Miscellanea ,
POCHE
PAROLE
PER
CAPIRCI
ALLA
PRIMA
.
Questo
libro
non
è
per
gli
strategici
e
molto
meno
pei
letterati
;
un
cruscante
,
leggendolo
,
avrebbe
di
che
arricciare
il
naso
moltissime
volte
;
un
soldato
di
quelli
che
vanno
per
la
maggiore
,
giurerebbe
che
lo
scrivente
sa
di
arte
di
guerra
,
quanto
sa
d
'
ortografia
un
'
analfabeta
;
nè
io
dicerto
vorrei
sfegatarmi
per
far
cambiar
loro
opinione
;
io
non
l
'
ho
mai
pretesa
a
linguista
ed
ho
una
vecchia
ruggine
con
chi
si
arrovella
,
per
studiare
il
sistema
di
ammazzare
più
gente
che
può
.
I
miei
non
sono
che
appunti
;
appunti
presi
al
chiaro
di
luna
,
nel
silenzio
degli
avamposti
o
nel
cicaleggio
giocondo
e
spigliato
della
caserma
;
tra
il
fischiar
delle
palle
e
le
canzoni
entusiastiche
,
tra
una
bestemmia
e
una
lacrima
,
in
mezzo
alla
baldoria
e
ai
cadaveri
,
ai
generosi
proponimenti
e
alle
continue
disillusioni
,
nasce
spontanea
in
chiunque
abbia
del
cuore
,
una
filosofia
che
l
'
arcigno
e
pettoruto
pedante
non
crederebbe
possibile
in
una
vita
scapigliata
,
chiassona
,
piena
d
'
emozioni
,
ma
sempre
senza
pensieri
,
quale
è
la
vita
del
campo
.
E
di
tali
riflessioni
,
ispirate
dai
fatti
ora
tristi
,
ora
gloriosi
,
di
cui
fummo
gran
parte
,
può
essere
che
qua
e
là
se
ne
trovino
anche
in
questi
appunti
,
che
raffazzonati
alla
meglio
,
ora
ardisco
di
offrire
ai
miei
buoni
lettori
,
persuaso
che
,
se
non
avranno
altro
merito
,
avranno
certamente
quello
di
essere
dettati
dalla
verità
,
mai
da
rancore
o
da
invidia
.
Se
arrivato
all
'
ultima
pagina
,
qualcuno
che
avrà
avuto
l
'
eroismo
di
seguirmi
fin
là
,
volgerà
un
pensiero
pietoso
ai
poveri
martiri
,
che
ignorati
si
giacciono
nell
'
estese
pianure
sotto
Fontaine
e
Talant
e
resterà
persuaso
che
i
pochi
,
i
quali
per
la
causa
più
santa
che
si
sia
dibattuta
in
questi
ultimi
tempi
lasciarono
interessi
e
famiglia
,
quantunque
disconosciuti
e
non
aiutati
da
chi
aveva
il
dovere
di
aiutarli
,
hanno
fatto
tutto
quello
che
umanamente
era
loro
possibile
per
far
trionfare
la
idea
,
battendosi
da
prodi
,
e
non
mostrandosi
indegni
di
quella
camicia
rossa
,
che
da
gente
abietta
e
codarda
si
voleva
condannare
al
Bargello
,
io
sarò
più
che
contento
,
io
potrò
dire
che
il
mio
povero
libro
ha
raggiunto
il
suo
scopo
.
CAPITOLO
I
.
-
Bada
bene
che
domani
ti
aspettiamo
a
Livorno
.
-
Non
ne
dubitate
...
Brucio
anche
io
dal
desiderio
di
lasciar
queste
lastre
.
-
Allora
siamo
intesi
?
-
Intesisissimi
.
-
A
domani
dunque
!
...
E
tutti
,
e
tre
ci
stringemmo
vicendevolmente
la
mano
,
e
si
stava
per
congedarci
,
quando
tutto
a
un
tratto
un
prolungato
mormorio
ci
giunge
all
'
orecchio
:
è
un
accorrere
di
gente
,
uno
spalancarsi
improvviso
di
finestre
e
di
usciali
di
botteghe
vicine
,
un
domandare
e
un
rispondere
,
un
incomposto
gridìo
di
ragazzi
,
un
esclamare
di
donne
,
continuo
e
in
tuono
di
spavento
.
-
Che
ci
sia
la
rivoluzione
?
-
Domandò
un
mio
compagno
che
da
circa
quindici
giorni
non
sognava
che
sangue
e
trambusti
.
Senza
rispondere
alla
strana
supposizione
,
mossi
dalla
curiosità
escimmo
tutti
dalla
bottega
di
caffè
,
nella
quale
eravamo
seduti
.
Qual
magnifico
spettacolo
non
ci
si
offerse
alla
vista
!
Era
terminato
di
piovere
ed
il
cielo
era
tutto
rosso
,
infuocato
,
quasichè
fosse
avolto
in
un
lenzuolo
d
'
amianto
;
i
popolani
,
tutti
a
bocca
spalancata
tenevano
la
testa
all
'
insù
,
e
distornavano
gli
sguardi
dall
'
alto
,
solamente
por
occhieggiarsi
tra
loro
,
lambiccando
il
cervello
e
arrapinandosi
,
per
spiegare
il
fenomeno
,
che
per
la
prima
volta
vedevano
,
e
di
cui
non
erano
mai
giunti
a
farsi
un
'
idea
.
I
lettori
si
rammenteranno
dell
'
Aurora
boreale
che
apparve
ai
venticinque
dell
'
ottobre
decorso
;
la
sera
appunto
del
venticinque
d
'
ottobre
era
l
'
ultima
che
,
a
nostro
giudizio
,
dovevamo
passare
in
Firenze
.
-
Anche
il
cielo
si
tinge
di
rosso
-
Gridò
il
solito
compagno
,
provocando
un
'
occhiataccia
dal
padron
di
bottega
,
il
quale
dacché
aveva
raggruzzolato
la
miseria
di
un
mezzo
milione
si
era
buttato
,
anima
e
corpo
,
nella
categoria
dei
ben
pensanti
-
Allegri
ragazzi
-
Continuò
collo
stesso
tuono
di
voce
lo
scapato
-
Gli
augurii
,
non
potrebbero
essere
migliori
...
Evviva
il
rosso
!
-
Evviva
!
-
Rispondemmo
noi
tutti
,
contenti
come
pasque
per
la
nuova
distrazione
che
ci
dava
quel
caso
inopinato
e
maraviglioso
che
faceva
inorridire
dallo
spavento
il
superstizioso
fellak
e
la
donnicciola
dei
nostri
camaldoli
;
due
selvaggi
in
questo
secolo
in
cui
non
si
fa
che
ragionare
di
civiltà
.
Dopo
pochi
minuti
,
lasciai
i
miei
compagni
,
e
prima
di
ridurmi
a
casa
,
ebbi
vaghezza
di
vedere
,
forse
per
l
'
ultima
volta
,
il
lungarno
.
Era
deserto
!
Non
sto
a
ripetere
tutti
i
pensieri
che
,
ispirati
dalla
solitudine
,
si
accavallavano
e
si
cozzavano
nel
mio
cervello
in
ebollizione
:
finalmente
si
poteva
partire
,
e
partire
per
la
Repubblica
...
finalmente
era
venuto
il
momento
di
far
vedere
ai
nostri
nemici
che
non
si
era
buoni
soltanto
a
declamare
per
i
caffè
e
per
le
bettole
,
finalmente
si
realizzava
quel
sogno
che
da
tanto
tempo
vagheggiavamo
nel
più
segreto
dei
nostri
pensieri
.
E
dire
che
i
pezzi
grossi
della
democrazia
,
tutti
,
come
un
sol
uomo
ci
avevano
sconsigliato
.
Ma
che
vogliono
dunque
-
ripeteva
tra
me
-
questi
vecchi
che
coi
loro
scritti
,
colle
loro
opere
sono
stati
i
primi
a
farci
amar
la
repubblica
?
-
Lasciar
solo
là
,
tra
un
popolo
straniero
,
Garibaldi
e
farci
sfuggire
una
sì
bella
occasione
....
Ma
che
vogliono
dunque
costoro
?
....
Alla
fine
soccorrendo
la
Francia
,
noi
non
adempiamo
che
al
nostro
dovere
;
si
soccorre
la
nostra
sorella
maggiore
,
la
patria
delle
grandi
iniziative
,
quella
che
ci
ha
istruito
colle
sue
opere
,
che
ci
ha
dato
sollazzo
coi
suoi
romanzi
,
che
ha
fatto
le
spese
dei
nostri
teatri
,
che
dal
campo
sereno
e
grandioso
della
scienza
a
quello
frivolo
della
moda
ci
ha
dato
ogni
cosa
;
se
ci
è
di
mezzo
quel
maledetto
affare
di
Montana
,
che
colpa
ce
ne
ha
la
Francia
,
che
colpa
ce
ne
hanno
i
discendenti
di
Voltaire
e
di
Danton
,
i
figli
di
quella
Nazione
che
ha
proclamato
per
prima
in
faccia
all
'
attonito
mondo
i
diritti
dell
'
uomo
?
....
Oh
!
la
sarebbe
bella
,
se
i
nostri
soldati
fossero
mandati
in
China
o
in
qualunque
parte
del
mondo
,
a
puntellare
un
monarca
imbecille
e
codardo
,
oh
!
la
sarebbe
bella
,
che
se
ne
avesse
a
fare
un
carico
a
noi
!
...
Eppoi
andare
contro
un
re
per
la
grazia
di
Dio
,
noi
che
non
crediamo
in
Dio
e
non
abbiamo
i
re
nelle
nostre
simpatie
;
aiutare
un
governo
che
ha
i
palloni
volanti
per
posta
e
per
soldato
chiunque
è
buono
di
portare
un
fucile
;
utilizzare
a
prò
di
causa
santissima
una
vita
noiosa
e
disutile
,
traversare
il
Mediterraneo
,
veder
città
e
paesi
che
tante
volte
abbiamo
sentito
nominare
nei
libri
,
e
che
tante
volte
abbiamo
desiderato
vedere
,
riabbracciare
i
vecchi
compagni
con
cui
in
altro
tempo
si
è
diviso
i
pericoli
e
l
'
emozioni
delle
battaglie
;
inebriarsi
di
nuovo
tra
la
polvere
,
il
fumo
e
l
'
assordante
rumore
dei
combatimenti
;
e
udire
le
grida
dei
prodi
,
che
si
lanciano
,
come
un
sol
'
uomo
,
alla
carica
e
unirsi
a
loro
e
vederli
...
vederli
da
vicino
i
terribili
soldati
che
fan
tremare
l
'
Europa
,
misurarsi
con
essi
,
picchiarsi
,
vincere
,
morire
forse
anche
pel
nostro
ideale
....
Oh
!
le
care
fantasie
che
mi
carezzavano
l
'
immaginazione
,
sotto
quel
Cielo
di
fiamme
,
sul
quale
proprio
davanti
ai
miei
occhi
staccava
superbamente
modesto
,
il
tempio
monumentale
di
san
Miniato
-
Anche
là
sono
morti
dei
repubblicani
-
Io
dissi
con
compiacenza
a
me
stesso
-
anche
là
fu
combattuta
l
'
aspra
tenzone
che
da
tanto
tempo
agita
l
'
umanità
...
Essi
son
morti
,
ma
vivono
eterni
nella
memoria
del
popolo
.
Oh
!
toccasse
a
noi
la
lor
sorte
!
Insomma
d
'
idea
in
idea
,
di
fantasticaggine
in
fantasticaggine
,
chi
sa
dove
sarei
andato
a
cascare
,
se
,
più
macchinalmente
che
altro
,
non
mi
fossi
ritrovato
sulla
piazzetta
,
dove
era
la
mia
abitazione
-
Eccolo
-
Gridò
una
voce
ben
nota
,
appena
spuntai
dall
'
angolo
della
via
.
-
Eccolo
!
-
Ripresero
altre
voci
;
I
miei
due
amici
,
a
cui
se
ne
erano
aggiunti
altri
due
,
avevan
fatto
un
capannello
davanti
al
mio
uscio
e
mi
avvidi
alla
prima
che
mi
aspettavano
.
-
Abbiamo
creduto
bene
di
venir
tutti
da
te
;
così
domani
saremo
sicuri
di
svegliarci
e
non
recheremo
disturbo
ai
nostri
padroni
di
casa
...
-
Lo
recherete
al
mio
-
Interruppi
....
-
Non
importa
;
già
ora
siamo
liberi
;
abbasso
i
padroni
...
-
Specialmente
quelli
di
casa
,
che
se
si
tarda
a
pagarli
,
diventano
peggio
di
jene
.
-
Su
..
su
;
gridarono
tutti
.
-
Su
!
-
Gridai
anche
io
,
facendo
di
necessità
virtù
;
che
oramai
o
girellare
tutta
la
notte
,
o
portare
in
casa
mia
quell
'
indiavolati
.
S
'
immagini
il
lettore
,
che
cosa
divenisse
in
pochi
minuti
quella
camera
;
tutti
fumavano
come
cammini
,
ed
io
in
un
cantuccio
davo
fuoco
a
certi
appunti
,
coi
quali
sera
per
sera
confidavo
alla
carta
le
impressioni
provate
durante
il
corso
della
giornata
.
Il
mio
letto
era
piccolo
per
uno
solo
e
in
lunghezza
non
avea
niente
da
invidiare
al
celebre
di
Procuste
;
cotesta
sera
ci
entrarono
in
quattro
,
e
non
potendo
dormire
,
come
è
più
che
naturale
,
cominciarono
a
tirarsi
spinte
e
pedate
tra
loro
,
facendo
un
baccano
da
mettere
in
sussulto
il
vicinato
:
ora
uno
stivale
colpiva
negli
stinchi
qualcuno
,
provocando
certi
moccoli
da
fare
arrossire
un
vetturino
;
ora
si
sentiva
un
'
urlaccio
,
che
traeva
l
'
origine
da
un
gentil
pizzicotto
;
ora
un
guanciale
cadeva
,
a
mo
'
di
bomba
,
sul
tavolino
,
rovesciando
il
calamaio
sul
tappeto
,
che
,
se
non
era
Turco
,
non
era
meno
diletto
al
padrone
di
casa
che
ci
passava
davanti
intiere
mezz
'
ore
in
ammirazione
;
ed
ad
accrescere
il
diavoleto
,
risate
omeriche
,
grida
incomposte
,
esclamazioni
più
o
meno
frizzanti
,
ma
non
certamente
autorizzate
dal
Galateo
di
Monsignor
della
Casa
.
Il
più
rivoluzionario
dei
miei
amici
si
avvolse
dignitosamente
nel
lenzuolo
,
quasichè
fosse
un
peplo
;
le
forme
del
futuro
difensore
della
Repubblica
Francese
non
erano
greche
di
certo
;
i
suoi
stinchi
potevano
benissimo
scambiarsi
per
fusi
,
e
tutto
l
'
insieme
ti
dava
un
'
idea
esattissima
di
un
Cristo
del
Cimabue
.
-
Cantiamo
la
Marsigliese
-
Gridò
E
tutti
,
con
certe
voci
da
birboni
,
che
non
le
può
immaginare
all
'
infuori
di
chi
l
'
abbia
sentite
,
cominciarono
il
celebre
inno
di
Rouget
de
l
'
Isle
:
Allons
,
enfants
de
la
patrie
,
con
quel
che
segue
.
-
Signori
per
carità
-
Urlava
con
voce
più
delle
nostre
stuonata
,
la
padrona
di
casa
dall
'
uscio
vicino
.
-
Questa
è
una
vera
porcheria
-
Di
rimando
aggiungeva
l
'
inquilino
della
stanza
di
contro
-
Quando
si
ha
la
sbornia
,
la
si
va
a
digerire
in
campagna
.
-
A
chi
la
dice
briaco
?
-
Protestava
,
offeso
nella
sua
dignità
,
il
Romano
dal
letto
.
-
Misuri
i
termini
.
Vociavano
gli
altri
.
-
Per
chi
la
ci
ha
preso
?
-
Bellino
lui
!
...
Fa
il
feroce
,
perché
è
dietro
la
porta
.
-
Giù
la
porta
.
-
Alle
barricate
!
...
-
Alle
barricate
!
...
Descrivervi
la
pioggia
di
proiettili
d
'
ogni
genere
che
fu
scaraventata
su
quell
'
uscio
,
sarebbe
cosa
impossibile
;
era
un
turbine
di
stivaletti
,
di
libri
,
di
guanciali
,
di
spazzole
;
il
malcapitato
se
ne
andò
battendo
a
più
riprese
la
porta
e
protestando
che
andava
a
far
rapporto
alla
delegazione
vicina
.
-
E
ora
,
saranno
soddisfatti
!
-
Esclamò
la
padrona
,
sempre
dietro
le
scene
.
Per
nostra
buona
fortuna
il
chiarore
bianchiccio
dell
'
alba
,
si
fece
vedere
tra
gli
spiragli
delle
nostre
finestre
,
ed
i
miei
compagni
partirono
allegri
e
contenti
,
dopo
averci
scambiato
la
promessa
di
vedersi
tra
otto
ore
in
via
Grande
a
Livorno
,
chè
le
mie
occupazioni
esigevano
che
io
mi
dovessi
trattenere
tutta
la
mattina
a
Firenze
.
Andai
per
dormire
,
ma
avevo
fatto
i
conti
senza
l
'
oste
,
e
questa
volta
la
parte
dell
'
oste
doveva
esser
sostenuta
dalla
mia
vecchia
padrona
di
casa
,
la
quale
mi
caricò
di
rimprocci
,
mi
torturò
coi
suoi
omei
,
mi
seccò
colle
sue
geremiate
-
Noi
si
cercava
di
rovinarla
,
il
nostro
non
era
agire
da
persone
educate
.
-
Io
presi
pretesto
da
tutte
queste
lamentazioni
,
per
restituire
la
chiave
,
uscii
,
senza
ascoltare
scusa
veruna
,
disbrigate
in
fretta
e
furia
le
mie
faccenduole
mi
avviai
,
diritto
come
un
fuso
,
alla
stazione
,
ed
aspettando
il
magico
fischio
che
doveva
annunziarmi
la
partenza
dalla
moribonda
capitale
del
felicissimo
regno
degli
analfabeti
,
mi
rincantucciai
in
un
vagone
.
-
Era
tempo
!
-
Esclamerà
il
lettore
e
non
avrà
tutti
i
torti
.
Ci
moviamo
:
qual
felicità
!
Eppure
credevo
di
dover
provare
un
po
'
più
d
'
allegrezza
:
il
Cielo
era
d
'
un
colore
plumbeo
e
,
per
quanto
tu
aguzzassi
lo
sguardo
,
non
giungevi
a
vedere
un
solo
strappo
che
ti
facesse
sperare
il
sereno
:
eppoi
,
non
lo
so
,
partendo
non
si
può
fare
a
meno
di
risentire
una
certa
malinconia
....
son
troppe
le
reminiscenze
che
vengono
a
assalirti
,
tutte
di
un
colpo
;
il
minimo
nonnulla
prende
le
proporzioni
delle
cose
più
grandi
;
ci
si
rammenta
i
più
inconcludenti
discorsi
,
si
ripensa
alle
passeggiate
gradite
,
ai
geniali
convegni
,
alle
conversazioni
che
eravamo
soliti
di
frequentare
;
gli
stessi
dispiaceri
che
abbiamo
provato
ci
sembrano
meno
crudeli
;
e
nelle
nostre
fantasie
si
affollano
invece
le
gentili
esibizioni
degli
amici
,
gli
affettuosi
conforti
delle
nostre
belle
,
i
favori
che
ti
fu
dato
ricevere
,
frequentando
la
società
;
le
vie
per
le
quali
eri
solito
passeggiare
le
ti
sfilano
davanti
,
coi
suoi
negozi
,
colle
sue
gentili
passeggiatrici
che
ti
sono
divenute
familiari
,
quantunque
tu
non
le
abbia
mai
avvicinate
:
e
davanti
ai
tuoi
occhi
che
distrattamente
si
affissano
sugli
alberi
,
i
quali
sembra
che
friggano
indietro
impauriti
a
veder
passare
la
macchina
,
sfilano
ad
uno
ad
uno
,
quasiché
fossero
figure
di
lanterna
magica
,
i
volti
di
tutti
coloro
che
ti
conoscono
,
che
tu
conosci
,
o
che
hai
veduto
anche
soltanto
una
volta
:
le
occupazioni
che
poco
fa
riguardavi
come
un
martirio
,
ora
ti
sembrano
,
care
...
E
quando
tornerò
?
...
E
se
non
tornassi
più
?
....
Quante
cose
saranno
cambiate
,
nel
primo
caso
....
chi
mi
compiangerà
nel
secondo
?
!
..
Oh
!
In
questi
momenti
si
comprende
l
'
eroismo
di
chi
per
una
idea
può
lasciare
una
madre
!
-
Livorno
-
Grida
la
guardia
.
-
Già
....
a
Livorno
-
Pensai
tra
me
e
me
-
Ed
io
che
credeva
di
essermi
mosso
da
pochi
minuti
!
Chi
avevo
avuto
per
compagni
di
viaggio
?
io
non
me
lo
ricordo
;
probabilmente
mi
devono
aver
preso
per
matto
.
Scendo
e
vado
di
corsa
in
via
Grande
,
ove
avevo
l
'
appuntamento
a
Livorno
;
il
Consolato
Francese
doveva
darci
modo
di
pervenire
sicuramente
a
Marsiglia
;
chè
la
questura
Livornese
,
diretta
dal
celebre
Bolis
stava
con
tanto
d
'
occhi
sgranati
,
affinchè
nessuno
salisse
sui
vapori
francesi
,
importunando
e
viaggiatori
,
e
marinari
,
e
facchini
di
porto
,
fino
a
tanto
che
questi
non
avessero
dati
schiarimenti
più
che
lampanti
sull
'
esser
loro
,
o
sulle
faccende
che
li
facevano
stare
sul
mare
;
anche
muniti
di
biglietto
,
si
correva
rischio
di
esser
mandati
e
con
cattivo
garbo
,
di
dove
si
era
venuti
,
e
i
passaporti
non
si
volevano
più
concedere
ad
alcuno
.
Sicuro
che
gli
amici
avessero
fatto
le
pratiche
,
che
ci
era
stato
consigliato
di
fare
,
io
sentii
sollevarmi
un
gran
peso
dal
cuore
,
appenachè
potei
muovere
un
passo
nella
città
;
rincontrai
quasi
subito
gli
altri
,
ma
,
ahimè
qual
delusione
!
....
Le
loro
ridenti
fisonomie
erano
diventate
oscure
;
nessuno
di
loro
osava
indirizzare
una
parola
al
compagno
,
e
tutti
mi
accolsero
con
quella
musoneria
con
cui
i
popoli
accolgono
un
re
,
dopo
un
manifesto
del
sindaco
,
che
invita
a
rimettere
anche
un
tanto
di
tasca
per
le
spese
del
ricevimento
.
-
Che
ci
è
di
nuovo
?
-
Domandai
con
ansia
,
a
quelli
che
mi
avevano
fatto
un
cerchio
all
'
intorno
.
-
Che
ci
è
di
nuovo
?
-
Proferì
con
rabbia
,
il
più
secco
e
più
bisbetico
-
Perdio
!
....
Vieni
al
Consolato
e
vedrai
....
E
avrebbe
a
andar
benino
,
davvero
!
-
Andrà
come
doveva
andare
-
Soggiunse
un
'
altro
-
Quando
alla
testa
ci
si
vuol
metter
certa
gente
....
Quando
si
vuol
proceder
sempre
con
certa
maniera
....
Già
lo
dicevo
io
...
tutte
le
volte
che
ci
siam
fidati
dei
Francesi
si
è
fatto
proprio
un
bel
bollo
.
-
Ma
insomma
cosa
ci
è
?
...
si
parte
?
....
-
Sì
....
per
Firenze
,
o
per
dir
meglio
per
le
Murate
!
-
Ma
....
come
?
-
Vieni
....
vieni
con
noi
e
ti
si
ripete
,
vedrai
.
Non
intendendo
alcuna
cosa
,
ma
volendomi
per
lo
meno
sincerare
su
una
sventura
,
che
non
conoscevo
e
che
ci
minacciava
,
seguii
colla
coda
tra
le
gambe
,
i
bravi
ragazzi
.
Arrivammo
in
due
salti
alla
sede
del
Consolato
;
in
faccia
alla
porta
una
folla
innumerevole
di
popolani
chiassava
,
si
agitava
,
gestiva
;
qualcuno
,
senza
far
tanti
discorsi
,
si
era
già
messa
la
camicia
rossa
sotto
la
giacchetta
;
un
andare
o
venire
,
un
rimescolarsi
continuo
,
un
'
accalcarsi
intorno
a
qualche
povera
vittima
che
esciva
dal
portone
,
un
vociar
di
ragazzi
che
a
capanelli
osservavano
la
scena
,
e
gridavano
incessantamente
:
Viva
Garibaldi
....
Per
una
spedizione
fatta
in
tutta
segretezza
il
principio
non
poteva
esser
migliore
!
-
Ma
che
vi
è
dunque
?
-
Domandai
a
un
mio
compagno
.
-
Il
console
non
si
fa
vedere
,
il
cancelliere
,
nuovo
Pilato
,
dice
che
se
ne
lava
le
mani
,
e
tutta
questa
gente
è
rimasta
come
la
celebre
statua
di
Tenete
.
-
E
che
abbiamo
da
fare
?
-
Va
tu
,
che
sai
alla
meglio
bestemmiare
un
po
'
di
francese
,
scongiura
quella
gente
a
prendere
una
decisione
;
lo
vedi
meglio
di
me
,
qui
,
se
non
si
schizza
tutti
in
domo
Petri
è
un
vero
miracolo
.
Con
quale
animo
andassi
,
se
lo
può
di
leggieri
immaginare
il
lettore
;
chi
ben
comincia
è
alla
metà
dell
'
opera
,
dicevano
i
nostri
nonni
che
non
era
baggei
,
e
cominciare
peggio
di
noi
,
credo
,
sarebbe
stata
cosa
impossibile
.
Mi
feci
annunziare
al
cancelliere
,
e
poco
dopo
venivo
introdotto
.
Il
cancelliere
era
un
bel
giovinetto
;
aveva
una
fisonomia
distinta
ed
aristocratica
e
mi
accolse
con
tutta
l
'
educazione
possibile
;
pure
sin
da
bel
principio
mi
avvidi
,
che
la
mia
presenza
gli
riusciva
incresciosa
più
di
quella
di
un
creditore
,
e
rimasi
convinto
che
la
camicia
rossa
non
era
di
certo
una
delle
simpatie
più
sentite
di
quell
'
impiegato
.
Difatti
il
nuovo
governo
della
Repubblica
Francese
aveva
lasciato
al
suo
posto
tutti
i
vecchi
funzionari
,
i
quali
in
quel
bailamme
non
sapendo
a
qual
Santo
votarsi
cercavano
di
restare
in
bilico
,
come
meglio
sapevano
,
fermi
però
nella
idea
di
non
compromettersi
;
mettetete
anche
un
po
'
d
'
affezzione
alla
dinastia
che
aveva
loro
dato
quel
posto
....
eppoi
ditemi
se
questa
trascuraggine
del
governo
repubblicano
non
ha
dicerto
influito
a
che
fosse
sì
scarso
il
numero
degli
Italiani
,
che
mossi
da
un
'
idea
generosa
,
hanno
pugnato
e
gloriosamente
pugnato
sui
campi
di
Francia
.
-
Capisco
digià
,
perché
viene
.
-
Mi
disse
pel
primo
e
facendomi
segno
di
sedere
,
il
cancelliere
-
Con
mio
gran
rincrescimento
:
però
,
sono
obbligato
di
dirle
che
non
possiamo
far
niente
per
loro
.
-
Ma
se
a
Firenze
ci
hanno
inviato
qui
!
....
-
A
Firenze
hanno
perduto
certamente
il
cervello
....
Le
pare
,
che
noi
vogliamo
suscitare
una
questione
di
diritto
internazionale
....
-
Ma
anche
noi
,
le
ripeto
siamo
stati
spediti
direttamente
e
a
colpo
,
sicuro
:
di
più
sappiamo
che
l
'
altra
sera
partirono
altri
volontarii
,
mandati
da
loro
,
e
si
ha
diritto
d
'
andare
anche
noi
.
-
Per
me
si
figuri
le
manderei
subito
-
Aggiunse
l
'
altro
con
un
sorriso
ed
io
credendo
immediatamente
a
quest
'
ultimo
desiderio
di
lui
che
parlava
,
ma
non
volendo
darmi
per
vinto
,
esclamai
:
Ma
è
così
,
che
l
'
Ambasciata
Francese
di
Firenze
mantiene
le
proprie
promesse
?
-
Noi
non
abbiamo
ricevuto
ordini
dall
'
Ambasciata
...
-
Ma
pure
l
'
altra
sera
partirono
...
-
Non
glielo
nego
,
ma
sapesse
le
rimostranze
della
questura
...
-
Ebbene
:
su
noi
può
fidare
,
noi
non
la
comprometteremo
...
ci
dia
l
'
imbarco
...
lei
vede
lo
scopo
pel
quale
partiamo
...
-
Si
provvedano
dei
loro
passaporti
...
-
Se
non
gli
vogliono
dare
.
-
Prenda
un
mio
consiglio
...
lei
mi
pare
un
giovane
a
modo
,
torni
a
casa
...
Metz
,
se
non
ha
capitolato
,
poco
può
stare
a
farlo
...
accetti
un
mio
consiglio
,
glielo
ripeto
,
torni
a
Firenze
.
-
A
Firenze
poi
no
!
..
-
È
la
meglio
!
-
Mi
meraviglio
che
un
Francese
..
-
Allora
faccia
lei
-
secco
,
secco
ed
alzandosi
,
per
farmi
veder
che
l
'
uggivo
,
mi
proferì
il
cancelliere
.
Disanimato
,
e
non
volendo
attaccare
una
briga
che
poteva
mandare
a
voto
tutti
i
nostri
disegni
,
salutai
appena
il
mio
consigliere
,
e
gabellandolo
per
imperialista
e
anche
,
peggio
,
scesi
di
corsa
la
scala
,
e
preso
a
braccetto
un
mio
amico
,
partii
con
gli
altri
dalla
piazzetta
del
Consolato
.
Andare
bisognava
andare
;
a
dispetto
del
mondo
e
delle
circostanze
;
una
nuova
poesia
si
aggiungeva
a
quella
immensa
che
ci
aveva
sostenuto
fino
a
quel
punto
;
sfuggire
i
questurini
,
farla
in
barba
alle
autorità
costituite
,
sfidare
un
nuovo
pericolo
,
raggiungere
il
nostro
scopo
,
giusto
appunto
,
quando
i
pusilli
,
scoraggiati
sarebbero
tornati
indietro
,
...
era
troppo
bella
,
troppo
attraente
la
prospettiva
,
per
poter
stare
un
sol
'
attimo
dubbiosi
su
ciò
che
dovevamo
intraprendere
.
Io
esposi
queste
idee
agli
amici
,
e
,
godo
dire
,
che
queste
idee
furono
accolte
con
entusiasmo
:
ma
a
che
parte
rivolgersi
per
ottenere
l
'
intento
?
Quali
passi
potevamo
tentare
con
sicurezza
?
Quale
speranze
ci
sorridevano
?
Quali
probabilità
di
successo
?
Noi
non
lo
sapevamo
,
il
romanticismo
di
una
avventura
,
che
offriva
in
se
stessa
tanti
pericoli
,
ci
sorrideva
certamente
e
noi
eravamo
contenti
:
contenti
come
il
povero
diavolo
,
abbandonato
da
tutti
che
incerto
dell
'
indomani
,
si
addormenta
tranquillamente
sull
'
erba
di
un
viottolo
,
sotto
un
cielo
sereno
e
popolato
di
stelle
,
sognando
pace
,
agiatezza
,
fortuna
...
Oh
!
l
'
idea
dì
un
dovere
che
si
compie
,
malgrado
gli
ostacoli
che
frappongono
gli
uomini
e
la
sorte
,
fa
piovere
in
seno
una
consolazione
che
intender
non
la
può
chi
non
l
'
abbia
provata
.
Andammo
all
'
Agenzia
dei
vapori
della
compagnia
Valery
,
e
per
quanto
scongiurassimo
l
'
agente
,
ci
fu
impossibile
ottener
da
lui
,
anche
pagandolo
il
doppio
,
un
biglietto
di
imbarco
.
Gli
ordini
della
questura
erano
precisi
.
-
Noi
glielo
daremmo
anche
gratis
,
ci
ripetevano
quegli
impiegati
,
ma
...
Quel
ma
era
tanto
eloquente
,
che
noi
non
aggiungemmo
parola
.
Con
un
po
'
di
sconforto
nell
'
anima
,
dopo
aver
girellato
a
casaccio
un
'
altra
mezz
'
ora
afiaccolati
e
cascanti
ci
butammo
sulle
panche
di
un
caffè
di
Via
Grande
;
un
tavoleggiante
,
giovinetto
che
avrà
avuto
appena
appena
quindici
anni
,
dopo
averci
ben
bene
sbirciato
,
venne
da
me
e
chiamommi
dapparte
.
-
Lei
vuole
imbarcarsi
per
la
Francia
?
Mi
sussurrò
a
bassissima
voce
.
-
Sì
-
risposi
io
francamente
,
chè
non
potevo
credere
in
sì
giovine
età
nequizia
veruna
.
-
Ebbene
...
le
dò
il
mezzo
d
'
imbarco
.
-
Non
scherzi
?
-
Sulla
mia
parola
d
'
onore
..
Aspetti
un
momentino
e
le
porto
l
'
uomo
per
la
quale
!
....
.
-
Bravo
,
e
se
farai
bene
ti
prometto
una
buona
mancia
.
Il
giovinetto
se
ne
andò
saltellante
e
fece
poco
dopo
ritornò
,
accompagnato
da
un
barcaiolo
,
un
pezzo
di
diavolone
,
tarchiato
e
traverso
;
che
era
un
piacere
a
vederlo
;
intanto
io
aveva
messo
i
compagni
a
parte
della
peregrina
scoperta
e
,
quando
questi
ultimi
videro
avvicinarsi
quel
colosso
in
giacchetta
,
gli
si
fecero
incontro
con
una
grazia
e
con
certe
fisonomie
così
gentilmente
ridenti
,
che
si
poteva
credere
che
non
un
omaccio
,
ma
la
più
vaga
figlia
di
Eva
fosse
entrata
in
quel
mentre
nel
nostro
caffè
.
-
Dunque
loro
vogliono
,
andare
?
Dandomi
una
seconda
,
stretta
di
mano
,
cominciò
a
dirmi
il
barcaiolo
.
-
Sicuro
!
-
Rispondemmo
noi
tutti
-
Ma
vediamo
tante
difficoltà
.
-
Si
fidino
di
me
,
che
non
fo
per
dire
,
ma
lo
può
domandare
a
tutta
la
piazza
sono
uno
di
quei
buoni
..
si
figurino
,
ho
fatte
tutte
le
campagne
e
anche
Aspromonte
e
Mentana
e
se
non
fosse
perchè
;
perchè
...
e
questo
non
è
nulla
:
quello
che
ho
fatto
per
salvare
i
compromessi
politici
!
...
Le
son
cose
che
forse
non
le
crederebbero
...
Hanno
fatto
bene
a
rivolgersi
a
me
,
perchè
ci
è
di
gran
canaglia
tra
i
barchettaioli
e
..
e
....
-
E
insomma
t
'
impegni
di
farci
entrare
in
un
bastimento
,
deludendo
la
vigilanza
delle
guardie
?
...
-
Se
me
ne
impegno
....
Faccian
conto
di
esserci
sopra
...
-
Tu
potrai
contare
sulla
nostra
riconoscenza
.
-
Oh
!
io
per
il
partito
darei
un
bicchier
del
mio
sangue
.
-
Dopo
ti
daremo
qualche
cosa
....
-
Oh
!
mi
contento
di
un
trentino
per
uno
:
-
Così
poco
!
-
Esclamammo
noi
,
credendo
che
ragionasse
di
centesimi
:
-
Sicuro
,
...
vedono
che
mi
adatto
:
per
lor
signori
cosa
son
trenta
franchi
?
Ammirammo
tutti
insieme
lo
spìrito
patriottico
che
ci
faceva
pagare
150
lire
,
quello
che
nella
stagione
dei
bagni
si
ottiene
a
dir
molto
con
ottanta
centesimi
;
pure
,
strìngemmo
la
mano
al
generoso
,
dicendogli
che
ci
saremmo
riveduti
più
tardi
;
poichè
eravamo
decisi
,
con
nostro
gran
sacrifizio
,
ad
appigliarci
a
quest
'
ultimo
partito
,
se
gli
altri
ci
fossero
falliti
.
-
Ci
movemmo
dal
caffè
,
e
vedemmo
un
insolito
brulichìo
in
quella
contrada
,
sempre
brulicante
di
popolo
:
che
è
,
che
non
è
?
...
Hanno
arrestato
un
maggiore
Garibaldino
:
la
questura
si
era
avveduta
,
e
non
ci
voleva
una
gran
fatica
,
che
molti
giovanotti
volevano
partire
per
la
Francia
e
cominciava
a
allungar
le
sue
grinfe
.
Lo
sconforto
cominciava
a
impossessarsi
anche
di
noi
.
-
Ettore
-
Sento
gridarmi
vicino
.
Mi
voltai
e
vidi
il
Colonnello
Perelli
.
-
Dunque
si
parte
?
Gli
domandai
immediatamente
.
-
Parli
a
bassa
voce
...
chè
io
son
tenuto
d
'
occhio
,
guardi
,
ecco
subito
due
musi
proibiti
che
ci
osservano
...
-
Ma
dunque
?
-
Dunque
venga
stasera
,
alla
Locanda
della
Luna
.
-
Ma
ci
è
speranza
?
-
Credo
che
ci
sia
sicurezza
...
A
rivederci
-
A
rivederci
a
stasera
..
-
Allegri
amici
,
dissi
subito
appena
ebbi
lasciato
il
mio
interlocutore
-
Allegri
amici
,
le
speranze
non
che
diminuire
,
prendono
tutte
le
probalità
di
un
vicino
successo
..
Andiamo
a
mangiare
all
'
Ardenza
.
Senza
rispondere
alle
mille
domande
colle
quali
mi
oppressero
gli
altri
,
che
tutti
di
certo
conoscevano
il
colonnello
,
accesi
un
sigaro
,
e
strascinai
i
reluttanti
all
'
Ardenza
.
CAPITOLO
II
Il
sole
,
avvolgendosi
in
un
lenzuolo
di
porpora
,
si
era
coricato
dietro
le
ultime
linee
del
tranquillissimo
mare
;
non
la
più
piccola
nube
nel
cielo
,
non
il
più
leggiero
maroso
in
quella
superficie
azzurra
,
e
dolcemente
increspata
dal
venticello
della
sera
che
ci
carezzava
la
faccia
:
l
'
isola
della
Gorgona
appariva
modestamente
su
quel
sereno
Orizzonte
,
nel
quale
cominciava
qua
e
là
a
apparir
qualche
stella
,
tutto
ispirava
una
calma
e
una
pace
divina
;
il
creato
ti
sembrava
quasi
un
'
arpa
sterminata
,
da
cui
si
elevasse
un
canto
grandioso
:
il
canto
dell
'
accordo
e
dell
'
armonia
delle
sfere
.
Era
insomma
l
'
ora
che
la
giovinetta
,
la
quale
non
ha
ancora
fatto
all
'
amore
,
prova
desiderio
di
piangere
,
senza
farsene
una
ragione
e
contempla
malinconicamente
il
fiorellino
che
sboccia
e
la
foglia
che
cade
,
e
risponde
con
meno
affetto
agli
amplessi
materni
,
chè
il
cuore
in
quel
momento
vuole
qualchecosa
di
più
di
quello
che
ha
avuto
fin
qui
;
era
l
'
ora
in
cui
il
perduto
,
l
'
irreconciliabile
,
quello
che
non
ha
niente
da
perdere
,
rianda
tutte
le
opere
buone
che
ha
fatto
,
si
sente
superbo
di
trovare
nella
sua
vita
più
pagine
onorevoli
che
tristi
,
ripensa
a
coloro
che
languono
,
non
invidia
quelli
che
godono
,
e
affissando
gli
sguardi
alla
nuvoletta
diafana
che
va
sfumandosi
nell
'
azzurro
padiglione
dei
cieli
,
finisce
col
dire
a
se
stesso
:
sien
pur
gli
uomini
dappoco
e
malvagii
,
io
ho
in
me
un
patrimonio
d
'
affetto
che
mi
rende
contento
;
il
borghese
a
quest
'
ora
sorbisce
sibariticamente
una
buona
tazza
di
Moka
per
digerire
il
pranzo
.
Esatto
più
di
un
'
impiegato
il
giorno
della
riscossione
della
paga
,
lasciai
la
trattoria
e
mi
avviai
,
pian
pianino
,
in
via
Grande
esaminando
distrattamente
il
bello
spettacolo
che
mi
si
offriva
davanti
e
le
nuvolette
grigiastre
che
mi
uscivano
di
bocca
a
causa
del
sigaro
.
Arrivai
alla
Locanda
della
Luna
,
e
dopo
essermi
fatto
annunziare
dal
cameriere
,
passai
in
un
salotto
,
dove
,
intorno
ad
un
tavolino
nel
quale
erano
varie
bottiglie
stappate
se
ne
stavano
a
chiacchiera
tre
o
quattro
individui
che
formavano
una
specie
di
stato
Maggiore
del
Colonnello
Perelli
.
Con
mia
gran
meraviglia
vidi
tra
loro
una
giovine
donna
.
Il
Colonnello
era
più
brusco
del
solito
e
,
appena
mi
vide
,
si
affrettò
a
parlarmi
in
tal
modo
:
Anche
lei
vorrà
sapere
qualche
cosa
..
me
lo
immagino
..
ma
per
ora
,
purtroppo
,
siamo
sempre
alle
solite
:
vede
,
qui
siamo
in
un
piccolo
consiglio
di
famiglia
e
cerchiamo
....
-
Se
fossi
un
uomo
io
!
..
Saltò
a
dire
la
giovine
donna
,
la
quale
era
la
moglie
di
quel
Gagliano
,
arrestato
poco
tempo
avanti
ed
ora
nascosto
in
casa
,
perché
tenuto
d
'
occhio
dalla
questura
e
deciso
a
partire
,
con
noi
.
-
Se
foste
un
uomo
voi
!
-
Borbottò
il
Colonnello
,
-
quando
non
ci
son
mezzi
...
-
Garibaldi
,
quando
ha
voluto
,
è
riuscito
.
-
Se
si
andasse
avanti
colle
chiacchiere
!
....
-
Eppoi
tutti
questi
giovani
che
sono
qua
?
-
Li
ho
fatti
partire
io
...
forse
?
-
Non
dico
questo
:
ma
è
un
fatto
che
non
hanno
avuto
che
cinque
lire
:
quattro
e
novantacinque
ne
hanno
spese
pel
viaggio
e
cominciano
a
far
chiasso
,
perché
non
si
sono
anche
sdigiunati
e
qua
non
conoscon
nessuno
...
Quello
che
sentivo
era
Vangelo
!
...
se
certi
comitati
avessero
agito
un
poco
più
sul
serio
,
non
si
avrebbe
avuto
a
deplorare
tanti
scangei
,
certa
gente
non
avrebbe
gongolato
e
nell
'
armata
dei
Vosgi
avremmo
avuto
più
soldati
e
più
buoni
.
-
E
dunque
,
cosa
facciamo
?
-
Ripeterono
tutti
guardandosi
.
A
tale
interrogazione
mi
cascaron
le
braccia
;
anche
qui
dunque
non
si
sapeva
a
qual
gancio
attaccarsi
,
anche
qui
si
passava
il
tempo
,
cullandosi
tra
le
illusioni
e
le
ipotesi
,
come
nel
nostro
modesto
cerchio
di
amici
.
Dopo
essere
stati
un
poco
in
silenzio
,
entrò
quasi
di
corsa
,
nella
stanza
un
tale
che
già
si
era
accomodato
a
fare
da
ordinanza
al
Colonnello
;
proferì
sommessamente
alcune
parole
al
padrone
:
questi
ci
parve
soddisfatto
ed
infatti
poco
dopo
con
tuono
brioso
ci
disse
:
Signori
,
domani
arriva
il
Var
,
chi
è
buono
di
salirci
,
va
in
Francia
..
Confido
nella
vostra
accortezza
e
nel
vostro
coraggio
...
Io
tento
di
salire
pel
primo
...
A
domani
!
Non
dormimmo
in
tutta
la
notte
e
appena
fu
giorno
,
andammo
al
porto
e
prendemmo
una
barca
.
Un
forte
libeccio
aveva
cominciato
a
soffiare
;
il
mare
era
agitatissimo
ed
i
cavalloni
sbalzavano
di
qua
di
là
,
di
sotto
di
sopra
la
nostra
barchetta
,
spruzzandoci
più
o
meno
impetuosamente
il
volto
,
e
procurandoci
quel
malessere
interno
che
è
il
primo
principio
del
mal
di
mare
..
-
Oggi
me
li
guadagno
-
Ci
diceva
il
barcaiolo
.
-
E
vogliono
girar
molto
tempo
!
-
Fino
a
che
non
arriva
il
vapore
!
-
E
un
casca
un
cencio
...
Se
arriverà
a
mezzogiorno
...
O
che
anche
loro
vogliono
andare
in
Francia
?
...
A
me
lo
possono
dire
.
-
Ebbene
..
sì
..
vogliamo
andare
in
Francia
.
-
Me
l
'
avevano
a
dire
!
....
Guardino
,
due
barche
piene
di
guardie
.
-
È
vero
...
e
ora
cosa
si
fa
?
-
Non
si
sgomentino
...
Figureranno
di
pescare
...
Prendano
le
lenze
!
Noi
prendemmo
questi
ordigni
e
,
tramutati
lì
per
lì
in
pescatori
,
cominciammo
,
con
una
serietà
unica
,
un
'
operazione
che
dentro
di
noi
ci
faceva
scompisciar
dalle
risa
.
Io
credo
che
i
pesci
fossero
i
primi
a
canzonarci
;
e
'
si
vedevano
guizzare
a
fior
d
'
acqua
,
proprio
vicini
ali
'
esca
fatale
,
poi
,
facevan
cilecca
e
ci
lasciavano
con
un
palmo
di
naso
.
Non
so
quanto
durasse
questo
divertimento
;
mi
rammento
però
che
ci
venne
un
'
appetito
diabolico
;
il
nostro
Caronte
,
da
uomo
saggio
,
capì
per
aria
l
'
antifona
e
ci
condusse
a
dei
vicini
barconi
,
dove
per
lo
più
mangiano
i
marinari
e
i
facchini
del
porto
.
Uno
stoccafisso
,
rifatto
colle
cipolle
,
ci
sembrò
più
gustoso
di
un
manicaretto
,
apprestato
da
Tomson
;
ci
bevemmo
due
fiaschi
di
vino
,
e
ci
sentimmo
raddoppiati
in
coraggio
e
in
costanza
.
Intanto
il
libeccio
seguitava
a
infuriare
;
il
mare
era
divenuto
addirittura
cattivo
;
si
troncavano
gli
alberi
delle
piccole
navi
vicine
,
si
vedeva
volare
dei
cappelli
,
che
appartenevano
agli
imprudenti
che
troppo
si
erano
accostati
all
'
infido
elemento
...
la
cosa
cominciava
ad
essere
non
troppo
graziosa
;
in
quell
'
aspettativa
i
minuti
ci
sembravano
ore
;
non
avevamo
alcuna
notizia
dei
moltissimi
nostri
compagni
e
non
il
più
piccolo
indizio
ci
faceva
sperare
che
si
avvicinasse
il
tanto
desiderato
bastimento
.
Ecco
una
striscia
di
fumo
!
...
Un
oggetto
nero
,
che
ingrandisce
a
vista
d
'
occhi
si
approssima
..
è
il
Var
,
si
grida
tutti
con
un
urlo
di
contentezza
che
si
sprigiona
dalle
più
intime
viscere
,
è
il
Var
,
il
momento
supremo
è
venuto
,
coraggio
!
Il
battello
si
accosta
ad
un
brigantino
,
che
ha
bandiera
Greca
;
in
un
fiat
è
circondato
dalle
guardie
.
Cominciano
le
difficoltà
,
noi
siamo
decisi
a
superarle
.
-
Se
non
li
metto
sù
,
che
Santa
Lucia
benedetta
mi
faccia
perder
la
vista
degli
occhi
!
-
Grida
il
barcaiolo
,
diventato
entusiasta
dopo
l
'
ultimo
fiasco
.
Si
traversò
arditamente
la
fila
dei
bastimenti
,
e
,
allorché
,
fummo
vicini
alle
guardie
,
ci
sdraiammo
nel
fondo
del
nostro
piccolo
schifo
,
l
'
uno
sull
'
altro
,
proprio
alla
maniera
dei
fichi
secchi
;
poi
,
scongiurato
il
pericolo
,
si
girò
dietro
ad
una
tartana
che
combaciava
perfettamente
col
brigantino
:
i
questurini
che
non
sono
mai
stati
ritenuti
per
aquile
d
'
intelligenza
,
non
avevan
posto
attenzione
alla
manovra
e
si
poteva
cominciare
a
credere
che
la
nostra
intrapresa
cominciasse
ad
avere
molte
probabilità
di
sicuro
successo
.
-
Ed
ora
,
come
si
sale
?
-
Domandai
io
,
molto
imbarazzato
nel
non
vedere
alcuna
fune
.
-
Si
va
per
la
catena
dell
'
ancora
-
Aggiunse
immediatamente
e
con
tuono
esaltato
lo
Stefani
,
il
compagno
più
secco
e
più
susurrone
tra
tutti
coloro
che
erano
venuti
con
noi
da
Firenze
.
La
proposizione
fu
accettata
di
subito
ed
io
che
non
ho
mai
brillato
per
la
mia
sveltezza
e
molto
meno
per
le
mie
movenze
ginnastiche
,
mi
aggrappai
alla
catena
di
ferro
e
a
forza
di
urti
e
di
spinte
arrivai
ad
andar
ruzzoloni
e
facendo
un
gran
tonfo
sul
cassero
della
tartana
:
riavuto
appena
dal
colpo
mi
avvidi
che
ero
molto
al
disotto
del
livello
dei
miei
amici
,
saliti
dietro
di
me
;
infatti
caduto
sopra
un
monte
d
'
avena
,
per
quanti
sforzi
facessi
,
non
giungevo
a
capo
di
trarmi
d
'
impaccio
,
chè
ogni
sforzo
ad
altro
non
era
valevole
che
a
farmi
affondare
di
più
.
Dopo
essere
stato
ripescato
alla
meglio
dagli
altri
,
saltammo
tutti
insieme
sul
brigantino
.
Pochi
passi
di
più
ed
i
nostri
voti
erano
esauditi
:
un
maledetto
cagnaccio
comincia
a
abbaiare
e
finisce
coll
'
attaccarsi
alle
polpe
di
mio
fratello
.
Si
tenta
l
'
ultimo
colpo
:
il
mio
fratello
lascia
al
famelico
cane
un
straccio
dei
suoi
pantaloni
...
E
dire
che
sperava
con
questi
di
far
tanta
figura
,
quando
sarebbe
sceso
a
Marsiglia
!
Il
salto
riesce
,
siamo
a
bordo
del
Var
:
i
marinari
ci
accolgono
tra
le
loro
braccia
,
la
gioia
ci
rende
frenetici
e
tutti
insieme
confondiamo
le
nostre
aspirazioni
,
le
nostre
speranze
,
i
nostri
voti
più
cari
,
al
magico
grido
di
viva
la
repubblica
.
-
Giù
,
giù
-
Ci
gridarono
quei
bravi
figli
del
mare
,
appena
che
fu
terminato
quello
slancio
di
esultanza
,
e
ci
buttarono
a
viva
forza
nella
carbonia
.
S
'
immagini
un
po
'
il
lettore
la
nostra
situazione
,
in
quell
'
atmosfera
soffocante
,
e
a
quella
polvere
,
che
ci
ridusse
in
pochi
momenti
in
uno
stato
veramente
deplorevole
;
di
più
si
aggiunga
lo
spettacolo
non
troppo
gradito
che
ci
si
presentava
alla
vista
dall
'
unico
finestrino
,
pel
quale
prendeva
aria
questa
stamberga
;
un
andare
e
venire
di
barche
su
cui
facevano
bella
mostra
di
loro
tutte
le
faccie
più
proibite
della
Cristianità
,
e
pennacchi
di
carabinieri
e
monture
di
guardie
di
pubblica
sicurezza
...
Fortuna
che
siamo
protetti
dalla
bandiera
francese
-
si
diceva
tra
noi
-
e
qui
il
Reale
Governo
Italiano
non
conta
un
bel
corno
.
Ogni
poco
veniva
a
noi
qualcheduno
dell
'
equipaggio
e
ci
esortava
a
soffrire
con
pazienza
.
L
'
equipaggio
,
composto
quasi
tutto
da
originarii
della
Linguadoca
,
naturalmente
parlava
francese
;
di
qui
grande
imbroglio
nei
nostri
,
i
quali
per
farsi
capire
francesizzavano
l
'
italiano
,
creando
una
lingua
ibrida
,
bastarda
,
che
ci
faceva
crepar
dalle
risa
:
lingua
che
si
perfezionò
in
Francia
e
che
ha
fatto
dire
,
bene
a
ragione
,
ultimamente
al
Bizzoni
,
che
,
se
fosse
continuata
la
campagna
il
mondo
avrebbe
annoverato
un
idioma
di
più
;
quello
dei
volontarii
.
Da
un
paio
d
'
ore
si
era
in
quei
triboli
,
quando
si
vide
arrivare
il
Perelli
;
che
nell
'
ascensione
aveva
perduto
il
suo
cappello
a
cilindro
...
-
Cosa
fanno
qui
loro
?
-
Ci
disse
.
-
Lo
vede
:
siamo
nascosti
.
-
Vengano
su
nelle
cabine
...
ci
siamo
tutti
noi
...
Contenti
,
come
uno
che
abbia
beccato
un
terno
,
salimmo
.
Quale
non
fu
la
nostra
sorpresa
,
quando
vedemmo
quasi
tutti
i
nostri
amici
!
-
O
tutte
le
guardie
cosa
facevano
lì
intorno
?
...
La
.
questura
ci
dava
l
'
idea
di
quei
mariti
baggei
che
stanno
in
fazione
,
difaccia
all
'
uscio
di
casa
,
mentre
il
cicisbeo
della
moglie
passa
dalla
finestra
.
Una
gran
risata
echeggia
da
un
capo
all
'
altro
del
ponte
...
Che
è
,
che
non
è
?
...
È
comparso
un
individuo
:
in
perfetto
costume
di
Adamo
:
per
risparmiare
la
spesa
del
barchettaiolo
,
oppure
per
non
esporsi
al
pericolo
di
perder
qualche
cosa
,
come
noi
tutti
,
aveva
preferito
buttarsi
a
noto
nel
mare
;
Era
un
bel
giovinotto
e
ci
riuscì
subito
simpatico
per
lo
strano
modo
con
cui
a
noi
si
presentava
.
Povero
diavolo
!
...
Io
lo
dovea
rivedere
,
ma
col
cranio
fracassato
da
una
palla
prussiana
,
sulla
gran
via
di
Parigi
,
sotto
Talant
,
e
mi
rincresce
di
non
sapere
il
suo
nome
,
perché
rammentandolo
,
forse
a
lui
darebbe
un
pensiero
pietoso
qualche
anima
buona
!
Mi
conforta
però
,
la
persuasione
che
chiunque
lo
abbia
veduto
in
quel
giorno
,
non
potrà
così
facilmente
obliarlo
,
e
,
leggendo
queste
modeste
mie
righe
,
capirà
alla
prima
di
chi
voglio
parlare
.
-
Signori
mi
rincresce
-
Venne
adirci
il
capitano
-
ma
per
stasera
è
impossibile
la
partenza
-
Il
libeccio
è
tremendo
ed
io
non
ho
intenzione
di
mettermi
in
sicuro
pericolo
.
-
Ma
noi
...
saremo
sicuri
?
-
Domandò
uno
.
-
Sulla
mia
parola
d
'
uomo
onesto
,
nessuno
potrà
farsi
bello
di
avere
insultato
la
bandiera
francese
,
qui
dove
sono
io
...
se
non
viene
il
console
a
bordo
,
e
se
egli
pel
primo
non
mi
ordina
di
assistere
ad
una
flagrante
violazione
del
diritto
delle
genti
,
i
questurini
prima
di
toccare
uno
solo
di
loro
,
dovranno
passare
sul
mio
cadavere
.
-
Grazie
,
capitano
-
Gridammo
noi
tutti
-
Voi
siete
un
vero
Francese
.
-
E
a
che
ora
si
mangia
?
-
Chiese
sbadigliando
uno
dei
nostri
,
a
cui
le
idee
non
facevano
dimenticare
di
essere
uomo
.
-
Alle
cinque
....
ci
è
il
pranzo
dei
viaggiatori
....
-
Noi
veniamo
tutti
a
quello
...
non
è
vero
compagni
?
-
Sì
-
Risposero
gli
altri
all
'
unisono
.
Io
mi
azzardai
allora
di
salire
:
e
rincattucciato
dietro
il
parapetto
del
bastimento
,
diedi
un
'
occhiata
alla
riva
vicina
:
qualche
facchino
passeggiava
distrattamente
in
su
e
in
giu
,
nessuno
osservava
il
nostro
battello
;
tutto
a
un
tratto
uno
scialle
rosso
e
uno
nero
,
compariscono
sulla
via
;
due
donnine
dalla
taglia
svelta
e
slanciata
si
appoggiano
all
'
impalancato
che
circonda
il
porto
ed
affissano
i
loro
occhi
sul
Var
.
Chi
sieno
queste
due
creature
?
-
Pensai
tra
me
e
me
e
cominciai
a
figurarmele
bellissime
,
e
mi
parvero
gli
angeli
del
buon
'
augurio
che
fossero
venute
li
a
darci
il
buon
viaggio
;
ma
poi
un
altro
pensiero
mi
sopraggiunse
:
Povere
donne
!
..
Devono
essere
di
certo
parenti
,
amiche
di
qualcuno
che
è
insieme
con
noi
,
e
sfidano
questo
vento
e
questa
indiavolata
stagione
,
purché
loro
sia
dato
vederlo
,
fosse
anche
per
l
'
ultima
volta
:
povere
donne
!
...
Per
noi
uomini
la
gloria
,
le
improvvise
e
belle
emozioni
,
lo
stordimento
che
ci
procurano
e
i
nuovi
piaceri
e
le
nuove
occupazioni
,
le
gioie
dell
'
orgoglio
soddisfatto
,
per
esse
la
solitudine
,
la
lontananza
delle
care
persone
,
la
continua
ansia
di
saperle
in
pericolo
.
Tornai
giù
e
dopo
poco
ci
movemmo
tutti
per
il
pranzo
:
nel
ripassare
io
vidi
i
due
fantastici
scialli
.
Il
trovarci
tutti
insieme
a
mangiare
sul
Var
,
dopo
le
belle
cose
che
ci
erano
accadute
,
non
poteva
fare
a
meno
di
darci
un
brio
,
una
parlantina
,
un
ebbrezza
,
che
,
chiunque
ha
in
zucca
un
pò
di
mitidio
,
comprenderà
perfettamente
alla
prima
.
I
nostri
appetiti
erano
qualche
cosa
di
classico
ed
il
cameriere
di
bordo
ci
guardava
con
certi
occhi
stralunati
,
pensando
certamente
che
,
su
ogni
giorno
gli
fossero
capitati
di
tali
avventori
,
prudenza
avrebbe
voluto
,
che
l
'
ordinario
fosse
a
dir
poco
,
raddoppiato
.
Cominciarono
i
brindisi
;
i
ricordi
più
cari
s
'
intrecciavano
coi
più
generosi
propositi
:
ora
uno
parlava
degli
occhi
celesti
della
graziosa
biondina
che
aveva
lasciato
a
Firenze
,
ora
un
altro
giurava
di
non
aver
comprato
un
revolver
perché
era
sicuro
di
prenderlo
al
primo
ufficiale
prussiano
,
che
gli
si
fosse
presentato
davanti
e
che
avrebbe
ucciso
dicerto
.
-
Evviva
,
Evviva
.
Che
c
'
è
?
Entra
nella
stanza
Gagliano
!
Un
altro
fiasco
che
hanno
fatto
le
guardie
!
-
Ieri
passò
da
Firenze
Ricciotti
;
là
-
dice
-
troveremo
lassù
anche
lui
!
-
Evviva
Ricciotti
-
Gridano
tutti
.
-
E
Menotti
,
e
Garibaldi
e
tutti
i
bravi
Italiani
che
ci
han
preceduto
!
.
Dopo
poco
entra
Tito
Strocchi
,
giornalista
repubblicano
e
valoroso
soldato
,
che
tanto
onore
si
è
fatto
dappoi
.
-
Ma
dunque
ci
siamo
tutti
!
-
Tutti
-
Urlano
entrando
alla
lor
volta
il
Rossi
e
il
Piccini
.
-
Anche
tu
!
-
Dicemmo
a
quest
'
ultimo
-
E
come
hai
fatto
stronco
,
come
sei
,
ad
arrampicarti
?
-
Eh
!
Le
guardie
di
finanza
son
dalla
nostra
e
ci
hanno
insegnato
la
strada
:
Figuratevi
che
noi
siamo
passati
per
la
scaletta
,
proprio
,
come
se
si
fosse
viaggiatori
!
-
Ma
le
guardie
ci
son
sempre
?
-
Se
ci
sono
!
..
E
bisogna
vederli
quei
poveri
diavoli
a
questo
brezzone
...
infilan
le
pispole
,
come
se
si
fosse
in
pieno
gennaio
!
-
Anche
voi
però
...
-
Non
ve
lo
neghiamo
,
il
freddo
ci
è
entrato
nell
'
ossa
.
-
Del
cognac
del
cognac
!
...
-
E
il
cameriere
ci
portò
una
bottiglia
polverosa
dì
vecchio
cognac
,
che
avrebbe
messo
energia
anche
a
un
deputato
del
terzo
partito
.
E
qui
bevi
;
bevi
in
un
modo
incredibile
;
in
un
momento
il
tavolo
fu
pieno
di
bottiglie
e
quando
andai
per
distendermi
nella
mia
cabina
vedevo
tre
o
quattro
colonnelli
,
una
ventina
di
lumi
,
e
un
centinaio
di
persone
,
tra
le
quali
apparivano
circondati
da
un
'
aureola
i
due
scialli
che
mi
avevano
fatta
tanta
impressione
,
pochi
momenti
innanzi
.
Tale
era
il
mio
sonno
e
,
diciamolo
pure
,
l
'
alterazione
in
me
prodotta
dal
vino
che
quando
mi
destai
,
il
sole
era
già
alto
.
Salii
a
poppa
della
nave
dove
trovai
il
povero
Rossi
che
contemplava
astrattamente
l
'
immensa
superficie
del
mare
,
divenuto
di
nuovo
tranquillissimo
;
tutto
era
celeste
e
l
'
onde
venivano
a
baciare
colla
loro
spuma
bianchiccia
,
la
carena
del
nostro
battello
:
si
sarebbe
di
momento
in
momento
aspettato
che
qualche
Nereide
sbucasse
a
fior
d
'
acqua
per
rammentare
ai
mortali
le
dolcezze
del
buon
tempo
antico
.
Il
colonello
Perelli
,
da
vero
vecchio
militare
,
sapendo
quanto
il
tempo
è
prezioso
non
se
ne
stava
con
le
mani
in
mano
ma
dava
prova
di
una
instancabile
attività
;
già
aveva
costituito
le
squadre
,
nominandone
i
capi
,
già
aveva
pensato
al
modo
di
provvedere
il
vitto
per
tutta
quella
gente
(
chè
nella
nottata
il
numero
dei
volontarii
era
asceso
fino
a
cento
)
ed
aveva
in
serbo
per
tutti
buone
speranze
e
conforti
.
La
salle
à
manger
era
stata
trasformata
in
ufficio
di
stato
maggiore
ed
io
fui
incaricato
a
compilare
il
primo
ordine
del
giorno
.
Cominciavo
a
scrivere
,
quando
scesero
nella
stanza
l
'
agente
della
compagnia
accompagnato
dal
capitano
;
mi
domandarono
dove
si
trovasse
il
Colonnello
ed
io
mi
mossi
per
andarlo
a
chiamare
.
Salii
immediatamente
e
trovai
il
Perelli
a
tu
per
tu
con
una
vecchietta
,
tutta
pepe
e
tutta
piangente
.
-
Queste
sono
infamie
e
il
governo
dovrebbe
mandarli
in
galera
....
non
si
strappano
così
i
figliuoli
alle
povere
mamme
che
hanno
fatto
tanti
sacrifizii
per
mantenerli
.
-
L
'
ho
forse
chiamato
io
il
suo
figliuolo
?
borbottava
l
'
altro
stizzito
.
-
Non
lo
so
,
ma
lo
voglio
!
-
Ebbene
,
se
lo
trova
,
che
se
lo
riprenda
!
-
Loro
me
l
'
hanno
nascosto
,
ho
girato
per
tutto
e
non
mi
è
stato
possibile
di
trovarlo
,
-
E
allora
?
-
E
allora
?
!
allora
me
l
'
hanno
a
rendere
,
e
mi
meraviglio
di
lei
che
non
è
più
dell
'
erba
d
'
oggi
e
che
dovrebbe
avere
un
po
'
di
cuore
e
un
po
'
di
cervello
.
-
Ma
,
se
il
nome
del
suo
figliolo
non
comparisce
nel
ruolo
!
....
-
Quel
birbone
ne
avrà
dato
uno
falso
...
-
Colonnello
,
interruppi
io
,
c
'
è
il
capitano
e
l
'
agente
che
lo
desiderano
.
-
Vado
....
mi
sbrighi
lei
questa
donna
.
Cercai
di
persuadere
e
di
consolare
alla
meglio
quella
povera
madre
che
mi
rispondeva
con
impertinenze
da
levare
il
pelo
:
feci
guardare
nei
buchi
più
ascosi
della
nave
,
ma
non
potei
rintracciare
suo
figlio
.
Allora
la
donnicciola
impallidì
e
non
potendo
resistere
alla
pena
e
allo
stringimento
di
cuore
mi
cadde
fra
le
braccia
svenuta
.
Un
vecchio
che
l
'
aveva
accompagnata
in
barchetta
e
che
seppi
dopo
esser
marito
di
lei
,
saltò
infuriato
sul
ponte
facendo
un
baccano
indiavolato
,
minacciando
tutti
e
bestemmiando
peggio
di
un
turco
.
La
mia
posizione
,
se
era
interessante
era
anche
molto
noiosa
.
I
volontarii
si
erano
affollati
intorno
all
'
energumeno
e
di
momento
in
momento
stava
per
nascere
una
pubblicità
spaventevole
.
Riavutomi
un
pochino
dalle
stupore
,
fui
preso
da
rabbia
indicibile
e
mi
venne
voglia
perfino
di
scaraventare
in
mare
l
'
incomodo
fardello
che
mi
gravava
le
braccia
.
-
Oh
!
andremo
in
questura
!
...
-
Proferì
il
vecchio
strascinandosi
dietro
la
moglie
che
s
'
era
riavuta
e
che
urlava
a
squarciagola
:
birbanti
,
ladri
,
assassini
,
il
giusto
Dio
verrà
anche
per
voi
!
Appena
rimessi
da
quella
brutta
impressione
,
vedemmo
capitare
altre
due
donne
.
Capimmo
,
pur
troppo
,
per
aria
quello
che
volevano
anche
loro
.
Io
cominciai
a
credere
di
assistere
ad
una
processione
di
streghe
e
mi
persuasi
che
il
nostro
orizzonte
cominciava
a
oscurarsi
davvero
.
Una
dell
'
ultime
venute
vide
il
suo
figliolo
e
noi
glielo
restituimmo
.
Ecco
un
'
altro
scandalo
!
Il
figliolo
non
voleva
andare
a
nessun
costo
e
si
mise
a
correre
come
uno
spiritato
offrendo
un
gradito
spettacolo
alle
guardie
che
ci
circondavano
e
che
si
erano
tutte
rizzate
per
goder
meglio
la
scena
,
urlando
ad
ogni
poco
:
piglialo
piglialo
.
Non
si
creda
calunnia
il
contegno
che
io
attribuisco
alle
guardie
:
chiunque
è
stato
sul
Var
può
fare
ampia
testimonianza
che
esse
fino
dal
bel
principio
della
mattina
erano
completamente
ubriache
.
A
viva
forza
spingemmo
il
recalcitrante
figliuolo
,
giù
dal
battello
;
appena
però
egli
si
assise
nella
barchetta
che
aveva
accompagnato
sua
madre
,
fu
circondato
dai
carabinieri
i
quali
non
curando
i
pianti
,
i
lamenti
,
le
disperazioni
delle
disgraziatissima
donna
,
lo
condussero
verso
le
carceri
.
-
Si
nascondano
si
nascondano
per
carità
,
l
'
ha
raccomandato
anche
il
signor
Colonnello
.
-
Venne
a
gridarci
con
voce
angosciosa
il
cameriere
di
bordo
.
-
Che
c
'
è
dunque
?
-
C
'
è
che
la
polizia
vuole
acchiapparli
...
-
È
una
storiella
!
...
-
È
la
verità
,
se
lo
assicurino
.
-
Ma
il
Colonnello
?
-
È
nascosto
.
-
E
tutti
gli
altri
?
-
Hanno
seguito
l
'
esempio
del
Capo
...
si
nascondano
anche
loro
...
o
che
vorrebbero
comprometterci
tutti
col
rimanere
in
così
pochi
sul
ponte
?
Ci
guardammo
difatti
e
con
nostra
sorpresa
il
brulichìo
che
ci
eravamo
abituati
a
vedere
,
era
scomparso
e
tutti
i
nostri
compagni
,
come
per
incanto
,
si
erano
dileguati
.
Anche
noi
ci
buttammo
gattoni
verso
la
carbonaia
e
poco
dopo
i
miei
amici
vi
erano
già
scesi
:
ero
per
seguitarli
,
quando
sentii
bussare
dietro
la
porta
della
vicina
cabina
e
la
voce
del
Colonnello
mi
disse
:
Noi
siamo
qui
,
venga
anche
lei
.
La
porta
si
schiuse
ed
io
entrai
.
Eravamo
in
sette
in
una
stanzuccia
dove
a
mala
pena
ci
si
poteva
rigirare
in
tre
!
la
grotta
di
Monsummanno
era
al
paragone
una
cantina
in
tempo
d
'
estate
!
mai
bagno
a
vapore
ha
ottenuto
l
'
efficacia
diretta
che
produceva
in
noi
quell
'
ambiente
!
i
nostri
abiti
e
le
nostre
camice
sembravano
inzuppate
nell
'
acqua
:
se
le
autorità
costituite
avessero
saputo
i
nostri
tormenti
,
benevole
come
sono
verso
noi
scavezzacolli
,
scommetto
che
invece
di
arrestarci
ci
avrebbero
lasciato
diverse
ore
in
quel
bagno
;
se
non
altro
per
avere
il
gusto
di
aprire
la
porta
a
trovarci
in
uno
stato
di
liquefazione
completa
.
-
Ma
cos
'
è
accaduto
,
di
nuovo
?
Domandai
a
bassa
voce
.
-
È
accaduto
che
la
questura
lasciava
liberamente
partire
noi
sette
o
otto
,
purché
prima
le
avessimo
,
consegnato
tutti
questi
bravi
ragazzi
....
Io
ho
sdegnosamente
rifiutato
questa
proposta
.
-
Bravissimo
!
-
E
ora
?
-
Ora
credo
che
sieno
andati
a
riportare
la
mia
risposta
al
questore
.
-
O
guardiamo
,
se
Bolis
è
tanto
birro
da
violare
anche
la
bandiera
francese
.
-
Prima
di
farlo
vorrà
pensarci
due
volte
.
-
E
perché
?
..
I
ciuchi
hanno
sempre
dato
pedate
ai
leoni
morenti
...
ma
per
qual
causa
stiamo
nascosti
?
-
Il
capitano
è
sceso
a
terra
;
se
gli
rilasciano
le
patenti
,
in
meno
di
un
'
ora
si
prenderà
il
largo
.
-
Speriamolo
...
perché
qui
non
siamo
di
certo
in
un
letto
di
rose
.
Passa
mezz
'
ora
,
un
'
ora
e
nessuna
notizia
:
si
comincia
a
udir
qualche
rumore
;
poi
di
sotto
la
fortezza
ci
giunge
all
'
orecchio
un
sussurro
inusitato
;
poniamo
,
l
'
occhio
al
finestrino
della
cabina
:
il
mare
è
popolato
di
barche
,
e
le
barche
,
son
popolate
d
'
angioli
custodi
in
lucerna
;
affollatìssima
è
tutta
la
spiaggia
:
sul
cassero
un
calpestìo
concitato
e
in
senso
diverso
,
poi
reclamazioni
a
cui
si
risponde
dalla
parte
del
popolo
con
fischiate
non
interrotte
;
un
battere
di
sciabole
,
uno
sbatacchiare
di
porte
....
pur
troppo
non
vi
era
più
dubbio
alcuno
,
il
grande
atto
si
era
consumato
,
e
gli
eroici
campioni
del
Regio
Governo
Italiano
potevano
annoverate
una
gloria
di
più
tra
tutte
le
altre
che
li
ha
resi
famosi
.
Sprangammo
la
porta
;
ci
rannicchiammo
nelle
cucciette
e
,
rattenendo
il
respiro
,
facendoci
piccini
piccini
coll
'
ansia
e
la
trepidazione
nell
'
anima
,
collo
sconforto
nel
cuore
,
incerti
di
ciò
che
ci
sarebbe
accaduto
tra
pochi
minuti
,
ma
decisi
a
giocare
di
tutto
,
attendevamo
di
momento
in
momento
di
veder
saltare
la
porta
.
Trascorre
un
altra
mezz
'
ora
;
si
ascolta
il
rumore
dei
disgraziati
che
sono
stati
avvinghiati
pei
primi
dai
falchi
del
Bolis
:
si
compiangono
,
ma
quale
fortuna
,
se
noi
potessimo
uscir
loro
dalle
unghie
!
..
Il
vapore
è
in
movimento
...
Che
si
parta
davvero
?
Non
si
osa
credere
a
noi
stessi
,
ma
alle
fine
ci
si
persuade
che
si
va
...
Si
va
,
ripetiamo
tutti
tra
noi
,
e
sentiamo
tra
ciglio
e
ciglio
l
'
umor
di
una
lacrima
-
Ci
si
ferma
di
nuovo
!
...
-
Esclama
un
nostro
compagno
,
e
pur
troppo
,
ci
si
convinse
di
subito
della
triste
verità
.
Una
testa
comparisce
al
nostro
finestrino
;
era
la
testa
di
un
questurino
,
che
da
abile
esploratore
,
si
era
arrampicato
al
difuori
del
bastimento
,
ed
aveva
scoperto
il
nostro
nascondiglio
.
-
Signori
,
non
resistano
-
Ci
disse
con
voce
rauca
.
-
Nessuno
rispose
;
egli
se
ne
andò
...
Oh
!
avessimo
avuto
un
revolver
!
-
Lei
deve
aprirci
la
porta
-
Ripeteva
intanto
sul
cassero
una
vocina
melliflua
,
a
cui
rispondeva
l
'
accento
ben
cognito
del
capitano
:
Mi
rincresce
,
ma
fu
perduta
la
chiave
...
l
'
assicuro
però
che
quello
è
il
mio
spogliatoio
...
-
Io
ho
l
'
ordine
di
perquisire
ogni
cosa
..
si
mandi
pel
magnano
del
porto
.
Intanto
una
tempesta
di
colpi
si
sprigionava
su
quel
povero
uscio
.
-
È
impossibile
trovare
il
magnano
-
Diceva
poco
dopo
un
'
altra
voce
.
-
Signori
-
Gridava
allora
al
buco
della
nostra
serratura
quello
che
poco
fa
parlava
col
capitano
.
-
Signori
,
io
li
prego
a
non
commettere
imprudenze
,
si
arrendano
colle
buone
;
partire
è
impossibile
,
non
facciano
perdere
un
tempo
prezioso
al
capitano
.
Che
fare
?
Qualunque
resistenza
sarebbe
stata
inutile
e
non
ci
poteva
riuscir
che
dannosa
;
ci
guardammo
in
faccia
(
che
facce
!
il
condannato
che
vien
trascinato
al
patibolo
ne
può
dare
un
'
idea
!
)
e
con
mano
tremante
il
più
vicino
alla
porta
tirò
la
stanghetta
.
Un
'
ooh
prolungato
e
di
soddisfazione
ci
accolse
,
appena
che
comparimmo
.
Dalla
scena
che
si
presentò
allora
ai
nostri
occhi
,
un
pittore
avrebbe
potuto
prendere
argomento
per
un
bellissimo
quadro
ed
un
letterato
per
una
magnifica
descrizione
.
Una
lunga
fila
di
carabinieri
e
di
questurini
occupava
tutto
il
lato
del
bastimento
che
era
dicontro
alla
nostra
cabina
;
più
avanti
il
giudice
d
'
istruzione
colla
ciarpa
turchina
,
Bolis
raggiante
di
contentezza
,
e
un
nuvolo
di
delegati
e
d
'
applicati
di
Pubblica
Sicurezza
che
si
davano
un
moto
,
un
daffare
indicibile
,
e
si
pavoneggiavano
,
esponendo
al
rispettabile
pubblico
ed
all
'
inclita
guarnigione
le
fasce
tricolori
che
avevano
a
tracolla
,
come
segno
indiscutibile
della
loro
autorità
.
Il
capitano
serio
serio
rivolgeva
delle
parole
concitatissime
al
console
,
che
appoggiato
ad
un
tavolino
,
con
una
fisonomia
di
tramontana
guardava
distrattamente
il
cancelliere
che
redigeva
il
processo
verbale
.
Tra
le
squarciate
nuvole
si
era
fatta
strada
la
luna
;
e
,
pareva
,
che
ci
mandasse
un
compassionevole
sguardo
;
sulla
spiaggia
uno
scintillio
di
baionette
,
sulle
quali
si
ripercoteva
il
malinconico
raggio
della
poetica
face
dei
cuori
sensibili
e
degli
innamorati
,
ci
abbarbagliava
la
vista
e
ci
rendeva
sicuri
che
molta
truppa
era
sotto
l
'
armi
è
che
la
questura
di
Livorno
non
aveva
trascurato
verun
provvedimento
perché
i
pesciolini
non
le
scappassero
di
rete
.
Una
lunga
processione
di
barche
solcava
le
onde
tranquille
del
mare
sulla
cui
superfice
una
miriade
di
atomi
luminosi
,
frequenti
più
delle
stelle
del
cielo
,
avrebbe
fatto
nascer
la
voglia
di
intonare
un
bel
canto
alla
natura
,
se
natura
ed
uomini
non
si
fossero
mostrati
,
così
accanitamente
contrarii
ad
una
impresa
che
tanto
avevamo
sospirato
e
che
,
purtroppo
,
così
miseramente
finiva
.
Le
trombe
che
suonavano
la
ritirata
sui
bastioni
della
vicina
fortezza
ci
suonavano
in
cuore
meste
,
come
il
pensiero
che
manda
in
queill
'
ora
il
coscritto
alla
madre
,
alla
casetta
paterna
,
alle
occupazioni
di
un
tempo
:
meste
come
quella
luna
,
come
quei
visi
lunghi
dei
nostri
compagni
che
ci
passavano
davanti
colla
respettiva
accompagnatura
,
come
i
popolani
che
vedendo
la
loro
impotenza
a
salvarci
ci
guardavano
da
riva
con
occhi
stralunati
e
pregni
di
lacrime
.
-
Ma
Gagliano
...
Gagliano
dove
è
?
...
Noi
credevamo
che
fosse
tra
loro
?
...
Esclamò
Bolis
,
dopo
averci
ben
bene
sbirciati
;
-
E
perché
han
fatto
resistenza
?
Ci
domandò
con
un
sorrisetto
volpino
il
giudice
d
'
Istruzione
.
-
Perché
!
...
-
Rispondemmo
noi
tutti
a
una
voce
e
in
tuono
di
meraviglia
..
-
Sì
...
quando
sapranno
tutto
,
chi
sa
,
che
non
sieno
i
primi
a
ringraziarci
...
-
Ringraziarlo
di
averci
arrestati
?
-
Sissignori
...
Oggi
è
venuta
la
notizia
della
capitolazione
di
Metz
.
Quest
'
ultima
sassata
che
,
così
benignamente
ci
si
scagliava
nel
nostro
infortunio
,
ci
fece
nascere
lì
per
lì
una
tal
rabbia
contro
quegli
arnesacci
di
una
bottega
fallita
,
che
loro
volgemmo
disdegnosamente
le
spalle
.
Già
...
è
egli
possibile
che
le
idee
di
sacrifizio
,
di
abnegazione
,
di
generosità
,
possano
esser
comprese
anche
alla
lontana
,
da
un
birro
?
-
L
'
ho
,
l
'
ho
preso
!
..
-
Saltando
come
un
burattino
,
e
fregandosi
le
mani
,
strillò
con
la
sua
vocina
da
pettegola
il
Fassio
,
avvicinandosi
a
noi
.
Questo
Fassio
e
uno
dei
più
famigerati
ispettori
di
Pubblica
Sicurezza
che
si
abbia
in
Italia
;
Garibaldino
nel
1860
,
come
succede
di
tutti
gli
apostati
,
ora
è
diventato
la
più
gran
colonna
della
sbirraglia
italiana
.
-
Che
qualcuno
di
noi
avesse
in
tasca
una
mitragliatrice
?
-
Pensai
tra
me
e
me
-
O
che
tra
i
nostri
compagni
si
sia
mescolato
sotto
mentite
spoglie
qualche
gran
malfattore
?
!
Difatti
l
'
aria
del
Fassio
me
lo
faceva
sperare
;
Cristoforo
Colombo
che
dal
ponte
del
suo
bastimento
vede
baluginare
qualche
cosa
,
che
ha
sembianza
di
terra
;
Moltke
a
Sadowa
che
riceve
l
'
annunzio
dell
'
arrivo
del
corpo
d
'
armata
del
bon
Fritz
,
ci
possono
dare
a
malapena
un
'
immagine
della
beatitudine
che
provava
in
quel
momento
il
rinnegato
democratico
.
Dietro
di
lui
si
vide
arrivare
lemme
lemme
il
Gagliano
in
uno
stato
tale
,
che
,
se
ne
avessimo
avuta
la
voglia
ci
avrebbe
fatto
crepar
dalle
risa
.
Nero
,
per
lo
meno
come
uno
spazzacamino
,
stizzito
come
un
giocator
di
Mako
che
fa
l
'
ultima
cista
,
senza
azzardarsi
nemmeno
di
farci
un
saluto
,
il
povero
uomo
passò
a
capo
basso
davanti
alle
autorità
e
fu
fatto
immediatamente
scendere
in
una
barchetta
,
dietro
la
quale
in
un
'
altra
fummo
messi
io
,
mio
fratello
,
il
Colonello
ed
un
giovinetto
,
che
ancora
non
conoscevo
.
-
Viva
la
libertà
d
'
Italia
!
-
Si
gridava
tutti
come
pazzi
per
via
,
ed
i
carabinieri
non
ardivano
di
dirci
una
sillaba
;
anzi
dalle
loro
fisonomie
si
vedeva
chiaramente
che
avrebbero
lasciato
quell
'
incarico
alle
guardie
di
questura
,
che
,
tutte
impettite
,
boriose
si
tenevano
dell
'
arresto
di
giovani
inermi
nello
stesso
modo
che
avrebbero
fatto
,
se
avessero
vinto
la
battaglia
,
più
aspra
che
si
sia
combattuta
,
dacché
mondo
è
mondo
.
Giunti
vicini
alla
Sanità
,
dove
vedevamo
sbarcare
tutti
gli
altri
,
un
carabiniere
mi
toccò
dolcemente
nel
braccio
e
mi
accennò
un
vaporino
,
la
cui
camminiera
faceva
fumo
.
-
Vede
quello
là
?
-
Mi
disse
-
Era
preparato
per
loro
,
qualora
avessero
preso
il
largo
.
Guardai
e
quello
spauracchio
mi
fece
sorridere
;
il
grande
edifizio
navale
non
aveva
che
due
cannoni
,
uno
per
parte
e
di
un
calibro
così
modesto
,
che
sembravano
,
piuttosto
giocattoli
da
bimbi
che
utensili
da
guerra
.
Oh
!
...
se
si
fosse
usciti
dal
posto
,
se
si
avesse
cominciato
a
filare
...
se
erano
buoni
a
acchiapparci
con
quel
trabiccolo
,
sarei
stato
contento
di
perder
la
testa
!
..
La
barca
si
fermò
:
noi
scendemmo
.
Diedi
un
'
ultimo
sguardo
al
porto
,
vidi
il
cammino
del
Var
che
fumava
,
e
il
battello
che
era
in
movimento
!
Oh
come
in
quell
'
istante
il
mio
pensiero
ricorse
alle
cabine
,
dove
ci
eravamo
sdraiati
la
sera
avanti
alla
medesima
ora
:
oh
!
come
desiderai
che
il
tempo
ritornasse
indietro
di
poche
ore
soltanto
per
non
essere
sicuro
della
barbara
realtà
,
che
ci
opprimeva
in
quel
mentre
.
Moltissima
gente
si
era
affollata
a
due
lati
della
porta
che
conduceva
all
'
uffizio
della
delegazione
del
porto
.
Tra
questa
gente
io
vidi
di
nuovo
i
due
scialli
...
Ma
dunque
,
non
ci
abbonderanno
più
queste
donne
?
I
volontari
erano
stati
ammassati
,
pigiati
in
una
stanzuccia
;
una
guardia
,
con
un
coraggio
da
eroe
,
distribuiva
ogni
tanto
qualche
pedata
a
chi
più
susurrone
e
più
curioso
degli
altri
si
azzardava
a
rivolgere
qualche
interrogazione
.
È
un
fatto
:
la
polizia
degli
antichi
sovranucci
,
che
i
monarchici
d
'
oggi
gabellano
per
tiranni
e
per
despoti
,
non
hanno
mai
usato
dei
modi
schifosi
che
usano
i
questurini
del
nostro
beatissimo
regno
:
quando
uno
capita
per
caso
tra
le
loro
mani
,
può
attaccare
un
voto
,
se
per
lo
meno
non
ci
lascia
una
costola
,
chè
questa
gente
è
molto
feroce
...
quando
l
'
individuo
è
in
ceppi
e
puzza
un
tantino
di
repubblicano
!
...
Chiuder
gli
occhi
sui
gallinai
,
fare
il
manutengolo
ai
ladri
è
permesso
,
ma
lasciare
in
santa
pace
un
soggetto
pericoloso
,
un
uomo
che
sbraita
sempre
perchè
vuole
esser
riconosciuto
per
uomo
...
oh
!
questo
è
troppo
!
E
il
paterno
governo
,
simile
al
giusto
Dio
che
fa
cader
la
grandine
e
i
fulmini
sul
campo
dei
peccatori
,
deve
aggravar
la
mano
su
coloro
che
hanno
le
sfacciataggine
di
urlare
quando
tutti
dormono
:
i
galantuomini
non
devono
essere
svegliati
...
lo
impedisce
anche
il
regolamento
di
Pulizia
!
Coroniamoci
adunque
di
elleboro
,
sorbiamo
il
papavero
che
giorno
per
giorno
ci
ammanniscono
i
giornali
governativi
e
,
dacchè
non
abbiamo
il
coraggio
di
fare
,
abbiamo
almeno
il
buon
senso
di
darci
ad
un
sonno
profondo
.
Un
vecchietto
,
con
li
occhiali
d
'
oro
più
giù
che
a
metà
del
naso
,
rincantucciato
in
uno
sgabbiolo
di
legno
che
faceva
le
veci
di
scrittoio
,
via
via
che
si
passava
ci
chiedeva
il
nostro
nome
,
quello
dei
nostri
parenti
,
il
nostro
domicilio
e
la
nostra
,
professione
.
-
Possono
partire
-
Gridò
poco
dopo
con
voce
tonante
il
Bolis
,
Giove
Tonante
di
quell
'
Olimpo
di
birracchioli
e
di
guardie
di
tutte
le
qualità
e
di
tutte
le
dimensioni
.
Un
applauso
prolungato
fece
eco
a
queste
parole
;
i
giovinotti
credavano
di
essere
liberi
...
Poveri
grulli
!
...
Quale
storia
ci
ha
mai
fatto
sapere
che
il
gatto
si
lasci
scappare
il
sorcio
dalle
unghie
?
-
Avanti
!
...
-
Urlarono
con
mala
grazia
a
loro
volta
le
guardie
...
-
O
dove
si
va
?
-
Cercò
qualcheduno
.
-
Loro
non
lo
devono
sapere
.
A
noi
,
come
presi
insieme
col
colonnello
,
fu
fatto
il
favore
di
farci
passare
nella
caserma
dei
carabinieri
;
ci
si
disse
,
in
attesa
di
ordini
superiori
...
Intanto
gli
altri
traversavano
via
Grande
,
tutta
gremita
di
popolo
che
li
accompagnava
con
applausi
frenetici
;
ci
volle
del
buono
e
del
bello
per
sconsigliare
i
popolani
a
non
far
qualche
pazzia
,
ed
essi
allora
non
potendo
fare
altro
,
si
mostrarono
generosissimi
con
quei
poveri
diavoli
che
venivano
trasferiti
alle
carceri
;
e
fu
una
pioggia
continua
di
sigari
,
di
pezzi
di
pane
,
d
'
involti
di
companatico
,
e
persino
di
foglietti
da
mezzo
franco
e
da
un
franco
.
Oh
!
...
il
popolo
è
generoso
,
il
popolo
ha
la
magnanimità
per
istinto
,
e
,
se
si
lascia
abbindolare
dai
farabutti
,
al
momento
buono
,
quasi
per
miracolo
,
sente
spingersi
avanti
dalla
voce
del
dovere
,
del
progresso
,
della
libertà
;
rinnegando
le
massime
false
,
che
gli
son
volute
inoculare
nelle
scuole
governative
e
nei
così
detti
giornali
popolari
che
vivono
sulle
spese
segrete
del
ministero
,
egli
al
primo
indizio
di
lotta
vicina
,
come
un
uomo
solo
corre
al
suo
posto
.
Oggi
protesta
con
gli
urli
alle
guardie
e
colle
picchiate
di
mano
ai
prigionieri
,
domani
muore
,
santificando
il
principio
democratico
,
sulle
barricate
.
Perdendo
lo
vedrete
marcire
nelle
,
carceri
,
e
soffrire
per
le
vie
,
vincendo
voi
lo
vedrete
al
lavoro
!
I
carabinieri
ci
accolsero
con
tutta
la
gentilezza
immaginabile
,
ci
domandarono
,
se
si
aveva
bisogno
di
qualche
cosa
,
e
noi
che
,
come
uomini
,
dopo
tante
ore
dì
disagio
si
aveva
diritto
ad
avere
appetito
,
ordinammo
del
salame
,
del
prosciutto
e
due
fiaschi
di
vino
.
Incontrammo
in
quella
stanza
lo
Strocchi
;
anche
egli
aveva
ricevuto
lo
strano
favore
di
essere
trattato
un
pò
meglio
del
rimanente
della
spedizione
.
Chi
era
stato
la
causa
diretta
dell
'
invasione
del
Var
?
Io
non
lo
saprei
dire
.
Hanno
qualche
carattere
di
verità
le
accuse
che
si
son
palleggiati
l
'
uno
con
l
'
altro
a
vicenda
diversi
individui
che
facevano
parte
della
nostra
mandata
!
Io
credo
di
no
:
credo
soltanto
che
il
governo
Italiano
,
il
quale
ha
sempre
in
serbo
un
granello
d
'
incenso
per
chi
trionfa
ed
è
forte
,
siccome
,
è
uso
di
tutti
i
codardi
,
sìa
sempre
disposto
a
tirar
sassate
da
orbi
a
tutti
quelli
che
per
propria
disgrazia
si
trovano
a
terra
;
e
così
,
mentre
or
non
sono
pochi
anni
,
per
non
violare
la
bandiera
Imperiale
di
Francia
si
lasciavano
tranquillamente
a
bordo
dell
'
Authion
i
fratelli
La
Gala
:
in
pieno
1870
si
aveva
il
coraggio
di
buttar
giù
porte
,
scassinar
serrature
e
strappare
a
viva
forza
dei
giovani
generosi
,
che
dovevano
essere
sacri
,
perché
protetti
dallo
stendardo
di
una
nazione
amica
,
di
un
governo
che
si
era
riconosciuto
,
ma
che
versava
in
pericoli
immensi
-
E
dove
ci
mandano
?
-
Domandammo
al
brigadiere
dei
carabinieri
,
dopo
che
avemmo
veduto
un
soldato
,
latore
di
un
piego
,
che
fu
letto
attentamente
dal
capoposto
.
-
Io
devo
trasmetterli
ai
Domenicani
.
-
Sicché
proprio
in
prigione
?
-
Pur
troppo
!
Un
lungo
silenzio
tenne
dietro
a
queste
parole
.
Creder
di
andare
in
Francia
e
sgusciare
diritti
come
fusi
in
prigione
,
era
una
cosa
che
non
ci
si
aspettava
di
certo
,
e
,
per
quanto
tutti
,
chi
più
chi
meno
ci
si
piccasse
di
esser
filosofi
,
per
quanto
dopo
l
'
arresto
questa
soluzione
fosse
l
'
unica
prevedibile
,
una
tal
notizia
dettaci
lì
a
bruciapelo
,
mentre
il
ritardo
ci
aveva
fatto
rinascere
in
cuore
un
po
'
di
speranza
,
ci
mise
a
tutti
un
diavolo
por
capello
.
-
Si
facciano
coraggio
-
Ci
diceva
il
brigadiere
-
Prendano
le
cose
con
calma
...
tutt
'
al
più
sarà
il
male
di
qualche
settimana
!
Qualche
settimana
!
-
E
gli
pareva
di
dir
poco
al
buon
'
uomo
!
...
Rinunziare
alla
vita
,
alle
nostre
speranze
,
non
goder
più
di
quella
libertà
,
che
è
prima
attributo
di
ogni
essere
,
ma
sia
pur
per
un
'
ora
,
per
chi
sente
qualcosa
,
è
sempre
un
supplizio
.
-
Entri
,
entri
,
ma
mi
raccomando
non
faccia
scene
-
Così
diceva
,
introducendo
nella
stanza
la
moglie
di
Gagliano
,
un
carabiniere
.
-
Veramente
!
...
-
Borbottò
alzandosi
il
brigadiere
...
-
Lasci
correre
-
Ci
affrettammo
a
proferire
noi
tutti
-
nessuno
parlerà
di
questo
colloquio
.
-
Ti
hanno
messo
le
manette
,
questi
vili
,
eh
?
-
E
tu
non
hai
avuto
cuore
di
bucar
loro
la
pancia
?
-
Gettandosi
al
collo
del
marito
,
e
frammischiando
al
suo
dire
qualche
singhiozzo
,
esclamava
l
'
arditissima
donna
.
Perdemmo
un
cinque
minuti
a
persuaderla
che
non
eranvi
state
manette
,
ed
allora
lei
,
facendoci
dei
segni
,
ci
fece
capire
che
,
se
avevamo
qualche
cosa
di
compromettente
,
le
si
consegnasse
:
ed
in
fatti
,
colto
il
momento
che
i
carabinieri
non
ci
guardavano
,
demmo
a
lei
certe
lettere
,
che
,
se
ci
fossero
state
trovate
addosso
,
non
ci
avrebbero
certamente
servito
di
raccomandazione
presso
quella
gente
,
che
si
doveva
bazzicare
fra
poco
tempo
.
La
presenza
di
una
donna
in
quell
'
ora
tristissima
,
in
mezzo
ai
carabinieri
,
dopo
tutte
le
emozioni
che
si
era
subito
durante
il
corso
di
quella
giornata
memorabile
ci
procurò
un
sollievo
,
e
uno
stringimento
di
cuore
,
che
non
mi
provo
nemmeno
a
descrivere
;
e
quando
la
ci
stese
la
mano
e
con
voce
resa
tremula
dalla
voglia
di
piangere
,
ci
disse
:
coraggio
,
io
mi
sentii
inumidite
le
ciglia
e
provai
l
'
inenarrabile
voluttà
di
una
lacrima
.
-
Le
carrozze
son
pronte
!
-
Partiamo
!
-
Meno
male
che
marciamo
en
grands
seigneurs
.
-
Di
'
piuttosto
,
come
i
malfattori
che
vanno
alla
Corte
d
'
Assise
...
-
Eh
!
...
loro
ed
i
principi
sono
i
soli
che
hanno
diritto
di
avere
una
scorta
!
Gli
estremi
si
toccano
...
-
E
si
rassomigliano
!
Si
montò
nelle
carrozze
e
dopo
un
breve
tratto
di
via
ci
fermammo
:
si
sentì
cigolare
una
porta
...
Eravamo
giunti
ai
Domenicani
.
CAPITOLO
III
.
La
prigione
!
...
È
mai
vissuta
creatura
umana
,
dirò
con
Guerrazzi
,
che
sollevando
le
pupille
verso
il
soffitto
di
una
di
quelle
stamberghe
,
in
cui
,
per
ravvederlo
,
s
'
incretinisce
il
colpevole
,
non
abbia
esclamato
esser
questa
l
'
invenzione
più
barbara
,
che
mai
sia
mulinata
nel
cervello
dell
'
uomo
?
Quattordici
passi
di
lunghezza
;
sei
di
larghezza
:
una
finestra
alta
cinque
piedi
da
terra
,
e
dalla
cui
ferriata
a
quadrelli
vedi
sempre
quel
medesimo
strappo
di
Cielo
,
quella
medesima
tettoia
dell
'
edifizio
difaccia
,
quella
medesima
stella
che
sera
per
sera
,
qual
malinconica
amica
,
par
che
venga
a
darti
un
saluto
,
un
conforto
ed
una
speranza
;
un
pagliericcio
per
sdraiarsi
:
una
brocca
d
'
acqua
per
bere
;
in
quanto
a
mangiare
...
ci
sono
le
mani
che
paiono
fatte
apposta
per
questo
!
...
Il
rumore
del
mondo
,
in
mezzo
al
quale
ti
trovi
ma
che
,
almeno
per
ora
è
morto
per
te
,
viene
a
colpirti
gli
orecchi
nella
tua
solitudine
ed
ora
qualche
allegra
canzone
ti
rammenta
i
bei
tempi
che
unito
agli
amici
andavi
a
far
la
serenata
sotto
i
balconi
della
tua
bella
:
ora
i
concerti
di
una
musica
militare
t
'
inebriano
,
ti
rapiscono
in
pensieri
l
'
uno
più
dell
'
altro
impetuosi
:
ora
il
frastuono
della
via
,
le
urla
dei
venditori
,
il
continuo
passare
delle
carrozze
ti
riportano
i
momenti
in
cui
tu
pur
passeggiavi
,
in
cui
tu
pure
davi
alla
sfuggita
un
occhiata
alle
belle
signore
che
come
Dee
ti
passavano
innanzi
agli
occhi
,
trasportate
da
'
loro
cocchi
:
insomma
un
cumulo
di
reminiscenze
che
ti
straziano
l
'
anima
:
è
un
martirio
che
fa
deperire
e
qualche
volta
impazzire
l
'
uomo
d
'
ingegno
e
di
cuore
,
e
che
indurisce
viepiù
chi
è
incallito
nel
vizio
.
Aggiungete
a
tutto
questo
l
'
obbligo
di
restare
lì
chiuso
,
mentre
,
alla
semplice
idea
di
esser
costretto
a
fare
una
cosa
,
fosse
pure
la
più
gradita
,
si
prova
una
certa
repugnanza
che
ci
fa
entrar
le
paturnie
.
Perchè
invece
di
una
severità
che
non
dà
alcun
resultato
,
non
si
cerca
di
ricondurre
sulla
buona
via
quello
,
che
ne
è
lontano
,
a
forza
di
cure
amorevoli
?
Quando
si
è
messo
il
colpevole
nell
'
impossibilità
di
nuocere
alla
società
,
a
che
prò
aggravare
la
mano
sopra
di
lui
,
e
incessantemente
torturarlo
?
...
Io
fò
una
scommessa
;
se
domani
un
domatore
di
fiere
uccidesse
così
per
ghiribizzo
un
leone
che
ha
in
gabbia
,
o
si
divertisse
a
martoriarlo
a
colpi
di
spillo
,
i
filantropi
non
la
farebbero
più
finita
colle
loro
proteste
:
i
giornali
partoribbero
articoli
sopra
articoli
e
se
ne
farebbe
quasi
quasi
una
questione
di
Stato
.
Qui
invece
abbiamo
degli
uomini
che
sentono
,
amano
,
che
hanno
peccato
per
inesperienza
,
per
fatalità
,
ma
che
per
ora
non
possono
tornare
a
peccare
:
una
delle
due
...
o
questi
uomini
si
credono
capaci
di
ravvedimento
,
o
no
:
in
questo
ultimo
caso
uccideteli
:
nel
primo
cercate
d
'
istruirli
,
fate
loro
conoscere
quanto
sia
migliore
la
strada
della
virtù
da
quella
del
vizio
,
educateli
col
lavoro
,
metteteli
in
un
'
isola
incolta
e
provvedete
che
quest
'
isola
affidata
alle
loro
mani
,
addivenga
ridente
,
ubertosa
...
fate
loro
conoscere
l
'
agiatezza
,
la
calma
,
la
soddisfazione
del
buono
operaio
,
eppoi
restituiteli
alla
società
,
che
potrà
a
ben
diritto
vantarsi
di
avere
acquistato
dei
buoni
cittadini
in
quelli
che
fin
ora
non
eran
che
rei
!
...
Anche
per
legge
fisica
quanta
più
è
la
repressione
,
tanta
maggiore
è
la
reazione
.
Chiedo
scusa
ai
lettori
di
aver
loro
fatto
ingozzare
questa
tirata
,
che
a
qualcuno
farà
l
'
effetto
del
cavolo
in
una
merenda
;
d
'
altronde
qui
si
parla
di
una
carcere
,
qual
migliore
occasione
per
spifferare
le
riflessioni
che
si
son
covate
in
quella
solitudine
e
in
contatto
di
quei
disgraziati
?
In
quanto
a
noi
,
grazie
all
'
amabilità
del
capo
guardiano
dello
stabilimento
,
fu
cercato
di
renderci
meno
dura
che
fosse
possibile
la
prigionia
.
Ci
misero
in
sei
in
una
stanza
;
lasciarono
che
si
fumasse
a
nostro
bell
'
agio
:
ci
si
passavano
i
giornali
,
dove
tra
le
altre
cose
apprendemmo
l
'
infame
tradimento
del
generale
cortigiano
Bazaine
:
non
ci
era
fatta
alcuna
restrizione
nel
mangiare
e
nel
bere
:
ci
si
trattava
insomma
coi
guanti
,
e
inservienti
e
guardiani
,
lungi
dal
far
pompa
di
quelle
mosse
scortesi
di
cui
sì
spesso
e
sì
volentieri
fanno
pompa
coi
carcerati
di
bassa
estrazione
,
si
perdevano
in
scappellature
ed
inchini
e
venivano
due
tre
volte
per
ora
a
domandarci
,
se
si
abbisognava
di
qualche
cosa
.
Era
compassione
questa
,
o
,
piuttosto
come
succede
in
qualunque
circostanza
nel
mondo
anche
là
si
venerava
l
'
abito
,
anche
là
avendoci
veduti
insieme
col
Colonnello
e
per
questo
scambiandoci
forse
per
uno
stato
Maggiore
,
si
cercava
entrare
nelle
nostre
buone
grazie
,
perchè
si
aveva
la
ferma
credenza
che
eravamo
pezzi
grossi
?
...
Io
credo
che
quest
'
ultima
sia
la
ragione
più
giusta
e
più
esatta
delle
preferenze
che
si
avevano
per
noi
.
Quell
'
ingegno
ferace
,
che
tanto
predominava
sugli
altri
per
lo
spirito
d
'
osservazione
e
che
così
presto
doveva
esser
rapito
all
'
Italia
,
intendo
parlare
di
Carlo
Bini
,
nelle
sue
riflessioni
sui
prigionieri
ha
dettato
delle
pagine
maravigliose
per
la
verità
sulle
distinzioni
sociali
,
che
con
scrupolo
sono
venerate
ancora
nelle
carceri
.
Povero
!
...
t
'
hanno
condotto
qui
,
tu
devi
aver
peccato
di
certo
;
va
'
giù
nel
buglione
,
là
troverai
degli
amici
e
dei
degni
compagni
...
e
spesso
per
spingerlo
più
presto
gli
si
amministra
gentilmente
una
pedata
che
il
meschinello
riceve
,
grattandosi
il
capo
!
Sarà
innocente
...
E
che
importa
?
...
Lo
si
manda
giù
tra
la
feccia
,
tra
i
borsaioli
,
tra
i
ladri
d
'
ogni
qualità
e
d
'
ogni
risma
;
gli
si
fanno
degli
sgarbi
premeditati
,
gli
si
ride
sul
muso
quando
protesta
della
propria
innocenza
;
si
tiene
a
stecchetto
di
pane
,
si
fa
mangiare
mezz
'
ora
dopo
quella
prescritta
dai
regolamenti
,
si
cerca
infine
di
rendere
più
triste
,
più
penosa
la
di
lui
posizione
:
mai
una
parola
d
'
affetto
per
lui
,
sempre
un
ghigno
,
sempre
una
maledizione
...
E
se
fosse
innocente
!
...
Per
un
signore
poi
è
un
altro
paio
di
maniche
:
inchini
,
conforti
,
agevolezze
:
il
caffè
e
latte
la
mattina
,
la
bottiglia
per
pranzo
,
e
qualche
volta
anche
il
the
per
la
sera
...
oh
,
come
è
rispettata
l
'
eguaglianza
a
questi
lumi
di
luna
!
Dunque
,
come
ho
detto
,
eravamo
in
cinque
in
una
prigione
.
Gagliano
,
il
Colonnello
,
mio
fratello
,
io
ed
un
giovinetto
Perugino
,
che
per
la
prima
volta
si
moveva
da
casa
,
e
che
era
innamorato
come
un
ciuco
di
una
ballerina
cui
aveva
promesso
per
quanto
prima
l
'
anello
nuziale
.
Il
primo
giorno
,
non
vedendo
alcuna
probabilità
di
un
interrogatorio
,
non
facemmo
che
scrivere
.
Scrivemmo
al
console
,
a
una
dozzina
di
deputati
,
a
una
mezza
dozzina
dì
giornalisti
,
e
perfino
al
Lanza
:
in
tutti
i
nostri
scritti
si
protestava
contro
la
patente
ingiustizia
,
di
cui
eravamo
stati
le
vittime
,
e
si
scongiurava
,
affinchè
fosse
troncato
quello
stato
penoso
,
che
,
temevamo
,
si
prolungasse
ancora
per
un
lasso
di
tempo
,
non
indifferente
.
Uno
dei
nostri
,
che
era
stato
diverse
volte
in
prigione
sempre
per
affari
politici
,
ci
iniziò
nei
misteri
della
vita
non
troppo
geniale
del
carcere
,
e
c
'
insegnò
tra
le
altre
cose
un
mezzo
sicuro
,
per
comunicare
con
gli
altri
infelici
,
quantunque
fossero
in
stanze
dalla
nostra
lontane
:
il
nome
tecnico
di
questo
nuovo
sistema
di
comunicazione
è
il
cavallo
;
si
attacca
ad
un
sasso
o
a
un
pezzo
di
legno
una
cartolina
,
in
cui
si
scrive
,
quello
che
vogliamo
;
si
avvolge
poi
tutto
ad
un
filo
e
dalla
finestra
si
lancia
,
dove
si
ha
intenzione
di
farlo
recapitare
;
i
prigionieri
,
nella
solitudine
aguzzano
tanto
l
'
ingegno
,
addiventano
così
maestri
nella
precauzione
,
che
se
si
ingannano
una
volta
sola
,
in
questo
nuovo
bersaglio
,
si
può
assicurare
che
è
una
fatalità
.
Inutile
il
dire
,
che
noi
ci
servimmo
di
questo
mezzo
spessissimo
,
e
sul
principio
facemmo
delle
matte
risate
,
alle
spalle
di
qualcheduno
il
quale
più
che
si
piccava
ad
essere
gran
tiratore
,
più
ne
mandava
di
fuori
.
"
Come
son
lunghe
,
eterne
L
'
ore
del
prigionier
!
"
Canta
il
tenore
nel
secondo
atto
del
Pipelet
,
e
se
noi
non
cantavamo
queste
parole
,
se
ne
comprendeva
però
in
quei
momenti
tutta
la
desolante
verità
.
Addormentarsi
colle
galline
,
essere
in
piedi
ai
primi
chiaror
dell
'
alba
;
appena
desti
,
eccoti
ad
assalirci
la
spaventevole
idea
di
quattordici
o
quindici
ore
d
'
inerzia
forzata
;
oh
,
almeno
oggi
tuonasse
,
infuriasse
una
gran
tempesta
...
sarebbe
una
distrazione
!
..
Oh
!
se
si
avesse
nel
cuore
la
mansuetudine
pecoresca
del
Pellico
,
chè
potremmo
passare
ore
intiere
,
facendo
asceticamente
delle
contemplazioni
sulle
tele
di
ragno
,
che
in
sì
gran
numero
e
,
a
mò
di
tendoni
,
adornano
la
volta
della
nostra
abitazione
!
Oh
!
venisse
un
nuovo
carceriere
gobbo
,
sbilenco
,
rachitico
,
o
per
lo
meno
tartaglione
si
potrebbe
ridere
qualche
tempo
per
conto
suo
...
Ma
no
signori
,
sempre
i
medesimi
volti
,
sempre
il
medesimo
cielo
nè
sereno
,
nè
brusco
,
sempre
qualche
pezzetto
di
ragnatelo
che
ci
dà
fastidio
,
cadendo
ed
appiccicandosi
sui
nasi
respettivi
.
Si
fece
delle
palle
colla
midolla
di
pane
e
ci
si
mise
a
giocare
alle
boccie
...
Ci
si
annoiava
mortalmente
;
si
tentava
attaccare
una
discussione
filosofica
o
letteraria
...
sul
più
bello
un
prolungato
sbadiglio
faceva
uscir
di
carreggiata
l
'
oratore
e
lo
squarcio
di
poesia
e
di
eloquenza
finiva
con
una
solita
imprecazione
,
dove
non
si
risparmiava
nessuno
.
L
'
unico
che
vivesse
estraneo
a
tutto
quello
che
si
svolgeva
dinanzi
a
noi
,
era
il
giovinetto
che
tesseva
omelie
,
ripensando
alla
sua
bella
ed
ai
dolci
momenti
che
era
solito
passare
con
lei
.
A
questi
sproloqui
,
noi
assumendo
la
dignità
di
uomini
stagionati
,
e
che
hanno
corso
per
tutti
i
versi
la
cavallina
,
facevamo
tener
dietro
delle
dissertazioni
serio
-
facete
,
e
dei
consigli
che
le
più
volte
facevano
diventar
rossa
come
una
ciliegia
la
faccia
del
pudibondo
giovinetto
il
quale
terminava
ogni
suo
dire
,
sacrando
per
tutti
gli
Dei
,
che
la
gentile
fanciulla
,
malgrado
tutti
gli
ostacoli
,
avrebbe
finito
per
diventare
sua
moglie
.
E
infatti
,
oggi
tornato
di
Francia
,
ho
saputo
la
grata
novella
del
felice
connubio
che
amore
sparga
sempre
di
rose
il
beato
talamo
in
cui
piange
la
ragione
e
la
democrazia
:
che
quel
giovine
infondo
aveva
cuore
,
e
si
entusiasmava
per
le
idee
generose
.
Gagliano
pareva
poi
,
che
avesse
in
corpo
un
'
organino
;
cominciava
a
ciabare
la
mattina
a
bruzzico
e
durava
a
sfringuellare
fino
all
'
undici
e
anche
a
mezzanotte
;
se
noi
si
dormiva
lui
non
si
perdeva
d
'
animo
e
con
una
costanza
degna
di
miglior
causa
,
discorreva
solo
,
trinciando
l
'
aria
con
gesti
agitati
,
e
ripetendo
ordini
del
giorno
e
proclami
di
là
da
venire
:
ei
s
'
era
fitto
in
capo
di
costituire
una
compagnia
che
si
doveva
chiamare
dei
cacciatori
del
Varo
,
egli
l
'
avrebbe
costituita
,
appena
che
ci
si
fossero
schiuse
le
porte
.
La
questura
che
seppe
forse
il
progetto
,
e
che
,
da
abile
maestra
,
sa
quanto
va
maturato
un
disegno
perchè
possa
riuscire
,
mentre
dava
la
via
,
pochi
giorni
dopo
,
a
tutti
noi
,
riteneva
in
chiusa
per
altri
tre
mesi
il
povero
capitano
di
quella
compagnia
,
la
quale
,
come
direbbero
le
nostre
donnicciole
,
restò
sempre
nella
mente
di
Dio
.
Ci
si
faceva
prendere
aria
due
volte
per
giorno
:
la
prima
volta
lungo
i
corridoi
circondati
da
terrazzini
,
da
cui
è
intersecato
lo
stabilimento
:
la
seconda
su
,
in
un
piccolo
belvedere
dal
quale
si
godeva
di
un
colpo
d
'
occhio
incantevole
.
Sui
muri
dei
corridoii
,
come
su
quelli
della
terrazza
non
si
vedevano
che
scritti
in
lapis
:
erano
ricordi
,
conforti
scambievoli
dei
prigionieri
:
geroglifici
indecifrabili
,
ma
che
forse
contenevano
rivelazioni
per
chi
era
d
'
intesa
:
accidenti
alle
spie
e
morte
ai
birri
erano
quasi
sempre
il
ritornello
obbligato
di
questi
sfoghi
.
Su
in
terrazza
trovammo
anche
dei
versi
:
quantunque
si
sia
detto
,
e
ridetto
fino
a
sazietà
che
la
solitudine
fa
crescere
il
bernoccolo
poetico
,
anche
a
coloro
che
da
mamma
natura
non
hanno
avuto
un
tal
dono
,
l
'
apparizione
di
queste
strofe
fu
salutata
da
noi
con
un
hourrà
clamoroso
,
che
fece
venire
in
fretta
e
furia
i
guardiani
a
domandar
cosa
fosse
avvenuto
.
I
versi
eramo
mediocri
,
ma
giudicando
dal
modo
col
quale
erano
scritti
,
si
poteva
giurare
che
quello
che
li
aveva
vergati
aveva
fatto
anche
troppo
e
che
aveva
un
'
anima
molto
più
sensibile
di
tutte
le
altre
che
si
trovavano
in
quelle
catapecchie
.
I
versi
son
questi
;
ve
li
riscrivo
tali
e
quali
,
chiedendo
scusa
all
'
anonimo
autore
dell
'
indiscrezione
,
e
ai
miei
lettori
qualora
non
andassero
loro
a
fagiuolo
.
Campanella
che
rammenti
Al
dolente
prigioniero
I
dolori
ed
i
tormenti
Di
una
vita
,
che
finì
...
Deh
!
Riporta
al
mio
pensiero
Le
speranze
d
'
altri
dì
.
Di
quei
dì
,
che
una
tranquilla
Gioia
al
Cielo
mi
rapia
:
Fissa
in
Lei
la
mia
pupilla
Comprendevo
la
beltà
,
Comprendevo
la
poesia
Sentia
in
cuor
la
libertà
Or
son
morto
,
o
campanella
Suona
,
suona
a
funerale
Più
non
veggo
la
mia
bella
Più
non
palpita
il
mio
onor
Sul
mio
letto
sepolcrale
Suona
i
tocchi
del
dolor
E
qui
il
poeta
finiva
e
la
parola
dolor
con
cui
avea
terminato
tu
la
vedevi
ripetuta
ai
quattro
angoli
dell
'
ode
!
...
Sia
stato
un
malfattore
colui
che
vergò
questi
versi
?
...
Se
anche
lo
fu
,
è
certo
che
fu
più
infelice
di
quello
che
fosse
colpevole
!
Passammo
altri
due
giorni
in
questa
completa
atonia
;
già
tre
giorni
che
eravamo
separati
da
tutti
,
già
tre
giorni
col
timore
che
i
nostri
compagni
avessero
bruciato
delle
cartuccie
contro
i
Prussiani
!
...
Finalmente
venne
l
'
interrogatorio
:
un
interrogatorio
pro
forma
,
dove
ognuno
rispondeva
a
casaccio
tutto
quello
che
gli
veniva
alla
bocca
,
dove
s
'
inventavano
scuse
così
magre
e
storie
così
bambinesche
,
che
sarebbero
cadute
al
primo
soffio
di
un
accusatore
,
fosse
anche
il
più
dozzinale
.
Entrammo
dal
giudice
colla
speranza
:
si
credeva
che
finito
l
'
interrogatorio
ci
avrebbero
rimandato
:
invece
quale
non
fu
la
nostra
sorpresa
,
quando
ci
vedemmo
di
nuovo
rinchiudere
nell
'
aborrita
stamberga
,
che
ci
aveva
accolto
fino
a
quel
giorno
?
-
Non
ci
mandano
via
che
a
guerra
finita
-
Borbottò
stizzosamente
uno
di
noi
.
Chinammo
tutti
la
testa
,
che
tale
cominciava
a
diventare
l
'
universale
credenza
.
E
passò
un
altro
giorno
,
eppoi
un
altro
:
era
il
tre
di
novembre
;
la
vigilia
eravamo
stati
di
un
umor
perfidissimo
;
senza
provare
alcuno
dei
sentimenti
dettati
dalla
religione
,
quelle
campane
che
invitavano
a
andare
a
commemorare
i
defunti
,
ci
facevano
pensare
ai
nostri
poveri
morti
,
a
quelli
che
caddero
per
le
nostre
idee
,
a
quelli
che
cadevano
in
quel
mentre
per
far
scudo
coi
loro
corpi
a
una
pericolante
repubblica
,
per
opporre
un
'
argine
all
'
irrompente
valanga
dei
venduti
soldati
della
monarchia
degli
Hokenzöllern
...
Noi
eravamo
mesti
,
e
si
passava
intere
mezz
'
ore
difaccia
alle
quadrelle
dell
'
inferriata
,
tanto
per
vedere
quel
miserabile
lembo
di
Cielo
:
orizzonte
rimpiccolito
come
quello
dell
'
idee
che
ci
bollivano
in
testa
e
che
non
si
potevano
espandere
.
Il
tre
novembre
fu
un
gran
movimento
pei
corridoi
,
un
via
vai
continuato
e
un
accorrere
di
guardiani
.
Qual
nuova
avventura
era
giunta
a
disturbare
la
quiete
monotona
di
quel
sepolcro
di
vivi
?
...
Il
caso
era
nuovo
.
Rossi
,
Piccini
,
Stefani
ed
altri
Fiorentini
avevano
avuto
l
'
idea
bizzarra
di
commemorare
i
caduti
a
Montana
;
ne
correva
l
'
anniversario
,
e
loro
,
come
avanzi
degli
Chassepots
di
De
Failly
,
non
ultima
celebrità
di
Sédan
,
vollero
degnamente
onorarlo
;
coi
pagliericci
improvvisarono
un
catafalco
,
ci
posero
sopra
una
camicia
di
flanella
rossa
,
lo
circondarono
con
venticinque
candele
steariche
,
comprate
la
sera
avanti
,
eppoi
attaccarono
un
cartello
nel
quale
a
parole
cubitali
era
scritto
:
Ai
Martiri
di
Mentana
I
superstiti
Repubblicani
S
'
immagini
un
pò
il
buon
lettore
,
quando
i
guardiani
entrarono
nella
prigione
,
per
portare
il
becchime
a
quegli
uccelli
ingabbiati
.
Vedere
tutti
quei
lumi
,
poi
quel
catafalco
...
e
'
era
da
fare
andare
in
bestia
il
secondino
più
mansueto
che
abbia
mai
esercitato
questa
nobile
professione
!
Subito
un
reclamo
dal
direttore
,
il
quale
seguito
dal
capo
guardiano
,
dallo
stato
maggiore
e
da
un
nuvolo
di
carcerieri
si
presenta
maestosamente
sulle
soglie
delle
profanata
stanzaccia
.
-
Questo
è
troppo
!
...
Io
sono
buono
,
ma
non
lo
sono
tre
volte
...
Impongo
loro
di
tor
via
quel
cartello
rivoluzionario
...
-
Ma
noi
non
diamo
noia
a
nessuno
,
e
poi
qui
chi
lo
vede
?
-
Non
importa
...
Lascino
pure
il
catafalco
,
ma
levino
il
cartello
!
-
Ma
se
nessuno
può
leggerlo
!
...
-
Io
ho
usato
troppe
gentilezze
con
loro
-
questo
scandalo
non
lo
subisco
...
-
Ma
,
se
non
v
'
è
scandalo
!
Insomma
per
il
buon
della
pace
,
fa
necessario
tor
via
quel
disgraziato
cartello
.
-
È
un
fatto
,
chiaro
,
lampante
e
arci
che
provatissimo
:
i
governi
che
pericolano
hanno
paura
dei
morti
,
eguali
in
tutto
e
per
tutto
all
'
infermo
incurabile
che
fa
il
viso
serio
solamente
a
sentir
parlare
di
morte
.
