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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Turani Giuseppe"
StampaQuotidiana ,
Milano . Questa storia di miliardi e di sangue matura nella Milano degli ultimi anni Sessanta . In quella Milano che vede i metalmeccanici in tuta blu scendere in piazza per migliori salari e i titoli metalmeccanici salire in Borsa sotto la spinta della speculazione . In quella Milano che vede í primi cortei dei ragazzi di Mario Capanna sfilare al grido di « Fascisti , borghesi , ancora pochi mesi » , ma che assiste anche alle prime gesta dei futuri assaltatori della Borsa , ai primi vorticosi scambi di pacchetti azionari , alle prime colossali e inspiegabili fortune finanziarie . I protagonisti della storia sono tre : Michele Sindona , Carlo Bordoni , Giorgio Ambrosoli . Sono passati appena dieci anni e quest ' ultimo già è morto ammazzato l ' altra sera a Milano sotto casa sua . Bordoni si sta lentamente spegnendo nel Correctional Center di Manhattan , il più grande carcere di New York , colpito da una grave malattia . Michele Sindona , invece , vive tranquillo e apparentemente spensierato in una comodissima suite dell ' Hotel Pierre , forse il più bell ' albergo di tutta New York . Prima di cadere sotto i colpi di una P38 , Ambrosoli aveva fatto in tempo a sporgere denuncia contro ignoti perché sapeva che stavano cercando di farlo fuori . Bordoni , benché rinchiuso in carcere e sorvegliato quasi a vista , riesce a far filtrare continuamente messaggi nei quali accusa Sindona di voler attentare alla sua vita . Ma nel 1968 questi tre uomini quasi ancora non si conoscevano . Michele Sindona era allora poco più di un grande esperto in questioni finanziarie e immobiliari . In città non lo frequentava nessuno , se si escludono alcuni ristretti circoli finanziari e alcuni personaggi importanti del mondo dell ' industria e delle banche . Quando un giornalista dell ' « Espresso » gli chiese il permesso per farlo fotografare , rispose secco : « Se vedo arrivare un fotografo , gli faccio sparare dall ' autista » . Il primo ad accorgersi delle grandi qualità di questo ambizioso avvocato siciliano era stato il Marinotti della Snia Viscosa , che si era rivolto a lui per certe storie relative ai danni di guerra e che ne aveva tratto un giovamento preziosissimo . Ma la vera pista di lancio di Sindona è stato l ' avvocato Carnelutti : insieme hanno fatto i primi affari , insieme hanno messo piede nella prima banca , la Moizzi , destinata a diventare poi la Privata Finanziaria e la fonte di tutte le disgrazie future , compresa la morte di Ambrosoli e il terrore di Carlo Bordoni . Nel 1968 Michele Sindona , che è già il padrone assoluto della Banca Privata Finanziaria , sta per mettere le mani sulla Banca Unione e sta per lanciarsi nel mondo della Borsa e della speculazione sui cambi in grande stile . Carlo Bordoni , che proprio in quegli anni inizia la sua collaborazione con l ' avvocato siciliano , ha una storia diversa , tutta segnata dalla carriera in banca . La sua professione , il suo vero destino , è quello del cambista : ogni giorno Bordoni arriva in ufficio alle sei della mattina , tiene fra le labbra un grosso sigaro cubano , si mette personalmente al telex e comincia a imbastire le sue speculazioni . Marchi contro yen , dollari contro franchi svizzeri , sterline contro fiorini . E , quando proprio c ' è troppa calma sui mercati valutari , anche platino contro oro , oppure , nei momenti di magra assoluta , patate contro cipolle . Per Bordoni tutto va bene . Purché si tratti di comprare e vendere sulla carta , Bordoni non ha magazzini , non ha camions , non ha niente ; gli bastano un telex e qualche telefono con le linee dirette per tutto il mondo . Nel giro dei cambisti ha una fama enorme : si dice che sia il più bravo in Europa e , forse , addirittura nel mondo . Ma sul suo conto circolano storie inquietanti . Si racconta di guadagni favolosi , ma anche di perdite tremende . Si ricorda , ad esempio , come il consiglio di amministrazione di una delle più importanti banche italiane lo abbia licenziato sui due piedi perché colto dal terrore davanti all ' enormità delle sue operazioni in cambi , tali da mettere in pericolo la stessa solidità dell ' azienda . E si racconta ancora , ma forse è leggenda , di una sua colossale speculazione al ribasso contro il fiorino che provocò addirittura l ' intervento della diplomazia olandese . Giorgio Ambrosoli , invece , entra in questa storia solo più tardi , nell ' autunno del 1974 , e nel ruolo del riparatore di torti . Nel 1968 è ancora chino sui libri contabili della Sfi , un imbroglio finanziario che