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> categoria_s:"StampaQuotidiana" > autore_s:"Madeo Alfonso"
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Bergamo , 28 ottobre - « Sono quieto e tranquillo » aveva scritto alla nipote Enrica il cardinale Angelo Roncalli prima di entrare in Conclave . La gente di Sotto il Monte , questa lettera la conosceva a memoria e stasera la va recitando per le strade e le botteghe a voce alta , in dialetto . Sono poche righe di una calligrafia minuta e ordinata . La nipote prediletta del nuovo Pontefice le farà mettere in cornice perché ormai costituiscono un documento storico . Il comune di Sotto il Monte , dove il 25 novembre 1881 vide la luce Giovanni XXIII , conta appena novecento anime . È un grappolo di case rustiche , in prossimità del fiume Adda , ad una quindicina di chilometri da Bergamo . L ' abitazione della vecchia famiglia Roncalli si trova dalla parte della collina , in alto rispetto alla piazzetta del paese . La casa , in parte , è demolita . A Battista Agazzi , ottantenne , ex compagno di scuola del Pontefice Roncalli , sembra di ricordare che la stanza nella quale Marianna Mazzola diede alla luce il figlio primogenito sia quella ora adibita a deposito di attrezzi agricoli . La famiglia Roncalli era molto povera e le tracce di questa povertà sono ancora ben evidenti nelle abitazioni degli altri fratelli di Giovanni XXIII . A Sotto il Monte vivono tre fratelli di Papa Roncalli : Zaviero , di 75 anni , sposato senza figli ; Alfredo , di 69 anni , scapolo ; Giuseppe , di 84 anni , sposato con dieci figli . L ' anno scorso morì Giovanni , padre di otto figli molto attaccati all ' illustre zio . Fra il 1953 e il 1955 scomparvero anche tre sorelle . Dei diciotto nipoti di monsignor Roncalli , soltanto uno ha intrapreso la carriera ecclesiastica : si tratta di don Battista , curato di Fusignano , in provincia di Ravenna . La notizia della nomina di « don Angelo » a nuovo Pontefice è dilagata nella campagna bergamasca con la rapidità eccezionale delle grandi notizie . Le scene di esultanza sono state infinite . Al momento dell ' « Habemus Papam » , sia la frazione di Sotto il Monte sia la città di Bergamo erano davanti ai televisori . Traffico bloccato , lavoro interrotto . Appena è stato fatto il nome del cardinale Roncalli , tutte le campane delle chiese sono state sciolte . Si è visto , nei locali , per strada , gente abbracciarsi e saltare di gioia . Le finestre si sono imbandierate . In un caffè del centro di Bergamo , per l ' eccitazione gioiosa , è accaduto che siano stati fatti volare per aria sedie e vassoi . La confusione , insomma , è stata indescrivibile . Un moto spontaneo , incontenibile , di popolare esultanza si è propagato in città e in campagna . « Abbiamo il Papa buono ! » si è gridato a Sotto il Monte , mentre la popolazione si addensava nella vicinanza dell ' abitazione dei vecchi Roncalli , tutti contadini o piccoli proprietari terrieri . Papa Roncalli andò l ' ultima volta a Sotto il Monte il 27 agosto di quest ' anno . Arrivò con una macchina da Venezia , lo accompagnavano due suore bergamasche dell ' Ordine delle Poverelle . Le stesse suore lo hanno seguito a Roma quando è morto Pio XII . Al suo paese , il cardinale Roncalli s ' intrattenne appena due giorni , ospite della Villa Scotti . Di giorno lavorava al quinto volume di una sua opera intitolata : Gli atti della visita pastorale di san Carlo Borromeo nel Bergamasco ; verso il tramonto usciva a piedi e percorreva il paese fermandosi a conversare con i contadini . Mostrava di conoscere tutti e , incontrandoli , li chiamava per nome ... La gente si rivolgeva a lui chiamandolo semplicemente « don Angelo » , come quando era un semplice prete di campagna . Il 28 agosto , poche ore prima di ripartire per Venezia , il Patriarca venne avvertito della grave malattia che aveva colpito un povero contadino , padre di cinque bambini e comunista fervente . Interruppe i preparativi e , a piedi , volle andare a fargli visita . Trovò tutta la famiglia del contadino inginocchiata in cucina . L ' ammalato piangeva . Il cardinale si trattenne al suo capezzale quasi un ' ora , chiacchierando di politica , di lavoratori , di datori di lavoro , di progresso sociale : si mostrò molto comprensivo , aperto alle aspirazioni dei contadini e degli operai . Nella sperduta frazioncina di Sotto il Monte , questa sera , non si parla che del « Papa buono » , dei suoi umili genitori , della sua fanciullezza malinconica , dei suoi atti di bontà , della sua intelligenza , ed è significativo che se ne parli come di una figura avvolta già come da un alone di leggenda . In un ' osteria ho sentito un vecchio artigiano - sollecitato da un uditorio composto da povera gente dalle mani gonfie di calli - sillabare a fatica una cronaca lasciata da don Giovanni Birolini , che fu parroco di Sotto il Monte per trent ' anni . Dice questa cronaca , inserita tempo fa in un volumetto dedicato ai principali bergamaschi del principio di secolo : « Quando nacque don Angelo , i genitori , da buoni cristiani , provvidero subito al battesimo . Siccome il parroco don Francesco Rebuzzini era assente dalla parrocchia perché a Terno per la congrega , si dovette trasferire il battesimo a sera inoltrata , dopo l ' Ave Maria , quando tutto era in silenzio . Vento e pioggia tenevano rincasate le persone . Terminati gli studi elementari in Comune , ove si distingueva per assiduità e bontà , appena all ' età di 9 anni venne mandato presso un parente di Pontida e frequentò come alunno esterno il collegio di Celana ; poi si assoggettò a fare ogni giorno la strada a piedi da Celana a Sotto il Monte per circa 3 mesi . Ma il profitto in collegio non era molto . Essendo un giorno stato incaricato della consegna di una lettera al parroco di S . Gregorio , don Carlo Marinelli , il quale conosceva la famiglia Roncalli , nella quale lettera veniva avvisato detto Marinelli a dare un rimprovero al ragazzo Roncalli , questi non la consegnò . Fu poi tenuto a casa per esser mandato nel patrio seminario con grande sacrificio del padre e della madre che erano ricchi di bontà cristiana ma poverissimi finanziariamente . Per i suoi studi in seminario , come a Roma , fu aiutato finanziariamente da monsignor Moriani il quale pensò per i denari occorrenti » .
A Genova due ore di battaglia ( Madeo Alfonso , 1960 )
StampaQuotidiana ,
Genova , 30 giugno - Era prevedibile ed è accaduto . Per due ore e un quarto polizia e dimostranti antifascisti si sono dati battaglia per le strade in una successione drammatica di caroselli , assalti , corpo a corpo , sassaiole , manganellate , agguati , fughe , insulti , incendi , lanci di bombe lacrimogene . È difficile fare un bilancio esatto dei feriti e dei danni perché ci si è battuti ancora fino a tardi in via XX Settembre e nelle strade laterali . Cifre ufficiose parlano di cento feriti , alcuni dei quali con prognosi lunghe . Piazza De Ferrari , via Dante , via Petrarca , sebbene restituite ad una calma momentanea , stasera presentavano l ' aspetto di un campo di battaglia abbandonato dai contendenti . La fontana continua a gettare acqua , ma la vasca è ancora sporca di sangue ; l ' asfalto è coperto di sassi , pali , catenelle , piante , ruote di automobili , bossoli di candelotti , vetri ; in disparte fumigano le carcasse di tre camionette della Celere , rovesciate e incendiate dai dimostranti o scontratesi fra loro ; altre automobili bruciavano dietro via XX Settembre : macchine di privati che le avevano lasciate in parcheggio e che sono servite come barricate . L ' aria è appestata dai gas lacrimogeni e si circola piangendo , con i crampi allo stomaco e i fazzoletti sulla bocca ; le sirene delle autoambulanze ululano in continuazione . Lo spettacolo è impressionante . Ma più impressionante ancora è dover scrivere di Genova come di una città pervasa da fremiti rivoluzionari , esasperata , impazzita di indignazione , che grida : « Via ! Via ! » alle forze della Celere e ai missini , che sventola bandiere tricolori , che medica i suoi feriti , che applaude ai carabinieri , sebbene questi siano stati costretti , nella prima fase dei disordini , ad accorrere in aiuto degli agenti di PS che avevano letteralmente perduto il controllo della situazione . Come è accaduto ? Perché è accaduto ? Cosa esattamente è accaduto ? Il quadro degli avvenimenti non può essere facilmente ricostruito . Possiamo riferire quello che abbiamo visto e possiamo riferire quello che ufficialmente comunicano questura e Camera del Lavoro , in merito al numero delle vittime ( 30 fra le forze dell ' ordine , 70 fra i dimostranti ) , dei fermati , che sono una cinquantina , e in merito alla decisione di non far circolare fino a domani mattina gli autobus e i tram per timore che i dimostranti