In
premio
di
non
aver
preso
parte
alle
dimostrazioni
sovvertitrici
dei
nostri
amici
,
quel
giorno
noi
fummo
mandati
a
prender
aria
un
'
ora
più
presto
.
Una
dolce
sorpresa
ci
attendeva
sulla
terrazza
:
arrampicandoci
sull
'
inferriata
,
e
spenzolandoci
come
meglio
si
poteva
,
si
vide
sedute
sulla
spalletta
di
un
fosso
che
attraversava
la
via
,
le
due
fate
dai
magici
scialli
,
che
tanto
mi
avevano
dato
a
riflettere
sul
Var
:
esse
guardavano
in
su
;
era
certo
che
qualche
prigioniero
,
aveva
portato
con
se
molta
parte
di
cuore
di
quelle
creature
che
credevamo
vezzosissime
e
che
le
ci
apparivano
come
una
visione
,
nei
momenti
più
climaterici
di
quella
intrapresa
.
Ci
si
perdeva
,
come
di
solito
,
in
congetture
su
quelle
apparizioni
,
quando
venne
un
custode
e
con
ilare
fisonomia
,
ci
disse
:
Giù
,
giù
nella
stanza
del
capo
guardiano
.
-
Ci
son
novità
?
-
Eccome
!
-
Loro
son
liberi
.
-
Liberi
!
-
Urlammo
noi
e
ci
stringemmo
l
'
un
l
'
altro
la
mano
.
O
libertà
!
...
Prima
tra
tutti
gli
affetti
e
le
aspirazioni
dell
'
uomo
,
senza
te
è
impossibile
vivere
,
e
solamente
si
giunge
a
comprendere
tutta
la
tua
dolcezza
ineffabile
,
allorquando
per
disgrazia
ti
si
è
perduta
;
ridotti
allo
stato
di
cose
,
costretti
a
reprimere
i
battiti
del
cuore
,
le
concezioni
del
cervello
,
gli
slanci
che
suol
produrre
l
'
intelligenza
,
a
te
si
ripensa
come
lo
stanco
e
affaticato
peregrino
,
in
una
montagna
o
in
mezzo
al
deserto
ripensa
all
'
agiatezza
della
sua
casa
,
ai
dolci
riguardi
dei
parenti
lontani
.
Tanta
è
la
gioia
che
si
sente
nel
ricuperarti
,
che
si
tornerebbe
a
soffrire
gli
istanti
penosi
,
che
abbiamo
sofferti
,
pur
di
provare
l
'
inenarrabile
felicità
,
che
si
prova
in
quell
'
istante
divino
.
Scendemmo
a
rotta
di
collo
le
scale
,
entrammo
nel
corridoio
,
dove
di
subito
fummo
circondati
dai
nostri
compagni
,
che
ci
abbracciavano
,
ci
baciavano
,
ci
opprimevano
di
mille
domande
;
chi
troverebbe
parole
per
descrivere
l
'
emozione
di
quel
momento
solenne
?
Non
era
il
tornare
a
vivere
che
ci
sorridesse
soltanto
:
era
l
'
idea
che
prima
o
poi
si
avrebbe
raggiunto
nostro
padre
,
che
tale
deve
considerarsi
da
un
giovane
l
'
eroe
leggendario
della
libertà
e
del
progresso
,
che
tale
deve
essere
riguardato
da
tutti
coloro
che
soffrono
,
il
prode
general
Garibaldi
.
Fassio
,
incaricato
dalla
questura
ad
assistere
alla
nostra
liberazione
,
volle
farci
sospirare
,
più
che
fosse
possibile
,
un
tanto
agognato
momento
!
Eravamo
una
lunghissima
fila
,
ognuno
che
usciva
dalla
stanza
provocava
in
tutti
un
sospirone
che
si
poteva
tradurre
in
queste
parole
:
Lui
felice
...
ed
io
pure
,
che
mi
avvicino
alla
liberazione
!
Venne
la
mia
volta
.
Entrai
:
Il
commissario
mi
abbordò
subito
con
queste
parole
:
Lei
è
di
Firenze
?
-
Sissignore
!
-
Vuoi
fare
il
viaggio
a
spesa
sue
,
o
a
conto
della
questura
?
-
Ma
io
voglio
restare
in
Livorno
-
È
impossibile
!
-
Se
ci
ho
i
miei
interessi
!
-
Non
importa
:
lei
è
di
Firenze
e
deve
tornare
a
Firenze
!
-
Ma
questa
è
bella
!
-
O
bella
,
o
brutta
...
tali
son
gli
ordini
.
Strana
logica
invero
questa
della
polizia
!
se
nel
mio
interrogatorio
avessi
detto
di
essere
del
Missisipì
chi
sa
che
la
questura
non
mi
avesse
spedito
gratis
fino
a
quelle
lontane
regioni
!
...
Ah
!
averlo
pensato
!
!
A
tutti
gli
altri
fu
fatta
la
medesima
proposizione
:
tutti
accettammo
di
andare
a
spese
nostre
,
decisi
di
tentare
ogni
via
per
sfuggire
ai
questurini
.
-
Domani
si
presenteranno
al
questore
in
Firenze
-
Disse
allora
il
Fassio
con
tuono
burbanzoso
e
poi
volgendosi
al
Piccini
aggiunse
:
lei
mi
par
più
serio
degli
altri
,
farà
da
capo
squadra
...
Alla
stazione
gli
accompagneranno
le
guardie
,
nè
li
lascieranno
fino
a
che
non
avranno
preso
il
biglietto
.
Un
'
altra
speranza
che
si
dileguava
!
Bisognerà
tornare
per
forza
donde
eravamo
partiti
con
tutta
allegrezza
.
-
Possono
andare
...
e
si
sbrighino
perchè
il
vapore
parte
a
momenti
..
Dei
picchi
ripetuti
all
'
uscio
della
nostra
antica
carcere
,
richiamano
l
'
universale
attenzione
verso
quel
posto
.
È
Gagliano
che
protesta
all
'
ingiustizia
e
all
'
infamia
:
è
il
povero
Gagliano
che
solo
vien
rilasciato
ai
Domenicani
per
conto
della
questura
-
Scrivete
sui
giornali
-
Egli
vociava
-
Fate
nota
la
nuova
ingiustizia
,
dite
che
mi
si
vuoi
rovinare
da
questa
canaglia
.
-
Nessuno
porgeva
ascolto
,
alle
di
lui
querele
,
qualcuno
rideva
:
l
'
uomo
che
esce
da
un
pericolo
diventa
egoista
.
-
Via
,
via
-
ci
disse
il
nostro
accompagnatore
,
una
specie
di
Don
Checco
,
scalcinato
come
un
poeta
,
e
zoppicante
,
come
un
verso
sciolto
di
qualche
genio
incompreso
.
Demmo
un
'
ultimo
sguardo
alla
stanzaccia
che
ci
aveva
racchiusi
quei
giorni
,
e
,
cosa
strana
,
provammo
un
certo
dispiacere
ad
abbandonarla
.
Quanti
pensieri
,
quanti
generosi
proponimenti
,
quanti
ricordi
,
quante
speranze
non
ci
avevano
agitato
là
entro
!
Quando
io
esco
di
prigione
,
e
lo
so
benissimo
grazie
al
benigno
nostro
governo
,
io
provo
il
medesimo
effetto
di
quando
esco
di
un
bastimento
.
Mi
gira
la
testa
e
le
gambe
mi
reggono
appena
....
quella
sera
mi
pareva
di
essere
addirittura
ubriaco
.
Ed
anche
senza
parere
ubriaca
,
io
credo
che
la
nostra
comitiva
avesse
in
se
tanto
di
umoristico
da
farsi
guardare
da
chiunque
passava
.
Figuratevi
:
prima
Don
Checco
con
una
mazza
gigantesca
,
su
cui
si
appoggiava
,
ma
che
non
era
valevole
a
farlo
passar
per
meno
zoppo
di
quello
che
era
:
poi
il
Colonnello
in
cappello
a
cilindro
coi
due
tubi
di
latta
,
in
cui
erano
le
carte
geografiche
,
ma
che
di
notte
gli
davano
un
'
idea
di
Sesto
Caio
Baccelli
,
con
gli
annessi
canochiali
;
dietro
a
loro
il
giovinetto
innamorato
con
due
valigione
,
che
erano
vote
,
ma
che
egli
aveva
portato
con
se
per
dar
polvere
negli
occhi
alla
pulizia
;
in
coda
noi
altri
urlando
,
chiassando
,
facendo
le
fiche
a
quel
povero
diavolo
,
che
tentava
attaccar
discorso
con
tutti
,
senza
che
nessuno
gli
rispondesse
:
in
poche
parole
egli
sembrava
un
precettore
che
conduce
a
passeggiare
una
mandata
di
birichini
,
e
scommetto
che
in
quell
'
ora
,
avvedutosi
della
parte
redicola
che
sosteneva
,
avrebbe
mandato
in
quel
paese
Bolis
,
la
Francia
,
il
Ministero
e
gli
eroi
della
libertà
.
Arrivati
alla
ferrovia
,
le
guardie
ci
fecero
ala
,
nè
si
allontanarono
,
fino
a
che
non
avemmo
presi
i
biglietti
.
-
Dunque
a
rivederli
,
signori
-
Traendo
un
sospiro
di
contentezza
ci
disse
il
delegato
.
-
Dica
addio
!
-
Riprendemmo
,
noi
tutti
.
-
Grazie
dell
'
accompagnatura
!
-
Proferiva
uno
in
tuon
di
burla
.
-
La
ci
saluti
Bolis
...
-
Al
piacere
di
non
riverirla
mai
più
..
E
via
di
seguito
con
espressioni
più
o
meno
frizzanti
,
tutte
all
'
indirizo
di
quel
'
infelice
che
impappinato
come
un
pulcino
nella
stoppa
,
voltandosi
ad
ora
ad
ora
per
darci
una
sbirciata
più
o
meno
benevola
,
se
ne
andò
quatto
quatto
e
colla
coda
tra
le
gambe
.
Entrammo
nella
stazione
:
quelli
che
viaggiavano
a
conto
della
questura
erano
stati
ficcati
in
due
vagoni
di
terza
classe
,
e
cantavano
:
cantavano
dalla
rabbia
o
dal
piacere
?
Non
saprei
dirlo
davvero
,
ma
è
un
fatto
che
un
uomo
che
si
trova
in
una
situazione
eccezionale
,
prova
un
refrigerio
,
stuonando
un
'
arietta
;
i
ragazzi
che
hanno
paura
a
andar
soli
in
una
stanza
canticchiano
,
i
poveri
coscritti
cercano
alle
canzoni
montagnole
,
e
ai
patriottici
inni
quel
coraggio
che
invano
cercherebbero
al
cuore
.
Ecco
i
due
scialli
!
..
Ecco
le
due
donne
che
ci
hanno
fatto
tanto
almanaccare
colla
testa
sul
Var
e
in
prigione
!
-
Oh
!
finalmente
ci
è
dato
avvicinarle
!
Sono
la
madre
e
la
sorella
dì
un
'
arrestato
,
mi
sussurra
uno
,
che
ho
accanto
.
Mi
approssimo
a
loro
.
Qual
delusione
!
La
madre
è
sbilenca
,
le
mancano
due
denti
davanti
ed
ha
una
bazza
,
come
quella
del
barone
Ricasoli
.
E
la
figlia
?
Mi
risparmino
i
lettori
l
'
orrore
di
descriverla
!
..
Un
viso
da
leticare
il
giallo
alle
carote
,
un
personale
impossibile
,
due
mani
che
certamente
non
sarebbero
state
sproporzionate
per
il
Biancone
di
piazza
.
Mi
fecero
mille
complimenti
,
mi
volevano
presentare
il
figliuolo
e
il
fratello
:
io
con
una
scusa
qualunque
voltai
loro
gentilmente
le
spalle
,
che
amavo
credere
il
nostro
compagno
di
sventura
,
gobbo
,
sciancato
,
ridicolo
,
per
potere
almeno
avere
il
vanto
di
aver
conosciuta
la
famiglia
più
brutta
,
che
in
questi
tempi
Borgiani
,
passeggi
sotto
la
cappa
del
Cielo
!
Pochi
minuti
dopo
,
si
entra
tutti
nel
convoglio
:
Piccini
che
doveva
essere
,
il
capo
squadra
ci
sfugge
:
il
treno
è
in
movimento
e
noi
ci
si
trova
,
spinte
e
sponte
,
trasportati
a
Firenze
.
CAPITOLO
IV
.
Essere
in
Firenze
,
e
ricominciare
a
studiare
le
strade
per
tornare
in
Francia
fu
tutt
'
una
.
Il
male
si
era
,
che
le
nostre
piccole
risorse
avevano
avuto
un
colpo
tremendo
,
e
che
la
questura
aguzzava
,
come
Argo
cento
occhi
per
spiare
i
nostri
movimenti
più
piccoli
,
le
nostre
più
segrete
conventincole
.
Non
si
credano
esagerate
le
mie
parole
:
per
il
malaugurato
affare
di
Livorno
si
era
cominciato
un
processo
,
e
si
adopravano
nelle
sfere
governative
a
tutt
'
uomo
per
mandarlo
avanti
o
di
riffe
o
di
raffe
:
si
voleva
infatti
far
vedere
alla
Prussia
come
in
Italia
fossero
ligi
al
principio
di
neutralità
e
come
il
governo
non
dividesse
per
nulla
le
idee
piazzaiole
di
quello
scomunicato
di
Garibaldi
.
Noi
dal
canto
noStro
non
stavamo
con
le
mani
in
mano
,
e
,
tra
le
altre
cose
(
vedete
,
come
eravamo
poeti
)
si
cercò
di
organizzare
in
Firenze
una
compagnia
tutta
Toscana
,
che
si
sarebbe
chiamata
dei
carabinieri
dell
'
Arno
.
Un
tal
disegno
ci
portò
per
le
lunghe
:
e
tra
proposte
,
decisioni
,
consigli
si
perse
un
tempo
prezioso
.
Mentre
nell
'
Atene
dell
'
Arno
,
quantunque
muniti
delle
più
belle
intenzioni
,
non
si
dava
nè
in
tinche
,
nè
in
ceci
,
il
coraggioso
e
bravo
Ricciotti
compieva
la
romanzesca
impresa
di
Chantillon
.
La
democrazia
e
tutti
coloro
che
sentono
amore
per
l
'
Italia
,
applaudivano
calorosamente
il
giovane
condottiero
,
che
con
un
pugno
di
uomini
,
sorprendeva
,
notte
tempo
,
ottocento
Prussiani
,
ne
faceva
più
che
quatTrocento
prigionieri
,
e
toglieva
loro
buon
numero
di
cavalli
e
di
armi
.
Garibaldi
,
dopo
aver
costituito
il
suo
microscopico
esercito
a
Dôle
,
si
era
portato
ad
Autun
,
e
dopo
avere
ottenuto
splendidi
resultati
a
Lantenay
,
si
era
spinto
fin
sotto
Dijon
,
ed
avrebbe
certamente
occupato
questa
città
,
se
l
'
imperizia
e
la
codardia
della
guardia
mobile
non
lo
avesse
obbligato
a
ritirarsi
fino
nella
città
,
da
dove
si
era
partito
con
tanta
speranza
nel
cuore
.
I
Prussiani
avevano
cercato
di
sorprenderlo
,
capitando
all
'
impensata
in
Autun
,
ma
grazie
all
'
esattezza
dei
tiri
delle
batterie
da
montagna
che
l
'
illustre
generale
aveva
sotto
i
suoi
ordini
ed
al
valore
dei
giovani
volontarii
,
i
tremendi
soldati
che
facevano
paura
a
tutta
l
'
Europa
,
dopo
averne
buscate
come
ciuchi
,
si
erano
refugati
a
rotto
di
collo
dentro
Dijon
,
dove
il
generale
Werder
aveva
piantato
il
suo
quartier
generale
.
Queste
notizie
che
leggevamo
sui
giornali
erano
tante
stilettate
per
noi
;
già
varii
dei
nostri
compagni
erano
partiti
alla
spicciolata
per
la
Francia
.
Io
mi
rammento
che
in
quei
giorni
mi
vergognavo
ad
uscir
soltanto
di
casa
:
mi
pareva
che
tutta
quella
gente
che
era
conscia
della
mia
prima
partenza
mi
ridesse
sul
muso
,
e
che
dentro
di
se
mi
rimproverasse
quell
'
ineRzia
,
che
d
'
altronde
era
la
conseguenza
logica
della
mia
situazione
.
Finalmente
un
giorno
capitò
da
me
,
che
in
quel
momento
avevo
già
dismesso
il
pensiero
di
poter
prender
parte
alla
campagna
di
Francia
,
il
Bocconi
,
e
,
senza
che
io
prOferissi
nemmeno
una
parola
mi
disse
:
Sei
sempre
deciso
di
venire
in
Francia
?
-
Sicuro
!
-
Gli
risposi
.
-
Allora
domani
l
'
altro
partiamo
.
-
Non
burli
?
-
Ti
parlo
del
miglior
senno
possibile
...
ci
stai
sempre
.
?
-
Se
ci
stò
!
...
-
Allora
siamo
in
cinque
,
-
Ma
,
ai
fondi
?
-
Ci
è
chi
provvederà
...
-
Tanto
meglio
!
E
fissammo
di
vederci
due
sere
dopo
al
Caffè
Ferruccio
;
chè
l
'
ora
della
nostra
partenza
era
alle
quattro
del
mattino
,
ed
era
deciso
che
saremmo
andati
a
Genova
per
via
di
terra
,
non
essendo
cosa
ben
fatta
il
tentar
di
ripassar
da
Livorno
,
dove
il
questore
Bolis
comandava
tutt
'
ora
a
bacchetta
.
La
sera
che
dovevamo
partire
me
ne
andai
solo
solo
all
'
Arena
Merini
...
pardon
al
teatro
Principe
Umberto
;
chiacchierai
cogli
amici
,
mi
mostrai
più
di
buon
'
umore
di
quello
che
ero
realmente
,
dissi
male
degli
Italiani
che
erano
andati
in
Francia
,
e
protestai
di
riconoscer
di
avere
io
fatto
malissimo
a
partire
la
prima
volta
.
Che
volete
?
I
casi
che
mi
erano
accaduti
antecedentemente
mi
rendevano
sempre
più
convinto
,
che
a
voler
che
un
'
impresa
vada
per
il
suo
verso
,
è
necessaria
un
pò
di
gesuiteria
,
e
che
una
persona
che
crede
di
andare
avanti
colla
buona
fede
,
e
collo
spifferare
tutto
quello
che
ha
sullo
stomaco
,
in
generale
finisce
coll
'
avere
il
male
,
il
malanno
e
l
'
uscio
addosso
.
Salutai
gli
amici
e
verso
mezzanotte
mi
ridussi
al
caffè
Ferruccio
.
I
miei
quattro
compagni
,
non
avevano
mancato
all
'
appello
e
cominciavano
a
susurrare
della
mia
tardanza
;
alcune
nostre
conoscenze
fiorentine
,
colle
quali
potevamo
fidarsi
a
chiusi
occhi
,
si
erano
assise
al
nostro
tavolino
,
e
sotto
voce
ci
davano
qualche
conforto
,
o
si
lamentavano
di
non
poterci
seguire
.
Il
caffè
si
chiuse
alle
due
,
ed
i
nostri
amici
partirono
.
Qui
cominciarono
le
dolenti
note
.
Sembra
una
cosa
incredibile
,
ma
in
Firenze
capitale
d
'
Italia
,
fu
impossibile
di
trovare
un
locale
che
fosse
aperto
in
quell
'
ora
.
Un
nevischio
impertinente
ci
filtrava
nell
'
ossa
,
e
ci
batteva
sulla
faccia
,
procurandoci
dei
brividi
che
erano
salutati
da
veementissime
apostrofi
.
Come
furono
lunghe
quelle
due
ore
!
...
E
con
qual
gioia
non
si
salutò
,
l
'
aprirsi
dei
cancelli
delle
stazione
.
Gli
Ebrei
che
giunsero
finalmente
a
mettere
il
piede
nella
terra
promessa
,
dovevano
forse
aver
provato
la
medesima
gioia
...
maggiore
è
impossibile
.
-
Prudenza
,
ragazzi
-
Ci
dice
a
bassissima
voce
il
Materassi
,
uno
dei
nostri
.
-
Che
ci
è
?
Proferimmo
tutti
spaventati
.
-
Guardate
!
-
E
ci
accennò
colla
mano
una
delle
più
celebri
guardie
di
sicurezza
Fiorentine
,
che
prendeva
il
biglietto
.
Soprapensieri
,
come
eravamo
noi
tutti
,
cominciammo
a
temere
!
...
Ci
si
buttò
in
un
vagone
,
e
dopo
un
'
ora
eravamo
a
Pistoia
.
Altro
intoppo
!
...
Viene
una
guardia
e
ci
annunzia
che
dovremo
restar
lì
fermi
,
a
dir
poco
due
ore
.
La
neve
impediva
che
il
treno
procedesse
,
fino
a
che
una
macchina
non
fosse
andatA
ad
esplorare
la
ferrovia
.
Difatti
per
quanto
tu
stendessi
lo
sguardo
,
non
ti
era
dato
di
vedere
che
un
bianco
lenzuolo
:
bianchi
erano
i
monti
lontani
;
bianche
le
collinette
vicine
!
gli
alberi
più
alti
sembravano
pianticelle
di
giardino
,
ed
invece
di
essere
in
quella
località
così
ricca
di
vegetazione
tu
avresti
,
a
buon
diritto
,
creduto
di
essere
ai
piedi
delle
Alpi
.
Per
digerire
il
male
umore
,
e
per
farci
passare
il
freddo
dalle
ossa
,
bevemmo
un
par
di
bicchieri
di
Cognak
,
che
era
proprio
un
castigo
di
cielo
,
ma
che
fu
bevuto
da
noi
con
quella
filosofia
con
cui
si
trangugia
una
medicina
.
Le
due
ore
sì
tramutarono
in
più
di
tre
,
finalmente
venne
le
famosa
locomotiva
:
rimontammo
nel
nostro
vagone
,
e
insieme
con
noi
rimontò
la
guardia
di
pubblica
sicurezza
.
Che
si
avesse
a
fare
la
seconda
di
cambio
?
-
si
pensava
tutti
tra
noi
,
ma
nessuno
ardiva
dirlo
a
un
compagno
.
Maggiore
il
nostro
desiderio
di
sbrigarsi
,
minore
la
velocità
eon
la
quale
si
andava
:
la
neve
infatti
più
che
ci
si
avvicinava
all
'
Appennino
prendeva
delle
proporzioni
imponenti
;
a
tutte
le
stazioni
intermedie
bisognava
fermarsi
una
buona
ora
:
ad
ogni
fermata
si
trangugiava
un
bicchierino
d
'
acqua
vite
.
-
Aqua
vitae
,
la
chiamavan
gli
antichi
-
Declamava
il
Materassi
,
vecchio
soldato
-
per
mettere
anima
in
corpo
par
fatta
apposta
.
Si
cominciò
a
traversare
gallerie
e
a
percorrer
viadotti
!
..
Quali
considerazioni
non
vengono
in
mente
al
maestoso
spettacolo
,
che
scienza
ed
arte
offrono
innanzi
ai
nostri
occhi
!
..
E
pensare
che
un
secolo
fa
,
sarebbe
stato
trattato
da
pazzo
,
chiunque
avesse
predetto
la
magica
impresa
,
e
pensare
che
il
primo
Napoleone
,
il
genio
della
tirannide
,
rise
sulla
faccia
a
colui
che
gli
proponeva
il
sublime
ritrovato
dell
'
umana
potenza
!
..
Ma
così
è
;
disgraziato
chi
trionfa
alla
prima
:
l
'
umanità
è
codarda
coi
grandi
,
e
ne
attua
solamente
i
grandiosi
disegni
allorquando
essi
non
sono
che
polvere
!
Giovanni
Uss
,
Galileo
,
i
Parigini
della
Comune
,
ce
ne
possono
e
ce
ne
potranno
dare
un
'
esempio
.
Corri
adunque
,
o
macchina
apportatrice
di
civiltà
e
di
grandezza
:
corri
,
che
tu
ci
rappresenti
il
progresso
che
non
cura
gli
intoppi
o
che
li
debella
;
gli
ostacoli
cadono
a
te
davanti
:
tu
ti
fai
strada
tra
le
impraticabili
montagne
,
in
mezzo
alle
più
folte
boscaglie
;
superi
fiumi
,
traversi
estese
pianure
,
riunisci
e
fai
conoscer
tra
loro
popoli
diversi
di
costumanze
,
di
tradizioni
,
e
generalizzi
l
'
idee
generose
,
a
dispetto
del
prete
che
ti
stigmatizzò
,
quando
nascesti
;
a
dispetto
del
retrogrado
che
in
te
vide
l
'
annunzio
di
sua
prossima
morte
.
A
Pracchia
ci
dovemmo
trattenere
altre
due
ore
;
anche
a
questa
fermata
della
nostra
via
Crucis
ripetemmo
la
parola
sacramentale
,
che
proferì
anche
Cristo
dopo
essere
stato
inchiodato
,
la
parola
:
Sitio
,
Malgrado
però
questa
nostra
manìa
di
confortarsi
le
intirizzite
viscere
a
forza
di
liquore
non
potemmo
fare
a
meno
di
ammirare
l
'
inponente
panorama
che
ci
si
stendeva
davanti
.
Dalla
finestra
del
bugigattolo
in
cui
ci
eravamo
refugiati
si
godeva
un
immenso
spettacolo
.
Le
punte
accuminate
dei
monti
,
gli
scoscesi
burroni
erano
tutti
bianchi
,
come
l
'
immensa
volta
del
cielo
:
gli
sconfinati
orizzonti
che
ci
si
stendevano
innanzi
a
noi
ci
rendevano
piccini
,
piccini
;
i
castelli
,
i
villaggi
,
lo
chiese
che
così
di
frequente
si
trovano
in
quelle
catene
di
monti
,
si
alzavano
forse
un
metro
dal
suolo
e
ti
apparivano
quasi
informi
ammassi
di
neve
.
Manfredi
,
che
s
'
ispira
all
'
orridezza
della
natura
,
ci
appariva
,
ombra
incresciosa
e
vagabonda
su
quel
candido
strato
,
e
ci
faceva
volgere
tutti
i
nostri
pensieri
alla
fantasia
più
che
umana
di
Byron
!
L
'
aspettativa
era
lunga
;
è
un
fatto
che
in
certi
momenti
si
prova
la
voluttà
di
bamboleggiare
:
gli
uomini
più
grandi
hanno
in
comune
coi
collegiali
moltissimi
divertimenti
...
«Deh.,
fa
che
io
possa
ritornar
bambino
A
te
daccanto
!
scriveva
un
mio
amico
che
non
credeva
più
a
nulla
;
e
noi
che
non
eravamo
guariti
e
che
ancora
si
credeva
a
qualche
cosa
,
incominciammo
una
guerra
a
palle
di
neve
:
guerra
che
se
non
ebbe
le
conseguenze
terrIbili
che
ebbero
le
altre
di
cui
facemmo
parte
,
ci
riusciva
più
fastidiosa
,
quando
qualche
proiettile
veniva
a
spiaccicarsi
sulle
nostre
faccie
.
I
macchinisti
col
muso
nero
,
i
lavoranti
colla
faccia
tutta
unta
(
rimedio
per
scongiurare
la
forza
del
freddo
)
stavano
a
guardare
con
maraviglia
,
e
s
'
interessavano
alle
peripezie
del
combattimento
.
Nel
più
bello
della
lotta
mi
si
avvicina
una
donna
e
tendendomi
la
mano
mi
chiede
un
'
elemosina
.
Abituato
all
'
accattonaggio
delle
grandi
città
,
io
rifiutai
la
richiesta
.
-
Se
sapesse
....
Io
ho
il
genero
e
la
nuora
malata
e
sei
nipotini
che
moiono
di
fame
e
di
freddo
.
-
Solite
storie
-
Interruppe
uno
dei
nostri
alzando
le
spalle
.
-
Storie
!
-
Borbottò
piangendo
la
povera
vecchia
-
Storie
!
vengano
a
vedere
e
saranno
persuasi
.
Seguimmo
la
povera
;
in
una
capannuccia
tutta
coperta
di
neve
,
sopra
un
monte
di
strame
,
vedemmo
una
donna
ancora
giovine
,
forse
anche
bella
,
circondata
da
quattro
bambini
assiderati
dal
freddo
.
Uu
fetore
immenso
,
una
miseria
che
metteva
spavento
:
tutto
insieme
uno
spettacolo
che
faceva
venir
voglia
di
piangere
.
Poveri
disgraziati
,
mentre
il
ricco
annoiato
profonde
le
migliaia
di
lire
ai
piedi
di
una
ballerina
,
o
per
avere
una
bella
pariglia
,
e
finimenti
magnifici
alle
passeggiate
ed
ai
corsi
,
essi
morivano
di
fame
,
non
si
sdigiunavano
nemmeno
tutti
i
giorni
,
perché
il
marito
dell
'
afflitta
giacente
,
dopo
aver
lavorato
come
un
ciuco
,
era
caduto
da
varii
mesi
ammalato
e
i
di
lui
padroni
gli
avevano
sospeso
il
salario
.
Noi
avevamo
pochi
quattrini
,
questi
pochi
ci
servivano
appena
per
fare
il
viaggio
e
purnonostante
non
potemmo
fare
a
meno
di
dare
il
nostro
piccolo
obolo
,
per
questa
miseria
che
ci
faceva
piangere
il
cuore
.
Oh
!
se
tutti
andando
a
prendere
un
punch
,
o
fumando
un
sigaro
(
vedete
che
prendo
le
più
piccole
spese
)
pensassero
che
con
quei
pochi
soldi
si
potrebbe
procurare
un
tozzo
di
pane
a
tanta
gente
che
è
degna
di
aiuto
e
che
langue
nella
più
tremenda
miseria
,
oh
!
scommetto
che
allora
i
vizi
scomparirebbero
,
che
nessuno
avrebbe
cuore
di
abusar
del
superfluo
,
mentre
tanti
fratelli
mancano
del
necessario
:
Il
fischio
della
macchina
che
arrivava
ci
annunziò
che
l
'
ora
della
partenza
era
giunta
;
lasciammo
la
casa
del
dolore
e
non
potendo
esser
più
allegri
,
chiotti
,
chiotti
rientrammo
nel
treno
,
che
dopo
due
o
tre
ore
ci
lasciava
a
Bologna
.
A
Bologna
fu
mestieri
fermarsi
fino
al
giorno
dipoi
;
s
'
immagini
chiunque
ha
fior
di
senno
,
con
qual
malumore
:
malumore
che
ci
cresceva
a
mille
doppi
,
vedendo
come
la
celebra
guardia
di
sicurezza
seguisse
come
un
cagnolino
tutte
le
nostre
pedate
.
La
mattina
all
'
alba
partimmo
;
mi
sembra
inutile
descrivere
ai
miei
buoni
lettori
il
lungo
viaggio
che
avemmo
a
fare
da
Bologna
a
Genova
;
le
famose
avventure
in
ferrovia
,
che
sono
così
spesso
tirate
in
ballo
dai
romanzieri
,
per
me
sono
favole
belle
e
buone
;
noi
fummo
trasportati
,
nell
'
identico
modo
con
cui
son
trasportati
i
bauli
.
Avemmo
a
compagni
dei
mercanti
,
dei
contadini
e
dei
soldati
in
congedo
;
ci
fermammo
per
far
colazione
,
come
tutti
gli
altri
a
Piacenza
;
mangiammo
di
nuovo
a
Tortona
;
bevemmo
una
buona
bottiglia
di
vino
a
Novi
,
non
potemmo
fare
a
meno
di
ammirare
la
magnifica
vallata
di
Serravalle
,
schiudemmo
i
cuori
alle
più
liete
speranze
,
osservando
l
'
infinito
numero
di
fabbriche
di
San
Pier
'
d
'
Arena
,
e
scendemmo
a
Genova
nelle
prime
ore
della
notte
.
La
luna
illuminava
il
bel
monumento
di
Cristoforo
Colombo
che
è
sulla
piazza
della
stazione
.
Noi
volgemmo
un
saluto
a
quel
grande
,
che
in
ricompensa
di
un
nuovo
mondo
si
ebbe
le
catene
da
un
re
,
e
ci
persuademmo
,
che
per
volger
di
secoli
e
per
variare
di
avvenimenti
l
'
umanità
non
è
punto
cambiata
.
Nostro
primo
pensiero
fu
di
recarci
da
un
certo
individuo
,
che
ci
doveva
dare
il
mezzo
sicuro
,
perché
si
potesse
muovere
senza
disturbi
alla
volta
di
Francia
.
Ci
aveva
dato
una
lettera
di
raccomandazione
per
questo
genio
benefico
,
Andrea
Pieri
,
uno
dei
nostri
buoni
amici
Fiorentini
,
giovane
egregio
e
provato
patriotta
,
di
cui
la
democrazia
piange
a
lacrime
amare
la
perdita
.
Trovammo
quasi
subito
la
tanto
desiderata
persona
,
e
secolui
ci
riducemmo
in
una
bettoluccìa
non
molto
distante
dal
teatro
Carlo
Felice
,
bettoluccia
frequentata
soltanto
dai
marinari
,
e
da
qualche
facchino
di
porto
.
-
Noi
si
vuoLpartir
subito
-
Fu
il
primo
discorso
che
facemmo
.
-
Non
dubitatE
...
domani
sera
voi
partirete
...
Domattina
...
uno
di
voi
verrà
con
me
e
combineremo
ogni
cosa
.
-
Va
bene
!
-
Ma
saremo
disturbati
qua
in
Genova
?
...
Dimandai
io
che
avevo
sempre
fisse
in
mente
le
persecuziOni
con
cui
ci
onorava
il
Bolis
a
Livorno
.
-
Loro
possono
andare
tranquillamente
...
Si
figurino
in
quest
'
ultimo
mese
ne
ho
già
imbarcati
più
di
duecentocinquanta
...
Mi
rincresce
non
poter
nominare
questo
giovine
che
con
tanta
abnegazione
si
prestava
,
per
procurare
dei
difensori
alla
Francese
repubblica
;
egli
in
oggi
è
uno
dei
miei
amici
più
cari
,
ma
,
se
lo
nominassi
,
domani
forse
non
avrebbe
più
pane
e
quello
che
è
peggio
,
non
l
'
avrebbe
nemmeno
la
sua
numerosa
famiglia
.
Quanti
,
oh
!
quanti
sono
obbligati
a
nascondere
le
idee
generose
che
loro
bollono
in
cuore
,
per
la
miseria
e
per
il
bisogno
!
Non
vi
disperate
però
,
o
povere
vittime
,
che
ce
lo
ha
lasciato
detto
anche
Giusti
:
«
Tra
i
salmi
dell
'
uffizio
C
'
è
anche
il
Dies
irae
O
che
non
ha
a
venire
Il
giorno
del
giudizio
?
!
Si
dormì
in
un
Albergo
,
a
cui
c
'
indirizzò
il
nostro
amico
;
il
proprietario
,
i
camerieri
la
pensavano
come
noi
e
terminammo
la
serata
,
cullandoci
tra
le
più
belle
illusioni
e
facendo
i
più
attraenti
progetti
per
l
'
avvenire
.
Al
mattino
Materassi
andò
a
fissare
per
la
partenza
;
noi
andammo
a
vedere
i
magnifici
giardini
dell
'
Acquasola
ed
ammirammo
tutta
la
poesia
di
una
magnifica
giornata
;
il
mare
,
la
terra
,
il
cielo
erano
ridenti
,
ridenti
come
il
nostro
pensiero
,
che
spaziava
in
quell
'
Oceano
di
luce
,
in
quel
verde
sterminato
delle
miriadi
di
piante
che
ci
circondava
,
e
che
traeva
da
tanta
magnificenza
di
natura
nuova
forza
per
tentare
l
'
impresa
,
e
certa
speranza
di
sicura
riuscita
.
-
Stasera
alle
otto
si
parte
!
-
Ci
disse
a
pranzo
il
Materassi
.
-
Ma
come
?
-
Andremo
ad
uno
ad
uno
al
battello
...
Io
vo
per
il
primo
:
voi
mi
seguirete
.
Sull
'
imbrunire
ci
avviammo
al
porto
;
il
porto
di
Genova
è
senza
dubbio
il
primo
d
'
Italia
:
il
continuo
movimento
,
l
'
affaccendarsi
di
migliaia
di
persone
,
lo
sterminato
numero
di
navi
che
vi
sono
ancorate
,
lo
sterminato
numero
di
vapori
che
s
'
incrociano
arrivando
e
partendo
,
disegnando
sull
'
Orizzonte
una
lunga
striscia
di
fumo
,
ti
rendono
certo
di
essere
in
uno
degli
emporii
commerciali
tra
i
più
accreditati
in
Europa
.
A
terra
hai
il
lavoro
,
in
mare
hai
il
vapore
:
le
due
leve
che
rialzeranno
l
'
umanità
fino
all
'
altezza
dei
suoi
gloriosi
destini
;
l
'
attività
individuale
e
la
scienza
!
Se
i
barcaioli
di
Livorno
ci
si
erano
mostrati
usurai
e
sordidi
,
quelli
di
Genova
ci
sorpresero
per
il
loro
galantomismo
.
-
Lei
va
in
Francia
?
-
Mi
domandò
quello
che
guidava
la
mia
barca
.
-
Sì
-
Gli
risposi
.
E
lui
,
zitto
come
un
muro
.
-
Quanto
devi
avere
?
-
Gli
domandai
quando
fui
giunto
alla
scala
del
bastimento
.
-
Mi
,
darà
mezzo
franco
.
-
Soltanto
!
-
Esclamai
io
con
sorpresa
.
-
È
il
mio
avere
.
Io
gli
diedi
due
franchi
,
egli
mi
pose
in
mano
il
resto
e
si
offese
quando
gli
dissi
che
del
resto
io
intendeva
fargli
un
regalo
.
A
bordo
,
mi
buttarono
giù
tra
le
cabine
dei
marinari
.
Dove
erano
gli
altri
?
Sul
bastimento
di
certo
,
e
se
non
li
vedevo
quella
sera
,
li
avrei
veduti
quando
l
'
aria
fosse
più
libera
!
Noi
eravamo
nientemeno
che
sul
Conte
Cavour
,
vapore
italianissimo
e
appartenente
alla
compagnia
Aquarone
.
Mi
sdraiai
alla
meglio
iN
una
cabina
,
quando
entrò
nella
stanza
un
tale
,
che
mi
fu
presentato
con
queste
parole
da
un
marinaro
:
anche
lui
,
viene
in
Francia
.
-
E
di
dove
viene
?
-
Io
gli
richiesi
.
-
Vengo
da
Milano
,
ed
ho
fatto
a
piedi
fin
qui
tutta
la
strada
...
-
E
come
mai
?
-
Io
ero
nei
cavalleggeri
Monferrato
e
son
disertore
!
Io
lo
guardai
e
sentii
compassione
di
lui
;
io
non
ho
mai
creduto
che
l
'
impresa
di
Francia
potesse
riuscire
,
e
,
se
andavo
,
era
solamente
perché
reputavo
un
delitto
per
un
republicano
il
non
accorrere
là
dove
si
pugnava
e
si
moriva
eroicamente
intorno
al
glorioso
vessillo
dell
'
umana
emancipazione
.
Morire
è
nulla
per
chi
ha
un
poco
dì
cuore
:
ma
andando
alla
guerra
ci
son
più
probabilità
di
restare
che
di
andare
tra
i
più
,
e
se
quel
povero
diavolo
l
'
avesse
scampata
,
che
avrebbe
fatto
?
In
Italia
non
poteva
tornare
dicerto
,
in
Francia
non
sapendo
una
parola
di
lingua
francese
sarebbe
morto
di
fame
...
Oh
!
quanti
eroi
vivono
e
moiono
ignorati
,
in
questo
secolo
falso
in
cui
si
inneggia
all
'
effetto
scenico
dei
bugiardi
eroismi
.
Questa
volta
ci
si
muoveva
davvero
;
allorché
io
ne
fui
proprio
sicuro
mi
addormentai
profondamente
.
Quando
al
mattino
mi
destai
noi
eravamo
fermi
.
-
Venga
pur
su
dai
suoi
compagni
,
mi
disse
un
mozzo
.
-
Ma
perché
ci
siamo
fermati
?
-
Siamo
a
Savona
:
ci
fermiamo
fino
a
stasera
.
-
E
avremo
altre
soste
avanti
di
arrivare
a
Marsiglia
?
-
Oh
!
...
sissignore
!
Per
lo
meno
si
sta
dieci
ore
a
san
Maurizio
.
I
miei
compagni
,
secondo
il
solito
,
più
fortunati
di
me
,
erano
stati
messi
nelle
cabine
di
prima
classe
.
Io
li
trovai
nel
così
detto
salone
,
nel
quale
ci
si
rigirava
appena
,
tanto
era
piccolo
!
...
ma
pure
lo
avevan
battezzato
come
salone
.
Prendemmo
un
caffè
,
e
si
assise
con
noi
un
Pollacco
,
che
bisticciava
alla
peggio
un
po
'
di
francese
:
egli
ci
disse
che
veniva
in
Francia
,
e
che
era
già
stato
ufficiale
di
cavalleria
nell
'
esercito
Austriaco
e
Prussiano
,
e
per
convalidare
ciò
che
diceva
,
ci
mostrò
una
fotografia
,
che
aveva
in
tasca
,
dove
era
rappresentato
in
alta
montura
di
ussero
.
Alla
nostra
domanda
se
pur
egli
avesse
intenzione
di
arruolarsi
con
Garibaldi
,
fece
una
smorfia
.
e
portestandoci
di
amare
i
volontari
,
ma
di
trovarsi
al
mo
posto
soltanto
tra
truppe
disciplinate
,
ci
fece
noto
il
suo
divisamente
di
entrare
nell
'
esercito
di
Bourbaki
,
allora
in
formazione
,
io
credo
,
a
Châlons
.
Era
intanto
sceso
giù
da
noi
il
macchinista
,
un
bel
tipo
di
Francese
meridionale
:
un
repubblicano
a
prova
di
bomba
,
che
faceva
parte
del
Comitato
di
Marsiglia
e
che
anzi
s
'
incaricava
di
condurre
più
gente
che
gli
fosse
possibile
in
quest
'
ultima
città
.
La
testa
di
quest
'
uomo
era
molto
espressiva
;
fronte
spaziosa
e
barba
foltissima
;
con
un
berretto
Frigio
sul
capo
ti
rassomigliava
perfettamente
uno
di
quei
celebri
convenzionali
che
tanto
impaurirono
ed
entusiasmarono
la
Francia
sullo
scorcio
del
secolo
decimottavo
.
Franco
e
leale
egli
cantava
le
cose
come
le
sentiva
,
per
cui
alle
parole
del
Polacco
,
che
aveva
terminato
il
discorso
con
mille
elogi
dell
'
eserciti
permanenti
,
sola
speranza
di
una
nazione
in
pericolo
(
sic
)
alzava
furiosamente
le
spalle
,
e
finì
borbottando
:
Noi
non
andiamo
d
'
accordo
.
-
E
come
è
vestita
la
cavalleria
in
Francia
?
Gli
domandò
il
discendente
di
Sobieskj
,
che
persino
in
viaggio
era
di
un
'
eleganza
ineccezionabile
.
-
Da
soldato
!
-
Rispose
l
'
altro
bruscamente
e
volgendosi
a
noi
ci
disse
a
bassa
voce
e
in
genovese
-
Dev
'
essere
un
imbecille
,
un
soldato
di
ventura
.
Tale
opinione
ci
fu
poco
dopo
convalidata
;
il
nostro
compagno
di
viaggio
cominciò
a
parlarci
delle
sue
conquiste
,
dei
cavalli
che
aveva
lasciato
a
Vienna
e
degli
illustri
parenti
che
aveva
lasciato
a
Berlino
,
e
terminò
mostrandoci
il
ritratto
della
sua
maitresse
,
una
bella
bionda
che
non
in
fotografia
,
ma
in
carne
ed
ossa
avremmo
desiderato
avere
davanti
.
Durante
tutta
la
campagna
non
vidi
più
questo
Pollacco
;
probabilmente
come
tanti
altri
avventurieri
avendo
veduta
la
malaparata
sarà
andato
in
cerca
di
fortuna
migliore
:
chè
la
campagna
di
Francia
ebbe
questo
di
buono
:
pochi
volontarii
,
ma
i
pochi
ispirati
e
che
dicevano
e
facevano
davvero
...
ne
diano
prova
luminosa
le
migliaia
dei
cadaveri
che
abbiamo
lasciato
lassù
.
A
mezzogiorno
preciso
il
vapore
si
mosse
;
tutti
salimmo
in
coverta
.
La
giornata
era
superba
,
il
panorama
incantevole
.
Il
nostro
battello
,
che
si
poteva
chiamare
un
guscio
,
tanto
era
piccolo
,
costeggiava
la
bella
riviera
che
è
una
delle
prime
bellezze
della
bellissima
Italia
;
noi
non
ci
scostammo
mai
più
di
cinquanta
passi
da
riva
;
si
passava
adunque
vicinissimi
a
quei
seni
,
a
quei
golfi
che
s
'
intersecano
nelle
montagne
,
ora
ridenti
per
il
verde
delle
piante
,
ora
tristi
per
il
cenerognolo
dei
molti
uliveti
,
ora
orride
per
il
colore
rossiccio
delle
pietre
e
per
la
mancanza
di
abitazioni
;
i
cento
villaggi
,
i
pittoreschi
castelli
che
si
vedevano
spuntare
qua
e
là
,
e
dominare
superbi
sulle
vette
delle
colline
e
dei
monti
;
le
capannuccie
dei
pescatori
a
cui
ad
ora
ad
ora
si
scorgeva
legata
qualche
barchetta
,
le
onde
leggermente
increspate
dal
venticello
che
rapiva
i
profumi
dalle
piante
del
lido
,
e
li
offriva
a
noi
ricreandoci
,
gli
alcioni
che
apparivano
a
fior
d
'
acqua
,
che
si
tuffavano
e
riapparivano
scuotendo
le
ali
immense
,
e
il
cielo
tutto
sereno
,
celeste
come
l
'
estesa
superficie
del
mare
ci
facevano
credere
di
essere
in
primavera
,
e
ci
facevano
mandare
un
saluto
dal
profondo
dell
'
anima
alla
terra
dell
'
amore
e
della
poesia
,
a
quell
'
Italia
che
si
biasimava
,
si
vituperava
vivendoci
,
ma
che
ora
si
sentiva
di
amare
più
di
noi
stessi
.
E
a
farlo
apposta
sembrava
che
l
'
Italia
,
quasi
amante
che
si
voglia
tradire
,
si
facesse
bella
di
tutti
i
suoi
vezzi
per
renderci
più
amara
la
dipartita
.
Ci
fermammo
di
nuovo
a
san
Maurizio
,
e
fu
forza
il
pernottarci
.
Mi
condonino
i
lettori
la
noia
di
tutti
questi
ragguagli
:
ne
soffrimmo
tanta
noi
della
noia
...
che
possono
pazientare
,
anche
loro
,
poiché
poco
più
ora
manca
alla
fine
di
questa
escursione
marittima
.
Il
mare
si
fece
cattivo
:
un
colpo
di
vento
portò
via
tutte
le
panche
che
erano
a
poppa
e
dove
ci
eravamo
seduti
il
dì
innanzi
:
il
nostro
stato
era
deplorevole
:
lascio
dapparte
certe
descrizioni
che
urterebbero
il
delicato
sentire
dei
miei
lettori
e
delle
mie
buone
lettrici
;
lo
stesso
Capitano
non
sapeva
più
che
pesci
si
prendere
:
l
'
equipaggio
giurava
per
tutti
i
Santi
del
Calendario
Cattolico
di
non
essersi
mai
ritrovato
in
acque
sì
brutte
.
A
Tolone
si
sobbalzava
tanto
nelle
nostre
cabine
che
si
arrivava
a
picchiare
capate
terribili
nelle
asse
del
soffitto
;
è
per
sopramercato
si
era
anche
nel
colmo
della
notte
.
È
impossibile
descrivere
l
'
irritazione
di
cui
eravamo
in
preda
:
lo
sconforto
si
era
impossessato
di
noi
,
e
ci
si
aspettava
di
momento
in
momento
di
trovar
la
tomba
,
ora
che
si
era
arrivati
in
Francia
.
Il
tempo
si
calmò
;
altre
cinque
ore
di
viaggio
,
eppoi
il
Capitano
ci
chiamò
sul
ponte
.
Corremmo
tutti
.
Un
bosco
d
'
antenne
occupava
tutto
il
porto
:
una
magnifica
città
ci
si
stendeva
davanti
in
mezzo
a
due
picchi
,
sul
primo
dei
quali
si
vedeva
il
campanile
di
una
chiesuola
.
-
Quella
è
la
Madonna
della
Guardia
-
ci
disse
il
Capitano
.
-
Loro
sono
a
Marsiglia
.
Finalmente
ci
si
era
!
CAPITOLO
V
.
Andammo
subito
al
Comitato
;
non
ci
era
nessuno
:
se
ne
domandò
la
ragione
,
ci
risposero
che
era
domenica
;
si
cominciava
benino
!
Facendo
di
necessità
virtù
,
deliberammo
di
tornarci
il
giorno
dopo
,
e
intanto
andammo
a
passeggiare
per
la
città
:
Non
posso
negare
che
più
che
mi
inoltravo
in
quelle
magnifiche
strade
,
più
osservavo
il
chiasso
,
il
movimento
,
il
lusso
,
il
fare
spigliato
di
quella
popolazione
,
più
mi
sentivo
in
preda
d
'
impressioni
bruttissime
.
Non
che
essere
in
una
Nazione
,
tanto
bistrattata
,
tanto
avvilita
,
tanto
depressa
come
era
allora
la
Francia
,
tu
avresti
creduto
trovarti
in
un
paese
dove
tutte
le
cose
vadano
a
meraviglia
,
dove
non
si
sia
nemmeno
alla
lontana
sentito
parlare
di
guerra
.
Molti
giovanotti
avevano
il
berretto
da
guardia
nazionale
,
ma
molti
ancora
se
la
passeggiavano
tranquilli
e
contenti
,
a
braccio
di
signore
di
virtù
più
o
meno
problematica
,
e
occupavano
cianciando
,
chiassando
e
ridendo
i
tavolini
che
sono
al
difuori
dei
molti
caffè
,
che
si
trovano
nella
magnifica
strada
della
Canobiere
.
Ai
cafès
chantants
,
si
cantava
la
Marsigliese
,
le
chant
du
depart
tutte
canzoni
patriotiche
...
ma
pur
si
cantava
;
alla
Maison
doré
si
ballava
sempre
patriotticamente
il
cancan
:
tutte
le
cocottes
di
Parigi
,
allontanate
da
quella
citta
a
causa
dell
'
assedio
,
erano
piovute
là
a
Marsiglia
,
dove
abbassando
le
loro
pretese
,
avevano
trovato
ammiratori
a
iosa
;
erano
aperti
tre
teatri
;
sui
boulevards
tutte
le
sere
suonava
la
banda
;
unico
indizio
di
vita
belligera
noi
lo
trovammo
in
certi
cartelli
che
erano
attaccati
a
tutte
le
cantonate
;
cartelli
ove
era
scritto
a
lettere
cubitali
:
Parigi
non
si
arrenderà
mai
;
del
resto
,
come
ho
detto
,
un
'
indifferenza
da
fare
schifo
,
una
corruzione
che
non
ci
faceva
mai
presupporre
che
un
Trochu
avesse
la
sfacciataggine
di
qualificarla
all
'
Assemblea
per
Italiana
.
Se
si
fa
un
paragone
tra
qualunque
delle
nostre
città
nel
1866
e
Marsiglia
nel
1871
,
bisogna
in
coscienza
affermare
che
noi
,
quantunque
corrotti
,
siamo
molto
,
ma
molto
superiori
,
se
non
altro
nell
'
amore
di
patria
,
alla
città
più
spinta
del
mezzogiorno
della
Francia
.
Né
solamente
le
classi
agiate
se
la
spassavano
,
bastava
andare
sul
porto
per
potere
esser
certi
se
quel
popolo
lì
,
aveva
intenzione
di
concorrere
alla
guerra
!
Le
infinite
baracche
dei
saltimbanchi
,
i
giuochi
improvvisati
lungo
la
strada
,
la
gente
che
si
affollava
intorno
ad
un
vaporino
che
conduceva
intorno
il
porto
,
i
cantastorie
ambulanti
ci
offrivano
un
bel
colpo
d
'
occhio
,
ma
ci
raffermavano
sempre
più
nella
nostra
opinione
.
È
vero
che
tra
gli
altri
sollazzi
vedemmo
anche
un
tiro
al
bersaglio
e
in
questo
servivano
di
mira
due
Prussiani
più
grandi
del
naturale
;
ma
a
che
prò
sciupare
la
polvere
contro
i
Prussiani
di
carta
,
quando
si
fuggiva
a
rotta
di
collo
davanti
a
quelli
di
ciccia
?
La
molta
gente
che
interrogammo
,
ci
rispose
facendo
voti
,
per
la
pace
;
il
commercio
incagliato
,
i
guadagni
diminuiti
parlavano
nel
cuore
di
tutti
quegli
uomini
,
più
della
voce
della
patria
tradita
.
Noi
pensammo
che
era
ben
difficile
che
la
Francia
potesse
pigliare
una
rivincita
.
In
mezzo
alla
folla
vedemmo
qua
e
là
confusi
ed
incerti
alcuni
Turcos
ed
alcuni
Zuavi
,
zoppicanti
e
con
volti
emaciati
.
Erano
feriti
;
erano
avanzi
gloriosi
di
Wissembourg
,
di
Woërt
,
di
Gravelotte
.
Abituati
a
vedere
questi
fieri
soldati
,
allorché
nel
cinquantanove
baldanzosi
e
trionfanti
traversarono
l
'
Italia
,
noi
provammo
un
senso
di
dolore
nel
vederli
ridotti
in
tale
stato
.
I
ragazzacci
del
popolo
non
di
rado
li
accompagnavano
colle
loro
fischiate
,
o
facevano
loro
degli
scherzi
da
far
rivoltare
lo
stomaco
agli
uomini
più
abboccati
del
mondo
:
la
sventura
dovrebbe
esser
sacra
.
La
popolazione
di
Marsiglia
l
'
aveva
maledettamente
con
l
'
armata
:
mentre
uomini
,
donne
,
fanciulli
si
affollavano
lungo
le
vie
e
guardavano
con
ammirazione
la
guardia
Nazionale
,
che
faceva
crepar
dalle
risa
,
tutti
avevano
sempre
pronto
un
frizzo
,
un
insulto
per
quei
poveri
diavoli
del
60°
reggimento
,
che
allora
si
ricostituiva
in
quella
città
:
li
chiamavano
i
soldati
di
Napoleone
,
e
tutti
erano
all
'
unisono
per
dichiarare
quest
'
ultimo
come
un
traditore
,
come
l
'
unica
causa
di
tutti
i
disastri
che
avevano
ridotto
al
lumicino
la
patria
degli
eroi
del
novantadue
e
degli
espugnatori
di
Malakoff
.
Un
po
'
sconfortati
continuammo
a
girellare
,
ma
è
un
fatto
che
quella
varietà
,
quel
movimento
ci
stordiva
in
modo
,
che
queste
cose
le
quali
,
or
ripensando
mi
danno
fastidio
,
terminarono
col
non
farmi
nè
caldo
nè
freddo
e
col
darmi
gusto
.
Rintoppammo
sul
porto
il
nostro
compagno
di
viaggio
,
disertore
dall
'
esercito
Italiano
.
-
Vadano
al
Comitato
-
Ci
disse
-
perché
fra
poco
si
parte
..
-
Dici
davvero
?
-
Sul
mio
onore
.
E
noi
ci
avviammo
al
celebre
Comitato
che
aveva
la
sua
sede
sulla
piazza
della
prefettura
.
Un
gruppo
di
giovani
dal
portamento
spigliato
,
era
sulla
cantonata
e
faceva
pervenire
ai
nostri
orecchi
il
dolce
suono
della
gentile
favella
del
sì
.
Saranno
stati
all
'
incirca
una
cinquanta
ed
erano
tutti
Italiani
,
qualcuno
aveva
il
berretto
rosso
:
tutti
vestivano
ancora
con
abiti
cittadineschi
.
Fummo
accolti
da
loro
come
fratelli
:
in
quei
momenti
s
'
improvvisano
le
amicizie
,
e
il
tu
alla
quacquera
di
primo
acchito
,
soave
reminiscenza
dell
'
Università
,
predomina
su
tutta
la
linea
:
nè
si
creda
che
queste
amicizie
che
si
concludono
in
un
quarto
d
'
ora
,
sfumino
come
tutte
le
amicizie
del
mondo
,
poiché
sono
le
più
inalterabili
,
perché
dopo
molti
anni
quando
l
'
uomo
vive
nel
passato
e
chiede
un
conforto
e
una
lacrima
al
sacro
patrimonio
d
'
affetto
che
ha
raccolto
qua
in
terra
,
ripensa
a
questi
amici
di
gloria
e
di
sventura
come
l
'
esule
,
o
il
prigioniero
ripensano
alla
casetta
paterna
.
Tutti
erano
allegri
...
si
andava
incontro
a
un
nemico
formidabile
,
si
era
certi
della
difficoltà
di
vincere
,
si
sapeva
che
probabilmente
metà
di
noi
avrebbe
pagato
col
sangue
le
idee
che
ci
bollivano
in
testa
,
ma
che
c
'
importava
?
Anche
il
sacrificio
ha
le
sue
voluttà
e
sono
più
inebrianti
di
quelle
della
gioia
.
-
Stasera
non
possono
partire
.
-
Venne
a
dirci
un
coso
sbilenco
,
che
doveva
essere
addetto
al
Comitato
.
-
Daccapo
-
Urlarono
i
giovani
e
proruppero
in
fischi
.
-
Domani
sera
partiranno
di
sicuro
-
Proferì
a
malapena
quel
corvo
del
malaugurio
e
se
la
svignò
alla
chetichella
.
-
Pazienza
ragazzi
bisogna
assuefarsi
alle
disillusioni
;
venite
con
me
alla
vicina
taverna
e
là
faremmo
passare
la
malinconia
,
trangugiando
un
buon
bicchier
di
vino
caldo
.
Quello
che
parlava
era
un
bel
tipo
di
militare
;
era
già
vestito
da
Garibaldino
e
camminava
un
po
'
zoppo
.
-
Evviva
il
Mago
!
-
Gridarono
tutti
.
-
Venite
con
me
sempre
,
o
ragazzi
,
e
vedrete
che
anche
al
fuoco
non
vi
farò
scomparire
.
-
Eh
!
lo
sappiamo
che
tu
sei
un
eroe
...
-
Che
eri
all
'
attacco
di
Dijon
...
-
E
che
ci
fosti
ferito
.
-
Evviva
i
prodi
soldati
!
-
Evviva
.
E
cantando
patriottiche
cantiche
ce
ne
andammo
tutti
alla
vicina
taverna
,
dove
due
fior
di
ragazze
dispensavano
bibite
e
sorrisi
agli
avventori
,
che
ne
andavano
in
solluchero
a
questo
connubio
cotanto
attraente
.
A
Marsiglia
,
il
vin
caldo
e
il
Cognak
costano
la
miserabile
somma
di
10
centesimi
,
e
si
noti
bene
che
le
bibite
non
si
amministrano
omeopaticamente
come
da
noi
.
-
Se
ci
fossero
certi
amici
!
-
Esclamò
il
Materassi
,
quando
giunse
a
cognizione
di
questa
consolante
notizia
.
-
Mago
,
su
...
giacché
non
sappiamo
come
passare
il
tempo
,
raccontaci
i
fatti
gloriosi
di
cui
è
già
stato
eroe
Garibaldi
...
Noi
ci
istruiremo
e
le
ore
ci
trascorreranno
,
come
se
fossero
minuti
.
-
Che
volete
...
che
dica
...
-
Di
quello
che
sai
:
raccontaci
come
si
portano
i
nostri
,
quale
è
la
nostra
organizzazione
,
e
se
infine
i
soldati
Prussiani
sono
poi
quella
gente
famosa
da
far
tremare
tutto
il
mondo
...
-
In
quanto
a
questi
vi
assicuro
che
non
fanno
di
noccioli
e
che
tirano
diritto
,
e
che
son
duri
come
montagne
,
ma
,
poiché
volete
saper
proprio
ogni
cosa
,
vi
spiffero
tutto
dall
'
a
alla
z
pregandovi
a
scusarmi
se
non
parlo
in
punta
di
forchetta
.
Tutti
fecero
silenzio
e
il
sergente
(
il
Mago
era
sergente
)
,
incominciò
:
Figuratevi
che
si
era
in
Autun
.
Il
clima
di
Francia
è
pazzo
come
gli
abitanti
.
A
Dôle
non
aveva
fatto
che
piovere
,
a
Autun
era
un
freddo
che
ci
pareva
di
essere
in
Siberia
.
Noi
stemmo
sei
giorni
all
'
avamposti
e
vi
assicuro
di
aver
provato
certi
brezzoni
,
che
al
solo
ricordarli
mi
sento
gelato
.
Riunita
tutta
la
legione
,
si
partì
col
nostro
Vecchio
per
Arnay
le
Duc
.
-
O
in
che
legione
eri
?
-
Interruppe
uno
.
-
Io
ero
con
Tanara
;
un
bravo
uomo
,
ragazzi
,
un
uomo
,
del
genere
del
quale
ce
ne
vorrebbe
dimolti
nella
democrazia
,
uno
di
quei
pochi
insomma
che
si
seguono
volentieri
,
quando
cominciano
a
fischiare
le
palle
!
..
Tornando
a
bomba
:
vi
dirò
che
da
Arnay
le
Duc
,
girammo
come
l
'
Ebreo
Errante
,
per
tutti
quei
paesuoli
,
sempre
in
cerca
dei
Prussiani
che
non
si
vedevano
mai
...
Che
marcie
,
figliuoli
!
..
Non
dubitate
,
che
chi
potrà
raccontare
questa
campagna
,
potrà
esserne
altero
e
potrà
dire
di
esser
sfuggito
alle
unghie
del
diavolo
.
Il
giorno
ventiquattro
entrammo
in
Malin
,
abbandonato
poco
prima
dai
Prussiani
;
pernottammo
alla
stazione
,
e
Garibaldi
,
il
bravo
uomo
,
era
là
..
in
mezzo
a
noi
,
a
farci
coraggio
,
a
prometterci
che
ci
saremmo
fatti
onore
.
Il
freddo
era
intenso
,
acutssimo
e
il
nostro
Vecchio
era
sorridente
,
sereno
,
come
se
fosse
stato
nella
stanza
più
bella
e
più
riscaldata
del
suo
quartier
generale
.
Gli
abitanti
cercavano
di
renderci
meno
dure
le
privazioni
colle
loro
gentilezze
:
e
si
affannavano
a
portarci
da
mangiare
,
e
da
bere
;
le
donne
,
anche
delle
classi
non
basse
,
ci
portavano
il
pane
ed
il
vino
e
ci
stringevano
la
mano
.
L
'
era
una
cosa
da
far
piangere
i
sassi
...
ve
l
'
assicuro
.
All
'
alba
partimmo
e
ci
frastagliammo
compagnie
per
compagnie
nei
borghi
diversi
,
adiacenti
a
Malin
.
Così
passammo
l
'
intera
giornata
:
sul
far
della
sera
venne
ordine
immediato
di
partenza
,
e
difatti
tutti
insieme
si
andò
a
Lantenay
.
Qui
trovammo
un
infinità
di
guardie
mobili
,
qualche
pezzo
di
artiglieria
,
un
mezzo
squadrone
di
Chasseurs
d
'
Afrique
e
varii
corpi
di
volontari
.
Garibaldi
alloggiò
al
castello
;
noi
ci
fermammo
proprio
sotto
di
lui
e
per
riscaldarci
facemmo
degli
immensi
falò
.
I
Prussiani
erano
al
di
là
di
una
foresta
che
si
stende
sull
'
alture
del
Nord
Ovest
del
Castello
;
in
linea
retta
tra
noi
e
loro
non
ci
correva
nemmanco
un
chilometro
.
La
mattina
del
ventisei
oltre
la
paga
ci
diedero
dei
pezzi
di
capretto
che
erano
stati
requisiti
;
ma
sul
più
bello
,
allorché
si
cominciava
ad
assaporare
questa
vivanda
così
patriarcale
,
suonò
l
'
assemblea
,
e
in
un
minuto
bisognò
correre
ai
ranghi
,
lasciando
sul
terreno
e
nelle
case
più
di
metà
di
quel
cibo
,
che
con
tanta
veemenza
veniva
reclamato
dai
nostri
stomachi
vuoti
.
Appena
arrivati
al
castello
,
vedemmo
Garibaldi
a
cavallo
:
era
seguito
da
Menotti
,
da
Bordone
,
da
Canzio
.
Il
Vecchio
diede
qualche
ordine
,
poi
seguito
dai
suoi
e
da
alcune
guide
ci
precedette
,
inoltrandosi
al
trotto
verso
l
'
estremità
della
foresta
;
dopo
brevi
istanti
noi
ci
avanzammo
.
Pigliammo
una
viuzza
e
in
poco
tempo
raggiungemmo
lo
stato
maggiore
.
Allora
si
ordinò
a
due
compagnie
del
primo
battaglione
,
tra
le
quali
alla
mia
,
di
occupare
l
'
altipiano
e
di
stenderci
in
catena
.
Nell
'
eseguire
quest
'
ordine
voltai
i
miei
occhi
a
destra
e
vidi
in
terra
sdraiato
il
prode
Garibaldi
.
Egli
si
riposava
:
lì
a
cento
passi
da
noi
..
Io
non
sono
un
poeta
,
sono
un
ignorante
,
un
soldataccio
cresciuto
tra
bestemmie
della
caserma
,
ma
che
volete
,
non
ve
lo
nascondo
,
veder
quel
vecchio
,
malato
,
quell
'
uomo
della
cui
fama
è
pieno
il
mondo
e
che
si
è
già
conquistata
l
'
immortalità
,
vederlo
,
dico
lì
sdraiato
come
uno
di
noi
,
con
quella
faccia
di
santo
,
a
pochi
passi
dalla
morte
,
io
sentii
inumidirmi
le
ciglia
e
piansi
come
una
donnicciuola
,
o
come
un
abatino
.
Due
batterie
,
una
da
campagna
e
l
'
altra
da
montagna
,
presero
posizione
accanto
a
noi
.
Poco
distante
tuonava
il
cannone
;
erano
le
truppe
di
Bossak
e
di
Ricciotti
,
almeno
lo
credo
,
che
disturbavano
le
mosse
del
nemico
.
Che
magnifico
spettacolo
ci
si
presentò
agli
occhi
,
quando
principiammo
a
guardare
!
Una
vallata
ubertosissima
di
vegetazione
si
stendeva
sotto
di
noi
;
i
battaglioni
Bavaresi
e
Prussiani
formavano
un
'
estesa
e
ben
compatta
colonna
;
gli
ulani
correvan
da
un
estremo
all
'
altro
di
quella
linea
,
che
sembrava
di
ferro
,
tanto
era
nera
:
ma
colle
nostre
complessioni
e
coi
nostri
comandanti
si
ammacca
anche
il
ferro
!
..
Venne
l
'
ordine
infatti
di
avanzarsi
.
Il
terreno
che
dovevamo
percorrere
era
pieno
d
'
intoppi
:
era
un
avvicendarsi
di
piccoli
scaglioni
che
qualche
volta
ci
facevano
andare
a
gambe
levate
.
I
Francs
Tireurs
si
erano
internati
nella
foresta
e
appoggiavano
i
nostri
movimenti
.
Dopo
poco
trovammo
dietro
uno
dei
tanti
rialzi
gli
Chasseurs
d
'
Afrique
che
erano
in
esplorazione
.
Una
scarica
a
bruciapelo
eseguita
dai
Prussiani
,
li
fece
retrocedere
;
allora
occupammo
noi
la
sommità
abbandonata
dalla
nostra
cavalleria
.
Il
rombo
del
cannone
si
fece
sentire
da
tutte
e
due
le
parti
,
i
Prussiani
rispondevano
ai
nostri
con
accanimento
:
le
palle
,
le
bombe
ci
smaniavano
di
sopra
,
di
sotto
,
intorno
al
capo
,
alle
gambe
:
ogni
poco
i
superiori
ci
ordinavano
di
sdraiarci
per
terra
,
Una
rachetta
portò
via
la
coscia
del
bravo
luogotenente
Dell
'
Isola
aiutante
di
Menotti
.
Il
nostro
capitano
Morelli
era
sempre
alla
testa
della
compagnia
e
diè
prova
di
un
sangue
freddo
,
che
,
come
vecchio
soldato
,
io
vi
dichiaro
rarissimo
.
Pigliammo
d
'
assalto
un
paesetto
,
lo
traversammo
a
baionetta
calata
,
in
mezzo
agli
applausi
di
quei
buoni
abitanti
.
I
Prussiani
si
ritiravano
colle
loro
artiglierie
:
apriamo
il
cuore
alla
gioia
,
guardiamo
e
si
vede
in
capo
alla
strada
il
Generale
;
ma
dunque
quest
'
uomo
è
per
tutto
,
quest
'
uomo
è
miracoloso
,
quest
'
uomo
è
invulnerabile
!
..
Gridano
i
volontari
,
e
poi
,
tutti
prorompono
in
acclamazioni
all
'
illustre
condottiero
.
Garibaldi
ci
salutava
col
suo
solito
sorriso
,
poi
,
chiamata
una
tromba
,
si
fece
dare
un
poco
da
bere
,
e
bevve
l
'
acqua
di
una
vicina
pozzanghera
.
Intanto
il
cielo
aveva
aperto
le
sue
cateratte
,
ed
una
pioggia
diabolica
c
'
inzuppava
maledettamente
i
vestiti
,
e
ci
rendeva
assai
malagevole
il
camminare
a
causa
del
fango
che
produceva
.
Facemmo
alto
in
un
luogo
disabitato
e
scoperto
;
quivi
sfilò
innanzi
ai
nostri
occhi
tutto
il
piccolo
esercito
che
aveva
sotto
di
se
Garibaldi
.
Passato
che
fu
,
venne
anche
per
noi
l
'
ordine
di
avanzarci
senza
sapere
ove
si
andasse
e
senza
nemmeno
curarsene
:
che
il
buon
soldato
non
deve
mai
discutere
,
nè
sofisticare
su
quanto
ordinano
i
superiori
.
Dopo
aver
camminato
un
poco
,
noi
del
battaglione
,
comandato
da
Ciotti
,
arrivammo
in
un
piccolo
villaggio
situato
al
Nord
di
Lantenay
,
e
qui
dalla
bocca
stessa
dei
villici
sapemmo
che
i
Prussiani
,
prima
di
partire
,
avevan
fatto
man
salva
di
tutto
il
bestiame
.
Di
cibo
non
ci
era
da
parlarne
,
e
noi
si
aveva
un
appetito
numero
uno
;
una
sola
botteguccia
era
aperta
,
ma
anche
in
questa
non
si
trovavano
che
pochi
pezzucci
di
pane
;
li
dividemmo
da
buoni
fratelli
,
ma
appena
si
cominciavano
a
divorare
,
eccoti
di
nuovo
l
'
ordine
d
'
immediata
partenza
.
Ragazzi
miei
,
non
è
il
fuoco
che
costituisce
lo
amaro
di
una
campagna
,
chè
anzi
ne
è
la
pagina
bella
;
sono
le
privazióni
e
gli
stenti
,
a
cui
però
di
buon
grado
deve
assoggettarsi
il
soldato
dell
'
idea
.
Noi
eravamo
stanchi
,
le
gambe
non
ci
reggevano
più
,
i
respiri
si
elevavano
a
mala
pena
dal
petto
,
ma
il
nostro
lavoro
non
era
terminato
,
bisognava
finirlo
,
come
volea
Garibaldi
,
e
o
male
o
bene
noi
lo
facemmo
ed
ecco
come
andò
.
Il
Generale
voleva
sorprendere
Digione
,
ed
era
sicuro
d
'
impadronirsene
con
uno
dei
suoi
colpi
di
mano
e
vi
garantisco
che
sarebbe
riuscito
....
Oh
!
mille
valorosi
di
più
o
duemila
vigliacchi
di
meno
,
e
avreste
veduto
!
Noi
ci
inoltrammo
silenziosi
lungo
la
strada
;
avevamo
avuto
il
comando
di
non
scaricare
il
fucile
;
quatti
quatti
senza
respirare
nemmeno
,
col
cuore
che
ci
batteva
forte
forte
,
procedevamo
in
mezzo
a
quel
buio
d
'
inferno
;
nessun
rumore
si
sentiva
all
'
intorno
:
un
acquazzone
tremendo
ci
percoteva
da
tutti
i
lati
.
Noi
marciavamo
per
primi
insieme
ad
una
compagnia
di
Francs
tireurs
,
dietro
a
noi
venivano
diversi
battaglioni
di
guardie
mobili
e
l
'
artiglieria
.
Così
giungemmo
fino
a
un
kilometro
dalla
città
;
pareva
che
i
Prussiani
non
si
fossero
anche
accorti
di
noi
;
un
subitaneo
schioppettìo
di
fucilate
ci
rese
sicuri
che
la
nostra
avanguardia
era
alle
prese
cogli
avamposti
dell
'
inimico
.
I
nostri
superiori
ci
diedero
l
'
ordine
che
ad
ogni
scarica
,
ci
buttassimo
nei
fossi
che
fiancheggiavano
la
strada
;
questi
erano
pieni
d
'
acqua
,
e
allorché
il
lampo
annunziatore
delle
palle
vicine
si
faceva
vedere
in
quel
buio
,
noi
prendevamo
dei
bagni
,
nè
troppo
comodi
in
quella
stagione
,
nè
troppo
puliti
.
Però
di
tratto
in
tratto
ci
si
avanzava
,
tra
quel
diavoleto
:
le
nostre
trombe
suonavano
avanti
;
avanti
,
gridavano
gli
ufficiali
;
avanti
si
gridava
noi
tutti
,
e
come
un
sol
uomo
,
ci
spingevamo
,
ci
accalcavamo
,
per
quella
strada
che
poco
dopo
doveva
essere
ingombra
da
mucchi
di
deformati
cadaveri
.
Già
qualche
ferito
emetteva
grida
strazianti
,
già
l
'
aria
s
'
impregnava
di
quel
simpatico
odore
di
polvere
che
suole
accompagnare
i
combattimenti
,
già
il
lontano
rullo
del
tamburo
,
il
subito
guizzo
che
pari
a
lingua
di
fuoco
si
ripercuoteva
per
tutta
quella
estensione
,
e
il
fischio
non
interrotto
mai
delle
micidialissime
palle
nemiche
,
ci
rendeva
sicuri
che
assistevamo
ad
un
'
imponente
battaglia
.
Le
scariche
dei
Prussiani
di
minuto
in
minuto
crescevano
d
'
intensità
,
eppure
noi
fedeli
ai
nostri
ordini
non
ci
azzardavamo
a
far
uso
delle
nostre
armi
,
quando
quei
vili
delle
guardie
mobili
cominciarono
a
scappare
e
a
tirar
fucilate
all
'
indietro
,
fucilate
che
colpivano
noi
,
non
i
Prussiani
.
L
'
impresa
a
quel
momento
si
poteva
chiamare
fallita
;
un
uomo
prudente
,
uno
che
va
col
successo
si
sarebbe
ritirato
,
ma
Garibaldi
era
lì
in
prima
fila
,
ma
noi
si
vedeva
fuggire
i
Francesi
e
volevamo
far
vedere
quanto
più
di
loro
valessero
i
calunniati
Italiani
,
epperciò
con
l
'
entusiasmo
di
chi
sa
di
sacrificarsi
per
una
idea
generosa
si
stava
fermi
,
al
nostro
posto
.
E
lì
morì
il
povero
tenente
,
Anzillotti
;
lì
morì
il
bravo
Del
Pino
uno
dei
ragazzì
più
buoni
e
più
coraggiosi
che
io
m
'
abbia
conosciuto
,
e
certo
uno
dei
migliori
della
mia
compagnia
.
Non
vi
sto
a
dire
il
numero
dei
feriti
,
i
Carabinieri
Genovesi
furono
decimati
...
gli
Italiani
si
battevano
e
si
battevano
da
eroi
.
Fu
giuocoforza
il
ritirarsi
;
mai
ritirata
poteva
cominciare
con
tanto
disordine
;
si
correva
all
'
impazzata
pei
campi
,
ogni
poco
,
si
cadeva
per
terra
,
ogni
poco
ci
si
trovava
a
mezza
gamba
nell
'
acqua
,
e
tutto
questo
sotto
un
fuoco
continuo
di
mitragliatrici
,
di
cannoni
,
di
moschetterìa
.
Giunto
a
capo
di
una
viuzza
,
fui
scaraventato
per
terra
:
tentai
di
rialzarmi
,
mi
fu
impossibile
poco
dopo
io
era
fuori
dei
sensi
;
non
so
quanto
durò
,
il
mio
sbalordimento
;
quando
mi
riebbi
mi
trovai
sopra
un
barroccio
che
mi
portò
all
'
ambulanza
d
'
Autun
,
da
dove
fui
trasferito
a
Lione
.
Un
'
impertinentissima
scheggia
di
mitraglia
mi
aveva
forato
la
coscia
.
Ottenuto
un
permesso
di
convalescenza
,
ho
fatto
un
mesetto
di
villeggiatura
a
Nizza
,
e
ora
me
ne
torno
lassù
,
che
,
grazie
al
Cielo
,
della
forza
per
battermi
coi
Prussiani
ne
ho
sempre
,
perché
,
sappiatelo
ragazzi
,
una
battaglia
è
uno
di
quei
divertimenti
che
non
capitano
ad
ogni
canto
di
gallo
;
si
può
morire
,
ma
dove
volete
trovarmi
una
cosa
più
bella
di
morire
,
in
mezzo
al
fumo
,
al
rumore
,
alle
trombe
e
alla
gloria
...
eh
!
via
dunque
,
venite
con
me
,
e
vi
farete
onore
,
il
vecchio
Mago
ha
veduto
troppe
volte
da
vicino
la
morte
,
perché
vi
possa
far
fare
una
figuraccia
indecente
.
-
Evviva
il
Mago
!
-
Gridarono
tutti
e
tutti
picchiarono
il
bicchiere
tra
loro
.
Dopo
aver
discorso
un
'
altra
buona
mezz
'
ora
,
dopo
aver
domandato
tutto
il
domandabile
al
brav
'
uomo
che
aveva
già
veduto
i
Prussiani
,
ci
congedammo
da
quell
'
allegra
compagnia
e
ci
avviammo
all
'
albergo
.
-
Ma
se
ci
mandassero
con
Frapolli
!
-
Esclamò
uno
di
noi
per
la
strada
.
-
Che
...
Parleremo
ben
chiaro
al
Comitato
,
noi
intendiamo
di
batterci
e
non
di
fare
il
framassone
a
cento
miglia
dal
teatro
della
guerra
.
-
E
però
va
specificato
-
ci
disse
uno
che
per
buona
fortuna
era
venuto
dalla
taverna
con
noi
-
Perché
quei
signori
che
spediscono
sono
tutti
una
zuppa
e
un
pan
molle
con
quelli
arfasatti
e
se
voi
state
zitti
,
vi
trovate
di
certo
mistificati
.
Noi
ringraziammo
il
gentile
consigliero
e
ci
addormentammo
decisi
di
raggiungere
tra
poche
ore
il
generale
,
e
l
'
Armata
dei
Vosgi
.
CAPITOLO
VI
.
Il
giorno
seguente
,
appena
fu
un
'
ora
da
persone
educate
,
andammo
dal
Comitato
.
Dopo
molta
anticamera
,
chè
anche
nella
democrazia
quando
si
comincia
a
salire
si
assume
tutte
le
belle
e
gentili
maniere
le
quali
distinguono
l
'
aristocrazia
,
fummo
introdotti
in
quel
sinedrio
di
senno
e
di
patriottismo
,
e
ci
trovammo
davanti
al
presidente
Panni
,
un
omaccino
tarchiato
colla
barba
lunga
,
nato
a
Firenze
ma
domiciliato
da
vario
tempo
a
causa
di
affari
a
Marsiglia
.
Tanto
lui
come
il
segretario
Lalli
,
si
davano
tutto
il
tuono
di
persone
importanti
,
ci
squadravano
dall
'
alto
in
basso
con
una
prosopopea
da
commissarii
di
polizia
,
e
parlavano
della
guerra
colla
medesima
autorità
,
che
avrebbero
adoperato
se
fossero
stati
generali
d
'
armata
o
per
lo
meno
,
capi
di
stato
maggiore
....
.
Adempiute
le
formalità
,
di
quella
specie
di
arruolamento
che
si
firmava
presso
di
loro
,
noi
facemmo
noto
a
quella
gente
,
il
nostro
proposito
di
andare
diretti
al
quartier
generale
dì
Garibaldi
.
-
Loro
possono
andare
anche
con
Frapolli
-
Ci
disse
il
segretario
-
Tutte
le
vertenze
sono
accomodate
e
i
due
generali
,
glielo
assicuro
io
,
camminano
verso
la
medesima
mêta
.
-
Sono
belle
assicurazioni
,
ma
noi
abbiamo
deciso
di
raggiungere
Garibaldi
e
vogliamo
andare
a
Digione
.
-
Facciano
come
vogliono
;
stasera
partono
una
cinquantina
di
volontarii
...
potranno
andare
anche
loro
-
Borbottò
il
presidente
,
non
nascondendo
un
senso
di
malumore
e
di
contrarietà
:
poi
,
rivoltosi
ad
Omero
Piccini
,
fratello
di
quello
che
era
sul
Var
e
in
prigione
con
noi
,
gli
proferì
in
tuono
brusco
:
Lei
non
può
andare
.
-
E
perché
?
-
Non
lo
vede
...
è
un
ragazzo
.
Difatti
il
nostro
compagno
aveva
17
anni
.
-
Eppure
,
interrompemmo
noi
,
è
già
stato
a
Mentana
.
-
Allora
faccia
lei
...
Stasera
alle
dieci
sieno
qui
...
se
vogliono
partire
.
Cosa
dovevamo
fare
per
giungere
alle
dieci
?
..
Entrammo
nella
taverna
della
sera
avanti
...
Ah
!
così
ci
fosse
venuto
un
granchio
alle
gambe
!
..
Rivedemmo
le
simpatiche
Ebi
che
con
tanta
grazia
porgevano
il
nettare
agli
avventori
,
entusiasti
delle
loro
bellezze
,
le
rivedemmo
,
e
ci
attaccammo
discorso
;
si
parlò
della
guerra
,
della
Francia
,
delle
donne
Italiane
,
che
esse
dicevano
bellissime
,
delle
prossime
emozioni
del
campo
,
della
moda
,
dei
vestiti
corti
,
del
ciuco
ammaestrato
che
facevano
vedere
sul
porto
,
della
guardia
mobile
,
dell
'
esercito
di
Bourbaki
e
dei
pasticcini
di
Strasburgo
che
non
arrivavano
più
.
Erano
discorsi
le
più
volte
senza
senso
comune
,
ma
che
servivano
ammirabilmente
per
farci
ammazzare
alla
meno
peggio
qualche
ora
.
Il
male
si
fu
,
che
le
parole
erano
accompagnate
dalle
libazioni
:
le
libazioni
c
'
indussero
a
fare
il
dejuner
,
questo
tirò
dietro
da
se
lo
Champagne
...
Avevamo
cominciato
a
sdrucciolare
su
una
sgamba
viuzza
e
ormai
bisognava
ruzzolare
a
rotta
di
collo
per
tutta
la
china
.
Il
piacere
di
esser
giunti
finalmente
in
quella
Francia
,
che
da
tanto
tempo
agognavamo
,
il
trovarsi
accanto
a
quelle
vaghe
ragazze
,
la
generosità
dei
vini
che
avevamo
trincato
,
la
gioventù
che
ci
bolliva
nel
cuore
,
ci
avevano
sprigionato
tale
un
'
allegrezza
dalle
più
intime
fibre
,
che
,
non
sapendo
più
quello
che
si
faceva
,
ridevamo
senza
alcuna
ragione
,
folleggiavamo
come
se
fossimo
tornati
bambini
,
si
faceva
le
più
strane
proposte
e
tutte
venivano
approvate
.
-
Andiamo
tutti
in
barca
sul
porto
.
-
Sì
...
sì
...
sul
porto
.
E
prese
a
braccetto
le
due
silfidi
,
ci
avviammo
versò
il
mare
,
traversammo
la
popolosa
città
e
poco
dopo
eravamo
in
barchetta
.
Io
ero
divenuto
il
cavaliere
servente
o
per
dir
meglio
il
consigliere
intimo
della
più
giovine
delle
due
vezzose
sorelle
.
Essa
chiamavasi
Aissa
,
e
nella
sua
vita
disordinata
,
aveva
veduto
l
'
Affrica
,
la
Spagna
,
l
'
Italia
sempre
con
nuovi
amanti
,
e
cercando
soltanto
la
voluttà
vertiginosa
dell
'
orgia
;
senza
curarsi
nè
punto
nè
poco
del
mondo
,
delle
convenienze
sociali
e
di
quel
buon
nome
che
si
acquista
soltanto
col
rispetto
dell
'
apparenze
,
la
capricciosissima
figlia
d
'
Eva
,
siccome
farfalla
,
dì
fiore
in
fiore
aveva
libato
in
tutte
le
sue
forme
svariate
l
'
emozioni
e
i
piaceri
ed
ora
annoiata
di
tutto
e
di
tutti
continuava
la
sregolata
sua
vita
,
per
far
fronte
alle
spese
pazze
che
sono
la
logica
conseguenza
degli
sbalordimenti
procacciati
a
bella
posta
per
obliare
il
presente
e
per
non
pensare
all
'
avvenire
.
La
taverna
non
era
che
un
pretesto
;
la
vecchia
padrona
teneva
quelle
ragazze
per
accalappiare
i
merlotti
,
e
mentre
ritraeva
da
loro
dei
lucri
non
indifferenti
,
mentre
non
lesinava
il
denaro
per
vestirle
con
tutto
il
lusso
immaginabile
,
mai
era
larga
con
esse
dell
'
oro
che
così
indegnamente
guadagnava
.
Aissa
del
resto
era
simpaticissima
;
aveva
in
sé
qualche
cosa
di
Orientale
;
i
suoi
occhi
nerissimi
ed
umidi
sempre
indicavano
chiaramente
la
di
lei
voluttà
:
due
labbra
tumide
che
reclamavano
un
bacìo
;
due
mani
da
principessa
;
un
piedino
da
vera
Andalusa
;
insomma
un
boccone
da
fare
escire
dai
gangheri
un
anacoreta
!
Il
mare
era
tranquillo
:
la
campana
della
Madonna
della
Guardia
sonava
lentamente
;
ora
l
'
ora
poetica
delle
ricordanze
;
cento
barchette
in
qua
e
là
solcavano
le
onde
.
Noi
ci
sentivamo
commossi
;
su
'
di
un
piccolo
schifo
,
un
sonatore
girovago
,
uno
di
quei
Napoletani
che
strascinano
per
i
caffè
il
biblico
strumento
degli
antichi
profeti
,
fece
echeggiare
per
l
'
aere
una
canzonetta
patetica
,
molle
,
meridionale
e
noi
rammentammo
l
'
Italia
,
le
sue
belle
costiere
profumate
d
'
aranci
,
il
movimento
delle
nostre
città
,
le
amate
fisonomie
dei
nostri
amici
,
e
dei
nostri
congiunti
...
la
commozione
era
al
colmo
e
il
bello
si
è
che
al
pari
di
noi
erano
intenerite
le
nostre
compagne
...
E
perché
ciò
ha
da
essere
strano
?
..
Le
reminiscenze
sono
il
patrimonio
degli
sventurati
,
e
pari
alla
rugiada
del
cielo
vivificano
i
cuori
...
quelle
povere
donne
erano
certamente
sventurate
,
e
più
oneste
di
tante
che
scroccano
il
nome
d
'
oneste
nel
mondo
,
sentivano
la
santa
voluttà
di
una
lacrima
,
e
trovavano
una
scusa
ai
loro
trascorsi
,
immerse
nell
'
imponente
,
nel
sublime
spettacolo
della
calma
natura
.
La
nostra
,
escursione
si
prolungò
per
più
di
due
ore
;
il
momento
;
della
partenza
si
avvicinava
a
gran
passi
;
era
mestieri
dirci
addio
.
Riaccompagnammo
a
casa
le
donne
.
-
Vi
prometto
di
raggiungervi
-
Mi
disse
Aissa
,
stringendomi
forte
forte
la
mano
.
Io
la
guardai
e
sorrisi
:
non
credevo
punto
al
coraggio
di
quell
'
eroina
...
Col
tempo
però
come
vedranno
i
lettori
,
fui
completamente
disingannato
;
e
solo
per
tal
causa
ho
riportato
questo
episodio
della
nostra
breve
dimora
a
Marsiglia
:
episodio
che
sarebbe
stato
proprio
un
di
più
,
se
non
fosse
collegato
con
altri
che
si
svolgeranno
a
Digione
...
-
Bisogna
pagare
il
conto
-
Disse
un
di
noi
.
Oh
!
la
crudele
parola
!
..
Oh
!
la
bruttissima
prosa
dopo
tante
ore
di
non
interrotta
poesia
!
..
Ci
guardammo
in
faccia
l
'
uno
l
'
altro
!
Che
una
donna
gravida
non
vegga
mai
,
per
l
'
amore
dei
suoi
futuri
nati
,
delle
fisonomie
come
avevano
in
quel
momento
,
i
miei
compagni
...
Le
nostre
risorse
erano
tanto
limitate
,
che
se
noi
ne
fossimo
usciti
puliti
,
ci
era
di
che
attaccare
un
voto
.
Il
conto
era
di
102
franchi
:
tra
tutti
ne
avevamo
104
:
se
ci
fossimo
trattenuti
un
'
ora
di
più
si
restava
in
pegno
a
Marsiglia
!
E
la
bella
prospettiva
che
avevamo
davanti
:
intraprendere
un
viaggio
di
due
giorni
con
due
franchi
in
saccoccia
...
o
negatemi
che
in
Francia
il
divertirsi
non
costi
salato
!
Baci
,
saluti
strette
di
mano
,
e
poi
di
galoppo
al
Comitato
.
-
E
se
non
si
partisse
...
che
facciamo
senza
quattrini
?
-
Ma
!
-
Preferì
filosoficamente
il
Materassi
,
e
noi
a
nostra
volta
ripetemmo
la
filosofica
esclamazione
...
Per
buona
fortuna
quella
sera
pareva
che
si
dovesse
partire
certamente
:
erano
già
stati
distribuiti
i
berretti
rossi
ed
i
Garibaldini
,
schierati
in
due
file
lungo
la
strada
attendevano
il
luogotenente
che
doveva
accompagnarli
fino
a
Digione
.
I
volontari
erano
allegri
,
cantavano
a
squarciagola
,
e
negli
intermezzi
cianciavano
,
politicavano
,
facevano
infine
un
brusio
indiavolato
;
un
Milanese
ponendosi
ambe
le
mani
alla
bocca
imitava
perfettamente
il
fischio
del
vapore
,
un
altro
faceva
da
cane
,
abbaiando
e
guaendo
con
tanta
naturalezza
da
chiamar
per
la
strada
tutti
i
cani
che
giravano
per
quei
dintorni
.
Era
insomma
una
scena
deliziosissima
e
il
tenente
non
si
vedeva
.
Ognuno
che
abbia
frequentato
per
poco
i
volontari
,
sa
quanto
sia
susurrone
e
incontentabile
questo
elemento
,
quando
è
lontano
dal
fuoco
;
quindi
facilissimo
e
immaginarsi
quali
recriminazioni
,
quale
sussurro
provocasse
questa
inopinata
tardanza
.
Prima
furono
proteste
,
poi
fischi
acutissimi
:
finalmente
calci
e
pugni
alla
porta
.
-
Noi
non
si
vuol
fare
il
comodo
dì
nessuno
!
-
Si
comincia
male
!
Tali
erano
a
un
dipresso
le
espressioni
di
quella
gente
stizzita
,
e
a
rinforzare
la
dose
il
Mago
dava
degli
schiarimenti
sul
comitato
e
sulle
spilorcerie
ed
angherie
da
questo
commesse
per
il
passato
.
Figuratevi
,
diceva
,
che
a
me
diede
a
portare
venti
uomini
a
Dôle
,
e
mi
diedero
una
lira
per
uomo
...
Di
qui
bisognava
andare
a
Mouchard
,
ventiquattro
ore
di
strada
,
lì
bisognava
dormire
e
poi
partire
il
giorno
dopo
per
la
destinazione
...
vi
raccomando
quello
che
dovevo
fare
...
E
lo
stesso
che
a
me
è
succeduto
a
tutti
i
capi
squadra
...
Oh
!
hanno
un
gran
talento
quei
signori
di
sù
!
...
-
Abbasso
...
Abbasso
questi
grulli
-
Urlavano
tutti
-
Son
Frapollini
...
Giù
i
traditori
!
Chi
sa
dove
avremmo
finito
,
se
fortunatamente
non
avessimo
udito
degli
altri
rumori
e
più
intensi
dei
nostri
sulla
piazza
vicina
.
Cosa
era
succeduto
?
..
Noi
non
vedevamo
che
delle
guardie
mobili
,
che
venivano
via
a
rotta
di
collo
.
Rompemmo
le
righe
ed
andammo
a
vedere
cosa
era
.
Un
battaglione
delle
guardie
mobilizzate
delle
Bouches
du
Rhôn
aveva
rifiutato
partire
,
ed
aveva
lasciato
soli
sulla
piazza
,
il
maggiore
e
tre
o
quattro
altri
ufficiali
di
buona
volontà
;
uno
di
questi
si
mordeva
le
mani
e
piangeva
...
Oh
!
ne
avea
ben
ragione
:
A
vedere
quel
branco
di
vili
che
fuggivano
piuttosto
di
andare
a
difender
la
patria
,
ci
era
da
esecrare
l
'
umanità
,
di
vergognarsi
di
esser
uomini
per
non
avere
a
compagni
quella
canaglia
.
Vedendo
l
'
inutilità
della
nostra
presenza
,
tornammo
indietro
,
e
dopo
pochi
minuti
fummo
consolati
dalla
venuta
del
tenente
.
Il
nostro
accompagnatore
era
grasso
e
rubizzo
,
e
avrebbe
fatto
più
figura
vestito
da
canonico
che
da
garibaldino
.
Lo
accompagnava
una
bella
ed
elegantissima
signora
,
che
sapemmo
,
essere
la
di
lui
indivisibile
compagna
;
non
si
creda
che
quella
donna
fosse
un
'
eroina
,
giacchè
quel
tenente
in
tutta
la
campagna
avrà
forse
veduto
il
fumo
del
camminetto
:
quello
dei
combattimenti
no
certo
;
tutti
i
suoi
incarichi
si
limitavano
ad
accompagnare
i
volontari
da
Marsiglia
al
quartier
generale
;
non
nego
con
questo
che
certi
impieghi
sono
indispensabili
,
ma
io
vorrei
vederci
dei
vecchi
e
non
dei
giovani
tarchiati
e
robusti
,
come
giusto
appunto
era
il
nostro
duce
provvisorio
.
Si
fece
l
'
appello
,
eppoi
a
quattro
a
quattro
ci
movemmo
per
andare
alla
stazione
.
Che
l
'
Italia
sia
la
terra
del
canto
,
non
può
esser
dicerto
impugnato
da
chiunque
ha
fatto
anche
una
sola
campagna
;
il
soldato
Italiano
appena
si
muove
canta
,
canta
andando
all
'
attacco
,
come
quando
è
in
ritirata
,
canta
nei
malinconici
stanzoni
della
caserma
,
come
in
mezzo
alle
strade
,
quando
sa
di
partire
;
parta
per
una
guarnigione
,
parta
per
andare
alla
guerra
.
«
Non
pianger
,
mio
tesoro
Forse
ritornerò
»
Cantavamo
in
coro
noi
tutti
;
e
le
finestre
si
spalancavano
,
si
illuminavano
,
ci
offrivano
dei
leggiadri
visetti
,
degli
occhi
superbi
che
ci
lanciavano
occhiate
tanto
benigne
da
farci
commuovere
;
il
nostro
contegno
non
poteva
non
esser
paragonato
a
quello
dei
mobili
delle
Bouches
du
Rhôn
,
e
chiunque
ha
un
po
'
di
mitidio
può
di
leggieri
comprendere
quanto
un
tal
paragone
resultasse
per
noi
favorevole
.
Il
lunghissimo
tratto
di
via
che
è
tra
la
prefettura
e
la
stazione
ci
passò
in
un
baleno
;
in
una
carrozza
sul
piazzale
della
ferrovia
vedemmo
la
simpatica
Aissa
che
ci
buttò
un
bacio
sulla
punta
delle
dita
.
Se
quel
bacio
non
era
precisamente
il
castissimo
bacio
degli
angeli
,
è
innegabile
che
per
noi
era
assai
caro
.
Salutammo
gentilmente
quella
donna
;
il
sapere
che
qualcuno
serba
dolce
ricordanza
di
noi
,
ci
fa
piovere
in
cuore
un
sentimento
di
gratitudine
,
e
in
quei
momenti
che
,
volere
o
non
volere
,
non
sono
così
facili
a
ripetersi
nella
vita
di
un
uomo
,
magnifichiamo
certe
cose
alle
quali
in
certi
altri
non
daremmo
alcuna
entità
.
-
Avanti
,
march
-
Gridò
con
voce
stentorea
il
lilliputtiano
segretario
del
comitato
...
e
tutti
noi
gli
si
tenne
dietro
nella
stazione
....
Vedendo
otto
vagoni
a
nostra
disposizione
fummo
colpiti
da
una
dolce
meraviglia
.
Fin
allora
avevamo
veduto
i
soldati
ammonticchiati
l
'
uno
sull
'
altro
nei
vagoni
di
terza
classe
:
noi
tutt
'
al
più
eravamo
quattro
per
scompartimento
;
ci
era
posto
da
sdraiarsi
e
di
attaccare
anche
un
sonnellino
.
Ah
!
..
quanto
sono
fallaci
le
speranze
del
mondo
!
..
Ah
!
..
la
speranza
meretrice
della
vita
,
dirò
con
Francesco
Domenico
!
...
La
nostra
gioia
,
il
nostro
benessere
doveva
protrarsi
fino
alla
prima
stazione
,
e
questa
è
appena
a
venti
minuti
di
distanza
,
da
Marsiglia
.
Vienna
,
Avignone
,
Remoully
dovevano
vomitare
sul
nostro
disgraziatissimo
treno
una
congerie
di
mobilizzati
.
L
'
educazione
pare
che
non
entrasse
nella
teoria
che
s
'
insegnava
a
questi
campagnuoli
del
mezzogiorno
dell
'
antica
terra
dei
Druidi
.
Infatti
entravano
in
frotta
e
senza
garbo
nè
grazia
in
quei
vagoni
che
avevamo
avuto
l
'
illusione
di
credere
nostra
proprietà
;
entravano
pestandoci
i
piedi
,
sedendosi
sulle
nostre
ginocchia
con
l
'
indifierenza
di
una
donna
del
mondo
galante
,
non
però
colla
di
lei
grazia
,
nè
colla
di
lei
leggerezza
.
Fra
tutte
le
sventure
che
possono
capitare
a
un
viaggiatore
,
io
credo
,
non
esserne
alcuna
che
possa
stare
a
confronto
colla
compagnia
di
un
mobilizzato
della
campagna
.
Se
lo
immaginino
un
poco
i
lettori
:
questi
eroi
avevano
sulle
spalle
un
magazzino
,
una
vera
montagna
d
'
involti
,
di
fagotti
e
di
fagottini
;
erano
muniti
di
due
o
tre
paia
di
scarpe
;
pretendevano
di
stare
a
baionetta
in
canna
anche
tra
noi
,
anche
in
quelli
sgabuzzini
;
avevano
chi
il
cane
,
chi
un
uccello
in
gabbia
,
tutti
poi
indispensabilmente
delle
pagnotte
stragrandi
;
si
piantavano
a
sedere
,
e
per
quante
gomitate
,
per
quanti
urtoni
loro
si
amministrassero
,
non
ci
era
verso
di
farli
muovere
un
solo
centimetro
;
i
più
attaccavano
sonno
e
russavano
come
contrabbassi
;
quei
pochi
che
erano
desti
non
ci
rispondevano
,
e
si
lamentavano
tra
loro
del
governo
che
li
strappava
alle
ordinarie
occupazioni
.
I
nostri
compagni
di
viaggio
erano
vestiti
in
mille
maniere
;
ve
ne
erano
col
cappello
alla
spagnola
,
col
gasco
e
col
berretto
;
ve
ne
erano
dei
bigi
,
dei
neri
,
dei
verdi
,
dei
turchini
;
avevano
tutti
il
fucile
all
'
antica
ed
in
pessimo
stato
.
Siamo
giusti
!
..
Se
le
guardie
mobili
hanno
fatto
nella
campagna
del
1871
una
figura
non
invidiabile
,
non
ne
sono
del
tutto
colpevoli
.
Comandate
dal
nipote
del
sindaco
,
dallo
speziale
del
luogo
,
dal
Beniamino
della
moglie
del
sottoprefetto
,
insomma
da
tutti
ufficiali
creati
per
dato
e
fatto
dell
'
impero
,
e
che
non
ne
sapevano
un
acca
:
armate
con
certi
fucili
che
avevano
più
apparenza
di
schizzettoni
che
di
armi
micidiali
:
disilluse
di
tutto
,
persuase
di
esser
tradite
e
condotte
al
macello
(
persuasione
che
io
credo
loro
avessero
inoculata
i
preti
)
dolenti
di
avere
a
trascurare
i
loro
interessi
per
una
patria
,
che
finora
non
conoscevano
,
esse
non
potevano
fare
eroismi
:
l
'
eroismo
richiede
la
convinzione
:
l
'
eroismo
nasce
dalla
virtù
cittadina
.
Appena
cominciò
a
farsi
giorno
cominciammo
a
vedere
le
colline
circostanti
a
Lione
;
colline
che
nelle
belle
stagioni
devono
essere
amenissime
;
ubertose
per
viti
dell
'
altezza
di
un
palmo
,
così
fitte
tra
loro
da
farti
sembrare
quei
campi
un
'
estesa
brughiera
,
bagnate
da
un
'
infinità
di
ruscelletti
che
scorrono
placidamente
alle
loro
falde
,
per
perdersi
poi
nella
Loira
o
nel
Rodano
.
A
tutte
le
stazioni
eravi
un
movimento
indicibile
:
un
andare
e
venire
di
soldati
e
di
guardie
nazionali
:
uno
stringersi
di
mano
,
un
baciarsi
tra
loro
nei
vari
gruppi
che
facevano
ressa
intorno
a
quei
che
partivano
.
Finalmente
si
cominciò
a
vedere
un
'
infinità
di
cammini
di
fabbriche
;
poi
una
miriade
di
case
e
di
palazzi
;
finalmente
si
trascorse
in
mezzo
ad
immensi
magazzini
.
Eravamo
arrivati
a
Lione
.
Sotto
la
magnifica
stazione
ci
si
mise
in
rango
e
il
tenente
ci
fece
un
'
arringa
che
non
aveva
certo
nessuna
parentela
,
neppure
alla
più
lontana
,
con
quello
di
Demostene
o
di
Napoleone
primo
.
Fece
l
'
eroe
,
magnificò
le
gesta
dei
Garibaldini
nostri
predecessori
,
sfoggiò
di
tutti
i
luoghi
comuni
che
si
sono
inventati
dal
quarantotto
a
questa
parte
,
e
tutto
questo
per
dirci
che
bisognava
rimanere
fino
alla
sera
a
Lione
,
e
che
coloro
i
quali
non
sarebbero
partiti
,
sarebbero
restati
!
Questa
peregrina
scoperta
del
nostro
duce
ci
fece
acquistare
una
grande
opinione
sul
di
lui
talento
;
lo
salutammo
perciò
con
rispetto
,
e
contenti
di
vedere
anche
questa
nuova
città
,
e
di
paragonarla
con
quella
che
avevamo
lasciato
da
così
poco
tempo
,
scendemmo
la
gradinata
che
è
davanti
all
'
edifizio
e
ci
trovammo
nella
magnifica
piazza
con
due
fontane
,
che
gli
sta
dicontro
.
CAPITOLO
VII
.
Lione
era
seria
;
non
il
brio
di
Marsiglia
per
le
sue
vie
sempre
affollate
di
popolo
,
non
il
più
piccolo
movimento
d
'
allegria
negli
eleganti
caffè
:
moltissimi
negozi
chiusi
,
poche
le
donne
abbigliate
con
galanteria
ed
anche
queste
non
curate
;
un
affacendarsi
continuo
vicino
alla
prefettura
ed
alla
Mairie
per
sapere
i
dispacci
,
per
strappare
la
notizia
più
piccola
agli
uscieri
,
ai
galoppini
,
a
qualche
soldato
.
Quasi
tutti
coloro
che
si
incontrava
,
avevano
il
berretto
da
guardia
nazionale
,
alcuno
non
abbandonava
mai
il
fucile
;
tutti
poi
erano
muniti
di
sciabole
o
di
pistole
;
vedemmo
diversi
a
braccetto
delle
loro
mogli
,
armati
fino
a
denti
,
agitarsi
a
mo
'
degli
ubriachi
e
vociare
a
squarciagola
:
Ah
,.,
si
viennent
les
Prussiens
!
,
...
Era
proprio
così
;
nessuno
si
sarebbe
mosso
per
andare
a
incontrare
il
nemico
,
ma
guai
a
lui
se
avesse
osato
di
presentarsi
fiu
sotto
le
mura
!
Le
fortificazioni
si
rinforzavano
;
sulle
piazze
si
vedevano
parchi
d
'
artiglieria
,
e
capannoni
di
legno
che
servivano
di
rimesse
ai
cavalli
;
fanteria
,
lancieri
,
pollacchi
,
mobilizzati
,
compagnie
addette
alle
mitragliatrici
...
;
un
esercito
insomma
;
uniformi
per
tutti
i
gusti
;
una
idea
tale
di
resistenza
da
mettere
anima
in
corpo
all
'
uomo
più
vigliacco
del
mondo
-
Ma
come
mai
ne
hanno
buscate
-
Si
diceva
tra
noi
-
con
tutti
questi
soldati
che
abbiamo
veduto
in
due
giorni
?
Spuntava
in
qua
e
là
,
ma
raramente
,
per
le
vie
anche
qualche
berretto
da
Garibaldino
.
-
E
come
mai
siete
qua
?
-
Domandammo
ad
uno
di
quelli
che
ci
avevano
colpito
con
tale
sorpresa
.
-
Siam
qua
con
Frapolli
-
Ci
rispose
questi
ingenuamente
.
-
O
perché
non
raggiungete
il
generale
?
-
Lo
raggiungeremo
quanto
prima
.
-
E
chi
ve
lo
ha
detto
?
..
-
Il
nostro
capo
!
-
Ed
è
qui
in
Lione
il
vostro
capo
?
-
Sì
..
oggi
anzi
è
a
un
banchetto
Massonico
.
-
Questo
ci
fa
piacere
!
..
I
Francesi
a
quel
che
pare
,
trattano
bene
gli
Italiani
..
-
Oh
!
In
quanto
a
cotesto
non
ci
è
da
fare
eccezioni
...
Si
figurino
:
in
quattro
mesi
sarà
il
centesimo
banchetto
a
a
cui
assiste
il
nostro
generale
...
e
quando
ci
ha
menato
anche
noi
,
le
abbiamo
fatte
noi
pure
le
belle
strippate
e
le
belle
bevute
!
-
Empitevi
tutti
!
-
Esclamai
io
un
poco
irritato
-
Empitevi
e
così
serbando
la
pancia
ai
fichi
,
mentre
i
vostri
fratelli
arrischieranno
la
vita
per
battere
i
Prussiani
,
voi
batterete
i
pasticciai
e
il
Bordeaux
risparmiando
dell
'
esistenze
così
utili
all
'
umanità
pericolante
.
Il
nostro
interlocutore
non
mi
rispose
,
ci
disse
addio
e
se
ne
andò
:
noi
pure
ce
ne
andammo
verso
una
trattoria
,
dove
mangiammo
in
fretta
e
furia
per
poter
dare
un
'
occhiata
alle
bellezze
principali
della
città
.
Per
tutto
dove
andavamo
si
trovava
una
piccola
cassetta
,
su
cui
in
grossi
caratteri
era
scritto
:
Sécours
aux
blessées
;
per
tutto
dove
andavamo
per
lo
spaccio
delle
manifatture
non
vedevamo
che
donne
:
ciò
non
ci
recò
alcuna
sorpresa
,
perché
anche
nella
scioperata
Marsiglia
,
avevamo
veduto
adottato
lo
stesso
sistema
.
In
Francia
non
si
vedono
come
da
noi
degli
uomini
incaricati
di
dar
sigari
agli
avventori
,
di
misurare
le
tele
,
le
stoffe
,
di
contare
i
punti
del
biliardo
,
di
fare
insomma
tutte
quelle
piccole
cose
che
possono
esser
fatte
benissimo
da
donne
e
che
troppo
impugnano
al
posto
che
l
'
uomo
deve
avere
in
società
a
causa
della
di
lui
forza
,
e
delle
di
lui
attività
.
Gli
uomini
lavorano
nelle
fabbriche
,
passano
le
loro
giornate
nelle
officine
,
accudiscono
ai
loro
interessi
,
ma
non
tolgono
certi
lavori
da
nulla
alle
femmine
,
ma
si
vergognerebbero
ad
esser
impiegati
in
certe
funzioni
,
che
si
compiono
oziando
.
La
sera
si
avvicinava
;
noi
prendemmo
direzione
verso
la
ferrovia
:
passando
sul
quai
sul
Rodano
(
passeggiata
che
ci
rammentava
Firenze
e
i
nostri
lungarni
)
facemmo
una
breve
sosta
ad
una
taverna
per
bere
un
bicchiere
di
vin
caldo
.
Qui
vedo
il
lettore
alzare
le
spalle
,
farmi
il
viso
dell
'
arme
e
susurrare
stizzosamente
:
«
Ma
dunque
non
facevate
che
bere
?
...
E
invece
di
vergognacene
ora
ve
ne
fate
bello
,
come
se
ciò
costituisse
una
delle
più
predilette
occupazioni
della
vostra
esistenza
»
.
Non
vi
nego
quest
'
ultima
verità
:
per
me
il
generoso
umore
della
vite
è
il
solo
amico
dell
'
uomo
;
per
lui
si
dimenticano
gli
affanni
,
le
codardie
,
le
ignominie
di
questa
società
di
buffoni
,
per
lui
i
tradimenti
amorosi
finiscono
col
non
farci
nè
caldo
,
nè
freddo
:
per
lui
germogliano
a
mille
e
mille
nel
cuore
le
magnanime
idee
,
e
nel
cervello
le
ardite
concezioni
.
Chi
sa
dirmi
quante
idee
ci
sono
in
un
fiasco
di
vino
?
...
Esclamava
il
compianto
Ugo
Tarchetti
,
uno
di
quei
perduti
che
cadono
avvizziti
per
esuberanza
di
cuore
;
noi
lasciamo
al
buon
Evio
le
ispirazioni
delle
quali
era
così
prodigo
a
Orazio
e
a
Plutarco
,
noi
gli
chiediamo
solamente
l
'
oblio
.
Nella
stanza
di
aspetto
della
ferrovia
,
dove
ci
riducemmo
quasi
subito
,
al
nostro
arrivo
si
aggirava
una
folla
stragrande
:
quel
movimento
c
'
inebriava
:
in
un
canto
del
salone
noi
vedemmo
un
gran
cartello
dove
a
caratteri
cubitali
era
scritto
:
Qui
si
dà
da
mangiare
e
da
bere
ai
soldati
di
passaggio
.
Credo
inutile
il
dire
che
quell
'
appello
non
trovava
dei
sordi
;
intorno
a
quella
porta
era
un
'
accalcarsi
,
specialmente
di
mobilizzati
da
far
rabbia
:
a
onor
del
vero
anche
qualche
Garibaldino
non
fece
il
restìo
:
l
'
amico
disertore
,
da
volpe
vecchia
,
rinnovò
un
par
di
volte
,
e
ci
magnificò
poco
dopo
la
squisitezza
dei
cibi
,
il
gentile
contegno
ed
i
modi
aggraziati
delle
belle
ragazzine
che
li
distribuivano
,
la
succulenza
dei
consommés
e
delle
gelatine
,
apprestate
per
i
feriti
,
ma
che
egli
aveva
assaggiato
,
facendo
lo
zoppo
.
L
'
esempio
dì
lui
venne
tosto
imitato
da
moltissimi
dei
nostri
commilitoni
:
una
valanga
di
storpi
e
di
zoppi
si
rovesciò
sul
desco
,
dove
le
vivande
erano
apprestate
;
una
tal
cosa
mi
fece
provare
una
forte
repugnanza
,
e
mi
fece
disperare
di
quei
soldati
che
mentivano
per
una
zuppa
.
Fortuna
che
al
fuoco
si
portarono
dappoi
tanto
eroicamente
da
farmi
attribuire
a
semplice
giovanile
vaghezza
,
quello
che
in
quel
mentre
mi
aveva
prodotta
un
'
impressione
tanto
spiacevole
!
Se
da
un
lato
avevamo
questo
brutto
spettacolo
,
dall
'
altro
lato
però
ci
consolava
la
vista
ed
il
cuore
un
esempio
di
carità
cittadina
,
che
vorrei
potere
eternare
.
Questo
esempio
ci
veniva
dato
da
donne
;
già
la
più
bella
metà
del
genere
umano
fu
,
è
,
e
sarà
sempre
in
prima
linea
laddove
trionfa
sovrana
la
santa
religione
dall
'
affetto
.
Cinque
,
o
sei
signore
,
tutte
vestite
di
nero
,
tutte
colla
fascia
al
braccio
,
distintivo
dell
'
ambulanze
,
giravano
per
ogni
verso
,
si
affaticavano
a
far
complimenti
onde
raccogliere
offerte
per
i
feriti
.
Il
portamento
distinto
,
il
loro
modo
gentile
di
chiedere
,
la
squisita
educazione
che
trapelava
dai
loro
discorsi
più
inconcludenti
ci
resero
certi
che
quelle
donne
appartenevano
ad
elevatissimo
rango
:
stuzzicare
la
sensibilità
,
mettere
in
opera
anche
un
po
'
dì
civetteria
per
fare
più
quattrini
per
i
poveri
diavoli
che
scontavano
la
pena
di
aver
troppo
amato
la
patria
e
l
'
umanità
...
ecco
quale
era
lo
scopo
di
queste
generose
,
e
si
sforzavano
di
raggiungerlo
con
la
abnegazione
dell
'
apostolo
,
colla
poesia
che
suole
essere
ispirata
dall
'
idea
di
fate
un
'
opera
buona
.
Bisognava
vedere
con
che
grazia
le
vi
levavano
di
tasca
il
denaro
!
...
se
un
ministro
delle
finanze
avesse
di
tali
esattori
il
nostro
impareggiabile
pareggio
sarebbe
pareggiato
!
....
bisognava
vederle
queste
care
donnine
,
abituate
all
'
atmosfera
profumata
dei
saloni
,
al
linguaggio
adulatore
dei
felici
del
mondo
,
bisognava
vederle
,
ripeto
,
discorrere
confidenzialmente
coll
'
operaio
dalla
giubba
sdrucita
,
colla
popolana
i
cui
vestituccì
emanavano
degli
effluvi
tutt
'
altro
che
aristocratici
,
ringraziarli
con
amabile
sorriso
,
infonder
loro
speranza
,
promettere
di
occuparsi
dei
loro
cari
che
erano
al
campo
,
stringer
loro
cordialmente
la
destra
.
Spiccava
sopra
tutte
le
altre
per
autorità
una
vecchia
matrona
:
una
di
quelle
matrone
dell
'
antico
stampo
,
che
fedeli
alle
tradizioni
cingevano
la
spada
ai
loro
figliuoli
,
quando
si
trattava
di
difendere
il
re
e
la
patria
;
la
di
lei
fisonomia
avrebbe
ispirato
rispetto
all
'
uomo
più
screanzato
del
mondo
.
Passò
vicino
a
me
,
io
le
feci
cenno
dì
avvicinarmisi
e
nello
stesso
tempo
mi
avvicinai
verso
di
lei
.
-
Cosa
bramate
?
-
Mi
domandò
per
la
prima
.
-
Vorrei
fare
la
mia
piccola
offerta
-
Apro
una
parentesi
;
la
mia
borsa
sì
era
rafforzata
di
poche
lire
,
datemi
da
mio
fratello
che
fortunatamente
non
aveva
preso
parte
alle
nostre
poetiche
smancerie
di
Marsiglia
.
-
Ma
voi
siete
soldato
?
-
Mi
disse
con
meraviglia
la
signora
-
voi
pure
potrete
esser
ferito
....
-
Speriamo
di
no
!
-
Ve
lo
auguro
...
Ma
perché
espropriarvi
di
una
somma
che
può
farvi
comodo
?
Provai
un
leggero
imbarazzo
;
la
mia
scappata
poteva
costarmi
salata
:
la
mia
dignità
m
'
imponeva
un
ultimo
sacrifizio
;
si
parlava
di
una
somma
...
ed
era
precisamente
quello
che
avrei
desiderato
in
quel
momento
;
posi
mano
alla
borsa
e
diedi
due
lire
che
mi
escivano
dagli
occhi
;
ma
pure
tentai
di
richiamare
un
sorriso
sul
labbro
e
dissi
:
È
l
'
offerta
della
vedova
...
-
La
più
gradita
al
Signore
;
-
Ma
non
probabilmente
ai
feriti
.
La
mia
interlocutrice
fe
'
una
boccaccia
,
e
poi
riprese
di
subito
:
Voi
siete
Italiano
?
-
Sì
...
signora
.
-
Me
ne
ero
accorto
al
vostro
disprezzo
per
le
cose
sacre
.
Rimasi
di
sasso
;
che
avessi
avuto
anche
a
subirmi
una
romanzina
in
tutte
le
regole
?
la
signora
difatti
con
voce
calma
,
accento
di
madre
,
cominciò
a
dirmi
:
Voi
siete
giovane
,
e
son
sicura
che
diventerete
un
bravo
soldato
,
ma
anche
voi
pur
troppo
siete
affetto
dalla
malattia
che
condurrà
a
perdizione
il
vostro
bel
paese
.
Ma
che
vi
ha
fatto
quel
povero
vecchio
di
Pio
IX
per
entrargli
nella
sua
città
a
forza
di
cannonate
,
per
tenerlo
prigioniero
nel
Vaticano
?
-
E
perché
prender
Roma
?
Non
è
dessa
la
città
di
san
Pietro
,
del
Cattolicismo
,
di
tutti
coloro
che
si
son
dedicati
a
questa
sublime
religione
che
ha
per
precetto
di
dimenticare
le
offese
,
di
amare
tutti
come
noi
stessi
,
di
sollevare
quelli
che
soffrono
?
Un
amico
un
pochino
più
scettico
di
me
,
presente
al
colloquio
,
mi
susurrò
negli
orecchi
:
Questa
non
è
una
donna
,
è
un
priore
di
campagna
.
Io
invece
che
non
credo
a
nulla
,
compresi
quello
che
passava
nel
cuore
della
vecchia
signora
,
e
piuttosto
che
attaccare
una
disputa
con
una
che
aveva
tutta
la
poesia
della
fede
,
che
mi
simpatizzava
per
il
modo
con
cui
ne
faceva
propaganda
,
mi
contentai
di
dirle
che
non
si
andava
daccordo
.
-
Io
torno
alle
mie
elemosine
-
Allora
la
mi
replicò
-
spero
però
che
resteremo
amici
!
-
Sarò
onorato
di
una
tale
fortuna
.
-
Se
restate
in
Lione
...
-
Io
parto
stasera
!
...
Ed
ecco
ci
è
là
il
nostro
tenente
che
ci
fa
cenno
di
seguirlo
.
-
A
rivederci
...
A
rivedervi
colla
commenda
...
e
vestito
da
capitano
!
-
Potevate
dire
addirittura
da
generale
!
-
E
perché
no
?
...
Il
soldato
francese
ha
in
tasca
il
bastone
da
maresciallo
!
Io
mi
rammentai
che
ci
avevo
pochi
soldi
soltanto
e
mi
passò
la
poesia
.
La
signora
sorridendomi
si
era
allontanata
.
-
Dove
si
va
tenente
?
-
Non
so
,
se
a
Autun
o
a
Digione
.
-
Come
...
lei
non
lo
sa
?
...
O
per
che
direzione
si
parte
?
-
Ma
!
...
-
O
chi
ce
lo
deve
dire
?
-
Il
quartier
generale
doveva
trasferirsi
a
Digione
,
non
so
se
abbia
avuto
ancora
luogo
un
tal
trasferimento
.
Lo
dimanderemo
al
capo
stazione
.
-
Al
capo
stazione
!
...
-
Si
ripetè
tutti
meravigliati
-
Per
vedere
di
queste
cose
bisognava
venir
proprio
in
Francia
!
E
in
Italia
che
dicevamo
nel
1867
di
aver
raggiunto
l
'
apice
della
confusione
!
