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LUIGI CAPUANA ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1883 )
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Luigi Capuana è un vecchio giovine , o , se vi piace meglio , un giovine vecchio ; e a chi lo conosca pel complesso della sua molta attività di novellatore e di critico , fa una strana maraviglia lo spettacolo di quella bella maturità vigorosa improntata nella testa calva e nel poco pelame bianco . La sua persona inclinante sensibilmente alla pinguedine parrebbe in punto di precipitare nella vecchiaia adiposa e sonnacchiosa ; ma sotto quell ' apparenza senile si sente la forza del sistema muscolare nel pieno rigoglio dello sviluppo organico , e dagli occhietti grigi balena la gioventù dello spirito . Luigi Capuana è giunto , ora alla perfezione della sua costituzione fisica e mentale : vi è giunto col sacrifizio dei suoi capelli e della barba . È colpa del pelo , morto troppo presto , o del Capuana , maturato con troppa lentezza ? Io non ho mai veduto la sua fede di nascita , e non credo che lo stato civile sia un utile elemento di critica . Certo questo singolare scrittore sta ora nel sommo della sua curva , e le ultime opere del suo intelletto hanno la franchezza robusta della virilità piena . Non piccolo segno questo di serietà e di forte tempra artistica in un paese ove da vent ' anni in qua i novellatori vanno innanzi con le bende sugli occhi , deviando e tentennando , senza sapere quello che si vogliono , né quel che si facciano , senz ' altro pensiero che di una faticosa e vana produzione di materia grezza , pubblicando ad un tempo un libro ove qualche barlume d ' arte trapela e un altro che non è se non lo sforzo della più abietta e più miserabile necessità industriale . Il Capuana non ha avuto mai sdrucciolamenti , né pencolamenti , né pentimenti ; ma un pensiero solo , anzi un solo caldissimo e purissimo sentimento di religioso amore per l ' arte lo ha tratto sempre più in alto , dalle prime prove , romantiche tuttavia e mal sicure , dei Ritratti di donna e di Giacinta , alle opere quasi perfette di C ' era una volta e di Homo . Il Capuana ha avuto una maturità lenta e faticosa . A lui non concessero i numi una materia cerebrale spumante per la fermentazione precoce , ed effervescente in una bella fumata di vario colore , graziosa e leziosa e capziosa al contrasto dei raggi solari , né volle il divo Apolline assentirgli quel facile e prezioso talento di assimilazione , pel quale tanti cervellini mascolini e femminili assorbono tanto materiale d ' importazione francese , e con poca fatica di ruminamento lo rivomitano maldigerito e sporco ancora dei colori repubblicani . Egli è giunto all ' altezza presente non senza molto sforzo della volontà e una assai pertinace tensione di tutta la sua attività vitale . Non si è ritrovato sbalestrato in alto per un capriccio della fortuna o del favor popolare ; ma ci è giunto per proposito deliberato , arrampicandosi . Per questo , mentre gli altri che pur non sono rimasti in terra , si guardano intorno sbigottiti per l ' altezza e già colti dalla vertigine , egli sta sicuro e spazia intorno tranquillamente , poiché sa il terreno , e la via fatta , e quella che ancora resta a fare . Guardatelo nella vita privata . Non cerca i convegni , ove tra il fumo dei cattivi sigari , nel cemento dell ' adulazione reciproca , si gettano e si ribadiscono le reputazioni traballanti . Egli vive solitario , o esercitando quell ' attività non usurpata dall ' arte a benefizio del comune , della patria Mineo , o a Roma , tra pochi amici non investiti di nessuna potestà sacerdotale e non turiferarii , né torcieri , né vessilliferi . Egli studia e lavora , e fuma sigarette tranquillamente , estraneo al rimescolìo delle mediocrità impazienti nell ' ambizione , gittando senza strepiti e senza spavalderie una base veramente solida al futuro romanzamento italiano . Per le quali cose , il Capuana non può essere giudicato equamente da un libro solo ; ma è necessario seguirlo a traverso tutta la sua attività critica e risalire tutta la curva della sua ascensione narrativa per abbracciare l ' efficace opera di ammaestramento e di moralizzamento ch ' egli ha fatto e va tuttavia facendo nell ' arte del novellatore . Egli è stato dei primi a gittar le grida contro l ' empirismo dell ' arte costituzionale ; e , venuto di Sicilia rozzo ancora e immaturo , e in molta parte impreparato e ineducato , si gittò a combattere a mezza spada con quei brillanti spiriti , che tra l ' accasermamento italiano in Firenze andavano rivendendo a buon mercato le scolature del Figaro , che nella rocca di Milano abbandonata dal Manzoni nelle mani dei Farisei costruivano teoriche estetiche ed etiche tra le piramidi del Gorgonzola e le cataste dello Stracchino . In una prefazione che il buon Leopoldo Marenco pose innanzi a certa sua commedia , si domanda al lettore con un tono tra di maraviglia dispettosa e di compassione stizzosa se conoscono un certo Capuana che osa dir male di lui , Leopoldo Marenco , grande ciambellano della pastorelleria comica e del lattime teatrale e conferitore patentato di speroni d ' oro in cartone dipinto a tutti gli attori giovani del felice regno d ' Italia . E si seccavano , a Firenze e a Milano , di questo barbuto nero che veniva a intorbidare la soave