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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1910 TO 1940}
StampaQuotidiana ,
Noi non attendevamo affatto dall ' onorevole Giolitti e da coloro che con lui hanno accettato di essere al governo la resurrezione dello spirito nazionale , che è e dev ' essere tutt ' uno con la volontà della guerra e con la coscienza della vittoria . Se quest ' attesa fosse stata in noi avremmo tradito non soltanto il senso storico della guerra e della vittoria , che abbiamo difeso contro tutte le avversioni e tutte le deformazioni , ma anche il buon senso politico . Conosciamo la realtà mostruosa che s ' è voluta sovrapporre a mortificare , corrompere , sopraffare lo spirito nazionale . Sappiamo , per averle volta a volta definite e combattute , le forze che , derivanti dal fondo secolare ed ereditario di servitù , hanno resistito prima , poi tentato di trionfare della massima prova , affrontata e superata con la guerra e con la vittoria della Nazione italiana per raggiungere la sua unità storica di potenza europea e mondiale . Si sono chiamate socialismo ufficiale , neutralismo , vilsonismo rinunciatore e traditore della vittoria . Ad esse si è aggiunta e per esse ha prevalso un ' altra forza esterna , potentissima , la coalizione degli Alleati e dell ' Associato , sicché mentre quelle travagliavano e assalivano la formazione dell ' unità , questa si opponeva all ' affermazione di potenza . In questa realtà mostruosa , minacciante l ' esistenza stessa della Nazione dopo Caporetto , ingigantitasi nell ' antitesi alla vittoria , e che trovava figure e forze rappresentative o complicità passive in coloro stessi che avevano la responsabilità della guerra , lo spirito nazionale non ha avuto al governo alcun interprete risolutivo , capace di dominare le forze avverse . Tanto vero che , subito dopo la vittoria , gli uomini ch ' erano al governo , assunsero un contegno di difesa , come di chi dovesse accettare il compito di ridurre al minimo il danno di quelle forze avverse , non di chi sentisse col diritto e col dovere di una prova , mirabilmente superata . Tanto vero che da allora cominciò il pericolo e il danno di promesse fatte dal banco del governo e non mantenute negli atti . Non pareva tuttavia che la crisi antinazionale potesse essere unificata in un ' opera di distruzione , quando un uomo , l ' onorevole Nitti , impadronitosi con un colpo di mano del potere , esercitò questo in nome di tutte le forze avverse alla vittoria , del socialismo ufficiale , del neutralismo , del vilsonismo rinunciatore , della sottomissione alla coalizione ostile degli Alleati e dell ' Associato . In un anno l ' opera di quest ' uomo , che nel mito della guerra prenderà statura e figura di uno gnomo distruttore , attraverso la negazione della vittoria , ha attaccato l ' esistenza stessa della Nazione e dello Stato . Dopo Caporetto , bastò un fiume a separare l ' Italia dal dominio straniero . Ieri , in questa rivolta matricida , patrocinata dal governo , l ' Italia non sapeva più come e dove trovare una barriera contro il tradimento interno e l ' umiliazione esterna . Il gabinetto Giolitti , con l ' uomo che ne è a capo , è necessariamente , fatalmente , la risoluzione empirica , nel mezzo parlamentare quale è , di una superstite volontà di resistenza dello Stato e della Nazione non ad una rivoluzione , e cioè ad una violenza consapevole come strillano le nostre scimmie leniniste , ma ad una mania suicida , ad una medievale voluttà di dissolvimento , qual è stata impersonata dall ' on . Nitti . Sicché proprio noi , proprio perché vogliamo esser voce di quello spirito nazionale , che è tutt ' uno con la coscienza della vittoria , né abbiamo atteso né abbiamo desiderato tentativi verbali , nelle dichiarazioni di ieri , per ricongiungersi ad una fase storica , quella della grande guerra , che resta un fatto nazionale , dal quale l ' on . Giolitti si sequestrò . L ' atto politico , che si chiama fiducia , e che non dovrebbe esser confuso con le esigenze parlamentari , e che serba per noi intatto il valore di una comunione di coscienze , e che oggi dovrebbe esser fatto in nome dello spirito nazionale , non poteva e non può essere da noi compiuto , poiché ci era impedito dalla storia . E , diciamo la verità , ci avrebbe repugnato se ad esso l ' on . Giolitti si fosse indotto ad avvicinarsi con inaccettabili esercitazioni rettoriche . Siamo però disposti , appunto per la posizione storica che nella guerra e nella vittoria noi abbiamo mantenuta e in contrasto ha mantenuto l ' on . Giolitti , a riconoscere come una elementare onestà il proposito delle aride , scarne dichiarazioni di ieri , di fondarsi sulle constatazioni della realtà presente , sulle indicazioni di alcune cause di imponente forza materiale , per esporre un programma di governo , senza tentare di ricongiungersi o anche di inquadrarsi nel grande fatto della nostra storia nazionale , europea e mondiale . Non sum dignus , può anche aver pensato l ' on . Giolitti , e sta bene . La posizione storica del gabinetto è tutta dunque nella realtà di oggi , nella contingenza torbida dell ' ora . Non è nella storia di ieri , e vedremo quanto potrà essere nella storia di domani . Per oggi , rimaniamo nell ' oggi , dopo aver segnate le proporzioni di questo tentativo , anzi di questo proposito di governo , e possiamo , nell ' attesa degli atti , considerare il valore dell ' azione promessa . In politica estera l ' enunciazione è generica , ma nella volontà di ristabilire rapporti normali con tutti è implicita la politica di indipendenza che , nel crollo di quella comune della Intesa , deve esser ripresa . Non c ' è altro , e poteva esserci altro , ma dopo tanto logorio di promesse non mantenute , di soluzioni proposte e non accettate , anche la pausa potrebbe essere un proposito . Nella pausa una commissione parlamentare farà scuola di politica estera . Ce n ' è bisogno perché la Camera è analfabeta . Ma sul funzionamento , sui poteri , necessariamente consultivi della Commissione , soltanto la pratica darà materia a giudizio , ché nessuna cosa è buona o cattiva in sé . Noi ad ogni modo crediamo che la politica estera non è politica di segreti . Tanto vero che basta studiarla per capirla , basta sentirla nazionalmente per eseguirla . Infatti il pessimo di questa politica non è effetto di un conflitto di attribuzioni , ma è stato ed è la conseguenza del non capire e del non sentire , o del capir male e del sentire contro l ' Italia . Insomma la Commissione parlamentare può essere un mulino a vento , e non c ' è per ora da combatterla a priori . Noi intanto per essere brevi , ci possiamo risparmiare di ripetere oggi il nostro programma di politica estera , di riaffermare la volontà di impegnare per esso tutte le forze che sentono nazionalmente , e però di vegliare su qualsiasi atto del governo , dovunque se ne possano compiere . Ieri non ce n ' è stato nessuno , ma , dopo Nitti , non c ' è stato quello di sottomettersi alle imposizioni straniere . Ecco tutto . Nella politica interna sono elencati propositi di azione con una sola proposta di riforma : l ' autonomia alle provincie e ai comuni . Non è il caso di contrapporre a questa parte la solita esercitazione verbale , che affligge tutto il riformismo italiano . Si tratta di sapere , per noi , se lo Stato esisterà ancora . Nella politica economica e finanziaria è tipico il tentativo , del quale soffre la borghesia italiana da quando abdicò al socialismo demagogico le ragioni ideali e nazionali della sua esistenza storica , di difendere lo Stato e il suo credito non con un proposito consapevole e meditato , ma con una sottomissione a formule che sono state avvalorate in uno smarrimento generale di principii e per uno scopo distruttivo dello Stato stesso . L ' onorevole