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ORGANIZZATORI E ANTIORGANIZZATORI ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
StampaPeriodica ,
Sono degli anni che si fa tra gli anarchici un gran discutere su questa questione . E , come avviene spesso , quando si piglia passione in una discussione ed alla ricerca della verità subentra il puntiglio di aver ragione , o quando le discussioni teoriche non sono che un tentativo per giustificare una condotta pratica ispirata da altri motivi , si è prodotta una grande confusione d ' idee e di parole . Ricordiamo di passaggio , tanto per sbarazzarcene , le semplici questioni di parole , che a volte han raggiunto le più alte cime del ridicolo , come per esempio : “ noi non vogliamo l ' organizzazione ma l ' armonizzazione ” ; “ siamo contrari all ' associazione , ma ammettiamo l ' intesa ” ; “ noi non vogliamo segretario e cassiere , perché sono cose autoritarie , ma incarichiamo un compagno di tenere la corrispondenza , ed un altro di custodire il denaro ” - e passiamo alla discussione seria . Vi sono tra coloro che rivendicano , con aggettivi vari o senza aggettivi , il nome di anarchici , due frazioni : i partigiani e gli avversari dell ' organizzazione . Se non possiamo riuscire a metterci d ' accordo , cerchiamo almeno di comprenderci . E prima di tutto distinguiamo , poiché la questione è triplice : - l ' organizzazione in generale come principio e condizione di vita sociale , oggi e nella società futura ; - l ' organizzazione del partito anarchico ; - l ' organizzazione delle forze popolari e specialmente quella delle masse operaie per la resistenza contro il governo e contro il capitalismo . La necessità dell ' organizzazione nella vita sociale , e quasi direi la sinonimia tra organizzazione e società , è cosa tanto evidente che si stenta a credere come si sia potuta negare . Per rendersene conto bisogna ricordare quale è la funzione , specifica , caratteristica del movimento anarchico , e come gli uomini e i partiti sono soggetti a lasciarsi assorbire dalla questione che più direttamente li riguarda , dimenticando tutte le questioni connesse , a guardare più la forma che la sostanza , infine a vedere le cose da un lato solo e perdere così la giusta nozione della realtà . Il movimento anarchico cominciò come reazione contro lo spirito di autorità , dominante nella società civile , nonché in tutti i partiti e tutte le organizzazioni operaie , e si è andato ingrossando man mano di tutte le rivolte sollevatesi contro le tendenze autoritarie ed accentratrici . Era naturale quindi che molti anarchici fossero come ipnotizzati da questa lotta contro l ' autorità e che , credendo , per l ' influenza dell ' educazione autoritaria ricevuta , che l ' autorità è l ' anima della organizzazione sociale , per combattere quella combattessero e negassero questa . E veramente l ' ipnotizzazione arrivò al punto da far sostenere cose veramente incredibili . Si combatté ogni sorta di cooperazione e di intesa , ritenendo che l ' associazione era l ' antitesi dell ' anarchia ; si sostenne che senza accordi , senza obblighi reciproci , facendo ognuno quello che gli passa per il capo senza nemmeno informarsi di quello che fa l ' altro , tutto si sarebbe spontaneamente armonizzato ; che anarchia significa che ogni uomo deve bastare a sé stesso e farsi da sé tutto quello che gli occorre senza scambio e senza lavoro associato ; che le ferrovie potevano funzionare benissimo senza organizzazione , anzi che questo avveniva di già in Inghilterra ( ! ) ; che la posta non era necessaria e che chi a Parigi voleva scrivere una lettera a Pietroburgo . . . se la poteva portare da sé ( ! ) , ecc . ecc . . Ma queste sono sciocchezze , si dirà , e non vale la pena di rilevarle . Sì , ma queste sciocchezze sono state dette , stampate , propagate : sono state accolte da gran parte del pubblico come l ' espressione genuina delle idee anarchiche ; e servono sempre come armi di combattimento agli avversari , borghesi e non borghesi , che vogliono aver di noi una facile vittoria . E poi quelle sciocchezze non mancano del loro valore , in quanta sono la conseguenza logica di certe premesse e possono servire di riprova sperimentale della verità a meno di quelle premesse . Alcuni individui , di mente limitata ma forniti di potente spirito logico , quando hanno accettato delle premesse ne tirano tutte le conseguenze fino all ' ultimo , e , se così vuole la logica , arrivano senza scomporsi alle più grandi assurdità , alla negazione dei fatti più evidenti . Ve ne sono bensì altri più colti e di spirito più largo , che trovan sempre modo d ' arrivare a conclusioni più o meno ragionevoli , anche a costo di strapazzare la logica ; e per questi gli errori teorici hanno poca o nessuna influenza sulla condotta pratica . Ma insomma , fino a che non si rinunzia a certi errori fondamentali , si è sempre minacciati dai sillogizzatori ad oltranza , e si torna sempre da capo . E l ' errore fondamentale degli anarchici avversari dell ' organizzazione è il credere che non sia possibile organizzare senza autorità - ed il preferire , ammessa quella ipotesi , piuttosto rinunciare a qualsiasi organizzazione che accettare la minima autorità . Ora , che l ' organizzazione , vale a dire l ' associazione per uno scopo determinato e colle forme ed i mezzi necessari a conseguire quel fine , sia una cosa necessaria alla vita sociale ci pare evidente . L ' uomo isolato non può vivere nemmeno la vita del bruto : esso è impotente , salvo nelle regioni tropicali e quando la popolazione è eccessivamente rada , a procurarsi il nutrimento ; e lo è sempre , senza eccezioni , ad elevarsi ad una vita alcun poco superiore a quella degli animali . Dovendo perciò unirsi cogli altri uomini , anzi trovandosi unito in conseguenza della evoluzione antecedente della specie , esso deve , o subire la volontà degli altri ( essere schiavo ) , o imporre la volontà propria agli altri ( essere un ' autorità ) , o vivere cogli altri in fraterno accordo in vista del maggior bene di tutti ( essere un associato ) . Nessuno può esimersi da questa necessità ; ed i più eccessivi antiorganizzatori non solo subiscono l ' organizzazione generale della società in cui vivono , ma anche negli atti volontari della loro vita , anche nelle loro rivolte contro l ' organizzazione si uniscono , si dividono il compito , si organizzano con quelli con cui vanno d ' accordo e utilizzano i mezzi che la società mette a loro disposizione . . . sempre , s ' intende , che si tratti di cose volute e fatte davvero e non di vaghe aspirazioni platoniche , di sogni sognati . Anarchia significa società organizzata senza autorità , intendendosi per autorità la facoltà di imporre la propria volontà e non già il fatto inevitabile e benefico che chi meglio intende e sa fare una cosa riesce più facilmente a far accettare la sua opinione , e serve di guida , in quella data cosa , ai meno capaci di lui . Secondo noi l ' autorità non solo non è necessaria all ' organizzazione sociale , ma , lungi dal giovarle , vive su di essa da parassita , ne inceppa l ' evoluzione , e volge i suoi vantaggi a profitto speciale di una data classe che sfrutta ed opprime le altre . Fino a che in una collettività vi e armonia d ' interessi , fino a che nessuno ha voglia o modo di sfruttare gli altri ; non v ' è traccia d ' autorità : quando viene la lotta intestina e la collettività si divide in vincitori e vinti , allora sorge l ' autorità , la quale naturalmente è devoluta ai più forti e serve a confermare , perpetuare ed ingrandire la loro vittoria . Crediamo così , e perciò siamo anarchici : che se credessimo che non vi possa essere organizzazione senza autorità , noi saremmo autoritari , perché preferiremmo ancora l ' autorità , che inceppa ed addolora la vita , alla disorganizzazione che la rende impossibile . Del resto , quel che saremmo noi importa poco . Se fosse vero che il macchinista ed il capotreno ed i capiservizio debbano per forza essere delle autorità , anziché dei compagni che fanno per tutti un determinato lavoro , il pubblico amerebbe sempre piuttosto subire la loro autorità che viaggiare a piedi . Se il mastro di posta non potesse non essere un ' autorità , ogni uomo sano di mente sopporterebbe l ' autorità del mastro di posta , piuttosto che portar da se le proprie lettere . E allora . . . l ' anarchia sarebbe il sogno di alcuni , ma non potrebbe realizzarsi mai .
