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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Bo Carlo Bo"
La zampata del Gattopardo ( Bo Carlo Bo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Esce postumo il romanzo di uno sconosciuto , Il gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ( edizione Feltrinelli ) : un libro per molti versi più che notevole , un libro d ' eccezione nel miglior senso della parola , tale da costituire non soltanto un caso ma da autorizzare il senso di una rivelazione , soprattutto se si tengono presenti le condizioni della nostra narrativa . Giuseppe Tomasi , duca di Palma e principe di Lampedusa - questo è il nome intero di tutti i titoli - , morto a Roma l ' anno scorso , era nato a Palermo nel 1896 . Grazie alle notizie che ci fornisce il suo profeta , Giorgio Bassani , sappiamo anche che il Tomasi a vent ' anni dovette interrompere gli studi per correre al fronte e da allora direttamente ( egli rimase in carriera fino al 1925 ) o indirettamente ( occupandosi di studi militari , specialmente di Clausewitz ) il suo mestiere fu quello dell ' ufficiale . Durante il fascismo preferì fare dei lunghi viaggi e soggiorni all ' estero , inutile aggiungere che nella triste guerra del '40 tornò al suo posto e ancora una volta indossò la divisa . Notizie esteriori che riflettono la parte morta della sua carriera , il lettore potrà invece avere l ' immagine sicura del Tomasi non perdendo di vista il protagonista del romanzo , il principe Fabrizio Salina . Nello stemma gentilizio - il gattopardo - non è difficile scovare il ritratto appena velato , appena romanzato del Tomasi : così come non è difficile trovare nell ' impronta del felino il segno dell ' unghia dello scrittore . Sembra - lo ha confidato la vedova che il Tomasi abbia per molti anni vagheggiato di scrivere un romanzo storico sullo sbarco garibaldino a Marsala , centrato su un suo antenato astronomo . E non c ' è dubbio che da questa lunga incubazione su una fragile trama e più attraverso la meditazione sull ' essenza della vita il Tomasi sia approdato di sorpresa a un romanzo scritto di getto : non si trattava di un caso ma di una conclusione , di un frutto maturato naturalmente e lentamente . Il romanzo è opera singolare per il rapporto vitale che lo anima : Il gattopardo obbedisce alle regole classiche del genere e in questo senso è un buon esercizio , dove invece ci colpisce è nella parte di testamento , di meditazione oggettivata . Mentre lo scrittore segue i fatti , trova modo di inserire senza stridori e quasi senza umori polemici la verità strappata al lungo colloquio con le cose . Vediamone un momento la struttura : il protagonista Fabrizio Salina , il nipote ( figlio di una sorella del principe ) Tancredi Falconeri e dietro di loro la grossa nobiltà palermitana sorpresa dallo sbarco dei garibaldini , pardon dei « piemontesi » e ancor prima dai sentori di libertà , cioè il quadro di una classe con tutto il carico di tradizioni , abusi e privilegi e di fronte la classe nuova che sorge dalla rovina dell ' altra , impersonata da don Calogero Sedara , padre di Angelica . Questi quattro personaggi rappresentano il giuoco di passaggio e di sostituzione , l ' avvicendamento delle classi al potere . Il romanzo non subisce la facile polemica delle opposizioni , il Tomasi crede alla storia che si fa per passi , soprattutto per accomodamenti e quindi è naturale che la trama sopporti questa concezione : Tancredi sposerà Angelica , diventerà deputato al parlamento italiano , otterrà incarichi diplomatici . Tutto si svolge nel giro di vent ' anni o poco più , conosciamo il principe nel 1860 , di cinquant ' anni , ancora vigoroso e bello come un dio greco e lo lasciamo morente sulla terrazza di un albergo a Palermo nel 1883 : il libro ha un ' appendice ( inutile come altre parti del romanzo ) che probabilmente , nell ' intenzione dell ' autore , doveva rendere più sensibile l ' usura del tempo , presentandoci la fine dei sogni dei personaggi , la decadenza della famiglia Salina , la rovina dei sentimenti ( per esempio , la condotta di Angelica era prevista ma il Tomasi ha sentito il bisogno di sottolinearla ) . Una trama delle più semplici ma sufficiente a tradurre l ' idea prima del Tomasi , per cui i fatti vanno interpretati e corretti , non potendo modificarli o , peggio ancora , vincerli . Questa lotta segreta che accompagna la storia privilegiata di Salina costituisce la vera musica del libro . Il protagonista fa pensare al don Cesare della Loi del Vailland ma quanto quel personaggio sposava e subiva l ' ideologia dello scrittore francese , altrettanto questo del Tomasi dimostra di possedere un ' autonomia e quella libertà che nasce dall ' accordo perfetto fra educazione