Nitti era riuscito ad avvalorare ancora più questa disintegrazione di criterii e di atti , continuando a predicare dal governo le necessità dei sacrifici , in modo da accreditare esso stesso la campagna contro una resistenza avida e sfruttatrice degli spostamenti di ricchezza creati dalla guerra . L ' on . Giolitti vuol tagliare il nodo gordiano . Vuole uccidere la demagogia con la demagogia . L ' errore , vecchio , è oggi portato ai suoi limiti estremi , poiché nella perpetuazione di esso si sono purtroppo consumate molte forze che potevano vincerlo . Ancora una volta l ' Italia è chiamata non ad un atto di riflessione , non ad un superamento di illuminata coscienza , non ad un proposito maturo , ma ad un esperimento sulle resistenze vive della nazione , sulla resistenza delle forze elementari di ogni ordine economico , sulla risoluzione dell ' errore nell ' accettazione dell ' errore . Questo è così tipico nella chirurgia finanziaria , ieri verbalmente adottata dal governo , che l ' on . Giolitti , dopo aver indicato alcuni modi di riduzione delle importazioni , ha taciuto del modo di assicurare le esportazioni , e cioè la produzione , e cioè l ' attività economica della Nazione , sui cui margini deve vivere una sana finanza . Ed è questo invece oggi il problema fondamentale , di ordine sociale , di iniziativa , di danaro e di tecnica , di conquista di mercati , e cioè di energia dinamica all ' interno e all ' estero , che impedisca sia l ' Italia travolta o diminuita in questa crisi di ricostituzione mondiale , che segue alla guerra . Ma già questo appartiene ad una visione più larga . E questo governo invece si confessa , in realtà , non come la reazione accusata dai socialisti per far credere che essi sono per la rivoluzione , ma come un reagente ad una minaccia di sfacelo . I socialisti , che anch ' essi sono in fondo impauriti da questa minaccia , sono stati paralizzati e forniti di un alibi con l ' accettazione di alcune loro formule . Ieri abbiamo così avuto un tentativo parlamentare di ristabilire l ' equilibrio nel mezzo , da cui le istituzioni che ci reggono , vogliono sian tratti i governi , e cioè nel Parlamento . Per avere almeno un Governo , per rappresentare lo Stato . Quanto alla Nazione , popolo , civiltà , tradizione , forza insopprimibile , coscienza e volontà avvenire , essa per ora , ha soldati , non ha quadri . Aspetta che venga la sua ora .
StampaQuotidiana ,
Ieri la Camera ha preso le vacanze dopo quarantasei giorni d ' intenso lavoro . Non diciamo che tutti i problemi che essa ha affrontati siano stati risoluti definitivamente , e tanto meno che i provvedimenti concreti da essa adottati siano tutti veramente utili e tali da non far rimpiangere la sua inattività . I provvedimenti finanziari , alla cui confezione furono dedicate gran parte delle sue fatiche , per una buona metà rappresentano più un ' offa gittata dal Governo alla demagogia , che un sistema di utili provvidenze destinate a risanare la finanza dello Stato e a liberare l ' economia nazionale dalle angustie in cui versa , e attendono di essere temperati e corretti in pratica da una saggia opera d ' interpretazione , perché il loro rendimento non vada a totale detrimento dell ' economia generale . Ma quale che sia l ' entità e la bontà delle soluzioni concrete da essa prese , un problema d ' importanza pregiudiziale , e che già era stato definito insolubile , è stato invece risoluto dalla nuova Camera , in questi quarantasei giorni di attività parlamentare , in modo abbastanza soddisfacente : ed è il problema del proprio funzionamento . Da vari anni la Camera non lavorava e la sua inattività era diventata pericolosa al Paese . Perché in astratto si può anche discutere se sia migliore un regime , nel quale la facoltà di legiferare spetti al Governo , salvo un semplice diritto di controllo al Parlamento , ma quando in concreto il potere legislativo risiede nel Parlamento e questo , per propria insufficienza , se ne spoglia a favore del Governo , il danno è grave ed evidente . Di tutti i regimi il peggiore è sempre quello della illegittimità e del disordine . E un parlamento che deve funzionare , secondo un compito costituzionale ben definito , quando non adempie al suo compito , rappresenta un principio di disordine e del peggior disordine , come quello che vien dall ' alto . Ora in Italia eravamo appunto a questo . La vecchia Camera non funzionava , perché sorpassata dagli avvenimenti e sopravvivente alla sua stessa esistenza legale . La nuova Camera non funzionava perché nata e mantenuta artificialmente in una atmosfera di faziosità . Al momento della sua nascita , il Governo , suggestionato dalla visione apocalittica dei prossimi rivolgimenti banditi dai socialisti , non ebbe cura di organizzare e ravvivare , come era suo elementare dovere , la resistenza dei partiti costituzionali . E dopo aver ceduto alla faziosità dei socialisti al momento delle elezioni , il Governo riuscì ad attrarre nell ' orbita della propria faziosità la nuova Camera , con lo spauracchio di rivolgimenti costituzionali in senso inverso . Ora come poteva funzionare una Camera , che era sorta e si manteneva sotto l ' incubo di tali speranze e di tali paure ? Come poteva essere l ' organo costituzionale normale di un regime , del quale sentiva e sosteneva la precarietà ? L ' assemblea , in tali condizioni , aveva smarrita la coscienza stessa del suo essere , non sapeva bene se fosse una assemblea legislativa o una costituente . In realtà , nata dal disordine , era diventata uno strumento del disordine . Organo sovrano di un regime , si era posta fuori e contro il regime stesso . Ora il principale merito di questi quarantasei giorni di lavoro parlamentare è appunto questo di avere ridato alla Camera la coscienza della propria funzione e al Paese la sensazione che la crisi di regime , che si era pronunziata non tanto nei fatti esteriori quanto nella coscienza del Parlamento , è stata superata . Noi dobbiamo riconoscere all ' on . Giolitti il merito di aver compiuto questa difficile opera di restaurazione costituzionale , essenzialissima alla restaurazione dell ' ordine nel Paese . E l ' ha ottenuta in un modo semplicissimo : facendo lavorare il Parlamento . L ' inattività del Parlamento era esiziale al Paese , molto più del suo cattivo lavoro , perché in essa sorge e cresce la coscienza della inattualità del regime , cioè il mito della rivoluzione . L ' on . Giolitti ha rotto il circolo vizioso : facendo lavorare il Parlamento , l ' ha fatto rientrare nel regime . Così dopo le mediocri discussioni sui provvedimenti finanziarii , siamo giunti alle ultime discussioni sulla politica estera improntate ad uno spirito nazionale che qualche mese fa sarebbe stata follia sperare dalla Camera attuale : i socialisti hanno sì ripetute le loro pregiudiziali internazionaliste ed antinazionali , ma la Camera ha potuto discutere dal punto di vista nazionale i grandi problemi della politica estera . Con che si è avuta la dimostrazione pratica che una Camera , con 156 socialisti , può ancora funzionare , restando nello spirito nazionale e costituzionale . E ciò rappresenta un largo guadagno per il Paese , che soprattutto ha bisogno di ordine . A tale restaurazione costituzionale della funzione parlamentare , ha contribuito non poco anche il giovane Presidente della Camera , il quale nel dirigere i lavori dell ' Assemblea , è stato un ottimo presidente tecnico , ma non ha mai sacrificato alle esigenze della tecnica le ragioni della dignità nazionale , dando così la prova d ' una chiara intelligenza e d ' un senso politico altissimo , che hanno finito per imporsi a tutta l ' assemblea . Ora che l ' ordine regna in alto , abbiamo ragione di sperare che il Paese possa riprendere tranquillamente l ' interrotto cammino verso le sue migliori fortune .
