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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1910 TO 1940}
StampaQuotidiana ,
Che cosa si vuole ? C ' è ancora un barlume di coscienza politica , nazionale , nei crisaioli di sinistra , soprattutto democratici e popolari ? Dobbiamo credere di no ; ma dobbiamo anche parlar chiaro a costoro , se questa è ora di responsabilità . Dobbiamo credere di no , perché quando sabato il deputato nazionalista Suvich pronunciava il primo discorso consapevole , animoso , sul problema centrale di oggi : quello economico - finanziario ; e sui banchi di sinistra e di estrema si parlottava e si congiurava per tentare un ridicolo colpo da convenzione sugli infortuni patiti dalle suppellettili dell ' on . Miglioli ; l ' on . Turati , che pur dovrebbe almeno rispettare in se stesso la qualità di vecchio parlamentare , si restituì invece alla funzione di scimpanzè socialista , borbottando nella barba , rivolto al deputato Suvich : Quel signore ci disturba . Ebbene sembra che non soltanto l ' on . Turati e i suoi sozii collaborazionisti siano ridotti a questo abbrutimento di speculazione parlamentare , esemplarmente rappresentato da Menè Modigliani . No . Partecipano ad esso troppi altri . E troppi altri « sinistri » , con lo scudo crociato e senza , sotto la gragnuola dei colpi che la socialdemocrazia riceve , in Italia e fuori , ripetono ad ogni ammonimento di politica estera , di politica finanziaria , di politica interna : Quel signore ci disturba . E « quel signore » è la storia , è l ' esperienza , è la reazione delle leggi immutabili della vita contro l ' intollerabile demagogia . « Quel signore » è l ' America , che ha liquidato il vilsonismo in un regime di casa di salute e ha rifiutato ogni accostamento con la Russia bolscevica , perché bolscevica . « Quel signore » è l ' Europa , che liquida nelle relazioni internazionali e nell ' assetto di ciascun paese tutte le falsità rivoluzionarie e si irrigidisce in una difesa nazionale e imperiale . « Quel signore » è la stessa Russia , che , soppresso di fatto il comunismo , si vale dell ' etichetta del regime per tentare una politica aggressiva al capitalismo europeo e mondiale , irridendo a tutte le formule della socialdemocrazia internazionale , scodinzolante fino a ieri intorno al bolscevismo di Mosca e a quello importato in casa . « Quel signore » è l ' Italia che ha difesa la vittoria dall ' assalto più pericoloso , da quello del nemico interno ; è la Nazione che si è restituita alla coscienza dello sforzo compiuto con la guerra e con la vittoria . « Quel signore » è il fallimento della politica del socialismo di Stato , indicato in cifre insopprimibili . « Quel signore » è il crollo di tutta l ' impostura socialista del dopo guerra , che si frantuma nella fine del monopolio proletario , nel mostruoso ridicolo delle amministrazioni comunali e provinciali sboccanti nel fallimento e nella latitanza degli amministratori , in episodi quotidiani di esosità sopraffattrici o vigliacche . Tutto questo , che è la confessione quotidiana della demagogia socialdemocratica , tutto questo disturba . Il mondo va a destra . L ' Italia , che ha pagato a caro prezzo , dilapidando la vittoria , il donchisciottismo socialdemocratico e l ' esperimento bolscevico ; che ha sofferto in beni morali e materiali ; l ' Italia vuoi fermarsi su questa china sinistra . E il paese punta i piedi per non inabissarsi . Ebbene tutto ciò disturba . Disturba , perché bisogna sopprimere la storia , l ' esperienza , la volontà , con la congiura parlamentare , soltanto parlamentare . Perché proprio oggi che la politica socialista o voluta dai socialisti è in bancarotta fraudolenta , proprio oggi che i socialisti stessi sono costretti a ridursi in Montecitorio , perché dietro di loro hanno il partito in brandelli e le organizzazioni in sfacelo ; proprio oggi la speculazione della borsa di Montecitorio vuol portare alla quotazione , col collaborazionismo , questi titoli screditati . La speculazione non soltanto socialista , ma la speculazione di tutti i sinistri . E allora noi domandiamo ai crisaioli democratici e popolari se essi hanno coscienza della violenza , che si vuol tentare , di questa massima delle violenze che si vuoi tentare della Camera sul paese . Noi domandiamo a costoro , che sopprimono differenze di programmi e di indirizzi ; che osano , alcuni , parlare anche a nome della coscienza cattolica italiana ; che ignorano tutte le necessità italiane di restaurazione internazionale e nazionale , mettendo innanzi propositi di falsa pacificazione ; se essi non sentono essere questa , che essi vogliono , la massima provocazione . Contro cui si rivolta la vera sofferenza , la vera sensibilità , la vera intelligenza della Nazione . Noi domandiamo se coloro , che di fronte alla tirannia rossa tacevano e curvavano vilissimamente la schiena perché i colpi cadessero con minor forza , e che oggi , di fronte alla riscossa nazionale , fingono tanto orrore di guerra civile , solo perché , al tempo della sopraffazione bolscevica , di guerra civile non parlavano , avendo rinunziato alla lotta , avendo consegnato lo Stato e mostrandosi disposti a consegnare anche la Monarchia ; noi domandiamo se coloro che così parlano , sanno , nella loro smania di crisi che nasconde poi , con lo scudo crociato o senza , tante piccole ambizioni personali di promozioni a ministri e sottosegretari ; sanno che cosa può essere domani questa crisi di provocazione e di violenza , di vera sfida alle forze giovani e sane della Nazione . E domandiamo se proprio debbano andare direttamente o per procura al potere , coloro che una volta si vantavano capi di masse , e ora sono rifugiati a Montecitorio , come in un asilo , dopo aver disertato il loro posto di lotta e di responsabilità . I democratici , che non hanno ancora smarrita del tutto la coscienza nazionale nel servilismo socialista ; i popolari che non hanno soffocato in una torbida demagogia il senso di responsabilità , e in un abbrutimento di contingenza parlamentare il senso di una continuità di vita superiore , guardino ancora a questa realtà . Non facciano questione di ministero , come non facciamo noi . Guardino ad altro . Perché la crisi nazionale , che è nella sua fase di chiarificazione e di assestamento , potrebbe diventare guerra civile , solo se si tentasse di sopraffarlo con una crisi parlamentare , di cui del resto gli stessi fautori , pronti alla miserabile congiura quotidiana , e alla gherminella di fine di seduta , non posseggono affatto il controllo , privi come sono di effettivi propositi comuni e della scelta di un capo , che sia , non che capo di governo , almeno capo della loro masnada .
