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LA PACE: MITO E REALTÀ ( Abbagnano Nicola , 1967 )
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Nei miti degli antichi poeti e filosofi , lo stato perfetto di pace è situato al principio della storia umana nel mondo . Esiodo lo considerava proprio dell ' età dell ' oro in cui gli uomini vivevano come divinità beate , liberi da inquietudini e da malanni , nel godimento di beni sovrabbondanti : e considerava le età successive come un graduale decadimento da quello stato di perfezione . Platone narra nel Critia il preludio della prima grande guerra mondiale : quella fra l ' Atlantide e il resto del mondo capeggiato dalla Grecia ; guerra divenuta inevitabile quando , trascorsa l ' età degli dèi , nella quale questi governavano sugli uomini come pastori eccellenti , e l ' età degli eroi , autori di imprese leggendarie , una stirpe di uomini avidi e brutali rese la pace impossibile . In questi miti , l ' aspirazione costante degli uomini ad una vita felice , non funestata da violenze e da guerre , assumeva la forma del rimpianto di un paradiso perduto , della nostalgia per un ' età passata e conclusa , che non può ritornare . Nei moderni , la stessa aspirazione assume la forma dell ' attesa o della speranza di un avvenire più o meno lontano . Il mito è capovolto nel tempo . La pace non è più in un lontano passato ma in un avvenire di cui esistono già i segni o l ' annunzio . Le speranze millenarie dei cristiani , le forme diverse della sempre risorgente utopia , le ideologie politiche e i progetti dei filosofi hanno sempre prospettato la pace come l ' esito finale della storia , la fase ultima nella quale la vicenda di orrori , di violenze e di guerre avrà termine per sempre e sarà sostituita da una specie di regno di Dio sulla terra . La prima guerra mondiale apparve a buona parte dell ' opinione pubblica come « la guerra che porrà fine a tutte le guerre » . E le dure smentite dei fatti non sempre indeboliscono questa speranza . Gettato in un mondo in cui la sua sorte è messa continuamente in pericolo , l ' uomo proietta nell ' immagine di un passato lontano o di un avvenire più o meno prossimo il primo bisogno della sua natura : quello di una pace senza minacce . Lo stato di pace può essere posto al principio della storia o al termine di essa , può essere oggetto di rimpianto nostalgico o di attesa messianica ; ma i suoi caratteri sono gli stessi . È un idillio perpetuo nel quale le ambizioni smodate e la volontà di potenza di persone e di gruppi sono state superate per sempre ; in cui non c ' è più l ' antagonismo , la competizione , la lotta , l ' urto degli interessi , il contrasto delle passioni . È uno stato di perfezione in cui tacciono per sempre i conflitti di cui pare sia intessuta la vita quotidiana degli uomini . La pace , ha scritto Whitehead , è « l ' armonia delle armonie che placa la turbolenza distruttiva e completa la civiltà » . Spesso i filosofi hanno sollevato obbiezioni contro una pace così intesa . Eraclito , il più pessimista dei filosofi dell ' antica Grecia , ad Omero che aveva detto « Possa la discordia sparire fra gli De ' i e fra gli uomini » , rispondeva : « Omero non s ' accorge che prega per la distruzione dell ' universo : se la sua preghiera fosse esaudita , tutte le cose perirebbero » . Hegel diceva : « Come il movimento dei venti preserva il mare dalla putrefazione nella quale lo ridurrebbe una quiete durevole , così ridurrebbe i popoli alla putrefazione una pace durevole o anzi perpetua » . Ed è certo che il raggiungimento di una pace resa definitiva e totale per l ' assoluta esclusione di ogni elemento di conflitto e di latta , supporrebbe una trasformazione completa degli esseri umani , un capovolgimento altrettanto totale della loro natura . Questa trasformazione è certo improbabile perché nessun elemento positivo , nessun fatto può esserne interpretato come il preannuncio . Ciò che sappiamo dell ' uomo , ciò che ci dicono di lui le discipline antropologiche , storiche e sociali e la stessa filosofia non ci autorizza a credere che l ' uomo sia sulla via di una trasfigurazione totale che da essere limitato e imperfetto lo trasformi in un semidio o in un ' anima disincarnata . La pace assoluta e definitiva appare oggi alla fredda e lucida mentalità dell ' uomo moderno come un semplice sogno . Certo , è un nobile sogno ; e , come diceva Calderón , sia nel sogno che nella veglia certe cose sono preferibili ad altre . Ma la questione cruciale non è quella circa la nobiltà o la bellezza del sogno ; è quella circa la sua funzione . Può il sogno della pace perpetua contribuire alla pace ? Coloro che attribuiscono al mito una funzione direttiva nella storia degli uomini risponderebbero certo di sì . Ma la credenza nel mito è fragile perché cede al primo urto della realtà e dopo di sé lascia il vuoto . Nella civiltà contemporanea , fondata com ' è , in tutti i livelli , sull ' esercizio dell ' intelligenza , il mito è ancora più fragile . Inoltre - ed è la considerazione fondamentale - il mito della pace assoluta incoraggia il fanatismo . La pace totale può venire solo dopo l ' ultima guerra totale : dopo la distruzione di tutti i « nemici » , dopo l ' eliminazione dell ' ultimo dissidente , quando un unico sistema di credenze , un unico modo di vivere si sarà stabilito fra gli uomini , e verrà tolto di mezzo ogni contrasto , ogni dissenso e ogni competizione . Quale giustificazione migliore per una guerra di sterminio della prospettiva che essa condurrà finalmente alla pace definitiva ? L ' insegna di ogni fanatismo è proprio questa : sterminate i vostri nemici senza pietà ; dopo , vivrete tranquilli . Fuori del mito e del fanatismo , per un ' intelligenza che voglia onestamente comprendere la realtà delle cose umane , la guerra e la pace possono essere considerate tra loro nello stesso rapporto in cui stanno la salute e la malattia . Lo stato di salute , la sanità dell ' uomo normale , non è una situazione originaria o finale , permanente o definitiva , ma la capacità dell ' organismo di controllare , regolare e vincere gli assalti della malattia . « La minaccia della malattia » ha scritto un medico famoso « è uno dei costituenti della salute . » Ciò vuol dire che la salute è un equilibrio instabile , mantenuto o raggiunto contro la minaccia di rotture eventuali . Questo vale sia per la salute fisica che per quella mentale : la quale consiste anch ' essa in un equilibrio difficile , continuamente minacciato e continuamente ristabilito contro innumerevoli occasioni di disturbo . I rimedi che la medicina appresta non sono magici esorcismi che mettono le malattie completamente fuori questione ; sono aiuti offerti all ' organismo per rafforzare quei poteri di correzione e regolazione che lo mettono in grado di resistere agli assalti del male . Ma questi assalti continuano . Allo stesso modo , lo stato di pace cui l ' umanità può aspirare non è la cessazione definitiva delle minacce di guerra , ma la disponibilità di mezzi adatti a fronteggiare queste minacce . La coesistenza di civiltà e di modi di vita diversi , le differenze di religione e di costume , le competizioni tra individui e gruppi , i contrasti di interessi , non sono condizioni di cui si possa prevedere l ' annullamento ; e d ' altronde senza quelle condizioni l ' umanità si ridurrebbe a una massa piatta ed amorfa senza possibilità creative , senza alternative di vita , perciò destinata a una lenta agonia . Ma da quella molteplicità , da quei contrasti e competizioni nascono continuamente problemi che , se non sono affrontati per tempo , si incancreniscono e possono condurre a esplosioni violente . La pratica effettiva della tolleranza , le libertà civili , la sostituibilità delle gerarchie politiche , il compromesso degli interessi contrastanti , lo scambio di uomini e di idee tra paesi diversi , sono alcuni degli strumenti di cui l ' umanità dispone per superare le minacce di guerra . Le istituzioni internazionali o soprannazionali si fondano appunto su quegli strumenti . Ma si tratta ancora cli strumenti imperfetti , la cui messa a punto implica da parte di ogni uomo o gruppo umano , limitazioni , rinunzie e sacrifici . È più facile , certo , vivere nella cieca attesa di un domani totalmente pacifico anziché contribuire giorno per giorno a rafforzare atteggiamenti , convinzioni , istituzioni , che possono risparmiare agli uomini rischi di guerre . La magia promette sempre assai più della scienza . Ma solo la ricerca paziente arriva , da ultimo , a dare alla umanità qualche beneficio permanente . È verità antica che nessun uomo può essere salvato contro la propria volontà . La razionalizzazione dei rapporti umani , dalla quale dipende la vittoria della pace sulla guerra , è un compito che non può essere limitato a una parte sola dell ' umanità , mentre l ' altra sta ad aspettarne i benefici . Finché l ' umanità avrà zone di ombra in cui quella razionalizzazione non riesce a penetrare - come accade ora un po ' dappertutto - l ' umanità non avrà raggiunto la sua sanità morale , non sarà in grado di respingere ogni minaccia di guerra . Questo non è un elemento di sfiducia ma di speranza ; giacché l ' esatta nozione di un pericolo è il primo avvio per superarlo . Non sono le esortazioni e le prediche moralistiche , i richiami a ideali anche nobilissimi , che possono contribuire sostanzialmente a garantire la pace . C ' è un « fanatismo della pace » che può essere altrettanto pericoloso del fanatismo di guerra . Soltanto i mezzi concreti che diffondono fra tutti gli uomini il senso della misura , del calcolo e dell ' organizzazione razionale dei loro interessi renderanno capace l ' umanità di raggiungere quello stato di sanità morale che le consentirà di superare le insorgenti minacce di guerra .
