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Fiero requiem dell'Italia per Moro ( Cavallari Alberto , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Dato che i Papi non partecipano da secoli a funerali di Stato , e soprattutto a Roma dopo l ' Unità d ' Italia , cercammo di guardare bene Paolo VI , ieri , mentre entrava in San Giovanni in Laterano per la cerimonia in suffragio di Moro . Il pomeriggio romano , fuori , era freddo e livido . La polizia coi nervi tesi , gli uomini in tuta coi mitra spianati , avevano creato il vuoto intorno alla chiesa , salvo sulla piazza principale chiusa in un reticolato di sbarramenti . Dentro la basilica protetti da decine di poliziotti , sedevano immobili , pietrificati intorno all ' altare , gli uomini che rappresentano lo Stato italiano , il governo , i partiti , e i « legati » e gli ambasciatori degli altri Stati . Lo sfondo di un avvenimento unico nella storia moderna non ripeteva affatto le riunioni di folla che a Nuova York , a Gerusalemme , a Calcutta , a Manila , hanno accompagnato le altre tappe inconsuete di questo pontificato . Deve aver fatto un ' immensa pena a questo Papa italiano , lombardo , uscire dal Vaticano e vedere questa povera Roma , questo povero quartiere di San Giovanni , e questa povera basilica , precipitati in un silenzio agghiacciante , difesi come una zona di guerra . Nel livido pomeriggio si guardò intorno , raggiunse la sacrestia , vesti i paramenti rossi delle Pentecoste , e il suo pallore di vecchio Papa ottantenne divenne ancor più visibile . Quando tutto fu pronto , congiunse le mani ( e si vide che tremavano ) facendo il suo ingresso nella chiesa illuminata sulla sedia gestatoria . Tra gli uomini di Stato , immobili , pietrificati , apparve un pontefice a sua volta pietrificato dalla tragedia italiana . Seduto sul trono avviò la Messa cosi , fino al Vangelo , con voce affaticata , senza un movimento , salvo quelli voluti dal rito . La sua tensione cresceva , il suo viso scavato , un po ' gotico , amaro , era ancora più pallido . Dal settore dello Stato italiano , lo guardavano - per la prima volta riuniti per una sua Messa - Berlinguer , Pajetta , Ingrao , e gli altri comunisti della delegazione . Dal settore degli Stati stranieri , cinesi , russi , romeni , fissavano questo pontefice drammatico , diventato simbolo del dramma italiano , forse pensando al tempo in cui Stalin chiese « quante divisioni ha il Papa ? » . Esile , la voce a tratti spezzata nella preghiera , Papa Montini era un vecchio stanco , in uno dei pomeriggi più angosciosi della storia italiana . Poi venne il momento della preghiera e il Papa disse : « Ci siamo riuniti per pregare e testimoniare in un mondo di odio e di sangue » . Poi un lettore disse per lui : « Preghiamo per coloro che governano i popoli , specialmente per i responsabili della cosa pubblica del nostro Paese , e per le autorità di questa nostra città di Roma : perché al di sopra delle lotte e delle divisioni sappiano unirsi in uno sforzo fraterno al servizio della giustizia , del bene comune , e della vera libertà » . Ancora disse il lettore : « Preghiamo per il nostro fratello e amico Aldo Moro , per i membri della sua scorta , che lo hanno preceduto nella morte , per tutte le vittime della violenza e dell ' odio » . Di nuovo disse il lettore : « Preghiamo per tutti noi qui presenti , perché lo spirito di Dio rianimi la nostra debolezza e doni la forza di progredire nella riconciliazione » . Infine riprese direttamente il Papa : « Signore , Dio , ascolta con bontà la supplica del tuo popolo » . Per lo sforzo , un lieve rossore gli copri quel volto pietrificato . Da tre punti di vista , come si sa , può essere considerata questa partecipazione di un