persuasione del rinascimento spirituale crescente all ' ombra del gran caprifico della Costituzione ; poiché temevano una novità nella loro arte da rigattieri peggio d ' una riforma dello Statuto , e un pungiglione critico più che tutti gli assilli repubblicani . Leone Fortis lo guardò come il cane della favola quando si vide insidiato il mucchio della paglia , e Paolo Ferrari sudò freddo pel tremito e per l ' orrore vedendo la prima volta quella barba siciliana . Tutti così , questi robivecchi provveditori di materiale scenico e di bambagia gazzettiera ! Non hanno nemmeno la virtù della resistenza ; ma si oppongono col peso della loro inerzia , e brontolano , percossi dalla paura e dallo stupore . Così , quando Paolo Ferrari vide nelle vetrine dei librai milanesi il libretto di Luigi Lodi consacrato a lui , si voltò a Leone Fortis con un ' aria d ' uomo infastidito , dicendo : Sarà uno dei soliti adulatori . Ma come ne ebbe letto due pagine , la faccia gli diventò verde , e le braccia gli cascarono lungo i fianchi , e il libro cadde per terra . E pure , in questo ambiente lombardo riescì il Capuana a piantare una incudine ; e battendo , battendo , battendo , e sempre più liberando se stesso dalle scorie , fu il primo e più efficace predicatore dei canoni naturalisti ; e certamente giovò assai a fermare sull ' orlo del precipizio il suo compatriota Giovanni Verga , che da principio cedeva troppo volentieri alle furie del suo intelletto caldissimo . Il Verga giova anch ' esso non poco a porre in miglior luce il Capuana ; poiché quel siciliano lombardizzato e incivilito , dopo aver gittato molto calore della fantasia e molto fremito nervoso ad aliare un alito afrodisiaco in certa bambagina avviluppata intorno ad esili scheletri narrativi , dopo aver buttato le ultime scorie romantiche in certi strani compiacimenti di lascivia idilliaca , pareva che dovesse morire di spinite mentale ; quando , inaspettatamente , ricomparve rinnovato , riapparve in forma d ' un uomo maturo e del più serio fra i nostri artisti leggieri . E la gente , maravigliando , se bene i Malavoglia seccassero alquanto i lettori , lo contrappose ai naturalisti francesi ; e lo vide sempre più ascendere sino alla gloria delle Novelle rusticane , gridando quasi al miracolo . E nessuno pensò che forse una buona parte del miracolo si doveva a quel singolare martellatore di Luigi Capuana , il quale , dopo aver predicato il vangelo naturalista , aveva dedicato ad Emilio Zola un romanzo , il primo romanzo sperimentale e veramente serio stampato in Italia dopo il Manzoni . La grande fortuna di Zola in Italia procede segnatamente dal Capuana ; il quale , mentre i capelli cadevano e andavano sempre più brizzolandosi , studiava la letteratura contemporanea in Italia e in Francia con più di serietà , che non i farfallini fanfulleggianti che camparono quindici anni sul panciotto rosso di Teofilo Gautier e sulle bricciche di Alfonso Karr . Di più egli ebbe una fortunata intuizione ; una di quelle intuizioni che non possono lampeggiare se non in un intelletto veramente materiato d ' arte . Intese tutto il beneficio che potrebbe venire all ' arte narrativa dallo studio del materiale popolaresco ; e con tanto amore studiò e si compenetrò delle forme e dello spirito dell ' arte del popolo che nel 1879 , pubblicando le poesie siciliane di Paolo Maura poté aggiungervene in fine due che paiono affatto simili alle popolari , che ha potuto nell ' autunno scorso pubblicare un libro di fiabe , le quali , come già ho avuto occasione di dire , a me paiono una cosa perfetta . E nel nuovo volume di novelle intitolato Homo ! che certamente con le Rusticane del Verga è il migliore libro narrativo pubblicato in Italia dopo i Promessi Sposi , l ' utilità degli studi di letteratura popolare appare evidente . Per esempio , una delle novelle , Comparatico , che io senza esitare giudico meravigliosa , è tale da stare gloriosamente anche nel Decamerone o tra le più perfette cose di Balzac , è un rifacimento in prosa italiana d ' una storia in poesia siciliana che il Capuana , con una straordinaria imitazione dello stile e dell ' andamento popolaresco scrisse , nel 1868 , e presentò al Vigo , che , senza punto avvedersi dell ' inganno , la stampò nella sua Raccolta amplissima di canti popolari siciliani . Confrontino i lettori la novella e la storia , e leggano gli altri racconti di questo volume così maschiamente palpitante di umanità , così vivo , così forte , così originale ; e mi sappiano dire se ho avuto torto io di collocare il Capuana sopra tutti quanti gli altri romanzatori d ' Italia .
ALLE PORTE D'ITALIA ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1884 )