RAZZA, CULTURA E STORIA ( Abbagnano Nicola , 1967 )
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Esistono razze umane superiori destinate ad avere nella storia un ruolo preponderante ? Anche dopo le tragiche esperienze della seconda guerra mondiale , che hanno mostrato il carattere micidiale del razzismo , la credenza nella superiorità di una razza sull ' altra persiste in vasti strati dell ' umanità e rischia di insorgere , come mezzo di difesa o di offesa , anche in gruppi etnici che di quella credenza sono stati finora le vittime . Quando Gobineau scriveva , verso la metà dell ' '800 , il suo Saggio sull ' ineguaglianza delle razze umane , insisteva sulla differenza delle attitudini proprie delle tre razze umane ( la nera , la gialla , la bianca ) , sulla superiorità delle attitudini della razza bianca e sul pericolo , cui questa andava incontro , di perdere tale superiorità con il suo mescolarsi con le altre razze . Su tali capisaldi si fonda in un modo o nell ' altro ogni dottrina razzista . Essi costituiscono un rigoroso determinismo razziale . Ogni razza possiede una certa costituzione anatomica o fisiologica ; questa costituzione determina le attitudini di cui la razza è provvista ; e queste attitudini determinano ciò che la razza è capace di fare e di creare in tutti i campi della sua attività . Solo la razza bianca ha attitudini per la scienza , per l ' arte , per l ' ordine giuridico e politico : pertanto la sua mescolanza con le altre razze non può che diminuire tali attitudini e produrre inevitabilmente la decadenza della civiltà che su di esse si fonda . Sappiamo oggi che questo edificio è fondato su basi d ' argilla . La biologia e l ' antropologia lo smentiscono . Il concetto di razza è soltanto un espediente classificatorio per distinguere i vari gruppi umani sulla base di caratteristiche fisiche che possono essere trasmesse per eredità , come il colore della pelle , la statura , la forma della testa , della faccia e del naso e via dicendo . Non esistono attitudini che siano necessariamente appannaggio di una razza determinata , perciò non esiste una superiorità razziale . La prevalenza di certe capacità negli individui di un gruppo umano determinato è un fatto statistico , favorito da circostanze geografiche , storiche e sociologiche . Queste circostanze , insieme alle risposte che gli individui di un dato gruppo danno alle sfide che esse propongono , costituiscono la civiltà o ( come meglio si dice ) la cultura del gruppo . É la cultura che condiziona prevalentemente gli individui umani imprimendo ad essi , sin dall ' infanzia , il suggello delle sue tecniche , dei suoi modi di vita e delle sue credenze . Al posto del concetto di razza , la scienza moderna privilegia quello di cultura . Ma la cultura non è un destino impresso nell ' uomo dalla sua struttura biologica ; è una creazione alla quale tutti gli uomini più o meno partecipano . Esistono culture superiori destinate ad avere nella storia un ruolo preponderante ? La stessa domanda che ha perduto il suo senso per ciò che riguarda la razza , lo riacquista se riferita alla cultura . Le culture umane sono numerose ( si contano a migliaia ) , e ognuna di esse consiste in un modo particolare di risolvere i problemi dell ' uomo ; è un insieme più o meno organizzato di modi di vivere e di lavorare , di credenze e di istituzioni . Ognuna di esse consente a un gruppo umano di sopravvivere , almeno finché persistono le condizioni alle quali è adeguata : ma alcune appaiono più attrezzate ad affrontare l ' imprevedibilità delle circostanze . Tale è appunto la nostra cultura occidentale . Non è dunque , essa sola , destinata a prevalere sulle altre e a diventare la cultura di tutto il mondo ? Molti dei nostri lettori conoscono , dagli articoli di Remo Cantoni , che cosa è l ' etnocentrismo . Cantoni ha ora ripubblicato quegli articoli adattandoli al contesto di un ' opera organica nel libro Illusione e pregiudizio che reca come sottotitolo « L ' uomo etnocentrico » . E sullo stesso argomento Claude Lévy - Strauss aveva pubblicato per l ' Unesco , alcuni anni fa , un lucido saggio , Razza e storia , che ora dà il titolo a una raccolta di studi pubblicati in traduzione italiana . Contro l ' etnocentrismo , cioè contro la credenza che al di fuori della propria cultura non ci sia che la « barbarie » , che il proprio modo di vivere sia il solo umano e che l ' umanità finisca dove termina il gruppo cui si appartiene , Lévy - Strauss adduce l ' argomento principe : questo è proprio il punto di vista dei barbari . Nella misura in cui pretendiamo stabilire una discriminazione tra le culture , osserva Lévy - Strauss , ci identifichiamo nel modo più completo con quelle che cerchiamo di negare . Il barbaro è , anzitutto , l ' uomo che crede nella barbarie . Non è possibile dunque stabilire nessuna distinzione di valore , nessuna gerarchia tra le culture ? Sotto un certo rispetto , questa è la tesi di Lévy - Strauss . Le culture non costituiscono nel loro complesso un ' unica linea evolutiva , di cui ognuna sia una tappa , e che culmini nella cultura occidentale come l ' evoluzione zoologica culmina nell ' uomo . Le culture primitive non sono tappe arretrate della stessa nostra cultura . Esse hanno quasi sempre la stessa età della nostra : hanno soltanto usato diversamente il tempo avuto a disposizione . Il progresso cumulativo delle culture non è necessario né continuo : procede a balzi , per mutazioni improvvise . É simile , non a una persona che sale una scala , ma al giocatore che suddivide la sua posta su parecchi dadi e spesso guadagna sull ' uno ciò che perde sull ' altro . Ogni cultura porta al progresso cosa inteso un suo contributo originale . Lo sforzo creativo , l ' intelligenza , l ' immaginazione , non sono privilegi di una sola cultura ma sono propri di tutte . Anzi , le società più lontane ed arcaiche ( i cosiddetti « selvaggi » ) hanno compiuto i progressi più decisivi : hanno inventato l ' agricoltura , l ' allevamento , la ceramica , la tessitura e quelle arti civili che da otto o diecimila anni hanno subito solo perfezionamenti . Lévy - Strauss tende a ridurre a una semplice differenza di grado o di punto di vista anche il contrasto tra il carattere immobile e stazionario delle culture primitive e il carattere mobile e progressivo della cultura occidentale . In realtà , le culture diverse dalla nostra ci appaiono immobili perché non siamo interessati al loro movimento , perché i loro progressi non hanno significato per noi ; o perché realizzano più lentamente e per vie traverse i nostri stessi progressi . Da questo punto di vista la civiltà mondiale non può essere determinata e dominata da un solo tipo di cultura . La civiltà occidentale riesce certo , meglio delle altre , ad accrescere la quantità di energia disponibile pro capite , cioè a proteggere e a prolungare la vita umana . Ma la civiltà mondiale deve consistere nel mettere insieme e capitalizzare le possibilità che ogni cultura ha sviluppato nel suo corso ; suppone dunque la coesistenza e la collaborazione tra le varie culture e la salvezza dei loro caratteri originali . « Cultura mondiale » è un concetto limite , una norma da seguire per realizzare , nella tolleranza e nella comprensione reciproca , la collaborazione tra le culture più diverse . Lévy - Strauss non si nasconde il pericolo che , via via che le culture escono dal loro isolamento relativo e collaborano insieme , la diversità iniziale tenda ad attenuarsi per dar luogo a un ' uniformità crescente di atteggiamenti , di tecniche , di modi di vita . Ma ritiene che , in ogni caso , il dovere dell ' umanità è da un lato quello di non adagiarsi in un unico modo di vita che la renderebbe una massa amorfa , e , dall ' altro , di far coesistere i modi di vita diversi . Ancora una volta , da queste pagine di Lévy - Strauss , emerge la caratteristica dominante del pensiero e del mondo contemporaneo : il ripudio dell ' unità , dell ' uniformità , del sistema unico e dell ' armonia definitiva . Ancora una volta ci viene additato , come sola via praticabile e non rovinosa , il pluralismo dei modi di vivere e di pensare , dei valori , degli atteggiamenti che si possono assumere di fronte al mondo . Ancora una volta si fa appello alle possibilità reali che sono a nostra disposizione e si abbandona la pretesa di possedere il sistema infallibile che , risolve tutti i problemi . Certamente , si tratta di una via lunga e difficile che è stata appena intrapresa . Pochi ancora sono gli uomini che si rendono conto che l ' unica tara fatale , per le culture come per gli individui , è l ' isolamento . Intolleranza , fanatismo , assolutismo , sono le manifestazioni più vistose delle volontà di essere soli , di contare da soli , di poter tutto fare da soli . Gli individui , come le culture in cui si raggruppano , sono ancora troppo spesso vittime , come molte delle loro istituzioni , della volontà d ' isolamento . Vincere questa volontà , a tutti i livelli e in tutti i campi della vita , è il compito più urgente cui siamo chiamati .