RITORNO ALL'ANTICO ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Il congresso di Livorno è finito come si prevedeva : con la vittoria della tendenza unitaria , la quale per quanto rappresentata essa stessa da una frazione del Partito , affermava tuttavia la possibilità della coesistenza nel Partito di tutte le tendenze , in omaggio alla formula : « libertà nel pensiero , disciplina nell ' azione » . Il congresso quindi si è chiuso senza espulsioni o scomuniche di nessuna tendenza , ma con la scomunica e l ' espulsione dello stesso Partito dalla Terza Internazionale . Questo fatto ha reso più che impossibile la compatibilità dei riformisti e dei comunisti , i quali escono dal vecchio partito nella speranza di poter formare , con la protezione della Terza Internazionale e col sussidio dell ' « oro russo » , un nuovo Partito . Resta così dimostrato che anche in Italia il socialismo non ha nessuna volontà di fare la rivoluzione « comandata » da Mosca o che viceversa ha una gran voglia di riprendere la sua vecchia funzione socialdemocratica e parlamentarista , che non ha impedito all ' Italia di restare monarchica , di fare la guerra e di vincerla . Tutto ciò non può non giovare al credito internazionale dell ' Italia e avere un ' utile ripercussione nello svolgimento immediato delle sue relazioni politiche ed economiche . Liquidata la leggenda dell ' Italia all ' avanguardia della Rivoluzione in Occidente e condannato il bolscevismo , il socialismo italiano , dobbiamo convenirne , rende un segnalato servizio non solo agli interessi italiani , nell ' ora presente , ma altresì alla causa della conservazione del regime borghese in Europa . Le decisioni del congresso di Livorno dimostrano che la rivoluzione russa non ha quella potenza di espansione , che le si attribuisce , e che la mentalità europea sa opporre alle concezioni politiche orientali una forza di resistenza , non tanto facilmente superabile , se anche nella nazione di storia più recente , il Partito socialista a caratteri più spiccatamente antinazionali trova la forza di sottrarsi al loro fascino . Vediamo ora quale è la vera faccia del socialismo italiano e quale avvenire gli è destinato dopo il congresso . Apparentemente al congresso è trionfata la tendenza unitaria , capitanata dal Serrati , la quale si dichiarava altrettanto rivoluzionaria e comunista nella sostanza quanto quella comunista propriamente detta e solo pretendeva di differire da questa nel modo di considerare i suoi rapporti di dipendenza esterna coi poteri della Terza Internazionale e i suoi rapporti di coesistenza interna con la tendenza riformista . Ma a chi ben consideri le cose , apparirà chiaro che la vittoria di Serrati è soltanto una vittoria tattica , mentre la vittoria strategica è indubbiamente rimasta a Turati . Lungi dal rimanere prigioniera della tendenza serratiana , la tendenza turatiana sarà quella che colorirà l ' atteggiamento e darà il tono all ' azione futura del Partito . Si ripeterà cioè per la tendenza unitaria il fenomeno , che già si è verificato in altri tempi per la tendenza integralista , anche essa vittoriosa nei congressi . Assolto il suo compito contingente di liquidare la tendenza rivoluzionaria , l ' integralismo morgariano scomparve tacitamente dalla storia e la vita del Partito riprese il suo ritmo normale , obbedendo al suo intimo spirito antinazionale e antirivoluzionario . Oggi Serrati adempie allo stesso officio di correttore più che di rinnovatore della vita del Partito , come già Morgari . La funzione della sua tendenza è necessariamente contingente e transitoria . Essa rappresenta una transazione necessariamente destinata a rimanere puramente intenzionale fra le forze rivoluzionarie o sedicenti rivoluzionarie , che per un momento hanno preso il sopravento , in grazia di quella maledetta mentalità di guerra che ha contagiato tutto , nel Partito , e lo spirito vero , lo spirito tradizionale e immanente , del Partito , che è semplicemente riformista ed antinazionale . La rivoluzione è ancora sempre affermata , ma come semplice millenarismo rivoluzionario , non già esigenza attuale . Il Partito , che viene fuori dal Congresso , è dunque il vecchio Partito , purificato dalla mentalità di guerra , con la sua vecchia concezione finalistica rivoluzionaria , ma con la sua anima antinazionale e le sue possibilità socialdemocratiche . Quale sarà il destino di questo Partito dell ' antiguerra nel dopoguerra ? La fortuna lo assisterà egualmente nel nuovo periodo storico , che si è aperto con la vittoria , ovvero rappresenterà un anacronismo ? La mentalità di guerra scomparirà senza dubbio anche nelle file dei partiti e delle forze nazionali , ma la mentalità della vittoria è definitivamente acquisita al temperamento nazionale e ha dato luogo al sorgere di una nuova Italia , interamente diversa dalla vecchia Italia , contro la quale l ' antico socialismo , che ora risorge , conseguì tante segnalate vittorie . A questa nuova Italia , più che alla reazione del vecchio socialismo , si deve la sconfitta del socialismo aggressivo sorto dalla guerra . Di questa sconfitta si è avvalso il vecchio socialismo che oggi sembra vittorioso . Ma rientrando nella storia , esso non ritroverà più la vecchia Italia , ma un ' Italia nuova abituata a vincere .