MODELLO: 1898 ( - , 1922 )
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L ' anormalità permanente della situazione parlamentare , dovuta a cause non attuali , ma remote che si riferiscono alla composizione originaria della Camera stessa , si è acutizzata in seguito alle scenate di sabato scorso . Così che voci di crisi sono già cominciate a circolare e , insieme con le voci di crisi , anche i nomi dei preconizzati successori . Sono i soliti nomi di eminenti parlamentari , che riscuotono le simpatie di tutti i partiti e che ciascun partito vorrebbe monopolizzare per proprio conto ; ragion per cui , alla stretta dei conti , devono cedere il posto a personalità di statura minore . Ma quale che sia la sorte imminente del gabinetto attuale , e quali che siano gli uomini che eventualmente potrebbero essere chiamati a comporre il nuovo gabinetto , noi contestiamo recisamente , che l ' attuale situazione politica possa essere superata mediante una nuova combinazione ministeriale e che , attraverso una crisi ministeriale , si possa sboccare ad una situazione radicalmente diversa dalla presente . La situazione nuova , auspicata non soltanto dai socialisti ma anche da molti popolari e dagli elementi più torbidi dell ' assemblea , dovrebbe essere caratterizzata dall ' esclusione dei ministri di Destra dal governo , e dal passaggio della stessa Destra all ' opposizione . Ma il passaggio della Destra all ' opposizione vorrebbe dire la guerra civile nel Paese . Un ministero contro la Destra sarebbe necessariamente un ministero di violenza . La coscienza pubblica non giudicherebbe diversamente e gli stessi socialisti non concepiscono diversamente un governo diretto a combattere con tutte le armi la volontà manifesta del Paese , che si va orientando verso destra . L ' on . Canepa lo ha detto assai efficacemente : si vuole un governo che , con gli stati d ' assedio e i tribunali militari , riduca al dovere i partiti nazionali , un governo modello 1898 . L ' on . Canepa ha perfettamente ragione ; un governo senza la Destra e contro la Destra non potrebbe essere un governo di tipo diverso . Ora quale delle personalità parlamentari , di cui si fanno i nomi , sarebbe disposto a assumersi la responsabilità di formare un governo di questo genere ? Giolitti , De Nicola , Orlando ? Non li vediamo . Ci sarebbe soltanto l ' on . Nitti , ma Nitti presenta in confronto degli altri nomi l ' inconveniente di non salvare neppure le apparenze , di non potere neppure dissimulare il proposito liberticida del nuovo Governo antinazionale . Il suo stesso nome è un programma di guerra civile . E allora ? Allora è evidente che nessuna combinazione nuova è possibile , che sia capace di realizzare il programma che sta a cuore agli elementi antinazionali . Qualunque altro governo non può che avere il programma del presente ministero : il programma cioè di tenere ferma l ' autorità dello Stato contro le esorbitanze di tutti i partiti , senza ricorrere a provvedimenti straordinari ed anticostituzionali , e di giungere a ristabilire l ' ordine , attraverso la pacificazione degli animi , non attraverso la guerra civile .
StampaQuotidiana ,
La cronaca parlamentare continua a darci ragione . Mentre si dovrebbe cercare di chiarire le responsabilità politiche e di rispettare quello che resta delle norme parlamentari , i gruppi che hanno sollecitata la crisi esibiscono , nella loro smania , la loro crisi di irresponsabilità . Incapaci di definire una volontà comune , anche e soprattutto i popolari divisi da tendenze e da ambizioni ; incapaci di assumere una netta responsabilità politica , essi hanno patrocinato la perpetuazione di una procedura , già inaugurata in crisi precedenti , già giudicata e condannata dalla Corona , quando l ' on . Bonomi , dimessosi per le stesse inqualificabili e irresponsabili manovre di gruppi , fu rimandato dal Re alla Camera per affrontare la discussione e il voto . La cronaca di ieri è la riprova di quello che abbiamo scritto in questi giorni , non per difendere il gabinetto , ma per bollare la « manovra » , tempestivamente denunziata dall ' on . Federzoni , sabato sera sull ' oramai repugnante episodio Miglioli . Non c ' è più alcun pudore . Si buttano via o si calpestano gli stessi « immortali » principii . Eccoli tutti in combutta , gli antireazionari , coloro che hanno orrore della Destra , i fautori della libertà , socialisti e filosocialisti , a predicare nei corridoi il ritorno al '98 arrovesciato , agli stati d ' assedio ; ma anche a patrocinare il silenzio nell ' aula , il seppellimento senza discussione del ministero , la livragazione viscida , anche per non ritornare sull ' ultima origine della crisi : la « casa paterna » dell ' on . Miglioli ridotta a casa di fitto ! Eccoli gli antireazionarii , i tempinuovisti a ripatrocinare le crisi extraparlamentari , a domandare semplicemente la caduta di un ministero , per farne un altro , senza dichiarare il proprio programma . Perché il programma è inconfessabile . Così , mentre la collaborazionista Giustizia chiama retoricamente il Parlamento baluardo della libertà , la giornata di ieri ha , quali che potranno essere gli eventi , suggellato per sempre la miseria della sconcia manovra , inscenata da sabato , col tentativo di annullare la stessa superstite dignità del Parlamento nell ' impostura d ' un episodio gettato nell ' aula ; nell ' intrigo di corridoio sollevato a giudizio politico , per decidere sulla vita di un ministero e intimargli le dimissioni con una procedura messicana . Ma non basta . Gli antireazionari , i difensori della legge , i tempinuovisti , i pacificatori non guardano pel sottile . E se i comunisti e comitati irresponsabili di Alleanze di Lavoro e squadre di arditi del popolo si gettano nelle avventure dello sciopero generale e tentano una riscossa per proprio conto e per conto di stranieri , facciano pure in questo momento . Tutto fa materia . È tanto di guadagnato per la causa collaborazionistica , per le intese del collaborazionista Modigliani , del popolare Mauri , del riformista Celli , del nittiano Falcioni e di altri illustri e benemeriti rappresentanti della responsabilità politica italiana . Se questo ricatto turbolento che si tenta di fuori è fatto da coloro che , tutti i giorni , sui loro quotidiani , accusano con estrema violenza i collaborazionisti , li chiamano traditori e venduti , e dichiarano di volere la dittatura comunista contro le combinazioni parlamentari , non fa nulla . Intanto è bene approfittarne . L ' alfonsismo dei nittiani ha fatto scuola . Così tra la speculazione , l ' irresponsabilità e il ricatto matura la crisi , con i connotati che quotidianamente noi le segniamo . E poiché quotidianamente i fatti ci danno ragione , anche e soprattutto quelli compiuti dai nostri avversari , non ci sorprendiamo affatto che il Corriere d ' Italia divenuto sempre più sinistro , abbia perduto le staffe per la nostra Diffida per la guerra civile . Quello che non possiamo tuttavia affatto tollerare è che il giornale popolare , in questo tumulto di collaborazionismo , abbia perduto siffattamente la memoria , in una precipitosa autodifesa del suo passato antibolscevico , da invitarci a rileggere noi stessi per « arrossire » come rei di aver difeso noi , proprio noi l ' on . Nitti , caduto invece per merito dei popolari . I quali , dopo essersi opposti allo sciopero ferroviario , avevano dovuto vedere i ferrovieri bianchi lasciati « in balia delle violenze e del ludibrio dei loro colleghi rossi » , sotto « l ' onta di un governo che revocava perfino le loro regolari promozioni » . Eh ! no ! L ' Italia è paese di memoria labile , ma non è proprio lecito di cambiar le carte . Eh ! no ! La storia è stata ben altra . E proprio la collezione dell ' Idea Nazionale sta a testimoniare che l ' opposizione al governo di Nitti è stata costante , decisa , violenta , solo da parte nostra . Sta a testimoniare che noi non difendemmo affatto l ' on . Nitti , anzi continuammo a dargli addosso , quando i popolari , costituitisi in gruppo dopo le elezioni del '19 , debuttarono facendo cadere l'11 maggio 1920 il gabinetto Nitti , che ancora non li comprendeva . Se non che noi rimanemmo , e come ! all ' opposizione , e invece i popolari , che avevano fatto cadere Nitti solo per bramosia di potere , sabotarono la combinazione Bonomi , ed accettarono di perdere la loro verginità politica , andando proprio con Nitti , cioè accettarono che le loro prime nozze al potere fossero coincidenti con « l ' onta di un governo che aveva revocato etcetera etcetera » . Questa fu la fiera entrata dei popolari nella vita ministeriale , e fu giudicata da noi allora con parole profetiche , delle quali dovrebbe arrossire il Corriere d ' Italia , se il rossore è il segno della castità e non certo di un gruppo politico che , andato al governo la prima volta con Nitti moribondo ( caduto subito nella ignominia dell ' eccidio del 24 maggio ) , è rimasto al governo con Giolitti , Bonomi , Facta e vuoi portare ora al governo i patroni e i difensori delle « violenze e del ludibrio rossi » ; i fautori costanti di un governo , considerato come un ' « onta » . Questa è la crisi di oggi , che si riconnette al periodo nittiano , quando noi scrivemmo , arrossendo sì , ma per amore all ' Italia : « soluzioni messicane » !
