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'Novecento' di Bernardo Bertolucci ( Moravia Alberto , 1976 )
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25 aprile 1945 . Un filare di pioppi maestosi su un alto argine , delle pecore che pascolano , il sole attraverso i pioppi . Un giovane cammina cantando , è una bella giornata , il cuore è lieto . Un uomo si alza tra i cespugli , imbraccia un mitra , spara ; il giovane cammina un poco barcollando , cade , muore . Nello stesso tempo un gruppo di contadine dà la caccia attraverso i campi a un uomo e una donna che fuggono , li raggiungono , li ammazzano a colpi di forcone . Ancora , nello stesso tempo , un ragazzo si impadronisce di un fucile , entra in una villa , prende di mira un uomo di mezza età che se ne sta a tavola , facendo colazione . Poi sullo schermo appaiono le parole " Molti anni prima " . Adesso dunque sapremo il motivo di questi eventi terribili e incomprensibili ; lo sapremo , come avviene nel cinema , grazie ad un lungo , lunghissimo flash - back , ovvero , come si diceva una volta , un passo indietro . E infatti il passo indietro lo facciamo addirittura di cinquant ' anni , nell ' atmosfera patriarcale e sonnolenta della campagna emiliana , all ' inizio del secolo . Dunque , ben presto sapremo il motivo di quell ' assassinio , di quella caccia all ' uomo , di quel fucile puntato . Evidentemente , qualcuno in quell ' alba del 1900 ha commesso un delitto rimasto impunito per ben cinquant ' anni e adesso , mezzo secolo dopo , è chiamato a pagarne il fio.Ma no , niente di tutto questo . Il proprietario di terre Alfredo Berlinghieri sta aspettando la nascita di un nipote , erede del suo ingente patrimonio terriero e la stessa attesa si verifica nella vita di Leo , vecchio e fedele bracciante . Il Berlin - ghieri è un tipico proprietario di terre paternalista e quasi feudale . Come gli nasce il nipote , va a cercare nella cantina delle bottiglie di spumante , le mette in una cesta che affida alle braccia robuste di un suo buffone privato , che va in giro vestito da Rigoletto ( tutto questo avviene il giorno della morte di Verdi , uomo - simbolo della vecchia e , almeno a giudicare dal Berlinghieri , retriva Italia del Risorgimento ) e fa una di quelle cose che oggi ci farebbero accapponare la pelle dalla vergogna e dal disagio , ma che , allora , prima della presa di coscienza classista , a quanto pare erano frequenti e innocue ; va su un prato dove i suoi braccianti stanno falciando l ' erba e offre a ciascuno di loro una bottiglia affinché bevano alla salute del nipote appena nato . I braccianti accettano , più o meno ; soltanto il vecchio Leo , forse perché si trova nella stessa situazione del Berlinghieri e non può fare a meno di rendersi conto , pur nel suo lealismo di vecchio schiavo , che la sorte dei due bambini sarà molto diversa , nicchia e alla fine rifiuta il vino . Il Berlinghieri insiste , petulante , accorato , autoritario ; alla fine Leo si rassegna e beve . Il Berlinghieri , nella sua imbecillità patriarcale adesso è soddisfatto ; i miseri braccianti dai volti screpolati dalla fatica , puzzolenti di sudore e di stalla , hanno bevuto alla salute del piccolo vampiro borghese che , come già il nonno e il padre , succhierà il loro sangue . E invece non si rende conto che , in quel prato , quella mattina , è avvenuto qualche cosa di terribile , cioè la lotta di classe è , ufficialmente , cominciata . Questa lotta di classe , con alterne vicende ( scioperi , agitazioni , moti di piazza , socialismo , guerra partigiana , da una parte ; patriarcalismo , liberalismo , fascismo , regime democristiano dall ' altra ) , arriverà , senza trovare soluzioni , fino ai giorni nostri . La lotta di classe costituisce la struttura portante di questo Novecento di Bernardo Bertolucci ; ma non bisogna pensare ad un film collettivo , unanimista . Novecento ha per protagonista di fondo la società italiana ; ma questa società si articola , appunto in base al tema della lotta di classe , in una folla di personaggi principali e secondari . Anzi il film racconta , o meglio vuole farci credere che racconta , la storia del privato rapporto dei due che sono nati il giorno della morte di Verdi , il padrone Alfredo e il contadino Olmo . Essi giocano insieme , gareggiano insieme in tante prove grandi