Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaQuotidiana" > autore_s:"BONGHI RUGGIERO"
LA LIBERTÀ ( BONGHI RUGGIERO , 1867 )
StampaQuotidiana ,
V ' è egli puntura più dolorosa per chi nei ceppi , negli esili , rincorso dagli sgherri , appiattato nel solingo studio , minacciato dai carnefici , non ha per lunghi anni risparmiato né pericoli , né fatica perché la patria sua fosse indipendente da ogni forestiero , e libera nei suoi ordini di governo ; vi ha egli , diciamo , puntura più dolorosa per lui che il vedere , il sentire , oggi , tanti sussurrare sommessamente che , quanto son persuasi dei benefici che l ' indipendenza può portare all ' Italia , tanto cominciano a sospettare che la libertà politica non sia in grado di fargliene ; e che una prova di sei o sette anni mostra oramai che un governo , in cui vi fosse meno luogo a parole e più a spazio ai fatti , sarebbe meglio in grado di sanare le piaghe che nel bel corpo d ' Italia , oggi , come ai tempi di Petrarca , si vedono sì spesse ? Ebbene , costoro seguono un ' apparenza ingannevole ; e la sostanza delle cose sfugge loro . Sì , l ' Italia ha le finanze in dissesto , e l ' amministrazione sossopra ; le mutazioni dei ministeri , troppo frequenti , hanno impedito che nessuna cosa pigliasse un assetto a dirittura stabile ; le discussioni dei parlamenti hanno talora indugiato d ' un anno o più provvedimenti che , presi un anno prima , avrebbero soffocato nel nascere le difficoltà che ora ci assiepano ; il demonio del parteggiare ci ha tenuto troppo la mano nei capelli , e abbiamo sciupato nelle gare il tempo che dovevano spendere a fare ; l ' imitazione della Francia ci ha sedotti troppo , e , consumati nelle discussioni astratte e teoriche dei diritti , ci siamo lasciati a sviare dalla considerazione e dall ' esame concreto dei fatti . Sì , è vero ; gli elettori hanno scambiato la viltà col coraggio , e , assuefatti a governi assoluti , non hanno inteso le necessità dei governi liberi . Sì , si son lasciati sopraffare dalle accuse bugiarde , dalle calunnie demagogiche di quelli che , all ' indomani della libertà , colle grida scomposte e coi finti ardori , tentavano di far dimenticare la lor condotta della vigilia ; e , invidiosi d ' ogni primato morale , d ' ogni influenza legittima acquistata , d ' ogni virtù civile , versavano la bava velenosa del loro animo sopra i migliori , sopra quegli stessi che avevano loro aperta la bocca già serva . Sì , tutto questo è vero ; è dolorosamente vero ; ma chi gli ha educati cotesti italiani , dei quali ci lagniamo nelle assemblee , nei collegi , nei circoli , nei giornali ? È la libertà forse ? Coloro i quali la vollero e la vogliono , non la vollero e non la vogliono se non perché sanno ch ' essa è la sola Dea adatta a svegliare colla gran voce tutto un popolo , e a ridargli vigore morale ; sola in grado di suscitarne le virtù sonnolente , di acuire le menti , di sferzare gli animi , di agitare gl ' interessi , di provocare la gara di tutti sopra ogni cosa , e di farne prorompere quell ' emulazione rigogliosa che sopraffà e vince gli ostacoli . Quale è la radice dei tanti mali dei quali ci lagniamo , la radice sola dalla quale pullulano tutti , così vari e diversi come sono ? Una sola . La poca operosità intellettuale , morale , economica di ciascuno di noi . Noi non siamo contenti del governo , né delle assemblee , e abbiamo ragione . Ma il governo e le assemblee hanno ragione d ' essere contenti di ciascun cittadino ? Ciascun cittadino di essere contento di sé ? Il governo e le assemblee hanno una gran parte nella prosperità dei paesi liberi ; chi lo nega ? Ma non l ' hanno tutta ; e ne spetta una grandissima al complesso della cittadinanza . Questa ha egli fatta la sua ? Chi l ' affermerebbe ? E se la camera ultima è riuscita così inferiore al bisogno , non è stato perché , non creata , come la prima , in un gran momento d ' eccitazione morale e politica , ha ritratto troppo fedelmente l ' inerzia scapigliata , discorde , querula del paese stesso ? Non è chiaro , quindi , che una rigenerazione morale , intima , quella di cui abbisogniamo tutti ; che in questa sola è il germe d ' ogni altro bene , il seme di ogni operosità intellettuale , d ' ogni prosperità economica ; il fondamento su cui possiamo solo sperare di edificare parlamenti e governi che ci contentino o ci soddisfacciano ? Ora , questa rigenerazione morale non possiamo aspettarla che dalla libertà politica . Chi crede che , facendo gettito della libertà , rimedierebbe prima ai mali del paese , deve credere che anche dando a tracannare oppio a chi dorme , riuscirebbe a svegliarlo . Chi sussurra questo consiglio al paese o a sé , consiglia a Esaù di vendere la sua primogenitura . Se con i parlamenti l ' Italia non è riuscita a porsi affatto in assetto , senza quelli non avrebbe anche principiato a mettersi insieme ; non sarebbe stata neanche in grado di stare insieme sinora . Sono state le influenze onorate , vigorose , fide degli uomini i quali si sono raccolti nel primo parlamento dell ' Italia , quelle le quali hanno dato modo a un governo centrale , insolito e nuovo , e nei principi scarso di forza , di stendere la sua azione , d ' imporre la volontà sua da un capo all ' altro d ' un paese diviso sin allora in sette Stati , discordi d ' abitudini , di legislazione , di storia , di sentimenti , di desideri . Nessun ' opera potrebb ' essere compiuta in Italia , senza difficoltà infinite , quando in un