Un
innocentissimo
capo
stazione
ridotto
lì
per
lì
a
capo
di
stato
maggiore
per
provvedere
al
movimento
dei
corpi
che
son
di
passaggio
,
ci
riesciva
proprio
nuova
di
zecca
!
E
qui
al
solito
tutti
i
discorsi
di
convenzione
che
si
ripetono
in
tutte
le
campagne
.
-
E
se
il
capo
stazione
ci
tradisse
?
-
E
se
fosse
una
spia
dei
Prussiani
?
-
O
anche
che
non
ne
sappia
nulla
sarà
un
bel
lavoro
!
-
Ma
chi
è
quest
'
imbecille
di
tenente
che
non
prende
nemmeno
ordini
?
-
Ve
lo
diceva
che
era
anche
lui
della
cricca
!
-
Già
...
e
ora
cerca
tutti
i
mezzi
per
farci
restar
con
Frapolli
.
-
Abbasso
Frapolli
!
-
Abbasso
il
tenente
!
E
qualcuno
gridò
anche
:
Abbasso
il
capo
stazione
!
...
Povero
uomo
!
...
come
ci
apparve
impappinato
quando
si
vide
fatto
segno
di
quel
fuoco
di
fila
d
'
interrogazioni
,
alla
maggior
parte
delle
quali
non
sapeva
cosa
rispondere
!
-
Li
assicuro
che
Garibaldi
è
a
Digione
-
Badava
a
protestare
.
-
Allora
a
Digione
!
-
Gridammo
tutti
.
-
A
Digione
-
Ripetè
,
come
eco
,
il
duce
nostro
!
-
Ma
non
so
-
Riprese
il
capo
stazione
-
no
so
,
se
ci
potranno
arrivare
,
se
le
linee
saranno
libere
...
tante
volte
i
Prussiani
...
sono
così
accidentati
quei
soldatacci
di
Bismark
!
-
Eh
!
non
importa
...
noi
si
va
.
-
Faccian
loro
!
-
Arrivederlo
e
stia
bene
!
-
E
tutti
via
di
corsa
in
un
treno
che
era
lì
pronto
.
-
Ma
dove
vanno
,
dove
vanno
signori
?
-
Gridava
con
tuono
di
raccomandazione
quella
povera
vittima
dell
'
ignoranza
del
tenente
e
dei
nostri
capricci
-
Quel
treno
lì
va
a
Marsiglia
:
montino
in
quell
'
altro
!
-
Sanno
,
cosa
è
-
Proferì
stizzosamente
allora
il
nostro
accompagnatore
-
io
con
loro
non
ci
voglio
star
più
,
e
me
ne
lavo
le
mani
fino
da
questa
momento
:
ecco
la
loro
paga
.
Nessuno
protestò
;
nessuno
scongiurò
il
tenente
a
ritirare
quello
che
aveva
detto
;
ma
egli
,
dopo
averci
dato
un
franco
a
testa
,
montò
per
il
primo
in
un
vagone
di
prima
classe
,
mentre
noi
fummo
di
nuovo
pigiati
in
una
di
quelle
gabbie
che
a
vederle
sembrano
molto
più
atte
a
ricettar
delle
bestie
che
dei
Cristiani
...
o
degli
Ebrei
.
Il
benefico
Morfeo
,
ausiliato
potentemente
dalla
fatica
e
dallo
strapazzo
che
ci
avevano
martoriati
in
quei
giorni
,
scosse
i
suoi
papaveri
intorno
a
noi
,
che
ci
addormentammo
saporitamente
.
Con
qual
voluttà
si
dormiva
!
non
il
più
piccolo
sogno
,
nè
piacevole
nè
triste
,
veniva
a
turbare
la
nostra
quiete
di
morte
:
come
si
deve
esser
felici
,
quando
siam
morti
!
Non
sentire
,
non
vedere
più
nulla
,
esser
nulla
...
ecco
quello
che
devono
anelare
le
anime
generose
,
trambasciate
,
sbattute
in
quest
'
orrenda
burrasca
del
mondo
,
dove
giungono
a
salvamento
solamente
gli
ipocriti
e
i
vili
.
Un
urtone
rompe
l
'
incanto
di
quella
calma
.
Che
è
?
Siamo
giunti
a
Tournus
:
sono
le
nove
e
bisogna
trattenersi
fino
alle
due
.
Meno
male
che
troveremo
qualche
caffè
,
qualche
bettola
,
pensammo
tra
noi
e
forse
potremo
anche
riposare
su
coltri
più
o
meno
sprimacciate
quattro
ore
.
«
Chi
mi
darà
la
voce
e
la
parola
,
»
Per
stimmatizzare
degnamente
questo
iniquo
paesucolo
,
in
cui
ci
faceva
capitare
la
nostra
malvagia
fortuna
.
Io
consacro
Tournus
all
'
esecrazione
di
tutta
la
gente
per
bene
;
io
auguro
ai
di
lei
cittadini
che
il
naso
ghiacci
loro
,
come
ci
si
era
ghiacciato
a
noi
quella
sera
.
La
camera
dei
deputati
quando
parla
Michelini
è
il
luogo
più
popolato
del
mondo
appetto
a
Tournus
:
noi
non
ponemmo
vedere
un
abitante
;
picchiammo
a
due
o
tre
osterie
,
non
ci
vollero
rispondere
:
tirammo
pedate
da
orbi
alle
porte
,
vennero
i
gendarmi
a
pregarci
gentilmente
che
si
smettesse
;
non
un
caffè
aperto
,
non
una
finestra
illuminata
,
non
il
minimo
indizio
di
vita
.
Persino
l
'
orologio
del
campanile
della
chiesa
.
maggiore
era
fermo
e
segnava
le
sette
.
Nel
mentre
che
noi
avevamo
dormito
in
vagone
,
la
neve
era
cominciata
a
cadere
ed
ora
ricopriva
col
suo
bianco
lenzuolo
tutte
le
circostanti
pianure
;
il
freddo
,
il
malessere
in
cui
uno
si
trova
quando
viene
svegliato
di
soprassalto
,
il
desio
intenso
di
bere
che
ci
accompagnava
,
come
l
'
angelo
custode
accompagna
un
cattolicone
di
quelli
coi
fiocchi
,
ci
avevano
procreato
un
'
arsione
,
come
se
si
fosse
attraversato
il
deserto
;
e
anelavamo
un
centellino
di
vino
,
come
in
circostanze
normali
si
anelerebbe
un
milione
.
I
cittadini
di
Tournus
non
dovevano
aver
molto
in
pratica
l
'
Evangelo
;
battete
e
vi
sarà
aperto
,
diceva
il
divino
maestro
,
e
noi
battemmo
colle
mani
,
coi
piedi
,
colle
mazze
:
battemmo
ovunque
eravi
un
'
insegna
d
'
albergo
e
di
trattoria
,
nessuno
ci
rispose
:
in
qualche
casa
si
sentiva
metter
la
spranga
.
Tornammo
tutti
sconsolati
alla
stazione
:
la
trovammo
piena
di
gente
sdraiata
,
che
cantava
in
coro
una
litania
d
'
invettive
all
'
indirizzo
di
questo
sconsacrato
paese
.
-
Ma
non
vi
è
un
Restaurant
?
-
Domandammo
a
una
guardia
.
-
Una
volta
ci
era
...
-
Ed
ora
!
-
Lo
chiusero
al
principiar
della
guerra
!
-
E
per
bere
come
si
potrebbe
fare
?
-
Uhm
!
...
Guardino
là
ci
è
una
vivandiera
.
Guardammo
verso
il
punto
che
ci
accennava
quell
'
uomo
e
vedemmo
difatti
un
pezzo
di
ciccia
del
peso
di
un
centinaio
di
chilogrammi
:
quest
'
informe
ammasso
di
carne
in
sottanina
e
cappello
con
piume
,
ci
sembrò
bella
come
un
angelo
,
come
l
'
Angelo
che
insegnò
alla
povera
Agar
la
benefica
polla
che
doveva
rinfrancare
di
spirito
e
di
vita
l
'
assetato
Ismaele
.
Le
chiedemmo
da
bere
...
-
Non
ce
ne
ho
che
pochi
bicchierini
...
ma
sono
per
quelli
della
mia
compagnia
.
-
Va
benissimo
!
...
Borbottammo
noi
,
emettendo
un
sospiro
,
che
non
poteva
sembrare
enigmatico
a
chicchessia
!
-
Meno
male
che
poco
ci
abbiamo
da
attendere
!
-
Esclamò
uno
di
noi
.
Aveva
appena
terminato
di
dirlo
,
quando
venne
una
guardia
e
coll
'
accento
più
naturale
del
mondo
ebbe
il
coraggio
di
dirci
:
Il
treno
di
Lione
è
in
ritardo
,
bisognerà
che
aspettino
altre
due
ore
.
Noi
eravamo
prostrati
...
Andammo
alla
pompa
che
è
lì
a
pochi
passi
per
rinfrescare
la
macchina
:
uno
si
mise
a
tirare
come
un
facchino
e
gli
altri
bevettero
,
bevettero
con
rabbia
,
quasi
per
protestare
che
,
se
la
fortuna
ci
era
avara
di
vino
e
di
liquori
,
essi
se
la
ridevano
di
lei
e
gliela
facevano
in
barba
.
Poi
si
andò
nel
magazzino
,
ci
sdraiammo
alla
meglio
su
certi
cassoni
che
vi
erano
e
sonnacchiammo
malamente
quelle
maledettissime
due
ore
.
Il
fischio
della
locomitiva
ci
richiamò
a
noi
stessi
e
dopo
pochi
minuti
eravamo
tutti
al
nostro
posto
.
Già
da
vario
tempo
avevo
cominciato
a
inebriarmi
delle
mille
fantasmagorie
che
sogliono
produrre
i
beati
momenti
del
dormiveglia
,
quando
il
treno
si
fermò
;
e
vidi
baluginare
dentro
il
nostro
vagone
,
all
'
incerto
chiarore
del
lumicino
,
due
fisonomie
eteree
,
due
di
quelle
fisonomie
che
ti
strappano
di
bocca
un
grido
di
ammirazione
,
tanto
le
ti
sembrano
sovrumane
:
senza
trarre
il
respiro
,
io
le
contemplava
estatico
e
pensavo
che
seguitasse
una
di
quelle
belle
visioni
che
tanto
mi
avevano
entusiasmata
la
testa
,
pochi
momenti
innanzi
:
ma
quale
non
fu
la
mia
meraviglia
,
allorché
io
sentii
posarmi
sulle
spalle
una
manina
gentile
,
allorché
un
alito
profumato
mi
carezzò
dolcemente
la
faccia
?
-
Ma
è
egli
vero
quello
che
si
svolge
davanti
a
me
?
-
Riflettevo
,
quando
una
vocina
simpatica
,
che
mi
s
'
insinuava
proprio
nel
cuore
,
mi
rivolse
queste
parole
:
-
Tenete
...
Voi
dovete
averne
bisogno
.
E
del
pane
,
del
salame
e
una
bottiglia
di
vino
generoso
furono
lasciate
a
nostra
disposizione
da
quelle
simpatiche
fate
.
Eravamo
arrivati
a
Macon
,
e
le
signore
addette
all
'
uffizio
del
soccorso
ai
feriti
,
portavano
,
come
d
'
ordinario
,
qualchecosa
per
ristorare
i
soldati
di
passaggio
.
Erano
le
sei
della
mattina
:
faceva
un
freddo
tremendo
,
persino
i
vecchi
soldati
,
imbacuccati
fino
alla
punta
del
naso
,
sbraitavano
contro
una
stagione
sì
perfida
,
e
quelle
donne
,
e
quelle
signorine
erano
là
da
tutta
la
notte
,
portavano
quell
'
immensi
canestri
con
una
disinvoltura
e
con
una
grazia
che
forse
si
vede
adoprare
da
chi
porta
un
mazzo
di
fiori
:
gelavano
dal
freddo
,
ma
pure
sorridevano
:
morivano
dal
sonno
,
ma
pure
avevano
una
parola
di
conforto
,
una
di
speranza
per
noi
.
Ah
!
La
donna
!
..
I
miei
lettori
avranno
osservato
che
io
non
l
'
ho
punto
risparmiata
ai
Francesi
,
che
io
ho
detto
di
loro
tutto
quello
che
sentivo
,
che
ho
esposto
alla
libera
le
mie
impressioni
sul
loro
contegno
,
e
che
l
'
ho
chiamati
degeneri
,
corrotti
,
indegni
della
fama
che
si
erano
scroccati
in
Europa
,
ma
in
quanto
alle
donne
bisogna
convenire
,
che
avevano
tutta
l
'
abnegazione
,
tutti
i
riguardi
,
tutte
le
doti
,
tutte
le
delicatezze
di
una
madre
,
e
tutto
il
coraggio
delle
donne
spartane
:
coraggio
che
le
ha
spinte
a
curare
in
prima
fila
i
feriti
,
e
che
poi
ha
fatto
loro
incontrare
la
morte
sulle
barricate
,
quando
Thiers
ha
iniquamente
schiacciato
e
soffocato
nel
sangue
la
generosa
Parigi
.
Ah
!
non
si
chiamino
utopie
gli
sforzi
generosi
di
certi
publicisti
che
vogliono
collocare
la
donna
nel
posto
che
le
si
spetta
:
le
donne
hanno
già
fatto
abbastanza
per
mostrarsene
degne
,
che
anzi
alla
prova
io
le
ho
vedute
riuscir
sempre
a
mille
doppi
dell
'
uomo
.
Questo
avvenimento
,
così
inopinato
,
mi
riconciliò
lì
per
lì
colla
Francia
,
con
me
,
con
la
sorte
:
ringraziai
alla
peggio
quelle
vezzose
signore
e
mi
misi
a
mangiare
con
un
'
appetito
da
cointeressato
.
Ci
si
mosse
quasi
subito
:
i
volontari
salutarono
con
applausi
fregorosi
quella
città
che
si
era
mostrata
tanto
ospitale
con
noi
.
Intanto
albeggiava
;
la
giornata
almeno
per
quello
che
se
ne
poteva
preconizzare
doveva
essere
uggiosissima
:
il
cielo
pareva
di
piombo
,
la
terra
era
coperta
di
neve
,
grossi
stormi
di
corvi
alleggiavano
per
quei
dintorni
.
Sulla
spianata
di
Baune
io
vidi
un
corazziere
in
alta
tenuta
,
ritto
,
stecchito
al
piede
di
un
albero
.
Gli
enormi
cipressi
,
tutti
nevicati
fuori
che
in
punta
,
dove
tuttora
mostravansi
verdi
cupi
,
mi
sembravano
tanti
scheletri
giganteschi
col
morione
delle
vecchie
guardie
i
quali
ghignando
sbirciassero
quello
omuncolo
coperto
di
ferro
e
che
in
faccia
a
loro
stava
nella
medesima
proporzione
di
un
granello
di
rena
a
una
piramide
dei
Faraoni
.
Dopo
un
'
ora
ci
si
fermava
e
questa
volta
ci
si
fermava
definitivamente
.
Per
somma
ventura
di
quei
dieci
o
dodici
lettori
che
hanno
avuto
la
più
che
cristiana
pazienza
di
seguirmi
fin
qui
,
noi
eravamo
giunti
a
Digione
,
a
quella
Digione
che
poco
dopo
doveva
illustrare
il
sangue
di
tanti
prodi
Italiani
e
che
allora
ci
appariva
in
mezzo
alla
nebbia
coi
suoi
gotici
campanili
,
colla
sua
semplice
guglia
di
San
Benigno
,
come
apparisce
un
'
Oasi
a
chi
si
è
sperso
nell
'
ampio
deserto
,
come
apparisce
la
meta
allo
stanco
auriga
che
già
comincia
a
disperar
del
trionfo
.
La
stazione
era
ingombra
di
cannoni
,
di
casse
,
dell
'
ambulanza
,
di
bagagli
di
tutte
le
dimensioni
che
appartenevano
alle
truppe
ed
ai
battaglioni
che
di
poco
ci
avevano
preceduto
.
Due
o
tre
sentinelle
di
guardie
mobili
passeggiavano
per
lungo
sull
'
ambulatorio
,
facendo
sfoggio
di
una
prosopopea
,
che
te
li
avrebbe
fatti
gabellare
per
eroi
;
d
'
altronde
eravamo
in
prima
linea
,
e
quando
il
nemico
non
attacca
,
ci
si
può
prendere
la
scesa
di
testa
di
farla
da
gente
feroce
e
terribile
,
-
In
rango
-
Gridò
il
nostro
ufficiale
con
una
voce
da
baritono
molto
sfogata
,
e
sfoderando
per
la
prima
volta
la
Durlindana
.
Questo
movimento
in
altre
circostanze
ci
avrebbe
fatti
scompisciare
dalle
risa
:
in
quel
momento
eravamo
troppo
felici
per
aver
raggiunto
lo
scopo
delle
nostre
fatiche
,
e
dei
nostri
dolori
,
per
poter
nemmeno
prestare
attenzione
a
questa
spacconata
.
Per
quattro
fianco
destro
,
avanti
marchs
!
E
mettendoci
alla
peggio
per
quattro
,
escimmo
dalla
stazione
dietro
all
'
ardente
condottiero
,
infilammo
il
viale
dei
Platani
che
vi
conduce
,
e
passando
di
sotto
all
'
Arco
che
fu
inalzato
ad
onore
dello
strenuisissimo
Principe
di
Condè
,
entrammo
nel
capoluogo
delle
Côte
d
'
Or
.
CAPITOLO
VIII
.
Traversammo
la
città
e
nella
nostra
traversata
non
ci
fu
dato
vedere
alcuno
amico
,
nè
tampoco
alcuno
che
rivestisse
la
divisa
di
Garibaldino
;
in
quell
'
ora
così
mattinale
,
i
componenti
dell
'
Armata
dei
Vosgi
,
o
erano
occupati
in
recognizioni
ed
esercizi
,
oppure
se
la
dormivano
saporitamente
.
Felici
questi
ultimi
...
noi
cascavamo
dal
sonno
!
ci
portarono
al
quartier
generale
che
era
proprio
in
fondo
della
città
al
lato
opposto
della
ferrovia
;
il
generale
Garibaldi
abitava
il
palazzo
della
prefettura
,
dove
erano
stati
anche
impiantati
gli
uffizi
dello
stato
maggiore
.
Vedemmo
alla
porta
in
fazione
un
carabiniere
genovese
ed
una
guardia
nazionale
.
Il
rivedere
la
simpatica
camicia
rossa
,
ci
fece
nascere
in
cuore
un
'
emozione
dolcissima
;
i
nostri
timori
di
non
arrivare
in
tempo
eransi
dileguati
:
entrammo
nel
cortile
ilari
,
e
svelti
,
proprio
come
se
uscissimo
allora
da
un
morbido
letto
.
Il
tenente
andò
a
prendere
ordini
;
poco
dopo
tornò
e
ci
disse
:
Loro
possono
andare
per
la
città
:
per
ora
non
è
stata
data
alcuna
disposizione
per
loro
;
a
mezzogiorno
sulla
piazza
delle
Mairie
io
farò
le
paghe
:
Dopo
queste
poche
parole
,
se
ne
andarono
tutti
,
e
si
stava
per
andarsene
anche
noi
dell
'
esigua
combriccola
,
che
si
era
mossa
da
Firenze
,
quando
ci
sentimmo
chiamare
su
di
verso
il
terrazzo
e
avemmo
appena
tempo
di
voltarci
che
si
era
abbracciati
e
baciati
...
-
Ne
eravamo
sicuri
!
-
Credevamo
dì
trovarvi
quassù
.
Guardammo
e
vedemmo
il
Piccini
e
lo
Stefani
già
vestiti
da
Garibaldini
,
che
ci
salutavano
così
affettuosamente
.
-
O
Rossi
?
...
Domandammo
noi
altri
.
-
Rossi
è
a
lavorare
...
Riatta
tutti
i
fucili
della
compagnia
...
Lo
vedremo
più
tardi
!
-
O
come
mai
siete
arrivati
a
raggiunger
Garibaldi
?
-
È
una
cosa
lunga
!
-
Allora
ne
riparleremo
stasera
,
perché
noi
si
ha
un
'
appetito
birbone
,
e
si
ha
una
voglia
di
dormire
grandissima
.
-
Per
dormire
non
ci
è
bisogno
d
'
andare
all
'
albergo
.
-
Davvero
?
-
Sicuro
!
..
Venite
con
noi
dal
mair
ed
avrete
un
biglietto
d
'
alloggio
...
qui
in
Francia
,
in
tempo
di
guerra
,
i
militari
hanno
questo
diritto
.
-
Evviva
la
Francia
!
..
Gridammo
noi
,
sedotti
ed
entusiasmati
dall
'
idea
di
non
spendere
quei
pochi
piccioli
che
ci
erano
rimasti
,
onde
procurarci
una
stanza
.
-
Venite
dunque
con
me
-
Disse
il
Piccini
e
tutti
noi
lo
seguimmo
verso
la
piazza
maggiore
della
città
.
Durante
il
nostro
tragitto
cominciammo
a
farci
un
idea
del
corpo
d
'
armata
che
era
stato
affidato
all
'
eroe
dei
due
mondi
;
vedemmo
i
Franchi
tiratori
,
i
Mobilitati
,
gli
Spagnoli
,
la
Croce
di
Nizza
,
le
Guide
:
i
costumi
,
gli
abbigliamenti
di
questi
giovani
soldati
della
libertà
,
formavano
un
contrasto
così
bizzarramente
artistico
,
che
ti
faceva
credere
di
essere
in
un
mondo
nuovo
,
in
un
mondo
variato
;
ad
ogni
cantonata
tu
vedevi
un
nuovo
vestiario
:
pareva
quasi
di
avere
in
faccia
agli
occhi
un
caleidiscopio
continuo
;
chi
aveva
in
cuore
un
po
'
di
sentimento
di
artista
,
lo
si
poteva
facilmente
conoscere
dal
modo
con
cui
portava
le
piume
al
cappello
e
la
svelta
casacca
;
una
collezione
di
penne
di
tutte
le
qualità
;
dall
'
aristocraticissima
penna
di
pavone
,
alla
plebea
di
gallina
,
che
forse
rammentava
un
allungamento
di
mano
non
permesso
dal
Codice
,
tu
vedevi
brillare
sui
cappelli
di
questi
amabili
matti
,
ogni
specie
di
questi
arnesi
indispensabili
agli
animali
che
s
'
elevano
dal
suolo
.
I
Franchi
Tiratori
ci
offrivano
l
'
esattissima
riproduzione
dei
volontari
Italiani
del
1860
e
del
1866;
tra
loro
spiccavano
delle
distintissime
fisonomie
:
tra
loro
figurava
in
mezzo
ai
figli
della
montagna
l
'
artista
,
in
mezzo
all
'
uomo
del
lavoro
abbronzato
dal
fumo
dell
'
officine
,
il
generoso
milionaro
abbronzato
dal
sole
:
tutti
erano
rappresentati
in
quelle
file
,
che
lo
spirito
potente
dell
'
amore
di
libertà
affratella
nel
momento
supremo
,
in
cui
questa
libertà
versa
in
pericolo
,
coloro
che
sentono
rispondere
generosamente
il
loro
cuore
all
'
appello
dei
santi
principii
,
che
saranno
il
Vangelo
dell
'
Umanità
.
Una
tal
vista
rallegrò
i
nostri
spiriti
:
il
sonno
si
era
dileguato
,
si
era
dileguato
lo
strapazzo
,
si
era
dileguata
la
fame
.
O
divini
entusiasmi
di
colui
che
affronta
la
morte
per
un
'
idea
generosa
,
perché
siete
svaniti
,
e
così
presto
svaniti
?
..
Siamo
forse
diventati
vecchi
in
due
mesi
?
..
Le
nostre
fibre
non
si
commuovono
forse
tuttora
alla
corrente
magnetica
,
che
infonde
le
voce
del
dovere
,
della
patria
,
della
società
conculcata
?
Chi
sa
....
L
'
atonia
in
cui
viviamo
ci
ripiomba
in
uno
scetticismo
che
voglio
credere
temporaneo
...
Tornino
i
giorni
felici
,
torni
il
santo
momento
di
una
rivoluzione
,
e
scettici
o
no
,
ci
troveremo
al
nostro
posto
!
Utilizzare
la
vita
a
prò
di
chi
langue
:
ecco
quale
deve
essere
in
tanta
tristezza
di
tempi
,
il
programma
per
chi
ha
cuore
e
coscienza
.
Andammo
alla
Mairie
e
volendo
render
meno
dura
che
fosse
possibile
la
situazione
,
che
ci
si
preparava
,
approfittandoci
dei
nosti
abiti
cittadineschi
,
demmo
a
bere
all
'
impiegato
che
eravamo
ufficiali
,
e
ci
fu
sul
tamburo
steso
un
biglietto
d
'
alloggio
per
uno
dei
primari
palazzi
di
Digione
,
nientemeno
che
il
palazzo
de
Beverant
.
Qui
fummo
accolti
gentilissimamente
da
una
vecchia
signora
,
che
ci
condusse
in
un
magnifico
appartamento
e
c
'
insegnò
uno
stanzino
tutto
pieno
di
legna
,
dicendoci
che
con
quel
freddo
ci
avrebbero
fatto
assai
comodo
!
Eppoi
la
simpatica
vecchia
si
intrattenne
con
noi
in
amichevole
conversazione
;
la
ci
disse
le
cose
le
più
gentili
,
ci
salutò
come
gli
angioli
salvatori
di
quel
disgraziato
paese
...
E
i
nostri
buoni
governanti
d
'
Italia
che
ci
riguardavano
come
diavoli
,
ed
i
malvoni
che
ci
tenevano
a
rispettosa
.
distanza
,
che
ci
gabellavano
per
scavezzacolli
,
per
beceri
,
per
intrattabili
?
..
Proprio
il
caso
da
dire
nemo
propheta
in
patria
,
e
se
i
benigni
nostri
avversarii
avessero
udito
le
gentili
proteste
a
nostro
riguardo
indirizzateci
da
quella
donna
,
appartenente
alla
più
pura
aristocrazia
della
Francia
,
scommetto
la
testa
che
alla
lor
volta
sarebbero
divenuti
frementi
.
L
'
ospite
nostra
ci
ragguagliò
su
certe
prodezze
che
avevano
commesso
i
soldati
di
re
Guglielmo
nella
prima
occupazione
della
città
;
il
comando
generale
gliene
aveva
messi
in
palazzo
cinquantasei
:
e
tutti
spadroneggiavano
peggio
che
se
fossero
in
una
caserma
;
accendevano
il
fuoco
e
facevano
da
cucina
nelle
magnifiche
camere
;
avevan
ridotto
il
giardino
a
maneggio
per
i
cavalli
:
pretendevano
le
legna
,
e
qualche
giorno
persino
il
vino
e
la
carne
.
L
'
amor
nazionale
avrà
forse
fatto
esagerare
un
poco
quella
signora
,
ma
è
un
fatto
che
molti
tra
i
soldati
della
grazia
di
Dio
ne
fecero
di
quelle
di
pelle
di
becco
,
a
detta
di
tutti
;
tutti
però
concordavano
nell
'
affermare
,
che
questa
gente
,
la
quale
dicerto
non
era
stata
restia
nel
far
pompa
di
prepotenza
verso
il
popolo
inerme
,
era
rispettosissima
,
educatissima
verso
il
sesso
gentile
.
Sapemmo
anche
per
mezzo
della
nostra
interlocutrice
,
quanto
fu
lo
spavento
da
cui
fu
colto
il
generale
Werder
,
quando
Garibaldi
tentò
di
sorprenderlo
la
sera
del
26
novembre
:
tutti
i
cariaggi
erano
stati
preparati
,
tutte
le
disposizioni
per
una
ritirata
erano
state
ordinate
in
men
che
si
dice
;
i
soldati
avevan
fatto
fagotto
:
i
battaglioni
di
riserva
erano
adunati
nelle
piazze
,
e
di
momento
in
momento
altro
non
si
attendeva
che
l
'
ordine
della
partenza
.
La
signora
ci
rese
informati
di
un
episodio
,
che
poi
ci
fu
dato
raccogliere
anche
da
tutti
gli
altri
cittadini
che
avvicinammo
;
episodio
ben
meschino
a
paragone
di
quelli
che
si
svolsero
in
quel
maraviglioso
periodo
di
storia
che
farà
stupire
i
nostri
posteri
,
ma
che
ci
si
dava
come
ragione
principale
dello
sgombro
della
città
da
parte
dei
soldati
Germanici
.
Io
credo
però
che
quello
che
ci
si
raccontava
,
come
verità
indiscutibile
,
non
fosse
altro
che
una
di
quelle
storielle
,
che
nascono
non
si
sa
come
,
che
si
propagano
con
facilità
straordinaria
in
un
momento
in
cui
una
nazione
ha
perso
la
bussola
,
ma
che
cadon
di
subito
di
faccia
alle
riflessioni
che
può
ispirare
il
più
volgare
buon
senso
.
Secondo
questi
discorsi
il
buon
Werder
,
che
è
un
cattolicone
coi
fiocchi
,
uno
di
quei
cattolici
per
cui
il
regno
dei
cieli
è
spalancato
come
per
tutti
i
poveri
di
spirito
,
dopo
un
lungo
colloquio
che
aveva
avuto
col
vescovo
di
Djon
,
degno
servo
dì
Dio
,
avrebbe
preso
le
sue
carabattole
e
cheto
come
un
olio
,
spaventato
dalle
minaccie
dei
fulmini
dell
'
ira
divina
aveva
trasferito
le
sue
tende
ben
lontano
da
quella
città
,
dove
sarebbe
piovuto
acqua
bollente
se
egli
si
fosse
piccato
di
continuare
un
occupazione
in
odio
alle
tremende
divinità
che
reggono
il
mondo
.
Le
frequenti
visite
che
il
generale
Badese
con
un
unzione
veramente
apostolica
faceva
al
vescovo
,
l
'
intimità
più
che
fraterna
che
esisteva
tra
questi
due
personaggi
,
il
patriottismo
ben
noto
del
pastore
che
aveva
sotto
la
sua
tutela
i
buoni
abitanti
delle
Côte
d
'
Or
furono
dicerto
la
ragione
precipua
per
cui
nacquero
e
presero
voga
queste
chiacchiere
di
nessuna
entità
.
Io
non
posso
credere
che
un
capo
di
stato
maggiore
,
reputatissimo
come
è
il
signor
Moltk
,
possa
ritenere
ai
suoi
ordini
un
sagrestano
che
si
lascia
imbecherare
dalle
fandonie
impossibili
di
un
porporato
qualunque
.
Dopo
aver
bevuto
dell
'
eccellente
Wermuth
,
lasciammo
il
palazzo
,
che
cominciavamo
a
riguardar
come
nostro
,
e
rientrammo
in
quelle
strade
,
dove
un
continuo
viavai
di
soldati
,
di
cavalieri
,
di
carri
,
d
'
artiglierie
produceva
un
chiasso
,
una
confusione
che
c
'
inebriava
,
mentre
avrebbe
fatto
venire
un
'
emicrania
solenne
al
pacifico
e
ben
pasciuto
gaudente
,
che
per
caso
si
fosse
trovato
lassù
.
Arrivati
appena
nella
rue
Condé
,
via
principale
della
città
,
degli
applausi
entusiastici
ci
colpiron
gli
orecchi
;
poi
un
correre
concitato
di
ragazzi
e
di
donne
;
uno
spalancarsi
di
finestre
;
un
'
affollarsi
repente
lungo
i
marciapiedi
,
ed
un
gridìo
unanime
,
pieno
,
che
ci
produsse
immediatamente
una
commozione
indicibile
.
Vive
Galibardi
(
!
)
Vìve
le
premier
defenseur
de
la
France
.
Il
primo
soldato
della
libertà
dei
popoli
passava
per
quella
strada
,
ed
il
popolo
che
in
tutto
il
mondo
fa
sempre
sentire
la
generosa
sua
voce
in
favore
dei
generosi
che
alla
libertà
dedicano
la
loro
intiera
esistenza
,
accoglieva
come
si
conveniva
,
ben
differente
dai
grandi
del
mondo
che
dispregiano
sempre
,
chi
è
grande
davvero
.
Garibaldi
!
...
Chi
può
rammentare
questo
nome
,
chi
le
gesta
famose
dell
'
eroe
divenuto
già
leggendario
,
senza
sentirsi
dì
subito
rapito
in
una
commozione
divina
?
...
Eccolo
là
,
questo
vecchio
figlio
della
rivoluzione
,
sempre
giovine
quando
si
tratta
di
rispondere
ai
di
lei
magnanimi
appelli
!
Eccolo
là
quell
'
uomo
,
che
nel
suo
splendido
passato
dall
'
ultima
Montevideo
alla
vicina
Mentana
è
stato
sempre
in
prima
fila
per
la
causa
divina
dell
'
Umanità
!
...
A
che
mi
si
rammentano
i
grandi
,
a
che
mi
si
rammentano
gli
eroi
?
Pari
al
sole
che
quando
sorge
col
suo
Oceano
di
luce
fa
oscurare
le
stelle
,
quest
'
uomo
ha
fatto
oscurare
la
fama
di
tutti
quelli
che
lo
precessero
.
I
posteri
lo
crederanno
un
mito
:
perché
la
fortuna
ha
dato
a
questi
tempi
un
Garibaldi
,
quando
non
ci
ha
dato
un
Plutarco
per
rammentarne
degnamente
le
gesta
?
Ma
i
buoni
popolani
son
pronti
a
rammentarlo
degnamente
ai
lor
figli
,
ad
insegnar
loro
a
venerarlo
come
quelli
da
cui
dipende
la
felicità
,
l
'
avvenire
di
quelli
che
soffrono
!
Io
per
me
,
le
poche
volte
che
mi
è
stato
dato
incontrarlo
mi
son
sentito
le
lacrime
agli
occhi
ed
egli
mi
è
trasvolato
davanti
come
un
eroe
dei
tempi
sublimi
,
in
cui
i
Cincinnati
e
i
Fabbrizi
lasciavano
la
spada
dopo
aver
salvato
la
patria
,
per
tornare
alle
glebe
natie
,
O
alle
officine
rese
sacre
dal
sudore
di
quelli
operai
,
che
veramente
erano
grandi
per
il
lavoro
e
per
la
virtù
cittadina
.
Benedetto
da
tutti
quelli
che
amano
;
implorato
,
come
una
speme
da
tutti
quegli
che
soffrono
;
terribile
ai
tiranni
;
sempre
presente
agli
schiavi
;
invano
tenteranno
d
'
abbatterlo
i
Giuda
politici
,
che
si
inspirano
ai
fondi
segreti
del
ministero
,
mai
alle
azioni
generose
.
Il
Generale
era
in
carrozza
con
l
'
indivisibile
Basso
;
ambedue
erano
vestiti
in
borghese
:
Garibaldi
aveva
un
cappello
alla
calabrese
bigio
ed
il
punch
che
sempre
lo
ho
accompagnato
in
tutte
le
campagne
;
dietro
alla
carrozza
venivano
a
cavallo
il
maggiore
Fontana
dello
stato
maggiore
,
e
il
capitano
Galeazzi
delle
Guide
,
aiutante
di
campo
.
Il
Generale
sorrideva
a
quei
popolani
che
l
'
applaudivano
con
tanto
entusiasmo
,
e
li
salutava
gentilmente
con
le
mani
.
Il
popolo
di
Digione
accompagnava
sempre
con
dimostrazioni
d
'
affetto
il
Generale
,
e
quello
che
si
vedeva
,
si
doveva
d
'
ora
in
là
ripetere
ogni
giorno
davanti
ai
nostri
occhi
.
Poco
dopo
che
noi
ci
eravamo
commossi
ad
un
tale
spettacolo
,
dovevamo
esser
sorpresi
da
un
'
incontro
non
meno
gradito
di
quello
del
nostro
Generale
.
Trovammo
Rossi
,
nostro
compagno
sul
Var
,
uno
di
quei
pochi
Fiorentini
,
che
sempre
fedeli
al
principio
Repubblicano
,
avevano
subito
gli
oltraggi
dei
giornali
dello
sbruffo
,
e
l
'
ire
delle
questura
,
e
che
ora
,
coerenti
al
proprio
principio
,
dopo
mille
peripezie
,
che
più
tardi
racconterò
ai
miei
lettori
,
era
pervenuto
a
raggiungere
gli
stendardi
della
,
libertà
e
della
emancipazione
sociale
.
Il
Rossi
era
ingrassato
in
una
tal
maniera
,
che
noi
durammo
fatica
a
riconoscerlo
:
sembrava
più
un
Domenicano
che
un
Garibaldino
;
gli
si
leggeva
in
volto
la
contentezza
dell
'
uomo
che
dopo
tante
fatiche
,
ha
potuto
raggiungere
uno
scopo
per
tanto
tempo
da
lui
vagheggiato
.
Andammo
tutti
insieme
a
pranzo
:
lì
sapemmo
a
un
'
incirca
tutto
l
'
andamento
preciso
dell
'
Armata
dei
Vosgi
:
questo
mucchio
di
uomini
,
abbastanza
omeopatico
,
a
cui
superbamente
si
regalava
il
titolo
d
'
armata
,
era
allora
diviso
in
quattro
brigate
:
la
prima
sotto
il
comando
del
generale
Bossak
,
aveva
il
suo
quartier
generale
a
Fontaine
,
paesetto
,
a
circa
due
kilometri
di
distanza
da
Digione
:
la
seconda
,
anticamente
comandata
da
Delpeche
,
ed
ora
comandata
dal
Lobbia
,
si
era
avviata
verso
Langres
,
e
non
si
sapevano
notizie
precise
sul
di
lei
conto
:
la
terza
,
generale
Menotti
,
era
a
Talant
,
e
ne
formavano
parte
le
due
legioni
italiane
sotto
gli
ordini
di
Tanara
e
Ravelli
:
Ricciotti
con
la
quarta
brigata
era
dalle
parte
di
Poully
,
lato
Nord
Est
della
città
.
Le
traversie
che
ebbero
a
subire
Rossi
e
Piccini
,
Squaglia
e
Baldassini
per
giungere
in
Francia
,
ci
furono
raccontate
a
quel
desinare
e
meritano
,
credo
,
l
'
attenzione
dei
lettori
,
se
non
altro
perché
questo
serva
ad
assicurarli
del
come
,
quando
si
nutrono
certe
idee
,
si
affronta
qualunque
pericolo
da
quel
partito
che
i
troculenti
avversarii
,
hanno
osato
qualificare
per
gente
che
non
ha
nulla
da
perdere
e
che
si
pasce
solamente
di
trambusti
perché
in
questi
ci
è
da
pescare
nel
torbido
,
Rossi
e
gli
altri
,
dopo
il
nostro
arresto
restarono
in
Livorno
e
giungendo
ad
eludere
quell
'
oculatissima
pulizia
,
poterono
giungere
al
momento
bramato
di
imbarcarsi
su
una
piccola
barca
,
colla
quale
si
accingevano
a
intraprendere
una
traversata
che
mette
in
pensiero
l
'
indolente
e
pacifico
borghese
che
deve
farla
in
piroscafo
.
Perseguitati
dalla
polizia
che
non
si
ristava
un
momento
da
pedinarli
,
con
un
tempo
indiavolato
essi
poterono
imbarcarsi
verso
mezzanotte
,
due
miglia
lontani
da
Livorno
.
Il
mare
metteva
spavento
:
ognuno
potrà
facilmente
rammemorarsi
di
quanto
furono
sconsocrate
le
giornate
che
nell
'
anno
passato
annunciarono
l
'
inverno
;
perfido
il
clima
,
continue
le
pioggie
,
mai
interrotte
le
burrasche
;
ora
mi
si
mettano
otto
o
dieci
persone
sopra
uno
schifo
,
atto
solamente
a
fare
delle
passeggiate
,
eppoi
se
ne
tragga
l
'
unica
conseguenza
possibile
,
e
la
non
può
esser
che
questa
:
i
bravi
giovani
erano
decisi
a
giocare
di
tutto
per
raggiungere
il
loro
scopo
,
e
possedevano
tempra
,
da
reputarsi
più
che
miracolosa
in
questi
tempi
di
unversali
debolezze
e
di
codardia
inesprimibile
.
Certo
che
chiunque
avesse
veduto
quel
piccolo
legno
,
sbattuto
in
mezzo
agli
spaventevoli
cavalloni
,
sempre
a
un
pelo
per
far
cuffia
,
sempre
frisando
gli
scogli
,
sempre
a
pochi
passi
dalla
morte
,
non
poteva
fare
a
meno
di
esser
colpito
da
tanta
sublimità
,
da
tanta
abnegazione
,
da
tanto
coraggio
...
Oh
!
non
mi
si
dica
,
che
ai
dì
d
'
oggi
l
'
antica
virtù
è
un
mito
nel
mondo
...
oh
!
no
...
la
virtù
esiste
:
sarà
a
bella
posta
obliata
;
si
tenterà
di
farla
passare
per
pazzia
,
ma
a
dispetto
di
chi
non
lo
vuole
,
essa
trova
sempre
dei
seguaci
,
dei
seguaci
che
vivono
e
muoiono
ignorati
,
ma
che
sono
anche
troppo
superbi
per
ottenere
tale
oblio
,
nel
secolo
in
cui
i
ciarlatani
di
professione
,
i
codardi
e
colpevoli
servitori
delle
corti
e
del
vizio
sono
portati
in
palma
di
mano
da
una
folla
più
di
loro
codarda
e
colpevole
!
La
virtù
la
vìve
,
ma
per
volerla
rintracciare
,
bisogna
andare
tra
quella
gente
che
è
posta
in
quarantina
dalla
società
degli
uomini
serii
,
bisogna
rintracciarla
nei
bassi
fondi
sociali
,
tra
la
gente
che
soffre
,
lavora
e
muore
di
fame
;
simile
in
tutto
alle
perle
che
non
si
trovano
che
tra
la
melma
.
Il
vento
impetuosissimo
,
i
marosi
che
in
conseguenza
di
questo
avevano
raggiunto
tutto
ciò
che
può
esservi
di
più
orribile
per
il
marinaro
,
l
'
albero
maestro
troncato
costrinsero
i
nostri
giovani
amici
a
fermarsi
a
Vada
,
piccolo
paese
della
Maremma
,
distante
a
dir
molto
mezza
giornata
di
cammino
da
Livorno
.
Attorniati
immediatamente
dai
carabinieri
,
essi
dovettero
ai
sentimenti
generosi
dei
buoni
popolani
di
lassù
,
il
potersi
ridurre
in
salvo
:
si
rifugiarono
diffatti
in
un
'
abbaino
,
alle
cui
finestre
non
erano
imposte
,
nè
vetri
,
e
che
aveva
tanto
basso
il
soffitto
da
costringere
chiunque
v
'
entrasse
,
ad
andarvi
carponi
.
Vi
doverono
star
sette
giorni
:
senza
un
pagliericcio
,
senza
un
brodo
che
loro
ravvivasse
le
forze
già
esauste
;
costretti
a
dormire
,
l
'
uno
l
'
altro
abbracciati
,
per
scongiurare
la
veemenza
del
freddo
Siberico
,
confortandosi
e
prendendo
animo
all
'
idea
del
santissimo
sacrificio
che
per
santissimo
intento
essi
in
quel
mentre
facevano
,
passarono
in
quella
dolorosissima
situazione
degli
istanti
divini
.
Riattato
il
piccolo
navicello
,
essi
a
notte
inoltrata
poteron
ripartire
:
a
bordo
vi
erano
viveri
,
ma
essendo
durato
il
viaggio
per
altri
sedici
giorni
,
i
futuri
difensori
della
repubblica
,
soffrirono
anche
la
fame
ed
arrivarono
sfiniti
,
cascanti
,
dopo
cento
altre
peripezie
a
Bastia
.
Nella
capitale
della
Corsica
,
Rossi
,
Piccini
,
e
i
compagni
,
trovarono
una
perfidissima
accoglienza
:
tutti
ci
dichiararono
umanimemente
che
quegli
abitanti
,
devoti
alla
causa
Napoleonica
,
appena
che
ebbero
odorato
,
che
i
giovinetti
,
sbarcati
dal
quel
navicello
,
stracciati
,
ed
in
cattivissimo
,
stato
,
erano
dei
Garibaldini
,
non
fecero
che
guardarli
in
cagnesco
,
non
risparmiando
loro
certi
atti
villani
,
che
sarebbero
stati
degnamente
rintuzzati
,
se
in
quei
momenti
ragioni
potentissime
non
avessero
consigliato
sangue
freddo
e
prudenza
.
Ricevuti
come
cani
alla
prefettura
,
trattati
,
quasi
come
pazzi
al
comando
di
piazza
,
guardati
con
diffidenza
dal
Mair
,
essi
non
si
perdettero
di
coraggio
e
fiduciosi
nel
proverbio
che
l
'
importuno
vince
l
'
avaro
,
tanto
almanaccarono
,
tanto
scombussolarono
,
usando
ora
buone
maniere
,
ora
sgarbi
,
pregando
e
protestando
,
che
alla
fine
furono
imbarcati
sopra
un
piroscafo
,
e
inviati
a
Marsiglia
,
dove
si
erano
già
costituiti
i
due
celebri
comitati
Garibaldini
.
Credendo
dì
aver
toccato
il
cielo
con
un
dito
,
i
bravi
nostri
amici
salutarono
Marsiglia
,
come
il
fanciullo
che
si
è
perduto
nel
bosco
,
saluta
il
cammino
della
casa
paterna
.
E
furono
accolti
a
braccia
aperte
dal
Comitato
,
ed
i
membri
di
questo
furono
loro
cortesi
d
'
incoraggiamenti
e
di
belle
parole
;
nè
quando
accamparono
il
loro
desiderio
di
partir
prontamente
,
fu
fatta
l
'
obiezione
più
piccola
...
Meno
male
che
la
fortuna
qualche
volta
corona
felicemente
gli
sforzi
di
chi
ha
sofferto
-
Pensavano
i
nostri
,
entusiasmati
..
-
Oh
sì
,
che
la
pensavano
bene
!
Essi
non
erano
giunti
che
alla
prima
stazione
del
Calvario
che
doveva
menare
,
qualcuno
di
loro
alla
morte
,
e
credevano
invece
di
aver
preso
possesso
della
terra
Promessa
.
Frapolli
aveva
in
quell
'
epoca
il
suo
quartier
generale
a
Chambery
,
e
già
stava
instituendo
un
primo
battaglione
di
fanteria
a
Montmèlian
nell
'
estrema
Savoia
.
Là
furono
diretti
i
nostri
amici
,
i
quali
,
non
sapendo
ancora
,
quanto
fosse
discorde
il
celebre
grande
Oriente
della
Massoneria
dai
disegni
del
Generale
,
andarono
alla
loro
destinazione
,
allegri
e
contenti
,
con
la
ferma
convinzione
di
raggiungere
tra
pochi
giorni
,
l
'
invitto
capo
dell
'
armata
dei
Vosgi
.
Arrivati
alle
loro
destinazione
essi
trovarono
tra
i
componenti
del
battaglione
lo
Stefani
,
venuto
via
pochi
giorni
avanti
di
Firenze
.
Quattrocento
giovinetti
erano
già
adunati
,
ma
nessuno
di
loro
aveva
arme
,
nessuno
di
loro
aveva
il
più
piccolo
distintivo
che
potesse
contrassegnarli
,
come
soldati
.
I
superiori
,
si
sfogavano
,
a
rammentare
ogni
giorno
,
che
presto
anche
loro
sarebbero
andati
in
prima
linea
,
e
intanto
esortavano
i
dipendenti
a
fare
delle
esercitazioni
,
le
quali
tutte
,
si
compendiavano
in
gite
di
15
,
16
e
persino
20
chilometri
,
su
quei
monti
,
dove
la
neve
si
alzava
sette
o
otto
metri
dal
suolo
.
I
continui
strapazzi
,
tutti
infruttuosi
,
il
rigido
clima
di
quelle
alpine
ragioni
influirono
maledettamente
sulla
salute
di
quei
poveri
diavoli
di
cui
molti
ne
andarono
allo
spedale
,
mentre
gli
ufficiali
passavano
allegre
serate
,
ravvivati
da
cene
Lucullesche
,
che
il
loro
capo
scroccava
ai
buoni
Massoni
di
quelle
montagne
;
ragione
questa
per
cui
ogni
ufficiale
che
dipendeva
dal
buon
Frapolli
si
faceva
di
subito
iniziare
ai
misteri
della
Massoneria
!
Fu
dato
il
comando
del
battaglione
al
Perla
,
a
quest
'
eroe
che
ora
è
una
delle
più
belle
figure
nel
Panteon
dei
martiri
della
libertà
:
Perla
,
valoroso
soldato
delle
nostre
guerre
dell
'
Indipendenza
,
patriotta
di
romana
virtù
,
comandando
una
frazione
del
microscopico
esercito
del
Frapolli
,
non
si
rese
certamente
complice
dei
bassi
intrighi
del
suo
superiore
,
e
lo
mostrò
chiaramente
quando
tra
i
primi
,
raggiunse
la
legione
del
Garibaldi
tra
cui
doveva
incontrare
così
gloriosamente
la
morte
.
Rossi
,
Piccini
,
Stefani
,
in
ricompensa
di
aver
servito
altre
volte
,
furono
fatti
sergenti
,
ma
il
tempo
passava
(
erano
già
scorse
due
settimane
)
e
ancora
non
si
veniva
a
capo
di
nulla
;
unica
cosa
fatta
,
fu
l
'
abbigliamento
per
i
volontari
:
i
giovani
cominciavano
a
mormorare
:
le
notizie
degli
scontri
che
aveva
sostenuto
Garibaldi
erano
giunte
fin
là
,
e
troppo
repugnava
a
giovine
gente
restare
in
un
deposito
,
mentre
i
fratelli
si
misuravano
coll
'
inimico
e
spargevano
di
nobile
sangue
gli
ubertosi
vigneti
della
Borgogna
.
Tutte
le
sere
in
caserma
succedevano
concitatissime
conversazioni
;
si
proferivano
gridi
che
non
erano
certo
d
'
ammirazione
per
i
comandanti
;
si
fischiavano
gli
accaniti
difensori
degli
ufficiali
,
era
insomma
una
confusione
da
metter
pensiero
a
chi
era
incaricato
di
condurre
tutta
quell
'
accolta
di
gente
:
una
di
queste
sere
,
proprio
all
'
impensata
,
capitò
a
Montmelian
Frapolli
ed
ordinò
una
rivista
per
il
giorno
dipoi
.
Dopo
aver
squadrato
,
così
per
pretesto
,
ad
uno
ad
uno
i
suoi
dipendenti
,
il
Frapolli
fece
formare
il
quadrato
,
e
piantandosi
in
mezzo
alle
file
,
sciorinò
tutto
d
'
un
fiato
un
lungo
discorso
,
dove
chi
capì
un
acca
potè
chiamarsi
ben
fortunato
.
Parlò
di
trame
e
di
cospirazioni
,
protestò
di
esser
calunniato
,
di
andar
d
'
accordo
con
Garibaldi
,
ma
che
però
non
bisognava
sposarsi
a
quest
'
ultimo
,
poiché
dei
guerrieri
bravi
ce
ne
erano
anche
più
di
lui
,
poiché
era
succeduta
la
rivoluzione
anche
nell
'
armi
e
nella
strategia
e
che
perciò
ci
voleva
gente
nuova
.
Un
lungo
mormorio
ed
anche
qualche
fischio
accolsero
le
strampalate
parole
del
generale
,
che
alzando
,
bruscamente
le
spalle
e
borbottando
,
non
so
quali
inpertinenze
,
si
ritirò
seguito
dal
suo
stato
maggiore
.
Giunto
il
battaglione
alla
caserma
,
Piccini
,
incoraggiato
e
sostenuto
da
Rossi
e
Stefani
,
scrisse
addirittura
una
lettera
a
Garibaldi
,
lettera
nella
,
quale
si
metteva
chiaramente
a
nudo
la
situazione
e
si
chiedevano
consigli
su
ciò
che
era
da
operarsi
:
qualora
non
forse
pervenuta
alcuna
risposta
i
tre
amici
avevano
deciso
di
disertare
.
Come
furono
lunghi
i
cinque
giorni
d
'
aspettativa
!
quante
polemiche
,
quante
questioni
anche
serie
non
accaddero
in
quel
breve
lasso
di
tempo
!
i
soldati
cominciavano
a
perder
la
fiducia
nel
loro
capo
,
dacché
subodoravano
che
tra
lui
e
il
grande
Italiano
non
ci
era
più
quell
'
accordo
,
che
solo
può
produrre
buoni
resultati
;
finalmente
venne
il
colpo
dì
grazia
,
e
questo
colpo
fu
giusto
appunto
la
lettera
con
cui
Canzio
a
nome
del
Generale
rispondeva
a
Piccini
.
Frapolli
vi
tradisce
,
Frapolli
è
un
'
inviato
del
Governo
Italiano
,
che
tenta
di
seminare
la
zizzania
nel
campo
degli
eroi
delle
libertà
-
Tale
era
a
un
dipresso
il
sunto
dello
scritto
di
Canzio
.
Un
fulmine
e
questa
lettera
potevano
produrre
il
medesimo
effetto
.
I
volontarii
si
ragunarono
tumultuosamente
:
siamo
traditi
:
abbasso
i
traditori
:
viva
Garibaldi
vogliamo
partire
...
ecco
le
grida
che
sorgevano
da
tutti
quei
petti
,
ecco
le
convinzioni
che
tutti
quei
giovani
esprimevano
proprio
all
'
unisono
:
invano
gli
ufficiali
con
preghiere
,
con
moine
,
con
minaccie
pretendono
di
far
rientrare
in
caserma
i
sottoposti
e
di
ridurli
a
dovere
;
invano
si
rammenta
loro
la
causa
che
sostengono
e
che
può
esser
compromessa
con
moti
intempestivi
e
con
deliberazioni
inprovvise
:
oramai
tutti
son
rimasti
troppo
scottati
dalle
buone
parole
,
oramai
tutti
son
stanchi
di
lasciarsi
abbindolare
di
più
;
gli
ufficiali
sono
obbligati
ad
andarsene
scorbacchiati
e
confusi
;
nè
potevano
quei
bravi
avanzi
delle
guerre
della
libertà
disapprovare
in
cuor
loro
l
'
impazienza
generosa
di
quei
bravi
ragazzi
:
difatti
la
maggior
parte
degli
ufficiali
raggiunse
poco
dopo
l
'
armata
,
e
si
portò
eroicamente
:
rimasero
solamente
quegli
eroi
che
fanno
la
guerra
per
diventare
ricconi
,
che
fuggono
al
fuoco
,
ma
che
sono
i
primi
ad
attaccarsi
i
ciondoli
del
valor
militare
sul
petto
.
Dalla
rivoluzionaria
assemblea
,
fu
conchiuso
d
'
inviare
una
sommissione
al
Generale
e
fargli
noto
,
come
idea
decisa
di
tutti
,
fosse
il
raggiungere
i
fratelli
che
si
trovavano
in
faccia
al
nemico
.
Eletti
a
far
parte
di
questa
commissione
furono
appunto
i
tre
nostri
amici
Rossi
,
Piccini
,
Stefani
.
Essi
portaronsi
immediatamente
a
Chambery
,
dove
si
abboccarono
col
colonnello
Pais
,
una
delle
onestissime
persone
e
dei
repubblicani
distinti
che
era
rimasto
acchiappato
dalle
reti
del
Frapolli
.
Pais
cominciò
col
fare
qualche
appunto
al
quartier
generale
,
deplorò
le
parole
del
Canzio
,
esortò
i
nostri
giovani
a
non
volere
attizzare
quel
fuoco
,
che
divampando
avrebbe
distrutto
la
reputazione
di
patriotti
distinti
e
forse
anche
l
'
esito
della
intrapresa
repubblicana
.
I
tre
furono
irremovibili
:
vedendo
allora
il
Colonnello
come
qualunque
parola
sarebbe
stata
vana
a
trattenerli
,
permise
loro
di
allontanarsi
dal
battaglione
,
anzi
li
pregò
a
presentarsi
al
quartiere
generale
,
allora
in
Autun
,
e
a
scongiurare
coloro
che
comandavano
l
'
armata
dei
Vosgi
a
prendere
una
definitiva
risoluzione
affinchè
cessasse
quel
fatale
dualismo
che
poteva
condurre
a
così
triste
,
a
così
deplorevoli
consequenze
.
Accompagnati
alla
stazione
dagli
applausi
di
tutti
i
compagni
,
ed
imbarcatisi
,
dopo
un
viaggio
lungo
,
anzichenò
a
causa
dell
'
interruzioni
ferroviarie
,
i
nostri
amici
arrivarono
al
capoluogo
del
Giura
,
alla
città
che
fu
culla
del
noto
Mac
Mahon
,
e
senza
por
tempo
di
mezzo
,
si
recarono
alla
sede
del
quartier
generale
.
Lobbia
e
Canzio
accolsero
i
nuovi
venuti
più
che
se
fossero
amici
,
proprio
come
se
fossero
stati
fratelli
.
Tutti
erano
indignati
per
il
contegno
tenuto
dal
Frapolli
:
difatti
nessuno
poteva
farsi
una
ragione
del
come
quest
'
uomo
daccordo
coi
Comitati
accaparasse
per
se
tutta
la
miglior
gioventù
che
veniva
d
'
Italia
,
e
la
forzasse
all
'
inazione
,
alla
vita
coruttrice
della
caserma
e
della
guarnigione
,
mentre
il
generale
Garibaldi
non
faceva
che
raccomandarsi
a
tutte
le
parti
,
perché
gli
inviassero
dell
'
uomini
.
No
!
Non
erano
induzioni
fallaci
,
non
erano
calunnie
,
quelle
che
si
formulavano
sopra
quest
'
uomo
.
La
ragione
ridicola
che
accamparono
alcuni
miei
amici
,
svanisce
davanti
al
primo
soffio
del
più
volgare
buon
senso
.
Frapolli
,
dicevano
questi
,
vuol
risparmiare
il
sangue
di
tanti
generosi
:
ha
preso
il
grado
di
generale
per
impedire
degli
inutili
combattimenti
;
Frapolli
a
tale
scopo
è
stato
inviato
dalle
Massonerie
.
Io
non
voglio
credere
che
un
'
associazione
che
ha
per
base
l
'
amore
del
vero
e
dell
'
umanità
,
abbia
non
che
autorizzato
,
permesso
,
che
uno
dei
suoi
più
influenti
fratelli
la
facesse
o
da
Don
Basilio
o
da
Arlecchino
in
momenti
in
cui
il
sangue
correva
a
ruscelli
e
in
cui
si
poteva
finalmente
risolvere
il
gran
problema
dell
'
emancipazione
dei
popoli
.
Io
credo
coi
più
,
che
Frapolli
non
fosse
che
un
'
ambizioso
di
bassissima
lega
;
un
innocuo
coniglio
che
per
poco
tempo
si
era
provato
a
indossare
una
veste
da
leone
,
che
aveva
riconosciuto
troppo
pesante
per
lui
;
un
ciarlatano
qualunque
,
uso
in
Italia
a
recitare
due
parti
in
commedia
,
deputato
e
tribuno
,
scenziato
e
generale
,
capace
di
tutto
fuori
che
di
far
tacere
la
sua
sperticata
superbia
,
ed
a
combattere
sotto
gli
ordini
di
chi
ne
sapeva
più
di
lui
,
di
chi
più
di
lui
ne
aveva
il
diritto
.
Canzio
in
special
modo
era
irritatissimo
:
disse
ai
nostri
amici
che
a
giorni
sarebbe
partito
,
come
infatti
partì
,
per
condurre
via
tutti
gli
uomini
che
erano
adunati
a
Chambery
e
a
Montmelian
.
Rossi
,
Piccini
,
e
Stefani
non
vollero
tornare
donde
erano
venuti
,
quantunque
loro
si
facessero
conoscere
delle
prospettive
di
avanzamenti
sicuri
;
troppo
contenti
di
aver
finalmente
raggiunto
Garibaldi
,
di
aver
potuto
riabbracciare
i
vecchi
compagni
d
'
arme
e
di
trovarsi
con
loro
,
essi
si
strapparono
i
galloni
di
sergente
ed
entrarono
semplici
soldati
nella
compagnia
dei
Carabinieri
Genovesi
,
compagnia
che
si
costituiva
allora
sotto
gli
ordini
del
distinto
capitano
Razzeto
.
Dopo
due
o
tre
giorni
il
quartier
generale
erasi
trasferito
a
Digione
ed
i
tre
nostri
amici
,
insieme
al
prode
comandante
dell
'
armata
dei
Vosgi
(
chè
la
compagnia
dei
Carabinieri
Genovesi
mai
si
staccava
da
lui
)
erano
venuti
in
questa
città
.
Tale
a
un
dipresso
fu
la
narrazione
che
a
pezzi
e
bocconi
strappammo
durante
il
desinare
ai
nostri
compagni
,
che
si
mostravano
di
un
buon
'
umore
e
di
una
gaiezza
invidiabile
.
Entrarono
nella
trattoria
e
si
unirono
con
noi
Mecheri
e
Ghino
Polese
,
appartenenti
ambedue
alle
Guide
,
e
già
in
Francia
ambedue
fino
dai
primi
principii
della
campagna
.
E
qui
furono
lunghi
discorsi
,
domande
spesse
,
ripetute
,
alla
maggior
parte
delle
quali
era
impossibile
dare
una
risposta
,
tanto
rapidamente
le
si
succedevano
;
era
una
conversazione
briosa
,
scapigliata
,
attraente
;
e
a
renderla
più
allegra
e
più
rumorosa
influiva
non
poco
lo
squisito
nettare
,
che
producono
i
vigneti
della
Côte
d
'
Or
,
incantevole
soggiorno
per
chi
adora
il
dio
Bacco
.
Prometto
che
sarà
l
'
ultima
volta
che
mi
perdo
nel
cantare
le
glorie
del
vino
;
hanno
ragione
,
purtroppo
coloro
,
che
dicono
che
noi
abbiamo
troppo
presenti
le
libazioni
che
abbiamo
fatto
nell
'
ospitale
Borgogna
,
e
che
ad
ogni
poco
io
apparisco
più
un
ubriaco
che
uno
scrittore
:
ma
mi
crederei
uno
scrittore
macchiato
della
più
nera
ingratitudine
,
se
io
non
ti
rammentassi
o
liquore
color
d
'
ambra
,
che
c
'
ispirasti
tante
magnanime
idee
,
che
ci
mantenesti
in
tanta
salute
per
la
modica
somma
di
cinquanta
centesimi
per
bottiglia
,
mentre
qua
adulterato
,
bisogna
pagarti
tre
o
quattro
franchi
..
Noi
secondo
l
'
abitudinaccia
nostra
si
diceva
male
di
tutto
e
di
tutti
,
si
stroncava
per
passatempo
qualche
reputazione
,
si
prendevano
in
burletta
certe
cose
che
,
convengo
pel
primo
,
sarebbe
stato
assai
meglio
pigliare
sul
serio
.
Le
nostre
lingue
sono
un
po
'
lunghe
...
d
'
altronde
è
un
difetto
organico
,
che
si
sviluppa
frequentando
la
società
!
...
Il
Rossi
soltanto
non
prendeva
parte
alcuna
alle
nostre
maldicenze
;
anzi
con
fare
affettuoso
e
paterno
ci
faceva
delle
reprimende
che
per
lo
più
terminavano
in
lirismi
ed
in
voti
di
esagerate
speranze
per
l
'
avvenire
.
Il
Rossi
aveva
la
fede
e
l
'
energia
di
un
apostolo
,
la
fermezza
di
un
cospiratore
,
il
fanatismo
del
martire
.
Sempre
eguale
a
se
stesso
:
nella
sua
officina
a
Firenze
,
nelle
prigioni
che
spesse
volte
aveva
assaggiato
per
non
voler
troppo
bene
al
presente
ordine
di
cose
,
nei
combattimenti
dove
aveva
a
incontrare
poco
dopo
tanto
gloriosamente
la
morte
,
egli
avrebbe
creduto
di
peccare
smentendo
se
stesso
,
anche
così
per
far
chiasso
in
una
conversazione
d
'
amici
.
A
sentir
lui
era
certo
il
trionfo
della
repubblica
,
non
solamente
in
Francia
ma
in
un
'
altro
paese
dove
egli
era
sicuro
che
Garibaldi
ci
avrebbe
portato
appena
distrigati
gli
ultimi
conti
coi
fedeli
alleati
della
Grazia
di
Dio
.
Figuratevi
in
quella
combriccola
di
scapestrati
,
quale
effetto
facessero
le
parole
calme
,
dolci
di
questo
giovine
la
cui
perdita
ha
lasciato
tanto
voto
nelle
file
dell
'
esiguo
partito
democratico
della
mìa
bella
Firenze
.
È
inutile
:
il
Rossi
parlava
come
un
santo
,
ma
quella
sera
doveva
essere
baccano
:
si
festeggiava
il
nostro
arrivo
e
non
poteva
essere
a
meno
!
...
Squaglia
,
Baldassini
,
una
caterva
di
Livornesi
ci
raggiunsero
,
e
tutti
insieme
rammentandoci
le
vaghe
colline
della
nostra
Toscana
,
il
nostro
bel
cielo
,
il
volto
delle
nostre
ragazze
,
idealizzato
dalla
lontananza
,
le
chiassose
baldorie
e
le
ribotte
di
un
tempo
,
incominciammo
a
intronare
quegli
stornelli
,
che
si
sentono
tante
volte
sulle
labbra
gentili
delle
nostre
donne
del
popolo
:
stornelli
d
'
amore
,
malinconici
come
il
ricordo
di
una
svanita
illusione
,
modesti
e
simpatici
come
i
fiorellini
dei
campi
che
l
'
hanno
ispirati
,
poeticamente
rozzi
,
come
coloro
che
senza
alcuna
istruzione
l
'
hanno
composti
.
Dagli
stornelli
passammo
alle
ardenti
canzoni
ed
agli
inni
:
la
Rondinella
di
Mentana
,
l
'
inno
di
Garibaldi
,
la
Marsigliese
...
Era
la
voce
dell
'
Umanità
e
della
Patria
,
che
sorgeva
gigante
ad
oscurare
quella
della
città
e
della
famiglia
,
e
che
in
mezzo
alla
orgia
ci
faceva
ricordar
di
essere
uomini
.
Escimmo
cantando
:
quella
sera
ci
si
sentiva
felici
:
i
popolani
si
accalcavano
al
nostro
passaggio
e
ci
accompagnavano
coi
loro
applausi
:
noi
italiani
in
Francia
abbiamo
molta
fama
musicale
,
molta
più
di
quella
che
ci
si
merita
:
qualcuno
di
noi
per
esempio
stuonava
più
di
un
secondo
tenore
del
teatro
Nazionale
,
eppure
sentimmo
ripetere
che
mai
coro
più
accordato
del
nostro
erasi
sentito
in
Digione
...
Chi
si
contenta
gode
!
L
'
orologio
battè
mezzanotte
:
l
'
ora
era
più
che
canonica
:
bisognava
ritirarsi
:
Rossi
che
voleva
sapere
l
'
andamento
generale
delle
cose
d
'
Italia
,
e
i
progressi
,
che
vi
aveva
fatto
l
'
idea
,
e
come
le
masse
accogliessero
le
notizie
di
Francia
,
volle
in
tutti
i
modi
accompagnarci
a
casa
.
Povero
Rossi
!
...
Venne
con
noi
,
cominciò
a
domandare
...
ma
noi
con
poco
rispetto
attaccammo
un
sonno
da
paragonarsi
solamente
a
quello
di
un
lettore
delle
Perseveranza
,
ed
egli
continuò
a
gestire
,
e
scalmanarsi
per
una
buona
mezz
'
ora
,
in
mezzo
alle
note
più
o
meno
sfogate
delle
nostre
trachee
cambiate
lì
per
lì
in
contrabbassi
.
CAPITOLO
IX
.
L
'
aver
ritrovato
i
nostri
amici
,
la
contentezza
di
poter
passare
qualche
ora
con
loro
ci
aveva
fatto
dimenticare
il
ritrovo
,
a
cui
eravamo
stati
invitati
il
dì
innanzi
dal
nostro
ufficiale
.
Un
vecchio
soldato
arriccerà
il
naso
a
questa
notizia
,
e
dirà
,
come
di
solito
,
che
primo
ed
essenziale
requisito
di
coloro
che
bramano
farsi
onore
e
debellare
il
nemico
è
la
disciplina
:
ma
noi
che
abbiamo
a
noia
il
veder
l
'
uomo
ridotto
allo
stato
di
macchina
,
noi
che
siamo
persuasi
che
l
'
affezione
a
un
'
idea
può
benissimo
generare
l
'
eroe
,
che
non
hanno
mai
generato
le
ridicole
e
assurde
pedanterie
,
noi
credemmo
di
non
aver
dicerto
peccato
,
se
in
quel
primo
giorno
eravamo
stati
sordi
all
'
invito
,
decisi
di
raggiungere
al
domani
la
compagnia
,
o
il
battaglione
a
cui
eravamo
stati
aggregati
.
Perciò
appena
albeggiò
,
escimmo
di
casa
e
ci
avviammo
verso
il
centro
della
città
per
sapere
le
notizie
che
ci
riguardavano
.
La
piazza
della
Mairie
,
era
una
delle
più
belle
piazze
di
Digione
:
notevole
per
un
gran
numero
di
baracche
e
di
banchi
dove
alcune
donne
,
tutte
brutte
,
ad
eccezione
di
una
sola
,
facevano
spaccio
,
di
sigari
,
di
caffè
e
di
liquori
.
I
volontarii
si
affollavano
intorno
a
loro
,
e
non
avevano
torto
:
lì
con
dieci
centesimi
,
avevano
quello
che
nelle
botteghe
costava
quaranta
e
anche
cinquanta
centesimi
.
Ad
uno
di
questi
banchi
trovammo
il
nostro
tenente
:
meno
male
!
..
questo
incontro
ci
rispiarmava
il
fastidio
di
dover
interrogare
altra
gente
e
di
dovere
impazzare
per
rinvenire
la
caserma
.
-
Scusi
tanto
...
-
Noi
principiammo
,
avvicinandolo
,
ma
egli
tagliò
ogni
discorso
dicendoci
:
-
Ieri
non
si
fece
nulla
....
.
Vengano
oggi
a
mezzogiorno
...
è
l
'
ora
delle
paga
:
credo
che
nessuno
mancherà
.
-
Duuque
a
Mezzogiorno
?
-
Sì
.
-
E
dove
è
il
nostro
quartiere
?
-
Vadano
alla
Madaleine
e
là
troveranno
i
loro
ufficiali
...
Loro
non
dipendono
più
da
me
...
Io
appena
che
ho
accompagnato
le
spedizioni
,
me
ne
lavo
le
mani
,
-
A
rivederlo
!
-
A
rivederci
!
Andammo
allora
al
quartier
generale
;
per
quella
mattina
,
non
pareva
che
alcuna
cosa
alla
più
lontana
indicasse
qualche
probabilità
di
un
attacco
da
parte
del
nemico
.
I
Prussiani
difatti
avevano
sgombrato
Digione
,
per
concentrarsi
;
si
aspettava
,
che
dopo
tanti
giorni
di
quiete
una
gran
massa
di
Tedeschi
,
col
solito
sistema
che
ha
sempre
guidato
i
movimenti
di
Moltk
,
piombasse
sulla
città
principale
delle
Côte
d
'
Or
.
Dicevasi
anche
che
a
ciò
fosse
stato
pescelto
il
corpo
d
'
armata
del
principe
Federigo
Carlo
,
perché
a
Versailles
si
voleva
finirla
una
volta
con
questa
riunione
accogliticcia
di
giovanastri
che
rompevano
anche
troppo
le
scatole
alle
truppe
più
agguerrite
e
più
disciplinate
del
mondo
;
ad
ogni
modo
,
e
lasciando
da
parte
qualunque
interpetrazione
a
cui
dava
luogo
questa
continua
inazione
dei
nostri
nemici
,
quello
che
si
può
accertare
si
è
che
questi
si
erano
allontanati
parecchi
kilometri
da
Digione
;
le
nostre
scorrerie
,
le
recognizioni
che
senza
posa
facevano
le
truppe
di
linea
,
mai
si
erano
scontrate
con
loro
,
e
tutti
insieme
concordavano
nell
'
affermare
che
di
Prussiani
non
ci
era
il
minimo
segno
in
tutti
i
dintorni
.
Garibaldi
non
si
lasciava
sfuggire
questa
bella
occasione
che
gli
fornivano
i
propri
avversarii
:
tutti
gli
uomini
che
dipendevano
dai
suoi
ordini
a
poco
a
poco
si
riunivano
nella
città
dove
egli
aveva
posto
il
quartier
generale
;
come
abbiamo
veduto
,
il
brigadiere
Lobbia
era
stato
da
lui
inviato
verso
la
direzione
di
Langres
dal
lato
di
Parigi
;
Canzio
era
partito
per
definire
la
questione
con
Frapolli
e
portare
all
'
Armata
dei
Vosgi
,
tutti
quei
volontari
che
fino
allora
si
erano
tenuti
lontani
dal
teatro
della
guerra
.
Le
circostanti
colline
formavano
oggetto
di
studii
speciali
e
si
fortificavano
alla
meglio
,
come
lo
consentivano
gli
scarsissimi
mezzi
di
cui
il
governo
era
largo
con
l
'
armata
guidata
dall
'
invitto
Eroe
dei
due
mondi
.
Tutte
le
mattine
alle
quattro
il
generale
esplorava
la
linea
dei
nostri
avamposti
.
Esso
percorreva
l
'
immensa
estensione
in
carrozza
e
sempre
accompagnato
da
Basso
:
poi
si
riduceva
al
quartier
generale
da
cui
era
ben
raro
che
si
muovesse
durante
la
giornata
.
Il
povero
vecchio
era
torturato
dai
dolori
attritici
:
ben
di
rado
egli
abbandonava
le
grucce
,
ma
pure
si
vedeva
sempre
sorridere
,
sempre
incoraggiare
i
soldati
,
beato
di
potere
offrire
anche
una
volta
il
suo
braccio
in
difesa
dei
santi
principii
,
di
cui
è
sempre
stato
il
più
infaticabile
apostolo
e
il
più
temuto
sostegno
.
Ah
!
..
quanto
ben
differenti
da
lui
erano
certi
arfasatti
che
si
erano
ficcati
nello
stato
maggiore
e
pei
quali
chiunque
è
amico
della
verità
,
deve
avere
delle
parole
assai
dure
e
dei
rimproveri
che
nessuno
può
tacciare
d
'
esagerati
,
perché
naturali
in
chiunque
abbia
potuto
conoscere
vita
,
morte
e
miracoli
di
quella
gente
che
si
muove
solamente
da
casa
per
speculare
e
per
farsi
ricca
nel
mentre
che
una
nazione
illaguidisce
od
è
per
subire
le
più
grande
delle
sventure
che
la
possa
colpire
,
voglio
dire
le
schiavitù
.
Gli
appartenenti
allo
stato
maggior
generale
,
in
buon
numero
erano
francesi
;
io
non
intendo
minimamente
attaccare
gli
stati
maggiori
delle
brigate
,
dove
un
Castellazzo
,
un
Bizzoni
,
un
Sant
'
Ambrogio
,
un
Vichard
,
un
Canessa
,
e
tanti
altri
,
di
cui
noi
non
potemmo
sapere
il
nome
,
si
coprirono
di
gloria
e
si
mostrarono
pari
alle
generosissime
idee
che
sempre
gli
hanno
guidati
.
Io
parlo
soltanto
di
quei
famosi
strategici
,
che
dipendevano
direttamente
dal
generale
Bordone
.
Qui
devo
dire
alcune
parole
di
questo
generale
da
alcuni
troppo
abbattuto
,
da
altri
troppo
esaltato
.
Io
non
voglio
riandare
la
vita
passata
del
nostro
capo
di
stato
maggiore
;
mio
compito
è
il
riveder
le
buccie
a
coloro
che
giraron
nel
manico
durante
il
periodo
che
noi
fummo
in
Francia
e
non
quello
di
nototmizzare
le
faccende
trascorse
che
a
noi
non
riguardano
,
e
delle
quali
noi
non
abbiamo
a
curarsi
:
noi
pensiamo
che
chi
ha
intenzione
di
far
bene
,
e
traduce
in
atto
questa
intenzione
,
certamente
si
riabilita
da
ogni
peccato
che
possa
aver
contaminato
la
di
lui
fama
antecedente
.
Bordone
era
zelantissimo
per
il
bene
dei
suoi
sottoposti
:
Bordone
aguzzava
di
minuto
in
minuto
il
suo
ingegno
,
si
arrovellava
,
non
dormiva
pur
di
fare
all
'
esercito
Garibaldino
tutte
quelle
agevolezze
che
da
lui
dipendevano
.
Infaticabile
sempre
,
importuno
col
governo
di
Tours
egli
era
giunto
ad
ottenere
armi
,
denaro
,
concessioni
.
Di
più
,
se
si
pensa
,
che
rimanendo
lui
nel
suo
posto
,
toglieva
all
'
ambizioso
Frapolli
ogni
speranza
di
poter
comandare
a
bacchetta
,
bisogna
convenire
che
la
cosa
migliore
per
noi
era
che
rimanesse
quello
che
ci
era
,
invece
che
venisse
fuori
uno
nuovo
che
probabilmente
avrebbe
mandato
in
perdizione
le
nostre
povere
cose
.
Lobbia
avendo
lasciato
lo
stato
maggiore
per
assumere
il
comando
della
seconda
brigata
aveva
condotto
con
se
il
Castellazzo
,
nome
a
cui
qualunque
elogio
sarebbe
superfluo
;
caro
a
chi
ama
la
letteratura
,
come
a
chi
ama
la
guerra
;
eroe
in
tutte
le
battaglie
che
si
son
combattute
,
autore
del
Tito
Vezio
negli
ozi
della
pace
,
in
quegli
ozi
dove
tanta
gente
che
fa
professione
di
far
le
campagne
si
butta
sull
'
imbraca
e
fa
rivoltare
lo
stomaco
alle
persone
perbene
.
Partiti
questi
,
lo
stato
maggiore
rimase
molto
,
ma
molto
barbino
.
Mi
rincresce
dover
dir
male
di
nostri
compagni
,
me
ne
piange
il
cuore
,
ma
il
culto
della
verità
deve
esser
sacro
per
chi
scrive
e
le
segrete
tendenze
dell
'
anima
devono
essergli
sacrificate
.
La
più
completa
assenza
di
nozioni
strategiche
si
poteva
chiaramente
osservare
in
quelle
sale
dove
si
dormiva
di
giorno
e
dove
molte
volte
si
giocava
di
notte
:
cosa
quest
'
ultima
che
fece
esclamare
ad
uno
dei
nostri
amici
assai
noto
per
le
freddure
,
che
stato
maggiore
più
solerte
del
nostro
era
inpossibile
ritrovare
,
avendo
i
suoi
membri
ad
ogni
ora
in
mano
le
carte
.
Una
caterva
di
giovanotti
raggruzzolati
non
si
sa
come
,
certa
gente
di
cui
è
bene
non
dir
cosa
alcuna
,
poiché
stando
alle
dicerie
generali
,
i
di
lei
fatti
insudicerebbero
troppo
le
pagine
di
qualsivoglia
libro
...
ecco
a
un
dipresso
,
fatte
poche
eccezioni
,
quale
era
il
corteggio
di
Bordone
.
Oh
!
se
non
fosse
stata
la
mente
del
Generale
,
il
valore
e
l
'
intelligenza
dei
quattro
che
comandavano
le
brigate
,
l
'
innegabile
slancio
dei
volontari
,
per
il
nostro
stato
maggiore
se
ne
poteva
passar
delle
belle
,
e
i
Prussiani
potevano
agevolmente
circondarci
in
Digione
,
come
avevano
circondato
a
Metz
il
famigerato
Bazaine
.
La
maggior
parte
degli
ufficiali
,
che
dovevano
provvedere
alle
sorti
della
armata
,
e
che
dovrebbero
avere
avuto
l
'
attribuzione
di
fare
i
piani
di
guerra
,
oltre
l
'
esser
digiuni
di
qualunque
nozione
d
'
arte
militare
,
lo
erano
anche
del
minimo
odore
di
polvere
:
tra
gli
altri
per
esempio
il
figlio
di
Bordone
finì
la
campagna
come
capitano
:
era
un
giovanotto
che
poteva
aver
tutt
'
al
più
ventitre
anni
e
che
per
la
prima
volta
si
spingeva
davanti
al
fuoco
....
delle
stufe
del
quartiere
generale
!
Del
resto
di
questi
ufficiali
improvvisati
ve
ne
era
un
sacco
e
una
sporta
.
Conobbi
un
volontario
che
di
motuproprio
si
mise
il
berretto
di
luogotenente
e
poco
dopo
ottenne
quel
grado
;
non
vi
è
esagerazione
a
dire
che
quando
arrivammo
a
Digione
,
trovammo
più
ufficiali
che
soldati
:
i
sarti
e
i
cappellai
di
lassù
,
che
avevano
buon
naso
,
riempivano
lo
vetrine
di
monture
e
di
berretti
più
o
meno
gallonati
.
Fin
qui
non
ci
sarebbe
statò
gran
male
;
ma
il
male
appariva
manifestamente
ad
ogni
persona
,
quando
si
pensava
che
molti
e
molti
che
a
forza
di
fatiche
e
di
sangue
erano
giunti
a
conquistarsi
un
grado
nelle
altre
campagne
,
non
si
erano
voluti
riconoscere
o
si
erano
portati
tanto
pel
naso
che
essi
troppo
disdegnando
di
sembrare
accattoni
e
in
cerca
di
una
posizione
,
preferivano
servire
da
semplici
soldati
.
Il
nostro
Generale
era
del
tutto
estraneo
a
queste
brutture
,
le
quali
possono
sembrare
a
qualcuno
inverosimili
,
ma
che
sono
vere
come
la
luce
del
sole
.
Materassi
,
Pacini
(
per
non
citare
molti
altri
)
capitani
nelle
altre
campagne
,
non
ebbero
alcun
grado
,
furono
appagati
però
con
molte
promesse
,
con
molte
proteste
di
buone
intenzioni
,
ma
,
come
dicevano
i
nostri
antichi
,
di
buone
intenzioni
è
lastricato
anche
l
'
Inferno
.
Io
non
sono
estraneo
all
'
idea
di
accogliere
gente
nuova
nelle
file
di
quei
che
comandano
;
il
principio
di
rispettare
l
'
anzianità
per
me
deve
cedere
a
quello
di
rispettare
il
merito
:
si
facciano
pure
dei
nuovi
ufficiali
,
si
cerchi
pure
di
ringiovanire
i
ranghi
della
democrazia
militante
,
ma
per
attuare
questo
nobile
proposito
si
possono
scegliere
tanti
e
tanti
avanzi
della
mitraglia
,
tanti
e
tanti
che
tuttora
soffrenti
per
antiche
ferite
son
corsi
di
nuovo
in
faccia
al
nemico
,
e
non
coloro
che
non
fanno
altro
che
salire
e
scendere
le
scale
degli
astri
maggiori
dell
'
Orizzonte
Garibaldino
,
lisciando
tutti
,
strofinandosi
a
tutti
,
menando
buona
ogui
sciocchezza
,
ogni
spavalderia
,
purché
venga
dall
'
alto
....
Dopo
aver
confabulato
con
varii
amici
nel
cortile
del
quartier
generale
,
vedendo
che
l
'
orologio
segnava
le
undici
e
mezzo
,
ci
movemmo
verso
la
Madaleine
,
ansiosi
di
sapere
in
qual
maniera
ci
avessero
cucinati
.
Impazzamo
una
buona
mezza
ora
per
rintracciare
questa
caserma
,
che
non
era
caserma
ma
un
antica
prigione
,
e
che
era
situata
al
lato
opposto
della
città
.
Tra
una
caserma
e
una
prigione
io
non
so
trovare
differenza
alcuna
e
perciò
trovai
più
che
coerente
colui
che
aveva
fatta
la
scelta
.
Una
scala
,
mezza
rovinata
,
per
la
quale
era
necessario
andar
di
sghimbescio
,
portava
ad
una
specie
di
torrione
,
il
cui
interno
era
costituito
da
una
stanza
,
più
larga
che
lunga
;
il
pavimento
era
tutto
coperto
di
paglia
,
sulla
quale
si
vedevano
sdraiati
una
cinquantina
di
volontarii
che
aspettavano
a
braccia
aperte
l
'
arrivo
dell
'
ufficiale
pagatore
.
Tra
questi
volontarii
alcuni
parlavano
francese
:
sarà
una
ridicolezza
,
ma
io
la
voglio
confessare
tale
e
quale
ai
lettori
;
d
'
altronde
,
dirò
con
Terenzio
:
Ego
homo
sum
et
nihil
humanum
a
me
alienum
puto
;
Io
provai
un
pò
di
rabbia
a
veder
vestiti
colla
camicia
rossa
individui
che
non
appartenevano
all
'
Italia
;
saranno
stati
fior
di
soldati
,
eccellenti
ragazzi
,
patriotti
e
repubblicani
a
prova
di
bomba
,
ma
abituato
a
diffidare
degli
altri
,
m
'
annoiava
un
pensiero
:
Chi
sa
,
se
noi
avessimo
vinto
che
tutto
il
vanto
della
vittoria
non
fosse
attribuito
a
quei
Francesi
che
erano
nelle
nostre
file
,
e
che
invece
tutte
le
invettive
non
si
fossero
volte
al
nostro
indirizzo
,
qualora
le
sorti
dell
'
armi
non
ci
fossero
state
propizie
?
!
Eppoi
chi
si
sacrifica
per
un
'
idea
buona
,
non
può
fare
a
meno
di
nutrire
una
certa
ambizione
,
ed
io
sentiva
quella
di
far
parte
di
un
corpo
esclusivamente
composto
d
'
Italiani
,
se
non
altro
per
mostrare
che
pochi
o
molti
,
anche
nella
nostra
patria
vi
sono
dei
giovani
sempre
pronti
a
versare
il
lor
sangue
per
la
repubblica
.
Tale
idea
,
rafforzata
,
anche
dell
'
altra
che
forse
ci
avrebbero
tenuto
in
quel
deposito
per
chi
sa
quanto
tempo
,
mi
fece
prendere
il
proponimento
deciso
di
girar
largo
e
cercare
un
'
altro
corpo
,
dove
vi
fosse
la
certezza
di
prender
parte
al
primo
combattimento
che
sarebbe
succeduto
.
Il
tenente
Zauli
venne
poco
dopo
:
fece
la
chiama
,
diè
la
paga
e
poi
annunziò
che
in
quel
giorno
avremmo
goduto
della
libertà
più
assoluta
.
Eravamo
tuttora
lungo
la
scala
,
allorché
comunicai
ai
miei
amici
le
mie
impressioni
,
e
tutti
accolsero
i
miei
progetti
;
appena
fummo
esciti
,
ci
capitò
proprio
la
palla
al
balzo
!
Mecheri
,
Polese
,
ci
dissero
,
senza
che
noi
loro
facessimo
interrogazione
alcuna
,
di
entrar
nelle
guide
,
di
cui
si
stava
formando
il
quarto
squadrone
,
e
noi
senza
frapporre
tempo
di
mezzo
andammo
alla
foreria
,
dove
c
'
inscrivemmo
nei
ruoli
.
Possedere
un
cavallo
e
seguitare
sempre
il
Generale
,
per
uno
che
è
abituato
a
andare
a
piedi
e
a
venerare
più
d
'
ogni
altro
uomo
nel
mondo
Garibaldi
non
ci
poteva
esser
prospettiva
più
attraente
.
In
seguito
si
vedrà
,
come
anche
questa
bella
visione
non
fosse
per
noi
che
una
Fata
Morgana
.
CAPITOLO
X
.
Le
guide
si
erano
costituite
a
Dôle
sotto
gli
auspicii
del
capitano
Farlatti
:
da
bel
principio
non
furono
che
uno
squadrone
,
poi
due
;
poi
tre
:
ed
ora
il
quarto
,
come
abbiamo
detto
pocanzi
,
era
in
via
di
gestazione
;
così
Farlatti
da
capitano
era
divenuto
maggiore
;
per
terminare
la
campagna
come
tenente
colonnello
:
nel
momento
in
cui
noi
si
arrivava
,
i
primi
tre
squadroni
facevano
parte
della
Brigata
Lobbia
,
ed
erano
con
questo
partiti
alla
volta
di
Langres
.
Come
ben
si
vede
,
le
guide
facevano
il
servizio
di
cavalleria
,
e
non
erano
incaricate
minimamente
delle
missioni
a
loro
speciali
:
per
le
esplorazioni
erano
sempre
in
giù
e
in
su
gli
Chasseurs
d
'
Afrique
e
gli
Ussari
;
e
ciò
da
un
lato
era
più
che
naturale
:
pochissimi
nelle
nostre
file
sapevano
parlare
il
francese
e
anche
tra
questi
alcuni
ne
basticciavano
solamente
qualche
parola
a
casaccio
...
ora
era
egli
possibile
che
per
questo
mezzo
si
potessero
sapere
informazioni
sicure
,
notizie
esatte
,
ricevute
dai
paesetti
dove
trasitavano
nelle
loro
escursioni
?
Le
guide
non
dovevano
essere
un
reggimento
,
ma
tutt
'
al
più
uno
squadrone
,
come
era
nel
1866
,
uno
squadrone
costituito
dall
'
eletta
dell
'
armata
...
pochi
ma
intelligenti
.
Nel
nostro
squadrone
poi
era
un
vero
bailamme
:
cinquantaquattro
uomini
con
diciassette
cavalli
,
di
cui
undici
tanto
malati
da
non
potersi
muovere
dalle
scuderie
;
nessun
vestiario
;
tanto
cavalli
che
vestiarii
si
aspettavano
di
momento
in
momento
,
i
primi
da
Chambery
dove
Canzio
e
Tironi
erano
andati
per
levarli
a
Frapolli
,
i
secondi
d
'
Autun
.
Figuratevi
dunque
una
cavalleria
di
persone
in
cilindro
,
in
papalina
e
col
cappello
alla
Pouff
,
eppoi
ditemi
che
noi
non
avevamo
qualche
rassomiglianza
,
se
non
altro
nella
tenuta
,
con
i
celebri
eroi
del
novantadue
.
A
capo
di
quest
'
accozzaglia
di
gente
poco
cavalleresca
,
almeno
all
'
aspetto
,
era
il
tenente
Ricci
,
buon
patriotta
di
Forlì
,
ferito
ad
Aspromonte
,
e
reputato
assai
dal
Generale
.
Il
Ricci
però
,
se
era
tra
i
primi
quando
si
trattava
di
condurre
al
fuoco
i
soldati
,
non
si
vedeva
mai
alla
caserma
e
lasciava
andare
le
cose
,
o
male
o
bene
,
per
il
loro
verso
.
Spadroneggiava
per
tale
ragione
al
nostro
comando
,
il
sottotenente
Miquelf
,
francese
corto
di
vista
ma
pieno
d
'
ambizioncine
da
femminuccia
:
sulla
sua
carta
da
visita
si
qualificava
per
ingegnere
,
per
sottotenente
e
per
*
*
*
...
questa
cuspide
,
mi
rammento
fece
nascer
discussioni
tra
noi
più
che
ne
abbia
fatte
nascere
quella
famosa
che
si
vuole
o
non
si
vuole
appiccicare
alla
facciata
del
Duomo
.
Miquelf
era
sempre
in
foreria
a
romper
le
scatole
agli
scribaccini
e
a
dettare
ordini
del
giorno
.
Un
prestigiatore
,
congedandosi
dalla
società
che
lo
ha
onorato
,
suole
fare
apparir
mazzi
di
fiori
dalle
maniche
,
dalle
punte
degli
stivali
,
dai
capelli
,
dal
naso
...
il
nostro
sottotenente
,
senza
essere
prestigiatore
,
aveva
un
ordine
del
giorno
nel
berrettino
,
uno
in
tutte
le
tasche
,
uno
sotto
il
panciotto
,
insomma
un
ammasso
,
una
farragine
di
disposizioni
,
di
preghiere
,
di
comandi
gli
scaturivano
da
tutte
le
parti
,
e
sciorinava
paragrafi
e
pagine
intiere
di
scritto
,
mezzo
francese
,
mezzo
italiano
,
e
faceva
sgelare
,
ogni
pochino
il
foriere
,
facendoglieli
leggere
a
noi
.
Tre
appelli
ogni
giorno
,
la
passeggiata
ai
cavalli
,
la
fienata
,
il
passamano
,
la
guardia
alla
scuderia
;
a
dar
retta
a
lui
ci
sarebbe
rimasto
appena
appena
un
poco
di
tempo
per
mangiare
un
boccone
e
invece
...
invece
nella
nostra
caserma
c
'
era
gente
come
a
una
lezione
popolare
;
le
trombe
che
,
secondo
la
sacra
scrittura
,
fecero
muovere
le
mura
di
Gerico
non
erano
buone
a
far
muovere
verso
il
quartiere
una
sola
Guida
,
e
,
se
tu
avessi
voluto
trovare
qualcuno
che
apparteneva
a
questo
rispettabile
corpo
,
tu
lo
dovevi
andare
a
cercare
in
qualche
biliardo
o
in
qualche
caffè
,
o
sulla
piazza
principale
,
dove
delle
gentili
venditrici
per
spacciare
Cognach
e
acquavite
avevano
innalzato
delle
baracche
proprio
in
faccie
al
magnifico
palazzo
dei
vecchi
duchi
della
Borgogna
.
Tutti
i
servizi
erano
disinpegnati
da
tre
o
quattro
zelanti
di
...
farsi
pagare
dai
commilitoni
più
o
meno
indolenti
!
Nessuna
notizia
si
aveva
intanto
sulle
mosse
del
nemico
;
continuava
e
pigliava
piede
la
voce
che
i
Prussiani
si
riconcentrassero
sotto
gli
ordini
del
principe
Federigo
Carlo
per
marciare
poi
separatamente
verso
il
mezzogiorno
della
Francia
,
tagliar
fuori
il
Bourbaki
,
e
sbaragliare
le
nostre
file
e
terminare
così
la
campagna
contemporaneamente
alla
resa
di
Parigi
.
Garibaldi
continuava
ad
approfittarsi
di
questa
tregua
per
concentrare
a
sua
volta
la
piccola
armata
dei
Vosgi
.
La
brigata
Menotti
e
Bossak
erano
in
Digione
:
si
temeva
in
quei
giorni
per
Ricciotti
,
del
quale
non
si
sapevano
sicure
novelle
,
quantunque
si
bucinasse
di
scontri
e
di
prigionieri
fatti
da
lui
:
Lobbia
erasi
troppo
inoltrato
ed
oramai
era
inutile
lo
sperare
di
congiungersi
a
lui
.
Canzio
,
coi
soldati
che
avrebbe
portato
da
Chambery
e
da
Lione
doveva
costituire
la
quinta
brigata
;
eransi
anche
radunate
ventimila
guardie
nazionali
mobili
capitanate
da
Pelissier
...
ma
di
queste
sarebbe
meglio
il
non
farne
menzione
:
mai
caricaturista
può
avere
ideato
dei
tipi
più
grotteschi
di
loro
;
gli
stessi
popolani
non
potevano
fare
a
meno
di
ridere
in
vederli
passare
:
certe
fisonomie
di
paura
,
certe
arie
d
'
imbecillità
da
non
farteli
dimenticare
,
neppure
avendo
la
fortuna
di
campar
quanto
Matusalemme
:
Loro
non
vedevano
che
Tedeschi
,
non
sognavano
che
agguati
:
gli
Ulani
si
presentavano
difaccìa
alle
loro
immaginazioni
alterate
come
le
versiere
e
le
streghe
ai
ragazzi
;
se
passava
un
di
noi
ci
affollavano
con
mille
domande
,
alla
quali
noi
rispondevamo
sempre
col
dipingere
la
situazione
con
colori
molto
più
foschi
di
quello
che
era
realmente
;
e
allora
si
vedevano
picchiarsi
il
capo
e
poi
andar
via
sconsolati
e
quasi
piangenti
:
e
quel
che
è
peggio
arrestavano
a
casaccio
per
spie
persone
onorabilissime
e
militari
d
'
ogni
corpo
:
un
giorno
ci
volle
del
buono
e
del
bello
a
salvare
delle
loro
unghie
tre
delle
nostre
Guide
,
che
essendo
Pollacche
,
parlavano
in
modo
da
essere
scambiate
per
Tedesche
.
Sei
piccole
mitragliatrici
(
che
non
furono
mai
adoperate
)
erano
state
pure
aggiunte
all
'
armata
dei
Vosgi
;
il
Colonnello
Olivier
,
comandante
dell
'
Artiglieria
,
ed
il
maggiore
Sartorio
del
Genio
avevano
fatto
qualche
lavoro
di
fortificazione
passeggiera
sulle
due
colline
di
Fontain
e
dì
Talant
,
e
queste
due
formidabili
posizioni
,
secondo
tutte
le
probabilità
,
avrebbero
dato
molto
daffare
ai
nostri
avversarii
,
qualora
ne
avessero
tentato
l
'
attacco
.
La
fiducia
insomma
dei
Digionesi
in
quel
momento
era
giunta
al
massimo
grado
:
difatti
alla
sottoprefettura
ogni
giorno
veniva
affisso
un
bullettino
in
cui
Bourbaki
annunciava
una
vittoria
:
Gambetta
aveva
fatto
sapere
a
tutta
l
'
Europa
che
l
'
uomo
della
situazione
era
venuto
e
che
quest
'
uomo
era
Chanzy
:
le
notizie
di
Parigi
erano
rassicuranti
:
Trochu
giurava
di
tornare
cadavere
piuttosto
che
vinto
:
Faidherbe
non
si
ritirava
...
il
buon
popolo
che
,
malgrado
disillusioni
su
disillusioni
,
ha
sempre
bevuto
grosso
,
aveva
tutte
le
buone
ragioni
di
cullarsi
in
liete
speranze
.
Eppoi
tutti
i
giorni
,
il
bravo
colonnello
Lhoste
coi
suoi
Francs
tireurs
faceva
qualche
prigioniero
e
questi
attraversavano
Digione
,
e
il
popolino
,
sempre
pronto
a
credere
e
ad
esagerare
,
chi
sa
quali
idee
rimuginava
di
sicura
vendetta
e
di
più
che
sicuro
trionfo
!
La
vita
di
quei
primi
giorni
per
noi
non
fu
di
certo
una
vita
color
di
rose
:
il
freddo
era
a
trentadue
gradi
,
tre
sentinelle
gelarono
agli
avamposti
;
molti
volontarii
erano
negli
ospedali
assiderati
in
qualche
parte
del
corpo
e
di
più
ogni
giorno
noi
eravamo
sconcertati
dal
tristo
spettacolo
di
una
infinità
di
bare
e
di
casse
da
morto
;
il
vaiolo
ed
il
tifo
infierivano
,
e
,
come
se
fosse
poco
la
guerra
,
diradavano
le
file
dei
generosi
campioni
della
libertà
.
-
Se
si
torna
è
un
miracolo
-
ripetevamo
tra
noi
-
qui
ci
è
il
tifo
,
il
vaiolo
e
i
Prussiani
.
Era
tanto
spaventevole
l
'
idea
di
morire
di
malattia
,
che
tra
i
flagelli
che
ci
minacciavano
si
ponevano
in
ultima
linea
i
Prussiani
:
la
sorte
voleva
ben
esperimentare
la
tempra
dei
giovani
soldati
e
questi
hanno
resistito
alla
prova
.
Basti
il
dire
che
si
era
tutti
infreddati
...
Oh
!
la
prosa
desolante
di
una
ostinata
infreddatura
!
In
certi
momenti
invece
di
essere
tra
seguaci
di
Marte
,
si
poteva
creder
benissimo
di
essere
in
un
ospedale
di
tisici
al
terzo
stadio
.
Ma
non
cessavano
per
questo
le
burlette
,
ed
era
un
ridere
continuato
alle
spalle
di
qualcuno
che
se
la
prendeva
,
un
avvicendarsi
di
prognostici
di
cattivissimo
augurio
che
terminavano
con
una
bevuta
alla
salute
di
tutti
noi
altri
...
anche
questi
erano
mezzi
per
cacciare
la
noia
di
quei
giorni
monotoni
!
Eppoi
Digione
offriva
delle
distrazioni
anche
in
tempo
di
guerra
e
coi
nemici
alle
porte
.
Nel
palazzo
ducale
eravi
un
museo
,
nel
quale
non
facevano
difetto
artistici
capolavori
;
l
'
arte
italiana
vi
era
degnamente
rappresentata
da
alcuni
quadri
di
Guido
Beni
,
da
una
Sacra
famiglia
di
Andrea
del
Sarto
,
e
da
piccole
pitture
dei
Caracci
e
del
Francia
;
una
bellisima
collezzione
di
litografie
all
'
acqua
forte
,
delle
statue
moderne
di
qualche
valore
,
diversi
busti
di
uomini
celebri
,
tra
cui
quello
di
Piron
,
celui
qui
ne
fut
riên
,
pas
même
academicien
,
i
superbi
mausolei
dei
duchi
della
Borgogna
offrivano
a
chi
desiderava
di
ammazzare
il
tempo
un
divertimento
geniale
e
istruttivo
.
Un
bellissimo
quadro
di
una
battaglia
era
sfondato
...
ci
dissero
che
autori
di
tale
barbarie
erano
stati
i
Badesi
nella
prima
occupazione
;
i
soldati
delle
monarchie
,
quando
vincono
,
diventano
Vandali
.
Una
biblioteca
,
assai
fornita
di
libri
,
dava
un
'
altro
passatempo
a
chi
voleva
far
l
'
uomo
grave
:
per
gli
scapati
ci
era
il
Caffè
di
Parigi
,
dove
si
beveva
e
si
giocava
:
lì
era
il
convegno
del
fior
fiore
dell
'
armata
:
lì
vedevi
l
'
elegante
ufficiale
di
stato
maggiore
,
lo
svelto
Franc
tireur
,
mobilizzato
sornione
,
lo
scapigliato
volontario
,
tutti
affratellati
davanti
,
a
un
banco
di
lansquenet
,
o
in
una
partita
al
Carambolo
.
Le
prime
ore
della
sera
noi
le
passavamo
al
Restaurant
,
cianciando
tra
noi
e
mangiando
e
bevendo
.
Dopo
si
andava
in
una
bottega
di
tabaccaio
,
vicina
al
nostro
palazzo
,
cioè
al
palazzo
della
nostra
ospite
:
bottega
dove
avevamo
rinvenuto
una
gentile
donnina
,
che
ci
incantava
per
il
suo
spirito
e
per
la
sua
educazione
.
Questa
graziosa
ragazza
che
la
nostra
buona
fortuna
ci
aveva
fatto
incontrare
,
era
figlia
di
un
colonnello
che
era
stato
fatto
prigioniero
a
Sedan
;
suo
zio
generale
,
era
pur
egli
prigioniero
e
ferito
gravemente
a
una
coscia
;
ora
la
stava
in
casa
della
tabaccaia
che
l
'
aveva
veduta
bambina
e
che
l
'
amava
come
una
mamma
.
Parlava
di
piani
di
guerra
con
la
medesima
facilità
che
la
quale
un
'
altra
donna
parlerebbe
di
crochet
,
d
'
orli
,
o
di
ricami
;
non
aveva
alcuna
fiducia
del
Bourbaki
,
disperava
delle
sorti
di
Francia
e
attendeva
un
combattimento
per
poter
recar
soccorso
ai
feriti
,
tra
l
'
imperversare
della
mitraglia
.
Un
tipo
curioso
,
ma
piena
d
'
ardimento
.
Una
volta
diede
in
presenza
nostra
uno
schiaffo
ad
un
mobilizzato
della
Provenza
,
perché
le
aveva
detto
che
era
amica
dei
Prussiani
;
correva
tutto
il
giorno
per
gli
ospedali
,
spendeva
le
sue
piccole
risorse
in
quelle
ghiottonerie
che
son
tanto
gradite
ai
convalescenti
e
si
sdegnava
se
qualcuno
le
proponeva
di
accompagnarla
in
queste
pietose
escursioni
:
presto
divenimmo
di
lei
amici
..
era
tanto
carina
,
che
non
avremmo
meritato
scusa
veruna
a
trascurarla
.
Dopo
cinque
o
sei
giorni
,
dacché
eravamo
arrivati
,
fummo
rallegrati
dai
concenti
più
o
meno
armoniosi
di
trombe
che
suonavano
marcie
Italiane
:
era
la
legione
Tanara
,
che
veniva
per
fermarsi
qualche
giorno
in
città
.
I
volontari
marciavano
come
vecchi
soldati
e
avevano
un
piglio
guerresco
da
farteli
cari
;
il
primo
battaglione
era
comandato
da
Ciotti
;
il
secondo
dal
simpatico
Erba
;
questo
aveva
una
bandiera
tutta
rossa
sulla
quale
in
lettere
d
'
oro
stava
scritto
:
Patatrac
.
I
cittadini
ogni
poco
ci
fermavano
per
domandarci
che
significava
quella
arcana
parola
,
e
noi
rispondevamo
loro
che
significava
ciò
che
era
tanto
bramato
da
noi
,
ciò
che
ora
il
procuratore
del
re
non
mi
permette
di
far
sapere
ai
lettori
.
La
maggior
parte
dei
componenti
delle
legioni
appartenevano
alle
provincie
settentrionali
d
'
Italia
;
tra
gli
ufficiali
erano
molti
dei
compromessi
negli
affari
di
Pavia
,
commilitoni
e
fratelli
d
'
idea
del
martire
Barsanti
.
Dietro
pochi
passi
da
loro
io
vidi
l
'
Imbriani
...
Povero
Giorgio
!
...
Come
io
ti
vidi
contento
,
per
aver
raggiunto
finalmente
le
schiere
dei
generosi
difensori
di
quel
principio
che
avevi
sempre
adorato
!
..
Con
quale
affetto
tu
non
mi
stringesti
la
mano
,
vedendo
che
io
pure
non
avevo
mancato
all
'
appello
?
Eri
giovane
,
forte
:
l
'
avvenire
ti
si
dipingeva
davanti
con
i
colori
più
rosei
,
eppure
un
presentimento
vago
,
indefinito
ad
ora
ad
ora
ti
sorgeva
nella
anima
«
chi
sa
per
quanti
di
noi
sarà
tomba
questa
città
»
tu
mi
dicesti
;
e
lo
doveva
essere
anche
per
te
;
ed
in
mezzo
al
combattimento
mi
doveva
giungere
la
novella
della
tua
fine
;
che
,
ardimentoso
come
eri
,
tu
dovevi
morire
tra
i
primi
,
ed
io
non
era
a
te
vicino
per
poterti
dare
l
'
ultimo
bacio
dell
'
amicizia
,
per
poter
raccogliere
il
tuo
estremo
sospiro
!
Erano
due
anni
che
non
ci
si
vedeva
:
ci
avevamo
lasciati
ad
un
banchetto
,
dove
si
era
inneggiato
alla
Repubblica
e
alle
barricate
,
ora
ci
si
doveva
ritrovare
per
essere
eternamente
divisi
.
Eternamente
!
..
Oh
!
la
dura
parola
per
chi
ti
ha
conosciuto
!
Ora
giaci
nell
'
Italia
tua
,
vicino
al
tuo
mare
,
sotto
la
volta
del
tuo
splendido
cielo
,
là
dove
la
poesia
di
una
natura
sempre
maestosa
aveva
fatto
germogliare
nel
tuo
cuore
la
fede
per
la
quale
ora
giaci
cadavere
...
Tanto
meglio
...
non
contamineranno
l
'
urna
del
martire
le
codarde
calunnie
e
le
turpi
accuse
dei
vili
,
pei
quali
noi
affrontavamo
la
morte
e
che
erano
ben
lontani
da
ogni
pericolo
.
Addio
,
giovane
di
tempra
romana
,
addio
figlio
prediletto
della
democrazia
...
possa
l
'
esempio
delle
tue
virtù
procacciarti
degli
emulatori
ed
il
fiore
della
speranza
sorga
sul
tuo
sepolcro
,
o
fiore
più
bello
,
troppo
presto
staccato
dalla
ghirlanda
delle
nostre
speranze
!
CAPITOLO
XI
.
Ricciotti
arrivava
in
questo
frattempo
a
Digione
,
dopo
aver
sostenuto
diversi
piccoli
scontri
con
recognizioni
nemiche
,
scontri
in
cui
aveva
sempre
ottenuto
indiscutibili
vantaggi
;
il
di
lui
arrivo
fu
per
noi
una
vera
festa
:
il
giovine
ed
ardito
condottiero
che
già
erasi
acquistata
tanta
gloria
in
questa
campagna
,
troppo
ci
aveva
fatto
temere
per
il
suo
troppo
coraggio
ed
era
di
troppa
utilità
al
nostro
esercito
,
perchè
non
ne
valutassimo
l
'
arrivo
come
un
lieto
avvenimento
.
Dipiù
nella
sua
brigata
noi
avevamo
amici
carissimi
:
lo
Strocchi
,
l
'
Orlandi
,
Cardini
erano
nei
Francs
chavaliers
de
Chatillon
,
squadrone
di
cavalleria
che
il
prode
e
simpatico
figlio
di
Garibaldi
aveva
organizzato
dopo
la
memorabile
impresa
che
aggiunse
non
poco
lustro
alle
armi
italiane
.
Quasi
nel
medesimo
tempo
arrivava
da
Chambery
il
simpatico
Canzio
,
portando
seco
circa
duecento
uomini
,
che
uniti
a
quelli
del
deposito
,
a
cui
eravamo
stati
ascritti
in
principio
,
formarono
un
battaglione
sotto
gli
ordini
del
maggiore
Perla
,
battaglione
che
fu
denominato
dei
Cacciatori
di
Marsala
.
Cavallotti
,
Rossi
di
Lodi
e
tanti
altri
generosi
si
trovavano
in
quelle
file
:
essi
avevano
lasciato
il
Frapolli
per
essere
in
prima
linea
.
La
gioia
di
questi
arrivi
fu
per
noi
un
po
'
amareggiata
dalla
notizia
che
i
famosi
cavalli
che
dovevano
arrivare
con
Canzio
,
sarebbero
arrivati
due
o
tre
giorni
dopo
...
se
ci
avessero
detto
che
non
dovevano
arrivare
mai
,
saremmo
usciti
addirittura
dai
gangheri
e
chi
sa
quale
determinazione
avremmo
preso
!
Ai
nuovi
volontarii
furono
distribuite
delle
carabine
Weincester
,
bellissime
armi
ma
che
forse
esigevano
un
po
'
troppo
perizia
in
chi
le
adoperava
;
avevano
esse
diciotto
colpi
di
riserva
,
erano
elegantissime
e
quando
se
ne
vedeva
una
in
mano
di
qualche
Garibaldino
,
ci
si
affollava
intorno
a
lui
,
e
con
noi
si
affollavano
a
bocca
spalancata
i
buoni
popolani
della
città
;
difatti
nelle
piazze
,
nelle
vie
principali
tu
non
avresti
veduto
che
gruppetti
di
gente
,
e
in
mezzo
a
questi
un
volontario
che
dava
tutte
le
spiegazioni
possibili
e
immaginabili
in
mezzo
allo
stupore
e
alla
soddisfazione
generale
.
Bisogna
esser
giusti
:
nell
'
ultimo
periodo
della
campagna
i
volontarii
non
erano
armati
malaccio
:
i
Carabinieri
Genovesi
avevano
per
esempio
delle
buone
carabine
Spencer
,
con
sette
colpi
di
riserva
nel
calcio
:
unico
danno
come
diceva
,
poco
anzi
,
era
la
difficoltà
con
cui
potevano
adoperarsi
da
mani
inesperte
;
per
cui
avrei
reputato
cosa
molto
migliore
il
dispensare
fino
dal
bel
principio
quei
Remingtons
che
furono
dispensati
,
come
sempre
succede
,
quando
non
ce
ne
era
più
alcun
bisogno
.
Ai
nostri
soldati
non
si
distribuiva
alcun
rancio
:
si
dava
loro
un
franco
il
giorno
,
se
erano
di
fanteria
;
uno
e
venticinque
centesimi
,
se
di
cavalleria
:
questo
provvedimento
,
se
era
molto
noioso
per
quando
le
truppe
si
trovavano
in
marcia
o
nei
passetti
,
era
assai
comodo
per
quando
le
si
trovavano
in
Digione
.
I
cittadini
non
si
potevano
infatti
mostrare
nè
più
ospitali
,
nè
più
generosi
:
accoglievano
a
braccia
aperte
nelle
loro
case
i
giovani
loro
difensori
e
li
trattavano
cavalierescamente
.
Gran
bella
città
Digione
-
mi
diceva
un
mio
amico
-
anche
con
pochi
soldi
ci
è
da
farsi
un
peculio
!
...
È
un
fatto
che
gli
abitanti
delle
Côte
d
'
Or
ci
volevano
un
ben
dell
'
anima
;
bastava
che
le
trombe
del
Tanara
suonassero
la
ritirata
perché
s
'
improvvisasse
una
dimostrazione
con
grandi
evviva
a
Garibaldi
e
all
'
Italia
;
allorchè
fu
data
onorata
sepoltura
nel
cimitero
alla
salma
del
bravo
tenente
Anzillotti
,
tutta
la
popolazione
prese
parte
alla
cerimonia
pietosa
,
ed
assistè
religiosamente
ai
discorsi
del
Tanara
e
di
Canzio
,
quantunque
fossero
proferiti
in
lingua
italiana
:
si
erano
troppo
assaggiati
i
soldati
della
grazia
di
Dio
per
non
fare
buon
viso
ai
soldati
della
Libertà
.
La
concentrazione
di
truppe
continuava
:
giungeva
pure
in
Digione
l
'
altra
legione
italiana
comandata
dal
Bavelli
:
questa
era
costituita
di
tre
battaglioni
,
della
forza
di
circa
quattrocento
uomini
per
ciascheduno
;
se
il
nome
del
comandante
giungeva
a
tutti
nuovissimo
,
vi
erano
sotto
di
lui
bravi
soldati
e
bene
esperimentati
patriotti
.
I
maggiori
Pastoris
,
Ravá
,
i
capitani
Becherucci
,
Romanelli
,
Sartori
,
il
tenente
Ademollo
e
tanti
altri
che
non
cito
,
perchè
ciò
troppo
mi
trarrebbe
fuori
dal
seminato
.
La
legione
era
organizzata
militarmente
più
di
ogni
altra
;
aveva
anche
una
piccola
fanfara
,
nè
eccellente
,
nè
perfida
,
ma
lassù
applauditissima
.
Il
trovarsi
tutti
riuniti
produsse
un
brio
generale
:
mai
le
strade
della
capitale
della
vecchia
Borgogna
hanno
assistito
a
un
movimento
,
a
un
brusio
simile
a
quello
di
queste
belle
serate
:
ogni
poco
si
riconosceva
qualcuno
:
ogni
poco
uno
schioppettio
di
baci
ti
solleticava
dolcemente
l
'
orecchio
;
e
conforti
reciproci
,
e
augurii
di
future
vittorie
,
e
strette
di
mano
e
ricordi
del
passato
s
'
incrociavano
,
si
avvicendevano
tra
i
varii
individui
.
Oh
!
...
Chi
ci
rende
quei
momenti
felici
in
cui
non
si
pon
mente
al
domani
,
in
cui
,
tanto
vicini
alla
morte
,
si
ritrova
la
calma
e
l
'
allegria
del
fanciullo
,
in
cui
lasciata
ogni
maschera
di
convenienze
sociali
,
si
parla
col
cuore
sulla
bocca
,
e
si
dà
l
'
ultimo
soldo
all
'
amico
,
persuasi
di
non
fare
nemmeno
una
gentilezza
,
ma
di
adempire
a
un
dovere
!
..
E
ancora
qui
dal
tavolino
della
mia
camera
,
raffazzonando
questi
appunti
,
io
vi
veggo
sfilare
a
me
davanti
,
o
simpatici
volti
dei
miei
compagni
d
'
arme
,
e
mi
par
d
'
esser
tornato
in
mezzo
alle
vie
rallegrate
dal
vostro
chiasso
e
dalle
vostre
canzoni
:
molti
di
voi
non
sono
più
,
ma
se
soltanto
chi
lascia
eredità
d
'
affetto
ha
gioia
dall
'
urna
,
voi
vivrete
eternamente
nella
memoria
del
popolo
,
come
vi
giuro
,
che
eternamente
vivrete
nella
mia
.
All
'
oscuro
,
come
eravamo
,
sui
movimenti
del
nemico
,
tutti
noi
eravamo
convinti
che
Garibaldi
avesse
intenzione
di
tentare
un
gran
colpo
.
È
pur
la
brutta
cosa
esser
soldato
!
...
Non
saper
mai
nulla
su
quello
che
hanno
intenzione
di
fare
i
superiori
ed
avere
in
capo
una
curiosità
,
come
avevo
io
!
La
nostra
perplessità
non
poteva
durare
molto
a
lungo
:
la
domenica
,
15
gennaio
,
una
guida
che
doveva
portare
un
dispaccio
al
Maggiore
Farlatti
,
tornò
quasi
subito
,
annunciandoci
che
a
poco
più
di
tre
chilometri
dalla
città
vi
erano
i
Prussiani
.
In
questa
stessa
domenica
,
passeggiando
lungo
il
viale
del
Parco
,
bellissima
passeggiata
con
un
getto
d
'
acqua
assai
da
ammirarsi
,
mi
sentii
toccar
leggermente
sulle
spalle
.
Mi
voltai
immediatamente
,
e
non
potei
fare
a
meno
di
proferire
un
grido
di
stupore
.
Quella
mano
che
mi
aveva
così
gentilmente
toccato
,
era
la
mano
d
'
Aissa
.
La
gentile
ragazza
indossava
un
bellissimo
costume
da
vivandiera
,
tutto
in
velluto
nero
;
il
suo
piedino
aristocratico
faceva
mostra
di
tutta
la
sua
eleganza
,
a
causa
della
corta
sottana
;
un
piccolo
rewolver
le
stava
alla
cintola
...
era
insomma
un
bel
tipo
.
-
Voi
qui
?
-
Le
dissi
.
-
Mi
credevate
incapace
di
mantenere
una
promessa
.
-
No
...
ma
...
e
con
chi
siete
?
-
Sono
con
i
mobilizzati
dell
'
Isere
...
non
vedete
,
son
vivandiera
!
-
Mi
rallegro
con
voi
...
E
ci
potremo
vedere
?
-
Chi
sa
...
ora
vi
lascio
!
-
Restate
un
pochino
...
-
È
impossibile
...
son
là
col
mio
...
col
mio
...
non
so
come
chiamarlo
...
è
geloso
come
una
jena
...
A
rivederci
.
Le
strinsi
la
mano
,
e
guardai
questo
...
non
so
come
chiamarlo
...
e
vidi
un
capitano
della
guardia
mobile
,
brutto
come
un
brigadiere
delle
guardie
di
sicurezza
o
poco
meno
;
piccolo
e
grasso
come
una
botte
.
Capii
la
di
lui
gelosia
...
e
lo
compiansi
:
egli
non
era
che
un
pas
per
tout
per
la
avvenente
fanciulla
,
che
aveva
trovato
modo
di
distrarsi
e
di
essere
utile
a
quella
società
,
dalla
quale
aveva
ricevuto
tanti
sgarbi
e
alla
quale
aveva
fino
allora
arrecati
tanti
danni
.
Avevo
appena
veduta
questa
vecchia
conoscenza
(
dico
vecchia
perché
una
conoscenza
di
un
mese
in
quegli
eccezionali
momenti
si
può
dichiarare
per
antichissima
)
quando
cominciò
a
cadere
a
larghi
fiocchi
la
neve
,
e
questa
persistè
ostinatamente
fino
alla
sera
:
ci
alzammo
al
mattino
dipoi
e
continuava
la
poco
aggradevole
sinfonia
:
il
neigait
,
il
neigait
,
il
neigait
,
proprio
come
nella
ritirata
di
Russia
,
così
ammirabilmente
dipinta
da
Victor
Hugo
nei
suoi
Chatiments
.
Figuratevi
,
quale
allegria
non
fosse
per
noi
,
il
vedere
tutti
quei
tetti
acuminati
,
candidi
come
l
'
anima
di
una
verginella
;
il
passeggiare
quelle
vie
,
quelle
piazze
dove
si
affondava
fino
a
mezza
gamba
,
l
'
ammirare
i
nasi
dei
nostri
compagni
di
sventura
rossi
come
peperoni
,
seccati
chi
sa
da
quanti
anni
!
..
Ed
il
cielo
ci
fece
questa
burletta
fino
a
notte
avanzata
;
decisamente
il
cielo
sapendoci
nemici
del
trono
come
dell
'
altare
,
ci
voleva
amministrare
una
di
quelle
lezioncine
paterne
,
che
ci
facevano
ricordare
la
dottrina
Cristiana
del
cardinal
Bellarmino
.
Quella
sera
noi
non
potevamo
godere
:
poiché
ci
ricorrevano
al
pensiero
quei
disgraziati
nostri
fratelli
che
si
trovavano
accampati
o
agli
avamposti
.
Poveri
diavoli
-
si
susurrava
,
scaldandoci
davanti
a
un
bel
fuoco
-
Poveri
diavoli
,
quanti
di
loro
hanno
con
gioia
abbandonate
tutte
le
dolcezze
di
una
vita
beata
,
e
forse
ci
sarà
chi
oserà
mettere
in
dubbio
la
purezza
delle
loro
intenzioni
,
la
lealtà
dei
loro
propositi
,
la
fede
che
li
ha
sostenuti
in
mezzo
a
quest
'
avvicendarsi
perpetuo
di
peripezie
,
che
a
malapena
si
credono
nell
'
udirle
narrare
?
