstrong e Aldrin , e a lui era toccato proprio il lavoro peggiore : povero Mike . Poi , erano ormai le 4 e mezzo del pomeriggio , il medico di volo annunciò che Armstrong e Aldrin si sarebbero messi a mangiare , subito dopo a dormire . Uscimmo , dall ' auditorium . La pioggia era cessata , colava a picco un sole bollente , accecante ; e la Nasa brulicava di folla . In segno di festa avevano improvvisamente aperto i cancelli , e sotto una copia del Lem , in mezzo al prato dell ' edificio numero uno , erano accampati una dozzina di neri , giunti apposta da Washington per dimostrare contro il viaggio sulla Luna e sfruttare la presenza dei giornalisti . Si riparavano dal sole con ombrelli neri e battendo le nocche sull ' asta dell ' ombrello cantavano : « Hanno la Luna in mano , hanno Neil Armstrong in mano , hanno Buzz Aldrin in mano , hanno il Vietnam in mano , hanno i bambini che muoiono di fame in mano , hanno la potenza in mano , hanno l ' ingiustizia in mano » . La maggior parte erano donne ben vestite o grasse , e c ' era anche una ragazza bianca con i capelli biondi e i blue - jeans . Arrivò la polizia ; dolcemente , per non dare scandali , li invitò ad andarsene . Alle cinque e mezzo si seppe che Armstrong e Aldrin non sarebbero andati a dormire dopo mangiato : per la prima volta avevano infranto il programma e dimostrato qualcosa di umano , l ' impazienza . E con impazienza avevano chiesto il permesso di prepararsi a uscire subito sulla Luna e il permesso gli era stato accordato . L ' avvenimento era atteso per le otto e mezzo di sera e quel giornalista ripeteva : « Io non ci riesco , io non ci riesco . Ci vuole Omero » . I am at the foot of the ladder , sono ai piedi della scaletta A Houston , quella sera , non si vedeva la Luna . Era coperta da nubi fitte , nuovamente gonfie di pioggia . E in quel cielo senza Luna , nuovamente gonfio di pioggia , arrivarono le otto e mezzo che divennero presto le nove : alle otto e mezzo Armstrong e Aldrin non erano ancora pronti a uscire . Le nove divennero presto le nove e mezzo : neanche alle nove erano ancora pronti a uscire . Alle nove e mezzo il Centro controllo annunciò che erano pronti e mancava circa un quarto d ' ora all ' apertura dello sportello . Allora nell ' auditorium ci mettemmo a fissare l ' enorme schermo dove si avvicendavano , allineate , le informazioni dei cervelli elettronici . L ' informazione che ci interessava era al penultimo rigo , dove stava scritto Plss . Significa : Post landing survival system , ed è in sostanza il contenitore di ossigeno che gli astronauti si attaccano dietro le spalle e poi mettono in funzione al momento in cui la cabina del Lem viene depressurizzata e lo sportello si apre . Accanto alla parola Plss leggevi , fino alle 9.45 , 00 : 00,00 . Ma alle 9.45 l ' ultimo zero divenne un uno e poi un due e poi un tre e i secondi divennero con velocità pazza minuti e sapemmo che la cabina era stata depressurizzata , lo sportello aperto . In principio ci furono solo le voci . Infatti la macchina da presa della televisione era chiusa in un settore del Lem che poteva essere azionato solo dall ' esterno e , per azionarlo , Armstrong doveva uscire , poi scendere fino a metà scaletta . Le voci giungevano a noi molto nitide e non eran le solite voci di pietra , erano voci molto preoccupate , molto incerte . Soprattutto quella di Armstrong che finalmente tremava come deve tremare la voce di un uomo che la prima volta mette piede sulla Luna . Tremavamo anche noi , però . Dio , come tremavamo . Voce di Armstrong : « Bene … » . Voce di Aldrin : « Quasi pronti per andare giù a prendere … » . Voce di Armstrong : « È giù il mio indicatore ? Okay , ora siamo pronti ad agganciare Lec » ( Launch escape control , cioè la corda per calare le scatole di alluminio e gli strumenti ) . Voce di Aldrin : « Ora che vai giù , Neil , metti il sacchetto così , È meglio . Neil , te lo sei legato ? » . Voce di Armstrong : « Sì , ora bisogna agganciare questo » . Voce di Aldrin : « Questo lascialo qui » . Voce di Armstrong : « Sì » . Voce di Aldrin : « Okay , la visiera , Neil . Abbassala . Neil , stai voltando le spalle alla passerella della scaletta . Avanti . Su . Bene . L ' hai trovata … un po ' più verso di me . Neil … ora dritto . Giù … riposati un poco » . Lo guidava nel modo in cui si guida un cieco che impara a camminare nel buio . Affettuosamente , prolissamente . Lo guidava nel modo in cui i pesci guidarono il pesce che uscì in cerca della riva asciutta , allargando le branchie per respirare l ' ossigeno . E la riva era questa distesa di sabbia sconosciuta grigia e ostile . Voce di Aldrin : « Neil , te la stai cavando proprio bene , Neil . Torna verso di me ancora un poco . Okay , giù . Muoviti … Tira giù a sinistra … okay . Ora va meglio . Sei sulla piattaforma . Metti il piede sinistro un po ' a destra . Così . Bene . Girati un poco a sinistra » . Voce di Armstrong : « Okay , ora controllo questi sacchetti » . Voce di Aldrin : « Non subito , aspetta . I sacchetti dopo . Girati un po ' a destra . Ecco , ora va meglio » . Voce di Armstrong : « Va bene così ? » . Cercava l ' approvazione dell ' altro come un bambino e all ' improvviso persino la sua voce sembrava quella di un bambino . Così mite , esitante , gentile . « Va bene così ? » . Voce di Aldrin : « Benissimo , Neil . Hai molto posto alla tua sinistra » . Voce di Armstrong : « Come me la cavo , Buzz ? » . Voce di Aldrin : « Bene , ti ho detto . Bene . Ora li vuoi quei sacchetti ? » . Voce di Armstrong : « Sì . Dammeli . Okay , Houston . Sono sulla passerella . I am on the porch » . Voce di Aldrin : « Resta un minuto dove sei , Neil » . Voce di Armstrong : « Okay » . Voce di Aldrin : « Ho bisogno di allentare un poco la corda , Neil » . Voce di Armstrong : « Hai bisogno di allentarla , Buzz ? » . Voce di Aldrin : « Aspetta un minuto » . Voce di Armstrong : « Okay » . Voce di Aldrin : « Okay , tutto è bello e pieno di sole qui » . Voce di Armstrong : « Vuoi tirare un poco più su lo sportello aperto ? » . Voce di Aldrin : « Ora lo tiro » . Voce di Armstrong : « Houston , la Mesa è venuta giù bene » . ( La Mesa è il Modularized equipment stowage assembly , cioè il pacco che contiene le batterie per l ' erogazione dell ' ossigeno e per la camera da presa della tv , gli utensili per raccattare le rocce , e i sacchetti per i campioni lunari eccetera ) . Bruce McCandless , dal Centro controllo : « Qui Houston . Neil , prendiamo nota e aspettiamo la televisione » . Voce di Armstrong : « Houston , qui Neil . Prova il contatto radio » . Bruce McCandless : « Neil , qui Houston . La radio funziona , ti udiamo bene e chiaro . Chiudo . Buzz , qui Houston . Prova anche tu la radio e verifica il circuito tivù » . Voce di Aldrin : « Roger . Circuito tivù aperto » . Armstrong dovette aprirlo , allungando la mano sinistra , proprio mentre parlava con Houston perché in quel preciso momento gli schermi si illuminarono e vedemmo ciò che vedeste voi , ciò che vide tutto il mondo , vedemmo la zampa del Lem , e la parte inferiore del Lem , e l ' orizzonte della Luna . E poi vedemmo quel