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Seduto a un terrazzino che dà sul bastione Malicy in Pinerolo , Edmondo De Amicis guarda : vede davanti il grande scenario delle Alpi , e nella via un vario passaggio di gente ; e poiché ha studiato qualche po ' di storia locale e ha fatto delle escursioni nei dintorni , molte figure di tempi passati gli si levano nella memoria . Non altro mai occorse a lui per fare un libro : un fondo di paese , alquante figurette storiche evocate da un dizionario biografico , e molta pazienza . Appena si senta in possesso di tanta ricchezza , Edmondo si mette all ' opera : stende sopra un foglio di carta una monotona tinta verdolina che rappresenti le forze germinative della natura , e , dove per necessità prospettica l ' erba finisce , diffonde una mano di turchino pallido che rappresenti la letizia del cielo sereno : tra il turchino e il verde , le gambe nel verde e il resto del corpo nel turchino , incolla amorosamente le figurette storiche e le figurette di genere . Poi prende certi suoi fantoccetti , di cui ha sempre in buon dato , e attacca anche quelli , e nel celestiale azzurro incolla due rondini , e tra l ' erba incolla due innamoratucci borghesi che se ne vanno all ' ombra d ' un ombrellino ciaramellando senza malizia , e semina in bel disordine coscrittelli e ordinanzine e caporaletti , e altri pupazzetti avanzatigli dal fondo antico della Vita militare . Il De Amicis in atto di scrivere un libro io non l ' ho veduto mai ; ma non so figurarmelo se non a similitudine d ' un ragazzo che con molta pena fabbrichi un paralume con fantoccetti in decalcomania . Tutti i libri del De Amicis sono paralumi con decalcomanie : la Spagna è un paralume giallo con corse di tori e figurette di toreadori e di andaluse disseminate in giro ; l ' Olanda un paralume verdognolo con imaginette di molini a vento spiccanti dal fondo ; il Marocco un paralume rosso con beduini dormenti al rezzo delle palme ; Costantinopoli un paralume violaceo con cani ; Alle porte d ' Italia , un paralume bianco con una figura grande di Catinat e altre minori di valdesi e di militari piemontesi . Ma che luce proietta la lampada interna ? Ahimè ! era una volta un pallido lume sentimentale : poi s ' è spento anche questo , e resta una mezza dozzina di paralumi accademici che non servono se non per sollazzo dei fanciulli e per mostra nelle vetrine de ' mercanti di paralumi . Detto questo , confesso francamente che stento a trovar altro da dire ; e se il De Amicis non ponesse coscienziosamente , in quella qualunque opera che riesce a fare , tutte quante le sue forze , e se non fosse nel complesso della sua entità d ' uomo e di scrittore degno dell ' affetto e della stima di chi sopra tutte le più brillanti facoltà del pensiero e della fantasia ammira la serietà dei propositi e l ' onestà del lavoro , lo pianterei senz ' oltre occuparmi di lui . E forse questo egli vorrebbe ; ma ora viaggia per l ' America , e questo foglio gli giungerà tra la gioia de ' trionfi americani . Posso dunque , senza timore di troppo recargli dispiacere , fare la dissezione delle due facoltà narrative e delle sue predilezioni al vagabondaggio . Un critico innominato , in un giornale domenicale , ha detto che il De Amicis appartiene a una scuola , la quale oramai ha chiuso le porte per difetto di maestri e di scolari . A quale scuola , di grazia , appartiene egli ? Se s ' ha a giudicare dalle sue simpatie letterarie , parrebbe uno sperimentale . Non è egli un adoratore di Zola ? Se non che , io credo che il critico anonimo si sia lasciato trarre dall ' esca del fare una frase . Scuole , che io mi sappia , in Italia , dal 60 in qua , non ce n ' è state ; anzi io giungerei a dire che nel paese delle Accademie scuole letterarie non siano giunte mai a costituirsi con organismo determinato e con confini precisi . Nemmeno il romanticismo ha potuto avere una propria chiesa gotica , non sacerdoti e sagrestani suoi propri , con riti e cerimonie e pompe distinte dalle feste pagane ; ma si andò insinuando un po ' da per tutto , senza farsi scorgere , nei versi dell ' abate Monti e nella prosa del Foscolo , nei romanzi del Guerrazzi e nelle tragedie del Niccolini ; e quando finalmente in Milano un manipolo di Lombardi levò le bandiere delle nebbie boreali , le distinzioni e le disquisizioni tra romantici e classici non erano più che argomento di chiacchiere ai retori , e da Torino Felice Romani gridava agli strepitanti : pace , pace , pace . Dopo il Manzoni , che razza di scuole educò la gioventù d ' Italia alla partigianeria dell ' arte ? Altro che scuole ! Dopo il Manzoni , avrebbe bensì dovuto dividersi la letteratura italiana in tante scuole elementari , e nutrirsi d ' un sano nutrimento grammaticale . Ma così non fu : gli scrittori , singolarmente di prosa , presero in feroce odio qualunque tirannide scolastica ; e , fra tutti , il De Amicis ebbe una volta a gloriarsi in un cattivo sonetto di non sapere il greco né il latino . Certo , da tanta ignoranza molto male venne ad Edmondo ; ma io credo per altro che il greco ed il latino non gli sarebbero stati di gran giovamento . Egli è uno di quegli scrittori di piccola mente che tutte le facoltà artistiche posseggono in un grado mediocre di potenza , sì che non giungono mai a una tale armonica altezza di concitamento , che la visione erompa come per un natural fatto generativo dalla matrice fantastica . Ha tutte le debolezze : gli manca la rapidità comprensiva e la forza di coesione , poiché né sa vedere le cose complessivamente , né dalle osservazioni singole sa assorgere a una visione unica ; ma va errando di minuzzaglia in minuzzaglia , come chi in un negozio a ogni oggetto si fermi senza energia di scelta , e accumula . Il lettore , se sa , deve da quella disordinata congerie rifarsi nella mente la rappresentazione . Gli mancano dunque le due grandi virtù della visione suggellata perennemente nelle parole : la freschezza e l ' evidenza . La sua prosa è delle più faticose che siansi scritte