NECESSITÀ DELL'ORGANIZZAZIONE ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
StampaPeriodica ,
Ammessa possibile l ' esistenza di una collettività organizzata senza autorità , cioè senza coazione - e per gli anarchici è necessario ammetterlo perché altrimenti l ' anarchia non avrebbe senso - passiamo a parlare dell ' organizzazione del partito anarchico . Anche in questo caso l ' organizzazione ci sembra utile e necessaria . Se partito significa l ' insieme d ' individui che hanno uno scopo comune e si sforzano di raggiungere questo scopo , è naturale ch ' essi s ' intendano , uniscano le loro forze , si dividano il lavoro e prendano tutte le misure stimate atte a raggiungere quello scopo . Restare isolati , agendo o volendo agire ciascuno per conto suo senza intendersi con altri , senza prepararsi , senza unire in un fascio potente le deboli forze dei singoli , significa condannarsi all ' impotenza , sciupare la propria energia in piccoli atti senza efficacia e ben presto perdere la fede nella meta e cadere nella completa inazione . Ma anche qui la cosa ci sembra talmente evidente che , invece di insistere nella dimostrazione diretta , cercheremo di rispondere agli argomenti degli avversari dell ' organizzazione . E prima di tutto ci si presenta l ' obbiezione , diremo così , pregiudiziale . « Ma di quale partito ci parlate ? » , essi dicono , « noi non siamo un partito , noi non abbiamo programma » . E con questa forma paradossale essi intendono dire che le idee progrediscono e cambiano continuamente e che essi non vogliono accettare un programma fisso , che può essere buono oggi , ma che sarà certamente superato domani . Ciò sarebbe perfettamente giusto se si trattasse di studiosi che cercano il vero senza curarsi delle applicazioni pratiche . Un matematico , un chimico , un psicologo , un sociologo possono dire di non aver programma o di non avere che quello di ricercare la verità : essi vogliono conoscere , non vogliono fare qualche cosa . Ma anarchia e socialismo non sono delle scienze : sono dei propositi , dei progetti che anarchici e socialisti vogliono mettere in pratica e che perciò hanno bisogno di essere formulati in programmi determinati . La scienza e l ' arte delle costruzioni progrediscono tutti i giorni ; ma un ingegnere che vuol costruire , o anche demolire qualche cosa , deve fare il suo piano , raccogliere i suoi mezzi di azione e agire come se scienza ed arte si fossero arrestate al punto ove egli le trova quando dà principio ai suoi lavori . Può benissimo avvenire che egli possa utilizzare delle nuove acquisizioni fatte nel corso del lavoro senza rinunciare alla parte essenziale del suo piano ; e può darsi anche che le nuove scoperte ed i nuovi mezzi creati dall ' industria siano tali che egli vegga la necessità di abbandonare tutto e ricominciare da capo . Ma ricominciando , avrà bisogno di fare un nuovo piano basato su quello che si conosce e si possiede fino a quel momento , e non potrà concepire e mettersi ad eseguire una costruzione amorfa , con materiali non composti , per il motivo che domani la scienza potrebbe suggerire delle forme migliori e l ' industria fornire dei materiali meglio composti . Noi intendiamo per partito anarchico l ' insieme di quelli che vogliono concorrere ad attuare l ' anarchia , e che perciò han bisogno di fissarsi uno scopo da raggiungere ed una via da percorrere ; e lasciamo volentieri alle loro elucubrazioni trascendentali gli amatori della verità assoluta e del progresso continuo , che non cimentando mai le loro idee alla prova dei fatti finiscono poi col far nulla e scoprir meno . L ' altra obbiezione è che l ' organizzazione crea dei capi , delle autorità . Se questo è vero , se è vero cioè che gli anarchici sono incapaci di riunirsi ed accordarsi tra di loro senza sottoporsi ad un ' autorità , ciò vuol dire che essi sono ancora molto poco anarchici e che prima di pensare a stabilire l ' anarchia nel mondo debbono pensare a rendersi capaci essi stessi di vivere anarchicamente . Ma il rimedio non starebbe già nella non organizzazione , bensì nella cresciuta coscienza dei singoli membri . Certamente se in un ' organizzazione si lascia addosso a pochi tutto il lavoro e tutte le responsabilità , se si subisce quello che fanno i pochi senza metter mano all ' opera e cercar di far meglio , quei pochi finiranno , anche se non lo vogliono , col sostituire la propria volontà a quella della collettività . Se in un ' organizzazione i membri tutti non si curano di pensare , di voler capire , di farsi spiegare quello che non capiscono , di esercitare sempre su tutto e su tutti le loro facoltà critiche , e lasciano a pochi il compito di pensare per tutti , quei pochi saranno i capi , le teste pensanti e dirigenti . Ma , lo ripetiamo , il rimedio non sta nella non organizzazione . Al contrario , nelle piccole come nella grande società , a parte la forza brutale , di cui non può essere questione nel caso nostro , l ' origine e la giustificazione dell ' autorità sta nella disorganizzazione sociale . Quando una collettività ha un bisogno ed i suoi membri non sanno organizzarsi spontaneamente da loro stessi per provvedervi , sorge qualcuno , un ' autorità , che provvede a quel bisogno servendosi delle forze di tutti e dirigendole a sua voglia . Se le strade sono mal sicure ed il popolo non sa provvedere , sorge una polizia che , per qualche servizio che rende , si fa sopportare e pagare , e s ' impone e tiranneggia ; se v ' e bisogno di un prodotto , e la collettività non sa intendersi coi produttori lontani per farselo mandare in cambio di prodotti del paese , vien fuori il mercante che profitta del bisogno che hanno gli uni di vendere e gli altri di comprare , ed impone i prezzi che vuole ai produttori ed ai consumatori . Vedete che cosa è sempre successo in mezzo a noi : meno siamo stati organizzati più ci siamo trovati alla discrezione di qualche individuo . Ed è naturale che così fosse . Noi sentiamo il bisogno di stare in rapporto coi compagni delle altre località , di ricevere e di dare notizie , ma non possiamo ciascuno individualmente corrispondere con tutti i compagni . Se siamo organizzati , incarichiamo dei compagni di tenere la corrispondenza per conto nostro , li cambiamo se essi non ci soddisfano , e possiamo stare al corrente senza dipendere dalla buona grazia di qualcuno per avere una notizia ; se invece siamo disorganizzati , vi sarà qualcuno che avrà i mezzi e la voglia di corrispondere e accentrerà nelle sue mani tutte le relazioni , comunicherà le notizie secondo che gli pare ed a chi gli pare , e , se ha attività ed intelligenza sufficienti , riuscirà a nostra insaputa a dare al movimento l ' indirizzo che vuole senza che a noi , alla massa del partito , resti alcun mezzo di controllo , e senza che nessuno abbia il diritto di lagnarsi , poiché quell ' individuo agisce per conto suo , senza mandato di alcuno e senza dover rendere conto ad alcuno del proprio operato . Noi sentiamo il bisogno di avere un giornale . Se siamo organizzati potremo riunire i mezzi per fondarlo e farlo vivere , incaricare alcuni compagni di redigerlo , e controllarne l ' indirizzo . I redattori del giornale gli daranno certamente , in modo più o meno spiccato , l ' impronta della loro personalità , ma saranno sempre gente che noi abbiamo scelta e che possiamo cambiare se non ci accontenta . Se invece siamo disorganizzati , qualcuno che ha sufficiente spirito d ' intrapresa farà il giornale per conto proprio : egli troverà in mezzo a noi i corrispondenti , i distributori , i sottoscrittori , e ci farà concorrere ai suoi fini senza che noi li sappiamo o vogliamo ; e noi , come è spesso avvenuto , accetteremo o sosterremo quel giornale anche se non ci piace , anche se troviamo che è dannoso alla causa , perché saremo impotenti a farne uno che rappresenti meglio le nostre idee . Cosicché l ' organizzazione , lungi dal creare l ' autorità , è il solo rimedio contro di essa ed il solo mezzo perché ciascun di noi si abitui a prender parte attiva e cosciente nel lavoro collettivo , e cessi di essere strumento passivo in mano dei capi . Ché se poi non si fa nulla di nulla e tutti restano nell ' inazione completa , allora certamente non vi saranno né capi né gregari , né comandanti né comandati , ma allora finiranno la propaganda , il partito , ed anche le discussioni intorno all ' organizzazione . . . e questo , speriamo , non è l ' ideale di nessuno . Ma un ' organizzazione , si dice , suppone l ' obbligo di coordinare la propria azione e quella degli altri , quindi viola la libertà , inceppa l ' iniziativa . A noi sembra che quello che veramente leva la libertà e rende impossibile l ' iniziativa è l ' isolamento che rende impotente . La libertà non è il diritto astratto , ma la possibilità di fare una cosa : questo è vero tra di noi , come è vero nella società generale , E nella cooperazione degli altri uomini che l ' uomo trova i mezzi per esplicare la sua attività , la sua potenza d ' iniziativa . Certamente , organizzazione significa coordinazione di forze ad uno scopo comune ed obbligo negli organizzati di non fare cosa contraria allo scopo . Ma quando si tratta di organizzazioni volontarie , quando coloro che stanno nella stessa organizzazione hanno veramente lo stesso scopo e sono partigiani degli stessi mezzi , l ' obbligo reciproco che impegna tutti riesce vantaggioso , per tutti ; e se qualcuno rinunzia a qualche sua idea particolare in omaggio all ' unione , ciò vuol dire che trova più vantaggioso rinunziare ad un ' idea , che d ' altronde da solo non potrebbe attuare , anziché privarsi della cooperazione degli altri nelle cose ch ' egli crede di maggiore importanza . Se poi un individuo trova che nessuna delle organizzazioni esistenti accetta le sue idee ed i suoi metodi in ciò che hanno di essenziale , e che in nessuna potrebbe esplicare la sua individualità come egli l ' intende , allora farà bene a restarne fuori ; ma allora , se non vuole rimanere inattivo ed impotente , deve cercare altri individui che pensano come lui e farsi iniziatore di una nuova organizzazione . Un ' altra obbiezione , ed è l ' ultima di cui ci intratterremo , è che essendo organizzati siamo più esposti alle persecuzioni del governo . A poi pare invece che quanto più si è uniti tanto più ci si può difendere efficacemente . Ed infatti ogni volta che le persecuzioni ci han sorpresi mentre eravamo disorganizzati ci hanno completamente sbaragliati ed hanno ridotto a nulla il nostro lavoro antecedente ; mentre quando e dove eravamo organizzati ci hanno fatto più bene che male . Ed è lo stesso anche per quel che riguarda l ' interesse personale dei singoli : basti l ' esempio delle ultime persecuzioni che hanno colpito gl ' isolati tanto quanto gli organizzati e forse anche più gravemente . Questo , s ' intende , per quelli che , isolati o no , fanno almeno la propaganda individuale ; che per quelli che non fanno nulla e tengono ben nascoste le loro convinzioni , certamente il pericolo è poco , ma è anche meno l ' utilità che danno alla causa . Il solo risultato , dal punto di vista delle persecuzioni , che si ottiene stando disorganizzati , si è di autorizzare il governo a negarci il diritto di associazione ed a rendere possibili quei mostruosi processi per associazione a delinquere , che esso non oserebbe fare contro gente che afferma altamente , pubblicamente , il diritto e il fatto di stare associata , o che , se il governo l ' osasse , risulterebbero a scorno suo e a vantaggio della propaganda . Del resto , è naturale che l ' organizzazione prenda le forme che le circostanze consigliano ed impongono . L ' importante non è tanto l ' organizzazione formale , quanto lo spirito di organizzazione . Possono esservi dei casi in cui per l ' imperversare della reazione , sia utile sospendere ogni corrispondenza , cessare da ogni riunione : sarà sempre un danno , ma se la voglia di essere organizzati sussiste , se resta vivo lo spirito di associazione , se il periodo antecedente di attività coordinata avrà moltiplicate le relazioni personali , prodotte solide amicizie e creato un vero accordo d ' idee e di condotta tra i compagni , allora il lavoro degl ' individui anche isolati concorrerà allo scopo comune , e presto si troverà modo di riunirsi di nuovo e riparare al danno subito . Noi siamo come un esercito in guerra e possiamo , secondo il terreno e secondo le misure prese dal nemico , combattere in grandi masse o in ordine sparso : l ' essenziale è che ci consideriamo sempre membri dello stesso esercito , che ubbidiamo tutti alle stesse idee direttive e siamo sempre pronti a riunirci in colonne compatte quando occorre e si può . Tutto questo che abbiamo detto è per quei compagni che realmente sono avversari del principio di organizzazione . A quelli poi che combattono l ' organizzazione solo perché non vogliono entrare , o non sono accettati , in una determinata organizzazione , e perché non simpatizzano con gli individui che ne fanno parte , noi diciamo : fate da voi , con quelli che sono d ' accordo con voi , un ' altra organizzazione . Noi ameremmo certo poter andare tutti d ' accordo e riunire in un fascio potente tutte quante le forze dell ' anarchismo ; ma non crediamo nella solidità delle organizzazioni fatte a forza di concessioni e di sottintesi e dove non v ' è tra i membri accordo e simpatia reali . Meglio disuniti che malamente uniti . Però vorremmo che ciascuno si unisse coi suoi amici e non vi fossero forze isolate , forze perdute .
