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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"CRESPI ANGELO"
IL CREPUSCOLO DI UN MITO ( CRESPI ANGELO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
La guerra attuale semina il mondo di nuovi germi di vita nel momento stesso in cui lo cosparge di morti e di feriti . E tra i morti maggiori sono molti dogmi , molti miti politici , sociologici , economici . Uno dei massimi e dei più funesti è quello del materialismo storico . Ci porge l ' occasione di celebrarne la « débacle » Filippo Carli con la sua opera su « La ricchezza e la guerra » (F.lli Treves , 1915 ) , un ' opera che , se non scientificamente originale e profonda , è però tra le migliori opere di esposizione chiara e sistematica delle cause profonde dell ' attuale conflitto , che siano apparse in Italia ed all ' estero ; per di più è un ' immensa raccolta di dati ben raccolti e catalogati . La dovrebbero leggere e meditare soprattutto quei pubblicisti e demagoghi del partito socialista ufficiale che con petulanza e sicumera pari solo alla loro incoscienza vanno pappagallescamente ripetendo , nei loro giornali e nelle loro riviste , che questa immensa catastrofe è la riconferma dei principi del marxismo e li lascia perfettamente immutati e immutabili . Il Carli mostra anzitutto , comparando l ' aumento di popolazione e di produzione degli Imperi Centrali , della Russia , della Francia e dell ' Inghilterra , che nessuno di questi paesi era anche solo remotamente minacciato dal pericolo di vedersi venir meno i mezzi di sussistenza ; non la Francia perché la sua popolazione è stazionaria ; non la Russia perché la sua ricchezza potenziale è enorme e la sua densità di popolazione è minima ; non l ' Inghilterra perché la sua ricchezza , pur in anni recentissimi , cresceva di gran lunga più rapidamente che la popolazione e perché essa aveva trovato modo di alimentare la sua crescente popolazione con le sue crescenti esportazioni di manufatti in cambio di materie prime e di grano acquistati da paesi nuovi fertilizzati con i suoi capitali ; non la stessa Germania , la cui emigrazione era ridotta quasi a zero , e che anzi vedeva aumentare l ' immigrazione operaia straniera e la reimmigrazione dei tedeschi già arricchitisi nel Nord America ; sì che essa non sapeva neanche trovar emigranti per le sue colonie e li trovava in quantità maggiore di gran lunga , se mai , per gli Stati Uniti e le colonie inglesi . Dopo questa analisi della situazione demografica , il Carli passa all ' analisi della situazione economico - capitalistica specie della Germania e dell ' Inghilterra , che sono dai più considerate come le due massime rivali . Ed anche da questa analisi risulta lampante come la luce del sole , che , « economicamente » , non vi era alcun possibile antagonismo , alcuna inevitabile causa di guerra . L ' Inghilterra col suo libero scambio e con il principio della porta aperta e dell ' uguaglianza di opportunità aveva risolto in modo perfetto il problema di far progredire la sua economia d ' accordo con quella di tutto il mondo . Essa aveva capito che più in Inghilterra e nel mondo intero si eleva il tenore di vita delle masse , ciò equivale alla creazione di nuovi mercati , e che il mondo ampliandosi per così dire con l ' espandersi della capacità di consumo dell ' uomo , non c ' è pericolo alcuno che ci siano troppi uomini o troppi capitali per appagare i bisogni umani e che in questo compito non solo v ' è posto per tutti , ma vi sarà per tutti posto crescente . La Germania , a sua volta , nella misura in cui la sua produzione agricola interna , per quanto enormemente progressiva , non bastava più a nutrire la sua crescente popolazione , aveva cominciato a provvedervi come già aveva fatto l ' Inghilterra , comperando il fabbisogno alimentare necessario con l ' esportare manufatti , e veniva ad avere sempre più in comune con l ' Inghilterra l ' interesse a che nel mondo i mercati si mantenessero o divenissero aperti . Lungi la Germania dall ' essersi sviluppata industrialmente e commercialmente a spese dell ' Inghilterra , le statistiche dimostrano che tra le due s ' era stabilita una specie di divisione del lavoro , e che l ' una era la miglior cliente dell ' altra ; e l ' Inghilterra lungi dal decadere vedeva aumentare la sua ricchezza per abitante , nonché la sua esportazione per abitante più rapidamente che la Germania . Essa non si oppose neanche alla espansione coloniale tedesca ; anzi si può dire che le colonie tedesche nell ' Africa sono territori già rifiutati dall ' Inghilterra , nonostante che ad occuparli essa fosse stata , in qualche caso , invitata anche da commercianti e missionari tedeschi . Dove erano adunque le cause « economiche » di conflitto , egregi signori del materialismo storico ? Indubbiamente v ' è un senso in cui può dirsi che il conflitto ebbe cause « economiche » ; ma allora occorre precisare il significato di questo aggettivo usato spesso tanto male a proposito . Non esistevano cause « economiche » del conflitto se si vuol dire che non esistevano nel mondo ostacoli a che i bisogni del popolo tedesco fossero adeguatamente soddisfatti e che la produzione tedesca fosse adeguatamente rimunerata dato il gioco della domanda e della offerta delle merci , dei servigi e dei capitali . Che se si vuol invece affermare com ' è conforme a verità che il conflitto è nato dal fatto che la Germania col protezionismo , coi sindacati industriali , con la concentrazione bancaria , con l ' infiltrazione di personale tecnico in aziende industriali e finanziarie