Papa a un funerale di Stato , che si è sommata a un memorabile passaggio oltre il Tevere per lanciare all ' Italia un messaggio di riconciliazione . Esiste una motivazione privata e religiosa , emersa dal comunicato vaticano di venerdì e dalla preghiera scritta dal Papa per la Messa di ieri , che dipinge Paolo VI spinto alla decisione solo in base a un impulso del cuore : « Per onorare la memoria dello statista scomparso , unito a lui da vincoli di antica amicizia » e definito appunto « fratello e amico » . Esiste quindi una motivazione per cosi dire pubblica e pastorale , che si riassume nell ' appello lanciato all ' Italia , nel « dare un segno del suo particolare affetto alla nazione » , nell ' invito alla riconciliazione generale « al di sopra delle lotte e delle divisioni » . Ma non mancano poi gli osservatori che segnalano ( almeno come ipotesi ) una motivazione politica . Il Papa , si dice , avrebbe voluto testimoniare anche il suo appoggio alla formula politica ispirata da Moro , all ' attuale quadro politico , suggellando con la manifestazione d ' unità intorno alla sua persona una scelta vaticana . Non è un mistero che gli esperti romani parlano di un « cambiamento » del Papa , dopo l ' allontanamento di monsignor Benelli , e di un suo orientamento diverso rispetto alla politica iniziata da Moro . Si dice poi che vi sarebbe conferma di ciò nel fatto che i messaggi vaticani di cordoglio hanno avallato questa tesi , dato che il Papa ha scritto a Leone , il cardinale di stato Villot ad Andreotti , ma poi Papa Montini ha inviato un suo biglietto a Zaccagnini . Infine , nel mondo stesso dei vaticanisti , s ' insiste nel descrivere un Vaticano montiniano avviato verso la « seconda conciliazione » : e quindi incline ad elevare al massimo grado la figura di Moro « statista » per rendere meno reversibile l ' esperienza iniziata a Roma . Fino a che punto può essere vera questa ipotesi ? Non c ' è dubbio che ieri essa circolasse tra i giornalisti italiani e stranieri , inclini a farla circolare , almeno come tale . Ma resta il fatto che il Papa non ha parlato dopo la cerimonia , come si annunciava , limitandosi alle parole della preghiera scritta di suo pugno , che non sono certo un segnale politico , che trascendono la politica contingente con un messaggio accorato e pieno di pena . Stanco , oppresso da una angoscia crescente , lasciò la basilica con un frettoloso saluto al presidente della Repubblica e ai parenti di Moro . Si chiuse nella macchina affranto lasciando dietro di sé nel fosco pomeriggio romano un appello tra i più caldi ricevuti dall ' Italia durante il suo pontificato . Non è difficile immaginare , del resto , che il Papa deve aver valutato per primo il pericolo che dal suo breve viaggio oltre il Tevere , e dalla sua decisione di compiere un gesto senza precedenti , nascessero « ipotesi politiche » . Anni fa , quando rilasciò a chi scrive la prima intervista della storia della Chiesa , Papa Montini non nascose il dramma che rappresenta « parlare dell ' Italia » per un Papa « che ami il paese dov ' è nato » .
Colloquio con Papa Paolo VI ( Cavallari Alberto , 1965 )
StampaQuotidiana ,
Città del Vaticano , 2 ottobre - Papa Paolo VI mi ha parlato del Vaticano d ' oggi , della Chiesa , del Concilio , del suo viaggio a Nuova York , alle Nazioni Unite , dell ' Italia , dei rapporti Chiesa - Stato in Italia . Mi ha ricevuto nella sua biblioteca privata , di sera , alla vigilia della partenza per l ' America , conversando poi lentamente e con molta franchezza . I Papi non concedono , com ' è noto , interviste ; non ne concedono da duemila anni ; ma un colloquio com ' è stato questo so di poterlo riferire . Esso nasce da una visita al Papa fatta mentre sto compiendo , da mesi , un « viaggio in Vaticano » . Nasce dall ' occasione semplice e non dall ' ufficialità . Per giorni ho frequentato i palazzi apostolici , il Concilio , i ministeri : di qui è scaturito l ' incontro tanto raro quanto occasionale con Paolo VI , come un episodio « privato » , umano . Ed esso mi fornisce il « prologo » per queste cronache . Un prologo che porta subito al cuore del Vaticano stesso e mi consente di scrivere davvero dal « di dentro » una realtà altrimenti difficile da rappresentare . Lo scopo di queste mie note è infatti molto semplice . Un Concilio si chiude , un Papa va all ' ONU e la Chiesa conosce discussioni e trasformazioni che non conosceva da secoli . Milioni di persone guardano al Vaticano degli anni Sessanta , per chiedersi se cambia , come cambia , mentre il Concilio s ' avvia alla conclusione . Nessuna capitale del mondo , civile o religiosa , Washington , Mosca o Calcutta , è infatti come il Vaticano sotto il riflettore : perché nessuna capitale vive anni di così grande trapasso . Ma cogliere il significato di ciò che accade non è facile se non si cerca di vedere il Vaticano « dentro » , con un rovesciamento d ' ottica . Il Vaticano d ' oggi è infatti qualcosa di mobile e di fluido ; una immagine che appena si sta mettendo a fuoco e richiede continui aggiustamenti . Lo stesso Paolo VI è una prova di come sia rischioso stabilire « dall ' esterno » qualcosa di vero , poiché gli stessi che nel '64 lo definivano un soffocatore del Concilio ora lo esaltano come un intrepido sostenitore della libertà religiosa , facendone un personaggio continuamente deformato . Guardare « dall ' interno » sarà quindi un filo conduttore di queste note . E voglio subito dire che intendo solo tenere un diario , scritto proprio col tono del diario , immediato , semplice , incurante d ' architetture , e non una inchiesta . Come voglio anche aggiungere che questo diario sarà « laico » , nel senso che non pretende di discutere questioni religiose , parteggiare per la Chiesa « progressiva » o per la Chiesa « conservatrice » , o giudicare se certe decisioni siano un bene o un male per la Chiesa . Ciò che intendo descrivere è il Vaticano , non la Chiesa ; cercando di capire com ' è mutato dentro la « svolta conciliare » ; e quali nuovi organismi nascono ; come si trasformano i vecchi all ' ombra di San Pietro ; e sempre facendo parlare gli uomini che governano la Santa Sede . Ma veniamo alla prima pagina di questo diario . Papa Paolo VI mi ha ricevuto , dicevo , di sera . Sono andato alla seconda Loggia verso le sette , all ' ora in cui finiscono le udienze , mentre si spengono le luci dei palazzi apostolici . Il colloquio è durato quasi un ' ora : e riferirne i dettagli , le stesse cadenze del « parlato » , è certamente essenziale per conoscere lo stile di un pontificato . Il Papa s ' è mosso verso la porta della biblioteca semiaperta , con modi semplici , sveltamente , da uomo moderno capace di chiari rapporti umani . Sullo sfondo dei libri , dentro la luce viva d ' un salone privo d ' ori e di baldacchini , il Papa ha poi steso la mano senza imporre né sollecitare il bacio dell ' anello . Infine ha cominciato a scegliere con lo sguardo tra le poltrone che fanno circolo alla sua scrivania , finché gli è sembrato di trovare la più comoda e la più vicina per l ' interlocutore . « Venga , venga » ha detto il Papa , « si metta a sedere lì , parleremo meglio . » Né m ' è sembrato un gesto di sola cortesia ; ma piuttosto un preciso rifiuto del classico monologo dei Papi . Oltre lo scrittoio la sua figura bianca ha disegnato una immagine inedita . Fisicamente ho trovato Paolo VI disteso , spontaneo , poco somigliante al Papa teso , scarno , nervoso , oppure introverso