se ne servano per le barricate . Alle 14 comincia lo sciopero generale proclamato da comunisti , socialisti , repubblicani , socialdemocratici e radicali . Ma già da un ' ora prima , e forse più , Genova pullulava di uniformi militari . Davanti al Teatro Margherita - dove sabato si aprirà il 6° Congresso nazionale del MSI - e a fianco del sacrario dei Caduti della lotta di Liberazione , le autorità avevano schierato i carabinieri . Gli agenti della Celere vigilavano alla sommità del Ponte Monumentale , che sovrasta via XX Settembre , dalle finestre dei palazzi e in piazza De Ferrari , oltre che nelle vie laterali . Il sacrario era tutto coperto di fiori , deposti durante la mattinata dalle donne antifasciste di Genova , fra le quali alcune scampate ai campi di concentramento tedeschi . Ci sono anche le fotografie di alcune vittime dei fascisti . La questura , che ha autorizzato la manifestazione antifascista , ha lanciato due appelli dalle colonne dei quotidiani locali . « Sono proibiti gli atteggiamenti inneggianti al fascismo ; sono vietati gli assembramenti , salvo che non si tratti di riunioni , per le quali è stato chiesto il permesso in carta bollata da 100 lire » . Si abbassano le saracinesche . Si fermano gli autobus . I carabinieri piazzano otto camion davanti al Teatro Margherita . Si torna a raccomandare , da parte dei funzionari di polizia ai rappresentanti dei partiti , di far sciogliere il corteo davanti al sacrario . La prima corona di fiori che viene lasciata ai piedi del sacrario appartiene all ' Unione Cristiano - Sociale . Si levano battimani . Un organizzatore della manifestazione invita gruppetti di dimostranti a raggiungere il corteo che si sta formando in piazza dell ' Annunziata . Ogni tanto , sotto il ponte , sopraggiunge un ' automobile , sbarca una corona di fiori e riparte . Da Savona , che è scesa anch ' essa in sciopero , arrivano notizie confortanti : le cose si svolgono con ordine . Alle 16 il corteo sbuca in piazza De Ferrari , imbocca via XX Settembre a passo lento . In testa , gonfaloni , bandiere e scritte inneggianti alla Resistenza ( c ' è anche il gonfalone del Comune che , essendo retto da un commissario prefettizio , rappresenta il Governo : la DC si era astenuta dalla manifestazione ) ; poi un gruppetto di donne deportate in Germania ; poi i decorati , poi la moltitudine . Si canta , si battono le mani . Quanti saranno ? Migliaia . Forse trentamila . È una marea . Appena il tempo di sostare davanti al sacrario : la massa incalza . Allora i carabinieri capiscono che non è possibile rispettare gli ordini e incanalano i dimostranti verso piazza della Vittoria . Così si può constatare che tutta via XX Settembre stenta a contenere il corteo . Qualcuno fischia , passando davanti al Teatro Margherita . La maggioranza grida « Venduti ! » all ' indirizzo dei proprietari del teatro . Un cordone di dimostranti con la fascia tricolore al braccio fa siepe davanti ai carabinieri perché i malintenzionati non compiano gesti provocatori . « I carabinieri non si toccano » : è la parola d ' ordine a cui fa eco la folla : « Neppure le guardie di Finanza ! » Altri invece gridano : « Abbasso la Celere » . In piazza della Vittoria il corteo si scioglie . Molti si allontanano verso casa , quelli che erano venuti dalla periferia o dai centri vicini o da altre città . La maggioranza comincia a defluire ma , fatalmente , torna sui suoi passi . È una folla accaldata , già innervosita . Tuttavia , sfila davanti ai carabinieri e non succede nulla perché questi hanno avuto disposizione di lasciar correre se taluno , nell ' eccitazione , gli rivolge minacce o fischi . Si sa quanto possa essere irragionevole , a volte , la folla scatenata . Ma questa pare consapevole della situazione . Difatti , lungo tutta via XX Settembre non si verificano incidenti . È in piazza De Ferrari che si accende la rivolta : in piazza De Ferrari , dove si trovano i reparti della Celere . Nessuno saprà mai chi per primo ha preso l ' iniziativa . Probabilmente è bastato qualche fischio , qualche « abbasso » . Fatto è che , all ' improvviso , comincia il carosello delle camionette e un brivido percorre la folla immensa . Sono le 17.10 : l ' inizio delle « ore calde » a Genova . I dimostranti si raccolgono sotto i portici , alcuni sono rimasti bloccati intorno alla fontana dalla repentinità dell ' azione di polizia e adesso sono bersaglio