!
Meno
male
,
che
la
bestemmia
dei
tristi
giunge
più
cara
agli
orecchi
di
chi
fa
il
proprio
dovere
,
della
lode
dei
buoni
.
Declami
pure
,
rida
pure
la
gente
che
non
si
muove
da
casa
se
non
quando
vi
è
la
prospettiva
di
un
grande
interesse
...
l
'
armata
dei
Vosgi
ha
troppo
la
coscienza
di
quello
che
ha
fatto
per
poter
dare
ascolto
ai
ragli
e
agli
impotenti
grugniti
dei
pravi
.
CAPITOLO
XII
.
Così
giungemmo
al
dì
17
gennaio
dell
'
anno
di
Grazia
milleottocentosettanta
.
Il
cielo
si
era
un
po
'
rischiarato
:
ci
destammo
un
poco
più
tardi
del
solito
,
poiché
in
dormiveglia
ci
sentivamo
solleticare
gli
orecchi
dal
monotono
tic
tac
dell
'
acqua
che
sgocciolava
dai
tetti
,
su
cui
si
sfaceva
la
neve
.
Andammo
al
quartiere
,
nulla
di
nuovo
;
allora
lasciati
i
compagni
,
me
ne
tornai
a
casa
a
tener
compagnia
al
Materassi
che
avendo
mandato
ad
allargare
uno
stivale
,
si
trovava
nella
dura
situazione
o
di
marciare
a
pie
'
nudo
,
o
di
aspettare
il
comodo
del
cittadino
calzolaio
;
sdraiato
in
poltrona
,
ed
in
faccia
ad
un
camminetto
le
cui
fiammate
eloquentemente
addimostravano
le
prodigalità
...
dei
nostri
padroni
di
casa
.
Materassi
aveva
prescelto
quest
'
ultimo
partito
,
e
con
una
posa
tra
il
Pachà
e
il
cuor
contento
aspirava
voluttuosamente
le
boccate
di
fumo
,
di
una
pipa
da
dieci
soldi
,
che
riteneva
come
un
ricordo
di
Lione
.
Io
era
sdraiato
su
di
un
'
altra
poltrona
davanti
a
lui
:
si
discorse
per
due
ore
buone
:
si
discorse
delle
nostre
padroncine
di
casa
che
tutti
ci
elogiavano
e
che
noi
non
avevamo
per
anche
vedute
:
si
fecero
un
centinaio
di
progetti
per
giungere
ad
ammirare
queste
famose
beltà
:
si
parlò
di
una
nuova
mitragliatrice
che
avrebbe
ottenuto
portentossimi
effetti
:
questo
nuovo
ordigno
di
guerra
,
invece
di
mitraglia
,
doveva
vomitar
dei
marenghi
,
e
le
truppe
dell
'
inimico
sarebbero
state
sbaragliate
più
presto
...
ma
sul
più
bello
della
discussione
,
sentimmo
un
gran
rumore
per
le
scale
:
l
'
uscio
s
'
aprì
improvvisamente
,
la
nostra
padrona
,
con
una
fisonomia
da
metter
paura
in
corpo
all
'
uomo
più
sconclusionato
del
mondo
,
si
buttò
ai
nostri
piedi
,
gridando
a
squarciagola
:
Les
Prussiens
,
Les
Prussiens
!
-
Les
Prussiens
?
!
-
Grida
il
Materassi
-
Che
siano
giù
per
le
scale
?
!
-
Ma
dove
..
ma
come
..
ma
quando
?
-
Per
carità
partite
.
-
Oh
!
non
abbiamo
bisogno
delle
vostre
preghiere
!
Prendo
le
scale
e
vado
..
-
Va
'
..
prima
a
pigliarmi
lo
stivale
..
eppoi
partiremo
insieme
.
-
Ma
ora
..
-
Permetteresti
che
io
non
venissi
con
voi
?
-
Hai
ragione
:
in
due
salti
,
vado
e
torno
Scendo
in
strada
:
un
movimento
da
dar
la
vertigine
:
un
correre
da
tutte
le
parti
:
un
ritirarsi
continuo
dei
cittadini
dentro
le
porte
:
a
tutte
le
cantonate
squilli
di
tromba
che
chiamavano
a
raccolta
;
e
un
chiudersi
di
botteghe
,
un
vocìo
di
donne
che
dalle
finestre
si
raccomandavano
..
insomma
una
desolazione
,
uno
spavento
tale
da
non
farsene
idea
;
spavento
e
desolazione
che
non
hanno
altro
riscontro
all
'
infuori
di
quello
prodotto
da
false
notizie
nella
serata
del
ventitre
.
Via
via
che
mi
inoltravo
verso
la
piazza
,
vedevo
battaglioni
di
guardia
mobile
che
s
'
indirizzavano
verso
le
porte
della
città
;
il
contegno
di
queste
genti
non
era
bellicoso
di
certo
e
sembravano
più
montoni
condotti
al
macello
,
che
difensori
di
un
sacrosanto
principio
.
Difaccia
alla
Mairie
incontrai
la
legione
Tanara
:
i
Garibaldini
cantavano
.
Addio
mia
bella
addio
e
interrompevano
l
'
inni
,
soltanto
per
prorompere
in
acclamazioni
entusiastiche
alla
Repubblica
e
a
Garibaldi
.
Eppoi
mi
trasvolarono
difaccia
agli
occhi
due
batterie
con
i
cavalli
a
trotto
serrato
;
quindi
venne
la
volta
della
brigata
Ricciotti
;
il
simpatico
giovane
era
alla
testa
,
ed
i
suoi
Francs
tireurs
,
col
volto
raggiante
di
gioia
,
colla
testa
alta
,
col
passo
accelerato
,
quasiché
loro
tardasse
il
trovarsi
a
fronte
col
'
oppressor
della
Francia
,
avevano
intuonato
il
magnifico
inno
dello
Chenier
:
C
'
est
la
republique
,
qui
nous
apelle
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
.
Un
Francais
doit
vivre
pour
elle
Et
pour
elle
un
Français
doit
mourir
.
-
Dunque
ci
siamo
per
davvero
?
-
Dicevo
tra
me
e
me
,
esaltato
anche
io
dalla
febbre
generale
,
trascinato
dal
potentissimo
fascino
dell
'
entusiasmo
-
A
rivederci
a
fra
poco
,
o
giovani
soldati
della
libertà
,
o
eroica
falange
dei
pochi
che
tra
l
'
ignavia
dei
più
vogliono
essere
gli
apostoli
,
i
rivendicatori
dell
'
umanità
conculcata
!
...
molti
di
voi
stasera
non
risponderanno
all
'
appello
,
le
vostre
file
diraderà
la
mitraglia
:
siete
giovani
,
ardenti
,
pieni
di
salute
tra
poco
sarete
mutilati
....
e
che
importa
?
..
Il
vostro
nome
resterà
eterno
sulle
labbra
dei
reietti
e
dei
diseredati
,
unica
gente
che
ha
cuore
,
essi
insegneranno
ad
adorarvi
,
siccome
martiri
,
ai
figli
,
e
voi
non
morirete
del
tutto
...
"
....
...
Ai
generosi
,
"
"
Giusta
di
gloria
dispensiera
è
morte
.
"
Arrivai
dal
ciabattino
;
lo
stivale
era
nell
'
identico
stato
di
quando
era
entrato
in
bottega
;
lo
agguantai
non
senza
stiacciar
qualche
moccolo
e
a
passi
di
corsa
ripresi
la
via
.
Io
sono
molto
nervoso
,
e
la
fantasia
in
me
è
proprio
un
cavallo
che
non
sente
alcun
freno
:
quel
movimento
,
quelle
grida
,
quell
'
entusiasmo
mi
avevano
dato
il
capogiro
ed
io
saltava
come
un
pazzo
,
agitando
lo
stivale
,
in
mezzo
alla
folla
.
O
..
sentite
un
po
'
cosa
mi
va
a
capitare
per
dato
e
fatto
di
quei
baggei
di
mobilizzati
,
allucinati
,
secondo
il
solito
,
da
una
paura
birbona
!
....
Il
vedere
un
'
individuo
,
vestito
metà
da
cittadino
e
metà
da
soldato
,
vederlo
andare
di
corsa
ed
esaminando
la
di
lui
fisonomia
che
certo
non
era
francese
,
fece
nascere
in
quei
cervelli
balzani
l
'
idea
che
l
'
individuo
in
questione
non
fosse
che
una
spia
dei
Prussiani
.
Immaginatevi
dunque
che
bella
improvvista
mi
si
preparava
:
giacché
colui
che
veniva
preso
di
mira
non
era
altri
che
il
signor
Mestesso
.
Chi
sa
da
quanto
tempo
io
era
pedinato
da
coloro
che
invece
di
correre
in
faccia
al
nemico
preferivano
restare
in
città
,
ad
arrestare
chi
voleva
andarci
;
io
non
mi
era
minimamente
avveduto
di
nulla
.
Allo
svolto
di
Rue
Piron
,
mi
rattiene
nella
disordinata
mia
fuga
,
un
braccio
che
mi
avvinghia
alle
spalle
:
mi
volto
per
rispondere
per
le
rime
,
al
villano
che
si
azzardava
fermarmi
e
mi
veggo
in
men
che
si
dice
,
circondato
da
una
folla
di
gente
,
che
mi
squadrava
in
cagnesco
,
e
che
emetteva
grida
tutt
'
altro
che
rassicuranti
.
-
Cosa
volete
?
-
Proferii
io
maravigliato
.
-
C
'
est
un
espion
...
c
'
est
un
Prussien
!
-
Ma
no
...
io
sono
un
Garibaldino
!
-
Risposi
in
francese
.
-
Non
è
vero
..
non
è
vero
!
-
Urlava
più
che
mai
indemoniata
la
folla
..
-
Me
vi
dico
di
sì
...
ve
lo
garantisco
.
-
Alla
Mairie
,
alla
Mairie
-
Dalli
alla
spia
!
...
-
Abbasso
i
Prussiani
!
-
Caput
a
Bismarck
!
Non
ci
è
che
dire
io
doveva
esser
proprio
una
spia
;
garantisco
che
in
tre
campagne
,
e
tra
le
mille
peripezie
che
hanno
agitato
la
mia
esistenza
,
garantisco
di
non
aver
mai
passato
un
momento
più
brutto
di
quello
.
La
folla
si
aumentava
a
vista
d
'
occhio
e
di
momento
in
momento
diventava
più
minacciosa
:
mi
aspettavo
di
udir
gridare
:
à
la
lanterne
e
di
sentirmi
appiccare
ad
uno
dei
prossimi
lampioni
.
Per
buona
fortuna
passò
il
nostro
tenente
,
che
attirato
dal
chiasso
,
si
avvicinò
per
curiosità
al
gruppo
tumultuante
;
non
sto
a
descrivere
lo
stupore
dal
quale
fu
preso
,
vedendomi
in
mezzo
a
quei
disperati
;
il
tenente
era
in
alta
montura
e
tutti
gli
fecero
largo
.
-
Che
c
'
è
?
-
Mi
domandò
-
Si
figuri
,
che
mi
hanno
preso
per
una
spia
!
-
Baie
!
-
Sul
mio
onore
.
Il
tenente
che
ne
avea
pochi
degli
spiccioli
fece
allora
una
paternale
numero
uno
,
a
quei
mobilizzati
che
pretendevano
di
fare
il
sopracciò
a
tre
chilometri
dal
campo
di
battaglia
:
questi
accettarono
la
reprimenda
a
viso
basso
e
confuso
e
ci
lasciarono
passare
.
Appena
scongiurato
il
pericolo
,
io
mi
rivolsi
al
mio
salvatore
e
gli
domandai
:
Ma
dunque
ci
si
batte
sul
serio
?
-
Sembra
di
sì
...
Anzi
venga
con
me
al
quartier
generale
,
che
presto
partiremo
anche
noi
!
-
A
piedi
?
-
Ben
'
inteso
:
quando
non
ci
sono
cavalli
!
-
Vado
ad
avvertire
Materassi
e
vengo
subito
.
-
Gli
raccomando
sbrigarsi
!
-
Non
dubiti
:
vado
e
torno
!
Materassi
mi
accolse
con
un
diluvio
d
'
imprecazioni
,
a
causa
del
ritardo
:
l
'
imprecazioni
arrivarono
poi
al
grado
superlativo
,
quando
io
gli
mostrai
lo
stivale
,
preciso
come
l
'
aveva
dato
al
mattino
.
Che
fare
?
Tempo
da
perdere
non
ce
ne
era
dicerto
:
bisognò
prendere
un
'
eroico
proponimento
,
e
con
un
rasoio
spaccarlo
sopra
la
fiocca
...
Se
Materassi
avesse
saputo
che
doveva
terminare
la
campagna
con
quello
spacco
,
non
troppo
elegante
,
chi
sa
,
se
avrebbe
avuto
il
braccio
tanto
fermo
!
In
due
salti
si
arriva
al
quartier
generale
,
i
nostri
compagni
erano
già
partiti
:
si
domanda
alle
sentinelle
per
dove
hanno
preso
ed
esse
c
'
indicano
la
vicina
strada
della
stazione
;
allunghiamo
il
passo
e
tentiamo
raggiungerli
:
per
la
strada
non
s
'
incontra
nessuno
:
tutto
è
calma
all
'
intorno
ed
un
combattimento
non
può
essere
ancora
incominciato
:
meno
male
,
pensiamo
tra
noi
,
sentiremo
il
primo
saluto
,
ma
più
ci
si
avvicina
,
maggiore
è
il
silenzio
,
Fatto
appena
un
chilometro
,
sempre
per
una
strada
,
fiancheggiata
da
campi
che
ci
sembrano
incolti
,
e
da
estese
pianure
,
su
cui
si
alzavano
a
poca
distanza
da
noi
i
due
promontorii
di
Fontain
e
Talant
,
cominciammo
a
vedere
dei
Franchi
tiratori
,
delle
Guardie
mobili
,
dei
Garibaldini
tra
cui
qualche
Guida
.
Domandiamo
il
perché
se
ne
tornano
,
ed
essi
ci
rispondono
che
tra
poco
tutte
le
truppe
rientreranno
in
Digione
:
che
i
Prussiani
che
erano
alla
viste
,
nonché
avanzare
,
si
son
ritirati
,
e
che
gli
Chasseurs
han
preso
due
cavalli
ai
cavalieri
nemici
.
Queste
informazioni
erano
più
che
veridiche
:
pochi
momenti
dopo
,
passava
il
Generale
e
lo
stato
maggiore
;
noi
rientrammo
in
città
,
insieme
alla
legione
Tanara
,
le
cui
trombe
suonavano
gioiosamente
.
Non
si
era
trattato
che
di
un
falso
allarme
:
un
falso
allarme
equivale
ad
un
appuntamento
al
quale
manchi
la
bella
dei
nostri
pensieri
:
io
preferisco
cinque
battaglie
,
ad
una
sola
delle
ore
penose
dell
'
aspettativa
.
Quella
sera
la
città
fu
ravvivata
da
un
chiasso
dei
più
clamorosi
:
o
male
o
bene
si
era
veduto
che
dei
Prussiani
ce
ne
era
dintorno
a
noi
,
e
così
avevamo
acquistato
la
certezza
di
potersi
levare
il
pizzicore
dalle
mani
;
non
mi
provo
nemmeno
a
raccontare
tutte
le
strampalerie
che
furono
proferite
:
tutti
volevan
dir
la
sua
su
quella
sorpresa
dell
'
inimico
:
chi
diceva
che
era
un
corpo
sbandato
,
chi
che
avevano
avuto
paura
,
chi
che
credevano
pigliarci
all
'
impensata
:
in
tutti
però
era
certezza
,
che
poco
poteva
tardare
una
battaglia
.
La
mattina
dipoi
,
mentre
eravamo
a
chiacchierare
sul
più
sul
meno
sulla
piazza
delle
Mairie
,
vedemmo
il
colonnello
Bossi
con
due
guide
,
e
dietro
a
loro
una
diecina
di
prigionieri
Prussiani
.
Appartenevano
tutti
al
61
Reggimento
,
e
procedevano
stupidi
e
mogi
in
mezzo
a
due
file
di
popolo
che
non
risparmiava
di
tanto
ia
tanto
qualche
espressione
poco
gentile
al
loro
indirizzo
.
Cercammo
avvicinarli
:
le
maggior
parte
di
loro
bisticciava
alla
peggio
il
francese
:
ci
parlarono
delle
loro
famiglie
,
come
ne
parlerebbe
un
ragazzo
lontano
:
ci
chiesero
con
infantile
curiosità
dove
li
avrebbero
mandati
,
e
ci
domandarono
se
era
loro
permesso
di
accender
la
pipa
e
fumare
.
Io
ho
osservato
che
nessuna
altra
categoria
di
persone
è
disposta
a
bamboleggiare
,
come
i
soldati
:
il
pifferaro
Scozzese
tra
l
'
imperversare
della
mitraglia
a
Waterloo
ripeteva
le
canzonette
delle
montagne
native
;
il
coscritto
bacia
i
ragazzi
che
incontra
e
gli
porta
in
braccio
con
quella
delicatezza
con
cui
non
son
use
a
portarli
le
serve
:
il
prigioniero
,
tra
le
schiere
nemiche
,
spesso
tra
i
fischi
del
popolo
,
si
perde
in
che
sa
quali
vaneggiamenti
,
e
fuma
imperturbabile
.
Così
è
:
i
regolamenti
militari
o
sviluppano
la
malinconia
in
modo
da
render
gli
uomini
stupidi
,
o
gli
rendono
feroci
più
delle
belve
.
Quanto
saremo
civili
,
quando
avremo
abolite
le
caserme
,
questo
ricettacolo
di
gente
che
divora
la
parte
più
grossa
del
ben
essere
di
tutti
,
a
beneficio
di
quello
di
un
solo
!
Questo
piccolo
incidente
ci
rallegrò
un
pochetto
,
ma
la
nostra
allegria
crebbe
a
mille
doppi
per
una
buona
notizia
che
ci
fu
comunicata
ai
quartier
generale
.
In
un
piccolo
villaggio
poco
distante
da
Fontain
una
recognizione
Prussiana
si
era
impadronita
di
centoventi
capi
di
bestiame
,
è
poi
se
ne
era
andata
zitta
zitta
e
quasi
di
corsa
.
Il
coraggiosissimo
colonnello
Lhoste
dei
Franchi
Tiratori
da
alcuni
paesani
era
stato
informato
del
furto
che
avevano
commesso
i
campioni
della
Grazia
di
Dio
e
della
legittimità
.
Appiattatosi
con
molti
suoi
uomini
in
una
boscaglia
attese
al
varco
i
predoni
,
e
mentre
questi
se
ne
andavano
sicuri
e
canticchiando
a
bassa
voce
certe
canzoni
che
se
erano
tedesche
,
non
avevano
niente
che
fare
colle
ispirate
melodie
che
si
sentono
sulle
rive
del
Danubio
e
del
Reno
,
una
scarica
a
bruciapelo
originò
una
confusione
universale
.
Chi
cadde
nei
fossati
vicini
,
chi
urlò
come
uno
spiritato
,
qualcuno
rimase
ferito
,
e
morti
furono
pochissimi
...
chiunque
era
in
grado
di
farlo
,
se
l
'
era
battuta
senza
rifiatare
nemmeno
.
Così
fu
ripreso
tutto
il
bestiame
,
e
il
bravo
Lhoste
coi
bravissimi
suoi
volontari
tornò
nel
villaggio
in
mezzo
alle
benedizioni
e
agli
applausi
di
quei
paesani
.
Non
ci
era
che
dire
:
i
Franchi
Tiratori
non
potevano
fare
a
meno
di
addiventare
gli
enfants
cheríes
delle
popolazioni
:
già
si
sapeva
come
essi
nel
novembre
avevano
ritolto
ai
Prussiani
,
piombando
loro
addosso
all
'
impensata
,
un
centinaio
di
Garibaldini
che
traducevano
prigionieri
:
già
si
sapeva
con
quanto
ardimento
essi
disseminavansi
nelle
boscaglie
e
dietro
le
siepi
,
da
dove
con
un
fuoco
alla
spicciolata
scombuiavano
i
nemici
,
più
che
,
se
si
fossero
trovati
in
aperta
battaglia
:
già
a
tutti
era
noto
come
i
Prussiani
ripetessero
sempre
,
che
non
avrebbero
dato
quartiere
a
questi
bravi
figli
di
Francia
ed
ai
Garibaldini
,
mentre
trattavano
da
buoni
figlioli
gli
appartenenti
alla
Guardia
mobile
;
insomma
il
nome
di
Franc
tireur
ispirava
in
tutti
rispetto
,
e
tutti
si
fermavano
a
veder
passare
questa
eletta
della
gioventù
francese
che
per
guerreggiare
poteva
dare
dei
punti
alla
truppa
più
agguerrita
d
'
Europa
.
Erano
così
svelti
,
così
simpatici
,
così
pieni
di
vita
che
c
'
era
da
andarne
matti
per
l
'
entusiasmo
!
Il
battaglione
condotto
da
Canzio
a
cui
dei
nostri
erano
rimasti
soltanto
mio
fratello
ed
Omero
Piccini
,
fu
battezzato
col
glorioso
nome
di
cacciatori
di
Marsala
,
e
il
comando
ne
fu
dato
allo
strenuissimo
Perla
.
I
Cacciatori
di
Marsala
,
i
Carabinieri
Genovesi
e
alcuni
battaglioni
dei
mobilizzati
dell
'
Isere
formarono
la
quinta
brigata
,
al
cui
stato
maggiore
Canzio
chiamò
tra
gli
altri
il
Canessa
.
Questi
erano
graditissimi
avvenimenti
per
noi
;
ma
il
dolce
ci
doveva
essere
amareggiato
e
non
poco
.
«
Ahi
sventura
,
sventura
,
sventura
Quei
celebri
cavalli
che
si
attendevano
a
braccia
aperte
,
che
dovevano
esser
per
noi
la
realizzazione
di
tanti
e
sì
prolungati
desiderii
,
i
celebri
cavalli
sfumarono
come
i
140
milioni
dell
'
Onorevole
Mezzanotte
.
Tironi
era
rimasto
a
Remoully
,
dove
organizzava
uno
squadrone
di
cavalleria
per
la
nugva
brigata
e
noi
rimanevamo
a
piedi
...
A
piedi
!
..
Oh
la
desolante
parola
!
Dunque
saremo
d
'
ora
in
là
un
corpo
ibrido
,
di
nuovo
genere
?
Squadrone
,
speroni
,
grandi
stivali
e
niente
altro
.
Fortuna
che
per
chi
lo
vuoi
trovare
un
fucile
ci
è
sempre
,
e
noi
fin
d
'
allora
proponemmo
d
'
attenerci
a
questo
partito
,
che
fu
dipoi
attuato
a
puntino
.
CAPITOLO
XIII
Il
19
gennaio
,
sul
far
del
giorno
tutte
le
truppe
che
erano
in
Digione
presero
la
campagna
:
i
Carabinieri
Genovesi
furono
mandati
d
'
avanposto
,
a
circa
tre
chilometri
dalla
porta
Sant
'
Apollinare
,
poco
distante
da
una
piccola
borgata
.
Essi
piazzarono
le
loro
vedette
dietro
un
muricciolo
,
e
poi
si
buttarono
distesi
nel
campo
,
come
loro
era
stato
ordinato
;
I
Cacciatori
di
Marsala
presero
posizione
sulla
loro
destra
sempre
dietro
quel
piccolo
muro
che
cingeva
quelle
coltivazioni
:
In
faccia
dietro
le
case
eravi
una
fitta
boscaglia
.
Il
Generale
si
era
portato
tra
i
primi
lassù
...
tutto
in
fine
annunciava
per
quel
giorno
un
combattimento
;
ma
anche
per
questa
volta
la
speranza
degli
animosi
doveva
esser
delusa
.
Noi
fummo
,
consegnati
al
quartier
generale
e
passammo
tre
o
quattro
ore
di
noia
,
di
pena
,
di
continua
ansietà
;
interrompeva
solamente
la
monotonia
di
quell
'
angosciosa
situazione
,
l
'
ordine
di
portare
qualche
dispaccio
al
comando
d
'
artiglieria
,
alla
Marie
,
a
qualche
caserma
.
Non
si
può
immaginare
,
non
che
descrivere
quale
voglia
ci
prendesse
tante
volte
,
di
dissigillare
quei
dispacci
,
e
di
giunger
così
a
capir
qualche
cosa
anche
noi
...
in
quel
momento
si
sentiva
rifluire
nelle
nostre
vene
il
pretto
sangue
di
quell
'
Eva
che
per
vera
curiosità
si
giuocò
il
Paradiso
Terrestre
.
Lo
stare
inattivi
,
mentre
si
presume
che
i
nostri
amici
agiscano
come
si
conviene
,
per
chi
ha
un
poco
di
cuore
è
un
vero
supplizio
di
Tantalo
:
per
cui
nel
cortile
dove
eravamo
,
cominciò
a
farsi
un
susurro
:
questo
susurro
prese
delle
proporzioni
imponenti
,
in
tal
modo
imponenti
che
,
lasciati
due
o
tre
pel
servizio
,
il
Ricci
ci
disse
di
seguirlo
,
e
tutti
contenti
prendemmo
con
lui
,
il
primo
viottolo
che
è
fuor
della
porta
,
sicuri
con
ciò
di
accorciare
la
via
.
Arrivammo
difatti
in
poco
più
di
mezz
'
ora
alle
prime
linee
dei
nostri
;
vedemmo
il
Generale
e
Canzio
che
,
ritto
in
mezzo
alla
via
,
osservava
tranquillamente
col
suo
canocchiale
le
mosse
del
nemico
:
si
distinguevano
infatti
in
lontananza
sopra
una
piccola
spianata
diversi
cavalieri
prussiani
,
(
certo
uno
stato
maggiore
)
e
al
principiare
della
foresta
ogni
tanto
abbarbagliava
la
vista
il
luccichio
di
qualche
fucile
o
baionetta
:
la
fanteria
prussiana
doveva
esser
ricovrata
là
entro
.
Ci
dissero
di
buttarci
,
come
tutti
gli
altri
,
per
terra
:
la
cosa
era
un
po
'
incomoda
a
causa
del
fango
prodotto
dalla
neve
che
si
sgelava
,
ma
à
la
guerre
comme
à
la
guerre
:
quella
non
era
l
'
ora
certo
di
pretenderla
a
damerini
.
Cominciammo
poco
dopo
a
sentir
fischiar
delle
palle
,
i
nostri
avamposti
risposero
...
poi
tutto
finì
e
fu
un
silenzio
lungo
,
ostinato
fino
sull
'
imbrunire
:
quella
gente
a
cavallo
che
ci
aveva
colpito
le
vista
,
appena
che
eravamo
arrivati
,
si
era
dileguata
.
Una
guida
di
Ricciotti
,
il
quale
con
tutta
la
sua
brigata
era
alla
nostra
sinistra
,
si
avanzò
arditamente
per
esplorare
,
e
venne
ricevuta
da
una
potentissima
scarica
:
la
credevamo
morta
,
quando
la
vedemmo
apparire
trionfante
,
avendo
perduto
soltanto
il
cappello
.
Garibaldi
tornò
verso
la
città
e
noi
lo
seguimmo
:
i
Genovesi
rimasero
d
'
avamposto
fino
al
mattino
dipoi
.
Quando
rientrammo
in
Digione
eravamo
in
uno
stato
compassionevole
:
impiastricciati
di
fango
dalla
punta
dei
capelli
a
quella
degli
stivali
...
eppure
le
belle
donnine
ci
salutavano
e
ci
sorridevano
con
grazia
:
la
vezzosa
fata
che
passava
le
sue
giornate
dalla
tabaccaia
ci
volle
offrire
per
forza
dei
sigari
scelti
,
e
ci
mostrò
con
fierezza
romana
,
una
cappa
d
'
incerato
alla
manica
della
quale
faceva
uno
stacco
molto
sentito
la
fascia
bianca
colla
croce
rossa
del
soccorso
ai
feriti
.
Giunti
a
casa
trovammo
sul
camminetto
una
bottiglia
di
vecchio
Borgogna
che
in
quel
momento
ci
apparve
più
cara
di
tutte
le
moine
.
Oh
!
non
erano
sconoscenti
i
buoni
abitanti
della
Còte
d
'
Or
!
Le
gentilezze
di
cui
ci
erano
prodighi
infondevano
nuovo
ardore
nei
nostri
petti
,
e
tutti
noi
anelevamo
un
combattimento
per
mostrare
che
non
eravamo
indegni
della
fiducia
che
in
noi
riponeasi
.
E
il
combattimento
poco
poteva
tardare
:
la
era
questione
non
di
giorni
,
ma
d
'
ore
:
se
per
due
volte
di
seguito
avevamo
tenuto
la
difensiva
,
alla
fine
attaccheremo
noi
-
si
pensava
.
Garibaldi
non
è
uomo
da
lasciarsi
posar
mosche
sul
naso
!
-
Erano
istanti
di
febbrile
ansietà
:
specialmente
la
notte
;
ad
ogni
rumore
ci
si
alzava
dal
letto
,
si
correva
alla
finestra
,
si
tendeva
l
'
orecchio
:
poi
quasi
dubitando
delle
nostre
facoltà
auricolari
,
ci
s
'
infilava
alla
peggio
la
giubba
,
si
scendeva
in
strada
,
si
correva
alla
piazza
...
tutto
silenzio
....
tutti
dormivano
...
e
allora
a
rifare
i
nostri
passi
,
ed
a
darsi
del
bambino
,
del
grullo
,
dell
'
uomo
che
s
'
impressiona
per
niente
,
e
a
giurare
di
non
muoversi
più
sino
a
che
non
venissero
le
trombe
a
suonare
sotto
le
finestre
di
case
...
sì
...
bei
proponimenti
,
superbi
disegni
!
Batte
una
porta
,
una
folata
di
vento
agita
gli
alberi
del
giardino
,
i
cavalli
della
vicina
scuderia
urtano
nella
mangiatoia
colla
testa
,
o
scalpitano
sulle
pietre
del
pavimento
..
ed
eccoci
di
nuovo
in
balìa
delle
nostre
fisime
..
-
E
se
ritornassi
fuori
?
..
Lasciare
il
calduccino
delle
lenzuola
per
andare
a
scivolare
sul
diaccio
e
a
battere
i
denti
,
mentre
vi
sono
tutte
le
probabilità
che
non
ci
sia
nulla
di
serio
!
..
Già
i
Prussiani
dì
notte
non
hanno
mai
attaccato
...
ma
se
questa
volta
attaccassero
,
se
si
facesse
sul
serio
?
..
Permetterò
che
i
miei
compagni
si
ammazzino
,
compiano
il
loro
dovere
,
ed
io
starò
qui
,
poltrone
,
a
sciogliere
un
'
inno
alla
beatitudine
del
dolce
far
niente
?
...
Oh
!
no
,
sarebbe
troppo
egoismo
,
confessiamolo
pure
,
troppa
vigliaccheria
...
se
non
dormo
stanotte
,
dormirò
domani
,
non
son
mica
venuto
quassù
per
stare
in
panciolle
!
Bisogna
andare
...
-
E
via
un
'
altra
volta
giù
in
strada
e
via
a
correre
come
un
matto
,
ad
arrapinarsi
,
a
ficcare
per
tutto
il
naso
,
che
era
divenuto
un
vero
pezzo
gelato
...
e
allora
addio
di
nuovo
belle
volontà
,
addio
proponimenti
di
passar
l
'
intera
nottata
ad
aspettare
quelli
che
non
venivano
,
e
dì
nuovo
nel
letto
coll
'
idea
fissa
di
non
addormentarsi
e
invece
appisolarsi
di
subito
,
destandosi
però
ad
ogni
momento
,
e
tendendo
l
'
orecchio
,
come
le
esterrefatte
madri
descritte
dal
Foscolo
.
La
nottata
passò
,
e
nulla
di
nuovo
ci
annunziò
il
giorno
seguente
;
i
Carabinieri
Genovesi
tornarono
dagli
avamposti
,
le
legioni
italiane
non
si
mossero
neppure
;
per
ora
tutto
annunziava
riposo
.
Che
giornata
triste
,
uggiosa
,
pesante
!
il
cielo
era
oscuro
,
la
neve
caduta
nei
giorni
decorsi
era
ghiacciata
,
da
un
lato
all
'
altro
delle
vie
si
poteva
patinare
e
furono
fatti
sdruccioloni
tremendi
.
Ci
dissero
di
star
pronti
per
il
domani
;
noi
trascorremmo
cinque
o
sei
ore
a
chiacchera
davanti
il
camminetto
fumando
,
ragionando
di
Firenze
,
che
ci
appariva
come
un
sogno
lontano
e
delle
feste
da
ballo
in
cui
saranno
stati
immersi
i
nostri
amici
,
allora
nel
pieno
sviluppo
del
Carnovale
.
Non
si
sperava
che
ci
rammentassero
:
un
giro
di
wals
,
una
stretta
di
mano
,
un
'
occhiata
procace
per
la
gioventù
d
'
oggi
ha
molto
più
attrazione
della
lotta
tra
l
'
Umanità
e
i
suoi
carnefici
.
Andammo
a
desinare
e
trovammo
la
trattoria
,
più
piena
del
solito
;
si
assisero
al
mio
tavolino
Rossi
,
Squaglia
,
Piccini
e
Stefani
:
eravamo
tutti
uggiosi
:
pareva
quasi
si
divinasse
che
erano
l
'
ultime
ore
che
si
ragionava
con
qualcuno
di
quelli
che
erano
tra
noi
.
Venne
a
noi
vicino
il
Maggiore
Pastoris
,
accompagnato
da
un
'
elegantissima
signora
:
Pastoris
ci
disse
che
,
quantunque
in
permesso
,
egli
non
aveva
potuto
resistere
all
'
idea
che
di
ora
in
ora
potea
nascere
qualche
attacco
e
che
non
poteva
star
più
lontano
da
noi
.
Bevemmo
allegramente
tutti
:
eravamo
sul
più
bello
degli
anni
,
tutti
ci
si
sentiva
bollire
nel
sangue
l
'
energia
e
l
'
attività
..
non
dovevano
passare
venti
ore
,
e
Pastoris
,
Rossi
,
Squaglia
,
dovevano
esser
cadaveri
!
Ci
ritirammo
più
di
buon
'
ora
del
solito
,
nè
,
quella
sera
ci
demmo
alle
baldorie
,
a
noi
consuete
.
Io
non
credo
ai
presentimenti
.
Napoleone
a
Waterloo
preconizzava
un
secondo
Austerlitz
,
ma
o
fosse
il
tempo
,
o
la
noia
,
o
qualunque
altra
ragione
,
il
fatto
è
che
quella
sera
eravamo
di
pessimo
umore
.
CAPITOLO
XIV
.
Ed
eccoci
all
'
Epopea
.
O
giorni
sublimi
,
che
resterete
onorati
fino
a
che
il
cuore
dei
generosi
palpiterà
alla
memoria
delle
azioni
magnanime
e
dei
leggendarii
eroismi
,
al
rammemorarvi
qual
fremito
nuovo
non
m
'
infondete
in
tutte
le
fibre
!
..
La
penna
trema
nelle
mie
mani
:
troppo
sono
inferiore
all
'
alto
subietto
!
..
Eschilo
solo
,
il
possente
cantor
di
Prometeo
,
potrebbe
degnamente
parlare
di
voi
,
giovani
,
cui
rodeva
il
cuore
,
più
tenace
del
favoloso
avvoltoio
l
'
inestinguibile
desio
di
redimere
l
'
Umanità
:
ma
ad
Eschilo
sorridevano
intorno
le
Grazie
,
abitatrici
perenni
degli
incantati
recessi
della
poetica
Grecia
,
ma
ad
Eschilo
ritornato
dal
combattimento
non
faceva
difetto
l
'
applauso
ed
il
conforto
dei
suoi
cittadini
entusiasti
,
mentre
noi
,
privi
della
scintilla
creatrice
del
Genio
,
scriviamo
tra
gente
che
non
comprende
virtù
,
che
ha
pronti
per
noi
i
dardi
avvelenati
del
sarcasmo
e
della
maldicenza
,
che
,
sempre
presta
a
giudicare
una
intrapresa
dall
'
esito
,
corona
di
lauro
e
porta
in
trionfo
i
fortunosi
al
Campidoglio
,
ed
accenna
ai
disgraziati
la
vicina
rupe
Tarpea
.
Oh
!
..
questa
umanità
che
dava
in
premio
a
Socrate
la
cicuta
,
a
Dante
l
'
esilio
,
a
Galileo
la
tortura
,
la
prigione
a
Camoens
,
il
rogo
a
Huss
e
a
Savanarola
,
e
la
forca
a
Jon
Brownh
,
questa
umanità
può
e
deve
serbare
un
assoluto
silenzio
sulle
eroiche
vittime
della
Borgogna
:
meglio
così
;
il
piagnisteo
di
plebi
codarde
,
sarebbe
un
insulto
a
quei
prodi
,
e
dalle
loro
ossa
sorgerebbe
una
rampogna
all
'
ingnavia
dei
contemporanei
;
quando
i
vivi
son
morti
,
parlano
un
'
eloquente
linguaggio
gli
estinti
;
qualche
volta
un
cimitero
ha
demolito
una
reggia
.
Giunto
a
questo
punto
supremo
dei
miei
meschini
ricordi
,
quanto
mi
grava
il
non
aver
sortito
dal
caso
una
di
quelle
intelligenze
,
che
,
come
aquile
,
si
elevano
al
disopra
dello
stupido
gregge
degli
umani
!
Qui
cade
ogni
scetticismo
,
qui
ogni
dubbio
non
che
follìa
sarebbe
delitto
.
Esiste
,
esiste
la
fede
,
l
'
abnegazione
,
la
virtù
anche
in
questo
secolo
nel
quale
ci
s
'
inchina
ai
subiti
guadagni
,
alle
problematiche
fortune
,
all
'
oro
,
nel
quale
si
calcolano
i
benefizi
di
una
battaglia
da
quanto
rialza
la
borsa
.
Io
ti
ho
veduta
,
o
sacra
primavera
d
'
Italia
:
io
ti
ho
veduta
affrontar
sorridendo
la
morte
,
correre
incontro
ai
cannoni
con
la
stessa
vaghezza
con
cui
una
fanciullina
corre
a
cogliere
un
fiore
,
accompagnare
con
guerresche
canzoni
il
fischio
delle
palle
,
perdere
l
'
ultima
stilla
di
sangue
,
col
volto
ispirato
,
coll
'
occhio
raggiante
,
come
chi
sa
di
riabilitare
,
morendo
,
l
'
umanità
che
lo
spregia
:
io
ti
ho
veduta
e
d
'
ora
in
avanti
in
mezzo
alle
delusioni
continue
,
alle
ambizioni
codarde
,
ai
vaneggiamenti
ridicoli
di
questa
società
trista
ed
ipocrita
,
il
tuo
glorioso
ricordo
infonderà
nuova
lena
al
mio
spirito
,
mi
raffermerà
sempre
più
in
quei
santi
principii
che
mi
sono
di
guida
,
mi
farà
affrontare
,
se
pur
ne
è
duopo
,
a
mia
volta
la
morte
...
La
morte
?
..
Oh
!
ben
felice
chi
la
può
incontrare
col
vostro
eroismo
!
Calate
,
o
corvi
dall
'
alte
montagne
e
dalle
folte
foreste
vicine
...
i
re
della
terra
vi
apprestano
per
oggi
un
sontuoso
banchetto
:
i
re
della
terra
son
vostri
degni
fratelli
,
e
non
si
mostreranno
oggi
dammeno
della
fama
di
splendidi
,
per
cui
l
'
inalzano
a
'
sette
cieli
i
cortigiani
ed
i
giornalisti
venduti
.
Da
una
parte
è
l
'
avvenire
,
la
gioventù
!
dall
'
altra
il
passato
,
il
calcolo
freddo
,
impassibile
come
il
destino
.
In
oggi
chi
troverà
il
sistema
di
distruggere
reggimenti
intieri
in
un
colpo
avrà
lauri
,
corone
,
commende
ed
archi
trionfali
...
i
medici
condotti
,
questi
poveri
figli
della
scienza
che
sfidano
l
'
inclemenza
delle
stagioni
,
i
disagi
delle
montagne
,
stentano
la
vita
e
maledicano
la
fecondità
delle
loro
compagne
di
sventura
e
di
triboli
...
oh
,
è
pur
giusta
la
giustizia
dei
re
,
ma
qualche
volta
può
anche
sbagliare
i
suoi
calcoli
!
Il
progresso
infrange
l
'
edifizio
granitico
inalzato
dall
'
oscurantismo
e
sorretto
dalla
violenza
:
il
progresso
debella
ogni
ostacolo
,
apparisca
pur
formidabile
.
Quando
si
fora
il
Moncenisio
e
si
taglia
l
'
istmo
di
Suez
,
potrà
l
'
umanità
soffermarsi
difaccia
alla
barriera
di
un
privilegio
,
più
d
'
ogni
altro
schifoso
,
perché
tenuto
su
da
baionette
tuttora
rosseggianti
di
sangue
?
Che
si
coronino
adunque
d
'
elleboro
,
che
danzino
,
come
pazzi
,
sull
'
orlo
della
voragine
,
che
si
inebrino
ai
baci
comprati
delle
loro
Odalische
,
che
votino
allegramente
quei
calici
dove
il
rosso
licore
dovrebbe
rammentar
loro
il
sangue
di
popolo
,
da
loro
indegnamente
versato
...
il
Dies
irae
ha
da
giunger
per
tutti
,
la
scienza
ha
già
segnato
nell
'
aule
dei
re
il
Mane
,
Tekel
,
Fares
,
ed
incapaci
di
rinvenire
nell
'
estremo
momento
il
coraggio
di
Sardanapalo
,
noi
li
vedremo
ricchi
accattoni
girellare
nel
mondo
,
sfuggiti
da
tutti
come
belve
feroci
,
impotenti
e
rabbiosi
!
..
Brillava
ancora
qua
e
là
per
il
cielo
qualche
stella
,
che
man
mano
sbiancandosi
andava
a
svanire
nell
'
infinito
come
un
generoso
proposito
di
una
anima
debole
,
e
noi
eravamo
al
quartier
generale
.
Passammo
lì
molte
ore
senza
alcuna
novella
,
quando
ci
fu
detto
che
anche
per
quel
giorno
non
eravi
alcuna
cosa
di
nuovo
;
ma
che
però
,
stessimo
pronti
per
il
domani
che
nel
domani
avremmo
avuto
una
grande
,
una
decisiva
battaglia
.
Rossi
,
Piccini
,
gli
altri
nostri
amici
della
Compagnia
Genovese
,
ci
confermarono
l
'
esattezza
di
ciò
che
si
sentiva
e
tutt
'
insieme
giurammo
di
pigliare
la
sera
una
sbornia
solenne
,
per
rassomigliare
almeno
in
qualche
cosa
a
Leonida
e
ai
suoi
trecento
spartani
che
,
come
ognuno
sa
,
banchettarono
allegramente
prima
di
farsi
incontro
alle
tremende
falangi
di
Serse
,
dandosi
appuntamento
pel
dì
dopo
all
'
inferno
...
e
nessuno
di
loro
mancò
alla
propria
parola
...
Beati
quei
tempi
!
Sul
mezzogiorno
però
a
tutti
i
canti
della
città
suonarono
le
trombe
;
i
soldati
furono
in
fretta
e
in
furia
mandati
fuori
della
città
...
il
cannone
tuonava
:
questa
volta
ci
si
era
davvero
.
Tutti
si
corse
come
un
sol
uomo
,
al
palazzo
della
prefettura
:
là
trovammo
il
nostro
tenente
Ricci
-
Si
vuole
andare
-
Gridammo
a
coro
pieno
-
Andremo
,
rispose
lui
,
anche
senza
arme
,
e
poco
dopo
tutti
ci
movemmo
,
senza
curarsi
nemmeno
di
avere
un
fucile
.
Passammo
dalla
Porta
sant
'
Apollinare
dove
trovammo
Bordone
con
tutti
i
suoi
ufficiali
:
prendemmo
a
passo
di
corsa
un
viottolo
,
desiosi
di
anticipare
il
momento
,
che
anelavamo
da
sì
gran
tempo
.
Ad
ogni
minuto
il
rimbombo
dell
'
artiglieria
,
rassembrava
una
voce
potente
che
ci
accusasse
di
essere
lontani
dal
pericolo
:
i
circostanti
campi
erano
ghiacciati
:
ghiacciati
i
fossi
che
fiancheggiavano
la
via
,
eppure
si
sudava
,
eppure
il
cuore
ci
batteva
forte
forte
nel
petto
e
noi
avevamo
la
lingua
fuori
.
Ad
ogni
colpo
un
sol
grido
elevavasi
da
tutti
noi
,
un
sol
grido
che
chiaramente
mostrava
la
nostra
animazione
,
la
nostra
bramosia
,
il
grido
di
:
Avanti
!
A
mezzo
chilometro
dalla
città
,
incominciammo
a
trovare
delle
guardie
mobili
,
o
appiattate
,
o
che
si
ritiravano
:
noi
non
facemmo
loro
alcun
rimprovero
,
ma
invece
con
la
più
buona
maniera
del
mondo
,
si
richiedevano
del
loro
fucile
.
Molti
lo
diedero
assai
volentieri
;
molti
altri
,
inorridisco
a
dirlo
,
ce
la
venderono
:
pochi
,
messi
su
dall
'
esempio
,
ci
seguitarono
.
E
intanto
pochi
passi
ci
mancavano
ancora
per
arrivare
a
Fontain
;
una
salita
,
molto
erta
,
e
ci
si
era
;
facemmo
quella
salita
di
corsa
.
Al
limitare
del
paese
,
due
palle
attraversarono
la
via
;
i
più
giovani
abbassarono
istintivamente
la
testa
,
noi
godemmo
per
aver
raggiunto
finalmente
la
meta
.
Fontain
era
desolato
:
chiuse
tutte
le
case
,
non
un
abitante
per
le
due
o
tre
vie
che
costituiscono
questa
borgata
.
Prendemmo
la
prima
strada
che
ci
si
parò
innanzi
alla
vista
,
ed
arrivammo
ad
una
piazzetta
,
che
è
proprio
sotto
alla
piccola
collina
,
sulla
quale
è
situata
la
chiesa
.
La
mitraglia
imperversava
,
al
nostro
arrivo
:
i
piccoli
muri
che
custodivano
i
vicini
giardini
,
erano
battuti
,
scalcinati
,
rovinati
addirittura
da
quest
'
uragano
di
nuovo
genere
:
andare
in
mezzo
alla
spianata
sarebbe
stato
impossibile
;
meno
male
che
fu
l
'
affare
di
pochi
secondi
!
...
Addossati
a
una
cancellata
di
un
giardino
,
lì
trovammo
Kane
,
Niklatz
è
le
altre
due
guide
che
erano
state
attaccate
al
seguito
del
generale
Bossak
..
Kane
mi
trasse
dapparte
,
e
mi
sussurrò
negli
orecchi
:
Si
crede
morto
Bassak
:
è
da
stamani
che
noi
non
l
'
abbiamo
veduto
....
Montammo
su
alla
chiesa
,
una
sezione
d
'
artiglieria
stava
ai
due
lati
della
modesta
parrocchia
;
il
colonnello
Olivier
,
assisteva
alle
operazioni
dei
suoi
cannonieri
:
e
a
pochi
passi
da
lui
,
con
un
sangue
freddo
invidiabile
,
col
suo
breviario
sotto
il
braccio
se
ne
stava
il
prior
di
Fontain
.
Il
fuoco
degli
assalitori
era
diminuito
;
di
tanto
in
tanto
qualche
nuvoletta
di
fumo
appariva
improvvisamente
sul
Orizzonte
,
e
qualche
scaglia
veniva
a
cadere
ai
nostri
piedi
.
-
Datemi
un
po
'
il
canocchiale
-
Domandai
a
un
'
artigliere
,
un
bellissimo
giovane
.
-
Tenete
mi
disse
e
non
fu
capace
di
darmelo
che
una
palla
gli
faceva
schizzare
il
cervello
...
Fu
l
'
unica
palla
di
fucile
che
sentimmo
ronzare
in
Fontain
,
Intanto
un
vivissimo
fuoco
di
moschetteria
cominciò
a
sentirsi
dalla
parte
della
vicina
Talant
.
Talant
e
Fontain
son
due
collinette
isolate
,
che
si
elevano
in
una
estesa
pianura
,
frastagliata
qua
e
là
da
piccoli
rialzi
,
e
nel
cui
fondo
è
il
piccolo
paese
di
Daix
,
che
era
stato
sgombrato
al
mattino
da
due
battaglioni
di
guardia
mobile
che
l
'
aveano
in
custodia
.
I
Prussiani
si
erano
spinti
verso
Fontain
,
poi
ritirandosi
con
una
mossa
improvvisa
,
si
erano
ricostituiti
dietro
il
villaggio
di
Daix
,
per
piombare
in
grandi
masse
sopra
Talant
:
per
conseguenza
il
fuoco
di
fronte
a
noi
potea
dirsi
quasi
cessato
;
mentre
cominciava
,
e
senza
posa
,
sulla
nostra
sinistra
.
-
Che
facciamo
?
-
Domandammo
al
Ricci
.
-
Andiamo
laggiù
...
E
tutti
scendemmo
la
strada
e
per
far
più
presto
entrammo
nei
campi
:
lì
cominciò
la
bella
sinfonia
delle
palle
...
Addio
Italia
,
pensammo
tra
noi
,
addio
occupazioni
della
nostra
vita
scapata
...
un
grido
ci
tolse
alle
reflessioni
...
il
povero
Gaido
,
colpito
in
mezzo
del
cuore
,
cadeva
a
pochi
passi
da
noi
.
Si
procede
...
riscontriamo
un
ferito
che
vien
trasportato
a
braccia
alla
vicina
ambulanza
...
Ciao
ragazzi
,
ci
dice
,
viva
la
Repubblica
e
noi
si
procede
ancora
e
vediamo
il
prode
capitano
Vichard
,
capo
di
stato
maggiore
del
Bossak
,
dilaniato
da
cinque
ferite
.
-
Portalo
all
'
ambulanza
-
Mi
grida
il
tenente
.
-
Ma
...
-
Poi
ci
raggiungerai
...
tu
sai
dove
siamo
!
E
io
e
il
Bocconi
,
preso
a
braccetto
il
Vichard
,
rifacemmo
quella
via
sempre
in
mezzo
all
'
imperversar
delle
palle
,
almanaccammo
una
buona
mezz
'
ora
per
trovare
questa
benedetta
ambulanza
,
e
quando
ci
fummo
arrivati
,
fummo
dolorosamente
sorpresi
nell
'
osservare
,
che
punto
più
esposto
di
quello
alle
palle
era
impossibile
il
ritrovare
;
lì
ci
era
addirittura
una
grandine
e
molti
feriti
,
credo
,
vi
ricevessero
il
colpo
di
grazia
.
Dopo
poco
raggiungemmo
i
compagni
....
Ed
ora
spingiamoci
sotto
Talant
,
dove
aveva
da
essere
la
sublime
ecatombe
,
dove
Garibaldi
in
persona
,
a
cavallo
,
in
prima
linea
capitanava
il
combattimento
.
Nei
campi
sulla
destra
del
paese
avevano
preso
posizione
,
e
si
accingevano
a
rintuzzare
l
'
assalto
dei
Prussiani
,
la
Compagnia
Genovese
(
capitano
Razzeto
)
i
Cacciatori
Spagnoli
,
del
cui
capitano
sono
rincrescevole
di
non
sapere
il
nome
,
e
gli
Egiziani
,
comandati
da
Zauli
.
I
cacciatori
di
Marsala
erano
in
sostegno
di
queste
compagnie
.
La
legione
Tanara
era
dall
'
altro
lato
della
via
,
mentre
Ravelli
coi
suoi
era
in
riserva
nel
paese
.
Tutta
la
terza
e
quinta
brigata
erano
insomma
lassù
.
Dai
vigneti
,
dalle
ville
poco
distanti
i
Prussiani
cominciarono
un
fuoco
d
'
inferno
:
gli
alberi
erano
scheggiati
ad
ogni
minuto
;
le
siepi
si
stroncavano
,
producendo
un
fracasso
indescrivibile
:
ogni
poco
si
spengeva
per
sempre
una
generosissima
vita
;
ogni
poco
erano
gemiti
,
strida
,
imprecazioni
;
gli
strazianti
lamenti
degli
uomini
avevano
riscontro
in
que
'
dei
cavalli
...
povere
bestie
innocenti
,
che
ad
ogni
poco
cadevano
stramazzoni
per
terra
in
quella
grandinata
di
proiettili
,
che
di
minuto
in
minuto
raddoppiava
d
'
intensità
.
I
nostri
erano
imperterriti
come
vecchi
soldati
:
gli
Spagnoli
ammirabili
;
nelle
legioni
Italiane
non
mancavano
spiritosaggini
,
nè
arguzie
..
-
Guarda
,
se
con
quegli
elmi
non
paiono
civiconi
del
quarantotto
!
-
Diceva
uno
.
-
Mirali
bene
...
che
vadano
a
godere
della
sua
grazia
di
Dio
!
-
Coraggio
amici
,
si
gioca
l
'
ultima
carta
...
o
si
sballa
o
saremo
eroi
.
Conforti
reciproci
,
incoraggiamenti
non
mancavano
certo
in
quelle
file
che
decimava
la
morte
.
I
Prussiani
avevano
fatto
delle
feritoie
in
un
muro
difaccia
e
con
tutta
la
sicurezza
possibile
miravano
come
se
fossero
al
bersaglio
.
Nella
prima
mezz
'
ora
,
Squaglia
ebbe
una
palla
in
bocca
che
poco
dopo
lo
rese
cadavere
.
Povero
Squaglia
!
...
Quasichè
presentisse
la
morte
aveva
dato
a
tutti
i
compagni
la
sua
carta
di
visita
con
l
'
indirizzo
preciso
della
propria
famiglia
.
Canzio
,
come
sempre
elegantissimo
,
se
ne
stava
in
capo
alla
via
,
puntando
i
nemici
col
canocchiale
,
indifferente
come
se
puntasse
una
bella
donna
al
teatro
.
Canessa
era
a
pochi
passi
da
lui
.
Menotti
,
Bizzoni
,
Tanara
,
Erba
trapassavano
recando
ordini
,
incoraggiando
col
loro
contegno
i
più
timidi
in
mezzo
a
quel
turbine
di
palle
di
ogni
qualità
,
che
ci
aveva
ridotti
,
alla
lettera
,
sordi
.
Garibaldi
esposto
come
tutti
gli
altri
,
più
di
tutti
gli
altri
alle
micidialissimo
scariche
del
nemico
,
era
sorridente
,
tranquillo
e
faceva
nascere
nel
cuore
d
'
ognuno
un
sentimento
tale
di
dignità
e
di
rispetto
che
credo
,
sarebbe
stato
per
chiunque
impossibile
il
mancare
al
proprio
dovere
.
I
nostri
si
mandarono
a
dare
due
cariche
alla
baionetta
,
cariche
che
furono
ricevute
accanitamente
dal
nemico
...
Quante
nobili
vite
non
furono
spente
!
..
Il
terreno
era
chiazzato
di
sangue
,
ad
ogni
passo
impediva
l
'
andare
un
cadavere
,
via
via
che
si
procedeva
i
morti
erano
ammonticchiati
l
'
uno
sull
'
altro
.
E
intanto
si
avvicinava
la
sera
;
e
un
'
acqua
fine
fine
ci
filtrava
nell
'
essa
;
fu
allora
che
vidi
Mis
Wite
Mario
passeggiare
intrepidamente
lì
proprio
in
prima
fila
con
un
sangue
freddo
da
fare
invidia
a
un
vecchio
soldato
;
chiunque
ha
preso
parte
alle
tremende
giornate
di
Digione
,
deve
serbare
eterna
memoria
di
questa
eroina
,
che
abbiamo
veduta
trasvolarci
davanti
,
come
un
'
esempio
vivente
di
quanto
può
fare
una
donna
animata
da
generosi
propositi
;
lei
hanno
ammirata
al
proprio
fianco
i
combattenti
,
lei
hanno
salutata
come
affettuosa
sorella
i
feriti
;
lei
hanno
riverito
gli
stessi
nemici
,
in
mezzo
ai
quali
passava
dalle
nostre
file
,
per
poter
recare
un
sollievo
a
chi
era
in
angustie
,
per
potere
avere
informazioni
sicure
su
certe
cose
che
rimanevano
al
buio
.
Mai
la
morte
ha
mietute
tante
vite
magnanime
in
pochi
momenti
,
come
quella
sera
a
Talant
.
Gli
Spagnoli
si
erano
ridotti
ad
un
piccolo
nucleo
ed
avevano
perduto
i
loro
ufficiali
,
lo
stesso
era
degl
'
Egiziani
il
cui
prode
tenente
Zauli
giaceva
ferito
;
morto
il
bravo
tenente
Gniecco
dei
Genovesi
,
ed
esanimi
al
suolo
giacevano
già
Salomoni
,
Imbriani
,
Settignani
,
e
Pastoris
.
L
'
ecatombe
stava
per
compiersi
:
a
quelli
in
prima
linea
mancavano
le
munizioni
,
e
l
'
ostinatezza
dei
Prussiani
raddoppiava
:
mentre
difatti
essi
avevano
sgombrato
quasi
tutto
l
'
esteso
terreno
che
ci
stava
dicontro
,
si
agglomeravano
in
faccia
a
Talant
,
a
Talant
i
di
cui
difensori
oramai
potevansi
calcolare
a
poche
centinaie
.
Avevano
i
nostri
avversarii
occupata
una
cascina
al
disotto
del
paese
,
e
si
avanzavano
a
pelettoni
serrati
,
e
tirando
su
noi
con
una
continuità
straordinaria
.
Vien
dato
al
battaglione
dei
Cacciatori
di
Marsala
l
'
ordine
di
avanzarsi
e
di
caricare
il
nemico
.
Lo
strenuissimo
Perla
col
volto
raggiante
,
con
piglio
da
infonder
coraggio
ad
un
morto
si
pone
alla
testa
.
Genovesi
,
Egiziani
,
Spagnoli
,
quelli
delle
altre
legioni
,
tutti
si
raggranellano
dietro
di
lui
,
tutti
sono
ansiosi
di
morire
da
forti
o
di
veder
rinculare
il
nemico
.
Molti
non
hanno
più
cariche
molti
sono
sfiniti
dalla
stanchezza
,
molti
non
resistono
più
in
mezzo
a
quella
desolazione
e
vanno
incontro
a
una
palla
tanto
per
finirla
una
volta
con
questo
mondo
codardo
;
avanti
,
gridano
gli
ufficiali
,
avanti
ripetono
i
più
animosi
,
avanti
grida
nel
cuore
l
'
amore
dell
'
umanità
e
della
repubblica
,
avanti
la
voce
del
dovere
e
tutti
,
come
un
sol
'
uomo
,
si
accingono
alla
titanica
impresa
.
Cinquecento
cori
battevano
in
quell
'
istante
all
'
unisono
!
...
Viva
la
Repubblica
,
viva
Garibaldi
...
giù
la
baionetta
ed
a
passo
di
corsa
contro
i
soldati
di
re
Guglielmo
.
Il
fumo
impedisce
la
vista
:
in
quella
penombra
,
prodotta
anche
dall
'
ora
divenuta
tarda
,
ad
ogni
secondo
si
vedono
guizzare
immense
strisce
di
fuoco
;
si
procede
pestando
i
cadaveri
e
seminando
a
ogni
poco
di
nuovi
cadaveri
il
suolo
;
i
Prussiani
essi
pure
si
avanzano
,
ma
lentamente
;
il
cozzarsi
è
divenuto
inevitabile
e
sarà
un
cozzo
tremendo
.
Lo
slancio
dei
nostri
è
impetuoso
...
troppo
impetuoso
:
Perla
,
il
veterano
di
tutte
le
campagne
dell
'
indipendenza
stramazza
per
terra
mortalmente
ferito
:
Cavallotti
è
morto
;
moribondo
il
tenente
Rossi
di
Lodi
:
i
soli
cacciatori
di
Marsala
hanno
17
ufficiali
fuori
di
combattimento
.
I
Prussiani
si
asserragliano
in
due
casette
;
vien
dato
anche
ai
nostri
l
'
ordine
di
ritirarsi
;
rimanendo
la
sola
legione
Ravelli
a
guardia
di
Talant
...
-
Vieni
via
-
Grida
il
Piccini
al
Rossi
,
quando
tutti
si
erano
ritirati
.
-
Fammi
utilizzare
anche
le
ultime
due
cariche
che
mi
sono
restate
-
Questi
rispose
...
e
si
avanzò
verso
il
nemico
.
Un
vivissimo
fuoco
di
moschetteria
,
l
'
ultimo
che
si
eseguisse
in
quel
punto
,
uccise
il
nostro
amico
diletto
,
il
nostro
compagno
di
tante
sventure
e
di
tante
peripezie
.
Nessuno
più
lo
rivide
:
il
giorno
dipoi
sapemmo
da
una
guida
che
egli
era
morto
in
conseguenza
di
tre
ferite
:
due
nel
petto
ed
una
nella
faccia
.
Ci
ritirammo
;
il
cielo
era
ingombrato
qua
e
là
da
densi
nuvoloni
;
gli
alberi
sembravano
giganteschi
;
al
fragore
prolungato
di
poco
fa
era
succeduto
un
silenzio
cupo
,
lugubre
,
interotto
solamente
a
lunghi
intervalli
da
qualche
colpo
;
rientrammo
nella
gran
strada
e
qui
un
viavai
di
carri
,
d
'
ambulanze
,
sopra
uno
dei
quali
vidi
la
simpatica
donnina
che
avevamo
veduto
dalla
tabaccaia
,
e
trasporti
di
feriti
,
e
imprecazioni
di
morenti
,
e
un
chiamarsi
ad
alta
voce
tra
i
carri
e
un
domandarsi
informazione
,
accolte
ora
da
sospiri
,
ora
da
bestemmie
,
ora
da
un
«
meno
male
»
proferito
in
senso
stizzoso
e
soddisfatto
;
nei
campi
adiacenti
si
vedevano
a
quell
'
incerto
chiarore
molti
cadaveri
;
la
luna
si
mostrava
timidamente
in
mezzo
alle
nubi
.
Mi
venne
in
mente
la
leggenda
popolare
che
sostiene
Caino
esser
stato
relegato
nella
luna
;
le
macchie
di
questo
pianeta
mi
sembravano
in
quella
sera
proprio
gli
occhi
di
questo
primo
fratricida
,
che
ora
allegravasi
a
quella
strage
fraterna
.
Su
un
carrettone
vedemmo
insieme
a
tanti
altri
lo
Stefani
che
era
stato
ferito
in
un
braccio
;
noi
c
'
inoltravamo
serii
serii
in
mezzo
a
quelle
confusione
;
nessuno
avrebbe
potuto
scherzare
:
un
giovinetto
si
azzardò
di
intuonar
sottovoce
una
cantilena
fu
acremente
ripreso
:
erano
troppi
i
morti
che
avevamo
veduti
a
quell
'
ora
,
eran
troppe
le
perdite
che
ci
facevano
sanguinare
l
'
anima
a
tutti
e
,
ce
lo
perdonino
gli
spiriti
forti
,
noi
si
sentiva
voglia
di
piangere
.
Io
comprendo
in
certi
momenti
l
'
indispensabilità
di
una
guerra
,
comprendo
che
nel
fervore
delle
pugne
ci
s
'
inebrii
più
che
se
prendessimo
parte
a
una
scena
d
'
amore
e
di
ardentissimo
amore
,
ma
,
quando
tutto
ritorna
nella
solita
calma
;
quando
girando
gli
occhi
non
vedi
che
informi
ammassi
di
carne
che
saran
putrefatti
tra
poco
,
e
che
poco
tempo
fa
sentivano
,
amavano
,
speravano
;
quando
ripensi
al
dolore
,
alla
disperazione
di
migliaia
di
madri
e
di
vedove
,
se
non
detesti
questa
macelleria
d
'
innocenti
,
questa
violazione
delle
più
care
affezioni
e
dei
legami
più
sacri
,
bisogna
dire
che
la
natura
ti
ha
dotato
di
un
cuore
di
pietra
!
..
I
Chinesi
,
che
noi
abbiamo
avuto
il
coraggio
di
chiamar
barbari
sino
a
questi
ultimi
tempi
,
fino
dall
'
età
più
lontane
,
come
ci
dice
Laotsu
,
imponevano
ai
loro
generali
di
mettersi
in
lutto
,
appenachè
avevano
vinto
una
battaglia
:
noi
che
ci
si
becca
il
titolo
di
umanissimi
e
di
civilizzati
inalziamo
sulle
nostre
piazze
monumenti
ai
generali
,
anche
quando
hanno
perduto
,
purché
abbiano
tirato
a
far
ciccia
.
Evviva
la
civiltà
!
Entrati
in
Digione
,
con
grandissima
nostra
sorpresa
,
trovammo
aperte
tutte
le
botteghe
;
andammo
alla
solita
trattoria
...
era
quasi
deserta
;
quanti
di
quelli
che
erano
soliti
a
frequentarci
non
avevano
lasciato
la
vita
,
nel
breve
volgere
di
otto
o
dieci
ore
!
...
Ogni
persona
che
entrava
,
erano
domande
,
grida
di
sorpresa
,
strette
di
mano
:
e
solamente
allora
si
cominciava
a
forza
di
racconti
a
sapere
gli
episodi
gloriosi
del
combattimento
,
le
perdite
che
avevamo
subito
,
l
'
andamento
preciso
della
battaglia
.
-
Il
tale
...
?
domandava
qualcuno
;
è
morto
,
gli
si
rispondeva
;
e
il
tale
altro
?
...
Morto
anche
lui
...
e
tutti
a
sforzarci
a
sorridere
per
far
gli
uomini
forti
,
ma
il
sorriso
moriva
sul
labbro
e
ci
si
sentiva
invece
un
groppo
alla
gola
che
ci
faceva
discorrere
stentatamente
,
e
avremmo
pianto
così
volentieri
,
se
il
pianto
non
fosse
qualificato
per
una
debolezza
da
donnicciole
.
Le
guide
del
generale
Bossak
ci
annunziarono
la
morte
di
questo
eroico
figlio
della
Polonia
;
come
erano
commosse
via
via
che
procedevano
nel
loro
racconto
!
Non
era
un
superiore
quello
che
avevano
perduto
,
era
un
fratello
:
Bossak
aveva
voluto
dar
loro
di
sua
tasca
ogni
giorno
il
doppio
della
paga
che
le
ricevevano
dal
corpo
;
ogni
giorno
le
voleva
a
mensa
con
lui
;
il
primo
dell
'
anno
fe
'
loro
presente
di
qualche
marengo
:
una
volta
che
la
brigata
mancava
di
viveri
provvide
,
sempre
a
sue
spese
,
affinchè
nessuno
soffrisse
la
fame
.
La
democrazia
faceva
una
perdita
irreparabile
con
la
morte
di
lui
;
figlio
di
una
delle
più
illustri
famiglie
Pollacche
,
si
era
posto
a
capo
della
rivoluzione
nel
1864
,
ed
esule
in
Svizzera
confezionava
le
cartoline
da
spagnolette
,
tanto
per
tirare
avanti
onoratamente
la
sua
famigliola
.
Appenachè
seppe
esser
la
Francia
divenuta
repubblica
,
si
mise
a
di
lei
servizio
,
e
nella
mattina
di
questo
giorno
glorioso
,
spintosi
alla
testa
di
una
ventina
di
guardie
mobili
,
più
arditamente
di
quello
che
sogliono
fare
tutti
i
generali
,
aveva
incontrato
la
morte
,
suggellando
col
sangue
la
sua
vita
esemplare
.
Verso
le
dieci
io
volli
ridurmi
a
casa
:
la
stanchezza
mia
è
indescrivibile
;
appena
in
strada
incontrai
i
Carabinieri
Genovesi
:
saranno
stati
una
trentina
;
gli
Spagnoli
che
li
seguiano
erano
tutt
'
al
più
venticinque
:
quante
vittime
in
quella
giornata
:
quante
nazioni
non
affratellava
quel
sangue
generoso
sparso
in
prò
di
una
repubblica
!
Arrivato
a
casa
,
mi
scinsi
la
sciabola
:
non
guardai
nemmeno
una
vecchia
bottiglia
che
ci
aveva
apprestato
la
padrona
di
casa
,
meditai
molto
,
riandai
tutti
i
più
piccoli
episodii
della
strage
a
cui
avevo
assistito
,
poi
cominciai
ad
appisolarmi
e
un
benefico
sonno
mi
tolse
alle
ansie
,
alle
dolorose
.
ricordanze
,
alle
considerazioni
più
o
meno
filosofiche
.
«
La
gioia
dei
profani
È
un
fumo
passeggier
.
»
Mi
desto
di
soprassalto
è
sento
di
nuovo
suonar
delle
trombe
;
credo
sul
principio
che
ciò
non
sia
che
un
giuoco
della
mia
alterata
immaginazione
:
aguzzo
l
'
orecchio
,
vò
alla
fine
-
stra
,
la
schiudo
...
Non
ci
è
che
dire
...
sono
trombe
che
ci
chiamano
un
'
altra
volta
a
raccolta
-
Ci
siamo
,
dico
tra
me
e
non
senza
imprecazioni
,
mi
ricingo
la
durlindana
e
scendo
in
mezzo
alla
via
.
Doveva
esser
suonata
di
poco
la
mezzanotte
.
I
soldati
si
avviano
verso
la
stazione
;
io
tenni
lor
dietro
.
-
Che
ci
è
?
-
I
Prussiani
si
avanzano
...
hanno
avuto
rinforzi
.
-
O
non
si
erano
ritirati
?
-
Sì
...
ma
ora
ritornano
.
-
E
noi
?
-
Si
batte
in
ritirata
.
-
È
impossibile
...
Garibaldi
si
farà
ammazzare
ma
non
vorrà
dar
loro
questa
soddisfazione
.
-
Eppure
vedrete
...
vi
dico
che
si
va
a
Lione
.
-
Smettete
,
pazzo
!
-
Non
è
vero
!
-
Se
hai
paura
,
và
a
letto
.
-
È
impossibile
!
...
Insomma
a
forza
di
queste
discussioni
,
si
era
giunti
al
cimitero
che
è
quasi
difaccia
alla
ferrovia
.
Lì
trovammo
Garibaldi
in
carrozza
,
tutto
lo
stato
maggiore
e
alcuni
battaglioni
schierati
.
Degli
scorridori
prendevano
la
via
onde
attinger
notizie
,
o
recar
dei
dispacci
.
Il
freddo
era
tremendo
;
tutti
si
batteva
i
denti
,
ci
si
strisciava
le
mani
,
si
passava
infine
un
quarto
d
'
ora
più
climaterico
di
quello
di
Rabelais
.
Fortunamente
,
dopo
informazioni
ricevute
,
il
Generale
ci
rimandò
tutti
a
dormire
:
non
era
stato
che
un
'
equivoco
,
di
cui
noi
avevamo
pagato
le
spese
.
Mezz
'
ora
dopo
,
a
dir
molto
,
si
dormiva
di
nuovo
tranquillamente
.
CAPITOLO
XV
.
Quattro
ore
di
sonno
,
e
poi
via
di
corsa
in
quartiere
:
quelli
erano
giorni
che
si
poteva
affermare
di
essere
esempii
viventi
della
teoria
di
là
da
venire
,
del
moto
perpetuo
.
La
nostra
scuderia
aveva
due
nuovi
ospiti
;
due
cavalli
che
Mecheri
e
Ghino
Polese
avevano
preso
sul
campo
:
questi
due
giovani
,
il
giorno
innanzi
,
distaccandosi
con
tre
o
quattro
altri
da
noi
,
erano
corsi
in
prima
fila
,
ed
avevano
ottenuto
dai
presenti
gli
elogii
più
ampi
per
il
loro
sangue
freddo
e
il
loro
coraggio
:
Ghino
,
da
quel
capo
ameno
che
era
,
tra
una
scarica
e
l
'
altra
,
nel
turbinio
dello
palle
faceva
un
minuetto
,
destando
unanimi
sorrisi
d
'
ammirazione
...
non
dico
di
più
,
perché
non
si
abbia
a
dire
che
l
'
amicizia
ha
potere
di
convertir
noialtri
scapati
in
società
di
mutua
ammirazione
;
chi
li
ha
veduti
non
potrà
dire
che
come
me
:
con
loro
fu
ferito
assai
gravemente
il
nostro
caporal
furiere
Pianigiani
,
giovinetto
Livornese
quasi
bambino
,
ma
che
per
fermezza
poteva
dar
dei
punti
a
un
vecchio
militare
;
il
Mattei
,
guida
pur
egli
,
fu
ferito
a
una
coscia
da
un
colpo
di
mitragliatrice
,
mentre
si
disponeva
ad
andare
all
'
attacco
.
Raggranello
altri
ragguagli
del
giorno
innanzi
:
delle
quindici
guide
che
si
erano
mosse
a
piedi
col
tenente
Ricci
,
due
erano
morte
e
sette
ferite
:
il
nostro
deposito
avea
dato
il
suo
contingente
alla
carneficina
.
Nella
nottata
due
nostri
caporali
,
Luperi
e
Aribaud
avevan
fatto
prigioniero
il
nipote
del
generale
Werder
,
che
si
era
addormentato
in
una
casetta
.
Mi
si
parla
di
un
Romagnolo
,
Salvadore
Caimi
,
che
,
giacente
in
letto
all
'
ospedale
,
e
dato
per
spacciato
da
medici
,
essendo
afflitto
da
perfidissimo
vaiolo
,
all
'
udire
il
cannone
saltò
giù
,
si
rinpannucciò
alla
meglio
,
e
corse
in
prima
fila
,
ove
morì
,
ma
non
colpito
da
palla
:
tutti
hanno
da
raccontare
qualche
eroismo
che
hanno
veduto
,
qualche
atto
di
valore
di
cui
furono
parte
:
manco
male
,
non
avranno
più
il
coraggio
di
dire
che
gli
Italiani
non
si
battono
!
I
preti
,
strano
a
dirsi
erano
stati
pel
contegno
loro
ammirabili
;
alcuni
signori
dei
paesi
a
noi
vicini
si
erano
mescolati
ai
soldati
,
ed
alcuni
erano
caduti
vittime
del
loro
amore
di
patria
.
Se
la
perdita
di
molti
nostri
compagni
ci
faceva
essere
di
malumore
,
ci
era
anche
di
che
rifarsi
la
bocca
!
Ci
pongono
in
libertà
,
raccomandandoci
di
non
scostarsi
tanto
dal
quartier
generale
:
approfitto
di
questo
intermezzo
per
recarmi
a
far
visita
al
ferito
Stefani
;
la
ferita
era
leggerissima
,
e
lo
avevano
di
nuovo
portato
nella
sua
casa
,
che
serviva
anche
d
'
ambulanza
.
Ci
trovai
mio
fratello
,
diversi
della
compagnia
Genovese
;
tutti
seduti
intorno
al
fuoco
facevano
piani
di
guerra
,
discutevano
i
comandi
del
giorno
avanti
,
rammentavano
i
morti
,
godevano
ed
erano
sorpresi
di
averla
scapolata
e
giuravano
che
fuoco
indiavolato
,
come
quello
sotto
Talant
era
più
che
impossibile
,
avesse
di
nuovo
a
farsi
sentire
.
Vollero
di
riffa
che
io
facessi
una
corrispondenza
per
un
giornale
di
Firenze
e
tutti
ci
vollero
mettere
lo
zampino
....
immaginatevi
che
brodo
lungo
la
venne
a
riuscire
,
e
come
mostrasse
eloquentemente
che
chi
la
scriveva
non
era
un
Montecuccoli
,
nè
un
Napoleone
....
pure
ci
sembrò
un
capolavoro
di
descrizione
,
una
vera
pagina
di
dottrina
strategica
...
ci
si
contentava
di
tanto
poco
,
dopo
una
batosta
così
indiavolata
!
A
interrompere
la
nostra
ammirazione
,
capita
in
mezzo
a
noi
,
come
una
bomba
,
il
Piccini
;
aveva
l
'
amico
un
viso
di
tramontana
da
metterci
i
brividi
addosso
e
non
aveva
torto
;
partito
a
bruzzico
insieme
al
Baldassini
per
rinvenire
il
cadavere
del
suo
già
indivisibile
Rossi
,
per
quanto
avesse
frugato
,
gli
era
stato
impossibile
effettuare
questo
disegno
;
nelle
sue
investigazioni
il
giovine
Garibaldino
erasi
spinto
tanto
in
avanti
,
che
si
era
in
una
strada
incontrato
con
una
squadra
di
Prussiani
,
che
gli
aveva
fatto
una
scarica
addosso
,
scarica
alla
quale
con
favoloso
coraggio
aveva
risposto
con
due
o
tre
colpi
,
rimanendo
illeso
proprio
per
uno
di
quei
miracoli
del
caso
che
non
si
sanno
spiegare
.
A
quel
che
ci
diceva
,
anche
in
quel
giorno
avremmo
avuto
battaglia
sicura
;
confermò
questa
idea
anche
l
'
amico
Mecheri
,
che
andato
a
Fontain
a
restituire
quel
cavallo
che
si
era
appropriato
il
dì
innanzi
,
aveva
udito
un
rumore
vivissimo
di
fucileria
agli
estremi
avamposti
.
Bisogna
confessare
che
queste
notizie
non
furono
accolte
con
molto
entusiasmo
da
noi
;
quel
giorno
avremmo
bramato
di
riposare
;
..
si
riposò
anche
Dio
,
secondo
i
cattolici
:
ma
pure
se
ci
fosse
l
'
ordine
,
se
Garibaldi
si
fosse
battuto
,
senza
essere
onnipotenti
come
il
Dio
dei
Cattolici
,
noi
eravamo
tomi
da
cacciar
la
stanchezza
e
di
fare
quello
che
dovevamo
fare
.
Andammo
però
alla
prefettura
.
Il
cortile
di
questa
dava
l
'
esattissima
idea
del
vestibolo
del
l
'
Inferno
di
Dante
;
non
mancavano
le
diverse
lingue
,
le
favelle
orribili
,
le
voci
alte
e
fioche
di
chi
dava
schiarimenti
,
di
chi
chiedeva
informazioni
,
di
chi
narrava
i
fatti
del
giorno
innanzi
,
nè
mancò
il
suon
di
mani
,
quando
comparve
la
nobile
figura
di
Garibaldi
sorridente
più
dell
'
ordinario
.
Montò
in
carrozza
svelto
,
come
ai
suoi
bei
tempi
e
montò
insieme
con
lui
,
secondo
il
solito
,
Basso
.
Ci
salutò
affettuosamente
;
poi
ci
disse
:
Oggi
avremo
vittoria
.
Parlò
Spagnuolo
con
due
o
tre
figli
d
'
Iberia
che
erano
poco
distanti
dal
nostro
gruppo
,
e
si
rallegrò
con
loro
per
lo
splendido
contegno
che
essi
avevano
tenuto
il
dì
innanzi
:
poi
i
cavalli
si
misero
al
trotto
,
il
generale
si
tolse
il
cappello
in
mezzo
alle
acclamazioni
,
e
,
partì
seguito
da
alcuni
ufficiali
di
stato
maggiore
.
Aveva
appena
oltrepassata
la
porta
che
un
colpo
dì
cannone
ci
annunziò
che
anche
per
quel
giorno
ci
si
era
.
I
Prussiani
,
mentre
potevano
attaccare
Digione
al
Nord
Ovest
,
la
dalla
Ferme
de
Poully
,
pianura
senza
la
minima
ombra
di
fortificazione
,
commettendo
un
'
errore
che
non
si
sa
comprendere
nei
vincitori
di
Sadowa
e
di
Sedan
,
si
ostinarono
a
tornare
all
'
attacco
di
Talant
,
precisamente
come
il
ventuno
.
La
brigata
Menotti
avveva
a
sostenere
adunque
l
'
attacco
e
il
degno
figlio
dell
'
eroe
dei
due
mondi
ebbe
tutti
gli
onori
di
quella
giornata
;
diverse
compagnie
di
Franchi
Tiratori
e
qualche
pezzo
d
'
artiglieria
avevano
durante
la
notte
rinforzate
le
file
che
dipendevano
da
lui
.
Le
legioni
Italiane
rimasero
in
seconda
fila
;
ma
varii
se
la
svignarono
alla
chetichella
dai
ranghi
,
e
corsero
tra
il
fischiar
delle
palle
e
l
'
imperversare
della
mitraglia
,
presentendo
quasi
che
la
vittoria
annunziata
da
Garibaldi
doveva
avere
la
più
ampia
realizzazione
.
I
colpi
dell
'
artiglierie
si
succedevano
senza
tregua
:
i
cittadini
non
se
ne
addavano
;
quel
giorno
tutti
avevan
fiducia
.
Materassi
e
Polese
erano
al
seguito
del
generale
,
io
,
Mecheri
,
Bocconi
pigliammo
a
piedi
la
via
e
ci
incamminammo
verso
Talant
.
Al
principiar
della
strada
incontraMO
il
maggior
Sartorio
che
provvedeva
a
che
fossero
presto
recate
a
compimento
molte
barricate
che
s
'
inalzavano
da
operai
,
requisiti
a
tale
scopo
.
Era
una
vera
giornata
di
primavera
:
il
sole
era
splendido
,
senza
una
nuvola
il
cielo
:
i
due
paesetti
di
Fontain
e
Talant
,
con
le
due
vaghe
colline
,
staccavano
sul
fondo
azzurro
del
cielo
e
invitavano
più
a
godere
di
quell
'
aria
purissima
,
e
ad
inebriarsi
in
quell
'
oceano
di
luce
che
ad
andare
a
scannarsi
.
Splendi
pure
,
con
tutta
la
potenza
degli
animatori
tuoi
raggi
,
o
ministro
maggiore
della
madre
natura
,
oggi
almeno
rischiarerai
il
trionfo
della
Libertà
!
A
poco
più
di
mezzo
chilometro
dalla
città
,
vedemmo
cinque
o
sei
cavalli
morti
;
da
uno
di
questi
si
partiva
una
striscia
di
sangue
,
che
,
come
la
mistica
colonna
che
guidò
nel
deserto
gli
Isrealiti
,
doveva
guidare
i
nostri
passi
fino
a
Talant
.
A
piè
della
scala
di
una
casuccia
,
vedemmo
steso
morto
un
giovine
Garibaldino
;
un
campagnolo
ci
mostrò
una
lettera
che
aveva
trovato
nelle
di
lui
tasche
...
era
una
lettera
della
sua
mamma
;
la
povera
donna
sperava
di
riabbracciare
suo
figlio
nelle
feste
di
Ceppo
:
la
data
di
quella
lettera
era
di
novembre
ed
il
giovine
l
'
aveva
tenuta
sul
cuore
tutto
quel
tempo
!
Arrivammo
alle
nostre
batterie
;
il
fumo
impediva
di
poter
scorgere
ciò
che
avveniva
nel
versante
a
noi
sottoposto
;
un
ronzio
impertinente
di
palle
ci
rendeva
avvertiti
che
i
nemici
non
erano
molto
lontani
.
Garibaldi
,
MeNotti
,
Bizzoni
,
Sant
'
Ambrogio
in
quel
momento
eran
là
.
Troviamo
lo
Strocchi
che
ci
avevano
dato
per
ferito
,
lo
abbracciamo
e
si
aggiunge
con
noi
.
Il
Generale
era
sceso
di
carrozza
,
esaminava
i
tiri
dell
'
artiglieria
e
dava
consigli
agli
artiglieri
.
Uno
di
marina
,
che
faceva
il
servizio
ai
pezzi
,
puntò
due
volte
il
cannone
e
fece
due
tiri
ammirevoli
:
le
nostre
perdite
erano
fin
allora
pochissime
e
i
nostri
nemici
,
non
che
avanzare
,
perdevano
di
momento
in
momento
terreno
;
allora
fu
comandata
la
carica
alla
baionetta
.
I
Franchi
tiratori
si
lanciarono
,
come
leoni
,
all
'
attacco
:
due
zuavi
li
procedevano
di
qualche
passo
,
agitando
,
a
mò
di
bandiera
,
i
guidoni
delle
compagnie
a
cui
erano
stati
ascritti
.
Il
momento
era
sublime
!
Il
fumo
si
era
dileguato
ed
il
sole
ripercotendo
i
suoi
raggi
sugli
elmi
dei
nostri
avversari
,
faceva
apparire
qua
e
là
dei
subiti
guizzi
di
luce
,
da
farteli
scambiare
per
lampi
.
Un
gridìo
continuo
,
entusiastico
,
un
prorompere
di
fucilate
...
eppoi
i
soldati
di
re
Guglielmo
,
pestati
,
inseguiti
colla
baionetta
alle
reni
,
abbandonavano
a
rotta
di
collo
il
campo
di
battaglia
,
seminando
il
terreno
di
fucili
,
d
'
elmi
,
di
feriti
e
di
morti
,
e
ritirandosi
per
tre
chilometri
buoni
:
tra
gli
altri
trofei
furono
presi
sette
fuRgoni
d
'
ambulanza
del
valore
di
circa
novantamila
franchi
.
Il
bravo
colonnello
Lhoste
però
,
caricando
arditamente
alla
testa
dei
suoi
audaci
Franchi
Tiratori
veniva
mortalmente
ferito
.
La
battaglia
era
compiuta
,
la
vittoria
aveva
sorriso
all
'
indomito
coraggio
,
allo
slancio
più
che
umano
dei
volontari
della
repubblica
.
Tornammo
subito
indietro
per
annunziare
la
grata
novella
;
quale
non
fu
la
nostra
maraviglia
,
quando
,
fatti
pochi
passi
dal
campo
,
incontrammo
delle
signore
che
si
erano
spinte
arditamente
fino
lassù
;
signore
che
infangavano
nelle
pozzanghere
i
loro
stivaletti
aristocratici
e
che
ci
salutavano
sventolando
i
fazzoletti
,
sorridendoci
con
un
'
angelica
grazia
.
Non
era
gioia
,
non
era
entusiasmo
quello
da
cui
era
presa
Digione
la
sera
del
ventidue
...
era
ebbrezza
,
delirio
:
a
mezzo
chilometro
dalla
città
era
già
affollata
la
via
;
donne
vecchi
,
ragazzi
ci
saltavano
al
collo
,
ci
prendevano
tra
le
mani
la
testa
ci
sollevavano
dal
peso
delle
anni
,
ci
insegnavano
l
'
un
l
'
altro
,
gridando
a
squarciagola
:
Vive
les
Galibardiens
,
vive
Galibardi
,
vive
l
'
Italie
.
Ci
portavano
quasi
in
collo
dal
mezzo
di
strada
nelle
trattorie
,
e
lì
ci
offrivano
da
bere
,
nè
ci
era
versi
di
rifiutarlo
;
da
ogni
parte
strette
di
mano
,
da
ogni
parte
baci
:
«
come
sono
giovani
»
si
sentiva
ripeter
da
una
parte
;
son
dei
bravi
soldati
,
si
ripeteva
dall
'
altra
...
oh
!
divini
momenti
,
oh
!
dolci
soddisfazioni
di
chi
compie
un
dovere
,
capaci
di
riabilitare
la
persona
più
turpe
,
capaci
di
fare
un
eroe
del
più
pusillanime
.
Ma
echeggia
un
grido
potente
,
non
interrotto
,
che
fa
rintronare
da
un
capo
all
'
altro
la
strada
;
le
finestre
si
spalancano
con
forza
;
le
vecchie
,
rimaste
uniche
in
casa
,
si
affacciano
,
si
spenzolano
,
agitano
le
loro
pezzole
;
un
fremito
nuovo
di
gioventù
rianima
quelle
fibre
affralite
dagli
anni
:
non
è
il
vincitore
d
'
ingiuste
battaglie
quello
che
passa
,
è
l
'
apostolo
delle
cause
giuste
,
è
il
propugnatore
dell
'
umanità
,
è
l
'
eroe
leggendario
,
l
'
uomo
incorrotto
che
con
un
pugno
di
ragazzacci
fa
retrocedere
i
soldati
che
han
fatto
tremare
l
'
Europa
...
è
Garibaldi
.
-
Viva
Garibaldi
-
Gridano
tutti
,
e
popolani
,
soldati
si
buttano
verso
di
lui
,
vanno
quasi
sotto
i
cavalli
e
le
rote
della
carrozza
:
tutti
vorrebbero
stringergli
la
mano
,
tutti
vorrebbero
divorarlo
dai
baci
!
-
Gridate
:
viva
la
repubblica
-
Grida
il
buon
vecchio
-
e
non
sa
riparare
a
salutare
,
e
sorridere
.
I
soldati
che
tornano
hanno
tutti
un
'
elmo
,
un
fucile
preso
ai
Prussiani
;
un
giovinetto
ha
un
piffero
e
fischia
un
'
arietta
in
mezzo
agli
applausi
di
tutti
.
Passano
dei
prigionieri
;
tutti
gli
guardano
,
ma
nessuno
alza
un
grido
...
il
popolo
sente
la
generosità
per
istinto
!
Per
tutte
le
piazze
è
baldoria
:
per
tutto
si
canta
,
si
grida
,
si
applaude
:
sulla
piazza
del
teatro
si
da
fuoco
persino
a
dei
mortaletti
:
la
fiducia
generale
è
rinata
;
gli
elmi
dei
Prussiani
coll
'
annesso
parafulmine
fanno
le
spese
di
tutta
la
sera
;
contento
dell
'
oggi
,
nessuno
cura
il
domani
e
tutti
dimenticano
l
'
ieri
.
Si
va
a
portare
il
fausto
annunzio
allo
Stefani
;
sul
principio
credeva
che
si
scherzasse
:
gli
avevano
nientemeno
dato
a
bere
che
si
trattava
di
fare
una
capitolazione
e
che
i
Prussiani
si
avanzavano
verso
Digione
a
marcia
forzata
.
Io
era
stanco
morto
:
tutte
quelle
emozioni
,
tutte
quelle
fatiche
mi
avevano
prostrato
:
mi
pareva
che
la
vita
mi
sfuggisse
ed
in
camera
del
mio
amico
ferito
ebbi
un
trabocco
di
sangue
.
-
O
guardiamo
,
se
dopo
che
ti
han
risparmiato
la
palle
,
vieni
qui
a
far
la
morte
della
signora
delle
Camelie
?
Mi
disse
il
Materassi
,
che
non
si
reggeva
più
dalla
fatica
,
essendo
stato
in
giro
tutta
la
notte
,
e
a
cavallo
tutto
il
giorno
.
-
Non
gli
risposi
,
perché
quest
'
ultimo
incidente
mi
faceva
uscir
proprio
dai
gangheri
.
Cheto
,
cheto
me
ne
andai
e
neppur
mezz
'
ora
dopo
mi
sdraiavo
sul
letto
.
CAPITOLO
XVI
.
Per
quanto
facessi
,
mi
fu
impossibile
in
quella
nottata
il
provare
un
poco
di
sonno
.
La
testa
mi
ardeva
,
la
febbre
in
certi
momenti
mi
procurava
la
celeste
voluttà
del
delirio
;
ora
mi
pareva
di
essere
in
mezzo
alla
mischia
,
di
vedere
i
nostri
giovani
battaglioni
avanzarsi
,
sgominare
le
schiere
nemiche
,
ed
annusavo
a
piene
narici
il
simpatico
odor
della
polvere
,
e
m
'
inebriavo
ai
mille
episodii
di
un
combattimento
e
di
una
vittoria
;
ora
mi
pareva
di
essere
tornato
in
mezzo
ai
miei
cari
,
e
li
vedevo
a
me
d
'
intorno
,
raccolti
,
pendere
ansiosi
dai
miei
labbri
,
interessarsi
alle
vicende
delle
battaglie
,
alle
storie
che
raccontavo
e
vedevo
brillar
delle
lacrime
,
spuntar
dei
sorrisi
....
.
Finalmente
venne
il
mattino
,
e
parve
che
la
luce
,
come
fugava
le
tenebre
,
fugasse
da
me
i
vaneggiamenti
della
immaginazione
malata
.
Mi
alzai
ed
uscii
;
quelli
non
mi
sembravano
giorni
da
poltrir
sulle
piume
.
A
tutte
le
cantonate
della
città
era
affisso
un
'
ordine
del
giorno
di
Garibaldi
;
ordine
del
giorno
nel
quale
l
'
illustre
comandante
dei
volontarii
,
nonché
inorgoglirsi
ai
fumi
delle
vittorie
e
proclamare
i
suoi
soldati
per
eroi
,
raccomandava
a
loro
di
moderare
la
foga
dei
dì
passati
,
di
non
attaccare
in
massa
il
nemico
,
ma
sì
in
pochi
,
alla
spicciolata
,
e
spronava
in
special
modo
gli
ufficiali
ad
adempiere
un
poco
di
più
il
proprio
dovere
.
Alla
porta
del
quartiere
delle
Guide
,
vidi
il
Materassi
che
scendeva
da
cavallo
;
mi
accolse
a
braccia
aperta
e
mi
mostrò
delle
bottiglie
di
vino
generoso
,
urlando
:
Ecco
lo
specifico
per
la
tua
malattia
!
Quel
vino
era
stato
trovato
nelle
ambulanze
PrussianE
e
doveva
far
le
spese
di
un
mattiniero
banchetto
che
imbandimmo
lì
sul
tamburo
.
Era
mezzogiorno
e
,
malgrado
tutte
le
dicerio
,
si
cominciava
a
credere
che
per
quel
giorno
gli
oppressori
della
Francia
non
ci
avrebbero
molestato
.
Finito
il
pasto
,
ce
ne
andammo
tutti
a
trovare
lo
Stefani
;
dopo
poco
che
eravamo
entrati
nella
di
lui
camera
,
mi
si
cominciò
ad
abbagliare
la
vista
,
sentii
al
palato
un
sapore
di
sangue
,
tossii
a
più
riprese
e
caddi
sfinito
sopra
il
divano
.
Non
so
quanto
stessi
in
quello
stato
in
cui
più
non
sentivo
la
vita
:
quando
cominciai
a
comprender
qualchecosa
tuonava
il
cannone
,
e
lo
Stefani
,
mezzo
vestito
,
stava
per
alzarsi
da
letto
.
-
Si
son
riattaccati
?
..
Domandai
-
Altro
che
riattaccati
!
..
Affacciati
alla
finestra
e
guarda
,
Guardai
...
confesso
di
non
aver
mai
assistito
a
un
così
sconfortante
spettacolo
!
..
La
gente
scappava
a
rotta
di
collo
per
tutte
le
vie
;
le
porte
si
chiudevano
ermeticamente
;
le
finestre
erano
pure
ermeticamente
tappate
;
ogni
poco
qualche
guardia
nazionale
,
o
senza
fucile
,
o
senza
cappello
,
traversava
a
passo
accelerato
davanti
a
noi
,
battendosi
il
capo
,
proferendo
gridi
di
lamento
o
d
'
imprecazione
;
donne
piangenti
che
si
portavano
dietro
i
bambini
,
carri
che
si
caricavano
,
ufficiali
d
'
intendenza
che
a
gran
passi
si
avviavano
in
direzione
del
quartier
generale
....
-
Ma
dunque
siamo
in
completa
disfatta
?
-
Dissi
trA
me
,
e
inpaziente
,
colla
più
dolorosa
angoscia
nell
'
anima
,
col
dubbio
che
mi
torturava
il
cervello
,
presi
la
mia
sciabola
,
ed
andai
anche
io
per
strada
,
deciso
di
correre
alla
prefettura
,
e
di
là
portarmi
sul
campo
.
Sulla
piazza
del
teatro
,
vidi
quattro
batterie
di
cannoni
guardate
da
due
o
tre
guardie
mobili
..
Erano
nuove
artiglierie
arrivate
allora
allora
dalle
fabbriche
di
Lione
e
del
Creusot
...
osservandole
bene
,
lo
si
sarebbe
agevolmente
compreso
,
ma
in
quel
momento
,
in
quell
'
esitazione
le
credei
anche
io
,
come
il
popolo
,
un
indizio
di
ritirata
.
Ma
donde
venivano
queste
paure
?
I
nostri
avevan
forse
perduto
?
..
No
;
come
vedremo
tra
poco
:
ma
alcuni
battaglioni
di
guardia
nazionale
presi
dal
panico
a
quel
terzo
assalto
dei
nostri
nemici
,
atterriti
anche
dal
numero
con
cui
questa
volta
si
erano
presentati
,
non
ascoltando
più
alcun
comando
,
avevano
retrocesso
,
e
,
siccome
,
valanga
erano
piombati
per
le
vie
della
città
,
travolgendo
coloro
che
volevano
impedire
questa
ignobile
fuga
e
facendo
nascere
l
'
allarme
e
lo
spavento
per
ogni
dove
.
I
Prussiani
,
avvedendosi
del
grave
errore
che
avevano
commesso
nei
giorni
antecedenti
,
e
pensando
forse
che
le
nostre
truppe
fossero
,
almeno
per
le
maggior
parte
,
agglomerate
in
Fontain
e
Talant
(
posizioni
contro
le
quali
essi
si
erano
rotte
le
corna
)
si
concentrarono
in
grandi
masse
e
prendendo
la
strada
di
Langres
si
spinsero
infino
al
castello
di
Poully
.
Garibaldi
aveva
ordinato
alla
brigata
Canzio
,
di
avanzarsi
verso
la
direzione
,
da
cui
venne
difatti
il
nemico
,
il
quale
,
fugati
ben
facilmente
i
mobilizzati
,
che
sparsero
poi
tanta
desolazione
in
città
,
erano
giunti
persino
ad
accerchiare
in
una
prossima
masseria
l
'
ardito
Ricciotti
,
che
coi
suoi
bravi
Franchi
Tiratori
,
faceva
una
resistenza
eroica
,
seminando
la
morte
tra
quelle
schiere
che
non
si
azzardavano
ad
assalirlo
e
tenute
a
rispettosa
distanza
dal
ben
nutrito
fuoco
di
fila
,
che
a
loro
opponevano
dalle
finestre
,
dalle
feritoie
,
dalle
siepi
questi
giovani
soldati
della
libertà
.
I
figli
di
Garibaldi
si
mostrarono
degni
del
loro
genitore
,
e
la
Francia
ha
da
serbar
eterna
memoria
del
loro
coraggio
,
delle
loro
abnegazione
,
dalla
loro
bravura
.
Le
bombe
solcavano
l
'
aria
,
già
impregnata
di
fumo
:
il
sibilo
delle
palle
non
avea
tregua
alcuna
;
i
carabinieri
Genovesi
,
i
cacciatori
di
Marsala
,
(
tutta
la
quinta
brigata
)
sdraiati
pei
campi
o
nelle
vicine
praterie
non
facevano
uso
alcuno
delle
armi
.
Canzio
osservava
impassibilmente
le
masse
nemiche
,
ed
ogni
tanto
andava
da
Garibaldi
,
con
cui
confabulava
.
Tutto
ad
un
tratto
guizza
,
come
un
lampo
dall
'
uno
all
'
altro
dei
militi
,
una
notizia
;
un
fremito
generale
si
comunica
di
fila
in
fila
,
come
,
se
tutti
quegli
uomini
subissero
l
'
influenza
di
una
pila
Galvanica
:
Canzio
concitato
,
col
viso
raggiante
,
si
alza
,
grida
a
tutti
i
suoi
uomini
:
Ricciotti
è
circondato
,
salviamolo
,
e
,
come
l
'
ultimo
dei
suoi
subalterni
,
si
lancia
eroicamente
alla
carica
.
La
cavalleria
Prussiana
si
schiera
in
ordine
di
battaglia
difaccia
ai
nostri
;
due
tiri
di
cannone
bene
aggiustati
bastano
a
metterla
in
fuga
,
prima
ancora
che
si
ponga
al
trotto
contro
di
noi
;
altri
colpi
a
mitraglia
sbaragliano
i
battaglioni
nemici
che
si
ammassano
,
si
urtano
,
si
infrangano
contro
la
masseria
,
le
cui
mura
sembrano
di
fuoco
;
i
Genovesi
,
i
cacciatori
di
Marsala
,
gli
Egiziani
,
gli
Spagnuoli
e
persino
due
battaglioni
di
mobilizzati
di
Saone
Loire
animati
dal
nobile
esempio
dei
volontari
,
si
spingono
dietro
il
prode
Canzio
alla
baionetta
,
gridando
viva
la
repubblica
,
viva
la
Francia
,
viva
Garibaldi
e
intonando
la
Marsigliese
e
l
'
inno
d
'
Italia
.
Che
spettacolo
imponente
...
al
solo
pensarci
si
provano
le
vertigini
,
e
quasi
si
crede
di
avere
assistito
a
una
fantasmagoria
.
La
brigata
Ricciotti
si
spinge
eroicamente
fuori
della
masseria
e
arditamente
dà
di
cozzo
nelle
file
Prussiane
:
da
tutte
le
parti
è
una
carneficina
terribile
;
i
cadaveri
si
addensano
sopra
i
cadaveri
;
là
affusti
di
cannoni
stroncati
,
qua
siepi
distrutte
,
alberi
sbarbicati
dal
terreno
;
per
terra
frantumi
di
bombe
,
pozze
di
sangue
,
ossa
scheggiate
,
rimasugli
schifosi
di
corpi
umani
;
i
Prussiani
non
possono
più
reggere
;
è
troppo
formidabile
l
'
urto
dei
nostri
soldati
e
non
che
compatte
colonne
di
uomini
,
sfonderebbe
le
muraglie
d
'
acciaio
.
Le
file
a
noi
dicontro
,
piegano
,
indietreggiano
,
si
sparpagliano
eppoi
si
danno
a
disperatissima
fuga
.
Tito
Strocchi
e
il
capitano
Rostain
di
Grenoble
,
raccolgono
allora
in
mezzo
ai
cadaveri
di
un
picchetto
che
avevano
sbaragliato
,
terminando
tutte
le
cariche
dei
loro
Spencers
,
sempre
tra
l
'
infuriare
delle
palle
nemiche
,
lo
stendardo
del
61
Reggimento
Guglielmo
;
reggimento
che
in
quel
giorno
fu
quasi
disfatto
.
Io
era
arrivato
poco
prima
dell
'
ultima
carica
;
uscito
appena
di
Digione
cominciai
a
imbattermi
in
mobilizzati
senza
il
più
piccolo
vestigio
d
'
armi
,
che
se
la
ritornavano
tranquillamente
in
città
:
fatti
pochi
passi
vidi
la
strada
tutta
seminata
di
sacchi
,
buttati
là
da
questi
prodi
onde
correr
meglio
e
scappare
:
poi
il
consueto
corteggio
di
feriti
e
di
vetture
d
'
ambulanze
:
e
il
capitano
Galeazzi
e
l
'
Orlandi
con
la
sciabola
in
pugno
,
e
con
due
o
tre
guide
che
piattonavano
i
fuggitivi
e
che
si
sforzavano
dì
rimandarli
al
lor
posto
:
finalmente
i
nostri
compagni
che
si
battevano
accanitamente
e
che
si
disponevano
all
'
attacco
.
Garibaldi
corse
subito
sul
luogo
dove
era
stata
definita
la
tremenda
tenzone
,
e
dove
era
accaduto
l
'
orrendo
macello
;
tutti
gli
furono
intorno
;
tutti
vollero
dire
qualchecosa
...
pochi
e
ben
pochi
furono
capaci
di
articolare
un
monosillabo
;
la
gioia
di
quel
momento
è
inesprimile
;
nessuno
sentiva
più
la
fatica
;
eravamo
tra
mucchi
immensi
di
morti
,
si
sentiva
qualche
fucilata
lontana
,
indizio
che
i
soldati
della
grazia
di
Dio
erano
molto
ma
molto
distanti
da
noi
e
che
se
la
battevano
disperatamente
:
avevamo
preso
una
bandiera
:
più
bella
vittoria
noi
non
la
potevamo
sperare
,
ed
ora
se
ne
aspirava
a
pieni
polmoni
tutta
la
voluttà
.
Perché
non
poterono
dividere
le
nostre
letizie
tanti
generosi
che
ora
giacevano
cadaveri
,
perché
non
le
doveva
dividere
il
buon
Ferraris
il
medico
del
generale
,
che
dopo
aver
recato
un
ordine
,
pochi
momenti
avanti
era
morto
?
Mentre
Garibaldi
,
dopo
aver
risposto
ai
più
vicini
,
stava
per
congedarsi
da
noi
e
tornare
in
Digione
,
una
scarica
quasi
a
bruciapelo
c
'
involse
tutti
in
un
turbine
di
proiettili
che
fortunatamente
non
colpirono
alcuno
.
Fu
fatto
voltare
la
carrozza
e
il
Generale
fu
fatto
immediatamente
ritirare
.
Da
chi
ci
veniva
fatta
quella
sorpresa
?
..
Io
non
lo
so
;
certo
che
gli
autori
ne
ebbero
poco
gusto
;
i
volontarii
si
gettarono
con
rabbia
verso
la
parte
da
cui
così
stranamente
eravamo
stati
salutati
,
e
probabilmente
altri
cadaveri
si
aggiungevano
ai
molti
che
ingombravano
il
circostante
terreno
.
I
Genovesi
e
i
cacciatori
di
Marsala
,
dovevano
pernottare
nelle
loro
posizioni
:
salutai
caramente
i
miei
amici
,
ed
appoggiato
al
braccio
di
uno
dei
Francs
chevaliers
de
Chautillon
piano
piano
me
ne
tornai
verso
la
città
,
persuaso
di
assistere
,
se
pur
era
possibile
,
ed
una
dimostrazione
e
ad
un
entusiasmo
maggiore
di
quelli
precedenti
.
Avevo
sbagliato
i
miei
calcoli
!
..
Si
aveva
un
bel
dire
ai
cittadini
che
avevamo
conquistato
una
bandiera
,
che
la
nostra
era
stata
una
completa
vittoria
,
che
i
Prussiani
erano
lontani
chi
sa
quante
miglia
,
oramai
lo
spavento
si
era
loro
infiltrato
nel
cuore
,
oramai
vedevano
le
cose
dietro
il
prisma
della
paura
:
poche
botteghe
si
riaprirono
;
pochissime
donne
si
azzardarono
a
far
capolino
dalle
finestre
;
difaccia
alla
Prefettura
e
alle
Mairie
vi
erano
i
soliti
capannelli
susurroni
,
insistenti
:
fu
insomma
necessario
che
il
Mair
facesse
battere
i
tamburi
a
tutte
le
cantonate
,
ed
ivi
dal
banditore
annunziare
ai
Digionesi
che
potevano
andare
a
letto
,
e
prender
sonno
tranquilli
,
poiché
I
Prussiani
erano
stati
respinti
su
tutta
la
linea
.
-
Dietro
questa
confortante
pubblicazione
,
ricominciammo
a
veder
del
movimento
per
le
strade
;
si
riaprirono
i
caffè
e
la
città
riprese
il
suo
aspetto
normale
.
CAPITOLO
XVII
.
Alla
mattina
del
ventiquattro
la
bandiera
Prussiana
fu
mostrata
a
tutte
le
truppe
e
suscitò
ovunque
l
'
entusiasmo
più
vivo
;
quella
bandiera
era
nuovissima
,
tutta
in
seta
,
magnifica
.
La
popolazione
Digionese
,
accortasi
dell
'
errore
meschino
in
cui
l
'
avevano
fatta
cadere
la
sera
precedente
alcuni
vigliacchi
,
non
si
restava
dal
magnificare
il
nostro
coraggio
ed
aumentava
verso
di
noi
di
dimostrazioni
affettuose
e
gentili
;
sapemmo
che
causa
principale
dello
sgomento
e
dell
'
allarme
era
stato
il
colonnello
dei
mobilizzati
dell
'
Alta
Savoja
,
che
al
primo
rumore
del
combattimento
,
era
corso
con
diversi
suoi
uomini
alla
ferrovia
,
e
lì
aveva
preteso
che
di
riffe
o
di
raffe
si
mettesse
in
pronto
un
convoglio
,
onde
partire
alla
volta
di
Lione
.
Tutto
ci
faceva
sicuri
che
i
Prussiani
non
avrebbero
riattaccato
;
i
nostri
amici
erano
all
'
avamposti
;
pensammo
bene
di
far
loro
una
visita
e
intanto
dare
un
'
occhiata
al
terreno
,
dove
poche
ore
avanti
erasi
combattuta
la
sanguinosa
battaglia
,
alla
quale
eravamo
stati
presenti
.
Qual
tremando
spettacolo
non
ci
offersero
quei
campi
!
Se
io
avessi
la
potenza
descrittiva
di
poterli
ritrarre
al
vero
,
farei
inorridire
i
lettori
...
fortuna
che
non
l
'
ho
,
e
così
risparmio
loro
un
'
emozione
ben
cruda
!
Il
più
sfegatato
paladino
della
guerra
,
ammenoché
non
fosse
un
mostro
,
non
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
fremere
davanti
a
quella
carneficina
autorizzata
dalle
così
dette
gente
civili
.
In
qualche
punto
i
cadaveri
erano
a
strati
;
pochi
i
nostri
,
moltissimi
quelli
Prussiani
;
i
Tedeschi
si
erano
battuti
come
eroi
;
nel
posto
dove
fu
rinvenuta
la
bandiera
si
contavano
uno
accanto
all
'
altro
più
di
novanta
cadaveri
,
tra
i
quali
quello
di
un
maggiore
;
la
prateria
,
la
strada
,
i
viottoli
erano
ingombri
di
elmi
,
di
fucili
,
di
sacchi
;
ogni
passo
che
noi
si
faceva
eravamo
sicuri
d
'
inciampare
in
un
morto
...
Quanta
gioventù
,
quanta
vita
dileguata
in
un
soffio
!
...
Erano
imberbi
adolescenti
,
uomini
tarchiati
;
tutti
avranno
lasciato
nelle
proprie
case
una
sposa
,
una
moglie
,
una
madre
:
queste
povere
donne
ogni
giorno
saranno
accorse
al
giungere
della
posta
,
avranno
divorato
coi
baci
le
righe
,
che
tra
le
fastidiose
occupazioni
del
campo
,
scrivevano
i
loro
cari
:
le
avranno
aspettate
anche
il
domani
quelle
benedette
righe
,
che
loro
facevano
spuntare
tra
ciglio
e
ciglio
una
lacrima
e
l
'
avranno
aspettate
invano
,
e
invano
anche
domani
,
e
così
via
di
seguito
per
chi
sa
quanto
tempo
,
eppoi
finiranno
col
vestirsi
a
bruno
,
col
piangere
,
col
pregare
,
coll
'
imprecare
a
chi
ordinò
,
a
chi
volle
,
a
chi
fece
la
guerra
:
ma
re
Guglielmo
sarà
salutato
imperator
di
Germania
,
ma
Napoleone
goderà
in
santa
pace
nei
beati
ozi
di
Londra
i
milioni
carpiti
alla
disgraziatissima
Francia
!
Oh
!
avessi
avuto
la
virtù
d
'
Ezzecchiello
!
Oh
avessi
potuto
trasfondere
la
vita
in
quegli
esanimi
corpi
!
...
Sorgete
,
avrei
voluto
gridare
con
voce
tuonante
,
sorgete
ed
imprecate
alle
arpie
coronate
,
ai
potenti
del
mondo
;
tornate
nelle
vostre
città
,
nei
vostri
villaggi
,
nelle
vostre
famiglie
,
predicate
che
si
ha
da
esser
tutti
fratelli
,
che
non
si
deve
sprecar
più
tanto
coraggio
per
soddisfare
l
'
ambizione
di
quelli
che
ci
opprimono
,
che
si
deve
abolire
il
macello
di
creature
innocenti
,
fatte
apposta
per
amarsi
tra
loro
,
l
'
une
all
'
altre
simpatiche
,
perché
legate
dal
santo
vincolo
della
sventura
...
Se
Traupmann
con
otto
omicidii
fece
rabbrividire
tutto
il
mondo
civile
,
perché
si
devono
dar
ghirlande
d
'
alloro
a
chi
,
a
sangue
freddo
,
ne
fa
sgozzar
centomila
?
E
mi
pareva
difatti
che
quei
morti
si
levassero
giganti
,
e
colle
braccie
poderose
scaraventassero
nel
vano
i
tarlati
troni
delle
tirannidi
umane
.
Garibaldi
traversò
la
via
in
carrozza
con
Canzio
;
i
due
illustri
e
prodi
soldati
,
arrivati
che
furono
al
punto
di
cui
parlo
,
furono
pur
essi
commossi
:
no
...
non
era
soddisfazione
,
come
dicevano
alcuni
,
quella
che
brillava
sui
loro
volto
,
io
credo
che
fosse
disgusto
.
Il
guerriero
è
inesorabile
,
quando
fischiano
le
palle
,
ma
è
commosso
al
vedere
le
prove
di
un
valore
,
che
il
caso
non
ha
compensato
,
ma
che
è
innegabile
.
Poco
distante
lì
avevan
passata
tutta
la
notte
i
Carabinieri
Genovesi
.
Piccini
ci
accolse
ridendo
...
Oh
!
la
bella
istoria
che
ho
da
contarvi
!
-
-
Raccontacela
.
-
In
poche
parole
vi
sbrigo
...
vedete
quella
casetta
?
...
Terminata
la
mia
guardia
sono
andato
lì
per
riposarmi
...
ci
erano
tre
Prussiani
morti
ed
io
mi
sdraiai
in
mezzo
a
loro
;
appena
steso
per
terra
,
è
inutile
che
vi
dica
,
che
attaccai
un
sonno
birbone
:
mi
ero
addormentato
di
poco
,
quando
mi
parve
sentirmi
girellare
d
'
intorno
,
non
mi
volli
scomodare
a
aprir
gli
occhi
,
e
il
calpestio
,
non
che
cessare
,
accresceva
:
una
mano
poco
delicatamente
si
posò
sul
mio
petto
,
mentre
un
'
altra
si
avvicinava
con
gran
celerità
alla
mia
tasca
;
mi
alzo
allora
,
come
di
soprassalto
e
do
un
grand
'
urlo
:
Chi
è
?
...
Non
sono
mica
morto
io
,
perché
mi
abbiate
a
frugare
!
...
Un
grido
disperato
e
una
fuga
generale
tenne
dietro
alle
mie
parole
:
seguii
i
fuggitivi
e
trovai
due
della
mia
compagnia
che
esercitavano
questo
mestiere
proficuo
sì
,
ma
schifoso
...
-
E
domandaste
loro
,
se
avevano
trovato
molta
roba
?
-
Sì
...
mi
risposero
anzi
che
tutti
quelli
che
avevano
frugato
avevano
in
tasca
la
bibbia
,
e
moltissimi
la
carta
geografica
.
Era
verità
:
nessun
bass
'
uffiziale
era
sprovveduto
della
carta
di
Francia
:
è
così
che
si
vincono
le
battaglie
,
e
non
come
si
fece
nel
beatissimo
regno
d
'
Italia
nella
vergognosissima
guerra
del
66
,
ove
le
carte
non
erano
conosciute
nemmeno
di
vista
dai
colonnelli
di
stato
maggiore
..
Dopo
avere
scambiato
qualche
altra
parola
partimmo
dalle
linee
dei
Genovesi
e
andammo
per
tornare
a
Digione
:
avevamo
fatti
appena
pochi
passi
,
che
sentimmo
dei
gemiti
poco
distanti
da
noi
:
questi
gemiti
venivano
da
una
specie
di
casaccia
che
era
al
principiar
di
una
viottola
:
quella
casaccia
non
doveva
servire
di
abitazione
ad
alcuno
,
nemmeno
in
tempo
di
pace
;
era
bassa
,
piccola
,
e
non
aveva
finestre
.
Il
desiderio
di
giovare
a
qualcuno
,
l
'
idea
che
forse
si
poteva
trovare
lì
qualche
amico
,
ci
fecero
entrare
risolutamente
in
quella
catapecchia
.
Sopra
una
barca
di
concio
vedemmo
all
'
incerta
luce
che
veniva
dalla
piccola
porta
,
un
'
involucro
di
carne
;
da
questo
partivano
i
lamenti
e
,
cosa
strana
,
questi
lamenti
non
ci
parvero
d
'
uomo
;
ma
che
lì
dentro
ci
fosse
una
donna
?
-
accesi
con
mano
tremante
un
fiammifero
,
mi
appressai
...
un
urlo
mi
partì
dalla
strozza
,
il
lume
mi
cadde
di
mano
,
chè
io
non
poteva
credere
a
ciò
che
mi
si
parava
davanti
;
era
,
purtroppo
,
una
povera
donna
colei
che
si
lamentava
in
tal
guisa
e
in
quella
povera
donna
io
riconobbi
Aissa
.
-
Aissa
,
Aissa
-
Le
dissi
e
fui
incapace
di
proferire
altre
parole
.
La
moribonda
mi
guardò
attentamente
,
direi
quasi
con
ostinazione
;
si
pose
una
mano
sul
cuore
,
come
per
reprimerne
i
palpiti
,
stiè
un
poco
senza
articolare
parole
,
poi
faticosamente
,
senza
riconoscermi
,
sussurrò
a
bassissima
voce
:
portatemi
fuori
!
Interrogai
con
un
'
occhiata
i
compagni
;
vedendo
com
'
essi
erano
propensi
ad
esaudire
quest
'
ultimo
voto
di
quella
bella
creatura
,
la
presi
amorevolmente
pel
capo
,
mentre
gli
altri
adagino
adagino
la
sollevarono
pei
piedi
,
e
la
deponemmo
su
di
un
praticello
,
dove
l
'
erbetta
era
tutta
ingemmata
dalle
stille
della
mattiniera
rugiada
,
e
dove
rimpercotevasi
un
vagabondo
rAggio
di
sole
,
che
si
era
fatto
strada
tra
le
nuvole
che
tutto
ingombravano
il
cielo
.
Aissa
era
rimasta
prostrata
;
gli
occhi
le
si
erano
chiusi
;
come
era
bella
!
...
Soffusa
di
un
pallore
che
faceva
apparire
le
di
lei
carni
di
cera
;
coi
magnifici
capelli
neri
disciolti
lungo
le
spalle
,
tu
l
'
avreste
creduta
l
'
angelo
della
grazia
e
della
bellezza
,
morto
esso
pure
in
tanto
turbinio
di
barbarie
!
Poco
più
sotto
del
cuore
,
uno
straccio
nell
'
abito
,
delle
goccie
di
sangue
rappreso
indicavano
dove
l
'
avesse
colpita
il
piombo
nemico
!
In
quell
'
istante
la
si
sarebbe
detta
già
morta
,
se
un
'
anelito
frequente
muovendo
ad
ogni
poco
il
busto
di
lei
non
avesse
ispirato
la
certezza
,
che
ancora
non
si
era
dileguato
il
soffio
animatore
di
quella
materia
.
La
discinsi
;
feci
portare
da
uno
dei
nostri
dell
'
acqua
:
con
questa
le
bagnai
ambe
le
teMpia
,
e
poi
colla
faccia
proprio
sopra
la
sua
,
mi
misi
a
spiare
il
momento
,
in
cui
ella
sarebbe
tornata
ad
essere
in
se
.
-
Chiamino
un
medico
!
...
Sentii
esclamare
una
voce
.
-
Bravo
-
Gridai
io
in
tuono
d
'
assentimento
,
ma
senza
muovermi
...
e
uno
in
fretta
e
furia
andò
per
il
medico
.
L
'
aria
fresca
rianimò
la
bella
dolente
;
Aissa
aprì
le
sue
luci
;
girò
lo
sguardo
per
le
circostanti
campagne
e
addiventò
pensierosa
:
in
quel
momento
forse
le
tornarono
in
mente
i
molti
fatti
del
lugubre
dramma
,
a
cui
ella
aveva
assistito
negli
ultimi
giorni
,
mi
osservò
lungamente
,
un
sorriso
sfiorò
le
di
lei
labbra
sbiancate
...
ella
mi
aveva
riconosciuto
.
-
Vedete
se
ho
bene
adempiuto
alla
promessa
che
io
vi
feci
a
Marsiglia
.
-
Ma
dove
siete
stata
ferita
?
-
Qui
...
-
La
rispose
accennandomi
,
dove
avevo
veduto
il
sangue
rappreso
.
-
Ed
è
grave
?
-
Io
credo
che
sia
mortale
...
lo
spero
Restai
annichilito
;
sperar
nella
morte
in
quell
'
età
,
con
quella
bellezza
,
con
quel
carattere
ardente
e
leggiero
che
tanto
mi
aveva
sorpreso
fino
dal
giorno
che
la
conobbi
!
...
Un
fremito
mi
aveva
invaso
ogni
fibra
,
volevo
persuadermi
di
assistere
ad
una
allucinazione
mentale
e
avrei
dato
la
mia
vita
,
pur
di
non
assistere
a
questo
tristissimo
episodio
,
che
doveva
avere
lo
scioglimento
in
faccia
ai
miei
occhi
.
-
A
che
mi
guardate
così
stranamente
?
-
con
voce
sempre
più
tremula
continuò
la
moribonda
-
Oh
!
lo
so
cosa
pensate
tra
voi
!
...
Me
lo
immagino
...
ma
se
sapeste
,
quanto
mi
sorride
il
lasciar
questa
vita
,
che
mi
opprime
come
la
camicia
di
forza
del
galeotto
...
-
Oh
!
quante
volte
ho
proposto
di
farla
finita
per
sempre
e
sul
più
bello
mi
è
mancato
il
coraggio
!