StampaQuotidiana ,
Elemento profondamente caratteristico della nuova situazione parlamentare , che rispecchia tutto un nuovo orientamento dello spirito pubblico italiano , è la costituzione di un gruppo nazionalista nella Camera della XXVI legislatura . Sia lecito a questo giornale manifestare la propria compiacenza per un tale risultato , a cui esso sa di avere , in parte almeno , contribuito con una ostinata propaganda più che decenne . Il nostro movimento politico ebbe fin dal suo sorgere una piccola pattuglia di punta a Montecitorio . Era composta di due o tre militanti irregolari , giunti in Parlamento con diversa qualifica , raccoltisi sotto la nostra eterodossa bandiera quale per vocazione temeraria , quale per gusto sportivo : degno fra tutti di memoria , di gratitudine e di ammirazione per l ' ardimento , per la serietà , per la fede , per il valore , Piero Foscari , che primo nella Camera italiana imbevuta di quietismo socialdemocratico , osò parlare di nazionalismo e indicare all ' Italia nel mare e oltre il mare le mète del suo volere e del suo avvenire . Qualche fortunata se pure sporadica affermazione elettorale permise ai nazionalisti di conquistare , per la XXIV legislatura , una rappresentanza parlamentare alquanto più salda , che , sfidando serenamente le impopolarità paventate dalle maggioranze , seppe presagire la guerra , dichiararne la necessità e concorrere con le altre forze lealmente nazionali della Camera a difendere la guerra stessa durante il suo svolgimento , rivendicarne i fini nazionali , custodirne i frutti vittoriosi . La dittatura sediziosa dell ' on . Nitti ottenne di ridurre nuovamente ad appena tre , con le nefaste elezioni generali del 1919 , il numero dei deputati nazionalisti ; ma per pochi che fossero gli onorevoli D ' Ayala , Federzoni e Siciliani bastarono a mettere in mora il baldanzoso autocrate disfattista e sopra tutto a denunziare i disastrosi effetti della sua politica di sistematica demolizione della vittoria . Si può ben dire che il tradimento adriatico , del quale oggi ha acquistato piena e dolorosa consapevolezza la più gran parte dell ' opinione pubblica , fu rivelato a questa dalla tempestiva , pertinace e quasi disperata protesta dei deputati nazionalisti , che ebbero poi l ' onore di guidare al non inutile cimento il manipolo degli oppositori del Trattato di Rapallo . Antesignani efficaci e sicuri di tutto quanto oggi il fascismo ha di sanamente e fortemente italiano , in tempi nei quali gli uomini del fascismo non potevano essere ancora politicamente nati o servivano con non minore entusiasmo altre idealità , i pochi deputati nazionalisti , isolati , abbandonati da tutte le vigliaccherie dei partiti medi alla tracotanza rissosa della trionfante Estrema socialista , solo nel periodo più recente sostenuti un poco dagli ultimi superstiti della vecchia gloriosa Destra liberale , fecero onoratamente per due legislature il loro dovere . Propugnarono senza timore alla Camera , la liberazione della Nazione dalla tirannide demagogica dei rossi , allorché costoro erano onnipotenti . Vi propugnarono una politica di giusta espansione nazionale , quando la codardia era , nel Governo e nel Parlamento , vantato sinonimo di saggezza e di prudenza . Vi propugnarono il rinnovamento della vita pubblica italiana , fuori delle torpide clientele oligarchiche dei partiti e degli uomini , che avevano attossicato il popolo e disgregato lo Stato . Adesso sono ritornati a Montecitorio cresciuti , ancor più che di numero , di autorità e di importanza . Stavolta essi sono , anzitutto , non più esponenti di situazioni particolari o locali , personalmente aderenti , dentro la Camera , a un dato indirizzo programmatico ; bensì rappresentanti diretti di una parte politica che ha ormai una sua forza , sia pure ancora iniziale , nel Paese , e che con questa ha tenuto gagliardamente un vasto tratto del fronte comune nell ' ultima battaglia impegnata dai partiti nazionali contro i nemici interni . Di più , se la schiera è tuttora esigua , essa compone in realtà una élite omogenea e armoniosa , in cui a parlamentari già anziani e sperimentati ma sempre ardenti di giovanile , spregiudicata combattività , sono venuti ad aggiungersi uomini di eccezionali attitudini , ognuno dei quali può dare in Parlamento un prezioso contributo alla causa e alla propaganda dell ' idea nazionalista : e già lo si vide dalla tempestosa discussione della prima tornata parlamentare , a cui tre oratori nazionalisti parteciparono , fiancheggiando cordialmente e vigorosamente l ' azione dei colleghi fascisti . D ' altra parte il modo stesso come si è pervenuti alla costituzione del gruppo , senza accattare inscrizioni di qua e di là pur di ingrossare le file , ma curando solo l ' identità delle convinzioni e dei propositi , è stato in un momento in cui altri aggruppamenti parlamentari danno così grottesco spettacolo di opportunistiche fusioni e confusioni un esempio unico più che raro di sincerità politica ; qual è stata anche la prontezza coraggiosa con che un Paolucci , un Gray , un Siciliani , alieni da ogni vieto calcolo di convenienza egoistica , hanno risoluto delicate posizioni elettorali che troppi altri avrebbero desiderato perpetuare in un fruttuoso equivoco . Necessariamente autonomo per la dottrina originale e profonda a cui si inspira e per la ferrea disciplina ond ' è vincolato , cosciente delle proprie possibilità ma legittimamente orgoglioso della propria missione , il gruppo parlamentare nazionalista non pensa ad assorbire alcuno né teme di essere comechessia assorbito o rimorchiato da altri . Esso intende tuttavia offrire , e offrirà certo , nella situazione presente , la misura massima della sua capacità di azione positiva col cooperare a un grande compito politico e storico : la risurrezione di una Destra nazionale nella Camera italiana . L ' appello schietto dei deputati fascisti trova una rispondenza viva e spontanea , oltre che nella volontà dei nazionalisti , nella condizione obiettiva delle cose , che , a malgrado di ogni proclamato o sottinteso dissenso , accomuna fatalmente oggi e accomunerà domani quelli che fino a ieri combatterono insieme per la stessa fede . E coi liberali dell ' antica Destra i nazionalisti hanno legami di indimenticabili mutue solidarietà che , anche volendo , non si potrebbero infrangere . L ' alleanza di queste energie sane sorge dunque naturalmente , per contrapporre con virile concordia ai verbalismi equivoci e presuntuosi della molteplice socialdemocrazia , paraninfa compiacente fra Turati e Cocco Ortu , le ragioni nude e perenni della realtà nazionale . Sarà una lotta aspra , lunga , incessante , difficilissima . Ma averla provocata , dopo tanti anni da che gli avversari si erano assuefatti a trionfare senza combattere , è già aver dimostrato di saperla vincere . E la Destra nazionale la vincerà .