IL MITO ( Abbagnano Nicola , 1967 )
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Nell ' età della tecnica , della progettazione scientifica , della razionalizzazione di tutte le attività umane , risorge , per uno strano paradosso , l ' interesse per il mito . A prima vista , il mito è l ' opposto simmetrico di ogni attività razionale o razionalizzante : è un racconto fantastico intorno a personaggi irreali , trasmesso per tradizione , abbellito o esaltato dai poeti e ricco di insegnamenti religiosi e morali . Ma anche i filosofi si sono spesso avvalsi del mito , considerandolo come un mezzo di espressione più rapido e popolare delle loro dottrine ; e Platone faceva ricorso al mito tutte le volte che riteneva impossibile spingere oltre l ' indagine razionale , per completare e arricchire questa indagine e fare intendere chiaramente gli insegnamenti che da essa derivano . Spesso i filosofi hanno visto nel mito l ' origine della religione o dell ' arte : così faceva Vico . Hegel affermava che per quanto bizzarro , grottesco o frivolo il mito possa apparire , esso contiene sempre « un pensiero filosofico sulla natura di Dio » espresso in forma imperfetta e perciò prepara la strada all ' arte ` e alla religione . Dall ' altro lato , l ' arte e la religione moderne cercano di scindere i propri rapporti con il mito . L ' arte rivendica oggi la propria libertà d ' espressione e combina arbitrariamente parole , forme , colori o elementi eterogenei per esprimere significati che non trovano riscontro nella realtà delle cose e non pretendono insegnare nulla . Nell ' ambito religioso , le correnti più moderne della teologia cristiana sono impegnate in uno sforzo di demitizzazione della religione : cioè a liberare il cristianesimo dall ' apparato mitico che esso ha rivestito nel corso della storia e in primo luogo dai vecchi e ormai consunti miti sull ' origine e la natura del mondo , per far risonare chiaramente il messaggio che esso racchiude per la salvezza degli uomini . E così proprio le attività umane che più strettamente apparivano congiunte con la forma fantastica del mito , l ' arte e la religione , sono anche quelle che oggi rivendicano energicamente la loro indipendenza dal mito o cercano di liberarsene . E allora il problema è questo : può l ' uomo fare a meno del mito ? Il mito non è proprio soltanto delle civiltà primitive , perché tutte le civiltà e tutti i popoli hanno avuto e hanno miti . Ma i miti delle società primitive sono quelli che oggi più richiamano l ' attenzione degli studiosi , perché è più facile rendersi conto della loro struttura , cioè degli elementi che li compongono , della loro organizzazione e della loro finalità . Recentemente un gruppo di antropologi inglesi ha discusso in un volume collettivo ( The Structural Study o f Myth and Totemism , ed. Edmund Leach , Tavistock Publications , 1967 ) l ' interpretazione del mito proposta da Lévy - Strauss e specialmente l ' analisi che Lévy - Strauss ha fatto della « storia di Asdiwal » , un mito diffuso presso un gruppo di indiani che vivono nella Columbia britannica a sud dell ' Alaska . Gli studiosi inglesi rimproverano a Lévy - Strauss un eccessivo semplicismo e formalismo nell ' interpretazione del mito : ridotto , nel suo schema , a opposizioni elementari come quelle di femmina - maschio , fame - sazietà , movimento - immobilità e così via ; ma si trovano d ' accordo su certi caratteri fondamentali dei miti primitivi che d ' altronde sono riconosciuti da buona parte degli antropologi contemporanei . In primo luogo , il mito non è un racconto storico ma è e vuol essere la rappresentazione generalizzata di fatti che ricorrono con una certa uniformità nella vita dei gruppi umani : la nascita , la morte , la lotta contro la fame e le forze della natura , la sconfitta e la vittoria , il rapporto tra i sessi . In secondo luogo , la rappresentazione che il mito dà di questi fatti spesso non è realistica cioè non riproduce esattamente la situazione corrispondente che vige presso il popolo cui il mito appartiene , ma è opposta a questa situazione , nel senso che la rappresenta abbellita , corretta o perfezionata ed esprime così piuttosto le aspirazioni che la situazione reale fa sorgere . Lévy - Strauss adopera la parola dialettica per caratterizzare il rapporto tra il mito e la realtà che lo ispira . Questa parola suscita la ragionevole diffidenza dei suoi critici , qualcuno dei quali propone , per designare quel rapporto , il concetto di retroazione ( feed - back ) introdotto dai costruttori di cervelli elettronici . Secondo questo concetto , il mito reagisce sulla situazione che l ' ha provocato , cioè tende a modificare l ' universo sociale dal quale sorge che , a sua volta , così modificato , provoca una risposta nel campo del mito ; e così via . Tra mito e realtà sociale ci sarebbe , in altri termini , un complesso scambio di azioni e reazioni , dal quale l ' uno e l ' altra resterebbero continuamente modificati . In terzo luogo , e come conclusione , il mito può essere considerato ( come dice Lévy - Strauss ) « una filosofia nativa » o almeno un qualche aspetto di essa , cioè la forma in cui un gruppo sociale esprime un proprio atteggiamento di fronte al mondo , un modo ( o uno dei modi ) per risolvere il problema della sua esistenza . Questo significato esistenziale del mito difficilmente potrebbe essere negato . Attraverso il mito , un gruppo umano prospetta a se stesso i problemi fondamentali della sua esistenza , i mezzi che ha a disposizione per sopravvivere e quelli che vorrebbe avere e non ha . Prospetta , anche , il modo in cui possono e devono atteggiarsi i rapporti fra gli uomini nella società in cui vivono nonché i loro pericoli , i conflitti cui danno luogo e le soluzioni possibili . In altri termini , come ogni filosofia - fantastica e primitiva o razionale e raffinata che sia - il mito prospetta all ' uomo le scelte fondamentali che gli si offrono nella porzione limitata di mondo in cui deve vivere ; e gli raccomanda alcune di queste scelte a preferenza di altre con la forma di un racconto esemplare e della suggestione emotiva che ne deriva . Se per Giambattista Vico il mito o , come egli diceva , le « favole » erano la storia autentica , per quanto fantastica , dei popoli primitivi , secondo gli antropologi moderni esso è piuttosto la filosofia di questi popoli . E per coloro che ritengono che la filosofia sia un lusso di gente sazia e raffinata , che ha l ' agio di darsi alla contemplazione , questa è una lezione tanto più efficace in quanto viene , non da filosofi , ma da scienziati che non fanno professione di filosofia . Nel linguaggio colto corrente , la parola mito non è ristretta a significare un racconto fantastico imperniato su personaggi irreali , ma è estesa a designare qualsiasi nozione , esaltata al di là dei propri limiti scientifici o razionali , carica di persuasione emotiva e adatta perciò a controllare , in un modo qualsiasi , la condotta degli individui . Sorel parlava del « mito dello sciopero generale » diretto a tener desta l ' energia combattiva della classe operaia . Oggi si parla del « mito della libertà » e « della democrazia » o del « mito della rivoluzione » ; del « mito del benessere » o « della tecnica » ; del « mito della pace » o « della guerra » ; e così via . In realtà ogni concetto buono o cattivo , valido o no , può essere adoperato come simbolo o bandiera per difendere certe cose o distruggerne altre , cioè per influire in modo diretto ed immediato sul comportamento umano . Si può ritenere valido o no quest ' uso del termine , ma è certo che la tendenza ad amplificare , a retoricizzare , ad arricchire di cariche emotive sproporzionate idee o nozioni fondamentali con la pretesa di farle servire più efficacemente e rapidamente alla direzione della condotta pratica di individui o di gruppi , è presente nella società contemporanea e ne costituisce un aspetto essenziale . Ma non meno presente a questa società e non meno essenziale è la tendenza opposta a demitizzare , a considerare nozioni e concetti nei loro limiti , a esaminarli per definire appunto tali limiti e stabilirne la validità e la funzione effettive . La scienza e la filosofia sono oggi impegnate , al pari della religione e dell ' arte , in questo compito di demitizzazione che è anche un compito di demistificazione perché tende a dare a ogni uomo la nozione precisa delle alternative tra cui deve scegliere . Si consideri , ad esempio , il concetto di libertà . Non si serve bene , oggi , la causa della libertà esaltandola come la realtà della storia o l ' ideale incarnato o il pane di cui vivere tutti i giorni . La si serve meglio , nei confronti di individui capaci di critica e di responsabilità , definendola nella sua funzione effettiva : come condizione indispensabile di tutte le attività umane e , a lungo andare , della stessa sopravvivenza dell ' uomo : ma come condizione imperfetta e difficile a realizzare , sempre esposta a pericoli , sempre da difendere e a volte scomoda e atta a chiedere sacrifici . La tendenza a mitologizzare e quella a razionalizzare si scontrano in tutti i campi , ma permangono ormai pochi dubbi su quella alla quale l ' uomo moderno deve affidare le sue sorti . Forse miti ce ne saranno sempre o in ogni caso tenderanno sempre a risorgere o riformarsi : la via del mito è la più facile . Ma la via più difficile , qui come altrove , è la migliore ; e la ragione non deve deporre le sue armi di fronte a nessun mito .