oppure diplomatico che solitamente si descrive . Ma di questo dirò poi . « Ci fa piacere , sa , parlare del Vaticano » ha detto il Papa affabilmente con espressione arguta : « oggi molti cercano di capirci e di studiarci . Ci sono tanti libri sulla Santa Sede e il Concilio . E alcuni sono anche ben fatti , vede . Ma molti assicurano che la Chiesa pensa certe cose senza aver mai chiesto alla Chiesa cosa pensa . Mentre , dopotutto , anche il nostro parere dovrebbe contare qualcosa in tema di religione . » Qui il Papa ha fatto una pausa , una parentesi divertita . Poi ha continuato , spegnendo il sorriso : « Ma ci rendiamo conto che non è facile intendere ciò che viene fatto e viene discusso nel mondo della Chiesa . Anche il Papa , sa , certe volte fatica per capire il mondo d ' oggi » . Dopo questo preambolo senza formalità , così francamente umano , Paolo VI ha toccato gli argomenti più importanti del suo pontificato . Nel silenzio della sera , nella sala senza segretari , ha affrontato anche i temi più difficili e più critici , e l ' ha fatto da uomo del nostro tempo , che non intende eludere nulla , scopertamente deciso a una sincerità che rifiuta i rapporti facili , la simbolica simpatia o la simbolica solennità . Senza scrivere ( non si può scrivere davanti ai Papi ) ho fissato nella memoria parola per parola le sue frasi quando Paolo VI m ' ha parlato , con un realismo persino doloroso , della Chiesa e del mondo , del dialogo , della sua successione a Giovanni XXIII . « Bisogna essere semplici e avveduti » m ' ha detto il Papa « nel cogliere il senso degli anni che stiamo vivendo . La Chiesa vuole diventare poliedrica per riflettere meglio il mondo contemporaneo . Per diventarlo ha deciso di affondare l ' aratro nei terreni inerti , anche nei più duri , per smuovere , vivificare , portare alla luce ciò che restava sepolto . Questa aratura provoca scosse , sforzi , problemi . Al nostro predecessore toccò il compito di affondare l ' aratro . Ora il compito di condurlo avanti è caduto nelle nostre povere mani . » E a questo punto Paolo VI s ' è fermato , portando le mani sopra la scrivania , guardandole per un attimo , come sconcertato dalla loro fragilità . Ma poi le ha nascoste subito , quasi per un improvviso pudore , ed è passato , col realismo che dicevo , alle frasi più illuminanti del suo personaggio di Papa moderno , incapace d ' illusioni . « Molti » m ' ha detto il Papa « si chiedono perché la Chiesa compie queste fatiche . Molti si chiedono il perché del dialogo . Ma se lo chiedono perché non hanno coscienza del vero problema . Il problema vero è che la Chiesa si apre al mondo e trova un mondo che in gran parte non crede . San Carlo , a Milano , agiva in condizioni ben diverse per esempio . Quando ero a Milano ( Paolo VI si è dimenticato un attimo il noi ) ho visto le carte della diocesi ai tempi del Borromeo . I problemi erano l ' acquisto di un confessionale , una chiesa da riparare , la presenza di tre ubriaconi in una parrocchia , la questione di una fattucchiera . Ma com ' è tutto diverso , oggi . Oggi non si tratta più di una fattucchiera che imbroglia la gente . Si tratta che milioni di persone non hanno più fede religiosa . Di qui nasce la necessità per la Chiesa di aprirsi . Dobbiamo affrontare chi non crede più e chi non crede in noi dicendo : noi siamo fatti così , diteci perché non credete , perché ci combattete . » Ed ora il Papa s ' è interrotto . Ha come cercato di cancellare la tristezza che una visione così poco trionfalistica delle cose gli disegnava sul volto . Ha trovato aiuto nella sua stessa semplicità . « Ecco il dialogo » ha concluso tornando al sorriso . « È proprio tutto qui , vede . » Parlare , spiegarsi , desiderare che l ' interlocutore