degli idranti . Più tardi costoro saranno fermati o accompagnati al pronto soccorso . Un ufficiale , mentre tenta di acciuffarne uno , viene scaraventato in acqua e poi bastonato . In un baleno si organizzano le barricate , gettando le sedie del Caffè Borsa , le tende dei negozi vicini , i tavoli , i pali prelevati da un vicino cantiere di lavoro . La sassaiola si infittisce . Grida di dolore , grida di esasperazione . La folla scaccia dalla piazza la polizia che si rifugia in via XX Settembre . Anche le vie laterali sono già bloccate dalle barricate . Un fotografo viene malmenato dagli scioperanti . Si accendono falò , alimentati da cartelli e insegne pubbliche . La polizia torna alla carica . Si spara a scopo intimidatorio e un giovane si prende un colpo a una gamba . Tre , quattro barricate sorgono come d ' incanto lungo via XX Settembre : tuttavia è difficile sostenere che la cosa fosse preordinata . Poco prima , infatti , questa impressione era stata confortata dallo spettacolo dei dimostranti che , per sottolineare la loro protesta e in un certo modo annunciare come intendevano comportarsi il giorno dell ' apertura del congresso missino , si erano seduti per terra sotto il Ponte Monumentale davanti al Teatro Margherita e avevano intonato gli inni partigiani . I dimostranti non dispongono che di sassi presi qua e là . Essi sanno solo per istinto che quando le camionette attaccano è opportuno ripiegare nei vicoli . La tattica sembra producente . Appena la polizia però si ritirava , eccoli tutti all ' assalto . I gas lacrimogeni invadono piazze e vie , producendo fughe disastrose . Un candelotto mi esplode a un metro di distanza . Corro verso via Dante inseguito da due poliziotti . In via Dante la situazione è ancora più esasperata . Gli agenti hanno abbandonato le camionette , dopo che tre di esse si sono scontrate durante un carosello , e ingaggiano furibondi corpo a corpo con i genovesi . Tocca fuggire anche di lì perché non si respira , gli occhi lacrimano , la pelle brucia . Via Petrarca . Le barricate sono formate da tende verdi strappate ai negozi . Dietro una barricata brucia una camionetta e l ' odore di gomma si mescola al puzzo del gas . Ne risentono le conseguenze anche i poliziotti , dato che pochi sono muniti di occhiali da motociclisti ; la maggioranza si difende dalle esalazioni con i fazzoletti bagnati stretti fra i denti . In piazza De Ferrari i dimostranti catturano un ufficiale dei carabinieri . Subito dopo due di loro lo prendono in mezzo e , con bandiera bianca in testa , percorrono via XX Settembre , per riconsegnarlo . Un ragazzetto mi rotola fra i piedi sanguinante . Lo caricano su una camionetta per condurlo in questura . Urlano le sirene delle autoambulanze . Così per due ore e passa . Una rivoluzione senza mitra , senza morti . Finalmente , da via Dante , giunge a forte velocità una macchina scura con il segretario dell ' ANPI genovese a bordo . La macchina è preceduta da una camionetta che sbandiera un vessillo bianco . In questo momento i dimostranti sono accalcati in fondo a piazza De Ferrari . Il capo partigiano viene a parlamentare , per conto delle autorità . La folla applaude . È finita , come per miracolo . Ma è finita la prima fase soltanto , ché rimane la moltitudine rimasta al di là del Ponte Monumentale , dietro la siepe dei carabinieri di guardia davanti al Teatro Margherita . Della calma momentanea approfitta il prefetto per compiere un sopralluogo in piazza De Ferrari , accompagnato da alti ufficiali dei carabinieri . Ma , giunto a pochi passi dal sacrario , deve fare marcia indietro e dopo un po ' scompare . Dà l ' ordine di liberare tutta via XX Settembre . E giù candelotti fumogeni , giù altre manganellate . Riprendono i caroselli , riprendono pure le incursioni delle autoambulanze . Quando il campo è stato sgomberato , le autorità hanno fatto ritirare tutte le camionette della Celere . Non che questo abbia placato i genovesi , ma è bastato a contenere gli incidenti nella seconda fase entro limiti di tempo e di violenza . Alle 20.30 la calma è tornata al centro di Genova . Rimanevano solo in periferia isolate zone di disordine . Alle 21 , comunque , le « ore calde » sono finite . Alla Camera del Lavoro si è decisa la proclamazione di un altro sciopero generale nella giornata di sabato , data di inaugurazione del congresso missino ; dalle 6 alle 18 la città sarà paralizzata .