-
Ma
voi
non
morrete
-
Interruppi
io
-
voi
siete
sul
fiorire
degli
anni
,
siete
robusta
,
la
vostra
ferita
non
è
tanto
grave
...
-
È
mortale
..
lo
sento
!
...
Non
sprecate
le
vostre
cure
per
me
...
sentite
...
là
...
come
urla
quel
povero
soldato
ferito
...
vedete
,
scommetto
che
lui
ha
o
una
mamma
,
o
una
sposa
...
allora
si
soffre
a
lasciare
la
terra
,
ma
io
...
io
..
-
Voi
potrete
trovar
degli
amici
-
Degli
amici
?
!
..
Ma
dove
?
..
Ma
come
?
..
Ma
chi
?
..
-
Io
per
esempio
!
-
Voi
traverserete
il
mare
,
tornerete
in
mezzo
ai
cari
vostri
,
e
presto
,
come
tutti
gli
altri
,
vi
dimenticherete
di
me
...
Noi
donne
galanti
,
alla
moda
non
sappiamo
,
non
c
'
immaginiamo
neppure
l
'
amicizia
;
l
'
amicizia
richiede
del
cuore
e
a
noi
ce
l
'
hanno
strappato
i
signori
di
cui
siamo
i
giocattoli
.
Chi
ci
ha
mai
inculcata
la
santa
religione
dell
'
affetto
,
delle
fede
?
Chi
ci
ha
mai
rammentato
di
esser
donne
?
ripensando
al
passato
una
nube
qualche
volta
passava
sulle
nostre
fronti
...
«
Le
vostre
fronti
son
fatte
per
baci
e
per
i
diademi
,
»
ci
dicevano
i
felici
del
mondo
,
e
a
noi
diamanti
,
abiti
,
ricchezze
...
qualche
volta
la
miseria
degli
altri
ci
strappava
dal
ciglio
una
lacrima
.
«
i
vostri
occhi
non
son
fatti
per
piangere
,
son
fatti
per
brillare
di
voluttà
e
di
piacere
,
»
ci
ripetevano
i
nostri
adoratori
e
a
noi
le
inebrianti
emozioni
dell
'
orgia
.
L
'
artigiano
che
ci
disprezza
perché
colla
prostituzione
si
ha
quello
che
egli
non
giungerà
mai
ad
aver
col
lavoro
,
ci
addita
alle
sue
figlie
,
come
vampiri
,
come
mostri
e
queste
ci
salutano
colle
loro
fischiate
;
i
nostri
protettori
quando
si
son
sbizzarriti
con
noi
vanno
a
cercarne
delle
altre
,
noi
ricorriamo
a
spese
matte
,
a
piaceri
che
abbruciano
:
i
denari
van
via
,
e
viene
l
'
età
:
la
prima
grinza
fa
fuggire
l
'
ultimo
adoratore
e
...
e
...
se
non
morissi
qui
,
se
continuassi
a
vivere
,
tra
pochi
anni
,
obliata
da
tutti
,
morirei
nel
fondo
di
uno
spedale
...
eccolo
l
'
avvenire
di
noi
povere
colpevoli
coperte
d
'
oro
e
di
gemme
!
Fortuna
che
questa
palla
ha
troncato
tanta
colpa
e
tanta
miseria
!
..
Ve
lo
ripeto
,
ve
ne
scongiuro
....
andate
a
soccorrere
quel
povero
soldato
....
forse
potrete
risparmiare
un
gran
dolore
ad
una
povera
madre
,
pensate
alla
vostra
che
ora
prega
per
voi
in
Italia
...
Oh
se
avanti
di
morire
il
Cielo
volesse
concedermi
là
santa
voluttà
di
una
lacrima
!
Le
mani
d
'
Aissa
cominciavano
ad
agghiacciarsi
,
e
posandosi
sulle
mie
,
mi
producevano
la
medesima
impressione
,
come
quando
si
tocca
una
serpe
.
-
Oh
!
..
un
tempo
...
io
ve
lo
voglio
dire
...
un
tempo
io
non
era
cattiva
!
-
La
proseguì
con
tuono
più
flebile
-
Amai
troppo
,
credei
troppo
...
e
ne
ho
scontato
anche
troppo
la
pena
.
Ah
!
avessi
dato
retta
alla
mamma
...
fatemi
il
piacere
,
levatemi
dal
seno
,
la
crocellina
che
è
attaccata
a
questo
piccolo
nastro
.
,
ce
la
conservo
da
tanto
tempo
e
quando
i
miei
amanti
ci
ridevano
sopra
,
io
correva
a
nascondermi
e
la
baciavo
,
la
baciavo
colle
lacrime
agli
occhi
e
col
cuore
che
mi
si
stringeva
dalla
pena
...
vi
raccomando
di
lasciarmela
indosso
anche
quando
sarò
morta
:
è
il
più
caro
ricordo
che
io
abbia
...
l
'
ebbi
da
lei
,
una
sera
,
una
bella
sera
di
estate
:
eravamo
sull
'
aja
,
e
ci
era
stato
il
prete
a
benedire
il
ricolto
;
l
'
immagine
della
madonna
era
illuminata
,
un
'
andirivieni
di
lucciole
faceva
sembrare
illuminate
anche
le
siepi
,
i
contadini
cantavano
le
litanie
,
io
accarezzavo
il
vecchio
Bibi
perché
non
abbaiasse
;
la
mamma
,
finita
la
preghiera
,
mi
venne
vicina
,
mi
baciò
e
mi
attaccò
al
collo
questa
crocetta
...
da
quella
sera
non
lo
ho
più
abbandonata
e
quando
ero
per
darmi
in
braccio
alla
disperazione
,
quando
dentro
me
meditavo
qualche
vendetta
terribile
,
quando
avevo
commesso
una
colpa
,
guardavo
quella
crocetta
e
mi
tornavano
in
mente
l
'
aja
,
il
prete
,
le
litanie
,
il
vecchio
Bibi
,
i
bei
tempi
insomma
in
cui
ero
giovine
,
in
cui
ero
buona
,
e
vendetta
,
disperazione
,
come
per
incanto
,
sparivano
,
e
le
colpe
mi
sembravano
meno
gravi
,
perché
mi
sembrava
vedere
la
mamma
che
pregava
per
me
,
che
sorridente
additavami
il
cielo
...
quel
cielo
che
si
acquista
soltanto
coll
'
espiazione
,
e
colle
sofferenze
.
Lo
spirito
che
aveva
animato
quella
donna
a
proferire
il
lungo
discorso
,
via
via
che
la
parlava
sembrava
che
l
'
abbandonasse
;
l
'
affievolita
voce
,
il
faticoso
respiro
che
aveva
preso
tutte
le
parvenze
del
rantolo
mi
convinsero
che
ormai
niente
vi
era
da
sperare
,
che
oramai
gli
istanti
di
quella
vaga
creatura
erano
contati
!
La
squilla
della
vicina
parrocchia
di
Fontain
si
fè
modestamente
sentire
;
i
tocchi
di
quella
campana
mi
scesero
in
cuore
mesti
,
siccome
la
preghiera
pei
moribondi
:
traversò
il
viottolo
a
noi
vicino
una
vecchia
cenciosa
che
portava
per
mano
un
ragazzo
...
-
Nonna
-
disse
quest
'
ultimo
-
cosa
fa
tutta
quella
gente
sdraiata
?
-
Povero
bimbo
-
rispose
la
vecchia
-
quelli
che
vedi
son
morti
-
E
non
si
risveglieranno
mai
...
mai
più
?
...
Mai
più
!
Il
bambino
chinò
gli
occhi
e
poi
si
rimpiattò
nel
fossato
...
intanto
uno
stormo
di
corvi
volteggiò
intorno
a
noi
!
...
la
nonna
si
mise
in
ginocchio
e
pregò
:
il
fanciullo
urlava
e
piangeva
!
Uu
prete
col
brevario
sotto
il
braccio
si
avvicinò
,
quasi
pauroso
,
alla
moribonda
:
io
gli
additai
la
crocellina
che
essa
si
era
portata
alle
labbra
,
egli
se
ne
andò
,
al
soldato
che
era
per
morire
poco
distante
da
noi
,
ed
intuonò
ad
alta
voce
le
preci
dei
moribondi
.
Cessa
,
o
prete
,
dalla
stolta
cantilena
;
tu
per
il
primo
,
dando
un
'
occhiata
all
'
intorno
,
devi
convincerti
di
quanto
le
tue
preci
sono
bugiarde
!
Se
fossevi
un
Dio
,
potrebbe
egli
permettere
un
tanto
massacro
?
...
È
vero
che
voi
,
sacerdoti
l
'
avete
chiamato
Sabbaot
,
il
Dio
degli
eserciti
e
delle
battaglie
;
è
vero
che
a
lui
in
altri
tempi
avete
offerte
vittime
umane
;
è
vero
che
nel
suo
santo
nome
avete
fatto
sgozzare
dai
vostri
sicari
le
donne
e
i
fanciulli
a
Perugia
,
i
giovani
generosi
a
Mentana
,
i
padri
di
famiglia
nelle
mura
stesse
di
Roma
;
ma
è
vero
puranche
che
i
popoli
hanno
pieno
diritto
d
'
odiarlo
e
d
'
abbatterlo
,
schifati
alla
idea
delle
carneficine
che
voi
avete
perpetrato
nel
nome
di
lui
,
schifati
all
'
idea
del
privilegio
e
della
rapina
che
avete
benedetto
,
e
resi
sacri
sotto
la
protezione
di
questa
divinità
,
che
,
onnipotente
,
avrebbe
creato
il
male
.
O
prete
,
se
tu
fossi
convinto
,
agiresti
in
altra
maniera
:
cessa
adunque
dall
'
ipocrita
prece
:
noi
,
come
te
,
non
crediamo
al
tuo
Dio
!
Gli
stormi
dei
corvi
raddoppiavano
;
la
nebbia
sollevandosi
a
poco
a
poco
dall
'
estreme
linee
di
quell
'
estesa
pianura
aveva
offuscato
il
sole
e
i
grandi
alberi
della
strada
maestra
in
quell
'
incerto
barlume
sembravano
giganti
che
osservassero
con
fiero
cipiglio
quella
scena
d
'
orrore
:
dei
carrettoni
traversavano
innanzi
a
noi
,
come
una
triste
visione
di
mente
impaurita
;
questi
carrettoni
erano
colmi
di
cadaveri
e
i
carrettieri
,
sferzando
i
cavalli
,
fischiettavano
le
ariette
dei
villaggi
natii
;
ogni
tanto
qualche
lurida
faccia
,
tale
da
farti
ribrezzo
solamente
a
pensarci
,
appariva
in
mezzo
ai
solchi
,
nei
cespugli
,
tra
le
siepi
,
disopra
al
ciglione
dei
fossi
,
che
non
pochi
erano
quelli
che
giravano
per
frugare
i
cadaveri
.
Aissa
mi
strinse
forte
forte
la
mano
;
parve
che
a
furia
di
baci
volesse
divorare
la
crocellina
:
si
sforzò
di
richiamare
sulle
labbra
un
sorriso
e
gli
occhi
invece
le
si
empirono
di
lacrime
,
proferì
mestamente
:
a
rivederci
,
chinò
il
capo
,
sembrò
addormentarsi
,
e
si
addormentò
difatti
per
non
destarsi
mai
più
.
Il
bambino
si
era
fatto
animo
,
era
saltato
dal
fosso
ed
era
venuto
a
vederla
,
la
volle
toccare
con
infantile
curiosità
;
la
sentì
fredda
come
una
pietra
,
e
rimase
impietrito
;
il
prete
e
la
vecchia
continuavano
a
biascicare
orazioni
,
e
i
corvi
si
erano
tanto
a
noi
avvicinati
da
sfiorarci
il
capo
con
le
nerissime
ali
.
Nello
stesso
tempo
esalava
l
'
estremo
respiro
il
soldato
vicino
,
susurrando
a
fior
di
labbra
il
gentil
nome
di
Greetchein
.
Greetchein
!
...
Mi
passò
innanzi
alla
mente
la
poetica
creazione
di
Göethe
e
vidi
in
un
remoto
abituro
una
bionda
fanciulla
che
in
quel
momento
fissando
il
cielo
,
pregava
per
l
'
amico
lontano
e
che
già
pregustava
le
gioie
inenarrabili
di
un
sospirato
ritorno
,
che
l
'
affetto
immenso
di
vergine
suole
ispirare
fiducia
;
l
'
amico
lontano
muore
invece
esecrato
da
tutti
;
muore
in
terra
straniera
,
in
terra
che
egli
calpestò
vincitore
e
su
cui
battè
prepotentemente
la
sciabola
;
muore
proferendo
il
nome
di
lei
,
senza
che
alcuno
possa
portarle
questa
notizia
,
che
le
sarebbe
non
lieve
conforto
nelle
future
afflizioni
.
Vestiti
a
bruno
,
o
bionda
fanciulla
,
ed
impara
ad
esecrare
i
tiranni
:
vestiti
a
bruno
e
grida
insieme
con
me
:
Maledetta
la
guerra
!
Come
erano
belli
quei
due
cadaveri
!
...
Tutti
e
due
erano
morti
,
ispirandosi
a
reminiscenze
soavi
...
tutti
e
due
assorti
nell
'
ideale
sorridendo
eran
morti
!
...
Io
correva
dall
'
uno
all
'
altro
,
mi
chinavo
su
loro
,
li
contemplavo
,
avrei
voluto
trasfondere
nel
suo
corpo
il
mio
spirito
vitale
onde
di
nuovo
animare
tanta
gioventù
,
tanta
forza
,
tanta
bellezza
...
mi
sembrava
che
il
cervello
avesse
a
darmi
volta
:
i
miei
compagni
mi
trascinaron
via
a
forza
dal
triste
spettacolo
:
quando
rinvenni
dallo
stupore
aveva
fatto
più
che
mezza
strada
per
arrivare
a
Digione
.
La
febbre
mi
aveva
occupato
tutte
le
membra
.
-
Và
a
letto
-
Mi
dissero
.
-
Sì
-
Risposi
,
deciso
di
dare
ascolto
a
un
tal
consiglio
e
lasciai
gli
amici
.
Arrivato
appena
in
città
trovai
alla
porta
del
quartier
generale
Materassi
,
Piccini
e
alcuni
altri
.
-
Vieni
con
noi
-
Mi
dissero
.
-
E
dove
?
-
Si
va
a
vedere
i
morti
che
hanno
già
portato
in
città
chi
sa
che
non
rinveniamo
,
il
cadavere
di
qualche
amico
,
di
qualche
conoscente
.
Quantunque
la
scena
a
cui
ci
si
preparava
ad
assistere
offrisse
una
prospettiva
tutt
'
altro
che
ridente
in
special
modo
per
un
'
ammalato
,
come
ero
io
,
un
po
'
per
bruttissima
curiosità
(
ripeto
ai
lettori
che
io
non
bramo
di
farmi
meglio
di
quello
che
sono
)
un
po
'
per
non
sembrare
da
meno
degli
altri
,
un
po
'
per
una
vaga
speranza
di
ritrovar
forse
una
memoria
da
consegnare
ai
parenti
lontani
di
qualche
estinto
,
seguii
la
comitiva
che
si
accingeva
a
questa
visita
lugubre
.
Durante
il
tragitto
,
mi
fu
raccontata
la
storia
luttuosissima
del
capitano
dei
Franchi
Tiratori
,
rinvenuto
cadavere
e
tutto
bruciato
nel
castello
di
Poully
.
Garibaldi
aveva
ordinato
un
inchiesta
su
tale
nuova
barbarie
:
io
qui
non
voglio
discutere
,
nè
avrei
dati
bastanti
per
farlo
,
se
sieno
o
no
vere
le
spiegazioni
,
che
pretese
dare
il
Governo
Prussiano
con
una
nota
pubblicata
su
quasi
tutti
i
giornali
del
mondo
:
quello
che
è
certo
si
è
che
l
'
ufficiale
aveva
le
mani
legate
,
che
covoni
di
paglia
già
incendiati
erano
a
poca
distanza
da
lui
e
che
l
'
infelice
,
come
ben
si
può
osservare
dalla
fotografia
,
era
tutto
coperto
d
'
ustioni
,
all
'
infuori
del
capo
.
Con
ciò
non
intendo
lanciare
un
'
accusa
generale
a
tutto
il
popolo
Germanico
;
il
soldato
abbrutito
nella
caserma
,
a
qualunque
nazione
appartenga
,
spesso
e
volentieri
cessa
di
essere
un
uomo
per
addiventare
la
belva
la
più
sanguinaria
.
Passata
di
poco
la
porta
Sant
'
Apollinare
,
avanti
di
giungere
alla
barriera
vi
è
il
convento
dei
Cappucini
:
ivi
erano
stati
messi
i
cadaveri
,
forse
perchè
si
potessero
riconoscere
a
bell
'
agio
dagli
amici
.
Prima
d
'
entrare
la
nostra
vista
fu
dolorosamente
colpita
da
due
carrettoni
,
zeppi
di
morti
Prussiani
;
quale
di
questi
ciondolava
una
gamba
,
quale
una
mano
;
l
'
insieme
ti
offriva
l
'
idea
di
una
gran
montagna
di
carne
;
il
pavimento
era
tutto
cosperso
di
sangue
,
che
alcune
ferite
tuttora
gocciavano
.
Entrammo
in
una
piccola
stanza
;
sopra
due
tavoloni
erano
stesi
una
ventina
di
Garibaldini
,
tutti
privi
di
vita
;
tra
questi
lo
Squaglia
,
sorridente
come
vivesse
tuttora
;
la
maggior
parte
mancava
di
qualchecosa
di
vestiario
:
gli
avvoltoi
della
gloria
,
avevano
,
come
pocofà
si
è
veduto
,
fatto
man
bassa
sulle
più
piccole
inezie
,
purché
vi
fosse
da
ricavar
qualche
soldo
.
Noi
procedevamo
in
silenzio
:
solo
il
Piccini
,
incaponito
di
ritrovare
il
Rossi
,
esaminava
ad
uno
ad
uno
i
cadaveri
,
passava
per
far
più
presto
disopra
alle
tavole
,
sempre
con
viso
imperturabile
,
e
con
un
sangue
freddo
da
essere
ammirato
.
La
seconda
stanza
era
grandissima
:
avrà
contenuto
più
di
settanta
morti
,
disposti
non
colla
medesima
precisione
di
quelli
che
giacevano
nella
prima
;
qui
vi
erano
Guardie
Mobili
,
Franchi
Tiratori
,
Garibaldini
ed
anche
qualche
Prussiano
:
vedemmo
tra
gli
altri
il
povero
Pastoris
col
cranio
tutto
fracassato
;
il
prode
maggiore
era
stato
spogliato
fino
della
camicia
;
questa
profanazione
mi
fece
ribrezzo
,
e
aggiunta
al
desolante
spettacolo
a
cui
fino
dal
primo
mattino
assistevo
,
ebbe
potenza
di
farmi
rinforzare
la
febbre
,
che
credevo
di
aver
fugata
;
frequenti
brividi
lungo
le
reni
,
mi
rendevano
omai
più
che
certo
di
questa
nuova
peripezia
che
veniva
a
conturbarmi
.
Ci
fu
impossibile
ritrovare
il
Rossi
;
domandammo
schiarimenti
ai
guardiani
e
questi
ci
risposero
che
forse
la
salma
del
nostro
amico
doveva
essere
nella
stanza
di
quelli
che
erano
morti
di
vaiolo
.
Avanti
di
partire
non
potei
fare
a
meno
di
rivolgere
uno
sguardo
a
tutta
quella
gioventù
,
che
si
era
dileguata
come
una
meteora
nel
cielo
;
un
raggio
di
gloria
,
uno
sprazzo
di
luce
eppoi
il
nulla
.
Quante
illusioni
,
quante
speranze
,
quanti
pensieri
non
si
erano
spenti
,
per
sempre
in
quella
clade
sanguinosissima
!
Chi
sa
che
tra
quelli
non
vi
fosse
uno
nato
a
creare
qualche
nuovo
ordinamento
sociale
,
e
che
invece
finirà
per
procreare
un
cavolo
,
una
pianta
d
'
ortica
?
Felice
lui
!
che
,
se
grande
fosse
riuscito
realmente
,
avrebbe
imprecato
alla
vita
,
angariato
dai
ghigni
e
dalle
calunnie
dei
contemporanei
.
Quante
madri
,
quante
sorelle
abbrunate
-
pensavo
dentro
di
me
e
continuando
a
guardare
i
cadaveri
,
sentivo
commuovermi
non
tanto
per
loro
,
quanto
per
le
care
persone
che
avevano
lasciato
.
La
democrazia
Italiana
,
credo
bene
ripeterlo
,
ha
lasciato
un
degno
e
glorioso
contingente
sui
campi
di
Francia
;
la
democrazia
Italiana
,
come
sempre
,
anche
nel
1871
ha
immolato
al
principio
repubblicano
,
i
cuori
più
giovani
ed
entusiasti
,
le
immaginazioni
più
fervide
,
le
intelligenze
più
belle
.
Una
pleiade
di
generosi
scompare
ogni
volta
che
la
coscienza
dell
'
umanità
si
risveglia
,
ogni
volta
che
si
traducono
in
atto
le
sante
credenze
,
le
così
dette
utopie
dei
pochi
ispirati
che
ci
han
preceduto
:
solo
col
sangue
rinvigoriscono
le
idee
.
E
sangue
di
eroi
onorò
le
strade
ed
i
campi
dell
'
ubertosa
Borgogna
,
e
una
pleiade
di
magnanimi
figli
d
'
Italia
scomparve
,
lasciando
di
se
imperituro
ricordo
in
chiunque
abbia
il
core
informato
al
gentil
culto
delle
azioni
generose
.
Perla
,
Pastoris
,
Settignani
,
Cavallotti
,
Ferraris
,
Gnecco
,
Imbriani
,
Zauli
,
Salomoni
,
Canovi
,
Zerbini
,
Anzillotti
,
Caimi
,
Ricci
,
Giordano
,
Valduta
,
Resegotti
...
dall
'
Alpi
all
'
estrema
Sicilia
la
calunniata
Penisola
ebbe
un
figlio
,
per
ogni
città
,
per
ogni
paese
,
da
offrire
in
olocausto
al
sacrosanto
principio
.
Firenze
ebbe
nove
morti
:
Rossi
,
Squaglia
,
Viti
,
Aterini
,
Carli
,
Pini
,
Scali
,
Cortopassi
e
Signorini
;
la
vicina
Pistoia
su
sette
volontarii
ebbe
a
piangerne
quattro
:
Biechi
,
Ferrarini
,
Bongi
e
Lanciotti
.
Se
io
avessi
appunti
precisi
,
vorrei
citar
tutti
i
martiri
,
e
ben
si
avvedrebbero
gli
odierni
politicanti
di
Francia
,
i
generali
famosi
,
allora
rincatucciati
per
la
paura
,
e
in
oggi
spavaldi
,
ben
si
avvedrebbero
,
dico
,
che
l
'
italiana
democrazia
non
mancò
al
proprio
dovere
e
che
,
superando
ostacoli
a
lei
frapposti
dalla
mancanza
di
mezzi
e
dalla
vigilanza
la
più
sospettosa
del
timido
governo
del
re
,
corse
volenterosa
all
'
appello
.
Ed
i
Digionesi
con
quel
buon
senso
che
suol
distinguere
i
popoli
,
non
tardarono
a
esserne
più
che
convinti
ed
a
dimostrarcelo
con
ripetuti
segni
di
sincera
affezione
.
Nel
ridurmi
a
casa
difatti
ebbi
la
prova
più
luminosa
della
fiducia
generale
che
si
nutriva
in
Garibaldi
ed
in
noi
;
dappertutto
non
si
faceva
che
domandar
notìzie
e
porgere
elogi
all
'
eroico
Ricciotti
e
alla
sua
valorosa
brigata
;
i
nomi
di
Menotti
,
di
Canzio
volavano
accompagnati
da
lodi
,
per
tutte
le
bocche
;
e
le
donne
con
quel
sentimento
gentile
,
che
ci
rende
caramente
diletto
quel
sesso
che
,
sembra
,
esser
stato
messo
quaggiù
per
asciugare
le
lacrime
e
per
darci
un
pietoso
conforto
in
mezzo
alle
disillusioni
e
all
'
affanni
,
accoppiavano
a
questi
nomi
,
omai
resi
gloriosi
,
quello
non
meno
caro
,
quantunque
modesto
,
di
Teresita
.
È
stato
detto
che
la
superstizione
è
la
poesia
dell
'
ignoranza
:
io
,
quando
vidi
in
capo
alla
strada
,
dove
abitavo
,
le
donne
affollarsi
a
pregare
davanti
a
un
'
immagine
,
per
Garibaldi
,
per
noi
,
per
la
Francia
,
aspirai
tutto
il
profumo
di
questa
ingenua
poesia
,
e
rimasi
a
contemplare
estatico
quel
gruppo
,
che
avrebbe
offerto
a
un
pittore
un
'
invidiabile
quadretto
di
genere
,
e
che
a
me
offriva
un
certo
tal
qual
refrigerio
di
cui
non
so
farmi
ragione
.
Il
male
però
progrediva
spaventosamente
:
mi
martellavano
le
tempie
;
avevo
perduto
la
voce
,
le
gambe
mi
reggevano
appena
.
Passando
dalla
bottega
della
tabaccaia
,
vi
entrai
,
e
mi
buttai
rifinito
su
di
una
seggiola
.
La
graziosa
fanciulla
,
affidata
alle
cure
della
bottegaia
,
si
svestiva
in
quel
mentre
della
sua
cappa
di
appartenente
all
'
ambulanza
;
aveva
già
visitato
tutti
gli
ospedali
della
città
,
aveva
già
fatto
amicizia
con
tutti
i
feriti
Prussiani
:
mi
disse
tutto
questo
d
'
un
fiato
,
senza
che
la
potessi
interrompere
;
quando
io
cominciai
a
parlare
,
la
buona
ragazza
sentendo
la
mìa
voce
roca
,
esaminandomi
fissamente
nel
volto
,
con
tono
affettuoso
mi
disse
:
Ma
voi
avete
bisogno
delle
mie
cure
...
voi
siete
malato
.
-
Che
...
non
è
nulla
!
-
Oh
voi
dovete
curarvi
...
andare
a
letto
!
-
Vi
pare
...
qui
...
in
faccia
al
nemico
...
-
Il
nemico
ha
di
catti
a
rifarsi
di
forze
,
e
credo
che
non
avrà
intenzione
di
riattaccare
.
-
Ammettiamolo
pure
:
Ma
che
vorreste
...
che
io
passassi
uno
,
due
,
forse
tre
giorni
solo
,
come
un
cane
?
...
-
Siete
ingiusto
...
voi
dimenticate
gli
amici
...
-
Son
tutti
occupati
...
-
E
...
le
amiche
?
Ficcandomi
gli
occhi
negli
occhi
proferì
la
ragazza
.
-
Le
amiche
!
-
Sì
andate
ed
ei
vi
prometto
di
venirvi
a
far
visita
,
di
passare
la
maggior
parte
della
giornata
da
voi
.
-
Davvero
?
-
Sul
mio
onore
...
via
,
via
andate
...
non
fate
il
bambino
...
il
vostro
sarebbe
un
eroismo
inutile
...
-
E
tanti
altri
bei
discorsi
,
che
uniti
al
male
che
mi
sentivo
in
dosso
,
e
alla
voglia
di
aver
dei
colloqui
intimi
con
quella
gentile
infermiera
,
di
cui
avevo
imparato
ad
ammirare
il
carattere
,
mi
persuasero
a
cacciarmi
nel
letto
,
deciso
però
di
non
badare
a
prescrizione
veruna
del
medico
,
o
di
chicchessia
,
qualora
avessi
udito
suonare
a
raccolta
le
trombe
,
o
tuonare
il
cannone
.
Dopo
poco
ero
a
letto
;
a
letto
,
con
una
tazza
di
tisana
a
me
vicina
sul
comodino
,
apprestatami
dalla
mia
gentilissima
ospite
.
CAPITOLO
XVIII
.
Se
il
trovarsi
ammalato
lontano
dai
suoi
,
in
terra
dove
siamo
sconosciuti
,
nella
solitudine
,
che
,
a
detta
di
Pascal
,
fa
giocare
persino
alle
carte
con
se
medesimi
,
in
generale
è
una
disgrazia
,
godo
nel
dire
che
io
feci
eccezione
alla
regola
.
La
solitudine
che
io
temeva
,
non
l
'
ebbi
a
provare
che
in
qualche
momento
,
gentili
premure
,
assistenza
più
che
fraterna
,
riguardi
inconcepibili
non
mi
fecer
difetto
ed
io
serberò
riconoscenza
indelebile
per
le
generose
creature
che
,
ispirandosi
al
santo
amor
della
patria
e
dell
'
umanità
,
con
le
loro
attenzioni
resero
meno
tristi
le
travagliate
ore
di
un
povero
malato
.
Se
questi
miei
ricordi
varcassero
le
Alpi
,
io
l
'
avrei
caro
soltanto
per
mostrare
ai
miei
pietosi
assistenti
che
sotto
la
camicia
Rossa
del
Garibaldino
non
batte
il
cuore
di
un
ingrato
,
ma
che
,
finché
campa
,
egli
serba
una
soave
reminiscenza
di
chi
gli
fece
del
bene
.
Appena
da
un
'
ora
ero
in
letto
,
quando
capitò
la
mia
vaga
vicina
in
perfetto
abbigliamento
da
infermiera
:
andò
al
camminetto
,
attizzò
il
fuoco
e
mi
preparò
della
nuova
tisana
;
poi
mi
disse
che
più
tardi
avrebbe
portato
anche
il
medico
,
e
cominciò
a
tirar
fuori
boccette
d
'
essenze
,
scatole
di
pasticche
e
,
quel
che
più
m
'
importava
dei
libri
...
e
che
libri
!
...
Le
poesie
di
Alfredo
di
Musset
e
un
paio
di
romanzi
di
Walter
Scott
;
un
libro
è
un
grande
amico
nella
solitudine
ed
io
salutai
quei
libri
con
la
medesima
gioia
con
cui
si
salutano
gli
amici
più
cari
.
Per
quella
sera
però
non
potei
leggere
:
le
palpebre
mi
si
erano
appesantite
:
un
sonno
profondo
,
prodotto
dalle
febbre
,
mi
rese
inerte
durante
tutta
la
notte
.
Al
mattino
stavo
un
pò
meglio
;
pregai
Materassi
e
Bocconi
che
stavano
di
casa
con
me
di
tenermi
informato
a
puntino
di
quanto
sarebbe
successo
,
e
di
non
por
tempo
in
mezzo
per
venire
a
avvisarmi
,
se
vi
fosse
stata
la
probabilità
di
un
nuovo
attacco
.
Cosa
d
'
altronde
poco
probabile
,
chè
i
Prussiani
ne
avevano
buscate
anche
troppe
!
Erano
trascorse
due
ore
buone
e
nessuna
notizia
erami
per
anco
arrivata
:
io
tentava
,
per
passare
il
tempo
di
legger
qualchecosa
,
ma
,
quantunque
ciò
che
leggevo
fosse
bellissimo
,
il
mio
pensiero
volava
lontano
lontano
,
nientemeno
che
fino
a
Firenze
.
I
miei
occhi
percorrevano
macchinalmente
quelle
linee
stampate
,
le
mie
mani
sempre
macchinalmente
sfogliavano
quelle
pagine
,
ma
io
non
mi
occupava
per
nulla
di
ciò
che
credevo
leggere
,
che
anzi
leggevo
di
certo
.
Pensavo
alla
mia
povera
mamma
già
morta
:
chi
le
avesse
detto
,
quando
proibiva
al
bambino
di
correre
,
di
pigliar
fresco
,
di
saltare
,
chi
l
'
avesse
detto
che
il
bambino
diventato
uomo
,
si
avesse
a
trovare
nella
situazione
nella
quale
mi
trovavo
io
in
quel
momento
?
...
Povere
mamme
...
povere
le
vostre
cure
!
...
sarà
una
stranezza
la
mia
:
ammiro
la
donna
spartana
,
ma
anco
molto
di
più
la
povera
vecchia
che
,
da
vera
bacchettona
,
si
strascina
a
malapena
a
un
'
altare
,
onde
implorar
dal
Cielo
che
mai
certe
ideacce
frullino
nella
mente
di
quel
figliuolo
,
a
cui
vol
tanto
bene
...
Eppoi
la
solitudine
mi
spaventava
.
-
O
cosa
fanno
tutti
i
miei
amici
?
..
Perche
non
vengono
?
...
E
se
si
battessero
?
...
Oh
così
la
non
può
durare
...
oh
!
molto
meglio
una
palla
e
farla
finita
per
sempre
!
...
Fu
bussato
dolcemente
alla
porta
.
Quale
non
fu
la
mia
sorpresa
,
quando
,
dopo
aver
detto
:
entrate
,
io
vidi
comparire
in
compagnia
della
vecchia
padrona
,
due
graziose
figurine
,
di
donna
degne
proprio
dell
'
elegante
pennello
dell
'
ispirato
Wattau
.
Le
principesse
invisibili
si
erano
finalmente
degnate
di
scendere
dall
'
Olimpo
per
visitare
un
mortale
...
quelle
due
signorine
erano
le
figlie
del
proprietario
del
nostro
ricco
palazzo
:
le
medesime
,
per
veder
le
quali
avevamo
tanto
almanaccato
nelle
molte
ore
d
'
ozio
che
avevano
preceduto
le
tre
giornate
di
combattimento
.
La
fama
questa
volta
non
era
bugiarda
;
vi
assicuro
che
erano
proprio
carine
;
modeste
,
educate
,
geniali
...
tanta
fu
la
mia
sorpresa
che
non
sapevo
cosa
dire
,
e
sul
primo
devo
aver
fatto
la
figura
del
collegiale
più
candido
che
sia
mai
scappato
dall
'
unghie
dei
reverendissimi
maestri
.
Si
trattennero
una
mezzora
;
dissero
,
secondo
il
solito
,
ira
di
Dio
dei
Prussiani
,
canzonarono
i
moblots
inalzarono
al
cielo
i
Garibaldini
;
parlarono
dell
'
Italia
e
del
desiderio
intensissimo
che
aveano
di
vederla
,
mi
fecero
con
mille
moine
trangugiare
altri
due
bicchieri
di
tisana
,
e
protestando
di
non
volere
più
oltre
importunarmi
,
si
accomiatarono
,
promettendomi
di
tornar
la
sera
a
farmi
visita
.
Ero
tutt
'
ora
sotto
la
dolce
impressione
di
questa
visita
inaspettata
,
quando
con
strepito
immenso
entrò
Materassi
,
seguito
da
uno
sciame
di
Guide
.
-
Notizie
?
-
Domandai
subitamente
.
-
Nessuna
.
-
La
cronaca
del
giorno
?
-
Ah
...
La
Corte
Marziale
ha
condannato
a
dodici
anni
di
galera
una
guardia
mobile
che
non
ha
voluto
ricevere
un
'
ordine
dal
suo
tenente
.
-
Hai
detto
una
guardia
mobile
?
-
Benissimo
!
...
Meglio
in
galera
che
averli
tra
i
piedi
!
-
Approvato
-
Urlarono
tutti
.
-
Di
più
-
Continuò
il
Materassi
-
Sembra
che
i
Prussiani
marcino
su
Dòle
...
tentando
così
di
prenderci
in
mezzo
...
-
O
di
avere
altre
briscole
!
-
Speriamo
che
debba
succeder
così
!
Del
resto
per
oggi
puoi
restar
tranquillamente
a
letto
;
da
tutti
i
lati
della
città
per
ben
molte
miglia
è
impossibile
rintracciare
un
Tedesco
,
e
noi
siamo
venuti
qui
per
far
l
'
ora
di
andare
al
trasporto
di
Ferraris
...
credi
che
per
oggi
non
ci
è
timore
di
alcuna
cosa
!
...
Dopo
poco
entrarono
in
camera
mio
fratello
,
i
due
Piccini
e
vari
altri
;
si
poteva
creder
benissimo
di
essere
in
una
caserma
;
per
ammazzare
il
tempo
vari
si
posero
a
giocare
alle
carte
:
alcuni
altri
chiesero
aiuto
alle
muse
,
e
si
misero
a
sciorinare
ottave
,
sonetti
,
rispetti
con
una
facilità
più
che
Arcadica
.
Fra
le
altre
birbonate
,
sentii
un
rispetto
non
molto
bruttaccio
,
e
lo
regalo
ai
lettori
,
se
non
altro
onde
mostrare
che
a
tu
per
tu
colla
morte
,
colla
corte
Marziale
,
e
col
linguaggio
barbino
dei
superiori
e
dei
regolamenti
,
qualcuno
alla
meglio
o
alla
peggio
trovava
il
momento
di
dedicarsi
alle
arti
gentili
.
Il
rispetto
era
dedicato
ai
Franchi
Tiratori
,
a
questi
Beniamini
della
situazione
.
Eccolo
:
«
Son
della
patria
un
Franco
tiratore
E
vo
pei
monti
a
caccia
dei
Prussiani
:
Amor
mi
spinge
contro
all
'
oppressore
,
Amor
dei
cari
miei
,
che
or
son
lontani
:
Tra
il
fragor
dei
fucili
e
del
cannone
,
Siccome
a
nozze
,
corro
alla
tenzone
:
Venga
l
'
Ulano
dall
'
acuta
lancia
...
Io
non
ritiro
il
piè
...
Viva
la
Francia
!
Vengan
di
Prussia
i
difensor
più
saldi
...
Io
qui
l
'
attendo
...
Evviva
Garibaldi
!
»
Ogni
tanto
la
padrona
di
casa
,
veniva
a
pigliar
mie
notizie
,
dava
un
'
occhiata
a
quei
gruppi
e
se
ne
andava
proferendo
con
amabil
sorriso
:
Oh
les
braves
garcons
!
L
'
ora
di
assistere
alla
cerimonia
pietosa
in
onore
del
compianto
Ferraris
si
avvicinava
a
gran
passi
,
e
i
miei
amici
mi
lasciaron
solo
di
nuovo
:
questa
partenza
che
lì
per
lì
mi
uggiva
non
poco
,
doveva
procacciarmi
un
paio
d
'
ore
di
felicità
,
se
almeno
la
felicità
si
valuta
dalla
maggiore
o
minor
prestezza
con
la
quale
volan
gli
istanti
...
quelle
due
ore
mi
sembrarono
infatti
appena
un
minuto
,
ed
eccone
la
ragione
.
Leggevo
con
più
attenzione
del
solito
una
delle
più
bella
poesie
del
Musset
,
poesia
un
po
'
materialista
,
se
vogliamo
,
ma
non
per
questo
meno
ispirata
;
il
fino
contorno
di
una
gamba
elegante
,
ed
il
piccolo
piede
di
una
figlia
d
'
Eva
,
attraente
come
la
colpa
,
erano
ivi
tratteggiate
con
una
finezza
indicibile
dal
poeta
più
simpatico
della
Francia
moderna
:
il
mio
pensiero
vagava
per
orizzonti
tutt
'
altro
che
Platonici
e
la
mia
immaginazione
esaltata
riandava
i
bei
piedini
ed
i
fini
contorni
di
certe
gambe
,
che
lo
zeffiro
compiacente
come
un
ufficiale
d
'
ordinanza
di
un
re
,
tante
volte
aveva
svelato
al
povero
bohème
che
dalla
porta
di
un
caffè
vede
a
trasvolarsi
davanti
,
come
una
visione
,
le
belle
del
mondo
privilegiato
.
Leggera
quasi
farfalla
,
senza
che
io
la
veda
,
si
è
avvicinata
al
mio
letto
la
gentile
infermiera
,
la
pietosa
visitatrice
di
tutte
le
ambulanze
:
Essa
mi
guarda
in
silenzio
;
alla
mia
volta
io
la
guardo
e
sto
zitto
.
Per
cotesto
,
si
principia
benino
!
Finalmente
lei
rompe
il
ghiaccio
,
e
colla
sua
vocina
simpatica
la
comincia
:
Non
ho
potuto
portare
il
medico
,
come
vi
avevo
promesso
.
-
Non
importa
...
-
Vi
sentite
meglio
?
-
Tanto
meglio
che
domani
mattina
esco
di
casa
.
-
Voi
non
commetterete
questa
pazzia
!
Ve
lo
proibisco
in
nome
di
vostra
madre
...
pensate
alla
povera
donna
che
forse
vi
aspetta
...
-
Mia
madre
è
morta
!
Proferisco
un
po
'
commosso
all
'
evocazione
di
tale
ricordo
..
-
A
vostro
padre
...
-
Continua
più
affettuosamente
la
cara
fanciulla
.
-
È
morto
!
-
Replico
in
tuono
brusco
-
Dunque
siete
orfano
?
..
-
Purtroppo
!
-
Avrete
una
bella
però
?
...
confessatelo
?
-
No
.
-
È
impossibile
!
-
Ve
lo
garantisco
.
Osservo
che
la
mia
interlocutrice
arrossisce
molto
facilmente
ed
ha
un
nasino
rétroussé
graziosissimo
.
Altri
due
minuti
di
silenzio
.
-
Ebbene
vi
farò
da
sorella
.
Come
vi
chiamate
?
-
Ettore
..
e
voi
?
-
Luisa
!
-
Ho
appunto
una
sorella
che
si
chiama
come
voi
.
-
Benissimo
!
..
Allora
ci
faremo
confidenze
reciproche
.
-
Va
bene
?
-
A
meraviglia
!
Cominciate
voi
,
che
mi
avete
fatto
tante
domande
e
rispondetemi
a
tuono
...
E
voi
...
?
Non
mi
azzardo
a
continuare
,
ma
l
'
altra
capisce
alla
prima
e
volendo
soddisfare
a
quel
sentimento
di
vanità
,
prerogativa
del
sesso
debole
in
generale
e
delle
Francesi
in
particolare
,
si
affretta
a
rispondermi
:
Ah
!
..
Io
appena
sarà
finita
la
guerra
ho
da
essere
sposa
..
-
E
chi
è
il
fortunato
?
..
-
È
...
Ve
lo
do
a
indovinare
tra
mille
...
-
Non
saprei
...
qui
non
conosco
nessuno
.
-
È
nientemeno
che
un
ufficiale
Badese
.
-
Un
vostro
nemico
?
-
Io
non
ho
alcun
nemico
.
-
Ma
...
che
so
io
...
un
oppressore
.
-
Che
ci
han
che
fare
quei
poveri
diavoli
!
..
Oh
!
sentiste
come
la
pensa
anche
lui
!
...
scommetto
,
che
se
vi
avvicinaste
,
in
pochissimo
tempo
diventereste
amici
del
cuore
.
È
tanto
buono
,
è
così
generoso
!
-
Sarà
..
ma
dove
l
'
avete
conosciuto
?
-
Qui
all
'
epoca
dell
'
occupazione
:
egli
mi
chiese
in
tutte
le
regole
ed
io
acconsentii
.
Cosa
strana
,
egoistica
,
tutto
quel
che
volete
!
Io
non
sentivo
nulla
per
quella
donna
,
ma
provai
dispetto
ad
udir
quella
confessione
,
che
così
ingenuamente
venivami
fatta
:
per
cui
non
potei
fare
a
meno
di
diventar
brusco
;
Luisa
se
ne
avvide
e
per
placarmi
si
chinò
su
me
e
le
di
lei
labbra
sfioraron
le
mie
;
non
l
'
avesse
mai
fatto
!
..
un
fuoco
di
fila
di
baci
,
tutt
'
altro
che
fraterni
,
echeggiò
sotto
il
padiglione
nuziale
che
adornava
il
mio
letto
.
Povero
ufficiale
Badese
,
io
mi
prevaleva
un
po
'
troppo
dei
diritti
del
vincitore
,
ma
ora
ti
auguro
un
brevetto
di
colonnello
,
una
croce
dell
'
aquila
nera
,
un
'
eredità
di
un
mezzo
milione
,
purché
tu
renda
felice
la
mia
assidua
assistente
!
Era
tanto
carina
,
quando
partì
,
imbacuccata
nel
suo
water
-
proof
!
Giunta
alla
porta
tornò
indietro
,
si
levò
di
tasca
una
medaglina
,
me
l
'
attaccò
al
collo
...
io
la
lasciai
fare
:
era
una
medaglia
della
vergine
madre
...
oh
!
religione
!
...
Eppure
non
ho
mai
abbandonato
quel
microscopico
pezzetto
d
'
argento
:
non
fremano
i
liberi
pensatori
:
io
tengo
molto
alla
religione
...
dei
gentili
ricordi
!
Partita
lei
,
tornarono
le
padroncine
e
insieme
alla
vecchia
vollero
servire
il
mio
desinare
da
ammalato
:
le
più
squisite
galanterie
,
che
l
'
arte
e
l
'
umana
ghiottoneria
hanno
inventato
pei
convalescenti
,
mi
si
portarono
davanti
;
a
siffatta
gentilezza
,
a
vedere
intorno
a
me
le
due
creaturine
che
sembravano
angeli
,
mi
vennero
le
lacrime
agli
occhi
.
Gli
spiriti
forti
hanno
poco
da
ridere
:
Campanella
,
il
quale
non
era
certo
un
debole
nè
una
donnicciola
,
rifugiatosi
a
Marsiglia
per
sfuggire
alle
persecuzioni
ha
confessato
di
aver
sostenuto
a
ciglio
asciutto
prigionia
e
tortura
e
di
aver
pianto
sperimentando
l
'
opera
benefica
dell
'
illustre
Pereiscius
che
l
'
ospitò
:
ed
io
che
avevo
non
un
Pereiscius
,
ma
delle
donne
e
molto
belline
,
per
ospiti
e
che
ancora
non
ho
provato
torture
,
potevo
piangere
come
il
celebre
perseguitato
dalla
Corte
di
Roma
.
«
Cosa
bella
e
mortal
passa
e
non
dura
»
.
La
campana
dei
vespri
mi
rapì
la
genial
compagnia
:
in
quella
famiglia
erano
religiosissimi
,
come
in
quasi
tutte
le
famiglie
delle
classi
aristocratiche
e
borghesi
di
Francia
.
Mai
ho
maledetto
San
Paolino
di
Nola
e
la
sua
sconsacrata
invenzione
delle
campane
,
come
lo
feci
in
quella
sera
.
E
a
rincarar
la
dose
del
mio
malumore
,
capitarono
gli
amici
.
Avevano
accompagnato
la
salma
del
Ferraris
,
ma
,
colla
teorica
degli
antichi
Romani
,
dopo
i
funerali
erano
andati
alle
mense
,
e
ciò
si
vedeva
chiaramente
dalle
accese
loro
fisonomie
,
dal
lor
modo
di
muovere
i
passi
.
Il
Piccini
entrò
traballando
,
e
parlando
un
francese
che
non
si
capiva
nè
da
Italiani
nè
da
Francesi
:
ogni
poco
interrompeva
il
bisticcio
per
vociare
:
le
saucisson
de
Lyon
...
en
avant
Garibaldiens
...
Cosa
credeva
di
dire
,
non
giungemmo
mai
a
capirlo
nemmeno
da
lui
!
...
Il
Dio
Bacco
l
'
aveva
inalzato
,
a
dir
poco
,
alla
ventesima
potenza
dell
'
ebrietà
,
e
quando
si
mise
a
sedere
attaccò
un
tal
sonno
,
che
per
portarlo
via
ci
vollero
persino
dei
pugni
.
Giunsi
a
comprendere
in
tanto
baccano
che
il
funebre
trasporto
era
stato
imponentissimo
e
che
Canzio
aveva
proferito
generose
e
ben
degne
parole
sulla
tomba
del
figlio
prediletto
della
democrazia
Torinese
.
Dopo
aver
rimesso
un
polmone
,
o
poco
meno
,
per
mandar
via
di
camera
tutti
quegli
indiavolati
mi
addormentai
saporitamente
...
Con
poche
ore
di
riguardo
e
di
calma
il
mio
male
era
passato
.
CAPITOLO
XIX
.
Non
ascoltando
i
consigli
degli
amici
,
io
me
ne
andai
il
giorno
dipoi
,
secondo
il
solito
,
al
quartiere
,
e
secondo
il
solito
,
non
vi
rinvenni
alcuno
.
Facendo
necessità
virtù
,
mi
misi
a
girellar
per
la
piazza
,
molto
più
deserta
dell
'
ordinario
.
I
volontarii
erano
stanchi
e
dopo
essersi
battuti
,
come
leoni
sul
campo
,
avevano
anche
ragione
,
se
voleano
riposarsi
:
si
sapeva
che
i
nostri
esploratori
erano
giunti
fino
a
Messigny
senza
rintracciare
il
più
piccolo
vestigio
dell
'
inimico
,
e
il
Garibaldino
ha
un
'
avversione
pronuziatissima
per
far
l
'
eroe
per
chiassata
.
Tutti
coloro
che
han
fegato
sono
scansafatiche
per
eccellenza
:
può
sembrare
alla
prima
un
'
assurdo
,
ma
ho
provato
che
è
vero
.
Dopo
poco
rintoppai
il
nostro
tenente
Ricci
,
che
aveva
domicilio
e
stanza
d
'
ordini
su
quella
piazza
.
-
Il
generale
è
contentissimo
di
voi
-
Mi
disse
con
la
soddisfazione
sul
volto
-
Dovreste
fare
un
ordin
del
giorno
?
-
Chi
?
...
io
?
-
No
...
Miquelf
...
-
O
non
sei
tu
il
comandante
il
deposito
?
-
Che
deposito
d
'
Egitto
!
-
e
qui
una
bestemmia
in
Romagnolo
-
io
non
ne
voglio
saper
nulla
...
che
faccia
lui
,
che
sa
tutto
-
e
qui
una
litania
d
'
improperi
alle
spalle
del
sottotenente
.
Era
sempre
così
;
una
lotta
continua
,
un
ricambiarsi
perpetuo
d
'
impertinenze
,
che
ci
facevano
godere
amenissime
scene
:
Miquelf
non
sapeva
l
'
Italiano
,
il
Ricci
non
conosceva
neanche
di
vista
il
Francese
,
per
cui
noi
si
rideva
e
le
cose
del
deposito
andavano
a
vanvera
.
Dopo
essermi
assicurato
che
nulla
di
nuovo
eravi
al
quartier
generale
,
lasciai
il
mio
tenente
,
e
presi
la
Rue
Condè
.
Vidi
alle
cantonate
delle
città
una
nuova
sentenza
della
corte
marziale
;
questo
tribunale
,
istituito
dal
dittatore
Gambetta
,
continuava
a
terrorizzare
l
'
esercito
,
e
solo
,
mercè
l
'
influenza
benigna
di
Garibaldi
,
ora
si
addimostrava
assai
più
benevole
di
quando
fu
impiantato
;
sul
principio
non
erano
che
sentenze
di
morte
:
per
il
nonnulla
più
piccolo
non
si
esitava
a
decretare
la
fucilazione
di
un
soldato
:
in
Autun
fu
ucciso
perfino
un
volontario
,
che
,
affamato
,
aveva
rubato
una
gallina
...
A
Digione
per
colpe
così
gravi
,
ci
si
contentava
di
mandar
l
'
uomo
in
galera
!
Lo
spirito
bizzarro
dei
Garibaldini
però
aveva
ridotto
a
materia
di
scherzo
questo
tribunale
il
cui
nome
faceva
venir
la
pelle
d
'
oca
ai
birbanti
.
Il
gran
giudice
veniva
chiamato
Bertoldino
:
il
codazzo
dei
sommi
consulenti
erano
additati
come
le
comparse
della
giustizia
,
o
come
le
guardie
di
sicurezza
della
libertà
.
Guardia
di
sicurezza
nel
linguaggio
di
uno
scavezzacollo
significa
,
un
animale
irragionevole
che
ha
del
pagliaccio
e
delle
birbante
,
del
coniglio
e
dell
'
uccello
da
preda
,
sempre
ridicolo
e
spregevole
specialmente
poi
quando
vuol
fare
l
'
eroe
.
Leggevo
la
sentenza
,
quando
mi
sentii
battere
sulla
spalla
e
vidi
Tito
Strocchi
con
un
berrettino
da
sottotenente
.
-
Mi
rallegro
!
-
Esclamai
,
stringendogli
la
mano
.
-
Cosa
vuoi
?
!
Bisogna
rassegnarsi
:
con
questo
alluvione
di
gradi
non
ci
è
ombrello
che
tenga
.
-
Ma
tu
te
lo
meriti
-
Interruppi
io
,
volendo
far
rimarcare
all
'
amico
la
sua
troppa
modestia
-
Ti
hanno
promosso
per
il
tuo
contegno
del
ventitrè
?
-
Sì
...
anzi
volevano
in
tutti
i
modi
portarmi
da
Garibaldi
,
ma
io
mi
vergogno
.
O
anima
eccezionale
!
...
O
vera
mosca
bianca
in
quel
turbinio
di
ambiziosi
sfacciati
!
...
Il
vero
merito
è
modesto
,
ed
è
abbastanza
soddisfatto
dalle
voce
della
coscienza
.
Battano
pur
la
gran
cassa
i
ciarlatani
e
gli
eroi
di
professione
,
facciano
pubblicare
ai
quattro
venti
le
loro
mirabili
gesta
,
chi
ha
fatto
realmente
il
proprio
dovere
non
si
cura
se
l
'
opinione
pubblica
fischi
od
applauda
,
troppo
è
convinto
che
quest
'
opinione
ha
avuto
sempre
un
ghigno
per
il
grande
,
una
lode
e
un
'
applauso
pel
miserabile
.
Digione
era
allegra
:
un
'
insolito
viavai
di
gente
percorreva
le
strade
:
le
donne
venivano
sull
'
uscio
delle
botteghe
per
vederci
passare
e
tutte
avevano
un
sorriso
,
un
complimento
per
noi
...
per
niente
non
avevamo
debellato
i
più
celebri
soldati
della
Pomerania
!
...
Oh
!
giorni
!
...
O
dolcezze
perdute
,
o
memorie
!
...
Dirò
con
quel
povero
Renato
così
tradito
dalla
moglie
e
da
Piave
!
Vicino
alle
caserme
osservai
un
'
affaccendarsi
e
un
movimento
indicibile
.
Si
temeva
forse
che
i
Prussiani
ci
riattaccassero
?
Nemmeno
per
sogno
!
Si
trattava
di
armare
tutti
i
soldati
,
a
qualunque
corpo
appartenessero
,
colle
carabine
Remington
e
in
quell
'
ora
appunto
si
distribuivano
quest
'
armi
.
Questo
provvedimento
fu
commendevolissimo
:
con
tante
specie
di
fucili
,
così
differenti
tra
loro
il
provveder
le
cartucce
per
tutti
,
era
una
cosa
assai
malagevole
:
di
più
,
mi
pare
averlo
detto
altra
volta
,
le
carabine
Wincester
esigevano
una
pratica
d
'
armi
,
una
avvedutezza
in
chi
le
possedeva
,
come
non
si
può
che
raramente
trovare
in
un
corpo
di
giovinetti
,
la
maggior
parte
dei
quali
è
inesperta
al
maneggio
delle
armi
;
nè
minori
cure
esigevano
le
Spencer
,
per
cui
si
trovò
nei
combattimenti
chi
dopo
tre
o
quattro
colpi
si
ridusse
all
'
impossibilità
di
tirare
.
Il
Remington
non
offre
difficoltà
alcuna
,
nè
alcun
pericolo
in
chi
lo
maneggia
.
Il
provvedimento
adunque
fu
magnifico
:
peccato
che
fosse
preso
,
quando
,
pur
troppo
,
non
aveva
ad
esservi
alcun
bisogno
di
armi
.
È
una
cosa
buffa
:
Mi
rammento
che
anche
in
Tirolo
si
cominciò
a
cambiare
gli
schioppettoni
dei
volontarii
in
buone
carabine
di
precisione
,
quando
era
già
segnato
l
'
armistizio
.
Son
le
solite
cose
che
toccano
a
quel
povero
uomo
di
Garibaldi
.
Al
quartier
generale
mi
si
notifica
che
dopo
tre
giorni
è
stato
rinvenuto
il
cadavere
del
prode
Bossak
,
e
che
gli
si
apprestano
funerali
solenni
:
non
funerali
preteschi
,
veli
,
che
di
tali
sciocchezze
all
'
armata
dei
Vosgi
non
se
ne
facevano
di
certo
,
ma
invece
un
'
accompagnatura
con
tutta
la
pompa
che
si
conviene
ad
un
generale
morto
in
battaglia
.
Al
quartier
generale
saluto
affettuosamente
il
capitano
Bacherucci
,
il
cui
battaglione
della
legione
Barelli
,
si
è
coperto
di
gloria
a
Talant
,
sostenendo
sulle
prime
ore
della
sera
l
'
urto
formidabile
degli
irrompenti
battaglioni
Prussiani
e
scaricando
fino
all
'
ultimo
colpo
:
fa
parte
di
quel
battaglione
anche
il
capitano
Romanelli
d
'
Arezzo
,
giovine
veterano
della
guerra
dell
'
Indipendenza
,
e
patriotta
di
tempra
Spartana
;
è
l
'
uomo
più
piccolo
dell
'
armata
dei
Vosgi
,
ma
forse
dei
più
grandi
per
coraggio
:
mi
dicono
che
in
faccia
al
fuoco
ha
voltato
il
cappotto
dalla
parte
della
fodera
rossa
ed
in
tal
modo
ha
sostenuto
per
più
di
mezz
'
ora
l
'
ostinato
fuoco
di
fila
delle
compagnie
nemiche
.
Un
altro
capitano
,
Nizzardo
credo
,
che
è
lì
con
gli
amici
,
con
una
franchezza
piuttosto
brusca
,
senza
conoscermi
,
mi
stringe
forte
forte
la
mano
e
mi
dice
:
finora
credevo
che
le
Guide
non
fossero
buone
che
a
farsi
vedere
per
i
caffè
,
o
a
far
la
corte
a
queste
pettegole
...
ma
l
'
altro
giorno
,
vi
ho
vedute
come
noi
col
fucile
,
tra
il
fischiar
delle
palle
,
bravi
figliuoli
,
vi
rimetto
la
stima
.
Ritrovai
molto
dopo
questo
capitano
,
ma
,
con
mia
grande
meraviglia
,
lo
riconobbi
accanito
più
di
prima
nel
suo
odio
contro
le
Guide
.
Le
penne
dei
nostri
cappelli
erano
il
suo
cauchemar
.
Bisogna
sentire
che
cosa
non
ne
diceva
!
...
E
se
la
bravura
del
nostro
corpo
si
doveva
argomentar
dalle
nostre
penne
,
convengo
che
l
'
amico
non
avea
tutti
i
torti
.
Mai
collezione
più
originale
può
essere
veduta
nel
mondo
!
Chi
ne
aveva
una
lunga
lunga
:
chi
così
piccola
che
per
vederla
ci
volevan
le
lenti
d
'
ingrandimento
:
chi
le
aveva
rossa
,
chi
nera
,
chi
verde
ed
uno
perfino
se
l
'
era
messa
celeste
:
aggiungete
il
colore
sfacciato
dei
molti
cordoni
che
ornavano
la
nostra
uniforme
,
eppoi
ditemi
,
se
capitando
in
pieno
veglione
a
un
teatro
,
non
ci
era
proprio
da
scambiarci
per
una
mascherata
.
-
Se
fossi
io
nei
piedi
del
Generale
-
Borbottò
lasciandomi
il
vecchio
ufficiale
-
vi
pianterei
tutti
nel
treno
.
-
Io
mi
augurai
che
quel
vecchio
non
diventasse
mai
un
pezzo
grosso
nella
nostra
piccola
armata
.
Ritorno
a
bomba
per
far
sapere
ai
lettori
che
la
legione
Ravelli
,
che
noi
non
incontrammo
nel
combattimento
si
era
comportata
strenuame
.
Ravelli
era
stato
leggermente
ferito
,
erano
morti
gli
ufficiali
Giomi
,
Mauroner
,
Falchiero
,
Leviski
e
molti
altri
di
cui
non
so
i
nomi
;
stragrandi
erano
state
le
perdite
della
bassa
forza
.
Lasciai
gli
amici
e
il
capitano
e
mi
avviai
verso
casa
.
Per
quel
giorno
la
repubblica
non
era
in
pericolo
.
Mi
fermai
a
dire
due
sciocchezze
con
la
tabaccaia
;
la
Luisa
mi
rimproverò
perché
io
era
uscito
,
io
le
accennai
che
ritornavo
in
casa
;
ci
si
bisticciò
,
si
fece
la
pace
,
si
rise
eppoi
andai
in
camera
a
scaldarmi
.
Non
sentendo
più
dentro
me
alcun
'
indizio
di
malattia
,
la
sera
me
ne
andai
al
solito
Restaurant
;
vi
entrai
tristo
:
ripensavo
che
l
'
ultima
volta
ci
ero
entrato
insieme
con
Rossi
!
Appena
aprii
l
'
uscio
,
sentii
un
grand
'
urlo
un
urlo
,
come
di
chi
prova
paura
.
Mai
erami
successo
in
tutta
la
vita
di
venire
accolto
in
quel
modo
nè
sapea
farmene
ragione
,
per
quanto
mi
scervellassi
.
L
'
urlo
era
stato
proferito
dalla
proprietaria
,
che
finora
si
era
mostrata
gentilissima
ed
educatissima
a
nostro
riguardo
.
-
O
non
siete
morto
?
-
Mi
disse
finalmente
di
dietro
il
banco
l
'
ostessa
.
-
Ma
io
credo
di
no
!
-
Risposi
immediatamente
.
-
È
impossibile
!
-
Questa
replicò
,
turandosi
gli
occhi
,
quasiché
si
trovasse
al
cospetto
di
un
'
ombra
.
Non
starò
a
riportare
tutte
le
spiegazioni
;
basti
il
sapere
che
gli
amici
mi
avevano
dato
per
morto
,
onde
assister
più
tardi
a
questa
burletta
,
«
On
est
toujours
trâhi
,
què
par
les
siens
.
Come
eran
lunghe
le
serate
a
Digione
!
Cosa
fare
?
...
Gli
altri
ammazzavano
il
tempo
col
fare
frequenti
libazioni
in
onore
del
generoso
paese
che
ci
ospitava
e
del
vino
che
produceva
:
io
non
era
in
stato
di
farlo
:
mi
misi
a
chiacchiera
colla
padrona
ed
insieme
combinammo
che
le
avrei
insegnato
la
lingua
italiana
.
Io
non
so
chi
abbia
inventato
l
'
accento
;
ma
vi
assicuro
che
,
se
gli
arrivassero
le
maledizioni
che
dentro
di
me
gli
scagliai
nel
mio
periodo
magistrale
,
egli
chiederebbe
un
permesso
al
Padre
Eterno
per
fare
una
scappatina
nel
mondo
di
qua
,
onde
sfidarmi
a
duello
...
fu
una
vera
desolazione
!
...
Dite
lunedì
-
dicevo
alla
mia
graziosa
scolara
;
e
lei
:
Lunedi
:
dite
casa
,
e
lei
casà
;
in
sette
o
otto
lezioni
insomma
non
arrivò
che
a
proferire
la
sera
che
noi
partimmo
:
Buonà
serà
.
Povero
fiato
!
...
È
vero
che
se
ci
si
perdeva
di
fiato
,
ci
si
risparmiava
di
borsa
,
e
quello
che
nelle
prime
sere
io
ed
i
miei
compagni
si
pagava
tre
franchi
,
nelle
ultime
si
pagava
un
franco
e
mezzo
e
anche
meno
.
A
proposito
di
mangiare
devo
far
notare
ai
gastronomi
che
avessero
intenzione
di
andare
a
Digione
due
grandi
inconvenienti
:
primo
la
eterna
zuppa
,
che
come
in
tutta
la
Francia
,
si
mangia
indispensabilmente
,
quasichè
non
vi
fossero
fabbricatori
di
paste
:
secondo
l
'
ora
regolare
,
indiscutibile
del
dejuner
e
del
pranzo
.
Un
povero
disgraziato
che
capita
in
città
dopo
le
undici
,
abbia
pure
le
saccoccie
rigurgitanti
di
maranghi
,
farà
la
fine
del
conte
Ugolino
.
Dopo
aver
provato
all
'
albergatrice
che
almeno
per
ora
non
ero
anche
morto
,
ce
ne
andammo
al
café
de
la
Paix
,
dove
un
subisso
di
mobili
raccontavano
mirabilia
degli
ultimi
fatti
.
Tra
questi
predominava
un
capitano
lungo
come
una
pertica
,
elegante
come
un
perfetto
dandy
.
-
Guarda
ha
la
croce
di
Mentana
!
-
Mi
dice
all
'
orecchio
il
furiere
Quaranta
che
in
quella
sera
ci
aveva
accompagnato
.
-
Lascialo
stare
-
Gli
risposi
io
immediatamente
,
ma
conoscendo
l
'
umor
delle
bestie
,
fino
da
quel
momento
previdi
dei
guai
.
Godo
dire
che
i
miei
amici
furono
delicatissimi
e
che
per
parte
nostra
non
sarebbe
nato
certamente
diverbio
di
sorta
.
Si
lasciaron
cadere
inosservate
le
solite
fanfaronate
francesi
,
si
lasciò
correre
su
certi
eroismi
di
cui
si
facevano
belli
questi
Don
Chisciotte
da
dieci
al
centesimo
;
ma
quando
in
mezzo
all
'
attenzione
generale
,
il
gallonato
cosaccio
si
lasciò
scappare
di
bocca
:
Les
Garibaldiens
sont
dès
aventuriers
,
ci
alzammo
tutti
contemporaneamente
da
sedere
e
ci
avvicinammo
a
questi
guerrieri
da
caffè
.
Scommetto
che
il
capitano
non
ci
aveva
veduti
:
me
lo
fa
credere
la
sua
fisonomia
pallida
e
sconvolta
,
che
fece
,
appena
che
ci
vide
vicini
.
-
Rèpetez
,
Monsìeur
,
ce
que
vous
aves
dit
?
-
Urlò
come
un
indemoniato
il
Quaranta
.
-
Je
vous
assùre
...
-
Ah
..
lache
-
E
un
potente
manrovescio
fe
'
capitombolare
sotto
il
biliardo
lo
spilungone
.
Ci
si
era
:
battaglia
campale
:
volavano
banchetti
,
tazze
,
piattini
:
fu
rotto
uno
specchio
e
chi
sa
quanti
bicchieri
:
le
guardie
mobili
sul
primo
tennero
fermo
,
poi
,
peste
e
malconcie
,
se
la
diedero
a
gambe
.
Al
capitano
fu
perfino
tolta
la
sciabola
;
gli
fu
levata
dal
petto
la
croce
e
gli
fu
battuta
sul
naso
.
Che
gusto
schiaffeggiare
un
'
eroe
di
Mentana
,
sputare
in
faccia
a
un
difensore
del
papa
!
..
E
come
se
ne
andò
scorbacchiato
e
confuso
!
...
Traballava
come
un
briaco
e
non
si
azzardava
ad
alzar
gli
occhi
.
Noi
eravamo
rimasti
padroni
del
campo
:
in
cinque
avevamo
messo
in
fuga
una
ventina
di
moblots
.
Che
bella
vittoria
!
E
dire
che
la
padrona
pretendeva
che
le
si
rifacesse
le
spese
dei
danni
,
che
aveale
recato
il
combattimento
!
...
Da
quando
in
qua
il
vincitore
paga
qualche
cosa
dopo
una
battaglia
?
Nella
terra
di
Brenno
,
si
dovrebbe
conoscere
il
tradizionale
:
Veh
victis
!
CAPITOLO
XX
.
Il
giorno
ventisette
gennaio
si
presentò
colla
solita
mancanza
di
ogni
e
qualunque
movimento
strategico
.
Finivo
di
sorbire
un
'
eccellente
tazza
di
caffè
,
quando
vidi
entrare
nella
bottega
il
Perelli
,
sergente
del
nostro
squadrone
,
un
Meneghino
puro
sangue
,
impavido
al
fuoco
,
susurrone
sempre
.
-
Oui
ti
-
Mi
disse
abbordandomi
-
Ti
è
passata
la
malattia
?
..
-
Mi
pare
!
-
Allora
in
servizio
...
-
Questo
poi
...
-
Meno
osservazioni
...
-
E
che
ho
a
fare
!
-
Devi
portare
questo
plico
a
Fontaine
,
quando
sei
lassù
,
piglia
pure
una
cotta
...
te
lo
concedo
.
-
Ma
dimmi
perché
non
ci
vai
tu
?
-
Ecco
lascierò
il
tuono
di
superiore
e
te
lo
chiederò
in
piacere
...
sai
quante
volte
ti
ho
risparmiato
la
guardia
...
se
tu
conoscessi
le
occupazioni
che
ho
!
...
Figurati
,
bisogna
che
contenti
tre
o
quattro
ragazze
...
-
Scusate
,
se
è
poco
!
-
Eh
!
...
non
è
niente
!
non
fo
che
pigliare
la
rivincita
di
ciò
che
fecero
i
Francesi
da
noi
nel
cinquantanove
...
d
'
altronde
i
Garibaldini
son
troppo
necessari
all
'
Umanità
e
per
conto
mio
,
cerco
tutte
le
strade
per
eternarne
la
razza
...
-
Va
bene
...
dunque
parto
!
-
Addio
!
Il
plico
che
avevo
a
portare
era
per
un
certo
Meyssac
o
Meglac
salvo
errore
,
maggiore
dei
mobilizzati
dell
'
Ain
.
Mi
aggrego
il
tromba
delle
Guide
,
un
Romagnolo
che
ha
la
pretesa
di
far
dello
spirito
.
Infatti
,
passando
sotto
la
chiesa
di
Nôtre
Dame
,
chiesa
mezzo
rovinata
,
la
sbircia
ben
bene
eppoi
dice
:
I
Francesi
non
credono
alla
verginità
di
Maria
...
-
E
perchè
?
-
Perchè
in
tal
caso
la
chiamerebbero
nôtre
demoiselle
!
Chiedo
scusa
ai
lettori
per
il
disgraziatissimo
tromba
.
Passammo
la
barriera
e
rivedemmo
quei
luoghi
tanto
illustrati
dai
recenti
combattimenti
;
non
un
cadavere
si
vedeva
per
l
'
immensa
estensione
:
solo
qualche
albero
stroncato
,
qualche
muro
disfatto
,
qualche
casa
scortecciata
,
crivellata
dalle
palle
faceva
supporre
la
tremenda
tenzone
che
si
era
svolta
in
quei
luoghi
.
Un
sole
bellissimo
,
come
mai
avevamo
veduto
dacché
eravamo
arrivati
in
Francia
,
ripercoteva
i
suoi
raggi
in
quella
campagna
squallida
e
tetra
,
o
che
forse
tale
ci
appariva
al
ricordo
di
tante
generose
esistenze
che
ivi
erano
state
tolte
alla
patria
,
agli
amici
per
saziare
la
indomabile
sete
di
sangue
che
suole
distinguere
i
re
.
Giunti
a
Fontain
andammo
per
informazioni
alla
scuola
,
che
per
la
prima
ci
si
parava
davanti
.
Domandammo
ad
un
uomo
in
blouse
turchina
che
era
sulla
porta
,
dove
si
trovasse
il
maestro
.
Con
nostra
gran
sorpresa
ei
ci
rispose
che
il
maestro
era
lui
.
Tutte
le
attribuzioni
che
Sue
nel
Martino
il
Trovatello
dà
ai
maestri
campagnoli
non
sono
che
vere
,
come
vero
purtroppo
è
il
meschino
stipendio
con
cui
vengono
retribuiti
nella
grande
Nation
.
Il
maestro
rimette
l
'
orologio
della
parrocchia
,
suona
le
campane
,
pulisce
il
giardino
,
spazza
le
scale
,
fa
tutto
...
tutto
quello
che
troppo
repugna
al
gran
ministero
dell
'
insegnamento
.
È
una
cosa
desolante
!
...
Nei
più
piccoli
borghi
è
proibita
la
mendicità
,
e
si
fa
languir
quasi
di
fame
questo
pover
'
uomo
che
suda
,
che
si
affatica
per
provvedere
il
pane
intellettuale
ai
poveri
Paria
della
montagna
.
Il
maestro
fu
con
noi
gentilissimo
,
conosceva
il
posto
a
cui
noi
dovevamo
arrivare
,
e
c
'
insegnò
una
scorcitoia
;
questa
scorcitoia
doveva
procurarci
degli
impicci
gravissimi
.
Avevamo
appena
passato
un
viottolo
,
che
una
voce
imponente
,
ci
grida
:
Qui
vive
,
e
cinque
o
sei
canne
di
fucili
si
abbassano
in
nostra
direzione
,
procurandoci
col
loro
barbaglio
una
sensazione
non
troppo
piacevole
.
-
France
!
-
Gridammo
io
e
il
tromba
,
proprio
all
'
unisono
.
-
Alto
...
o
fò
fuoco
!
-
Per
Cristo
!
-
Strilla
il
tromba
-
E
'
son
capaci
di
farlo
!
..
questi
mobili
lontani
dal
fuoco
sono
capaci
di
tutto
.
-
Dove
è
il
capoposto
?
Cominciai
io
avvicinandomi
.
-
Present
-
Declamò
con
burbanza
un
ghiozzo
,
rinfagottato
sotto
un
involto
di
panni
...
un
vero
sacco
di
panni
sudici
legato
in
mezzo
:
e
dietro
a
lui
altri
cinque
o
sei
che
non
aveano
da
invidiargli
nulla
in
bellezza
ed
in
eleganza
si
presentarono
a
noi
con
baionetta
calata
,
e
con
quel
piglio
da
eroe
che
suole
assumere
l
'
uomo
che
esponendosi
a
un
pericolo
è
sicuro
della
vittoria
.
-
A
noi
-
replicai
io
immediatamente
-
Ci
ho
qui
un
plico
da
consegnare
al
vostro
capitano
,
conducetemi
a
lui
,
chè
non
ho
tempo
da
perdere
.
-
Assicuratevi
bene
di
loro
-
Comandò
ai
suoi
uomini
il
capoposto
,
e
poi
rivoltosi
a
noi
con
fare
sdegnoso
,
borbottò
:
seguiteci
.
Il
capitano
era
in
una
specie
di
bettola
,
ridotta
lì
per
lì
in
stanza
d
'
ordine
;
era
un
coso
rimpresciuttito
,
che
parea
proprio
dovesse
regger
l
'
anima
coi
denti
:
sdraiato
su
di
una
poltrona
impagliata
,
teneva
tra
le
labbra
la
pipa
,
di
cui
si
divertiva
ad
esaminare
con
certa
voluttà
le
nuvolette
grigiastre
di
fumo
,
che
man
mano
andavano
a
dileguarsi
in
quell
'
ambiente
.
Consegnai
il
mio
plico
;
Monsieur
,
così
lo
chiamavano
con
grande
unzione
i
suoi
sottoposti
,
prima
mi
sbirciò
ben
bene
con
tale
ostinazione
che
mi
ridestava
il
pizzicor
nelle
mani
,
poi
cominciò
a
capolvogere
,
e
spiegazzare
quel
povero
foglio
in
tutti
i
versi
,
finalmente
si
decise
a
porvi
gli
occhi
.
Per
maledetta
disgrazia
quell
'
ordine
era
stata
fatto
in
lapis
:
di
qui
non
sto
a
dire
quanto
aumentassero
i
sospetti
in
quella
zuccaccia
ignorante
.
-
C
'
est
un
affair
tres
serieux
-
Proferì
rivoltandosi
al
sergente
Ces
coquins
de
Prussiens
ont
trop
d
'
espions
...
-
poi
di
nuovo
girando
la
faccia
verso
di
me
,
mi
domandò
:
Vous
etes
Polonais
?
-
Non
,
monsieur
,
je
suis
Italien
.
-
Attendes
-
E
senza
dire
ai
nè
bai
,
ci
lasciò
in
asso
in
mezzo
a
quei
mammalucchi
.
Si
aspettò
cinque
minuti
,
se
ne
aspettò
dieci
,
l
'
affare
cominciava
a
diventar
serio
davvero
:
ogni
poco
venivano
a
frotte
dei
mobili
e
ci
guardavano
,
come
se
fossimo
bestie
feroci
:
le
donne
di
casa
,
una
vecchia
e
una
fanciullina
avevano
a
nostro
riguardo
lo
stesso
contegno
:
sbaglio
,
la
fanciullina
ci
faceva
le
boccacce
.
-
O
bada
...
che
le
do
uno
scappellotto
-
Mi
diceva
il
tromba
digrignando
i
denti
.
Io
non
gli
rispondeva
:
se
però
fossero
arrivati
al
Perelli
,
che
ci
aveva
mandati
lassù
,
tutti
gli
accidenti
che
gli
augurai
in
quella
mezz
'
ora
,
il
povero
diavolo
chi
sa
mai
quante
volte
avrebbe
fatto
il
fatale
viaggio
che
gli
avevano
risparmiato
le
palle
prussiane
.
Esaminando
però
tanto
per
ammazzare
la
noia
e
il
malumore
quei
gruppi
di
mobilizzati
che
convenivano
in
quella
stanza
,
sempre
più
mi
convincevo
della
decadenza
tanto
fisica
e
morale
della
disgraziata
nazione
francese
.
Quella
gente
rachitica
,
mingherlina
,
paurosa
non
si
poteva
certamente
chiamare
la
genia
dei
Cimbri
e
dei
Galli
,
l
'
orgia
e
il
deboscio
han
dato
il
colpo
di
grazia
all
'
antica
terra
di
Brenno
e
dei
Druidi
,
l
'
orgia
e
il
deboscio
hanno
ridotto
una
baracca
dei
burattini
la
così
detta
signora
del
mondo
:
qualche
bel
tipo
raramente
si
trova
nei
campagnoli
,
ma
la
gioventù
delle
città
muove
a
schifo
.
Per
me
la
generazione
è
un
diritto
pubblico
,
non
un
diritto
privato
,
e
se
ogni
giorno
si
fanno
,
delle
leggi
per
il
miglioramento
della
razza
equina
e
canina
,
perché
non
si
hanno
da
istituire
delle
leggi
che
provvedano
al
miglioramento
della
razza
umana
?
L
'
uomo
è
il
re
della
natura
,
dicevano
gli
antichi
:
oh
sì
,
che
la
dissero
grossa
...
tra
un
leone
ed
un
gobbo
non
può
esser
dubbio
su
chi
ha
aspetto
più
sovrano
!
E
il
tempo
passava
e
non
il
più
piccolo
indìzio
che
avesse
a
cessare
la
nostra
prigionia
.
-
Si
può
mangiare
?
Domandai
ad
uno
.
Questi
alzò
disdegnosamente
le
spalle
e
se
ne
andò
-
O
guardiamo
,
se
questi
pezzi
d
'
ira
di
Dio
finiscono
col
farci
far
la
morte
del
conte
Ugolino
?
Dopo
un
ora
rientrò
l
'
invitto
duce
,
seguito
da
una
scorta
tutt
'
armata
,
che
ci
prese
nel
mezzo
.
-
E
ora
che
ci
fanno
?
Mi
domandò
con
emozione
il
tromba
.
-
Scommetto
che
ci
fucilano
qui
sulla
piazza
...
raccomandati
l
'
anima
-
Io
gli
risposi
per
ridere
...
Ma
che
brutta
faccia
non
fece
a
tale
annunzio
il
mio
compagno
di
sventura
!
-
Per
Cristo
!
...
Esser
fucilato
dai
Francesi
non
me
l
'
aspettavo
.
I
mobili
ci
accompagnavano
con
fischi
ed
imprecazioni
a
cui
facevano
eco
i
borghigiani
di
tutto
Fontain
che
si
erano
accalcati
lungo
la
via
.
Vidi
che
i
nostri
carnefici
avevano
intenzione
di
ricondurci
in
città
:
per
nostra
buona
fortuna
un
capitano
Nizzardo
tutto
vestito
di
rosso
,
ci
vide
,
ci
riconobbe
(
eravamo
stati
insieme
il
giorno
ventuno
)
fece
una
partaccia
al
capoposto
,
ci
tolse
di
mezzo
ai
soldati
e
ci
condusse
a
bere
con
lui
.
Ci
raggiunse
il
maestro
di
scuola
e
ci
chiese
un
milione
di
scuse
per
averci
cacciati
in
quel
laberinto
.
Gli
facemmo
toccare
il
bicchiere
con
noi
,
e
tutti
insieme
propinammo
alla
felicità
della
Francia
,
di
quella
Francia
i
cui
figli
ci
trattavano
con
tanto
riguardo
.
In
fretta
e
furia
tornammo
a
Digione
al
nostro
quartiere
:
là
ci
furono
date
due
novità
:
la
prima
che
erano
stati
incorporati
nelle
guide
quei
quattro
Pollacchi
,
che
erano
di
scorta
al
generale
Bossak
:
questi
disgraziati
non
sapevano
un
ette
nè
d
'
italiano
,
nè
di
francese
e
poco
tardarono
a
diventare
i
buffoni
dello
squadrone
:
ci
sembravano
bravi
ragazzi
:
ci
guardavano
attoniti
,
ci
offrivano
il
loro
tabacco
,
e
divennero
poi
i
cirenei
del
servizio
:
la
seconda
si
fu
che
Miquelf
con
otto
guide
era
partito
insieme
colla
colonna
dei
Franchi
Tiratori
Alsaziani
,
comandata
dal
maggiore
Bun
,
allo
scopo
di
far
saltare
alcuni
ponti
che
erano
nelle
vicinanze
.
Se
la
partenza
di
Miquelf
ci
fece
tutti
respirare
dalla
contentezza
,
il
perdere
anche
per
pochi
giorni
Materassi
e
altri
amici
lasciò
un
voto
intorno
a
noi
.
Una
ben
più
dolorosa
notizia
doveva
però
poco
dopo
recarci
turbamento
:
il
generale
Cremmer
aveva
abbandonato
Dôle
,
lasciandoci
così
quasi
accerchiati
dai
Prussiani
,
rimanendo
libera
,
al
caso
di
una
ritirata
,
soltanto
la
via
di
Lyon
.
Il
generale
Cremmer
pareva
messo
a
bella
posta
a
noi
vicino
per
scombuiare
i
disegni
del
pro
'
Garibaldi
:
a
Baune
attaccando
intepestivamente
il
fuoco
e
non
volendo
servirsi
dell
'
aiuto
del
nostro
piccolo
esercito
aveva
dovuto
ritirarsi
,
mettendo
i
nostri
in
falsa
posizione
:
ora
era
la
causa
vera
dell
'
ultimo
disastro
di
Francia
,
poiché
l
'
armata
di
Bourbaki
nella
disastrosissima
sua
ritirata
avrebbe
potuto
appoggiarsi
a
questo
paese
,
invece
che
di
gettarsi
in
Svizzera
.
Il
governo
della
difesa
nazionale
cominciava
a
prendere
in
considerazione
la
fin
qui
disdegnata
armata
dei
Vosgi
,
e
si
bucinava
in
quei
giorni
che
la
somma
delle
cose
militari
sarebbe
rimessa
nelle
mani
del
general
Garibaldi
:
ottimo
provvedimento
che
,
ne
siamo
certi
,
avrebbe
salvata
la
Francia
e
che
in
allora
reclamava
ogni
ceto
di
cittadini
.
Parigi
non
ancora
arresa
e
coi
suoi
trecentomila
uomini
,
gli
eserciti
dì
Chanzy
e
di
Faidherbe
,
lo
spirito
pubblico
rialzato
con
le
tre
ultime
vittorie
,
una
direzione
franca
,
ardita
,
incorruttibile
non
potevano
non
influire
contro
un
esercito
da
otto
mesi
entrato
in
campagna
,
vittorioso
sì
ma
omai
stanco
di
guerreggiare
in
terra
straniera
,
ma
omai
affralito
dalle
intemperie
del
cielo
,
dalle
malattie
,
dalle
morti
;
io
credo
infine
che
più
fiducia
in
Garibaldi
avrebbe
servito
per
salvare
la
Francia
;
è
una
idea
,
come
un
'
altra
,
e
perché
non
l
'
han
voluta
attuare
,
io
ho
tutto
il
diritto
di
gabellarla
per
ottima
.
Non
vennero
rinforzi
di
uomini
,
ma
furono
però
a
noi
spedite
,
e
giunsero
in
quel
giorno
in
città
,
nuove
batterie
che
,
almeno
a
vederle
,
prometteano
assai
;
Quella
sera
dopo
il
pranzo
ci
saltò
il
ticchio
di
dar
dietro
a
qualche
figlia
del
piacere
,
di
cui
vi
era
in
Digione
un
vero
formicolaio
.
O
sia
che
molte
bocche
vote
di
Parigi
fossero
piovute
nella
capitale
della
vecchia
Borgogna
,
o
che
piuttosto
tutta
quanta
la
Francia
sìa
appestata
da
una
corruzzione
ributtante
,
è
un
fatto
più
che
provato
che
il
cinismo
con
cui
ti
abbordavano
,
che
la
franchezza
con
cui
di
caffè
in
caffè
,
di
bottega
in
bottega
queste
disgraziate
trascinavano
le
loro
grazie
e
la
loro
prestituzione
era
tale
,
che
non
potevi
fare
a
meno
di
sentir
dentro
di
te
un
disgusto
che
non
eri
capace
di
mascherare
:
no
,
non
è
stata
l
'
abilità
degli
strategi
Germanici
quella
che
ha
debellato
la
Francia
,
lo
torno
a
ripetere
a
rischio
di
passar
per
un
predicatore
noioso
,
è
stata
la
corruzione
aiutata
e
sorretta
da
un
governo
corrotto
che
voleva
distrarre
,
divertendolo
,
il
popolo
dalle
materie
di
stato
.
In
Italia
non
ci
si
può
fare
un
'
idea
di
cosa
erano
le
strade
di
Digione
sulle
prime
ore
di
sera
;
bisogna
aver
veduto
quelle
giovinette
che
col
sorriso
più
provocante
fermavano
vecchi
,
giovani
,
soldati
e
ufficiali
,
che
li
prendevano
a
braccietto
,
che
proferivano
i
più
laidi
discorsi
con
una
indifferenza
,
con
una
leggerezza
da
darti
la
nausea
,
e
tutto
per
scroccare
una
cena
.
Io
non
sono
un
puritano
:
quando
si
tratta
di
scherzare
ci
sto
,
ve
lo
provi
il
mio
contegno
di
questa
sera
,
ma
se
è
permesso
ad
un
soldato
approfittarsi
delle
circostanze
,
in
un
pubblicista
,
se
tale
pur
posso
chiamarmi
,
sarebbe
delitto
il
non
alzare
la
voce
su
certi
scandoli
che
deturpano
l
'
umanità
.
Tenemmo
dietro
a
due
giovinette
e
secoloro
entrammo
in
una
via
che
rimane
sotto
i
bastioni
della
città
.
La
porta
della
Maison
du
Plaisir
era
tutta
crivellata
da
colpi
di
revolwer
.
Gli
ufficiali
prussiani
,
superbi
e
sguaiati
,
come
tutti
i
conquistatóri
,
avevan
provato
diletto
a
rovinar
tutti
gli
usci
,
e
tutte
le
vetrate
di
quella
strada
dedicate
al
piacere
.
Aggiunsi
anche
questo
a
tutti
gli
altri
soprusi
che
avevano
commesso
i
soldati
della
grazia
di
Dio
,
e
mi
tornarono
in
mente
le
parole
dell
'
inno
di
Handt
:
Dove
non
radica
straniero
vezzo
Dove
ha
l
'
onesto
stima
:
e
al
disprezzo
Il
vil
si
danna
...
È
sol
sol
'
ella
L
'
intiera
ed
una
Germania
è
quella
.
È
deliberato
che
i
poeti
non
abbino
ad
imbroccarne
una
sola
.
Lo
stendardo
Germanico
,
finchè
è
nelle
mani
di
un
re
,
rappresenterà
l
'
oppressione
come
tutti
gli
altri
stendardi
monarchici
.
Entrammo
in
una
bella
sala
,
circondata
da
divani
in
velluto
,
tutti
occupati
da
moblots
d
'
ogni
grado
,
intenti
a
ber
della
birra
e
a
far
la
corte
alle
damigelle
:
una
ventina
di
bottiglie
stappate
erano
disposte
in
batteria
sul
tavolino
;
sei
erano
le
disgraziate
,
passabili
ma
avvizzite
;
in
un
canto
ve
ne
era
una
ubriaca
;
quasi
tutti
fumavano
cigarettes
;
predominava
sulle
altre
un
'
Alsaziana
,
bella
,
ma
stupida
...
una
vera
rosa
del
Bengala
;
bellezza
senza
profumo
:
la
degnava
solamente
con
gli
ufficialetti
,
a
cui
ogni
poco
chiedeva
da
bere
.
Il
nostro
ingresso
non
provocò
certamente
una
dimostrazione
:
le
donne
rimasero
indifferenti
:
i
moblots
facendoci
il
viso
dell
'
arme
ogni
tanto
ci
occhiavano
a
squarciasacco
:
per
far
qualchecosa
ordinammo
da
bere
e
uno
dei
nostri
andò
al
pianoforte
.
Gli
illustri
campioni
di
Francia
si
misero
a
ballare
...
ci
pareva
di
assistere
al
ballo
dell
'
orsi
:
come
è
ridicolo
un
'
uomo
che
balla
sul
serio
!
..
I
nostri
cantavano
:
tutto
andava
benissimo
,
quando
uno
dei
nostri
,
un
po
'
allegro
,
ci
disse
:
Scommettiamo
che
mi
metto
a
far
la
corte
a
quel
biondino
difaccia
.
Detto
fatto
,
la
proposta
venne
accolta
:
era
deciso
che
i
moblots
fossero
gli
jocrisses
del
momento
;
di
più
il
biondino
in
questione
era
un
'
individuo
rubicondo
e
pasciuto
,
un
traccagnotto
che
avrebbe
fatto
figura
a
vender
castagne
e
polenta
in
mezzo
ai
buzzurri
;
le
stesse
donne
mentre
ne
accettavano
le
gentilezze
lo
canzonavano
dietro
alle
spalle
.
Il
nostro
amico
gli
va
risolutamente
daccanto
!
tutti
noi
ci
avviciniamo
per
goder
la
scenetta
:
lo
guarda
con
un
occhio
di
triglia
da
fare
sdilinquere
una
pulzellona
,
e
a
fior
di
labbra
,
pigliando
una
posa
da
Paolo
nella
Francesca
,
gli
dice
:
Combien
tu
es
gentil
!
..
-
Que
ce
que
vous
dites
?
-
Riprese
l
'
altro
di
subito
,
e
l
'
innamorato
con
più
anima
gli
ripetè
le
frase
.
Immaginatevi
come
rimanesse
il
povero
grullo
!
Da
bel
principio
non
sapeva
che
pesci
si
prendere
,
guardò
un
paio
di
volte
il
soffitto
,
diventò
rosso
come
una
ciligia
,
eppoi
si
decise
a
far
l
'
Indiano
,
ma
l
'
altro
gli
posò
gentilmente
sulla
spalla
una
mano
.
-
Vous
vous
trompez
-
Borbottava
allora
-
je
vous
assure
..
je
vous
prie
ne
me
fâcher
d
'
avantage
.
Quando
ecco
che
uno
dei
nostri
per
compire
il
mazzo
leva
di
sul
tavolino
il
tappeto
e
lo
butta
sul
lume
.
quindi
buio
pesto
,
buio
come
in
cantina
:
ed
i
nostri
si
misero
ad
abballottare
donne
e
guardie
mobili
:
e
fu
un
'
urtarsi
,
uno
spingere
un
'
inciampare
,
un
ruzzolarsi
per
terra
;
strida
,
bestemmie
,
risate
,
un
vero
pandemonio
.
Ansioso
di
terminare
la
burla
,
giunsi
a
farmi
strada
in
mezzo
a
quel
diascoleto
:
a
tentoni
trovai
il
tavolino
,
tolsi
via
il
tappeto
e
la
luce
fu
fatta
.
I
moblots
accettarono
la
burla
:
bisogna
convenire
che
non
sangue
,
ma
acqua
di
malva
avevano
nelle
loro
vene
.
CAPITOLO
XXI
.
A
causa
della
presa
di
Dôle
fu
necessario
che
le
nostre
truppe
,
eseguendo
nuovi
movimenti
,
occupassero
le
posizioni
situate
al
Sud
Est
di
Digione
,
posizioni
fino
allora
sguernite
.
La
brigata
Menotti
traversò
la
città
,
portandosi
da
Talant
al
suo
nuovo
destino
.
Nel
comando
dei
Francs
Tireurs
réunis
era
succeduto
al
bravo
Lhoste
l
'
Italiano
Baghino
:
qualche
volontario
da
Marsiglia
o
da
Lione
era
giunto
a
rafforzare
le
file
delle
nostre
compagnie
,
già
abbastanza
stremate
nell
'
ultimi
fatti
.
La
mattina
del
ventotto
il
generale
Garibaldi
passò
in
rivista
la
brigata
di
Canzio
:
le
truppe
erano
schierate
in
battaglia
lungo
il
viale
del
Parco
:
il
nostro
generale
più
sorridente
del
solito
traversò
in
carrozza
sulla
loro
fronte
;
quindi
assistè
a
vederle
sfilare
.
I
battaglioni
dei
mobili
passandogli
davanti
lo
acclamarono
,
plutone
per
plutone
,
con
entusiasmo
;
i
cacciatori
di
Marsala
,
i
carabinieri
Genovesi
,
questi
giovani
eroi
,
procederono
come
vecchi
soldati
e
il
prode
vecchio
si
fè
più
sereno
,
guardando
quei
veterani
sul
fiorire
degli
anni
.
Nel
tempo
che
io
pure
guardava
un
così
consolante
spettacolo
,
mi
sentii
chiamare
,
e
volgendomi
vidi
il
fratello
di
Perelli
che
mi
salutò
caramente
:
egli
aveva
il
braccio
al
collo
:
sapevo
che
era
stato
ferito
e
fui
felice
di
vederlo
così
presto
sulla
via
di
guarigione
.
Rammento
ai
lettori
questo
mio
amico
che
di
diciassette
anni
era
là
in
mezzo
a
noi
,
lo
rammento
perché
nel
raccontarmi
come
buscò
quella
palla
adoperò
con
me
una
verità
da
reputarsi
impossibile
.
-
Alle
prime
palle
ebbi
una
paura
birbona
-
mi
disse
il
buon
ragazzino
-
pensai
alla
mia
povera
mamma
,
che
mi
proibiva
di
saltare
,
di
pigliare
il
fresco
,
che
stava
in
pensiero
,
quando
tornavo
tardi
,
e
che
ora
non
era
più
buona
a
proteggermi
...
mi
addossai
a
im
muro
tutto
rannicchiato
,
facendomi
piccino
,
piccino
e
ci
stetti
qualche
minuto
:
passarono
gli
Egiziani
,
uno
di
loro
mi
disse
:
sei
un
vile
;
mi
saltò
il
rossore
alla
faccia
,
avrei
ucciso
quell
'
uomo
,
poi
vidi
che
aveva
ragione
,
ripensai
anche
allora
alla
mamma
,
alla
mamma
che
piuttosto
di
vedermi
infamato
,
piuttosto
di
piangere
su
me
vivo
avrebbe
pianto
sulla
mia
tomba
,
e
mi
accodai
all
'
Egiziani
,
con
loro
mi
stesi
lungo
i
vigneti
,
con
loro
sostenni
due
ore
di
fuoco
,
con
loro
caricai
alla
baionetta
,
fino
a
che
mi
sentii
percuotere
questo
braccio
,
come
da
una
bastonata
e
caddi
per
terra
...
ero
ferito
!
...
La
rivista
era
terminata
:
allegri
e
contenti
tornammo
in
città
;
l
'
eccellente
spirito
da
cui
erano
animate
indistintamente
le
truppe
,
la
fisonomia
sorridente
di
Garibaldi
,
il
piglio
ardito
e
simpatico
di
Canzio
,
la
memoria
dei
generosi
amici
nostri
che
ci
avevano
dimostrato
come
si
deve
morire
allorché
siam
guidati
da
magnanimi
proponimenti
,
una
certa
tal
quale
ambizione
di
avere
assistito
ad
uno
dei
drammi
più
splendidi
dell
'
Epopea
Garibaldesca
,
sempre
più
ci
stimolava
ad
adempire
scrupolosamente
il
nostro
dovere
,
sempre
più
ci
rendeva
sicuri
di
brillanti
,
di
memorabili
trionfi
:
ma
a
che
serve
la
fede
,
quando
i
traditori
ed
i
mercanti
di
popolo
paralizzano
coll
'
alito
gelato
del
calcolo
le
sublimi
abnegazioni
delle
minoranze
da
loro
dette
fazioni
?
Mentre
l
'
avvenire
ci
si
dipingeva
davanti
con
i
colori
più
rosei
,
mentre
germogliava
viepiù
gigante
nel
petto
dei
prodi
l
'
inestinguibile
desio
di
quella
gloria
che
sola
è
da
rispettarsi
,
perché
nasce
nel
sacrificio
e
nel
sacrifizio
consolidasi
,
Favre
coi
suoi
prestigiatori
camuffati
da
repubblicani
,
segnava
la
vergogna
della
Francia
:
la
patria
di
Danton
diventava
la
cloaca
dei
Cesari
;
il
berretto
frigio
che
aveva
sul
capo
le
si
tramutava
,
in
meno
che
lo
si
dice
,
nell
'
ignobile
berretto
del
galeotto
;
ed
un
tal
berretto
nelle
ultime
circostanze
a
me
parve
il
più
adatto
,
che
i
popoli
che
hanno
sentimento
vero
di
libertà
e
di
giustizia
sanno
morire
sotto
le
ruine
delle
loro
città
:
informino
Sagunto
,
Saragozza
e
Missolungi
:
i
popoli
invece
,
i
quali
sono
corrotti
,
vigliaccamente
si
accasciano
sotto
le
verghe
dei
Napoleonidi
,
o
sotto
alle
bombe
a
petrolio
dei
manigoldi
di
un
Thiers
.
Chiami
pur
vandali
i
primi
e
civili
i
secondi
la
stampa
venduta
;
tra
il
vandalismo
di
cruenta
ma
eroica
protesta
e
il
civismo
di
chi
si
appoggia
alla
prepotente
codardia
della
forza
,
io
m
'
inchinerò
sempre
,
io
sempre
mi
farò
di
cappello
al
primiero
.
Ma
a
noi
non
doveva
esser
noto
per
anche
il
grande
avvenimento
che
fece
andare
in
solluchero
i
borsaioli
(
vedi
negozianti
di
borsa
che
alla
fine
è
tutta
una
zuppa
e
un
pan
mollo
)
e
tutti
gli
Arlecchini
quattrinai
di
questa
valle
di
trappolerie
.
Una
nazione
che
cade
fa
arrichire
un
banchiere
:
il
pianto
delle
vedove
e
degli
orfanelli
che
reclaman
vendetta
e
che
son
costretti
a
piegare
il
capo
alla
tremenda
necessità
della
forza
fa
alzare
il
sessantacinque
al
settanta
:
vinca
il
nemico
:
se
rialzano
i
fondi
,
ben
vengano
l
'
umiliazione
,
le
rapine
,
gli
incendii
;
s
'
impingui
la
borsa
,
e
poi
si
balli
il
cancan
colle
baldracche
più
laide
tra
le
rovine
tuttora
fumanti
della
nostra
povera
patria
,
tra
i
cadaveri
dei
nostri
fratelli
che
avendo
sortito
dal
caso
un
generoso
carattere
hanno
preferito
all
'
ignominia
la
morte
...
son
storie
vecchie
quanto
Noè
,
ne
convengo
,
ma
son
vere
come
è
vera
la
luce
del
sole
...
oh
!
benedetta
l
'
aristocrazia
dell
'
oro
,
del
prezioso
metallo
che
solamente
qualche
scalzacane
ha
potuto
qualificare
per
vile
:
oh
,
benedetto
il
trionfo
della
classe
borghese
,
di
quella
classe
che
ha
per
patria
le
mura
del
proprio
negozio
,
o
del
palazzo
carpito
a
forza
di
scrocchi
e
d
'
usure
a
un
rampollo
di
magnanimi
lombi
,
che
si
è
giocato
a
bambara
gli
averi
e
la
reputazione
dei
vetusti
parenti
!
I
nobili
dei
tempi
andati
avevano
,
se
non
altro
,
delle
tradizioni
alle
quali
si
mostravano
ligissimi
;
spinti
da
queste
(
inutile
sarebbe
il
negarlo
)
hanno
regalato
al
mondo
degli
eroici
tratti
,
che
giocoforza
è
ammirare
;
noblesse
oblige
:
tale
era
la
loro
divisa
,
e
si
facevano
uccidere
per
quel
re
,
a
cui
avevano
giurato
devozione
illimitata
;
per
un
sorriso
,
per
un
'
occhiata
,
per
una
sciarpa
della
bella
dei
loro
pensieri
col
sorriso
sul
volto
andavano
incontro
,
al
pauroso
fantasma
degli
spiriti
deboli
,
alla
morte
:
loro
cantava
il
trovatore
nella
mesta
ballata
,
o
nell
'
ispirato
inno
di
guerra
:
loro
salutavano
come
protettori
gli
artisti
....
erano
nel
falso
,
dovevano
cadere
,
chè
la
legge
del
progresso
non
ammette
ostacolo
alcuno
,
sia
pure
attraente
;
ma
era
un
falso
splendido
,
era
un
falso
del
quale
,
nostro
malgrado
,
non
potevamo
non
ammirare
in
qualche
parte
la
cavalleria
;
esso
ci
rammentava
la
Tavola
Rotonda
,
le
crociate
,
le
battaglie
di
Luigi
XIV
;
e
quando
quest
'
aristrocrazia
si
vide
impotente
ad
impedire
la
marcia
del
progresso
ella
cadde
eroicamente
,
cospergendo
di
sangue
glorioso
i
campi
della
Vendea
:
questo
sangue
segnó
la
morte
del
nobilume
:
in
oggi
i
rampolli
degli
antenati
magnanimi
o
funghiscono
nella
loro
castella
,
o
fanno
da
comparse
nel
Club
.
Ma
l
'
aristocrazia
dell
'
oro
?
Nata
nel
lurido
bugigattolo
di
uno
strozzino
,
cresciuta
nella
stanza
di
affari
di
un
ladro
intendente
,
rinvigorita
nello
splendido
palazzo
di
un
commendatore
banchiere
che
pur
ieri
vendeva
i
cenci
o
raccattava
le
cicche
,
vergognosa
del
proprio
passato
,
piena
di
sospetti
per
l
'
avvenire
,
codardamente
accanita
alla
sola
idea
di
perdere
o
di
scapitare
su
dei
capitali
accumulati
a
forza
d
'
infamie
,
e
di
bassezze
,
è
lei
sola
il
vero
sostegno
delle
tirannidi
,
è
lei
sola
che
fa
cadere
nel
fango
i
popoli
più
gloriosi
,
è
a
lei
sola
che
si
devono
attribuire
i
disastri
del
mondo
:
poiché
,
se
l
'
antica
aristocrazia
a
un
'
idea
falsissima
sacrificava
e
vita
e
agiatezza
,
la
moderna
all
'
agiatezza
e
alla
vita
sacrifica
tutto
.
Io
non
ammetto
nemmeno
la
così
detta
aristocrazia
dell
'
intelligenza
:
il
nascer
savi
è
caso
e
non
virtù
,
dirò
parafrasando
i
celebri
versi
del
Metastasio
;
ed
allora
?
mi
domanderà
qualcheduno
:
allora
,
rispondo
,
io
non
ammetto
che
una
sola
aristocrazia
,
aristocrazia
basata
sull
'
eguaglianza
,
l
'
aristocrazia
del
lavoro
!
...
Mi
scusino
i
lettori
,
se
io
vado
di
palo
in
frasca
:
mi
scusino
le
lettrici
che
potranno
ravvisare
in
me
più
un
predicatore
noioso
,
che
un
narratore
giocondo
;
tra
i
miei
appunti
ho
trovato
anche
queste
linee
e
non
sono
stato
buono
di
sacrificarle
;
non
saprei
dirne
il
motivo
;
ma
per
non
fare
brontolare
nessuno
rientro
a
gran
carriera
in
carreggiata
.
Mecheri
,
Materassi
,
Piccini
,
Bocconi
ed
io
eravamo
nella
nostra
camera
,
sognando
tra
una
boccata
e
l
'
altra
di
fumo
nuove
battaglie
,
e
per
conseguenza
nuovi
trionfi
.
«
Quando
il
vecchio
passa
in
rassegna
i
soldati
,
si
pensava
tra
noi
,
ci
è
sempre
per
aria
qualche
cosa
di
grosso
»
.
Per
tranquillizzare
gli
amici
e
i
parenti
si
scrivevano
lettere
nelle
quali
si
magnificava
il
bel
cielo
che
ci
faceva
credere
di
essere
in
primavera
(
come
han
sentito
i
lettori
erano
giornataccie
piovose
da
metter
l
'
uggia
in
corpo
anche
ad
un
'
ombrellaio
)
;
si
descriveva
i
nostri
adipi
che
addivenivano
d
'
ora
in
ora
da
canonici
,
si
dava
ad
intendere
che
si
apprestavano
feste
da
ballo
.
Chi
parlava
di
andare
a
Parigi
,
chi
di
riprendere
Metz
,
chi
di
schizzare
diritti
diritti
a
Berlino
...
...
Oh
degli
eventi
umani
Antiveder
bugiardo
!
Spalancando
la
porta
con
una
pedata
,
entra
in
camera
Ghino
Polese
con
un
viso
da
far
rizzare
i
bordoni
all
'
uomo
più
apatista
del
mondo
.
-
Che
è
?
-
Gli
si
grida
tutti
a
una
voce
.
-
È
...
-
e
qui
un
moccolo
da
Livornese
puro
sangue
-
È
...
che
si
tratta
nientemeno
...
-
Di
assedio
della
città
?
-
Peggio
...
potremmo
morire
con
le
armi
alla
mano
.
-
I
Prussiani
son
entrati
?
-
Ma
peggio
!
-
Ma
cosa
dunque
...
per
carità
!
-
Ci
è
l
'
armistizio
!
...
Un
fulmine
che
fosse
caduto
in
mezzo
a
noi
poteva
produrre
il
medesimo
effetto
.
Prima
un
silenzio
di
morte
,
poi
una
salpa
d
'
imprecazioni
;
tutte
allo
stesso
indirizzo
.
-
Ma
sei
ben
sicuro
di
quello
che
dici
?
-
Me
lo
ha
assicurato
un
'
ufficiale
di
stato
maggiore
...
-
È
impossibile
!
Parigi
si
difenderà
fino
all
'
ultima
pietra
.
-
Parigi
ha
capitolato
!
...
Altro
silenzio
,
poi
tutti
mossi
dallo
stesso
pensiero
giù
a
rotta
di
collo
per
la
scala
,
onde
portarci
al
quartier
generale
.
Sulla
cantonata
incontriamo
la
vaga
Luisa
...
Dites
donc
...
proferisce
ed
io
secco
secco
la
congedo
con
un
«
non
ho
tempo
da
perdere
»
e
continuo
la
via
...
Dei
gruppi
concitati
s
'
incontrano
in
qua
e
là
...
la
parola
vile
errava
dì
bocca
in
bocca
.
-
E
Favre
che
giurava
che
finchè
esistesse
una
pietra
di
queste
città
l
'
invasore
avrebbe
trovato
un
baluardo
.
-
Ed
è
stato
lui
che
ha
segnato
la
capitolazione
.
-
E
noi
cosa
faremo
?
-
Gridava
un
disertore
dall
'
esercito
.
-
Imparerete
a
servire
la
Francia
-
Di
rimando
rispondeva
un
Gallofobo
.
E
i
popolani
abbassavano
il
capo
,
quando
noi
si
passava
,
che
la
maggioranza
dei
Digionesi
era
republicana
:
e
lo
svelto
ed
allegro
Garibaldino
era
divenuto
sornione
e
lo
vedevi
trascorrere
colle
mani
in
tasca
,
col
berretto
sugli
occhi
e
mordendosi
i
labbri
,
e
ad
ogni
poco
sentivi
ripetere
,
commiserandoli
,
i
nomi
dei
prodi
caduti
...
solo
i
volti
dei
moblots
brillavano
per
insueta
gaiezza
...
non
ci
era
più
dubbio
.
Colle
gambe
che
ci
facevano
cilecca
arrivammo
alla
prefettura
;
una
folla
di
gente
si
accalcava
intorno
alle
due
colonne
che
son
di
fianco
alla
porta
,
e
su
cui
si
attaccavano
i
dispacci
e
le
comunicazioni
officiali
:
tutti
si
alzavano
in
piedi
,
e
,
quando
erano
pervenuti
a
leggere
,
si
ritiravano
mandando
imprecazioni
e
grattandosi
il
capo
.
Si
sarebbe
detto
che
le
magiche
parole
del
convito
di
Baldassare
fossero
là
,
scolpite
su
quei
marmi
e
che
tutti
coloro
che
vi
si
avvicinavano
ne
risentissero
i
terribili
effetti
.
Due
sole
righe
di
scritto
:
due
righe
che
contenevano
però
la
più
dolorosa
notizia
per
chiunque
preferisce
la
dignità
al
beato
vivere
-
«
Oggi
è
stato
concluso
un
'
armistizio
di
ventun
giorno
»
.
E
dire
che
mani
francesi
non
avevan
rifiutato
di
firmare
un
patto
,
che
segnava
lo
stigma
sulla
fronte
di
quella
nazione
che
fin
'
ora
come
il
favoloso
Dio
dell
'
Olimpo
bastava
muovesse
le
ciglia
per
fare
allibire
il
mondo
tutto
dalla
paura
;
e
dire
che
un
Favre
era
stato
tra
i
manipolatori
di
tale
infamia
!
Oh
,
allora
si
vide
chiaramente
che
il
vecchio
republicano
aveva
ciurlato
nel
manico
,
oh
!
fin
d
'
allora
la
gente
dal
cervello
sottile
preconizzava
nel
difensore
d
'
Orsini
,
nel
montagnardo
dell
'
Impero
uno
dei
tanti
carnefici
che
hanno
straziato
la
Francia
.
Impotente
contro
i
Prussiani
,
si
macchiò
nel
sangue
dei
suoi
cittadini
:
ora
si
è
ritirato
,
ma
non
tanto
lontano
che
a
lui
non
pervenga
l
'
eco
dei
pianti
e
dell
'
imprecazioni
delle
migliaia
d
'
orfani
e
di
vedove
che
per
lui
son
ridotte
a
stendere
la
mano
!
Ma
di
maggiore
infamia
si
doveva
macchiare
Favre
contro
Garibaldi
e
di
ciò
sapranno
tra
poco
i
lettori
.
L
'
armistizio
fu
la
testa
di
Medusa
dell
'
entusiasmo
nostro
;
io
vidi
qualcuno
piangere
:
la
maggior
parte
si
sbizzariva
lanciando
improperii
a
Favre
e
alla
Francia
:
quella
sera
non
canti
per
le
vie
,
non
le
allegre
conversazioni
dei
giorni
passati
,
ma
una
musoneria
generale
...
non
vi
era
più
fede
!
Un
'
ordine
del
giorno
di
Garibaldi
nel
quale
ci
si
esortava
ad
addestrarsi
nelle
armi
,
ad
attender
preparati
il
momento
della
riscossa
,
fece
credere
a
diversi
che
non
sarebbe
stata
cosa
impossibile
il
potersi
di
nuovo
misurare
col
nemico
e
ciò
fece
rinascere
un
poco
quella
gaiezza
di
cui
davano
tanta
prova
ne
'
dì
del
pericolo
i
Garibaldini
.
Per
conto
mio
non
mi
illudevo
:
armistizio
non
poteva
significare
che
pace
disonorante
:
la
resa
di
Parigi
lo
diceva
troppo
chiaràmente
,
eppoi
da
quando
in
qua
i
seguaci
di
Garibaldi
potranno
ottenere
un
completo
trionfo
?
..
Gli
unitari
d
'
oggi
non
lo
relegarono
nel
60
a
Caprera
,
mentre
volava
alla
conquista
di
Roma
?
Gli
arfasatti
che
gli
si
caccian
sempre
davanti
non
gli
han
fatto
sgombrare
il
Tirolo
,
quando
palmo
a
palmo
lo
aveva
conquistato
,
mentre
a
Lissa
e
Custoza
veniva
oltraggiata
la
bandiera
italiana
?
..
Non
fu
il
prode
Generale
ferito
da
piombo
italiano
a
Aspromonte
?
..
Non
fu
lasciato
dopo
la
vittoria
di
Monterotondo
,
solo
a
Mentana
e
si
lasciarono
scannare
i
suoi
generosi
,
mentre
trentamila
uomini
di
truppa
italiana
erano
sul
confine
?
Non
si
è
sempre
cercato
di
sfruttare
i
suoi
trionfi
,
facendolo
poi
passare
quasi
per
un
pazzo
per
un
avventuriere
?
Non
si
è
avuto
il
coraggio
di
stampare
,
che
lo
si
aveva
aiutato
,
mentre
si
era
tentato
ogni
mezzo
per
avversarlo
o
per
screditarlo
?
..
I
repubblicani
francesi
erano
presso
a
poco
gli
stessi
pagliacci
dei
consorti
italiani
,
ed
era
da
prevedersi
quello
che
era
avvenuto
,
quello
che
avvenne
dipoi
.
Ma
muovan
pur
guerra
le
anime
vili
e
i
livreati
pigmei
a
quest
'
uomo
che
da
solo
basterebbe
a
riabilitare
la
società
,
tentino
pure
di
schiacciarlo
e
di
avvilirlo
,
Garibaldi
vincerà
sempra
in
nome
della
libertà
,
vincerà
anche
perdendo
perché
il
suo
nome
oramai
rappresenta
una
idea
e
le
idee
non
si
vìncono
.
CAPITOLO
XXII
.
Passammo
il
lunedì
svogliatamente
,
senza
conclusione
alcuna
:
fino
allora
il
pensiero
dell
'
Italia
di
rado
balenava
nella
nostra
mente
,
ma
dall
'
ora
fatale
in
cui
cominciò
a
tenzonarci
nel
capo
il
dubbio
che
non
avremmo
fatto
più
alcuna
cosa
,
vennero
ad
assalirci
tutte
ad
un
tratto
le
care
affezioni
alle
quali
avevamo
dato
un
'
addio
,
ed
un
cocente
desiderio
di
rivarcare
le
Alpi
occupò
le
nostre
anime
.
-
Noi
abbiamo
finito
di
combattere
-
Dicevo
alla
vaga
Luisa
che
colla
testolina
chinata
sempre
osava
appena
guardarci
.
-
Oh
!
voi
siete
felice
..
voi
rivedrete
la
vostra
bella
io
me
la
immagino
...
una
charmante
pétite
Italienne
.
-
No
,
assicuratevelo
,
io
non
son
punto
felice
!
-
E
perché
?
-
Voi
...
Francese
...
mi
potete
domandare
il
perchè
?
-
Io
Francese
vedo
che
siamo
traditi
.
-
E
...
e
..
-
gridai
io
dimenticandomi
di
parlare
con
una
donna
.
-
Ed
ho
pianto
-
Sussurrò
lei
con
le
lacrime
agli
occhi
.
-
Vi
ricorderete
di
me
?
-
Sempre
...
ci
avete
il
vostro
ritratto
?
-
No
!
-
Me
lo
manderete
?
-
Ve
lo
prometto
!
-
Grazie
...
io
voglio
tanto
bene
ai
Garibaldini
.
Questa
parola
fu
un
balsamo
per
l
'
esacerbato
mio
spirito
;
di
cosa
non
è
capace
una
donna
?
...
Per
niente
gli
antichi
non
immaginarono
Ercole
che
fila
ai
piedi
di
Onfale
.
E
così
venne
il
martedì
,
giornata
che
noi
credevamo
simile
alle
altre
che
ci
aspettavano
,
per
monotomia
e
che
grazie
alla
lealtà
dei
governanti
francesi
doveva
esser
pregna
per
noi
di
avvenimenti
di
nuovissimo
genere
.
Usciti
di
casa
riscontrammo
la
legione
Ravelli
,
che
colla
musica
in
testa
marciava
verso
la
direzione
della
barriera
del
Parco
.
-
Dove
andate
?
-
Domandai
al
capitano
Becherucci
che
si
era
staccato
dalla
sua
compagnia
per
salutarmi
.
-
Ma
...
sento
un
presentimento
che
mi
dice
che
ci
si
avvia
verso
l
'
Italia
.
Il
mio
amico
doveva
esser
profeta
.
Erano
appena
le
undici
e
Mecheri
,
Ghino
ed
io
mangiavamo
delle
paste
in
una
bottega
di
faccia
al
teatro
.
Digione
era
piena
di
pasticcerie
,
dove
si
mangiavano
dei
pasticcetti
eccellenti
.
Tutto
ad
un
tratto
,
quando
meno
lo
si
aspettava
,
vedemmo
formarsi
dei
capannelli
di
gente
che
discorreva
con
animazione
:
poi
ci
giunsero
agli
orecchi
dei
colpi
d
'
artiglieria
:
credevamo
sognare
:
si
pagò
il
conto
,
si
andò
in
strada
e
cercammo
raccapezzare
qualchecosa
tra
le
mille
versioni
che
si
davano
del
fatto
inopinato
.
-
I
Prussiani
si
avanzano
...
-
O
l
'
armistizio
?
-
Quei
barbari
non
rispettano
niente
!
-
No
...
è
Menotti
che
di
motuproproprio
ha
attaccato
il
fuoco
.
-
Ed
ora
espone
la
città
a
chi
sa
quale
disastro
!
-
È
impossibile
-
Urlammo
noi
-
Menotti
sa
il
suo
dovere
.
-
È
vero
,
è
vero
-
Ripetevano
allora
i
popolani
e
davano
del
grullo
a
chi
aveva
accampato
un
così
sciocco
discorso
.
-
Qui
non
si
saprà
nulla
-
Disse
Mecheri
-
andiamo
alla
caserma
che
è
a
pochi
passi
.
Era
così
giusto
questo
consiglio
che
non
differimmo
un
'
istante
a
metterlo
in
pratica
.
Alla
caserma
il
foriere
aveva
fatta
caricare
tutte
le
casse
e
i
registri
su
di
un
carro
a
cui
era
già
stata
attaccata
la
rozza
più
arrembata
della
nostra
scuderia
.
-
Partiamo
?
-
Si
domandò
,
appena
giungemmo
.
-
Non
lo
so
.
-
E
allora
a
cosa
servono
questi
preparativi
?
-
Questi
preparativi
?
...
Gli
ho
fatti
per
precauzione
...
però
ho
mandato
a
prendere
ordini
al
quartier
generale
...
-
O
il
tenente
?
-
Non
l
'
ho
veduto
-
E
tutti
gli
altri
?
-
Nemmeno
per
sogno
!
Frattanto
le
trombe
della
compagnia
delle
mitragliatrici
,
compagnia
che
aveva
stanza
poco
distante
da
noi
,
suonavano
a
raccolta
e
poco
dopo
i
soldati
della
medesima
si
muovevano
in
completa
assetto
di
marcia
.
Poco
dopo
gli
Usseri
,
nostri
vicini
di
caserma
,
montavano
a
cavallo
e
partivano
a
mezzotrotto
.
Decidemmo
di
prendere
la
stessa
direzione
,
allorché
vedemmo
venire
a
noi
il
sottotenente
Mussi
e
il
caporale
Luperi
,
che
essendosi
portati
fuori
della
città
per
recare
una
lettera
al
colonnello
Tanara
,
ci
ragguagliarono
,
essere
cominciato
un
fuoco
abbastanza
lento
tra
le
due
artiglierie
.
Ci
dissero
essere
ottimo
lo
spirito
dei
volontari
,
ma
che
nessuno
sapeva
farsi
ragione
,
del
come
i
Prussiani
,
violando
i
trattati
si
avanzassero
verso
di
noi
con
colonne
strapotentissime
.
Tra
gli
altri
Garibaldini
in
faccia
al
nemico
si
trovava
quel
giorno
il
bravo
Pais
,
che
deposto
il
berretto
da
colonnello
e
,
messosene
uno
di
pelo
,
marciava
come
un
semplice
soldato
,
munito
di
carabina
.
Dopo
essere
stato
destituito
da
Frapolli
,
l
'
integro
patriotta
,
l
'
onesto
repubblicano
era
corso
là
dove
aveva
spedito
tanti
uomini
che
non
si
volevano
far
partire
,
esponendosi
fino
d
'
allora
ad
essere
destituito
e
a
subire
un
consiglio
di
guerra
.
Si
andò
alla
prefettura
;
v
'
incontrammo
Ricci
che
ci
ordinò
di
star
pronti
;
domandammo
ragione
di
quel
diascoleto
ed
ei
ce
lo
spiegò
con
poche
parole
.
Il
governo
della
difesa
Nazionale
,
non
ultima
disgrazia
della
disgraziatissima
Francia
,
non
aveva
compreso
nel
patto
proposto
i
dipartimenti
della
Côte
d
'
Or
,
del
Doubs
e
del
Jura
.
Quindi
sospensione
d
'
ostilità
per
tutti
gli
eserciti
fuori
che
per
il
nostro
:
si
voleva
avere
il
gusto
di
vedere
sconfitti
anche
i
pochi
cialtroni
che
sapevano
farsi
ammazzare
,
perchè
non
avevano
niente
da
perdere
...
a
detta
di
loro
!
