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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"BOTTAI GIUSEPPE"
L'ILLEGALISMO FASCISTA ( BOTTAI GIUSEPPE , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Il 1922 fu , per il Fascismo , l ' anno del dinamismo squadrista . Dalle piccole e limitate azioni del 1921 , attraverso esperimenti di mobilitazione in grande stile , si giunse alla Marcia , primo esempio di rivoluzione politica svoltasi con la metodicità e il sincronismo caratteristici dei fatti guerreschi . Gli avversari , di cui si constatò e provò in quell ' anno l ' impotenza fisica e morale a contrastarci il cammino vittorioso , tentano di sminuire l ' importanza militare dell ' azione fascista del 1922 , in ispecie dell ' ottobre . A parte il fatto che il togliere alla nostra forza accresce la misura dell ' altrui viltà , non è consentibile prendere sul serio dei giudizi dovuti al senno d ' una classe politica , che fino alla vigilia del Congresso di Napoli ignorava il Fascismo come fattore politico nazionale . Chi , come noi reduci della grande guerra , ha potuto vivere il Fascismo senza le facili infatuazioni eroiche di chi , per età o per altro , non portava in sé dalla trincea l ' esperienza dura del sangue e della morte , può attestare , senza bisogno di dar fiato nelle trombe , che lo sviluppo dell ' azione fascista , tra la fine del '21 e l ' ottobre del '22 , fu , nell ' insieme e nei capitali episodi che qui non occorre ricordare , di linee propriamente guerresche : operò in essa , cioè , la potenza alta , nobile , necessaria per cui i grandi moti spirituali avvengono . Al diverbio , all ' alterco , alla zuffa , alla contesa , alla rissa in cui la litigiosità misera e guardinga degli avversari sciupò ogni virtù tattica , la combattività irrompente , audace , generosa del Fascismo contrappose l ' azione vasta e decisiva , e la lotta , che avrebbe forse ancora a lungo crepitato tra casa e casa , da siepe a siepe , imboccò la grande strada di Roma , verso la determinazione storica dei suoi fini . Nell ' anno 1922 la potenza spirituale del Fascismo si espresse nel massimo di potenza materiale ; al « manganello » dei castighi paesani si sostituirono le armi delle ore decisive . La violenza si risolse storicamente nel grandioso fatto compiuto . Nel 1923 la nostalgia dell ' azione è l ' elemento fondamentale del complesso stato d ' animo del Partito Nazionale Fascista . L ' esercito delle camicie nere , sorpreso dal subitaneo sistemarsi dello sforzo rivoluzionario nell ' azione metodica di governo , ripiega i ricordi . Ogni richiamo e ogni ammonimento urtano contro l ' insofferenza di giovani , non giunti ancora a stabilire un rapporto tra l ' ardimentoso sacrificio di ieri e il monotono sacrifizio di oggi nelle varie fasi della ricostruzione . Da questo stato d ' animo procede l ' illegalismo fascista e per questo stato d ' animo si giustifica . L ' impazienza degli avversari non ha ragion d ' essere ; non ha , sopra tutto , ragion di divampare in sterili invettive , che creano , di rimbalzo , noiose complicazioni . Non si smobilita in un giorno un esercito , non si placa in un giorno il suo cuore esagitato dalla battaglia . Ma questo reale stato d ' animo non ci preoccupa . Conosciamo la docilità della massa fascista nelle grandi direttive spirituali e politiche . Sappiamo che la si può condurre dove si vuole , anche a forme di vita il più possibile diverse da quelle del passato . L ' indisciplina dei gregari è , quasi sempre , un riflesso dell ' incomprensione dei capi . È d ' uopo avere il coraggio di affermare questa elementare verità . Il 1923 è ricco di documenti che valgono a provare il nostro asserto : proclami altisonanti , manifesti retorici , appelli enfatici , tutt ' una serie di scritti , di atti e di detti non precisamente utili a risolvere in serena e cosciente operosità la nostalgia e il rammarico lievitanti nell ' animo dei fascisti . C ' è una retorica fascista che fa più male alla nostra causa di mille articoli di opposizione : è la retorica del coraggio , esibito , scodellato , servito in tutte le salse , è la retorica cafona dei comizi domenicali , dei giornali diretti e scritti dagli illetterati , è la retorica infeconda degli uomini che nel passaggio dall ' agitazione alla calma sentono il proprio annullamento . Bisogna veramente torcere il collo alla mala bestia . Bisogna rasserenare il nostro linguaggio , scegliere le nostre parole , meditare i nostri discorsi . Le indigestioni di squilli di guerra e di diane e di rulli di tamburo fanno male alla salute . Il nobilissimo messaggio , che il Direttorio Nazionale ha indirizzato fascisti in principio , è illuminato d ' un senso nuovo di vita riposata e armoniosa : possano i truculenti amatori della violenza verbale trarne insegnamento . Le parole grosse non generano i grandi fatti : il « manganello » dopo la rivoluzione è uno strumento ridicolo ! Nella marcia su Roma la violenza fascista trovò la sua pratica risoluzione . Quel che ne sopravvisse si espresse in gesti inutili , antistorici . Il 1923 comportò , tutta via , un vasto residuo sentimentale di quella violenza . Nel 1924 noi dovremmo realizzarne la completa scomparsa . Ormai , dopo il coronamento vittorioso della gesta rivoluzionaria , la violenza non può tornare ad essere se non rissa , litigio , altercazione : non serve , quindi , mantenerla viva ; serve , piuttosto , sedarla , perché la cronaca non si ripeta a scapito della storia , e perché la magnifica forza delle camicie nere non può , in ogni caso , che avere esplicazioni logiche , guidate da una lucida volontà dall ' alto , secondo direttive ben definite e scopi essenziali al divenire del Fascismo . C ' è un circolo vizioso entro cui nostri uomini e alcuni avversari vanamente si dibattono : è il circolo delle parole superflue , inspirate , a quelli e a questi , da un ' incomprensione fondamentale della Marcia , che agli uni appare come una enorme spedizione punitiva suscettibile di episodiche ripetizioni , agli altri come evento superabile e superato verso sospirati ritorni . Se , invece , la rivoluzione fascista apparisse a tutti quello che irreparabilmente è , una discriminazione assoluta di tempi , per cui e le antiche tattiche politiche e i metodi stessi onde la rivoluzione trionfò non sono più possibili senza gravi perturbazioni , e , da ognuno , si sentisse il dovere d ' un linguaggio più onesto , più alto , più limpido , quale la raggiunta sistemazione sociale esige , noi potremmo , alla fin fine , uscire dal dibattito noioso d ' una retorica e d ' una dialettica , superate nella coscienza dei buoni cittadini : la retorica nostra e la dialettica degli avversari , che a un solo effetto riescono , a quello di eccitare e giustificare l ' illegalismo residuo . Il popolo è sano , non chiede che di lavorare : facciamo sì che contro la sua stessa volontà e il suo stesso interesse l ' illegalismo delle parole non crei l ' illegalismo dei fatti !