superiore , intelligenza e senso del limite . Il principe è uno scienziato , è in corrispondenza con Arago , è premiato in Sorbona : cita Baudelaire letto fra le pagine a Parigi e autori letti con più agio nelle sue ville , vive con un padre spirituale a fianco , il gesuita Pirrone , è un buon padre di famiglia ma cede ancora alle tentazioni della carne e conosce il pericolo delle dilettazioni insistite . Tutto quello che ha avuto per nascita , per studio , per osservazione velata della realtà lo ha portato alla fine a una specie di filosofia o meglio a poter interpretare la vita nel miglior modo possibile , senza troppi dolori , con paziente ironia . Fra romanziere e personaggio c ' è un ' assoluta identità di vedute per cui il lettore trasferisce liberamente argomentazioni e giudizi da una bocca all ' altra , finendo per stabilire un ' unica visione del mondo . Si misuri quello che i due principi dicono della Sicilia e dei siciliani , non si tratta di impressioni , di umori , sono cose sperimentate e sofferte . Esatta l ' individuazione della meccanica del machiavellismo astratto dei siciliani , giusta la mozione di impenetrabilità agli affanni altrui e della pretesa fierezza che è soltanto cecità . I siciliani giudicano peccato il « fare » , non hanno desiderio ( altro che volontà ) di migliorare perché si credono degli dèi , uomini diversi e superiori . Il romanzo corre su questo filo segreto , su questa obbedienza rispettata da tutte le classi di quel mondo : il sogno è « che tutto rimanga com ' è » , che non sia rotto lo stato di dormiveglia , di sonno . Qui il Tomasi non teme di fare un salto , passando dal '60 all'80 , poi al 1910 e quindi al fascismo e infine alla Sicilia d ' oggi , pur così attiva , americanizzata , la Sicilia del petrolio . Il colore di fondo non cambierà mai , cambierà solo il colore delle camicie ( dal rosso garibaldino al nero dei fascisti , al bianco d ' oggi ) . Chi accusare ? I siciliani perché vogliono passare la vita in dormiveglia , i settentrionali perché li hanno ingannati e traditi ( si veda la pagina altissima sul primo plebiscito ) ? Risponde Tomasi : no , si può , si deve accusare soltanto l ' eternità . Strana bestemmia sapientemente avvolta nelle carte dei compromessi millenari , degli accomodamenti , che scoppia in un mondo ancora composto nel rispetto della Chiesa e nella fede testimoniata da padre Pirrone . È un mondo senza speranze che crolla lentamente , mai per vie dirette ( non ci saranno rivoluzioni ) ma attraverso complicatissime operazioni di usura , di stanchezza . È chiaro che questa parte di sconforto , di amarezza , questa sensazione di « più » ce l ' ha aggiunta il Tomasi : il nostro tempo ha potuto aggiungere qualcosa alla pena equilibrata di Salina . E gli uomini ? Quale giudizio dare ? Condannarli , assolverli ? Risponde qui il primo principe : no , non si possono condannare , a volte si può averne disgusto ma subito dopo si è presi da compassione . Tutto l ' episodio del ballo ( dove il richiamo a Proust non è eccessivo ) è pervaso da questo senso di umanità , di misura , dalla capacità di vedere negli altri noi stessi , dall ' ultima coscienza che non lascia nessuno di noi vincitore sull ' altro ma tutti ugualmente schierati nell ' esercito degli sconfitti , nell ' esercito degli uomini . Di dove derivava Salina questa rara scienza ? Da un ' operazione che dovrebbe essere praticata da ogni vero uomo e che il nipote Tancredi chiamava fra l ' ironico e il pittoresco « corteggiare la morte » . Quando il principe morente fa il bilancio dei suoi settantatré anni , ne salva tre nel porto dell ' amore , della famiglia e delle meditazioni , ma tutto il resto ? « E i dolori , la noia , quanti erano stati ? Inutile sforzarsi a contare : tutto il resto : settant ' anni » . Come tutte le opere di peso , anche il romanzo dell ' isolato Tomasi deriva il suo pregio da questo costante e profondo rapporto con la morte e proprio per questa ragione tocca un altro piano . Non è soltanto una prova letteraria curiosa , più o meno riuscita ( il libro ha certo i suoi difetti , non tutto è necessario e spesso ha cadute di tono , di gusto ) , il romanzo vale come testimonianza di vita ben spesa , se si spende bene il tempo a cercare di capire le cose nella luce della poesia e in quella della morte . Gli stessi riferimenti letterari che si possono fare ( De Roberto , l ' ultimo Brancati , Proust , Montale ecc . ) non servono , caso mai aiutano a limitare la portata del romanziere . Il Tomasi si è servito del romanzo per confessare la sua esperienza umana , solo questo ma questo poco o tanto ( ognuno sceglie secondo i suoi gusti ) l ' ha fatto con tanta sicurezza da lasciarci sorpresi e arricchiti . Di quanti romanzi si può dire altrettanto ?