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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Vergani Leonardo"
La mamma perbene col figlio bandito ( Vergani Leonardo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Milano . È una mattina grigia , a Milano , in fondo a viale Porpora . La gente esce dai portoni , qualcuno la notizia l ' ha già ascoltata alla radio , Renato Vallanzasca è stato preso , non ha sparato , s ' è arreso . Qui , dove viale Porpora sbuca in piazza Gobetti , Renato ha passato tutta l ' infanzia e l ' adolescenza , da queste parti ha abitato con la madre e il padre fino a pochi anni fa . Nei giardini di piazza Gobetti , che fra poco si popoleranno di pensionati , Vallanzasca ha giocato con gli altri ragazzi del quartiere . È probabile che tempo fa non ci fosse lo scivolo di metallo e i tre tubi dipinti di rosso dentro i quali si nascondono i bambini , un triste « parco giochi » da periferia . « Certo che lo conosco » dice una panettiera che ha il negozio sull ' angolo « da piccolo veniva insieme al fratello a comperare le brioches prima di andare a scuola . Gentili , educati , stavano sempre assieme . Due brioches da cento lire , i soldi li teneva Renato . Poi , diventati grandi , non li ho più visti nel mio negozio . Ma se l ' incontravo , Renato o Roberto mi salutavano sempre . » Al 162 di viale Porpora un citofono con una lista di cognomi , Vallanzasca è il terzo . La madre di Renato abita al primo piano , due stanze e un locale dove fino all ' anno scorso lei e suo marito tenevano gli scatoloni di maglieria per il negozietto proprio sotto casa . Adesso il negozio è stato rilevato da una signora che continua nello stesso commercio . « Gente perbene , io ho rilevato soltanto i muri , da tempo in questo negozio non entrava più nessuno per via di tutto il chiasso che s ' era fatto attorno a Renato . Di lui non abbiamo mai parlato , la donna mi diceva ogni tanto che era costretta a vendere per le grane che le davano i figli . Prima stava dietro il banco per tutto il giorno , il marito scendeva ogni tanto per aiutarla . Qualche volta portava in negozio un bambino piccolo , Massimiliano , il figlio di Renato . Il bambino si metteva a giocare con un pezzo di spago e rimaneva buono buono . Poi anche il bambino e la donna di Renato se ne sono andati . Lei era una bruna , molto bella . Renato , mi dicevano , era innamoratissimo , geloso . » Dunque , come sempre nelle storie di malavita , ecco l ' uomo con due facce , ai vicini non il minimo fastidio , buongiorno e buonasera , premuroso , servizievole , e poi dall ' altra parte il killer con la bomba a mano in tasca , donne , champagne , appartamenti lussuosi , fotomodelle , bische , forse anche un po ' di droga . Due mondi , insomma , lontanissimi uno dall ' altro , quasi che uno dei due non fosse vero , fosse una finzione quasi cinematografica . Una rampa di scale , al pianerottolo del primo piano due porte verniciate di marrone , aria da casa con affitto bloccato , gli inquilini quasi tutti anziani . Il portiere è trincerato nel suo bugigattolo , ringhia che non vuol parlare con nessuno , grida : « Mi avete scocciato , non rompetemi le tasche » . Di prima mattina è arrivata una troupe televisiva con le lampade . La gente s ' è affacciata ai balconi , il portinaio ha inveito , ha mandato via tutti in malo modo . Adesso la moglie gli sta facendo bollire un po ' di caffelatte e cerca di calmarlo . Quelli della televisione , spingendo la porta , hanno fatto cadere un vaso di gerani , di quelli pallidi , abituati alla penombra delle portinerie . Sull ' uscio di casa Vallanzasca non c ' è targhetta , l ' hanno probabilmente tolta per tentare di conservare un ' ultima parvenza di anonimato . Dall ' interno non proviene alcun rumore , il piccolo appartamento sembra disabitato . I Vallanzasca non hanno mai avuto telefono . Dalla porta accanto viene il ronzio di un aspirapolvere . La signora Esterina Rossi , settant ' anni , si affaccia dopo due colpi di campanello . « No , non so se sono in casa , credo di no . Qualche volta mi invitano a prendere il caffè , sono persone a modo , ogni tanto sono venuti anche da me a vedere la televisione , tanto per non star soli . Sì , la televisione ce l ' hanno anche loro , ci mancherebbe altro . Renato e il fratello ? Li ho sempre visti da quando erano bambini , io abito qui da quasi quarant ' anni . Lui è un bel figliolo , sorridente , di quelli che prendono la vita come viene . Roberto è diverso , negli ultimi tempi si era immusonito . Qualche volta suono per avere un uovo , un po ' di olio , o la signora Maria li domanda a me . Eh , certo , adesso qui attorno tutti hanno paura di dire che conoscevano Vallanzasca , non vogliono finire sui giornali . Ma mi sont vegia , cosa volete che ne sappia di bande , di rapine ? Lui mi è sempre sembrato un bravo ragazzo almeno fino a quando ha abitato con la madre e il padre . Poi s ' è messo in un brutto