mai , poiché non si raccoglie per una legge di gravitazione fantastica in tanti gruppi moventisi l ' uno intorno all ' altro armonicamente , e formanti ciascuno nel proprio periodo un organismo parziale che concorra alla vita collettiva della rappresentazione e ne tragga anima e luce , ma si allunga e si estende come una via senza termine polverosa , invano qua e là consolata di siepi e alberata di pioppi . Il periodo del De Amicis non è un periodo : è un fascio di proposizioni susseguentisi e incalzantisi senza nesso , chiuso tra due punti sospensivi . Tra due concetti egli non sa porre che l ' una o l ' altra di queste relazioni : la pausa , o la copula : li congiunge con una preposizione o li separa con una virgola . Così , con un semplicissimo mutamento di segni ortografici , che non sarebbe punto arbitrario , si potrebbe dividere tutta la prosa del De Amicis in una miriade di proposizioni principali , ciascuna constante di soggetto , verbo e attributo , senza incisi , senza circonvoluzione del pensiero . Ora pensino alla gravità di questo peccato quelli che hanno dello stile un criterio sano , quelli che molto si affaticarono a domare questa immensa e viva forza , che è la più sicura misura dell ' intelletto umano . Non pare ad essi che il De Amicis si trovi in uno stato d ' ingenuità grammaticale simile a quello dei bambini , dei popoli primitivi , dei selvaggi africani ? All ' organismo dello stile concorrono tutte le più nobili e più alte energie della mente umana : l ' acume logico e la potenza fantastica , la rapidità intuitiva e la sicurezza dell ' osservazione ; e lo scrittore giunto alla maturità più bella dell ' intelletto , vede veramente nel suo spirito il suo stile moversi come una cosa viva , e raccogliere e animare , con fusione meravigliosa , tutto il materiale grezzo disperso nei centri della sensibilità e del pensiero . Lo stile dunque è da vero il dinamometro del cervello ; e a cui manca la forza ordinatrice del periodo , manca quasi sempre per debolezza innata , o acquisita dal cattivo uso della mente , la potenza procreatrice della fantasia . Ecco perché il De Amicis non ha potuto mai , a malgrado del desiderio suo e de ' molti inviti amichevoli , fare il romanzo ; ecco anche perché , quando dalla rappresentazione singola dell ' uomo , qual ' è nella Vita militare , è voluto assorgere con le Novelle a qualche più complessa e più larga espressione della vita , è caduto miseramente in una insipida volgarità . Così Edmondo , dalla sua debolezza , è stato costretto ad accontentarsi delle minori esplicazioni dell ' arte : ricordi di vita militare e letteraria , divagazioni subbiettive , narrazioni di viaggio . Qui singolarmente ha trovato una certa larghezza di rappresentazione , poiché il mondo è grande e vario , e offre ai descrittori un materiale sconfinato . Pure la varietà della materia non salva dalla monotonia , quando il descrittore non trovi nel suo spirito una forza di rinnovamento e di sviluppo perenne . Leggete l ' Olanda ; e la simmetria meccanica delle descrizioni , e l ' organismo del periodo , e gli aggettivi , e tutto quello che in una narrazione di viaggio è proprio del narratore e non del luogo descritto , vi rammenteranno la Spagna , se bene là si parlava di tori e qui di molini a vento . Di più , a forza di osservare e di descrivere con premeditazione sistematica , è accaduta nel De Amicis una cosa che necessariamente doveva seguire : la stanchezza . Chiunque abbia fatto per sei mesi il cronista d ' un qualunque giornale avrà notato questo fatto : da prima , il giornalista novellino esercita l ' officio suo con entusiasmo : gli pare d ' esser sortito a qualche alta missione di rinnovamento cronistico e civile , e crede che dalla sua cronaca debba tutto il popolo dedurre una strana potenza d ' arte e di vita . Allora egli va volentieri in giro , e passa da una festa da ballo a un ospedale , da una prigione a qualche spettacolo inaugurativo , dal teatro alla questura , dilettandosi di farsi trascinar di notte in carrozza da nolo per le strade deserte . E scrive con lieta effusione d ' animo e d ' intelletto , nella stamperia in movimento , mentre le macchine ruotano i congegni silenziosi e il vapore sbuffa impaziente . L ' odor d ' antimonio e d ' inchiostro gli desta nel cervello un ' ebrezza vivace , e scrive gaiamente , nascendogli nella fantasia imagini e sgorgandogli dalla penna frasi inaspettate . Tutto gli pare nuovo e bello , e va per alquanti giorni in quella freschezza d ' intelletto cogliendo i più vivaci fiori della sua cronaca . Poi comincia una siccità dolorosa . I pranzi inaugurali gli fanno indigestione , e le signore nelle feste non più lo guardano con quella curiosità paurosa che tanto solletica agli esercenti il sacro ministero della stampa i nervi vanitosi , e non avendo denari per pagar la carrozza deve andare a piedi sino alla tipografia . Tosto sopravviene la nausea e la stanchezza : l ' estensione della cronaca diventa il più vile e faticoso d ' ogni mestiere , la stamperia una caverna dove si muore soffocati dal caldo e avvelenati dalle emanazioni del piombo , il cervello si rivolta contro la tortura della procreazione forzata e non esprime più imagini . Come fare ? Si ripescano le vecchie frasi e se ne rivestono le osservazioni nuove ; e in quest ' opera ingrata e lenta del ritagliare abiti