piede , quel grande piede che scendeva a cercare il piolo della scaletta , era un piede sinistro e scendeva così lento , così cauto , ma allo stesso tempo così deciso . E dal Centro controllo Bruce McCandless gridò : « Man ! Riceviamo un ' immagine sulla tivù ! Oh , man ! » . E Aldrin , tutto contento , rispose : « Bella immagine , eh ? » , e Bruce McCandless aggiunse : « Neil , Neil ! Ti vediamo scendere per la scala a pioli ! » . Erano le 9.56 , ora di Houston . E nell ' auditorium tutti ripetevano con Bruce McCandless : « Man ! Oh , man ! » . Che vuol dire uomo . Uomo , non Dio . E mentre invocavano l ' uomo invece di Dio , Armstrong risalì di due o tre scalini , a provare se ciò gli costava fatica , ma non gli costava nessuna fatica e riprese a scendere cauto , deciso . E presto lo vedemmo tutto intero , prima la tuta bianca e poi il casco : fu all ' ultimo piolo dove ebbe un momento di esitazione perché l ' ultimo piolo è assai alto , per scendere sopra il piattello della zampa del Lem bisogna fare quasi un saltino , e sembrò quasi che gli mancasse il coraggio di fare il saltino , il coraggio di uscire dall ' acqua , lasciare l ' ultima onda e gettarsi sopra la riva . Ma poi il coraggio gli venne , e si buttò giù e fu dentro il piattello . E le sue prime parole sulla Luna furono queste : « Sono ai piedi della scaletta , I am at the foot of the ladder … i piedi del Lem sono affondati nella superficie per circa uno , due pollici … la superficie tuttavia appare molto , molto granulosa quando ti avvicini . È come polvere . Fine , molto fine . Ora esco dal piattello del Lem » . È questo che disse . La frase su cui fecero i titoli la disse dopo . La frase che tutti avevano tentato di indovinare , cosa dirà Neil al momento di fare il primo passo sopra la Luna , dirà fantastico , dirà perbacco ragazzi , e lo avevano tormentato tanto , povero Armstrong , lo avevano esasperato al punto che per non deludere l ' attesa lui ci aveva pensato , alla frase , e l ' aveva trovata , e l ' aveva confidata a una sola persona : sua madre . L ' ha raccontato lei stessa : « Venne a domandarmi cosa ne pensavo , sembrava così preoccupato , e io gli dissi che mi sembrava un bel discorso . Allora mi fece giurare che non l ' avrei detto a nessuno » . Non era un gran bel discorso , ammettiamolo . Era una frase retorica , e suonava un pochino falsa , un pochino buffa , dentro il suo gergo tecnico da pilota . Oh , quasi ne fosse cosciente , Armstrong la pronunciò molto in fretta , in un sussurro carico di imbarazzo : « That ' s one small step for man , one giant leap for mankind . Questo è un piccolo passo per l ' uomo , è un salto gigantesco per l ' umanità » . Però si riprese immediatamente , tornò immediatamente se stesso , e ciò accadde quando staccò le mani dal Lem e andò avanti , e incominciò a spiegare quel che vedeva : « La superficie è fine e polverosa , posso sollevarla con la punta delle mie scarpe : aderisce alla suola e ai lati delle mie scarpe in strati simili a polvere di carbone . Affondo solo in una piccola frazione di pollice , forse l ' ottava parte di un pollice . Ma posso vedere le impronte delle mie scarpe e i miei passi sopra la sabbia » . E poi accadde qualcosa di molto imprevisto , di molto fantastico : si mise a correre , proprio a correre . Si allontanava come spinto dal vento e come spinto dal vento tornava : improvviso , leggero . E Bruce McCandless esclamò : « Neil ! Neil ! » . Non se l ' aspettava nessuno . Sulla Terra è così difficile muoversi con quella tuta addosso : pesa 80 chili ed è più rigida di uno scafandro . Naturalmente alla Nasa avevano calcolato che sulla Luna essa avrebbe pesato neanche 13 chili e mezzo , cioè un sesto , però anche il corpo avrebbe pesato un sesto , e così avevan concluso , il rapporto sarebbe rimasto identico . E in tal conclusione ci avevan descritto i movimenti di Armstrong sulla Luna come visti al rallentatore : ecco invece che Armstrong correva . Balzi e lanci che avevano qualcosa di assurdo , ricordavano Charlot nelle sue farse mute , per qualche secondo su al Centro controllo temettero quasi che fosse impazzito e quando capirono d ' essersi sbagliati , d ' aver mal calcolalo l ' effetto di un sesto di gravità , cominciarono a ridere divertiti , liberati , tanto più che la voci di Armstrong era davvero tranquilla mentre diceva : « Al contrario di ciò che ci aspettavamo sembra non esserci difficoltà alcuna a muoverci qui . Forse è perfino più semplice di quanto lo fosse nei simulatori , non dà proprio nessuna noia camminare in un sesto di gravità » . E poi : « Il moto di discesa non ha lasciato nessun cratere . Di nessuna forma , di nessuna ampiezza . Il suolo sotto il motore è solo un poco più chiaro per lo spazio di un piede . Siamo in un posto molto piano , posso vedere alcune tracce di raggi che emanano dal motore di discesa , ma assolutamente insignificanti . Okay , Buzz , siamo pronti per portare giù la macchina fotografica » . « Pronti » , rispose Aldrin . « Sembra che tutto risulti facile e uniforme , Neil » . « Abbastanza , Buzz . Ma è molto buio qui quando si è nell ' ombra , e mi è difficile vedere se cammino bene . Mi farò strada verso la luce del Sole stando attento a non guardare direttamente nel Sole » . Aldrin gli calò la macchina fotografica , attraverso la corda . Lui la prese e continuò a descrivere con la precisione di un cronista radiofonico . « Ora guardo il Lem stando direttamente nell ' ombra e vedo Buzz nello sportello . Evitando il Sole vedo tutto molto bene . La luce è sufficientemente chiara , si riflette nel Lem , e ogni immagine è nitida … Ora mi muovo e prendo le prime fotografie . Okay , ora mi accingo a prendere un campione del suolo » . Volò verso il pacco degli utensili , ne estrasse il bussolottino per raccogliere il suolo destinato ai geologi . Allungò il manico e chinandosi un poco si accinse a tuffarlo nella superficie sabbiosa . « Interessante ! Molto interessante ! È superficie così morbida eppure , qua e là , usando l ' utensile per raccogliere il campione del suolo , trovo una superficie durissima . Sembra materiale identico a quello sabbioso , eppure è molto coesivo . Ora provo a raccattare anche un sasso . Ecco un paio di sassi » . « A giudicare di qui , sembrano belli anche i sassi . Neil » , disse Aldrin . « Questo posto ha una sua bellezza , Buzz . Assomiglia molto al deserto degli Stati Uniti . È deserto , sì , ma è molto bello . Houston , dovete sapere che molte rocce , qui , le rocce dure , sembrano vescicolari . ( Piccole rocce rotonde , di origine vulcanica . Chiamate così perché presentano cavità provocate dall ' esplosione interna dei gas ) . Di origine vulcanica , penso . E ce n ' è una che sembra una specie di monocristallo » . Nel giro di 20 minuti aveva acquistato una straordinaria confidenza in se stesso , si era completamente assuefatto alla Luna . E noi con lui . Niente più tremiti ormai , niente più paura : a vederlo così tranquillo , quasi dimenticavi che lo spettacolo paradossale si svolgeva lassù , ti sembrava d ' essere al cinematografo a guardare un film di fantascienza , e a