Un nuovo femminismo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
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« Perché agli uragani vengono dati nomi di donne ? Le donne non sono disastri che recano morte e distruzione . » Questa protesta presentata da un gruppo di donne a un ufficio meteorologico americano è l ' episodio faceto di un movimento protestatario femminile che si va diffondendo negli Stati Uniti , nella Germania occidentale , nell ' Inghilterra , nel Belgio , nell ' Olanda e i cui primi accenni si annunziano anche in Italia . Questo movimento è contro il sessismo : una parola coniata per analogia con razzismo e che indica la credenza e la pratica della dominazione maschile sulle donne . Il movimento « antisessista » è soprattutto diffuso nei paesi in cui le donne hanno conquistato la piena parità di diritti con gli uomini e , in linea di principio , sono ammesse a tutte le professioni e le cariche . Ma , in realtà , in questi paesi le cose non vanno secondo il principio . Gli uomini hanno conservato il loro predominio in tutti i posti chiave della società contemporanea . Eppure , come molti oggi riconoscono , il cervello non ha sesso . Non c ' è differenza sostanziale o misurabile tra i due sessi per l ' intelligenza , la capacità di imparare e insegnare , l ' equilibrio della personalità , il controllo di se stesso e degli altri . Le differenze su tutti questi punti sono individuali , non sessuali ; e volerle stabilire sulla base del numero degli individui di un sesso e dell ' altro che raggiungono il successo , significa solo elevare a principio un costume tradizionale . Questo costume permane , come i fatti dimostrano ; e contro di esso appunto si schiera il nuovo femminismo . Il problema verte soprattutto sui compiti che devono essere riconosciuti propri della donna . La cura del marito , dei figli , della casa sembra il compito specifico della donna ; e di fronte a questo , gli altri compiti sembrano accessori e subordinati . Alle donne che dopo essersi dedicate per un certo numero di anni a questo compito , si sentono frustrate ed inutili - specialmente quando i figli sono cresciuti e vivono per loro conto - gli psicanalisti ( dei quali esse sono i migliori clienti ) consigliano di « accettare la loro funzione » . Ma la biologia , che viene spesso invocata a giustificare questa accettazione , non può dir nulla in proposito . La riproduzione della specie non è una funzione esclusivamente femminile . Sebbene siano le donne a portare in grembo i figli e a metterli al mondo , anche gli uomini sono responsabili della loro nascita e delle cure ad essi dovute . Non ha torto quindi il nuovo femminismo quando rivendica per la donna la stessa libertà di scelta , di sviluppo spirituale e di impegno personale che gli uomini hanno sempre rivendicato per sé e che nessuno chiede loro di sacrificare alle esigenze della famiglia . Se è spreco o disgrazia che un uomo di talento sia costretto a un lavoro umile e privo di soddisfazioni , lo stesso vale per ogni donna che per la sua educazione , i suoi interessi e la sua personalità potrebbe svolgere compiti adeguati e che è invece costretta a consumare la sua vita nell ' angusta cerchia dell ' ambiente familiare . Nella molteplicità dei compiti e delle funzioni che la società moderna esige e nella loro crescente complessità , questo spreco può , a lungo andare , diminuire l ' efficienza complessiva del genere umano e ridurne la possibilità di sopravvivenza . Ma nel nuovo femminismo il problema dei compiti della donna diventa soprattutto un problema morale . Ciò che oggi la donna rivendica è la sua dignità , il diritto di realizzare la propria personalità in un ' attività di sua scelta , cui sia portata dalla sua preparazione e dai suoi interessi , e di non valere come un puro strumento del piacere maschile o della continuazione della specie . Esse lamentano ( e non a torto ) che la cosiddetta « rivoluzione sessuale » ha aggravato , non migliorato , la loro condizione . Lo sfruttamento strumentale della donna come oggetto di piacere , di desiderio o di decorazione è stato favorito dalla rivoluzione sessuale che ha dato libero corso alla più sfrenata pornografia . Gli stessi movimenti contestatari , pur nelle loro velleità rivoluzionarie , aggravano lo sfruttamento o l ' asservimento sessuale delle donne . Gli psicanalisti , a partire da Freud , insistono sulla malformazione del SuperEgo nella donna ; e il SuperEgo è la parte critica e razionale della personalità umana . Veri e propri « insulti alle donne » sono considerati le immagini e gli avvisi pubblicitari che sfruttano la figura femminile o si rivolgono alle donne come a semplici animali domestici o propongono prodotti d ' igiene intima che le fanno sentire in una condizione servile . Non c ' è dubbio che il modello stereotipato della donna come un essere debole e bisognoso di protezione , di scarso cervello e di molto sentimento , che ha bisogno di vivere la sua vita attraverso quella del marito e dei figli e che solo attraverso questa mediazione partecipa alle cose del mondo , è duro a morire e ancora domina la mentalità dei paesi che si ritengono più evoluti . A questo modello si contrappone l ' altro , altrettanto stereotipato , del maschio forte e sicuro di sé , privo di debolezze sentimentali , volitivo e dominatore . Ma proprio dal contrasto di questi due modelli e dal tentativo di ognuno dei due sessi di adeguarsi al proprio nascono le maggiori difficoltà per la comprensione reciproca , per la reciproca soddisfazione sessuale e per la vita in comune . Non solo gli uomini , certo , sono responsabili della sopravvivenza anacronistica di questi fittizi stereotipi : perché anche la grande maggioranza delle donne si adegua ad essi più o meno inconsapevolmente e contribuisce a mantenerli in vita , dando agli uomini la possibilità di sfruttarle per il proprio vantaggio o il proprio piacere . Ma il nuovo femminismo ha almeno il coraggio di denunciare apertamente questa sommissione . Certo il nuovo femminismo corre il rischio di mascolinizzare la donna e di femminilizzare l ' uomo , mantenendo così in piedi , e addizionando , gli effetti negativi di quei modelli stereotipi che si vorrebbero abolire . Immesse bruscamente in un mondo duro e competitivo in cui la carriera , il successo , il denaro e il godimento immediato sono i valori fondamentali , la donna rischia di perdere proprio quei valori di umanità , di sensibilità , di tenerezza amichevole in nome dei quali combatte . E già alcune manifestazioni del movimento femminista , che è finora variopinto e diversamente orientato , preannunciano questo pericolo . Ma i rischi , come si sa , insorgono ovunque ci si rivolga . E non si può , in nome di essi , ignorare o rifiutare a priori l ' esigenza di dignità morale che è alla base del nuovo femminismo . D ' altronde , il mondo degli uomini non ha finora dato buona prova di sé . Le questioni di prestigio e di orgoglio , i ripicchi crudeli , l ' intolleranza , i conflitti , i fanatismi di ogni specie , che traggono spesso occasione da pretesti puerili , si aggravano ogni giorno in un mondo che è governato praticamente dal « sesso forte » . Se la partecipazione crescente delle donne a un mondo siffatto potrà fermare e diminuire l ' espansione di queste tendenze negative e promuovere la considerazione dei problemi concreti ( ai quali la donna rimane finora più attaccata dell ' uomo ) , la diminuzione dell ' orgoglio e della violenza e la solidarietà amichevole fra gli esseri umani , questa partecipazione sarà salutata con gioia da tutti gli uomini di buona volontà . Si tratta , certo , solo di una speranza o di una promessa : di una possibilità che può anche non verificarsi . Ma essa non può essere senz ' altro scartata perché il genere umano , di fronte ai problemi che gli si prospettano , non può rinunciare all ' aiuto effettivo della metà degli esseri che lo costituiscono .
Monogamia in crisi? ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
La monogamia , forse la più antica e venerabile istituzione della nostra civiltà occidentale ( e non solo di questa ) , è oggi minacciata da molti pericoli e il suo avvenire appare incerto . Il numero dei divorzi è in crescente aumento nei Paesi in cui il divorzio è ammesso ; dove non è ammesso , è in aumento il numero delle separazioni legali o di fatto tra i coniugi . È in crescente aumento il numero dei matrimoni sbagliati , che continuano per forza di inerzia e si riducono a una forma di coabitazione occasionale o forzata , in cui non c ' è più traccia di solidarietà o di affetto fra i coniugi . L ' opera dei consulenti matrimoniali , che si moltiplicano in tutti i Paesi , può certo contribuire a risolvere problemi che insorgono fra i coniugi , tanto più che si rivolgono ad essi i coniugi che ritengono solubili i loro problemi ; ma non può ricreare dal nulla un ' unione che più non esiste . È infine in aumento il numero delle nascite irregolari , cioè dei figli nati fuori del matrimonio . Questi fenomeni sono assunti solitamente come segni di crisi dell ' istituzione monogamica , perché tendono a diffondersi con la massima rapidità in tutti i Paesi che sono usciti dalla fase agricola o patriarcale del loro sviluppo . Anche le nuove dimensioni di libertà raggiunte dalle donne li favoriscono : perché , cessando il loro stato di dipendenza economica e sociale , le donne sono in grado di assumersi l ' iniziativa della rottura . Ma ci sono altri sintomi altrettanto inquietanti , che non si ricavano dalle statistiche , ma da certe manifestazioni del costume contemporaneo . Molti coniugi si concedono a vicenda una « vacanza matrimoniale » nella quale sono liberi d ' intrattenere i rapporti che vogliono con altre persone . Nella Svezia ed in America vanno diffondendosi « matrimoni di gruppo » nei quali individui e coppie vivono assieme , unendo le loro risorse finanziarie e dividendosi le spese , i lavori domestici e le cure dell ' allevamento dei figli . Qualche volta , tutto si ferma qui ; altre volte , si ammette fra i membri della comune ( come si suole chiamarla ) la più ampia libertà sessuale o addirittura si sconsiglia o si vieta la formazione di coppie fisse . Nonostante il nome , i membri della comune non cedono al gruppo le loro proprietà personali . Ma spesso si considerano come un ' avanguardia rivoluzionaria , come gli antesignani di una nuova utopia , di una società in cui non ci siano più aggressioni e guerre , poveri e ricchi , né lavori faticosi o degradanti ; e in cui sia lasciata ad ogni individuo la libertà di creare la propria vita e di raggiungere la felicità che desidera . Questa ricerca di nuovi modi di vita e di nuove istituzioni è una caratteristica del nostro tempo , che non intende rinunciare all ' esperimento , all ' avventura e al rischio . Non si può condannarla in anticipo , né in anticipo garantirne il successo e fidare su di essa per il progresso del genere umano : il quale , d ' altronde , non può rinunciare a sperimentare nuove vie , dato che vede continuamente diminuite le sue prospettive , non solo di progresso , ma di sopravvivenza . Tuttavia , per ciò che riguarda la monogamia , non tutti i sintomi addotti sembrano minacciarla . Bisogna , in primo luogo , distinguere fra la monogamia come istituzione morale o semplicemente umana e l ' istituto giuridico . L ' istituzione morale è la scelta duratura , perché continuamente rinnovata , di vivere insieme secondo un progetto concordato e correggibile via via nei suoi dettagli . L ' istituto giuridico del matrimonio è un contratto che impegna i coniugi a certi obblighi sanzionati ed ha certi effetti legali e soprattutto patrimoniali . Tale contratto implica certo , fra le condizioni della sua validità , la libera scelta dei contraenti , ma limita questa scelta all ' atto della stipula ; adegua inoltre gli obblighi e i diritti legali che sancisce a un modello stabilito dalla tradizione e dal costume , che è spesso in contrasto con le esigenze e i problemi sempre nuovi della vita quotidiana . La crisi del matrimonio come istituto giuridico non è perciò , necessariamente , la crisi della monogamia . Un matrimonio legalmente valido e che i coniugi hanno un interesse qualsiasi a mantenere tale , può non avere nessuno dei caratteri autentici della monogamia . Questa , a sua volta , può riscontrarsi in unioni che non hanno alcun riconoscimento giuridico . Il ricorso al divorzio , dall ' altro lato , non è una sfida alla monogamia , ma il riconoscimento di un ' unione sbagliata o impossibile a mantenersi in piedi o che potrebbe essere resa sopportabile solo da qualche forma più o meno occulta di poligamia . Chi divorzia intende spesso infatti ricrearsi una famiglia , trovare in una nuova unione l ' affetto e la solidarietà che gli sono mancati nell ' altra . Per quanto possa apparire paradossale , il divorzio è più spesso un omaggio alla monogamia , che un rifiuto di essa : costituisce , per chi vi ricorre , la possibilità di una scelta nuova e più promettente sotto l ' aspetto della comprensione , dell ' assistenza e dell ' amore , cioè di un ' unione effettivamente monogamica . Quanto ai gruppi e alle « comuni » , se si prescinde dal loro carattere politico e neoutopistico , del quale non si riesce a scorgere il fondamento reale , essi appaiono piuttosto come forme di protesta contro i modelli morali e giuridici tradizionali o tentativi di gruppi o persone di uscire dalla solitudine e di ritrovarsi in un ambiente accogliente e solidale . Ma le forze che minano tali gruppi sono il disaccordo nella divisione dei compiti , le gelosie , l ' indifferenza reciproca o l ' accordo più stretto che si stabilisce fra coppie dei loro membri . Il gruppo non ha molti vantaggi sul matrimonio : ne moltiplica solo le difficoltà in proporzione al numero dei componenti . La monogamia è l ' aspirazione nascosta di uomini e donne , ma è difficile da realizzarsi . La scelta continua , che essa implica , del proprio compagno e del comune progetto di vita esige che si punti sull ' essenziale e che si superino con intelligenza e comprensione reciproca i problemi , le difficoltà e i conflitti che sono inevitabili nella vita quotidiana . Essa può essere realizzata da persone , di qualsiasi età , che abbiano raggiunto un grado di maturità sufficiente , cioè una personalità stabile o equilibrata che non sia più soggetta a oscillazioni e mutamenti radicali . È difficile infatti continuare a convivere in accordo sostanziale con una persona che si ritrova accanto a sé mutata nei suoi tratti caratteristici e che è diventata estranea rispetto a quella che era apparsa al primo incontro . In questo caso , com ' è ovvio , la scelta non è ripetibile . La durata di un ' unione monogamica dipende , più che dalle circostanze esterne , che inevitabilmente mutano con l ' età e con le circostanze ambientali , dalla volontà costante di conservarsi l ' affetto , la fiducia e la solidarietà del proprio compagno , dimostrandogli affetto , fiducia e solidarietà in ogni occasione . In un mondo scisso da conflitti di ogni genere , e in cui le stesse aspirazioni umanitarie più nobili sono spesso fomiti di lotte violente , l ' amore monogamico è ( con l ' amicizia autentica , che è altrettanto rara ) la sola via per uscire dall ' indifferenza e dall ' anonimato della massa amorfa e raggiungere la serenità e la gioia di vivere . Speriamo che gli uomini non trascurino questa via e traggano , dai loro stessi insuccessi , gl ' insegnamenti per imboccarla e percorrerla .