CONTRO IL NITTISMO ( - , 1921 )
StampaQuotidiana ,
Mentre il Governo abolisce il monopolio del caffè e i commenti degli economisti « del senno di poi » vengono a dire quello che noi da un pezzo sapevamo , e cioè che questo monopolio non solo non ha reso nulla allo Stato , ma si è risolto effettivamente nella perdita di qualche milione , l ' on . Nitti cui spetta la gloria di questi nefasti monopolistici , lotta nella nativa Lucania a riconquistarsi il pericolante favore degli elettori con tutti i lenocinii della sua consumata arte politica . Che un ex Presidente del Consiglio , meridionale per giunta , debba , a nemmeno un anno di distanza dall ' abbandono del potere , temere la sorte dell ' urna se non precisamente per sé , certo per i propri compagni di lista , è fenomeno nuovissimo nelle cronache politiche italiane ed è , soprattutto , gravemente dimostrativo nei confronti dell ' on . Nitti . A spiegarlo , non basta l ' accanimento degli avversari politici , anche se questi avversari politici abbiano la forza e l ' abilità dell ' on . Giolitti . Se la Basilicata che era il feudo politico di Francesco Nitti minaccia di abbandonarlo , oggi , vuol dire che tutto il sistema politico che nel nittismo si riassumeva , è condannato inesorabilmente ; vuol dire che la caratteristica che le imminenti elezioni vanno assumendo , è precisamente questa : « contro il nittismo » . Così considerato , l ' episodio dell ' accanimento che i nittiani portano nella lotta elettorale della Basilicata , diventa l ' esponente della situazione elettorale del Paese . Gli stessi blocchi nazionali , che cosa sono mai se non la difesa della Nazione fatta dalla Nazione stessa contro i pericoli mortali formati attraverso e grazie alla politica nittiana ? Basti osservare il nucleo centrale che dovunque li informa per convincersene . Questo nucleo è , dovunque , costituito dai nazionalisti e dai Fasci . Ora , che cosa sono i Nazional - Fascisti se non la reazione spontanea formatasi nell ' elemento più giovane , più ardito , più saldo del Paese contro quegli eccessi del socialismo degenerato in bolscevismo che avevano trovato in Francesco Saverio Nitti l ' avallante e il legittimatore ? È storia di ieri . Chi aveva permesso si formasse in Italia l ' ambiente donde scaturì l ' ultima Camera dei Misiano , dei Riba , degli Abbo , dei Giulietti , se non colui che aveva insultato alla guerra e ai suoi Martiri amnistiando i disertori , che aveva svalorizzato la vittoria prostituendo l ' Italia con tutte le rinunzie supinamente accettate ; lamentando , dal banco del Governo , in faccia al mondo intero , la miseria e la fame del Paese di contro ai pochi coraggiosi che osavano prospettare ed esaltare i diritti del sacrificio gloriosamente sostenuto ? Wilson diceva : « Fiume , no ! » e Nitti , senza nemmeno curarsi di vedere se dietro questo « no » ci fosse davvero il veto degli Americani o non soltanto quello della banca ebraica internazionale , rispondeva : « Sta bene , no » . Inghilterra e Francia , alle nostre legittime richieste perché ci fosse assegnata , nella ripartizione delle fonti di approvvigionamento di materie prime e di combustibile la parte che ci spettava , rispondevano : Dei bacini metalliferi , minerari , carboniferi ? che bisogno ne avete ? Pensiamo noi a darvi il carbone e a darvi i minerali . Anzi ve li portiamo in casa con le nostre stesse navi : che volete di più ? E Nitti , supino a ringraziare : Ma benissimo ; oh quanto siete generosi ! Qualcuno tentava bene di protestare , in Parlamento e nel Paese , ma Nitti aveva trovato la formula per far stare tutti zitti : Per carità ! mi volete rovinare ? Non sapete che l ' America non ci dà più né un soldo né un chicco di grano se non stiamo zitti e buoni ? Non sapete che abbiamo la fame alle porte ? la fame e la rivoluzione ? La rivoluzione minacciava davvero . Ma creata , o almeno , permessa da lui . Fu sotto di lui , lui consenziente , che la masnada bolscevica trovò le sue più spavalde audacie : esponente di tutti gli insulti quotidiani al tricolore , la quotidiana aggressione ai militari di qualunque grado e di qualunque arma . Fu sotto di lui , lui consenziente , che Enrico Malatesta rientrò in Italia e poté organizzare , fra uno sventolio di bandiere rosse , quel giro trionfale di propaganda comunista che trovò poi la sua eco quotidiana e stabile nella Umanità Nuova e , più tardi , il suo apogeo nelle bombe del Diana . Sotto di lui , infine , che gridare : Viva l ' esercito ! Viva l ' Italia ! fu considerato sedizione e l ' esporre il tricolore , provocazione delittuosa . Né meno grave di questa , politica e diretta , è la responsabilità di Francesco Nitti nello svolgimento della vita economica del Paese durante il suo avvento al potere . Nessuno dei problemi che erano imposti , e urgentemente , dalla necessità del riassetto e della ricostruzione , venne da lui risolto . Viceversa , si affermò attraverso due capisaldi economici ugualmente disastrosi : i monopoli e gli aggravi fiscali . Coi primi rovinava il commercio del Paese ; con l ' altro rovinava le industrie colpendole nel momento in cui esse dovevano superare la doppia crisi del passaggio dalla guerra alla pace e della intensificazione della produzione imposta , quest ' ultima , e dalla necessità di ridurre al minimo le importazioni dall ' estero e da quella di assicurare lavoro alla larga disponibilità di mano d ' opera che la cessazione della guerra gettava sul mercato . Fu in questo momento che il Nitti mentre da una parte liquidava la situazione delle industrie , nei rapporti con il Governo , con uomini che erano gli esponenti dei criterii e dei postulati dell ' alta banca internazionale escogitava dall ' altra il decreto sulla nominatività dei titoli che veniva a distogliere il capitale privato dall ' impiego in titoli industriali . Fu in questo momento che egli cedette al Giulietti , a prezzo vilissimo , i vapori per la costituzione di quella « Cooperativa Garibaldi » , che doveva essere non soltanto un termine di concorrenza sleale contro i piccoli armatori che costituiscono per tradizione la forza intima della Marina mercantile italiana , ma ancora e purtroppo , il seme del bolscevismo trasportato in seno della Federazione Marinara ed esaltato , attraverso la bandiera rossa comunista issata sull ' albero maestro dei vapori della Cooperativa . Prosperava l ' impresa Giulietti sotto le ali protettrici del Nitti , ma intanto rimanevano invece inascoltate le richieste , i memoriali , le esposizioni degli armatori , dei costruttori navali , degli uomini politici che prospettavano al Governo l ' urgenza di provvedimenti realmente efficaci a favore della marina mercantile , l ' urgenza , soprattutto , di dotare l ' Italia di un tonnellaggio adeguato ai nuovi bisogni della sua nuova vita . A tutte queste proposte e richieste , Nitti rispondeva portando Villa e De Vito al Ministero dei Trasporti e avallando i disastrosi decreti del primo e la statizzazione dei giacimenti ligniferi fatta dal secondo . Che un uomo della competenza dell ' onorevole Nitti in materia di economia statale passasse così di errore in errore in buona fede , è inammissibile . Nessuno potrà mai credere che egli non vedesse quale disastro rappresentassero per il Paese la sua negativa politica commerciale ; la sua coercitiva e paralizzante politica industriale ; la sua disastrosa politica dei trasporti ; la sua catastrofica politica degli approvvigionamenti ; la sua avida politica fiscale ; la sua criminosa politica demagogica ; infine , la sua concezione meramente opportunistica del potere per cui ogni fattore della vita nazionale diventava per lui soltanto strumento di dominio e non elemento da adoperare in armonia con gli altri per il bene comune . E allora ? E allora dobbiamo concludere che nel concetto dell ' on . Nitti , governare non significava più mettere le proprie forze al servizio del Paese , sibbene , asservire il Paese alla propria ambizione e le risorse del Paese al proprio particolare interesse politico . Questo il suo concetto ; questa la sua opera ; questo il suo delitto . Delitto ; ché , per giungere al proprio fine e per mantenere il potere ad ogni costo , egli non esitò a servirsi di ogni mezzo , anche di quelli che , come il bolscevismo accarezzato dal suo bisogno di crearsi un appoggio anche nella demagogia diventavano pericolo mortale per il Paese . Fosse venuta davvero la rivoluzione , egli avrebbe sfruttata anche questa . Ché , per la sua amoralità politica , ogni carta era buona in quel giuoco che per sventura nostra si chiamava Italia . Tutto stava nel gettarla in tempo sul tappeto . Questo , l ' uomo che per troppo tempo ha arrischiato nel calcolo delle probabilità del profitto suo personale la vita del Paese ; l ' uomo che pensa di poter riprendere il giuoco ; l ' uomo che , per rifarsi il prestigio perduto anche in quella non difficile terra che è la sua , va promettendo agli elettori della Lucania che nel novembre prossimo egli riavrà sicuramente il potere . Uva acerba , anche per la vecchia volpe di Muro Lucano . E speriamo che il blocco nazionale delle elezioni le impedisca per sempre di maturare . Nel fascio degli antichi littori , c ' era anche la scure !