StampaQuotidiana ,
Prima di scendere all ' esame della crisi nei suoi termini concreti e personali , è necessario esaminarla , fuori del groviglio parlamentare , nelle sue grandi linee politiche , occorre cioè stabilire i criteri direttivi da seguire , nelle attuali contingenze , per giungere , dopo tre crisi in poco più di un anno di vita della legislatura , alla costituzione di un governo forte e vitale . Di un ' apparente soluzione della crisi , di un governo cioè che avesse soltanto il compito di tenere il posto fino alla soluzione definitiva della crisi , non si dovrebbe più parlare . Ora sotto questo aspetto integralmente politico e non grettamente parlamentare , la crisi si presenta assai meno complicata di quanto , a prima vista , si possa immaginare . Avuto riguardo alla distribuzione delle forze parlamentari , la crisi presenta tre soluzioni possibili : o un governo collaborazionista , o con o senza la partecipazione diretta dei socialisti al potere , o un governo di concentrazione nazionale , o un governo equidistante . Si tratta ora di esaminare queste tre soluzioni possibili in confronto alle esigenze politiche , a cui la nuova combinazione dovrebbe soddisfare per assicurare un governo che avesse quella relativa stabilità e quel tanto di forza , che la situazione consente . Dobbiamo subito scartare la terza ipotesi , perché un governo equidistante sarebbe , nelle circostanze presenti , necessariamente un governo non vitale ; ad esso cioè mancherebbe il requisito principale , che oggi si richiede in qualsiasi governo ; quello di avere una base parlamentare sufficiente . Esso potrebbe trascinarsi innanzi qualche mese a furia di espedienti , ma non potrebbe affrontare nessuno dei grandi problemi , che incombono sulla vita del Paese . Un governo collaborazionista avrebbe sì una base parlamentare sufficiente , ma non ne avrebbe nessuna nel Paese , dove i socialisti , col fallimento dello sciopero generale antifascista , hanno dato la prova della loro impotenza , impotenza che sarebbe ancora maggiore il giorno in cui il Partito socialista si sfasciasse definitivamente , il che seguirebbe immediatamente all ' avvento del governo collaborazionista . Inoltre l ' attività di un simile governo si esaurirebbe tutta nello sforzo di mantenersi al potere , né vi potrebbe riuscire senza un ' opera di sistematica repressione . Un governo collaborazionista è oggi fatalmente condannato ad essere un governo di violenza . Esso dovrebbe imporre la propria esistenza alla Nazione . Resta la terza ipotesi : quella di un gabinetto di concentrazione nazionale . Questo governo è il solo che , oltre ad avere una base sufficiente in Parlamento , potrebbe tentare un ' opera di restaurazione della legge , senza incontrare gravi ostacoli nel Paese . Un ' insurrezione socialista , nelle condizioni in cui è ora ridotto il Partito , non sarebbe oggi da temere contro lo Stato . E il Fascismo , che giustamente dice di essersi sostituito allo Stato assente nell ' opera di restaurazione dei valori nazionali , dovrebbe necessariamente rientrare nell ' orbita della legalità , il giorno in cui un governo di concentrazione nazionale , senza mire faziose , mostrasse seriamente di voler riprendere sul serio il timone dello Stato . Comunque , è oramai tempo che la crisi si abbia finalmente una soluzione politica e non puramente parlamentare , cioè una soluzione che chiuda realmente e non lasci praticamente aperta la crisi .
L'ON. TURATI SI DIVERTE... ( FORGES DAVANZATI ROBERTO , 1922 )
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L ' on . Turati ieri sera ha , prima ancora che nascesse , spiegato che cosa potrebbe essere un ministero Bonomi . È il ministero del suo divertimento ! Ed è il ministero del suo divertimento , non perché egli sia all ' opposizione , ma anzi perché questo è il primo ministero fatto da lui , Turati , con i suoi calcoli , con i suoi candidati parlamentari ed extraparlamentari ; è la prima cosa seria ch ' egli sente di poter fare , dopo aver liberato il suo riformismo dalla servile sottomissione agli ordini di Serrati e alle prediche del già da lui accusato di indegnità , Costantino Lazzari ! Proprio così . L ' on . Turati era pronto ad andare anche dal Re . Ci s ' era preparato e aveva naturalmente trovato subito un giornale , di quelli che si dicono monarchici , ma all ' occorrenza accettano la repubblica di Magno e di Modigliani , per spiegare come sarebbe andato dal Re , come dal più alto « funzionario » del regime , aborrito in passato . Nessun popolare o democratico di sinistra , di quelli che mettono la destra al bando come un partito antinazionale , aveva trovato a ridire su questa interpretazione burocratica della Monarchia da parte dell ' on . Turati . Anzi , proseguendosi il tentativo di ridurre i poteri della Corona , in cui si distinsero tanto i popolari nella crisi passata , qualcuno avrà approvata la nuova interpretazione costituzionale ! Tuttavia l ' on . Turati non è ancora stato chiamato al Quirinale . E allora egli , per ripicca , investe l ' on . Bonomi dell ' incarico di costituire il ministero , subito dopo che l ' on . Orlando si è messo in disparte . E sta a casa di Bonomi , mentre questi è dal Re a ricevere l ' incarico , di cui l ' on . Turati gli ha assicurata la primizia . E mentre Bonomi si illude di essere un capo e di potere poi scegliere i suoi collaboratori e torna dal Quirinale persuaso di essere un presidente del Consiglio , trova che l ' on . Turati gli ha combinato , sia pure sulla carta , le schiere della maggioranza e quelle dei ministri e sottosegretari , e gli consegna il tutto con l ' ordine di far presto . E l ' on . Turati esce così soddisfatto di questa sua bisogna , che è di una infantilità da vecchio