poco a poco anche il film non ti stupiva più , anzi diventava credibile , normale , ovvio . Qualcuno , accanto a me , sbadigliò . Qualche altro disse che gli era venuta voglia di andare a bere un caffè : tanto , cosa si perdeva ? Be ' , scende Aldrin , gli venne risposto . E lui alzò le spalle , se ne andò a bere il caffè . Aldrin , lo capivi dal fatto che non si muovesse dalla passerella , fremeva di impazienza . Dopo tutto avrebbe dovuto essere lui il primo uomo a camminare sulla Luna , mica Neil Armstrong . Secondo i piani della Nasa infatti il privilegio spettava al pilota del Lem , non al comandante della missione , ed era stato Armstrong a puntare i piedi , a pretendere di mutare le precedenze , sicché Aldrin aveva dovuto chinare il capo , accettare . Per alcuni mesi ciò aveva causato tra i due astronauti un ' ostilità sorda e sebbene negli ultimi tempi essa si fosse un poco allentata , neanche alla vigilia della partenza era scomparsa del tutto . E chi li conosce comprese che in quel momento , sulla Luna , essa rifioriva . « Neil , sei pronto a farmi uscire ? » . « Sì , ma aspetta un secondo . Prima lascio scorrere la corda . Okay ? » . « Okay . L ' hai scorsa , Neil . Ora sei pronto a farmi scendere ? » . « Sì , un attimo … » . Ce li faranno vedere molto amici quando , insieme , li porteranno in giro per questa Terra . Ce li racconteranno fratelli , possono non esser fratelli due uomini che sono stati insieme sulla Luna ? Certo . Loro due ad esempio non lo sono per niente . Toccava a Aldrin , che era ai comandi del Lem , e non a Armstrong , dire : « Qui , base della Tranquillità ; l ' Aquila è atterrata » , e sulla Luna toccavano a Aldrin tante altre piccole o meno piccole cose che invece Neil Armstrong volle fare da sé . Vedi , nemmeno a contatto con l ' infinito un uomo diventa grande se in lui non v ' è grandezza . Andar sulla Luna non ci rende certo migliori . « Neil , sei pronto a farmi uscire ? » . Armstrong : « Tenterò di sorvegliare il tuo Plss . Ma hai visto che razza di difficoltà ho avuto prima ? » . Aldrin : « Roger . La macchina da presa è nella posizione giusta ? » . Armstrong : « Roger . Mi pare che il tuo Plss vada bene . Prosegui . Le scarpe ora sono proprie al limite della soglia . Okay ; ora lascia scivolare giù il Plss . Ecco , bravo , bene . Perfetto » . Avresti detto che Armstrong contribuisse a sdrammatizzare , qualsiasi fosse la ragione . Ma non era stato lui il primo , il primo , il primo ? E per quanto fosse difficile trovare la passerella e la scala non era stato lui ad affrontare per primo la passerella e la scala ? Non era tutto più semplice , ora , per Buzz ? « Okay , Buzz . Sei proprio al limite della passerella » . Aldrin : « Okay . Però rientro … con un piccolo movimento del piede … all ' inizio della passerella . Piego un poco le spalle … spero di andare bene … perché voglio chiudere un po ' lo sportello . Stando attento a non bloccarci fuori , però » . Armstrong : « Questa mi sembra una gran bella idea . Attento a non chiuderci fuori » . Lo disse con ironia , o forse con umorismo , ma Aldrin non è molto sensibile né all ' una né all ' altro . E non raccolse . « Questa è la nostra casa per le prossime ore , Neil . Voglio averne cura » . Chiuse un po ' lo sportello , tornò . « Okay , Neil . Sono sul primo scalino e posso vedere i piattelli delle zampe del Lem . Ora sono sul secondo scalino , ora sul terzo . È molto semplice scendere » . Armstrong : « Sì l ' ho trovato molto comodo e anche camminare , anche camminare è molto comodo . Hai ancora tre passi da scendere e poi quello lungo » . Aldrin : « Okay … lascio il piede dov ' è … abbasso l ' altro … metto le mani su un piolo … ora faccio lo stesso con … » . Armstrong : « Ecco … bene . Giù … Abbassa ancora il piede … giù … ce l ' hai fatta . È un bel saltino , eh ? Circa tre piedi » . E Aldrin fu a terra ; pieno di esclamazioni gioiose . « Bello ! Bello ! » . Armstrong : « Non è straordinaria questa vista ? Proprio una vista magnifica » . Aldrin : « Magnifica è la definizione giusta , Neil » . E anche lui fece i primi passi , e provò a correre e gli piacque , e continuò . Anche lui notò che la superficie era sabbiosa , porosa , anche lui si mise presto a raccogliere gli esemplari di suolo e di sassi , e tale era la disinvoltura con cui si muovevano entrambi che sembrava andassero in cerca di funghi , in una campagna priva di alberi , immersa in un silenzio rotto solo dal frinire dei grilli . « Tu le hai trovate le rocce rosse ? » . « Sì . Sono piccole e scintillano … si direbbe biotite » . Riempirono la prima scatola , fissarono alla gamba del Lem la famosa placca che dice : « Due uomini giunti dal pianeta Terra misero piede per la prima volta sopra la Luna , nel luglio del 1969 dopo Cristo » . E spostarono la macchina da presa della tv e la misero abbastanza lontana perché si vedesse il Lem per intero , loro insieme al Lem , e di tanto in tanto Armstrong ci regalava una lezioncina di geologia , spiegando le rocce che vedevano , le colline , i crateri , mentre Aldrin tentava di dire la sua senza troppo successo giacché il comandante gli portava sempre via la parola . Ma poi accadde il colpo di scena che avrebbe causato il dramma . Accadde 45 minuti dall ' uscita di Armstrong , quando Collins riapparve all ' orizzonte , sorgendo come una stella . « Houston , Houston ! Qui Columbia , Columbia ! Che succede laggiù ? » . « Procede tutto bene , splendidamente . Credo che fra poco pianteranno la bandiera » , rispose Bruce McCandless . « Straordinario , straordinario ! » . « Mike , tu sei l ' unica persona al mondo che non possa vederli in tivù » . « Non importa , non importa . Sono contento lo stesso . Funziona bene la tivù ? » . « È bellissima , Mike . Davvero bellissima » . « Oh , come sono contento ! Hanno abbastanza luce ? » . « Sì , sì Mike . E ora hanno tirato fuori la bandiera . Puoi vedere le stelle e le strisce della nostra bandiera sulla superficie lunare » . « Che bellezza , Bruce , che bellezza ! » . Armstrong e Aldrin avevano tirato fuori la bandiera americana , una normale bandiera di stoffa ma sostenuta da una intelaiatura di fili d ' alluminio . E con non pochi sforzi , a furia di martellate , l ' avevan piantata proprio dinanzi al Lem . Lì ora stava , rigida come una bandiera di latta , a nutrire la nostra sorpresa giacché c ' eran state tante discussioni sull ' opportunità di portarla o no sulla Luna e sembrava che avessero vinto quelli secondo i quali la cosa non sarebbe apparsa di eccessivo buon gusto . La sorpresa più grossa però non fu nemmeno la bandiera , che , buon gusto o no , gli americani avevano tutto il diritto di tirare fuori . O il colpo di scena che resterà alla storia come la telefonata lunare di Nixon . Voci eran corse , negli ultimi giorni , sulla possibilità che essa avvenisse : ma neanche i pochi che ci avevano creduto si aspettavano un intervento così discutibile . Sicché ecco Buzz Aldrin e Neil Armstrong sugli attenti , ecco Neil Armstrong che risponde con il suo discorsino imparato a memoria perché lui prima della partenza sapeva , ecco Buzz Aldrin che risponde