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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > autore_s:"Gorresio Vittorio"
StampaQuotidiana ,
Roma , 9 giugno - L ' eccitazione è cominciata ieri sera , verso le otto ; dieci minuti prima , circa . Sulla terrazza di Palazzo Wedekind alcuni uomini furono visti indaffarati ad allestire cartelli di segnalazione , di quelli usati per informare i passanti dell ' ordine d ' arrivo in una tappa del Giro d ' Italia . Per questo , almeno , la redazione del giornale che ha i suoi uffici in Palazzo Wedekind , piazza Colonna , li aveva adoperati fino a pochi giorni or sono , perché la balconata della terrazza , sovrastante il portico di Veio , è perfettamente visibile da tutta la piazza , da sotto la galleria , da largo Chigi , e da un tratto del Corso . Ma ieri sera non si trattava del Giro d ' Italia ; si esponevano i primi risultati delle elezioni per qualche collegio senatoriale , e quelle prime , sparute cifre , ottennero l ' effetto di bloccare tutto il traffico . Veniva segnalata , come prima , una buona affermazione dei fascisti ; un ' altra relativamente favorevole ai monarchici , mentre pareva che i comunisti fossero in qualche difficoltà , che i democratici cristiani non avessero ottenuto il risultato che si poteva attendere ; per i « minori » , poi , quelle cifre sembravano , non tanto dico sfavorevoli , ma addirittura inique , così da far provare uno stringimento di cuore . Ed era peggio , ancora , il fatto che quella tabella sventurata accese di entusiasmo la folla dei passanti . A sentire gli applausi che salivano dalla piazza al balcone c ' era da credere che Roma fosse tornata ad essere la Roma dei fascisti che si piacevano nelle adunate . E sembrava di essere caduti di nuovo indietro , nel passato , fra tanti che acclamavano , gridavano , spingendosi , pressandosi sotto il balcone . Che brutta Roma , si pensava . Ed era brutta anche perché poco lontano , dove si stampa un altro giornale , a Palazzo Sciano . , nello stesso momento si ripetevano le stesse scene ; e uguali ancora in via IV Novembre , presso piazza Venezia , sotto i balconi di altre redazioni . In breve , insomma , il traffico di tutto il centro della città restò paralizzato . Mai si era visto ancora , neppure nei giorni della propaganda elettorale , in nessuna piazza , un così largo assembramento , che si poteva anzi prevedere non dovesse disperdersi , perché la gente rimaneva ferma , gli occhi in aria , immaginandosi che i numeri delle tabelle avessero a seguirsi , ad integrarsi rapidamente , avviarsi verso la conclusione di un definitivo comunicato sui risultati delle elezioni . Telefonò il prefetto ai direttori dei giornali , che per piacere ritirassero i cartelloni esposti : « Sapete che da oggi alle 14 sono vietate , fino a nuovo ordine , le manifestazioni politiche di ogni genere . Faccio osservare che le vostre tabelle le stanno provocando » . Le tabelle scomparvero , e la folla , trascorsa una mezz ' ora , incominciò ad andarsene delusa . « Vedi che razza di libertà ! » protestava una donna con al petto il distintivo dei neofascisti . E se anche l ' ingombro per le strade , e le grida , e gli applausi , e poi quelle proteste , erano state cose di brevissima durata , pure restavano come episodi di uno sgradevole significato , e acquistavano il senso - per chi fosse di animo apprensivo - di un triste auspicio . Così una certa ombrosa melanconia , fatta di preoccupazioni , di recriminazioni , e in qualche modo di dispetto , si diffondeva per le strade , nei ristoranti , nei caffè . Forse soltanto i giorni dell ' attesa dei risultati del referendum erano stati tanto ansiosi . Ai giornalisti di servizio in sala stampa telefonavano gli amici : « Ebbene , insomma , ma è possibile che non sappiate ancora niente ? Che cosa fanno quelli del Viminale ? Ma , perbacco , informatevi ! » . Pareva proprio che la colpa fosse nostra , se alle dieci , alle undici , non si era in grado di sapere nulla . La « sala stampa » occupa quasi tutto un piano di un grande palazzo fra