parlamento comune non vi fosse modo di temperare le voglie diverse , di moderare e conciliare gl ' interessi contraddittori . La libertà , quindi , che sola può rifondere il succhio della vita nelle nostre membra stanche , può anche sola compiere l ' opera ch ' essa ha principiato , e tenerla , sin che dura , insieme . È facile , quando si sentono i dolori d ' una situazione , immaginarne un ' altra diversa , e fantasticare che in questa non si sentirebbero . Ma è fallace illusione ; fate che arrivi coi fatti l ' altra situazione che oggi sognate , e ne proverete nelle midolle gli aculei . Il pericolo , che un uso non retto delle forme parlamentari del governo ancora per un anno o due creerebbe , è appunto questo : che nel paese si generi quell ' illusione fallace , e non si accorga di essere caduto d ' un errore in un altro , se non quando fosse troppo tardi . Da quest ' illusione spetta di scaltrirlo a tutti quelli i quali hanno col consiglio , colla penna , colla parola qualche influenza sopra esso . Ma , nel farlo , è utile persuadersi , è utile fissarsi bene in mente , che inganna se medesimo chiunque si dice amico della libertà , e procura insieme di stornare i suffragi degli elettori dall ' elezione d ' un uomo provato d ' animo e di mente , e di rivolgerli , invece , a quella d ' un misero e vizioso intrigante , d ' un povero strumento logoro di partito , d ' uno spirito incerto , vano , flaccido , senza costrutto . La libertà è il principio d ' ogni bene e d ' ogni vita : persino viziata , agitata , scarmigliata , val meglio che un dispotismo tranquillo ; sono più i semi che feconda essa col soffio , che non quelli che il dispotismo promette di sapere schiudere nella stufa . Ma scapigliata , scarmigliata , sconclusionata , le masse non la tollerano , perché impazienti dei danni che intanto soffrono . Ciò è necessario che ricordino bene tutti coloro i quali desiderano veramente che essa duri e prosperi ; tutti coloro i quali , sapendo le prove ch ' essa ha fatte in Grecia e in Roma , in Inghilterra e in America , sperano che le rinnovi tra noi . Tra pochi giorni dovranno i circoli , i giornali proporre agli elettori i nomi sui quali raccogliere i loro suffragi . Quei nomi saranno il solo e il migliore indizio della saldezza dei loro criteri , e della verità dei loro affetti a quella libertà che Alfieri invocava con quei ferocissimi e santissimi versi : O Dea , tu figlia del valor , che aggiugni Duo gran contrari , indipendenza e leggi ; Tu che da ' miei venti anni il cor mi pungi E miei studi e mia vita arbitra reggi : pur aggiungendo che non la riconosceva in quella che , camuffata del suo nome , vociava e si dimenava ai suoi tempi , sulle rive della Senna : Licenza è questa ; alla lasciva gota Ben la conosco : e d ' ogni pudor priva Volger s ' affretta la sua breve rota .
MASTAI E MAZZINI ( BONGHI RUGGIERO , 1870 )
StampaQuotidiana ,
Quest ' accoppiamento di cognomi parrà irriverente a molti ; e l ' avremmo cansato , se non fossimo sicuri , che a taluni di questi riuscirà dispettoso il Mazzini messo insieme col Mastai , l ' avvenire speranzoso aggiogato col passato semispento ; ad altri invece , sembrerà appunto il contrario : intollerabile il congiungere colla costanza eterna della fede l ' illusione passeggera della fantasia e della passioni . Pure , così gli uni come gli altri possono fare questa considerazione : che v ' è al mondo persone le quali credono infallibile per l ' appunto l ' opposto di ciò ch ' essi credono tale e che noi , quindi , i quali non siamo qui a giudicare chi dei due abbia ragione , – tra perché non è il nostro proponimento , e perché anche né dagli uni né dagli altri ce ne sarebbe riconosciuta la competenza , ma ci contentiamo di rilevare i tratti umani delle cose umane , abbiamo il diritto d ' indicare le somiglianze nella condotta di quelli che raccolgono in sé la suprema autorità e guida delle due avverse opinioni . E ora questa somiglianza balza agli occhi di tutti . Come Pio IX vuol rimanere prigioniero per forza , così il Mazzini vuol rimanere per forze esule . Né l ' uno né l ' altro teme di aggiungere al tipo comico dell ' ammalato immaginario quello del prigioniero , dell ' esule immaginario . Il governo italiano è condannato a fare rispetto all ' uno il carceriere , rispetto all ' altro lo scacciatore , malgrado suo . Né quegli , né questi accetta da esso la libertà di cittadino ; anzi , diciamo meglio , Pio IX ricusa persino la libertà di sovrano . Può parere alla prima che ci corra questo divario : Pio IX si può dire spogliato della dignità di principe , che ha pur tenuto sino a ieri l ' altro : il che Mazzini non può pretendere di sé . Ma anche questi è stato presidente della Repubblica romana ; e d ' altra parte , il dispetto dell ' esser scaduto testé da un altissimo grado non è minore di quello di non averlo mai potuto raggiungere ; e Pio IX resta pontefice della cattolicità , mentre il Mazzini non è anche riuscito a essere né principe , né pontefice della Repubblica universale . Nella verità , è lo stesso criterio che inspira la lor condotta , anzi la costringe a essere quale è . Le potenze , ch ' essi devono mantenere o fondare , sono tali che tutta la forza ne consiste nella impressione fatta da talune idee e sentimenti sulle coscienze . Sfumano affatto , se quelli che n ' hanno la principale rappresentanza , paiono patteggiare con i rappresentanti delle idee e dei sentimenti opposti . Sfumano tanto più quanto