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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Nozzoli Guido"
Pomeriggio di fuoco ( Nozzoli Guido , 1967 )
StampaQuotidiana ,
Questa volta i banditi delle banche ci hanno lasciato le penne . Ma prima di perdere il bottino e un compagno della banda le hanno tentate tutte disseminando sulla via della fuga due morti e ventidue feriti tra cui sei agenti di polizia . È stata una battaglia spietata e rabbiosa combattuta tra un urlante carosello di « pantere » , gridi di spavento della gente , schianti di scontri e rovinii di vetri disintegrati dalle raffiche dei mitra e delle pistole . La sanguinosa scorribanda , che ha trasformato le strade e le piazze attorno alla Fiera di Milano in un quartiere della Chicago degli anni Venti , ha tenuto con il fiato mozzo migliaia di milanesi , spettatori attoniti e sbigottiti di questa caccia all ' ultimo sangue . Tutto è cominciato attorno alle 15.30 . Quattro giovani sono arrivati a bordo di una 1100 blu targata MI 767815 davanti alla Filiale N . 11 del Banco di Napoli , all ' angolo tra largo Zandonai e via Panzini . Uno di loro si è avvicinato di soppiatto all ' agente Francesco Annichiarico , di servizio all ' ingresso e lo ha stordito vibrandogli un colpo alla testa con il calcio di una rivoltella . Altri due banditi , con un fazzoletto sul viso , hanno fatto alzare le mani ai cinque impiegati e a quella decina di clienti che a quell ' ora si trovavano davanti agli sportelli , minacciandoli con un mitra e una pistola . La solita scena e le solite parole . « Fermi tutti . Vi diamo un minuto di tempo per consegnarci tutto quello che avete in cassa . E poche storie ! » Un fattorino ha un moto inconsulto , fa per allontanarsi e si busca uno sberlone che lo fa cadere in ginocchio . Un cliente si avvicina per soccorrerlo e subisce lo stesso trattamento . Non c ' è niente da fare . E il cassiere Francesco Navarro apre la cassa da cui il solito bandito saltatore di banconi , che si ritrova in ogni rapina , arraffa 9 milioni 660.000 e 500 lire in contanti più una bracciata di assegni per un milione , cacciando il tutto in una sacca sportiva azzurra . Fatto il colpo i banditi escono e insieme a quello che aveva continuato a tener d ' occhio l ' agente , salgono precipitosamente sull ' auto , lasciata con il motore acceso e il pilota al volante . Tutto come sempre , tutto secondo gli schemi di queste imprese della « mala » . Ma , questa volta , la rapina ha avuto un seguito impreveduto . Non appena i banditi hanno girato l ' angolo , gli impiegati hanno fatto scattare il cosiddetto « apparecchio Polbi » - che sarebbe il dispositivo d ' allarme studiato e messo a punto per la difesa degli istituti di credito dopo la penosa sequenza di aggressioni di questi anni - e immediatamente l ' apparecchio ha messo in moto l ' intera organizzazione di emergenza della polizia milanese . Quasi contemporaneamente sono scese in campo otto « pantere » della Volante e otto R.C. della Mobile , seguendo la tattica dell ' intervento a scacchiera elaborata per la lotta contro i rapinatori . Le sedici automobili si spostavano fulmineamente in modo da accerchiare i fuggitivi tenendo sotto controllo l ' intera zona in allarme . Per caso si trovava in via Procaccini anche il maresciallo Siffredi che stava facendo un appostamento in borghese ( forse per l ' operazione contro la banda di Tiritiello ) a bordo di una 850 su cui erano anche gli agenti Palladino e Menghini . La 1100 viene avvistata e comincia la caccia . Vedendosi sbarrate tutte le strade previste per raggiungere il punto convenuto per il cambio dell ' automobile , i rapinatori si gettano allo sbaraglio fuggendo a casaccio come topi impazziti , con l ' unica preoccupazione di far perdere le tracce . E per aprirsi varchi nel traffico sparano all ' impazzata contro chiunque ha la disavventura di trovarsi davanti a loro . Così viene fulminato in viale Pisa nella cabina