-
Nessuno
avviso
era
stato
comunicato
a
Garibaldi
su
questa
clausola
dello
iniquo
contratto
:
così
si
ricompensava
l
'
eroe
generoso
,
che
unico
aveva
vinto
,
che
unico
aveva
strappato
una
bandiera
ai
Prussiani
:
così
si
ricompensava
l
'
ardente
figlio
della
libertà
,
che
,
pur
di
porre
il
suo
braccio
a
disposizione
della
repubblica
,
aveva
dimenticato
le
prodezze
francesi
del
1849
,
le
maraviglie
degli
Chassepots
che
il
vile
de
Failly
aveva
provato
contro
i
petti
dei
generosi
figli
d
'
Italia
a
Mentana
.
Sorpresi
da
imponenti
colonne
nemiche
nelle
loro
posizioni
,
i
nostri
sarebbero
caduti
vittime
dell
'
infame
tranello
e
già
i
Prussiani
triplicati
di
numero
pregustavano
le
gioie
di
una
facile
vittoria
,
ma
i
traditori
francesi
e
i
generali
nemici
avevano
fatto
i
conti
senza
Garibaldi
:
non
mi
si
venga
ad
impugnare
la
valentia
strategica
dell
'
illustre
Italiano
,
non
mi
si
dica
che
solo
alla
fortuna
e
al
coraggio
si
debbano
i
grandi
trionfi
che
egli
ha
riportato
:
quel
giorno
si
videro
chiaramente
le
sue
virtù
militari
,
ed
egli
fu
più
grande
nella
precipitosa
ritirata
dalla
Borgogna
che
nelle
tre
celebri
giornate
che
tanta
gloria
aggiunsero
alla
nostra
povera
Italia
.
I
nemici
furono
tenuti
a
bada
per
tutto
il
giorno
dai
nostri
cannoni
:
Menotti
,
i
suoi
ufficiali
facevano
da
puntatori
,
e
in
questo
tempo
le
truppe
si
avviavano
verso
Chagny
.
-
Ma
sicché
dobbiam
proprio
partire
?
-
Domandammo
al
nostro
tenente
che
ci
dava
tutti
questi
ragguagli
.
-
Purtroppo
.
Andammo
a
casa
:
facemmo
in
pochi
momenti
il
nostro
modesto
bagaglio
e
senza
avere
il
coraggio
dì
salutare
i
nostri
ospiti
,
scendemmo
a
rotta
di
collo
le
scale
.
-
Ou
allez
vous
?
-
Ci
domandò
allorché
ci
vide
passare
la
Luisa
,
sorpresa
in
vederci
in
perfetta
tenuta
di
marcia
.
-
Andiamo
a
batterci
-
Rispondemmo
noi
tutti
.
-
Vraiment
?
-
Sulla
nostra
parola
!
-
Sayes
prudents
-
susurrò
a
mezza
bocca
e
volle
a
ogni
costo
baciarmi
alla
presenza
di
tutti
.
Gli
angioli
del
Signore
,
favoleggiati
dai
buoni
credenti
,
non
avrebbero
avuto
di
che
velarsi
la
faccia
,
e
quel
bacio
doveva
esser
l
'
ultimo
che
io
riceveva
dalla
vezzosa
fanciulla
.
Arriviamo
al
quartier
generale
,
il
partire
dei
carri
aveva
prodotto
un
'
adunanza
insolita
di
gente
davanti
alla
porta
:
tra
le
molte
persone
scorgo
le
due
gentili
figliole
della
nostra
padrona
di
casa
:
cerco
sfuggirle
:
mi
chiamano
:
non
vi
è
dubbio
,
esse
pure
mi
ripeteranno
l
'
importuna
e
dolorosa
richiesta
.
-
Dove
andate
?
-
Partiamo
.
-
Sul
serio
?
-
Così
non
fosse
!
-
Ma
la
ragione
?
...
-
Chiedetela
a
Favre
ed
agli
altri
vigliacchi
che
volevano
ricompensarci
di
quel
poco
che
abbiamo
fatto
,
mettendoci
in
trappola
.
Le
ragazze
mi
guardaron
fisse
negli
occhi
,
poi
chinarono
i
proprii
e
si
tacquero
;
e
in
questo
tempo
mille
altre
domande
sullo
stesso
tenore
si
rivolgevano
a
noi
,
e
noi
ci
sfogavamo
a
dire
tutto
il
male
possibile
degli
eroi
da
commedia
che
per
vigliaccheria
rovinavano
in
quel
momento
la
Francia
,
ed
i
Digionesi
facevano
eco
alle
nostre
invettive
.
Arriva
il
Piccini
tutto
sonnacchioso
.
Che
ci
è
di
nuovo
?
-
Proferisce
con
uno
sbadiglio
.
-
C
'
è
di
nuovo
che
noi
si
parte
.
-
E
perché
?
-
Perché
non
siamo
compresi
nell
'
armistizio
.
-
O
la
mia
compagnia
?
-
Sarà
partita
.
-
Ed
io
?
-
Vieni
con
noi
!
-
Vengo
subito
:
vo
a
dire
addio
a
due
bambine
e
vi
raggiungo
.
E
via
a
gran
carriera
.
-
Le
Guide
alla
Stazione
-
Grida
poco
dopo
il
Ricci
-
la
tromba
vada
suonando
per
chiamar
gli
sbandati
.
A
quattro
a
quattro
,
con
accompagnamento
di
tromba
e
di
bestemmie
,
traversando
la
città
le
cui
botteghe
eransi
chiuse
ad
un
tratto
,
arrivammo
al
gran
piazzale
,
dove
si
doveva
attendere
quei
pochi
che
avevano
un
cavallo
e
che
dovevano
ricevere
ordini
sull
'
itinerario
che
avevasi
da
percorrere
per
recarsi
a
Chagny
.
Sul
piazzale
vi
era
una
confusione
indicibile
:
cariaggi
,
cannoni
,
trasvolavano
tra
l
'
incerto
chiarore
(
era
sorta
la
notte
)
a
noi
davanti
,
provocando
esclamazioni
che
io
non
riporto
per
non
fare
arrossire
la
mia
leggitrice
:
tutti
eravamo
stizziti
e
non
si
cercava
che
un
pretesto
qualunque
onde
dar
sfogo
alla
bile
.
Un
vivandiere
della
guardia
mobile
arrota
col
suo
baroccio
un
di
noi
...
-
Figlio
di
un
cane
!
...
Accidenti
a
te
e
alla
Francia
...
Strilla
l
'
offeso
e
un
concerto
di
fischiate
si
fa
udire
per
quell
'
aure
.
I
moblots
si
erano
addossati
ai
lati
della
piazza
,
mettendo
in
fasci
i
loro
fucili
e
intuonando
ad
ora
ad
ora
la
Marsigliese
...
ci
voleva
il
loro
coraggio
!
...
Questi
canti
che
mai
eransi
da
loro
uditi
,
durante
il
pericolo
,
fecero
saltare
a
qualcuno
dei
nostri
più
bizzoso
,
il
pulcino
,
e
quindi
lotte
con
scambi
di
pugni
,
subito
appacificate
dai
superiori
:
qualcuno
altro
per
far
la
burletta
si
divertiva
a
vociare
:
Les
Prussiens
,
les
Prussiens
e
compagnie
intere
scappavano
,
poco
curandosi
dei
loro
armamenti
:
ma
allorché
potemmo
ammirare
una
fuga
dirotta
,
si
fu
,
quando
un
cavallo
del
treno
,
lasciato
in
balìa
di
se
stesso
si
diè
a
saltare
a
scavezzacollo
in
mezzo
alla
piazza
.
Un
grido
immenso
,
un
'
urtarsi
,
un
rovesciarsi
addosso
ai
fasci
di
armi
,
una
Babilonia
insomma
da
far
perder
la
testa
.
Ricciotti
era
vicino
all
'
arco
di
trionfo
,
battendo
i
piedi
e
sbuffando
:
poco
più
in
là
un
volontario
consolava
in
Italiano
un
bel
fior
di
ragazza
che
si
struggeva
in
lacrime
;
a
poca
distanza
una
guida
per
smaltire
il
malumore
si
divertiva
a
pestare
i
calli
,
di
alcuni
mobilizzati
che
si
erano
sdraiati
.
Il
cannone
era
cessato
:
la
notte
era
fredda
,
ma
tranquillissima
;
un
bel
chiaro
di
luna
faceva
spiccare
sul
fondo
stellato
,
nel
quale
errava
qua
e
là
qualche
vagabonda
nuvoletta
bianca
e
diafana
,
le
purissime
linee
della
guglia
di
San
Benigno
...
Le
case
non
apparivano
che
incerte
masse
nere
ad
ora
ad
ora
intramezzate
da
un
lumicino
,
o
dall
'
argenteo
riflesso
dei
raggi
ripercossi
sui
vetri
:
un
chiarore
confuso
s
'
inalzava
sui
tetti
.
O
Digione
,
o
Digione
come
mi
apparivi
cara
in
quel
tristo
momento
!
...
Come
mi
si
strinse
il
cuore
al
pensiero
di
doverti
lasciare
!
Il
sangue
generoso
dei
nostri
compagni
morti
nelle
fertili
pianure
che
ti
ricingono
ti
ha
legata
all
'
Italia
!
...
Le
gentilezze
che
tu
facesti
ai
suoi
cari
,
le
cure
assidue
,
più
che
fraterne
che
hanno
da
te
ricevuto
i
nostri
feriti
hanno
a
te
legato
l
'
Italia
-
Oh
!
venga
il
nemico
-
Io
pensava
tra
me
nell
'
esaltazione
del
dispiacere
-
venga
e
mi
uccida
qui
,
proprio
sotto
quest
'
arco
...
Oh
!
che
io
possa
morire
piuttostochè
di
accingermi
a
questa
dipartita
fatale
,
che
mi
fa
sprezzare
l
'
umanità
,
che
mi
fa
vergognare
di
essere
uomo
.
-
Su
...
su
...
non
ci
è
tempo
da
perdere
-
Mi
grida
il
foriere
-
Alla
stazione
.
-
Partiamo
col
treno
?
...
-
Sì
nello
stesso
convoglio
del
Generale
.
Con
uno
sforzo
sovrumano
arriviamo
a
varcare
i
cancelli
:
un
'
infinità
di
mobilizzati
ed
anche
qualche
Italiano
,
o
di
riffe
o
di
raffe
,
pretendevano
forzare
la
consegna
e
risparmiarsi
,
assoggettandosi
a
degli
urtoni
o
al
pericolo
di
qualche
partaccia
,
una
trentina
di
kilometri
da
farsi
colla
cavalcatura
di
San
Francesco
.
Arriviamo
sotto
la
stazione
:
lì
troviamo
qualche
aiutante
del
Generale
,
diversi
ufficiali
di
stato
maggiore
e
un
convoglio
a
cui
era
già
stata
attaccata
la
macchina
..
quel
convoglio
però
non
era
per
noi
,
esso
era
stato
serbato
ai
feriti
.
Garibaldi
non
era
anche
giunto
:
il
generoso
eroe
dei
due
mondi
voleva
partire
soltanto
,
allorché
sarebbe
stato
sicuro
che
nessuno
dei
suoi
cari
,
sofferente
,
potesse
cadere
nelle
mani
dell
'
inimico
.
Appena
partito
il
treno
,
cominciano
ad
arrivare
nuovi
stroppi
:
si
buttano
sulle
panche
della
stazione
gemendo
ed
urlando
;
alcune
donne
prestano
loro
qualche
soccorso
o
qualche
conforto
.
Si
appresta
un
'
altro
convoglio
-
Speriamo
sia
il
nostro
dice
qualcuno
;
si
domanda
al
capo
stazione
,
o
a
una
guardia
qualunque
e
ci
risponde
negativamente
.
Allora
la
solita
storia
delle
mille
chiacchiere
inutili
.
-
O
sta
a
vedere
,
che
ci
prendono
come
salami
!
-
Sentite
ma
certe
ostinazioni
non
le
si
capiscono
.
-
E
se
andassimo
in
quel
treno
lì
?
-
Ma
noi
si
ha
l
'
ordine
di
star
qui
.
-
Eppoi
abbandonereste
il
nostro
vecchio
?
-
E
se
fosse
partito
?
Un
grido
di
disapprovazione
copriva
queste
ultime
parole
,
e
il
disgraziato
che
sbadatamente
le
aveva
proferite
,
ebbe
dicatti
a
rincantucciarsi
e
a
non
farsi
più
vivo
durante
tutto
il
viaggio
.
Qualcuno
più
furbo
di
lui
,
ma
con
la
stessa
tremarella
,
mentre
gli
altri
si
perderono
in
chiacchiere
,
facendo
lo
zoppo
od
il
monco
,
entrò
in
qualche
vagone
,
gabbando
le
guardie
e
anticipando
il
momento
di
scappar
di
mano
a
quei
Prussiani
che
l
'
esaltata
immaginazione
facea
vedere
a
pochi
passi
.
La
locomotiva
dà
un
fischio
,
ed
il
triste
convoglio
dei
feriti
si
dilegua
ai
nostri
occhi
.
La
stazione
resta
un
po
'
più
libera
!
..
Si
attacca
la
carrozza
del
Generale
;
è
un
vagone
di
prima
,
a
cui
fa
seguito
uno
di
seconda
per
lo
stato
maggiore
:
è
preceduto
da
due
carri
per
i
bagagli
.
Entrano
il
colonnello
Bossi
e
il
Capitano
Galeazzi
.
-
Guide
-
Dice
quest
'
ultimo
-
Che
nessuno
monti
in
questo
convoglio
..
ad
eccezione
di
voi
...
-
E
dove
andremo
?
-
Su
..
tra
i
bagagli
.
Prendiamo
d
'
assalto
i
due
carri
,
dove
ci
accomodiamo
alla
meglio
.
Dopo
pochi
minuti
subito
una
questione
in
capo
del
carro
..
-
Giù
...
sacramento
!
Che
c
'
è
?
-
Siamo
Italiani
come
voi
,
Dio
....
.
-
C
'
è
l
'
ordine
di
non
far
salire
che
Guide
.
-
E
noi
siamo
della
legione
Tanara
..
della
legione
di
ferro
..
-
O
di
ferro
o
di
rame
noi
rispettiamo
gli
ordini
.
-
E
noi
siamo
qui
...
-
Giù
...
giù
.
E
qui
qualche
colpo
di
mano
e
qualche
pedata
:
quindi
gran
discussione
di
ufficiali
,
a
cui
finiamo
col
prender
parte
noi
tutti
.
-
Dagli
ragione
-
Mi
dice
un
Livornese
-
Non
vedi
che
fiasca
di
vino
hanno
a
tracolla
...
per
strada
fa
comodo
.
Si
urla
,
si
strepita
..
molti
scendono
,
poi
risalgono
e
i
due
non
van
via
...
-
Il
Generale
-
Grida
una
voce
.
Tutto
tace
e
nessuno
più
pensa
al
meschino
incidente
.
All
'
udire
che
ci
è
Garibaldi
,
mi
si
prende
uno
stringimento
di
cuore
,
e
mi
spenzolo
dal
carro
onde
meglio
vederlo
.
Povero
eroe
!
..
Come
ti
han
ricompensato
i
falsi
repubblicani
di
Francia
,
ma
tu
sai
deludere
le
inique
lor
mire
,
ma
tu
sai
sventare
i
loro
infami
tranelli
!
Garibaldi
era
serio
,
ma
,
come
sempre
,
sereno
,
ma
come
sempre
spirante
dal
volto
una
bontà
che
è
impossibile
descrivere
:
lo
accompagnava
il
generale
Bordone
,
che
non
partì
con
noi
:
a
poca
distanza
da
lui
venivano
il
maggior
Fontana
e
il
tenente
Grossi
.
Tutti
quelli
,
che
erano
sotto
la
stazione
si
levarono
il
cappello
:
il
Generale
,
appoggiandosi
su
un
bastoncello
,
stiè
un
pò
fermo
e
girò
uno
sguardo
malinconico
all
'
intorno
.
Parlò
a
lungo
con
un
signore
,
tutto
vestito
di
nero
,
con
barba
,
(
credo
il
sindaco
od
il
prefetto
)
poi
si
mosse
per
montar
nel
vagone
.
Un
vecchio
venerando
gl
'
impedisce
l
'
andare
per
serrargli
la
mano
.
Il
Generale
lo
guarda
,
poi
ricambia
affettuosamente
la
stretta
.
Non
so
perché
,
ma
ho
voglia
di
piangere
.
Tutti
ci
sentiamo
commossi
:
un
guardatreno
grida
:
Vive
Galibardi
...
nessuno
risponde
:
in
quell
'
istante
ogni
evviva
era
superfluo
:
la
vera
grandezza
disdegna
le
facili
manifestazioni
del
volgo
.
Il
Generale
è
in
carrozza
:
la
locomitiva
fischia
:
siamo
in
movimento
.
Do
un
'
ultima
occhiata
a
Digione
,
appena
mosso
,
nè
mi
sento
capace
di
staccar
più
gli
occhi
da
lei
.
Quanti
ricordi
,
quanta
parte
di
cuore
noi
non
lasciamo
là
entro
!
Come
mi
tornarono
in
mente
in
quel
brutto
istante
tutti
gli
sforzi
che
avevamo
fatto
per
giungere
in
Francia
,
come
mi
apparvero
caramente
dilette
le
peripezie
che
ci
avevano
conturbato
,
come
desideravo
che
il
tempo
avesse
potenza
di
tornare
indietro
tre
mesi
per
provare
di
nuovo
le
belle
emozioni
che
tanto
mi
apparvero
gradite
in
allora
!
Oh
!
come
mi
sembrarono
giusti
i
versi
del
gentile
poeta
:
«
Les
chants
,
que
on
les
entend
le
soir
dans
la
campagne
«
Plus
ils
vont
s
'
eloignant
,
plus
leur
charme
nous
gagne
....
«
Ainsi
de
souvenirs
qui
bercent
nôtre
coeur
!
Erano
dolci
memorie
quelle
che
cullavano
il
mio
spirito
affralito
,
e
nella
dolce
serenità
del
ricordo
lontano
io
giungevo
a
raccapezzare
un
po
'
di
quella
poesia
che
purtroppo
erasi
estinta
!
Garibaldi
,
non
è
inutile
il
ripeterlo
,
si
mostrò
abilissimo
generale
nella
precipitosa
nostra
ritirata
:
niente
restò
in
mano
a
un
nemico
che
ci
capitò
addosso
,
quando
meno
lo
si
aspettava
:
il
primo
febbraio
la
Côte
d
'
Or
era
sgombra
assolutamente
dall
'
armata
dei
Vosgi
.
CAPITOLO
XXIII
.
Batteva
mezzanotte
e
noi
ci
fermavamo
a
Chagny
:
non
una
persona
era
nella
stazione
:
Garibaldi
e
il
suo
seguito
si
ritirarono
nella
stanza
di
aspetto
dei
viaggiatori
di
seconda
classe
.
Una
guardia
mi
battè
sulle
spalle
e
accennandomi
il
Generale
che
entrava
in
quella
stanza
,
sorreggendosi
al
braccio
del
capitano
Galeazzi
,
con
voce
commossa
mi
disse
:
Cinque
uomini
,
come
quello
,
e
la
Francia
era
salva
!
Per
tutta
risposta
io
gli
strinsi
calorosamente
la
mano
.
Il
breve
viaggio
che
avevamo
dovuto
fare
in
ferrovia
era
stato
più
che
sufficiente
per
aggrappirmi
tutte
le
membra
,
poiché
quel
diabolico
freddo
che
ci
aveva
perseguitato
,
durante
tutta
la
campagna
,
non
aveva
la
minima
volontà
di
cessare
;
ci
buttammo
per
questa
potentissima
ragione
nel
caffè
dove
fortunatamente
vi
era
una
stufa
,
e
cercammo
di
riscaldarci
alla
meglio
.
-
E
non
potremo
andare
in
città
?
-
Azzardò
qualcuno
di
domandare
al
Ricci
.
-
Noi
dobbiamo
stare
a
guardia
del
Generale
.
-
E
sia
-
Rispondemmo
in
coro
,
ordinando
una
,
o
più
bottiglie
di
vino
.
Poco
dopo
vedemmo
Garibaldi
che
ascendeva
la
piccola
scala
,
che
è
in
fondo
al
caffè
della
stazione
di
Chagny
:
l
'
uomo
eroico
ci
volse
uno
sguardo
,
uno
di
quelli
sguardi
mestamente
soavi
,
nei
quali
è
compreso
un
poema
:
noi
tutti
lo
capimmo
alla
prima
e
istintivamente
ci
levammo
il
cappello
:
era
impossibile
non
venerare
l
'
eroe
che
per
un
'
idea
aveva
affrontato
nella
vecchiezza
disagii
,
fatiche
inesprimibili
,
era
impossibile
non
venerare
l
'
uomo
che
così
infamemente
ricompensato
,
collo
sconforto
nell
'
anima
,
aveva
un
'
occhiata
di
conforto
per
noi
:
quella
semplice
occhiata
ci
rendeva
più
grandi
,
più
generosi
.
Ah
!
..
non
mi
scappi
fuori
una
scuola
novellina
a
sostenere
che
i
popoli
si
debbano
solamente
muovere
per
gl
'
interessi
materiali
:
oh
...
non
mi
si
dica
che
il
correre
dietro
ai
sogni
e
alle
generose
utopie
addimostra
un
'
ingenuità
d
'
animo
quasi
primitiva
!
..
Io
li
capisco
sogni
siffatti
,
io
li
capisco
tanto
,
che
ne
sono
entusiasta
.
Oh
,
mi
si
lasci
morire
per
una
di
queste
generose
utopie
,
mi
si
facciano
provare
tutte
le
asprezze
della
vita
disagiata
del
campo
,
tutte
le
emozioni
di
colui
che
dice
un
addio
per
il
vagheggiato
ideale
alle
dolcezze
della
vita
;
in
oggi
che
si
fa
guerra
ad
oltranza
alla
poesia
,
oh
,
si
lasci
questo
piccolo
scampo
a
chi
vuole
appartarsi
da
questa
società
di
calunniati
e
di
calunniatori
,
di
strozzini
e
di
morti
di
fame
,
oh
!
ci
si
permetta
di
utilizzare
delle
vite
,
forse
disutili
,
per
le
nostre
aspirazioni
,
che
si
potranno
mettere
in
ridicolo
,
ma
sulla
cui
santità
nessuno
onesto
potrà
nutrire
sospetto
veruno
!
Erano
passati
pochi
minuti
,
allorché
un
ufficiale
ci
notificò
,
che
non
ordine
ma
desiderio
del
nostro
generale
era
quello
che
si
andasse
a
riposare
in
città
:
tanto
Garibaldi
al
contrario
dei
soliti
generali
pieni
di
boria
ha
carità
,
dei
suoi
sottoposti
!
Non
vi
sto
a
dire
come
questo
desiderio
corrispondesse
al
nostro
,
pure
tutti
noi
ad
una
voce
dicemmo
che
nessuno
avrebbe
abbandonato
quel
luogo
,
tenendosi
tutti
troppo
onorati
di
mostrare
al
grande
uomo
,
quanto
fosse
la
nostra
riconoscenza
e
il
nostro
rispetto
per
lui
.
-
No
,
no
-
Ci
ripetè
l
'
ufficiale
-
Qui
non
vi
è
alcun
pericolo
:
qui
non
vi
è
bisogno
di
guardie
:
Garibaldi
si
avrebbe
molto
per
male
,
se
voi
non
lo
secondaste
.
E
allora
?
....
Via
a
rotta
di
collo
in
paese
.
CAPITOLO
XXIV
.
Tutto
era
calmo
:
il
rumore
dei
nostri
squadroni
e
dei
nostri
sproni
turbava
soltanto
il
sepolcrale
silenzio
in
cui
erano
avvolte
le
poche
vie
di
Chagny
:
nella
quiete
quasi
lugubre
di
quella
serata
a
mille
doppi
sembrava
più
potente
il
rumore
prodotto
da
noi
,
e
ripercosso
dall
'
eco
:
s
'
illuminò
qualche
finestra
,
ma
per
pochi
minuti
:
il
pacifico
cittadino
,
rassicurato
che
non
vi
era
nulla
a
temere
,
spengeva
il
lume
e
tornava
di
certo
a
gustare
il
calduccio
delle
coltri
,
quel
calduccino
che
io
cominciava
a
vagheggiare
come
un
sogno
irrealizzabile
.
Con
molta
fatica
si
perviene
a
trovare
la
Mairie
:
meno
male
che
le
finestre
sono
illuminate
.
I
nostri
capi
,
riflettiamo
fra
noi
,
avranno
telegrafato
,
e
gli
alloggi
saranno
già
pronti
.
Le
nostre
induzioni
erano
,
come
d
'
ordinario
,
falsissime
.
-
Dove
è
il
Maire
?
...
Domandiamo
a
un
villanzone
che
scaldandosi
le
mani
alla
stufa
andava
tanto
in
brodo
di
giuggiole
da
non
avvedersi
nemmeno
che
noi
eravamo
entrati
.
-
Son
io
-
Ci
risponde
questo
con
certo
sussiego
.
Cosa
desiderano
?
-
Cosa
desideriamo
?
....
Ci
vuoi
poco
a
capirlo
!
...
Un
biglietto
d
'
alloggio
.
-
Sapristi
!
,
..
Vi
pare
ora
conveniente
?
-
Siamo
arrivati
ora
!
...
-
Ma
ora
dormono
tutti
:
-
Poco
importa
!
...
Li
sveglieremo
.
-
Ma
...
guardino
!
-
Pretenderebbe
che
sì
dormisse
in
strada
?
..
-
Dopo
quello
che
si
è
fatto
per
voi
?
-
Aggiunse
un
amico
in
pretto
Livornese
-
Ah
!
Francesi
,
Francesi
,
se
si
fosse
,
mondo
birbone
,
soldati
del
vostro
schifoso
imperatore
o
del
papa
...
Il
Maire
confuso
,
senza
capire
un
'
acca
all
'
ultimo
discorso
,
andò
a
un
tavolino
per
stendere
i
famosi
biglietti
.
Un
urtone
spalanca
la
porta
,
ed
un
'
altra
mandata
dei
nostri
si
butta
addosso
al
tavolino
....
I
nuovi
venuti
son
la
bellezza
di
diciassette
,
tra
cui
una
vivandiera
.
-
Sapristi
-
Ripete
il
sindaco
con
voce
stizzita
-
C
'
est
impossible
loger
tout
ce
mond
là
!
...
Descrivere
il
bailamme
che
succede
a
tale
esclamazione
sarebbe
cosa
impossibile
:
tutti
parlano
a
un
tempo
,
tutti
intendono
snocciolare
le
loro
brave
ragioni
,
e
quel
pover
'
uomo
,
che
rappresenta
l
'
autorità
,
pare
il
sor
Cecchino
.
-
Ecco
come
ci
ricompensano
-
Continua
a
vociare
il
Livornese
.
-
Vogliamo
giustizia
-
Interrompe
un
altro
.
-
Io
voglio
soltanto
un
alloggio
....
-
Vous
étes
un
cochon
...
E
giù
di
seguito
sullo
stesso
tenore
.
Io
e
Bocconi
arriviamo
a
strappare
di
mano
il
primo
biglietto
vergato
e
via
di
galoppo
...
-
Rue
Saint
Antoin
?
-
Domandiamo
al
primo
che
passa
.
-
C
'
est
là
bas
.
-
Questo
ci
risponde
e
va
via
a
passi
concitati
.
Arriviamo
alla
destinazione
:
Numero
41
si
picchia
:
silenzio
glaciale
:
si
ripicchia
,
la
stessa
accoglienza
:
allora
pedate
;
è
poco
anche
questo
:
son
morti
dunque
in
questa
casa
?
Si
sfoderano
gli
squadroni
e
si
comincia
una
sinfonia
infernale
alla
porta
del
mal
capitato
,
che
il
municipio
ci
aveva
destinato
per
ospite
.
-
Mon
Dieu
-
strilla
una
voce
femminea
-
Il
y
a
donc
de
Prussiens
?
-
Siamo
Italiani
...
il
cittadino
Bicornet
abita
qui
?
-
Sì
cittadini
...
ma
è
a
letto
!
-
Si
svegli
!
-
E
cosa
volete
?
-
Abbiamo
il
biglietto
d
'
alloggio
...
-
C
'
est
impossible
!
..
Noi
abbiamo
di
già
uno
zuavo
...
-
Solite
storie
!
...
Aprite
o
vi
sfondiamo
la
porta
!
-
Nom
de
Dieu
!
...
veniamo
,
veniamo
.
Non
ho
mai
veduto
in
mia
vita
una
fisonomia
più
ridicola
di
quella
del
cittadino
Bicornet
.
Cogli
occhi
tuttora
fra
il
sonno
,
con
un
berretto
da
notte
dal
quale
scappavano
fuori
due
orecchi
che
non
avrebbero
minimamente
stuonato
sulla
testa
di
un
coniglio
,
il
povero
diavolo
,
basso
e
traccagnotto
come
un
fattore
ti
dava
l
'
idea
di
Don
Bartolo
,
quando
rimane
immobile
coma
una
statua
nel
finale
del
primo
atto
del
Barbiere
di
Siviglia
.
-
Cittadini
...
fratelli
...
amici
...
Italiani
...
sul
mio
onore
è
impossibile
che
vi
possa
albergare
.
-
E
perché
?
-
Guardate
...
e
,
se
siete
giusti
,
giudicherete
da
voi
stessi
.
Guardammo
:
in
quella
miserabile
stamberga
difatti
noi
non
scorgemmo
che
un
meschino
lettuccio
,
su
cui
era
disteso
un
bel
giovine
dalla
barba
bruna
,
probabilmente
lo
zuavo
,
il
quale
aveva
tuttora
il
braccio
al
collo
;
una
vecchiarella
sdraiata
su
di
un
pagliericcio
alzò
la
testa
al
nostro
arrivo
e
ci
guardò
con
occhi
stralunati
.
-
Signori
-
Ci
disse
il
giovine
-
Il
buon
soldato
deve
aver
sempre
rispetto
...
Guardate
se
il
mio
ospite
non
vi
diceva
la
verità
...
-
Non
ve
la
rifate
con
noi
,
ma
col
Maire
,
perché
c
'
invia
qui
,
quando
ci
siete
voi
.
-
Il
Maire
l
'
ha
presa
con
noi
-
Borbottò
il
buon
'
uomo
-
Al
principio
della
guerra
ebbe
il
coraggio
un
giorno
di
mandarmene
quindici
!
-
E
noi
che
faremo
?
-
Domandammo
in
tuono
di
compassione
a
Monsieur
Bicornet
.
-
Aspettate
-
Disse
questi
dopo
aver
riflettuto
-
venite
con
me
alla
Mairie
e
vi
fo
fare
un
biglietto
per
un
mio
amico
.
-
Tentiamo
anche
questa
.
-
Riflttemmo
noi
due
e
col
buon
'
uomo
rifacemmo
i
nostri
passi
.
Il
Maire
non
oppose
alcun
osservazione
al
cambiamento
dell
'
alloggio
,
e
noi
insieme
con
Bicornet
,
andammo
in
fondo
al
paese
in
una
meschina
casupola
,
alla
cui
porta
il
nostro
accompagnatore
bussò
replicatamente
.
Quello
che
doveva
albergarci
era
un
macchinista
della
ferrovia
;
egli
ci
accolse
con
un
sorriso
gentile
,
e
,
appena
passati
,
si
mise
a
rifarci
un
lettuccio
che
era
a
un
lato
della
stanza
,
mentre
nel
fondo
della
medesima
dispiegava
tutta
la
sua
pompa
un
letto
nunziale
,
dalle
cui
coltre
vedemmo
scappar
fuori
una
testa
di
donna
,
giovine
certo
,
bella
non
sì
poteva
propriare
,
poiché
il
lumicino
che
era
stato
acceso
al
nostro
arrivo
non
aveva
la
potenza
di
rischiarare
quella
stanza
,
quantunque
la
fosse
stretta
e
corta
come
una
carcere
.
Rifatto
il
letto
,
il
macchinista
con
franchezza
tutta
popolana
ci
disse
:
Ora
spogliatevi
e
dormite
,
che
dovrete
averne
bisogno
....
Buona
sera
!
Lo
spogliarsi
in
faccia
a
una
donna
che
ci
vedeva
per
la
prima
volta
,
ci
arrecava
un
certo
fastidio
:
pure
la
necessità
era
troppo
imperiosa
,
e
dopo
pochi
minuti
noi
stiravamo
le
nostre
membra
intirizzite
sotto
le
lenzuola
.
Il
sonno
si
ostinava
a
non
venire
,
quasichè
il
caso
volesse
proprio
farci
assistere
a
un
tormento
di
nuovo
genere
,
al
supplizio
di
Tantalo
riveduto
e
corretto
per
conto
nostro
....
Prima
delle
dolci
parole
tra
i
coniugi
,
poi
uno
scoccar
di
baci
....
Noiato
dalla
scena
che
rappresentavo
,
feci
un
solennissimo
starnuto
;
ahi
non
bastò
;
degli
interrotti
sospiri
....
Diedi
nel
braccio
al
Bocconi
,
egli
era
desto
come
me
,
e
finimmo
con
un
'
omerico
scoppio
di
risa
.
D
'
allora
in
poi
fu
silenzio
e
noi
attaccammo
un
sonno
magnifico
!
CAPITOLO
XXV
.
Chagny
fu
per
noi
una
vera
desolazione
:
fortuna
che
ci
si
trattenne
soltanto
due
giorni
.
Immaginatevi
un
paesucolo
più
sudicio
di
quelli
del
Napoletano
:
degli
abitanti
a
cui
non
pareva
vero
di
esserci
prodighi
di
sgarbi
e
d
'
impertinenze
,
e
non
avrete
immaginato
che
una
metà
delle
nostre
noie
.
L
'
intiera
armata
dei
Vosgi
si
riversò
,
come
valanga
,
su
queste
prime
case
del
dipartimento
della
Saône
et
Loire
ed
all
'
ora
in
cui
noi
ci
alzammo
da
letto
ci
fu
impossibile
il
rinvenire
,
neppure
a
peso
d
'
oro
,
un
tozzo
di
pane
.
I
soldati
affaticati
dalla
lunghissima
marcia
si
buttavano
lungo
le
strade
:
i
carriaggi
si
succedevano
a
ogni
minuto
:
a
ogni
minuto
vedevi
un
via
vai
di
ufficiali
di
stato
maggiore
,
di
staffette
,
di
batterie
;
alle
botteghe
di
fornaio
,
ai
caffè
,
ai
restaurants
una
pigia
di
persone
concitate
che
bestemmiavano
e
facevano
ai
pugni
tra
loro
;
noi
eravamo
affamati
,
ci
avevano
detto
al
quartier
generale
che
per
quel
giorno
saremmo
rimasti
in
paese
,
e
non
si
trovava
un
tozzo
di
pane
per
sfamarci
....
Oh
!
la
dolorosa
situazione
....
In
campagna
,
alla
guerra
,
ci
si
adatta
l
'
idea
del
sacrificio
,
di
un
dovere
da
compiersi
offre
soddisfazioni
più
belle
dì
quelle
di
un
bisogno
naturale
soddisfatto
,
ma
sicuri
di
non
scaricare
più
il
fucile
,
testimoni
di
una
pace
disonorevolissima
che
veniva
vigliaccamente
subita
da
una
nazione
,
fin
'
ora
rispettabile
,
noi
ci
sfogavamo
con
imprecazioni
,
e
forse
saremmo
stati
anche
capaci
di
qualche
malestro
,
pur
di
fugare
la
minima
sofferenza
.
Finalmente
,
verso
le
due
,
mi
riescì
d
'
agguantare
in
un
'
osteria
di
sesto
ordine
una
bella
bistecca
e
la
mangiai
senza
pane
.
La
sera
andai
a
dormire
in
una
chiesa
,
poiché
il
biglietto
d
'
alloggio
era
per
un
giorno
soltanto
.
Verso
le
due
erano
arrivati
i
nostri
compagni
delle
Guide
che
avevano
cavallo
.
Il
giorno
dipoi
partenza
di
tutte
le
truppe
:
Garibaldi
accompagnato
dal
suo
stato
maggiore
partì
per
Chalons
sur
-
Saone
:
noi
avemmo
l
'
ordine
di
rimanere
.
Nella
giornata
liti
immense
con
i
Francesi
.
Ghino
dà
dei
pugni
al
caporale
Aribaud
,
questi
scappa
e
vuol
protestare
:
subissato
dai
nostri
discorsi
tace
.
Il
tenente
Raffoni
insolentisce
un
capitano
delle
guardie
mobili
ed
uno
dei
carabinieri
;
lo
traducono
alla
corte
marziale
:
salta
fuori
un
nuvolo
di
testimoni
ed
è
assoluto
.
Noi
siamo
chiamati
di
guardia
al
quartier
generale
;
alcuni
,
essendo
restati
soli
in
paese
,
cominciano
a
mormorare
ed
a
dire
che
i
Prussiani
sono
a
quattro
passi
e
che
ci
faranno
viaggiar
gratis
fino
a
Berlino
;
improvvisiamo
una
cenetta
in
corpo
di
guardia
rallegrata
da
Ricci
e
Fabbri
che
pretendono
parlare
francese
e
che
attaccano
briga
con
un
Ussero
di
piantone
,
che
si
permette
di
sedere
con
noi
dopo
essersi
permesso
di
russare
come
un
violoncello
antecedentemente
.
L
'
ordinanza
di
Bordone
ci
porta
una
forma
di
cacio
,
e
noi
,
andando
nella
stanza
di
ordini
,
rubiamo
due
bottiglie
di
vino
generoso
,
riservato
per
gli
ufficiali
di
stato
maggiore
.
Gismondi
,
un
Genovese
rovinato
nella
faccia
da
una
palla
a
Monterotondo
,
si
aggiunge
a
noi
e
porta
due
altre
bottiglie
di
vino
...
quindi
baldoria
generale
.
Nel
più
bello
del
chiasso
,
si
schiude
la
porta
con
impeto
e
vediamo
ritto
,
stecchito
davanti
a
noi
,
truce
come
lo
spettro
di
Banco
il
generale
Bordone
.
Stupore
generale
,
e
relativi
moccoli
a
fior
di
labbra
.
Il
generale
ci
da
una
sbirciata
e
invece
di
farci
un
rimprovero
,
si
rivolge
al
nostro
tenente
e
gli
dice
:
Mandi
un
sergente
e
quattro
uomini
a
rimetter
l
'
ordine
in
casa
di
questo
povero
vecchio
,
dove
sono
entrati
tre
Franchi
Tiratori
,
pretendendo
farci
di
tutto
un
po
'
.
Mecheri
,
sergente
,
e
tre
o
quattro
di
noi
ci
moviamo
col
vecchio
che
era
rimasto
a
caso
nell
'
ombra
:
eccoci
ridotti
anche
carabinieri
!
Non
nego
,
che
un
tale
incarico
mi
andava
poco
a
sangue
:
io
non
ho
mai
nutrito
una
decisa
simpatia
per
gli
agenti
della
legge
,
che
d
'
altronde
sono
riveriti
come
angeli
custodi
da
tanti
che
meriterebbero
di
andare
in
prigione
assai
più
di
quelli
che
ci
vanno
:
eppoi
...
il
vecchio
che
ci
accompagnava
,
mi
aveva
una
fisonomia
proibita
:
qualche
cosa
di
prete
smesso
o
di
mezzano
amoroso
.
Arriviamo
alla
casa
:
per
le
scale
non
ci
è
lume
e
nessuno
ha
fiammiferi
....
si
comincia
benino
!
...
-
Mi
piglino
per
una
falda
e
salgano
.
-
Ci
dice
il
vecchio
.
Ci
si
attacca
tutti
alla
falda
....
maledizione
!
...
la
scala
è
a
chiocciola
e
la
falda
a
una
voltata
resta
in
mano
a
uno
dei
nostri
.
-
Mon
Dieu
!
-
Grida
la
povera
vittima
di
quelle
tenebre
.
-
La
ci
tenga
un
lume
!
-
si
contenta
di
aggiungere
con
filosofia
l
'
autore
dell
'
eccidio
.
La
moglie
del
vecchio
,
avvisata
forse
dal
chiasso
improvviso
,
ci
comparisce
davanti
con
una
lucernina
.
Quantunque
la
nuova
venuta
fosse
in
perfetto
deshabillè
non
ci
faceva
peccare
di
gola
.
Credo
che
donna
più
brutta
non
sia
stata
mai
messa
al
mondo
per
dar
di
bugiardi
a
coloro
che
asseriscono
esser
la
donna
l
'
ideale
della
creazione
.
Tra
moglie
e
marito
avevano
tutti
i
requisiti
per
farsi
odiar
cordialmente
.
-
Aiuto
...
carità
...
protezione
-
Urlava
la
megera
.
Entrammo
colle
mani
sull
'
elsa
dei
nostri
squadroni
:
credevamo
di
trovare
tre
indemoniati
:
quale
non
fu
la
nostra
meraviglia
?
Ci
vennero
incontro
tre
buoni
figliuoli
,
che
cominciarono
col
chiederci
scusa
di
averci
disturbati
,
narrandoci
per
filo
e
per
segno
tutti
i
particolari
del
disgustoso
incidente
.
Provvisti
di
biglietto
d
'
alloggio
,
essi
si
erano
presentati
al
padrone
di
quella
bicocca
ed
egli
aveva
negato
con
mal
garbo
di
ricettarli
;
gli
avevano
detto
che
erano
stanchi
,
che
avrebbero
anche
pagato
,
ed
egli
duro
come
un
Tedesco
.
Allora
loro
,
esasperati
,
erano
entrati
per
forza
in
camera
ed
avevano
approfittato
del
divano
ove
si
erano
addormentati
.
Il
vecchio
era
uno
sfegatato
Napoleonista
,
e
giurava
che
a
'
tempi
della
tirannide
non
si
offendeva
la
pudicizia
di
una
signora
,
svestendosi
innanzi
a
lei
.
A
tale
protesta
nessuno
potè
trattenere
le
risa
:
persuademmo
i
giovani
a
venir
via
,
si
diè
due
prese
d
'
imbecille
al
tarpano
,
e
tutti
insieme
si
andò
in
una
vicina
casetta
,
dove
bevemmo
di
nuovo
.
Tra
un
bicchiere
e
l
'
altro
,
sapemmo
che
i
Prussiani
avevano
fatto
fuoco
sull
'
ultimo
convoglio
di
Garibaldini
che
era
partito
da
Digione
,
convoglio
nel
quale
tra
gli
altri
si
trovava
il
Piccini
:
nessuno
fu
offeso
ad
eccezione
del
Macchinista
che
restò
morto
sul
colpo
.
Il
giorno
dopo
,
noi
partivamo
da
Chagny
,
diretti
a
Chalons
sur
-
Saone
,
dove
si
trasferì
il
quartier
generale
.
L
'
annunzio
della
partenza
fu
salutato
da
tutti
,
con
gioia
inesprimibile
.
Se
io
avessi
un
nemico
accanito
,
lo
manderei
a
domicilio
coatto
a
Chagny
,
certo
che
dopo
poche
ore
implorerebbe
la
pena
di
morte
.
CAPITOLO
XXVI
.
Prima
di
terminare
il
racconto
è
necessario
che
io
parli
della
seconda
brigata
,
comandata
dal
Lobbia
,
di
questa
brigata
che
,
quantunque
lontana
dalle
altre
e
perciò
non
abbastanza
rammentata
nelle
molte
memorie
che
si
son
pubblicate
sulla
campagna
di
Francia
,
non
si
è
meno
coperta
di
gloria
,
nè
ha
meno
faticato
delle
altre
.
I
dati
della
relazione
che
io
farò
ai
miei
lettori
,
mi
furono
forniti
a
Chalons
da
un
distintissimo
ufficiale
di
stato
maggiore
che
era
al
seguito
del
colonnello
Lobbia
,
e
il
pubblico
avanti
di
parlare
del
nostro
soggiorno
in
quella
città
,
poiché
avendo
fin
'
ora
discorso
di
guerra
e
dovendo
d
'
ora
in
là
discorrere
di
pace
,
qui
mi
sembrano
nel
posto
più
adatto
.
Sul
finire
del
dicembre
,
erano
in
Soulieu
il
colonnello
di
cavalleria
Bossi
,
il
maggiore
Farlatti
con
uno
squadrone
di
Guide
e
una
piccola
compagnia
di
pionieri
comandati
da
Kauffman
:
questa
spedizione
aveva
per
scopo
di
danneggiare
le
comunicazioni
dei
Prussiani
,
appunto
sulle
famose
linee
che
dovevano
servire
all
'
esercito
di
Manteuffel
per
venire
a
combattere
le
truppe
di
Bourbaki
.
Oltre
ad
altri
ingegni
di
guerra
,
il
capitano
Kauffman
avea
con
se
due
furgoni
pieni
di
materia
incendiaria
e
di
dinamite
,
che
dovevano
servire
a
una
importantissima
operazione
della
quale
si
faceva
un
gran
segreto
;
e
che
consisteva
noi
far
saltare
un
tunnel
della
ferrovia
di
Strasburgo
.
Pare
che
tra
Kauffman
e
Bossi
non
s
'
intendessero
molto
e
le
operazioni
non
procedendo
,
come
avrebbero
dovuto
,
Garibaldi
richiamò
quest
'
ultimo
al
quartier
generale
e
diede
un
tale
incarico
al
colonnello
di
stato
maggiore
Lobbia
,
nominandolo
brigadiere
e
destinandolo
al
comando
della
seconda
brigata
.
Questa
era
costituita
nel
modo
seguente
:
Stato
Maggiore
Uff
.
7
Uom
.
14
Genio
»
3
»
20
Guide
»
9
»
150
Francs
tireurs
de
la
Bigorde
»
3
»
35
Égalitè
»
12
»
175
Chasseurs
d
'
Orient
»
16
»
270
Marin
»
4
»
55
Atlas
»
4
»
60
Guerillas
Marseilles
»
18
»
280
Uff
.
75
Uom
.
1059
Lobbia
partì
da
Autun
,
conducendo
con
se
per
ufficiali
di
stato
maggiore
il
capitano
Pozzi
ed
i
tenenti
Scipione
,
Primerano
e
Bonomi
:
partì
secoloro
il
signor
Visitelli
,
corrispondente
del
Dayl
Neuw
.
Il
capo
squadrone
Castellazzo
partiva
per
Chatau
Chinon
,
Clamecy
e
Vermenton
,
incaricato
di
tenere
relazione
tra
la
brigata
Ricciotti
e
Lobbia
e
sorvegliarne
le
operazioni
,
servendosi
dei
telegrafi
e
di
tutti
gli
altri
mezzi
che
le
sottoprefetture
e
i
sindaci
dovevano
mettere
a
di
lui
disposizione
.
Da
Autun
la
seconda
brigata
si
portò
a
Soulieu
per
Lucenay
,
quindi
a
Precy
e
a
Vitteau
.
La
marcia
è
lunga
e
fu
resa
più
disagevole
dall
'
immensa
quantità
d
'
impedimenti
che
venivano
dietro
ai
soldati
e
che
occupavano
a
dir
poco
tre
chilometri
di
spazio
:
carri
con
gli
equipaggi
dei
soldati
,
barrocci
,
trabiccoli
dei
vivandieri
...
donne
...
insomma
una
vera
marcia
di
barbari
!
Le
compagnie
dei
Francs
tìreurs
erano
scarse
:
ve
ne
erano
persino
di
dieci
uomini
,
ma
anche
queste
avevano
tre
o
quattro
ufficiali
...
già
,
se
durava
un
altro
pochino
la
campagna
di
Francia
avremmo
finito
coll
'
avere
diecimila
generali
e
nemmeno
una
tromba
!
...
Mentre
Lobbia
marciava
verso
Vitteau
,
Ricciotti
aveva
che
fare
coi
Prussiani
di
Montbard
.
Questo
paese
era
difeso
da
4000
uomini
e
6
pezzi
di
cannone
.
L
'
ardimentoso
figlio
di
Garibaldi
tentò
l
'
assalto
,
il
giorno
6
di
gennaio
.
Sul
più
bello
dell
'
impresa
egli
però
si
vide
accerchiato
dai
Prussiani
che
in
forza
di
2000
uomini
avevano
intanto
marciato
sopra
a
Semour
.
Ricciotti
tenne
fermo
fino
alla
sera
,
e
ritiratosi
a
Montfort
per
sentieri
appena
tracciati
,
potè
sul
mattino
eludere
la
vigilanza
dei
nemici
che
lo
volean
prigioniero
e
si
ritirò
sano
e
salvo
presso
Les
Lommes
.
La
seconda
brigata
,
a
cui
Castellazzo
aveva
comunicato
l
'
ordine
del
Generale
di
fare
un
movimento
in
avanti
per
distrigare
Ricciotti
,
potè
continuare
la
sua
via
e
di
concerto
colla
quarta
brigata
che
pur
si
ritirava
per
la
medesima
strada
verso
Digione
,
potè
manovrare
così
bene
da
schiudersi
l
'
adito
in
mezzo
alle
colonne
nemiche
che
già
si
avanzavano
numerose
per
le
vie
di
Chatillon
,
Aignay
le
Duc
e
Precy
;
era
una
marcia
difficilissima
,
di
fianco
,
che
avrebbe
potuto
compromettere
la
sicurezza
di
quella
brigata
,
se
questa
non
avesse
avuto
la
precauzione
molto
giusta
di
proteggersi
sul
suo
lato
sinistro
per
mezzo
della
cavalleria
dì
Farlatti
che
eseguì
egregiamente
questo
difficilissimo
compito
.
Al
villaggio
di
Marai
-
sur
-
Tille
la
brigata
Ricciotti
si
divise
da
quella
di
Lobbia
,
essendo
stata
la
prima
richiamata
a
Digione
e
dovendo
proseguire
la
seconda
per
il
compito
a
lei
designato
.
Qui
raggiunse
la
colonna
il
capo
squadrone
Castellazzo
.
Egli
veniva
da
Grancey
le
Chateau
,
dove
poco
corse
che
rimanesse
prigioniero
colla
somma
di
90,000
lire
.
Lobbia
lo
aveva
infatti
mandato
a
prender
denari
a
Digione
,
e
aveva
fissato
di
attenderlo
a
Grancey
.
Castellazzo
attendeva
da
parecchio
tempo
e
nessuno
arrivava
:
i
Prussiani
avendo
saputo
dalle
chiacchiere
dei
borghigiani
qualche
cosa
,
mandano
venticinque
usseri
nel
paese
;
e
,
mentre
il
nostro
amico
aveva
fatto
attaccar
la
carrozza
,
i
cinque
uomini
dell
'
avanguardia
nemica
annunciano
al
capoposto
che
non
vi
erano
Garibaldini
.
Senza
por
tempo
in
mezzo
,
senza
aspettare
che
gli
usseri
si
ricredessero
dal
loro
sbaglio
,
Castellazzo
salta
in
carrozza
,
e
prendendo
un
altra
via
gli
riesce
di
raggiungere
il
corpo
.
Erano
novantamila
lire
che
egli
salvava
dagli
artigli
dei
soldati
di
re
Guglielmo
:
certo
che
se
questi
l
'
avessero
potuto
immaginare
,
per
un
uomo
solo
erano
capaci
di
assediare
il
paese
.
La
seconda
brigata
da
Maray
-
sur
Tille
si
recò
a
Selongey
diretta
per
Langres
.
Siccome
però
numerosi
si
avanzavano
i
nemici
dalla
parte
di
Grancey
,
minacciando
di
tagliare
la
strada
di
Prauthoy
,
Lobbia
con
ottimo
intendimento
fe
'
fare
alla
sua
truppa
il
giro
di
Fontaine
Francaise
e
di
Champly
recandosi
a
Chalindrey
ed
a
Langres
,
dove
arrivò
il
15
di
gennaio
,
sempre
attorniato
dai
Prussiani
,
con
una
felicità
veramente
meravigliosa
.
A
Langres
,
dietro
ordini
del
Generale
,
furono
lasciati
tutti
i
bagagli
,
compresi
i
due
furgoni
di
dinamite
e
il
capitano
Kaupffeman
.
La
brigata
si
pose
a
campo
pei
boschi
di
Bouchemin
,
di
Marat
e
di
Faverolle
,
minacciando
le
comunicazioni
prussiane
di
Chaumont
,
Arc
en
Barroi
,
e
Auberive
sulle
quali
passavano
le
truppe
dirette
a
Digione
.
L
'
incertezza
del
generale
francese
Meyer
,
il
quale
negò
ogni
appoggio
,
diede
meno
importanza
di
quello
che
si
meritava
,
al
movimento
:
avendo
perciò
il
brigadiere
dovuto
rinunciare
all
'
idea
di
attaccare
Chaumont
,
occupato
da
6000
uomini
,
troppi
al
certo
pel
di
lui
piccolo
effettivo
,
portavasi
il
22
a
Perrogney
e
Pierre
Fontaine
e
,
di
lì
passando
per
Auberive
,
muoveva
alla
testa
della
cavalleria
sopra
il
villaggio
di
Germain
per
sorprendervi
quel
posto
.
Tra
i
due
paesi
sono
tre
chilometri
di
scesa
e
tutto
il
terreno
era
una
crosta
di
ghiaccio
:
ad
onta
di
questo
la
distanza
fu
percorsa
in
una
carica
sola
a
carriera
sfrenata
:
guai
,
se
un
cavallo
fosse
caduto
!
...
Non
poteva
fare
a
meno
di
succedere
un
monte
generale
,
una
vera
cuffia
,
come
si
direbbe
in
termine
basso
.
Il
nemico
che
stava
poco
sulle
intese
,
parve
che
non
avesse
nemmeno
tempo
di
montare
a
cavallo
:
gli
Usseri
Rossi
si
erano
ammucchiati
nella
scuderia
;
i
meno
,
incerti
se
avessero
a
difendersi
o
a
darsi
prigionieri
,
i
più
,
cercando
nascondersi
in
tutti
i
buchi
e
perfino
nel
fieno
.
Furono
presi
12
uomini
e
15
cavalli
:
gli
uomini
erano
superbi
:
alti
,
benissimo
vestiti
e
riccamente
equipaggiati
:
quasi
tutti
del
Posen
;
le
loro
pipe
,
pagate
ben
inteso
a
pronti
contanti
,
furono
i
trofei
più
ricercati
della
vittoria
.
Dopo
questo
brillante
episodio
,
Lobbia
tornò
a
Auberive
,
da
cui
si
mosse
dirigendosi
verso
Vaillant
:
a
poca
distanza
da
questo
villaggio
giunse
la
notizia
che
il
sindaco
del
medesimo
veniva
trascinato
a
Prauthoy
da
una
trentina
di
ulani
:
nuova
carica
sul
ghiaccio
:
gli
ulani
lasciano
la
preda
e
via
a
carriera
verso
Esnoms
,
e
siccome
chi
corre
corre
e
chi
fugge
vola
,
quando
i
nostri
arrivarono
a
quel
paese
,
i
nemici
erano
già
a
Prauthoy
.
Gli
oggetti
requisiti
ed
il
sindaco
rimasero
a
noi
,
e
quest
'
ultimo
offrì
in
Vaillant
un
pranzo
Lucullesco
agli
ufficiali
di
stato
maggiore
.
La
notte
fa
passata
a
Pierre
Fontaine
;
il
25
,
avvisato
che
una
sessantina
di
Prussiani
che
facevano
scorta
a
un
centinaio
di
prigionieri
francesi
,
dirigevansi
da
Prauthoy
sopra
Auberive
,
il
colonnello
Lobbia
con
cinque
ufficiali
del
suo
stato
maggiore
e
con
una
compagnia
di
Francs
Tireurs
faceva
un
'
imboscata
nella
foresta
di
Mont
'
Avoir
per
sorprendere
il
convoglio
:
verso
sera
però
gli
esploratori
avvertirono
che
i
nemici
avevan
presa
altra
strada
,
quella
di
Grancey
.
Avanti
di
continuare
,
sento
il
dovere
di
esporre
un
fatto
che
torna
a
grandissimo
onore
del
Lobbia
.
Allorchè
nel
giorno
precedente
imbandite
le
mense
,
altro
non
si
aspettava
all
'
infuori
che
il
colonnello
si
assidesse
nel
posto
d
'
onore
,
egli
domandò
se
era
stato
pensato
ai
prigionieri
,
ed
avendo
ottenuta
una
risposta
negativa
,
energicamente
protestò
,
minacciando
di
non
prender
parte
alla
mensa
,
qualora
non
si
trattassero
con
umanità
quelle
povere
vittime
della
fortuna
guerresca
;
nè
qui
si
arrestò
l
'
uomo
generoso
:
a
sua
iniziativa
fu
fatta
una
colletta
tra
gli
ufficiali
,
colletta
che
fruttò
un
sette
franchi
a
testa
pei
prigionieri
:
e
questi
,
vedendosi
fatti
segno
di
tal
gentilezza
,
sentendosi
sempre
palpitare
il
cuore
anche
sotto
la
tunica
di
gregario
,
piansero
,
piansero
come
fanciulli
e
gridarono
:
Viva
Garibaldi
,
Viva
l
'
Italia
.
Povera
gente
!
...
Lontana
da
suoi
,
in
un
paese
che
del
bene
non
gliene
voleva
dicerto
,
paurosa
di
tutto
,
al
balsamo
della
consolazione
sentiva
stemprarsi
quel
gelo
,
che
le
si
era
voluto
addensare
sull
'
anima
dagli
stupidi
ed
infami
regolamenti
che
vorrebbero
fare
degli
uomini
la
macchina
più
iniqua
,
che
torturi
la
povera
umanità
!
La
notte
Lobbia
,
Castellazzo
,
Pozzi
e
due
ufficiali
di
stato
maggiore
s
'
incamminarono
verso
Vaillant
:
gli
altri
li
seguitavano
a
un
chilometro
di
distanza
:
giunti
a
due
chilometri
da
Vaillant
,
quattro
ombre
,
silenziose
come
quell
'
oscurità
,
si
avanzano
...
si
dà
loro
l
'
alto
:
Castellazzo
si
avanza
arditamente
,
e
domanda
chi
sono
.
Essi
esitano
a
rispondere
.
Pozzi
grida
:
sono
Prussiani
,
abbassate
le
armi
....
ed
i
quattro
ubbidiscono
senza
far
motto
.
Si
disarmano
e
poi
vengono
consegnati
ad
una
compagnia
che
si
avanza
a
passo
di
corsa
.
Passata
quella
notte
a
Vaillant
,
l
'
indomani
la
brigata
si
portò
di
nuovo
a
Pierre
Fontaine
e
di
qui
passò
ad
Augeres
,
dove
la
sera
del
27
arrivarono
due
compagnie
di
linea
con
parecchi
ufficiali
,
inviati
dal
generale
Meyer
onde
coadiuvare
i
garibaldini
nell
'
attacco
di
Prauthoy
:
il
rinforzo
era
comandato
dal
capitano
Mas
,
vecchio
soldato
d
'
Affrica
.
Fu
tenuto
consiglio
di
guerra
nella
stanza
da
letto
del
sindaco
:
vi
assistevano
Lobbia
,
Castellazzo
,
Pozzi
e
altri
due
di
stato
maggiore
.
Il
Mas
era
un
po
'
in
bernecche
,
e
invasato
dai
sacri
furori
che
il
Dio
Bacco
suole
prodigare
ai
suoi
fedeli
seguaci
,
si
riprometteva
con
le
sue
due
compagnie
di
mangiare
in
un
colpo
tutti
i
Prussiani
;
domandava
soltanto
un
po
'
di
tempo
per
far
prendere
il
caffè
ai
soldati
.
Castellazzo
osservò
che
era
assai
meglio
che
lo
prendessero
dopo
aver
mangiato
i
Prussiani
,
per
aiutare
la
digestione
..
Mas
,
con
serietà
imperturbabile
,
chiese
allora
che
i
suoi
dipendenti
fossero
messi
al
posto
d
'
onore
(
all
'
avanguardia
)
.
Lobbia
accettò
e
commosso
da
tanto
eroismo
,
fè
la
consueta
grimace
,
Castellazzo
citò
i
versi
del
Miles
gloriosus
di
Plauto
:
....
..
virum
Fortem
,
atque
fortunatum
et
forma
regia
,
tum
bellator
Mars
Haud
ausit
dicere
:
neque
aequiparare
suas
virtutes
ad
tuas
.
Il
vecchio
soldato
non
sapendo
che
si
rispondere
a
quel
complimento
in
lingua
a
lui
incognita
;
scambiando
forse
Mars
per
Mas
fa
'
una
gran
riverenza
e
si
avvolse
in
dignitoso
silenzio
.
Alle
11
di
sera
tutti
erano
a
cavallo
:
per
sentieri
tutti
incrostati
di
ghiaccio
la
brigata
arrivò
a
Lucenay
.
Mentre
sul
viso
dei
coraggiosi
si
leggeva
chiaramente
l
'
ansia
,
il
desio
prepotente
di
misurarsi
coll
'
inimico
,
i
soldati
di
linea
perdevano
un
tempo
prezioso
a
prendere
il
caffè
e
a
fare
il
chilo
.
Dopo
mille
e
mille
sollecitazioni
a
partire
,
alla
fine
si
avviarono
:
si
avviarono
,
ma
con
tale
un
passo
da
tartarughe
,
che
invece
di
arrivare
,
come
era
stato
previsto
,
a
Prauthoy
alle
quattro
di
notte
,
ebbero
il
fresco
cuore
d
'
arrivarci
alle
sei
del
mattino
.
Aveva
preso
stanza
in
questo
villaggio
il
2°
battaglione
del
61
reggimento
Guglielmo
di
Pomerania
:
battaglione
che
apparteneva
giusto
appunto
,
come
rammenteranno
i
lettori
,
a
quel
reggimento
che
tanto
era
stato
battuto
il
giorno
23
alla
masseria
di
Poully
e
la
di
cui
bandiera
era
già
in
nostra
mano
:
800
fanti
,
50
cavalli
e
varii
cariaggi
:
tale
era
l
'
effettivo
di
cui
disponeva
il
nemico
.
Le
compagnie
di
linea
francese
aveano
avuto
l
'
ordine
di
penetrare
nel
villaggio
,
senza
trar
colpo
;
esse
invece
si
fermarono
a
trecento
passi
dal
medesimo
e
per
avvisare
il
nemico
si
misero
a
sparare
alle
passere
.
Convenne
allora
far
di
necessità
virtù
:
si
spiegarono
le
colonne
e
ci
si
accinse
a
dare
l
'
assalto
.
I
Prussiani
avevano
occupate
le
case
,
il
cimitero
,
la
chiesa
e
di
là
facevano
un
fuoco
d
'
inferno
.
Gli
Chasseurs
de
Lyon
e
le
guide
(
per
la
maggior
parte
italiane
)
si
portarono
eroicamente
:
qualche
altra
compagnia
fe
'
il
proprio
dovere
,
qualcuna
,
purtroppo
,
scappò
,
sparando
all
'
aria
,
o
,
quel
che
è
peggio
,
addosso
agli
ufficiali
di
stato
maggiore
che
cercavano
arrestarle
nella
corsa
disordinata
.
Ad
onta
però
di
tal
confusione
la
costanza
dei
pochi
prevalse
e
dopo
quattro
ore
circa
di
fuoco
,
i
Prussiani
,
perduto
il
loro
comandante
e
dopo
aver
lasciato
sul
campo
un
centinaio
tra
morti
e
feriti
si
salvarono
con
dirottissima
fuga
pei
campi
.
La
giornata
era
vinta
.
Noi
avemmo
49
morti
e
62
feriti
:
gli
avversarii
oltre
i
morti
e
i
feriti
,
lasciarono
nelle
nostre
mani
14
cavalli
,
73
prigionieri
,
14
cariaggi
d
'
avena
e
di
pane
,
una
ingente
quantità
d
'
oggetti
rubati
tra
cui
orologi
,
bauli
e
argenteria
,
200
fucili
,
la
contabilità
,
la
cassa
con
1,500
talleri
,
un
furgone
da
munizioni
e
diversi
carri
d
'
ambulanza
.
Tutto
insieme
fu
uno
dei
fatti
più
brillanti
della
campagna
di
Francia
e
se
monsieur
Mas
,
il
miles
gloriosus
,
avesse
secondato
a
dovere
il
resto
della
brigata
,
sarebbe
rimasta
prigioniera
l
'
intera
colonna
Prussiana
.
Inutile
il
dire
che
Castellazzo
in
quel
giorno
si
condusse
da
eroe
:
chiunque
l
'
ha
veduto
in
altre
campagne
,
può
e
deve
giustamente
argomentarlo
:
Pozzi
e
Farlatti
riscossero
l
'
ammirazione
di
tutti
,
e
non
ultimo
certo
tra
i
valorosi
si
addimostrò
il
signor
Visitelli
,
il
corrispondente
del
Dayly
News
.
Per
quel
giorno
e
per
la
notte
vegnente
si
trattennero
gli
stanchi
soldati
in
Prauthoy
;
il
domani
si
portarono
a
Langres
,
onde
accompagnare
i
prigionieri
,
riportare
la
preda
e
apprestarsi
a
nuove
avventure
.
Il
31
Lobbia
si
spinse
e
Neully
l
'
Eveque
a
12
chilometri
da
Langres
:
il
nemico
si
era
raccolto
in
forze
a
Montigny
le
Roi
e
la
2a
nostra
brigata
si
preparava
per
andargli
a
fare
una
delle
solite
visite
,
quando
arrivarono
anche
lassù
le
prime
notizie
dell
'
armistizio
.
Il
generale
Meyer
,
protestando
di
eseguire
scrupolosamente
i
decreti
del
suo
governo
,
non
permise
alcun
movimento
e
così
la
brigata
Lobbia
restò
isolata
dal
rimanente
dell
'
armata
dei
Vosgi
,
nè
si
seppe
più
alcuna
notizia
di
lei
,
fino
a
che
il
Castellazzo
,
travestitosi
da
contadino
,
dando
prova
di
un
favoloso
coraggio
,
traversò
imperterritamente
le
linee
prussiane
,
e
portandosi
a
Autun
,
venne
di
là
a
Chalons
-
sur
Saône
,
latore
di
notizie
e
dispacci
.
Terminato
che
fu
l
'
armistizio
e
conclusa
la
pace
,
la
brigata
Lobbia
con
lascia
passare
Prussiano
passò
in
mezzo
alle
schiere
nemiche
che
le
resero
gli
onori
militari
:
da
Langres
venne
a
Chalons
,
dove
furono
tolti
persino
i
mantelli
alle
Guide
,
che
così
bene
avevano
adempiuto
il
loro
incarico
,
che
tanto
si
erano
coperte
di
gloria
per
difendere
quella
Repubblica
Francese
che
ora
in
tal
modo
le
ricompensava
.
CAPITOLO
XXVII
.
Torniamo
a
noi
:
i
giorni
delle
belle
emozioni
erano
cessati
:
prolungare
dettagliatamente
questa
mia
storia
,
sarebbe
un
voler
portare
il
cane
per
l
'
aia
,
e
terminerei
rendendomi
assai
più
noioso
di
quello
che
son
riuscito
fin
qui
....
ed
è
tutto
dire
!
..
Pure
,
qualche
episodio
della
nostra
guarnigione
,
qualche
sbozzo
alla
peggio
di
certe
scene
,
che
,
se
non
altro
,
possono
illuminare
qualcuno
sullo
spirito
che
dominava
allora
in
Francia
,
non
sembreranno
superflui
ai
lettori
e
serviranno
,
quasi
di
cornice
al
quadro
che
male
o
bene
ho
tentato
di
tratteggiare
sin
qui
:
stacco
perciò
dal
mio
libriccino
di
appunti
le
pagine
meno
seccanti
e
ben
volentieri
le
offro
a
quei
Cirenei
,
che
hanno
subito
il
peso
della
mia
croce
per
tanto
tempo
,
dando
prova
in
tal
modo
di
più
che
cristiana
pazienza
.
Chalons
ha
da
essere
un
soggiorno
incantevole
;
ha
strade
e
piazze
pulite
,
eleganti
e
con
sfarzosi
negozii
:
il
suo
quai
sur
la
Saône
rammenta
i
nostri
lungarni
:
il
fiume
è
però
più
bello
e
più
tranquillo
dell
'
Arno
:
sul
far
della
sera
quando
arriva
Parisièn
,
il
piccolo
piroscafo
che
viene
da
Lione
,
disegnando
una
striscia
di
fumo
sulle
limpide
plaghe
del
cielo
sereno
,
si
gode
una
incantevole
poesia
e
troviamo
artisticamente
superbi
i
visi
sin
'
allora
simpatici
semplicemente
delle
cittadine
:
Il
desiderio
di
rivedere
l
'
Italia
si
fa
più
vivo
...
a
che
ci
tengono
qua
,
se
non
ci
è
più
da
menare
le
mani
?
Vien
dato
a
me
e
a
Gismondi
un
biglietto
d
'
alloggio
per
un
palazzo
in
Rue
aux
Fievres
:
il
nome
non
è
di
buon
'
augurio
:
Troviamo
un
prete
,
un
vecchio
signore
ed
una
ragazza
nè
bella
,
nè
brutta
:
fanno
mille
difficoltà
:
Gismondi
va
in
bestia
,
e
piglia
quest
'
occasione
per
dire
:
maledetta
la
Francia
!
...
-
Parlate
Italiano
?
-
ci
dice
subito
la
ragazza
:
l
'
amico
rimane
di
sasso
:
e
allora
sappiamo
che
la
ragazza
ha
studiato
la
nostra
lingua
tre
anni
;
cosa
che
non
impedisce
di
scambiarla
,
quando
pronunzia
,
per
un
'
Abissina
.
Dopo
mille
daddoli
,
ci
accomodano
nella
camera
delle
cameriere
.
Meno
male
.
Oltre
il
quartier
generale
ha
stanza
in
Chalons
l
'
eroica
brigata
Ricciotti
:
ritroviamo
lo
Strocchi
,
l
'
Orlandi
e
altri
amici
.
Si
passano
le
giornate
aux
Vendange
de
Bourgogne
,
dove
una
ragazza
robusta
e
impertinentemente
carina
serve
da
pranzo
,
e
mesce
gli
asenzii
e
i
cognak
.
Mademoiselle
Marie
,
après
la
guerre
je
vous
epouse
si
sente
ripetere
ad
ogni
minuto
e
con
tutto
questo
ci
si
noia
,
come
a
un
pezzo
di
musica
dell
'
Avvenire
.
Meno
male
,
che
a
giorni
sono
l
'
elezioni
;
l
'
agitazione
politica
ci
stordirà
,
eppoi
chi
può
predire
di
cosa
sieno
gravide
l
'
urne
.
Questa
è
carina
!
Viene
da
me
il
solito
tromba
Romagnolo
:
mi
chiama
in
disparte
eppoi
mi
dice
con
importanza
.
:
-
Chat
in
Francese
non
vuoi
dire
altro
che
gatto
?
-
Di
certo
.
-
E
pigeon
piccione
?
-
È
innegabile
!
-
Dovevo
immaginarlo
!
...
Esclamava
allora
in
tuono
tragico
,
battendosi
il
capo
.
-
Che
ti
è
successo
?
!
-
Proruppi
io
stimolato
dalla
curiosità
-
Versa
in
seno
dell
'
amicizia
quello
che
ti
grava
nel
cuore
.
-
Se
tu
sapessi
....
io
faceva
la
caccia
a
una
bella
bambina
:
ed
ero
,
cioè
credevo
di
esser
corrisposto
...
stamani
vo
in
casa
,
l
'
abbraccio
,
lei
non
si
muove
,
ma
nel
più
bello
,
nel
calore
dei
discorsi
,
mi
ha
cominciato
a
dire
:
Mon
chat
,
mon
pigeon
dunque
vuole
in
tutti
i
modi
battezzarmi
per
una
bestia
..
io
era
indeciso
,
ma
ora
...
-
Son
le
gentilezze
che
usano
le
innamorate
di
qua
..
-
Forse
perché
riconoscono
quelli
che
ronzan
loro
dintorno
,
ma
io
non
sono
del
mazzo
e
protesto
.
Un
proclama
di
Gambetta
,
affisso
alle
cantonate
,
invita
i
cittadini
ad
accorrere
unanimi
alle
urne
,
chiama
sosta
la
sospensione
dell
'
arme
,
non
risparmiando
certe
spavalderie
che
non
dovrebbero
essere
più
di
moda
.
Interrogo
difatti
varie
persone
e
tutte
mi
rispondono
,
facendo
voti
per
la
pace
,
e
arrivando
perfino
a
confessare
che
preferiscono
la
caduta
della
repubblica
a
nuove
guerre
e
a
nuovi
disastri
.
Ah
!
...
Francia
,
Francia
come
sei
caduta
nel
basso
:
perché
non
ritrovasti
in
tanto
sterminio
l
'
eroismo
di
Missolungi
?
...
Io
non
ti
posso
stimare
.
Il
sottoprefetto
di
Chalons
è
una
pasta
di
zucchero
:
Corso
,
è
contrarissimo
a
Napoleone
:
sottoprefetto
è
un
sansculot
di
prima
forza
!
Oggi
ero
di
guardia
:
si
è
trattenuto
un
poco
con
me
sul
terrazzo
:
mi
ha
parlato
della
Francia
colle
lacrime
agli
occhi
ed
ha
finito
con
accenti
di
disperazione
.
Sul
far
della
notte
ha
mandato
una
damigiana
di
vino
e
del
salame
ai
soldati
.
Garibaldi
si
è
ritirato
a
un
chilometro
dalla
città
:
noi
non
sappiamo
che
pesci
si
prendere
:
cominciano
i
bullettini
dell
'
elezioni
:
si
ritiene
che
uscirà
eletto
Garibaldi
.
Tornano
Miquelf
;
Materassi
e
le
altre
Guide
,
che
si
credevano
già
putrefatte
,
o
per
lo
meno
nelle
mani
nemiche
.
Materassi
ci
racconta
che
hanno
fatto
saltare
due
ponti
,
che
hanno
visitato
un
visibilio
di
paesi
,
ricevuti
sempre
bene
,
ma
sempre
costretti
ad
udire
discorsi
in
favor
della
pace
.
Non
ci
è
caso
:
la
Francia
è
sfiduciata
,
la
Francia
è
come
colui
che
,
finita
ogni
risorsa
,
preferisce
portar
la
livrea
di
coloro
che
l
'
hanno
spogliato
e
non
sa
trovare
il
coraggio
di
uccidersi
.
La
corruzione
di
Chalons
non
la
cede
per
nulla
a
quella
di
Digione
.
Il
quai
è
un
continuo
viavai
di
donnette
che
ti
lanciano
occhiate
assassine
.
Non
vi
è
soldato
che
non
abbia
un
'
amante
.
O
mariti
Italiani
che
nel
1859
coronaste
d
'
alloro
i
vincitori
di
Magenta
e
ne
aveste
in
ricambio
altre
corone
,
gioite
:
i
vostri
compatriotti
sanno
ben
vendicarvi
!
Il
maggiore
di
piazza
è
un
militarista
accanito
:
mi
ha
fermato
nella
grande
rue
perché
non
l
'
ho
salutato
.
Ha
minacciato
di
far
sciogliere
le
guide
,
perché
vanno
di
trotto
al
passeggio
e
perché
non
vanno
alla
piazza
a
prender
l
'
ordine
del
giorno
.
Sì
....
i
nostri
soldati
non
sono
venuti
per
questi
servizii
vigliacchi
-
urla
Ghino
allorché
riferisco
la
commissione
-
ci
pare
ora
di
tornare
in
Italia
!
..
E
nessuno
va
al
comando
di
piazza
.
Giorno
dell
'
elezioni
:
le
sale
ove
sono
le
urne
riboccano
di
gente
:
vedo
due
liste
di
candidati
:
in
una
figura
Garibaldi
nell
'
altra
Mac
Mahon
:
non
riescono
nè
l
'
uno
nè
l
'
altro
nel
dipartimento
di
Saône
et
Loire
.
Garibaldi
è
eletto
però
in
cinque
dipartimenti
ed
ottiene
in
tutti
gli
altri
splendidissime
votazioni
.
La
sera
delle
elezioni
più
animazione
e
più
chiasso
nelle
trattorie
e
nei
caffè
.
Chi
la
vuol
lessa
chi
arrosto
:
tutti
però
si
aspettano
una
Camera
molto
meno
peggiore
di
quella
che
resulta
realmente
.
I
coscritti
della
nuova
classe
,
preceduti
da
un
tamburone
attraversano
la
città
,
gridando
:
Viva
Garibaldi
,
Viva
la
guerra
,
Viva
la
Francia
.
A
che
tanto
entusiasmo
?
..
Son
tutti
giovani
di
18
e
19
anni
,
perché
non
hanno
preso
il
fucile
,
quando
la
patria
era
in
pericolo
?
..
Uno
spilungone
,
vero
pagliaccio
,
ha
in
testa
un
morione
da
guardia
imperiale
e
agita
una
canna
da
capo
tamburo
...
Ah
,
Francesi
,
quando
sarete
più
serii
?
!
..
A
che
conservare
quella
blague
schifosa
che
vi
rendeva
spregevoli
anche
a
dì
del
trionfo
?
Meditate
sulle
vostre
sventure
,
e
non
fate
gli
eroi
quando
ne
è
passato
il
tempo
,
se
non
volete
rassomigliare
...
«
Al
nobile
guitto
«
Che
senza
un
quattrino
«
Ostenta
il
diritto
«
Di
andare
al
casino
Giunge
il
maggior
Tironi
a
fare
uomini
pel
suo
squadrone
dei
Cacciatori
d
'
Italia
che
si
costituisce
a
Reumelly
:
è
indirizzato
al
nostro
corpo
:
si
consegnano
a
lui
tutti
i
Francesi
che
figurano
nei
nostri
quadri
.
Tra
questi
infatti
ci
è
della
robaccia
in
tutta
l
'
estensione
del
termine
:
tra
gli
altri
il
sergente
di
scuderia
che
converte
la
biada
dei
cavalli
in
bottiglie
d
'
eccellente
Borgogna
:
i
nostri
cavalli
sono
ridotti
allo
stato
di
quello
dell
'
Apocalisse
.
Rimasti
tra
noi
,
in
famiglia
,
si
respira
un
po
'
più
liberamente
.
Arrivano
da
Marsiglia
un
centinaio
d
'
Italiani
,
che
il
maggior
Pennazzi
,
aggregherà
alla
compagnia
Egiziana
.
Arrivano
a
tempo
....
.
per
ritornare
con
gli
altri
in
Italia
!
Giungono
pure
due
o
tre
che
son
disertati
dal
Frapolli
:
ci
raccontano
come
in
Lione
dei
volgari
truffatori
e
dei
veri
e
proprii
malandrini
da
strada
disonorino
il
nome
italiano
in
tal
guisa
da
veder
scritto
a
parole
cubitali
lungo
le
vie
:
Defendue
la
chémise
rouge
.
Ricomincia
un
po
'
di
vaiolo
!
ne
è
attaccato
anche
il
nostro
foriere
:
morire
ora
...
la
sarebbe
birbona
!
..
Garibaldi
parte
per
Bordeaux
onde
intervenire
all
'
assemblea
:
lo
accompagnano
Fontana
,
Gattorno
,
Vivaldi
Pasqua
e
Galeazzi
.
Menotti
arrivato
al
mattino
piglia
il
comando
dell
'
armata
dei
Vosgi
interinalmente
:
è
con
lui
Bizzoni
.
Mi
alzo
più
presto
del
solito
,
e
vo
'
dalla
bella
Marie
a
bever
la
goutte
-
Socci
-
Mi
grida
una
voce
di
basso
profondo
:
mi
volto
e
veggo
Galliano
-
Tu
qui
....
ora
?
-
Vienci
prima
,
se
ti
riesce
!
...
il
sor
Bolis
mi
ha
tenuto
fin
ora
in
prigione
:
appena
sono
stato
libero
,
son
venuto
qua
con
dieci
uomini
.
-
Ma
ora
torniamo
indietro
....
-
Neanche
per
sogno
io
li
sò
i
progetti
del
generale
....
se
tu
sapessi
!
....
-
Che
c
'
è
?
-
C
'
è
...
ma
per
ora
non
lo
dire
a
nessuno
....
c
'
è
,
che
ora
si
scende
in
Nizza
,
si
proclama
la
repubblica
....
-
Sogni
!
-
Vedrai
.
-
E
t
'
han
fatto
nulla
?
-
Son
capitano
-
Si
bagneranno
i
galloni
?
-
Lasciami
prender
l
'
entrata
in
campagna
.
-
E
a
qual
corpo
ti
hanno
aggregato
?
-
A
qual
corpo
?
!
...
A
dirtela
non
lo
so
neppure
io
.
-
Tanto
meglio
....
Una
triste
notizia
;
il
colonnello
Bossi
,
mentre
accingevasi
a
partire
da
Chalons
è
assalito
da
un
trabocco
di
sangue
e
cade
tra
le
braccia
dell
'
ufficiale
di
stato
maggiore
che
lo
ha
accompagnato
alla
stazione
.
Bossi
era
un
vecchio
soldato
:
franco
e
leale
;
non
troppo
ben
visto
dai
proprii
dipendenti
per
la
sua
rigidezza
,
ma
patriotta
di
antica
tempra
e
di
coraggio
prodigioso
.
Veterano
di
tutte
le
campagne
d
'
Italia
lasciava
colla
sua
morte
un
voto
molto
sensibile
nelle
file
della
democrazia
militante
.
Passeggio
svagolato
sul
Quai
:
sento
fermarmi
,
mi
volto
credendo
ravvisare
un
amico
e
invece
vedo
un
vecchio
di
fisonomia
rispettabile
,
che
porta
all
'
occhiello
la
fettuccia
rossa
della
legione
d
'
onore
.
Siete
Italiano
?
....
Mi
domanda
nel
nostro
idioma
.
-
Sissignore
,
rispondo
-
Volete
venire
a
farvi
il
ritratto
?
-
Io
lo
sbircio
bene
bene
,
e
quasi
quasi
suppongo
che
sia
un
pazzo
.
-
La
mia
domanda
è
assai
strana
,
si
affretta
a
soggiungere
-
ma
io
sto
facendo
un
'
Album
dove
intendo
far
collezione
de
'
figurini
dei
differenti
corpi
dell
'
Armata
dei
Vosgi
.
-
Sicché
io
dovrei
venire
?
....
-
A
fare
da
figurino
delle
Guide
.
-
perché
no
?
!
-
Borbotto
:
dopo
tutto
è
bellina
!
Non
potendo
farla
da
eroe
sono
utile
almeno
a
far
da
figurino
!
....
Mezz
'
ora
dopo
in
eroico
atteggiamento
sono
in
posa
difaccia
a
Monsieur
Philip
che
mi
parla
di
Firenze
da
lui
veduta
,
or
sono
trent
'
anni
,
che
mi
offre
un
punch
eccellente
,
e
che
mi
fa
vedere
un
piccolo
album
tascabile
,
sul
quale
en
passant
per
la
via
,
ha
schizzato
dieci
o
dodici
caricature
di
Garibaldini
tra
cui
quelle
di
tre
miei
amici
,
ripresi
alla
perfezione
.
Esco
dal
pittore
e
vedo
davanti
al
quartier
generale
:
una
folla
straordinaria
di
gente
:
i
ragazzi
si
aggrappano
alla
cancellata
del
giardino
:
i
popolani
formano
dei
crocchi
:
tutti
discorrono
concitatamente
e
sgranano
certi
occhi
da
non
avere
invidia
con
quelli
di
un
bue
,
nella
direzione
del
palazzo
.
Che
è
,
che
non
è
?
Mille
dubbi
tenzonano
nella
mia
mente
:
mi
faccio
largo
tra
la
calca
a
forza
di
urtoni
,
tratto
male
le
sentinelle
che
volevano
precludermi
il
passo
,
e
tocco
,
come
si
suol
dire
,
il
Cielo
con
un
dito
,
quando
posso
sbirciare
una
guida
,
a
cui
immediatamente
domando
:
Che
è
successo
di
nuovo
?
-
Nulla
,
sono
arrivati
due
parlamentarii
Prussiani
....
l
'
armistizio
è
stato
protratto
e
vengono
a
fissare
le
linee
di
demarcazione
.
-
Non
chiedo
altre
spiegazioni
e
vo
su
nella
sala
d
'
ordini
:
tutti
gli
ufficiali
leggono
pacificamente
i
giornali
;
qualcuno
si
scalda
al
camminetto
:
ciò
non
mi
produce
alcun
senso
,
gli
avevo
veduti
usare
in
tal
modo
nelle
circostanze
supreme
,
possono
fare
così
anche
ora
!
ragioniamo
con
alcuni
altri
coi
due
bassi
ufficiali
che
hanno
accompagnato
il
colonnello
di
stato
maggiore
che
fa
da
parlamentario
:
con
nostra
maraviglia
li
troviamo
istruitissimi
:
ci
parlano
con
rispetto
degli
Italiani
,
ci
dicono
francamente
che
senza
di
noi
sarebbero
andati
a
Lione
,
ma
ci
dichiarano
con
altrettanta
franchezza
,
che
da
noi
non
si
aspettavano
simile
ingratitudine
,
da
noi
che
eravamo
andati
a
Venezia
soltanto
per
dato
e
fatto
della
Prussia
.
Questa
è
proprio
carina
!
....
I
Francesi
ce
ne
dicono
di
tutte
un
po
'
,
perchè
ci
siamo
dimenticati
di
Magenta
e
di
Solferino
,
non
accorrendo
come
un
'
uomo
solo
dall
'
Alpi
a
Lilibeo
,
a
dar
due
botte
ai
Prussiani
:
i
Prussiani
ci
gabellano
addirittura
per
ingrati
perché
abbiam
loro
strappato
uno
stendardo
a
Digione
.
La
morale
?
....
La
morale
è
questa
:
Guai
a
coloro
che
hanno
bisogno
di
una
mano
per
sollevarsi
;
fortunati
coloro
che
sanno
fare
da
se
:
chi
fa
da
se
fa
per
tre
,
dice
un
proverbio
e
i
proverbii
,
a
detta
di
Salomone
,
sono
la
sapienza
dei
popoli
.
Dopo
un
lungo
colloquio
il
parlamentario
ritorna
verso
la
Côte
d
'
Or
:
il
popolo
lo
saluta
con
fischi
.
Assai
brutta
idea
si
devono
aver
fatta
quei
Tedeschi
della
civiltà
Francese
;
un
popolo
deve
essere
feroce
nella
lotta
d
'
indipendenza
,
ma
dee
mai
sempre
rispettare
il
diritto
delle
genti
e
,
cessati
i
guai
,
ha
da
ravvisare
un
fratello
in
colui
che
ridotto
macchina
nelle
mani
di
un
re
,
può
avergli
fatto
del
male
.
Ci
giungono
notizie
dì
Bordeaux
....
e
che
brutte
notizie
!
....
Le
nostre
previsioni
non
sono
andate
fallite
.
La
Francia
accasciata
sotto
la
vigliaccheria
,
ha
mandato
al
corpo
Legislativo
l
'
assemblea
più
retrograda
che
immaginar
si
possa
.
Lo
spirito
generoso
delle
città
è
stato
soffocato
dall
'
alito
maligno
della
reazione
provinciale
.
Niente
di
strano
:
tutti
in
Chalons
a
mò
d
'
esempio
desiderano
la
pace
,
riaccetterebbero
Napoleone
pur
di
non
vedere
un
Prussiano
:
il
mio
amico
pittore
tratta
di
buffone
Gambetta
,
il
padrone
di
casa
maledice
la
repubblica
perché
ha
i
suoi
campi
occupati
dal
nemico
:
nessuno
prenderebbe
un
fucile
per
ricacciare
gli
stranieri
oltre
Reno
....
I
popoli
hanno
il
governo
che
si
meritano
:
in
nazioni
come
la
Francia
corrotte
,
son
degni
presidenti
i
Thiers
,
e
veri
rappresentanti
i
ruraux
di
Versailles
.
Si
leggono
i
giornali
:
Garibaldi
è
stato
ricevuto
iniquamente
nell
'
Assemblea
:
gli
si
è
vietato
persino
di
discorrere
:
una
voce
sola
ha
tuonato
in
mezzo
ai
codardi
in
difesa
dell
'
eroe
:
è
la
voce
generosa
che
si
elevò
da
Guernesey
in
favore
dei
caduti
di
Mentana
,
è
la
voce
che
ha
agitato
le
fibre
della
decrepita
Europa
,
e
che
ha
fatto
allibire
sui
troni
i
regnanti
:
è
la
voce
di
Victor
Hugo
;
fra
tanti
cialtroni
Garibaldi
non
poteva
esser
compreso
degnamente
che
dall
'
autore
dei
Miserabili
.
Il
Generale
dava
le
sue
dimissioni
.
Queste
notizie
finiscono
di
rovinare
il
morale
dei
volontarii
.
Nessuno
presta
servigio
,
tutti
vogliono
tornare
in
Italia
.
Vedo
aux
Vendanges
de
Bourgogne
Castellazzo
:
mi
perdoni
l
'
egregio
amico
,
ma
lo
avevo
scambiato
per
un
barocciaio
.
Ha
un
cappellaccio
di
pelo
e
una
casacca
pure
di
pelo
.
Gli
parlo
:
egli
,
con
quell
'
abbigliamento
,
è
riuscito
a
deludere
la
sorveglianza
del
nemico
ed
ha
attraversato
le
file
prussiane
.
Anche
lui
è
sfiduciato
e
mi
dice
che
in
quanto
al
partire
per
noi
può
essere
questione
di
giorni
.
Siamo
chiamati
in
quartiere
:
il
nostro
tenente
dice
di
averci
a
fare
una
importantissima
comunicazione
e
fa
leggere
al
foriere
il
seguente
ordine
del
giorno
:
«
Ai
bravi
dell
'
Armata
dei
Vosgi
.
Io
vi
lascio
con
dolore
,
miei
bravi
,
e
sono
costretto
a
tal
separazione
da
circostanze
imperiose
.
Ritornando
ai
vostri
focolari
raccontate
alle
vostre
famiglie
i
lavori
,
le
fatiche
,
i
combattimenti
che
abbiamo
sostenuti
insieme
per
la
santa
causa
della
repubblica
.
Dite
loro
sopratutto
che
aveste
un
capo
che
vi
amava
come
figli
e
che
andava
orgoglioso
della
vostra
bravura
.
A
rivederci
in
circostanze
migliori
.
GIUSEPPE
GARIBALDI
Terminata
questa
lettura
,
do
un
'
occhiata
ai
compagni
,
vedo
degli
occhi
lustri
e
non
posso
fare
a
meno
di
notare
un
silenzio
molto
eloquente
:
non
vi
è
che
dire
;
i
miei
compagni
sono
tutti
commossi
,
quanto
lo
sono
io
.
Le
generose
parole
dell
'
eroe
sono
scese
nel
cuore
di
tutti
:
ci
insultino
pure
i
Giuda
politici
,
i
prezzolati
campioni
della
Monarchia
,
ci
chiamino
vagabondi
e
gente
che
non
ha
nulla
da
perdere
,
le
nostre
fatiche
non
potevano
esser
meglio
ricompensate
,
le
nostre
idee
non
potevano
esser
meglio
comprese
.
Una
sola
parola
di
elogio
sgorgata
dalle
labbra
intemerate
di
Garibaldi
vale
di
più
di
tutti
i
belati
della
mandra
comprata
;
il
nostro
non
è
feticismo
,
non
è
un
moto
idolatra
,
è
la
giusta
estimazione
che
gli
uomini
di
cuore
devono
mai
sempre
nutrire
per
coloro
che
hanno
tanta
benemerenza
verso
l
'
umanità
,
per
coloro
la
di
cui
vita
è
stata
sempre
un
continuo
sacrifizio
,
una
continua
abnegazione
in
favore
delle
magnanime
idee
.
Si
legge
anche
un
ordine
del
giorno
di
Bordone
;
non
manca
pur
questo
di
generosità
,
ma
quali
parole
possono
fare
effetto
dopo
quelle
del
Romito
di
Caprera
?
Tornano
da
Digione
alcuni
nostri
feriti
,
tra
i
quali
Pianigiani
.
Non
si
lagnano
del
contegno
dei
Prussiani
,
e
fanno
molti
elogii
di
quello
del
popolo
,
sempre
repubblicano
anche
in
presenza
degli
invasori
.
Ci
parlano
della
magnificenza
dei
funerali
del
Perla
.
Un
battaglione
Prussiano
ha
reso
gli
onori
militari
alla
salma
:
tutta
la
popolazione
è
corsa
lungo
le
vie
da
cui
è
passato
il
funebre
corteo
;
la
madre
del
prode
maggiore
non
ha
curato
i
lunghi
disagii
del
viaggio
ed
è
corsa
onde
essere
in
tempo
a
far
meno
triste
l
'
agonia
del
figliuolo
;
essa
lo
ha
accompagnato
al
sepolcro
.
Povera
donna
!
..
se
tuo
figlio
è
morto
gloriosamente
,
se
il
di
lui
nome
sarà
eternamente
celebrato
tra
quello
dei
martiri
della
libertà
,
tu
non
cessi
di
esser
madre
e
hai
diritto
di
piangere
:
le
lacrime
delle
madri
sono
la
rugiada
benefica
che
fa
rinvigorire
le
magnanime
idee
.
Distruggiamo
i
tiranni
e
nessuna
avrà
da
piangere
su
di
un
figlio
innanzi
tempo
rubato
all
'
avvenire
e
alla
patria
.
È
partito
per
Avignone
il
terzo
degli
usseri
.
Erano
buoni
figliuoli
e
durante
la
campagna
hanno
fatto
un
servizio
di
ferro
Li
abbiamo
accompagnati
alla
stazione
:
hanno
voluto
abbracciarci
e
ci
hanno
lasciato
gridando
:
Viva
l
'
Italia
,
rammentatevi
di
noi
!
...
Non
temete
,
bravi
figliuoli
,
noi
non
potremo
dimenticarvi
:
noi
vi
abbiamo
veduto
volare
intrepidamente
di
faccia
al
nemico
,
noi
abbiamo
spezzato
il
poco
pane
con
voi
,
noi
vi
si
siamo
affezionati
nelle
fatiche
,
nei
disagi
che
abbiamo
sostenuti
per
la
repubblica
...
certe
cose
le
non
si
dimenticano
mai
!
Un
'
altra
bellina
!
...
L
'
amico
Kane
si
trova
senza
quattrini
e
sente
tutta
la
necessità
di
fare
un
pranzo
lucullesco
.
Cosa
inventa
?
Va
da
Monsieur
Coq
,
il
nostro
cittadino
trattore
,
e
a
faccia
tosta
gli
annunzia
di
esser
passato
ufficiale
.
Monsieur
Coq
lo
guarda
con
aria
d
'
ammirazione
e
gli
dà
il
mi
rallegro
.
Kane
gli
fa
osservare
la
necessità
di
dare
un
banchetto
agli
amici
,
e
,
consenziente
il
trattore
,
ordina
un
lautissimo
desinare
da
pagarsi
appena
riscossa
l
'
entrata
in
campagna
.
Io
sono
del
bel
numero
uno
degli
invitati
.
Il
giorno
dopo
,
si
hanno
da
vendere
i
cavalli
di
rimonta
e
,
a
farlo
apposta
,
tra
le
povere
vittime
designate
per
condurli
in
giro
e
per
trovar
compratori
è
designato
anche
l
'
apocrifo
ufficiale
.
Non
senza
stiacciare
dei
moccoli
,
il
disgraziato
agguanta
le
redini
di
uno
dei
più
sghangherati
Bucefali
e
va
cogli
altri
sotto
l
'
obelisco
della
Piazza
per
portarlo
all
'
incanto
.
Noi
cerchiamo
in
tutti
i
modi
di
far
prender
cappello
al
nostro
amico
:
ora
gli
si
da
la
baia
,
ora
si
esige
che
metta
al
trotto
la
bestia
:
sul
più
bello
delle
nostre
burlette
,
capita
in
mezzo
a
noi
,
come
lo
spettro
di
Banco
,
il
povero
Monsieur
Coq
,
vede
il
preteso
ufficiale
che
fa
quel
basso
servizio
,
fa
un
urlaccio
e
rimane
come
Don
Bartolo
:
dal
canto
suo
Kane
non
sa
quali
pesci
si
prendere
,
e
ci
dà
certe
occhiate
da
commuovere
i
sassi
,
ma
che
ci
fanno
scompisciar
dalle
risa
.
Silenzio
di
un
paio
di
minuti
,
finalmente
l
'
amico
nostro
si
risolve
,
empie
di
chiacchere
la
testa
dell
'
oste
e
te
lo
ingarbuglia
in
modo
tale
da
persuaderlo
a
comprare
il
cavallo
e
così
tra
sconto
,
tra
senseria
ed
altri
ammennicoli
,
chi
ha
avuto
ha
avuto
e
tutti
rimangon
contenti
!
Il
comando
dell
'
Armata
dei
Vosgi
è
passato
nelle
mani
del
vice
ammiraglio
Penohat
.
In
tempo
di
rivoluzione
niente
di
strano
che
un
uomo
di
mare
comandi
un
armata
di
terra
....
eppoi
,
ce
lo
han
ripetuto
,
egli
viene
per
scioglierci
.
Laus
Deo
:
ci
leveremo
alla
fine
da
questa
vita
noiosa
,
di
cui
le
feste
improvvisate
all
'
Hotel
du
Parc
,
le
facili
conquiste
delle
Veneri
appassite
che
passeggiano
sui
Quais
,
la
maldicenza
su
tutto
e
su
tutti
,
compendiano
tutte
le
fasi
.
Se
si
restasse
un
altro
mese
,
ci
abbrutiremmo
di
più
degli
ubriachi
d
'
assenzio
che
riscontriamo
ogni
mattina
,
quando
ci
si
leva
dal
letto
.
Questi
ultimi
non
sono
pochi
.
L
'
uso
dell
'
assenzio
è
stata
una
delle
rovine
di
Francia
.
Altri
due
parlamentari
Prussiani
!
La
popolazione
s
'
insospettisce
:
la
strada
infaccia
al
quartiere
generale
è
gremita
di
gente
:
si
sussurra
,
si
grida
:
bisogna
rinforzare
la
guardia
al
cancello
.
I
parlamentari
partono
quasi
subito
e
la
calma
si
ristabilisce
.
Alcuni
dicono
che
il
nemico
concede
altri
otto
giorni
d
'
armistizio
,
purché
sia
occupato
anche
il
dipartimento
di
Saone
e
Loire
...
Vedremo
!
Vien
l
'
ordine
di
restituire
i
nostri
cavalli
e
di
portarli
al
deposito
di
rimonta
a
Macon
.
Buon
segno
!
..
Io
sono
incaricato
della
missione
,
prendo
meco
dieci
uomini
e
vo
per
quella
direzione
.
Appena
arrivati
,
sentiamo
tutti
un
gran
desiderio
di
mangiare
e
di
vedere
una
nuova
città
.
Lasciamo
nei
vagoni
i
cavalli
,
senza
curarci
di
dar
loro
quel
pasto
che
tanto
si
anela
per
noi
ed
a
corsa
entriamo
in
Macon
:
si
questiona
col
sindaco
per
aver
il
biglietto
d
'
alloggio
;
finalmente
ci
vien
concesso
,
io
vado
in
casa
di
una
bellissima
vedova
:
mi
metto
a
dormire
in
uno
stanzino
accanto
alla
sua
camera
;
però
prima
lei
chiude
l
'
uscio
con
doppio
giro
di
chiave
;
le
precauzioni
non
sono
mai
troppe
!
Al
mattino
ci
rammentiamo
dei
cavalli
:
si
vanno
a
prendere
e
ci
si
monta
a
pelo
per
condurli
al
deposito
.
Ci
riceve
un
vecchio
capitano
che
ci
guarda
a
squarciasacco
,
arricciandosi
i
lunghi
mustacchi
,
e
battendo
il
frustino
sugli
stivali
.
Ci
ordina
di
metter
le
bestie
in
una
vastissima
scuderia
.
Maledizione
!
Queste
hanno
tanta
fame
che
si
mettono
a
dar
dentate
al
legno
della
mangiatoia
.
Si
figurino
i
lettori
quali
occhi
piantasse
nei
nostri
il
capitano
!
Sbuffò
come
un
istrice
,
bestemmiò
un
paio
di
sacres
tonners
e
poi
in
tuono
burbero
ci
chiese
:
Ma
da
quanto
tempo
non
mangiavano
questi
cavalli
?
-
Fingi
di
non
capire
il
francese
,
mi
sussurra
un
vecchio
merlo
che
ho
accanto
.
Così
faccio
,
non
rispondo
ad
alcuna
domanda
,
il
vecchio
soldato
ci
manda
al
diavolo
e
noi
andiamo
a
desinare
.
Il
nostro
pasto
si
prolunga
tanto
,
che
non
solo
non
possiamo
veder
la
città
,
ma
arriviamo
a
buco
per
la
partenza
del
treno
.
Appena
scesi
dalla
stazione
di
Chalons
,
ci
colpisce
la
vista
un
insolito
brulichio
di
persone
:
la
vasta
piazza
dell
'
obelisco
è
occupata
da
capannelli
che
si
agitano
,
si
sbracciano
,
discorrono
ad
altissima
voce
.
Domandiamo
a
qualcuno
che
cosa
è
avvenuto
:
ci
si
risponde
che
domani
i
Prussiani
saranno
in
città
.
Ci
si
stringe
nelle
spalle
e
si
entra
nella
grande
Rue
:
questa
è
tanto
affollata
che
bisogna
procedervi
a
forza
di
spinte
;
per
pervenire
alla
sottoprefettura
ci
è
necessaria
una
buona
mezzora
.
Il
popolo
è
più
abbattuto
che
mai
:
qualcuno
si
azzarda
a
proferire
a
bassa
voce
la
parola
tradimento
.
Pesco
altre
notizie
:
oggi
scade
l
'
ultima
proroga
dell
'
armistizio
,
nessuno
avviso
è
venuto
,
niente
di
più
facile
che
ricomincino
l
'
ostilità
.
Incontro
finalmente
il
nostro
tenente
-
Stia
pronto
a
partire
,
mi
dice
-
Verso
Chagny
?
-
Nemmen
per
idea
,
noi
andiamo
a
Macon
-
O
i
Prussiani
?
-
Ci
crede
anche
lei
?
...
Va
via
il
quartiere
generale
,
ecco
tutto
;
in
settimana
ci
danno
il
congedo
,
fra
quindici
giorni
siamo
in
Italia
-
E
si
parte
?
-
Domattina
alle
quattro
.
-
La
partenza
dello
stato
maggiore
aveva
prodotto
quel
panico
da
cui
era
occupata
tutta
la
città
.
Vo
a
casa
:
per
via
non
posso
fare
a
meno
di
pensare
a
tutti
gli
addii
,
a
tutte
le
promesse
,
a
tutti
i
pianti
che
si
faranno
nel
corso
di
questa
nottata
;
sento
la
voluttà
di
non
lasciare
nemmeno
uno
spicchio
di
cuore
in
questa
graziosa
città
.
Annunzio
ai
miei
ospiti
la
mia
vicina
partenza
;
mi
dicono
le
solite
cose
e
mi
offrono
da
bere
;
passo
in
salotto
e
mi
trovo
in
compagnia
con
un
prete
che
dice
ira
di
Dio
di
Vittorio
Emanuele
perchè
ha
osato
di
entrare
nell
'
eterna
città
:
messo
a
punto
,
è
la
prima
volta
che
faccio
il
realista
(
che
il
Cielo
me
lo
perdoni
!
)
:
nasce
un
battibecco
,
i
padroni
di
casa
mi
fanno
il
viso
dell
'
arme
:
mi
avveggo
che
se
domani
non
partissi
loro
troverebbero
qualche
pretesto
per
mettermi
gentilmente
alla
porta
.
Vo
in
camera
è
comincio
a
fare
i
fagotti
:
sento
bussare
dolcemente
alla
porta
e
vedo
entrare
Maguelonne
,
un
bel
tipo
provenzale
,
una
delle
bonnes
della
famiglia
.
È
in
completo
deshabillè
le
domando
cosa
desidera
-
Son
venuta
ad
aiutarvi
,
mi
risponde
con
una
mossa
provocante
e
lanciandomi
un
'
occhiata
assassina
-
Capisco
l
'
antifona
,
ma
mi
ha
messo
tanto
malumore
la
disputa
col
curato
,
ma
son
tanto
felice
di
andarmene
che
risolvo
di
far
l
'
indiano
per
vedere
se
la
appetitosa
fanciulla
mi
si
leva
d
'
intorno
.
E
pensare
che
il
mio
compagno
d
'
abitazione
le
he
fatto
una
corte
spietata
e
che
dopo
un
'
infinità
di
salamelecchi
non
è
giunto
a
ricever
da
lei
che
...
uno
schiaffo
.
Proprio
la
fortuna
favorisce
i
poltroni
!
Prima
il
solito
discorso
della
mia
amante
italiana
,
poi
le
solite
proteste
d
'
affetto
ai
soldati
,
mille
bei
discorsi
insomma
a
'
quali
rispondo
,
come
le
mura
testimoni
di
quel
colloquio
.
Il
vecchio
Giuseppe
Ebreo
è
un
Don
Giovanni
a
paragone
mio
...
in
questa
sera
.
Terminato
che
ho
d
'
accomodar
la
mia
roba
,
cogli
occhi
fissi
in
terra
,
che
alzandoli
ho
paura
di
perdere
la
tramontana
,
auguro
la
buona
notte
all
'
inaspettata
visitatrice
.
Oh
!
disillusione
!
...
Essa
mi
stende
graziosamente
la
mano
e
con
un
tuono
di
voce
gentile
mi
dice
:
E
non
avete
da
dar
nulla
alla
bonne
?
Alzo
gli
occhi
;
la
stoccata
fa
perder
la
poesia
;
le
do
uno
scudo
che
m
'
esce
dal
cuore
e
vo
per
darle
anche
un
abbraccio
...
è
troppo
tardi
:
lo
schiaffo
del
mio
povero
compagno
riceve
una
seconda
edizione
nella
mia
povera
guancia
!
...
vo
a
letto
bestemmiando
,
mentre
sento
nella
stanza
accanto
le
risate
della
birichina
.
Mi
alzo
elle
quattro
:
è
un
buio
d
'
inferno
:
per
rischiararmi
la
vista
prendo
due
gouttes
,
poi
vo
di
corsa
alla
foreria
.
I
nostri
sono
già
in
rango
:
si
aspetta
mezz
'
ora
,
cominciamo
a
impazientirsi
....
dopo
un
'
ora
eccoti
l
'
ordine
che
partiremo
alle
dieci
.
Rinunzio
a
descrìvere
la
salva
d
'
imprecazioni
con
cui
viene
accolto
un
tale
annunzio
!
Si
va
al
caffè
;
trovo
un
campagnolo
che
mi
si
appiccica
:
va
a
Belfort
,
suo
fratello
fa
parte
di
quella
eroica
guarnigione
che
sola
in
tutta
la
campagna
ha
capitolato
coll
'
onore
dell
'
armi
;
sarà
morto
,
sarà
ferito
il
povero
diavolo
?
Il
mio
nuovo
conoscente
non
ne
sa
un
'
acca
,
ma
spera
ed
è
allegro
come
uno
sposo
novello
;
mi
invita
ad
ogni
costo
a
far
colazione
con
lui
;
la
colazione
è
sì
lauta
che
le
trombe
chiamano
a
raccolta
e
noi
non
abbiamo
ancora
finito
di
trincare
.
Esco
mezzo
in
bernecche
,
mi
accodo
agli
altri
;
appena
arrivato
sotto
la
stazione
schizzo
in
un
vagone
di
prima
;
cinque
minuti
dopo
mi
addormento
saporitamente
per
destarmi
a
Macon
.
CAPITOLO
XXVIII
.
Mi
perdonino
i
lettori
,
se
tanto
li
ho
intrattenuti
con
certi
dettagli
di
minima
importanza
e
forse
tali
da
raffreddar
l
'
interesse
di
questa
mia
narrazione
,
se
pure
da
qualcuno
di
facile
contentatura
ci
si
può
ravvisare
dell
'
interesse
:
oramai
avevo
buttato
giù
queste
note
e
non
ho
potuto
resistere
al
desiderio
di
pubblicarle
:
nella
vita
oziosa
,
monotona
che
siamo
,
purtroppo
,
costretti
a
condurre
in
Italia
,
le
reminiscenze
di
un
tempo
che
,
se
non
era
bellissimo
,
ci
offriva
almeno
il
destro
di
poter
favellare
col
cuore
sulle
labbra
e
dire
cogli
amici
ad
alta
voce
i
propositi
ardenti
che
ci
bollivano
in
seno
,
senza
aver
paura
dei
birri
e
del
procuratore
del
re
,
parlano
una
voce
così
eloquente
al
mio
cuore
,
che
il
più
piccolo
nonnulla
di
tale
epoca
,
che
in
tanta
degradazione
io
veggo
passarmi
davanti
agli
occhi
della
fantasia
,
caramente
diletta
come
una
illusione
svanita
,
o
come
un
sogno
perduto
,
m
'
ispira
un
'
affezione
che
non
saprei
abbastanza
spiegare
,
ed
egoista
come
tutti
gli
uomini
che
sono
sotto
l
'
impressione
di
un
'
affetto
dimentico
gli
altri
per
non
deliziar
che
me
stesso
.
Fatte
alla
peggio
queste
mie
scuse
,
ritorno
al
racconto
che
,
grazie
al
cielo
,
è
quasi
giunto
al
suo
termine
.
Macon
è
il
capoluogo
del
dipartimento
di
Sâone
et
Loire
;
in
tempi
di
pace
è
celebre
per
il
buffet
della
stazione
e
per
le
mode
originali
delle
sue
donne
del
popolo
;
in
tempo
di
guerra
noi
vi
trovammo
delle
gentilissime
signore
che
rivolgevano
ogni
cura
per
alleviare
i
feriti
e
per
recar
conforto
ai
soldati
di
passaggio
:
in
tempo
d
'
armistizio
,
come
ci
si
capitava
ora
,
non
rinvenimmo
che
di
bei
caffè
,
delle
donne
eleganti
e
un
giornale
Buonapartista
ad
oltranza
,
che
ci
screditava
facendo
di
noi
certe
biografie
imposibili
,
piene
di
una
filza
di
menzogne
.
Non
sto
a
dire
qual
folla
di
gente
invadessero
i
pacifici
uffizi
della
Mairie
,
appena
noi
fummo
arrivati
.
Il
Maire
protestava
sbuffava
,
sudava
:
tutti
volevano
esser
serviti
alla
prima
ed
egli
non
serviva
nessuno
:
per
temperamento
fu
deciso
di
dare
solamente
i
biglietti
d
'
alloggio
agli
ufficiali
:
mi
fo
prestare
il
berretto
al
tenente
Mussi
e
in
poco
tempo
non
che
con
uno
mi
trovo
con
quattro
biglietti
in
saccoccia
.
Il
primo
di
questi
era
per
un
marchese
,
il
secondo
per
un
droghiere
,
il
terzo
per
un
macchinista
della
ferrovia
.
Preferii
quest
'
ultimo
:
piccato
ad
osservare
,
volevo
conoscere
intimamente
i
sentimenti
del
popolo
e
di
più
provavo
il
bisogno
di
ritemprar
la
mia
anima
in
una
atmosfera
serena
,
in
quella
calma
che
sempre
si
trova
nel
tugurio
del
povero
,
quasi
mai
nella
dorata
magione
del
ricco
Nababbo
.
Nè
mal
mi
era
apposto
:
una
fanciulla
dall
'
aria
ingenua
,
dal
vestitino
d
'
indiana
mi
ricevè
con
aria
franca
,
poi
l
'
andò
a
chiamare
la
mamma
:
questa
era
una
vecchiarella
che
si
perse
in
inchini
,
che
mi
sgranò
in
faccia
due
occhioni
grossi
come
pan
tondi
quando
seppe
che
io
era
nato
in
Italia
e
che
per
andare
da
Macon
ai
confini
d
'
Italia
ci
erano
più
di
duecento
miglia
:
le
due
donne
mi
prepararono
una
cameretta
pulita
,
modesta
,
degna
di
accogliere
una
vergine
:
non
so
perché
,
ma
quell
'
aria
mi
purificava
,
e
non
trovavo
verso
di
staccarmi
da
quelle
due
donnicciole
che
parlavano
il
linguaggio
dell
'
ignoranza
,
l
'
unico
che
si
parte
veramente
dal
cuore
.
Noi
eravamo
andati
a
Macon
per
disciogliersi
;
pure
ci
trattennero
due
giorni
in
un
ozio
increscioso
:
a
romper
la
monotonia
di
quelle
lunghe
ore
venne
il
Journal
de
Macon
.
In
un
articolo
pieno
di
bile
la
più
velenosa
,
il
venduto
imbrattator
di
carte
si
scagliava
su
noi
in
modo
veramente
indecente
.
Dopo
aver
detto
ira
di
Dio
di
Garibaldi
e
Gambetta
,
l
'
articolista
aveva
lo
spudorato
coraggio
di
chiamarci
i
cavalieri
erranti
della
repubblica
,
i
fannulloni
Italiani
che
erano
andati
in
Francia
a
fare
i
signori
,
gli
spavaldi
guerrieri
che
non
avevano
mai
veduto
il
fuoco
ma
,
che
trattavano
il
dipartimento
di
Saône
e
Loire
,
come
se
fosse
un
paese
conquistato
.
Mettere
una
mano
in
un
alveare
e
scrivere
quella
robaccia
fu
la
medesima
cosa
!
In
poche
ore
più
di
trecento
Garibaldini
corsero
all
'
ufficio
del
malcapitato
giornale
:
un
pagliaccio
qualunque
,
allibito
dalla
paura
,
si
scusava
,
si
profondeva
in
mille
proteste
,
dava
insomma
tal
prova
di
vigliaccheria
,
che
nessuno
dei
nostri
volle
sporcarsi
le
mani
col
dargliele
sul
muso
.
Il
giorno
dopo
il
giornale
escì
fuori
colle
due
prime
colonne
in
bianco
:
più
sotto
vi
era
una
protesta
,
in
cui
si
dichiarava
che
la
libera
stampa
deve
tacere
là
dove
regna
la
sciabola
.
È
un
fatto
:
i
giornalisti
codardi
e
venduti
son
come
i
rospi
,
bisogna
schiacciarli
.
Dopo
tale
incidente
cominciava
a
rinascere
in
noi
il
malumore
.
A
che
ci
trattengono
?
si
cominciava
a
dire
tra
noi
;
forse
non
è
finita
la
guerra
?
...
Non
veggono
forse
come
noi
cominciamo
a
trovarci
in
una
situazione
abbastanza
anormale
?
....
E
qui
gli
stessi
lamenti
,
e
gli
stessi
lunghi
discorsi
,
da
cui
,
stringi
stringi
,
non
si
poteva
rilevare
che
l
'
immenso
desiderio
che
occupava
noi
tutti
di
rivedere
al
più
presto
l
'
Italia
.
Alcuni
avevano
già
indossato
abiti
cittadineschi
:
non
vi
erano
più
appelli
,
non
si
salutavano
più
i
superiori
;
ai
caffè
erano
liti
continue
e
baruffe
da
dare
scandalo
alla
popolazione
:
alcuni
per
distrarsi
si
affidavano
all
'
opera
energica
del
vieux
Mecon
e
quindi
sbornie
a
cascare
su
tutta
la
linea
.
Era
infine
una
vitaccia
inconcludente
che
ci
rovinava
la
salute
e
che
ci
faceva
mandare
in
quel
paese
da
tutti
coloro
che
amano
la
pace
.
Arriva
finalmente
la
legione
Ravelli
per
essere
disarmata
;
lo
stesso
giorno
disarmano
noi
,
promettendoci
pel
dì
dopo
due
mesi
di
paga
e
il
congedo
.
Due
mesi
di
paga
e
a
spese
nostre
il
viaggio
!
....
E
pensare
che
il
soldato
avea
un
franco
il
giorno
!
....
La
repubblica
Francese
non
fu
certamente
prodiga
con
coloro
che
così
prodigalmente
avevano
esposto
la
vita
per
lei
.
Pure
quella
sera
fu
baldoria
:
si
trattava
di
tornare
in
Italia
,
di
riveder
la
famiglia
,
gli
amici
,
e
non
osavamo
misurare
col
pensiero
quelle
poche
ore
che
ci
dividevano
dall
'
istante
bramato
,
tanto
era
la
nostra
bramosia
d
'
arrivarvi
:
mai
ho
sentito
l
'
amor
di
patria
,
come
quando
ne
sono
stato
lontano
:
so
anche
io
che
l
'
idea
falsa
della
nazionalità
deve
o
prima
o
poi
cedere
in
faccia
a
quella
santissima
dell
'
umanità
,
ma
che
volete
?
Noi
,
che
abbiamo
avuto
la
disgrazia
di
nascere
in
un
periodo
di
transizione
,
noi
che
siamo
stati
tirati
su
colle
idee
vecchie
,
noi
che
abbiamo
veduto
il
sacrificio
di
tanti
martiri
,
che
abbiamo
assistito
alle
lotte
generose
che
i
giovani
più
magnanimi
hanno
intrapreso
contro
i
governi
e
contro
gli
eserciti
stranieri
per
raffermare
il
principio
della
nazionale
unità
,
non
abbiamo
potuto
non
affezzionarci
a
quella
patria
che
ci
hanno
insegnato
a
rispettare
più
di
noi
stessi
gli
scritti
di
tanti
filosofi
ed
il
sangue
di
tanti
eroi
.
Capisco
tutto
l
'
immensa
poesia
del
futuro
,
mi
sento
capace
di
sacrificarmi
per
la
causa
della
libertà
in
qualunque
luogo
la
vegga
risorgere
o
la
vegga
in
pericolo
,
ma
a
conti
fatti
se
a
qualche
straniero
saltasse
il
ticchio
di
voler
venire
a
spadroneggiare
di
qua
dall
'
Alpi
mi
sento
pure
capace
d
'
impugnare
un
fucile
anche
colla
monarchia
e
forse
collo
stesso
entusiasmo
,
con
cui
lo
facemmo
nel
1866
.
Non
vi
nego
che
in
ciò
si
possa
riscontrare
della
contradizione
,
ma
a
certi
sentimenti
non
si
comanda
ed
il
cuore
,
vero
rivoluzionario
,
non
si
può
piegare
alle
disquisizioni
dei
dottrinari
,
i
quali
per
predicare
son
usi
a
dar
dei
punti
a
Fra
Girolamo
,
buon
'
anima
sua
,
per
fare
sono
più
impotenti
dei
poveri
Eunuchi
.
Furono
disarmate
le
legioni
Italiane
(
mi
dimenticavo
di
dire
che
era
arrivata
anche
quella
del
valoroso
Tanara
)
furono
disarmati
i
Franc
Tireurs
:
molti
di
questi
ultimi
non
volevano
depositare
le
loro
armi
:
gli
Spagnoli
minacciarono
un
ammutinamento
«
con
queste
armi
noi
vogliamo
passare
i
Pirenei
e
mandare
a
gallina
quel
buffone
che
l
'
Europa
ha
voluto
regalarci
per
re
»
tali
a
un
dipresso
erano
i
loro
discorsi
.
E
quando
,
ridotti
a
buon
partito
dai
consigli
dei
superiori
,
si
decisero
di
sciogliersi
pacificamente
,
ci
vollero
stringer
la
mano
e
dicendoci
addio
aveano
le
lacrime
agli
occhi
.
Voi
ci
diceste
addio
,
o
giovani
generosi
che
nei
giorni
del
pericolo
ci
siamo
abituati
ad
amare
come
fratelli
,
ma
io
,
e
con
me
tutti
i
miei
compagni
d
'
arme
,
vi
diciamo
:
a
rivederci
.
La
libertà
non
ha
ancora
piantato
radici
nella
decrepita
Europa
,
e
poco
può
tardare
un
nuovo
appello
che
richiami
i
generosi
di
qualunque
nazione
ai
santi
combattimenti
a
prò
di
un
'
idea
.
In
quel
giorno
io
sono
sicuro
di
rivedervi
,
io
sono
sicuro
di
tornare
a
divider
con
voi
le
lunghe
fatiche
,
i
diuturni
disagii
,
forse
anche
la
morte
,
ne
sono
sicuro
,
perchè
io
vi
ho
veduti
intrepidi
difaccia
al
fuoco
dell
'
inimico
,
sublimi
nei
sacrifizii
,
sempre
pari
ai
principii
magnanimi
che
vi
covano
in
seno
.
A
rivederci
adunque
,
o
figli
prediletti
della
libertà
,
o
generosi
precursori
di
quel
beato
avvenire
in
cui
tutti
saremo
più
che
compagni
fratelli
,
in
cui
non
ci
saranno
le
guerre
,
in
cui
ogni
uomo
sarà
eguale
davanti
all
'
altro
uomo
.
Posando
le
vostre
carabine
,
tornando
alle
vostre
case
,
parlate
ai
fratelli
,
agli
amici
le
sante
parole
del
vero
,
dell
'
eguaglianza
,
della
giustizia
:
battaglieri
in
tempo
di
guerra
,
siate
apostoli
in
tempo
di
pace
...
A
rivederci
per
poco
,
a
rivederci
...
allorchè
tuonerà
di
nuovo
il
cannone
,
allorchè
un
altro
popolo
sorga
dal
fango
,
dove
lo
han
tenuto
i
suoi
re
,
ed
abbia
la
forza
d
'
insorgere
,
nessuno
di
noi
mancherà
all
'
appello
glorioso
;
le
file
dei
soldati
della
libertà
saranno
rinforzate
dai
nuovi
campioni
,
ma
io
sono
sicuro
di
ritrovarvi
al
vostro
posto
,
di
ristringervi
la
mano
tra
il
fischiar
delle
palle
è
il
gemitio
dei
feriti
!
