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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > autore_s:"Gatto Alfonso"
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Mentre i generali atlantici se ne stavano riuniti a Londra a pensare alla guerra , noi passavamo le giornate a segnare su una grande carta geografica aperta sul tavolo le tappe della nostra avanzata . Vedevamo le grandi strade napoleoniche , adoravamo già il verde della laguna , e i fiori dei prati alpini , salutavamo fuggendo città e paesi , fiumi e monti , ci fermavamo alla porta delle piccole Sezioni a stringere la mano ai compagni e a raccomandar loro la data del prossimo appuntamento . Che stavamo combinando ? Ulisse seguiva le nostre manovre dall ' alto , caricando la pipa . Terenzi da Roma ci telefonava gli ultimi accordi e i nomi dei componenti la carovana . Una spedizione polare ? No . Soltanto un " Giro d ' Italia " . Come , dopo tanti e tanti chilometri di strada che sono passati sui giornali attraverso le corrispondenze di quattro o cinque tours in Europa , ancora un ' altra corsa a tappe ? E chi sono i corridori ? E ci saranno gli assi ? Piano , piano , amici lettori . Questo " Giro d ' Italia " ha una storia tutta sua e merita che voi la conosciate . I corridori ci sono e hanno il loro bravo motore a prua e il vento in poppa . Gli assi ci sono pure : Fortini , asso del volante . E io stesso , Gatto , sono o non sono un asso , un assiolo almeno se mi piace cantare ? Un piccolo spunto personale c ' è stato . Occorre che ve lo confessi . Con due Giri d ' Italia sulle spalle , alla ruota di Coppi e di Bartali , quest ' anno , per tante ragioni , mi sono visto lasciare a casa . Come faccio - mi son detto - a salutare tanti e tanti compagni , che m ' aspettavano per strada ? Sarò così ingrato con loro da continuare a vederli solo all ' orizzonte ? Non sia mai detto . Io vado a cercarli , sia pure con qualche mese di ritardo . Questa volta , invece che di ciclismo , parleremo di noi , proprio di noi , de " l ' Unità " . Ecco , il pensiero era chiaramente formulato . " l ' Unità " va a visitare i suoi milioni di lettori , va a far festa in piazza davanti alle loro case dove non si ferma mai nessuno . E con noi porteremo parole , canti , film da proiettare , stampa da conoscere e da far leggere . La nostra gloriosa macchina - che ha vetrine per i libri , tetto apribile , altoparlanti e sorprese tutte da vedere - sarà insieme tribuna e cabina di proiezione , bottega di libraio e redazione volante . Noi stessi parleremo ai compagni , scriveremo di loro , canteremo con loro , saremo insomma in mezzo a loro in carne e ossa , come si dice . Migliaia e migliaia di Comuni ha l ' Italia : tutti buoni da scoprire , tutti meritevoli da salutare . Ma , come si fa per la prima volta a toccarli tutti ? Questo era il nostro problema . Alle prese con le carte geografiche , non riuscivamo mai a deciderci . « Cominciamo col Veneto - ci siamo detti - continuiamo per la Lombardia e per l ' Emilia : poco più di un mese a disposizione per le tre regioni , dal 12 agosto al 14 settembre . Trentuno paesi o città , da raggiungere per un giorno , è un bell ' itinerario . Convenitene » . ( E pensate ancora : 31 corrispondenze da inviare al giornale , trentuno comizi da tenere , senza contare i chilometri che tracceremo in questo nostro bizzarro itinerario ) . Studiate attentamente i grafici della nostra corsa a tappe . Vi convincerete che non abbiamo scelto a caso e che ai paesi e alle città fissati potranno convenire compagni e amici della provincia e della zona per trovarsi insieme con noi . Comunque , lungo le strade , ove essi incontreranno la nostra macchina , potranno fermarla e sentirsi salutati e visitati dal suo passaggio . Noi non correremo indifferentemente da un traguardo all ' altro , saremo affacciati a tutti i paesi che attraverseremo e in ogni Sezione , in ogni cellula riconosceremo volentieri una stazione , sia pure volante , del nostro viaggio . Perché noi non siamo noi stessi , ma il giornale , " l ' Unità " . Considerate che dopo il 15 settembre il nostro " giro " continuerà per altre regioni e per altre provincie d ' Italia , a Nord ancora e poi al Centro e al Sud . Spetterà agli amici e ai compagni del Veneto , della Lombardia e dell ' Emilia di saper organizzare per la loro parte la festa nei luoghi di tappa , sia in base alle disposizioni indispensabili date dalla Direzione e dalla Segreteria di redazione del nostro giornale , sia mostrando di aver iniziative e idee che integrino il nostro programma o per lo meno , aiutino a realizzarlo . E attenti alla data fissata per ogni tappa , noi ci atterremo strettamente ad essa , a meno che circostanze davvero eccezionali e imprevedibili non ce l ' impediscano . In questi giorni che ancora mancano alla partenza , avremo modo ancora d ' intenderci : poi la parola sarà data ai nostri incontri . Nelle sere di festa avremo in comune parole , cori , allegria . Celebreremo la vita e l ' Italia sulle piazze nelle notti stellate . Molte stelle cadranno sulla nostra bandiera , sulle nostre case , sulle nostre teste . Ed esprimeremo , a vederle cadere , tutti lo stesso desiderio : che il popolo possa sempre così ritrovarsi in pace nel riposo dopo un giorno di lavoro e che alla nostra lotta e alla vittoria della causa del socialismo siano intenti in ogni famiglia , in ogni casa , tutti gli italiani di buona volontà .