CHIARIMENTO ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
StampaPeriodica ,
L ’ Avanti ! del 22 corrente cortesemente risponde all ’ articolo da me pubblicato nell ’ Agitazione del 14 sull ’ evoluzione dell ’ anarchismo ; ma , secondo me , risponde male e fuori della questione . Esso vuol dimostrare , in contraddittorio con me , che l ’ anarchismo evolve verso il socialismo democratico ; ed invece si mette a sostenere che , in omaggio alla verità ed alla logica , quell ’ evoluzione dovrebbe avvenire ed avverrà . Confondendo in tal modo ciò che è con ciò che si crede che dovrebbe essere e che sarà , ognuno , il quale professa onestamente un ’ idea e la ritiene conforme alla logica ed alla verità ed ha fede ( cioè forte speranza ) nel suo trionfo , potrebbe sostenere che tutti gli altri evolvono verso di lui ; il che poi non cambierebbe le tendenze reali dei vari partiti ed i rapporti in cui si trovano l ’ uno verso l ’ altro . Io potrei limitarmi a constatare , il modo come l ’ Avanti ! ha schivata la questione e non aggiunger altro , poiché non si trattava affatto di discutere i meriti relativi dei programmi socialista democratico e socialista anarchico . Ma sarà bene seguire l ’ Avanti ! sul suo terreno e vedere se davvero la verità sta dalla parte sua e la logica deve menar gli anarchici dove esso dice . L ’ Avanti ! mi risponde su tre questioni : quella del modo , radicalmente diverso dal nostro , come i socialisti democratici intendono attuare la trasformazione sociale ; quella dello Stato nella società futura ; e quella delle elezioni . Sulla prima questione io avevo detto che i socialisti democratici vogliono trasformare la società presente per mezzo di leggi , e l ’ Avanti ! risponde che non è vero che essi vogliono servirsi soltanto di leggi : io veramente il soltanto non ce l ’ avevo messo ; ma ce l ’ avessi anche messo , non me ne pentirei , poiché è noto che per i socialisti democratici ogni propaganda , ogni agitazione , ogni organizzazione ha per scopo finale la conquista di poteri pubblici , vale a dire il potere di far le leggi . E la Critica sociale , di cui l ’ Avanti ! non contesterà l ’ autorevolezza , nel suo numero del 16 maggio , lamentando che “ la lotta elettorale , che dovrebbe essere l ’ indice dell ’ azione e della forza del partito , è diventata quasi essa sola quest ’ azione e questa forza ” , giunse a dire : “ astrattamente , metafisicamente , si può pensare che basti . Il proletariato poco importa che sappia , che capisca , che voglia , che agisca esso stesso : basta che intuisca e che voti . Così a poco a poco diventerà maggioranza e altri per lui trasformerà lo Stato a suo vantaggio ” . E se la Critica trovava che questa verità astratta non è poi vera in concreto , era solo perché il governo può mozzare nel pugno dei socialisti l ’ arma del voto ed allora il partito non sarebbe in grado di opporre alcuna resistenza , “ neppure lo sciopero delle arti maggiori nei centri maggiori ” . L ’ Avanti ! può dire , se così gli piace , che questo “ non è vero ” e che io conosco male e giudico peggio il programma dei socialisti democratici ; ma sta il fatto che gli anarchici convengono tutti , in questa questione , nella stessa opinione che ho espresso io e credo di essere nel vero – dunque , niente evoluzione nel senso che dice l ’ Avanti ! . Sulla questione dello Stato , avendo io affermato che lo Stato sarà sempre organo di sfruttamento , l ’ Avanti ! mi accusa di essere caduto in “ un equivoco molto grosso ” perché ... “ la letteratura socialista ( democratica ) scientifica e popolare è tutta informata al concetto che , soppressi gli antagonismi di classe , scompaiono le funzioni oppressive dello Stato ” . Questo è infatti una cosa nota , ed io avevo già detto , nello stesso brano riportato dall ’ Avanti ! , che secondo i socialisti democratici lo Stato diverrà , nella società futura organo degli interessi di tutti ; ma è altrettanto noto che gli anarchici pensano ( ed è per questo che sono anarchici ) che lo Stato non solo “ è strumento di oppressione in mano della classe dominante ” ma costituisce esso stesso , col suo personale , una classe privilegiata con i suoi interessi , le sue passioni , i suoi pregiudizi particolari , e che una società in cui si fosse abolita la proprietà privata e conservato lo Stato sarebbe sempre una società basata sull ’ antagonismo degl ’ interessi , e presto vedrebbe risorgere nel suo seno , per opera e con la protezione dello Stato , il privilegio economico con tutte le sue conseguenze . Non è il caso di discutere a fondo questa questione , che l ’ Agitazione ha già trattata e su cui dovrà per certo ritornare continuamente , trattandosi della base stessa del programma anarchico . Importa solo notare , per gli scopi della presente polemica , che se mai gli anarchici si convincessero che lo Stato può diventare un ’ istituzione benefica ed esistere utilmente in una società di liberi ed eguali , allora non bisognerebbe già dire che l ’ anarchismo ha evoluto verso il socialismo democratico , ma semplicemente che gli anarchici si sono convinti che avevano torto e sono diventati socialisti democratici . E questo non è . Sulla questione infine dell ’ astensione elettorale , l ’ Avanti ! ragiona in modo ancora più singolare . Io avevo detto : “ Noi cerchiamo nel movimento operaio la base della nostra forza e la garanzia che la prossima rivoluzione riesca davvero socialista ed anarchica ; e ci rallegriamo d ’ ogni miglioramento che gli operai riescono a conquistare , perché esso aumenta nella classe lavoratrice la coscienza della sua forza , eccita nuovi bisogni e nuove pretese , ed avvicina il punto limite , dove i borghesi non possono più cedere se non rinunziando ai loro privilegi , e quindi il conflitto violento diventa fatale ” . L ’ Avanti ! cita questo brano , ma sopprimendo le parole ch ’ io ho messo in corsivo , e ne cava delle conclusioni che , se io mi fossi fermato là dove l ’ Avanti ! arresta la citazione , sarebbero perfettamente giuste . Voi propugnate , dice l ’ Avanti ! , la resistenza operaia nel campo economico per migliorare le condizioni degli operai ; ma siccome vi sono miglioramenti impossibili ad ottenersi mediante la semplice resistenza ed ancor meno si può con la resistenza abolire il capitalismo , la logica vi porterà necessariamente alla resistenza politica … che per l ’ Avanti ! è sinonimo di lotta elettorale . L ’ Avanti ! non ha pensato ( quantunque il passaggio da esso soppresso nella citazione delle mie parole lo faceva chiaramente intendere ) che la logica potrebbe portarci , e ci porta infatti , alla rivoluzione . Noi crediamo , per lo meno quanto l ’ Avanti ! , che l ’ organizzazione corporativa , la resistenza economica e tutto quanto si può fare nel regime attuale , non può risolvere la questione sociale e che , a parte gli effetti morali , appena serve ad assicurare ad una frazione del proletariato dei miglioramenti che bisogna poi difendere con una lotta continua contro le insidie sempre rinascenti dei padroni e siamo convinti che la libertà ed il benessere assicurati a tutti non si avranno se non quando i lavoratori si saranno impossessati dei mezzi di produzione ed avranno avocato a loro l ’ organizzazione della vita sociale , e che per far questo bisogna sbarazzarsi del potere che sta a guardia del capitalismo e si arroga il diritto di sovranità su tutto e su tutti . Ma crediamo che la lotta elettorale non vale a debellare il potere , e che se anche lo potesse , non farebbe che passarlo in mano di altri senza nessun vantaggio sostanziale per il popolo ; e perciò ci sforziamo di allontanare i lavoratori da un mezzo illusorio e dannoso , ed affrettiamo coi voti e coll ’ opera il giorno in cui , cresciuta a sufficienza la coscienza e la forza dei lavoratori , questi affermeranno coi fatti la ferma decisione di non volere più essere né sfruttati né comandati , e prenderan possesso , direttamente e non per delegati , della ricchezza e del potere sociale . Ché se poi questa determinazione dei lavoratori comincerà a manifestarsi mediante il rifiuto del lavoro o il rifiuto del servizio militare o il rifiuto di pagare i fitti ed i dazi , o la confisca popolare dei generi di consumo , o le barricate e le bande armate , è questione che risolveranno le circostanze e che , comunque risoluta , menerà sempre agli stessi risultati : il conflitto violento tra il vecchio mondo che si ostina a vivere ed il nuovo mondo che vuol trionfare sulle rovine di quello . L ’ Avanti ! a quel che pare ci ha completamente fraintesi : esso ha creduto che noi abbiam cessato di essere rivoluzionari . Ed invece noi crediamo più che mai nella necessità della rivoluzione ; e non già nel senso “ scientifico ” della parola , nel qual senso spesso si chiamano rivoluzionari anche i legalitari , ma nel senso “ volgare ” di conflitto violento , in cui il popolo si sbarazza colla forza della forza che l ’ opprime , ed attua i suoi desideri fuori e contro tutta la legalità . La nostra evoluzione si riduce a questo : che avendo visto che coi vecchi metodi la rivoluzione non si faceva né si avvicinava , abbiamo abbracciato metodi che ci sembrano più atti a prepararla ed a farla . I socialisti democratici credono che siamo in errore e quindi fanno bene a cercare di convertirci , come noi cerchiamo di convertir loro ; ma non diano per fatto quello che è un semplice desiderio , non vendano la pelle dell ’ orso prima che l ’ orso sia in loro potere . La Giustizia di Reggio Emilia in uno dei suoi ultimi numeri , riproducendo un passaggio dell ’ Agitazione , nel quale s ’ insiste sulla necessità di preparare e rendere possibile la rivoluzione mediante l ’ organizzazione operaia e la piccola lotta quotidiana , si compiace che noi abbiamo finalmente riconosciuto quello che i socialisti democratici hanno sempre predicato e praticato , e per cui noi li abbiamo aspramente attaccati e vituperati . Ciò non è esatto . Le ragioni del nostro dissenso dai socialisti democratici sono state sempre quelle stesse di oggi . Se li abbiamo combattuti con acrimonia non è stato già perché essi si occupavano del movimento operaio più di quello che facessimo noi , ma perché essi cercavano e cercano di volgere quel movimento a scopi che noi crediamo dannosi ai veri interessi del socialismo . Che anzi fra le cause per cui gli anarchici hanno per lungo tempo guardato con sospetto le organizzazioni operaie non decisamente rivoluzionarie , ed oggi ancora alcuni dei nostri non mettono nel propugnarle tutto il necessario fervore , vi è , non ultima , quella che i propagandisti del socialismo democratico hanno fatto e fanno tutto il possibile per discreditarle nell ’ animo nostro servendosene per farsi nominare deputati . Ed io mi sovvengo di essere stato , nel 1890 o 1891 , trattato male dalla Giustizia ( non dico ch ’ io l ’ abbia trattata meglio ) perché Prampolini voleva che la manifestazione del Primo Maggio si facesse invece la prima Domenica del mese , e gli amici di Reggio pubblicarono uno scritto mio per protestare contro una proposta che levava alla manifestazione il suo significato e la sua importanza . Ciò che prova che io ero in disaccordo colla Giustizia non già perché quel giornale patrocinava la resistenza operaia più che non facessero i miei amici , ma perché esso tendeva , almeno a giudizio mio , ad evirare il movimento operaio e l ’ ostacolava precisamente quando stava per prendere una via , poco atta a favorire candidature al parlamento , ma ottima per abituare i lavoratori ad agire di concerto e dar loro coscienza della propria forza . Del resto , se gli anarchici hanno a volte ecceduto negli attacchi contro i socialisti democratici , questi ve li hanno gravemente provocati , poiché invece di combatterci per quel che siamo , hanno cercato sempre di presentarci sotto una falsa luce . E proprio La Giustizia si ostinò una volta nel sostenere che gli anarchici non sono socialisti : cosa che procurò molto piacere a Napoleone Colajanni , ma non fece certamente onore allo spirito di verità , che pur d ’ ordinario distingue , mi compiaccio nel riconoscerlo , l ’ organo socialista di Reggio Emilia .
StampaPeriodica ,
Carissimi compagni , Mi rallegro della prossima pubblicazione del giornale « L ’ Agitazione » , e vi auguro di cuore il più completo successo . Il vostro giornale compare in un momento in cui grande ne è la necessità , ed io spero che esso potrà essere un organo serio di discussione e di propaganda , ed un mezzo efficace per raccogliere e ricongiungere le sparse file del nostro partito . Potete contare sul mio concorso per tutto ciò che le forze mie , deboli purtroppo , mi permetteranno . Per questa volta , tanto per isgombrarmi il terreno alla futura collaborazione , vi scriverò sopra alcuni punti che , se in certo modo mi riguardano personalmente , non sono senza portata sulla propaganda generale . L ’ amico nostro Merlino , che come sapete , si perde ora nell ’ inane tentativo di voler conciliare l ’ anarchia col parlamentarismo , in una sua lettera al « Messaggero » volendo sostenere che « il parlamentarismo non è destinato a sparire interamente e qualche cosa ne rimarrà anche nella società che noi vagheggiamo » , ricorda uno scritto da me inviato alla Conferenza anarchica di Chicago del 1893 , in cui io sostenevo che « per talune cose il parere della maggioranza dovrà necessariamente prevalere a quello della minoranza » . La cosa è vera , nè le mie idee sono oggi diverse da quelle espresse nello scritto di cui si tratta . Ma Merlino , riportando una mia frase staccata per sostenere una tesi diversa da quella che sostenevo io , lascia nell ’ ombra e nell ’ equivoco quello che io veramente intendevo . Ecco : v ’ erano a quell ’ epoca molti anarchici , e ve n ’ è ancora un poco , che scambiando la forma colla sostanza e badando più alle parole che alle cose , si erano formati una specie di « rituale del vero anarchico » che inceppava la loro azione , e li trascinava a sostenere cose assurde e grottesche . Così essi , partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d ’ imporre la sua volontà alla minoranza , ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all ’ unanimità dei concorrenti . Confondendo il voto politico , che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione , ritenevano anti - anarchica ogni specie di votazione . Così , si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale , o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento ; la gente veniva , ascoltava i discorsi dei promotori , ascoltava quelli dei contraddittori , e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione , perché il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno ... e votare non era anarchico . Un circolo voleva fare un manifesto : v ’ erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci ; si discuteva a non finire , ma non si riusciva mai a sapere l ’ opinione predominante , perché era proibito il votare , e quindi o il manifesto non si pubblicava , o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano ; il circolo si scindeva quando non v ’ era in realtà nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile . E una conseguenza di questi usi , che dicevano essere garanzie di libertà , era che solo alcuni , meglio dotati di facoltà oratorie , facevano e disfacevano , mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare in pubblico , e che sono sempre la grande maggioranza , non contavano proprio nulla . Mentre poi l ’ altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico , era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà operaia , ed in tempo di sciopero andavano a lavorare , perché lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere . E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti , sedicenti anarchici , che domandavano e ricevevano denari dai padroni – potrei citare i nomi occorrendo – per combattere uno sciopero in nome dell ’ anarchia . Contro queste e simili aberrazioni era diretto lo scritto che io mandai a Chicago . Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d ’ accordo . Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili , mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi ; e che , se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d ’ accordo sui vantaggi di una data cosa , ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito . Così , per esempio , se si trattasse di fare una ferrovia , vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea , sul materiale , sul tipo di macchine e di vagoni , sul posto delle stazioni , ecc . , e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno : ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti , nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato , traslocare le stazioni e cambiare le macchine . E poiché di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno , salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza . Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee , o nelle quali le differenze d ’ opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo , o in cui il dovere di solidarietà impone l ’ unione , è ragionevole , giusto , necessario che la minoranza ceda alla maggioranza . Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà , determinata dalla coscienza della necessità ; non deve essere un principio , una legge , che s ’ applica per conseguenza in tutti i casi , anche quando la necessità realmente non c ’ è . Ed in questo consiste la differenza tra l ’ anarchia e una forma di governo qualunque . Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri . Entro in un caffè , trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro , dove magari c ’ è una corrente d ’ aria che mi fa male . Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate , ed io mi tengo lontano , magari con incomodo mio , per non incomodar loro . Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d ’ uomo sociale , la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti ; quelli che io incomoderei , mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v ’ è ad essere uno zotico . Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual ’ è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè , nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell ’ educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo . Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo ? Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo , riuniti in corpo legislativo fanno , a maggioranza di voti , le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre . È un avanzo di questa bella roba , che Merlino vorrebbe conservata anche in Anarchia ? Oppure , poiché in Parlamento si parla , e si discute e si delibera , e questo si farà sempre in qualsiasi società possibile , Merlino chiama questo un avanzo di parlamentarismo ? Ma ciò sarebbe davvero giuocar sulle parole , e Merlino è capace di altri e ben più seri procedimenti di discussione . Non si ricorda il Merlino quando polemizzando insieme contro quegli anarchici che sono avversi ad ogni congresso perché appunto ritengono i congressi una forma di parlamentarismo , noi sostenevamo che l ’ essenza del parlamentarismo sta nel fatto che i parlamenti fanno ed impongono leggi , mentre un congresso anarchico non fa che discutere e proporre delle risoluzioni , che non hanno valore esecutivo se non dopo l ’ approvazione dei mandanti e solo per coloro che le approvano ? O che le parole hanno cambiato di significato ora che Merlino ha cambiato d ’ idee ? Osvaldo Gnocchi Viani , parlando nella « Lotta di Classe » della discussione fra me e Merlino a proposito della lotta elettorale , dice che noi , Merlino ed io , « ci siamo staccati dallo stipite anarchico - individualista ed abbiamo fatto un ’ evoluzione verso il metodo dell ’ organizzazione e dell ’ azione politica » e quindi conchiude che Merlino ed io abbiamo fatto un ’ evoluzione dello stesso genere , e che solo differiamo perché l ’ uno ha corso più dell ’ altro , ed io non so e non voglio « lasciarmi andare fin là » cioè fino ad accettare la tattica elettorale . Tutti questi spropositi si capirebbero in uno che fosse completamente ignaro della storia del movimento nostro in Italia ; ma in Gnocchi Viani fan meraviglia davvero , e fan vedere come il partito preso può ottenebrare il giudizio anche negli uomini meglio informati , e , d ’ ordinario , più sereni ed equanimi . Staccati dallo stipite anarchico - indidualista ! Ma quando mai Merlino ed io siamo stati individualisti ? E che cosa è mai questo stipite anarchico - individualista ? In Italia per molto tempo tutti gli anarchici furono socialisti , anzi il socialismo vi è nato anarchico , or sono già quasi trent ’ anni . Gnocchi Viani se ne deve ricordare . L ’ individualismo cosiddetto anarchico venne molto più tardi e ci ebbe sempre avversari , tanto Merlino che io . Evoluzione verso il metodo dell ’ organizzazione e dell ’ azione politica ! Ma chi di noi ha mai cessato dal riconoscere e propugnare la suprema necessità della organizzazione , e quella della lotta politica ? Sulla prima questione noi abbiamo sempre sostenuto che l ’ abolizione del governo e del capitalismo è possibile solo quando il popolo , organizzandosi , si metta in grado di provvedere a quelle funzioni sociali a cui provvedono oggi , sfruttandole a loro vantaggio , i governanti e i capitalisti . Quindi non volendo governo , noi abbiamo una ragione di più di tutti gli altri per essere caldi partigiani dell ’ organizzazione . E sulla seconda questione , chi più di noi ha sostenuto che alla lotta contro il capitalismo bisogna unire la lotta contro lo Stato , vale a dire la lotta politica ? Oggi v ’ è una scuola che per lotta politica intende la conquista dei pubblici poteri mediante le elezioni ; ma Gnocchi Viani non può ignorare che la logica impone altri metodi di combattimento a chi vuole abolire il governo e non già occuparlo . Merlino ed io ci siamo trovati d ’ accordo nel segnalare gli errori che , secondo noi , si erano infiltrati nelle teorie anarchiche ed i mali che avevano afflitto il nostro partito , e Merlino ci ha messo , mi compiaccio di riconoscerlo , più attività che non abbia fatto io . Ma , quando i mali da noi lamentati sono già quasi da tutti riconosciuti , quando gli errori incominciano ad essere respinti e l ’ organizzazione del partito incomincia sul serio , allietandoci di belle speranze , Merlino crede di scorgere la salvezza nella tattica elettorale , che è stata già per lunga esperienza così grande jattura per la causa socialista , e ci lascia . Tanto peggio . Noi continueremo lo stesso senza di lui . Questo non significa essere andati un po ’ più o un po ’ meno avanti sulla stessa via , ma aver percorso insieme una certa strada , e poi giunti al bivio , essersi separati , l ’ uno pigliando da una parte e l ’ uno dall ’ altra . Non pare così anche a Gnocchi Viani ?
SOCIETÀ AUTORITARIA E SOCIETÀ ANARCHICA ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
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Merlino dice senza dubbio molte cose giustissime e che diciamo anche noi ; ma nell ’ affermare delle idee generali , sulle necessità della vita sociale , perde di vista , a parer nostro , la differenza tra autoritarismo ed anarchismo e le ragioni della differenza . Così che tutto il suo argomentare potrebbe servire benissimo per sostenere la necessità di un governo , e quindi l ’ impossibilità dell ’ anarchia . Stabiliamo subito quali sono i punti in cui siamo d ’ accordo , acciò né il Merlino né altri , cui piaccia polemizzare con noi , perda il tempo a combattere in noi idee che non sono nostre , e riesca così a sfondare delle porte aperte . Noi pensiamo che in molti casi la minoranza anche se convinta di aver ragione , deve cedere alla maggioranza , perché altrimenti non vi sarebbe vita sociale possibile – e fuori della società è impossibile ogni vita umana . E sappiamo benissimo che le cose in cui non si può raggiungere l ’ unanimità ed in cui è necessario che la minoranza ceda non sono le cose di poco momento ; ma anche , e specialmente , quelle di importanza vitale per l ’ economia della collettività . Noi non crediamo nel diritto divino delle maggioranze , ma nemmeno crediamo che le minoranze rappresentino , sempre , la ragione ed il progresso . Galileo aveva ragione contro tutti i suoi contemporanei ; ma vi sono oggi ancora alcuni che sostengono che la terra è piatta e che il sole le gira intorno , e nessuno vorrà dire che hanno ragione perché son diventati minoranza . Del resto , se è vero che i rivoluzionari sono sempre una minoranza , sono anche sempre in minoranza gli sfruttatori ed i birri . Così pure noi siamo d ’ accordo col Merlino nell ’ ammettere che è impossibile che ogni uomo faccia tutto da sè , e che , se anche fosse possibile , ciò sarebbe sommamente svantaggioso per tutti . Quindi ammettiamo la divisione del lavoro sociale , la delegazione delle funzioni e la rappresentanza delle opinioni e degli interessi propri affidata ad altri . E soprattutto respingiamo come falsa e perniciosa ogni idea di armonia provvidenziale e di ordine naturale nella società , poichè crediamo che la società umana e l ’ uomo sociale esso stesso siano il prodotto di una lotta lunga e faticosa contro la natura , e che se l ’ uomo cessasse dall ’ esercitare la sua volontà cosciente e si abbandonasse alla natura , ricadrebbe presto nella animalità e nella lotta brutale . Ma – e qui è la ragione per cui siamo anarchici – noi vogliamo che le minoranze cedano volontariamente quando così la richieda la necessità ed il sentimento della solidarietà . Vogliamo che la divisione del lavoro sociale non divida gli uomini in classi e faccia gli uni direttori e capi , esenti da ogni lavoro ingrato , e condanni gli altri ad esser le bestie da soma della società . Vogliamo che delegando ad altri una funzione , cioè incaricando altri di un dato lavoro , gli uomini non rinunzino alla propria sovranità , e che , ove occorra un rappresentante , questi sia il portaparola dei suoi mandanti o l ’ esecutore delle loro volontà , e non già colui che fa la legge e la fa accettare per forza , e crediamo che ogni organizzazione sociale non fondata sulla libera e cosciente volontà dei suoi membri conduce all ’ oppressione ed allo sfruttamento della massa da parte di una piccola minoranza . Ogni società autoritaria si mantiene per coazione . La società anarchica deve essere fondata sul libero accordo : in essa bisogna che gli uomini sentano vivamente ed accettino spontaneamente i doveri della vita sociale , e si sforzino di organizzare gl ’ interessi discordanti e di eliminare ogni motivo di lotta intestina ; o almeno che , se conflitti si producono , essi non siano mai di tale importanza da provocare la costituzione di un potere moderatore , che col pretesto di garantire la giustizia a tutti , ridurrebbe tutti in servitù . Ma se la minoranza non vuol cedere ? dice Merlino . E se la maggioranza vuol abusare della sua forza ? domandiamo noi . È chiaro che nell ’ un caso come nell ’ altro non v ’ è anarchia possibile . Per esempio noi non vogliamo polizia . Ciò suppone naturalmente che noi pensiamo che le nostre donne , i nostri bimbi e noi stessi possiamo andar per le strade senza che nessuno ci molesti , o almeno che se qualcuno volesse abusar su di noi della sua forza superiore , troveremmo nei vicini e nei passanti più valida protezione che non in un corpo di polizia appositamente stipendiato . Ma se invece delle bande di facinorosi van per le strade insultando e bastonando i più deboli di loro ed il pubblico assiste indifferente a tale spettacolo ? Allora naturalmente i deboli e quelli che amano la propria tranquillità invocherebbero la istituzione della polizia , e questa non mancherebbe di costituirsi . Si potrebbe forse sostenere che , date quelle circostanze , la polizia sarebbe il minore dei mali ; ma non si potrebbe certo dire che si sta in anarchia . La verità sarebbe che quando v ’ è tanti prepotenti da un lato e tanti vili dall ’ altro l ’ anarchia non è possibile . Quindi è che l ’ anarchico deve sentire fortemente il rispetto della libertà e del benessere degli altri , e deve fare di questo rispetto lo scopo precipuo della sua propaganda . Ma , si obbietterà , gli uomini oggi sono troppo egoisti , troppo intolleranti , troppo cattivi per rispettare i diritti degli altri e cedere volontariamente alle necessità sociali . Invero , noi abbiamo sempre riscontrato negli uomini , anche i più corrotti , tale un bisogno di essere stimati ed amati , e , in date circostanze , tanta capacità di sacrificio e tanta considerazione dei bisogni degli altri da sperare che , una volta distrutte con la proprietà individuale le cause permanenti dei più gravi antagonismi , non sarà difficile di ottenere la libera cooperazione di ciascuno al benessere di tutti . Comunque sia , noi anarchici non siamo tutta l ’ umanità e non possiamo certamente far da noi soli tutta la storia umana ; ma possiamo e dobbiamo lavorare per la realizzazione dei nostri ideali cercando di eliminare , il più possibile , la lotta e la coazione nella vita sociale . E dopo ciò ha ragione di sostenere Merlino che il parlamentarismo non può sparire completamente e che ve ne dovrà restare qualche cosa anche nella società da noi vagheggiata ? Noi crediamo che il chiamare parlamentarismo o avanzo di parlamentarismo quello scambio di servizi e quella distribuzione delle funzioni sociali senza di cui la società non potrebbe esistere , sia un alterare senza ragione il significato accettato delle parole , e non possa che oscurare e confondere la discussione . Il parlamentarismo è una forma di governo ; e un governo significa potere legislativo , potere esecutivo e potere giudiziario ; significa violenza , coazione , imposizione con la forza della volontà dei governanti ai governati . Un esempio chiarirà il nostro concetto . I vari Stati d ’ Europa e del mondo stanno in rapporto tra di loro , si fanno rappresentare gli uni presso gli altri , organizzano servizi internazionali , convocano congressi , fanno la pace o la guerra , senza che vi sia un governo internazionale , un potere legislativo che faccia la legge a tutti gli Stati , ed un potere esecutivo che a tutti l ’ imponga . Oggi i rapporti tra i diversi Stati sono ancora in molta parte fondati sulla violenza e sul sospetto . Alle sopravvivenze ataviche delle rivalità storiche , degli odi di razza e di religione e dello spirito di conquista , si aggiunge la concorrenza economica ogni giorno minacciati dalla guerra ed ogni giorno i grossi Stati fan violenza ai piccoli . Ma chi oserebbe sostenere che per rimediare a questo stato di cose bisognerebbe che ogni Stato nominasse dei rappresentanti , i quali , riunitisi stabilissero tra loro , a maggioranza di voti , i principi del diritto internazionale e le sanzioni