più si chiede loro di scendere a patti , mentre appaiono fiaccati e deboli . I pontefici , quando nessuno dubitava della legittimità del lor principato , hanno potuto cedere ai re e agli imperatori cristiani l ' esercizio di taluni dei diritti appartenenti alla Chiesa ; ma Pio IX , cacciato di Roma e chiuso in Vaticano , non può o non crede di potere , più che potesse o volesse Gregorio VII esule . Il Mazzini , da parte sua , sente che , messo in carcere da uno sbirro mentre andava cospirando di città in città , rovinerebbe il suo credito affatto , se paresse contento di essere liberato di carcere e vivesse , come ogni altro cittadino , tra noi , pur lavorando per promuovere le idee sue , sotto la protezione delle leggi e del re . Per non morir affatto gli bisogna o star lontano e parere minaccioso , oppure venire , sì , al di qua delle Alpi , ma camuffato da operaio o altrimenti , con finta barba , e con falsi mostacci , così da non essere riconosciuto e da potere dare qualche verosimile pretesto alla polizia , che ne segue i passi , di non mettergli sino dal primo le mani addosso . Non è possibile mantenere ad altro patto l ' ardore nelle loro reciproche chiese . L ' apparenza d ' un ' umile ragionevolezza li spegnerebbe affatto . Ed è disperato , parrebbe il disputare così coll ' uno come coll ' altro , e l ' opporsi ad argomenti adatti a sviarli dal loro proponimento . A Pio IX , di certo , non è rincresciuto se non il dover pure rimanere in Roma , il che potrebbe farlo credere meno ostinato e tenace di quello che è davvero ; il Mazzini , certo , non s ' addolora , se non d ' aver pure dovuto traversare l ' Italia prima di ripassare le Alpi , senza che nessuno gli desse noia , o s ' accorgesse , non che d ' altro di lui . La persecuzione è uno dei principali elementi di rigoglio e di vita così per l ' una come per l ' altra fede . E invero , per la fede di noi liberali , gente a modo discreta , fredda , mediocre , se si vuole , la vita è tutt ' altro . Noi proponiamo ad amendue di tenere il presente nelle lor mani od occupar l ' avvenire , se possono , con tutti i mezzi che ci paiono soli leciti al propagamento delle opinioni e delle persuasioni di qualunque natura siano ; ma non con altri . Ecco la società , diciamo loro , davanti a voi ; non vi permettiamo né di martoriarla perché crede a un modo , né di mandarla sossopra perché crede a un altro ; ma scrivete , parlate , ragionate , associatevi pure , ordinatevi , predicate dai pulpiti o sermonate dalle tribune ; insomma , convincete , se vi riesce , mantenete le convinzioni vecchie o insinuatene di nuove ; questo non vi vogliamo , né possiamo impedire , e ci limitiamo a mantenervi tutti tranquilli nel giro dei vostri diritti e doveri insino a che la lotta dura , – e durerà , per fortuna dell ' uomo , sempre , poiché senza di essa egli marcirebbe – e vi prenderemo , secondo il nostro giudizio , parte anche noi . Ci sono tra noi anche molti cattolici e cristiani , molti i quali fermamente credono che la parola di Cristo sia stata e sia parola di verità e di vita , e la Chiesa cattolica la conservi più sana e intatta d ' ogni altra ; ma questi cattolici , che stanno con noi , credono che appunto la lor fede non riprenderà tutto l ' antico suo spirito , tutta la sua antica forza di restaurare e di rinnovare l ' uomo , se non quando il sacerdote , che ne è l ' interprete , ritorni a fidare , come una volta , solo sulla virtù e sulla sua dottrina . E così vi possono essere tra noi liberali molti , i quali o non credono che la monarchia costituzionale sia l ' ultima parola delle società politiche , o non si sgomentano per ciò solo che il Capo dello Stato deva essere eletto a suffragio di popolo , anziché ereditario ; ma ritengono altresì che nei popoli , i quali si vogliono ordinare a repubblica , si devono formare prima , o esistere , taluni sentimenti e condizioni morali e sociali . A nessuno è vietato di procurare di formarli in Italia , di prepararli via via ; ma a chi può essere lecito l ' immaginare che ci sono , e con questa immaginazione mandarci tutti all ' aria , come se ci fossero ? Al Mazzini non è possibile consigliare nulla , né mette conto ; a Pio IX neanche , perché non sentirebbe . Ma al capo della cattolicità giova dire quello che all ' altro sarebbe soverchio l ' inculcare . È impossibile difatti , ch ' egli scordi o trascuri ciò che la fede , di cui egli è dottore vivo , promette all ' uomo ; ciò di cui anzi essa afferma di essere sola lo strumento indispensabile . Ebbene , se questa dottrina è vera – e al pontefice non può parere altrimenti che tale – , quale enorme responsabilità è la sua , se ne lascia cadere in maggiore disordine nella sua patria stessa il governo e la regola e la credenza ? Se , nel contrasto , lascia che se ne spezzino le fibre e i nerbi ? Se l ' uccide colle sue mani stesse nel cuore di molti , i quali sentono pure il bisogno di non negare da una parte ciò che la ragione dice loro legittimo , e non negare dall ' altra ciò che la coscienza grida loro essere santo ? La cattolicità non può essere retta al modo che si farebbe d ' una setta . O il papa è cattolico e crede , e bisogna che la regga nel modo che i tempi vogliono e le condizioni presenti delle società civili consentono ; o se persiste nell ' ostinazione sua , vuol dire , che nel principio cattolico ogni vigore morale si è estinto , e , nel capo della Chiesa , il principe durato troppo tempo ha spento il pontefice .