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A Adria troveremo il Polo , a Este " benestanti proprietari " , a Legnago Napoleone , a Schio il caro Fusinato con la sua bandierina bianca I miei amici di Mestre , i compagni di Porto Marghera , io son certo di trovarli al primo appuntamento . Mestre che sta quasi per lasciar la terra e dar via libera alla laguna è una bella città rumorosa e affrettata ; sembra che viva sempre tra un treno e l ' altro . 12 AGOSTO : " l ' Unità " parte da Mestre per il suo " Giro d ' Italia " , sulla mezzanotte , quando le famiglie parlano ancora nei piccoli giardini delle case e i marinai incominciano a cantare sul ponte della laguna . Compagni , avrete una sirena tutta per noi , un bel fischio lungo di locomotiva , una nuvola di fumo con cui vederci scomparire all ' orizzonte ? 13 AGOSTO : PORTOGRUARO . Le casette che si specchiano sul Lemene , quel bel palazzo di cotto ove il sindaco respira sempre aria di vecchia storia , i ponti , i mulini : in questa affettuosa cartolina illustrata la nostra macchina entrerà strombettando . Gli affezionati del sonno pomeridiano correranno ai balconi e alle finestre per vederci passare . " Ci sarà spettacolo questa sera - grideremo , - un gatto che parla , cinema all ' aperto e " l ' Unità " in mano a tutti » . 14 AGOSTO : MONFALCONE . So che gli operai di Monfalcone stanno già in piazza ad aspettarci : guai se sbaglieremo un minuto nel nostro orario . Questa volta le raccomandazioni di puntualità dovremo farle a noi stessi e alla macchina che è sempre una macchina , dopo tutto . ( Al compagno Carlo Pentich di Trieste posso dire che si faccia trovare anche lui in piazza a Monfalcone e che mi venga a cercare alla macchina ? È una comunicazione privata , credete voi ? Non è vero . Chissà che non si porti dietro mezza San Giacomo ) . 15 AGOSTO : CIVIDALE DEL FRIULI . Io che vivo in mezzo ai libri e alle tipografie , sporco d ' inchiostro e di polvere , so che quel tal Fiammingo verso la fine del Quattrocento se ne venne a Cividale a stampare il suo famoso trattato di cucina . È un sicuro auspicio per noi : buona stampa e buona cucina . 16 AGOSTO : PORDENONE . Il gioco è fatto per noi . Pordenone è o non è il maggior centro industriale del Friuli con i suoi 150 mila fusi , i suoi 1500 telai nelle filande , con le sue fabbriche di laterizi e cementi ? Tra noi napoletani e voi di Pordenone c ' è un vecchio conto da regolare a proposito di un re . Una volta voi facevate festa e a Napoli si moriva per il colera . Umberto I doveva venire da voi a divertirsi , invece decise di andare a Napoli a fare il suo dovere di piangere . " A Pordenone si fa festa , a Napoli si muore - egli disse . - Vado a Napoli » . Che coraggio , dire convenitene . 17 AGOSTO : FELTRE . A Feltre non fa freddo , nemmeno d ' inverno , anche se i denigratori continuano a affermare che sia la città più inclemente d ' Italia . A Feltre è nato e vive qualche mese all ' anno uno dei miei più cari compagni , il Silvio Guarnieri . Che fortuna sarebbe poterlo riabbracciare in mezzo a voi , amici di Feltre . 18 AGOSTO : CASTELFRANCO VENETO . Voi avete risolto la quadratura del circolo . Dicono tutte le guide che il vostro panorama è un " quadrato quasi perfetto » . Siete inoltre pratici di mercati di piazze , di allestimenti , di feste . Organizzare una bella serata per voi , risolutori di tanti problemi , sarà uno scherzo . 19 AGOSTO : ADRIA . Che bel nome siberiano e polare ha quel vostro Tartar - Canal Bianco ! Me lo porterei a Milano sotto le finestre di casa mia . I Greci , gli Etruschi , i Galli Boi , i Romani , tutti pretendono di essere stati vostri antenati . È un bel problema , senza dubbio . Ma noi avremo altri da parlarne insieme . Date voce al Polesine , mi raccomando . 20 AGOSTO : ESTE . Trovo scritto testualmente nella Treccani : « vi sono molti benestanti proprietari » . Invitateli , vi prego , ad ascoltare che non tutti stanno bene . 21 AGOSTO : LEGNAGO . Napoleone , lo so , ce l ' aveva con voi , a proposito del Quadrilatero . Se proprio vorrete , parleremo male di Napoleone . Ma perché non parlare male , una volta per sempre , delle " fortezze " ? Sarebbe l ' ora . Dalle fortezze appiedate alle fortezze volanti e alla bomba atomica il passo è stato così breve che quasi mi sembra di averlo fatto noi stessi , aiutandoci al braccio del nonno . Chiamate a raccolta tutti i contadini come se fosse giorno di mercato . 22 AGOSTO : SCHIO . Chissà come avrete caldo con tutte le vostre lane . Meno male che le montagne vi danno un po ' di fresco , anzi ce n ' è una che vi toglie addirittura il sole . Il sole ve lo porteremo noi , grande , raggiante . E date un buon posto in piazza , ci raccomandiamo , al caro Arnaldo Fusinato . " Poeta popolare " lo chiamano le storie letterarie . Non potrà dunque mancare a una nostra festa , sventolerà la sua piccola bandiera bianca per salutarci . 23 AGOSTO : RIVA DI TRENTO . Ulisse , durante un suo comizio , s ' ebbe un uditorio di bambini . Potessimo averlo anche noi . Reciteremmo le poesie nostre e di Lino Picco , proietteremmo una comica di Ridolini e chiederemmo loro : « Dove nasce il sole ? » . 24 AGOSTO : BOLZANO . Avremo una sola tristezza : che il nostro " Giro del Veneto " sia finito . Toccherà a voi compagni biondi e celesti dell ' Alto Adige di farcelo finir bene . Arrivederci a tutti , allora . Tra poche ore finiremo di viaggiare sulle mappe , sulle guide e sui libri . Arrivederci anche agli avversari e ai nemici che non vorranno essere tuttavia cattivi ospiti se il nostro amore per le città , per i paesi e per le contrade che attraverseremo si rivolge anche a loro .
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MESTRE , 13 . - Questa grande piazza di Mestre , da cui i compagni ci hanno dato il " via " ha tutto in sé : casette alla veneziana e palazzetti con le colonne , caffè e alberghi , banche e cinematografi , portici e altane . Vi s ' affacciano , a pochi passi , la nostra sezione e il commissariato di P.S. , e le gialle filovie incrociano al largo , senza disturbare per nulla le famiglie che , alla sera , si godono la passeggiata . Su tutto e su tutti si affaccia il cielo fresco , già autunnale : ieri era tutto stellato . Al Lido si era da poco inaugurato il Gran Festival Cinematografico e l ' on. Andreotti era ancora su quella plaga mondana col suo smoking bianco , quando è stato informato che un altro Festival popolare si celebrava nella città degli operai ancorata sulla terra ferma . Non è venuto a salutarci , lui , e a darci il " buon viaggio " ; ha raccomandato forse soltanto al questore che ci tenesse d ' occhio . « In piazza sono migliaia - gli hanno riferito - ma sullo schermo ce ne sono altre centinaia e centinaia di migliaia e sembra che stiano tutti insieme . Sono sempre gli stessi comunisti , comunisti sempre , e c ' è anche Togliatti che sta parlando » . Nella grande piazza di Mestre parlava infatti Togliatti , affacciato dallo schermo , in quella ariosa giornata di settembre che lo vide tornare al suo Partito . Non ci siamo sbagliati a partire da Mestre , dal cuore di questa grande città operaia . Sulla piazza , col calar della notte , si erano spente tutte le luci , anche le insegne pubblicitarie avevano finito di gridare i propri nomi : si distingueva , nel buio , la vasta platea di operai in manica di camicia , bianchi come se avessero addosso la luna . Abbiamo parlato in silenzio intenso e la nostra voce si specchiava nelle case aperte . Poi , quando la macchina di proiezione ha incominciato a girare , alle finestre ed ai balconi si sono affacciate tutte le famiglie e i bambini si sono arrampicati sui tavolini dei caffè ed in braccio alle mamme per veder meglio . Questo nostro era un altro cinema e non ci narrava la solita piccola storia d ' amore , ma l ' amore stesso di tutto un popolo , colto nelle sue immagini più incantate . L ' applauso che è rimasto nella piazza , quando il film si è chiuso sulla bandiera del nostro Partito , che continuava a sventolare dallo schermo , era con un fresco rumore di mare . L ' orologio illuminato della torre batteva già la mezzanotte . Sono tornate le luci e si è vista , allora , quant ' era la folla , quante erano le biciclette che si allontanavano nella grande notte del litorale , punteggiata di lumi e come ampliata nel chiarore dei cantieri . " l ' Unità " , ieri sera , era sulla bocca di tutti , come il nome di una persona : noi tre compagni della carovana eravamo , forse , " l ' Unità " in carne ed ossa . E tutti lavoravano e si affaccendavano per l ' ospite di eccezione , volevano che la sua voce si sentisse ovunque e ai quattro lati della piazza levavano le trombe degli altoparlanti : volevano che tutti la vedessero e l ' invitavano a salire su un tavolino panneggiato di tricolore : volevano che avesse la voce chiara e le offrivano un bicchiere di aranciata . A braccio del caro Sannicolò e della bella Laura , che a sera era ingarbugliata di sonno come una bambina , questa " Unità " ha fatto anche la civettona in piazza , facendo l ' occhio ai giovanotti . Mentre vi telefono , sta dormendo su un durissimo letto di libri che quell ' uomo senza cuore di Fortini le ha preparato alla meglio sull ' automobile . Tra qualche ora salperemo sulla strada di Trieste , verso Portogruaro . Innalzeremo sul tetto la bella nuvola che ci hanno regalato i bambini , faremo fiato alla sirena . Sul cielo , l ' angelo dei monelli sta già scrivendo col gesso le sue belle frasi di congedo . Ecco , scrive : « Arrivederci , cari maestrini : arrivederci tutti ; uomini belli e uomini brutti . E che nessuno si lagni , siamo tutti compagni » . Questo angelo lo abbiamo incontrato , per la prima volta , all ' alba alle porte di Milano . Da allora ci segue sempre dolcemente in volo . Qualche volta si ferma su una terrazza . La notte scompare . Io penso che vada a dormire su un campanile . Qualche miracolo è già avvenuto : le lapidi , i cippi e i monumenti per Garibaldi , dacché lui è con noi , sono bianchi come se li avessero lavati di fresco nella nottata . Fortini è preoccupato di dargli un nome . Ho detto : « Chiamiamolo Gavroche » . La proposta è stata accettata all ' unanimità in una riunione a porte chiuse , tenutasi dopo la mezzanotte . Quel benedetto angelo certamente ascoltava dietro la finestra : questa mattina rispondeva già a sentirsi chiamato per nome . Fortini ha detto : « Gli angeli non mangiano e Terenzi e Lodi saranno contenti » . Così sia .