il corso Umberto e piazza San Silvestro . Più che una sala è una serie di stanze , tutte vaste e tutte piene di tavoli , comunicanti per corridoi che sono tutti fiancheggiati da cabine telefoniche , urbane e interurbane . Mai come ieri quelle cabine sono state occupate in permanenza , mai come ieri tanta gente faceva ressa tra quei tavoli . Perché non erano soltanto i giornalisti , ma anche gli amici , i conoscenti , ed un buon numero di sconosciuti rappresentanti della gran massa degli ansiosi di Roma . Venivano dai cinema e dai teatri ; ne salirono alcuni da un caffè sottostante la « sala stampa » che è frequentato dai fascisti ; altri arrivarono da più lontano , dai caffè di via Veneto che sono i luoghi di convegno dei liberali . Era l ' una di notte , e le notizie erano cattive . Poi dispiaceva , dava un fastidio veramente fisico , vedere quelle facce di fascisti insuperbite dal successo nelle elezioni a Roma ; vederle da vicino , e quasi attorno ai nostri tavoli , o sentire le voci ridiventate altezzose come un tempo che rimbombavano nei corridoi riuscendo a penetrare fin dentro le cabine : erano cose , queste , che quasi trasformavano in tanti fatti personali i più ampi motivi di preoccupazione politica . Si sperava nel Nord , in ogni modo : nel solido Piemonte , nella saggia Lombardia , nella prudenza dei veneti , nella tenacia democratica dei liguri . Resisteranno ? Lo sbandamento degli elettori romani sembrava favorito , e le sue conseguenze aggravate , dalla ventata reazionaria che saliva dal Sud , afosa come lo scirocco , minacciosa di pioggia come quella che cadeva e cadde ancora tutta la notte sulla città . Quella pioggia angosciosa : non la potremo dimenticare , non dissociarla dal ricordo delle corse notturne che facemmo tra San Silvestro e il Viminale , sull ' asfalto nero che luccicava - un po ' sinistramente nelle nostre impressioni - corse inutili , vane , alla ricerca di una notizia da portare in ufficio , nella speranza di un indizio sicuro , di un orientamento cui affidarsi . Scelba era andato a casa , i funzionari si stringevano nelle spalle , nessuno aveva una notizia più di quelle poche che tutti avevano , che arrivavano a tutti su striscette di carta con sigle e cifre esasperanti di risultati parziali . In « sala stampa » per due ore si fecero addizioni . Numeri , numeri , numeri , da incolonnare e da sommare , da confrontare e valutare : si perdeva la testa , si chiedeva il soccorso dei visitatori amici : « Chi è ragioniere tra di voi ? C ' è un matematico in aiuto ? » . Il cielo , fuori , si schiariva sotto le nubi per l ' alba che sorgeva . I giornali del mattino ormai « chiudevano » le ultime edizioni nelle tipografie di tutta Italia ; noi avevamo fattolo spoglio dei primi cinque milioni di voti e i risultati davano un vantaggio , piuttosto stretto , ai partiti di centro nei confronti delle opposizioni sommate insieme . Andavamo a dormire , e per le strade trovavamo a darci il cambio , come primi nel risveglio della città , gli spazzini municipali . Sotto le loro spatole , raschiati dai loro arnesi , cadevano dalle facciate delle case i simboli di lista e le effigi dei candidati , gli inviti al voto e le caricature degli avversari , gli scudi , le fiamme , le falci , le bandiere , le foglie , le corone . La giornata che stava cominciando ci avrebbe forse dato la notizia . La « notizia » per antonomasia , quella vera , la sola ormai che ci premeva dopo tanto affluire , tanto incalzare di particelle di notizie che ci avevano ossessionati nella nottata , e che anche il mattino , continuando inesorabili , ci svegliarono innanzi tempo , telefonate da zelanti e premurosi e curiosissimi amici che in cambio domandavano pareri : « Che te ne sembra ? Che cosa sai dal Nord ? » . Verso le due del pomeriggio sembrò che andasse bene . Lo aveva detto Scelba uscendo per andare a colazione , e promettendo un comunicato , esauriente e ufficiale , per le cinque . Ma alle cinque non c ' era , al Viminale . C ' erano invece voci allarmanti : la forza pubblica - la polizia e i reparti