all ' inizio degli anni Sessanta aveva fatto tremare mezza pianura padana , una ventina di industriali di primo piano e grossi esponenti della DC lombarda . Quei libri gli erano stati affidati nel 1964 e la sua opera di liquidatore della Sfi avrà termine solo nel 1972 : giusto il tempo per prendere fiato un paio d ' anni , prima di ripiegare la testa su un nuovo scandalo , ben più grosso e inquietante , quello di Michele Sindona , di Carlo Bordoni e di tanti altri i cui nomi forse non conosceremo mai . Ambrosoli , cioè , è l ' esatto contrario dei due personaggi con i quali la sua vita si incrocerà e si perderà . È un avvocato , come Sindona , ma non ama le avventure , è prudente , è di ghiaccio , è implacabile . Quasi sempre chiuso dentro un blazer blu e anonimi pantaloni grigio scuro , instancabile fumatore di sigarette , pignolo al punto da controllare anche le bollette della luce di Michele Sindona , dopo il 1974 si rivelerà come il più tenace avversario che l ' avvocato siciliano abbia incontrato . Alla fine , pur non avendolo mai visto in faccia saprà tutto di lui , più di ogni altro al mondo . Ma nel 1968 , si diceva , Ambrosoli lavora a riparare antiche ingiustizie . Sindona e Bordoni , invece , stanno preparando la loro scalata nella finanza internazionale . Lo schema concettuale da cui partono è talmente semplice da lasciare sbalorditi . Attraverso le loro banche e le loro moltissime società rastrellano denaro in Italia e nel mondo offrendo qualche punto percentuale in più sugli interessi . Questi soldi , poi , vengono utilizzati per le più straordinarie speculazioni rialziste che si siano mai viste in piazza degli Affari e per le più temerarie speculazioni in cambi che siano mai state condotte sui mercati internazionali . Montagne di dollari attraversano l ' Oceano manovrate dai cavi telex e telefonici di Bordoni , magari più volte nello stesso giorno e nei due sensi . Il denaro sembra moltiplicarsi solo nell ' andare avanti e indietro . In realtà sta fermo : a muoversi è solo Bordoni con i suoi messaggi in codice e le sue brucianti telefonate sulle principali piazze finanziarie del mondo . La Borsa di Milano è invece il regno di Sindona . I titoli della sua scuderia sembrano conoscere solo il movimento verso l ' alto . La voce si sparge e questo siciliano che nessuno conosce ancora diventa una specie di lotteria nella quale tutti sanno di poter vincere sempre . I guadagni vengono investiti in nuove imprese , sempre più grandi . Ma la passione di Sindona rimangono le banche . Dopo la Privata Finanziaria e la Unione , vengono la Amincor e la Fina in Svizzera , la Wolff in Germania e , ecco la scalata al cielo , la Franklin di New York , uno dei più grandi istituti di credito degli Stati Uniti . Il sogno di una vita sbagliata è realizzato : Sindona è un finanziere con interessi sulle due sponde dell ' Atlantico . Comincia a frequentare non solo gli uomini che contano a Milano , ma anche quelli che contano a Roma , soprattutto democristiani . Conosciutissima è la sua amicizia con Andreotti . Ma è anche la fine . All ' inizio del 1974 Bordoni e Sindona si accorgono che i conti non tornano , mancano 100 miliardi , forse 200 , forse 1000 . Ormai nessuno di loro due può dirlo . Sono persi dentro le loro stesse trame finanziarie . Bordoni è il primo a scappare , si rifugia a Caracas , dove verrà ripescato dalla polizia americana per certe illegalità commesse alla Franklin . Sindona lancia con la Finambro un ' operazione destinata a procurargli almeno 150 miliardi di lire fresche e pulite , ma viene giustamente bloccato dall ' allora ministro del Tesoro Ugo La Malfa . Alla fine , in giugno , troverà i 100 miliardi presso il Banco di Roma cedendo la proprietà del suo impero . Ma è troppo tardi . Tanto in Italia quanto in America ci sono ispettori in tutte le sue banche . Saltano fuori speculazioni sui cambi per 3 o 4 miliardi di dollari , truffe e pasticci di ogni sorta . Anche Sindona abbandona il campo e fugge a New York appena in tempo per evitare il mandato di cattura . E tutta la storia passa nelle mani di Giorgio Ambrosoli , nominato liquidatore della Banca Privata Italiana . In mano a un altro quell ' enorme mucchio di carte false , di contratti mai onorati e di miliardi a volte mai esistiti che fu l ' impero Sindona sarebbe ancora avvolto nel mistero e quindi innocuo . Ma Ambrosoli , come una brava talpa lombarda , scava fino nei più segreti angolini e consegna , proprio pochi giorni fa , una monumentale relazione alla magistratura : la verità , dopo cinque anni di indagini . Una verità , evidentemente , scomoda . Tanto scomoda da essere ripagata a colpi di pistola .