RELIGIONE, CLERICALISMO E SCUOLE ( BONGHI RUGGIERO , 1886 )
StampaQuotidiana ,
Signore e signori , I maestri elementari della provincia di Treviso mi hanno chiesto s ' io volessi fare una conferenza davanti a tanta eletta cittadinanza , e a essi io non poteva dire di no . Da lungo tempo ho in grandissimo affetto questa classe di persone così utile allo Stato , alle provincie , ai comuni , e a cui Stato , provincie e comuni danno retribuzione così inferiore a quella che meriterebbe per il beneficio prestato e che sempre si domanda da essa . Ma , se la mia parola riuscirà meno gradita di quanto desidero , ne darete colpa non ai maestri elementari che me l ' hanno chiesta , bensì a me pel soggetto che ho scelto , come quello su cui più si fermò la mia mente . Ché se il soggetto è facile a concepire , è pur difficile a esser trattato , e se sarebbe facile ad altri il discorrerne e provocare la vostra approvazione , potrà forse esser difficile a me . So come alcuni fanno a carezzare le umane passioni e a secondare i comuni pregiudizi ; quanto a me mi rivolgo alla vostra ragione , e desidero che una parola calma , tranquilla e serena scenda nella vostra coscienza ; e se in essa troverà una approvazione , io sarò abbastanza contento . In queste parole : religione , clericalismo e scuole , sono compresi taluni dei maggiori interessi della umana società , e io cercherò di controbilanciare il torto e il diritto di ognuno , per poi misurare l ' influenza di quella delle tre parole che ci indica il bene e di quella che ci indica il male . Per misurare però quale sia l ' influenza delle scuole e della religione da una parte , e del clericalismo dall ' altra , bisognerà , o signori , che abbiate l ' animo calmo come l ' ho io , e che nel sentirmi vi preoccupiate , come me , d ' esser chiari , precisi , giusti e soprattutto sinceri . La maggior parte di coloro che discorrono di religione e di clericalismo non sono , a mio parere , sinceri . Alcuni sono pieni di furore contro il clericalismo , e hanno ragione ; ma il loro furore va più in là e offende la religione medesima . E d ' altra parte , se i loro avversari gridano : « Religione ! Religione ! Dio ! Dio ! » , in fondo del loro cuore tutto questo non c ' è . Non è già per amor di religione che parlano , non è per Dio che si agitano , ma per loro stessi , per le loro passioni mondane , pel desiderio sfrenato che hanno di dominare e di farsi avanti . Sono quindi due insincerità che si armano , e furiose combattono l ' una contro l ' altra , pur avendo ciascuna delle due parti gran bisogno dell ' altra . Ora noi dobbiamo distinguere la religione dal clericalismo , e dire apertamente ciò che di ognuno si pensa . Religione e clericalismo son due cose ben differenti : non diverse , ma opposte . Il sentimento religioso nasce con l ' uomo al primo urto che sente dalla natura in cui vive , di questa natura della quale non sa donde sia caduta , né dove vada . Il sentimento religioso è tale da unire l ' animo suo con tutto ciò che lo circonda ; è un sentimento molto intimo che mette l ' uomo in relazione con quello che è sopra di lui , come della stessa natura . E l ' uomo viene in grado di trovare una risposta alle terribili domande , alle quali ogni scienza è impotente , e delle quali oggi dice di non volersi curare , ma domani cercherà di rispondervi . Col sentimento veramente religioso l ' uomo frena la sua fantasia che gli chiede : « d ' onde tu vieni ? dove tu vai ? » ; ed è nostra sventura aver sempre queste domande dinanzi ! E non v ' illudete , o signori ; questo sentimento religioso assume necessariamente forma di culto ; poiché una volta che l ' uomo abbia concepito qualche cosa al di sopra di lui , è naturale egli domandi a se stesso come questo qualche cosa , che chiama Dio , debba o possa essere propiziabile . Ed è così , che tra lui e questo Dio sorge il sacerdote . Che cosa è il sacerdote ? È l ' interprete dell ' uomo a Dio , di Dio all ' uomo ; ma questo sacerdote che viene nell ' umana società per mettere in relazione l ' uomo con Dio , corrompe presto l ' ufficio suo , e , preso un altissimo posto nella umana coscienza , se n ' avvantaggia naturalmente . I sacerdoti formano una classe , una casta , portata alla ricerca di dominio e onori . Il sentimento è affatto diverso da quello che doveva essere ; non ha più per oggetto Iddio , non la mediazione fra l ' uomo e l ' idealità pura , ma il proprio interesse , la propria ambizione . Questa la corruttela del sacerdozio . Or bene , o signori , come quel primo sentimento si dice religione , questo secondo , con nome moderno , che corrisponde però a una cosa antica , si dice clericalismo . La religione o il sentimento religioso è , come abbiamo visto , la relazione fra uomo e Dio ; il clericalismo surroga alla relazione dell ' uomo con Dio l ' interesse proprio del sacerdote . E che cosa dobbiamo fare ? Questa è una perversione del retto principio , è una corruttela . Come correggerla , come impedirla ? Vi sono parecchi i quali non sono sinceri , e che gridano ad alta voce contro questi clericali . Io , per conto mio , li lascio vivere , come lascio vivere tutti ; ma esamino loro come esamino tutti . Culto e Dio sono troppo connessi fra loro perché si possano dividere e far sì che uno venga scacciato e l ' altro resti . Basta osservare che tutte le speculazioni