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CIVIDALE DEL FRIULI , 16 . - Quello che abbiamo visto per tre giorni , da Portogruaro a Monfalcone , a Ronchi dei Legionari , a Turriaco , a Starenzano , a Cividale del Friuli , difficilmente potremo raccontare per filo e per segno come una storia che si svolga da una tappa all ' altra del nostro viaggio , dall ' uno all ' altro traguardo . La poesia ha rotto spesso gli argini del tempo , così come l ' affetto ha spesso rivoluzionato il calendario . Ci siamo fermati tante volte più del previsto , tante volte più del previsto abbiamo parlato nelle piazze dei paesi che ci ospitavano al passaggio : possiamo veramente dire di aver frugato il Veneto in queste ultime province di confine , quasi per ogni dove , per stradette secondarie e per viottoli , tagliando fiumi e torrenti , affacciandosi ad osterie cariche di allegria nel Ferragosto e fermandoci a scampare alla pioggia sotto i portoni . Dappertutto ci siamo trovati come a casa nostra , tra gruppi di amici e di compagni che cantavano , mai soli , forse nemmeno durante il sonno , se sotto le finestre ancora passavano le voci delle brigate di ragazzi e di ragazze che tornavano ai propri paesi . Siamo stanchi , noi della carovana , stanchi e felici . Il Veneto si sta svegliando alle nostre trombe e i contadini si affacciano ai campi a salutarci , gli operai si fanno alle porte durante le giornate di riposo e ci salutano sino all ' orizzonte con la mano . " l ' Unità " si è fatta più rossa per l ' emozione e Gavroche , il nostro angelo , è volato in mezzo agli aquiloni dei bambini , risollevato dal fresco degli acquazzoni e dalla luce degli arcobaleni . " l ' Unità " non è uscita per due giorni e noi abbiamo le nostre cronache zeppe di appunti , di nomi , di immagini colte sul vivo delle feste . Il nostro angelo ci ha consigliato di ascoltarlo e vuol dettarci lui la corrispondenza . Abituato a guardare dall ' alto , egli forse più di noi può spalancare sotto i nostri occhi il panorama delle tre indimenticabili giornate . Gli lasciamo la parola . PORTOGRUARO . - Vi giungeste sull ' imbrunire e trovaste i compagni raccolti nella stanza della Camera del Lavoro . Era una bella sera fresca e rosea , il Lemene scorreva dolcemente tra le case ed il cielo nel quale mi ero fermato era slargato dalle campane della grande chiesa . Sulla piazza ove guarda il municipio dugentesco , fermaste l ' automobile e i compagni in bicicletta vi furono presto intorno , guardando alle vetrine dei libri , comperando distintivi da Fortini , intrattenendosi intorno all ' operatore che stava innalzando lo schermo . Quando si fece notte , Gatto incominciò a parlare e la piazza , che gli specchiava netta la voce , si riempiva a poco a poco non soltanto di compagni , ma di cittadini che erano usciti per la passeggiata . I bambini avevano già accaparrato i posti di prima fila , le donne si erano sedute ai caffè per godersi meglio lo spettacolo . Sembrava che la stessa città , cinta di acque e di silenzio , si raccogliesse intorno a voi sotto il cielo stellato . Quando incominciò la proiezione , la piazza era piena e fresca di voci . Sullo schermo passavano fiumi di popolo , in quella memorabile giornata di settembre . Poi sembrò che Togliatti , con quella sua voce accorata , veramente parlasse affacciato ad una finestra e che la dolce notte veneta gli portasse gli applausi di tutte le contrade d ' Italia . Era bello , veramente bello . Io che sono un angelo e me ne intendo , dissi : « Questa è veramente la pace : nella piazza e sullo schermo stavate bene insieme , eravate gli stessi uomini , gli stessi italiani » . Ragazzi e biciclette MONFALCONE . - I compagni di Monfalcone che erano venuti fino a Pieris a farvi scorta voi non li avete visti . Io sì , dall ' alto . E spingendo l ' occhio all ' orizzonte vedevo pure i ragazzi di Trieste che pedalavano verso la città dei cantieri col fazzoletto rosso al collo . Quando giungeste alla sezione di Monfalcone quei brutti ceffi che avevano minacciato di aspettarvi al varco non seppero fare altro che lanciarvi qualche insulto . Sono pochi miserabili che ogni giorno vanno perdendo terreno , i mandanti pare che li tengano al verde e la professione di patriottardi e di anticomunisti non rende più . A loro confronto quale nobiltà era sulla faccia dei compagni che vi aspettavano alla Sezione , quale luce sulla faccia di Conar ! Che piacere che egli si chiami Angelo come me . E Tura , Pentich , la Franca e quel napoletano che parlava triestino da tanti anni che vive laggiù , tutti venuti da Trieste insieme con i ragazzi garibaldini vi erano intorno , vi stringevano le mani come se tutti vi conoscessero da tanti anni e aveste da confondere insieme pensieri e ricordi . A Ronchi c ' era la festa dei partigiani e nei paesi vicini vi aspettavano . Quel vecchio teatrino di Turriaco , stipato di folla fino alle porte , vi accolse come in trionfo . Per due ore e più io rimasi a aspettare e sentivo applausi vicino e lontano , canti vicini e lontani . Attraverso un buco del soffitto vidi il compagno di Pieris e la ragazza della Sezione di Turriaco che offrivano panieri di pesche grandi e rotonde . La sera paesana Com ' era contento e rosso di emozione il compagno Ulian , segretario della Sezione e con lui Millo , il sindaco comunista di Pieris . Poi vi colse la pioggia ma nei paesi dove passavate da Pieris a Belliano , da San Canziano e San Pietro dell ' Isonzo , erano compagni a aspettarvi e a applaudirvi , famiglie che si affacciavano alle finestre . " l ' Unità " passava come in una luminaria paesana nella sera che si accendeva di lampi tra le nebbie . A Starenzano , nella grande sala di spettacolo che i lavoratori hanno costruito con le proprie mani e col proprio danaro , tanti compagni erano venuti a piedi e in bicicletta anche dai paesi vicini . E la giornata approdava nella notte e voi eravate ancora a parlare a Ronchi , finché quel compagno lungo e forte che abita in una casetta da bambole non portò Gatto a dormire nel letto di suo figlio rimboccandogli quasi le coltri al mento come un papà . I compagni di Gradisca ve l ' avevano detto la sera prima che volevano una fermata obbligatoria nella loro piazza . E voi , tagliato l ' Isonzo , giraste in tempo per vederveli venire incontro . Lo so . Bastano poche parole e un saluto per farvi ritrovare insieme . Gatto prese appuntamento per l ' anno prossimo ; dovevano scappare . Così foste a Gagliano , nella prima frazione di Cividale e smontaste a tagliare la cabana , la colossale torta innalzata a cupola nel nome de " l ' Unità " , e a bere quel vino che ha il colore dell ' uva e la leggera brezza dei sogni . Nella stanza che aveva la freschezza e la pulizia delle case di campagna , quanti amici e giovani e vecchi ebbero attorno e la torta era così grande che si faceva saggiare da tutti e il riso e l ' allegria scivolarono nei bicchieri insieme col vino . Era il vostro Ferragosto . A Cividale ci fu l ' ingresso da trionfatore inneggiando al giornale e gridando saluti . Io dall ' alto scoprivo una città bellissima e antica , aperta sul Natisone verde e profonda tra le rocce . Questa storia antica , ma quanta storia nuova il popolo sta tracciando in quella terra . La giornata di Cividale non la dimenticherete mai . Non dimenticherete nei volti dei compagni e delle compagne la loro gioia , la loro ospitalità , il piacere di che avevano di farvi contenti e di rendere onore al Partito e a " l ' Unità " . In questa città bisogna che voi torniate . Vi hanno detto che hanno bisogno di voi per aprirvi il cuore . Il comizio che avete tenuto in quella bella piazza dedicata a Paolo Diacono è stato il più bello che io abbia visto in questa piazza . Anche il cielo si era fatto stellato e il coro di Moimacco , diretto dal maestro Riepi , portava nella piazza l ' amore e la nostalgia di tutto il Friuli , l ' odore della primavera e il sole della campagna . Così vuole il nostro Angelo , e noi ritorneremo nella vostra città compagni di Cividale , ritorneremo in tutti i paesi del Veneto che abbiamo attraversato come in un sogno . Arrivederci a tutti e un nuovo abbraccio .