..
A
rivederci
!
Miquelf
ci
chiama
in
fretta
e
furia
,
ci
da
i
due
mesi
di
paga
e
ci
ordina
di
partire
il
giorno
dopo
col
treno
delle
quattro
e
quaranta
antimeridiane
.
Decidiamo
di
non
andare
a
dormire
:
vo
a
casa
,
faccio
alla
meglio
il
mio
piccolo
involto
,
bacio
tutta
la
famiglia
dei
miei
ospiti
,
torno
dagli
amici
,
che
sono
au
soleil
couchaut
,
trattoria
dove
si
mangia
benissimo
,
e
beviamo
un
'
infinità
di
bottiglie
.
Il
primo
giorno
che
arrivammo
a
Marsiglia
avevamo
cercato
allegria
al
Dio
Bacco
:
se
non
altro
per
debito
di
riconoscenza
,
dovevamo
offrirgli
copiose
libazioni
anche
nelle
ultime
ore
che
ci
si
tratteneva
nelle
terre
di
Francia
.
A
mezzanotte
si
chiuse
la
trattoria
;
girellammo
per
persi
un
'
oretta
nelle
deserte
vie
di
Macon
:
per
passare
le
altre
tre
,
ed
essendo
abbastanza
assonnati
,
credemmo
che
non
sarebbe
stato
cosa
malfatta
sonnecchiare
un
pochino
,
ma
quasi
tutti
avevamo
detto
addio
a
coloro
che
ci
avevano
ospitato
;
per
cui
ci
riducemmo
in
dodici
nella
camera
di
un
nostro
amico
:
la
notte
antecedente
alla
mia
partenza
di
Firenze
aveva
un
degno
riscontro
nell
'
ultima
che
passavamo
lassù
.
Quattro
saltaron
sul
letto
,
gli
altri
,
me
compreso
,
si
buttaron
per
terra
facendo
un
diavoleto
indescrivibile
.
Nessuno
potè
dormire
:
tutti
ci
perdevamo
in
congetture
più
o
meno
umoristiche
sulle
accoglienze
che
avremmo
avuto
in
Italia
.
Suonarono
le
tre
e
ci
avviammo
alla
stazione
:
si
bevve
per
l
'
ultima
volta
una
buona
bottiglia
di
vieux
Macon
e
poi
ci
buttammo
nei
vagoni
a
noi
destinati
.
La
macchina
fischia
:
il
treno
è
in
movimento
:
ci
spenzoliamo
,
quantunque
sia
sempre
buio
,
per
dare
un
ultimo
saluto
alla
città
,
e
non
possiamo
a
meno
di
ripeter
tra
noi
:
Povera
Francia
!
Si
cammina
,
si
cammina
per
tutta
la
mattinata
;
traversiamo
l
'
Est
della
Francia
:
si
arriva
alla
Savoja
:
traversiamo
i
suoi
monti
,
siamo
colpiti
dall
'
immensa
poesia
che
fanno
piover
nel
cuore
le
folte
boscaglie
,
gli
scoscesi
macigni
,
il
verde
cupo
degli
alberi
,
tutt
'
a
un
tratto
intramezzati
da
estese
pianure
di
neve
.
La
ferrovia
va
per
lungo
spazio
sul
lago
di
Chautillon
:
quel
lago
stretto
,
monotono
,
lungo
:
quella
neve
,
quella
solitudine
così
bella
nella
sua
orridezza
ha
qualcosa
d
'
imponente
:
quanto
volentieri
me
ne
anderei
sul
muricciolo
di
quella
chiesetta
che
sbuca
sulla
cima
del
promontorio
:
La
è
circondata
da
pini
:
una
cascata
che
va
a
versarsi
nel
lago
scaturisce
a
pochi
passi
da
lei
e
di
lassù
ci
deve
essere
un
incantevole
colpo
d
'
occhio
.
Delle
mandre
di
pecore
s
'
inerpicano
sui
sassi
che
le
fanno
ghirlanda
:
il
montanino
vi
corre
per
dare
un
pensiero
ai
suoi
morti
e
poi
ne
ritorna
cantando
le
ispirate
canzoni
che
suol
dettare
ne
'
vergini
cuori
la
poesia
dell
'
aperta
campagna
....
ah
!
come
sarei
felice
di
viver
lassù
,
lontano
dal
rumore
del
mondo
,
solo
con
le
mie
meditazioni
,
salutando
con
un
inno
il
sole
che
nasce
,
ritrovando
una
lacrima
,
quando
la
squilla
della
sera
che
invita
a
pregar
pei
morti
ripercotesse
quell
'
aure
calme
,
che
t
'
incitano
a
esser
buono
e
a
sperare
.
Mi
avveggo
che
io
,
fumatore
per
eccellenza
,
ho
da
due
ore
il
sigaro
spento
e
che
non
ho
importunato
alcun
'
amico
per
avere
un
fiammifero
.
Giungiamo
a
Chambery
;
ci
tratteniamo
alcuni
minuti
:
tanto
,
perchè
le
gentili
signore
della
capitale
della
Savoia
ci
offrano
una
refezioncella
,
a
cui
facciamo
onore
con
un
'
appetito
invidiabile
.
Altre
montagne
,
altri
boschi
,
Montmelian
in
lontananza
,
ecco
cosa
ci
offre
il
breve
tragitto
che
da
Chambery
ha
da
farsi
per
arrivare
a
Saint
Michel
.
Qui
ci
si
ferma
una
buona
mezz
'
ora
:
fa
un
freddo
indiavolato
:
ci
sembra
di
esser
ritornati
ai
primi
giorni
della
campagna
:
si
monta
nel
treno
Fell
,
e
ci
si
accinge
a
traversare
le
Alpi
.
Il
passeggio
delle
Alpi
colla
ferrovia
Fell
è
una
cosa
imponente
:
il
pauroso
che
si
affaccia
al
vagone
in
tal
traversata
,
son
persuaso
,
che
passa
un
cattivo
momento
:
ma
per
noi
,
che
tanto
poco
curiamo
i
pericoli
,
vi
assicuro
che
è
uno
dei
più
attraenti
spettacoli
.
Trovarsi
in
cima
a
burroni
tanto
scoscesi
da
perder
gli
occhi
per
volerne
rintracciare
la
fine
,
vedere
ogni
tanto
qualche
picco
,
passare
in
mezzo
a
una
neve
perenne
,
osservare
le
centinaia
di
croci
che
in
ricordo
di
disgrazie
avvenute
son
seminate
lungo
la
via
,
ti
da
un
ebbrezza
da
farti
pigliare
la
vertigine
.
Ah
!
potenza
del
progresso
!
...
Quell
'
Alpi
che
Annibale
e
Napoleone
giunsero
solamente
a
valicare
con
tanta
iattura
dei
suoi
,
or
si
sorpassano
in
poco
più
di
quattro
ore
,
e
,
quando
sarà
compiuto
il
foro
del
Moncenisio
,
i
cui
lavori
non
possiamo
a
meno
di
ammirare
anche
trasvolando
quassù
,
il
più
imbecille
dei
commessi
viaggiatori
supererà
i
baluardi
della
natura
,
fino
ora
detti
insuperabili
,
nel
medesimo
tempo
che
agli
eroi
ci
voleva
per
muovere
solamente
di
un
passo
una
balestra
o
un
cannone
.
Traversiamo
Modane
:
Modane
è
un
grazioso
,
bizzarro
e
pittoresco
paesucolo
di
case
di
legno
,
di
capanne
fatte
alla
peggio
,
ove
abita
la
gran
quantità
degli
operai
che
sono
occupati
ai
lavori
della
ferrovia
.
Ci
si
beve
una
grappa
eccellente
:
le
donne
vi
posson
trovare
a
qualunque
ora
un
buon
bicchiere
di
latte
.
Il
nostro
guardatreni
scende
e
ne
sale
uno
nuovo
,
il
quale
fa
presto
amicizia
con
noi
:
ci
dice
in
buona
lingua
Italiana
che
alla
mattina
ha
accompagnato
tre
ufficiali
dello
stato
maggiore
italiano
e
che
uno
scese
più
avanti
per
studiar
quelle
posizioni
.
Gran
meraviglia
da
parte
nostra
:
tre
ufficiali
di
stato
maggiore
che
studiano
,
ma
dunque
in
Italia
voglion
morire
?
!
Vediamo
il
forte
d
'
Esilles
.
-
Ora
siamo
in
Italia
-
Mi
dice
il
guardatreni
.
Sento
allargarmi
il
cuore
:
un
senso
di
dolcezza
mi
corre
di
fibra
in
fibra
e
ripeto
,
entusiasta
agli
amici
:
Siamo
in
Italia
.
-
E
ora
?
-
Mi
risponde
uno
in
tuono
di
dubbiosa
ansietà
.
-
E
ora
che
?
...
Di
rimando
rispondo
.
-
Come
ci
tratteranno
i
nostri
padroni
?
Restai
pensieroso
,
ma
uno
,
certamente
più
giovine
e
per
conseguenza
più
poeta
di
me
,
prese
la
parola
e
schiccherò
questo
bel
discorsino
.
Come
vuoi
che
ci
trattino
?
...
Io
lassù
in
Francia
ho
letto
dei
giornali
e
tutti
dicevano
bene
di
noi
e
celebravano
le
vittorie
di
Garibaldi
:
la
nostra
gloria
,
assicuratevelo
,
ha
avuto
un
'
eco
potente
nelle
nostre
città
,
quantunque
avvilite
e
prostrate
sotto
il
falso
sistema
che
le
corrompe
,
tenendole
schiave
:
noi
non
siamo
fuggiti
:
reietti
dal
governo
Francese
,
pochi
,
senz
'
arme
abbiamo
vinto
:
i
nostri
compagni
più
cari
,
i
giovini
in
cui
l
'
Italia
riponeva
ogni
sua
speranza
si
son
lasciati
cadaveri
:
la
morte
ha
falciato
nelle
nostre
file
con
più
animazione
di
quella
con
cui
il
colono
falcia
le
spiche
:
poveri
siamo
partiti
,
più
poveri
siamo
tornati
:
abbiamo
affrontato
fatiche
che
a
narrarle
soltanto
possono
sembrare
impossibili
,
abbiamo
fatto
sempre
il
nostro
dovere
...
come
vuoi
che
ci
accolga
il
nostro
popolo
,
come
vuoi
che
ci
accolga
il
nostro
governo
?
Abbiamo
forse
fatto
disonore
all
'
Italia
?
le
glorie
della
camicia
rossa
non
sono
state
oscurate
:
il
nostro
debito
di
graditudine
verso
la
Francia
è
stato
pagato
;
abbiam
vinto
,
abbiam
tolto
una
bandiera
al
nemico
ah
!
non
temete
:
il
governo
Italiano
non
si
darà
per
inteso
del
nostro
arrivo
,
e
non
ci
farà
dei
soprusi
...
è
impossibile
!
...
La
gloria
Italiana
si
è
arricchita
di
una
nuova
pagina
,
e
chiunque
si
sente
balzare
nel
petto
un
cuore
che
risponda
degnamente
a
'
sentimenti
italiani
,
non
potrà
che
applaudirci
.
-
Va
bene
-
Gridammo
noi
tutti
solleticati
a
tale
speranza
-
Va
bene
-
Viva
l
'
Italia
!
-
Evviva
tutti
coloro
che
non
son
mai
mancati
al
proprio
dovere
!
...
-
E
che
gli
avversarii
onesti
sono
in
obbligo
di
rispettare
...
-
Come
farà
il
governo
Italiano
!
-
Susa
!
...
-
Grida
in
perfetto
accento
piemontese
la
guardia
della
stazione
.
-
Ci
siamo
!
-
Si
grida
noi
tutti
,
emettendo
un
sospiro
di
contentezza
.
Scendiamo
,
anche
avanti
che
il
treno
si
fermi
:
calpestiamo
con
compiacenza
la
terra
italiana
,
le
parole
semibarbare
di
due
o
tre
paesani
che
ci
stringono
la
mano
,
ci
sembrano
una
musica
paradisiaca
...
-
Facciano
il
piacere
di
venire
con
noi
-
Mi
dice
battendomi
sulla
spalla
,
un
carabiniere
.
-
E
dove
si
ha
andare
?
...
-
Dal
sor
Delegato
...
-
Ho
capito
...
Povero
amico
!
...
Come
hai
speso
bene
il
tuo
fiato
,
quando
ci
hai
voluto
convincere
sulle
buone
grazie
che
il
governo
Italiano
avrebbe
usato
a
nostro
riguardo
!
...
Seguitiamo
dunque
i
carabinieri
e
andiamo
dal
sor
Delegato
...
FINE
Narrativa ,
Dirò
come
mi
sia
pervenuta
questa
storia
,
che
convenienze
particolari
mi
obbligano
a
velare
sotto
la
forma
del
romanzo
.
Verso
la
metà
di
novembre
avevamo
progettato
una
partita
di
campagna
con
Consoli
e
Pietro
Abate
.
Il
14
,
con
una
bella
giornata
,
noi
eravamo
sulla
strada
di
Aci
.
Verso
Cannizzaro
un
elegante
calesse
signorile
oltrepassò
la
nostra
modesta
carrozza
da
nolo
.
Giammai
si
è
tanto
umiliati
dal
contrasto
come
in
simili
casi
.
Consoli
,
ch
'
era
forse
il
più
matto
della
compagnia
,
gridò
al
cocchiere
:
«
Dieci
lire
se
passi
quel
calesse
!
»
.
Il
cocchiere
frustò
a
sangue
le
rozze
,
che
cominciarono
a
correre
disperatamente
,
facendoci
sbalzare
in
modo
da
esser
sicuri
di
ribaltare
;
e
siccome
le
povere
bestie
non
correvano
come
egli
voleva
,
Consoli
salì
in
piedi
sul
sedile
dinanzi
per
togliere
le
redini
e
la
frusta
dalle
mani
del
cocchiere
.
Allora
cominciò
un
alterco
fra
quegli
che
non
voleva
cederle
e
Consoli
che
le
voleva
ad
ogni
costo
,
mentre
il
legno
correva
alla
meglio
.
Tutt
'
a
un
tratto
i
cavalli
si
arrestarono
;
Abate
ed
io
,
sorpresi
di
vederci
fermati
sì
bruscamente
,
domandammo
che
c
'
era
.
«
Un
morto
»
:
fu
la
risposta
laconica
del
cocchiere
.
Un
convoglio
funebre
attraversava
lentamente
lo
stradone
;
esso
era
semplicissimo
:
un
prete
,
un
sagrestano
che
portava
la
croce
,
un
ragazzo
che
recava
l
'
acqua
benedetta
,
e
tre
o
quattro
pescatori
;
il
feretro
,
coperto
di
raso
bianco
e
velato
di
nero
,
era
portato
da
quattro
domestici
abbrunati
,
e
una
carrozza
signorile
,
in
gran
lutto
,
lo
seguiva
.
Quando
la
carrozza
fu
a
paro
della
nostra
,
una
testa
scoperta
si
affacciò
allo
sportello
sollevando
la
tendina
di
seta
nera
,
e
noi
riconoscemmo
uno
dei
nostri
amici
d
'
Università
,
Raimondo
Angiolini
,
laureato
in
medicina
da
quasi
due
anni
.
Domandammo
chi
era
morto
ad
un
domestico
in
lutto
che
seguiva
,
anch
'
egli
a
piedi
,
il
convoglio
,
e
ci
fu
risposto
:
«
La
contessa
di
Prato
»
.
«
Ella
!
»
,
esclamammo
tutti
ad
una
voce
,
come
se
fosse
stato
impossibile
che
la
morte
avesse
potuto
colpire
quella
fata
,
che
aveva
fatto
il
fascino
di
tutti
.
Non
sapevamo
spiegarci
per
quali
circostanze
la
contessa
fosse
morta
in
quel
luogo
e
Angiolini
ne
accompagnasse
il
feretro
;
per
un
movimento
istintivo
ed
unanime
scendemmo
da
carrozza
,
e
,
a
capo
scoperto
,
seguimmo
il
mortorio
sino
alla
chiesetta
.
Raimondo
Angiolini
entrando
in
chiesa
venne
a
stringerci
la
mano
;
i
nostri
occhi
soltanto
l
'
interrogavano
,
poiché
egli
rispose
tristemente
le
stesse
parole
che
ci
erano
state
dette
:
«
La
contessa
di
Prato
»
.
«
Ella
!
»
,
fu
ripetuto
di
nuovo
.
Raimondo
abbassò
il
capo
tristemente
.
«
Morta
...
la
contessa
!
...
morta
qui
!
»
,
esclamò
Abate
.
«
Sì
,
ieri
l
'
altro
,
alle
due
del
mattino
...
una
morte
orribile
.
»
Rimanemmo
un
pezzo
in
silenzio
:
giammai
questo
spaventoso
mistero
del
nulla
avea
colpito
siffattamente
le
noncuranti
immaginazioni
dei
nostri
23
anni
.
«
Sembra
un
sogno
!
»
,
mormorò
Consoli
,
«
saranno
appena
due
mesi
ch
'
io
la
vidi
al
teatro
.
»
«
La
sua
malattia
fu
brevissima
»
;
rispose
Raimondo
,
«
è
morta
per
Pietro
Brusio
.
»
«
Per
Brusio
!
ella
!
...
la
contessa
!...»
Anche
Brusio
era
uno
dei
nostri
compagni
d
'
Università
,
buon
giovanotto
,
alquanto
discolo
;
ma
,
per
quanto
ci
torturassimo
il
cervello
,
non
arrivammo
a
comprendere
come
la
Prato
,
questa
Margherita
dell
'
aristocrazia
,
fosse
giunta
ad
amarlo
,
e
,
quel
ch
'
è
più
,
a
morire
d
'
amore
per
lui
.
Siccome
i
nostri
volti
al
certo
esprimevano
tal
dubbio
,
Angiolini
riprese
:
«
Nessuno
,
fuori
di
me
e
dell
'
amico
mio
Brusio
,
e
forse
egli
meno
di
me
,
potrà
mai
arrivare
a
conoscere
per
qual
concorso
straordinario
di
circostanze
questi
due
esseri
»
(
Angiolini
nella
sua
qualità
di
medico
diceva
esseri
)
«
si
sono
incontrati
ed
hanno
finito
per
assorbire
l
'
uno
la
vitalità
dell
'
altro
.
Sono
di
quei
misteri
,
che
sembrano
troppo
reconditi
ma
troppo
ben
tracciati
nel
loro
sviluppo
per
essere
casuali
,
e
che
fanno
supporre
quello
che
il
coltello
anatomico
non
ci
ha
potuto
far
trovare
nelle
fibre
del
cuore
umano
»
.
«
Vogliamo
saperlo
allora
!
»
,
saltò
su
a
dire
Consoli
,
«
siamo
tutti
amici
di
Brusio
.
»
Angiolini
,
malgrado
il
suo
scetticismo
di
medico
,
volse
uno
sguardo
alla
bara
,
posta
fra
quattro
ceri
,
nel
mezzo
della
chiesa
,
mentre
il
prete
celebrava
la
messa
.
«
Comprendete
benissimo
,
amici
miei
,
che
questo
non
è
il
luogo
,
né
l
'ora.»
Ricondotti
a
quella
triste
meditazione
tutti
fissammo
a
lungo
e
in
silenzio
quella
cassa
coperta
di
raso
e
velata
di
nero
,
su
cui
il
più
allegro
sole
d
'
inverno
,
che
scintillava
sui
vetri
della
modesta
chiesuola
,
mandava
a
posare
uno
dei
suoi
raggi
.
Io
non
so
come
ciò
avvenga
,
ma
nessuno
di
noi
tre
,
in
quel
punto
,
quando
quel
bel
sole
invernale
animava
quelle
spiagge
ridenti
,
con
quel
mare
immenso
che
si
vedeva
luccicare
attraverso
la
porta
,
fra
tutto
quel
sorriso
di
cielo
e
la
vita
che
sentivamo
rigogliosa
,
fidente
,
espansiva
,
con
il
canto
allegro
dei
pescatori
che
lavoravano
sul
lido
e
il
cinguettare
dei
passeri
sul
tetto
della
chiesa
,
a
cui
faceva
un
triste
contrapposto
il
silenzio
funereo
di
quel
recinto
,
interrotto
solo
dal
mormorare
del
prete
che
officiava
,
e
la
luce
velata
della
chiesetta
colle
pallide
fiammelle
di
quelle
torce
,
nessuno
di
noi
tre
,
dicevo
,
poteva
credere
intieramente
che
quelle
quattro
tavole
racchiudessero
quel
corpo
,
meraviglia
di
grazia
e
di
eleganza
,
che
,
pochi
giorni
innanzi
,
quando
si
vedeva
passare
al
trotto
del
suo
brillante
equipaggio
,
faceva
voltare
tante
teste
.
Lo
ripeto
:
giammai
la
morte
ci
era
sembrata
più
imponente
e
più
possibile
nello
stesso
tempo
prima
d
'
allora
.
Quando
uscimmo
di
chiesa
dissi
a
Raimondo
:
«
Hai
bisogno
di
noi
?
»
.
«
No
,
grazie
.
»
«
E
Brusio
?
»
,
domandò
Abate
.
«
È
là
»
;
rispose
Angiolini
additandoci
una
graziosa
casina
.
A
quelle
sole
parole
scorgemmo
tutto
l
'
abisso
che
dovea
separare
Brusio
dalla
società
,
in
quel
momento
in
cui
lo
immaginammo
solo
e
annientato
in
quelle
camere
ancora
profumate
da
lei
,
ancora
stillanti
di
quell
'
amore
che
inebriandoli
aveva
ucciso
il
più
fragile
dei
due
esseri
;
ora
solo
,
perduto
nell
'
immensità
di
quel
dolore
profondo
che
sbalordisce
come
il
fulmine
.
Sentimmo
che
nulla
potevamo
fare
per
lui
in
quel
momento
.
«
Addio
!
»
,
dissi
ad
Angiolini
stendendogli
la
mano
.
«
Ci
vedremo
?
»
,
aggiunse
Abate
.
«
Chi
sa
?
...
fra
un
mese
o
due
forse
...
»
«
E
ci
narrerai
questa
storia
?
»
,
disse
Consoli
.
«
Tu
la
scriverai
?
»
,
rispose
Raimondo
rivolto
a
me
.
«Forse.»
«
In
tal
caso
bisogna
che
Pietro
me
ne
dia
prima
il
permesso
.
Addio
.
»
Tre
mesi
dopo
rividi
Angiolini
al
Caffè
di
Sicilia
.
Gli
domandai
di
Brusio
:
era
ritornato
a
Siracusa
,
sua
patria
;
gli
rammentai
la
promessa
,
ed
egli
mi
narrò
le
parti
principali
di
quella
storia
di
cui
noi
avevamo
assistito
alla
triste
catastrofe
;
però
pei
dettagli
mi
promise
di
comunicarmeli
minuziosi
e
precisi
,
dopo
che
avrebbe
consultato
certe
lettere
che
aveva
ricevuto
da
Brusio
e
dalla
contessa
.
Un
mese
più
tardi
ricevei
dalla
Posta
un
grosso
plico
col
bollo
di
Napoli
;
vi
erano
i
dettagli
e
le
lettere
che
mi
aveva
promesso
Angiolini
,
due
o
tre
fotografie
rappresentanti
diverse
località
di
una
casa
abitata
in
Napoli
da
Pietro
Brusio
,
e
finalmente
la
preghiera
,
che
Raimondo
mi
faceva
,
se
mai
mi
decidessi
un
giorno
a
pubblicare
questa
storia
dell
'
amore
onnipotente
,
di
salvare
rigorosamente
le
apparenze
,
in
modo
che
neanche
gli
amici
di
Brusio
potessero
penetrarne
il
segreto
.
Dal
canto
mio
non
ho
fatto
che
coordinare
i
fatti
,
cambiando
i
nomi
qualche
volta
,
ed
anche
contentandomi
di
accennare
le
iniziali
,
quando
,
anche
conosciuto
il
nome
,
le
circostanze
per
le
quali
è
ricordato
non
sono
compromettenti
;
rapportandomi
spesso
alla
nuda
narrazione
di
Angiolini
e
alle
lettere
che
questi
mi
rimise
;
aggiungendovi
del
mio
soltanto
la
tinta
uniforme
,
che
può
chiamarsi
la
vernice
del
romanzo
.
I
In
una
bella
sera
degli
ultimi
di
maggio
,
due
giovanotti
,
tenendosi
a
braccetto
,
passeggiavano
pel
gran
viale
del
Laberinto
che
dovea
trasmutarsi
in
Villa
Pubblica
,
con
quella
oziosità
noncurante
che
forma
il
carattere
degli
studenti
e
dei
giovanotti
che
non
hanno
ancora
le
pretensioni
di
dandys
.
Passeggiavano
da
quasi
cinque
minuti
in
silenzio
,
quando
una
signora
,
abbigliata
con
gusto
squisito
,
appoggiandosi
con
il
molle
e
voluttuoso
abbandono
che
posseggono
solo
le
innamorate
o
le
spose
nella
luna
di
miele
,
al
braccio
di
un
uomo
,
anch
'
esso
molto
elegante
,
passò
loro
dinanzi
;
e
lo
strascico
della
sua
lunghissima
veste
sfiorò
i
calzoni
del
giovane
alto
e
bruno
che
stava
a
diritta
,
il
quale
non
sembrò
accorgersene
.
«
La
bella
donna
!
»
,
esclamò
il
suo
compagno
,
un
giovane
biondo
,
come
per
rompere
quel
silenzio
,
che
durava
da
un
pezzo
.
L
'
altro
,
istintivamente
,
alzò
il
capo
e
guardò
la
signora
,
che
,
o
naturalmente
,
o
per
l
'
istinto
della
donna
,
avea
volto
a
metà
il
viso
verso
di
loro
,
parlando
con
l
'
uomo
che
l
'
accompagnava
.
Il
bruno
sembrò
esaminarla
di
un
lungo
sguardo
dalla
piuma
del
suo
cappellino
,
che
scherzava
coi
ricci
dei
suoi
magnifici
capelli
cadenti
sin
quasi
sulle
sopracciglia
,
alla
punta
del
suo
piccolo
piede
,
chiuso
in
stivaletti
di
seta
nera
,
che
allora
,
forse
per
la
più
squisita
civetteria
,
l
'
ampia
guarnizione
della
veste
lasciava
scoperto
sino
al
basso
di
una
gamba
sottile
e
ben
modellata
.
«
Sì
,
molto
bella
!
»
,
diss
'
egli
,
come
rispondendo
a
se
stesso
.
E
,
malgrado
che
tentasse
immergersi
di
nuovo
nei
pensieri
che
lo
tenevano
sì
preoccupato
un
momento
innanzi
,
due
o
tre
volte
alzò
gli
occhi
a
fissare
la
veste
,
che
ancora
strisciava
lontana
sulla
sabbia
del
viale
.
Alla
porta
ella
montò
nella
carrozza
che
l
'
aspettava
,
e
partì
.
«
Ella
non
dev
'
essere
siciliana
»
;
ripigliò
il
bruno
,
che
si
chiamava
Piero
.
«
Chi
te
lo
dice
?
»
«
Tutto
:
il
suo
genere
d
'
eleganza
,
la
sua
andatura
...
il
modo
stesso
con
cui
accolse
la
tua
esclamazione
.
»
«
L
'
ha
udito
dunque
!
»
,
mormorò
il
biondo
,
arrossendo
come
un
collegiale
.
«
Raimondo
,
amico
mio
,
sarai
sempre
un
ragazzetto
su
questo
argomento
.
Credi
dunque
che
quando
una
bella
donna
ti
passa
dinanzi
badi
ad
ascoltare
le
sciocchezze
che
le
sussurra
un
imbecille
qualunque
sotto
il
naso
?
»
«
Ma
quest
'
imbecille
può
anche
essere
un
amante
...
e
allora
...
»
«
E
allora
ragion
dippiù
per
ascoltare
ciò
che
si
dice
di
lei
,
quale
impressione
desta
passando
,
per
poi
fare
un
presente
all
'
innamorato
delle
tue
osservazioni
(
se
sono
favorevoli
però
,
bada
!
)
sotto
il
pretesto
di
riderne
;
presente
che
deve
rendere
innamorato
quel
povero
allocco
per
dieci
gradi
dippiù
.
»
Raimondo
rise
dell
'
osservazione
;
e
ambedue
proseguirono
a
passeggiare
in
silenzio
.
All
'
ingresso
del
giardino
si
separarono
,
colla
tacita
promessa
,
data
nella
più
tacita
stretta
di
mano
,
di
rivedersi
l
'
indomani
.
Noi
cercheremo
di
delineare
questi
due
personaggi
,
dei
quali
uno
è
destinato
ad
avere
la
maggior
parte
negli
avvenimenti
che
verranno
in
seguito
.
Pietro
Brusio
,
l
'
uno
dei
due
(
ricorriamo
al
pseudonimo
per
questo
come
per
quasi
tutti
i
nostri
personaggi
,
viventi
ancora
la
maggior
parte
e
molto
conosciuti
)
è
,
come
abbiamo
accennato
,
un
giovanotto
alto
;
di
circa
25
anni
;
alquanto
magro
,
ciò
che
non
impedisce
che
abbia
delle
belle
forme
,
le
quali
sarebbero
più
eleganti
,
se
avesse
il
segreto
,
come
l
'
hanno
molti
,
di
saperle
fare
spiccare
;
ha
i
capelli
assai
radi
,
di
un
castagno
molto
più
chiaro
di
quello
dei
suoi
pizzi
e
dei
baffi
;
pelle
bruna
;
occhi
piccoli
e
vivissimi
;
labbra
alquanto
grosse
e
sensuali
;
narici
larghe
e
dilatantisi
sempre
più
alla
minima
aspirazione
del
suo
carattere
impetuoso
;
piedi
e
mani
piccolissime
,
in
rapporto
alla
sua
statura
.
Nell
'
assieme
figura
energica
e
maschia
,
che
può
avere
anche
i
suoi
riflessi
di
bellezza
,
messa
sul
suo
piedistallo
,
nella
sua
giusta
luce
,
al
suo
posto
insomma
.
È
un
giovane
quale
se
ne
incontrano
molti
in
Sicilia
:
sangue
arabo
in
vene
andaluse
:
orgoglioso
come
un
Cid
egli
non
dissumula
menomamente
le
sue
pretensioni
di
superiorità
,
che
nulla
sembra
autorizzare
nel
suo
esteriore
.
Vivo
ed
impetuoso
come
tutti
i
meridionali
,
egli
scenderebbe
sino
alla
lotta
di
piazza
pel
minimo
sguardo
un
po
'
dubbio
che
s
'
incrociasse
col
suo
.
Natura
generosa
del
resto
,
elevata
,
con
molte
aspirazioni
al
superiore
,
troppo
nobile
forse
per
trovarsi
in
contatto
colla
società
del
giorno
senza
risentirne
gli
urti
,
egli
passa
colla
maggior
facilità
dall
'
estrema
confidenza
nella
sua
stella
,
nel
suo
avvenire
(
poiché
egli
avea
dato
due
o
tre
drammi
al
teatro
di
Siracusa
,
dei
quali
si
era
parlato
il
giorno
dopo
soltanto
,
o
non
si
era
parlato
affatto
)
allo
scoraggiamento
massimo
,
alla
disillusione
più
completa
di
tutti
quei
sogni
rosati
,
che
pur
riempiono
un
gran
vuoto
,
rispondono
ad
un
gran
bisogno
di
quell
'
età
in
cui
il
cuore
e
l
'
immaginazione
vivono
anch
'
essi
la
loro
vita
.
Il
compagno
che
gli
passeggiava
allato
è
molto
più
piccolo
;
biondo
,
piuttosto
grasso
;
uno
di
quei
caratteri
che
non
servono
sovente
ad
altro
che
a
far
spiccare
una
individualità
superiore
a
cui
si
accompagnano
,
di
cui
sentono
e
subiscono
l
'
influenza
come
un
satellite
.
Raimondo
,
il
biondo
,
ha
però
il
merito
di
essere
come
il
compimento
del
carattere
infiammabile
,
sovente
del
soverchio
,
del
suo
amico
.
Egli
non
ha
la
superiorità
d
'
ingegno
di
lui
,
ma
molta
maturità
di
giudizio
,
ciò
che
lo
fa
ragionare
calmo
ed
assennato
,
ed
impedisce
a
Pietro
di
commettere
mille
pazzie
,
poiché
Raimondo
ha
la
voce
dolce
ed
insinuante
ed
il
carattere
conciliativo
;
sembra
infine
che
l
'
ardente
carattere
dell
'
amico
suo
subisca
a
sua
volta
l
'
influenza
della
pacata
indole
di
lui
.
Entrambi
appartengono
a
due
buone
famiglie
di
Siracusa
.
Raimondo
è
già
laureato
in
medicina
da
quasi
un
anno
,
e
Pietro
studia
legge
per
studiare
qualche
cosa
che
non
gli
renda
soltanto
strette
di
mano
dei
comici
,
che
per
altro
si
misuravano
dal
numero
dei
rinfreschi
offerti
e
mai
rifiutati
,
e
qualche
applauso
,
assai
freddo
,
della
platea
,
che
avea
il
valore
di
un
biglietto
gratis
.
Abbiamo
insistito
,
forse
di
soverchio
,
su
questi
dettagli
fisici
e
morali
,
d
'
uso
per
alcuni
,
per
noi
resi
indispensabili
dalla
necessità
,
che
abbiamo
peculiare
,
di
far
sentire
,
diremmo
,
i
caratteri
che
presentiamo
prima
di
agitarli
nelle
scene
di
un
racconto
intimo
.
Scopriamo
sin
dal
principio
il
meccanismo
,
per
non
attirarci
la
taccia
,
poscia
,
di
aver
fatto
agire
delle
marionette
,
da
chi
non
ne
vedesse
il
filo
motore
ch
'
è
il
cuore
.
Cinque
giorni
dopo
,
all
'
ora
solita
,
noi
incontriamo
i
due
amici
,
che
passeggiano
,
colla
stessa
sbadataggine
,
sotto
gli
alberi
del
Rinazzo
;
l
'
uno
,
il
biondo
,
chiacchierando
quasi
sempre
solo
;
il
suo
compagno
col
capo
basso
e
le
mani
dietro
le
reni
.
«
Mio
caro
»
,
diceva
il
biondo
,
guardando
l
'
amico
negli
occhi
in
aria
di
malizia
,
«
risponderai
almeno
questa
volta
a
quella
piccina
?
»
«
Io
?
»
,
rispose
bruscamente
Pietro
,
come
destandosi
di
soprassalto
,
«
e
perché
fare
?
»
«
Bella
risposta
!
che
pure
non
avrebbe
avuto
l
'
opportunità
di
venir
fuori
oggi
,
se
tu
l
'
avessi
data
a
te
stesso
il
giorno
,
o
piuttosto
la
sera
,
che
ti
venne
in
mente
di
accalappiare
colle
tue
commedie
quella
poveretta
.
»
«
Credo
che
tu
abbi
ragione
in
quanto
alla
risposta
;
e
che
tu
dica
una
bestialità
,
ciò
che
fai
spessissimo
,
in
quanto
a
quello
che
mi
vai
cantando
di
accalappiamenti
e
di
poverette
...
»
«Pietro...»
«
Lasciami
tranquillo
,
ti
dico
!
...
Ci
credi
sul
serio
dunque
che
a
quest
'
ora
Maddalena
,
la
piccina
,
come
la
chiami
,
pianga
e
si
disperi
perché
non
le
scrivo
più
,
perché
la
sera
,
onde
aspettarla
sotto
il
verone
,
non
rischio
più
di
farmi
gettare
delle
immondezze
sul
capo
da
qualche
serva
maligna
,
che
finga
di
non
vedermi
,
e
perché
non
do
più
lo
spettacolo
ai
vicini
,
che
si
mettono
ad
origliare
dietro
le
imposte
,
di
quelle
freddure
che
si
ricantano
sempre
sullo
stesso
tuono
:
buona
sera
;
come
stai
?
mi
ami
sempre
?
non
quanto
me
...
ecc
.
ecc
.
,
poiché
le
varianti
sono
pochissime
?
!
In
fede
mia
che
ne
ho
abbastanza
di
tali
amori
da
quindici
anni
!
!
...
Se
mi
avesse
permesso
di
salire
un
momento
sulle
scale
...
pazienza
!...»
«
Sì
,
pazienza
per
altri
otto
giorni
!
La
sarebbe
finita
come
tutte
le
altre
...
Eppure
ti
assicuro
che
se
tu
l
'
avessi
veduta
piangere
come
io
l
'
ho
veduta
;
se
ella
ti
avesse
abbracciato
i
ginocchi
come
li
ha
abbracciati
a
me
,
per
indurti
ad
andarla
a
vedere
,
a
scriverle
almeno
...
se
tu
avessi
udito
le
parole
ch
'
ella
mi
diceva
!...»
«
Parola
d
'
onore
!
»
,
esclamò
sghignazzando
Pietro
,
«
che
tu
ne
sei
innamorato
cotto
.
Va
,
Raimondo
,
amico
mio
,
tu
farai
il
tuo
cammino
,
coi
tuoi
ventidue
anni
,
i
tuoi
capelli
biondi
,
e
il
tuo
volto
fresco
e
roseo
.
»
Il
biondo
prese
quegli
scherzi
come
li
prendeva
sempre
,
dalla
parte
che
lasciano
ad
un
uomo
di
spirito
,
ch
'
è
quella
di
riderne
pel
primo
,
e
riprese
:
«
Se
così
fosse
,
confessa
che
mi
saresti
molto
obbligato
di
averti
sbarazzato
di
una
noia
,
senza
i
ritornelli
soliti
di
traditore
,
Iddio
è
giusto
,
ecc
.
»
.
Pietro
ne
rise
esso
pure
,
e
strinse
con
effusione
la
mano
del
suo
amico
.
«
Sentimi
,
caro
Raimondo
»
;
diss
'
egli
alquanto
gravemente
;
«
io
non
son
di
quelli
che
dicono
:
fo
così
perché
così
fanno
gli
altri
.
Mi
sento
troppo
superiore
a
questi
altri
per
seguirne
l
'
esempio
.
A
diciott
'
anni
è
permesso
credere
ancora
all
'
amore
,
alla
fedeltà
,
alla
donna
tipo
eroina
,
come
impastocchiano
gli
sfa
[
c
]
cendati
nei
romanzi
...
A
ventiquattro
(
è
desolante
quello
che
dico
,
ma
non
è
men
vero
)
si
è
scettici
come
lo
scetticismo
,
quando
cento
volte
si
sono
ascoltate
le
più
appassionate
proteste
,
fatte
colle
lagrime
agli
occhi
,
dalla
donna
che
ha
in
saccoccia
la
lettera
del
rivale
...
»
«
È
curiosa
!
»
,
interruppe
Raimondo
.
«
Che
cosa
?
»
«
Come
ti
hanno
guastato
i
romanzi
di
Sue
;
tu
,
accanito
avversario
dell
'
esagerazione
della
scuola
francese
,
e
che
ora
mi
copii
sì
bravamente
l
'
uomo
stufo
a
ventun
'
anni
,
lo
Scipione
del
Martino
il
Trovatello
...
»
«
Non
copio
io
!
»
,
disse
Pietro
quasi
con
asprezza
;
«
ti
dico
soltanto
quello
che
penso
.
Ti
dico
anche
che
darei
qualche
cosa
del
mio
avvenire
per
possedere
ancora
le
illusioni
sì
care
de
'
miei
diciassette
anni
...
Tu
conosci
la
mia
vita
,
Raimondo
!
...
Ti
ricordi
di
una
giovanetta
che
amai
alla
follia
...
Che
fece
quella
giovanetta
,
per
la
quale
avevo
pianto
,
...
ne
ho
vergogna
anche
a
pensarci
...
pianto
dinanzi
a
te
...
come
un
fanciullo
...
come
un
vile
?
!
...
Ella
m
'
ingannò
per
un
mercante
;
poi
per
un
nobile
,
per
un
uomo
ammogliato
...
E
questa
donna
,
che
avea
dato
appuntamento
per
la
sera
al
suo
amico
,
che
ascoltava
tremando
le
ore
che
segnava
l
'
orologio
del
salotto
,
poiché
temeva
ch
'
io
m
'
incontrassi
con
lui
,
abbracciava
i
miei
ginocchi
,
come
ieri
Maddalena
abbracciava
i
tuoi
;
mi
supplicava
colle
lagrime
più
ardenti
,
colle
carezze
più
tenere
,
cogli
accenti
più
deliranti
di
non
lasciarla
sì
tosto
,
di
non
lasciarla
in
collera
,
poiché
s
'
era
accorta
ch
'
io
avevo
sospetto
di
quello
che
dovevo
vedere
mezz
'
ora
più
tardi
...
Dopo
amai
una
maritata
;
credei
che
una
signora
che
rischia
di
romperla
colla
società
,
e
colla
sua
felicità
istessa
,
dovesse
molto
sentire
,
quest
'
affetto
,
al
quale
sacrifica
il
suo
decoro
,
la
pace
domestica
,
e
,
presso
di
noi
,
fors
'
anche
la
vita
...
Quindici
giorni
dopo
,
a
caso
,
in
una
festa
da
ballo
,
seppi
,
da
uno
di
quegli
amici
che
s
'
incontrano
dappertutto
,
che
da
tre
giorni
egli
era
in
relazione
con
quella
signora
...
e
le
espressioni
appassionate
di
lei
,
ch
'
egli
mi
citò
,
erano
le
stesse
di
quelle
che
aveva
impiegato
per
farmi
credere
al
suo
amore
...
In
seguito
amai
una
fanciulla
...
pura
siccome
un
angiolo
,
come
direbbe
il
signor
Germont
nella
Traviata
;
ella
aveva
tutto
ciò
che
può
far
credere
alla
purità
del
cuore
:
distinzione
d
'
educazione
,
coltura
d
'
ingegno
,
bontà
di
sentimenti
...
Io
l
'
amai
come
un
pazzo
,
quella
fanciulla
dal
viso
pallido
e
dagli
occhi
cerulei
...
Scesi
persino
alle
puerilità
del
collegiale
,
...
passare
sotto
i
suoi
veroni
,
seguitarla
al
passeggio
e
in
chiesa
...
Quella
giovanetta
rispose
finalmente
alle
mie
lettere
,
mi
promise
amore
e
fedeltà
,
nell
'
istesso
tenore
,
suppongo
,
in
cui
l
'
aveva
promesso
sei
mesi
prima
ad
un
giovane
che
sposò
alcune
settimane
appresso
...
E
dopo
questo
,
dopo
innumerevoli
esempî
,
che
ogni
giorno
cadono
sott
'
occhio
,
credi
che
si
possa
più
aver
fede
nell
'
amore
propriamente
detto
,
in
quest
'
amore
chiesto
e
giurato
spesso
col
rituale
alla
mano
,
senza
passare
almeno
per
uno
scolaro
di
primo
anno
?
»
«
Ti
rispondo
colle
tuo
parole
:
Credo
che
abbi
ragione
almeno
per
metà
;
ma
confessa
che
per
l
'
altra
tu
esageri
un
pochino
,
lasciandoti
trasportare
,
al
solito
,
dalla
tua
immaginazione
.
»
«
Può
essere
anche
questo
»
;
rispose
sorridendo
il
giovane
;
«
del
resto
colla
Maddalena
l
'
ho
rotta
tranquillamente
o
diplomaticamente
,
come
vuoi
meglio
.
Infine
vuoi
una
parabola
per
convincerti
?
»
«
Fuori
la
parabola
!
»
«
Ecco
!
»
,
e
Pietro
trasse
dal
suo
portasigari
,
che
avea
trasformato
anche
in
portafogli
e
portamonete
,
un
bigliettino
in
carta
profumata
ed
involto
in
una
sopracoperta
piccolissima
color
rosa
;
colla
stessa
flemma
ne
prese
un
sigaro
ed
un
fiammifero
.
Acceso
il
foglietto
,
cominciò
ad
accendere
tranquillamente
il
sigaro
.
Raimondo
ebbe
il
tempo
di
leggere
le
ultime
frasi
assai
tenere
del
bigliettino
,
scritto
con
quel
carattere
minuto
ed
uguale
che
sembra
particolare
alle
signorine
distinte
,
firmato
in
basso
colle
sole
iniziali
.
«
Hai
veduto
?
»
,
gli
domandò
Pietro
trionfante
,
buffandogli
in
faccia
il
fumo
azzurrognolo
del
sigaro
.
«
Ho
guardato
ma
non
ho
visto
,
come
il
cieco
della
Bibbia
.
»
«
È
semplicissimo
:
vi
è
un
detto
celebre
:
Fumo
di
gloria
non
val
fumo
di
pipa
:
ciò
che
in
parentesi
dimostrerebbe
che
le
mie
più
belle
produzioni
-
erba
non
valgono
il
fumo
delizioso
di
questo
regalia
;
io
ne
faccio
un
altro
:
Amor
di
donna
,
e
d
'
uomo
,
se
si
vuole
,
non
dura
più
di
cenere
di
carta
,
o
biglietto
amoroso
...
o
sigaro
regalia
.
Spero
di
farmi
nome
almeno
coi
proverbi
...
giacché
non
l
'
ho
potuto
con
opere
di
maggior
lena
...
Ma
guarda
laggiù
,
imbecille
!...»
«
Che
c
'
è
?
»
«
Cospetto
!
...
la
signora
che
incontrammo
l
'
altra
volta
alla
Villa
!
»
«
È
vero
.
»
«
Che
donna
...
Perdio
!...»
«
Non
è
poi
quella
maraviglia
che
mi
vai
cantando
...
»
«
Non
ho
parlato
di
maraviglie
.
Ti
dico
semplicemente
che
a
Catania
,
e
in
tutta
Sicilia
anche
,
son
poche
le
donne
che
sappiano
recare
così
bene
il
loro
perdessus
reine
-
blanche
,
e
che
sappiano
appoggiarsi
con
tanta
grazia
al
braccio
di
quel
briccone
in
guanti
paglia
e
pincenez
che
ha
la
fortuna
di
premere
quel
polsino
contro
le
sue
costole
.
»
Essi
passarono
quasi
rasente
a
quella
donna
,
che
questa
volta
non
li
vide
o
fece
le
viste
di
non
vederli
,
e
che
sorrideva
del
suo
riso
incantevole
al
suo
cavaliere
,
mentre
gli
parlava
.
«
Hai
udito
che
bella
voce
!
»
,
esclamò
Pietro
,
premendo
il
braccio
del
suo
compagno
;
«
all
'
accento
mi
parve
torinese
...
Io
adoro
tutto
il
Piemonte
in
questo
momento
...
»
«
Eppure
veduta
dappresso
non
è
bella
...
»
«
È
adorabile
,
se
non
è
bella
!
Essa
non
ha
la
bellezza
regolare
,
compassata
,
che
direi
statuaria
,
e
che
non
invidio
ai
modelli
dei
pittori
;
ma
ha
occhio
che
affascina
,
e
sorriso
che
seduce
carezzando
,
quando
questo
fascino
ci
può
fare
atterrire
coi
suoi
brividi
troppo
potenti
.
Questa
donna
alta
e
sottile
,
di
cui
le
forme
voluttuosamente
eleganti
sembrano
ondeggiare
lente
e
indecise
sotto
la
scelta
toletta
che
le
riproduce
con
tutta
l
'
attrattiva
vaporosa
delle
mezze
tinte
,
ha
tutte
le
perfezioni
per
poter
coprire
ed
anche
far
ammirare
come
pregi
altre
imperfezioni
;
questa
donna
che
ha
bisogno
di
tutta
la
delicatezza
e
la
bellezza
di
contorno
del
suo
collo
da
inglese
per
non
far
troppo
spiccare
la
piccolezza
della
sua
testa
da
bambina
;
di
tutta
la
flessibilità
della
sua
vita
per
far
dimenticare
l
'
estrema
sottigliezza
del
suo
corpo
;
di
tutta
l
'
abbagliante
bianchezza
dei
suoi
denti
per
fare
una
bellezza
della
sua
bocca
alquanto
grande
,
con
cui
ella
sorride
sì
dolce
che
sarebbe
a
desiderarsi
di
vederla
sempre
sorridere
;
che
si
serve
di
tutte
le
ombre
,
di
tutti
i
riflessi
più
lucidi
,
più
belli
,
più
azzurrognoli
dei
suoi
magnifici
capelli
neri
per
nascondere
che
la
sua
fronte
è
alquanto
larga
ed
alta
del
soverchio
;
di
tutta
la
limpidità
dello
sguardo
dei
suoi
occhi
,
infine
,
per
farne
ammirare
la
pupilla
di
un
riflesso
molto
chiaro
;
questa
donna
mi
colpisce
mille
volte
dippiù
coll
'
effetto
direi
strano
,
sorprendente
,
poiché
rubato
a
Dio
,
della
sua
beltà
...
Io
non
potrei
giammai
esprimerti
l
'
effetto
che
mi
fa
questa
bellezza
,
che
non
è
tale
che
quasi
per
un
miracolo
,
poiché
non
ha
nulla
per
esserlo
,
ed
in
cui
tutto
sembra
formare
un
assieme
di
grazia
e
d
'
incanto
;
questa
bellezza
che
ha
bisogno
di
tutte
le
risorse
della
toletta
,
di
tutte
le
seduzioni
dei
modi
e
dell
'
accento
,
di
tutto
l
'
incanto
dello
sguardo
e
del
sorriso
,
per
circondarsi
di
questo
vapore
trasparente
...
illusorio
,
lo
confesso
,
che
la
fa
bella
però
,
che
la
fa
adorabile
,
poiché
sembra
non
farla
vedere
che
in
nube
,
attraverso
l
'
incenso
e
l
'
orpello
;
questa
bellezza
che
vuol
essere
tale
a
dispetto
della
natura
che
l
'
avea
fatta
comune
;
questa
figura
plastica
che
non
ha
di
bello
che
gli
elementi
,
direi
,
per
divenir
tale
,
e
lo
spirito
creatore
che
fa
nascere
tutte
le
grazie
di
cui
si
circonda
;
che
si
mette
allo
specchio
donna
per
sortirne
silfide
...
maga
...
sirena
...
»
«
To
...
to
...
to
!
...
Pietro
,
amico
mio
,
ne
saresti
innamorato
?...»
«
Io
!
»
,
rispose
il
giovane
scrollando
le
spalle
,
come
cadendo
dalla
sua
esaltazione
,
«
sei
pazzo
!
»
«
Eppure
tutti
i
pregi
di
costei
non
valgono
un
solo
di
Maddalena
.
Venti
ancor
più
belle
di
lei
non
farebbero
un
angioletto
così
bello
e
perfetto
qual
è
la
piccina
,
come
mi
piace
chiamarla
;
che
pure
hai
abbandonato
senza
un
pensiero
.
»
Pietro
fissò
uno
sguardo
sull
'
amico
,
poi
un
altro
sulla
signora
ch
'
era
già
molto
lontano
,
e
rispose
semplicemente
,
abbassando
il
capo
:
«
Maddalena
non
sa
neanche
annodarsi
il
nastro
del
cappellino
come
colei
»
.
«
È
graziosa
!
»
,
esclamò
Raimondo
.
«
Dunque
ameresti
dippiù
una
donna
che
avesse
bisogno
,
per
essere
amata
,
d
'
impiegare
prima
due
ore
allo
specchio
?
»
«
Sì
,
lo
confesso
...
Chiamala
anche
civetteria
,
o
ciò
che
vuoi
;
nella
donna
che
dovrei
amare
io
vorrei
tutte
queste
cure
minute
,
tutte
queste
precauzioni
delicate
,
tutte
le
perfezioni
dello
spirito
e
le
squisitezze
dell
'
educazione
,
tutti
questi
dettagli
dell
'
assieme
,
insomma
,
che
servirebbero
a
formarmi
l
'
aureola
della
donna
che
dovrei
avvicinare
colla
riverenza
e
il
delirio
dei
sensi
,
che
tal
prestigio
dovrebbe
recarmi
,
poiché
la
riverenza
del
cuore
io
non
l
'
ho
più
.
Io
amo
nella
donna
i
velluti
,
i
veli
,
i
diamanti
,
il
profumo
,
la
mezza
luce
,
il
lusso
...
tutto
ciò
che
brilla
ed
affascina
,
tutto
ciò
che
seduce
e
addormenta
...
tutto
ciò
che
può
farmi
credere
,
per
mezzo
dei
sensi
,
che
questo
fiore
delicato
,
del
cui
odore
m
'
inebbrio
,
che
mi
trastullo
fra
le
mani
,
non
nasconde
un
verme
;
che
quest
'
essere
non
è
,
come
il
mio
,
debole
e
creta
...
E
allora
io
l
'
amerei
...
un
giorno
,
un
'
ora
,
ma
l
'
amerei
...
Quanto
alle
altre
donne
,
le
amerò
allorché
scoprirò
un
cuore
nella
donna
.
»
Pietro
,
dopo
questa
scappata
,
rimase
muto
alcuni
altri
secondi
,
aspirando
voluttuosamente
,
colle
narici
dilatate
,
il
fumo
del
sigaro
,
come
se
attraverso
quella
nube
cenerognola
volesse
discernere
le
forme
indecise
del
tipo
che
avea
ornato
di
tale
incanto
nella
sua
immaginazione
.
Poscia
,
come
arrossendo
del
suo
trasporto
,
si
mise
a
ridere
fragorosamente
,
esclamando
:
«
Che
ne
dici
della
mia
tirata
,
Pilade
?
»
.
«
Non
è
cosa
nuova
in
te
.
Dimentichi
troppo
spesso
che
sei
scritto
sul
ruolo
degli
studenti
di
terzo
anno
in
legge
,
per
trasportarti
ai
tempi
in
cui
impiastricciavi
carta
.
»
«
Hai
ragione
;
bisogna
dimenticare
quei
tempi
...
»
,
disse
il
giovane
con
una
forzata
allegria
,
che
pure
avea
una
leggiera
tinta
d
'
amarezza
.
«
Destino
!
ecco
la
gran
parola
che
gli
uomini
non
sanno
proferire
più
spesso
,
ma
nella
quale
io
son
credente
come
un
maomettano
...
Io
,
povero
sciocco
,
che
m
'
ero
fitto
in
capo
di
salire
le
scale
del
Campidoglio
,
e
raccogliervi
una
corona
qualunque
...
eccomi
destinato
probabilmente
a
logorare
quelle
dei
tribunali
,
e
di
corone
non
si
parla
più
...
fossero
anche
di
cavoli
.
Se
gli
uomini
sapessero
far
valere
questa
parola
quanto
essa
lo
merita
,
l
'
incolpabilità
delle
azioni
umane
rimarrebbe
sugli
scritti
dei
penalisti
:
ecco
che
,
almeno
una
volta
,
parlo
da
saggio
...
»
«
Ed
anche
il
merito
delle
azioni
umane
,
in
tal
caso
...
E
tu
sei
superstizioso
in
quest
'
idea
?
»
«
Al
fanatismo
!
»
«
Ma
se
tu
fossi
destinato
ad
amare
quella
donna
,
che
non
hai
veduto
che
due
volte
,
in
passando
?...»
Pietro
cominciò
dallo
scrollare
le
spalle
,
al
[
suo
]
solito
;
indi
rimase
alcuni
minuti
in
silenzio
,
e
disse
tristamente
,
come
se
quell
'
idea
gli
facesse
pena
o
paura
:
«
Chi
lo
sa
!?...»
.
II
Venti
giorni
sono
scorsi
da
quello
in
cui
incontrammo
i
due
amici
al
Rinazzo
.
Siamo
nei
lunghi
giorni
del
giugno
.
Pietro
studia
assiduamente
da
mattina
a
sera
le
sue
tesi
,
poiché
si
approssimano
gli
esami
;
ed
esce
assai
di
rado
.
La
sera
di
un
giovedì
Raimondo
venne
a
trovarlo
nel
suo
stanzino
da
studio
,
nella
casa
che
abitava
insieme
a
sua
madre
e
alle
sue
due
sorelle
,
in
via
Vittoria
.
«
Che
vuoi
?
»
,
domandò
Pietro
bruscamente
,
celando
,
al
suo
solito
,
la
viva
amicizia
che
nutriva
pel
suo
compagno
sotto
quell
'
apparenza
di
ruvidità
.
«
Vengo
per
condurti
meco
al
passeggio
.
»
«
Ne
ho
forse
il
tempo
?
Sai
bene
che
gli
esami
sono
vicini
,
e
non
ho
ore
da
sprecare
andando
a
spasso
;
sai
pure
che
col
professore
Crisafulli
non
c
'
è
da
scherzare
.
»
La
signora
Brusio
,
ch
'
era
entrata
con
Raimondo
nello
stanzino
di
suo
figlio
,
e
si
era
appoggiata
,
con
quell
'
atteggiamento
ineffabile
d
'
amore
delle
madri
,
alla
spalliera
della
sua
seggiola
,
unì
le
sue
istanze
a
quelle
di
Raimondo
per
indurre
suo
figlio
a
prendere
un
po
'
d
'
aria
.
«
Stassera
c
'
è
musica
alla
Marina
»
,
disse
Raimondo
.
«
Va
pure
,
figlio
mio
»
;
disse
la
madre
,
«
da
quasi
venti
giorni
tu
non
esci
più
,
e
ciò
ti
farà
ammalare
invece
di
farti
proseguire
i
tuoi
studî
.
Prendi
qualche
ora
di
riposo
;
ne
hai
bisogno
.
»
Pietro
amava
sua
madre
d
'
immenso
affetto
.
Pel
suo
carattere
impetuoso
ed
insofferente
quella
dolce
voce
di
donna
,
quella
mano
pallida
e
affilata
che
carezzava
i
suoi
capelli
,
erano
irresistibili
.
«
Giacché
siete
congiurati
,
e
volete
così
!...»,
diss
'
egli
sorridendo
,
«
aspettami
cinque
minuti
,
Raimondo
;
il
tempo
di
vestirmi
.
»
E
passò
nella
sua
camera
.
«
Fatelo
divertire
,
signor
Angiolini
»
;
disse
al
giovane
medico
la
signora
Brusio
,
«
ha
tanto
bisogno
di
distrazione
il
mio
povero
Pietro
!
È
tanto
tempo
che
non
fa
altro
che
studiare
!
...
e
mi
sembra
che
sia
divenuto
più
pallido
...
Mi
atterisce
l
'
idea
che
abbia
ad
ammalare
!
»
«
Non
pensi
a
queste
cose
,
signora
»
;
interruppe
Raimondo
;
«
Pietro
è
forte
come
un
toro
,
e
quest
'
eccesso
di
lavoro
non
può
durare
che
altri
otto
o
dieci
giorni
.
Terminati
gli
esami
abbiamo
stabilito
di
andare
a
passare
una
settimana
alla
campagna
.
»
«
Grazie
,
grazie
,
Raimondo
!
»
,
disse
la
madre
,
stringendo
la
mano
del
giovane
,
«
voi
siete
il
degno
amico
del
mio
Pietro
...
Ve
lo
raccomando
!
...
Siamo
tre
donne
che
non
abbiamo
più
che
lui
...
»
Vestito
che
fu
Pietro
i
due
amici
andarono
alla
Marina
.
I
viali
erano
affollatissimi
;
la
musica
eseguiva
le
più
appassionate
melodie
di
Bellini
e
di
Verdi
;
un
bel
lume
di
luna
si
mischiava
alle
vivide
fiammelle
dei
lampioncini
,
sospesi
in
festoni
agli
alberi
,
che
illuminavano
i
viali
.
Era
una
di
quelle
sere
incantate
che
si
passano
su
queste
spiaggie
del
Mediterraneo
,
in
cui
lo
specchio
terso
ed
immenso
del
mare
,
che
riflette
tremolante
il
raggio
dolce
e
pacato
della
luna
,
sembra
servire
di
cornice
al
quadro
allegro
,
vivace
,
animato
,
che
formicola
colle
sue
mille
seduzioni
sotto
gli
alberi
.
Pietro
si
sentì
come
allargare
il
cuore
e
fu
grato
all
'
amico
di
quella
piacevole
sensazione
;
essi
passeggiavano
per
uno
dei
viali
più
appartati
.
«
Non
m
'
inganno
!
»
,
esclamò
Pietro
tutt
'
a
un
tratto
,
come
di
soprassalto
,
stringendo
vivamente
il
braccio
dell
'
amico
contro
il
suo
;
«
è
lei
!
...
là
!
...
in
mezzo
a
quei
due
uomini
!
»
In
fondo
al
viale
quasi
deserto
,
perché
troppo
lontano
dalla
musica
,
spiccava
infatti
,
e
per
la
solitudine
del
luogo
,
e
per
una
certa
originalità
elegante
di
abbigliamento
e
di
andatura
,
la
signora
che
aveva
recato
tale
impressione
in
Pietro
Brusio
.
Vestiva
un
semplicissimo
abito
di
tarlatane
a
quadretti
bianchi
e
bleu
,
tessuto
di
una
freschezza
e
leggerezza
quasi
vaporosa
;
uno
scialle
nero
,
fermato
sul
petto
da
uno
spillone
d
'
oro
;
ed
un
cappellino
grigio
ornato
cerise
.
Nulla
però
varrebbe
a
riprodurre
l
'
eleganza
suprema
,
la
molle
e
quasi
ingenua
civetteria
,
con
la
quale
ella
rialzava
la
veste
sino
a
metà
della
sottoveste
ricchissima
e
si
appoggiava
al
braccio
di
un
uomo
di
quasi
30
anni
,
assai
bruno
,
con
volto
ombrato
da
una
folta
barba
nera
,
che
avrebbe
fatto
invidia
ad
un
guastatore
,
e
vestito
con
ricercatezza
alquanto
leccata
.
Dall
'
altro
lato
era
accompagnata
da
un
signore
di
mezza
età
,
alto
,
quasi
biondo
,
freddo
,
e
che
parlava
con
una
bella
pronunzia
toscana
.
I
due
giovani
,
passeggiando
,
s
'
incrociarono
con
essi
che
venivano
loro
di
contro
.
Questa
volta
uno
sguardo
della
signora
,
incerto
,
quasi
negligente
,
si
fissò
indolentemente
,
ma
a
lungo
negli
occhi
ardenti
di
Pietro
che
la
divoravano
.
Due
o
tre
volte
ancora
i
due
amici
l
'
incontrarono
di
faccia
;
e
ciascuna
volta
quello
sguardo
limpido
,
chiaro
,
noncurante
,
si
fissò
sul
giovane
che
la
guardava
a
lungo
;
e
ciascuna
volta
il
cuore
di
Pietro
batteva
stranamente
in
modo
più
forte
;
e
le
sue
guancie
pallide
e
brune
si
facevano
ancor
più
pallide
;
e
il
suo
occhio
sfavillava
più
ardente
;
ed
egli
affrettavasi
,
trascinava
quasi
il
suo
compagno
per
giungere
a
quest
'
attimo
in
cui
quella
silfide
dovea
passargli
dinanzi
,
in
cui
quella
veste
doveva
sfiorarlo
,
in
cui
quegli
occhi
dalla
pupilla
trasparente
dovevano
fissarsi
sui
suoi
,
sebbene
come
non
vedendolo
.
Una
o
due
volte
che
Brusio
non
incontrò
quello
sguardo
,
fu
triste
,
e
quasi
dispettoso
di
se
medesimo
.
Una
volta
,
l
'
ultima
,
in
cui
gli
parve
accorgersi
che
,
lui
oltrepassato
di
uno
o
due
passi
,
ella
,
parlando
all
'
uomo
a
cui
dava
il
braccio
,
verso
di
cui
si
piegava
sorridendo
con
una
grazia
affascinante
,
avesse
rivolto
a
metà
il
viso
verso
di
lui
e
che
un
lampo
partito
da
quegli
occhi
lo
cercasse
,
egli
fu
ebbro
...
felice
di
una
sensazione
nuova
,
strana
,
che
non
sapea
definire
,
della
quale
avea
quasi
paura
,
poiché
non
poteva
giustificarla
.
Ritornando
per
lo
stesso
viale
la
cercò
invano
cogli
occhi
da
lungi
...
Giunse
in
capo
al
viale
:
era
deserto
...
La
cercò
per
tutta
la
Marina
,
come
se
in
quella
folla
elegante
ed
animatissima
avesse
dovuto
discernere
in
mezzo
a
mille
colei
al
solo
riflesso
azzurrognolo
dei
ricci
che
ombreggiavano
la
sua
fronte
fin
quasi
sulle
sopracciglia
,
al
solo
movimento
della
sua
piccola
testa
che
sembrava
inchinarsi
come
un
giunco
sul
collo
sottile
e
ben
modellato
;
era
partita
...
Che
voleva
egli
?
Che
cercava
da
quella
donna
,
di
cui
il
lusso
,
il
corteggio
,
l
'
adulazione
era
l
'
atmosfera
in
cui
viveva
;
che
gli
uomini
più
ricchi
,
più
eleganti
,
più
nobili
si
fermavano
ad
ammirare
,
senza
che
ella
mostrasse
avvedersene
;
che
tre
o
quattro
volte
l
'
avea
guardato
come
si
guarda
un
fanciullo
,
un
albero
,
un
oggetto
qualunque
che
s
'
incontri
?
...
Nemmeno
egli
lo
sapeva
in
quel
punto
;
egli
avrebbe
arrossito
di
confessarsi
la
premura
che
prendeva
per
colei
che
dovea
essere
sempre
un
'
estranea
per
lui
.
Cinque
minuti
dopo
riprese
il
braccio
di
Raimondo
,
dicendogli
:
«
Andiamo
via
!
»
.
«
Così
presto
?
»
«
Non
ti
annoi
a
morte
qui
stassera
?
...
Non
c
'
è
alcuno
!
»
Raimondo
guardò
attorno
,
come
trasognato
,
perché
giammai
la
Marina
di
Catania
avea
offerto
una
riunione
più
bella
;
e
domandò
ingenuamente
:
«
Sei
pazzo
?
...
Tu
stesso
un
quarto
d
'
ora
fa
mi
dicevi
esser
deliziosa
questa
serata
...
qui
...
»
.
«
Sarà
vero
anche
ciò
,
come
è
vero
che
ora
mi
annoio
...
e
se
vuoi
rimanere
ti
dico
addio
.
»
E
gli
stese
la
mano
come
per
congedarsi
.
«
Un
momento
...
ecco
!
giunge
in
quel
viale
a
sinistra
Maddalena
.
Guardala
almeno
una
volta
.
»
«
Che
m
'
importa
di
Maddalena
a
me
!
...
Guardala
tu
,
se
vuoi
...
Addio
!
»
E
dopo
quella
brusca
separazione
partì
di
buon
passo
e
si
diresse
verso
la
sua
abitazione
per
via
Garibaldi
.
Però
giunto
alla
crocevia
della
Vittoria
sembrò
esitare
un
momento
,
e
proseguì
a
camminare
sin
fuori
Porta
Garibaldi
.
La
notte
era
magnifica
,
Pietro
sedette
sul
sedile
di
pietra
circolare
che
limita
la
gran
piazza
.
«
È
strano
»
,
mormorò
egli
,
«
come
stasera
non
ho
voglia
né
d
'
andare
a
casa
,
né
di
rimettermi
alle
mie
tesi
!...»
E
rimase
altri
cinque
minuti
in
silenzio
,
collo
sguardo
fosco
e
fisso
sui
ciottoli
del
marciapiede
.
«
Andiamo
!
»
,
esclamò
quindi
levandosi
,
e
come
facendosi
forza
,
«
devono
essere
le
undici
,
e
mia
madre
a
quest
'
ora
mi
attende
.
»
Guardò
il
suo
orologio
e
si
diresse
lentamente
verso
la
sua
abitazione
.
La
signora
Brusio
,
coll
'
occhio
della
madre
,
osservò
che
il
suo
Pietro
,
quella
sera
,
era
più
pallido
e
distratto
del
solito
;
e
che
,
invece
di
rimettersi
a
studiare
,
si
ritirò
,
appena
giunto
,
nella
sua
camera
.
L
'
indomani
Raimondo
,
verso
le
undici
,
si
disponeva
ad
uscire
,
quando
Pietro
entrò
da
lui
nella
camera
che
occupava
all
'
Albergo
di
Francia
.
«
Buon
vento
!
»
,
esclamò
Raimondo
sorpreso
da
quella
visita
che
non
si
aspettava
più
da
un
mese
;
«
ci
son
novità
stamattina
?
»
«
Quali
novità
vuoi
mai
che
ci
sieno
?
»
«
Per
bacco
!
ti
credeva
sui
digesti
a
quest
'
ora
;
ed
eccoti
già
a
correre
per
le
strade
come
uno
sfaccendato
.
»
«
È
che
lo
sono
.
Avrò
sempre
il
tempo
di
finire
le
mie
tesi
,
ed
ero
una
gran
bestia
a
prenderla
tanto
sul
criminale
;
infine
ne
vengono
approvati
tanti
più
asini
di
me
!
...
Usciamo
.
»
«
Usciamo
pure
.
Hai
fatto
colazione
?
»
«
Non
ci
penso
;
mi
sento
in
vena
di
passeggiare
.
»
«
Con
il
caldo
che
fa
non
è
la
miglior
cosa
.
»
«
Andiamo
alla
Villa
.
»
«
Sia
per
la
Villa
.
»
E
i
due
amici
uscirono
,
tenendosi
,
al
solito
,
a
braccetto
.
«
A
proposito
della
Villa
,
sai
dove
abita
quella
signora
piemontese
tanto
distinta
che
abbiamo
incontrato
qualche
volta
?
»
«
No
...
dove
?
»
«
In
quella
bella
casa
sulla
stada
Etnea
:
della
quale
i
veroni
si
vedono
dal
Laberinto
.
»
«
Dici
davvero
?
!
»
,
esclamò
Brusio
animandosi
quasi
suo
malgrado
,
e
fermandosi
in
mezzo
alla
strada
.
«Verissimo.»
«
E
tu
l
'
hai
veduta
?
»
«
Io
stesso
.
»
«
Proprio
lei
?...»
«
Proprio
lei
!
...
Ma
che
diavolo
!
...
Ne
saresti
innamorato
?...»
«
Mi
credi
forse
pazzo
da
legare
?
»
,
rispose
Pietro
con
un
sorriso
che
dissimulava
appena
la
contrarietà
che
gli
arrecava
quella
domanda
.
«
Perché
poi
?
»
«
Perché
amarla
io
,
sarebbe
una
disgrazia
:
amarmi
ella
,
assurdo
.
»
«
Mi
piace
questa
modestia
da
venticinque
soldi
.
»
«
È
modestia
che
vale
amor
proprio
»
;
rispose
Pietro
piccato
,
«
prendila
come
vuoi
.
»
«
Eppure
,
vediamo
»
:
insisté
Raimondo
attaccandosi
al
braccio
del
suo
amico
,
«
immaginiamoci
che
per
un
capriccio
,
una
fantasia
,
un
destino
,
secondo
te
,
questa
donna
si
innamori
di
te
;
immaginiamoci
ch
'
ella
te
lo
dica
,
come
lo
dicono
le
donne
quando
vogliono
,
facendotelo
comprendere
,
cioè
,
cogli
occhi
,
col
gesto
,
coll
'
atteggiamento
...
Ebbene
!
allora
saresti
il
Catone
del
momento
?...»
«
Impossibile
!
»
,
esclamò
il
giovane
tristamente
,
come
se
avesse
creduto
un
momento
a
quel
sogno
e
si
fosse
poi
accorto
ch
'
esso
era
troppo
bello
e
insieme
penoso
per
lui
.
«
Perché
?
»
«
Perché
colei
è
vana
,
orgogliosa
,
come
lo
dimostra
il
fasto
di
cui
si
circonda
.
Soltanto
potrebbe
impressionarla
la
bellezza
,
l
'
eleganza
,
la
nobiltà
,
la
ricchezza
,
il
lusso
...
cose
tutte
che
non
posseggo
.
Dunque
o
costei
è
maritata
,
e
non
amerà
giammai
un
Don
Giovanni
in
ventiquattresimo
che
si
chiama
semplicemente
Pietro
Brusio
;
o
è
mantenuta
,
e
non
possederò
mai
abbastanza
per
pagare
i
suoi
fiori
per
un
anno
;
o
è
zitella
,
e
non
sposerebbe
certamente
l
'
uomo
oscuro
,
comune
,
che
non
ha
tanto
da
farla
vivere
in
quel
lusso
nel
quale
vive
,
e
che
le
è
necessario
,
indispensabile
per
essere
quella
che
è
.
In
tutti
questi
casi
io
dovrei
dunque
essere
vile
per
amarla
,
o
dovrei
comprare
il
suo
amore
a
prezzo
di
qualche
infamia
.
»
«
Ben
pensato
e
ben
ragionato
!
ciò
che
,
in
parentesi
,
ti
avviene
assai
di
rado
.
Vogliamo
far
colazione
al
Caffè
di
Parigi
?
»
«
No
;
andiamo
al
Laberinto
.
»
Raimondo
guardò
il
suo
amico
di
uno
sguardo
scrutatore
e
quasi
beffardo
.
«
Ti
fo
riflettere
che
non
ho
ancor
fatto
colazione
;
abbi
dunque
la
bontà
di
concedermi
dieci
minuti
.
»
I
due
amici
entrarono
dai
Fratelli
Guerrera
.
Mezz
'
ora
dopo
erano
alla
Villa
.
Faceva
molto
caldo
.
Il
Laberinto
era
delizioso
colle
sue
ombre
profumate
di
fior
d
'
arancio
.
I
due
sedettero
all
'
ombra
,
e
quasi
contemporaneamente
alzarono
gli
occhi
sui
veroni
della
casa
,
sebbene
alquanto
distante
,
che
Raimondo
avea
indicato
come
l
'
abitazione
della
Piemontese
.
Le
tende
di
giunco
erano
abbassate
sulle
ringhiere
,
quantunque
il
sole
non
vi
giungesse
ancora
,
forse
per
dare
alquanto
più
d
'
ombra
agli
appartamenti
;
e
dietro
una
di
quelle
si
vedeva
una
figura
di
donna
,
vestita
di
bianco
,
quasi
coricata
su
di
una
poltroncina
con
tutto
il
languente
e
voluttuoso
abbandono
di
una
sultana
;
a
quella
vista
il
cuore
di
Pietro
batté
forte
,
come
la
sera
innanzi
.
«
È
dessa
!
»
,
disse
Raimondo
,
«
vedi
che
non
t
'ingannavo!...»
Pietro
non
rispose
,
tenendo
sempre
fissi
gli
occhi
sul
verone
.
Ella
si
toglieva
soltanto
a
lunghi
intervalli
da
quella
positura
per
recarsi
agli
occhi
un
binocolo
che
teneva
sui
ginocchi
e
col
quale
guardava
nella
strada
o
verso
la
Villa
;
ed
indi
,
come
stanca
di
quello
sforzo
,
lasciava
ricadere
mollemente
la
testa
sulla
spalliera
,
e
sembrava
assorbirsi
in
quell
'
inerzia
contemplativa
che
gli
orientali
cercano
nell
'
oppio
.
Un
uomo
,
seduto
accanto
a
lei
su
di
una
seggiola
assai
bassa
,
le
leggeva
qualche
cosa
di
un
giornale
che
teneva
fra
le
mani
,
e
che
ella
udiva
sbadatamente
;
e
s
'
interrompeva
di
tratto
in
tratto
per
prendere
una
mano
di
lei
,
che
gliela
abbandonava
con
la
stessa
languida
indifferenza
,
e
che
lo
ringraziava
col
suo
sorriso
seduttore
,
e
col
suo
sguardo
che
faceva
scorrere
un
'
onda
di
voluttà
in
quell
'
uomo
,
quand
'
egli
si
recava
alle
labbra
la
sua
mano
.
Allora
solamente
la
sua
leggiadra
testolina
,
coronata
da
quei
ricci
magnifici
,
si
volgeva
lentamente
verso
di
lui
.
Qualche
volta
,
con
un
movimento
tutto
infantile
,
quella
manina
bianca
ed
affilata
si
appoggiava
alla
ringhiera
,
e
sopra
vi
appoggiava
la
fronte
;
quasi
quel
bellissimo
collo
fosse
troppo
debole
per
sostenere
quella
piccola
testa
.
«
Con
questa
donna
ci
sarebbe
da
impazzire
!
»
,
esclamò
Pietro
reprimendo
un
fremito
,
dopo
averla
divorata
a
lungo
dello
sguardo
.
«
Credi
che
sieno
marito
e
moglie
?
»
,
domandò
l
'
altro
.
«
È
il
mistero
che
questa
donna
sa
rendere
impenetrabile
colle
sue
mille
indefinibili
gradazioni
di
fisonomia
,
d
'
espressione
,
di
gesto
,
che
fanno
spesso
dimenticare
la
sirena
nella
vergine
,
e
viceversa
.
Se
lo
sono
,
è
da
poco
tempo
:
a
meno
che
costei
non
senta
ancor
ella
sì
a
lungo
,
come
deve
far
sentire
a
tutti
quelli
che
l
'avvicinano.»
Parecchie
volte
,
forse
a
caso
,
l
'
occhialetto
dell
'
incognita
si
rivolse
verso
il
banco
di
pietra
sul
quale
erano
seduti
i
due
amici
.
«
Ti
guarda
!
»
,
disse
Raimondo
sorridendo
.
«
O
guarda
i
passeri
che
saltellano
fra
le
fronde
.
Credi
sul
serio
ch
'
io
ne
sia
innamorato
?
»
«
Ne
parli
tanto
!...»
«
Diffida
sempre
di
quegli
amori
di
cui
ti
si
parla
a
lungo
e
sì
leggermente
:
è
segno
certo
che
si
vuol
ridere
alle
tue
spalle
...
Io
l
'
amo
come
un
bel
personaggio
da
dramma
o
da
romanzo
,
come
un
bel
fiore
...
come
una
bella
donna
prima
venuta
insomma
...
che
sa
recare
con
grazia
il
velo
sul
cappellino
e
sollevare
con
disinvoltura
lo
strascico
della
veste
...
e
nient
'
altro
...
In
fede
di
che
,
se
vuoi
,
andiamocene
;
sono
le
due
meno
dieci
minuti
»
,
aggiunse
dopo
aver
consultato
l
'
orologio
.
«
Sì
,
è
troppo
tardi
;
siamo
qui
da
più
di
due
ore
»
,
rispose
il
biondo
alzandosi
.
Egli
sorprese
lo
sguardo
del
suo
amico
,
che
ancora
restava
fissato
sul
verone
.
«
Vuoi
venire
,
o
no
?
»
«
Un
momento
...
restiamo
altri
dieci
minuti
e
partiremo
alle
due
precise
...
»
«
Non
amo
gli
inglesi
colla
loro
metodicità
regolata
sul
quadrante
di
un
orologio
...
Hai
detto
d
'andarcene...»
«
Hai
ragione
»
;
rispose
Brusio
ridendo
,
«partiamo.»
Due
o
tre
volte
,
prima
di
uscire
dal
giardino
,
si
volse
a
guardare
il
verone
,
sul
quale
non
poteva
più
vedere
che
la
tenda
abbassata
.
«
Bella
donna
!
»
,
ripeteva
egli
di
tempo
in
tempo
,
con
un
entusiasmo
ch
'
era
troppo
allegro
per
non
essere
affettato
,
e
troppo
affettato
per
non
nascondere
una
preoccupazione
:
«
quanto
io
t
'
amo
!
»
.
III
Il
dopopranzo
,
e
l
'
indomani
,
e
tutti
i
giorni
in
seguito
,
la
Villa
divenne
la
passeggiata
preferita
di
Pietro
,
che
vi
conduceva
il
suo
amico
,
il
quale
protestava
sempre
e
finiva
sempre
col
cedere
.
Allo
stesso
verone
,
quasi
ogni
volta
nella
stessa
positura
e
vestita
di
bianco
,
essi
vedevano
la
Piemontese
,
come
l
'
aveva
sopranominata
Raimondo
,
che
vi
restava
da
mezzogiorno
spesso
sino
alle
3
e
dalle
7
alle
8
.
Una
sera
l
'
incontrarono
che
andava
al
Caffè
di
Sicilia
,
accompagnata
dal
signore
biondo
.
«
Se
andassimo
al
caffè
?...»,
disse
Pietro
,
come
per
esservi
incoraggiato
dal
suo
amico
.
Dalla
soglia
la
videro
seduta
ad
un
tavolino
,
al
fianco
del
suo
compagno
,
mentre
due
ufficiali
dei
Cavalleggieri
Alessandria
le
prodigavano
tutte
le
delicate
attenzioni
di
chi
vuol
fare
la
corte
ad
una
signora
.
Ella
sembrava
appena
badarvi
;
ma
rispondeva
qualche
volta
col
suo
solito
sorriso
grazioso
,
che
mostrava
i
suoi
bellissimi
denti
di
perle
.
Il
giovane
dalla
barba
nera
,
che
Pietro
avea
veduto
una
volta
con
lei
alla
Marina
,
veniva
dall
'
altra
sala
del
caffè
,
e
fermandosi
dinanzi
al
tavolino
dov
'
era
ella
si
levò
il
cappello
,
aspettando
d
'
esser
salutato
.
Siccome
nessuno
gli
badava
,
egli
girò
con
tutta
flemma
sui
talloni
ed
uscì
.
Pietro
prese
il
braccio
del
suo
amico
,
e
lo
trascinò
via
,
mormorando
:
«
È
meglio
che
non
entriamo
!...»
.
«
Dove
andiamo
?
»
,
domandò
qualche
minuto
dopo
,
come
se
cercasse
una
distrazione
.
«
Dove
ti
piace
.
A
proposito
...
potremmo
approffittare
dell
'
invito
dei
signori
A
*
*
*
,
che
abbiamo
per
stassera
.
»
«
Vi
si
balla
?
»
«Sì.»
«
Andiamo
,
in
tal
caso
!
M
'
immaginerò
di
ballare
colla
mia
bella
Piemontese
»
;
aggiunse
Brusio
,
forzando
le
labbra
ad
un
sorriso
.
Essi
furono
accolti
con
festa
dall
'
allegra
brigata
che
era
radunata
nel
salone
.
Pietro
sedette
al
pianoforte
e
suonò
un
valtzer
,
che
otto
o
dieci
coppie
ballarono
.
«
Vi
lasciaste
molto
aspettare
,
signorini
!
»
,
disse
in
tuono
di
scherzevole
rimprovero
una
graziosa
giovanetta
,
figlia
del
padrone
di
casa
e
maritata
ad
un
cugino
di
Raimondo
,
appena
Pietro
andò
a
raggiungere
sul
divano
il
suo
amico
,
ch
'
era
seduto
vicino
alla
signora
.
«
È
che
Pietro
,
qui
presente
,
è
innamorato
cotto
;
e
abbiamo
fatto
la
ronda
alla
bella
»
;
disse
Angiolini
ridendo
.
«
Davvero
!
...
Non
mi
sorprende
in
lei
,
signorino
,
questa
novità
[
Si
sa
che
bel
modello
!...]
E
chi
sarebbe
questa
sventurata
?...»
«
Parola
d
'
onore
,
signora
,
che
lo
sventurato
son
io
,
almeno
sta
volta
»
;
rispose
Pietro
.
«
Lei
?
!
...
È
da
ridere
!
...
E
di
chi
sarebbe
innamorato
,
s
'
è
lecito
?
»
«
Molto
lecito
,
al
contrario
!
Giacché
non
ho
il
bene
di
conoscerne
neanche
il
nome
...
»
«
Ed
ella
conosce
lei
,
almeno
?
»
«No.»
La
signora
diede
in
uno
scoppio
di
risa
.
«
E
l
'
ama
,
a
quanto
dice
?
»
«
Come
un
pazzo
!
»
«
Dove
l
'
incontra
?
»
«
Qualche
volta
al
passeggio
,
o
alla
Marina
...
E
poi
so
dove
trovarla
...
»
«
Dove
?
»
«
A
casa
sua
...
»
«
Dunque
va
in
casa
?
»
«
No
;
dal
verone
.
»
«
Ah
!
è
amore
da
verone
!
»
,
esclamò
la
giovane
ridendo
sempre
più
come
una
folle
;
«
e
dove
abita
questa
meraviglia
?
»
«
Al
Rinazzo
,
vicino
il
Laberinto
.
»
«
Nella
casa
*
*
*
?
»
«Precisamente.»
«
Una
giovane
alta
,
sottile
,
molto
elegante
...
non
tanto
bella
in
verità
?
»
«
Può
essere
...
ciò
è
relativo
...
»
«
È
forestiera
?
»
«
Forestiera
.
Credo
sia
piemontese
.
»
«
La
conosco
.
»
«
Sul
serio
?
»
«
So
il
suo
nome
,
almeno
potrò
insegnarglielo
e
non
farle
fare
più
la
figura
dell
'
amante
della
luna
.
»
«
Come
si
chiama
?
»
«
Si
chiama
Narcisa
Valderi
.
»
«
Narcisa
!
...
bel
nome
;
si
direbbe
averlo
ricevuto
a
vent
'
anni
!
E
la
conosce
molto
?
»
«
Cioè
...
non
molto
.
Sono
stata
in
sua
casa
due
o
tre
volte
.
»
«
Mi
parli
di
lei
...
a
lungo
!...»
«
Ella
finge
di
scherzare
,
signorino
,
ma
ha
lo
sguardo
troppo
acceso
per
dissimulare
che
quello
che
dice
lo
sente
davvero
.
»
«
Sì
,
è
vero
!
...
Ma
se
le
giuro
che
l
'
adoro
,
colei
!...»
«
L
'
ha
veduta
da
vicino
?
»
,
domandò
in
tuono
quasi
derisorio
la
giovane
.
«Sì.»
«
È
tutta
toletta
!...»
«
Io
amo
appunto
in
lei
questa
toletta
,
questo
lusso
,
questo
apparato
brillante
e
vaporoso
in
cui
la
farfalla
mi
fa
dimenticare
il
bruco
.
»
«
Via
,
via
...
vedo
bene
che
scherza
...
»
«
Dica
dunque
...
»
«
Ella
si
alza
alle
dieci
o
alle
dieci
e
mezzo
;
prende
un
bagno
di
cui
i
profumi
costano
ciascun
giorno
otto
o
nove
lire
;
e
poi
si
mette
allo
specchio
,
ove
impiega
da
un
'
ora
e
mezzo
a
due
ore
per
l
'
abbigliamento
della
mattina
,
da
due
a
tre
per
quello
della
sera
,
e
da
tre
a
tre
e
mezzo
e
spesso
sino
a
quattro
per
la
toletta
da
ballo
o
da
teatro
...
È
sorprendente
...
miracoloso
,
come
una
donna
possa
star
tanto
ad
appuntarsi
gli
spilli
!...»
«
Ammirabile
!
...
Avanti
.
»
«
Dopo
la
toletta
viene
la
colazione
:
ella
ha
l
'
affettazione
di
mangiare
pochissimo
,
ma
i
suoi
cibi
costano
un
occhio
del
capo
,
in
compenso
;
indi
si
mette
al
pianoforte
,
o
al
verone
,
sdraiata
su
di
una
poltroncina
,
e
vi
resta
,
spesso
dormendo
,
sino
all
'
ora
di
pranzo
.
Suo
marito
...
»
«
Un
uomo
di
quasi
38
anni
,
alto
e
biondo
?
»
«
Sì
,
il
conte
di
Prato
;
lo
conosce
?
»
«
Me
l
'immagino.»
«
Suo
marito
l
'
ama
alla
follia
;
passa
i
giorni
al
suo
fianco
,
scherzando
coi
suoi
capelli
,
e
guardandola
coll
'
occhialetto
faccia
a
faccia
.
»
«
Ed
ella
?...»
«
Ella
gli
sorride
...
e
chiude
gli
occhi
come
se
temesse
di
fargli
perdere
la
testa
seguitando
a
guardarlo
com
'
ella
fa
.
»
«
In
fede
mia
!
...
credo
che
n
'
abbia
ben
ragione
!...»
«
Questi
dettagli
li
ho
risaputi
da
una
mia
amica
che
abita
dirimpetto
alla
casa
della
contessa
...
»
«
En
place
pour
la
quadrille
!
»
,
fu
gridato
.
Pietro
si
alzò
e
prese
il
cappello
.
«
Se
ne
va
,
così
presto
!
»
«
Sì
;
devo
andare
a
finire
le
tesi
...
»
«
O
a
passare
una
mezz
'
ora
sotto
le
finestre
della
bella
?...»
«
Sarebbe
agire
da
stolido
,
almeno
,
dopo
quanto
ella
mi
ha
detto
.
»
Ed
il
giovane
sorrise
del
suo
sorriso
che
si
sforzava
di
rendere
allegro
mentre
era
amaro
.
Per
andare
a
casa
sua
prese
la
strada
che
a
lui
parve
la
più
corta
,
passando
cioè
dal
Rinazzo
.
Nella
casa
della
contessa
non
c
'
era
lume
.
Pietro
si
fermò
a
guardare
in
silenzio
quei
veroni
oscuri
,
poscia
chinò
la
testa
sul
petto
con
un
sospiro
,
mormorando
:
«
Stassera
al
teatro
si
dà
un
dramma
molto
in
voga
...
È
al
teatro
certamente
...
ella
...
»
.
Indi
,
come
vergognandosi
di
questo
monologo
,
scrollò
le
spalle
con
dispetto
ed
affrettò
il
passo
.
«
Andiamo
a
teatro
stassera
?
»
,
disse
a
Raimondo
l
'
indomani
appena
furono
assieme
.
«
Andiamoci
,
se
così
ti
piace
.
E
le
tesi
?
»
«
Dormiranno
anche
stassera
.
Avrò
sempre
il
tempo
di
finirle
.
»
Alla
piazza
della
Cattedrale
incontrarono
un
amico
che
si
fermò
a
discorrere
con
loro
.
«
Andrete
a
teatro
stassera
?
»
,
domandò
egli
.
«
Perché
questa
domanda
?
»
«
Perché
si
darà
una
bellissima
commedia
nuova
e
ci
verrà
tutta
Catania
.
»
«
Ci
sarò
allora
...
poiché
in
tal
caso
verrà
anche
la
mia
bella
»
;
disse
Pietro
scherzando
.
«
Ah
!
...
Ah
!
...
la
tua
bella
di
numero
...
Non
so
più
a
qual
numero
sii
...
buona
lana
!
»
«
Sul
serio
;
sono
innamorato
come
uno
stolido
.
»
«
E
di
chi
?
»
«
Di
una
signora
ch
'
è
una
maga
...
involta
fra
i
merletti
e
i
velluti
...
,
della
quale
so
il
nome
da
ieri
soltanto
.
»
«
La
contessa
di
Prato
?
»
«
La
conosci
?
»
«
Per
bacco
!
Al
ritratto
che
ne
fai
...
non
c
'
è
altra
qui
che
possa
appropriarselo
.
»
«
È
veritiero
però
questo
ritratto
?
»
«
Perdio
!
...
E
tu
l
'
ami
,
costei
?!...»
«
Non
so
quello
che
farei
per
una
parola
di
quella
donna
...
»
«
Non
ci
sarebbe
bisogno
di
far
tante
cose
;
basterebbe
farti
amico
con
suo
marito
...
ed
anche
col
suo
amante
;
ed
uno
di
questi
due
ti
presenterebbe
...
il
resto
verrebbe
da
sé
.
»
«
Amante
!
»
,
esclamò
Pietro
impallidendo
suo
malgrado
mentre
cercava
di
sorridere
;
«
ah
!
c
'
è
dunque
un
amante
?
»
.
«
Pel
momento
però
...
bada
!
...
A
Napoli
sembra
che
sieno
stati
più
d
'
uno
;
ciò
che
diede
luogo
a
molti
scandali
,
che
finirono
con
un
duello
in
cui
il
marito
ruppe
,
con
una
sciabola
,
il
braccio
ad
uno
dei
più
indiscreti
.
»
«
E
ciò
non
è
bastato
?
»
«
Ella
fa
quello
che
vuole
di
quest
'
uomo
che
comanda
col
gesto
del
suo
dito
mignolo
;
e
che
ha
il
coraggio
di
andare
a
battersi
in
duello
mentre
non
osa
fare
la
minima
rimostranza
alla
moglie
.
È
la
storia
di
molti
mariti
.
»
«
E
quel
giovane
bruno
,
dalla
barba
nera
,
che
l
'
accompagna
spesso
?...»
«
È
l
'
amante
di
cui
ti
parlavo
.
»
«
Che
peccato
!
»
,
esclamò
Pietro
fatto
pensieroso
.
«
Fatti
presentare
»
,
insisté
Antonino
.
«Io!...»,
esclamò
,
con
un
accento
indefinibile
di
stupore
,
Pietro
.
«
Sì
;
tu
sarai
il
secondo
dei
suoi
adoratori
presenti
,
senza
calcolare
gli
assenti
...
Perdio
!
perché
ti
fai
triste
?
...
ne
saresti
innamorato
sul
serio
?...»
«
Sei
tanto
ingenuo
da
crederlo
?
»
«
Fatti
presentare
allora
.
»
«
Sarebbe
inutile
.
»
«
Chi
lo
sa
!
»
«
La
mia
condizione
mi
proibisce
di
averla
a
prezzo
di
una
viltà
,
e
non
ho
danari
bastanti
per
mettermi
nel
numero
di
questi
signori
che
le
fanno
la
corte
...
Del
resto
sento
che
non
son
fatto
sul
loro
stampo
...
poiché
non
saprei
amarla
in
comune
,
com
'
essi
fanno
...
»
«
Dimenticala
dunque
.
»
«
Non
ci
ho
mai
pensato
che
come
uno
scherzo
.
»
«
A
rivederci
stassera
.
»
«Addio.»
Alle
nove
e
mezzo
i
due
inseparabili
amici
erano
alla
porta
del
teatro
,
in
mezzo
alla
folla
dei
giovanotti
che
fumando
stavano
ad
osservare
le
signore
che
scendevano
dalle
carrozze
.
La
recita
era
cominciata
da
cinque
minuti
.
I
giovanotti
erano
entrati
a
prender
posto
.
Raimondo
strepitava
,
tentando
di
trascinare
l
'
amico
,
poiché
protestava
di
non
voler
perdere
la
prima
scena
.
L
'
ultima
carrozza
avea
deposto
l
'
ultima
signora
sul
marciapiede
,
e
Brusio
non
si
muoveva
ancora
.
Raimondo
finalmente
perdé
la
pazienza
e
lo
lasciò
solo
per
entrare
in
platea
.
Poco
dopo
le
dieci
si
udì
il
rumore
di
una
carrozza
che
si
avvicinava
;
ed
il
solo
orecchio
di
Pietro
poté
distinguere
che
il
passo
dei
cavalli
non
avea
l
'
uniforme
regolarità
di
quello
dei
cavalli
signorili
.
«
Una
carrozza
da
nolo
...
è
la
sua
!
»
,
mormorò
egli
appoggiandosi
alla
porta
.
La
carrozza
si
fermò
infatti
alla
prima
porta
,
ov
'
egli
si
trovava
,
ed
un
uomo
,
nel
quale
Pietro
riconobbe
il
conte
,
saltò
il
primo
a
terra
,
per
dare
la
mano
alla
signora
che
accompagnava
.
Brusio
istintivamente
fece
un
passo
in
avanti
.
La
contessa
appoggiò
appena
alla
mano
del
signor
di
Prato
la
sua
mano
da
ragazzina
coperta
dal
guanto
bianco
;
mise
lentamente
il
piede
,
che
sembrava
appena
accennato
nel
suo
stivalettino
di
raso
,
sul
predellino
,
e
saltò
sul
marciapiede
.
Con
una
perfezione
di
grazia
assai
distinta
,
ella
tirò
con
sé
il
lungo
strascico
della
sua
veste
di
seta
granadine
,
per
impedire
che
,
rialzandosi
nello
scendere
,
scoprisse
più
del
basso
della
sua
gamba
sottile
e
ben
modellata
.
Soltanto
,
non
potendo
,
nel
tempo
istesso
,
raccorre
il
bóurnous
che
le
copriva
le
spalle
,
questo
,
nel
momento
in
cui
curvava
fuori
dello
sportello
la
sua
testolina
ornata
di
fiori
,
le
scivolò
per
le
spalle
e
per
gli
omeri
nudi
di
un
'
abbagliante
bianchezza
.
Quell
'
uomo
che
,
solo
e
fermo
sull
'
ingresso
,
dimostrava
chiaramente
di
attendere
qualcheduno
,
mentre
tutti
erano
dentro
il
teatro
,
le
recò
forse
sopresa
,
poiché
,
passando
dinanzi
a
lui
,
mentre
raccoglieva
le
pieghe
della
sua
veste
perché
non
lo
sfiorassero
,
ella
alzò
un
momento
gli
occhi
su
di
lui
.
Indi
,
come
infastidita
da
quello
sguardo
scintillante
che
s
'
incrociava
col
suo
e
che
sembrava
assorbirne
tutto
il
fluido
,
ella
si
volse
un
istante
verso
il
conte
,
che
dava
alcuni
ordini
al
cocchiere
,
prima
di
salire
le
scale
del
corridoio
.
Vi
fu
un
momento
,
quando
un
lembo
del
leggerissimo
tessuto
di
quella
veste
strisciò
sui
suoi
abiti
,
che
le
gambe
di
Pietro
tremarono
.
Pochi
minuti
dopo
egli
si
diresse
lentamente
verso
la
platea
.
Entrando
,
il
riflesso
dei
cristalli
di
un
occhialetto
fisso
sulla
porta
colpì
i
suoi
sguardi
.
Alzò
gli
occhi
su
quel
palchetto
della
prima
fila
da
dove
partiva
quel
raggio
,
e
vide
la
contessa
che
abbassava
lentamente
l
'
occhialetto
,
appoggiandolo
,
col
braccio
disteso
,
sul
velluto
del
parapetto
,
mentre
lo
fissava
ancora
ad
occhio
nudo
,
quasi
con
curiosità
:
aveva
voluto
conoscere
certamente
,
per
una
bizzarrìa
da
donna
elegante
,
quest
'
uomo
che
aspettava
sull
'
ingresso
,
tre
quarti
d
'
ora
dopo
alzata
la
tela
.
Pietro
cercò
il
suo
posto
e
sedette
quasi
dirimpetto
alla
loggia
della
contessa
.
La
commedia
fu
applauditissima
;
ma
Pietro
non
applaudì
giammai
,
poiché
soltanto
alcuni
squarci
attrassero
la
sua
attenzione
;
e
in
quegli
squarci
,
quando
il
suo
cuore
provava
potentemente
quello
che
aveva
sentito
l
'
autore
,
egli
rivolgevasi
,
senza
accorgersene
anche
,
verso
il
palchetto
di
Narcisa
,
e
cercava
negli
occhi
di
lei
l
'
eco
di
quello
che
egli
provava
nel
suo
cuore
.
La
contessa
voltava
le
spalle
alla
scena
;
e
solo
di
tratto
in
tratto
,
in
quei
momenti
che
avevano
il
potere
di
strappare
Pietro
alle
sue
frequenti
preoccupazioni
,
ella
volgeva
i
suoi
limpidi
occhi
verso
gli
attori
.
Del
resto
ella
discorreva
qualche
volta
con
i
numerosi
visitatori
che
occupavano
successivamente
le
seggiole
del
suo
palchetto
;
e
pochissime
volte
si
servì
dell
'
occhialetto
per
esaminare
le
tolette
delle
signore
.
Giammai
però
l
'
abbassò
verso
la
platea
.
Nel
suo
sguardo
,
nel
suo
gesto
,
nella
sua
attitudine
,
fin
nel
modo
in
cui
parlava
e
sorrideva
qualche
volta
con
quei
signori
che
le
tenevano
compagnia
,
c
'
era
un
'
indefinibile
espressione
di
stanchezza
e
di
noia
,
che
si
traduceva
in
sfumature
molli
,
in
pose
voluttuosamente
accidiose
.
L
'
occhialetto
di
Pietro
stava
quasi
sempre
fissato
su
quella
loggia
.
Due
o
tre
volte
,
ella
,
sorpresa
di
quella
molesta
assiduità
,
volse
gli
occhi
verso
quel
binocolo
che
aveva
l
'
indiscretezza
di
guardarla
sì
a
lungo
dalla
platea
.
Una
volta
infine
alzò
lentamente
il
suo
,
e
bruscamente
,
senza
quelle
transazioni
che
sono
assai
comuni
in
teatro
per
mascherare
il
vero
scopo
,
ella
lo
fissò
di
contro
a
quello
del
giovane
che
si
abbassò
subito
.
Ella
rimase
alcuni
secondi
in
quella
positura
;
indi
lasciò
quasi
cadere
sul
parapetto
il
binocolo
,
e
fece
un
leggiero
movimento
di
spalle
d
'
impazienza
.
Prima
che
terminasse
la
recita
Brusio
lasciò
il
suo
posto
e
si
recò
sul
corridoio
.
Il
suo
occhio
era
acceso
e
brillante
;
le
sue
gote
,
abitualmente
pallide
,
si
coloravano
di
un
rossigno
febbrile
.
Pochi
minuti
dopo
,
prima
ancora
che
il
sipario
fosse
abbassato
,
udì
aprire
la
porta
di
un
palchetto
sul
corridoio
,
e
dei
passi
che
si
avvicinavano
,
mischiandosi
al
fruscio
di
una
veste
.
La
contessa
gli
passò
dinanzi
,
questa
volta
allegra
e
ridente
,
al
braccio
di
uno
di
coloro
ch
'
erano
stati
nel
suo
palchetto
.
Pietro
in
quel
momento
avrebbe
dato
dieci
anni
della
sua
vita
per
uno
sguardo
di
quella
donna
.
Le
sue
vesti
lo
toccarono
senza
che
ella
mostrasse
di
avvedersi
di
lui
.
Solo
il
conte
si
volse
a
fissarlo
con
occhio
assai
cupo
e
sospettoso
.
Il
giovane
scese
le
scale
quasi
insieme
a
lei
;
la
vide
montare
in
carrozza
col
conte
,
dopo
aver
dato
la
mano
agli
altri
,
e
partire
.
Egli
rimase
immobile
sul
limitare
.
«
Non
vai
a
casa
?
»
,
gli
disse
alle
spalle
la
voce
di
Raimondo
.
«
Sì
...
ti
aspettavo
per
dirti
addio
...
»
«
A
domani
,
non
è
vero
?
»
«
Non
lo
so
...
Avrò
forse
da
studiare
tutto
il
giorno
...
»
E
s
'
incamminò
lentamente
per
la
Marina
.
A
due
ore
del
mattino
Raimondo
si
disponeva
tranquillamente
ad
andare
a
letto
,
quando
fu
bussato
con
furia
alla
sua
porta
.
«
Chi
può
esser
a
quest
'
ora
?
»
,
disse
fra
sé
il
giovane
sorpreso
andando
ad
aprire
.
«
Son
io
,
Raimondo
...
son
io
!
Aprite
,
di
grazia
!
»
,
udì
la
voce
della
signora
Brusio
,
quasi
delirante
dietro
la
porta
.
«
Che
c
'
è
,
signora
?
...
Dio
mio
!
...
ella
mi
spaventa
!
»
,
esclamò
il
giovane
introducendo
la
madre
del
suo
amico
nella
sua
camera
.
«
Pietro
!
...
Dov
'
è
Pietro
?
Dov
'
è
mio
figlio
,
signor
Angiolini
?
»
,
disse
la
povera
madre
colle
lagrime
agli
occhi
.
«
Pietro
non
è
in
casa
?
»
,
domandò
Raimondo
vieppiù
sorpreso
.
«
Son
due
ore
del
mattino
e
mio
figlio
non
si
è
ancora
ritirato
...
Ho
mandato
il
domestico
a
cercarlo
al
teatro
,
e
ritornò
dicendo
che
il
teatro
era
chiuso
da
un
pezzo
,
ma
che
sulla
porta
era
avvenuta
una
rissa
fra
alcuni
giovanotti
;
che
vi
erano
stati
dei
feriti
e
degli
arrestati
...
Mio
Dio
!
...
gli
sarà
accaduta
qualche
disgrazia
!
...
Dove
lo
lasciaste
voi
?...»
«
Ci
separammo
all
'
ingresso
del
teatro
,
e
mi
disse
che
andava
subito
a
casa
...
Ma
io
non
so
nulla
di
risse
...
»
«
Dio
!
...
Dio
mio
!...»,
singhiozzò
la
madre
torcendosi
le
braccia
,
«
come
farò
,
Dio
mio
,
come
farò
!
...
Son
sola
,
signor
Angiolini
,
son
sola
!
...
Mio
figlio
!
...
chi
sa
cosa
n
'
è
di
mio
figlio
!
...
Aiutatemi
;
corriamo
all
'
ufficio
di
Questura
a
prendere
informazioni
...
»
«
Non
si
disperi
,
signora
;
spero
ricondurle
Pietro
al
più
presto
,
senza
alcun
accidente
.
Abbia
la
bontà
di
aspettarmi
qui
.
»
Raimondo
,
indossato
in
fretta
un
abito
,
prese
il
cappello
ed
uscì
.
Dando
campo
ad
un
sospetto
che
gli
era
balenato
in
mente
mentre
la
signora
Brusio
si
disperava
per
l
'
inusitata
e
straordinaria
tardanza
del
figlio
suo
,
e
per
la
notizia
che
il
domestico
le
avea
rapportato
,
egli
si
diresse
per
la
strada
Stesicorea
ed
indi
per
quella
Etnea
,
verso
la
casa
ove
abitava
la
contessa
di
Prato
.
Giungendo
sotto
i
veroni
,
sul
marciapiede
di
faccia
,
gli
sembrò
di
vedere
qualche
cosa
di
nero
immobile
sul
lastrico
.
Si
avvicinò
esitante
e
lo
chiamò
per
nome
a
bassa
voce
.
«
Che
vuoi
?
»
,
rispose
una
voce
rauca
e
ancora
tremante
,
come
se
inghiottisse
delle
lagrime
,
che
Raimondo
avrebbe
stentato
a
riconoscere
,
nel
suo
accento
duro
e
quasi
cupo
,
se
gli
fosse
stato
meno
famigliare
.
Si
appressò
ancora
,
e
vide
il
suo
amico
seduto
sullo
scaglione
del
marciapiede
,
coi
gomiti
sui
ginocchi
e
il
mento
fra
le
mani
.
«
Tu
qui
!
...
a
quest
'
ora
!
»
,
esclamò
Raimondo
.
«
Che
vuoi
,
ti
dico
?
!
»
,
replicò
con
maggiore
asprezza
Pietro
.
«
Non
son
forse
più
padrone
di
fare
quello
che
mi
piace
?!...»
Raimondo
capì
che
quello
non
era
il
momento
di
parlare
al
suo
amico
;
e
sospirando
tristemente
,
poiché
allora
soltanto
scoperse
lo
spaventoso
abisso
del
precipizio
su
cui
egli
si
cullava
,
sedette
silenzioso
al
suo
fianco
.
Pietro
rimase
muto
,
come
non
avvedendosene
,
cogli
occhi
di
una
sorprendente
lucidità
,
fissi
sul
lume
che
brillava
dietro
le
tende
di
seta
del
verone
.
Qualche
volta
,
a
lunghi
intervalli
,
egli
trasaliva
,
ed
una
gocciola
,
come
di
sudore
,
che
partiva
dall
'
orbita
,
luccicava
un
momento
solcando
le
sue
guance
.
Ad
un
tratto
egli
afferrò
con
violenza
il
braccio
di
Raimondo
!
«
Guarda
!
...
guarda
anche
tu
!
»
,
diss
'
egli
con
la
voce
stridente
ed
interrotta
del
delirante
o
del
pazzo
.
E
si
alzò
,
come
se
avesse
voluto
elevarsi
sino
al
verone
per
meglio
osservare
.
«
Io
non
vedo
niente
»
,
mormorò
Raimondo
che
si
fregava
gli
occhi
inutilmente
.
Pietro
,
senza
rispondergli
,
gli
porse
la
busta
del
suo
occhialetto
che
trasse
dalla
saccoccia
del
soprabito
.
«
Guarda
,
ti
dico
!
...
c
'
è
da
diventar
pazzo
!
»
Coll
'
aiuto
dell
'
occhialetto
Raimondo
vide
la
contessa
,
presso
le
tende
del
verone
,
di
cui
le
invetriate
erano
aperte
,
sdraiata
,
nella
sua
favorita
posizione
languida
e
voluttuosa
,
su
di
una
poltrona
,
ancora
colla
veste
del
teatro
,
coi
capelli
ancora
intrecciati
di
fiori
;
ed
un
uomo
,
il
conte
,
ritto
dietro
la
spalliera
della
poltrona
,
che
si
chinava
verso
di
lei
,
e
le
divideva
coi
baci
i
ricci
da
sulla
fronte
.
Ella
gli
sorrideva
del
suo
riso
da
sirena
;
e
di
quando
in
quando
,
allorché
il
conte
rimaneva
come
stordito
nel
fascino
di
quelle
seduzioni
mirabili
di
voluttà
,
ella
gli
prendeva
le
mani
colle
sue
manine
affilate
e
bianchissime
,
e
se
ne
lisciava
la
fronte
,
e
le
nascondeva
fra
il
setoso
volume
dei
suoi
capelli
,
e
se
le
posava
sugli
occhi
e
sulle
labbra
,
ma
lentamente
,
con
quel
suo
abbandono
ch
'
era
irresistibile
,
come
se
avesse
voluto
dare
il
tempo
a
tutte
le
emanazioni
inebbrianti
che
scaturivano
dai
suoi
pori
di
penetrare
in
lui
sino
al
midollo
delle
ossa
.
Raimondo
,
quasi
spaventato
,
pel
suo
amico
,
da
quella
vista
,
fu
scosso
dai
singhiozzi
di
lui
che
prorompevano
soffocati
come
singulti
;
e
,
riponendo
tristamente
nell
'
astuccio
l
'
occhialetto
,
disse
col
tuono
di
chi
prende
una
risoluzione
:
«
Via
,
Pietro
,
è
tempo
di
partire
!
Tua
madre
ti
attende
a
casa
mia
!
»
.
«
Mia
madre
!...»,
esclamò
il
giovane
con
un
sussulto
che
dimostrava
come
quella
corda
vibrasse
ancora
potentemente
nel
suo
cuore
,
mentre
tutte
le
altre
erano
allentate
e
sconvolte
.
«
Sì
,
tua
madre
,
spaventata
dalla
tua
estraordinaria
tardanza
,
che
ti
cerca
da
me
come
una
pazza
.
»
«
È
tanto
tardi
dunque
?
»
,
domandò
egli
come
parlando
in
sogno
.
«
Son
le
tre
fra
poco
.
»
«
Non
credevo
fosse
sì
tardi
...
Hai
ragione
,
andiamo
via
...
bisogna
essere
uomini
!
»
Poscia
si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
quasi
non
avesse
avuto
la
forza
di
staccarsi
da
quel
punto
.
«
Ben
dicesti
:
bisogna
essere
uomini
e
non
fanciulli
!
»
,
replicò
Raimondo
,
dando
al
suo
accento
la
possibile
espressione
e
trascinandolo
in
qualche
modo
per
forza
,
mentre
Pietro
si
lasciava
condurre
a
capo
chino
come
un
ragazzo
.
IV
Quando
entrarono
nell
'
Albergo
di
Francia
,
dove
li
aspettava
la
signora
Brusio
,
questa
corse
ad
abbracciare
suo
figlio
con
tutta
l
'
effusione
di
un
cuore
di
madre
;
ma
rimase
senza
osarlo
,
colle
braccia
aperte
,
dinanzi
allo
sguardo
fosco
e
alla
fisonomia
cupa
ed
irritata
del
figlio
suo
.
«
Credevo
»
,
disse
questi
aspramente
,
«
di
non
essere
più
all
'
età
di
uno
scolaretto
che
si
manda
a
cercare
se
ha
fatto
tardi
nel
ritornare
da
scuola
...
»
La
madre
fu
dolorosamente
colpita
da
quelle
parole
,
le
sole
che
avesse
udite
in
tal
modo
da
quel
figlio
che
l
'
idolatrava
.
L
'
istinto
materno
fu
atterrito
dallo
stato
di
quel
giovanetto
che
in
un
'
ora
avea
potuto
dimenticare
siffattamente
il
culto
che
nutriva
della
madre
,
e
risponderle
in
tal
guisa
.
«
Andiamo
,
figlio
mio
,
le
tue
sorelle
ci
aspettano
...
»
,
diss
'
ella
tristamente
,
ma
evitando
di
inasprirlo
;
«
grazie
,
signor
Angiolini
!...»
S
'
incamminarono
verso
casa
;
e
la
madre
osservò
sospirando
che
il
figliuolo
non
le
offriva
il
braccio
,
e
camminava
cupo
,
ed
anche
indispettito
al
suo
fianco
.
Sulla
scala
corsero
ad
incontrarli
le
due
sorelline
ancora
pallide
e
singhiozzanti
,
che
gridavano
:
«
Mamma
!
mamma
!
...
L
'
hai
trovato
?
...
È
qui
il
nostro
Pietro
?!...»
.
Le
loro
festanti
esclamazioni
furono
interrotte
dalla
voce
dura
del
fratello
.
«
Per
l
'
avvenire
»
,
esclamò
questi
,
cercando
di
dare
la
possibile
moderazione
alla
sua
voce
tremante
d
'
irritazione
,
«
spero
che
le
mie
tardanze
non
daranno
più
luogo
a
simili
scene
da
teatro
...
che
mi
costringerebbero
a
cercare
altrove
la
pace
e
la
libertà
di
cui
ho
bisogno
...
che
son
deciso
ad
avere
...
Datemi
la
doppia
chiave
della
porta
,
onde
non
dia
più
occasione
ad
attendermi
domani
,
e
facciamola
finita
!...»
E
senza
neanche
prendere
il
lume
,
si
chiuse
nella
sua
camera
,
sbattendone
l
'
uscio
con
impeto
.
«
Povero
figlio
mio
!
»
,
singhiozzò
la
desolata
madre
,
abbracciando
piangente
le
sue
figlie
:
«
ecco
le
prime
lagrime
che
mi
fai
versare
!
»
.
Pietro
passeggiò
per
la
camera
alcuni
minuti
,
agitato
e
smanioso
;
poscia
si
fece
al
verone
.
La
calma
serena
di
quella
notte
d
'
estate
,
il
fresco
venticciuolo
che
gli
asciugava
il
sudore
sulla
fronte
lo
calmarono
alquanto
;
egli
pensò
alle
lagrime
di
sua
madre
ed
odiò
se
stesso
come
giammai
aveva
odiato
.
«
Son
vile
!
...
sì
,
son
vile
!...»,
esclamò
strappandosi
i
capelli
.
«
Oh
!
la
testa
...
Dio
mio
!...»
Aprì
l
'
uscio
della
sua
camera
senza
far
rumore
,
e
camminando
leggero
leggero
andò
ad
origliare
dietro
la
bussola
della
camera
di
sua
madre
,
onde
vedere
se
dormiva
.
La
signora
Brusio
era
ancora
in
piedi
quando
suo
figlio
aveva
aperto
l
'
uscio
,
ascoltando
ansiosamente
il
più
lieve
rumore
ch
'
egli
facesse
,
e
che
potesse
farle
indovinare
lo
stato
del
cuore
di
lui
;
appena
udì
che
si
avvicinava
capì
,
con
l
'
istinto
materno
,
che
suo
figlio
pentito
veniva
a
vedere
se
ella
dormisse
;
e
l
'
istinto
materno
le
suggerì
anche
che
l
'
unico
perdono
che
egli
poteva
desiderare
nel
suo
pentimento
era
che
sua
madre
riposasse
.
Ella
si
gettò
sul
letto
,
e
finse
di
dormire
.
Pietro
ascoltò
,
dietro
il
paravento
,
il
respiro
alquanto
accentuato
di
sua
madre
;
credette
che
dormisse
davvero
,
e
non
poté
frenare
le
lagrime
che
gli
scorrevano
ardenti
sulle
guance
:
lagrime
di
pentimento
,
di
rabbia
contro
se
stesso
,
di
terrore
dell
'
avvenire
(
che
allora
soltanto
intravedeva
)
per
ciò
che
provava
.
«
Povera
madre
!
»
,
esclamò
singhiozzando
;
«
povera
madre
mia
!
»
.
E
la
madre
udì
quei
singhiozzi
,
e
soffocò
i
suoi
fra
i
guanciali
.
Pietro
si
ritirò
in
punta
di
piedi
,
com
'
era
venuto
;
e
si
rimise
al
verone
.
Colla
fronte
fra
le
mani
,
ed
i
gomiti
appoggiati
alla
ringhiera
,
egli
si
assopì
in
quel
vortice
luminoso
e
turbolento
che
il
cuore
e
l
'
imaginazione
gli
creavano
,
e
dove
vedeva
un
'
ombra
,
dove
una
figura
,
ora
vestita
di
bianco
,
ora
quale
l
'
avea
veduta
poche
ore
innanzi
...
carezzantesi
la
fronte
ed
i
capelli
con
le
mani
di
quell
'
uomo
...
Quando
,
abbarbagliato
da
una
luce
vivissima
,
egli
alzò
gli
occhi
,
si
avvide
con
sorpresa
che
il
primo
raggio
di
sole
facea
scintillare
i
vetri
.
«
Diggià
!
»
,
mormorò
egli
:
«
il
giorno
vien
presto
al
presente
!...»
.
Sua
madre
,
entrando
la
mattina
nella
camera
di
lui
,
osservò
con
dolore
che
il
letto
era
intatto
,
come
era
stato
acconciato
la
sera
innanzi
.
«
Madre
mia
!
»
,
le
disse
il
giovane
prendendole
una
mano
,
in
tuono
di
pentimento
del
passato
ma
risoluto
ad
ottenere
quello
che
domandava
,
«
ti
chiedo
perdono
di
quello
che
ho
detto
e
fatto
ieri
...
Ma
ti
prego
di
lasciarmi
per
l
'
avvenire
alquanto
più
di
libertà
,
che
l
'
età
mia
ora
richiede
...
»
.
«
Fa
come
vuoi
,
figlio
mio
...
»
,
rispose
la
madre
abbracciandolo
.
«
Io
non
temo
che
tu
ne
possa
abusare
,
poiché
sei
figlio
di
un
uomo
onesto
e
manterrai
onorato
il
nome
che
ti
diede
.
In
quanto
a
me
...
»
,
e
la
povera
donna
sospirava
tentando
di
sorridere
,
«
in
quanto
a
me
cercherò
di
vincere
le
mie
sciocche
paure
...
»
«
Grazie
,
grazie
,
buona
madre
!...»,
esclamò
Pietro
facendo
uno
sforzo
per
non
bagnare
di
lagrime
quella
mano
che
baciava
.
Però
ogni
sera
quella
madre
,
che
numerava
coi
battiti
del
suo
cuore
i
minuti
che
suo
figlio
tardava
a
venire
,
aspettava
,
sino
alle
due
,
e
spesso
sino
alle
tre
,
che
il
noto
passo
le
annunziasse
da
lungi
,
nel
silenzio
della
strada
,
ch
'
era
lui
che
veniva
;
e
piangeva
sovente
,
quando
,
invece
di
mettersi
a
letto
,
lo
udiva
passeggiare
per
la
camera
,
o
farsi
al
verone
;
e
l
'
indomani
,
dopo
avere
interrogato
sospirando
il
letto
,
spesso
colle
lenzuola
ancora
rimboccate
,
cercava
negli
occhi
smarriti
del
figlio
e
nei
suoi
lineamenti
pallidi
e
sbattuti
la
risposta
ai
vaghi
timori
che
l
'
agitavano
.
Pietro
,
che
ogni
mattina
pel
passato
soleva
informarsi
della
salute
di
sua
madre
,
non
s
'
accorgeva
nemmeno
del
pallore
di
lei
e
della
sua
cera
malaticcia
.
Raimondo
non
lo
vedeva
quasi
più
.
Brusio
passava
i
giorni
al
Laberinto
,
la
sera
seguendo
la
donna
che
gli
aveva
ispirato
questa
folle
passione
o
cercando
d
'
incontrarla
al
passeggio
,
(
dove
lo
sguardo
di
lei
qualche
volta
lo
fissava
con
quel
raggio
pacato
e
snervante
della
sua
pupilla
cerulea
,
ciò
che
faceva
delirare
il
povero
giovane
,
e
gli
faceva
seguire
,
coll
'
occhio
ardente
e
le
membra
convulse
,
quella
veste
fluttuante
che
armonizzavasi
sì
mirabilmente
ai
movimenti
pieni
di
seduzione
del
corpo
da
fata
)
o
al
teatro
dove
la
vedeva
splendere
di
tutto
il
prestigio
del
suo
lusso
,
profumata
da
quel
vapore
inebbriante
che
recano
la
bellezza
,
la
giovinezza
,
la
ricchezza
;
facendo
scintillare
la
luce
del
suo
sguardo
insieme
al
riflesso
dei
suoi
diamanti
;
armonizzando
la
bianchezza
vellutata
e
purissima
della
sua
pelle
alla
bianchezza
pallida
delle
perle
che
le
cingevano
il
collo
bellissimo
;
spesso
allegra
e
ridente
cogli
uomini
più
eleganti
e
più
alla
moda
,
appartenenti
alla
migliore
società
,
che
si
contendevano
un
posto
nel
suo
palchetto
;
spesso
a
metà
nascosta
nell
'
angolo
più
oscuro
della
loggia
,
colla
testolina
ricciuta
e
coronata
di
fiori
e
di
gemme
rovesciata
all
'
indietro
sulla
parete
,
con
quell
'
attitudine
abbandonata
cui
ella
sapeva
dare
tutto
quanto
vi
ha
d
'
attraente
nella
mollezza
,
d
'
irresistibile
nel
languore
;
e
vi
stava
ad
occhi
chiusi
,
come
dormendo
ed
assorbendo
con
maggior
squisitezza
di
voluttà
le
armonie
della
musica
che
avevano
il
potere
di
commuoverla
dippiù
.
