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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"VERTONE SAVERIO"
IL PAESE E LA PALUDE ( VERTONE SAVERIO , 1995 )
StampaQuotidiana ,
Può darsi che il rinvio a giudizio di Berlusconi rafforzi in Parlamento la convergenza verso Dini ormai in atto presso alcune schegge della destra e della sinistra . Ma è sicuro che nel Paese questa convergenza verso la palude centrale genera una divergenza eguale e contraria , e cioè divarica le posizioni . D ' altronde il Parlamento sembra aver dimenticato assai più degli elettori il voto del 18 aprile , che ha sicuramente condannato il centrismo pur senza scegliere fra destra e sinistra . Da allora il dilemma della politica italiana è " avanti o indietro " sulla strada della trasformazione , assai più che " di qua o di là " rispetto ai punti cardinali della tradizione . Purtroppo questo trapasso risulta illeggibile se si seguono soltanto le intenzioni e il destino degli eletti . Infatti : Berlusconi non si accorge che una stessa ondata porta lui al successo del 27 marzo e Andreotti all ' umiliazione di un processo ; mentre la stampa sembra ignorare che il medesimo sommovimento consente a Berlusconi di insediarsi a Palazzo Chigi e a Mani pulite di rinviarlo a giudizio . E , anche prima : Segni non capisce che il plebiscito sul maggioritario , da lui così appassionatamente voluto , è destinato a travolgere il bastione centrista sul quale si arrocca ; Occhetto non vede nell ' esplosione di Tangentopoli la premessa di un ' alternativa radicale al sistema dei partiti anziché una semplice alternanza della sinistra al Caf ; Buttiglione provoca la crisi di dicembre per strappare a Forza Italia la direzione del Polo , ma perde per strada il suo esercito ; D ' Alema entra alla cieca nel ribaltone e constata , alla fine , di aver lavorato per Dini ; e Dini rinuncia andreottianamente a governare per stare al governo , trascurando la perdita dello strumento ( l ' erario ) con il quale Andreotti aveva tacitato le innumerevoli clientele in cui era stata scomposta la cittadinanza . A intenzioni così imprecise non possono che corrispondere destini incompiuti : Berlusconi azzoppato , Prodi abbandonato , Dini sospeso a una presidenza fondata su un Parlamento screditato e sprofondato nello Stige ; la transizione ferma , il vortice bloccato . Da tre anni gli eletti interpretano balbettando le spinte che vengono dagli elettori senza riuscire a comporre un ' offerta politica che corrisponda alla domanda civile . Ed è ormai inutile ribadire l ' equazione che mette sullo stesso piano governanti e governati , perché nel movimento a tentoni dei primi si esprime un istinto di conservazione collettivo che nei secondi si sminuzza nel respiro corto della sopravvivenza propria , personale o di parte . Certo , l ' elettorato non ha soluzioni , ma sente sia pure confusamente i problemi . Ha capito che i favori accordati nel presente dal centrismo precludono il futuro ; che la crisi delle città , dei servizi , dell ' ordine pubblico , della legalità e dello Stato è una conseguenza della paralisi amministrativa , la quale discende dall ' incapacità di decidere , a sua volta dovuta all ' impossibilità di scegliere tra opzioni chiare e responsabili . Insomma , il pubblico sa che il labirinto delle clientele , delle mediazioni e degli interessi corporativi ha prodotto una situazione paradossale in cui la crescita economica è contraddetta dal regresso civile ; e sa che è ormai impossibile conservare il benessere se continua il regresso . Per questo ha scelto plebiscitariamente il maggioritario e cioè il rifiuto dell ' imbuto centrale nel quale spariscono , si sovrappongono o si neutralizzano le scelte e si accampa la dissoluzione inarrestabile dello Stato e dei princì pi stessi della convivenza . Invece , almeno fino a oggi , Parlamento e governi hanno offerto soluzioni che scavalcano i problemi , o li ignorano , e sembrano orientati adesso a rifugiarsi nel gorgo della Prima Repubblica , dal quale li ha fatti uscire il sommovimento elettorale . La superiorità degli elettori sugli eletti è tutta in questo divario . Per il resto non bisogna dimenticare che è in crisi una democrazia fondata sul consenso , e che il consenso coinvolge , anche quando è comprato e venduto . In un Paese deragliato , forse non restava che la ramazza del Codice per farla tornare in sé . Ma non esiste un Codice che preveda l ' incriminazione , la punizione e il riscatto di una società intera , anche se accanto alla centralità del Parlamento si è istituita una anomala centralità della Magistratura . In ogni caso il nostro linguaggio politico è troppo abituato ad attribuire centri geometrici a figure sociali che non hanno circonferenza . Per il momento l ' Italia resta come pizzicata nella chiusura lampo della legge , che si apre e si chiude tra garanzie costituzionali e avvisi di garanzia . E questa sensazione di impotenza prelude a una rabbia cupa e insaziabile . Cupa perché afflitta da un oscuro senso di colpa . Insaziabile perché la rabbia non sfama , se non al modo di Filippo Argenti , che " in sé medesmo si volgea co ' denti " . Il mondo assiste incredulo all ' annaspare di un Paese che per liberarsi di un esiziale sistema politico non sa e non può fare altro che incriminare , dal primo all ' ultimo , i suoi rappresentanti vecchi e nuovi , tornando però indietro alla vecchia ammucchiata centrista che ha prodotto la corruzione . La Magistratura applica le leggi e dunque arresta i timonieri . E la nave entra nella mareggiata europea con la plancia di comando vuota e le sentine piene dei suoi ex capitani . Un Paese economicamente importante come l ' Italia non può restare a lungo politicamente inconsistente senza diventare un pericolo per sé e per gli altri , perché nel divario tra la ricchezza dell ' economia e la povertà della politica si insinuano fatalmente appetiti e timori molteplici , e dunque rischi di lacerazioni sempre più gravi . Per ridurre questo scompenso è però necessario eliminarne un altro : quello tra la domanda civile del popolo e l ' offerta politica del Parlamento . La crisi italiana è illeggibile se si seguono solo le intenzioni degli eletti e le soluzioni che ci offrono . Ma è leggibilissima se si guarda agli elettori e alla lunga marcia che hanno intrapreso per uscire dal labirinto in cui il corso impazzito della politica li ha chiusi insieme ai problemi del Paese . Nella grande confusione resta un punto fermo che non si può ribaltare : il 18 aprile .