e piccole , dalla forza del braccio alla lunghezza del pene , vanno insieme alla guerra del 1914 ( o meglio ci va Olmo , Alfredo si fa imboscare ) , vanno a letto insieme con una puttana di paese , incontrano insieme le donne della loro vita ( Olmo la maestrina socialista Anita , Alfredo la ricca , raffinata e velleitaria Ada Fiastri Paulhan ).Intanto la lotta di classe continua imperterrita e inevitabile . Per esempio , i padroni , di fronte alla minaccia socialista , si uniscono ; fanno in chiesa una sacrilega colletta per finanziate il fascismo ; una squadraccia dà alle fiamme la case del popolo ; i contadini riescono ancora a organizzare un solenne funerale alle vittime dei fascisti , ma sarà l ' ultima protesta prima dell ' affermarsi della dittatura ... La storia , tra molti caratteri variabili , ne ha uno costante : è serena . Questa serenità per niente affatto giustificata dagli avvenimenti per lo più orribili che la storia ci racconta , deriva dal fatto che gli storici , si tratti di favoleggiatori candidi come Erodoto o di critici eruditi come Rostowzeff , convengono tutti di parlare di cose di cui non hanno avuto diretta e immediata esperienza . E infatti la credibilità dello storico non è di specie sentimentale come quella del romanziere ma intellettuale come quella del critico.In Novecento la serenità che è propria della storia non c ' è perché Bertolucci vorrebbe che la sua scorribanda in mezzo secolo di storia italiana apparisse come una esperienza non già contemplata da lontano ma vissuta e sofferta da vicino e per giunta vissuta e sofferta come storia . In maniera contradditoria egli vuole che i personaggi pur mentre vivono la loro esistenza privata , sappiano di soffrire la storia in ogni loro anche minima azione.Per ottenere questo scopo Bertolucci ha interiorizzato il passato , o meglio ha sostituito il passato con la vicenda della sua vita interiore . Questa sostituzione ha portato a risultati singolari , alcuni convincenti altri meno . Tra i primi , bisogna mettere il rapporto con la natura e quello con il popolo . Il rapporto con la natura si esprime come inesauribile nostalgia della campagna nativa nei bellissimi paesaggi , in molti particolari naturali , nei tanti volti di contadini che ci vengono additati in frequenti primi piani . Il rapporto con il popolo si esprime , invece , in maniera penosa e ossessiva , in un altrettanto inesauribile senso di colpa al quale dobbiamo , oltre a molte scene crudeli e imbarazzanti come quella dello spumante , la generale visione manichea che spartisce il film in due mondi : da una parte il popolo idealizzato in senso positivo , dall ' altra la borghesia illuminata da una luce sinistra e disperata . Tutta la vicenda , insomma , è guardata dall ' angolo visuale di un privilegio sociale pentito , insicuro , scosso . Più complicate si fanno le cose allorché Bertolucci sostituisce il passato con se stesso , dissociandosi nei due personaggi di Alfredo il padrone e Olmo il contadino . Il narcisismo inevitabile in una simile operazione ingenera un senso , di freddezza emblematica , come di apologo didascalico . L ' amore - odio di Alfredo e Olmo così simbolico , non si accorda con il contesto realistico nel quale è inserito . Forse soltanto l ' omosessualità avrebbe potuto dare un carattere di realtà al rapporto tra i due uomini . Ma allora sarebbe saltato il messaggio del film.Adesso bisognerebbe parlare della capacità narrativa e , diciamo così , " muscolare " di Bernardo Bertolucci che in questo film viene confermata al di là del necessario . Ci limitiamo a dire che Bertolucci ha cercato disperatamente di esprimere qualche cosa che gli stava a cuore . Di qui la sincerità di Novecento , altro tratto curioso in un film a sfondo storico . Novecento è affollato di attori straordinari . La vecchiaia borghese di Burt Lancaster , quella popolana di Sterling Hayden , la dignità dolente di Maria Monti , la naturalezza simpatica di Gerard Depardieu , il dubbio intellettuale di Robert De Niro , il volontarismo intrepido di Stefania Sandrelli , il filisteismo trafelato di Romolo Valli , la perversità provinciale di Laura Betti , l ' erotismo recitato di Dominique Sanda , il sadismo subalterno di Donald Sutherland compongono , pur sullo sfondo collettivo , un mosaico di situazioni e di vicende individuali .