StampaQuotidiana ,
La Giunta Esecutiva dell ' « Associazione Nazionalista Italiana » ha lanciato il seguente manifesto al Paese : « Il nazionalismo italiano non improvvisa il suo programma e rifiuta di adattarsi ad un programma elettorale . Esso porta nella lotta delle " unioni nazionali " cui ha partecipato con disciplina italiana senza egoismi di partito , intatto il suo fervore , intatte le sue affermazioni di dottrina , continuata la sua azione politica , provata nei fatti la sua fede . Queste elezioni sono un revisione , una contrizione , una sconfessione per tutti tranne che per il nazionalismo . I socialisti , che pretendevano annientare la Nazione e la sua vittoria nell ' internazionalismo della Russia bolscevica , sono in contesa e si sconfessano a vicenda , sottomettendosi ipocritamente , dopo il tentato matricidio , alle supreme verità nazionali , alle sole verità , da noi soltanto tenacemente affermate contro tutte le loro negazioni , contro tutte le complici ideologie dell ' internazionale bianca , del vilsonismo e del liberalismo socialdemocratico . I partiti e i gruppi costituzionali che non avevano più osato , di fronte alla sopraffazione socialista , assumere la responsabilità della nostra guerra , quale è stata nella storia del conflitto europeo , e cioè un atto di volontà consapevole e decisa quale noi soli sempre lo abbiamo ricordato con giusto orgoglio agli Alleati e ai nemici ; che non osavano più esaltare la vittoria , quale è stata nella storia del conflitto , e cioè una vittoria soltanto italiana , di virtù e di sacrifizio italiani contro il potente secolare nemico , quale noi soli sempre abbiamo ricordato con giusto orgoglio e con gagliarda difesa agli Alleati ai nemici e a tutti coloro che in Italia la disertavano ; oggi , partiti e gruppi , dopo due anni di smarrimento e di sottomissione in cui avevano consentito perfino il tradimento di governo , compiuto da Nitti frenetico dilapidatore della vittoria , sono ricondotti , dallo spettacolo della viltà socialista , alla contrizione per tutti gli errori commessi . Massimo quello di non aver mantenuto la fede nell ' Italia , che noi custodimmo nel dileggio e nella derisione , quando perfino parve e fu sedizione la fede nell ' Italia e la fedeltà al grande Italiano , che la fede faceva azione , a Gabriele d ' Annunzio . Non v ' è partito , non v ' è uomo fuori degli autori della riscossa nazionale , da noi non improvvisata , ma annunciata sicura fin da quando incominciò la nostra opera , alla vigilia della guerra libica che non debba oggi domandare , in questa lotta , l ' indulgenza dell ' oblio su proprie responsabilità di deviazione o di smarrimento , se non addirittura su proprie colpe e su proprie gravi complicità antinazionali . Noi no . E questo diciamo con dolore , poiché tale verità che potrebbe essere vanità di partito è la nostra umiliazione di cittadini e di italiani . Non uno degli atti compiuti dopo la vittoria può oggi essere ricordato degno di questa , degno dello spirito e della chiaroveggenza con cui si doveva raccoglierne i frutti e affrontare la crisi mondiale del dopoguerra . Dalla patita sopraffazione degli Alleati che ci defraudava in Asia e in Africa e nella ripartizione economica della vittoria ( la quale soltanto quando ebbe bisogno del nostro aiuto decisivo fu chiamata comune ) a questo Trattato di Rapallo che , invano presentato dai rinunciatori come un atto di volontà , oggi non appare nemmeno un compromesso , ma soltanto un mostruoso abbandono alla brutalità jugoslava : dalla tentata diffamazione della guerra ridotta con faziosità parricida all ' episodio di Caporetto , dalla tentata rinnegazione dello spirito e dell ' orgoglio militari della Nazione vittoriosa , cui la vittoria era negata come una vergogna , alla distruzione dell ' autorità dello Stato , costretto ad essere servo nella difesa dei cittadini e della proprietà e dell ' ordine sociale , tiranno nella disastrosa esperienza di un socialismo di stato demagogo e saccheggiatore dell ' erario : non uno degli atti di governo compiuti può essere ricordato come una volontà nazionale , pari al sacrifizio trionfale del popolo sui campi di battaglia . Noi abbiamo la coscienza di avere domandato un governo nazionale , di avere combattuto fierissimamente negli uomini e negli atti l ' opera di una legislatura , che fu la legislatura della rinnegazione della vittoria . Noi però non dobbiamo esporre un programma . Ci basta promettere di continuare in quello che siamo sempre stati e che i fati e i fatti hanno provato essere non una dottrina di sopraffazione , come soprattutto per ignoranza è stata la nostra invano diffamata , ma un ' anticipazione appassionata e logica della storica missione dell ' Italia nel mondo , rinsaldata nella prova più tremenda che potesse imaginarsi , una anticipazione delle verità nazionali di tradizione , di civiltà , di potenza e di espansione produttiva e demografica , cui l ' internazionalismo socialista aveva contrapposto , con la pusillanime convergenza degli altri partiti , tutte le menzogne delle ideologie antinazionali e di una economia fatta di miseria comunista e di organizzazione burocratica . Noi soli non abbiamo mai concesso al socialismo e alla sua falsa utopia quello che tutti i partiti avevano ad esso concesso , credendo di aver acquistato così il loro benessere , e cioè il patrimonio più sacro : quello delle idee conduttrici della vita nazionale . Queste idee , questo spirito , questa volontà nazionali per cui soli i partiti hanno il diritto di domandare l ' esercizio del potere , e non per i soliti e facili programmi elettorali combinati con le solite smanie riformistiche noi vogliamo che la lotta elettorale si mostri capace di esprimere . Le " unioni nazionali " debbono significare la volontà nazionale dei partiti che sentono finalmente di poter governare in nome di una idea , per la difesa della Nazione e dello Stato , contro il tradimento della vittoria , contro la continuazione del disastroso esperimento di socialismo statale , fatto di statizzazioni , monopoli , municipalizzazioni che ha mortificato l ' economia e sconquassata la finanza , e cioè contro quella socialdemocrazia che , dopo essere stata complice del comunismo , si presenta oggi nella ipocrisia di Turati e dei suoi correi , pronta ad accaparrare il potere , come se le sue sconfessioni di oggi fossero un merito e non una colpa , anzi un delitto di lesa patria . Il nazionalismo che in Nitti ha combattuto il nittismo e cioè il delitto di dare l ' Italia , la Nazione , lo Stato , ai nemici della Nazione e dello Stato , non muta la sua lotta , la continua , Non per sé , ma per l ' Italia . Questa è la sua promessa » . LA GIUNTA ESECUTIVA
StampaQuotidiana ,