ruffiano , che al primo giornalista racconta , con perfetta incoscienza , credendo di compiere un atto di arguta sincerità , e invece denunziando impudicamente una vergogna parlamentare . Noi dunque sappiamo che un ministero Bonomi è un ministero di procura turatiana . E sappiamo che cosa vale Bonomi , l ' eletto con voti dei blocchi nazionali antisocialisti , l ' accusato , il vilipeso dei socialisti anche collaborazionisti , mentre fa il ministero di servitù popolare - socialista ; e sappiamo che cosa vale Turati , l ' avallante del socialismo antinazionale , il servitore di Serrati , il falso rivoluzionario oggi ridotto a fare il santone del collaborazionismo sotto la vociferazione incitatrice di Modigliani , mentre abbandona tanti anni , non di verginità , oh ! no ! , ma di viziosa sterilità politica , e , tutto esperto di maltusianesimo parlamentare , prepara il primo ministero collaborazionistico , quello della nuova era , negli elenchi preparati sulla scrivania di Bonomi ! Sappiamo cioè che questo è il ministero tipico del malcostume , e però gradito ai senili amori dell ' on . Turati . Lo sappiamo dalle loro confessioni , che si succedono senza freno , in una esibizione meretricia , accettata dai popolari , tutti occupati ad accusare la destra delle proprie malefatte . Eccoci dunque finalmente arrivati all ' ora storica . All ' ora storica , sperata , attesa con ansia fremebonda da tutta la socialdemocrazia variopinta che per anni ha mendicato da Turati la benevolenza , il permesso di vivere , di tollerare la Monarchia , di sopportare le esigenze della politica nazionale , di ammettere la esistenza dell ' Italia nell ' internazionale . Che per anni gli ha scodinzolato intorno con tutti i suoi intervistatori di giornali borghesi ; che per anni ha fatto silenzio quando egli parlava , per strappargli , fra tante bestemmie e tante insulsaggini , qualche ammonimento cauto ai suoi compagni più rossi , fossero anche i carnefici di Sonzini o il disertore Misiano , e poter dire : anche Turati consiglia un po ' di moderazione ! Ecco : è venuta l ' ora storica . È venuta l ' ora , in cui Turati andrebbe anche dal Re , in cui Turati propone ministri e sottosegretari . È venuta . Ed è l ' ora in cui Turati si vuoi divertire a fare il ministero , che gli serve a restaurare la legge a proprio vantaggio . Turati si vuoi divertire a fare il carabiniere , ma ordinando il fuoco sul tricolore per proteggere il cencio rosso ... Ma questa e non altra poteva essere l ' ora storica , degna di concludere tutto questo socialismo turatiano , da bottega , né rivoluzionario né laburista , piccolo borghese , di un internazionalismo microcefalo nato e alimentato soprattutto da un sentimento di fatalistica miseria italiana , effettivamente pauroso degli imperialismi altrui , senza passione e senza idee ; nutrito di relitti democratici ; appiattito in un positivismo ridicolo che toglieva ogni intelligenza allo stesso tentativo di interpretazione materialistica della storia riducendolo ad una specie di conto della serva ; ingrassato nel pattume parlamentare ; esperto di tutto il curialismo costituzionale ; ammantato di orpello letterario ; sì da consentire una continua , del resto facile per offerte complicità , opera di disintegrazione istituzionale , di avvelenamento antinazionale , di annientamento spiritualistico , diretta a sopprimere l ' Italia nelle internazionali straniere . Non altra poteva essere l ' ora storica , degna di concludere un tal socialismo , sequestratosi , durante il supremo cimento della Nazione , in una rinnegazione distruttrice ed ora pretenzioso di identificarsi con lo Stato per condannare come ribelle la Nazione vittoriosa . L ' ora storica è questa dell ' incarico a Bonomi , divenuto esecutore del collaborazionismo popolare - socialista , che vuoi congiungere ed esprimere ed assommare , nella soppressione della più alta crisi nazionale , quella della guerra e della vittoria , tutte le miserie del venticinquennio seguito ad Adua . Turati prepara sulla carta la maggioranza del ministero , egli che un giorno , sfogando anche la bassa animosità regionalistica degna di un commesso viaggiatore bene organizzato per lucido da scarpe e rasoi di sicurezza , aveva tuonato contro le docili maggioranze , offerte dai borghi putridi del Mezzogiorno ! Ma oggi nessuno osa considerare quella falsa invettiva un giudizio . Oggi che è ben chiara tutta la devozione nazionale del Mezzogiorno ; oggi che si avverte tutto il ridicolo della civiltà bottegaia che si voleva infliggere ad un ' Italia , ingrassata nella disfatta , organizzata secondo l ' « evoluto e cosciente » d ' un tal socialismo che abbiamo veduto alla prova ; oggi il più indurito , il più ostinato degli analfabeti del nostro Mezzogiorno , di quella buona razza che , obbedendo al comando del Re , non importa sempre sapere precisamente quale , fu pronta all ' assalto della Giuliana , che ruppe l ’ incantesimo della disfatta , ed è stata paziente e tenace sul Carso , sul Piave , sul Grappa ; oggi il più semplice analfabeta potrebbe portare in giro per le piazze d ’ Italia l ’ on . Turati , come si porta un orso o uno scimpanzé , perché sia manifesto a tutti quanta commovente devozione e forza di grandezza nazionale sia venuta da una tradizione millenaria custodita in una verginità incorrotta , sottomessa a Dio e alla Patria ; quanta decadenza umiliante sia in questa suprema esibizione del positivismo alfabeta , del socialismo parlamentare , della letteratura internazionale . Poiché sarebbe giusto che l ’ Italia si divertisse , se mai , e se fosse spettacolo divertente , di quest ’ ultimo Turati ; non che l ’ on . Turati si possa divertire a spese dell ’ Italia , a fare ministeri ... Dopo la vittoria .
