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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Mosca Giovanni"
Meraviglioso Gimondi ( Mosca Giovanni , 1965 )
StampaQuotidiana ,
Parigi , 14 luglio , notte - Bisogna tornare indietro di molti anni per vedere Parigi dominata , come oggi , dal Giro di Francia . Passati i tempi di Coppi , aveva cominciato a trascurarlo . Neppure gli arrivi di Anquetil riuscivano a riempire le strade dell ' ultima tappa e le gradinate del Parc des Princes . Il miracolo di risuscitare , non solo in Francia , ma in tutta Europa l ' entusiasmo per il ciclismo lo ha compiuto Felice Gimondi non tanto per aver costretto alla resa Raymond Poulidor , il più forte corridore dopo Anquetil , quanto per come ve lo ha costretto , meno per superiorità di muscoli che di cervello e d ' animo , il campione il cui stampo sembrava perduto , il nuovo Girardengo , il nuovo Guerra , il nuovo Coppi , il corridore che prima ancora che alla considerazione dei tecnici si impone alla simpatia e all ' intuito della folla . C ' era oggi un milione di persone lungo i quasi 38 chilometri della Versailles - Parigi , strada stretta , percorso tormentato , salite , discese e curve attraverso boschi e lungo vie e vicoli di villaggi , la gente non lasciava agli atleti che il più angusto dei corridoi , bastava il gesto d ' uno sconsiderato per mandare all ' aria il Tour de France alterandone il risultato , la più grande corsa del mondo era affidata alla certezza , da parte degli organizzatori , che non uno del milione di spettatori tradisse le regole dello sport . Monsieur Goddet ha avuto ragione , Gimondi e Motta hanno potuto correre con la stessa sicurezza di Poulidor , quando il nostro ragazzo è entrato al Parc des Princes con oltre un minuto di vantaggio sul campione francese l ' applauso dei 40 mila che gremivano la Scala del ciclismo è stato unanime . Vero è che almeno 5 mila erano italiani , e agitavano tante bandiere da sembrare che il 14 luglio non fosse più festa nazionale francese , ma nostra , ma nessuno dei 35 mila parigini ha avuto il cattivo gusto di non unirsi alla loro ammirazione per il giovanotto che il giorno in cui , arrivato al tramonto , scriverà le sue memorie potrà del Tour 1965 lapidariamente dire come Cesare « Veni , vidi , vici » , e a differenza di Cesare potrà aggiungere : « Fu la cosa più facile del mondo , un divertimento , ricordo che l ' ultima tappa la vinsi battendo Poulidor di un tempo che , modestia a parte , sarebbe riuscito difficile allo stesso Anquetil » . Noi che abbiamo passato le ore della corsa sul prato del Parc des Princes dinanzi alle lavagne sulle quali venivano via via segnati i tempi di ciascun corridore ( decimo chilometro , ventiquattresimo chilometro e tempo totale ) aggiungeremo a nostra volta che dinanzi a quelle lavagne , mischiato ai 230 inviati speciali di tutta Europa che hanno seguito il Tour c ' era Jacques Anquetil . Era pensieroso . Quando ha visto che ad ogni chilometro Gimondi si avvantaggiava regolarmente di 2 secondi , quanti , cioè , egli non è capace di portar via a Raymond , il più forte corridore del mondo ha sentito vacillare il proprio trono : la dura sconfitta inflitta a Poulidor è la preparazione a quella di Anquetil , anche per la legge dell ' età , non potrà sfuggire . È solo nelle ultime tappe che Gimondi ha acquistato la coscienza del proprio valore . Se la Versailles - Parigi fosse stata disputata a metà Tour non l ' avrebbe vinta con l ' autorità e la sicurezza dimostrate oggi , o fors ' anche l ' avrebbe perduta come perse , seppure di soli 7 secondi , all ' inizio del Tour , la « cronometro » di Chateaulin . Poi venne la « cronometro » del Revard , in salita . Due difficoltà in una corsa sola . Ma la correva un Gimondi in maglia gialla , le cui forze ingigantivano via via che le spendeva . Si rivelò arrampicatore di gran classe , e vinse la sua prima « cronometro » da professionista . Ventitré secondi di vantaggio , diventati , in questa trionfale Versailles - Parigi , un minuto e 8 , a conclusione di un Tour condotto in crescendo , con Poulidor condannato da oggi al ruolo di eterno secondo . L ' eterno secondo per eccellenza , come sapete , fu Gaetano Belloni , vittima di quel Girardengo , altro campione suscitatore di indescrivibili entusiasmi , la cui ruota gli riusciva insuperabile . I miei ricordi sportivi di gioventù sono costellati di ordini d ' arrivo i quali