vecchi passa la notte , e tutto l ' organismo del cronista si abbandona e si abbatte nel languore di un tedio infinito . Questo è accaduto al De Amicis . Egli , passati i primi bollori , pone una fatica ineffabile a lucidare sulla carta i contorni delle cose vedute , e a colorirli per modo che abbiano una qualunque sembianza di vita . L ' opera sua rassomiglia a quella degli alluminatori d ' iniziali nei codici antichi . Non intendo dunque quelli che vengono a parlare di vecchie scuole e di vecchie tendenze d ' arte . Che scuole e che tendenze d ' arte ? Al De Amicis mancano la luce e il calore interiori , che constituiscono l ' anima o la tendenza subbiettiva d ' uno scrittore . Egli è un giapponese dell ' arte , e lavora con pazienza meravigliosa a costruire al tornio delle sfere concentriche che siano una nell ' altra . Egli anche rassomiglia a quei tanti disgraziati che sono dalle necessità della vita costretti a copiare i quadri dei grandi maestri . Il De Amicis copia invece dal vero , dicono , se bene non manca qualche visitatore dei paesi descritti da lui , che nega ; ma questo non monta : il procedimento d ' arte è il medesimo . Quanto ai risultati … Qui certo troverò molti contraditori . E , primo fra tutti , si oppone l ' editore , il quale , giudicando dal gran numero d ' esemplari che dell ' ultimo libro di Edmondo giornalmente si spacciano , conclude alla sua eccellenza ; poi , con altri argomenti , se bene non di tanto peso quanto questo , altri giungono alla medesima deduzione . Or io non voglio entrare nel gusto del pubblico , il quale , se questi libri gli piacciono , fa bene a comprarli , e neppure voglio andare a rintracciare le ragioni di tanto favore . Il pubblico è capriccioso e instabile negli odii e negli amori : a volte lo assale un volgar desiderio di cibi bestiali , e ricerca i romanzacci di ladroneccio e d ' omicidio e di prostituzione , a volte , invece , ha bisogno di ritemprarsi nelle fresche soavità dell ' idillio , e predilige le tenui espansioni della prosa e la poesia sentimentale ; ora è infastidito e vuol cose che lo distraggano dalla noia , ora pargli d ' aver troppo folleggiato e volentieri piega alle letture serie che gli rinvigoriscono l ' intelletto . Non si può dunque tener conto dell ' opinione sua , tanto più che ad esso sfuggono certe generali ragioni d ' arte , le quali non son confinate entro le pagine d ' un determinato libro , ma si espandono maleficamente intorno . Il pubblico dunque si compiace di questi libri del De Amicis , e li compra : a me , lo dico francamente , recano una noia ineffabile . Io ho letto volentieri i men dilettosi scrittori dell ' antichità , Boezio e Seneca , Quintilliano e Isocrate , e altri che non occorre di nominare per non fare il catalogo delle mie letture ; ma di questi niuno mi ha tanto infastidito , quanto il De Amicis con le sue narrazioni di viaggio . Quanto alla materia , esse sono affatto inutili , poiché non occorre di aver attraversata la Schelda per avvedersi con quanta leggerezza egli scriva della pittura fiamminga , per citare un esempio solo . E poi per sé stessa la narrazione di viaggio , quando non sia studio sociale o politico , è una poverissima e vilissima materia d ' arte . Tutta la virtù dovrebbe dunque star nella forma ; e infatti Teofilo Gautier e gli altri minori artisti francesi che hanno additata la via ad Edmondo , riposero nella forma tutta l ' eccellenza dell ' arte , e accarezzarono la parola con la medesima perfezione di cesello con la quale il Cellini trattò i metalli e le margarite . Ma Edmondo ? Ahimè , non dite , se avete pietà dell ' arte , ch ' egli sia un orafo dello stile ! Non ripetete questo luogo comune , che è una bestemmia . Del suo periodo ho fatto or ora l ' analisi chimica ; e ho mostrato com ' esso sia una conseguenza della scarsa forza imaginosa . Leggendo qualche pagina del De Amicis , a seconda del libro provo una sensazione diversa : mi par di sentire un trotto di bersaglieri in marcia , o di camelli uscenti da Tangeri , o di asinelli accorrenti al forte di Fenestrelle : sempre però un trotterello serrato di proposizioni che si rincorrono affannosamente senza potersi raggiungere mai . È questa l ' oreficeria ?
NOVELLE NUOVE ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1882 )
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I Non si può negare che la novella in Italia ricominci a fiorire : dal Piemonte , dalla Lombardia , dalla Liguria , dal Veneto , dalla Toscana , e specialmente dal reame di Napoli e da terra d ' Abruzzi e dalle Calabrie e dalla Sicilia , non che dalla Marca d ' Ancona e dalle altre Marche e dalle Romagne , fioccano le novelle e i novellatori si levano sempre più numerosi e fecondi . Ben vengano i novellatori e le novelle buone , e così ritorni il buon tempo antico , quando nelle corti e nelle case del popolo e nelle campagne italiane si novellava tra lo strepito dell ' arme , tra lo strepito dei telai , tra lo strepito della trebbiatura . Nella novella allora si cementava il gaio e salubre realismo borghese , e la prosa rispecchiava nella sua onda chiara , nella sua onda larga , piena di gorghi profondi e di vortici voluttuosi , i casi della vita . I casi uditi qua e là , per le piazze o pei campi o per le corti dei signori , in terra di cristiani o in terra di infedeli , nei paesi d ' Europa