dello stesso esercito - era in allarme in tutta Italia - si prevedeva di dover presidiare le sezioni dei partiti di sinistra , le sedi dei monarchici e del MSI . « E che si dice per il resto ? » « I dirigenti democristiani siedono in permanenza a Palazzo del Gesù . De Gasperi è a colloquio col generale Ridgway , Scelba ha chiamato a rapporto il questore Polito . » Con Polito , infatti , Scelba entrò nella sala dei giornalisti un ' ora e un quarto dopo l ' appuntamento che ci aveva fissato . Fu circondato subito , e davanti alla bocca gli furono messi ricevitori di telefono ed il microfono della RAI . Agli altri capi dei fili c ' erano l ' apparecchio di registrazione e stenografi in ascolto per conto di giornali e di agenzie . Scelba disse le poche parole che sappiamo , con quella voce fredda , leggermente nasale , che egli mantiene inalterata quali che siano le circostanze . Di nuovo ci fu solo che alcuni giornalisti lo trovarono più pallido del solito . Comunque , il senso delle sue parole era un rinvio della « notizia » che aspettavamo . Venne la sera , ed eravamo ancora nell ' attesa . Accendemmo le luci . Incombeva la notte , e oramai sapevamo che sarebbe stata un ' altra notte ancora come quella di ieri : senza speranza della notizia , e col timore che domani non sia come ci eravamo augurato .
StampaQuotidiana ,
Roma , 3 febbraio - I deputati La Malfa , Li Causi e Mancini hanno presentato oggi alla Camera interrogazioni urgenti per conoscere il parere del Governo sul caso dell ' arresto , avvenuto in Sicilia , presso Partinico , dello scrittore cattolico Danilo Dolci , apostolo laico per la redenzione di una delle più misere popolazioni siciliane - quella di Trappeto - il quale i giorni scorsi aveva indetto uno sciopero della fame , cui si erano associati , per ventiquattr ' ore , duecento pescatori della zona . Abituati al digiuno per secolare maledizione della povertà che li mortifica , ed anzi quasi spiritualmente fortificati da una preparazione veramente congrua al loro stato , i duecento affamati si sono quindi accinti ad un lavoro volontario di pubblica utilità : la riparazione di una trazzera . Oltre a Danilo Dolci , sono stati difatti messi nel carcere palermitano dell ' Ucciardone alcuni braccianti , qualche sindacalista e uno studente universitario . Sul loro conto e sulla natura dei fatti , il Governo purtroppo non ha saputo dire nulla ai deputati che lo interrogavano . Il sottosegretario Pugliese ha risposto di non essere in possesso di notizie precise e ha formulato l ' opinione che i deputati interroganti avrebbero dovuto contentarsi di una risposta scritta che sarebbe loro stata inviata uno dei prossimi giorni . La Malfa , deputato repubblicano , ha replicato vivacemente : « L ' episodio di Partinico è davvero paradossale » egli ha detto . « Danilo Dolci è stato arrestato per conduzione abusiva di lavori su luogo pubblico , mentre a tutti sono note le condizioni delle trazzere siciliane che giustificano veramente qualunque intervento per migliorarle . » Il socialista Mancini e il comunista Li Causi si sono associati alle parole di La Malfa , e finalmente si è deciso che il Governo risponderà nel merito dei fatti di Partinico in occasione della prima seduta dopo la ripresa parlamentare , cioè il 14 febbraio alle ore 17 . Di qui al 14 febbraio Danilo Dolci starà intanto in prigione ? Se questa è la sua sorte , egli probabilmente non la considererebbe come la conseguenza peggiore determinata dalla situazione . Personalmente abituato a prigioni e a digiuni , vi è assuefatto e non li cura come eventi terribili , ma soltanto piuttosto come incidenti del suo mestiere di missionario laico , di apostolo volontario della redenzione di uno dei paesi più poveri d ' Italia . Missionario ed apostolo non sono termini consueti nel linguaggio della polizia , e Dolci infatti è stato indicato in un rapporto del commissariato di PS di Partinico con la qualifica più usuale di « noto agitatore » . Di origine trentina , architetto per gli studi compiuti con successo , Danilo Dolci è un uomo