estere e col « dumping » , cercava di asservire alla propria le economie degli altri paesi e che questi sentendosi minacciati reagirono , e che da questa azione e reazione è nata in ultima istanza la guerra , allora è chiaro che il conflitto non ha cause economiche , ma politiche . La Germania a cagione dello spirito di dominazione derivatole dalla sua tradizione militare e dal modo militare e autocratico in cui s ' è compiuta la sua unità nazionale è venuta a considerare con spirito e concetti « militari » anche i suoi problemi economici . Lungi dal vedere , come l ' Inghilterra , che a nutrire la crescente popolazione si provvede comperando con manufatti da esportare il grano da importare , che i vincoli economici non creano dipendenze ma interdipendenze tra i popoli , e che l ' espansione dei bisogni umani è indefinita e crea indefinitamente nuovi mercati , essa si lasciò dominare dall ' incubo che a un certo punto gli altri paesi volessero chiudere le porte ai suoi prodotti , e costringerla così alla fame e alla miseria interna . Mossa da spirito di egemonia si credette minacciata dall ' egemonia altrui e si diede a usare tutti i mezzi economici e politici a scongiurare questo pericolo e dato questo suo incubo la sua soluzione non poteva essere che una sola : per non esser asservita doveva asservire ; per non esser vittima del monopolio altrui doveva crearsi e mettersi in grado di difendere con tutti i mezzi il monopolio proprio . Ecco come militarismo e industrialismo , che ad Erberto Spencer parevano termini antitetici , ai pensatori tedeschi paiono termini complementari ; il militarismo serve a creare e sostenere l ' egemonia industriale : « Weltmacht oder Niedergang ! » . Se questa analisi della situazione dataci dal Carli , dal Prato , dal Millond e da altri è fondata , il materialismo storico è spacciato . Le forze economiche di per sé tendono ad eliminare le porzioni monopolistiche sia nei singoli paesi che nel mondo intero . Il sistema industriale inglese aveva risolto il modo di svilupparsi armonicamente con l ' economia mondiale ; se il tedesco non ha fatto altrettanto ciò è dovuto non a cause economiche , ma alla storia politica , alle istituzioni , allo spirito del popolo tedesco cui già Tacito , ricordato da von Bülow , rimproverava la proclività all ' invidia . L ' industrialismo moderno , dunque , non può essere di per sé reso responsabile della catastrofe attuale ; esso ha agito solo come strumento di altre cause : in Inghilterra come strumento dello spirito di libertà sprigionantesi da tutto il suo sviluppo storico ; in Germania come strumento dello spirito di monopolio e di dominazione sprigionantesi da tutta la tradizione storica , prussiana . Il fenomeno economico è solo un fenomeno fra tanti altri ; per di più è un fenomeno dello spirito . Il processo per cui coordinando vari elementi della produzione in un ' impresa si creano nuovi valori , è un processo in tutto e per tutto analogo a quello con cui il genio scientifico scopre od inventa e il genio estetico crea opere d ' arte . L ' operaio che sa fare un lavoro che un altro non sa , il risparmiatore che sa collocare il suo risparmio ove è più richiesto e gli si promette un più alto interesse , l ' imprenditore che concepisce un impiego più rimunerativo di lavoro , di capitale e di terra e sa ai detentori di questi elementi ispirare il credito necessario , compiono un ' opera di sintesi creatrice quanto ogni Edison od ogni Wagner . La produzione economica è solo una fra tante forme in cui lo spirito reagisce alle condizioni d ' esistenza e da ostacoli le trasforma in istrumenti della sua potenza . La storia non è così un fatale sviluppo dialettico e non è nemmeno un rigido processo meccanico - causale . La storia è l ' affermarsi della potenza liberamente creatrice dello spirito che nei massimi ha nome di genio , ma in qualche grado esiste in tutti contro il meccanismo e l ' inerzia delle abitudini e delle convenzioni , contro la bruta tirannia del mero numero , della mera quantità , della mera massa . E non occorre alcuna teorica pseudofilosofica dell ' economia e della storia per giustificare la nostra fede in un miglior avvenire umano e i nostri sforzi per attuarlo . Basta sentire entro di noi , in grado anche umile , questo impulso creatore , questo infinito vivente che cerca espressione in atti , in leggi , in istituti , in anime più grandi di quelle che ci attorniano , basta nutrirlo costantemente del meglio che la storia mette a nostra disposizione , basta svilupparlo coraggiosamente in tutti con l ' educazione , basta alla sua luce chiedere ad ogni fatto quotidiano la sua funzione possibile nelle nostre vite , per sentire che non v ' è sforzo nobile e generoso in cui esso non vibri e a cui esso non dia efficace sanzione . Questo senso d ' intima libertà basta da solo a giustificare la fede in ogni conato e forma di libertà . Ecco perché seppellendo insieme a tanti altri miti funesti il materialismo storico l ' attuale catastrofe compie una funzione immensamente benefica ; ci toglie alla tirannia delle cose , ci restituisce alla libertà di noi stessi . Gli è che l ' attuale catastrofe è una immensa catarsi , una sublime purificazione , un rogo di tante cose perverse ; non è tanto un conflitto di interessi , quanto un conflitto di principi vitali e cosmici , di modi d ' intendere la vita e i suoi doveri . Il conflitto tra gli Imperi Centrali e l ' Intesa , tra materialismo storico e idealismo creatore , è il vecchio eterno conflitto tra lo spirito d ' asservimento e lo spirito di libertà .