o nei paesi d ' oltremare , sgorgavano dalle labbra del Gonnella tra lo scoppio delle arguzie mordenti , poi fluivano e si suggellavano perennemente nella prosa secca e salata del Sacchetti o nella prosa piena di musica e di libidine del Boccacci . Fu un movimento che incominciò in Italia , e dall ' Italia andò via via dilagando per l ' Europa ; fu anzi la sola forma di arte letteraria onde l ' Italia possa vantare , se non la maternità , certo l ' adozione prima dall ' Oriente . Tutte le altre forme dell ' arte , l ' epica la lirica il dramma il romanzo , vennero dalla Francia , dalla Linguadoca , dalla Spagna e sino dalla Germania : la novella dall ' Italia passò in Francia , e fece qualche fuggitiva apparizione in Ispagna e in Germania . Avete letto mai vecchie novelle francesi ? Sapete la prosa della regina di Navarra , di Bonaventura Des Périers , di Agrippa d ' Aubigné , e di tutti quanti i novellatori che fiorirono ed ebbero fama durante il regno dei quattro ultimi Valois ? Allora l ' imitazione italiana era universale ; con Caterina de ' Medici non solamente le mode di Toscana , non solamente l ' untume della politica fiorentina , ma tutte quante le fogge e le inclinazioni e le raffinatezze dell ' arte italiana si erano accampate nel parco di Fontainebleau e intorno al Castelletto : era naturale che anche le novelle di messer Giovanni , mezzo fiorentino e mezzo parigino , trovassero a Parigi ospiti cortesi e briganti insaziabili . Il primo esempio lo diede una bella e pia e galante regina : i briganti di poi non furono sazi mai . A poco a poco la prevalenza italiana scadde , e l ' egemonia dell ' arte si attendò in terra di barbari : il maresciallo d ' Ancre fu ucciso con una pistolettata sotto gli occhi di Caterina de ' Medici , e il Malherbe cacciò a forza il Petrarca dai confini della poesia francese ; ma a dispetto del Malherbe la novella italiana restò abbarbicata alle terre di Sua Maestà Cristianissima , e non si poté svellere mai ; e tutti i novellatori che ebbero fama in Francia dovettero alimentarsi di quella antica polpa nutriente : cito , ad esempio , i due nomi maggiori : il Lafontaine e il Balzac . Il primo rifece in versi le migliori novelle italiane , l ' altro rifece in vecchia prosa i migliori racconti francesi , che derivavano da fonte italiana . Occorre citare altri nomi , ed è necessario tirare in ballo Alfredo De Musset ? Lasciamo correre : tanto , se i lettori non son convinti ancora , vuol dire ch ' essi son più duri di quei frati bizantini del monte Athos , i quali , mentre le mura di Bisanzio crollavano agli assalti dei barbareschi , si contemplavano la pancia illustrata dal tramonto del sole , e non sapevano persuadersi che quella fosse luce increata . Ritorni pure dicevo dunque con desiderio questa età dell ' oro per la novella italiana , e i novellatori siano i ben venuti , da qualunque parte d ' Italia essi si levino . Ma non ci lasciamo pigliar la mano dall ' entusiasmo , e non incominciamo troppo presto ad urlare che l ' età dell ' oro è ritornata . Facciamo i conti di cassa con assai di calma e poco di carità fraterna . II Prima di tutto , così in tesi generale , si può dire che noi facciamo appunto quel che facevano i francesi di Caterina de ' Medici : ci appostiamo con le pistole alla cintura e lo stiletto tra i denti ai valichi delle Alpi , aspettando al passaggio le balle dei romanzi francesi . La differenza sta in questo , che allora noi eravamo i ricattati , ed ora siamo i ricattatori . E sta bene : non io certo mi dorrò di questa santa rappresaglia ; e primo e più forte griderei al sacco , se il brigantaggio potesse giovare allo sviluppo dell ' arte . In arte , come in tutte quante le cose della vita , è necessario un movimento continuo d ' importazione e di esportazione : se gli ultimi cittadini della repubblica romana non avessero studiato nei ginnasi greci , l ' arte latina già decadente con la lingua latina non avrebbe preso quel nuovo slancio miracoloso che la spinse tanto innanzi ; e , senza le influenze provenzali , chissà quanto più avrebbe stentato la nostra letteratura a liberarsi dalle pastoie dialettali . La circolazione dei criterii e dei prodotti artistici e il libero scambio del pensiero sono dunque due necessità della vita umana , come la circolazione monetaria e il libero scambio delle merci ; ma perché l ' equilibrio duri , tutte le parti interessate debbono accettare e attuare francamente questi due canoni del commercio moderno . Se una parte si rinserra in sé stessa , e nega di accettare quel che può venirle dalle altre , l ' equilibrio è rotto . Questo a punto ha fatto la Francia dopo il trenta : si è rinserrata in un egoismo letterario superbo , ignorante , intollerante , e non vive che di sé stessa e per sé stessa , e ha chiuse tutte le vie al commercio d ' importazione . L ' equilibrio dunque è rotto , e tra questa e le altre parti d ' Europa non vi può essere circolazione né scambio di prodotti e di criterii artistici , perché la Francia non ne accetta quando non portino marca di fabbrica nazionale . Sarebbe stato utile provvedere sin da principio , e bloccare tutti i porti francesi per impedire l ' esportazione ; ma questo , o per mancanza o per inesperienza , non si fece , e tutta quanta l ' Europa , eccetto l ' lnghilterra e , in parte , la Germania , fu invasa dall ' esportazione