giro . La signora Maria piangeva quando andavo da lei a prendere il caffè , ma non mi ha mai raccontato niente . Diceva : " I figli ci fanno dannare " . Renato , un bel fioeu , ghe piasevan i tosann . Naturale . Ma le ragazze vogliono qualcuno con la grana in tasca , cose risapute . » Sul pianerottolo fa freddo , il pavimento si sta coprendo di mozziconi di sigarette che domani faranno imbestialire il portinaio . Possibile che non ci sia nessuno in casa Vallanzasca ? Non si ode il minimo fruscio . Si scende al bar con bigliardo per sapere qualcosa . Nessuno ha visto i genitori di Renato , ormai tutti sanno la notizia della sua cattura . C ' è un tavolo di vecchi giocatori di scopone , come in un quadro di Ottone Rosai . I giocatori rispondono con qualche borbottio , non vogliono essere disturbati . Il giornalaio di piazza Gobetti si affaccia dietro una catasta di riviste . Maria Vallanzasca non s ' è vista . Scende ogni mattina a prendere il giornale per saper qualcosa del figlio . Oggi non s ' è fatta viva . E non s ' è fatta viva dal lattaio , dal panettiere . Il marito , Osvaldo Pistoia , non ha comperato neppure le Nazionali . Davanti all ' edicola scaricano i pacchi dei quotidiani del pomeriggio con titoli enormi . I pensionati , che cercano un po ' di sole sulle panchine della piazza , si avvicinano per sbirciare . « Non poteva che finir così » dice qualcuno . La signora Esterina ha ripreso a far funzionare l ' aspirapolvere . Allora si sposta la piastrina di metallo che protegge lo spioncino dell ' uscio dei Vallanzasca e dentro si vede , sfumata , una donnetta grigia , quasi un ' ombra indistinta . Sul fondo c ' è un televisore con sopra un vaso di fiori finti . Maria Vallanzasca si muove senza rumore , non ha neppure avuto l ' animo di uscire per comperare i giornali . C ' è come un ' atmosfera di assedio , timore della curiosità della gente , paura delle domande , da anni ormai questa povera donna vive in un incubo , l ' hanno messa in prigione dopo che s ' è incontrata con il figlio a Cagliari , le hanno perquisito la casa infinite volte , c ' era sempre qualche agente in borghese sotto il portone , qualche finto hippy nel bar che fingeva di giocare al flipper . Anche qui , come in molte storie di malavita ci sono due case , il rifugio lussuoso di Renato , divani moderni di nappa , tappeti , il giradischi , il mobile bar con i liquori , e , dall ' altra , il piccolo , povero appartamentino dei genitori , con il ballatoio che dà sul cortile , la corda con i panni tesi ad asciugare , qualche piantina striminzita : anche qui due mondi terribilmente diversi tra loro . Maria Vallanzasca non vuoi aprire . Le infiliamo i giornali sotto il battente , ma ci vuoi del tempo prima che si decida a raccoglierli . Si sente soltanto un passo furtivo , un piccolissimo rumore come di un topo che esca dalla tana . Le abbiamo passato soltanto il primo foglio , gli altri hanno titoli troppo sanguinosi . Si sente solo il fruscio della carta . L ' ombra ripassa davanti allo spicchio di luce dello spioncino . Fra poco sullo schermo della televisione apparirà Renato Vallanzasca in pigiama e stampelle . Renato è strafottente , sicuro di sé , non assomiglia affatto alle fotografie segnaletiche , nessuno , incontrandolo per strada , avrebbe potuto riconoscerlo . Ma in casa Vallanzasca non si accende neppure il televisore , il silenzio è sempre totale , rotto di tanto in tanto da uno scalpiccio guardingo . Il mestiere impone di insistere , si pigia di nuovo il campanello . Allora , attraverso una fessura della porta , esce un biglietto piegato in quattro . C ' è scritto : « Andate via » . Poi dopo qualche minuto la voce del marito : « Andate via , lasciateci soli , abbiamo già tanti dispiaceri ... » . Anche la signora Esterina si affaccia con la scopa in mano e fa : « Povera gente , non insistete . Sono mesi che fanno questa vita » . Nel « parco giochi » di piazza Gobetti corrono i bambini , per i pensionati è venuta l ' ora del bianco , le madri escono per prendere i figli a scuola . Il portinaio del 162 ha tirato le tendine a fiori e adesso sta mangiando i suoi spaghetti . In casa Vallanzasca non si mangia . Non si sente neppur correre l ' acqua , il silenzio è sempre profondissimo , come se il piccolo appartamento di tre stanze fosse abitato da fantasmi . Un ' altra storia di malavita finisce così con tutti i suoi ingredienti da film di violenza , le raffiche di mitra , gli agenti assassinati , i due miliardi bruciati in una vasca da bagno , le fughe , i morti , i poliziotti con il giubbetto antiproiettile . Sono tutte cose che in via Porpora , angolo piazza Gobetti , sembravano impossibili . Eppure sono successe . I giocatori di scopone se ne sono andati , al vincitore della partita interminabile è stato offerto un grappino . Alle sei di sera arriveranno i patiti del bigliardo . La storia di Vallanzasca finisce anche qui , in una periferia parsimoniosa , affaccendata .