In pieno romanticismo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Un ritorno al romanticismo sembra annunziato da alcuni sintomi che emergono fra gli umori mutevoli della società contemporanea . Tra questi sintomi si annovera il successo enorme , e imprevisto , che sta ottenendo in America ( e otterrà probabilmente negli altri Paesi ) un breve romanzo , Love Story di Erich Segal , e il film che ne è stato tratto . È la storia dell ' amore coniugale di due giovani moralmente sani e maturi , che non scindono l ' amore dal sesso e il sesso dall ' amore , storia che termina tragicamente perché la giovane moglie muore di cancro . Nel magma caotico di erotismo , pornografia , violenza contestataria o anticontestataria e delinquenza , che costituisce il contenuto prevalente della narrativa e del cinema e sembra il pascolo obbligato di ogni persona ben pensante , il successo di una storia come questa può veramente apparire un fenomeno da baraccone . Dunque , gli uomini non si sono dimenticati del « sentimento » ? Possono ancora commuoversi e versare lacrime per la storia patetica e semplice di un matrimonio d ' amore riuscito , destinato a durare , e interrotto soltanto da una cieca fatalità ? Il romanticismo non è finito , se il sentimentalismo può prendersi ancora tali rivincite . E se non è finito , potrà forse porre un argine alla promiscuità sessuale , alla violenza indiscriminata , alla ricerca stravagante di piaceri proibiti , al desiderio dei facili guadagni . Potrà dare nuova forza a valori che si ritenevano morti o moribondi : alla moralità della vita , al matrimonio , al lavoro , al rispetto della persona umana e soprattutto della donna . Ben venga dunque un nuovo romanticismo , se metterà un po ' d ' ordine ed equilibrio nel caos delle tensioni e delle inquietudini della vita moderna . Prescindendo dalla sproporzione che c ' è tra tali speranze e il fenomeno che le fa nascere , non si può fare a meno di riconoscere , se si tengono presenti tensioni e inquietudini , che nel romanticismo noi siamo , almeno per ora , immersi fino al collo . Giacché il romanticismo non è solo il riconoscimento del valore del sentimento : è la fede che il sentimento è tutto e la ragione è nulla ; o , viceversa , che la ragione è tutto e il sentimento nulla . Lo spirito romantico è caratterizzato dalla brama e dalla smania dell ' Infinito e del Tutto e dall ' insofferenza e dal disprezzo per quel che è condizionato , finito , limitato e imperfetto . Lo spirito romantico esige che l ' uomo raggiunga l ' onnipotenza e la felicità dell ' Assoluto , che si identifichi con Dio . Dice Hòlderlin , che è il più significativo poeta del romanticismo : « Essere uno col tutto , questa è la vita degli Dei e il cielo dell ' uomo ! Essere uno con tutto ciò che vive , tornare , in un beato divino oblio di sé , nel tutto della natura , questo è il vertice dei pensieri e delle gioie , questa è la sacra vetta del Monte , la sede dell ' eterna quiete » . Che questa sacra vetta si raggiunga mediante il sentimento o la ragione , nel sogno o nella realtà , attraverso la fede religiosa o l ' uso della droga , sono differenze che non importano molto . Importante è la mèta , cioè l ' infinito della potenza e della gioia , e questa mèta , secondo i romantici , è accessibile all ' uomo . Un altro tipico scrittore romantico , Novalis , che morì tisico a ventinove anni , scriveva : « Agli uomini nessuna cosa è impossibile : quello che io voglio , lo posso » . Quest ' eredità romantica si può vedere in azione in molti fenomeni macroscopici del nostro tempo . La tendenza a prescindere dalle strettoie della realtà , a considerare « infinito » se stesso , a chiudersi in sé e a dimenticare gli altri , è una tentazione cui pochi si sottraggono . Si vuole tutto e subito , senza sapere che cosa sia questo tutto e come e a quale costo si può ottenere . Al rispetto dell ' individualità si sostituisce il culto dell ' individuo , considerato come la realtà unica e , come diceva Novalis , onnipotente . E al culto dell ' individuo si accompagna spesso , come avvenne nel romanticismo ottocentesco , il culto orgiastico degli eroi , siano essi personalità politiche o gli idoli sportivi o canori del momento . La rivoluzione , che promette tutto senza specificare nulla , sembra preferibile alle riforme che fanno i conti con la realtà ed esigono lavoro e rinunce per la loro attuazione . L ' utopia amorfa e sognante , che prospetta la felicità a breve scadenza , ha più fascino dell ' azione politica accorta e lungimirante che si fonda su precisi progetti . Ogni progetto fondato su dati attendibili e su linee di tendenza controllabili suscita diffidenze e opposizioni , mentre ogni vaga aspirazione a uno stato futuro di perfezione suscita approvazione ed entusiasmo . Si sferrano calci al vicino , si rimane indifferenti alla sua distruzione , ma si crede nell ' amore universale tra gli uomini . Si infinitizza la scienza , considerandola come una forza onnipotente capace di assicurare da sola l ' avvenire e la felicità del genere umano . Nel campo stesso della religione , si tende a sostituire all ' infinità trascendente di Dio l ' infinità immanente dell ' uomo . E nello stordimento orgiastico , che si cerca con tutti i mezzi , si obbedisce ancora una volta al detto di Hòlderlin : « Un dio è l ' uomo quando sogna , un mendicante quando pensa » . C ' è la scienza , certo , e c ' è buona parte della filosofia contemporanea che hanno vòlto le spalle allo spirito romantico o sono meno soggette alle sue tentazioni . La scienza autentica , almeno , cioè quella che non indulge ai sogni avveniristici dei dilettanti , sa che da ogni problema risolto ne nascono altri , più difficili , da risolvere ancora ; che il controllo che l ' uomo esercita o potrà esercitare sulla natura non sarà mai completo e totale e che questo controllo stesso rischia d ' impoverire e di distruggere le risorse che la natura offre all ' uomo . La biologia mostra sempre meglio la subordinazione della vita all ' imprevedibilità del caso , l ' economia mostra i costi di denaro , di lavoro e di rinunce che ogni progresso o trasformazione sociale comporta . La filosofia , quando non diventa profezia o evasione , mette in luce la limitazione delle scelte che si offrono all ' uomo in ogni condizione in cui si trovi e il pericolo che una scelta sbagliata gli diminuisca o tolga la libertà di scelta . L ' ottimismo romantico per cui l ' uomo , almeno potenzialmente , sa già tutto , può tutto e ha tutto , trova dure smentite nel sapere positivo di cui disponiamo . Ma , dall ' altro lato , un pessimismo consigliere di inerzia o di attesa passiva sarebbe altrettanto romantico . Antiromantico , o non romantico , è chi non ignora i limiti umani , ma non perciò si sente impotente ; chi conosce le difficoltà e studia i mezzi migliori per affrontarle ; chi è disposto a subire la sofferenza e la lotta , senza darsi per vinto . Per lo stato d ' incertezza e di pericolo in cui si trova oggi il genere umano , i romantici sono ancora troppi e gli antiromantici troppo pochi . Ma se un insegnamento si può trarre dal romanzo di Segal , esso è antiromantico . Un amore felice , sia pure espresso nella forma della retorica scurrile che è oggi di moda , distrutto in qualche mese da un male ineluttabile : che può insegnare questa storia ? Che il paradiso è lontano .