col saluto militare portando la mano destra al casco , e la macchina da presa che inquadra loro due , il Lem , la bandiera . Nell ' auditorium si udì un lamento soffocato : « Oh , no ! » , e qualcuno osservò , finalmente , quanto è umiliante pensare che quei due uomini scelti a rappresentare tutti gli uomini erano stati volontari in Corea , dove avevano gettato quintali di bombe , di napalm , su villaggi indifesi . Qualcuno osservò , umilmente , che in quel momento , proprio in quel momento , centinaia di creature stavano morendo in Vietnam ; uccise dagli uomini che son tanto bravi , tanto intelligenti , tanto coraggiosi , sanno andare sulla Luna e sbarcarci e camminarci , poi sulla Terra si ammazzano come le bestie . Solo qualcuno , si intende , infatti la gran maggioranza degli americani seduti dinanzi alla televisione apprezzarono molto la trovata di Nixon , e anche nell ' auditorium balzarono in piedi applaudendo , un applauso più lungo di quello scoppiato otto ore prima per l ' allunaggio . Labbra tremanti , occhi lucidi , lacrime , e il primo a commuoversi fu proprio Armstrong : come dimostrò la sua voce rotta da un principio di pianto , e il suo cuore prese a battere quasi impazzito sicché le pulsazioni salirono da 90 a 125 e poi a 150 . Come quelle di Aldrin , oltre tutto causando un consumo maggiore di ossigeno : mentre la cerimonia rubava minuti preziosi e preparava il dramma che nessuno avrebbe notato ma che per un pelo rischiò di lasciarli lì sulla Luna . Quattro minuti son tanti quando vai sulla Luna con molte cose da fare e una scorta limitata di ossigeno . L ' intrusione di Nixon era appena cessata che i due astronauti si accorsero di aver perso tempo eccessivo . Allora , colti da una fretta che gli ignari scambiarono per euforia , si precipitarono a fare le cose , dare le informazioni che non avevano ancora dato : con un ' intesa che ormai metteva da parte ogni rivalità , od ostilità . Aldrin : « Vorrei dimostrare i vari modi che una persona ha di camminare sulla superficie della Luna . Okay , questo è il passo del canguro : saltare a piedi uniti in avanti . Così si evita di ruotare il corpo muovendo un piede per volta . Bisogna stare attenti a tenere la rotta che segue il centro di massa : a volte ci vuole la distanza di due o tre passi per ricadere sui piedi . Non mi sembra una soluzione buona come si credeva » . Armstrong : « Il salto del canguro funziona , ma non mi sembra buono come il modo convenzionale spostando un piede dopo l ' altro . È difficile dire cosa è meglio , ma a mio parere il meglio è il passo normale che uso ora . Ci si stanca un po ' dopo qualche decina di metri , ma forse dipende da questa tuta , non dal passo » . Aldrin : « Il colore blu delle mie scarpe è completamente scomparso sotto questo colore del suolo che gli si è appiccicato . E che non saprei come descrivere . Diciamo un marrone cenere . Copre gran parte delle mie scarpe di piccolissime particelle » . Armstrong : « Queste rocce sembrano di basalto e probabilmente contengono il due per cento di minerali bianchi : questi cristalli bianchi . Credo che i crateri piccoli siano il risultato di piccoli meteoriti , che hanno colpito la superficie » . Ma erano indietro di tante cose da fare . La raccolta dei sassi con cui riempire la seconda scatola . L ' impianto degli strumenti scientifici per misurare il vento solare , per trasmettere le scosse sismiche alla Terra , per raccattare le possibili spore sospese nel vuoto . Altre fotografie . E dopo ci sarebbe stato da sistemare a bordo le scatole , e Neil Armstrong era lì da un ' ora e 40 , Buzz Aldrin da un ' ora e 20 , ben presto sarebbe scaduto il periodo di tempo consentito dal Plss . In tale consapevolezza si affaccendavano come laboriose formiche , ma neanche questo bastava , dovettero chiedere , un supplemento di 15 minuti che il Centro controllo accordò . A condizione che fossero 15 minuti per Armstrong , dieci per Aldrin , e non di più . Di qui il dramma . Armstrong : « Houston , qui Neil , di quanto siamo in ritardo , ora ? » . Bruce McCandless : « Presto non avrete che dieci minuti per completare tutte le operazioni sulla superficie , Neil » . Armstrong : « Capisco » . Bruce McCandless : « Vi interesserà sapere , Neil , che il sismografo appena piazzato ci ha trasmesso qualche segnale da cui risultano brevi oscillazioni » . Armstrong : « Bene . Ma siamo indietro . Buzz sta piantando il tubo per estrarre dal sottosuolo il campione di Luna » . Aldrin : « Houston , spero che vediate la fatica , è duro a piantare questo tubo nel suolo , farlo scendere di cinque pollici non è facile » . Bruce McCandless : « Roger … » . Aldrin : « Fatto , Bruce . Ora lo tiro fuori . Strano ! Sembra quasi bagnato » . Bruce McCandless : « Neil e Buzz , qui Houston … » . Aldrin : « Un minuto , un minuto Bruce ! » . Armstrong : « Houston , aspettate un minuto » . Bruce McCandless : « Vorremmo che prendeste un altro campione del sottosuolo e sistemaste lo strumento per il vento solare . Chiudo » . Aldrin : « Fatto . Intanto tu potresti occuparti delle rocce , Neil » . Armstrong : « Speriamo di averne il tempo » . Bruce McCandless : « Buzz , qui Houston . Vi restano all ' incirca tre minuti , Buzz . Dovete terminare tutto entro tre minuti . Chiudo » . Aldrin : « Roger . Capisco » . Facevano pena , si soffriva per loro . Vederli affannati così per riprendere il tempo perduto nelle cerimonie presidenziali , negli alzabandiera . E quell ' ossigeno che diminuiva diminuiva . Per la fatica e la preoccupazione le pulsazioni di entrambi erano salite a ben 165 . Bruce McCandless : « Buzz , Buzz , manca un minuto ! » . Aldrin : « Roger » . Bruce McCandless : « Neil , è tempo di chiudere la vostra Eva ».(Extra vehicular activity , cioè l ' attività all ' esterno del Lem ) . Bruce McCandless : « Vorrei ricordarvi anche di togliere i film dalle macchine fotografiche e dalle macchine da presa prima di tornare sul Lem » . Aldrin : « Okay . Ne hai qualcuno con te , Neil ? » . Armstrong : « No , le macchine sono sotto la Mesa , devo prendere i film quando ripongo le scatole . Ora raccolgo diversi frammenti di roccia vescicolare » . Bruce McCandless : « Devi fare in fretta , Neil . In fretta » . Aldrin : « Quelle rocce , non le hai mica documentate , Neil ? » . ( Nel programma era richiesto che almeno una parte delle rocce raccolte fossero catalogate con la descrizione del punto in cui erano state raccolte e l ' enumerazione delle pietre nelle immediate vicinanze ) . Armstrong : « Ancora no » . Aldrin : « Temo che non ce ne sia più il tempo , Neil » . Bruce McCandless : « Neil e Buzz , guardiamo di fare presto con quei film da togliere alle macchine e con la chiusura delle scatole che contengono le rocce . Siamo davvero in ritardo , Neil e Buzz . Vogliamo lasciare un po ' di margine a quell ' ossigeno che vi portate addosso » . Armstrong : « Roger … » . Aldrin : « Aiutami , Neil . Infilami questo in tasca mentre io mi avvio verso la scaletta , io lo reggo , tu aprimi la tasca » . Armstrong : « Lascia andare la tasca » . Aldrin : « Fatto » . Armstrong : « Okay » . Aldrin : « Adios , amigo » . Armstrong : « Okay » . Aldrin : « Bruce , vuoi nulla prima che salga ? » . Bruce McCandless : « No » . Aldrin : « Su vieni , Neil » . Armstrong : « Okay » . Aldrin : « Neil , hai preso … » . Armstrong : « Sì sì . È lì , è lì » . Aldrin : « Hai tolto i film ? » Armstrong : « Sì sì » . Aldrin : « Okay , vado avanti » . Armstrong : « Okay » . Aldrin salì su per la scaletta facendo un salto che lo portò quasi al terzo scalino . Su , in volo come un angelo . Armstrong invece restò giù a fissare alla terra il cavo di alluminio . Poi Aldrin fu sulla passerella e cominciò a far scorrere la corda per tirar su le scatole . Tutte le macchine da presa , le macchine fotografiche , gli utensili , erano stati abbandonati dentro un ' altra scatola che sarebbe rimasta per sempre ai piedi del Lem . Il peso doveva essere equilibrato fino all ' ultimo grammo e le rocce pesavano abbastanza da compensar tutto ciò che veniva buttato via . Aldrin : « Lascia andare ora , Neil , non penare più . Lascia andare , ci penso io a questo . Tu affrettati » . Armstrong : « Allora mentre ti occupi di quello io tolgo i fili della Hasselblad » . Bruce McCandless : « Neil , qui Houston . Vogliamo un controllo dell ' Emu . Chiudo . ( Extravehicular mobility unity , cioè il contenitore dell ' ossigeno che si portano alle spalle ) . Armstrong : « Roger . Tre virgola otto . Ho 54 sul due e nessuna bandiera » ( La bandiera è un segno di allarme che si accende quando qualcosa non va . Ad esempio l ' ossigeno ) . Aldrin : « Anch ' io » . Bruce Me Candless : « Ve la cavate ancora bene con il Plss . Ma svelti ! » . Aldrin : « Come va . Neil ? » . Armstrong : « Okay . Ho agganciato anche la seconda scatola e puoi tirarla su » . Aldrin : « Okay . Porgimela e io la tiro . Bene , così , piano » . Armstrong : « Un momento , un momento . Buzz … » . Aldrin : « Okay . Presa . Ti senti meglio ora , Neil ? » . Armstrong : « Andiamo , andiamo , Buzz ! » . Armstrong salì sulla scaletta senza quel volo di angelo . Si arrampicò velocemente piolo per piolo , e fu sulla passerella . Ora le loro scorte di ossigeno stavano davvero per estinguersi . Le avevano pompate per ben due ore e 40 minuti , il tempo limite . Un po ' di più e sarebbero soffocati . Li vedemmo sparire dentro il Lem e di nuovo essi diventarono due voci e basta . Voce di Aldrin : « Okay , inarca la schiena , Neil . Bene . C ' è posto , c ' è posto . Metti la testa giù , così . Muovi il piede dallo sportello » . Voce di Armstrong : « Okay » . Voce di Aldrin : « Lo sportello è chiuso a scatto e sprangato . Siamo dentro , al sicuro » . Era mezzanotte passata , vedemmo chiudere quello sportello e poi udimmo Bruce McCandless che ne informava Mike Collins : « Columbia , Columbia , qui Houston , l ' equipaggio della base della Tranquillità è rientrato nel Lem e ha ripressurizzato la cabina . Tutto è andato splendidamente . Chiudo » . E Mike Collins rispose : « Alleluia » . Anche l ' antenna televisiva e la camera da presa erano state abbandonate sulla superficie lunare . Così , dopo che lo sportello fu chiuso , la televisione continuò a trasmettere l ' immagine ferma di quella bandiera e del Lem . Li guardavi , soli in mezzo a quelle rocce , e ti sembrava di aver vissuto un sogno di cui restava solo una fotografia . Poi anche il contatto con la televisione fu tolto e sullo schermo non ci fu più nulla e ci dissero che Armstrong e Aldrin s ' erano messi a dormire . We did it , ce l ' abbiamo fatta L ' alba si levò con l ' angoscia , quel lunedì 21 luglio . A mezzogiorno e 55 il Lem avrebbe acceso i motori e il destino dei primi due uomini giunti alla Luna si sarebbe deciso , insieme alla loro leggenda . Vie di mezzo non ne esistevano : o il Lem si alzava o non si alzava . Se non si alzava , o si alzava male , non c ' era nulla da fare fuorché sperare che morissero bene e senza troppe sofferenze . A Houston si riempirono di nuovo le chiese , due astronauti cattolici furono visti entrare , quasi di nascosto , nella chiesa di Nassau Bay , andare dritti all ' altare dove il prete celebrava la messa e comunicarsi . Uno era Richard Gordon cioè colui che nell ' Apollo 12 prenderà il posto di Mike Collins . Aveva sempre detto di nutrire nel Lem la più totale fiducia , ma come gli altri sapeva che se teoricamente non c ' era ragione per cui il Lem non si alzasse , praticamente ciò era possibile : il Lem non era mai stato collaudato sulla Luna , cioè in condizioni totalmente diverse come la mancanza di atmosfera e la diversa gravità . Dalla chiesa , Gordon andò direttamente al Centro controllo , dove presto arrivò anche Pete Conrad , il comandante dell ' Apollo 12 , e senza una parola , pallido , egli sedette accanto al Capsule Communicator che di nuovo era l ' astronauta Ron Evans . Il Centro controllo era pieno come il pomeriggio dell ' allunaggio , Ron Evans stava comunicando con Mike Collins che aveva appena concluso la sua ventitreesima orbita intorno alla Luna : l ' uomo più solo dell ' intero universo . Alla ventunesima orbita , Collins aveva esclamato a Ron Evans : « Mi sto affezionando al registratore come a una persona , perché quando sono dall ' altra parte è l ' unico che mi ascolti . Ron , solo Adamo fu così solo prima di me . Ma lui stava nel paradiso terrestre » . Armstrong e Aldrin furono svegliati alle otto , ora di Houston . Dai computer si sapeva che avevano fatto un buon sonno e che non c ' era stato bisogno di pillole tranquillanti : la fatica degli ultimi 30 minuti sopra la Luna li aveva stroncati , insieme all ' emozione . Alle prime battute con Evans apparvero riposati , tranquilli . Le pulsazioni erano normali : tra i 70 e gli 80 . « Come si dorme lassù ? » , chiese Evans . « Oh , non c ' è male » , rispose Aldrin , « se si è molto stanchi si dorme benissimo . Neil si è fatto una specie di amaca tra lo sportello e il coperchio del motore , io mi sono raggomitolato sul pavimento . Ho le ossa malconce ma mi sento benissimo » . Vi fu un ' ora di dialogo strettamente tecnico , e poi Aldrin passò la parola a Neil Armstrong che fece una specie di riassunto della sera avanti . Molti ebbero l ' impressione che egli volesse spiegare tutto prima del decollo e nel caso che il decollo non fosse avvenuto . Parlava preciso , cattedratico . Di nuovo descrisse i tipi di roccia osservati e raccolti , in gran parte basalto , in buona parte monocristalli , di nuovo sottolineò la straordinaria varietà delle forme e dei tipi , di nuovo elencò i crateri e quello vicino al quale si era posato . « Bella descrizione , Neil » , interruppe Ron Evans , « ma ce le dirai a Terra queste … » . « Lasciami continuare » , rispose Neil Armstrong . Egli pensava che la tragedia potesse anche avvenire . Ma con una freddezza che all ' allunaggio non aveva mostrato . Con altrettanta freddezza si congratulò con il Centro controllo che era finalmente riuscito a individuare il punto esatto in cui avevano stabilito la base , pochi metri a ovest del cratere Juliette , e spiegò che con gli strumenti di bordo lui non c ' era riuscito , poi rifiutò le notizie del giorno . E l ' ora difficile , la più