penali contro i trasgressori e man mano legiferassero su tutte le questioni tra Stato e Stato ; ed avessero a loro disposizione una forza per far rispettare le loro decisioni ? Questo sarebbe il parlamentarismo esteso ai rapporti internazionali ; e lungi dall ’ armonizzare gl ’ interessi dei vari Stati e distruggere le cause dei conflitti , tenderebbe a consolidare il predominio dei più forti e creerebbe una nuova classe di sfruttatori e di oppressori internazionali . Qualche cosa di questo genere esiste di già in germe nel « concetto » delle grandi potenze , e tutti ne vediamo gli effetti liberticidi . Ed ancora due parole sulla questione dell ’ astensionismo elettorale . Merlino continua a parlare dell ’ attività propagandista che si può spiegare per mezzo delle elezioni ; ma non pensa a quello che si potrebbe fare se , respingendo la lotta elettorale , si portasse quell ’ attività sopra un altro campo più consono coi nostri principi e coi nostri fini . Merlino non crede nella conquista dei poteri pubblici ; ma noi non vorremmo questa conquista , né per noi né per altri , neanche se la credessimo possibile . Noi siamo avversari del principio di governo , e non crediamo che chi andasse al governo si affretterebbe poi a rinunziare al potere conquistato . I popoli che vogliono la libertà demoliscono le Bastiglie , i tiranni invece , domandano di entrarvi e fortificarvisi , colla scusa di difendere il popolo contro i nemici . Quindi noi non vogliamo che il popolo s ’ abitui a mandare al potere i suoi amici , o pretesi tali , e ad attendersi l ’ emancipazione dalla loro ascesa al potere . L ’ astensione per noi è una questione di tattica ; ma è tanto importante che , quando vi si rinunzia , si finisce col rinunziare anche ai principi . E ciò per la naturale connessione dei mezzi col fine . Merlino si duole di non essere completamente d ’ accordo né con noi né coi socialisti democratici ; ma dice che non si può disdire . Noi non gli domandiamo certamente di disdirsi , contro le sue convinzioni e contro la sua coscienza . Ma ci permettiamo di fargli un ’ osservazione . Una tattica , per buona che sia , non vale se non quando è accettata da coloro che dovrebbero praticarla . Ora , a ragione o a torto , noi e gli anarchici tutti , della tattica proposta dal Merlino non vogliamo saperne . Non è meglio che egli stia con noi con cui ha pur comuni gl ’ ideali e comuni ha pure i mezzi principali di lotta , anziché sciupare le sue forze in un tentativo che resterà sterile , ne siam sicuri , a meno che egli rinunzi all ’ anarchia e cerchi i suoi partigiani tra gli avversari nostri e suoi ?
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Con questo titolo e col sottotitolo « tentativo di conciliazione » Saverio Merlino ha pubblicato nella Revue Socialiste di Parigi un articolo , che la Direzione di quella Rivista chiama una contribuzione alla sintesi delle dottrine socialiste . E contribuzione a detta sintesi lo sarà forse , poichè ogni studio delle varie dottrine rischiara l ’ argomento , tende a toglier di mezzo i dissensi che non hanno ragione di essere , e può menare alla conciliazione se arriva a stabilire che differenze sostanziali non ne esistono . Ma il fine pratico che Merlino si proponeva , quello cioè di dimostrare che le dottrine dei socialisti democratici e dei socialisti anarchici , lungi dall ’ essere inconciliabili , si correggono e si completano a vicenda , è certamente mancato , poiché egli mette male la questione , e confonde dottrine e partiti in un modo che fa davvero meraviglia in un uomo di mente così lucida e così bene informato come è Merlino . L ’ articolo si divide in due parti . Nella prima Merlino parla della differenza tra comunismo e collettivismo , pigliando queste parole nel senso , diremo così , classico che esse avevano per tutti al tempo dell ’ Internazionale : vale a dire , Comunismo , come il sistema , in cui tutto , strumenti e prodotti di lavoro , è a disposizione di tutti , senza tener calcolo del contributo di ciascuno all ’ opera collettiva , conforme alla formula « da ciascuno secondo le sue forze e a ciascuno secondo i suoi bisogni » ; Collettivismo , come il sistema in cui , stabilita l ’ eguaglianza di condizioni , garantito a tutti l ’ uso delle materie prime e degli strumenti di lavoro , ciascuno è padrone del prodotto del suo lavoro . Egli sostiene che tanto il Comunismo quanto il Collettivismo , se interpretati in un modo stretto , assoluto , sono l ’ uno e l ’ altro impossibili o non soddisfacenti , e fa molte osservazioni giuste , che abbiamo fatto anche noi in questo giornale o altrove . E conchiude che col contemperamento dell ’ un sistema coll ’ altro facendo distinzione tra relazioni sociali necessarie e fondamentali e rapporti volontari e variabili tra gl ’ individui si può arrivare ad « una buona organizzazione sociale che non soffochi l ’ energia dell ’ individuo levandogli ogni iniziativa ed ogni libertà d ’ azione , e che nello stesso tempo assicuri il funzionamento armonico delle attività individuali » , o , in altri termini , che concili la libertà individuale colla necessaria solidarietà sociale . La questione è molto interessante e può essere , ed è stata , oggetto di utile discussione ; ma non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici e anarchici . Vi possono essere , e vi sono stati e vi sono , anarchici collettivisti e anarchici comunisti , al pari che democratici collettivisti e democratici comunisti . Negli ultimi anni i socialisti democratici , chiamandosi insistentemente collettivisti , sono riusciti ad identificare quasi il collettivismo colla democrazia socialista ; ma in questo senso il Collettivismo più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro , è il sistema della organizzazione socialista per opera dello Stato e non è più il Collettivismo di cui discute Merlino in paragone col Comunismo . Per gli anarchici , la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto , poiché nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto ; e lo prova il fatto che , almeno come partito militante , essi si denominano generalmente coll ’ appellativo comprensivo di socialisti anarchici , lasciando alle discussioni teoriche dell ’ oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti . Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un ’ organizzazione permanente degli interessi collettivi , e delle forme che assumerà tale organizzazione ; ed arriva ad una conciliazione verbale , che in realtà lascia la questione al punto di prima . Egli parla dei grandi interessi sociali , che eccedono l ’ interesse e la vita stessa dell ’ individuo , ed a cui bisogna che provveda la collettività ; cerca qual ’ è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione , e conchiude : « Né governo centralizzato né amministrazione diretta . L ’ organizzazione politica della società socialista deve consistere nel riconoscimento dei diritti e libertà intangibili dell ’ individuo ( diritto all ’ uso degli strumenti collettivi del lavoro , diritto d ’ associazione , d ’ istruzione , libertà di pensiero , di parola , di stampa , di scelta di lavoro , ecc . ) e nell ’ organizzazione degli interessi collettivi per delegazione ad amministratori capaci , revocabili e responsabili , che agiscano sotto il sindacato diretto del popolo , gli sottomettano i loro atti più importanti ( referendum ) e restino separati ed indipendenti l ’ uno dall ’ altro , affinché non vi sia coalizione per l ’ esercizio di un ’ autorità simile all ’ autorità governativa attuale » . « L ’ essenza della democrazia sta nell ’ assenza di una tale coalizione , e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all ’ arbitrio degli amministratori . In questo senso non v ’ è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia . Governo del popolo – niente oligarchia – significa in sostanza non governo . Il governo di tutti in generale ( democrazia ) equivale al governo di nessuno in particolare ( anarchia ) » . Ancora una volta Merlino è fuori della questione . Il modo di organizzare od amministrare gl ’ interessi collettivi è questione importantissima e troppo trascurata , come giustamente osserva il Merlino , dai socialisti di tutte le scuole . Ma se s ’ intende paragonare le soluzioni dei democratici a quelle degli anarchici , in vista di una possibile conciliazione , bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole , e non già fermarsi a discutere sul valore relativo dei vari sistemi rappresentativi , del referendum , del diritto d ’ iniziativa , del governo diretto , del centralismo , del federalismo , ecc . E la differenza sostanziale è questa : autorità o libertà , coazione o consenso , obbligatorietà o ( ci si perdonino i neologismi ) volontarietà . È su questa questione fondamentale del supremo principio regolatore dei rapporti interumani che bisogna intendersi , o almeno discutere , tra democratici e anarchici ; poichè , se non vi è intesa su di essa , non vi può essere intesa sulle questioni speciali di organizzazione , e quand ’ anche si arrivasse ad un accordo a parole , come quello a cui arriverebbe Merlino , si scoprirebbe presto che l ’ accordo s ’ è fatto adoperando le stesse parole in sensi diversi . Scendiamo alla pratica . Supposto che domani il popolo fosse padrone di sè ( non si allarmi il Fisco , poichè si tratta di semplici supposizioni ) dovrà esso nominare un potere costituente , che decreterà una nuova costituzione , che farà la legge , che organizzerà la nuova società ? Oppure la nuova organizzazione sociale dovrà sorgere , dal basso all ’ alto , per opera di tutti gli uomini di buona volontà , senza che a nessun o sia dato il diritto di comandare e d ’ imporre ? In altri termini , per servirci della frase consacrata , bisogna conquistare , oppure abolire i pubblici poteri ? Si può parteggiare per l ’ uno o l ’ altro metodo , si può anche cercare qualche cosa d ’ intermedio , come pare desidererebbe Merlino , ma non si può , quando ci cerca di arrivare ad una conciliazione tra democratici ed anarchici , tacere quello che è il loro dissenso fondamentale . E per oggi basta . Ritorneremo sulle dottrine e sulle tendenze di Merlino , quando ci occuperemo , in uno dei prossimi numeri , del suo libro recente : « Pro e contro il socialismo » .