moderne , tutte le dottrine scientifiche o filosofiche , che vogliono acquistare una efficacia pratica , hanno bisogno d ' un culto . Il mio amico Coppino , ministro della pubblica istruzione , nel suo discorso ad Alba ha detto che nell ' avvenire la religione professata da tutti sarà la « religione del dovere » . È una frase , per quanto bella , e gli uomini di Stato più degli altri dovrebbero guardarsi dalle frasi . Il dovere sarà la religione di pochi , e anche in quei pochi questo dovere sarà come una voce che parlerà fuori di loro . Dio non si caccia dal mondo , no . Dio non si caccia dall ' umana coscienza , perché è quello che vi ha di più profondo nella coscienza stessa . Egli fu concepito da tutti e in tutti i popoli come un grande ideale di bontà , di virtù e d ' amore . Perché , volendo pensare che cosa dia la somma di ogni passione , pensiamo subito a Dio ; perché questo Dio è l ' archeo , è il centro di ogni idealità umana , e l ' uomo lo pone dinanzi a sé come la meta sua naturale più elevata . Questo è Dio , ed esso si alza nella vostra coscienza e vi segna la via . E se voi poteste cacciare dalla umana società questo Dio , che vi segue dovunque , un immenso buio vi avvolgerebbe , e invano cerchereste di uscirne , in cerca di luce . E sapete ora voi quali sono i nemici principali di questo Dio che vi riscalda il cuore e costante brilla nel vostro pensiero ? I clericali , sì , quei clericali di cui ho parlato poc ' anzi ; quei clericali che non vogliono Dio avanti e sopra di loro perché vogliono un Dio , che anziché essere la loro guida , sia mancipio loro ; non che li ispiri ad amore del bello e del buono , ma che conservi la loro prosperità mondana alla quale , per ogni via , sono arrivati . Eppure atei e cristiani , clericali e miscredenti vanno a braccetto : e per quanto possano parere nemici nei giornali e nei comizi , sono amici , e gli uni operano gli stessi effetti degli altri , quantunque siano opposte le mire . Il clericalismo è la negazione di Dio , è l ' abbassamento di tutte le idealità che l ' umana coscienza ha concepito in Dio . E noi dobbiamo combatterlo , ma combatterlo come pratica una società civile . Noi in Italia abbiamo poi una ragione speciale che ne consiglia la lotta , ed è la sua ambiziosa voglia di riacquisto del potere temporale del papa che il clericale non potrebbe restaurare senza rovina del pontefice stesso , che non sarebbe in grado di tener Roma neppure una settimana . E noi dobbiamo combatterlo perché questa Italia , come l ' abbiamo fatta , una sul durevole fondamento della monarchia , è veramente intangibile . Se però dobbiamo distruggere questo nemico , non ce lo facciamo in fantasia più grosso di quello che è . Non facciamolo più numeroso di quanto esso veramente sia . E ora , conosciuti gli errori degli altri , veniamo a notarne anche qualcheduno dei nostri . Già , se udite che intorno a voi si levi il grido contro il clericale , non dovete poi credere , come potrebbe parere , che ogni religioso sia clericale , che sia clericale ogni prete . Una buona parte dei preti deplora il moderno indirizzo della curia romana , l ' indirizzo da essa dato al clero minore ; e quelli son sacerdoti pii , pieni di sentimento veramente religioso , che vedono la corruttela di cui la curia romana sempre più si ricopre . Questi buoni preti vedono fuorviato l ' indirizzo dei loro colleghi , ma non osano parlare o parlano sottovoce , e non osano gridare per fermare questa fiumana che minaccia di sommergere tutto quello che in più anni sono giunti a raccogliere . Ma perché non si adoprano a fermarla ? Perché non sono ancora riesciti a produrre un effetto utile ? Perché sono soli . Ogni qualvolta pare debba aversi uno dei tali effetti , è allora che il sentimento religioso vacilla . E intanto noi non ci risolviamo né ad apprezzare né a disprezzare cotali loro sentimenti . Questa la cagione per la quale i sacerdoti hanno perduto e sempre più si allontanano dall ' ufficio loro . Questi messaggeri di Dio conoscono tutti il danno del moderno indirizzo , e pur lasciano che si confonda religione e clericalismo . E difetto della politica nostra se in essi non troviamo uno strumento d ' aiuto contro il clericalismo prevalente nella maggior parte del clero e della curia romana . Non perciò dobbiamo scoraggiarci . La Chiesa è oggi tutta nelle mani del pontefice come mai . Dirò come disse un vescovo : i parroci sono soldati dei vescovi ; i vescovi del sommo pontefice . Tale organizzazione della Chiesa non risponde in origine a nessun testo del Vangelo , e a capo di essa sta il primo sacerdote del mondo , che vuol essere il più ostinato clericale del mondo . Ebbene , vedete , in questo momento il nostro paese è contristato da un ' aspra battaglia contro questo clero viziato . Voi ne avete visto i motivi e i primi scontri . Leone XIII – del quale io parlo sempre con grande rispetto – ha pubblicato un Breve a favore dei gesuiti , e il ministro guardasigilli del quale io parlo sempre con grande libertà ha subito cominciato a reagire , con un gesto discutibile , a cacciare tre o quattro monache dal convento della Sapienza . Però mentre vediamo costrette queste quattro monache a uscire dal loro convento , vediamo pure che al tempo stesso si fanno monache una ventina di giovani . Il ministro non ha autorità , né la pretende , di impedire