Fu solo un decadente ( Moravia Alberto , 1970 )
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Probabilmente il mito di Pavese va spiegato con l ' incapacità dello scrittore di creare il mito nei suoi libri . Non vogliamo dire con questo che Pavese si è ucciso perché era consapevole di non essere riuscito a dire certe cose . Pavese aveva della propria opera e di se stesso un ' opinione altissima , come si può vedere nel diario . Ma , strano a dirsi , è proprio questa idea esagerata di se stesso che in parte ne ha provocato la morte . Dopo aver avuto il premio Strega ed aver scritto La luna e i falò Pavese ha deciso ad un tratto che aveva ottenuto , in senso sociale e creativo , il massimo successo possibile e che di conseguenza non aveva più alcun motivo di vivere . Ha fatto un po ' come certe coppie di amanti che si ammazzano perché sono convinti che il loro amore è così perfetto da non poter essere coronato ormai che dalla morte . La verità , secondo noi , è invece diversa . Pavese non è riuscito a creare il mito nella pagina ; e il suo suicidio va interpretato come un tentativo di crearlo nella vita . In questo modo si spiega non soltanto il suicidio ma anche la accurata fabbricazione e preparazione psicologica e culturale dell ' atto disperato . E infatti l ' operazione tristissima e orgogliosissima è riuscita . Il mito di Pavese , il mito dello scrittore che si è ucciso per motivi esistenziali sopravvivrà alla sua opera . Ma i motivi erano soltanto apparentemente esistenziali . In realtà erano letterari . Niente illumina meglio il mito di Pavese che il suo rapporto con Melville . Melville , il mito l ' aveva saputo creare nella pagina ed era morto nel suo letto . Il mito della balena bianca , come tutti i miti della letteratura , nasce da una grandiosa riflessione che ha le sue radici nel senso comune o se si preferisce nell ' inconscio collettivo . La riflessione riguarda il Bene e il Male , l ' Uomo e la Natura , la Ragione e l ' Irrazionale e così via . Ricco di senso comune , in comunicazione diretta con l ' inconscio collettivo , Melville , come tutti i grandi poeti , crea il mito senza saperlo e senza averne l ' intenzione . Ciò che preme non è creare il mito ma dire certe cose , ossia fornire una sua interpretazione di una visione del mondo che non è sua , avendola ricevuta in eredità dalla società di cui fa parte . Oggi si direbbe che Melville era , ingenuamente e inconsciamente , un contenutista . Saper criticamente cos ' è un mito e decidere , per così dire , a freddo , cioè in base a una riflessione culturale , di fabbricarne uno , è invece il contrario del contenutismo ingenuo ed inconscio . È decadentismo formalistico . A suo tempo ho scritto un articolo : « Pavese decadente » , che non è piaciuto agli ammiratori di Pavese ; ma oggi l ' idea del decadentismo di Pavese è ormai accettata . Cos ' è uno scrittore decadente ? È un letterato colto e raffinato ma egotista , sfornito di senso comune e senza rapporti con l ' inconscio collettivo . Questo letterato ammira i grandi poeti creatori di miti e si domanda , con ingenuità : « Perché loro sì e io no ? Oltre tutto io sono in una posizione di vantaggio . Io so cos ' è il mito , loro non lo sapevano » . Già , ma sapere , in questo caso , vuol dire non potere . Tuttavia il decadente ha pur sempre una maniera di creare il mito : fuori della pagina , nella vita . Il caso di D ' Annunzio è esemplare . Nella pagina di D ' Annunzio il mito non c ' è . D ' Annunzio , allora , lo crea nella vita con le donne , il lusso , le imprese militari , le piume ecc. Abbiamo già detto che Pavese si è ucciso « anche » perché era convinto di essere ormai uno scrittore del tutto riuscito e concluso . In altri termini , Pavese si sarebbe ucciso per ingenuità , quella ingenuità che è indispensabile per creare il mito . L ' ingenuità di Pavese avrebbe consistito nel darsi la morte « per la disperazione del successo » . A riprova si confronti il suicidio di Hemingway con quello di Pavese . Il suicidio di Hemingway desta un ' immensa pietà ; ma non si concreta in un mito perché l ' opera di Hemingway è tanto più importante della sua vita e della sua morte . Non si parla oggi di Hemingway come di uno scrittore che si è ucciso ; ma come di uno scrittore che ha scritto certi libri e poi , purtroppo , si è ucciso . Il mito di Pavese è invece quello dello scrittore che si uccide . Questo mito , in certo modo , nasconde l ' opera di Pavese , confondendo le idee della critica e dei lettori . Per coloro che non hanno bisogno di opere ma di miti , Pavese è un autore ideale . Così alla fine bisogna pur dire che il capolavoro di Pavese è la sua morte , cioè un evento che pur verificandosi fuori della letteratura , « continua » la letteratura . Anche qui il decadentismo si conferma un ' ultima volta , tragicamente .