INVOCAZIONE DELLO STATO ( FORGES DAVANZATI ROBERTO , 1922 )
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Ciò che è stato mostruoso , che è mostruoso , che sarà ancora per qualche tempo mostruoso è la visibile miseria socialista , di tutto il socialismo , dal collaborazionismo al comunismo ; è la impudenza socialnittiana truffatrice e accattona del sovversivismo ; è la ipocrisia popolare , ultima manifestazione della lue democratica , antinazionale e antistatale . Questa coalizione , talvolta voluta , talvolta spontanea , che tenta di sopraffare la realtà della Nazione , sofferente per liberare se stessa dal nemico appiattato in essa ; di sopraffare la crisi dello Stato , ridotto alla paralisi della equidistanza abulica ; di mascherare , con l ' ignoranza e con le soluzioni particolari e partigiane , i problemi essenziali della nostra vita interna e nel mondo , poiché questi problemi respingono le soluzioni della combriccola « sinistra » ; questa coalizione tenta appunto di sottrarsi alla ricognizione della sua azione disorientatrice e sabotatrice , della sua responsabilità di perpetuare , sotto un falso desiderio di falsa pacificazione , il conflitto interno e la debolezza esterna . Ciò che è pericoloso , sommamente pericoloso , in questi giorni , è la incapacità tenace , rinnovata , perpetua , degli organi dello Stato di ritrovare la propria norma , la propria forza , la propria autorità , respingendo gli equivoci faziosi dei partiti , sostituendo alla passività torpida e tremebonda , la volontà chiara e sicura . E questa incapacità , da noi denunziata da anni , con una propaganda che ha avuto il suo frutto se oggi la gioventù combattente , dopo aver assicurata la vita , la grandezza e l ' avvenire della Nazione , continua la lotta per la restaurazione dello Stato nazionale ; questa incapacità , che deve esser superata e vinta dalla rinnovata coscienza di una classe dirigente , sfibratasi in una continua abdicazione ; è oggi proprio visibile , evidente nell ' invocazione della legge , dell ' autorità dello Stato , del diritto comune , che è ripetuta dai socialisti e dai loro compari della democrazia e dei popolari . Soltanto uno Stato stremato , pronto all ' ultima resa può essere invocato dai nemici della nazione e dai demagoghi della speculazione di setta o di partito . Noi dunque non possiamo riconoscere alcuna verità sostanziale , benefica , a questa sconcia invocazione , fatta insieme di spavalderia e di viltà , di rabbiosa difesa delle proprie speculazioni elettorali e parlamentari e di calcolo pauroso . Nulla è possibile concedere a chi invoca la legge , l ' autorità , la libertà , e si accomuna all ' avventura dello sciopero legalitario , come i socialisti , o ne tenta una qualsiasi giustificazione , come nittiani e popolari . Nulla . Lo Stato che deve essere presente e attivo per guidare l ' Italia nella sua ancor difficile e aspra espansione nel mondo non ha nulla di comune e nulla può aver di comune con lo Stato , oggi invocato dai rinnegatori dell ' Italia , dai complici del nemico , dai servi dello straniero e dai loro fautori vecchi e nuovi del nittismo e del popolarismo . Questa invocazione , che assume tono elegiaco , perché sangue cittadino scorre nelle vie , è la più sconcia menzogna , è la più triste immoralità , è la più repugnante ipocrisia . Essa è l ' ultimo inganno dell ' antinazione . Bisogna stroncarlo . E stroncarlo non soltanto dove esso assume aspetto violento , e però dove esso è facilmente identificato e con coraggio combattuto , come si fa da tempo , come si è fatto e si fa in questi giorni ; ma a scovarlo dai rifugi dove è annidato e mascherato e dai quali parla con voci fattesi improvvisamente legalitarie , con le voci dei collaborazionisti ; o con quelle della libertà per tutti , anche e soprattutto per i nemici , che sono le democratiche ; o con quelle dell ' accomodamento egoistico falsamente accentate di devozione cristiana , che sono quelle dei popolari . Non si deve cedere un istante a questo inganno . Non si può , del resto . E non si può , perché le loro menzognere spiegazioni e le loro ambigue difese sono esse stesse la esibizione della loro partigianeria . Mettiamo anche da parte tutta l ' evidente organizzazione armata , rivoltosa dello sciopero . Facciamo conto che non un solo attentato fosse venuto , non un solo fatto di rivolta armata si fosse verificato . Ebbene la stessa proclamazione dello sciopero generale politico , comprendente tutti i servizi pubblici , che dai socialisti collaborazionisti è dichiarato « legalitario » ; che dai nittiani è cinicamente dichiarato inopportuno solo perché è fallito ; che dai popolari è ignorato o messo sullo stesso piano della difesa nazionale ; è , anche come sola proclamazione , la violazione massima della legge , la massima sopraffazione dello Stato , il massimo ricatto imposto ad un governo . L ' episodio rivoltoso , l ' episodio armato , l ' attentato criminoso ai treni , la battaglia provocata e accettata , sono fatti assolutamente secondari , contingenti , risolvibili con operazioni di polizia , di fronte alla posizione essenziale , dominante dello sciopero generale politico ad oltranza . Basta la proclamazione di questo , deve bastare l ' intenzione di questa proclamazione per giudicare come nemici dello Stato i suoi fautori , i suoi avallanti , i suoi approfittatori . Occorre davvero che la coscienza politica italiana sia caduta in basso , perché il sovversivismo osi dichiararsi , in pieno esercizio di sé , legalitario , e domandi il riconoscimento , anzi l ' ausilio dello Stato ; e gruppi politici , che si dicono costituzionali e nazionali , come democratici e popolari , possano dare esplicito o implicito riconoscimento ad un tale preciso , definito atto di totale ostilità allo Stato , quale lo sciopero generale politico . E occorre il massimo di impudenza e di abiezione , in una grottesca decadenza di costumi politici , perché addirittura si proclami e si accetti lo sciopero generale politico per imporre il ministero di sinistra , quale corollario della visita al Re di Turati . Ebbene nessuna parola buona , nessuna invocazione sincera , onesta , leale , può venire da questo fondo di impudenza e di abiezione . Lo Stato , lo Stato nazionale non è il compromesso parlamentare , non è lo sfibramento e l ' inquinamento burocratico , che la socialdemocrazia , col recente ausilio dei popolari , tanto più colpevole in quanto è venuto dopo la guerra e la vittoria , ha dato per norma e vorrebbe ancora continuare a dare per norma . Lo Stato nazionale , tanto per riferirci ad un paese vicino , cui altri fa così spessi richiami , è lo Stato , che l ' ex - comunardo Clemenceau , difende ferreamente quando è in guerra col nemico ; è lo Stato , cui i cattolici francesi danno , sotto la guida di pastori francesi , sotto l ' indicazione dell ' arcivescovo di Parigi che si pone al fianco dell ' ex - comunardo , tutte le loro forze devote per la difesa della vittoria ; è lo Stato , in difesa del quale l ' ex - socialista Briand , pur accomodante , non esita a sciogliere la Confederazione Generale del Lavoro quando questa si mostra soltanto disposta all ' azione politica antistatale ; è lo Stato nazionale , in difesa del quale l ' ex - socialista Millerand , meno accomodante , divenuto Presidente della Repubblica , non esita , e , quando ritiene di dover intervenire per la suprema salvezza del Paese di fronte allo straniero , richiama Briand dal convegno di Cannes e lo fa trovare di fronte alle dimissioni necessarie . Ma che Stato potrebbe essere questo che i socialisti legalitari , con i loro compari democratici e popolari , vorrebbero fondato sullo sciopero generale politico ? Lo Stato nazionale , lo Stato che regola , guida , ordina soltanto perché antivede e vuole , è un atto di vita , che rifiuta queste origini di morte .