che giovani donne pronuncino voti , e la monacazione in questo tempo di discordia è divenuta più grande di quanto fosse in addietro . Il ministro non ha con questo suo atto violata la legge : egli invece più rigorosamente l ' ha eseguita , ma in maniera diversa di quanto ha fatto finora e troppo mettendo il paese a rumore . Perché voi sapete che il ministro guardasigilli ha un grande difetto . Egli non fa nulla senza trombetta : non sospende un pretore per una giornata senza avvisarne tutti , o taluni almeno dei giornali d ' Italia . Codesta sua ultima azione è contraria a quella che deve compiere un governo il quale voglia eseguire la legge in modo che dall ' esecuzione di essa si possano ritrarre i maggiori benefizi che la legge stessa promette . Aggiungiamo una osservazione . Leone XIII e il ministro , negli atti che ho ricordato , hanno commesso il medesimo errore : quello di non considerare che gli altri nei loro atti non guardano soltanto quello che sono , ma anche quello che sembrano alla società . Per non aver fatto ciò , ministro e pontefice han provocato un movimento che in un paese più ardente del nostro avrebbe provocato conseguenze , l ' estensione delle quali non sarebbe possibile misurare . In un paese invece calmo come il nostro , dopo un certo spazio di tempo passerà tutto senza lasciare traccia di sé , e poiché il fumo è molto maggiore della vampa , fra qualche giorno nessuno ci penserà più . Ma le menti restano così piene di confusione , e se ne ricava un ' impressione capace di promuovere i malumori più grandi . Al paese importa molto la battaglia contro il clericalismo , ma l ' impressione e il moto troppo vivi finiscono in nulla , come una bolla di sapone che per un momento abbia brillato di vivi colori . Così non si combatte il clero , a punti di spilla , a dispetti , a piccoli sdegni , che offendono non solo il nemico che si dice di voler combattere , ma , come ho detto , anche la religione . Con queste piccole vessazioni il clericalismo si rinforza , perché questi atti , per quanto legali , alla maggior parte dei cittadini ripugnano . Questi atti non fanno che generare risentimenti , discreditare e togliere la fiducia a coloro che vorrebbero operar pel bene . Noi dobbiamo convincerci che questa lotta furiosa produce l ' effetto opposto di quello che si desidera . Parecchi confondono la maniera di combattere il clericalismo in un paese dispotico con quella buona in un paese libero : la maniera propria d ' un paese in cui ognuno può parlare e fare a sua posta , con quella delle società dove il cittadino deve trattenere persino l ' espressione del proprio dolore . Il clero non si combatte con questi piccoli sfoghi e io sono persuaso che l ' unico mezzo per ottenere qualcosa sia un ' azione costante e seria da parte dello Stato , a cui spetta però segnare il limite della propria azione e le relazioni di esso con tutti gli altri organismi che vivono intorno e dentro di lui . Bisogna che questa azione del governo sia coerente e ferma . Il che però non è facile in un governo come il nostro troppo in balia dei partiti ; bisogna che l ' azione non sia diretta così da produrre uno o l ' altro dolore , ma con perfetta chiarezza di idee e senza inimicizie verso tutto quello che nella Chiesa vi può essere di utile . Questa la forma teorica dell ' azione dello Stato . Ne potrei anche più determinare i confini , ma sarebbe troppo lungo discorso : potrei segnare l ' orbita di tutti questi organismi che riguardano lo Stato e la Chiesa ; ma qui mi ricordo della terza parola del tema che impresi a trattare , e mi limito dunque a dirvi l ' azione tra Stato e Chiesa rispetto alle scuole . La Chiesa pretende di poter insegnare da sola , e questo diritto lo deriva da talune parole di Cristo . Ma se Cristo ha dato a essa l ' autorità d ' insegnare , è chiaro che intendeva alludere alle dottrine che meglio fossero adeguate a quelle che insegnava lui . D ' altra parte , quelle alte parole io le venero , ma non credo che esse mi vietino di esaminar le moderne dottrine religiose che non sono in tutto e per tutto quelle di Cristo . Così noi non possiamo in nessuna guisa consentire che la Chiesa abbia veramente diritto d ' insegnare più che non l ' abbia lo Stato . Il quale , come tutore di quelli infiniti organismi che si muovono dentro di lui , ha anche il diritto di invigilare sul modo col quale da altri s ' insegna . Perciò l ' autorità dello Stato riguardo all ' insegnamento comprende tre grandi funzioni : autorizzare all ' insegnamento quelli che abbiano voglia di farlo , vigilare mentre s ' insegna , accertare i frutti dell ' insegnamento dato dagli altri . Lo Stato italiano non ha pur troppo un organismo capace di esercitare queste tre funzioni , rispetto alle quali esso è ancora molto imperfetto e deficiente . Esso non ha provveduto in modo sicuro e sincero perché l ' autorizzazione sia data in maniera che ognuno che insegna dia garanzia morale e materiale . Circa all ' invigilare mentre s ' insegna , noi vediamo come manchi tuttora una organizzazione adatta all ' uopo . Quanto poi all ' accertare i frutti dell ' insegnamento possiamo dire che i mezzi dei quali lo Stato si serve non sono atti . Gli esami , ad esempio , non sono che un vaglio , alla prima mossa del quale gli asini non passano , ma alla seconda passano tutti ! Lo Stato non esercita