francese : noi , naturalmente , ne abbiamo avuto sino al collo , anzi ci siamo adoperati con le mani e coi piedi perché l ' alluvione fosse più larga e più lunga . Che cosa ne è seguito ? Permettetemi di farvi un piccolo quadro della nostra novellistica costituzionale . La novella moderna in Italia è nata intorno al 66 , con la casa Treves che la tenne al battesimo e che non la volle più fare uscire di tutela . Nacque dunque intorno al 66 , e fu quella infelice e vituperevole cosa che poteva essere , dopo la rotta di Custoza e il vituperio di Lissa . Con l ' Affondatore parve che tutte le forze e tutte le speranze della nova Italia sprofondassero nei gorghi dell ' Adriatico : Caterina Percoto seguitava a raccontare storielle friulane semplici , oneste , sonnolente , secondo i desiderii del buon Tommaséo ; e Paolo Tedeschi filava novelline pallide alla maniera germanica , continuando il Dall ' Ongaro . La novella era dunque tuttavia sotto il dominio politico e letterario dell ' Austria , e fu a punto un editore irredento che la fece emigrare a Milano , fu il Treves . Una delle delizie della mia infanzia , tra i romanzi di Walter Scott e i molti pellegrinaggi sui tetti , furono certi libriccini con la copertina color marrone chiaro che il Treves timidamente sparpagliava da Milano : di questi libriccini , che mi stornarono dai Fatti d ' Enea e da una vecchia traduzione in prosa dell ' Iliade , non rammento né i titoli né gli argomenti ; rammento bensì la copertina color marrone chiaro , e anche mi pare che fossero raccontini originali e tradotti dal tedesco : si vede che il Treves aveva ancora qualche fede nella letteratura tedesca . Ma la fede cadde presto , e il mestierante Treves non tardò ad avvedersi che se voleva far fortuna bisognava gittarsi alla Francia : fu così che sorse in Milano quel maledetto laboratorio chimico di romanticismo mezzo manzoniano e mezzo francese , che assorbì e lambiccò e volatilizzò tutte le forze letterarie dell ' Italia , e che tuttavia tra le macerie si affatica a questa bestiale opera di assorbimento , di lambiccamento , e di volatilizzamento . Perché in Milano dal Treves e dagli altri emuli suoi si incontrarono e si diedero la mano in un connubio mostruoso , non libero di ribellioni e di battaglie , i vecchi avanzi del romanticismo , e i giovani codini manzoniani , e parecchi spiriti rivoluzionari che in un altro ambiente , con altra compagnia e con altri studi , avrebbero potuto fare un ' opera utile assai al disgelo dell ' Italia letteraria . Questo parrà un paradosso e leverà molti a rumore , ma è un fatto incontestabile che intorno al cadavere del Manzoni Paolo Ferrari e Giuseppe Rovani si accordarono in una miracolosa comunione di entusiasmo e di propositi ; che il Tarchetti morì , in casa di Salvatore Farina , meschino e rugiadoso e troppo fortunato manzoniano ; che il Praga più di una volta si trovò a bere in compagnia di Camillo Boito . Nella capitale morale d ' Italia s ' incontrarono il Bonghi , il Cantù , il De Amicis , il Bersezio , il Barrili , Cesare Donati , Leone Fortis , Pompeo Gherardo Molmenti , il Capranica , il Caccianiga , il Bettòli e altri mercanti di letteratura d ' ogni colore , i quali pigliarono la cosa dal lato pratico e mossero da questo criterio : scrivere libri facilmente e sicuramente vendibili : il criterio a punto onde muovono gl ' impresari dei teatri di boulevard e i direttori dei giornali a un soldo nella vecchia e buona città di Parigi . Ognuno , secondo la natura e la misura dell ' ingegno suo , si mise a speculare sulle debolezze , sui vizi , sulla sensibilità , sulla vigliaccheria del pubblico ; e i libri loro si venderono con più o meno di fortuna : così Edmondo De Amicis , dopo avere per un pezzo portato in processione sopra un piatto i suoi occhi di bersagliere lacrimanti come due fontane , cambiò tattica di botto e si gittò a viaggiare , alla moda francese ; così gli altri piantarono il romanzo storico crollante da tutte le parti , e si gittàrono in una cloaca di romanticismo borghese , senza un indirizzo chiaro , senza discernimento , senza criteri sicuri , andando a tentoni , correndo da un modello all ' altro , punzecchiati spronati flagellati dal pensiero goloso e invidioso della Francia , ove gli esemplari dei libri si vendono a migliaia . Dato un tale ambiente d ' ignoranza di pecoraggine e di affarismo , era naturale che tutti i cattivi istinti venissero a galla gorgogliando , e che la mediocrità si facesse innanzi fra gli applausi : era naturale che Pompeo Gherardo Molmenti si spiccasse da Venezia facendo salamelecchi , e sparpagliando raccontini tisici dissanguati , e sbuffi d ' una erudizione bolsa e contrabbandiera sulle turbe acclamanti . La rocca lombarda pareva un ' acropoli inespugnabile , e Leone Fortis sui merli sonava a raccolta pavoneggiandosi nelle sue vecchie penne di pappagallo . Delle femmine che gittarono le loro gonnelle in mezzo a questo vituperio della prosa italiana non voglio parlare , perché noi bizantini facciamo professione di cavalleria . Dico solamente che di quanti parteciparono a questo vituperio , uno solo mostrò ingegno vero e sano , e fu il Verga , al quale in seguito si levarono ai fianchi un altro siciliano e una napolitana , Luigi Capuana e Matilde Serao : di questi tre il più forte è il Capuana . Il Verga ha più calore di fantasia