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PORDENONE , 17 . - A Cividale i soliti topi della chiavica fascista avevano messo in giro lo slogan : « Gatto parlerà a quattro gatti » . Invece i gatti erano tanti da riempire una piazza . Quando siamo ripartiti dalla cara città friulana , Gavroche , il nostro angelo , ha tenuto un comizio per suo conto . Non parlava in latino , non parlava in italiano , aveva la bocca sigillata , ma con le mani prendeva a volo le nuvole che passavano sul campanile , le sfioccava una a una , modellando consonanti e vocali , e stampava nel cielo azzurro parole e parole , frasi , un discorso insomma . I cividalesi , col capo levato in aria , leggevano il celeste messaggio . Gavroche aveva scritto : « Questa notte ho parlato con i monelli e con i bambini di Cividale , hanno rotto tutti i loro salvadanai e mi hanno riempito il grembiule di foglietti da cinque e da dieci lire . Attento , Fortini , io li lascio cadere , prendili al volo » . Alla visita di quella pioggia d ' oro , Fortini non sapeva più che fare , si è tolto il berretto bianco , ha allungato le braccia , chiamava in aiuto Gigi Regi , l ' operatore , perché stesse attento a non perdere nemmeno una di quelle farfalle preziose . Finito il racconto ci siamo rimessi in macchina alla volta di Udine e di Pordenone . Dopo Udine , la marcia di avvicinamento a Pordenone è stata un corteo a passo d ' uomo . I giovani compagni di San Vito al Tagliamento , al Ponte della Delizia , ci hanno posto l ' " alt " . Erano in tanti , con le bandiere , e sei di essi portavano una grande lettera rossa stampata sul petto , sicché a vederli sfilare allineati tutti , potevano compilare il nome de " l ' Unità " . Li comandava Galante , il segretario della Sezione , che ci sorrideva sotto i baffi . Abbiamo innalzato le trombe degli altoparlanti e dato fiato agli inni . Camminavamo a dieci , a quindici chilometri all ' ora . Grandi case quadrate ai bordi della campagna , silenzio , sole e bambini : entravamo a Madonna di rosa che le famiglie abbandonavano per venirci a salutare . Gavroche accarezzava l ' intonaco delle case e si portava le mani alle guance per darsi un po ' di colore . Spuntava il campanile lontano di San Vito , uno dei tanti campanili quadrati che svettano all ' orizzonte ed annunciano paesi che sono ancor lontani sulle grandi diritture della campagna . A San Vito il nostro comizio volante era già stato annunciato su tutti i muri , e i compagni , non sapendo più cosa fare per me , mi avevano concesso , motu proprio , il titolo di onorevole e senatore . Pasolini , il caro poeta di Casarsa , era ad aspettarmi , da tanti anni che non ci vedevamo , e toccò a lui presentarmi . Forse avrei preferito leggere io una delle sue belle poesie friulane in quella grande piazza e sentirmi rispondere il cuore e la povera felicità dei contadini e degli operai che c ' erano intorno . Alla una , con la stessa staffetta , siamo ripartiti : l ' estate , dopo gli acquazzoni , è tornata al suo colmo e noi svegliavamo , nel nome de " l ' Unità " , paesi assediati dal sole e dalle cicale . Ecco San Giovanni di Cesarz , ecco Casarsa . Al ponte sul Meduna , la staffetta che proveniva da Pordenone si è incontrata con la nostra . Il corteo si è ingrossato con gli operai che uscivano dalle fabbriche , pedalando sulla grande via napoleonica . Sotto gli alberi , marciavamo ormai al passo di uomo e le automobili , passandoci accanto , rallentavano la andatura . Così , lungo chilometri e chilometri di canti , sino a Pordenone , ed a quella enorme colonna bianca che ne annuncia la piazza all ' orizzonte . Entravamo nel più grande centro industriale del Friuli ed io pensavo alle donne dei cotonifici di torre , che nel 1924 e nel '28 ancora resistevano ai fascisti , pensavo a Partor , il " generale rosso " , come lo chiamavano nonostante non avesse più di 22 anni , che nel sobborgo di Pordenone comandava le barricate nel 1921 . I fascisti non riuscirono mai a rompere quella barriera , dove ogni donna combatteva come un uomo . Torre si arrese soltanto dopo trattative ai soldati dell ' esercito . Partor doveva morire anni dopo in Belgio , ma Masulli e Gottardo erano con la Resistenza , vivono e combattono ancora nella loro città , insieme coi compagni più giovani ai quali ormai io già stringevo la mano come destato dai miei pensieri . « Dove ti ho visto ? » , chiedevo ad uno di loro , e subito la memoria mi riportava al 14 luglio dell ' anno scorso , a quel triste e grande giorno che da Pordenone passammo di corsa , lanciando un pacco di giornali nel nostro fulmineo viaggio da Trieste a Venezia . Tanti partigiani abbiamo incontrato nella piazza , garibaldini della gloriosa Divisione che fece suo il nome di Ippolito Nievo , garibaldini della Modotti . Li abbiamo salutati tutti , stringendo la mano a Sergio , al loro commissario che era comunista sin da ragazzo , sì da avere oggi tanta storia sua e del Partito sulle spalle . A Cordenonsci aspettava Ario con la moglie e con un bambinello biondo seduto sul manubrio della bicicletta . I compagni erano intorno al segretario della Sezione , e uno si diceva contento di chiamarsi Alfonso come me e il pesatore pubblico senza il braccio destro , era quasi lieto di potermi stringere la mano più e più volte con la sua sinistra . « È la mano del cuore e del Partito » , mi confidava . Nella periferia industriale di Pordenone abbiamo girato a lungo , chiamando uomini , donne e bambini alla festa della sera . Fortini si sbizzarriva a inventare i richiami più affettuosi e romaneschi : Gavroche , il nostro angelo , si fermava sempre indietro a giocare con i bambini . Insegnava loro un giuoco che ha inventato lui per non vederli più intenti alla guerra . E la compagna Evelina , che ama Pascoli e i bambini della sua scuola , era contenta . Il comizio nella grande piazza è stato un trionfo per " l ' Unità " . I compagni non prevedevano nemmeno tanto successo , il più grande , insieme con quello di Cividale , che sia stato sino ad oggi decretato al nostro viaggio . Poi , dopo il cinema , si è ballato sino a tardi e Bandiera Rossa era la musica preferita per i partigiani , che calzavano ancora le scarpe della montagna .