StampaQuotidiana ,
L ' incapacità odierna dei governi italiani a svolgere una politica da grande potenza , in armonia con la posizione storica della Nazione la quale non può né deve rinunciarvi , pena la vita e la fortuna dei suoi 40 milioni di abitanti risiede essenzialmente su due ordini di fattori , solo apparentemente contraddittori . Il primo consiste nella già rilevata instabilità e discontinuità di governo , che il parlamentarismo rende sempre più radicata nelle consuetudini politiche del Paese ; il secondo è nel dominio assoluto e continuativo della burocrazia , che muove e guida i governi , secondo le sue vedute particolari , all ' infuori di ogni pronta volontà nazionale o del cosiddetto legislatore e tanto meno dei delegati parlamentari posti a capo dei dicasteri . La discontinuità dell ' azione governativa e la continuità dell ' azione burocratica , anziché contrastarsi e correggersi o integrarsi per un fine socialmente utile , si sommano invece per accrescere l ' impotenza dello Stato ad iniziare la ricostruzione politica , economica e sociale del dopoguerra . Il mutevole avvicendarsi dei gabinetti , composti di figure mediocri , senza idee proprie , moltiplica gli errori , ritarda le decisioni sugli affari di ordinaria amministrazione , complica lo studio dei problemi d ' importanza nazionale . La persistente presenza di una mentalità burocratica nelle fucine legislative dei Ministeri , consolida gli errori , ne impedisce la correzione , ne prolunga gli effetti nel tempo , preparando il terreno giuridico fatalmente favorevole alla ripetizione di errori similari . Non potrebbe spiegarsi altrimenti la odierna crisi di funzionamento dei governi e del Parlamento , nell ' azione politica e nell ' attività legislativa . I ministri prendono a prestito idee dai direttori generali ; il Parlamento approva , spesso senza rettifiche se non di dettaglio , le leggi ideate , preparate e redatte fuori di esso . Governo e Parlamento hanno abdicato le proprie funzioni nelle mani di una vera dittatura invisibile ma potente . È giuocoforza riconoscere che questo fattore consuetudinario della potenza burocratica , anziché temperare , correggere e frenare il regime parlamentare , secondo i dettami e gli scopi di una grande politica nazionale , serve oggi a perpetuare l ' impotenza dello Stato a risolvere il problema nazionale . Non si può risanare il bilancio , perché non si possono ridurre le spese che alimentano la burocrazia e rafforzano il parlamentarismo : impiegati e deputati non intendono suicidarsi pel raggiungimento del pareggio . Perciò il metodo inglese delle economie è inimitabile e inattuabile in Italia . Non si possono riordinare i servizi pubblici , il cui costo è progressivo per lo Stato mentre l ' utilità di essi scema pel pubblico , perché vi osta il meccanismo dei ruoli organici e traverso il quale si moltiplicano uffici e sperperi di denaro pubblico , allargando la base del dominio burocratico . Nelle ferrovie vi sono 42 mila funzionari giudicati superflui dalle competenti autorità e che si potrebbero eliminare anche senza riduzioni di servizio pubblico . Ebbene non si riesce a licenziarne nemmeno una parte e bisogna attendere che se ne vadano spontaneamente , in un periodo più o meno lungo di anni . Quanti ? Vi sono nell ' amministrazione ferroviaria degli avventizi , maschi e femmine , che non hanno nessun diritto acquisito di restarvi . Le occasioni propizie per disfarsene non sono mancate : lo sciopero ferroviario , l ' agitazione e l ' entrata dei mutilati , in conclusione : sono rimasti avventizi , donne e mutilati . Occorre oggi un direttore delle Ferrovie energico , fattivo , competente , al quale urge affidare delle responsabilità ; la sua nomina sollecita al posto vacante è invocata dai partiti nazionali , dalla stampa , dai parlamentari , dalla parte migliore dell ' opinione pubblica . Tutto questo non basta : occorre che il Consiglio dei Ministri si aduni ripetutamente e discuta , senza concludere , o per concludere , sulla divergenza delle opinioni , che occorre prima un programma e poi un direttore . E si può proseguire . Nell ' amministrazione postelegrafonica aumenta il disordine ; esistono alle poste criteri amministrativi del tutto differenti da quelli in auge presso i telefoni . La gestione contabile di questi ultimi per mancanza di norme ben definite reca numerosi conti sospesi ed alle casse compartimentali il denaro ristagna mentre dovrebbe compiere la sua normale funzione circolatoria . Intanto il servizio è sempre più insufficiente , ed i privati organizzano trasporti automobilistici per le corrispondenze e per i pacchi , non osando più affidarli allo Stato . I furti e gli smarrimenti delle corrispondenze e delle merci in regime di trasporti di Stato aumentano : è stato dimostrato che il sistema attuale delle registrazioni per le raccomandate esonera dalle responsabilità il personale mentre ne accresce il numero al doppio del necessario . Che cosa si può fare per eliminare questi danni gravissimi per l ' economia nazionale oltre che per la vita civile ? Nulla sembra perché la burocrazia non può prendere seriamente in esame progetti di semplificazione , di sfrondamento e di riduzioni che danneggerebbero soprattutto e immediatamente se stessa . Né basta ! Mentre si accumulano accuse contro lo Stato ferroviere , postalegrafonico , commerciante , industriale e soprattutto monopolista , ecco che si vorrebbe il monopolio di Stato assoluto per le assicurazioni , rafforzando gli errori di una legge che risponde a concetti ormai sorpassati pel mutato clima politico e per la nuova situazione di fatto creatasi dopo la vittoria . Dopo la nazionalizzazione delle grandi imprese private di assicurazione che avevano sede nella sconfitta e dispersa Austria e la trasformazione dell ' Italia in nazione esportatrice di assicurazioni , si presenta la migliore occasione , oggi , per temperare e correggere gli effetti di quella legge dannosa allo sviluppo di un ' attività assai promettente ; ma nulla si riesce a fare perché l ' ostilità burocratica si impenna di fronte al pericolo di una minaccia qualsiasi , e sia pure lieve , alle aziende autonome burocratizzate , o sue dipendenti . Né , passando nel campo della vera e propria politica economica , ancora si spenge l ' eco malaugurante dell ' intenzione di insistere sull ' errore della nominatività dei titoli , giudicato tale ormai da chiunque abbia competenza economica , e , dopo il pellegrinaggio a Cavour , le voci di altre riforme finanziarie sparse da gruppi parlamentari fanno fremere di orrore il contribuente non ancora organizzato in capaci leghe di resistenza . Intanto aumenta lo sperpero del pubblico denaro per la politica di classe delle amministrazioni locali , per le cooperative , per l ' edilizia e prossimamente , per il latifondo . Ancora e sempre la burocrazia imperante ha in mano le redini di tutto questo movimento impressionante di aumento delle spese . Nessun indizio di rinsavimento appare all ' orizzonte . Nessun indizio dello sforzo ricostruttivo si scorge . La costanza con la quale si perdura in indirizzi di politica errati e si perpetuano metodi nefasti , è veramente impressionante . Orbene : non si può credere che tutte queste verità saranno sempre sterili per la coscienza pubblica . Non si può ammettere che la ribellione non si maturi ormai nella pubblica opinione . I partiti nazionali non lo possono e non lo debbono ammettere . Essi non possono certo chiedere a governi di rovesciare improvvisamente una situazione di fatto così grave e per molteplici ragioni ormai radicatesi poderosamente nel cuore della vita amministrativa . Non si può chiedere l ' impossibile . Ma essi hanno il diritto di pretendere almeno un primo atto di resipiscenza e di energia , almeno la risoluzione iniziale e di dettaglio di quei problemi che costituiscono la flora parassitaia del problema nazionale della ricostruzione . Essi domandano e debbono esigere almeno che si getti da lato la supina acquiescenza , l ' assenteismo e l ' indifferentismo dei dirigenti verso il progressivo attentato alla vita economica del Paese . Se i Governi rinunciano ancora a soddisfare a questo minimum di desiderata , essi condannano , fin d ' adesso , lo Stato a farsi integrare da forze sindacate più o meno saldamente , con un pericolo evidente di poter tralignare da buone intenzioni e propositi , e col danno certo di dover cominciare a rinnegare e distruggere l ' autorità dello Stato per restaurarla .