del suo autocarro l ' autista Virgilio Oddone di 53 anni da San Donato . Così cade colpito a morte nella sua 600 accanto al padre in piazza Stuparich il trentacinquenne Francesco De Rosa abitante a Bresso in via Roma 91 , che spirerà dopo pochi minuti all ' ospedale . È impossibile , almeno ora , ricostruire il tortuoso itinerario dei fuggiaschi che vengono segnalati in piazzale Lotto , in via Murillo , in via Rembrandt , in piazza delle Bande Nere , in piazza Firenze , in viale Pisa percorso a folle andatura nelle due direzioni sempre preceduta dai colpi secchi delle armi imbracciate dai delinquenti . Mentre la loro automobile gira attorno all ' Arco della Pace giunge all ' orecchio di una ragazzina la voce concitata del capo che grida all ' altro : « Spara , Cristo ! Spara ! » . Le « pantere » che corrono sulla loro scia devono limitarsi a tallonare i banditi senza poter rispondere ai loro colpi . A un certo punto la pattuglia della « Musocco » vede spuntare dal finestrino posteriore della 1100 uno dei « ragazzi » che le fa cenno di rallentare facendo capire a gesti che , se non rallenta la corsa , pistole e mitra spareranno contro i passanti terrorizzati lungo i marciapiedi . E la minaccia è presto seguita da alcune raffiche sparate brutalmente sulla folla . Per non aggravare il bilancio già fin troppo sanguinoso della giornata , la polizia dovrà attendere di raggiungere via Pisanello prima di poter aprire il fuoco senza pericolo per i passanti . Intanto ben sei « pantere » hanno già fatto da bersaglio alle armi dei rapinatori continuando quell ' inseguimento da mozzafiato . In via Procaccini l ' episodio più drammatico della battaglia . Il maresciallo Siffredi scorge la 1100 e le si getta decisamente contro con la sua 850 , sparando contemporaneamente verso il lunotto posteriore della vettura speronata . I banditi spianano le pistole e feriscono il maresciallo , Palladino e Menghini . Dall ' altra parte non la passano liscia . Un colpo ben mirato raggiunge uno dei malviventi , forse , stando a quanto assicura il maresciallo ferito , un secondo colpo colpisce un altro della banda . In piazza 6 Febbraio dalla 1100 viene scaricato uno della banda , calvo , di spalle larghe e massicce , che stringe un mitra in una mano e la sacca azzurra con il malloppo nell ' altra . È una « mossa » strana , disperata , difficile da spiegare . Uno degli episodi oscuri della storia , che di particolari oscuri e controversi ne avrà più d ' uno . Accompagnato da una fitta sparatoria dei compagni ( che giostrando temerariamente con l ' auto alle sue spalle non si sa se vogliono coprire la sua manovra o abbatterlo ) il « calvo » si acquatta dietro la staccionata della Fiera . Per lui è finita . Un vecchietto lo addita all ' agente Biase Tosto , l ' unico non ferito a bordo della sua « pantera » ( dove è stato colpito al petto il brigadiere Nicola D ' Ambrosio ) , che riesce a strappargli il mitra e lo ammanetta . Vista fallire la loro manovra , presi dallo smarrimento , gli altri rapinatori abbandonano la 1100 e fuggono in due direzioni diverse lasciando partire altri colpi contro gli agenti . L ' arrestato ne approfitta per tentare di gettarsi fuori dell ' auto della polizia . Ma il vecchio mutilato , che già aveva fatto da « guida » agli agenti , gli rifila una legnata in testa e gli altri agenti possono caricarlo in macchina come un sacco , pesto e sanguinante . Due dei rapinatori corrono a perdifiato verso via Prati e si infilano in un ' autorimessa che ha due uscite . Una donna spaventata , vedendoli con le pistole in pugno , li supplica di non sparare . « State tranquilla » dice uno di loro , « siamo della polizia . » Dall ' autorimessa i fuggiaschi sbucano in piazza 6 Febbraio e qui scompaiono . Qualcuno assicurerà poi di averli visti eclissarsi a bordo di una 2300 . Un viaggio che non dovrebbe durare molto . Le forze di polizia hanno teso una fittissima rete attorno alla città controllando gli accessi