Il senso della sfida ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Da tre giorni l ' impresa dell ' « Apollo 13 » , che al suo inizio non aveva suscitato né interesse né scalpore , tiene col fiato sospeso tutta l ' umanità che dispone di servizi d ' informazione sufficienti . L ' impresa è fallita e gli astronauti sono in pericolo . Il lato umano della vicenda per ora prevale , nell ' atmosfera di suspense che si è creata . Tre uomini eccezionali per la loro struttura psicofisica , la loro preparazione tecnica e il loro coraggio , devono sfruttare al massimo le loro risorse e la loro vita rimane attaccata ad un filo . Tutti sperano che se la caveranno e tutti faranno il possibile per aiutarli ; ma nessuno riesce ad essere troppo ottimista . Ma comunque vadano le cose , il fallimento dell ' impresa contiene una lezione solenne . È facile prevedere che esso rinfocolerà le polemiche sull ' opportunità stessa dei voli spaziali : sulla saggezza di una scelta che destina a tali voli somme enormi di ricchezza , di energie umane e di sacrifici , somme che potrebbero essere più utilmente , o almeno con vantaggi più evidenti e immediati , destinate ad alleviare le miserie , le disuguaglianze e le conseguenti tensioni che ancora regnano in tutte le parti del mondo , anche nelle più fortunate . I vantaggi immediati ricavati dai viaggi spaziali sono finora minimi : a prescindere dalla somma di conoscenze nuove ( ma ancora non decisive ) che essi hanno apportato , si riducono a perfezionamenti tecnici che , scoperti o messi a prova per la prima volta in occasione di quei viaggi , possono essere utilizzati in campi diversi . Il problema dunque permane . E non c ' è dubbio che la soluzione negativa di questo problema , fondata com ' è su un argomento d ' immediata evidenza , vedrà crescere il numero dei suoi sostenitori . Tuttavia ci si accorgerà subito che , se essa viene sufficientemente generalizzata , prova troppo , come dicevano gli antichi logici . L ' umanità ha sempre sofferto di miserie , ingiustizie e disuguaglianze . Se tutte le sue risorse fossero state destinate al soddisfacimento dei suoi bisogni immediati e non anche , in parte , all ' arricchimento delle sue conoscenze , avrebbe rinunciato agli strumenti più efficaci per fronteggiare i suoi mali ; anzi , forse , non sarebbe giunta neppure a conoscere l ' estensione , la portata , e la causa dei suoi mali . Non ne avrebbe avuti i mezzi né l ' opportunità , le sarebbero sfuggiti i dati indispensabili per la loro diagnosi e la loro prognosi . E , sempre in quell ' ipotesi , che cosa dire della somma di ricchezze e di energie che , in tutte le civiltà passate e presenti , sono state e sono impiegate per l ' arte e il divertimento : templi , edifici grandiosi , tombe monumentali , opere d ' arte di tutte le specie , giochi spettacolari , mantenimento di caste sacerdotali o privilegiate per la natura del compito loro affidato , sono il frutto dell ' impiego di una parte delle sempre limitate risorse di cui l ' umanità è stata fornita per scopi che non erano quelli dei bisogni immediati . Certo , non sappiamo se e quando le conoscenze acquisite con le imprese spaziali si trasformeranno in denaro contante , in benefici o vantaggi per l ' umanità tutta . Ma la storia della scienza è ricca d ' insegnamenti a questo proposito . Scoperte o invenzioni ritenute inutili , inconcludenti o troppo « astratte » per servire a un qualsiasi scopo pratico , si sono rivelate feconde di risultati concreti e utilizzabili nei più disparati campi per la salute o il benessere dell ' uomo . E così la missione dell ' « Apollo 13 » è fallita ; e questo fallimento è la lezione principale da mandare a memoria . Ad eccezione dei tre astronauti che , in virtù dell ' addestramento ricevuto , hanno conservato una calma esemplare e , forse , dei dirigenti dell ' impresa che li guidano da terra , questo fallimento ha colpito il resto del genere umano come un fulmine a ciel sereno , come un evento straordinario e fatale . Tutti davano per scontata la perfezione degli ordigni , l ' efficienza infallibile dell ' organizzazione , l ' assenza di imprevisti rischiosi . Una volta raggiunto un successo , che può anche essere un colpo di fortuna , l ' uomo tende a credere di aver avuto partita vinta e che il successo continuerà , ed è portato ad imprecare e a sentirsi offeso dalla sorte e a perdere ogni coraggio appena si accorge che le cose non stanno così , che il rischio permane tutt ' ora . In particolare , per quanto riguarda il dominio delle forze naturali , gli uomini sono portati a credere oggi che la scienza sia pressoché onnipotente , che il dominio da essa stabilito sulla natura sia totale e definitivo e che la natura sia diventata docile ai suoi comandi come uno spirito folletto agli incantesimi di uno stregone . Purtroppo le cose non stanno così e , per quel che è dato sapere , non saranno mai così . Una quota ineliminabile di rischio rimane nelle imprese della scienza come nelle più banali azioni quotidiane dell ' uomo . Può comportare un rischio entrare in una vasca da bagno , manovrare un aggeggio domestico o uscir di casa la mattina . E anzi , quanto più complessi , meticolosi e raffinati sono i congegni che l ' uomo riesce a creare , tanto più son delicati e soggetti a guasti imprevisti . Un granello di sabbia non dà nessun fastidio a una macchina semplice ma può bloccare un calcolatore elettronico . La dipendenza dell ' uomo dalla natura non è ridotta a zero dagli strumenti di cui egli si serve per dominarla , ma è elevata a potenza in proporzione della complessità delle macchine . E lo stesso vale per ogni tipo o forma di organizzazione , di istituzione , di struttura umana o sociale . A misura che queste organizzazioni e strutture diventano più complesse e ordinate , quindi più efficienti rispetto agli scopi che si propongono , la loro fragilità aumenta e si accrescono i rischi che incombono sul loro funzionamento . Istituzioni secolari possono esser messe in crisi dal granello di sabbia di un problema non risolto , di un dissenso interno e di un mutamento di circostanze . Siamo tutti portati a credere , con ingenuità quasi infantile , che la potenzialità scientifica , tecnica ed economica della nostra società sia destinata a raggiungere punte sempre più alte , che il progresso verso la libertà non possa arrestarsi , che la vita dell ' uomo sarà in tutti i sensi meglio garantita , nel futuro , dalla forza intrinseca e impersonale degli organismi collettivi , a prescindere dalla buona o cattiva volontà di coloro che vi prendono parte . Ma questi organismi diventano tanto più fragili quanto più si perfezionano e la loro vita può essere messa in pericolo , ad ogni istante , dalla mancanza di impegno , di vigilanza e di controllo . Oggi più che mai l ' uomo deve sottrarsi alla morsa dell ' alternativa tra l ' esaltazione entusiastica e la disperazione angosciata . Dove considerare ogni successo una conquista che richiede ancora lavoro e sacrifici per essere conservata e potenziata e ogni insuccesso come un rischio inevitabile che non deve distoglierlo dal lavoro e dalla ricerca ulteriore . Forse tra alcune ore , come tutti speriamo , i tre uomini dello spazio saranno di nuovo sulla Terra , trionfatori nell ' insuccesso . Ma l ' insuccesso rimane con la sua perdita enorme di denaro , di lavoro e di energie . E l ' importante è che la lezione salutare che esso ci ha inflitta non vada dimenticata e sia messa a partito da tutti quelli che possono e debbono intenderla .
L'intelligenza contro il caos ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Quando la capsula dell ' « Apollo 13 » si è dolcemente posata sulle acque del Pacifico , una nuova fiducia è spuntata nel cuore degli uomini , come uno splendido fiore in una steppa desolata . Un mondo tormentato da problemi e inquietudini di ogni genere , dilaniato da conflitti sociali , razziali , ideologici , da catastrofi e guerre , minacciato nelle sue stesse condizioni naturali di sopravvivenza , ha avuto un attimo di sollievo perché gli è balenata dinanzi una prospettiva favorevole . Forse domani dimenticherà tutto questo , ricadrà nella tensione angosciata che lo caratterizza e tornerà alle sue preoccupazioni e alle sue lotte quotidiane . Ma , forse , quell ' esile fiore non sarà germogliato invano nella sua breve stagione : durerà nel ricordo dei molti o dei pochi che ne avranno tratto un insegnamento . Una vittoria dell ' uomo e della solidarietà umana : così viene quasi universalmente definito il felice ritorno degli uomini dell ' « Apollo 13 » . Ma l ' uomo deve ogni giorno registrare sconfitte dolorose ; e una sconfitta è , nel suo complesso , la spedizione dell ' « Apollo 13 » . La solidarietà umana , proclamata a gran voce da filosofi , teologi e uomini di tutte le parti , si riduce spesso a una etichetta ideologica , a un pretesto polemico che rimane inoperante nella maggior parte dei casi . La conclusione umanamente felice dell ' impresa spaziale è , vista a mente fredda , solo una mezza vittoria , la vittoria su di un insuccesso . Eppure questa mezza vittoria rende più fiduciosi di quanto avrebbe fatto una vittoria completa . Forse perché tre uomini , tre « eroi » , si sono salvati ? Molti uomini muoiono ogni giorno o uccisi dalle guerre o per disgrazia o per mostrare la loro bravura , come gli scalatori di vette . Chiamare « eroi » gli astronauti è vieta retorica : l ' eroe è un essere mitico , sovrumano , dietro il quale gli antichi ponevano sempre una divinità benevola , pronta a sconfiggere i tranelli della divinità ostile . I tre astronauti sono uomini come gli altri , solo disciplinati e addestrati in modo speciale e messi in grado di superare l ' urto delle emozioni , vive in loro come nel resto del genere umano . Si è trattato di uno « spettacolo » appassionante ? Ma , quando si è annunziata , l ' impresa lunare aveva già cessato di esser « spettacolo » ; era apparsa un esercizio di routine , come il sèguito di uno scavo archeologico o di un esperimento di laboratorio ; e l ' essere ridiventato spettacolo non è certo dovuto a una curiosità malsana per la tragedia . Se un lume di speranza , un germe di rinnovata fiducia nelle sorti future , è nato tra gli uomini con il ritorno degli astronauti , è perché questo ritorno è stato una vittoria dell ' intelligenza umana . Di un ' intelligenza che non si consuma nella testa o nell ' opera di un individuo isolato , sia pure geniale , ma che registra e prevede , disciplina , organizza e fa continuamente leva sul noto per affrontare l ' ignoto . Di un ' intelligenza che è continuamente in lotta con il caso o con l ' imprevisto e sa affrontare questa lotta con strumenti adeguati . Di una intelligenza che non è certo superumana od onnipotente , perché può