IMPOSSIBILITÀ DI UN ACCORDO ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
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Abbiamo pubblicato qui sopra la risposta che Merlino ci ha mandato alla critica che noi facemmo di un suo articolo pubblicato nella Revue socialiste , perché i lettori possano più facilmente farsi un ’ opinione loro propria . Replicherò il più brevemente possibile , per non cominciare una nuova e lunga polemica , né per dar fondo ad argomenti sui quali dovremo ritornare continuamente , perché sono la materia della nostra propaganda , ma semplicemente per rimettere a posto quelle cose , che Merlino , secondo noi , ha spostato . Premettiamo un ’ osservazione . Noi non sappiamo bene se Merlino continui o no a chiamarsi anarchico . Il certo è , e ce ne duole , che se egli si dice ancora anarchico , non intende più l ’ anarchia come l ’ intendono gli anarchici , fra cui egli militava fino a non molto tempo fa . E , perciò , il noi ed il nostro , che Merlino adopera ancora , va accolto con riserva . Avevamo creduto che Merlino sarebbe riuscito a formare un terzo partito , intermedio tra i marxisti e noi – qualche cosa come gli Allemanisti francesi ; e ce ne saremmo rallegrati , poiché ciò avrebbe dato una organizzazione propria a quegli elementi che stanno a disagio nel Partito Socialista Italiano , ed avrebbe segnato un passo avanti nell ’ evoluzione del socialismo in Italia , mentre d ’ altra parte quegli anarchici che avessero potuto aderire al nuovo partito non sarebbero stati , in generale , che degl ’ individui già sul punto di abbandonarci e che avremmo in ogni modo perduti . Ma incominciamo a temere , per sintomi molteplici e vari , che anche questa era un ’ illusione . Merlino , quando avrà perduto ogni speranza di convertire gli anarchici e di far loro accettare , con delle attenuazioni che secondo noi non hanno alcun valore pratico , le idee ed il metodo dei socialisti democratici , passerà senz ’ altro nelle file di questi ultimi . Ed allora forse , subendo la suggestione del nuovo ambiente , dirà che gli anarchici non esistono . Vorremmo ingannarci . Ed ora rispondiamo a Merlino , cercando di seguire il suo scritto paragrafo per paragrafo . Merlino dice che noi ci sforziamo di esagerare il nostro dissenso coi socialisti democratici . L ’ accusa sarebbe ben altrimenti giusta se fosse invertita . Sono i socialisti democratici che continuamente – e disonestamente – si sforzano di travisare le nostre idee , per poter poi dire che noi non siamo socialisti , e negare la parentela intellettuale e morale che li unisce a noi . Ancora l ’ altro giorno l ’ Avanti ! negava ogni rapporto tra anarchismo e socialismo , e diceva di noi quello che avrebbe potuto dire di un partito di piccoli borghesi che si rivoltasse violentemente contro l ’ aumento delle tasse e la concorrenza dei grossi capitalisti : così che uno potrebbe prendere per anarchici i padroni macellai e fornai di Napoli e Palermo , quando protestano e resistono contro il calmiere municipale ! E l ’ Avanti ! è ancora uno degli organi meno intolleranti che vanta il partito socialista democratico ! Noi vogliamo essere un Partito separato , non per il piacere di distinguerci dagli altri , ma perché realmente abbiamo idee e metodi diversi dagli altri partiti esistenti . E respingiamo assolutamente la supposizione che noi esageriamo in un senso per fare equilibrio alle esagerazioni opposte degli altri . Noi sosteniamo quel che sosteniamo , perché crediamo che sia la verità , e non per altra ragione . Se ci accorgessimo che nel nostro programma v ’ è una parte d ’ errore , noi ci affretteremmo a sbarazzarcene ; e quando anche gli altri modificassero le loro idee in modo da incontrarsi con noi , allora ... noi e gli altri costituiremmo naturalmente un partito solo . Ora come ora , le idee sono differenti , ed è giusto e necessario che vi siano Partiti differenti . Noi non vogliamo soltanto resistere alla possibile tirannia dei socialisti al potere : noi vogliamo far si che il popolo si rifiuti a nominare o a riconoscere dei nuovi governanti , e pensi da se stesso ad organizzarsi localmente e federalisticamente , senza tener conto delle leggi e di decreti di un nuovo governo , e resistendo colla forza contro ciò che gli si volesse imporre per forza . E se , per mancanza di forza sufficiente , non potessimo raggiungere subito questo nostro scopo , allora in attesa di divenir più forti , eserciteremmo quell ’ azione , moderatrice o eccitatrice secondo i casi , che esercitano i partiti di opposizione quando non si lasciano corrompere ed assorbire . Il consiglio di Merlino , di entrare nel partito socialista democratico per poter prevenire la tirannia dei socialisti al potere equivale a quello di divenire , p . es . monarchici o repubblicani per evitare che la monarchia o la repubblica fossero troppo reazionarie . Quest ’ ultimo consiglio sarebbe giustificato , se dato a chi è disposto ad accomodarsi con la monarchia o la repubblica , come sarebbe giustificato quello di Merlino se noi accettassimo il principio di un governo socialista e ci dicessimo anarchici solo allo scopo di prevenire che quel governo fosse troppo autoritario . Ma quello non è il caso . Quel che dice Merlino che molti anarchici si dicono oggi genericamente socialisti e non già comunisti o collettivisti non perché vogliono un sistema misto quale lo desidera Merlino , ma perché , o sono incerti o non danno importanza alla questione , o non vogliono farne una ragione di divisione , è vero . Noi stessi siamo propriamente comunisti , alla sola condizione ( sottintesa , perché senza di essa non potrebbe esserci anarchia ) che il comunismo sia volontario ed organizzato in modo che ammetta la possibilità di vivere secondo altri sistemi . Ma siccome il collettivismo dei collettivisti anarchici è anch ’ esso ( necessariamente , se no non sarebbe anarchico ) sottoposto alla stessa condizione , la differenza si riduce ad una questione di organizzazione pratica che deve esser risolta mediante accordi , e non può dar luogo alla costituzione di due partiti separati ed avversi . Questo però , come dicemmo , non ha nulla da fare colle differenze tra anarchici e democratici , che sono quelle che qui c ’ interessano . Il « collettivismo » dei socialisti democratici , a differenza del collettivismo dell ’ Internazionale , non pregiudica la questione del modo di distribuzione dei prodotti , poiché vi sono molti democratici che si dicono collettivisti , e vogliono che detta distribuzione sia fatta in ragione dei bisogni . Merlino dice che noi confondiamo i socialisti democratici con i socialisti di Stato , e noi infatti crediamo che tali essi siano , quantunque non li confondiamo certo con quei borghesi che si chiamano anche socialisti di Stato e vogliono fare solamente un po ’ di « socialismo » a scopo fiscale , o a scopo di allontanare o scongiurare il pericolo del socialismo vero . I socialisti democratici combattono questa specie di falso socialismo ; e se , per evitare equivoci , respingono ( e non tutti ) il nome di socialisti di Stato , ciò non toglie che essi vogliono che la nuova società sia organizzata e diretta dallo Stato , vale a dire dal governo . Merlino ha un modo curioso di conciliare le opinioni . Esprime quello che dovremmo pensar noi e quello che dovrebbero pensare i socialisti democratici , ed arriva facilmente all ’ accordo , poiché in realtà egli dice ciò che pensa lui secondo che si piazza da differenti punti di vista , e non già quello che pensiamo noi o i democratici . Così egli dice che « i socialisti democratici hanno il torto di accreditare il sospetto che essi vogliono né più né meno che un grande Stato » , ecc .. Ma è proprio soltanto un sospetto ? Noi ameremmo sentirlo dire dai socialisti democratici autentici . È così pure , egli dice che noi non rappresentiamo il principio di libertà , perché egli ( Merlino ) crede che « volontarietà , libertà , consenso sono principii incompleti che non ci possono dare da sè soli , né ora né per molti secoli avvenire , tutta l ’ organizzazione sociale » . Fino a che egli dice che noi ci sbagliamo , sta bene ; ma dire che noi non pensiamo in quel dato modo , che noi non rappresentiamo le idee che difendiamo , perché egli le crede sbagliate , è di una logica singolare . Il fatto è che noi crediamo appunto che tutta l ’ organizzazione possa e debba – ora , non tra molti secoli – uscire dalla libertà , e che quindi la differenza tra noi ed i democratici resta intera , fino a quando Merlino non ci abbia persuasi che