Il Corriere d ' Italia non sapendo più che dire , ci chiama « giolittiani » . Proprio ieri , mentre noi denunziavamo il pericolo di una ripresa della politica del nobiluomo Sforza , attribuita dalla Stampa all ' onorevole Giolitti , il Corriere si compiaceva di scrivere che noi , totalmente dimentichi della politica di Sforza , ci eravamo imbrancati nelle file giolittiane , dalle quali erano invece esulati tutti quei popolari che tanto della politica del nobiluomo Sforza quanto della politica economica dell ' on . Giolitti , erano stati complici ed esecutori puntualissimi . Ma la verità è il Corriere l ' ha capita perfettamente che il nostro atteggiamento nella presente crisi è stato determinato da motivi politici , che sono in perfetta antitesi con quelli che hanno determinata la condotta del Corriere e dei popolari . Giolitti personalmente non c ' entra . Cominciamo col constatare , che all ' inizio della crisi noi ci siamo trovati perfettamente d ' accordo col Corriere nel deplorare il colpo di mano dei giolittiani e la forma incostituzionale con cui la crisi fu determinata . Perché al di sopra di tutte le direttive politiche concrete e di tutte le opinioni in ordine al regime , noi teniamo al retto funzionamento del regime quale esso sia . Non si può difendere la causa dell ' ordine , senza volere che l ' ordine sia rispettato nelle stesse sfere , dalle quali esso deve promanare . Dopo ciò , noi abbiamo affermato la necessità di un governo stabile , sembrandoci oramai tempo di dare un po ' di requie al Paese , se non per affrettare almeno per non impedire la sua necessaria ricostituzione . Ma la situazione parlamentare , alla quale principalmente si deve aver riguardo per formare un governo stabile , era ed è tale che non offre se non due soluzioni logiche e solide : o un governo di concentrazione nazionale , caratterizzato dalla partecipazione in pieno della Destra , o un governo con la collaborazione dei socialisti . Ora l ' onorevole Orlando in un primo momento e l ' onorevole Giolitti in un secondo momento parvero gli uomini meglio indicati a realizzare la prima delle due soluzioni e i nazionalisti hanno cercato naturalmente di agevolare il compito tanto a l ' uno come all ' altro , non perché l ' uno o l ' altro rappresentassero delle soluzioni ideali , dal loro punto di vista programmatico , ma perché fra tutte le soluzioni possibili , erano quelle che avrebbero permesso di realizzare questi due fatti di grande importanza politica : la concentrazione dei partiti nazionali e l ' avvento di un governo stabile . I popolari , invece , che non solo non provano alcun disgusto , ma mostrano di desiderare la collaborazione con gli elementi antinazionali , hanno cercato invece di creare ostacoli prima alla combinazione Orlando e poi alla combinazione Giolitti . E questo è il fondo del dissidio fra noi e i popolari : il perché poi essi non temano anzi desiderino un governo collaborazionista , di chiaro significato e di sostanziale carattere antinazionale è argomento , che abbiamo illustrato più d ' una volta e sul quale ritorneremo , se occorre . Alle designazioni di Orlando prima e di Giolitti poi essi hanno contrapposto la soluzione di un governo di Sinistra , unicamente allo scopo di impedire la concentrazione nazionale e di non romperla definitivamente coi socialisti . Il nostro « giolittismo » dunque è stato determinato dai motivi opposti a quelli che determinarono l ' « antigiolittismo » dei popolari , cioè da motivi essenzialmente politici e squisitamente nazionali .
StampaQuotidiana ,
Il Corriere d ' Italia non sapendo più che dire , ci chiama « giolittiani » . Proprio ieri , mentre noi denunziavamo il pericolo di una ripresa della politica del nobiluomo Sforza , attribuita dalla Stampa all ' onorevole Giolitti , il Corriere si compiaceva di scrivere che noi , totalmente dimentichi della politica di Sforza , ci eravamo imbrancati nelle file giolittiane , dalle quali erano invece esulati tutti quei popolari che tanto della politica del nobiluomo Sforza quanto della politica economica dell ' on . Giolitti , erano stati complici ed esecutori puntualissimi . Ma la verità è il Corriere l ' ha capita perfettamente che il nostro atteggiamento nella presente crisi è stato determinato da motivi politici , che sono in perfetta antitesi con quelli che hanno determinata la condotta del Corriere e dei popolari . Giolitti personalmente non c ' entra . Cominciamo col constatare , che all ' inizio della crisi noi ci siamo trovati perfettamente d ' accordo col Corriere nel deplorare il colpo di mano dei giolittiani e la forma incostituzionale con cui la crisi fu determinata . Perché al di sopra di tutte le direttive politiche concrete e di tutte le opinioni in ordine al regime , noi teniamo al retto funzionamento del regime quale esso sia . Non si può difendere la causa dell ' ordine , senza volere che l ' ordine sia rispettato nelle stesse sfere , dalle quali esso deve promanare . Dopo ciò , noi abbiamo affermato la necessità di un governo stabile , sembrandoci oramai tempo di dare un po ' di requie al Paese , se non per affrettare almeno per non impedire la sua necessaria ricostituzione . Ma la situazione parlamentare , alla quale principalmente si deve aver riguardo per formare un governo stabile , era ed è tale che non offre se non due soluzioni logiche e solide : o un governo di concentrazione nazionale , caratterizzato dalla partecipazione in pieno della Destra , o un governo con la collaborazione dei socialisti . Ora l ' onorevole Orlando in un primo momento e l ' onorevole Giolitti in un secondo momento parvero gli uomini meglio indicati a realizzare la prima delle due soluzioni e i nazionalisti hanno cercato naturalmente di agevolare il compito tanto a l ' uno come all ' altro , non perché l ' uno o l ' altro rappresentassero delle soluzioni ideali , dal loro punto di vista programmatico , ma perché fra tutte le soluzioni possibili , erano quelle che avrebbero permesso di realizzare questi due fatti di grande importanza politica : la concentrazione dei partiti nazionali e l ' avvento di un governo stabile . I popolari , invece , che non solo non provano alcun disgusto , ma mostrano di desiderare la collaborazione con gli elementi antinazionali , hanno cercato invece di creare ostacoli prima alla combinazione Orlando e poi alla combinazione Giolitti . E questo è il fondo del dissidio fra noi e i popolari : il perché poi essi non temano anzi desiderino un governo collaborazionista , di chiaro significato e di sostanziale carattere antinazionale è argomento , che abbiamo illustrato più d ' una volta e sul quale ritorneremo , se occorre . Alle designazioni di Orlando prima e di Giolitti poi essi hanno contrapposto la soluzione di un governo di Sinistra , unicamente allo scopo di impedire la concentrazione nazionale e di non romperla definitivamente coi socialisti . Il nostro « giolittismo » dunque è stato determinato dai motivi opposti a quelli che determinarono l ' « antigiolittismo » dei popolari , cioè da motivi essenzialmente politici e squisitamente nazionali .