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FELTRE , 18 . - Abbiamo avuto anche noi la nostra tappa di montagna : da Pordenone a Vittorio Veneto , a Belluno , a Feltre . L ' aria chiara e fresca accarezzava il Lago Morto e il lago di Santa Croce , i villeggianti seduti alle panchine dei piccoli alberghi ci salutavano con dignità . Fortini , col suo naso alla Coppi , si sentiva nelle vene il sangue del campione . « Comunque - egli diceva - tutti i traguardi della montagna sono rossi » . A Ponte nelle Alpi ha risposto , sorridendo come un vincitore , agli applausi che lo hanno accolto , e dal microfono ha mandato i soliti saluti alla moglie , assicurandola che stava bene e che era contento di aver vinto per lei e per i bambini . Gavroche , il nostro angelo , si era allontanato alla chetichella , aveva scritto col dito sulla polvere della macchina , questo biglietto : « Ho da fare , ci vedremo questa sera a Feltre , all ' ora del comizio » . Gigi , l ' operatore , non si dava pace : « Ma dove mai si sarà cacciato , e che aveva da fare ? Non sarà stato mica una guardia del Santo Uffizio a chiuderlo in sagrestia ? Bisogna andare a liberarlo » . C ' è voluto del bello e del buono per convincerlo che gli angeli passano dovunque , anche attraverso il buco di una serratura , e che il nostro Gavroche non correva alcun pericolo . A Belluno è accaduto per noi il miracolo dei gatti . Eravamo giunti alle prime case della città , quando ci siamo visti la strada sbarrata da una barriera di gatti che ci aspettavano a piè fermo e con le orecchie ritte . Erano di tutti i colori e di ogni età , gatti di razza e di pelo , gatti libertini dei tetti , bianchi , neri , gialli tigrati . Al vederci hanno cominciato a miagolare . Sono sceso di macchina e ne ho preso uno tra le braccia . Il più piccolo che mi era a portata di mano , e ho detto loro : « Credo che siate venuti a salutarmi , non è vero ? » . Tutti hanno assentito con la testa . Fortini muoveva le sue orecchie a sventola ed abbassava , per conferma , il capo anche lui . « Che ti piglia ? » , gli ho chiesto preoccupato , invitandolo a guardarsi allo specchietto del parabrezza . « Mamma mia » , ha gridato Fortini saltando , e si è portato la mano indietro per toccarsi la coda . Per fortuna non l ' aveva , ma i gatti si sono messi a ridere lo stesso . Ridevano veramente come noi e , voltandosi di schiena per lasciar libera la strada , ci hanno finalmente spiegato perché erano venuti . Tutti portavano alla coda un cartellino sul quale era scritto il mio nome . Dai portoni delle case vicine sono sbucati allora , a frotte , ragazzi e ragazze di tutte le età , circondando la nostra macchina e chiedendoci notizie di Picci e Pucci , Lino Picco , di Noè e della sua arca , della " Domenica dei piccoli " e di " Piccolo mondo nuovo " . Fortini si era commosso e , finalmente , aveva messo mano alle cartoline ed ai distintivi per contentare tutte quelle mani tese . « Significa che li paghiamo noi » , egli ha detto . « E ai gatti non diamo nulla , nemmeno un fiocco rosso ? » , ho aggiunto io . Fortini ha tirato fuori un rotolo di nastro che teneva nascosto e , aiutato dai ragazzi , prendendo in braccio i gatti ad uno ad uno , si è dato a infiocchettarli . Così siamo entrati a Belluno , in mezzo a una folla di piccoli lettori e di gatti con la coccarda . Di topi , nemmeno la traccia . « In tutto questo c ' è la mano di Gavroche » , ha sentenziato Gigi Regi . L ' on. Bettiol è salito con noi in macchina , alla volta di Feltre . « A Feltre verranno compagni di tutti i paesi vicini - ci ha annunciato - e da Belluno giungerà anche il coro . Parlerai nella città vecchia » . E , infatti , quale posto migliore per parlare , di quella antica piazza Maggiore ove si affacciano le terrazze a portico delle vecchie case e la torre quadrata del Castello , abitato oggi da famiglie povere . Lì ci siamo ritrovati al cader della notte , i compagni guadagnavano la salita della bella via Mezzaterra e , al traguardo , trovavano " l ' Unità " con le sue luci e con le sue musiche . Il primo a giungere della brigata è stato Guido Lise , di Zermen , che alla domenica diffonde cento copie del giornale percorrendo quaranta chilometri in bicicletta . Onore al merito . Se le medaglie non si stampano , i baci sì . E Lise ne ha avuto due , uno per guancia , da noi tre . Gavroche , perché non si faceva vivo ? Incominciavo ad essere preoccupato e dovevo pur aprire il comizio . All ' improvviso si è visto una gran luce nel cielo . Gavroche planava dolcemente e sulle spalle , tra le ali , portava un bambino biondo e ben pettinato . Me lo ha lasciato sulla balaustra della terrazza . Il bambino mostrava , spiccata in una mano , una busta gialla , e si presentava al microfono : « Sono il bambino Gianni Cozzarolo e abito a Bardies di Lentiai » . Ho aperto la busta : c ' erano mille lire e queste parole : « Caro compagno Gatto , permettimi che anch ' io , benché piccolo , partecipi con tutto il mio entusiasmo alla festa de " l ' Unità " . Permettimi che , come contributo , io ti offra per il giornale dei diseredati , per il giornale dei figli del bisogno e della lotta , tutti i miei risparmi . Sebbene piccolo , col ricordo delle persecuzioni fatte al mio babbo durante venticinque anni di fascismo , sento che la nostra battaglia sarà vinta . Viva " l ' Unità " ! » . Gavroche , il nostro angelo , si era sentito chiamare da lontano nel mattino ed era volato alla piccola casa dove Giovanni l ' attendeva con la busta gialla in mano . Nella piazza applaudivano tutti e qualche donna si asciugava gli occhi . Bettiol era felice nel veder tanta gente raccolta , compagni , amici , e uomini e donne che , forse per la prima volta , si affacciavano a vedere cosa era il Partito e ad ascoltare quali parole dicevano i comunisti . Il giovane responsabile della Sezione mi confessava : « Da domani lavoreremo meglio , col cuore più confortato dopo la vittoria di questa sera » .