difficile , giunse . L ' ora in cui due tonnellate e mezzo di carburanti avrebbero incominciato a bruciare nel motore d ' attesa del Lem e a spingerlo verticalmente a una velocità di 6,068 piedi al secondo , fino a portarlo a 60mila piedi dalla superficie lunare , metterlo in orbita , farlo agganciare all ' astronave di Collins , iniziare il lungo viaggio di ritorno alla Terra . Ora tutti potevano udire , i misteri erano finiti . E le voci erano limpide mentre i numeri della conta a rovescio si vedevano veloci sul monitor . Ron Evans : « Tranquillità , vi mancano dieci minuti e tutto va bene . Potete inserire il modulo automatico » . Buzz Aldrin : « Roger . Inserito modulo automatico » . Neil Armstrong : « Ambedue le batterie Ed sono sul " go " . Chiudo » . Ron Evans : « Neil , ti leggo sul Vhf e hai l ' aria di sentirti a posto » . Neil Armstrong : « Sissignore , non potrebbe andar meglio » . Ron Evans : « Tranquillità , qui Houston . Meno due minuti e tutto va bene » . Aldrin : « Controllate la direzione di guida sull ' Ags . Chiudo » . Armstrong : « Tutti i segnali di navigazione sono sul " go " . Chiudo » . Ron Evans : « Qui Houston . Tranquillità : meno 50 secondi . Pronti per l ' accensione . Chiudo » . Armstrong : « Pronti per l ' accensione » . Aldrin : « Avanti . Otto . Sette . Sei . Cinque . Quattro . Motore di ascesa inserito . Tre . Due . Uno . Accendo . Su ! Eccolo là il nostro cratere » . Armstrong : « Mille piedi . Duemila , Duemiladuecento . Tremila . Ce l ' abbiamo fatta ! » . Ron Evans : « Dio ti ringrazio . Il mondo intero , ragazzi , vi stava tirando su . Dio , ti ringrazio » . Più tardi il medico di volo ci informò che le pulsazioni di Aldrin erano un poco salite , ma quelle di Armstrong erano rimaste rigorosamente ferme a 80 . Più tardi ci dissero che Ron Evans era sudato , in preda a un tremito convulso . E con lui Pete Conrad , il suo equipaggio e anche Von Braun e Chris Kraft ( uno dei top manager del Centro , ndr ) e molti altri . Più tardi ci dissero che è più pericoloso decollare con un aereo di linea dagli aeroporti di Roma o New York che con il Lem dalla Luna e alle 4 e 35 del pomeriggio ci dissero che neppure il docking con l ' Apollo aveva presentato problemi : stavano tornando a casa . E fu tutto . Semplicemente . Così . Sarà altrettanto semplice , d ' ora innanzi , il nostro destino ?
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Chi è stato a tradirlo ? Dove è stato ucciso ? Come ? E quando ? La grande maggioranza dei siciliani non crede alla descrizione ufficiale del conflitto nel quale ha trovato la morte Salvatore Giuliano . E anche noi dobbiamo confessare di avere inutilmente tentato di mettere d ' accordo parecchi particolari di quella relazione con i luoghi ; le circostanze , il racconto di chi quella notte vegliava a pochi passi di distanza dal tragico cortile in cui si è svolto l ' epilogo del dramma o è stato svegliato dal fracasso delle fucilate . Tutto ciò si chiamerà forse cercare il pelo nell ' uovo , ma l ' esame delle incongruenze , dei punti oscuri dei dubbi che inevitabilmente nascono nella mente di chi abbia tentato sul posto di ricostruire la scena non cesserà per questo di essere interessante . A Castelvetrano , alle 15,15 del 5 luglio , il capitano Perenze , il brigadiere Catalano , i carabinieri Renzi e Giuffrida ( dice la relazione ufficiale ) hanno riconosciuto da lontano il capobanda mentre assieme a uno dei suoi uomini percorreva la via Gagini . Vistisi sorpresi , i due si sono dati alla fuga in direzioni diverse e il gregario è riuscito facilmente a dileguarsi . Giuliano invece è stato inseguito attraverso le vie della città . Contro di lui è stato fatto fuoco , ripetutamente , un proiettile lo ha raggiunto alla spalla , il fuggitivo ha risposto a sua volta con la pistola e col mitra . Giunto in via Mannone , il brigante ha sperato di trovare scampo entrando in un cortile , e là , mentre tentava di dare la scalata al muro di cinta , oltre il quale c ' è un piccolo orto e poi la campagna , è stato freddato con una raffica di mitra dal capitano . Dunque nessuno poteva immaginare in anticipo che Salvatore Giuliano sarebbe entrato in quel cortile . Eppure parecchi civili delle case confinanti affermano d ' aver inteso fin dalla mezzanotte un rumore di tegole smosse e un bisbigliare come se vi fosse gente sui tetti . Stettero un poco in ascolto , ma quello strano trambusto dopo un quarto d ' ora si chetò . Nessuno diede peso alla cosa e di lì a poco in via Mannone tutti ripresero a dormire , eccetto tre uomini che per le esigenze del loro mestiere dovevano già essere a bottega : il proprietario e i due garzoni del forno Lo Bello , che è sullo stesso lato della strada a 20 metri dall ' ingresso del cortile . Era una notte afosa , e nell ' interno del panificio il caldo era insopportabile . I due garzoni che avevano finito di impastare il pane e aspettavano che lievitasse erano usciti sulla via e stavano chiacchierando accovacciati sul marciapiedi , con le schiene nude appoggiate agli stipiti . Ma la prima sigaretta che essi avevano acceso non era ancora finita quando due carabinieri , spuntando dall ' ombra , si avvicinarono e intimarono di ritirarsi e di sprangare la porta . L ' ingiunzione era stata fatta con il tono di chi non ammette repliche . È molto probabile tuttavia che il mattino seguente le clienti del fornaio Lo Bello abbiano trovato da ridire sulla confezione del pane . La curiosità di sapere quello che stava per accadere sulla strada non poteva certo permettere ai panettieri di attendere con diligenza al consueto lavoro . Avevano lasciato i battenti un pochino socchiusi e di tanto in tanto andavano ad origliare . Così non sarà esagerato dire che l ' aria lacerata dal primo sparo vibrava ancora quando gli occhi dei fornai erano già incollati alla fessura . Sembrò loro che la via fosse deserta ... Non videro dunque entrare nessuno nel cortile . Scorsero invece un uomo che ne usciva , che passò correndo sotto un lampione . Lo videro di spalle per un attimo e tutto quello che seppero dire di lui è che si trattava di un uomo forse giovane , tarchiato , che camminava a piedi nudi . Ma vedremo dopo quale parte attribuisca la fantasia popolare a questo personaggio . Nessuno ha sentito La via Mannone parte dalla piazza del mercato , taglia in linea retta il rione orientale del paese e finisce nella campagna . Nel tratto che va dal mercato al cortile non ci sono trasversali . Da che parte ci arrivò Giuliano fuggendo da via Gagini ? Dal mercato dopo aver attraversato la piazza della torre , dove sono ininterrottamente di fazione due agenti , dal corso dove a qualunque ora c ' è sempre gente scamiciata che passeggia , dal verziere dove c ' è un grande negozio di fruttivendolo che resta aperto tutta la notte con le luci accese e dove attorno ai banchi e ai cumuli di ceste che non vengono mai rimossi passeggiano continuamente i guardiani ? Evidentemente no , perché nessuno ha visto né lui né gli inseguitori . Allora è venuto dalla via Gioberti , che è dalla parte opposta e , giunto al crocicchio di dove poteva scorgere