sbagliare e sbaglia ; ma proprio perciò è fatta di lunghe ricerche , di lavoro paziente , di ordine razionale e di disciplina . È quest ' intelligenza che ha riportato gli astronauti sulla Terra in condizioni che apparivano disperate . È quest ' intelligenza che ha creato le macchine , l ' enorme numero di aggeggi indispensabili per il loro funzionamento , che ha insegnato a utilizzare l ' energia che le anima , che ha preso corpo negli elaboratori elettronici capaci di calcoli istantanei , e nei « simulatori » che , a terra , hanno consentito di riprodurre le condizioni in cui gli astronauti si trovavano e di raccogliere i dati indispensabili per guidarli nella manovra . La stessa intelligenza ha presieduto a quell ' enorme apparato di energie umane , intellettuali e fisiche , che ha guidato gli astronauti nel loro viaggio e alla loro salvezza . Il grosso pubblico conosce appena il nome di qualche inventore od organizzatore che ha avuto una parte cospicua in questo o quell ' aspetto dell ' impresa : ma anche l ' opera di costoro non avrebbe dato frutto fuori dall ' organizzazione di cui fa parte . E tuttavia questa organizzazione non è una cosa anonima , non obbedisce a un istinto proprio , non funziona come un sistema impersonale , ma è il risultato di un ' armonia di sforzi , rivolti in direzioni multiple e tuttavia convergenti in un unico disegno comune . E , infine , la stessa intelligenza ha guidato gli astronauti nei loro compiti imprevisti , ha frenato il loro panico e le loro emozioni , e li ha impegnati all ' impiego di tutte le energie disponibili . La solidarietà che li ha accompagnati nel mondo è stata quindi mobilitata dal fatto che la loro straordinaria avventura era un esperimento cruciale , una messa a prova decisiva , delle possibilità che l ' intelligenza umana , pur nei suoi limiti , può offrire all ' uomo nel futuro . Nessuno si è preoccupato che fossero in ballo la Scienza e la Tecnica , la politica delle superpotenze o il prestigio di una di esse : queste preoccupazioni avrebbero scisso e disperso l ' attenzione appassionata degli uomini . Si trattava solo di vedere se l ' ingegno umano fosse in grado di superare una prova difficile , se ancora si potesse fare su di esso qualche affidamento per la sorte comune . Ebbene , la prova è stata superata e l ' umanità respira di sollievo . Che i voli spaziali continuino o no , che le ricerche scientifiche o tecniche si concentrino in questo campo o in altri , non è la cosa più importante . La cosa che importa veramente è che l ' intelligenza umana sia uscita vincitrice da una prova che era quasi al limite delle sue forze ; che la fiducia negli strumenti e negli uomini , che essa riesce a forgiare , non sia andata delusa . Si è rafforzata la speranza che un ' intelligenza capace di tanto possa anche , un giorno o l ' altro , sconfiggere l ' ignoranza e il pregiudizio , l ' odio e il cieco egoismo , la violenza brutale e il calcolo meschino o sbagliato , l ' ingiustizia e la lotta fratricida ; che possa convincere l ' uomo a non distruggere sconsideratamente le risorse ambientali di cui vive e addestrarlo , se non ad una fraternità beatifica , ad una collaborazione rispettosa e feconda . Che una tale speranza si sia affacciata , sia pure in modo più o meno consapevole , nel cuore di tante persone che , in essa e per essa , si sono sentite solidali , è già un fatto positivo . Ma una speranza non basta e una rinata fiducia non deve degradare in un ' attesa passiva . L ' intelligenza autentica che , pur con le sue deboli forze e con i suoi interventi saltuari , ha reso possibile all ' uomo di sopravvivere su questa Terra , non deve sprecarsi nella ricerca di escogitazioni brillanti , ma ineffettuali , di paradossi volutamente urtanti , di utopie semplificatrici ; né deve degradarsi a giustificare post factum gli errori degli uomini , le manifestazioni caotiche dei loro istinti e delle loro emozioni o le loro ridicole pretese sataniche . Deve impegnarsi in tutti i campi , dall ' economia alla politica , dall ' arte alla scienza , dal più modesto artigianato alla più astratta speculazione , in progetti concreti , in realizzazioni effettive , che saranno rese possibili solo da una collaborazione aperta a tutti e da una competizione priva di invidia .
La terza faccia della luna ( Abbagnano Nicola , 1970 )
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È probabile che la spedizione lunare dell ' Apollo 15 , che prenderà l ' avvio nelle prossime ore , non susciti l ' ondata di entusiasmo e di attenzione spasmodica che accompagnò la prima discesa degli uomini sulla Luna . Già l ' impresa dell ' Apollo 13 era cominciata nell ' indifferenza generale ; e la stessa indifferenza ha accompagnato ( tranne forse che in Russia ) la prolungata passeggiata spaziale della Soyuz 11 . Ma il rischio mortale cui il fallimento dell ' Apollo 13 fece andare incontro gli astronauti e la morte degli esploratori spaziali russi , che pure avevano portato a compimento la loro missione , ridestarono l ' attenzione del mondo ; e questa tragica conclusione ha suscitato il cordoglio unanime di coloro ai quali stanno ancora a cuore le doti umane che più rifulgono in queste imprese : l ' intelligenza e il coraggio . Certo è che sarebbe meglio smettere di considerare imprese del genere come semplici spettacoli di avventure che appassionano più o meno a seconda del grado di pericolo e di imprevedibilità che comportano . Esse infatti non hanno più nulla di straordinario o di inaudito : sulla Luna gli uomini hanno già posto piede ; certamente vi torneranno ancora con mezzi più potenti e forse spingeranno più in là le loro esplorazioni . E il rischio , per quanto le macchine siano perfette e gli uomini eccezionali , non sarà mai eliminato : perché , se è sempre presente nel naturale ambiente terrestre , non può esser certo annullato al di fuori di questo ambiente . Non è il caso di rispolverare i temi di polemica politica cui fornirono occasioni le precedenti spedizioni americane : che si trattasse di una gara di potenza e di prestigio con l ' Unione Sovietica ; di uno spreco di risorse che avrebbero dovuto esser meglio destinate a urgenti esigenze di giustizia sociale ; di una manifestazione di forza della tecnocrazia capitalistica . Pochi ormai mettono in dubbio il valore scientifico di tali spedizioni , quindi i vantaggi che indirettamente o direttamente possono portare alla vita dell ' uomo . E la collaborazione fra gli Stati che sono in grado di effettuarle , che ora si prospetta come possibile , anzi probabile ( essendo di comune interesse ) , sottrae le imprese spaziali ad ogni imputazione ideologica , perché tali Stati sono retti da regimi completamente diversi . D ' altronde , se è vero che al programma di ricerche e sviluppo scientifico viene destinato , negli Stati Uniti e nell ' Unione Sovietica , il 3 per cento del prodotto nazionale lordo , può ben darsi che una quota assai maggiore di tale prodotto risulterebbe destinata , a conti fatti , ai divertimenti futili o dannosi , alla prostituzione , all ' alcool , alla droga , al gioco d ' azzardo e ad altre attività che possono vantare benemerenze solo nei confronti di quelli che le sfruttano per loro profitto . Nella distribuzione delle risorse di cui dispongono , non sempre i governanti dei vari paesi del mondo dimostrano molta saggezza ; ma molto meno ne dimostrerebbero se lesinassero tali risorse , proprio nei paesi in cui abbondano , allo sviluppo della scienza e della tecnologia , dal quale dipende in buona parte l ' avvenire del genere umano . E proprio dal punto di vista di tale sviluppo va considerata l ' impresa dell ' Apollo 15 . Essa è annunciata come la prima vera e propria spedizione scientifica sulla Luna . I tre uomini che la conducono hanno avuto un ' educazione scientifica di prim ' ordine , perciò dispongono di una competenza specifica che i precedenti astronauti non avevano . Il veicolo lunare , che sbarcherà in uno dei punti più difficili della superficie del satellite , è un raffinatissimo sistema meccanico che può essere guidato sulla strada del ritorno da un piccolo calcolatore elettronico che registra la rotta d ' andata . La mole delle osservazioni astronomiche , geologiche , chimiche , biologiche che si attende da questi astronauti - scienziati è enorme e complessa , e suscettibile di fornire informazioni disparate o convergenti sui più diversi fenomeni della natura . Non si può valutare in anticipo l ' importanza che tali informazioni avranno per lo sviluppo della scienza e della tecnologia nei campi specifici . Ma forse il vantaggio maggiore che le ricerche sul nostro satellite potranno apportare sarà un orientamento , cioè una coordinazione crescente , delle attuali indagini scientifiche . Tali indagini si svolgono ora prevalentemente per tentativi , cioè rivolgendosi in tutte le direzioni possibili , senza un finalismo o una mira preliminare . Molte scoperte sono state fatte a caso , perché l ' indagatore cercava altro . Accade come se un cacciatore sparasse intorno a sé continuamente a pallini senza mirare a nulla . Finirebbe , alla lunga , per colpire una preda qualsiasi , piccola o grande che sia . Questo procedimento richiede l ' impiego di mezzi enormi e non può evitare lo spreco . Contro di esso si rivolgono spesso le critiche degli stessi scienziati che , per evitare lo spreco , vorrebbero una politica della ricerca più orientata verso mete definite . Ma come determinare queste mete ? Il problema è tanto più complesso in quanto le ricerche più promettenti sono oggi quelle interdisciplinari , che non esigono una semplice somma di risultati , ma una accurata coordinazione di indagini . A giudicare le vie e i modi di questa coordinazione possono vantaggiosamente servire le esplorazioni lunari , che la mettono in pratica e che , oltretutto , mettono a prova le capacità e i limiti della struttura biologica dell ' uomo : un problema che si conosce troppo poco per azzardare ipotesi avveniristiche sulla permanenza prolungata dell ' uomo nello spazio e su esplorazioni che vadano al di là del nostro satellite . Da che gli uomini sono nati sulla Terra , la Luna ha mostrato loro sempre la stessa faccia . Nel 1969 alcuni di essi potettero per la prima volta vedere e fotografare la faccia nascosta . Ma è certo che ci interessa di più quella che potremmo chiamare la terza faccia della Luna : la sua struttura fisico - chimica , le influenze da essa subite o esercitate nel sistema solare , le tracce , ch ' essa probabilmente conserva , della storia del nostro Universo . Soltanto una serie di esplorazioni riuscite può rivelarci qualcosa di questa terza faccia : che certamente non sarà mai oggetto di spettacolo , ma forse ci aiuterà a capire meglio il mondo in cui siamo e a vivere meglio .
