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NOTIZIARIO NEL 2000 ( Rodari Gianni , 1962 )
StampaQuotidiana ,
[ Mosca , L ' Italia in 120 vignette , Rizzoli , pp. 145 , lire 2.000 ] . « Perdonatemi il disegno . Io so fare soltanto un uomo , una donna , un bambino , un cavallo , un elefante . Non troverete nemmeno il cavallo e l ' elefante . Soltanto l ' uomo , la donna e il bambino , riuniti e moltiplicati in varie combinazioni . Se le mie vignette valgono qualcosa , è per la battuta » . Così Mosca presenta ( anzi , presentava : il libro è ormai in circolazione da mesi ) una scelta del singolare diario illustrato che tiene da anni sul « Corriere d ' Informazione » . Singolare proprio perché il gusto della battuta gli fa compiere giorno per giorno i più singolari « salti della quaglia » ideologico - politici . È di destra ? Eccovi la battuta sul ministro che « non si dà delle arie , ma delle aree » . È di sinistra ? Eccovi la battuta antisovietica , anticomunista , la frecciata a Moravia , al cinema realista . È cattolico ? Eccovi , a proposito di un cardinale che si occupa di donne in pantaloni : « Ma non ha argomenti più siri ? » . Qualunquismo , allora ? È l ' accusa che facciamo a Mosca nei giorni in cui la sua vignetta non è di nostro gusto . La satira non è gran che tenuta alla coerenza , non ha gli stessi doveri della propaganda . Se esprime umori autentici - individuali o pubblici - il lettore saggio dovrebbe riuscire a gustarla anche quando essa , in qualche modo , lo colpisce . L ' umorista , a un certo punto , ha un solo dovere : quello di non vietarsi la battuta , se è bella , neanche quando essa ( pesata su una bilancia privata ) può fargli perdere un amico . Di recente Mosca ha dedicato una vignetta ai frati di Mazzarino . Ci si vede un confessore che congeda il penitente con la formula : « Io ti ricatto nel nome del Padre ecc . , ecc . » . Probabilmente Mosca va a Messa tutte le domeniche , e di questa vignetta , a suo tempo , dovrà accusarsi in confessione . Però l ' ha fatta . A sfogliarlo senza pregiudizi di parte , il suo album di vignette contiene certo qualcuna delle tessere che domani , ai signori posteri , serviranno a ricostruire il mosaico dell ' Italia d ' oggi .
UN RITRATTO IMPERTINENTE DI FANFANI ( Rodari Gianni , 1966 )
StampaQuotidiana ,
[ Piero Ottone , Fanfani , Longanesi , pp. 194 , lire 400; Adele Cambria , Maria José , Longancsi , pp. 158 , lire 400 ] . Maria José e Fanfani , rispettivamente per opera di Adele Cambria e di Piero Ottone , forniscono il terzo e il quarto volume della collana « Gente famosa » dell ' editore Longanesi ( numero uno Sofia Loren , numero due Umberto ) . L ' accostamento tra « l ' unico uomo di Casa Savoia » e il nostro attuale ministro degli esteri è puramente casuale , s ' intende . Tra l ' altro , le strade dei due personaggi non si sono mai incrociate , nemmeno durante il fascismo , quando Fanfani era un professorino in bilico tra il Vangelo e le corporazioni ed elogiava Mussolini per la conquista dell ' Etiopia e Maria José , principessa di Piemonte , pur essendosi « lasciata tentare dalla vanità dell ' Impero » , come tanti altri , continuava a ricevere Umberto Zanotti Bianco e a proteggere la sua Associazione per il Mezzogiorno . Ambizioni parallele . A voler giocare con i paralleli , si potrebbero mettere a confronto certe ambizioni e il loro fallimento : di Maria José , la velleità di diventare un polo d ' opposizione al regime ; . di l ' anfani , il tentativo di presentarsi come unico erede di De Gasperi ; aspetti decisivi della storia personale dell ' uno e dell ' altra . Ma chi teorizzasse su elementi tanto labili sarebbe un ben debole teorico . Proprio come Fanfani quando teorizza sull ' alternanza al potere di longilinei e di brevilinei . Meglio lasciar parlare i fatti , ciò che i due autori fanno egregiamente , la Cambria forse con uno zinzino di partecipazione femminile al personaggio e con un ' assenza di malignità in lei assolutamente inattesa ma , nel caso , lodevole ; Piero Ottone con maggiore distacco e spesso con