CODICILLI SOCIALISTI ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Quanto abbiamo scritto ieri relativamente alla riunione del Gruppo socialista che ha discusso a lungo della collaborazione e della intransigenza senza giungere a conclusione pratica di sorta , merita un piccolo codicillo . È noto che alle 19,30 l ' on . Matteotti è entrato ove il gruppo era riunito e ha portato la notizia che il Ministero Facta si poteva ormai considerare come fatto ; così che per il momento veniva a mancare ogni ragione di contese . Ma non è noto che i collaborazionisti , per paura dei « selvaggi » non hanno voluto e saputo dire chiaramente tutto il loro pensiero e che durante la radunanza si sono tenuti sul se e sul ma e sul fino ad un certo punto . Ci sono troppi causidici ci diceva nei corridoi un deputato socialista di aperta fede collaborazionista . Ma tra tutti questi « ponzadubbi » per paura , ci sono dei collaborazionisti aperti , i quali credono che si debba dire intero il proprio credo per trascinare se è possibile l ' ala sinistra su una posizione meno intransigente se non proprio a destra di colpo ; certi in cuore che il piano inclinato della politica l ' avrebbe per necessità , diciamo così , fisiche , portato al collaborazionismo completo . Le situazioni sono quel che sono e non quello che si vorrebbe che fossero ... Le mezze misure non danno frutti : l ' astensione in dati momenti a beneficio del cosidetto governo migliore o anche il voto favorevole non avvantaggiano né il gruppo parlamentare né il partito . Anzi , può danneggiarli , nel senso che l ' appoggio potrebbe dar loro delle responsabilità senza nessun corrispettivo . Insomma , si sarebbe nelle condizioni di chi vive in concubinato : tutti i guai del matrimonio senza i vantaggi . « E allora , opinarono i collaborazionisti aperti , tipo on . Zaniboni il quale ieri aveva deciso di presentare un ordine del giorno che togliesse gli equivoci non preoccupiamoci dei deliberati del passato Congresso e delle flaccide e incerte intransigenze della Direzione ; ma agiamo liberamente come gruppo parlamentare autonomo . La Direzione ci denunzierà ad un congresso da convocare al più presto e penseremo noi a difenderci e a spiegare le ragioni che ci hanno spinto alla collaborazione diretta ; alla quale presto o tardi si deve pur venire procedendo per gradi e cioè attraverso l ' astensione per il governo migliore in un primo tempo e all ' appoggio mediante il sì negli appelli nominali in un secondo ... » . Tutto ciò sarebbe stato detto se l ' on . Matteotti non fosse intervenuto a dare la notizia della risoluzione della crisi . L ' on Zaniboni , che si è posto alla testa dei collaborazionisti diretti , avrebbe espresso intero il pensiero suo e di tutti gli altri che Treves e Turati compresi non hanno ardito affrontare l ' ira dei « selvaggi » . Ma è bene sin da ora fissare questi termini del dibattito socialista sospeso per ragioni parlamentari , e che risorgerà alla prima occasione . L ' intransigenza è in liquidazione .
IL PROBLEMA CENTRALE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Con un discorso preciso e fermo , tenuto nella sede della sezione nazionalista di Milano , e che i nostri lettori conoscono , l ' on . Stefano Benni anticipava qualche giorno fa il manifesto che oggi l ' Alleanza economica parlamentare , di cui egli è autorevole partecipante rivolge al paese . Non è senza significato che nazionalisti abbiano sollecitato da un tecnico che vede chiaro in politica , come l ' on . Benni , una illustrazione del problema centrale dello Stato ; e che , parlando a nazionalisti , il deputato dell ' Alleanza economica parlamentare sia stato tratto , dopo una inesorabile disamina del deficit statale e particolarmente di quello ferroviario , ad una decisa conclusione politica , appunto quella che i nazionalisti hanno da più di un anno affermata , l ' opposizione al collaborazionismo socialista . Non è senza significato , perché è propria del nazionalismo la valorizzazione antidemagogica dei fattori della produzione del presente sistema economico , posta già al principio della nostra più che decennale propaganda ; e perché non può trarsi da un esame , come quello compiuto dall ' on . Benni , altra conclusione politicamente onesta e leale , che quella da noi patrocinata . Infatti il deficit più preoccupante è appunto quello che deriva dal socialismo di Stato , che i partiti al potere hanno per un ventennio adottato , scontando anticipatamente , a danno del paese , quella collaborazione che oggi si vorrebbe soltanto per ragioni di polizia . Il collaborazionismo socialista è però non solo in contraddizione repugnante col rivoluzionarismo di ieri ; non solo in ritardo per la stessa decomposizione del partito e della Confederazione del Lavoro ; ma anche e soprattutto in contrasto aperto con l ' esperienza disastrosa accumulata in questi anni di politica socialista per procura . Se si parlasse seriamente di collaborazionismo e cioè di un programma collaborazionista , e non del piacere di vedere Treves e Modigliani sottomessi a fare i ministri della Monarchia ( bel guadagno ! ) , o di acquistare note capacità e illibatezze come Dugoni e Vacirca , o di creare una più numerosa compagnia di ventura all ' on . Nitti , o di soddisfare la demagogia popolare degli onorevoli Mauri e Miglioli ; se si parlasse della politica da fare con i socialisti , si vedrebbe che questa è stata già fatta e con pessimi risultati . Non esiste però alcun margine per quel collaborazionismo riformistico , col quale i socialisti dovrebbero giustificare la loro partecipazione al potere . E l ' on . Labriola ne ha fatta anch ' egli in questi ultimi tempi , ampia dimostrazione . Esiste invece una necessità urgente , dominante , quella di obbedire all ' esperienza ormai chiara , e opporsi non solo alla continuazione del socialismo di Stato , ma restituire lo Stato alle sue funzioni essenziali , che non adempie , liberandolo dai deficit che lo opprimono , come vuole l ' Alleanza economica parlamentare . E questa necessità , come ha riconosciuto l ' on . Benni nel suo discorso di Milano , è nettamente anticollaborazionistica . Il problema centrale oggi è economico - finanziario . Esso è cioè antiriformistico , antiparlamentaristico , e però anticollaborazionistico . Non si può continuare nell ' inganno demagogico delle « audaci riforme » , cui troppi partiti partecipano ; non si può indulgere alle combinazioni parlamentari per fare e disfare gabinetti ; quando non si riesce nemmeno a cristallizzare il deficit , perché si continua appunto in quella politica che ha provocato e alimentato il deficit finanziario e determinata la paralisi economica . Riconoscere come problema centrale quello indicato dall ' Alleanza economica parlamentare e rifiutare il collaborazionismo è un atto solo di indispensabile lealtà politica . Non nuovo per noi , anzi definito fin dal nostro primo definirci nell ' anteguerra , quando ci schierammo risolutamente contro il socialismo di Stato , di cui profetammo i danni . E così ancora una volta tutta la falsa , calunniosa propaganda rivolta contro il nazionalismo , accusato di reazione , di cecità conservatrice verso la luce del riformismo audace , di grettezza incomprensiva dei « tempi nuovi » , è dimostrata essere quello che è sempre stata : frutto di ignoranza bestiale e di fatua chiacchiera demagogica . Noi avevamo veduto tempestivamente , nella sua unità politico - economica , il problema centrale , che oggi è confessato nelle stesse miserie del collaborazionismo , denunziato da un gruppo di deputati di varie parti della Camera , perché affiora , fra le illusioni demagogiche , in una tragica evidenza di cifre .