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CASTELFRANCO VENETO , 19 . - Per rendere vero un vecchio proverbio occorre , da oggi in poi , dare ai signori , questori e ai signori prefetti della Repubblica , gli attributi di Dio . Uomo , allora , propone e il signor questore o il signor prefetto dispone . Ne avevano fatti , di propositi e di preparativi , i bravi compagni di Castelfranco , ma il signore questore di Treviso , all ' ultimo momento , ha mandato tutti in aria : niente cinematografo in piazza , niente ballo all ' aperto : soltanto il comizio . Non è valso che molti compagni di Castelfranco abbiano perduto quella che doveva essere una loro giornata di festa , nelle anticamere della Questura e della Prefettura , non è valso che siano intervenuti , presso quelle autorità , i deputati nostri della provincia : il signor questore , che mi dicono piccolo di statura e corti di vista , è stato irremovibile ed ha , così , potuto aggiungere un ' altra credenziale alla sua carriera di fedele servitore della sacristia trevigiana e della Chiesa di Roma . Eppure , di fronte ai carabinieri che non erano del tutto convinti del suo ordine , non ha fatto una bella figura : e , al comizio , ha ricevuto il debito omaggio di riconoscenza di migliaia di lavoratori che avevano seguito , per tutto il giorno , le trattative del " gran rifiuto " . Ma per Castelfranco ci vuole altro che un qualunque Celestino per mandare a monte la festa . E la festa nei cuori è stata grande : e al comizio , nella grande piazza circondata dalle rosse mura e dai giardini in cui guarda Giorgione , la gioia dei compagni e dei cittadini , di ritrovarsi insieme a " l ' Unità " , si è riversata incontenibile . Sotto migliaia di applausi è stato sepolto il piccolo Verboten della polizia . Il deputato democristiano Sartor e anche il sindaco del doppio gioco avranno certamente visto coi propri occhi che i comunisti non si arrendono all ' idea che li si possa fermare con un ordine ingiusto ed arbitrario . Avranno visto quanta folla si è assiepata intorno al piccolo portone della sezione , per vedere in sala quel documentario di cui era stata proibita la visione in piazza . E come , mancando la luce per estremo tentativo di sabotaggio , i nostri compagni si siano arrampicati alle finestre e alle gronde delle case vicine per attaccare un nuovo cavo . Contro il cielo stellato , nella fresca notte , quei compagni che salivano affacciandosi e chiamandosi a voce erano il Partito che resiste e vince con la tenacia dei propositi , col trovare in sé una forza ed una iniziativa sempre maggiori di quelle di cui dispongono gli avversari . E i compagni di sotto , anche le donne con i bambini addormentati sulla spalla , aspettavano con pazienza , senza dar segno alcuno di disappunto e di stanchezza . La luce è stata salutata dagli applausi e , nelle saletta gremita sino all ' inverosimile , con gli spettatori aggrappati ovunque , l ' entusiasmo montava sempre più a misura che , sullo schermo , s ' affollava tutto il Partito e l ' Italia popolare passava nei nomi delle città e delle regioni , selva di uomini e di bandiere . I compagni di Castelfranco , che avevano preparato in piazza insegne luminose ed un bellissimo stand per la vendita della stampa , alla fine erano contenti : i più contenti di tutti erano il buon Luigi Bovolato , della cellula Fervet , che per tutto il giorno aveva venduto libri , distintivi e giornali , senza nemmeno muoversi per andare a mangiare , e i due fratelli Piazza , che prima si mordevano le mani nel veder andare a monte la festa che essi stavano curando da una settimana . Ma quanti , di cui non ho mai saputo il nome e di cui conservo preciso il ricordo , ci sono stati intorno ed hanno lavorato e trepidato per noi , pregandoci di credere che essi non avevano colpa se , all ' ultimo momento , il loro affetto ed i loro propositi di onorare " l ' Unità " ed il Partito erano stati così miseramente impediti da un ordine di polizia . Vi ho dovuto promettere di tornare l ' anno venturo , per farvi tranquilli e per vendicarsi di questo piccolo smacco , che è già stato cancellato . Come ve l ' ho promesso di cuore , e non soltanto a nome mio , ma del giornale . Ho visto come i più poveri tra voi cacciavano dalle tasche le poche lire delle sigarette per buttarle nella bandiera e quanti si avvicinavano al banco e soppesavano con la mano il libro o i libri che non potevano comprare , ho ascoltato i vostri discorsi semplici e precisi . Ecco : quello che provo io , a volte , è una incontenibile tenerezza , con cui vorrei saccheggiare la gioia stessa per lasciarvela negli occhi : i vostri occhi , migliaia e migliaia di occhi che mi guardano in tutte le città ove siamo stati insieme per una sera della nostra vita che non potremo dimenticare . E tu , vecchio custode della sezione di Castelfranco , roseo e bianco , tu che sei il più calmo , rassicura i compagni che riuscirete ad alzare , mattone su mattone , la vostra Casa del Popolo e che , l ' anno venturo , io la troverò bianca e linda , con la rossa bandiera sul tetto . Gavroche , che era rimasto per tutto il giorno a villeggiare su un albero , si è vendicato per tutti noi . Appena saputo che il divieto era irremovibile , è scomparso , ed invano Fortini si è messo sulla sua traccia . Era appena finito il comizio , che un grande rettangolo di luce bianca è apparso sugli alberi delle mura . I carabinieri si sono precipitati su quel fantasma , altri sulla macchina di proiezione per trovarla . La luce bianca era scomparsa d ' incanto , ma balenava più lontano su una casa , si spostava ancora , inquadrava gli stessi agenti . Chi era l ' invisibile operatore ? A poco a poco , in tutta la città , si sono visti apparire schermi bianchi , nella piazza , nelle vie adiacenti e nella più lontana periferia . Come rincorrerli tutti ? Il maresciallo agitava , in una mano , l ' ordine del questore . Voleva dire : « Vi arresto tutti » , ma non aveva più voce . Per tutta la notte è durata la corsa ai fantasmi . Pare che lo stesso signor questore sia intervenuto nella battuta . Gigi Regi si trovava nella saletta della sezione , dietro la sua piccola macchina gialla e nera . E allora ? Era soltanto Gavroche , che aveva sbottonato un bottone della sua camiciola al posto del cuore ed illuminava lui , invisibile ambasciatore della nostra vendetta , la città vegliata dagli angeli di Giorgione .
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ADRIA , 30 . - Il Polesine è una vecchia terra di dolore : sembra che il cielo non sia mai abbastanza trasparente per ascoltare i gridi e le parole . E questa città arsa e trasandata , posta all ' incontro dei canali con le sue caratteristiche vie alla veneziana , con i suoi ponticelli e le grandi piazze ove si allineano case così piccole che l ' orizzonte ne resta scoperto in tutta la sua ampiezza , sembra che annunci già da una porta lo squallido colore di Chioggia e di Pellestrina , dall ' altra la miseria e la solitudine di Lagosanto e di Comacchio . Qui , dove tanti fiumi passano per andare a morire nel mare , la gente non ha acqua da bere ed è costretta a percorrere chilometri e chilometri per non soffrire la sete : qui la tubercolosi e la miseria assediano , in una sola stanza , le famiglie dei poveri braccianti disoccupati . Il primo messaggio che ho avuto entrando in Adria , è stato quello del dott. Domenico Rosiello , medico chirurgo di Papozze . Me lo ha portato una ragazza . Dice il messaggio : « Dopo la fine dell ' ultima guerra mondiale , nel Comune di Papozze si è avuta una recrudescenza dei casi di tubercolosi polmonare e tra la popolazione esistono molte persone , soprattutto bambini , macilenti e denutriti per insufficienza di alimentazione . Quest ' ultima è legata , indubbiamente , alla disoccupazione , che impedisce a molte famiglie di provvedersi di un cibo sano e sostanzioso » . Triste messaggio , che mi invitava ad ascoltare i compagni responsabili di tutte le Sezioni di Adria e dei Comuni vicini : al primo pomeriggio , in un ' aula delle scuole comunali , ci siamo ritrovati ed il nostro lungo colloquio ha avuto , spesso , accenti drammatici . « Nelle nostre condizioni , leggere diventa difficile - ha detto il compagno di Donada , un paesetto del basso Polesine , distante 15 chilometri da Adria verso il mare . Su undicimila abitanti , abbiamo ottocento disoccupati permanenti , la percentuale dei tubercolotici è altissima ed un medico condotto solo non basta . Quasi tutte le case sono formate da una sola cameretta appena appoggiata sulla terra . Una piccola bufera può portarle via , come capitò l ' anno scorso . In ognuna di queste camere vivono famiglie di nove e dieci persone » . « A Corbola - ha riferito un altro compagno - su seimila abitanti c ' è lavoro solo per venti famiglie » . La ragazza di Papozze ha detto , a questo punto : « Al mio paese , le mamme vendono un uovo e , col denaro ricavato , comprano un ' anguria , con la quale mangia tutta la famiglia » . Questa immagine reale ed incisiva , raffigurante quasi la donna che cede il piccolo uovo per poter avere fra le braccia un ' anguria , che per lo meno è divisibile , vale più di un discorso . È forse per ricordare con pari realtà la triste e indicibile situazione di Papozze , i compagni avevano offerto a " l ' Unità " un quadro in cui era tutto espresso attraverso le immagini dipinte : si vedono le donne che attingono acqua nel Po , che scorre sotto l ' abitato , si vede la grande canonica che domina lo sparuto gregge delle case , dalle cui finestre guardano i malati , si vedono gli ottomila pioppi che i reduci disoccupati piantarono nelle terre demaniali , per cui furono minacciati di arresto o addirittura arrestati . Manca solo la faccia del brigadiere , che mi dicono cammini in paese col berretto calato sugli occhi , dopo essersi guadagnato i galloni di maresciallo per aver tenuto in galera , per nove mesi , il responsabile della Sezione . A Gorino Veneto , che è una frazione di Ariano Polesine , i 240 ettari di terreno del Comune e le case dei braccianti sono tutti di proprietà della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde . Manca completamente l ' acqua che , attinta a 30 chilometri di distanza nel centro di Ariano , viene distribuita nella quantità di un secchio per persona . Soltanto ora hanno portato la luce elettrica . Non ci sono strade e la Cassa di Risparmio è padrona anche del cimitero . Ad Adria , la disoccupazione cronica esaspera gli operai : la città viene colpita per il suo spirito di lotta . Il Governo ha stanziato ultimamente , 96 milioni per un lavoro di dragaggio , ma soltanto dodici operai sono stati ingaggiati a servizio di una vecchia scavafondo , mentre ne potrebbero essere assunti più di sessanta . Gli agrari non rispettano l ' imponibile di mano d ' opera . Gli ospedali sono pieni di tubercolosi e i malati sono costretti a rimanere a casa . Di queste e di altre tristezze si è parlato nella riunione che s ' è svolta nell ' aula della grande scuola . Soltanto lo spirito di lotta dei compagni animava la monotona realtà di quel dolore che è nelle carni dei polesani . A chi , se non al loro giornale , essi dovevano confidare il racconto della propria vita ? E una ragazza ( che fu arrestata durante il grande sciopero dei braccianti e tenuta in galera per tredici giorni soltanto perché era andata a convincere i crumiri ) era incoraggiata dai compagni a farsi vedere , a mostrarsi a " l ' Unità " . Si è alzata , finalmente , Lina Zanella e ha detto con voce fermissima : « In tutto il comune di Ariano siamo 1900 comunisti , più la Sezione giovanile . Dopo lo sciopero , siamo diventate tutte più combattive » . Con questo animo siamo andati al comizio . Piazza Cavour , affacciata sul canale con una grandissima stella rossa fra gli alberi , era già gremita di operai , di donne , di popolo . Altra gente era scaglionata sui ponti , lungo le due sponde o affacciata alle case . Dalla terrazza del grande teatro , la nostra voce , già provata da tanti comizi , ritrovava a poco a poco forza e passione nel ricordo di tutti i dolori e di tutti i sacrifici vissuti ogni giorno dai poveri braccianti del Polesine . Al di là delle case , io mi vedevo parlare all ' orizzonte di questa terra sconsolata , che viaggia verso il mare col passo delle sue miserie e con i suoi comunisti che non si arrendono . Quando si sono spente le luci e si è incominciato a proiettare il film , persino gli agenti della Celere si sono dimenticati tra la folla . Un pubblico enorme era dietro il piccolo schermo : dietro la nostra macchina , i bambini si arrampicavano per veder meglio . E Gavroche , dall ' altro lato , aveva preso tra le mani un grandissimo ritratto di Togliatti dipinto da un compagno e donato a " l ' Unità " . Lo aveva ornato con un nastro di pergamena sul quale , a mo ' delle vecchie pitture , era scritto : « In hoc signa vinces » . In questo segno vincerai .
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LEGNAGO , 22 . - Gavroche ne ha fatto una delle sue . Sabato , a Este , è entrato di soppiatto in tutte le case ed ha lasciato in alcune un volantino verde , su cui era scritto : « È arrivato il poeta pellegrino » , in altre un volantino rosso in cui era stampato a grandi lettere : « Arriva Mao » . L ' arciprete in canonica si è attaccato subito al telefono per parlare col collega di Montagnana , ormai celebre nel padovano più del papa per aver annunciato ai suoi fedeli che , domenica prossima 28 agosto , farà un falò in piazza di tutta la stampa anticattolica . Gavroche , che era invisibile nella sacrestia , ha stenografato il colloquio segreto che si è svolto tra i due prelati . - Qui , a Este , è arrivato il poeta pellegrino . Ma che scherzi sono questi ? Di " pellegrina " non c ' era soltanto la Madonna che portiamo a girare durante la notte per le vie ? Lei , che legge i giornali , è informata per caso che Mao sia giunto già in Italia ? - Come , un poeta pellegrino ? È un titolo abusivo . Ne parli subito col maresciallo . E la popolazione che fa ? Ma chi è questo Mao , benedetto figliolo , l ' ha visto in faccia ? - Sento che in piazza stanno applaudendo . Sono tutti usciti di casa per andargli incontro . È un poeta vero , in carne ed ossa , per quanto riesco a vedere . È pellegrino sul serio , è tutto impolverato ... - Di pellegrina non c ' è che la nostra Madonna . Un uomo in carne ed ossa che parli , non potrà essere altro che il diavolo , un comunista . Si affacci al balcone e gli ricordi che è uno scomunicato . Lo dico sempre io , bisognerà pur arrivare un giorno a bruciarli tutti in piazza ... - Lo chiamano Mao , è la stessa persona , vivaddio . - La guardi bene , è un cinese ? - Non mi sembra . - Che lingua parla ? - Non sento , ma lo capiscono tutti . - Lo scomunichi allora in latino , ma subito : non c ' è tempo da perdere . Proprio in quel momento entravo in canonica umilmente e dicevo all ' arciprete : « Provi ad ascoltare questi versi : - Non più peccati o vergine - Non più l ' orrendo vizio - il tuo candore fulgido - divenga l ' ideale - a cui si ispira il giovane - mentre passion l ' assale . Le sembra conveniente parlare così alla Vergine ? » - Ma chi è lei ? - Sono Mao , il poeta pellegrino . È rimasto senza parola . Quel benedetto angelo di Gavroche , sempre invisibile , mi aveva attaccato sul capo una grande aureola e tutta la sacrestia ne era illuminata come se fossimo insieme su una nuvola del paradiso . All ' annuncio di questo piccolo miracolo al lampo di magnesio , l ' arciprete di Montagnana si era messo a letto , minacciando i fedeli di chiudere tutte le porte delle vecchie mura che cingono il paese , pur di non far passare la nostra macchina . Ma a Este , sull ' altissimo pennone della piazza , il gran pavese di bandierine multicolori sventolava all ' orizzonte e , come un faro , indicava la via ai compagni dei paesi vicini . Non c ' era nulla da fare . Il Fortini , complice di Gavroche nell ' avermi dato quel nome di " pellegrino " , si portava già col nostro omnibus sulla piazza della vicina città , dove si annunciano prossime le tenebre del Medioevo . « Compagni , noi portiamo il sole - cantava Fortini , mentre l ' angelo gli suggeriva le parole all ' orecchio - e il sole illumina le tenebre » . Era diventato un evangelista , pronto a farsi bruciare , insieme con i suoi libri sul rogo dell ' arciprete di Montagnana , che per prudenza se ne stava in casa con tutte le imposte chiuse . " l ' Unità " aveva tanti compagni intorno , giunti dai paesi lontani . E il vecchio e caro Martina le aveva portato in dono , a nome di tutti gli amici di Padova , una targa lucida , come d ' oro . Legnago è così vicina a Este , che congedandosi a mezzanotte , molti compagni ci dissero di voler passare insieme con noi anche la domenica nella bella cittadina dell ' Adige . Partendo da Montagnana in prima mattina , abbiamo fatto a passo d ' uomo una lunga passeggiata insieme , incontro ai compagni che ci aspettavano con le bandiere a San Vito di Nogera . Da tanti giorni gli amici di Legnago ci facevano giungere i propri telegrammi e i propri messaggi sul giornale : erano stati i primi a rispondere al nostro appello , contenti che il calendario li avesse favoriti . Hanno avuto , finalmente , una giornata di festa e nella loro città , dove l ' estate si era un ' altra volta distesa lungo i grandi viali , la carovana è passata fendendo spesso la folla domenicale e innalzando alto il nome del giornale e del Partito . Nella grande sala della Casa del Popolo , dove per tutto il pomeriggio insieme col compagno Lucarelli , segretario della Federazione di Verona , avevo tenuto una riunione con tutti i responsabili di Sezione del Basso Veronese , sino a tarda notte si è ballato freneticamente . Palloncini di tutti i colori pendevano dal soffitto , bambini con tutte le facce ballavano con le mamme e soldati di ogni Arma davano il braccio alle ragazze , mentre dai finestroni aperti entrava la musica delle giostre vicine e splendevano le grandi lampade ad acetilene dei cocomerai . Io mi ricordavo del Sud e il compagno Crocco , tenendo per mano le sue due gemelle , mi confidava di essere nato anche lui su un golfo che , a quell ' ora , aveva acceso tutti i suoi lumi . Ma non avevamo nostalgia . « Il nostro Partito - lui diceva - veramente sta facendo l ' unità d ' Italia . Era tempo » .