a strade e autostrade , le stazioni , gli aeroporti e passando al setaccio l ' intera zona della Fiera per controllare tutte le case sospette che potrebbero aver dato ricetto ai fuggiaschi . Un ' accurata visita è stata compiuta nelle sale d ' aspetto , nei bar e in molti altri ritrovi . L ' arrestato , il « calvo » , che aveva tentato di andarsene con il bottino , è Adriano Rovoletto di 32 anni abitante a Torino in corso Vercelli 191 , già condannato per furto e per maltrattamenti . Dopo aver tentato di fare il furbo dicendo che si sentiva morire ( ma i funzionari della Mobile ci hanno messo poco a capire che la sua ferita non era preoccupante ) , il « calvo » ha finito con il dire tutto quello che interessava gli agenti . Tanto per cominciare , Rovoletto ha fatto il nome di altri due della banda : il ventinovenne Alessandro Notarnicola ( un altro torinese trasferito a Genova in via C . Gabella dove viveva in un bell ' appartamento con una bella moglie spacciandosi per rappresentante di stoffe ) e Piero Cavallero , il capo - ghenga . Del quarto rapinatore , probabilmente quello incaricato di rubare le auto prima dell ' assalto alla banca , si è saputo solo che è un giovane immigrato di 17 anni , di origine meridionale . Poi il « calvo » ha finito con l ' ammettere che furono lui e i suoi complici a compiere le sanguinose rapine di Ciriè e di Alpignano e la temeraria « tripletta » del novembre 1965 a Milano . Il quartetto è partito da Torino in pullman ieri mattina alle 10 giungendo poco dopo mezzogiorno a Milano dove ha fatto colazione frettolosamente con un panino . Ancora è impossibile definire tutti i particolari della giornata e tutti i momenti di questa battaglia . Ognuno dei testimoni casuali e degli agenti che hanno partecipato all ' operazione ha il suo racconto da fare , ma nessuno può dire quale sia quello buono . È dimostrato che , tra il sibilare delle pallottole , la mente dell ' uomo perde molta della sua chiarezza . Anche in questura non si riesce a sapere molto di più , e bisognerà attendere che , a cuor sereno , i funzionari raccolgano i rapporti dei loro subalterni prima di poter avere un quadro completo dei fatti e una spiegazione dei molti particolari oscuri di cui è costellata la vicenda . Intanto il prefetto di Milano dottor Libero Mazza , che in serata ha compiuto una rapida visita in tutti gli ospedali in cui sono ricoverati i feriti - « raggiunti » ha detto « esclusivamente dai colpi sparati dai banditi » - , ha assicurato che « le famiglie delle vittime di tanta belluina ferocia » verranno adeguatamente seguite ed aiutate dall ' amministrazione dello Stato . Riferendosi ai rapinatori il prefetto ha aggiunto : « Questa gente che vive fuori della società deve uscirne definitivamente » . Non c ' è dubbio che « questi » malviventi abbiano concluso per sempre la loro avventura criminale . Incapaci di rassegnarsi alla sconfitta , feroci e ottusi come lo sono spesso gli uomini dalla pistola facile , essi hanno sparato alla cieca contro la gente , con ripugnante malvagità , come avevano preannunciato nelle loro lettere « circolari » suscitando il disgusto persino delle « leggere » , solitamente disposte a guardare con una punta di simpatia le imprese audaci degli eroi del sottosuolo , purché « pulite » , non macchiate dal sangue che ieri si è sparso sulle strade di Milano . E non è improbabile che anche le « leggere » , questa volta , rendano la vita difficile agli assassini , braccati dalle forze di polizia e perseguitati dal disprezzo e dal rancore di tutti . Sarebbe però ingenuo illudersi che si estingua la specie dei rapinatori e si essicchi la pianta malefica della « mala » , che ha radici profonde e tenaci nella società . Certamente al posto del « calvo » e dei suoi prima o poi ne usciranno altri . Ma ora sanno che cosa li aspetta . Perché oggi la polizia ha dimostrato di saper affrontare con freddo coraggio la sfida della delinquenza anche con le armi in pugno .