QUARANTADUE ( - , 1922 )
StampaQuotidiana ,
Quarantadue sono gli iscritti a parlare sulle comunicazioni del Governo ; e , a quanto si assicura , sono già in aumento . Saliranno a cinquanta e a più di cinquanta e cioè all ' ottavo dei presenti che si calcola saranno quattrocento . Questa proporzione è assurda e ridicola . È una vecchia tradizione abitudinaria , che bisogna abbandonare . È intollerabile . Sono pregati quanti , custodi degl ' immortali principii , credessero di riconoscere nelle nostre parole un proposito di violare una delle tante libertà , la libertà di parola , di ricordarsi di quello che inutilmente è stato detto e scritto e ripetuto tutte le volte che , dopo una crisi , o ad una riapertura di Camera , ci sia stata la solita accademia sulle comunicazioni del governo . In quelle occasioni , da tutte le parti , compresa la stampa socialdemocratica , si è deplorato le chiacchiere inutili , la logorante esposizione di tutto lo scibile , l ' indisciplina dei gruppi incapaci di designare un rappresentante , la vanità dei singoli , preoccupati di collocare il proprio discorso , e via di seguito . E la deplorazione è stata vana , sempre vana , tanto da diventare anche essa un ' accademia rituale come la discussione . Noi crediamo invece che si debba finirla con l ' una e con l ' altra accademia . La libertà di parola non c ' entra . Poiché in un Parlamento bene ordinato il diritto di parlare trova norme e limiti spontanei nella disciplina dei gruppi , nella sostanza dei discorsi , nella condotta degli ascoltatori . In Inghilterra e in Francia è norma quasi costante che le dichiarazioni del governo abbiano la sanzione del voto nella giornata stessa in cui sono state pronunziate . Soltanto in Italia un voto può arrivare dopo una settimana . Ci pare poi che questa sia una buona occasione per finirla . C ' è un governo che si costituisce con atti , che si è già affermato con atti , che vuol continuare per atti . Gli atti per la costituzione del governo , gli atti del governo , sono noti , definiti . La Camera quindi può , deve anzi giudicarli , senza prolisse e variopinte interpretazioni . Le comunicazioni del governo saranno appoggiate a questi atti e non saranno il solito discorso , che entra in gara con altri discorsi , che si conclude in un secondo discorso , che provochi i vani discorsetti delle dichiarazioni di voto . Non ci deve essere posto per la chiacchiera , soprattutto per la chiacchiera personale dei numerosi deputati , i quali debbono risolvere pubblicamente il loro caso di coscienza , per passare dal culto socialdemocratico al filofascismo . Questi casi di coscienza siano risoluti col voto , e basta . Tutto il resto non avrebbe alcun interesse . Potrebbe anzi fare schifo . La Camera deve , se ne è capace , dimostrare alla Nazione di assolvere ancora un qualche compito . Serio , positivo , quale certamente non è indicato dal numero degli oratori , chiamandoli così , iscritti per la discussione sulle comunicazioni del governo . La Camera deve ricordarsi di avere , con i suoi lunghi periodi di vanità parolaia , con i suoi volgarissimi e abietti litigi , con la sua incontinenza demagogica nel compromettere la solidità del bilancio , toccato l ' estremo della degenerazione parlamentaristica , di aver essa dato al Paese il tristo spettacolo di un istituto in paralisi , in dissoluzione . La Camera ha oggi la responsabilità delle sue colpe , dei suoi errori , la cui diagnosi è stata inutilmente ripetuta . Spetta oggi alla Camera di dimostrarsi almeno capace di contrizione .
CONTRO LA NAZIONE ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
« Noi constatiamo che , ogni giorno che passa , le esigenze della Nazione appaiono in contrasto sempre più chiaro con principii e con metodi che il massimalismo dichiara di professare » . Queste sono parole del manifesto di Turati , Treves ed altri , fra i quali l ' on . Buozzi , quello stesso che dovrebbe condurre le schiere dei metallurgici . Sono parole timide e tardive , imposte dalla evidenza di un male che ha già fatto tutto il suo male . Sono la confessione , non sappiamo più quanto tempestiva , di una colpa . Quando durante la guerra , crisi per eccellenza della Nazione , e dopo la vittoria , suprema e massima conquista della Nazione , noi abbiamo ostinatamente denunziato il fine antinazionale del socialismo ufficiale , anche i firmatari del manifesto ci hanno risposto negando , deliberati di ignorare la Nazione per la classe . Oggi che , con la acquiescenza prima , con la complicità poi durante il governo di Nitti della cosiddetta classe politica dirigente , è stato distrutto , nella diffamazione dello sforzo bellico , nella dilapidazione del patrimonio morale della vittoria , il beneficio nazionale e però anche del proletariato , il benefizio italiano della guerra vinta , oggi soltanto , quando tutto il male è stato fatto e si impone a coloro che ne sono stati anch ' essi autori , più o meno inconsapevoli , si osa affermare l ' esistenza di una Nazione , la cui vita è minacciata dalla propaganda massimalista . Non occorre più ricercare prove di sotterranei e obliqui rapporti con lo straniero , bolscevico e non bolscevico ; non occorre sorprendere i colloqui notturni del rappresentante russo Vodosonoff con l ' on . Bucco e qualche redattore dell ' Avanti ! ; non occorre cercare la documentazione di sollecitazioni , diciamo così , jugoslave all ' improvviso sciopero generale della Venezia Giulia . Quando si deve ammettere che l ' azione massimalista è in contrasto con la Nazione , dopo un mostruoso esperimento in corpore vili oggi ben chiaro per tutti , la coincidenza dell ' interesse straniero e nemico con i moti operai , anche esibiti in formule economiche , è inevitabile . È nella cosa . Ci sia una Russia bolscevica , costretta dalla disperazione a propagare con oro il suo male ; ci sia una Jugoslavia , altrimenti impotente a contrastarci la vittoria , interessata ad avere una Italia paralizzata a prezzo minore di un qualsiasi tentativo bellico ; ci siano una Francia , un ' Inghilterra , desiderose di eliminare di fatto l ' Italia dal rango di grande potenza , sanguinosamente conquistato , non più per loro sopraffazione egemonica , ma per dissoluzione interna italiana ; ci siano oppure no a collaborare queste forze , avverse o addirittura nemiche , questo è certo : che il massimalismo nostrano lavora contro la Nazione a benefizio dello straniero . Anche quando finga di mantenersi , come nella lotta dei metallurgici , nei termini di una competizione sociale . Poiché , ammesso , ciò che non è , che i ripetuti assalti delle categorie organizzate sieno di carattere economico , è inoppugnabile che , dopo la conquista degli alti salari avvenuta durante la guerra stessa , l ' Italia doveva saper decidere , se nella formidabile lotta di accaparramento di produzione e di mercato , uscita dalla guerra , e in cui si gettavano giganteschi concorrenti , l ' industria italiana , cresciuta nella guerra , sarebbe stata sorretta dalla vittoria o umiliata come in una sconfitta . Ebbene ciò che oggi avviene è semplicemente questo : che la sconfitta , respinta al nemico vinto in campo aperto , è stata trasferita all ' azione interna del massimalismo . Questo , dopo Vittorio Veneto , ha voluto e vuole riportare l ' Italia a Caporetto senza il Piave . Anche se si tratti di una Caporetto economica . Poiché basterà aggiungere alla schiavitù delle materie prime , a quelle del tonnellaggio e del cambio , anche la schiavitù derivante dall ' inevitabile crollo della produzione stritolata nei puerili e criminali esperimenti di gestione collettiva , falliti miseramente anche in Russia per preparare all ' Italia le condizioni di una servitù politica . Ma quando si consideri che il movimento economico è baldanzosamente indicato come movimento politico , di deliberato carattere antinazionale , alimentato soltanto dalla diffamazione della guerra e della vittoria , quello che è un fatto inevitabile della stessa contesa economica nei termini che assume , diventa il proposito confessato , contro cui lo stesso manifesto socialista è obbligato di porsi . Ebbene questo proposito è di pochi e di miserabili . Ma ha un complice : il governo oggi è inferiore a quella stessa timida e tardiva resipiscenza tentata dai firmatari del manifesto . Il suo preteso agnosticismo nel conflitto economico , è in realtà fumosa cecità politica e torbida insensibilità nazionale . Il governo ignora di dover difendere il patrimonio comune , il patrimonio nazionale . Di doverlo difendere da un assalto che , consapevolmente o non , serve tutte le forze antinazionali e soltanto le forze antinazionali . Le formule , da esso cercate d ' ora in ora , sono miserabili pretesti . La sua inazione , quando basterebbe una modesta azione restauratrice , è un delitto . Esso tradisce , poiché quest ' ora che noi viviamo non è di rivoluzione , no , ma di disfatta . Di disfatta , dopo la vittoria sul campo !