una calcolata ironia . Il ritratto di Maria José è quello di una principessa assai ricca e passabilmente moderna ( si vantava di avere un padre socialista ) , finita , grazie o per colpa di un matrimonio quasi fatale , combinato un po ' da tutti quando i due sposi erano ancora bambini , nell ' ambiente gretto e quasi dialettale dei Savoia ; di una straniera innamorata dell ' Italia che viene a contatto cori l ' Italia peggiore , quella del fascismo , in cui lo spirito è sospetto ; di una moglie delusa che , conquistata con l ' esilio « la libertà di essere se stessa » , ha saputo contare per i figli più del padre , mero manichino di convenzioni . Questi quattro figli sono famosi per incidenti di macchina , spogliarelli e amori contrastati : ma le loro abitudini « si inseriscono nella norma dell ' ambiente a cui oggi appartengono : l ' international set , o come si vuole chiamarlo » . ( Quando il libro è stato scritto , il giovane Vittorio Emanuele non aveva ancora compiuto il raid su Napoli che ha fatto drizzare le vertebre ai monarchici italiani e ridere il resto del mondo ) . Il libro è ricco di testimonianze dirette , citazioni del diario di Maria José , aneddoti . Come un leit - motiv ricorre insistente , ad ogni proposito , il richiamo della distinzione che Maria José ha sempre tenuto a fare tra sé e i Savoia : atteggiamento che finisce per parere , e forse è , semplicemente snobistico . E , poi , come se Maria José non volesse ammettere di avere perso anche personalmente la partita . Ma non è lei che va scrivendo i libri sugli antenati di Umberto ? Ecco , forse avrebbe voluto che Umberto avesse la stoffa di un Emanuele Filiberto . Il suo interesse per quelle vecchie storie ha della fantasticheria nostalgica . Una vita fallita cerca il suo compenso il più lontano possibile dal nostro tempo , in un mondo puro e ideale , o in un sogno da giovinetta che non vuol rassegnarsi al tramonto inglorioso del suo principe azzurro . Il Fanfani di Piero Ottone è un ornino attivissimo , di scarsi e deboli principi ( a parte l ' indiscussa onestà personale ) e di grandi ambizioni , una su tutte : quella di trattare da pari a pari con i potenti della terra . Nel suo bagaglio ha un po ' di dilettantismo , un bel po ' di tatticismo , il gusto del potere : per quel che riguarda il petrolio , l ' energia elettrica e la politica estera , più avventurismo che buon senso . Un uomo di cui il paese diffida . Un leader travolto dalle risse interne della Democrazia Cristiana . Dentro questo schema piuttosto facile , o addirittura banale , cronaca , storia e pettegolezzo si muovono con notevole eleganza . Sono colti felicemente i saggi linguistici rivelatori di taluni tipici difetti fanfaniani , per esempio l ' ampollosità : « Non drizzeremo mai la nostra prora verso il mare di Moscovia , né verso bracci più o meno noti che in esso possono in definitiva sboccare » . Fanfani scrittore fa anche di peggio : per dire ( nella « Pieve d ' Italia » ) che era faticoso camminare in discesa , scrive che « le proprie gambe ... in verità dovevano impegnarsi seriamente , più che nell ' azione di moto , in quella di freno del moto » . Conclusioni ragionevoli Rendono miglior giustizia a Fanfani le ultime pagine del libro in cui , abbandonata ogni pretesa di liquidare il personaggio mostrando solo i suoi punti deboli o i suoi errori ( alcuni dei quali , inoltre , sono errori per Ottone e per una certa parte politica e meriteranno un ' analisi più serena ) , gli si riconosce il merito di essere stato , da giovane , « l ' esponente nella democrazia cristiana di una sinistra moderata , che si ispirava in parte a Keynes , in parte a San Francesco » ; di non aver voluto « diventare il portavoce degli interessi costituiti » ; di aver propugnato in anticipo sugli altri la politica di centro - sinistra , eccetera . « Può darsi infine - scrive l ' Ottone - che l ' avvenire ci tenga in serbo il Fanfani migliore » . Insomma , un libro divertente , in parte ingiusto e in parte , com ' è inevitabile , dominato dalle convinzioni politiche dello scrittore .