non si senta « isolato » , saper ascoltare , cercare continuamente di distruggere i diaframmi che si creano tra un uomo e un Papa , non abbandonarsi a una parte facile , con preoccupazione continua , commovente , m ' è sembrata una parte fondamentale del carattere di Paolo VI . La coscienza che un Papa moderno debba affrontare il rischio del discorso diretto , mobile , umanamente vero , m ' è sembrata un dato preciso della sua figura , che pare difficile perché continuamente sfuggente all ' oleografia . Ma ciò risulterà bene dal resto della conversazione mai « recitata » , sempre tesa nella franchezza . Il Papa è passato infatti agli argomenti delicati che spesso suscitano critiche al suo pontificato : il Concilio , il conflitto tra progressisti e conservatori , il suo atteggiamento verso la curia , la cosiddetta fase di stanchezza dell ' ecumenismo . Paolo VI m ' ha detto : « Questo dialogo e questo nuovo atteggiamento della Chiesa comportano discussioni dentro la Chiesa , certo . E il Vaticano per questo si trova al centro dell ' attenzione mondiale . Ma il problema vero resta ciò che dicevamo : la Chiesa in un mondo che in gran parte perde la fede . Le altre cose , sa , bisogna vederle nelle loro proporzioni reali . Dopotutto , proprio il Concilio sta dimostrando che accanto a una crisi della fede del mondo non c ' è per fortuna una crisi della Chiesa . Anche i temi più gravi , più nuovi , come la libertà religiosa , sono dibattuti con amore della Chiesa . E lei capisce cosa questo problema significhi » . Il Papa ha fatto una pausa , sottolineando col silenzio questo problema « liberale » del suo pontificato . Ha quasi desiderato che dicessi qualcosa e m ' ha lasciato dire . Poi ha continuato : « Lo stesso formarsi di due parti , progressisti e non progressisti , come si dice , non implica mai il problema della fedeltà . Tutti discutono per il bene della Chiesa , e non emergono né defezioni né preoccupanti segni di lotte interne . Se ci fossero , come dicono molti , il Papa se ne preoccuperebbe , sa , e lo direbbe chiaro . È qui per questo il Papa ! » . Nel dire ciò Paolo VI ha avuto un ' espressione di humour indicando la poltrona su cui siede , ed è andato avanti così , dentro questa vena d ' umore spontaneo . Criticato come difensore della curia , il Papa ha persino affrontato questo tema . Non vi è arrivato , si capisce , intenzionalmente , ma trasportato dall ' humour che dicevo . « Molti problemi » m ' ha detto « vengono deformati da chi sta lontano . Ma è stato bene discuterli , perché discutendo si sono semplificati . Prenda tutte le discussioni che si sono fatte sulla curia , per esempio . Lei conosce tutte quelle accuse , di centralismo , di romanesimo . Ma ora il problema sta prendendo le sue dimensioni reali . È bastato venire a Roma per vedere che la Chiesa sta molto meglio in salute che in passato e che certi suoi difetti non sono drammatici . » Paolo VI m ' è sembrato , in questo passaggio , stimolato dalla sua esperienza di ex sostituto alla segreteria di Stato , di « tecnico » della Chiesa . S ' è messo a raccontare volentieri , rapidamente . « In passato , la Chiesa era dominata da re e imperatori , mentre adesso è libera , e il Papa ragiona come gli pare . In passato , c ' era il nepotismo e adesso non c ' è più . In passato , c ' erano casi di simonia ed ora certamente non se ne può parlare . Anche alcune persone della curia , lei lo sa , peccavano talvolta di simonia . E sa perché ? Accadeva che la curia per autofinanziarsi faceva pagare i documenti degli atti che le venivano richiesti . Mentre oggi la curia riceve i suoi compensi regolari , come ogni buona amministrazione del mondo . Questo stesso argomento è quindi da sdrammatizzare . Sono