PUNTO FERMO ( - , 1920 )
StampaQuotidiana ,
La deliberazione della Confederazione delle Industrie merita pieno consenso . Essa chiarisce nettamente come dalla vertenza economica tra operai e industriali metallurgici si sia passati per sottomissione operaia alla propaganda massimalista e per defezione dello Stato nella cosiddetta neutralità del Governo , ad un tentativo di rivolta sociale e politica , i cui risultati già innegabilmente distruttivi vanno oltre le posizioni singole degli industriali e toccano il patrimonio della Nazione , la sua possibilità di vita e di sviluppo nella terribile concorrenza mondiale . Perché possa essere ammessa la trattativa economica , occorre respingere e annullare il tentativo di rivolta . Non di rivoluzione , poiché quando le rappresentanze delle organizzazioni operaie e del partito socialista dichiarano che la presa di possesso dei mezzi di produzione e la gestione diretta non sono , come dovrebbero essere , un fatto di coscienza e di volontà la cui deliberazione non dovrebbe ammettere revoche , ma invece un mezzo di intimidazione per ottenere un aumento di salario di una determinata categoria , si deve confermare quanto ieri abbiamo detto e che cioè negli avvenimenti paralizzatori della vita della Nazione , cominciati con gli scioperi del luglio dell ' anno scorso , non agisce una qualunque forza dinamica costruttiva , ma lo spirito dilapidatore della sconfitta . Persuasi di ciò , persuasi che per la salute dello stesso proletariato , cui la cosiddetta neutralità governativa ha tolto il modo di poter resistere alle impostazioni della minoranza massimalista riuscita ad usurpare l ' autorità dello Stato , persuasi che dopo quattordici mesi di continuo scadimento , occorra finalmente fermarsi ad un punto chiaro di resistenza , riconosciamo alla deliberazione della Confederazione delle Industrie un preciso valore economico , sociale , nazionale . Un valore politico di decisione utile e salutare , sulla quale provare tutte le buone forze che intendono opporsi ad un ' opera di dissolvimento . La difesa della singola industria è oggi compresa nella difesa di un ordinamento economico e sociale , che noi crediamo , soprattutto in questo momento di crisi uscita dalla guerra , il solo capace di impedire la schiavitù economica e quindi politica allo straniero tanto più potente , il solo capace di garantire il faticoso acquisto che l ' Italia ha compiuto per liberarsi dalla condizione e più dallo spirito di minorità mondiale . Questo valore nazionale dell ' ordinamento economico e sociale , da noi affermato contro tutte le miserabili menzogne e calunnie demagogiche , si impone oggi nella lotta contro il comunismo , di cui economicamente è dimostrato dallo stesso esperimento russo l ' effetto distruttivo senza nemmeno il benefizio , anzi col danno della classe che lo compie ; e i cui equivalenti politici , l ' internazionalismo e l ' antimilitarismo , sono stati così in contrasto con la realtà storica da obbligare la Russia a cercar salute soltanto nella negazione risoluta di essi : nella guerra . Ma se consentiamo economicamente , socialmente , nazionalmente e anche moralmente , per uscire con un atto di dignità consapevole da questo marasma di pusillanimità , con la deliberazione della Confederazione delle Industrie , non possiamo non domandare oggi stesso agli industriali che si uniscono in essa , che per l ' efficacia politica di questa deliberazione è necessaria una resipiscenza . Essi debbono oggi veder chiaro anche nelle loro colpe e nelle loro responsabilità , che sono gravi . Essi debbono confessare che a questa coincidenza della loro difesa con quella dei beni materiali e morali della Nazione non sono arrivati con una coscienza politica nazionale . Non pensiamo , questo dicendo , alla nostra particolare azione che tenacemente abbiamo proseguita per creare una coscienza economica nazionale fuori dei luoghi comuni del più vuoto riformismo demagogico , e che è stata così poco intesa dalla classe cosiddetta dirigente . No . Andiamo oltre la nostra dottrina e la nostra posizione e constatiamo che quando forze costruttive della Nazione , le quali hanno il dovere di una superiore chiaroveggenza , hanno consentito e collaborato attivamente e passivamente ad una politica di distruzione della vittoria all ' estero e all ' interno ; quando una classe cosiddetta dirigente consente che si aggiunga al disfattismo della guerra il disfattismo della vittoria , al neutralismo il vilsonismo ; quando si crede estranea alla propria attività di cittadino , dirigente possenti organizzazioni , la custodia e la difesa degli scopi supremi della Nazione , quelli della sua unità territoriale , strategica , spirituale minacciati e offesi in Adriatico , oltre che da prepotenze straniere , dalla nostra ignoranza e malvagità ; quando si accetta che il governo ponga , con l ' amnistia ai disertori e cioè al reato dei reati , le basi della dissoluzione dello Stato e della defezione governativa innanzi alla singola violenza ; quando a governi , che si sottomettono complici agli scioperanti nei pubblici servizi , e tutto questo compiono , si da la propria collaborazione , nella illusione che tutto ciò possa difendere , col danno della Nazione , le proprie posizioni economiche ; quando a chi ostinato denunzia i pericoli di tanta mostruosità si crea l ' isolamento politico e morale , non possiamo non domandare che il valore della deliberazione di Milano sia anche di un punto fermo ad una politica che ha avuto troppe complicità e troppa passività negli autori di quella . Se questo non fosse , dovremmo aspettare la restaurazione della Nazione da forze oscure e non ancora ordinate , le quali certo non potrebbero impedire la più grave crisi che oggi minaccia , e non potrebbero risolverla in fine se non fuori di una legge e a prezzo di rovine .