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SCHIO , 23 . - Quando raccoglieremo le esperienze di questo lungo viaggio , scopriremo una verità che sin d ' ora è certa : i paesi dai quali meno ci aspettavamo , sono stati i più pronti , i più decisi a smentirci : ieri fu Cividale , oggi è stata Schio , la bella città guardata dal Pasubio , dove i tessitori hanno un affettuoso monumento in piazza , datato 1879 e raffigurante un operaio , col suo camiciotto da lavoro , che ha dietro le spalle , a mo ' di colonnetta , una pila di pezze di stoffa . Sulla base del piedistallo sono scritte tante frasi paternalistiche ed edificanti che sembra preparare quel clima di dolce " fordismo " , che è come un ' educata corruzione offerta agli operai , invitati alla più pericolosa tranquillità e a una perenne vacanza dal proprio spirito di classe ; ma è scolpita altresì una verità , sfuggita forse allo scultore Rossi , che fu l ' ideatore del monumento : « L ' avvenire è dei popoli lavoratori » . La festa de " l ' Unità " è servita a consacrare nella grande piazza del teatro Civico , affollata a perdita d ' occhio , questa giusta profezia . Trovandosi tutti insieme , uniti nel nome del proprio giornale , i lavoratori del mandamento operaio di Schio , che conta 19.000 operai circa su una popolazione di 42.000 abitanti , sembravano aver perduta persino la propria timidità , dando vita alla più grande festa popolare che mai ci sia stato dato di vedere in questo nostro viaggio attraverso il Veneto . Gavroche me lo aveva detto alla partenza . Durante la notte , volando volando , lui se ne era andato a Magré , alla casa del compagno Walter , l ' onorevole calzolaio che da anni è noto agli studiosi internazionali come astronomo dilettante . Lo aveva trovato al telescopio e aveva dovuto aspettare un bel pezzo prima di toccarlo sulle spalle per farsi ascoltare . Walter , che pur guardando sempre al cielo ha avuto modo da trent ' anni e più di lavorare e di lottare per gli operai di questa terra , si intrattenne a parlare col nostro angelo , sino all ' alba . Parlarono di nuvole e di pianeti , di stelle cadenti e di terremoti , ma soprattutto si confidarono la sorpresa che Schio avrebbe fatto a " l ' Unità " : « Saremo in tanti a festeggiare la carovana - egli aveva detto - abbiamo preparato tutto per il meglio . Rassicura pure Gatto e digli che a Malo gli verremo incontro con la bandiera » . E difatti , alle prime case di Malo , nell ' improvviso orizzonte della strada che si allargava in vista della montagna , era lui Walter che ci salutava con il fazzoletto rosso dal sediolino della motocicletta . Alla Porta d ' Oro , qualche chilometro dopo , ci aspettavano gli altri compagni , operai , partigiani , ragazze con le bandiere . Il corteo che mosse al canto dell ' Internazionale , doveva segnare per due ore , sino al mezzogiorno , il nostro trionfale ingresso nella città di Schio . L ' aria calma delle vie e delle case sospese quasi nel silenzio del lavoro , era rotta dai nostri canti e dai saluti che " l ' Unità " inviava con gli altoparlanti alle migliaia di operai chiusi nelle officine . Tante fabbriche , tante tappe . Il primo saluto tocca alla I.L.M.A. E poi , via via , alla Carrozzeria Dalla Via , al Lanificio Conte , al Lanificio Rossi , alla Macchina Smith , al Lanificio Cazzola , alle Officine Gregori . Dal centro alla periferia , dalla periferia al centro , la nostra macchina svegliava la città , le case , i caffè , i negozi : la gente veniva alle porte e alle finestre . Davanti al Sacrario dei Partigiani ci fermammo . L ' inno di Garibaldi portò nella stanza silenziosa , dove si affacciavano immagini e immagini di caduti , stinte paginette dei giornali di brigate , divise e bandiere , l ' unico canto che potesse destare quei morti . Il silenzio intenso fu rotto dalle sirene del mezzogiorno . Migliaia e migliaia di operai in tuta azzurra , di donne , di biciclette , popolarono all ' improvviso quella strada , passarono davanti alla nostra macchina ferma accanto all ' edicola che vende più copie de " l ' Unità " , ricambiandoci il saluto che prima avevano ascoltato dai loro banchi di lavoro . C ' eravamo veramente incontrati con tutta Schio , con tutti gli operai , con tutte le famiglie che ci salutavano dalle casette del villaggio Pasubio , e dalla frazione di Magré , con gli ammalati persino del sanatorio . E Walter , che era con noi in macchina , ci diceva i nomi dei compagni da chiamare alla voce : Daré , il vecchio Marchioro , giovane d ' aspetto , come se fosse sempre rimasto ai tempi che era tessitore e muoveva le prime battaglie sindacali a Covollo Marcante . Un compagno che portava una tavola da muratore sulle spalle , nel sentirsi chiamato per nome nientemeno che da " l ' Unità " , si voltò di scatto , lasciando cadere il suo peso . Il poeta Arnaldo Fusinato che non ha perduto la sua dignità , nonostante che la guerra gli abbia smozzicato il naso , dal suo busto di marmo non aveva braccia per agitare la bandiera bianca del gondoliere ; ma sorrideva al povero collega , venuto fin quassù a trovarlo e a preparargli una festa in mezzo al popolo . Anche il sen. Alessandro Rossi , in piedi con il suo attillato vestito di bronzo , levava il braccio per il benvenuto alla carovana . E nel pomeriggio , salendo il nostro omnibus a Pieve , a Torre Villavicina , a Poeo , a Santorso , svegliavamo gli applausi non soltanto dei compagni , ma anche di alcuni gruppi di democristiani e di due preti ; tra loro eravamo veramente diventati tutti fratelli . Gavroche , il nostro angelo era raggiante , come lui solo può esserlo e a sentir cantare Capinera , una vecchia canzone della nostra infanzia , si è dato a scuotere gli alberi del viale , lasciando cadere sulle ragazze dai capelli d ' oro i fiori e il fresco profumo della notte . Una grande navetta lucida di metallo , con una falce e martello e una stella , lavorata dal compagno Marcante , è il dono che è stato offerto a " l ' Unità " . È un messaggio che gli operai di Schio hanno inviato al loro giornale : essi vogliono sempre più tessere , l ' unità del Partito nella propria città , vincere nella lotta lo spirito di rinuncia e l ' oscurantismo di coloro che ancora restano a guardare , far sì che la profezia scolpita sul monumento della piazza , sia per tutti la verità di domani .