invariabilmente cominciavano con primo Girardengo Costante di Novi Ligure e secondo Belloni Gaetano di Pizzighettone , a una macchina . Ma Belloní , che oggi porta benissimo i suoi 72 anni , secondo solo a Girardengo che porta benissimo i suoi 73 , era un secondo che aveva avanti a sé un solo primo . Poulidor ne ha due , quell ' Anquetil che per fargli finalmente vincere un Tour è rimasto a casa , e quel Gimondi che gli ha impedito di vincerlo , e forse ne ha tre , perché fra poco dovremo aggiungere Gianni Motta , il quale oggi lo ha battuto classificandosi fra lui e Gimondi . Anche Motta è un campione di classe superiore , ma in questo Tour ha avuto la sfortuna di trovare un Gimondi che illuminando di luce riflessa solo il proprio avversario diretto , ha lasciato nell ' ombra tutti gli altri . Sentiremo presto parlare del corridorino dagli occhi celesti la cui ambizione è smisurata e il cui desiderio di rivincita è acuto come una spada . Oggi che il percorso matto della tappa era favorevole al suo estro e alla sua agilità ha tentato il colpo , ma la vittoria che s ' era ripromesso su Gimondi gli è riuscita solo su Poulidor . Questi , arrivato al Parc des Princes , dopo Motta che già si sapeva averlo battuto , e prima di Gimondi , che si sapeva essere in forte vantaggio , è stato accolto come solo il pubblico parigino sa accogliere lo sconfitto che s ' è battuto con onore . Poulidor non è mai stato un corridore simpatico , ma oggi ha avuto tanti applausi quanti mai in vita sua . C ' era più pietà che ammirazione , più affetto che entusiasmo . Il tramonto d ' un atleta mai giunto al pieno del suo meriggio . Raymond è arrivato scuro in viso avvilito . La sua è una di quelle sconfitte dalle quali non ci si risolleva . Credevamo nel successo di Felice Gimondi , ma pensavamo sarebbe stato di misura inferiore . Abbiamo avuto torto , ma la prudenza ci veniva suggerita , anzi imposta dalla sicurezza , che avrebbe potuto finire con l ' essere giudicata leggerezza , con la quale fin dal principio del Tour avevamo puntato su di lui . Non siamo dei tecnici , ma dei sentimentali . Amiamo il ciclismo , questo vecchio sport che sembrava in punto di morte , per le fatiche che esso comporta , legate all ' Italia dalla povertà e dallo spirito di sacrificio , per le sue imprese che la televisione non può tutte seguire e portarci in casa , e perciò ancora capaci di farci fantasticare , e infine per le immense feste di popolo cui dà luogo , di cui il più grande degli stadi non potrebbe contenere la decima parte . Abbiamo intuito in Gimondi una nuova forza , l ' uomo capace di ringiovanire il ciclismo e riportarlo alle folle che se ne erano allontanate . Le sue vittorie , la maglia gialla difesa contro tutti per 18 tappe , il suo impeto , la sua autorità che andavano via via crescendo trasformando , nel giro di tre settimane , un gregario in un asso , ci rallegravano e spaventavano nello stesso tempo . E se un malessere , come quello occorso a Adorni , lo avesse costretto all ' abbandono ? E se nel bel mezzo d ' una di quelle battaglie che ha tutte spavaldamente combattuto gli fossero improvvisamente venute meno le forze ? Non ha che 22 anni . Nulla di più forte e nello stesso tempo di più fragile della giovinezza . Perciò ci tenevamo prudenti e trepidavamo . Perciò quando si è saputo che dopo 7 chilometri Gimondi aveva già 10 secondi di vantaggio su Poulidor , subito ci siamo detti : « S ' avvantaggiò subito anche sul Revard , ma a metà corsa era in testa Poulidor » . Ma oggi Felice Gimondi era più forte delle nostre speranze , la sua ruota d ' oro correva oltre le promesse con le quali c ' eravamo impegnati con i lettori . Oggi Felice Gimondi ha dato la prova definitiva delle straordinarie qualità che nel suo fisico e nel suo morale avevamo indovinate . Non c ' è stato un momento nel quale si sia potuta temere la riscossa di Poulidor . In 21 tappe il francese aveva perduto un minuto e 12 secondi , nella sola ventiduesima ne ha perduti quasi altrettanti , e quasi non ci siamo accorti , presi come eravamo , dal duello che iniziatosi a Colonia ha avuto a Parigi la stoccata decisiva , quasi non ci siamo accorti di Gianni Motta secondo per un solo mezzo minuto . Primo e secondo due italiani . Più felice conclusione il Giro di Francia non poteva avere , più meravigliosa l ' avventura parigina del ragazzo di Sedrina e di quello di Cassano d ' Adda non avrebbe potuto essere .