davanti a sé le prime siepi e i primi alberi della campagna , ha piegato invece in via Mannone verso il centro del paese . L ' illogicità di questa decisione stupisce molti . Il lettore tuttavia non ci faccia troppo caso perché sono tante le ragioni che possono avere spinto il fuggitivo ad abbandonare la via più facile per quella più rischiosa . È stato detto piuttosto che la sparatoria era cominciata in via Gagini ed era continuata da una parte e dall ' altra lungo tutto il percorso . Ma per quanto si siano interrogati molti abitanti di quella zona non si è trovato nessuno che ricordasse di aver udito un solo sparo . Eppure le finestre erano spalancate per il caldo opprimente . La notte in quel rione è silenziosa . Una pistolettata o una scarica di mitra avrebbero dovuto destare anche chi ha il sonno più duro . Gli abitanti di via Mannone invece hanno sentito . La loro testimonianza però è in contrasto con la versione ufficiale . Non aveva l ' orologio Questa dice che il brigante esplose 52 colpi col moschetto mitragliatore , che al 53 ° si inceppò . Giuliano buttò a terra il mitra quando era già nel cortile e impugnò la pistola , ma il capitano dei carabinieri lo prevenne scaricandogli addosso per primo un intero caricatore del suo Thompson . Gli spari insomma avrebbero dovuto susseguirsi in quest ' ordine : raffiche di mitra più o meno lontane ( Giuliano che spara sulla strada ) , altra raffica dopo una pausa di silenzio ( Perenze che fa fuoco all ' ingresso del cortile ) ; subito dopo forse qualche colpo di pistola ( Giuliano che , prima di stramazzare a terra , tenta l ' ultima difesa ) , forse il Thompson che risponde ancora ( Perenze che ha innestato il caricatore nuovo ) . Invece gli abitanti di via Mannone ( trascureremo i nomi della gente minuta facile ad accettare ed a ripetere come esperienza propria il racconto altrui e citeremo soltanto il pretore di Castelvetrano , avvocato Giovanni De Simone e il colonnello a riposo Santorre Vizzinisi ) sono unanimi nel ripetere che si sentirono prima cinque o sei colpi di pistola sparati sotto l ' arco di ingresso o nel cortile , poi due raffiche di mitra distanziate da un breve intervallo . Subito dopo si udì la voce del capitano che gridava a qualcuno di portare un po ' d ' acqua per il ferito e il furioso martellare del calcio del moschetto alla porta dell ' unica abitazione che si apre sul cortile . Parleremo in seguito dell ' interpretazione che la fantasia dei diffidenti siciliani dà a questo particolare . Sarà bene tuttavia citare sin d ' ora l ' obiezione più comune : che i feriti siano tormentati dalla sete è una di quelle nozioni elementari che anche il più rozzo dei pastori possiede . È tra l ' altro un vecchio motivo della retorica popolare . Ma questa arsura viene immediatamente appena uno è colpito , oppure è conseguenza del dissanguamento , della febbre provocata dalle ferite e sopraggiunge dopo un certo periodo di tempo ? E perché Giuliano non aveva un soldo addosso ? Perché portava una semplice canottiera , lui così ambizioso e a suo modo elegante ? Perché non aveva l ' orologio al polso , quel grosso cronometro d ' oro per il quale aveva una bambinesca affezione e , lo hanno testimoniato molti , era l ' ultima cosa che si togliesse coricandosi , la prima che cercasse al risveglio ? C ' erano poi altri particolari che alimentavano il dubbio e , apparentemente , con maggiore evidenza : alcune ferite , specie quella sotto l ' ascella destra , sembravano tumefatte come se risalissero a qualche tempo prima ; altre erano a contorni nitidi e apparivano più fresche . Due o tre pallottole lo avevano raggiunto al fianco e avevan prodotto quei fori grandi a contorni irregolari tipici dei colpi sparati a bruciapelo : altre erano entrate nella carne lasciando un forellino minuscolo perfettamente rotondo . Il tessuto della canottiera appariva intriso di sangue dal fianco alla metà della schiena , e sotto quella grossa macchia ( aveva oltre due palmi di diametro ) non c ' erano ferite . Era logico pensare che il corpo del bandito anziché bocconi fosse rimasto per qualche tempo in posizione supina , perché tutto quel sangue doveva essere sgorgato dalle ferite sotto l ' ascella e certamente era sceso , non poteva essere andato in su . Le avventure di Paperino Da Trapani a Sciacca , a Santa Ninfa , a Partanna non c ' è uno che non sorrida quando gli si parla del famoso furgone sul quale gli uomini del colonnello Luca , travestiti da cinematografari , percorrevano le campagne e sostavano nei paesi fingendo di girare un documentario , perché Salvatore Giuliano , tradito dall ' ambizione e dalla smania di pubblicità , lasciasse le sue montagne e cadesse nella trappola . Per quanto avesse incollato su una fiancata due grosse strisce con le scritte : « Gazzetta dello Sport » , « Il Paese » , e su una terza striscia di carta dipinta a mano che attraversava di sbieco il lato opposto si leggesse « Le avventure di Paperino » , tutti , anche i ragazzini , sapevano che si trattava di una radio trasmittente mobile della polizia capace di collegare Trapani a Palermo . Cosa che tra l ' altro era dimostrata con evidenza dall ' antenna molto alta che non si poteva certo né sopprimere né camuffare . Proprio Giuliano avrebbe dovuto farsi ingannare da un trucco così grossolano ? E allora ? È forse possibile rispondere alle domande che sono state poste al principio del discorso ? Si può tentare . Per un buon tratto di strada cammineremo su un terreno sicuro e , quando usciremo dalla realtà della cronaca per riferire le congetture che molti fanno , avvertiremo onestamente il lettore . È certo che non si manca affatto di rispetto al colonnello Luca né a chi sulla scala gerarchica sta più in alto o più in basso di lui dicendo che la relazione ufficiale sulla morte di Salvatore Giuliano è camuffata , reticente su certi punti , su altri imprecisa . Poco o molto , tutti i rapporti che la polizia rende noti al pubblico devono essere necessariamente così . Vi sono circostanze che non possono essere rivelate , promesse che è giusto mantenere , uomini che bisogna salvare dalla vendetta . Perfino davanti al giudice e nei casi più gravi la legge concede al funzionario di polizia il diritto di tacere la verità : quando gli si chiede il nome del confidente , di chi lo ha messo sulle tracce , lo ha aiutato a formulare l ' accusa , ad arrestare il colpevole . Il furgone con l ' etichetta « Le avventure di Paperino » non ha alcuna parte nel dramma . Il più grande aiuto allo sterminio della banda di Montelepre e del suo capo è venuto dalla mafia , ed è chiaro che ciò non significa affatto che la polizia abbia sollecitato o anche incoraggiato quell ' aiuto . L ' alleanza tra Giuliano e i mafiosi era nata naturalmente al principio della carriera del brigante . Turiddu aveva bisogno dell ' appoggio dell ' « onorata società » e a quegli altri era comodo speculare sulla paura che il nome del brigante incuteva . Ma poi i capimafia , che erano stati i primi esattori della banda , esagerarono . Imposero riscatti che erano cinque volte superiori a quelli che il bandito intendeva