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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1940 TO 1970} > autore_s:"Possenti Eligio"
Amleto di Riccardo Bacchelli ( Possenti Eligio , 1956 )
StampaQuotidiana ,
Un bell ' applauso ha accolto stasera Riccardo Bacchelli quando , prima della rappresentazione , è venuto alla ribalta dello stupendo palcoscenico del Teatro Olimpico , e vivi consensi ha avuto alla fine del suo breve discorso . È uscito a fare il prologo , non già per raccontare , come usava nelle antiche commedie , il soggetto . Non era il caso . Ha risposto alla domanda che certo gli spettatori si eran fatta in cuor loro : perché un altro Amleto ? Perché , risponde Bacchelli , Amleto è figura che , da quando è stata creata dal potente genio di Shakespeare , tre secoli e mezzo fa , ha posto nel giro del tempo , dinanzi al tormento degli uomini , quasi a conforto e ad esempio , il proprio enigma , diventando per ciò stesso un personaggio di ieri , di oggi e di sempre . Ogni generazione può studiare il suo Amleto , l ' uomo fiaccato dal peso delle responsabilità morali e dalla difficoltà della scelta dei suoi atti . Qual è la differenza fondamentale fra l ' Amleto di Shakespeare e quello di Bacchelli ? Eccola : il primo obbedisce al padre che gli appare a ordinargli la vendetta , il secondo gli disobbedisce . Ma procediamo con ordine . Bisogna rifarsi al 1918 , anno di vittoria e di ripensamenti . A Roma era sorta , in quell ' anno , una famosa rivista letteraria , di composta e talora ironica saggezza , che considerava il corso della letteratura interrotto dopo il Leopardi e il Manzoni : " La ronda " , redatta da Cardarelli , Baldini , Bacchelli , Cecchi , Montano , tutti con trentotto primavere meno di oggi . Due anni prima aveva cessato di uscire a Firenze la inquietissima " La voce " e da tempo era finito un altro giornale fiorentino battagliero , il " Leonardo " , mentre squillavano , sempre sulle rive dell ' Arno , le trombe di " Lacerba " . La storia letteraria di quegli anni si muove fra questi fogli animosi . Nella seconda annata della " Ronda " è apparso un Amleto di Bacchelli , ripubblicato , riveduto , più tardi . L ' Amleto rappresentato stasera è quello della prima edizione . Si ha subito da osservare che si tratta di un Amleto che non ha per ambiente il castello di Elsinor , ma " una corte di maniera " , indicazione che toglie all ' opera qualsiasi carattere di pedissequo rifacimento della tragedia shakespeariana . I personaggi sono meno numerosi . Amleto , allo Spettro , che gli ordina di uccidere la regina sua madre e il re suo zio , non giura nulla ; la scena della recita , da parte degli attori arrivati al castello , dell ' Assassinio del duca Gonzaga , viene riferita , invece che agita ; Amleto non trafigge il re , mentre prega , non già per timore che si salvi , ma perché vorrebbe che l ' uccisione avesse un aspetto di rivendicazione politica e non di vendetta familiare ; assenti la follia di Ofelia , il suo funerale , il colloquio coi becchini ; l ' amore di Amleto per Ofelia culmina con un bacio e con la proposta di una fuga a due in Italia da Ofelia respinta , il che incita Amleto a porre in atto quell ' ordine paterno che lo irrita a tal segno da gridare allo Spettro , quando gli riappare durante il colloquio con la madre : " ombra immonda ! " , perché non ha pensato che la moglie colpevole era pure la madre di Amleto . Così mutato , l ' Amleto di Bacchelli , al pari di quello shakespeariano , è un giovane cui le inattese e affrettate nozze della madre col fratello del padre hanno devastato l ' anima e scosso il carattere debole e smarrito , e suscitato in cuore il disgusto della vita ; quello stesso che dall ' Amleto di Shakespeare si comunica in chi assiste alla tragedia . Ma , in Shakespeare , il disgusto della vita si manifesta dopo il colloquio di Amleto con lo Spettro del padre : mentre il Bacchelli lo presenta già disgustatissimo prima del colloquio , non solo , ma quasi compiaciuto del disgusto . Udite poi le rivelazioni dello Spettro , più che inorridire , se ne infastidisce e , invitato da quello a giurare , non acconsente immediatamente e , anzi , più tardi si rallegra che il canto del gallo , proprio in quel punto , abbia fugato l ' apparizione . Non è più la tragedia della volontà incerta dinanzi all ' azione ; è quella dell ' infingardaggine . In certo senso non si tratta più di un personaggio che tergiversa dinanzi alla gravità dell ' atto delittuoso da compiere contro la madre e lo zio ; ma di un personaggio che avrebbe preferito esser lasciato in pace . In termine medico : un astenico . È un Amleto dalla malinconia raziocinante che si dichiara fallito e condannato a delibare , minuto per minuto , il proprio fallimento . Per lui la vita è la sua abbiezione , è quello che non ama . " Se potessi pensare - dice in un monologo - di avere un figliolo , mi parrebbe un delitto . L ' evidenza dimostra che io non dovrei avere il permesso di vivere " . E , invece di domandarsi " essere o non essere ? " , dichiara di desiderare di non essere , e forse anche di morire letteralmente . Perché dovrebbe uccidere ? Non crede a nulla , né alla vita , né alla giustizia né ad altro . E dichiara : " L ' uomo non ha nessuna attrattiva per me . Vorrei non ci fosse più la mia parte d ' uomo in me , ci facciamo tutti tanta pietà che diventa schifo . Come si vede , è un Amleto incline ai filosofemi , e , sotto questo rispetto , perfettamente l ' opposto di quello di Shakespeare che in filosofemi non si perde , ma trasforma dolore , disperazione , incapacità di decisione , in poesia . È un Amleto , infine , ripensato , sulla eco di quello di Shakespeare , dal Bacchelli che lo commenta mentre lo ricrea . In certo senso si potrebbe definire quest ' opera un saggio critico sull ' Amleto svolto in forma di tragedia . Impresa ben degna di uno scrittore sagace , colto , meditativo e prodigo delle proprie doti di indagatore e di pertinace trattatista delle umane psicologie . E proprio per questo si nota un ' altra differenza , oltre alla continua presenza del buffone , con l ' Amleto di Shakespeare : la morte della Regina , della quale il Bacchelli fa causa non alla coppa avvelenata da lei bevuta per errore , ma al disperato dolore materno dinanzi al cadavere di Amleto , con una nota di moderna sensibilità . Questa opera giovanile del Bacchelli , disegnando un Amleto disorientato , abulico , nevropatico , che si irrita delle apparizioni dello Spettro e gli si ribella , rappresenta , più che il riflesso del protagonista shakespeariano , l ' uomo dell ' altro dopoguerra , uscito dal caos con l ' animo sconvolto , l ' uomo che Pirandello aveva preannunziato sin dall ' inizio del conflitto . Non già che l ' Amleto di stasera sia fratello dell ' uomo pirandelliano ; ma un lontano cugino o un affine , in certo senso , potrebbe forse esserlo . Ed è curioso altresì come in esso si avverta persino non sappiamo qual turbamento di moderno sapore esistenzialista con quel suo discorrere amaro e sarcastico di uomo nauseato e alla deriva , di individuo che naviga senza bussola . Il testo contiene pagine nitide , sostenute , nutrite di sottili argomenti . La sequenza degli episodi è congegnata a dovere e teatralmente funzionante . Se si vuol pensare a un modello , vien fatto di ricordare non l ' abbagliante e travolgente impeto di Shakespeare , ma piuttosto la finezza di un Racine ; ma soprattutto si tratta del gusto di un dotato scrittore italiano che ama la classicità . Il protagonista non è più il colosso di Shakespeare , ma una figura modellata con sagacia di studio e con saggezza di pollice . Enzo Ferrieri si è assunta un ' impresa non facile , tanto più non essendo disponibili taluni attori che meglio avrebbero dato rilievo a certe figure , ed è tuttavia riuscito a presentare un ' edizione nell ' insieme accurata e attenta . Amleto era Tonino Pierfederici , che ha avuto qualche scatto felice ma al quale raccomanderemmo di esprimere con più elaborata chiarezza della dizione e più adeguata e penetrante varietà di toni la sua ardua parte , che però gli ha procurato applausi a scena aperta . Di una nobile dignità Enrica Corti ( la Regina ) , limpido e preciso il Pierantoni ( Polonio ) , sicuri il Giangrande , Ruggero De Daninos , Carlo Alighiero , Monica Vitti , il Dettori e gli altri tutti . Belli i costumi di Pierluigi Pizzi . Molti gli applausi agli attori , anche a scena aperta , e festeggiati il regista e l ' autore .