abbiamo torto , e fatto abbandonare il programma anarchico . Per ora la differenza diminuisce solo fra Merlino ed i democratici , a misura che aumenta fra Merlino e noi . Bisogna che gl ’ interessi collettivi indivisibili siano collettivamente amministrati : siamo d ’ accordo . La questione sta nel modo come quest ’ amministrazione può esser condotta senza ledere il diritto eguale di ciascuno , e senza servire di pretesto e di occasione per costituire un potere che imponga a tutti la propria volontà . Per i democratici è la legge , fatta dai deputati eletti a suffragio universale , quella che deve provvedere alla necessaria amministrazione degl ’ interessi collettivi ; per noi è il libero patto tra gl ’ interessati , o , all ’ occasione , la libera acquiescenza alle iniziative che i fatti mostrano utili a tutti . Noi non solo non vogliamo , ma non crediamo possibile un metodo di ricostruzione sociale intermedio , che non sia né l ’ azione libera delle associazioni che si vanno man mano accordando e federando , né l ’ azione dittatoriale di un governo forte . Ma Merlino c ’ invita a scendere dalle « empiree sfere dei principii astratti » e discutere le modalità della organizzazione sociale . Noi non domandiamo di meglio , e perciò volevamo cominciare dall ’ assodare quale deve essere praticamente il punto di partenza della nuova organizzazione : l ’ elezione di una Costituente , o la negazione di ogni potere costituente delegato ? La « conquista dei pubblici poteri » , o la loro abolizione ? I socialisti democratici mirano ad un futuro Parlamento , o ad una futura dittatura , che abolisca le leggi esistenti e ne faccia delle nuove ; – e perciò sono logici quando abituano la gente a considerare il voto come un mezzo onnipotente di emancipazione . Noi invece miriamo all ’ abolizione dei Parlamenti e di ogni altra specie di potere legislativo , e perciò vogliamo , per gli scopi attuali e per i futuri , che il popolo si rifiuti di nominare e di riconoscere dei legislatori . Se Merlino riesce a metterci d ’ accordo avrà fatto una fatica d ’ Ercole ... ma noi crediamo ch ’ egli perda il tempo . L ’ accordo coi socialisti democratici , ed anche coi semplici repubblicani , lo vorremmo anche noi , ma non nel senso di rinunziare ciascuno ad una parte delle sue idee e fondere i vari programmi in un programma intermedio . Vorremmo l ’ accordo in quelle cose in cui i vari partiti possono agire insieme senza rinunziare alle loro idee particolari , quali sarebbero , nel caso concreto , l ’ organizzazione economica , la resistenza degli operai contro i capitalisti , la resistenza popolare contro il governo . Su questo terreno Merlino ha già reso dei servizi e , se rinunciasse alla fisima di convertirsi al parlamentarismo ( poiché , in fondo in fondo è sempre quella la questione ) potrebbe renderne di ben più grandi .
CONCLUSIONE ( MALATESTA ERRICO , 1898 )
StampaPeriodica ,
Per una deferenza personale , che qualcuno ha voluto rimproverarci e di cui non ci pentiamo , e per l ’ onesto desiderio di far udire ai nostri lettori le due campane e metterli in grado di poter giudicare con piena cognizione , noi aprimmo a Merlino le nostre colonne . Egli preferì dichiararsi offeso della critica del Malatesta e troncar la polemica ... per andarci poi ad attaccare , incidentalmente , in nota ad un suo articolo pubblicato nella rivista del Colajanni . E questo è nel suo diritto . Egli può attaccarci e criticarci quando e dove gli pare ; ma però non dovrebbe credersi in diritto di falsare le nostre idee , che egli conosce , poiché non è ancora molto tempo che insieme a noi le professava e difendeva . Nella nota sopraccennata egli dice : « Solo qualche anarchico amorfista può dire con Malatesta : Noi anarchici vogliamo che il popolo conquisti la libertà e faccia quello che vuole » . Lasciamo stare , perché non importa alla questione , se si tratta di qualche o di molti o di tutti gli anarchici . Ma perché mai Merlino ci chiama amorfisti ? Storicamente , questa parola è stata adoperata o per indicare un modo speciale di concepire le relazioni tra uomini e donne , o , più comunemente , per distinguere i partigiani di certe concezioni individualistiche della vita sociale , che ebbero voga negli anni scorsi fra anarchici e che a noi sembrarono , d ’ accordo allora col Merlino , delle aberrazioni . E in quel senso l ’ appellativo di amorfisti , in bocca a Merlino e diretto a noi non è che un gratuito insulto . Etimologicamente poi , amorfista vuol dire che non ammette forme . Che cosa autorizza il Merlino a pensare che noi abbiam perduto il ben dell ’ intelletto al punto di creder possibile l ’ esistenza di una società , di una cosa qualunque , che non abbia una qualsiasi forma ? Amorfisti , perché vogliamo che le forme che assumerà la vita sociale siano il risultato della volontà popolare , della volontà di tutti gl ’ interessati ? Ma dunque il Merlino vuole che qualcuno le imponga al popolo contro o senza la volontà del popolo stesso ? E le conservi con la forza anche quando avran cessato di rispondere ai bisogni ed al volere degl ’ interessati ? Discutiamo fin da ora dei vari problemi che possono presentarsi nella vita sociale e delle varie soluzioni possibili ; facciam pure dei progetti sul modo di amministrare gl ’ interessi generali ed indivisibili del consorzio umano ; prepariamo nelle associazioni e federazioni operaie gli elementi della riorganizzazione futura : tutto questo è utile , è indispensabile , perché il popolo abbia una volontà illuminata e possa attuarla . Ma insistiamo perché la riorganizzazione sociale si faccia dal basso all ’ alto , per il concorso attivo di tutti gl ’ interessati , senza che nessuno , individuo o gruppo , minoranza o maggioranza , despota o rappresentante , possa imporre con la forza alla gente quello che la gente non vuole accettare . Merlino ci presenta una specie di schema di costituzione politica . « Bisogna distinguere » egli dice , « le faccende più importanti e di cui tutti più o meno s ’ intendono , e , queste farle decidere direttamente dal popolo nei Clubs o Associazioni , i cui delegati si riunirebbero , come nelle Convenzioni americane , unicamente per concretare la soluzione definitiva in conformità dei mandati ricevuti . Per faccende meno importanti e per quelle che richiedono speciali cognizioni , costituire Amministrazioni speciali – senza legame gerarchico tra loro – soggette al sindacato popolare » . « Avanti tutto il popolo deve concorrere alla nomina degli amministratori pubblici ; poi questi devono offrire guarentigie di capacità , inoltre vi devono essere regole di amministrazione che impediscano gli arbitrii e i favoritismi ; gli amministratori devono rimanere uguali a tutti gli altri cittadini e ricevere in compenso delle loro fatiche un trattamento approssimativamente uguale a quello che i cittadini tutti ricavano dal loro lavoro ; infine gl ’ interessati devono potersi opporre agli atti ingiusti degli amministratori pubblici e chiamare questi ultimi a render conto pubblicamente dell ’ opera loro » . « Bisogna , sulla base dell ’ uguaglianza delle condizioni economiche , elevare un sistema di amministrazione pubblica emanante direttamente dal popolo e non soggetto a nessun centro di governo » . Ma come si deve arrivare a questa e a qualsiasi altro modo di amministrazione degl ’ interessi collettivi ? Ecco per noi la questione importante . Deve la nuova costituzione sociale esser formulata di getto da una costituente nazionale o internazionale , ed imposta a tutti ? O deve essere il risultato graduale , sempre modificabile , della vita stessa di una società d ’ individui economicamente e politicamente eguali e liberi ? Deve il popolo , dopo abbattuto il governo , nominarne un altro , il qual poi dovrebbe , secondo l ’ utopia dei socialisti democratici , eliminare se stesso ; o deve distruggere completamente il meccanismo autoritario dello Stato e formare un regime libero per mezzo della libertà ? Questo Merlino non dice , e questo è il punto di divisione tra socialisti democratici e socialisti anarchici . Nella sua conferenza di domenica a Roma , Merlino avrebbe , secondo il resoconto dell ’ Avanti ! combattuto gli anarchici liberisti assoluti ( ecco ancora degli appellativi di sapore equivoco ) , « perché col loro sistema i prepotenti avrebbero modo di schiacciare i più deboli ed i più docili » . Dunque Merlino per mettere un freno ai prepotenti vorrebbe ... mandarli al potere ! O crede egli che al potere vi andrebbero i più deboli , ed i più docili ? O santa ingenuità !