Ma che cosa aveva in mente? ( Moravia Alberto , 1975 )
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Chi era , che cercava Pasolini ? In principio c ' è stata , perché non ammetterlo ? , l ' omosessualità , intesa però nella stessa maniera dell ' eterosessualità : come rapporto con il reale , come filo di Arianna nel labirinto della vita . Pensiamo un momento solo alla fondamentale importanza che ha sempre avuto nella cultura occidentale l ' amore ; come dall ' amore siano venute le grandi costruzioni dello spirito , i grandi sistemi conoscitivi ; e vedremo che l ' omosessualità ha avuto nella vita di Pasolini lo stesso ruolo che ha avuto l ' eterosessualità in quella di tante vite non meno intense e creative della sua . Accanto all ' amore , in principio , c ' era anche la povertà . Pasolini era emigrato a Roma dal Nord , si guadagnava la vita insegnando nelle scuole medie della periferia . È in quel tempo che si situa la sua grande scoperta : quella del sottoproletariato , come società rivoluzionaria , analoga alle società protocristiane , ossia portatrice di un inconscio messaggio di ascetica umiltà da contrapporre alla società borghese edonista e superba . Questa scoperta corregge il comunismo , fino allora probabilmente ortodosso di Pasolini ; gli dà il suo carattere definitivo . Non sarà , dunque , il suo , un comunismo di rivolta , e neppure illuministico ; e ancor meno scientifico ; né insomma veramente marxista . Sarà un comunismo populista , " romantico " , cioè animato da una pietà patria arcaica , non comunismo quasi mistico , radicato nella tradizione e proiettato nell ' utopia . È superfluo dire che un comunismo simile era fondamentalmente sentimentale ( do qui alla parola " sentimentale " un senso esistenziale , creaturale e irrazionale ) . Perché sentimentale ? Per scelta , in fondo , culturale e critica ; in quanto ogni posizione sentimentale consente contraddizioni che l ' uso della ragione esclude . Ora Pasolini aveva scoperto molto presto che la ragione non serve ma va servita . E che soltanto le contraddizioni permettono l ' affermazione della personalità . Ragionare è anonimo ; contraddirsi , personale . Le cose stavano a questo punto quando Pasolini scrisse Le ceneri di Gramsci , La religione del nostro tempo , Ragazzi di vita , Una vita violenta e esordì nel cinema con Accattone . In quel periodo , che si può comprendere tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta , Pasolini riuscì a fare per la prima volta nella storia della letteratura italiana qualche cosa di assolutamente nuovo : una poesia civile di sinistra . La poesia civile era sempre stata a destra in Italia , almeno dall ' inizio dell ' Ottocento a oggi , cioè da Foscolo , passando per Carducci su su fino a D ' Annunzio . I poeti italiani del secolo scorso avevano sempre inteso la poesia civile in senso repressivo , trionfalistico ed eloquente . Pasolini riuscì a compiere un ' operazione nuova e oltremodo difficile : il connubio della moderna poesia decadente con l ' utopia socialista . Forse una simile operazione era riuscita in passato soltanto a Rimbaud , poeta della rivoluzione e tuttavia , in eguale misura , poeta del decadentismo . Ma Rimbaud era stato assistito da tutta una tradizione giacobina e illuministica . La poesia civile di Pasolini nasce invece miracolosamente in una letteratura da tempo ancorata su posizioni conservatrici , in una società provinciale e retriva . Questa poesia civile raffinata manieristica ed estetizzante che fa ricordare Rimbaud e si ispirava a Machado e ai simbolisti russi , era tuttavia legata all ' utopia di una rivoluzione sociale e spirituale che sarebbe venuta dal basso , dal sottoproletariato , quasi come una ripetizione di quella rivoluzione che si era verificata duemila anni or sono con le folle degli schiavi e dei reietti che avevano abbracciato il cristianesimo . Pasolini supponeva che le disperate e umili borgate avrebbero coesistito a lungo , vergini e intatte con i cosiddetti quartieri alti , fino a quando non fosse giunto il momento maturo per la distruzione di questi e la palingenesi generale : pensiero , in fondo , non tanto lontano dalla profezia di Marx secondo il quale alla fine non ci sarebbero stati che un pugno di espropriatori e una moltitudine di espropriati che li avrebbero travolti . Sarebbe ingiusto dire che Pasolini aveva bisogno , per la sua letteratura , che la cosa pubblica restasse