richiedere e intascarono la differenza . Cominciarono a molestare , sempre trincerandosi dietro quel terribile nome , alcuni che avevano reso grossi servigi a Giuliano e che ne avevano avuto promesse di protezione . Il contrasto si aggravò al punto che Turiddu , assieme a pochi dei suoi uomini , tra i più fedeli , scese sulla piazza di Partinico e in pieno giorno vi uccise a pistolettate i più alti capi dell ' associazione criminosa e segreta . Le vittime non avevano però un grosso prestigio oltre l ' ambito del loro paese , perché oggi non esiste più una mafia unica che abbia giurisdizione su tutta l ' isola , ma tante mafie locali autonome e spesso nemiche . Forse il brigante sperava di giocare su queste rivalità territoriali e in parte ci riuscì : infatti fu condannato a morte dalla sola mafia di Partinico mentre le altre sembrò che continuassero ad essergli amiche ; e invece era soltanto una maniera di temporeggiare aspettando il momento opportuno per liberarsi di lui . Per cinque anni i rapporti tra le due forze della delinquenza siciliana seguirono così alterne vicende : Giuliano , per tenersi buoni quei pericolosi vicini si buttò talvolta in imprese rischiose dalle quali non avrebbe potuto trarre un utile diretto ( tra le altre si dice l ' eccidio di Portella della Ginestra ) : la mafia gli guardò le spalle , lo garantì dalle delazioni . Ma è difficile che due galli nello stesso pollaio possano vivere uno accanto all ' altro senza cavarsi gli occhi . L ' equilibrio era mantenuto soltanto dalla straordinaria potenza di Giuliano . Il giorno che questa decadde , la sentenza di Partinico fu omologata e sottoscritta da tutte le mafie . Si ricordi tra l ' altro che proprio in questi giorni si sta svolgendo a Viterbo il processo per l ' eccidio di Portella della Ginestra . Si voleva prendere Giuliano , ma era sempre rischioso mandargli un sicario secondo il classico sistema . Per farlo cadere cominciarono a togliere la protezione ai suoi rompendo la legge dell ' omertà . Imposero che quelli della banda , dovunque fossero , dovessero essere segnalati alla polizia . Così uno a uno furono arrestati molti dei fuorilegge , i più sicuri scherani della banda di Montelepre . Quasi sempre chi si lasciava scappare una preziosa confidenza non era un affiliato alla mafia , ma era stato costretto dalla mafia a ingoiare la paura e farsi delatore . Il 27 giugno scorso , poco prima di mezzogiorno , un carrettiere mafioso che percorreva la provinciale per Trapani con un carico di pomodori , giunto in località Lo Zucco , a pochi chilometri da Partinico , vide sbucare da un cespuglio due uomini che gli mossero incontro e gli intimarono di fermarsi . Erano Frank Mannino e Nunzio Badalamenti , l ' amministratore e il più spietato sicario della banda Giuliano , che ormai poteva disporre di non più di sette od otto gregari . I tre si conoscevano da molto tempo , perché il carrettiere aveva avuto modo in passato di rendere qualche buon servigio ai briganti . Mannino e Badalamenti erano usciti dal nascondiglio avendo appunto ravvisato in lui un amico . Domandarono : « Va verso Castelvetrano vossìa ? » . L ' uomo rispose di sì . I briganti gli chiesero allora di nasconderli sul carro e di portarli fino alle porte del paese . Così furono vuotate due ceste ( quelle che si usano in Sicilia per il trasporto dei pomodori sono molto grandi , a tronco dicono , alte un metro e cinquanta , e larghe alla sommità quasi altrettanto ) . I banditi vi si accovacciarono dentro e furono coperti coi pomodori . Là sotto è chiaro che riuscivano a respirare ma non potevano certo vedere . E di lì a poco , quando sentirono il cavallo fermarsi ; accettarono per vere le rassicuranti spiegazioni del carrettiere . Il veicolo invece sì trovava in quel momento davanti alla caserma dei carabinieri di Alcamo e non è necessario dire come finisse la storia . La polizia tenne segreto l ' accaduto , Giuliano non seppe che altri due dei suoi uomini erano caduti in trappola . Ora bisognerà passare sul terreno delle congetture . Mannino e Badalamenti andavano a Castelvetrano . A fare che cosa ? Conoscendo l ' epilogo di questa storia è facile arguire che ci andassero convocati dal loro capo e quindi che sapessero dove questi si teneva nascosto . In carcere possono essere stati indotti a cantare . Uno dei due ( Mannino ? ) può essersi lasciato convincere a tradire il suo capo , a consegnarlo vivo o morto . Ecco chi era il compagno di Giuliano la notte del 5 luglio , e che si sia parlato di quella sua misteriosa scomparsa subito dopo l ' avvistamento della pattuglia è cosa ovvia . Può darsi invece che la verità sia un ' altra . Il traditore non si sarebbe affatto allontanato dal suo capo , ma gli sarebbe stato al fianco facendogli da guida . Lo ha portato in trappola nel luogo prestabilito , dove i carabinieri lo attendevano in agguato . Giunti i due sulla soglia del cortile la situazione si faceva oltremodo difficile e pericolosa : se la guida continuava a stare vicina al capo , c ' era modo di finire sotto le pallottole degli agenti ; se proprio in quel momento tentava di sganciarsi da lui , c ' era caso che , intuendo il tradimento , Giuliano facesse fuoco su di lui . Il modo migliore di cavarsela per un ' anima perversa era di sparare a bruciapelo sulla pistola del capo . Ecco così spiegata la sequenza dei colpi , le ferite più grosse , slabbrate , al fianco , l ' ombra che esce di corsa dal cortile e si avvia verso la campagna , dove l ' attende un ' auto della polizia , è comprensibile la sua fretta di tornare in carcere . Ma la grossa macchia di sangue sulla schiena , la tumefazione di alcune ferite e la freschezza di altre , l ' essere Giuliano in maglietta senza denaro e senza orologio sono circostanze che non si spiegano affatto con questa storia . Allora facciamo un passo più in là e ascoltiamo le congetture di qualcuno a cui non piace di mettere il morso alla propria fantasia . Mannino o Badalamenti , o chiunque sia stato il traditore , entrò nella camera dov ' era nascosto Salvatore Giuliano , ma gli mancò il coraggio di svegliarlo e di condurlo fuori . Preferì sparargli a bruciapelo nel sonno . Poi , si sa : a nessuno poteva far piacere che si venisse a conoscere un così brutto episodio . Forse anche colui che ospitava il brigante era a parte del primitivo progetto , aveva aderito a facilitare la cattura e non si poteva ripagarlo lasciandogli in casa il cadavere ( quel cadavere ) fino al momento in cui sarebbero venuti il giudice , i fotografi , i becchini . Allora lo portarono nel cortile di via Mannone . Spararono . Il capitano andò a bussare alla porta e gridò che gli portassero dell ' acqua per un ferito perché tutti sentissero che Giuliano non era morto ancora . Queste storie si sentono raccontare ad ogni ora del giorno e della notte per le strade della Sicilia . È difficile accertarle . Però uno che sia stato sul luogo , che si sia chinato a guardare il corpo di Salvatore Giuliano steso bocconi in mezzo al cortile , che abbia chiacchierato un poco con la gente di via Mannone , è costretto , di tanto in tanto , a pensarci .