calmo , affatto maturo , fisicamente forte e moralmente armato . Di lui ha scritto Norberto Bobbio nella prefazione ad un libro che ha avuto molta meritata fortuna ( D . Dolci , Banditi a Partinico , Ed . Laterza 1955 ) che « a vederlo dà un ' impressione tranquillante di forza rattenuta e benefica , di interiore riposatezza , di calma sorvegliata e inattaccabile , senza increspature , di una mansuetudine più forte di ogni impeto » . Il ritratto è preciso : una decina di giorni fa , Dolci era a Roma e si aggirava nei ritrovi e nei salotti per procurarsi adesioni alla sua impresa che pacatamente andava spiegando con molta semplicità . Il cosiddetto « noto agitatore » aveva già compiuto un primo tirocinio a Nomadelfia con don Zeno Saltini . Poi , all ' inizio del 1952 , era andato da solo a Trappeto , uno del paesi più miserabili della Sicilia , centro del banditismo allora assurto ad evento nazionale . Vi era già stato da ragazzo con la famiglia essendo il padre ferroviere : « Danilo arrivau a lu Trappitu con trenta lire in tasca ' nu bellu jornu co lu trenu dell ' una » oggi raccontano di lui per le strade di Partinico . Tornava per dividere , consapevolmente , la miserabile vita della parte più miserabile di quella popolazione , e non già per tentare esperienze politico - sindacali , o tanto peggio letterarie . La via che aveva scelto era difatti di non accettare la distinzione fra il predicare e l ' agire ma di far risaltare la buona predica dalla buona azione e non lasciando ad altri la cura di provvedere : ma cominciando col pagare di persona . Pagò difatti - e quanto - insieme ai poveri ai quali si è associato . Il primo sciopero della fame lo compì per protesta avendo visto un bimbo che era morto di fame : perché in Italia , in qualche angolo , si può ancora morire di denutrizione . Il suo gesto servì perché arrivasse qualche provvidenza , insufficiente , come è ovvio , a risolvere la situazione ; ma da quel giorno , almeno , i bimbi di Trappeto non morirono più solamente per fame . Danilo intanto si è sposato con la vedova di un pescatore del luogo , adottandone i figli , ed ha vissuto in lotta contro la diffidenza delle autorità che lo considerano un agitatore , e contro l ' incomprensione di una certa parte della stessa popolazione . Sollevarla al livello della dignità umana è l ' impegno maggiore di Danilo Dolci , che nei salotti romani sere fa ne andava parlando con profonda convinzione : « Sarebbe veramente una jattura che l ' opera iniziata si dovesse arrestare . Abbiamo indotto i pescatori , i braccianti , i disoccupati a considerare in modo nuovo il loro destino ; a sentirsi uomini . Faremo un digiuno per dimostrare il carattere religioso della nostra azione , e poi ci metteremo a lavorare ma non come ribelli ; semplicemente come cittadini che invocano l ' applicazione dell ' art. 4 della Costituzione . A Trappeto , lo hanno tutti imparato a memoria . Abbiamo diffuso volantini e affisso manifesti con uno stampato : " La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto " . Siamo ribelli forse ? Non siamo ribelli : anzi cerchiamo di sradicare le cause secolari del banditismo » . Queste le dichiarazioni del Dolci contro il quale la legge viene applicata in tutta la sua severità . Ma è da notare , come scrive stasera la non sospetta agenzia Italia , che fino ad ora l ' attività di Dolci era stata seguita con interesse , ufficialmente , e non sono mancati indizi espliciti di autorevoli adesioni . Recentemente la TV ha dedicato al Dolci una trasmissione nell ' ambito di una rubrica riservata ai giovani , ed in tale occasione gli fu possibile esprimere la sua valutazione sulla situazione di Partinico . « Evidentemente » scrive la agenzia « occorreva scegliere tra il considerare il Dolci un pericoloso sovvertitore e non offrirgli pertanto una autorevole tribuna come la TV , oppure ritenerlo soltanto come un animatore sociale , e allora sarebbe stato più opportuno operare in modo che non si determinassero le condizioni per provvedimenti addirittura limitativi della sua libertà » .