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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"RATTO MARIO"
StampaQuotidiana ,
L ' incapacità odierna dei governi italiani a svolgere una politica da grande potenza , in armonia con la posizione storica della Nazione la quale non può né deve rinunciarvi , pena la vita e la fortuna dei suoi 40 milioni di abitanti risiede essenzialmente su due ordini di fattori , solo apparentemente contraddittori . Il primo consiste nella già rilevata instabilità e discontinuità di governo , che il parlamentarismo rende sempre più radicata nelle consuetudini politiche del Paese ; il secondo è nel dominio assoluto e continuativo della burocrazia , che muove e guida i governi , secondo le sue vedute particolari , all ' infuori di ogni pronta volontà nazionale o del cosiddetto legislatore e tanto meno dei delegati parlamentari posti a capo dei dicasteri . La discontinuità dell ' azione governativa e la continuità dell ' azione burocratica , anziché contrastarsi e correggersi o integrarsi per un fine socialmente utile , si sommano invece per accrescere l ' impotenza dello Stato ad iniziare la ricostruzione politica , economica e sociale del dopoguerra . Il mutevole avvicendarsi dei gabinetti , composti di figure mediocri , senza idee proprie , moltiplica gli errori , ritarda le decisioni sugli affari di ordinaria amministrazione , complica lo studio dei problemi d ' importanza nazionale . La persistente presenza di una mentalità burocratica nelle fucine legislative dei Ministeri , consolida gli errori , ne impedisce la correzione , ne prolunga gli effetti nel tempo , preparando il terreno giuridico fatalmente favorevole alla ripetizione di errori similari . Non potrebbe spiegarsi altrimenti la odierna crisi di funzionamento dei governi e del Parlamento , nell ' azione politica e nell ' attività legislativa . I ministri prendono a prestito idee dai direttori generali ; il Parlamento approva , spesso senza rettifiche se non di dettaglio , le leggi ideate , preparate e redatte fuori di esso . Governo e Parlamento hanno abdicato le proprie funzioni nelle mani di una vera dittatura invisibile ma potente . È giuocoforza riconoscere che questo fattore consuetudinario della potenza burocratica , anziché temperare , correggere e frenare il regime parlamentare , secondo i dettami e gli scopi di una grande politica nazionale , serve oggi a perpetuare l ' impotenza dello Stato a risolvere il problema nazionale . Non si può risanare il bilancio , perché non si possono ridurre le spese che alimentano la burocrazia e rafforzano il parlamentarismo : impiegati e deputati non intendono suicidarsi pel raggiungimento del pareggio . Perciò il metodo inglese delle economie è inimitabile e inattuabile in Italia . Non si possono riordinare i servizi pubblici , il cui costo è progressivo per lo Stato mentre l ' utilità di essi scema pel pubblico , perché vi osta il meccanismo dei ruoli organici e traverso il quale si moltiplicano uffici e sperperi di denaro pubblico , allargando la base del dominio burocratico . Nelle ferrovie vi sono 42 mila funzionari giudicati superflui dalle competenti autorità e che si potrebbero eliminare anche senza riduzioni di servizio pubblico . Ebbene non si riesce a licenziarne nemmeno una parte e bisogna attendere che se ne vadano spontaneamente , in un periodo più o meno lungo di anni . Quanti ? Vi sono nell ' amministrazione ferroviaria degli avventizi , maschi e femmine , che non hanno nessun diritto acquisito di restarvi . Le occasioni propizie per disfarsene non sono mancate : lo sciopero ferroviario , l ' agitazione e l ' entrata dei mutilati , in conclusione : sono rimasti avventizi , donne e mutilati . Occorre oggi un direttore delle Ferrovie energico , fattivo , competente , al quale urge affidare delle responsabilità ; la sua nomina sollecita al posto vacante è invocata dai partiti nazionali , dalla stampa , dai parlamentari , dalla parte migliore dell ' opinione pubblica . Tutto questo non basta : occorre che il Consiglio dei Ministri si aduni ripetutamente e discuta , senza concludere , o per concludere , sulla divergenza delle opinioni , che occorre prima un programma e poi un direttore . E si può proseguire . Nell ' amministrazione postelegrafonica aumenta il disordine ; esistono alle poste criteri amministrativi del tutto differenti da quelli in auge presso i telefoni . La gestione contabile di questi ultimi per mancanza di norme ben definite reca numerosi conti sospesi ed alle casse compartimentali il denaro ristagna mentre dovrebbe compiere la sua normale funzione circolatoria . Intanto il servizio è sempre più insufficiente , ed i privati organizzano trasporti automobilistici per le corrispondenze e per i pacchi , non osando più affidarli allo Stato . I furti e gli smarrimenti delle corrispondenze e delle merci in regime di trasporti di Stato aumentano : è stato dimostrato che il sistema attuale delle registrazioni per le raccomandate esonera dalle responsabilità il personale mentre ne accresce il numero al doppio del necessario . Che cosa si può fare per eliminare questi danni gravissimi per l ' economia nazionale oltre che per la vita civile ? Nulla sembra perché la burocrazia non può prendere seriamente in esame progetti di semplificazione , di sfrondamento e di riduzioni che danneggerebbero soprattutto e immediatamente se stessa . Né basta ! Mentre si accumulano accuse contro lo Stato ferroviere , postalegrafonico , commerciante , industriale e soprattutto monopolista , ecco che si vorrebbe il monopolio di Stato assoluto per le assicurazioni , rafforzando gli errori di una legge che risponde a concetti ormai sorpassati pel mutato clima politico e per la nuova situazione di fatto creatasi dopo la vittoria . Dopo la nazionalizzazione delle grandi imprese private di assicurazione che avevano sede nella sconfitta e dispersa Austria e la trasformazione dell ' Italia in nazione esportatrice di assicurazioni , si presenta la migliore occasione , oggi , per temperare e correggere gli effetti di quella legge dannosa allo sviluppo di un ' attività assai promettente ; ma nulla si riesce a fare perché l ' ostilità burocratica si impenna di fronte al pericolo di una minaccia qualsiasi , e sia pure lieve , alle aziende autonome burocratizzate , o sue dipendenti . Né , passando nel campo della vera e propria politica economica , ancora si spenge l ' eco malaugurante dell ' intenzione di insistere sull ' errore della nominatività dei titoli , giudicato tale ormai da chiunque abbia competenza economica , e , dopo il pellegrinaggio a Cavour , le voci di altre riforme finanziarie sparse da gruppi parlamentari fanno fremere di orrore il contribuente non ancora organizzato in capaci leghe di resistenza . Intanto aumenta lo sperpero del pubblico denaro per la politica di classe delle amministrazioni locali , per le cooperative , per l ' edilizia e prossimamente , per il latifondo . Ancora e sempre la burocrazia imperante ha in mano le redini di tutto questo movimento impressionante di aumento delle spese . Nessun indizio di rinsavimento appare all ' orizzonte . Nessun indizio dello sforzo ricostruttivo si scorge . La costanza con la quale si perdura in indirizzi di politica errati e si perpetuano metodi nefasti , è veramente impressionante . Orbene : non si può credere che tutte queste verità saranno sempre sterili per la coscienza pubblica . Non si può ammettere che la ribellione non si maturi ormai nella pubblica opinione . I partiti nazionali non lo possono e non lo debbono ammettere . Essi non possono certo chiedere a governi di rovesciare improvvisamente una situazione di fatto così grave e per molteplici ragioni ormai radicatesi poderosamente nel cuore della vita amministrativa . Non si può chiedere l ' impossibile . Ma essi hanno il diritto di pretendere almeno un primo atto di resipiscenza e di energia , almeno la risoluzione iniziale e di dettaglio di quei problemi che costituiscono la flora parassitaia del problema nazionale della ricostruzione . Essi domandano e debbono esigere almeno che si getti da lato la supina acquiescenza , l ' assenteismo e l ' indifferentismo dei dirigenti verso il progressivo attentato alla vita economica del Paese . Se i Governi rinunciano ancora a soddisfare a questo minimum di desiderata , essi condannano , fin d ' adesso , lo Stato a farsi integrare da forze sindacate più o meno saldamente , con un pericolo evidente di poter tralignare da buone intenzioni e propositi , e col danno certo di dover cominciare a rinnegare e distruggere l ' autorità dello Stato per restaurarla .