e più potenza di colore , la Serao ha più finezza di sentimento e di nervi femminili ; ma il Capuana ha per sé due buone qualità , che gli dànno il vantaggio sopra tutti i suoi competitori : la sicurezza dell ' osservazione , e la coltura . Un segno comune di tutti i nostri novellatori mascolini e femminini è l ' ignoranza . Nessuno di loro , tranne il Capuana , ha capito che nel nostro paese , ove la novella e il romanzo non hanno tradizioni fresche , è necessario uno studio serio , ordinato e largo di tutte le letterature moderne , e della nostra novellistica antica : tutti , tranne il Capuana , stanno appostati ai valichi delle Alpi con le pistole alla cintura e lo stiletto fra i denti aspettando al passo gli ultimi romanzi francesi ; tutti sono , chi più chi meno , nelle condizioni di Leone Fortis , il quale dopo avere per tanti anni predicato alle turbe il verbo della letteratura francese , credeva in ultimo nella sua grassa e vacua ingenuità che in Francia s ' ignorasse il sonetto . Credete che esageri ? E bene , che cosa ha fatto il Verga prima dei Malavoglia ? Quale altra cosa ha fatto se non rimpastare in quattro o cinque o sei romanzi la Signora dalle Camelie ? E si accorse egli che in Francia fosse esistito un Onorato di Balzac , che in Francia esistesse un Emilio Zola prima che il plauso della folla gli gittasse sotto il naso l ' Assommoir ? E la signorina Serao non gitta ella nelle sue novelle e ne ' suoi romanzi , senza misura e senza pietà , come uno scolaretto che ha fatto troppe e troppo maldigeste letture , il realismo nervoso del Daudet , e quello plastico e colorito del Flaubert , e quello solido e meccanico dello Zola , insieme al romanticismo convalescente del Dumas figlio e al romanticismo tisico di Ottavio Feuillet ? E non è vero forse che nessuno dei nostri novellatori si è mai fatto una questione di lingua e di stile ; ma ognuno italianizza il proprio dialetto , con non poche fioriture francesi ? Ora tutto questo non può continuare . Leone Fortis aveva già cantato il miserere alla lirica italiana ; e la lirica in Italia è risorta per opera di un poeta che si fortificò e si nutrì lungamente e copiosamente di filologia romanza . Io credo che noi avremo dei romanzi e delle novelle esemplari , quando i nostri novellatori avvenire saranno degli eruditi come il Boccacci . Non monta che sappiano il latino e il greco come il Boccacci ; ma è necessario che sappiano bene il francese e la letteratura francese , l ' inglese e la letteratura inglese , il tedesco e la letteratura tedesca , il russo e la letteratura russa , l ' italiano e la letteratura italiana . E se anche sapessero il sanscrito , e potessero leggere il Panciatantra , non ci perderebbero nulla , perché fu dall ' altipiano dell ' Iran che scaturì l ' Oceano dei fiumi delle novelle . III Questi ed altri pensieri mi ronzavano nella mente leggendo i Racconti Calabresi di Nicola Misasi , il quale , non trovando nel nostro paese tradizioni novellistiche fresche , e non avendo sufficiente esperienza delle tradizioni straniere , ha fatto una lodevole opera di prudenza : si è rinserrato nella sua semplice e ruvida scorza di montanaro . Glie ne è seguito del bene e del male . Certo non si può dire ch ' egli abbia subito influenze esterne , e i suoi racconti non paiono tradotti dalla cronaca d ' un giornale parigino come i bozzetti del mite e pingue Navarro della Miraglia , ma rassomigliano un poco ai fauni antichi che balzavano ispidi e vellosi dal cortice degli alberi , e hanno un sapore selvoso di rapsodia primitiva e di cronaca medievale . Egli li narra come li narrano i contadini e gli atti di accusa dei processi briganteschi , con poche preoccupazioni d ' arte , con molto amore della verità storica e topografica . Nel paesaggio è secco , breve e poco colorito ; i particolari gli sfuggono ; egli pone un ' ossatura solida sopra un fondo ben disegnato , ecco tutto . E questo mi piace ; perché ogni tanto da questa prosa grezza mi balzano in faccia le asprezze efficaci della verità , e un getto di passione viva , e uno scoppio di grida umane . L ' analisi non c ' è : il Misasi non ha saputo frugare nell ' anima dei suoi briganti ; ma li ha disegnati con una ruvidezza di tocco franca e pittoresca , ma li ha disseminati con un movimento vivace per i boschi della Sila ; e basta . I suoi racconti sono troppo esteriori , ma hanno tutti i vantaggi dell ' esteriorità : sono plastici , sono drammatici , sono vivi ; i suoi racconti sono troppo selvatici , ma hanno tutti i vantaggi della barbarie : sono freschi , sono robusti , sono sani . Del resto il Misasi , quando vuole , sa anche addentrare nel cuore umano gli aculei dell ' analisi : i lettori della Bizantina possono dire con quanta sottigliezza , con quanto fortunato acume egli abbia sfruttata l ' anima delle monache . Io dunque , dolente di non potermi fermare più a lungo con lui per essermi troppo fermato con gli altri , gli do un consiglio : impari bene il tedesco , il russo , l ' inglese e lo spagnuolo , e studii , studii con un metodo severo tutte queste letterature ; poi consacri molto tempo e molte fatiche e molto ingegno ai nostri novellatori , dal Boccacci al Machiavelli ; poi se gli pare opportuno , legga anche il Panciatantra . Farà qualcosa di meglio che non abbiano fatto quelli della lega lombarda stipendiati da Casa Treves .