in questa condizione ; più corretto è affermare che la sua visione del mondo poggiava sull ' esistenza di un sottoproletariato urbano rimasto fedele , appunto , per umiltà profonda e inconsapevole , al retaggio di un ' antica cultura contadina . Ma a questo punto è sopravvenuto quello che , in maniera curiosamente derisoria , gli italiani chiamano il " boom " , cioè si è verificata ad un tratto l ' esplosione del consumismo . E cos ' è successo col " boom " in Italia , e per contraccolpo nella ideologia di Pasolini ? È successo che gli umili , i sottoproletari di Accattone e di Una vita violenta , quegli umili che nella Passione secondo Matteo Pasolini aveva accostato ai cristiani delle origini , invece di creare i presupposti di una rivoluzione apportatrice di totale palingenesi , cessavano di essere umili nel duplice senso di psicologicamente modesti e di socialmente inferiori per diventare un ' altra cosa . Essi continuavano naturalmente ad essere miserabili , ma sostituivano la scala di valori contadina con quella consumistica . Cioè , diventavano , a livello ideologico , dei borghesi . Questa scoperta della borghesizzazione dei sottoproletari è stata per Pasolini un vero e proprio trauma politico , culturale e ideologico . Se i sottoproletari delle borgate , i ragazzi che attraverso il loro amore disinteressato gli avevano dato la chiave per comprendere il mondo moderno , diventavano ideologicamente dei borghesi prim ' ancora di esserlo davvero materialmente , allora tutto crollava , a cominciare dal suo comunismo populista e cristiano . I sottoproletari del Quarticciolo erano , oppure aspiravano , il che faceva lo stesso , ad essere dei borghesi ; allora erano o aspiravano a diventare borghesi anche i sovietici che pure avevano fatto la rivoluzione nel 1917 , anche i cinesi che avevano lottato per più di un secolo contro l ' imperialismo , anche i popoli del Terzo mondo che una volta si erano configurati come la grande riserva rivoluzionaria del mondo . Non è esagerato dire che il comunismo irrazionale di Pasolini non si è più risollevato dopo questa scoperta . Pasolini è rimasto , questo sì , fedele all ' utopia , ma intendendola come qualche cosa che non aveva più alcun riscontro nella realtà e che di conseguenza era una specie di sogno da vagheggiare e da contemplare ma non più da realizzare e tanto meno da difendere e imporre come progetto alternativo e inevitabile . Da quel momento Pasolini non avrebbe più parlato a nome dei sottoproletari contro i borghesi , ma a nome di se stesso contro l ' imborghesimento generale . Lui solo contro tutti . Di qui l ' inclinazione a privilegiare la vita pubblica , purtroppo borghese , rispetto alla vita interiore , legata all ' esperienza dell ' umiltà . Nonché una certa ricerca dello scandalo non già a livello del costume ma a quello della ragione . Pasolini non voleva scandalizzare la borghesia , troppo consumistica ormai per non consumare anche lo scandalo . Lo scandalo era diretto contro gli intellettuali , che , loro sì , non potevano fare a meno di credere ancora nella ragione . Di qui pure un continuo intervento nella discussione pubblica , basato su una sottile e brillante ammissione , difesa e affermazione delle proprie contraddizioni . Ancora una volta Pasolini si teneva alla propria esistenzialità , alla propria creaturalità . Solo che un tempo l ' aveva fatto per sostenere l ' utopia del sottoproletariato salvatore del mondo ; e oggi lo faceva per criticare la società consumista e l ' edonismo di massa . Aveva scoperto che il consumismo era penetrato ormai ben dentro l ' amata civiltà contadina . Ciononostante , questa scoperta non l ' aveva allontanato dai luoghi e dai personaggi che un tempo , grazie ad una straordinaria esplosione poetica , l ' avevano così potentemente aiutato a crearsi la propria visione del mondo . Affermava in pubblico che la gioventù era immersa in un ambiente criminaloide di massa ; ma in privato , a quanto pare , si illudeva pur sempre che ci potessero essere delle eccezioni a questa regola . La sua fine è stata al tempo stesso simile alla sua opera e dissimile da lui . Simile perché egli ne aveva già descritto , nei suoi romanzi e nei suoi film , le modalità squallide e atroci , dissimile perché egli non era uno dei suoi personaggi bensì una figura centrale della nostra cultura , un poeta che aveva segnato un ' epoca , un regista geniale , un saggista inesauribile .