La macchina e le scelte dell'uomo ( Abbagnano Nicola , 1970 )
StampaQuotidiana ,
Un esercito di scimmie che battessero a caso i tasti di macchine da scrivere riuscirebbe a produrre , in qualche milione di anni , tutti i libri di una grande biblioteca . Un risultato siffatto sarebbe il prodotto del puro caso . Tra le combinazioni innumerevoli di lettere , di sillabe , di parole e di frasi , finirebbero per uscir fuori , a lunga scadenza , quelle che compongono nel loro insieme la Divina Commedia o la Critica della ragion pura , le Odi di Pindaro o i Dialoghi di Galilei . Le scimmie però non sarebbero in grado di riconoscere queste opere né di imparare ad avvalersi , nel corso del loro lavoro , delle combinazioni più promettenti , selezionandole via via , accumulandole e trascurando le altre . Paradosso Questo paradosso , ironicamente proposto da alcuni scienziati contemporanei , è assai meno ragionevole di quello di Swift che nei Viaggi di Gulliver ( 1726 ) racconta che il suo eroe s ' incontra , nel paese di Lagado , con un maestro il quale fa manovrare ai suoi scolari le leve di una macchina , che contiene tutte le parole del Dizionario , così da combinarle in tutti i modi possibili . Quando le combinazioni risultavano significanti , venivano registrate su un quaderno ; e il maestro si riprometteva di ordinarle in maniera da produrre libri filosofici , politici , giuridici , matematici e teologici . Se quel maestro avesse anche addestrato i suoi allievi a non ripetere le combinazioni sbagliate e a selezionare e ordinare opportunamente quelle riuscite , avrebbe dato un buon modello del comportamento intelligente che oggi si ritiene proprio dell ' uomo , degli animali e delle macchine . Il comportamento intelligente è infatti una specie di incontro o di fusione tra il caso e la scelta . Il caso offre l ' occasione per tentativi che , in un primo momento , sono effettuati alla cieca : la scelta restringe l ' ambito di questi tentativi eliminando quelli che non conducono a nulla . Se uno è chiuso in una caverna buia e desidera uscirne , procede a caso in una certa direzione finché urta contro un muro ; cambiando direzione ogni volta che ciò accade , imboccherà alla fine l ' uscita . Ma per far questo deve registrare ( cioè ricordare ) la direzione dei movimenti che lo portano ad urtare contro il muro , eliminandoli via via , e correggere quindi di volta in volta la direzione del suo movimento . Ogni correzione sarà perciò la retroazione ( feedback ) del suo tentativo precedente e restringerà l ' ambito ( cioè il numero delle direzioni ) dei suoi tentativi ulteriori . Questo semplice schema è oggi utilizzato nelle discipline più disparate : dai biologi per spiegare l ' evoluzione degli organismi mediante il loro progressivo adattamento all ' ambiente ; dagli psicologi per spiegare il comportamento psichico degli animali e dell ' uomo ; dagli antropologi per spiegare la formazione e la trasformazione dei modi di vivere dei gruppi umani ; e dai cibernetici per progettare e costruire macchine intelligenti . In generale , ogni congegno elettronico possiede questa capacità : di correggere il suo funzionamento sulla base dei risultati di esso , selezionando e adattando meglio le sue operazioni allo scopo per cui è costruito . I congegni elettronici chiamati calcolatori , automi , elaboratori , cervelli o , con più retorica , macchine pensanti , posseggono a un grado eminente la capacità di autocorrezione , cioè di selezione delle proprie operazioni che è la caratteristica del comportamento intelligente . Le macchine elettroniche di cui oggi disponiamo e che sono adoperate nei più svariati campi dell ' attività umana , seguono , di regola , il compito determinato che il programmatore ha loro imposto . Esse sono semplici « risparmiatori di tempo » nel senso che eseguono un certo compito con rapidità e sicurezza enormemente maggiore di quanto il cervello umano può fare . Ma sono anche allo studio e in progetto macchine che sono state chiamate « amplificatori dell ' intelligenza » perché capaci di modificare il loro programma o , in altri termini , di apprendere e sviluppare una certa « iniziativa » . Così una macchina per giocare a dama ( o qualche altro gioco relativamente semplice ) può imparare a migliorare la strategia del gioco stesso . Se si procedesse abbastanza avanti su questa via , si potrebbero inventare macchine che risolvono i più importanti problemi dell ' uomo , economici o morali , politici o sociali . Non mancano , tra gli scienziati , le speranze più ottimistiche a questo proposito . Ma la macchina , come l ' uomo , si trova di fronte ai limiti che sono inerenti ad ogni situazione che offre alternative e scelte . In primo luogo , né l ' uomo né la macchina potranno mai disporre di informazioni esaurienti e complete , cioè di un sapere infinito che implicherebbe la previsione infallibile del futuro . In secondo luogo , non sempre esistono , per l ' uomo e la macchina , criteri sicuri di valutazione che consentano di riconoscere la importanza di un ' informazione rispetto ad un ' altra e di effettuare quindi la distinzione tra ciò che è essenziale e ciò che non è essenziale per la soluzione di un problema qualsiasi . L ' ignoto È stato osservato che una macchina potrebbe meglio di un giocatore comune prevedere il risultato di una corsa di cavalli tenendo presenti certi fattori , come l ' età e le vittorie precedenti dei cavalli , l ' abilità dei fantini e così via . Ma se dovesse preliminarmente valutare l ' importanza di fattori casuali e imprevedibili , come l ' allergia del cavallo , il malumore del fantino o le innumerevoli frodi che sono talora messe in atto , non riuscirebbe mai a completare il calcolo necessario per predire l ' esito di una corsa . Il cervello umano può far meglio della macchina perché è più vitalmente interessato agli scopi da raggiungere e può , di fronte ad una alternativa imprevista , mollare uno scopo per l ' altro e così salvare l ' essenziale . Non per niente Norbert Wiener , che non ha mai sottovalutato l ' importanza che gli automi hanno ed avranno per l ' uomo , ha sempre messo in guardia contro i pericoli che da essi possono derivare . « Se il processo di retroazione , egli ha scritto , è incorporato in una macchina che non può essere ispezionata finché lo scopo finale non si è raggiunto , le possibilità di una catastrofe aumentano grandemente » . La macchina è fatta per uno scopo e le tecniche che essa adopera sono adatte a raggiungerlo . Ma di fronte a un pericolo sconosciuto o a un fatto imprevisto , la realizzazione di questo scopo può essere perniciosa per l ' uomo . « Le conseguenze negative di errori di previsione , che sono già grandi adesso ( ha scritto ancora Wiener ) , cresceranno enormemente quando dell ' automazione si farà un uso pieno . » La polemica contro le macchine è stata prevalentemente ispirata da veri o presunti privilegi dell ' uomo : la coscienza , l ' intuizione , il sentimento , la genialità inventiva . Questa polemica , anche se tuttora in atto , ha fatto il suo tempo . I limiti della macchina sono , a un livello più alto o più basso ( a seconda dei casi ) , i limiti stessi dell ' uomo . Questi limiti sono costituiti dall ' incompiutezza delle informazioni , dalla difficoltà della loro selezione e organizzazione e dall ' incertezza circa i fini che si devono preferire nelle scelte . La macchina diventa pericolosa per l ' uomo quando lo scopo per cui è costruita si rivolge contro l ' uomo stesso o contro altri scopi che egli deve preferire , come la sua conservazione e la sua integrità . Ma così si comportano pure gli uomini e i gruppi umani tra loro . Lo scopo La polemica contro il conformismo e l ' appiattimento , che sarebbero propri della società contemporanea , ha fatto anch ' essa il suo tempo : non perché questi fenomeni non esistono , ma perché sono bilanciati da vistosi fenomeni opposti . Il genere umano si va sempre più dividendo in gruppi e sottogruppi che professano scopi essenzialmente diversi . La tendenza al benessere , che sembra così diffusa , è minata da critiche radicali , per le quali la cosiddetta « opulenza » è una maledizione divina . Il lavoro è ancora fonte per molti di soddisfazioni e di equilibrio vitale ; ma per altri è una penosa condanna . Il successo , che molti cercano , è per altri l ' avvio a problemi insolubili . L ' efficienza , il merito , le capacità eccezionali di individui e di gruppi sono talvolta ritenuti una minaccia all ' eguaglianza e all ' equilibrio della società umana . C ' è chi vorrebbe il ritorno dell ' uomo alla vita feudale o al primitivismo tribale e chi vorrebbe che la società tecnologica sviluppasse una perfetta gerarchia di compiti e di funzioni . C ' è chi si propone l ' ideale della vita attiva , fatta di lavoro , di ricerche , di scambi di ogni genere , che è stata propria per millenni della società occidentale ; e chi preferisce rivolgersi alla vita contemplativa che prospetta l ' estasi o l ' annullamento finale degli individui nel Tutto . Fra questi scopi , tutti dichiarati assoluti , e in aspro conflitto tra loro , le macchine non possono aiutare l ' uomo ad una scelta qualsiasi . Egli stesso potrebbe trovare un criterio di scelta , o almeno di orientamento , nella loro maggiore o minore capacità di contribuire alla sua sopravvivenza nel mondo . Ma molti dei comportamenti umani smentiscono che egli tenga costantemente presente questo criterio . I suicidi , le fughe , le evasioni di ogni genere , lo scarso impegno nella lotta contro la distruzione del suo ambiente , la sovrappopolazione minacciosa , la preferenza sempre più estesamente accordata a pochi attimi di una felicità artificiale e distruttiva , sono tutti fenomeni che fanno dubitare di un serio impegno del genere umano verso la ricerca , sempre più faticosa e difficile , di una sua pacifica sopravvivenza nel mondo . A questa sopravvivenza , l ' uomo dovrà pensare da sé , attraverso una scelta dei fini e dei mezzi suggeritagli dalla conoscenza precisa dei pericoli immediati e lontani che lo minacciano . Se terrà presente questo scopo finale e non si arrenderà alle seduzioni di sirene mortali , le macchine potranno aiutarlo . Ma in nessun caso potranno addossarsi la responsabilità che spetta a lui solo .