rispetto alle scuole ecclesiastiche quel diritto che dovrebbe , e avrebbe più d ' un valido motivo per intromettersi nell ' educazione delle scuole private e clericali del Regno . Lo Stato è obbligato d ' insegnar molto , d ' istruire , di educare , eppure nelle scuole dello Stato s ' istruisce poco e si educa punto . È assolutamente necessario che esso riordini le sue scuole in una scuola elementare in cui non si tenga conto delle classi che le stanno d ' attorno ; in una scuola tecnica che abbia , come non ha ora , un fine immediato ; in un istituto tecnico che non dia ai frequentatori di certe sezioni troppe ore di studio e a quelli delle altre troppe poche . Lo Stato ha bisogno di riordinare il liceo , dove si dovrebbe insegnare a leggere l ' italiano , a scrivere il latino e a compitare il greco , e dove invece si fa poco di tutto questo e quel poco anche male . È chiaro che l ' impressione che lo Stato quale educatore esercita nei padri di famiglia è la ragione diretta del seguito che hanno i maestri nelle scuole clericali . Una delle principali ragioni che spingono a far disertare le scuole laiche , è certamente il cattivo concetto che essi si sono fatti dell ' educazione che lo Stato stesso impartisce . I padri di famiglia vogliono che i figlioli ritornino presso di loro elemento di concordia e di pace ; vogliono che nell ' animo dei loro figlioli siano introdotti sentimenti che non siano per nulla contrari ai sentimenti loro . E l ' erroneo indirizzo delle nostre scuole induce con quasi pieno convincimento ad abbandonarle per quelle clericali . È una prova che l ' istruzione nelle scuole laiche non procede quale dovrebbe , la vediamo nel fatto che taluni istituti di educazione si sono appropriati la disciplina militare , che ha già dato buoni risultati . L ' esperienza di qualche anno ha dimostrato che questa disciplina produce in poco tempo gli stessi effetti utili che produce nei giovani il servizio militare . Lasciando all ' avvenire di risolvere pienamente questa questione , l ' attuale ministro della pubblica istruzione ha visto e sentito intanto i difetti dei suoi convitti ; ed era naturale dovessero sentirli e vederli anche i padri di famiglia . E qui si presenta un altro mezzo per combattere il clericalismo : quello di ordinare le scuole in modo che l ' educazione sia proporzionata alle diverse classi della società , di ordinarla in modo che nella scuola non s ' insegni religione , ma non s ' insegni l ' opposto , distruggendo nell ' animo dei giovani i sentimenti appresi nelle famiglie . E la paura di ciò che distoglie i genitori dal mandare i figlioli nelle nostre scuole . Uno dei diritti dello Stato è quello di autorizzare a insegnar , e per questo lo Stato ha bisogno di stabilire le condizioni intellettuali e morali che debbono richiedersi negli aspiranti all ' insegnamento . Queste condizioni sono definite dalle leggi , ma queste leggi sono troppo deboli , troppo facili a frodarsi . Da noi le leggi sono fatte così : in un articolo d ' una di esse è detto che per esser dottore bisogna fare questo e quest ' altro , e nell ' articolo seguente si afferma che però si può esser dottore anche senza aver fatto questo e quest ' altro ! Ecco la grande necessità di irrigidire le condizioni predette . Lasciamo pure a tutti il diritto d ' insegnare , ma ciò soltanto a comuni e rigide condizioni . Noi vediamo sempre esercitato l ' insegnamento da un numero crescente di frati e di preti . Bene , eleviamo le condizioni stesse : è l ' unico mezzo per frenare tanta ambizione d ' insegnamento . Ma sovratutto rendiamole tali che non ci sia il modo di violarle o facilmente potersene esimere . In questi dieci ultimi anni in cui voi sentiste di essere governati tanto liberamente , sono state rilasciate a frati e a preti molte più autorizzazioni d ' insegnamento che non nei tempi addietro , e rilasciate anche con molto minor rigore . E vi lagnate poi perché un numero troppo grande di ministri di Dio abbia ottenuto tale facoltà , e vi chiedete a chi ne spetti la colpa ? Chiedetelo ai deputati che privatamente hanno insistito in favore di tali autorizzazioni ! Chiedetelo a quei ben noti deputati che , mentre combattono in piazza i clericali , affidano i figli loro ai preti perché li educhino . Chiedetelo a questi ipocriti peggiori dei clericali stessi : a codesti autori di un ' ipocrisia che uccide l ' anima del paese , che insegna a non guardarsi liberamente in viso : a questa ipocrisia che dà al paese il diritto di credere che tutto ciò che gli si dice in pubblico sia sfacciata menzogna . L ' oscillazione con cui procede lo Stato rispetto alla Chiesa , gli ha impedito di fermare il suo stesso pensiero su troppe cose rilevanti . E l ' oscillazione da esso discende ai liberali che si trovano combattuti fra opposte correnti : da una parte codesti liberali – quantunque tale parola sia stata talmente usurpata da non saper più cosa voglia dire – sentono affermare che il culto e i riti sono tutte cose vane e inutili , dall ' altra invece l ' opposto . Invece bisogna pensare a ciò che di bene e di male fa il clero per la natura stessa della sua organizzazione , e per la intima relazione ch ' esso ha , non solo con la plebe , ma con la classe più agiata : influenza morale che non risolverà né oggi né domani né mai in un fatto sensibile , in una violazione qualunque , ma si esercita su tutta la società , e tutta la penetra . Allo Stato deve importare che questa influenza si eserciti possibilmente in un modo piuttosto che in un altro ; e dico possibilmente , perché anche i clericali debbono aver molta libertà di pensare . In queste condizioni lo Stato deve trovare un rimedio al dominio del clericalismo nell ' insegnamento filosofico , e far in modo che la scienza umana aleggi , ventili , penetri nell ' insegnamento che tuttora si dà nei seminari . Bisogna che anche ciò che si insegna in quei collegi risponda ai migliori principi della civiltà e della scienza ; e cessi la rozzezza d ' oggi , in cui la maggior parte dei preti non conosce , quand ' anche lo conosca , che il breviario . Insomma è importante per lo Stato che la mente dei preti sia elevata , il più possibile . Lo Stato può far questo in due modi . La teologia è una scienza intorno alla quale si è creato una vera enciclopedia di scienze cui spettano i problemi filosofici più alti dello scibile umano . Ora , mentre queste scienze sono seriamente studiate in Germania , in Inghilterra , in Francia , qui da noi invece sono quasi del tutto soppresse . Bisogna rialzarle adunque , e saranno feconde di libertà anche nelle menti oggi schiave . Bisogna che il prete sia istruito nella scienza propria e nel suo dovere : bisogna che il prete non possa chiamarsi tale se non dopo esser passato attraverso a tutto quello studio che lo Stato crede più opportuno per la cultura generale del paese . Noi abbiamo lasciato troppo libera la Chiesa non intervenendo nel formare la mente dei preti . Solo il sacerdote arrivato al suo ufficio attraverso una cultura laica potrà concorrere a elevare la mente e il cuore delle plebi . Si combatte adunque il clericalismo nelle scuole rinvigorendo i mezzi d ' ispezione ; rinforzando le condizioni alle quali devono sottostare gl ' insegnamenti ; rendendo le scuole dello Stato buone educatrici , pur non avendo il colore di religiose ; ma lo si combatte sovrattutto elevando l ' istruzione del clero e sottraendolo all ' influenza esclusiva della gerarchia ecclesiastica . Credo di avere brevemente percorso il soggetto che mi ero proposto . Potrei essermi fermato più a lungo su ciascuno di questi argomenti , ma avrei abusato della vostra pazienza , e d ' altronde ognuno di essi avrebbe potuto e dovuto esser tema di una speciale conferenza . Se la mia parola vi è parsa scevra di odio , se ho misurato come meglio potevo il torto e la ragione da una parte e dall ' altra , se non ho nascosto il danno che il clericalismo arreca al paese e non ho lodato i mezzi meschini e chiassosi per combatterlo , se tutto ciò ho fatto con qualche chiarezza , sono abbastanza soddisfatto . E prima di finire mi rivolgo ai maestri elementari , ai quali in questa battaglia contro il clericalismo , in questa lotta per elevare il livello morale e intellettuale del paese , spetta una delle parti principali . Coloro che continuano a ripetere che il maestro elementare ha vinto la battaglia di Sadowa sbagliano di grosso . I popoli civili furono più volte sommersi dai barbari , tant ' è vero che i Greci leggevano meglio dei Romani e giacquero sconfitti . Le battaglie sono in generale vinte dal genio e dalla forza . Non aspettino adunque i nostri maestri tale gloria per loro , ma una gloria più vera e sincera : quella d ' aver diffuso nel popolo italiano la cultura e l ' amore della patria . Siano ministri di luce e di pace , ma lascino allo Stato la missione di rendere le scuole , nelle quali essi si adoperano , più proporzionate a produrre gli effetti che si desiderano , più ricche d ' insegnamento , più pratiche e più vicine agli interessi e ai bisogni delle classi che le frequentano . Domandate questo allo Stato , e aspettate che altri domandi per voi il miglioramento della vostra condizione materiale . Già vedete che il ministro d ' istruzione , sebbene ancora imperfettamente , qualcosa ha fatto , poco certo , dacché lo stato vostro è ancora misero . La vostra classe manca ancora di quelle guarentigie che vi abbisognano per attendere tranquillamente ai vostri doveri . I maestri sono più in rapporto con le classi infime che più delle altre frequentano le scuole elementari ; quelle essi devono apparecchiare ai sentimenti indispensabili a ogni società umana . Devono temperar le voglie di mutar queste condizioni per vie e modi che la storia antica e moderna ha dimostrato incapaci di riuscita . Devono persuadersi che non hanno l ' obbligo dallo Stato d ' insegnar la religione , ma devono pure guardarsi dall ' introdurre nell ' animo degli allievi una inclinazione irreligiosa , perché non è stato mai detto che la religione non raddolcisca i dolori degli uomini . Sia missione loro , non insegnando religione , di lasciar l ' animo degli umili aperto a quei sentimenti che con la religione s ' accompagnano e valgono sempre a rendere meno invidiabile chi sta in alto per le ineguaglianze necessarie della vita . È questa l ' alta azione affidata sovrattutto al maestro , che , dopo il parroco del paese , è la persona più intimamente legata al popolo : aiutandolo se liberale , correggendolo se clericale . I maestri siano per quanto possono ministri di luce e di pace : di luce in un mondo che dà ancora generosi bagliori , di pace in un mondo tuttora combattuto fra infiniti contrasti .