necessarie riforme tecniche , certo , per lavorare meglio . Ci saranno attriti personali da accomodare . Ma gravi problemi non sono emersi . Fosse il contrario , sarebbe nostra cura risolverli . Lei pensa che il Papa negherebbe i mali del governo vaticano se ce ne fossero ? Li elencherebbe , li studierebbe , poi li eliminerebbe . » Paolo VI ha di nuovo sorriso , nel piacere di un discorso obbiettivo : come un tecnico che parla di un meccanismo che conosce ; ma anche come un Papa che non difende la linea curiale per partito preso , e solo intende essere interprete di una sdrammatizzazione dei fatti , provocata dal Concilio stesso . Preso da questo stato d ' animo ha continuato in questa chiave umana anche parlando dell ' ecumenismo . « Il Concilio serve a semplificare molte cose » ha detto ancora . « Anche considerato come incontro tra gli uomini di diverse Chiese . Lei ha visto gli osservatori al Concilio ? Li veda , li veda . Mancano quelli di Atenagora , per le ragioni che si sanno . Ma gli altri vengono , ci conoscono . Nessuno ha fatto ancora un passo decisivo , sa . Non bisogna illudersi . Ma intanto l ' atmosfera è cambiata . Un giorno , per esempio , è venuto a trovarci , con gli osservatori , un valdese . S ' è affacciato all ' uscio , ci è venuto incontro e , stendendo la mano , ha esclamato : " Buongiorno , sono cinquecento anni che non ci vediamo ".» E raccontando questa storia il Papa ha riso apertamente . Paolo VI ha lasciato passare un po ' di secondi , quasi per consentire una domanda , e così il discorso si è spostato sul viaggio all ' ONU . Ma anche qui la sua parola è stata come colorita dall ' humour e dal sorriso . Il viaggio all ' ONU del Papa ha infatti aperto numerose discussioni sul suo « attivismo » e sul significato dei suoi interventi nella politica internazionale . Ma sul viaggio in America Paolo VI ( primo Papa che passa l ' Atlantico ) s ' è intrattenuto ancora con semplicità . Il discorso s ' è fatto , anzi , tanto immediato che il Papa ora parlava con chiare inflessioni lombarde . Sul viaggio all ' ONU Paolo VI m ' ha detto : « Già , già . Ora faremo anche questo viaggio . Ci hanno chiesto di andare per celebrare il ventesimo anno dell ' ONU e noi abbiamo risposto di sì . Il Papa non può mica rispondere : " Grazie tante , non ho tempo " . Fosse per noi , si potrebbe anche risparmiare fatica e quattrini . Ma per la prima volta i capi di tutto il mondo riuniti vogliono ascoltare la parola del rappresentante di Cristo , e noi non possiamo non fare questo viaggio . Così , mettiamo il mantello del pellegrino , che poi è il mantello di San Rocco , mi creda , e proprio come San Rocco andiamo laggiù » . Così dicendo , il Papa ha scosso la testa ; m ' è sembrato l ' uomo giunto quasi ai settanta anni che rammenta la fatica umana di certe cose ; ma anche stavolta discrezione e pudore hanno immediatamente rovesciato l ' espressione assorta , un po ' triste , che gli s ' annunciava negli occhi . Ha rifiutato questa immagine patetica con prontezza e subito l ' ha corretta col sorriso : « Dovremo fare come dice il salmo , sa . Loquebar in conspectu regum et non confundebar : parlerai davanti ai re e non ti confonderai . Ma chissà se anche noi riusciremo a cavarcela bene o male davanti a tanta gente importante » . L ' orologio dorato che c ' è sul tavolo del Papa ha nuovamente suonato . Ma Paolo VI non s ' è alzato . Ha raccolto l ' inizio d ' una domanda sull ' Italia e l ' ha portata avanti , senza abili retoriche e frasi di circostanza , fino al terreno spinoso dei rapporti Stato - Chiesa : « Spesso ci chiedono una parola sull ' Italia » ha detto « ma è così difficile dirla . Se la diciamo , osservano che il Papa interviene nelle questioni italiane . Se non la diciamo commentano che il Papa non ha il coraggio di dichiarare il suo pensiero . Di quando in quando , certo , siamo intervenuti . Ma lo facciamo solo perché problemi religiosi e morali comportano il nostro insegnamento . Ma ciò non significa che il Papa sia per l ' intervento e voglia trattare i cattolici italiani diversamente dagli altri cattolici . Non è certo qui che si consiglia una operazione politica o un ' altra » . Paolo VI ha posato la mano sul tavolo dicendo « qui » con decisione . Poi , ha voluto andare oltre , fuori d ' ogni ambiguità . « L ' Italia , l ' Italia » ha detto come emozionato . Ma nel timore della retorica ha represso anche il sentimento affettuoso che stava affiorando , e ha scelto ancora la strada difficile del discorso vero . « Molte cose non sono facili » m ' ha detto « ma forse la buona volontà aiuterà gl ' italiani . Il cammino è faticoso , ma non bisogna perdersi d ' animo . Vede ? Il problema di fondo è morale . Si sono fatti progressi , costruite strade , eccetera . Ma forse nel cuore degli uomini non c ' è stata un ' uguale ripresa e , come dire ? , sotto la superficie c ' è qualcosa d ' inquieto che corrode e divide . Ma non vorrei continuare . È così facile fraintendere la parola del Papa sull 'Italia.» Paolo VI però non s ' è fermato . Il problema dei rapporti Stato - Chiesa costituiva un nodo , ora , del suo stesso discorso e il Papa ha voluto tagliare anche questo difficile nodo . L ' ha fatto con la tristezza del suo realismo , con l ' umiltà dell ' intellettuale che non esclude il problema . « Noi siamo in una posizione delicata » m ' ha detto il Papa . « Stato e Chiesa , Chiesa e Stato : ecco un rapporto reso difficile dal fatto d ' essere noi in Italia . Sappiamo che , per questo aspetto , significhiamo un problema per la vita italiana . Lo sappiamo , sa ? Certe volte siamo scomodi , anche per coloro che ci vogliono bene . » E il Papa è rimasto a pensare , mettendo nell ' annoso discorso politico questo accento d ' umanità sincera . « Ma bisogna » ha continuato « trovare una soluzione . Bisogna giungere a un rispetto reciproco . Ognuno deve stare nel proprio campo . Noi desideriamo che gli italiani facciano la loro esperienza liberamente . Noi ripetiamo continuamente ai nostri preti : non mescolatevi , non chiedete , non bazzicate per sentieri indebiti . » Allargando le braccia , come per accompagnare meglio una rassegnazione , il Papa ha allora concluso : « Ma viviamo sullo stesso suolo e l ' intrecciarsi della vita quotidiana spesso contraddice le nostre linee generali . Spesso per la Chiesa è scomodo avere i piedi sulla terra » . Paolo VI s ' è preparato , a questo punto , per il congedo . Ma poi s ' è come pentito : ha preferito un ' ultima riflessione che , sfiorando il problema del controllo delle nascite , ha come riassunto con lucida semplicità ciò che direi la sua posizione storica . « Quanti problemi ! » ha detto il Papa come parlando a se stesso . « Come sono numerosi e come sono numerose le risposte che dobbiamo dare . Vogliamo aprirci sul mondo e dobbiamo decidere giorno per giorno cose che avranno conseguenze nei secoli . Dobbiamo rispondere alle domande dell ' uomo d ' oggi , del cristiano d ' oggi , e ci sono domande particolarmente difficili per noi , come quelle legate ai problemi della famiglia cristiana . » Poi il realismo del Papa è stato immediato . « Prenda il birth control , per esempio . Il mondo chiede cosa ne pensiamo e noi ci troviamo a dare una risposta . Ma quale ? Tacere non possiamo . Parlare è un bel problema . La Chiesa non ha mai dovuto affrontare , per secoli , cose simili . E si tratta di materia diciamo strana per gli uomini della Chiesa , anche umanamente imbarazzante . Così , le commissioni si riuniscono , crescono le montagne delle relazioni , degli studi . Oh , si studia tanto , sa . Ma poi tocca a noi decidere . E nel decidere siamo soli . Decidere non è così facile come studiare . Ma dobbiamo dire qualcosa . Che cosa ? ... Bisogna proprio che Dio ci illumini . » Il mio colloquio con Paolo VI è finito così . E ora cercherò di dire l ' impressione che m ' ha lasciato ( omettendo naturalmente le emozioni di una simile esperienza umana ) . Anzitutto vedrei in questa conversazione quasi un « autoritratto » , che modifica parecchio certe immagini correnti . La successione a Giovanni XXIII ha infatti cristallizzato intorno a Paolo VI il gioco dei contrasti e i difetti dello psicologismo . Di qui la contrapposizione simpatia - rigore , allegria - amletismo , estroversione - angoscia e il fatale derivarne di certe deduzioni sui suoi metodi di governo , pure incentrate su formule fisse , come apertura - chiusura , dialogo aperto - dialogo controllato , progresso - involuzione , mentre da questo colloquio risulta solo l ' inesattezza e l ' inutilità delle interpretazioni psicologiste . Paolo VI è in buona salute : abbronzato ; persino addolcito nei tratti fisici dagli anni : dimostrazione palese di come siano infedeli certi mezzi di propaganda televisivi e fotografici che lo mostrano teso , freddo , pallido . Come umore , non m ' è parso posseduto da incubi o da nevrosi : ciò che pare angoscia m ' è sembrata riflessività ; ciò che si definisce amletismo m ' è parso realismo , con le flessibilità che il realismo comporta ; e ciò che si descrive come indecisione , forse corrisponde a gentilezza di modi , prudenza , gradualismo . Infine , direi Paolo VI un uomo del suo tempo , non desideroso del gesto facile , ma del discorso privo d ' effetti ; cosciente che il suo tempo comporta solitudine , dubbio , contraddizione , e il coraggio impopolare di esprimerli ; un Papa , insomma , che conosce la situazione storica in cui si muove , e la vive con una emozione segreta . Ma queste sono solo impressioni e non desidero fare della psicologia a mia volta . Mi pare che dalla conversazione risulti piuttosto come Paolo VI vada affrontato col metodo delle personalità rappresentative . Egli interpreta un momento storico che continua ma non è più quello di Giovanni XXIII . Le sue affermazioni sullo Stato e la Chiesa lo ripropongono un Papa « liberale » ; paiono persino anticipare un diverso modo d ' intendere la politica concordataria . La sua posizione di continuità rispetto a Giovanni XXIII non è certamente oscura ; il rifiuto di ogni « trionfalismo » nella visione dei problemi vaticani è d ' un realismo quasi drammatico ; il suo « curialismo » è certamente vero , ma di natura tecnica e non politica : il suo « efficientismo » è , certo , adesione alle necessità di un ' epoca oltre che il risultato di un carattere nuovo . Ma in un punto del colloquio c ' è forse la chiave vera del suo ruolo . E mi riferisco all ' ultimo discorso sulle « decisioni solitarie » . Passati gli anni Cinquanta , gli anni delle annunciazioni gloriose , corrono ora i difficili anni Sessanta . Il papato di Paolo VI è il primo che viene caratterizzato da un Concilio . La Chiesa che ha accolto « il pluralismo dei problemi » del mondo moderno , ora deve interpretare questo pluralismo e scegliere una « pluralità di strumenti » . Ecco il destino di Paolo VI , ed ecco il Vaticano che cambia . Mentre dura il Concilio , e sotto la cupola di San Pietro dura la fase della « creazione » dottrinaria , spetta , a Paolo VI tradurre in « azione » gli orientamenti nuovi . È l ' epoca senza gioia delle decisioni . Paolo VI interpreta quest ' epoca nuova , che non può essere giudicata giorno per giorno .