Egli
passava
la
notte
sotto
i
veroni
di
lei
,
coll
'
occhio
fisso
su
quel
lume
che
rischiarava
la
sua
stanza
;
aspirando
,
con
terribile
voluttà
di
passione
(
ch
'
era
tanto
potente
da
sembrare
angoscia
qualche
volta
)
di
gelosia
,
ed
anche
di
dolore
,
tutti
i
rumori
più
insensibili
del
suo
passo
,
del
fruscio
della
sua
veste
,
tutte
le
emanazioni
della
donna
amata
,
i
minimi
suoni
del
suo
pianoforte
e
della
sua
voce
,
che
spesso
parlava
al
conte
di
quelle
parole
,
cui
rispondeva
,
come
un
'
eco
,
un
singhiozzo
dalla
strada
.
Egli
sapeva
l
'
ora
del
suo
levarsi
,
della
sua
toletta
,
del
suo
pranzo
,
della
sua
passeggiata
;
conosceva
il
modo
d
'
ondeggiare
delle
tende
quando
ella
vi
stava
dietro
,
il
rumore
delle
carrucole
della
poltroncina
che
la
sua
mano
indolente
tirava
a
sé
.
Era
un
martirio
spaventevole
che
s
'
imponeva
senza
saperlo
;
che
l
'
attraeva
però
col
fascino
del
precipizio
;
che
alimentava
il
parossismo
febbrile
,
il
quale
divorava
le
sue
forze
e
la
sua
vita
,
colle
sue
triste
gioie
,
coi
suoi
acri
godimenti
,
coi
suoi
sogni
febbricitanti
.
Alcune
volte
,
ritirandosi
ella
dopo
la
mezzanotte
,
a
piedi
,
accompagnata
[
dal
conte
e
]
da
due
o
tre
giovanotti
eleganti
che
la
corteggiavano
,
si
era
rivolta
verso
quell
'
uomo
,
seduto
sul
marciapiede
,
che
si
sarebbe
scambiato
con
un
mucchio
di
cenci
;
ed
il
conte
avea
rallentato
il
passo
per
meglio
osservarlo
.
Quando
ella
si
ritirava
in
carrozza
,
Pietro
osservava
,
qualche
volta
,
al
riverbero
dei
lampioni
della
carrozza
,
che
ella
,
mentre
scendeva
dal
montatoio
,
si
volgeva
con
curiosità
verso
l
'
angolo
ove
sapeva
di
dover
trovare
quello
strano
personaggio
che
la
prima
volta
avea
supposto
un
mendico
;
e
che
il
conte
si
fermava
innanzi
al
portone
qualche
minuto
per
guardarlo
.
Una
notte
,
negli
ultimi
di
settembre
,
verso
le
due
del
mattino
,
Pietro
aspettava
da
un
pezzo
la
contessa
che
era
andata
alla
serata
del
prefetto
.
Il
rumore
di
una
carrozza
,
che
si
avvicinava
al
gran
trotto
,
si
fece
udire
da
molto
lontano
per
le
strade
deserte
,
e
poco
dopo
il
legno
passò
dinanzi
al
nostro
protagonista
fermo
al
suo
solito
posto
.
Narcisa
ne
scese
più
lentamente
del
solito
,
e
scomparve
quasi
subito
insieme
al
conte
.
La
carrozza
ripartì
.
Pietro
udì
il
passo
leggero
di
lei
che
saliva
le
scale
,
accompagnato
dal
passo
più
pesante
dell
'
uomo
che
la
seguiva
;
udì
la
porta
che
si
apriva
a
riceverli
e
si
rinchiuse
poco
dopo
;
vide
che
nel
salotto
ove
abitualmente
dimorava
la
contessa
,
venivano
accresciuti
i
lumi
.
Poco
dopo
la
dolce
voce
di
Narcisa
,
col
suo
accento
molle
ed
armonioso
d
'
indefinibile
espressione
,
fece
battere
fortemente
il
cuore
del
povero
giovane
.
«
Mio
Dio
!
...
che
buio
!
...
Ma
dormono
tutti
in
questa
casa
stassera
!...»
Indi
alcuni
suoni
,
tratti
così
a
caso
dal
pianoforte
,
quasi
le
dita
cercassero
le
note
di
una
fantastica
melodia
,
che
si
stancarono
presto
a
riprodurre
e
che
diede
luogo
al
terzetto
finale
d
'
Ernani
,
anch
'
esso
poco
dopo
interrotto
,
colla
stessa
capricciosa
volubilità
,
per
un
valtzer
allora
in
gran
voga
:
Il
Bacio
,
di
Arditi
.
Però
sembrava
che
un
'
attitudine
estraordinaria
facesse
,
in
chi
suonava
,
supplire
a
tutte
le
lievi
imperfezioni
di
esecuzione
,
che
venivano
dalle
difficoltà
che
incontrava
,
con
una
espressione
molto
rara
,
che
traeva
degli
impeti
e
dei
fremiti
di
delirio
festevole
dalle
note
del
valtzer
e
faceva
piangere
con
quelle
del
melodramma
.
Giammai
a
Pietro
parve
di
avere
udito
armonia
come
quella
che
le
mani
della
donna
adorata
creavano
sui
tasti
d
'
avorio
,
nel
silenzio
profondo
di
quella
notte
,
profumata
dal
vicino
Laberinto
e
rischiarata
dalla
luna
.
Tutt
'
a
un
tratto
anche
il
valtzer
fu
interrotto
,
ed
il
giovane
udì
i
passi
di
lei
che
si
avvicinava
al
verone
,
e
vide
la
sua
ombra
che
intercettava
il
lume
che
ne
rischiarava
il
vano
.
Ella
si
appoggiò
all
'
inferriata
del
verone
,
colla
testa
fra
le
mani
,
perdendo
il
suo
sguardo
nell
'
orizzonte
.
La
luna
,
allora
nel
suo
più
alto
emisfero
,
la
circondava
quasi
in
un
trasparente
vapore
.
Un
'
altra
ombra
si
avanzò
e
le
si
mise
al
fianco
.
«
Perdio
!
»
,
disse
una
voce
secca
ed
orgogliosa
,
con
accento
toscano
,
che
Pietro
riconobbe
per
quella
del
conte
,
«
non
mi
leverò
mai
d
'
addosso
quest
'
accidente
!
»
Brusio
sentì
che
quelle
parole
erano
al
suo
indirizzo
,
e
il
sangue
gli
montò
al
viso
.
«
Che
dite
?
»
,
rispose
la
fresca
voce
della
contessa
,
sebbene
parlasse
pianissimo
.
«
Parlo
di
quell
'
importuno
che
sta
a
farci
la
spia
da
mane
a
sera
;
che
non
ci
lascia
un
'
ora
di
pace
...
e
che
credo
,
in
fede
mia
,
sia
pazzo
di
voi
...
»
La
contessa
alzò
le
spalle
con
un
moto
sprezzante
d
'
indifferenza
;
indi
mormorò
sbadatamente
,
colla
sua
voce
più
bella
e
più
calma
,
e
colla
più
completa
noncuranza
,
lasciando
il
verone
:
«
E
che
ci
ho
da
fare
io
se
quest
'
uomo
e
pazzo
?...»
.
Pietro
si
alzò
,
lento
,
come
se
le
gambe
gli
si
piegassero
sotto
,
sentendo
agghiacciarglisi
il
sudore
sulla
fronte
,
coi
denti
sbattenti
di
convulsione
.
Di
giorno
il
conte
sarebbe
rimasto
atterrito
dal
pallore
e
dall
'
alterazione
dei
lineamenti
di
lui
,
e
dal
sinistro
splendore
dei
suoi
occhi
ardenti
.
Egli
rimase
un
momento
immobile
,
annichilato
,
come
se
quella
bellissima
voce
di
donna
avesse
di
un
sol
colpo
reciso
i
muscoli
più
vitali
del
suo
cuore
.
Il
solo
rumore
che
si
udiva
era
quello
dei
suoi
denti
che
battevano
gli
uni
contro
gli
altri
.
«
Questa
donna
ha
ragione
!
»
,
mormorò
egli
quindi
colla
voce
rauca
,
stentando
a
proferire
le
parole
:
«
io
son
pazzo
!
...
son
pazzo
!
...
Sono
stato
vile
anche
!...»
.
E
partì
lentamente
,
quasi
strascinandosi
.
Non
avea
fatto
dieci
passi
che
udì
le
note
allegre
e
cristalline
del
valtzer
che
risuonavano
di
nuovo
.
Si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
a
guardare
un
'
ultima
volta
,
con
un
'
ineffabile
espressione
di
disperata
amarezza
,
quel
lume
che
splendeva
chiarissimo
in
quella
stanza
riboccante
d
'
armonia
;
si
levò
il
cappello
,
con
un
moto
istintivo
,
lento
,
quasi
solenne
,
esclamando
,
cogli
occhi
umidi
di
lagrime
infuocate
:
«
Addio
,
signora
!
...
Addio
!
»
.
Camminò
tentoni
,
barcollando
com
un
ubbriaco
,
fino
a
quando
stramazzò
,
privo
di
forze
,
singhiozzante
,
su
di
un
sedile
di
marmo
sotto
gli
alberi
del
Rinazzo
.
«
Oh
!
questo
valtzer
!
questo
valtzer
!
»
,
gridò
egli
smaniante
,
come
se
quelle
note
gli
percuotessero
sul
cervello
,
«
Dio
!
...
mi
pare
di
diventar
matto
davvero
...
Ah
!
...
ma
non
ha
dunque
nemmeno
un
pensiero
per
l
'
uomo
ch
'
è
pazzo
per
lei
,
questa
donna
?!!...»
E
partì
correndo
,
come
un
delirante
,
fuggendo
quei
suoni
,
che
sembravano
inseguirlo
nel
silenzio
della
contrada
.
Si
aggirò
quasi
tutta
la
notte
per
le
vie
più
solitarie
e
deserte
della
città
;
spesso
correndo
e
singhiozzando
disperatamente
,
spesso
lasciandosi
cadere
a
terra
,
sul
canto
di
una
via
,
quando
l
'
eccitazione
febbrile
che
l
'
agitava
gli
toglieva
le
forze
che
gli
aveva
dato
nel
suo
parossismo
.
Non
tenteremo
di
dare
un
'
idea
di
quelle
lagrime
roventi
che
lasciavano
solchi
sul
suo
volto
livido
ed
impastato
di
polvere
e
di
sudore
.
La
tempesta
violenta
che
mugghiava
in
quel
petto
gli
faceva
emettere
voci
tronche
,
gemiti
che
si
articolavano
come
parole
,
ma
in
mezzo
ai
quali
risuonava
sempre
un
grido
,
or
come
un
singhiozzo
,
or
come
un
'
invocazione
disperata
:
«
Narcisa
!
...
Narcisa
!...»
.
E
quando
le
sue
arterie
battevano
in
modo
da
rompersi
,
egli
si
afferrava
la
testa
fra
le
mani
,
e
tornava
a
correre
come
un
pazzo
,
fin
quando
la
stanchezza
fisica
lo
istupidiva
alla
lotta
terribile
delle
sue
passioni
.
Cominciava
ad
albeggiare
;
quell
'
incerto
crepuscolo
gli
ferì
gli
occhi
come
un
riverbero
infuocato
;
quella
vita
che
si
risvegliava
nella
grande
città
con
tutti
i
suoi
rumori
,
quella
luce
che
crescendo
gli
sembrava
rischiarasse
tutta
l
'
immensità
della
sua
disperazione
,
gli
parvero
odiose
...
a
lui
che
cercava
il
nulla
,
che
non
avea
pensato
al
suicidio
perché
odiava
troppo
ancora
per
essere
stanco
della
vita
.
Aprì
la
porta
di
strada
di
casa
sua
colla
doppia
chiave
che
recava
sempre
addosso
;
si
chiuse
nella
sua
camera
,
così
al
buio
;
e
si
buttò
sul
letto
,
vestito
com
'
era
,
lasciando
cadere
soltanto
in
un
angolo
il
suo
cappello
:
era
annichilato
.
La
stanchezza
fisica
e
la
morale
l
'
avevano
vinta
fors
'
anche
sulla
sua
disperazione
;
o
almeno
,
in
quel
punto
,
gliela
avevano
resa
meno
sensibile
.
Egli
si
addormentò
poco
dopo
di
un
sonno
agitato
,
febbrile
ed
interrotto
.
Sua
madre
,
che
all
'
alba
avea
lasciato
il
letto
,
dopo
una
notte
passata
fra
le
lagrime
,
e
stava
nel
salotto
che
precedeva
la
camera
di
lui
,
onde
vedere
se
almeno
fosse
rientrato
,
udì
a
lungo
gemiti
,
singhiozzi
,
rantoli
soffocati
,
che
si
mischiavano
alla
respirazione
affannosa
e
stentata
del
dormente
,
e
che
conturbavano
e
straziavano
il
suo
cuore
.
Questa
donna
,
coll
'
orecchio
fissato
sulla
toppa
dell
'
uscio
,
stette
quasi
un
giorno
intiero
ascoltando
con
angosciosa
ansietà
tutti
i
minimi
rumori
di
lui
e
cercando
d
'
indovinarli
.
Finalmente
,
verso
le
sette
di
sera
,
l
'
udì
levarsi
e
passeggiare
per
la
camera
.
Ella
ebbe
timore
,
sì
,
la
madre
che
comprendeva
come
qualche
cosa
di
terribile
passasse
nell
'
animo
del
figlio
,
e
lo
allontanasse
dalle
sue
consolazioni
e
fin
dalle
sue
lagrime
,
la
madre
ebbe
timore
che
questo
figlio
adorato
,
buono
un
tempo
ed
affettuoso
,
che
ella
non
riconosceva
più
ora
allo
sguardo
fosco
e
al
carattere
aspro
e
violento
,
non
commettesse
qualche
scena
brutale
se
si
fosse
accorto
di
essere
stato
spiato
.
Pietro
passeggiò
un
pezzo
per
la
camera
,
strascinandosi
o
camminando
a
salti
,
a
seconda
delle
istantanee
trasformazioni
che
subiva
il
corso
delle
sue
idee
;
odiando
quel
filo
di
luce
che
trapelava
dalle
commessure
delle
imposte
e
che
gli
provava
che
la
luce
illuminava
ancora
;
odiando
i
rumori
della
strada
che
gli
annunziavano
che
tutto
non
era
morto
o
almeno
in
lutto
come
il
suo
cuore
;
odiando
fin
anche
il
pensiero
di
esser
vicino
alla
sua
famiglia
,
quella
famiglia
che
avea
formato
il
suo
culto
e
per
la
quale
avrebbe
dato
altra
volta
tutto
il
suo
sangue
.
Poi
sedette
presso
il
tavolino
,
colla
testa
fra
le
mani
;
e
vi
stette
a
lungo
;
coll
'
occhio
arido
,
lucido
,
di
una
straordinaria
fissità
.
Una
febbre
ardente
faceva
vibrare
con
forza
le
sue
pulsazioni
;
allorché
sentì
battere
sì
violentemente
le
sue
arterie
ch
'
egli
ne
udiva
quasi
il
sordo
rumore
con
colpi
spessi
percossi
sul
cervello
;
allorché
sentì
sulle
palme
quel
fuoco
che
ardeva
la
sua
fronte
;
allorché
,
più
che
mai
,
intravide
dei
lucidi
bagliori
attraversargli
la
pupilla
con
un
solco
luminoso
,
che
nell
'
animo
tracciava
una
striscia
infuocata
fra
la
tempesta
delle
sue
passioni
,
dubitò
un
momento
che
fosse
pazzo
davvero
.
Egli
ebbe
paura
di
quest
'
idea
...
paura
di
non
esser
più
padrone
di
sé
,
della
sua
vita
,
nel
momento
che
sentiva
averne
maggior
bisogno
,
per
inebbriarsi
di
tutta
la
terribile
voluttà
di
quel
dolore
che
l
'
attaccava
alla
vita
istessa
;
ebbe
paura
di
abbandonare
questa
,
come
in
trastullo
,
agli
uomini
:
egli
si
fece
alcune
domande
che
erano
strazianti
nella
loro
calma
forzata
;
si
propose
ragionamenti
posati
che
tradivano
ancora
la
convulsione
dello
sforzo
che
erano
costati
,
dominando
l
'
uragano
che
tempestavagli
in
cuore
con
volontà
disperata
di
calma
,
per
convincersi
che
non
era
pazzo
...
poiché
egli
avea
paura
d
'
esserlo
...
poiché
egli
odiava
ferocemente
...
Udì
suonare
nove
ore
all
'
orologio
della
stanza
contingua
.
«
Vediamo
!
»
,
mormorò
egli
alzandosi
,
«
a
quest
'
ora
dev
'
essere
buio
...
Ho
tutta
la
mia
ragione
ancora
!
...
Che
vale
disperarsi
per
colei
?
...
quali
diritti
ne
ho
io
?
Siamo
uomini
,
perdio
!
...
come
dice
Raimondo
...
Ma
chi
dice
questo
spesso
è
segno
che
teme
di
non
esserlo
abbastanza
...
Non
è
vero
che
son
pazzo
!
...
Non
voglio
essere
pazzo
io
!
...
Ebbene
!
...
io
voglio
esser
uomo
!
...
sì
...
ho
la
testa
lucida
!
...
comprendo
che
bisogna
annegarne
la
memoria
...
annegarla
fra
il
vino
...
le
donne
...
l
'orgia!...»
Aprì
le
imposte
,
per
vedere
s
'
era
notte
davvero
:
era
buio
affatto
;
raccolse
il
cappello
da
terra
e
se
lo
calcò
sul
capo
senza
nemmeno
aggiustarsi
i
capelli
arruffati
e
appiccicati
col
sudore
sulla
fronte
,
ed
uscì
,
quasi
fuggendo
la
madre
che
udiva
camminare
nell
'
altra
stanza
.
V
Gli
parve
di
respirare
più
liberamente
quando
l
'
aria
aperta
lo
percosse
sul
volto
,
rinfrescando
il
calore
delle
sue
membra
ardenti
di
febbre
:
quella
dolce
sensazione
gli
parve
fargli
bene
.
Per
la
strada
Vittoria
scese
alla
Marina
.
A
misura
che
l
'
influenza
di
quella
bella
sera
s
'
insinuava
nel
suo
organismo
,
egli
sentiva
però
crescere
e
giganteggiare
un
fantasma
che
voleva
scacciare
con
tutte
le
forze
dell
'
essere
suo
...
che
l
'
atterriva
.
Sotto
il
Seminario
,
vicino
Porta
Marina
,
in
una
bottega
,
udì
i
suoni
di
alcuni
strumenti
da
fiato
e
da
corda
che
eseguivano
una
polka
,
e
i
passi
saltellanti
e
vigorosi
di
coloro
che
ballavano
.
«
Costoro
si
divertono
»
;
diss
'
egli
,
«
chi
sa
se
anch
'
io
vi
potrei
almeno
dimenticare
!...»
Fece
alcuni
passi
per
entrare
nella
bottega
di
tabacchi
che
precede
l
'
ignobile
sala
da
ballo
,
ma
non
ebbe
la
forza
di
farlo
.
L
'
istinto
,
l
'
abitudine
piuttosto
,
del
giovane
bene
educato
non
gli
permise
di
mischiarsi
senza
transazioni
a
quanto
vi
avea
d
'
impuro
e
d
'
abietto
in
quella
gentaglia
,
operai
d
'
infima
classe
,
lustrastivali
,
borsaiuoli
,
barcaiuoli
e
femmine
di
mala
vita
,
che
componevano
la
società
di
quel
ballo
.
«
Oh
!
stordirmi
!
stordirmi
!...»,
esclamò
egli
,
con
un
accento
quasi
doloroso
,
fermo
in
mezzo
al
viale
ove
avea
incontrato
Narcisa
e
questa
l
'
avea
guardato
.
E
partì
di
buon
passo
per
la
strada
Stesicorea
;
ai
Quattro
Cantoni
entrò
alla
Villa
di
Sicilia
.
Era
la
capitolazione
del
giovane
di
buona
famiglia
,
che
non
osava
ancora
penetrare
nella
taverna
per
ubbriacarsi
e
cercava
la
taverna
elegante
.
Al
garzone
,
che
gli
domandava
cosa
ordinasse
,
rispose
di
non
saperlo
,
di
recare
quel
che
voleva
,
come
per
esempio
un
'
insalata
,
purché
l
'
accompagnasse
di
una
bottiglia
di
marsala
.
Il
cameriere
guardò
sorpreso
quel
giovane
che
beveva
una
bottiglia
di
marsala
su
di
un
'
insalata
.
Pietro
fu
quasi
atterrito
,
quando
,
riflessa
dirimpetto
a
lui
,
su
di
uno
specchio
,
vide
una
sinistra
figura
da
spettro
,
col
cappello
ammaccato
,
i
capelli
incollati
e
cadenti
sul
volto
di
un
pallore
che
sembrava
terreo
,
magro
in
modo
da
far
luccicare
straordinariamente
il
bagliore
che
la
febbre
dava
ai
suoi
occhi
,
i
quali
sembravano
più
grandi
;
cogli
abiti
scomposti
;
egli
stentò
un
pezzo
a
riconoscere
se
stesso
,
e
finalmente
un
riso
amarissimo
errò
sulle
sue
labbra
violacee
.
Il
cameriere
gli
recò
quanto
avea
ordinato
;
egli
cominciò
a
bere
il
vino
senza
toccare
l
'
insalata
.
Allorché
sentì
i
polsi
battergli
più
forte
,
le
gote
animarsi
,
i
vapori
annebbiare
la
sua
testa
,
ancora
vertiginosa
,
egli
si
alzò
,
dopo
aver
pagato
lo
scotto
,
ed
uscì
.
«
Ora
andiamo
al
ballo
!
»
,
mormorò
con
triste
sarcasmo
;
«
forse
anch
'
ella
,
a
quest
'
ora
,
è
alla
sua
festa
!...»
E
scacciando
un
'
ultima
volta
quest
'
immagine
che
,
anche
fra
i
fumi
del
vino
,
anche
nel
momento
che
si
stordiva
per
non
vederla
e
che
la
fuggiva
nello
stravizzo
,
trovava
modo
d
'
inchiodarglisi
ferocemente
nel
cervello
,
egli
corse
alla
Marina
;
esitò
ancora
un
istante
prima
di
mettere
il
piede
su
quella
soglia
,
e
finalmente
entrò
nella
bottega
che
precedeva
lo
stanzone
ove
si
ballava
.
Fingendo
di
dover
comprare
sigari
,
domandò
a
colui
che
stava
al
banco
se
l
'
entrata
al
ballo
era
libera
per
tutti
,
pagando
;
colui
lo
squadrò
dal
capo
alle
piante
,
come
sorpreso
che
un
giovane
il
quale
indossava
abiti
piuttosto
eleganti
venisse
a
cercare
una
tal
festa
;
poi
,
alzando
le
spalle
con
ruvida
indifferenza
,
gli
rispose
con
un
cenno
del
capo
affermativo
.
Brusio
,
pagati
alla
porta
i
pochi
centesimi
che
davano
diritto
all
'
entrata
,
passò
nella
sala
da
ballo
.
Era
,
come
abbiamo
accennato
,
una
stanza
assai
grande
,
illuminata
da
lampade
ad
olio
,
con
alcune
panche
disposte
in
giro
alle
pareti
,
su
di
una
delle
quali
sedevano
un
contrabbasso
,
un
violino
ed
un
flauto
che
facevano
saltare
col
movimento
della
polka
una
ventina
di
ballerini
e
ballerine
.
La
vista
del
giovane
in
cappello
a
cilindro
fece
impressione
certamente
,
poiché
le
danze
furono
sospese
,
e
tutti
si
volsero
a
guardare
con
curiosità
il
nuovo
venuto
;
poco
dopo
incominciò
a
farsi
udire
un
mormorio
di
cattivo
augurio
contro
quell
'
importuno
che
veniva
a
disturbare
il
loro
passatempo
.
«
Egli
viene
a
ridere
di
noi
...
il
signorino
!
»
,
esclamò
una
delle
donne
,
che
si
appoggiava
alla
spalla
di
un
uomo
atletico
,
vestito
di
velluto
e
di
volto
assai
caratteristico
.
«
Noi
non
andiamo
a
mischiarci
alle
sue
smorfiose
...
quando
essi
si
divertono
!...»,
gridò
un
'
altra
.
«
Non
vogliamo
seccatori
qui
!
non
vogliamo
spie
!
»
,
urlò
una
terza
voce
.
«
Ora
vado
a
prendere
per
le
spalle
questo
piccino
e
te
lo
metto
fuori
»
,
disse
l
'
uomo
erculeo
alla
sua
donna
.
E
si
avanzò
,
col
cipiglio
arrogante
,
verso
il
Brusio
,
il
quale
ancora
esitava
ad
inoltrarsi
.
«
Che
vuoi
tu
?
»
,
gli
disse
colla
voce
dura
dell
'
imperio
che
esercitava
sui
suoi
compagni
quando
gli
fu
faccia
a
faccia
,
covrendolo
quasi
col
suo
largo
petto
e
la
sua
alta
statura
.
«
Non
ho
da
dirlo
a
te
,
né
a
nessuno
qui
!
»
,
rispose
il
giovane
,
irritato
,
quantunque
avvinazzato
,
da
quella
brutale
famigliarità
,
guardandolo
fisso
negli
occhi
.
«
Per
Cristo
!
non
hai
da
dirlo
a
me
?
»
,
rispose
sghignazzando
il
colosso
.
«
Ma
sai
che
qui
sei
in
casa
mia
,
e
che
se
ti
prendo
fra
l
'
indice
ed
il
pollice
ti
stritolo
?!...»
«
S
'
è
casa
tua
ci
resto
!
»
,
disse
Pietro
coll
'
ostinazione
dell
'
ubriachezza
o
del
puntiglio
giovanile
;
«
in
quanto
a
stritolarmi
,
provati
!
»
E
incrocicchiò
le
braccia
sul
petto
,
stendendo
un
passo
in
avanti
e
spostandosi
solidamente
sulle
sue
gambe
snelle
ma
nervose
,
come
se
aspettasse
l
'
assalto
.
L
'
altro
fece
ancora
un
passo
,
minacciandolo
dello
sguardo
più
che
del
gesto
,
con
la
bravata
audace
e
cinica
che
dà
la
coscienza
della
superiorità
fisica
in
tali
uomini
;
e
mormorò
,
con
voce
che
cominciava
ad
essere
rauca
d
'
ira
,
accostandosi
sin
quasi
a
toccarlo
col
petto
:
«
Vattene
!
»
.
«
No
!
»
,
rispose
Pietro
bruscamente
.
Il
gigante
stese
le
braccia
per
afferrarlo
;
le
braccia
muscolose
del
giovane
lo
ributtarono
due
o
tre
passi
all
'
indietro
con
un
vigore
che
il
bravaccio
non
avrebbe
mai
supposto
in
quel
corpo
magro
e
svelto
;
allora
mise
un
urlo
di
rabbia
:
l
'
urlo
della
iena
che
ha
sentito
pungersi
mentre
scherzava
;
e
afferrata
una
sedia
la
slogò
di
un
sol
colpo
sul
pavimento
,
tornando
quindi
verso
di
Brusio
con
la
sbarra
pesante
e
ruvida
fra
le
mani
,
che
brandiva
sulla
sua
testa
come
una
clava
.
Pietro
,
dal
canto
suo
,
fu
lesto
ad
impadronirsi
del
bastone
di
uno
dei
suonatori
,
che
si
erano
salvati
dietro
le
panche
,
e
a
pararsi
il
colpo
con
quello
.
Allora
cominciò
un
combattimento
accanito
e
feroce
fra
l
'
uomo
atletico
,
che
mugghiava
come
un
toro
ferito
per
la
rabbia
che
non
poteva
sfogare
,
rabbia
accresciuta
dalla
inopinata
resistenza
che
incontrava
e
che
gli
toglieva
il
prestigio
d
'
invincibilità
nell
'
opinione
dei
suoi
compagni
,
ed
il
giovane
alto
,
sottile
,
pallidissimo
,
colle
grosse
labbra
chiuse
e
sdegnose
,
l
'
occhio
scintillante
,
la
fronte
alquanto
calva
,
altiera
ed
impassibile
,
su
cui
si
appiccicavano
i
capelli
arruffati
e
si
schiacciava
il
suo
cappello
a
cilindro
.
Per
fortuna
Pietro
aveva
studiato
la
scherma
del
bastone
con
maggiore
attenzione
di
quanta
ne
avesse
messa
ad
ascoltare
le
lezioni
del
canonico
Russo
;
fu
perciò
col
massimo
piacere
degli
spettatori
,
comprese
le
femmine
,
che
questi
assistettero
a
quel
duello
singolare
fra
i
due
avversarii
degni
di
starsi
a
fronte
l
'
un
l
'
altro
;
essi
battevano
le
mani
ai
bei
colpi
,
e
incoraggiavano
con
acclamazioni
i
combattenti
.
Brusio
non
era
più
uno
straniero
per
loro
,
un
signorino
,
ora
che
maneggiava
sì
bene
il
bastone
.
L
'
uomo
vestito
di
velluto
avea
il
braccio
e
le
reni
solidi
come
bronzo
,
e
molta
abilità
in
questa
maniera
di
scherma
,
ciò
che
gli
faceva
menar
colpi
che
calavano
giù
rombando
terribilmente
;
il
giovane
però
,
se
non
avea
la
forza
muscolare
del
suo
avversario
,
lo
vinceva
nell
'
elasticità
e
sveltezza
dei
movimenti
e
nel
sangue
freddo
inalterabile
,
che
in
lui
era
uno
strano
effetto
della
collera
,
con
cui
aggiustava
i
suoi
colpi
e
parava
quelli
che
gli
venivano
.
Tutt
'
a
un
tratto
una
legnata
violenta
di
Brusio
spezzò
la
spada
colla
quale
il
bravaccio
parava
il
colpo
alla
testa
,
e
si
vide
quest
'
ultimo
stramazzare
a
terra
colle
braccia
stese
:
avea
il
cranio
spaccato
.
Successe
uno
straordinario
tafferuglio
:
alcuni
gridavano
evviva
,
altri
imprecavano
e
minacciavano
Pietro
più
seriamente
al
certo
di
quanto
fosse
stato
minacciato
sino
allora
,
poiché
nella
mezza
luce
si
vedevano
luccicare
lame
di
coltelli
affilati
.
«
Silenzio
,
canaglia
!
»
,
si
udì
gridare
una
voce
la
quale
avea
tutte
le
gradazioni
fra
quella
dell
'
uomo
e
quella
della
donna
,
«
questo
giovanotto
lo
proteggo
io
!
è
dei
nostri
!
...
Ha
cuore
e
pugno
...
Egli
vuol
essere
dei
nostri
,
giacché
è
venuto
;
non
è
vero
?
»
«
No
!
no
!
Sì
!
sì
!
»
,
urlarono
alcune
voci
avvinazzate
:
«
Non
vogliamo
cappelli
!
non
vogliamo
signorini
!...»;
«
Viva
il
signorino
!
egli
ha
il
pugno
di
ferro
;
egli
ha
vinto
Nicola
!
»
.
Nulla
avrebbe
potuto
sedare
quello
schiamazzo
,
e
Pietro
avrebbe
corso
fors
'
anche
il
più
grave
pericolo
,
minacciato
dalla
vendetta
degli
amici
del
caduto
,
quantunque
difeso
anche
dal
piccol
numero
dei
suoi
ammiratori
;
un
altro
combattimento
,
in
più
grandi
proporzioni
,
era
almeno
imminente
,
se
non
fosse
entrato
in
quel
punto
il
padrone
dello
stabilimento
;
il
quale
,
impassibile
sin
'
allora
a
quanto
era
avvenuto
,
dietro
il
suo
banco
della
prima
camera
,
accorreva
dimostrando
nel
gesto
e
nella
fisonomia
l
'
importanza
della
notizia
che
recava
:
«
I
carabinieri
!
»
,
diss
'
egli
.
«
I
carabinieri
!
»
fu
gridato
da
ogni
parte
.
E
tosto
amici
e
nemici
si
fusero
in
un
lodevole
accordo
a
nascondere
in
uno
stanzino
il
mal
capitato
Nicola
,
cui
,
quantunque
fosse
rinvenuto
e
mandasse
lamentevoli
gemiti
,
nessuno
avea
badato
,
a
lavare
il
pavimento
lordo
di
sangue
,
e
a
tirare
i
suonatori
da
sotto
le
panche
.
«
La
Fasola
!
la
Fasola
!
»
,
fu
gridato
da
tutti
.
Venti
braccia
soffocarono
Pietro
in
un
energico
amplesso
;
e
venti
voci
,
anche
di
quelle
che
avevano
minacciata
la
sua
vita
un
momento
innanzi
,
gli
susurrarono
:
«
Siamo
amici
,
non
è
vero
?
Sei
dei
nostri
!
...
Vuoi
essere
dei
nostri
?
»
.
«
Sì
,
son
dei
vostri
!
...
amici
!
tutti
amici
!
»
,
rispose
Pietro
,
urlando
tanto
forte
da
cercare
di
soffocare
le
stesse
parole
che
proferiva
;
stendendo
le
mani
alle
venti
mani
nere
e
callose
che
gli
venivano
stese
,
onde
stordire
tutto
quello
che
sentiva
d
'
ignobile
,
di
ributtante
,
di
vile
in
quell
'
accozzaglia
alla
quale
veniva
a
domandare
le
sue
distrazioni
;
ballando
anche
lui
quella
ridda
infernale
sul
sangue
versato
da
poco
e
ancora
tiepido
...
Egli
,
a
misura
che
le
acri
esalazioni
di
quei
cenci
e
di
quei
corpi
,
e
l
'
esaltazione
avvinazzata
di
quel
tripudio
cominciarono
ad
offuscargli
il
cervello
,
come
il
marsala
non
aveva
potuto
fare
;
egli
,
che
aveva
avuto
ribrezzo
a
toccare
la
mano
di
quella
femmina
,
spudorata
corifea
della
festa
,
ch
'
era
stata
la
donna
di
Nicola
,
cominciò
a
saltare
più
furiosamente
degli
altri
,
e
stringersi
più
ebbro
quell
'
abbietta
creatura
fra
le
braccia
.
Due
ore
dopo
mezzanotte
egli
usciva
stordito
,
briaco
da
quell
'
orgia
;
ancora
sbalordito
dal
baccano
che
avea
fatto
il
suo
cuore
;
mormorando
come
per
illudersi
anche
in
quel
momento
:
«
Oh
!
la
vita
!
...
Questa
è
la
vita
!
...
Donne
e
vino
!
...
Viva
l
'
allegria
!
»
.
Da
quel
giorno
,
o
piuttosto
da
quella
notte
,
Pietro
Brusio
cominciò
una
vita
indegna
ed
abbietta
,
di
cui
egli
cercava
occupare
tutti
gli
istanti
con
gli
eccessi
più
sfrenati
,
per
non
darsi
il
tempo
neanche
di
vedere
dov
'
era
caduto
.
Egli
faceva
sforzi
sovrumani
per
annegare
nel
frastuono
,
nell
'
ubbriachezza
,
quanto
sentiva
ancora
di
elevato
e
di
nobile
nel
suo
cuore
,
che
gli
rimproverava
come
un
rimorso
la
vita
che
menava
,
e
gli
faceva
pensare
spesso
,
malgrado
la
sua
disperata
volontà
,
malgrado
gli
eccessi
a
cui
ricorreva
,
a
quella
donna
fatale
di
cui
malediva
la
memoria
.
Spesso
fra
le
orgie
più
impure
,
nell
'
ubbriachezza
più
profonda
,
egli
rimaneva
in
disparte
,
muto
,
pallido
,
coll
'
occhio
fisso
e
pensieroso
.
Spesso
,
al
contrario
,
stringendosi
una
di
quelle
femmine
da
trivio
fra
le
braccia
egli
mormorava
un
nome
cogli
occhi
umidi
di
lagrime
:
ciò
che
rendeva
dapprincipio
attoniti
,
e
faceva
ridere
dappoi
i
suoi
compagni
di
stravizzo
.
Egli
logorava
la
giovinezza
del
suo
cuore
e
del
suo
corpo
in
questa
vita
febbrile
,
divorante
,
che
s
'
era
imposta
;
fuggiva
lo
sguardo
della
madre
e
delle
sorelle
come
se
avesse
temuto
di
contaminarle
col
suo
,
come
se
avesse
temuto
che
la
muta
eloquenza
dell
'
occhio
umido
della
madre
gli
facesse
sentire
tutta
l
'
infamia
dell
'
abbiettezza
in
cui
affogava
le
sue
memorie
e
il
suo
amore
,
che
provava
ancora
rigoglioso
e
potente
.
Fuggiva
gli
amici
di
una
volta
,
che
forse
avrebbero
potuto
rimproverarlo
col
loro
freddo
contegno
;
[
fuggiva
sin
anche
]
Raimondo
,
cui
non
si
sentiva
bastante
coraggio
di
avvicinare
.
Siamo
al
Giovedì
Grasso
.
Brusio
ha
passato
più
di
quattro
mesi
di
questa
vita
;
è
divenuto
il
corifeo
di
questa
canaglia
composta
di
femmine
da
trivio
e
di
uomini
perduti
;
e
in
quella
sera
,
tutti
mascherati
in
modo
poveramente
e
orribilmente
grottesco
,
vanno
al
Teatro
a
farvi
pompa
del
cinismo
del
vizio
,
della
brutalità
della
violenza
,
della
petulanza
della
miseria
colpevole
;
occupando
la
galleria
,
ove
mangiano
,
bevono
,
contendono
ed
urlano
anche
nel
tempo
della
rappresentazione
,
malgrado
la
presenza
delle
numerose
Guardie
di
Pubblica
Sicurezza
e
dei
Reali
Carabinieri
.
Dopo
la
recita
aspettano
l
'
apertura
del
ballo
mascherato
per
lanciarsi
,
coi
loro
costumi
sudici
,
in
mezzo
alla
platea
,
per
mischiarsi
a
quella
società
elegante
che
non
sentonsi
in
diritto
d
'
avvicinare
coi
loro
cenci
,
e
per
farlo
ne
cercano
il
coraggio
nell
'
ebbrezza
,
nell
'
esaltazione
e
negli
eccessi
.
Brusio
,
in
prima
fila
fra
di
essi
,
sul
proscenio
,
indossando
un
travestimento
tutto
suo
,
composto
di
cappuccio
,
casacca
e
pantaloni
di
pelle
di
montone
(
vestito
che
egli
avea
denominato
da
orso
)
,
si
occupava
metodicamente
a
dar
fiato
ad
un
enorme
corno
ad
ogni
scena
nuova
;
e
le
rimostranze
delle
guardie
di
Questura
erano
soffocate
dagli
urli
,
dai
suoni
di
trombe
e
di
campane
e
dai
fischi
della
mascherata
numerosa
che
gli
faceva
codazzo
.
Poco
prima
di
mezzanotte
fu
aperto
il
ballo
.
Quella
folla
ululante
irruppe
come
un
torrente
limaccioso
nella
sala
.
I
palchetti
erano
gremiti
di
elegantissime
dame
e
di
signori
mascherati
con
lusso
.
Poco
dopo
si
aprì
l
'
uscio
di
un
palchetto
di
seconda
fila
ed
entrò
la
contessa
di
Prato
,
mascherata
da
baccante
,
accompagnata
dal
marito
e
da
un
bel
giovanotto
biondo
,
sottotenente
negli
Usseri
di
Piacenza
,
che
le
tolse
dalle
spalle
la
mantelletta
Fatma
di
peluscio
.
Giammai
la
signora
aveva
brillato
di
tutta
la
pompa
affascinante
delle
sue
seduzioni
irresistibili
,
come
quando
si
avanzò
sul
parapetto
della
loggia
colle
braccia
,
le
spalle
ed
il
petto
nudi
nel
suo
abito
diafano
di
velo
,
col
suo
sorriso
sulle
labbra
,
con
quel
piccolo
grappolo
d
'
uva
e
quell
'
unica
foglia
verde
a
metà
nascosti
tra
i
riflessi
cenerognoli
de
'
suoi
capelli
neri
,
che
vi
si
inanellavano
attorno
alla
fronte
e
le
cadevano
mollemente
sul
collo
.
Pietro
non
alzò
nemmeno
gli
occhi
verso
i
palchetti
.
Non
osava
di
farlo
,
di
dissipare
forse
collo
spettacolo
di
quella
profusione
di
eleganze
e
di
bellezze
che
ornavano
le
loggie
,
il
denso
vapore
avvinazzato
e
fangoso
in
cui
si
avvolgeva
;
non
osava
d
'
incontrare
un
viso
ch
'
egli
non
voleva
vedere
per
non
avere
a
dubitare
un
'
altra
volta
della
sua
ragione
.
L
'
orchestra
suonava
un
valtzer
;
la
folla
avea
incominciato
a
ballarlo
gesticolando
e
gridando
.
Tutt
'
a
un
tratto
fu
veduta
una
figura
umana
,
imbacuccata
in
pelli
nere
che
la
facevano
mostruosa
,
montare
di
un
salto
sul
palcoscenico
,
e
gridare
colla
sua
voce
più
forte
,
stendendo
il
braccio
con
un
gesto
imperioso
verso
l
'
orchestra
:
«
Abbasso
il
valtzer
!
Non
vogliamo
valtzer
!
Non
vogliamo
balli
aristocratici
...
Vogliamo
la
Fasola
!...»
.
Quella
voce
che
comandava
,
quel
gesto
che
imponeva
fecero
fermare
i
ballerini
che
danzavano
e
i
professori
che
suonavano
;
e
cominciò
un
immenso
frastuono
.
Dai
palchi
partirono
alcuni
fischi
acutissimi
,
tratti
certamente
con
l
'
aiuto
delle
chiavi
.
Allora
quell
'
uomo
,
quel
mostro
,
alzò
la
testa
orribile
a
vedersi
col
suo
pallore
cadaverico
sui
suoi
lineamenti
dimagriti
,
collo
scintillare
dei
suoi
occhi
infuocati
fra
i
peli
che
gli
cadevano
dal
cappuccio
sulla
fronte
;
e
quello
sguardo
che
fissò
su
quei
cavalieri
giovani
,
ricchi
,
eleganti
;
su
quelle
mani
in
guanti
bianchi
che
si
sporgevano
fuori
dei
palchi
ad
imporgli
silenzio
;
su
quelle
signore
belle
,
profumate
,
splendenti
di
gemme
;
su
quella
folla
dorata
che
faceva
il
più
vivo
contrasto
con
quella
brutta
,
cinica
,
briaca
,
cenciosa
,
che
l
'
accompagnava
,
quello
sguardo
fu
d
'
odio
immenso
,
indicibile
,
e
anche
di
feroce
vendetta
.
«
Abbasso
gli
aristocratici
!
»
,
gridò
egli
,
Pietro
,
il
giovane
aristocratico
per
istinto
;
«
abbasso
i
guanti
bianchi
!
Vogliamo
la
Fasola
!
Suonate
la
Fasola
!
»
A
quelle
parole
successe
un
immenso
schiamazzo
di
urli
che
applaudivano
alle
sue
parole
e
chiamavano
la
Fasola
,
questa
danza
popolare
.
I
carabinieri
,
quantunque
avessero
spiegato
la
massima
energia
nel
cercare
di
calmare
l
'
effervescenza
,
erano
in
troppo
piccol
numero
per
imporsi
a
quella
folla
resa
audace
dalla
sua
istessa
insolenza
;
finalmente
si
fece
venire
il
picchetto
di
Guardia
Nazionale
ch
'
era
alla
porta
.
In
questa
una
fischiata
solenne
e
generale
,
partita
dai
palchi
,
sembrò
sfidare
la
collera
di
quella
gentaglia
irritata
:
le
mani
inguantate
di
bianco
non
volevano
lasciarsi
sopraffare
dalle
mani
nere
e
callose
.
Nella
platea
scoppiò
un
grido
generale
di
rabbia
.
Alcune
signore
svennero
allo
spettacolo
di
quella
folla
urlante
che
levava
braccia
nere
e
facce
infuocate
e
furibonde
,
come
ad
imprecare
,
verso
i
palchetti
,
e
in
mezzo
alla
quale
scintillavano
alcuni
ferri
aguzzi
.
I
carabinieri
misero
le
mani
sui
revolvers
,
e
la
Guardia
Nazionale
entrò
nella
sala
colle
baionette
in
canna
.
Rinunziamo
a
descrivere
lo
stato
d
'
esasperazione
di
Brusio
a
quella
sfida
imprudente
che
l
'
aveva
percosso
come
uno
schiaffo
;
egli
saltò
in
mezzo
alla
folla
gridando
:
«
Ora
faccio
scendere
tutta
questa
canaglia
coi
guanti
a
ballare
la
Fasola
con
noi
!
Vado
a
prenderveli
per
le
orecchie
!
»
.
E
si
fece
largo
in
mezzo
alla
calca
.
Nessuno
,
né
carabinieri
,
né
Guardia
Nazionale
badarono
a
quell
'
uomo
che
usciva
,
a
quella
jena
assetata
di
vendetta
,
che
spingeva
in
avanti
il
collo
anelante
come
un
animale
sitibondo
.
In
due
salti
egli
fu
sulla
scala
del
second
'
ordine
,
e
si
avanzò
pel
corridoio
.
Tutt
'
a
un
tratto
egli
si
fermò
,
come
percosso
dal
fulmine
,
coll
'
occhio
smarrito
,
col
volto
pallido
e
convulso
:
si
era
trovaro
faccia
a
faccia
a
Narcisa
,
che
partiva
dal
Teatro
,
spaventata
di
quel
frastuono
.
La
contessa
aveva
messo
un
grido
nel
vedere
quell
'
uomo
che
correva
come
un
pazzo
contro
di
lei
,
facendo
scintillare
nel
suo
pugno
la
lama
larghissima
di
un
coltello
a
manico
;
quella
figura
informe
ed
orrenda
sotto
le
pelli
che
la
coprivano
,
della
quale
gli
occhi
soltanto
luccicavano
come
due
carbonchi
sul
volto
che
sembrava
una
maschera
di
cera
gialla
.
Ella
si
era
stretta
contro
la
parete
,
aggrappandosi
al
braccio
del
conte
,
come
per
farsene
schermo
.
Pietro
aveva
avuto
uno
sguardo
,
un
solo
,
per
lei
;
il
coltello
gli
era
caduto
di
mano
;
poi
era
fuggito
,
correndo
a
salti
,
urlando
disperatamente
,
come
l
'
animale
che
voleva
figurare
.
«
Oh
!
questa
donna
!
questa
donna
!
...
questo
demonio
!
»
,
gridava
egli
,
correndo
all
'
impazzata
pel
Molo
.
Si
fermò
sull
'
ultimo
limite
di
questo
,
quando
non
vide
più
dinanzi
a
sé
che
il
mare
bruno
ed
immenso
,
su
cui
scintillavano
le
stelle
.
Fissò
uno
sguardo
ebete
,
smarrito
su
quella
superficie
che
si
stendeva
a
perdita
di
vista
,
luccicante
di
riflessi
fosforici
;
su
quelle
stelle
che
splendevano
sulla
sua
testa
...
Due
o
tre
volte
avanzò
il
passo
verso
quell
'
abisso
che
poteva
inghiottire
la
sua
vita
coi
suoi
vortici
spumeggianti
;
e
ciascuna
volta
egli
sentì
una
forza
che
l
'
afferrava
e
lo
tratteneva
...
Finalmente
cadde
accosciato
sul
suolo
umido
e
spazzato
qualche
volta
dalle
onde
,
prorompendo
in
lagrime
amare
,
ardenti
,
ma
non
più
disperate
.
Egli
pianse
a
lungo
:
quel
pianto
,
che
non
aveva
potuto
versare
da
circa
cinque
mesi
,
forse
lo
salvò
.
«
Questa
donna
ha
ragione
»
,
mormorò
quando
fu
calmo
,
come
aveva
detto
allorquando
gli
era
parso
che
il
suo
cuore
si
fosse
spezzato
:
«
quali
diritti
ho
io
al
suo
amore
,
alla
sua
attenzione
,
fin
'
anche
?
...
Io
,
Pietro
Brusio
!
...
Ma
io
voglio
averli
,
questi
diritti
che
Dio
m
'
ha
dato
,
che
in
un
istante
di
scoraggiamento
io
ho
sconosciuto
,
ho
ripudiato
,
ma
che
sento
in
me
...
Questa
donna
anderà
superba
un
giorno
dell
'
amore
di
Pietro
Brusio
!
!
»
.
E
rialzando
la
testa
,
quasi
lieto
ed
altiero
di
quel
nuovo
indirizzo
che
dava
alla
sua
vita
,
di
quell
'
espiazione
che
s
'
imponeva
del
passato
,
della
speranza
che
gli
brillava
negli
occhi
ridenti
,
guardò
il
cielo
quasi
calmo
,
quasi
giocondo
ora
.
Si
alzò
,
e
con
passo
fermo
s
'
incamminò
verso
la
sua
casa
.
Egli
andò
ad
abbracciare
la
madre
nel
letto
,
come
per
darle
la
lieta
notizia
,
mescolando
le
sue
lagrime
a
quelle
di
gioia
di
lei
,
che
ritrovava
il
figlio
suo
;
e
dandole
la
sola
spiegazione
della
metamorfosi
che
uno
sguardo
ed
un
pensiero
avevano
potuto
operare
in
lui
con
queste
sole
parole
:
«
Perdonami
,
madre
mia
!
...
perdonami
!
»
.
Due
mesi
intieri
ebbe
la
forza
di
non
cercare
Narcisa
,
di
non
vederla
.
Usciva
di
rado
,
la
sera
;
e
sempre
in
compagnia
di
sua
madre
e
delle
sue
sorelle
.
L
'
aveva
dimenticata
?
No
!
Egli
aveva
tal
forza
perché
viveva
per
lei
,
con
lei
,
in
lei
;
perché
tutta
la
sua
vita
era
ormai
Narcisa
.
Egli
lavorava
con
un
entusiasmo
quasi
accanito
,
con
una
lena
che
soltanto
poteva
dargli
l
'
esaltazione
in
cui
si
trovava
;
e
fece
passare
tutto
il
suo
cuore
nell
'
opera
sua
.
Due
mesi
dopo
avea
finito
un
dramma
che
rileggeva
cogli
occhi
brillanti
di
sorriso
;
del
quale
era
contento
;
che
amava
quasi
di
una
parte
dell
'
amore
di
cui
amava
Narcisa
;
che
amava
come
un
'
emanazione
di
lei
.
Quando
egli
fu
soddisfatto
dell
'
opera
sua
,
di
se
stesso
;
quand
'
egli
si
sentì
più
vicino
a
Narcisa
,
allora
la
cercò
.
La
sua
casa
era
deserta
e
le
imposte
dei
veroni
chiuse
.
La
cercò
inutilmente
otto
giorni
pei
passeggi
e
al
Teatro
;
ne
domandò
agli
amici
:
nessuno
l
'
avea
più
veduta
.
Risoluto
di
trovarla
ad
ogni
costo
andò
a
far
visita
in
casa
A
*
*
*
e
colla
signora
condusse
il
discorso
sino
alla
contessa
.
«
A
proposito
,
che
n
'
è
di
lei
?
»
,
domandò
.
«
Credevo
che
lo
sapeste
,
voi
suo
amante
:
è
partita
.
»
«
Partita
!
»
«
Sì
,
da
venti
giorni
.
»
«
E
per
dove
?
»
«
Per
Napoli
.
»
«
Anderò
a
Napoli
!
»
,
disse
a
se
stesso
Brusio
.
VI
Parecchie
settimane
dopo
,
in
Napoli
,
ad
una
delle
serate
che
dava
il
barone
di
Monterosso
,
noi
ritroviamo
Narcisa
,
accompagnata
dal
marito
e
dal
giovanotto
ufficiale
di
cavalleria
negli
Usseri
,
che
abbiamo
incontrato
con
lei
a
Catania
.
Il
sottotenente
,
che
apparteneva
ad
una
delle
più
nobili
famiglie
del
Napoletano
,
l
'
avea
presentata
ad
una
signora
di
mezza
età
,
la
quale
recava
con
tutta
disinvoltura
gli
occhiali
sul
naso
,
appartenente
anch
'
essa
alla
più
alta
società
e
che
col
suo
ingegno
si
è
fatto
un
nome
che
comincia
ad
esser
celebre
anche
fuori
d
'
Italia
.
Le
due
donne
,
l
'
una
circondata
e
adulata
pel
potere
dei
suoi
vezzi
,
l
'
altra
pel
prestigio
del
suo
nome
,
sedevano
l
'
una
presso
all
'
altra
su
di
un
canapè
,
accerchiate
da
uno
stuolo
di
cortigiani
.
Il
barone
di
Monterosso
venne
a
complimentare
la
signora
contessa
R
*
*
*
,
e
a
dire
anche
due
parole
d
'
occasione
a
Narcisa
.
«
Avrò
la
fortuna
,
signora
contessa
»
,
disse
,
parlando
alla
donna
matura
,
«
di
presentarle
stasera
un
uomo
,
che
,
ancora
giovanissimo
,
si
è
aperta
diggià
la
più
brillante
carriera
nella
letteratura
drammatica
.
»
«
L
'
autore
di
Gilberto
forse
?
»
,
domandò
la
signora
.
«
Lo
conosce
?
»
«
No
;
ne
ho
udito
semplicemente
parlare
;
è
un
dramma
che
ha
incontrato
moltissimo
,
a
quel
che
pare
;
e
di
cui
i
giornali
si
sono
disputati
i
meriti
con
quell
'
accanimento
che
dà
sempre
della
rinomanza
all
'
autore
.
È
napoletano
?
»
«
È
siciliano
;
si
chiama
Pietro
Brusio
.
»
«
Brusio
?
...
Non
ho
mai
udito
questo
nome
...
»
«
Fra
otto
giorni
questo
nome
sarà
pronunziato
come
quello
di
Giacometti
e
di
Gherardi
del
Testa
.
»
«
È
una
celebrità
in
erba
,
dunque
?
»
«
Sì
,
signora
contessa
:
una
celebrità
che
nasce
,
ma
in
mezzo
ad
una
splendida
aurora
.
Il
suo
dramma
è
stato
replicato
quattro
volte
a
richiesta
,
e
domani
fu
desiderato
per
la
quinta
;
l
'
impresario
glielo
ha
pagato
come
non
si
sogliono
pagare
quasi
mai
le
produzioni
letterarie
in
ltalia
,
e
l
'
ha
impegnato
a
scrivere
pei
Fiorentini
con
un
appuntamento
che
lo
farà
vivere
da
signore
.
»
«
Domani
andrò
ai
Fiorentini
»
,
disse
la
dama
,
«
stasera
mi
presenti
il
suo
protetto
;
lo
pregherò
di
passare
da
me
le
sere
in
cui
ricevo
.
»
Il
barone
s
'
inchinò
allontanandosi
per
dar
retta
ad
altri
invitati
.
Narcisa
ballò
come
una
silfide
e
confessò
al
suo
cavaliere
di
mai
essersi
divertita
come
in
quella
sera
.
Verso
mezzanotte
il
barone
si
avvicinò
di
nuovo
al
divano
ove
sedevano
Narcisa
e
la
contessa
,
accompagnato
da
un
giovane
alto
e
bruno
,
di
cui
l
'
espressione
fredda
,
altiera
e
quasi
severa
era
appena
temperata
dal
contegno
grazioso
che
gl
'
imponeva
l
'
atto
che
andava
a
compiere
.
«
Mi
permetta
,
signora
contessa
R
*
*
*
»
,
disse
il
barone
con
il
garbo
di
un
uomo
di
società
,
«
che
abbia
l
'
onore
di
presentarle
il
signor
Pietro
Brusio
,
il
giovane
autore
di
cui
le
feci
parola
.
»
Pietro
s
'
inchinò
in
silenzio
,
mentre
la
dama
originale
l
'
esaminava
con
tutta
flemma
,
attraverso
gli
occhiali
,
dal
capo
alle
piante
e
gli
faceva
i
complimenti
d
'
uso
.
Anche
Narcisa
esaminava
il
nuovo
arrivato
con
una
curiosità
che
andò
a
finire
nella
maggior
sorpresa
.
Ella
stentò
a
riconoscere
il
giovane
incognito
che
a
Catania
incontrava
ad
ogni
passo
,
divorando
degli
occhi
il
suo
sguardo
,
e
che
passava
le
notti
sul
marciapiede
dirimpetto
alla
sua
casa
,
in
quel
giovane
che
le
stava
dinanzi
con
la
fronte
nobile
,
quantunque
solcata
dalle
febbrili
emozioni
della
creazione
,
e
dai
delirii
sublimi
del
pensiero
;
coi
lineamenti
sbattuti
dalle
fatiche
del
lavoro
,
dalle
lotte
ardenti
dell
'
idea
,
che
aveva
sentita
immensa
,
colla
forma
,
che
spesso
non
sentiva
abbastanza
.
Egli
avea
l
'
occhio
brillante
della
confidenza
che
dà
la
giovinezza
e
l
'
avvenire
,
quando
si
affaccia
ridente
;
il
suo
vestito
irreprensibile
sviluppava
la
forte
e
maschia
eleganza
del
corpo
;
si
presentava
con
tutta
la
grazia
di
un
abituato
alle
più
aristocratiche
riunioni
.
Ciò
che
più
di
ogni
cosa
servì
a
farglielo
riconoscere
,
meglio
che
l
'
altiero
portamento
della
fronte
,
ch
'
egli
non
avea
saputo
rendere
grazioso
in
quel
momento
come
il
sorriso
a
cui
aveva
forzato
il
suo
labbro
sdegnoso
nel
presentarsi
alla
contessa
R
*
*
*
,
fu
questo
.
La
contessa
gli
parlava
con
la
famigliarità
che
dà
la
parentela
del
genio
,
e
gli
stringeva
la
mano
.
Il
cerchio
degli
ammiratori
di
lei
gli
si
affollava
d
'
attorno
,
e
lo
guardava
con
occhio
invidioso
.
Tutt
'
a
un
tratto
ella
lo
vide
diventar
pallido
come
un
cadavere
,
e
dirizzarsi
sulla
persona
con
un
movimento
macchinale
che
non
seppe
padroneggiare
;
e
ciò
fu
quando
il
barone
(
ch
'
era
rimasto
al
suo
fianco
frapponendosi
fra
di
lui
e
Narcisa
)
si
allontanò
.
Pietro
aveva
veduto
la
contessa
di
Prato
,
alla
quale
il
sottotenente
dirigeva
un
complimento
ch
'
ella
non
ascoltava
.
Brusio
rimase
un
momento
immobile
,
senza
poter
parlare
,
cogli
occhi
,
che
si
erano
fatti
di
una
sorprendente
lucidità
,
fissi
in
quelli
di
lei
,
mentre
una
leggiera
convulsione
faceva
tremare
sul
suo
labbro
superiore
i
baffi
castagni
.
La
signora
R
*
*
*
,
che
gli
parlava
in
quel
momento
,
fu
sorpresa
di
non
avere
risposta
,
e
lo
guardò
con
curiosità
.
Pietro
staccò
quasi
con
isforzo
gli
occhi
da
quelli
di
Narcisa
,
che
lo
fissavano
col
loro
sguardo
limpido
e
chiaro
,
per
volgerli
all
'
ufficiale
,
che
anch
'
esso
lo
guardava
sorpreso
,
arricciandosi
le
basette
.
Egli
fu
freddo
,
distratto
,
impacciato
tutto
il
tempo
che
rimase
a
discorrere
colla
donna
celebre
.
Quando
questa
gli
parlava
dello
splendido
avvenire
che
la
riuscita
della
sua
produzione
l
'
autorizzava
ad
aspettarsi
,
rispose
tristamente
:
«
Forse
,
signora
contessa
,
giammai
in
tutta
la
mia
vita
potrò
compiere
un
lavoro
come
quello
che
scrissi
in
otto
giorni
,
e
al
quale
il
pubblico
ha
avuto
la
bontà
di
fare
buon
viso
»
.
«
È
solo
modestia
che
le
fa
dir
ciò
?
»
«
No
,
signora
;
forse
è
presentimento
.
»
«
Bisognerebbe
,
in
tal
caso
,
non
ammettere
questo
dramma
come
parto
del
suo
ingegno
,
ma
piuttosto
...
»
«
Del
cuore
?
»
,
interruppe
il
giovane
;
«
sì
,
signora
!
»
.
«
Ella
ha
ragione
:
in
un
momento
di
passione
si
possono
operar
miracoli
che
parrebbero
impossibili
a
tentarsi
un
minuto
dopo
.
Pel
bene
del
suo
avvenire
voglio
augurarmi
che
tale
non
sia
il
suo
Gilberto
.
»
«
Chi
lo
sa
?
»
E
lo
sguardo
del
giovane
,
che
s
'
inchinava
per
allontanarsi
,
incontrò
quello
di
Narcisa
fisso
su
di
lui
con
un
'
espressione
che
dimostrava
più
della
semplice
curiosità
.
Si
ordinavano
le
coppie
per
un
valtzer
;
e
l
'
ufficiale
venne
a
presentare
il
suo
braccio
a
Narcisa
,
che
vi
abbandonò
il
suo
corpo
flessibile
,
splendida
di
tutta
la
sua
strana
bellezza
;
coi
capelli
,
intrecciati
di
perle
,
cadenti
sulle
spalle
bianchissime
e
vellutate
;
col
bel
seno
anelante
sotto
il
velo
ed
il
merletto
che
lo
copriva
;
col
suo
sorriso
indefinibile
sulle
labbra
,
e
gli
occhi
che
,
senza
esser
brillanti
,
avevano
un
'
onda
di
voluttà
nei
loro
raggi
.
Ella
si
avanzò
lentamente
,
mollemente
,
come
immedesimandosi
al
corpo
dell
'
uomo
a
cui
si
accompagnava
,
con
un
inimitabile
movimento
del
suo
collo
da
cigno
,
quasi
le
perle
e
i
fiori
che
s
'
intrecciavano
ai
suoi
capelli
,
e
il
volume
di
questi
,
fossero
troppo
pesanti
per
quella
piccola
testa
;
presentendo
nello
sguardo
sorridente
e
scintillante
tutto
quel
torrente
d
'
impetuose
voluttà
che
il
valtzer
,
questo
ballo
degli
innamorati
,
dovea
darle
;
come
appoggiando
tutti
i
delicati
tesori
del
suo
corpo
al
braccio
del
suo
cavaliere
,
per
trarne
quella
foga
d
'
esaltazione
che
la
musica
,
l
'
eccitamento
,
il
contatto
del
corpo
dell
'
uomo
elegante
doveano
darle
.
Nulla
varrà
a
riprodurre
,
ad
accennare
soltanto
,
l
'
impressione
voluttuosamente
affascinante
di
quel
corpo
leggiero
da
silfide
,
che
librava
,
direi
,
le
ali
coll
'
espressione
del
suo
sguardo
,
per
abbandonarsi
a
tutto
il
trasporto
di
quel
ballo
.
Le
coppie
cominciarono
a
girare
;
la
musica
eseguiva
Il
Bacio
di
Arditi
.
Dopo
il
primo
giro
,
quando
la
contessa
si
fermò
,
anelante
,
come
cullandosi
al
braccio
del
suo
splendido
cavaliere
,
sfiorandogli
un
'
ultima
volta
il
viso
coi
suoi
capelli
;
colle
guance
accese
,
il
petto
anelante
,
gli
occhi
umidi
di
languore
e
di
piacere
,
incontrò
un
altro
sguardo
,
umido
ancor
esso
di
una
indicibile
espressione
d
'
angoscia
e
quasi
di
cruccio
,
che
brillava
su
di
una
fronte
alquanto
calva
e
pallida
di
una
spaventosa
pallidezza
.
Ella
fissò
un
lungo
sguardo
su
quello
che
si
fissava
su
di
lei
.
«
Vogliamo
ricominciare
?
»
,
le
sussurrò
all
'
orecchio
l
'
ufficiale
,
passandole
il
braccio
attorno
alla
vita
da
bajadera
.
«
È
inutile
...
mi
sento
stanca
...
Non
ballo
più
...
»
Ella
cercò
cogli
occhi
un
'
altra
volta
quello
sguardo
supplichevole
e
nello
stesso
tempo
minaccioso
:
era
scomparso
.
«
Oh
!
questo
Bacio
!
questo
Bacio
!
...
avrò
da
sentirlo
dappertutto
!...»,
mormorava
Pietro
delirante
scendendo
le
scale
.
«
Domani
ai
Fiorentini
si
darà
un
dramma
che
ha
fatto
furore
;
a
quanto
si
dice
;
avrete
la
compiacenza
di
accompagnarmici
?
»
,
domandò
Narcisa
al
marito
.
Questi
s
'
inchinò
in
silenzio
.
L
'
indomani
,
infatti
,
alle
9
e
mezzo
,
la
contessa
,
che
non
si
ricordava
di
essere
entrata
in
teatro
a
tal
ora
,
era
in
un
palchetto
di
seconda
fila
sul
proscenio
.
Il
sipario
non
era
ancora
alzato
e
la
sala
era
affollatissima
.
La
contessa
recava
in
mano
un
magnifico
mazzo
di
viole
bianche
che
posò
sul
parapetto
insieme
all
'
occhialetto
.
Il
dramma
fu
recitato
in
mezzo
ad
una
di
quelle
ovazioni
che
sembrano
strappate
agli
spettatori
quando
l
'
autore
ha
saputo
scuotere
tutte
le
corde
dei
cuori
colla
sua
mano
potente
:
era
una
di
quelle
opere
spontanee
,
tutte
di
un
sol
getto
,
che
sono
belle
perché
sono
vere
,
che
sono
inimitabili
perché
sono
semplici
e
comuni
.
Narcisa
rivide
quel
giovanetto
che
passava
le
notti
sotto
i
suoi
veroni
;
lo
rivide
nel
protagonista
di
quel
dramma
,
con
tutti
i
suoi
fremiti
d
'
amore
e
i
suoi
disinganni
disperati
,
ella
sentì
che
quel
dramma
parlava
di
lei
,
era
scritto
per
lei
,
in
tutte
quelle
sfumature
di
rimembranze
che
l
'
accennavano
ad
ogni
passo
...
L
'
ufficiale
,
che
avea
battuto
le
mani
quando
l
'
aristocrazia
aveva
applaudito
,
osservò
con
sorpresa
che
ella
rimaneva
indifferente
alle
sue
sollecitudini
,
tutta
assorta
in
quel
Gilberto
che
ad
ogni
parola
destava
in
lei
una
reminescenza
e
le
svelava
quale
amore
quasi
sopra
[
n
]
naturale
avea
saputo
destare
.
Nel
mezzo
della
scena
che
l
'
avea
commossa
dippiù
,
ella
,
coll
'
ispirazione
improvvisa
e
adorabile
della
donna
leggiera
e
capricciosa
,
s
'
era
tolto
dal
dito
un
magnifico
anello
di
brillanti
e
l
'
avea
legato
al
nastro
del
mazzetto
.
Alla
fine
del
second
'
atto
l
'
autore
,
chiamato
fragorosamente
dal
pubblico
,
venne
sulla
scena
.
Egli
non
ebbe
che
uno
sguardo
,
in
mezzo
al
turbine
di
quegli
applausi
frenetici
,
in
mezzo
all
'
agitazione
di
quella
folla
che
si
levava
gridando
il
suo
nome
,
in
mezzo
all
'
inebbriamento
di
quell
'
ovazione
quasi
delirante
:
uno
sguardo
che
andò
a
posarsi
su
di
un
palchetto
di
un
proscenio
al
second
'
ordine
.
Egli
vi
vide
la
contessa
...
verso
della
quale
si
chinava
sorridendo
il
biondo
giovanotto
dalla
brillante
divisa
di
ufficiale
degli
Usseri
.
Pietro
dimenticò
quegli
applausi
,
quelle
corone
che
gli
cadevano
ai
piedi
,
quei
fiori
che
lo
coprivano
come
in
un
nembo
,
quelle
acclamazioni
al
suo
nome
;
egli
non
badò
più
neanche
ad
un
mazzo
di
viole
bianche
che
gli
era
caduto
ai
piedi
dal
palchetto
di
Narcisa
e
che
avea
raccolto
,
per
fuggire
come
un
delirante
,
come
un
uomo
che
teme
d
'
impazzire
,
poiché
tutti
questi
applausi
non
potevano
dargli
quello
sguardo
ch
'
era
venuto
a
cercare
sino
a
Napoli
,
che
avea
voluto
comprare
a
prezzo
delle
ispirazioni
del
suo
genio
,
e
che
avea
visto
rivolto
sul
giovane
sottotenente
.
La
folla
chiamò
invano
replicate
volte
l
'
autore
.
«
Che
ne
dite
del
dramma
?
»
,
domandò
la
contessa
all
'
ufficiale
,
dopo
l
'
ultimo
atto
,
approfittando
del
tempo
in
cui
il
conte
era
uscito
per
fare
ordinare
la
carrozza
dal
jo
[
c
]
key
che
aspettava
sul
corridoio
.
«
Molto
bello
,
in
verità
;
e
anche
assai
applaudito
.
»
«
E
dell
'
autore
?
»
«
Che
volete
che
ne
dica
?
...
ch
'
è
un
autore
come
tutti
gli
altri
»
,
soggiunse
colui
con
il
supremo
disprezzo
degli
uomini
di
spada
.
«
Eppure
quest
'
uomo
è
celebre
!
»
,
aggiunse
la
contessa
avvolgendosi
nella
sua
vespertina
di
cachemire
bianco
.
«
Sarà
anche
questo
.
»
«
Sento
che
amerei
quest
'
uomo
come
una
pazza
!
»
,
esclamò
Narcisa
punta
dal
freddo
motteggio
del
suo
vagheggino
,
colla
viva
schiettezza
del
suo
carattere
mobile
ed
impetuoso
.
«
Confessate
almeno
che
questa
franchezza
è
odiosa
!...»,
rispose
ridendo
il
sottotenente
,
poiché
non
sapeva
se
dovesse
prendere
la
cosa
sul
serio
,
sebbene
l
'
espressione
affatto
nuova
della
contessa
gli
desse
molto
a
pensare
.
«
Ha
però
sempre
il
merito
della
franchezza
!
»
,
replicò
con
tutta
flemma
Narcisa
:
«
Quest
'
uomo
io
l
'
amo
...
poiché
la
sua
celebrità
è
opera
mia
!
...
opera
di
cui
posso
andare
superba
!
...
Partite
per
la
guerra
,
signore
,
a
farvi
uccidere
per
me
o
a
ritornare
generale
d
'
armata
,
e
allora
...
ma
allora
soltanto
...
forse
....
io
vi
amerò
come
sento
che
amo
in
questo
momento
quell
'
uomo
!
»
.
«
Signora
!
»
,
esclamò
l
'
ufficiale
coi
denti
stretti
,
facendosi
pallido
.
«
Non
mi
accompagnate
sino
alla
mia
carrozza
?
»
,
disse
senza
scomporsi
Narcisa
,
dandogli
la
busta
dell
'
occhialetto
da
recarle
,
nel
momento
che
suo
marito
rientrava
nel
palchetto
.
Brusio
era
ritornato
a
sua
casa
agitatissimo
,
e
passò
la
notte
senza
dormire
.
Ella
!
Narcisa
!
avea
assistito
al
suo
trionfo
,
avea
palpitato
dei
suoi
sentimenti
,
gli
avea
gettato
quel
mazzetto
che
avea
fatto
appassire
a
furia
di
baci
!
...
Ma
ella
non
era
sola
!
...
quell
'
uomo
,
quel
soldato
,
sì
giovane
,
sì
bello
,
sì
splendido
!
che
le
parlava
sì
da
presso
...
che
le
sorrideva
in
quel
modo
!
...
Tutt
'
a
un
tratto
le
sue
dita
incontrarono
l
'
anello
che
era
legato
al
mazzo
;
un
dubbio
atroce
lo
fece
impallidire
:
quei
fiori
,
che
la
donna
adorata
avea
lasciato
cadere
su
di
lui
,
invece
di
essere
l
'
espressione
della
simpatia
,
non
dimostravano
piuttosto
uno
di
quei
volgari
applausi
,
uno
di
quegli
splendidi
regali
con
cui
si
paga
l
'
abilità
di
un
istrione
?
...
Quest
'
idea
lo
martellò
a
lungo
;
e
l
'
indomani
,
ancora
sotto
questa
impressione
,
scrisse
il
seguente
biglietto
a
Narcisa
-
sarcasmo
pungente
ed
amaro
velato
dalla
forma
più
delicata
:
Signora
contessa
,
Ieri
ebbi
la
fortuna
di
raccogliere
un
mazzo
che
le
cadde
dal
palchetto
sulla
scena
.
Se
,
unita
ai
fiori
che
lo
compongono
,
non
vi
avessi
trovato
una
gemma
di
qualche
valore
,
io
l
'
avrei
forse
conservato
come
un
ricordo
dippiù
della
simpatia
di
cui
mi
onorarono
gli
spettatori
;
ma
nel
dubbio
d
'
ingannarmi
sulla
destinazione
del
suo
prezioso
regalo
,
poiché
tali
sogliono
essere
le
ricompense
dei
commedianti
celebri
,
mi
fo
un
dovere
di
rimetterlo
alle
mani
dalle
quali
è
partito
.
La
prego
,
signora
,
di
gradire
la
testimonianza
della
mia
più
distinta
considerazione
,
ecc
.
Suggellò
il
biglietto
,
dopo
averlo
firmato
,
aspettando
con
impazienza
l
'
ora
convenevole
per
ricapitarlo
.
Bisogna
dire
che
il
giovane
,
esagerando
la
sua
suscettibilità
,
scrivendo
quella
lettera
di
orgoglioso
rimprovero
sotto
le
frasi
gentili
,
cedeva
ad
una
segreta
speranza
di
mettersi
in
relazione
con
Narcisa
;
e
che
egli
avea
adottato
quel
mezzo
come
ne
avrebbe
adottato
un
altro
,
se
gli
si
fosse
presentato
.
A
mezzogiorno
suonò
,
e
disse
al
domestico
che
comparve
,
consegnandogli
la
lettera
ed
il
mazzo
:
«
V
'
informerete
dalla
servitù
del
signor
barone
di
Monterosso
dell
'
abitazione
della
signora
contessa
di
Prato
,
e
andrete
a
recarle
questa
lettera
insieme
ai
fiori
e
all
'
anello
,
personalmente
»
,
aggiunse
in
ultimo
,
accentuando
la
parola
.
«Ascoltate....»,
disse
quindi
,
mentre
il
servitore
stava
per
uscire
,
esitando
tuttavia
a
proferire
quelle
parole
che
gli
pareva
svelassero
la
sua
segreta
speranza
che
cercava
dissimulare
a
se
stesso
:
«
se
vi
dicono
esserci
risposta
aspettatela
»
.
Attese
con
ansietà
febbrile
i
tre
quarti
d
'
ora
che
il
domestico
impiegò
a
ritornare
colla
risposta
.
Finalmente
l
'
udì
sulle
scale
e
andò
ad
incontrarlo
nel
salotto
,
dominandosi
a
pena
.
Gli
venne
recato
su
di
un
vassoio
da
lettere
un
biglietto
da
visita
;
al
di
sotto
del
titolo
Conte
di
Prato
in
litografia
,
c
'
era
scritto
a
mano
:
prega
il
sig
.
Brusio
di
far
trovare
alle
8
due
suoi
amici
al
Caffè
d
'
Europa
.
«
Un
duello
!
»
,
esclamò
Pietro
sorpreso
di
leggere
tutt
'
altro
di
quello
che
sperava
:
«
confesso
che
me
l
'
aspettava
pochissimo
.
Quello
che
non
so
comprendere
è
perché
il
signor
conte
spinga
la
permalosità
sino
a
sfidarmi
per
un
mazzo
rimandato
...
a
meno
che
...
»
.
Rimase
pensieroso
alcuni
secondi
,
senza
compire
la
frase
,
girandosi
il
biglietto
fra
le
dita
.
«
Non
importa
»
;
disse
quindi
riscuotendosi
;
«
quest
'
uomo
è
destinato
;
io
l
'
ucciderò
,
com
'
è
vero
che
mi
chiamo
Pietro
e
che
quest
'
uomo
mi
ha
insultato
a
Catania
...
»
Uscendo
per
prevenire
i
testimoni
passò
dal
barone
di
Monterosso
e
vi
trovò
un
altro
suo
amico
.
«
V
'
incontro
a
proposito
»
;
diss
'
egli
stringendo
le
due
mani
che
gli
venivano
stese
,
«
ho
un
affare
col
conte
di
Prato
e
venivo
a
pregarvi
della
vostra
assistenza
.
»
E
raccontò
ai
due
amici
il
fatto
della
mattina
che
avea
causato
la
sfida
del
conte
.
«
Le
condizioni
?
»
,
domandò
il
barone
.
«
Vi
dò
carta
bianca
;
l
'
appuntamento
è
per
stasera
,
alle
otto
,
al
Caffè
d
'
Europa
.
Vi
prevengo
soltanto
che
non
accetterò
accomodamenti
.
»
Alle
dieci
i
due
padrini
vennero
a
trovarlo
al
Teatro
S
.
Carlo
per
riferirgli
le
condizioni
stabilite
.
«
Diavolo
!
»
,
esclamò
il
barone
,
«
l
'
affare
sembra
più
serio
che
io
non
mi
fossi
immaginato
.
Il
conte
è
furioso
,
a
quanto
pare
;
ed
ha
proposto
condizioni
d
'
inferno
:
trenta
passi
,
dieci
passi
liberi
per
ciascheduno
.
C
'
è
da
divertirsi
con
due
uomini
che
possono
venire
a
scaricarsi
le
pistole
sul
petto
a
dieci
passi
!
»
«
Accetto
!
»
,
esclamò
Pietro
col
suo
accento
vivo
e
brusco
.
«
Caspita
!
lo
sapevamo
;
giacché
abbiamo
accettato
per
voi
...
Quando
c
'
entra
quel
demonio
di
contessa
...
»
«
La
contessa
?
»
«
Eh
,
via
!
...
forse
che
domani
andate
a
cacciarvi
una
palla
in
corpo
quasi
colle
pistole
appoggiate
sullo
stomaco
per
quel
povero
mazzo
che
c
'
entra
quanto
un
pretesto
?
!
...
Il
conte
è
irritatissimo
per
l
'
assiduità
che
spiegaste
nel
far
la
corte
a
sua
moglie
,
per
cui
la
seguitaste
da
Catania
a
Napoli
;
e
si
è
servito
di
questo
pretesto
per
sfidarvi
onde
evitare
il
rumore
.
»
«
Vi
assicuro
che
non
ho
ancora
l
'
onore
di
essere
conosciuto
personalmente
da
quella
signora
...
»
«
Il
conte
però
sembra
che
vi
conosca
molto
bene
...
A
domani
!
»
A
mezzanotte
Brusio
rientrando
trovò
una
lettera
che
il
cameriere
gli
disse
aver
recato
due
ore
avanti
una
giovane
assai
elegante
,
che
erasi
annunciata
per
la
cameriera
della
contessa
di
Prato
.
Egli
aprì
con
febbrile
impazienza
la
lettera
profumata
,
della
quale
il
bellissimo
carattere
inglese
era
tracciato
con
mano
incerta
,
e
vi
lesse
:
Signore
,
Il
conte
l
'
ha
sfidato
.
Le
condizioni
di
questo
duello
sono
orribili
:
due
uomini
che
si
battono
alla
pistola
non
si
battono
per
una
semplice
riparazione
;
si
battono
per
uccidersi
.
Questo
duello
è
un
delitto
.
A
Napoli
si
è
molto
parlato
del
suo
scontro
di
un
mese
fa
con
un
giornalista
il
quale
ancora
guarda
il
letto
;
si
dice
ancora
che
ella
è
un
terribile
tiratore
;
il
conte
anche
lui
possiede
questa
sciagurata
destrezza
...
E
questi
due
uomini
,
che
si
odiano
a
morte
,
andranno
,
domani
,
dope
essersi
abbigliati
freddamente
,
come
al
solito
,
dopo
di
aver
fatto
attaccare
la
carrozza
,
dopo
di
essersi
salutati
civilmente
,
a
mettersi
a
15
o
20
passi
di
distanza
colle
pistole
in
mano
,
mirando
col
triste
sangue
freddo
che
deve
dare
in
mano
dell
'
uno
la
vita
dell
'
altro
...
Oh
!
signore
!
...
lo
ripeto
:
questo
è
delitto
!
...
questo
è
il
più
spietato
assassinio
legale
!
...
O
il
conte
resta
ucciso
ed
io
avrò
il
rimorso
di
essere
stata
causa
della
sua
morte
...
o
invece
...
Signore
...
a
Catania
conobbi
un
giovane
nobile
e
generoso
...
che
mostrava
d
'
amarmi
...
Io
invoco
questa
memoria
per
scongiurare
tale
disgrazia
...
Questo
duello
non
deve
aver
luogo
!
Si
ritratti
,
signore
,
il
conte
accetterà
le
sue
più
semplici
scuse
,
e
le
basterà
di
fare
il
primo
passo
perch
'
egli
le
venga
incontro
a
stringerle
la
mano
.
Se
ha
una
madre
pensi
a
questa
madre
,
se
ha
un
'
amante
pensi
all
'
amante
,
signore
...
e
farà
il
più
nobile
sacrifizio
che
amor
proprio
d
'
uomo
possa
fare
evitando
questo
duello
.
Narcisa
Valderi
Pietro
fu
tristamente
colpito
da
quella
lettera
.
Egli
si
aspettava
tutt
'
altro
,
egli
credeva
di
trovare
affettuose
parole
di
donna
amante
,
e
per
contro
rinvenne
la
moglie
che
supplicava
il
duellista
famoso
per
la
vita
del
marito
;
egli
non
vide
,
non
seppe
scorgere
tutto
ciò
che
lasciava
[
in
]
travedere
,
che
accennava
anche
quella
lettera
che
parlava
delle
reminiscenze
di
Catania
...
poiché
a
quelle
reminiscenze
non
si
era
data
più
importanza
di
quanta
se
ne
dà
a
sentimenti
che
non
si
dividono
;
avea
riletto
due
o
tre
volte
una
parola
,
quell
'
o
invece
...
che
un
momento
avea
fatto
la
sua
speranza
,
come
se
avesse
cercato
interpretare
tutto
il
senso
di
quei
puntini
che
la
seguivano
,
e
trovarvi
quello
che
il
suo
cuore
voleavi
vedere
;
ma
quei
puntini
potevano
anche
nascondere
,
come
spesso
,
il
nulla
.
Se
Narcisa
gli
avesse
scritto
semplicemente
:
Pietro
,
non
uccidete
mio
marito
,
ritrattatevi
:
egli
non
si
sarebbe
ritrattato
,
ma
non
avrebbe
neanche
fatto
il
passo
che
fece
,
rimandandole
la
lettera
,
come
una
suprema
impertinenza
.
Sorridendo
del
suo
riso
amaro
,
scrisse
,
in
basso
della
stessa
lettera
della
contessa
,
queste
sole
linee
,
che
gli
parve
la
completassero
,
e
ne
fossero
la
degna
risposta
,
mormorando
fra
i
denti
stretti
dal
sarcasmo
:
«
Ah
!
costei
ha
paura
che
io
le
uccida
il
marito
!
...
costei
si
rivolge
al
giovane
di
Catania
,
e
ne
accenna
la
memoria
,
come
si
farebbe
di
un
balocco
ad
un
fanciullo
;
per
ottenere
il
suo
intento
!
...
Ma
non
sa
questa
donna
quali
lagrime
stillino
ancora
queste
memorie
?!...»
.
Le
due
linee
dicevano
:
«
Se
amassi
una
donna
,
come
io
e
nessuno
può
amare
-
e
questa
donna
mi
chiedesse
una
viltà
-
io
la
negherei
a
questa
donna
.
-
Alla
signora
contessa
di
Prato
posso
assicurare
che
il
conte
,
suo
sposo
,
non
correrà
alcun
pericolo
»
.
Sì
,
egli
l
'
amava
tanto
,
colei
,
malgrado
tutto
quello
che
aveva
sofferto
per
lei
,
e
forse
a
causa
di
ciò
,
malgrado
i
torti
che
si
figurava
aver
ella
verso
di
lui
,
da
farle
il
sacrifizio
della
vita
senza
neanche
pensarci
,
senza
neanche
farglielo
indovinare
;
mentre
l
'
assicurava
della
vita
di
suo
marito
,
ricusandosi
nel
tempo
istesso
a
far
le
sue
scuse
al
conte
,
-
ciò
che
valeva
offrirsi
come
un
bersaglio
ai
colpi
di
lui
.
Quest
'
uomo
che
non
sapeva
se
la
sera
del
domani
dovesse
venire
per
lui
;
quest
'
uomo
che
andava
fra
poche
ore
a
barattare
una
vita
giovane
e
ricca
d
'
avvenire
,
acclamata
,
festeggiata
,
contro
un
colpo
di
pistola
,
dormì
tranquillo
tutta
la
notte
,
poiché
si
sentiva
più
vicino
a
Narcisa
,
la
sirena
che
gli
avrebbe
fatto
adorare
l
'
inferno
per
mezzo
delle
sue
seduzioni
.
All
'
alba
era
alzato
e
si
vestiva
.
Nel
punto
di
scendere
le
scale
consegnò
al
cameriere
la
lettera
della
contessa
dicendogli
:
«
Recate
al
suo
indirizzo
questa
lettera
,
e
dite
alla
contessa
di
avervela
io
data
nel
punto
di
montare
in
carrozza
.
Fate
avanzare
»
.
«
La
carrozza
!
»
,
gridò
il
cameriere
.
I
briosi
cavalli
lo
trasportarono
rapidamente
all
'
abitazione
del
barone
,
nella
strada
del
Pilierò
,
ove
aspettavano
i
due
testimoni
.
VII
Quando
giunsero
sul
terreno
,
al
Vomero
,
vi
trovarono
il
conte
coi
suoi
due
padrini
;
tutti
si
salutarono
levandosi
i
cappelli
.
«
I
signori
hanno
da
offrire
ritrattazione
da
parte
del
loro
primo
?
»
,
domandò
uno
dei
testimoni
del
conte
a
quelli
di
Brusio
.
«
No
,
signore
»
;
rispose
breve
il
barone
.
Colui
sembrò
sorpreso
,
poiché
era
forse
prevenuto
dalla
contessa
di
aspettarsi
tutt
'
altro
,
e
cominciò
a
misurare
il
terreno
d
'
accordo
cogli
altri
.
Situati
i
duellanti
,
i
padrini
misero
loro
in
mano
le
pistole
,
e
si
allontanarono
.
In
questa
fatta
di
duelli
,
l
'
ultimo
colpo
è
scelto
a
preferenza
dal
più
coraggioso
,
o
dal
più
arrabbiato
,
che
approfittando
dell
'
eventuale
cattivo
esito
dell
'
avversario
,
può
venire
a
fare
il
suo
colpo
a
15
ed
anche
a
10
passi
di
distanza
;
ciò
che
dà
molte
probabilità
di
riuscita
.
I
padrini
di
Brusio
videro
dunque
colla
massima
sorpresa
,
che
questi
,
né
novizio
,
né
inesperto
,
fermo
al
suo
posto
(
dopo
aver
mirato
un
momento
con
freddezza
)
avea
tratto
il
suo
colpo
,
il
quale
avea
spezzato
un
ramoscello
,
che
sorpassando
il
muro
del
giardino
,
a
cui
volgeva
le
spalle
il
conte
,
si
stendeva
sulla
testa
di
quest
'
ultimo
.
Il
conte
(
che
si
era
fermato
dopo
tre
o
quattro
passi
,
facendo
l
'
atto
di
chi
prende
la
mira
più
accuratamente
per
tirare
,
onde
prevenire
il
giovane
)
rassicurato
dal
cattivo
esito
del
colpo
di
lui
,
fece
tranquillamente
i
suoi
dieci
passi
,
mirando
sempre
colla
calma
di
un
tiratore
al
bersaglio
,
e
fece
fuoco
a
20
passi
;
la
palla
andò
a
scalfire
il
braccio
sinistro
di
Brusio
.
«
L
'
onore
è
salvo
!
»
,
gridarono
i
padrini
.
Il
conte
salutò
e
andò
a
rimontare
nella
carrozza
coi
suoi
due
amici
.
Passando
dal
Caffè
Nuovo
offrì
una
colazione
ai
testimoni
;
dei
quali
uno
,
quello
che
avea
fatta
la
domanda
di
ritrattazione
,
si
scusò
di
non
potere
accettare
,
accusandone
un
affare
urgentissimo
e
partì
.
«
In
sala
c
'
è
un
signore
che
l
'
aspetta
da
cinque
minuti
,
e
che
mostrava
aver
molta
fretta
di
vederla
»
;
disse
il
cameriere
a
Brusio
,
appena
questi
fu
di
ritorno
.
«
Ha
detto
il
suo
nome
?
»
«
No
,
signore
.
»
«
Va
bene
.
»
Nel
salotto
infatti
aspettava
uno
dei
testimoni
del
conte
,
quello
che
l
'
avea
lasciato
al
Caffè
Nuovo
,
vecchietto
rubizzo
ed
elegante
.
Appena
vide
Pietro
gli
stese
la
mano
.
«
Ero
impaziente
di
stringere
la
mano
dell
'
uomo
più
nobile
e
generoso
ch
'
io
m
'
abbia
conosciuto
»
;
gli
disse
,
«
e
avrà
la
bontà
di
perdonarmi
se
ho
rischiato
d
'
essere
importuno
per
affrettarmene
il
piacere
.
»
«
Io
non
capisco
,
signore
»
,
rispose
Brusio
freddamente
.
«
Sono
l
'
interprete
dei
sentimenti
della
contessa
di
Prato
.
»
«
La
contessa
di
Prato
!
»
,
esclamò
Pietro
involontariamente
.
«
Cui
ella
ha
salvato
il
marito
rischiando
la
vita
.
»
«
Io
?
No
!
sono
stato
sfortunato
:
ecco
tutto
.
»
«
So
che
a
trenta
passi
ella
mette
una
palla
in
un
anello
.
Ho
assistito
al
più
strano
duello
ch
'
io
abbia
veduto
,
ed
ho
l
'
onore
d
'
assicurarle
che
me
ne
intendo
un
poco
di
questi
giochetti
.
Tutto
questo
mi
autorizza
a
creder
poco
nelle
sue
parole
,
in
questo
momento
,
e
molto
nella
sua
discrezione
e
nella
sua
modestia
.
»
«
Signore
!
»
«
E
che
!
...
forse
che
andiamo
in
collera
perché
vengo
a
recarle
i
ringraziamenti
della
contessa
?
»
«
La
signora
contessa
nulla
mi
deve
e
nulla
ha
a
ringraziarmi
.
»
«
Stamattina
,
molto
prima
di
partire
pel
Vomero
col
conte
,
ho
veduto
un
biglietto
così
concepito
in
sostanza
:
Io
non
mi
ritratterò
,
ma
posso
assicurare
la
signora
di
Prato
che
non
le
ucciderò
il
marito
.
Se
la
contessa
avesse
avuto
la
bontà
di
cedermi
per
un
quarto
d
'
ora
quel
biglietto
,
come
io
ne
l
'
avea
pregata
,
non
avrei
avuto
la
sfortuna
,
a
quest
'
ora
,
di
esser
sì
poco
creduto
.
»
Brusio
arrossì
impercettibilmente
e
chinò
la
testa
.
«
Ella
ha
letto
questo
biglietto
?...»,
disse
esitando
.
«
Letto
propriamente
no
;
poiché
è
stata
la
contessa
che
ha
avuto
la
bontà
di
leggermelo
.
»
Pietro
respirò
.
«
Ebbene
?
»
«
Ebbene
!
io
so
tutto
.
La
contessa
istessa
mi
ha
tutto
rivelato
!
»
,
aggiunse
con
enfasi
napoletana
l
'
interlocutore
di
Brusio
.
«
Ella
?
!
»
«
La
prego
di
credere
,
prima
di
farsene
le
meraviglie
,
ch
'
io
ho
l
'
onore
di
trovarmi
molto
innanzi
nell
'
amicizia
della
signora
contessa
di
Prato
,
e
che
ella
ha
la
bontà
di
mostrarmi
tutta
la
fiducia
...
Non
so
se
ella
m
'intende...»
«
Non
molto
,
veramente
.
»
«
Eppure
è
sì
chiaro
!
»
,
aggiunse
il
vecchietto
con
un
sorriso
malizioso
.
«
È
adorabile
quella
contessa
!
...
peccato
che
lei
non
abbia
la
fortuna
di
conoscerla
intimamente
...
»
«
Me
ne
rincresce
di
cuore
.
Sicché
?...»
«
Sicché
ho
saputo
dalla
Valderi
,
ieri
sera
»
,
seguitò
colui
,
assumendo
completamente
l
'
aria
misteriosa
e
gonfia
del
vecchio
ganimede
che
si
crede
sicuro
del
fatto
suo
,
«
che
lei
,
signore
,
ha
voluto
,
non
so
perché
,
rimandare
alla
signora
un
mazzo
che
questa
le
avea
gettato
sul
proscenio
la
sera
che
si
rappresentava
il
suo
Gilberto
;
cosa
che
il
conte
ha
preso
in
mala
parte
,
per
cui
n
'
è
seguito
lo
scontro
di
stamattina
...
Quello
di
più
delicato
,
che
la
contessa
non
volle
,
non
seppe
nascondermi
,
è
che
ella
stessa
avesse
fatto
pregare
lei
,
signore
,
di
venire
ad
un
accomodamento
,
onde
il
sangue
non
fosse
sparso
per
una
causa
sì
futile
;
e
le
venne
risposto
con
quel
biglietto
ch
'
ella
mi
lesse
.
»
Pietro
sorrise
involontariamente
nel
vedere
la
pazza
persuasione
e
le
galanti
pretensioni
del
vecchietto
.
«
La
contessa
»
,
seguitò
colui
,
«
ed
io
stesso
non
avevamo
capito
perfettamente
quello
che
volessero
dire
quelle
parole
:
Alla
signora
contessa
di
Prato
posso
assicurare
che
il
conte
,
suo
sposo
,
non
correrà
alcun
pericolo
:
e
che
la
sua
nobile
condotta
di
stamattina
ha
spiegato
intieramente
.
Nella
mia
premura
di
presentarmi
alla
Prato
con
qualche
cosa
che
le
fosse
gradevole
,
io
son
corso
a
ringraziar
lei
di
cuore
,
a
stringerle
la
mano
per
la
contessa
e
per
me
,
essendo
sicuro
di
prevenire
il
desiderio
della
signora
.
»
«
Mi
permetta
di
farle
osservare
che
questa
sicurezza
è
,
per
lo
meno
,
molto
arrischiata
.
»
«
Per
bacco
!
dopo
aver
veduto
Narcisa
agitata
,
come
ieri
sera
l
'
ho
veduta
;
dopo
che
stamane
,
prima
ch
'
io
partissi
con
suo
marito
,
ella
mi
fece
chiamare
misteriosamente
...
segretamente
,
capisce
?
...
per
scongiurarmi
colle
più
calde
preghiere
,
colle
lagrime
agli
occhi
,
che
facessi
di
tutto
onde
venire
ad
un
accomodamento
,
non
c
'
è
bisogno
di
gran
sale
in
zucca
per
capire
che
la
contessa
dev
'
essere
contentissima
dell
'
esito
fortunatissimo
di
questo
affare
(
poiché
,
scusi
,
ma
la
sua
ferita
al
braccio
non
può
chiamarsi
una
disgrazia
)
e
che
io
,
dopo
aver
fatto
il
possibile
per
venire
all
'
aggiustamento
che
ella
mi
raccomandava
,
vada
ad
annunziarle
di
aver
accomodato
benone
le
cose
,
e
aver
perfino
ringraziato
lei
.
»
Sarei
dispiacentissimo
però
,
signore
,
ove
ella
,
senza
volerlo
,
le
avesse
reso
un
servigio
che
sarà
male
accolto
dalla
signora
.
»
«
Male
accolto
!
?
...
e
perché
?
»
«
Giacché
il
conte
n
'
è
uscito
illeso
,
cosa
deve
importare
di
me
,
di
uno
sconosciuto
,
a
quella
signora
?
E
come
dovrà
accettare
che
lei
vada
a
dirle
:
Ho
stretto
da
parte
vostra
la
mano
a
quell
'
uomo
che
ha
avuto
la
scortesia
di
rifiutarvi
un
sommo
favore
(
poiché
non
è
provato
ch
'
io
abbia
risparmiato
il
conte
)
e
che
è
andato
a
scaricare
la
sua
pistola
contro
il
petto
di
vostro
marito
?
»
Il
vecchietto
rimase
un
momento
confuso
,
come
colpito
da
quella
riflessione
;
ma
poco
dopo
riprese
vivamente
,
quasi
trionfante
:
«
No
,
no
!
son
sicuro
del
fatto
mio
.
Lei
non
conosce
la
bell
'
anima
di
Narcisa
;
ella
sarebbe
desolatissima
se
il
minimo
accidente
le
fosse
accaduto
...
L
'
ho
udita
con
questi
orecchi
esclamare
,
torcendosi
le
braccia
:
Mio
Dio
!
se
quel
giovane
morisse
...
per
me
!
»
.
«
Ella
ha
detto
questo
?
!
»
,
esclamò
Pietro
quasi
fuori
di
sé
...
«
Ma
sì
!
Diavolo
...
che
c
'
è
?
Le
reca
sorpresa
che
una
donna
abbia
paura
del
sangue
che
potrebbe
venire
sparso
per
cagion
sua
?
»
«
Al
contrario
...
È
che
...
in
tal
caso
...
essendo
sicuro
...
essendo
certo
di
rendere
a
lei
un
servigio
...
di
farle
un
buon
ufficio
presso
quella
signora
...
io
le
darei
un
attestato
di
quanto
ella
ha
fatto
per
scongiurare
il
pericolo
di
questo
duello
...
di
come
ella
si
è
adoperato
per
far
piacere
alla
contessa
...
»
«
Mio
amico
!
mio
caro
amico
!
»
,
esclamò
colui
,
abbracciandolo
;
«
come
le
ne
sarei
grato
!...»
«
E
se
lei
crede
che
due
righi
potrebbero
esserle
utili
presso
la
signora
di
Prato
...
»
«
Ella
è
la
bontà
in
persona
,
ed
io
le
sono
devotissimo
anima
e
corpo
.
»
Senza
aspettare
che
il
suo
interlocutore
fornisse
il
compito
dei
suoi
enfatici
ringraziamenti
Pietro
si
appressò
al
tavolino
da
albums
,
aprì
una
cartella
che
conteneva
foglietti
da
lettere
,
e
scrisse
:
«
Un
uomo
che
ha
molto
a
farsi
perdonare
dalla
signora
contessa
di
Prato
sarebbe
fortunatissimo
ove
ella
volesse
indicargli
un
'
ora
della
giornata
in
cui
potesse
venire
ad
implorare
questo
perdono
ai
suoi
piedi
»
.
Piegò
il
foglio
e
fece
mostra
di
rimetterlo
così
aperto
all
'
amico
della
Prato
.
«
Non
occorre
di
suggellarlo
,
se
lei
avrà
la
bontà
di
ricapitarlo
perso
-
nalmente
alla
signora
contessa
.
»
«
Anzi
!
anzi
!
...
suggelli
,
suggelli
pure
!
Voglio
fingere
di
non
sapere
di
che
si
tratti
...
Quest
'
attestato
del
quale
sembrerò
non
essere
informato
,
mi
gioverà
molto
presso
la
mia
cara
contessa
.
Ella
sarà
contentissima
di
me
...
poiché
...
capisce
....
ella
ha
molta
bontà
per
me
...
non
dico
per
vantarmi
...
»
«
Non
perda
tempo
adunque
!
»
,
replicò
Brusio
,
spingendolo
verso
la
porta
.
«
Un
altro
abbraccio
,
amico
carissimo
,
un
altro
abbraccio
.
Lei
troverà
sempre
in
me
un
uomo
tutto
suo
,
un
amico
vero
e
riconoscente
sino
alla
morte
.
Tratti
d
'
amicizia
come
i
suoi
,
che
non
si
fanno
aspettare
...
che
vengono
da
sé
...
non
si
dimenticano
...
Poiché
ella
ha
avuto
la
gentilezza
d
'
indovinare
...
che
io
per
quella
cara
Narcisa
...
capisce
?
!
»
«
Addio
,
caro
signore
.
»
«
Oh
,
come
mi
sarà
grata
la
contessa
!
come
creperanno
d
'
invidia
,
quegli
altri
giovanotti
,
quell
'
ufficialetto
di
cavalleria
pel
primo
!
...
Addio
,
caro
amico
.
»
Uscì
a
ritroso
,
inchinandosi
;
e
Pietro
,
lasciando
cadere
la
portiera
dietro
di
lui
,
non
poté
fare
a
meno
di
ridere
della
trista
figura
che
la
sciocca
presunzione
faceva
fare
a
quel
seduttore
di
58
anni
.
A
mezzogiorno
il
conte
rientrò
in
casa
e
domandò
della
moglie
.
«
La
signora
contessa
è
uscita
in
carrozza
»
,
rispose
il
suo
cameriere
.
«
Uscita
diggià
!
»
,
esclamò
il
conte
con
qualche
sorpresa
.
«
Ed
ha
lasciato
pel
signore
questo
biglietto
.
»
Il
conte
non
dissimulò
un
movimento
di
collera
,
ed
esitando
ad
aprire
la
lettera
,
disse
bruscamente
al
domestico
:
«
Va
bene
!
lasciatemi
»
.
Il
biglietto
di
Narcisa
era
semplicissimo
:
«
Lascio
questa
casa
perché
sento
ch
'
è
impossibile
rimanere
uniti
più
oltre
.
-
Sento
troppo
altamente
i
motivi
che
mi
spingono
a
tal
passo
per
nascondervelo
.
-
Non
mi
cercate
adunque
:
sarebbe
inutile
.
-
Vi
so
troppo
ricco
e
troppo
generoso
per
supporre
che
possiate
far
conto
della
mia
dote
:
vi
prego
quindi
di
passare
,
su
questa
,
8
o
9
mila
lire
all
'
anno
al
mio
incaricato
d
'
affari
a
Torino
,
signor
Treveri
.
Credo
che
basteranno
»
.
Era
quanto
vi
ha
di
incisivo
nell
'
ardire
portato
all
'
audacia
,
nella
franchezza
spinta
sino
al
cinismo
,
della
donna
volubile
e
galante
,
appassionata
ed
impetuosa
.
Quasi
nell
'
ora
istessa
un
elegante
calesse
si
fermava
dinanzi
il
portone
di
una
graziosa
casa
a
due
piani
nella
Strada
Nuova
.
Un
palafreniere
,
che
serviva
anche
da
portinaio
,
venne
ad
aprire
alla
signora
abbigliata
con
distinzione
,
che
era
discesa
dal
calesse
,
e
le
additò
una
scala
a
sinistra
,
della
quale
gli
scalini
di
marmo
erano
fiancheggiati
di
vasi
di
fiori
.
In
fondo
alla
corte
,
legati
alle
sbarre
di
un
cancello
che
chiudeva
un
giardino
di
piacevolissimo
aspetto
,
scalpitavano
tre
bellissimi
cavalli
inglesi
.
Nell
'
anticamera
,
ad
un
domestico
che
incontrò
,
la
dama
domandò
se
il
signor
Pietro
Brusio
era
in
casa
.
«
Sì
,
signora
;
ma
non
è
visibile
,
poiché
è
nel
suo
gabinetto
di
lavoro
.
»
«
Ditegli
che
c
'
è
una
signora
che
desidera
parlargli
.
»
«
Domando
scusa
,
signora
;
ma
la
prego
di
avere
la
bontà
di
ripassare
verso
le
sei
,
o
di
lasciare
il
suo
biglietto
;
poiché
quando
è
nel
suo
gabinetto
il
signore
non
vuol
essere
disturbato
assolutamente
.
»
«
Fategli
tenere
questo
biglietto
in
tal
caso
»
;
insisté
la
signora
con
una
lieve
tinta
d
'
impazienza
,
prendendo
da
un
elegante
porta
-
biglietti
una
carta
di
visita
e
piegandola
:
«
ditegli
che
aspetto
.
Non
vi
sgriderà
certamente
per
questo
»
.
Il
tuono
di
sicurezza
e
di
superiorità
con
cui
parlava
la
bella
signora
vinse
le
esitazioni
del
cameriere
,
che
si
decise
a
fare
quanto
ella
diceva
.
«
Si
dia
l
'
incomodo
di
seguirmi
in
sala
»
,
diss
'
egli
sollevando
la
portiera
di
un
uscio
;
«
il
signore
ci
sarà
a
momenti
.
»
Per
giungere
al
salotto
si
attraversava
una
piccola
serra
a
cristalli
,
che
occupava
uno
dei
lati
di
una
terrazza
assai
vasta
,
della
quale
s
'
era
fatto
un
giardino
pensile
,
sporgente
su
quella
spiaggia
incantata
della
Marinella
,
che
ha
il
bel
golfo
di
Napoli
per
orizzonte
,
e
in
fondo
Capri
e
Sorrento
.
Quella
specie
di
stufa
,
dove
vegetavano
le
più
belle
piante
esotiche
,
circoscriveva
come
in
un
'
atmosfera
separata
dalla
città
clamorosa
,
il
salotto
ed
il
gabinetto
da
studio
che
vi
era
contiguo
.
I
rumori
esterni
sembravano
estinguersi
sulla
sabbia
finissima
del
viale
,
come
il
più
lieve
alitare
di
vento
moriva
sulle
grandi
foglie
di
quelle
piante
immobili
nelle
loro
masse
svariate
.
Il
salotto
era
addobbato
con
lusso
;
ma
quel
pensiero
tutto
originale
che
avea
disposto
lo
stanzone
dei
fiori
prima
di
giungervi
,
e
il
giardino
sulla
terrazza
,
sembrava
aver
presieduto
nei
minimi
dettagli
alla
situazione
di
tutti
gli
oggetti
che
lo
decoravano
.
Le
porte
vetrate
,
che
si
aprivano
sulla
terrazza
,
erano
nascoste
,
alla
lettera
,
da
persiane
di
pianticelle
rampicanti
;
ciò
che
unito
alle
pitture
dei
vetri
,
e
alle
doppie
tende
di
raso
e
di
velo
,
facevano
penetrare
soltanto
nella
sala
quella
mezza
luce
,
che
,
col
lasciare
indistinte
le
forme
degli
oggetti
,
vi
crea
mille
nuove
immagini
,
e
ne
popola
la
semioscurità
di
quei
mille
sogni
incantati
,
di
quelle
sfumature
voluttuose
che
tanto
piacciono
alle
signore
galanti
;
il
passo
si
arrestava
sui
tappeti
vellutati
,
come
se
temesse
di
destare
un
'
eco
che
potesse
strappare
dalla
deliziosa
preoccupazione
che
faceva
nascere
quell
'
atmosfera
.
Il
cameriere
scomparve
senza
far
rumore
per
uno
degli
usci
dirimpetto
,
nascosto
dalla
stessa
tenda
di
raso
celeste
.
La
signora
si
sprofondò
in
una
delle
poltroncine
che
erano
vicine
ad
un
elegante
tavolino
da
albums
,
piccolo
capolavoro
nel
suo
genere
;
subendo
anch
'
essa
,
senza
accorgersene
,
il
fascino
che
esercitava
sui
sensi
quel
luogo
ricco
di
dorature
,
di
sete
,
di
specchi
e
di
profumi
:
fascino
al
quale
forse
ella
era
disposta
.
Poco
dopo
la
tenda
si
aperse
,
e
comparve
un
uomo
,
vestito
del
rigoroso
abito
nero
,
come
se
volesse
dare
a
divedere
di
apprezzare
tutto
il
valore
della
visita
che
riceveva
;
ancora
pallido
,
ma
di
quel
pallore
che
ci
fa
brillare
gli
occhi
,
quando
la
gioia
troppo
potente
della
felicità
sembra
chiamare
al
cuore
tutto
il
sangue
.
Una
benda
di
seta
gli
teneva
al
collo
il
braccio
sinistro
.
Un
momento
però
egli
sembrò
ondeggiare
indeciso
,
mentre
fissava
i
suoi
occhi
scintillanti
su
quel
corpo
da
fata
(
che
accennava
appena
le
sue
seduzioni
sotto
le
linee
quasi
vaporose
delle
vesti
,
voluttuosamente
disteso
sulla
poltroncina
)
e
su
quegli
occhi
che
lo
fissavano
del
loro
sguardo
più
bello
,
mentre
il
sorriso
più
dolce
errava
sulle
labbra
di
lei
.
Come
se
avesse
temuto
di
rompere
l
'
incanto
di
quel
sogno
troppo
bello
per
lui
,
[
egli
]
esclamò
,
quasi
impaziente
,
verso
un
testimonio
che
gli
stava
vicino
,
ma
che
però
non
si
vedeva
:
«
Non
ci
sono
per
nessuno
.
Quando
vi
voglio
suonerò
.
Andate
»
.
Non
si
udì
sul
tappeto
,
molto
spesso
,
il
passo
del
cameriere
che
si
allontanava
.
Pietro
si
avanzò
lentamente
verso
la
dama
,
come
se
avesse
voluto
assaporarne
,
con
una
voluttuosa
economia
d
'
analisi
,
tutte
le
emanazioni
inebbrianti
.
Ella
,
nella
sua
positura
da
sirena
,
lo
fissava
sempre
senza
parlare
.
Il
giovane
non
pensava
neanche
a
proferire
la
più
semplice
formola
di
civiltà
.
Una
parola
sola
irruppe
spontanea
:
«
Lei
!
...
lei
,
signora
!
...
da
me
!
»
.
«
Che
c
'
è
di
strano
?
»
,
rispose
ella
con
un
indefinibile
sorriso
.
«
Non
ha
ella
rischiata
la
vita
per
me
,
perché
io
venga
a
rischiare
quelli
che
il
mondo
chiama
riguardi
per
lei
?...»
Gli
stese
la
destra
,
dopo
essersi
tolto
il
guanto
;
egli
esitò
a
prendere
quella
mano
,
che
,
forse
per
fargli
provare
in
tutta
l
'
intensità
il
brivido
del
suo
contatto
,
gli
si
metteva
nuda
fra
le
sue
.
«
Ho
ricevuto
il
suo
biglietto
dal
signor
Briolli
.
Se
lei
ha
molto
a
farsi
perdonare
,
io
ho
molto
a
ringraziarla
...
Ho
verso
di
lei
uno
di
quei
doveri
di
gratitudine
dinanzi
a
cui
le
convenienze
sociali
scompaiono
;
e
son
venuta
a
ringraziarla
,
signore
,
della
sua
azione
sì
nobile
,
sì
generosa
sino
al
sacrificio
!...»
Invece
di
rispondere
,
Pietro
seguitava
ad
ammirare
,
come
si
fa
di
un
oggetto
prezioso
,
quella
manina
bianca
ed
affilata
che
si
teneva
fra
le
sue
senza
osare
di
stringerla
,
come
se
temesse
di
farne
appassire
la
delicata
bellezza
.
«
E
questa
ferita
!
...
Dio
mio
!...»,
continuò
la
contessa
commossa
vivamente
.
«
Nulla
...
una
scalfittura
.
»
Narcisa
si
avvide
forse
allora
della
tacita
ammirazione
con
cui
il
giovane
si
teneva
quella
mano
sulle
palme
,
e
,
arrossendo
impercettibilmente
,
fece
un
movimento
per
ritirarla
.
«
Oh
!
la
lasci
!...»,
mormorò
egli
come
un
fanciullo
che
parli
in
un
sogno
delizioso
.
«
È
cosi
bella
!...»
La
contessa
,
ancor
più
rossa
di
prima
,
ma
sorridendo
cogli
occhi
e
le
labbra
del
suo
sorriso
inebbriante
,
con
un
movimento
rapidissimo
e
quasi
istintivo
di
grazia
squisita
,
o
di
sopraffina
civetteria
,
gli
porse
l
'
altra
,
lasciandole
in
quelle
di
lui
e
guardandolo
fisso
negli
occhi
.
Pietro
volle
baciare
quelle
mani
da
fata
;
ma
gli
parve
un
peccato
,
come
gli
era
sembrato
lo
stringerle
,
di
sfiorare
colle
sue
labbra
quella
pelle
rasata
.
Dopo
un
momento
di
silenzio
la
contessa
riprese
:
«
Uno
dei
testimoni
di
mio
marito
,
il
signor
Briolli
,
mi
ha
fatto
conoscere
tutta
la
generosità
della
sua
condotta
...
Se
io
avessi
potuto
sospettare
che
alla
mia
preghiera
ella
doveva
rispondere
con
tal
sacrificio
,
io
avrei
inorridito
di
avanzarla
...
come
ora
ho
rimorso
...
»
.
«
Non
mi
parli
di
ciò
!...»,
interruppe
quasi
brusco
il
giovane
,
come
se
avesse
temuto
di
destarsi
.
«
Noi
abbiamo
torti
reciproci
»
,
aggiunse
Narcisa
col
suo
sorriso
ammaliatore
;
«
siamo
franchi
in
tal
caso
dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
per
poterceli
perdonare
scambievolmente
...
»
«
Reciproci
torti
?
»
,
interruppe
Pietro
come
trasognato
.
«
I
miei
saranno
più
gravi
»
,
rispose
Narcisa
;
«
ma
ho
la
buona
fede
di
confessarli
e
la
risoluzione
di
espiarli
...
E
voi
?...»
«
Io
non
me
ne
trovo
che
uno
!
...
ma
sì
grande
...
che
io
non
oso
rammentarlo
senza
arrossire
in
faccia
a
voi
...
»
«
Confessatelo
allora
;
forse
vi
verrà
perdonato
.
»
«Contessa!...»
«
È
molto
grave
adunque
perché
non
abbiate
il
coraggio
di
questa
confessione
?
»
«
Le
vostre
parole
me
lo
danno
;
io
ho
commesso
l
'
indegnità
d
'
insultarvi
rimandandovi
il
mazzo
e
l
'
anello
,
e
poco
fa
anche
il
biglietto
...
»
«
Avete
avuto
torto
nell
'
ultimo
caso
,
non
l
'
avevate
nel
primo
...
»
«
Perché
?
»
«
Perché
nel
primo
caso
quello
che
a
voi
pare
colpa
,
mi
provava
piuttosto
...
»
«Narcisa!...»
«
Che
voi
...
»
«
Che
io
vi
amo
come
un
pazzo
!
...
come
un
uomo
che
non
è
più
conscio
di
quello
che
fa
,
perché
voi
gli
avete
tolto
la
mente
e
la
ragione
,
Narcisa
!...»
Così
dicendo
Pietro
divorava
coi
baci
quelle
mani
che
si
teneva
fra
le
sue
.
«
Ora
che
la
vostra
confessione
è
fatta
»
,
diss
'
ella
,
non
rispondendo
direttamente
,
«
veniamo
alla
mia
.
»
Pietro
si
accosciò
sul
tappeto
ai
piedi
della
contessa
,
tenendo
sempre
le
sue
mani
.
«
Vi
scrissi
di
aver
conosciuto
a
Catania
un
giovanetto
generoso
sino
al
sagrifizio
,
nobile
sino
all
'
eroismo
...
Perdonatemi
,
non
m
'
interrompete
.
Allora
non
sapevo
chi
fosse
,
non
conoscevo
che
un
giovane
come
se
ne
veggono
tanti
,
inferiore
fors
'
anche
a
quei
giovani
eleganti
che
mi
facevano
la
corte
.
Anch
'
esso
mi
faceva
la
corte
alla
sua
maniera
,
come
la
fanno
i
provinciali
e
gli
adolescenti
...
Guardai
qualche
volta
costui
che
incontravo
sempre
sui
miei
passi
in
istrada
,
sulla
porta
del
Teatro
,
uscendo
e
rientrando
in
casa
...
Qualche
volta
,
quando
paragonavo
il
suo
stato
a
quello
di
coloro
che
mi
amavano
come
lui
ma
che
potevano
dirmelo
o
almeno
provarmelo
,
aspirare
almeno
ad
un
mio
sorriso
,
ad
una
mia
parola
...
mentre
costui
doveva
sacrificarsi
giorni
e
notti
intieri
per
vedermi
scendere
da
carrozza
o
per
passarmi
d
'
accanto
al
ritorno
da
un
ballo
,
ebbi
un
momento
di
curiosità
,
ed
anche
di
riconoscenza
sì
lontana
da
sfumare
nella
compassione
,
per
questo
giovane
che
mi
amava
in
tal
modo
,
e
mi
amava
senza
speranza
...
Poi
non
ci
pensai
più
...
Poco
tempo
fa
lo
rividi
in
una
festa
»
:
riprese
la
contessa
:
«
era
l
'
uomo
in
voga
;
l
'
alta
società
avea
per
lui
le
più
squisite
cortesie
,
le
donne
più
belle
e
più
nobili
gli
sorridevano
...
Un
vero
trionfo
!
Io
ammirai
quella
fronte
larga
e
pallida
,
e
mi
sembrò
di
scorgervi
qualche
cosa
di
nobile
che
non
vi
avevo
prima
notato
;
mi
parve
di
leggere
un
mondo
intiero
nei
suoi
occhi
,
sebbene
alquanto
malinconici
.
Lo
sguardo
ch
'
egli
mi
volse
mi
fece
pensare
al
giovanetto
sconosciuto
...
e
provai
una
viva
commozione
a
quel
pensiero
:
c
'
era
trionfo
ed
orgoglio
soltanto
,
in
quel
punto
.
Oh
!
io
sono
schietta
,
signore
,
per
farmi
credere
quello
che
ho
da
dire
in
seguito
.
Quest
'
uomo
avea
fatto
un
miracolo
pel
mio
amore
un
miracolo
da
genio
...
Io
l
'
ho
veduto
in
quell
'
opera
,
come
egli
non
ha
veduto
che
me
creandola
,
prendermi
la
mano
,
sorridendo
del
suo
triste
sorriso
,
e
farmi
passare
in
rassegna
il
suo
cuore
coi
suoi
palpiti
,
le
sue
speranze
e
le
sue
lagrime
...
e
trasportarmi
ai
giorni
delle
vaghe
aspirazioni
e
dei
sogni
ineffabili
.
Poi
mi
ha
fatto
piangere
del
suo
pianto
disperato
a
quelli
spasimanti
di
passione
...
e
si
è
arrestato
anelante
,
spossato
,
colle
braccia
stese
,
nel
punto
in
cui
sentiva
sfuggirsi
questo
fantasma
a
cui
incatenava
la
sua
esistenza
...
Oh
,
in
quel
momento
,
signore
...
s
'
io
avessi
veduto
dinanzi
a
me
quest
'
uomo
,
come
l
'
ho
veduto
nel
suo
sogno
,
nel
suo
dramma
...
gli
avrei
steso
le
braccia
ad
incontrare
le
sue
...
»
.
«Narcisa!...»,
mormorò
soffocato
Brusio
,
sollevandosi
sino
ad
inginocchiarsi
.
«
Qualche
volta
,
quando
penso
a
quest
'
amore
sì
ardente
e
sì
immenso
,
che
non
avrei
saputo
immaginare
se
non
l
'
avessi
ispirato
,
io
che
ho
sorriso
e
folleggiato
fra
le
ancor
più
folli
proteste
di
mille
galanti
,
io
stordita
da
quest
'
incenso
d
'
adulazioni
e
di
corteggio
che
gli
uomini
più
eleganti
,
più
ricchi
e
nobili
si
affollano
a
bruciarmi
ai
piedi
...
io
ho
un
movimento
d
'
incerto
terrore
;
...
mi
pare
che
debba
esser
terribile
,
divorante
,
questa
passione
,
quando
è
giunta
a
tal
grado
;
...
mi
pare
ch
'
essa
debba
assorbire
la
vita
in
un
bacio
di
fuoco
...
ma
in
un
bacio
di
tale
ebbrezza
da
sembrare
troppo
piccolo
compenso
la
vita
,
e
troppo
corti
i
giorni
per
avvelenarsene
...
»
«Narcisa!!...»,
ripeté
Pietro
colle
lagrime
agli
occhi
,
prendendole
le
mani
con
violenza
,
mentre
avea
ascoltato
sin
allora
cogli
occhi
spalancati
e
fissi
,
come
pazzo
di
felicità
,
e
coi
gomiti
appoggiati
sulle
ginocchia
di
lei
.
La
fata
si
curvò
mollemente
verso
di
lui
,
e
gli
posò
le
braccia
sulle
spalle
...
poi
lo
sollevò
lentamente
,
con
quell
'
abbandono
inimitabile
e
seducente
che
le
era
particolare
;
e
guardandolo
sempre
col
suo
sorriso
da
sirena
gli
susurrò
,
quasi
sulle
labbra
,
colla
sua
voce
più
bella
e
più
carezzevole
:
«
Son
venuta
a
vedere
il
tuo
gabinetto
da
studio
...
Pietro
...
»
.
Quel
soffio
passò
come
un
vento
ghiacciato
sul
sudore
che
inondava
la
fronte
di
lui
,
che
,
impotente
a
più
contenersi
,
la
sollevò
,
prendendola
tra
le
braccia
,
come
un
caro
fanciullo
,
e
la
divorò
di
baci
,
singhiozzando
in
un
sublime
delirio
:
«
Tu
sei
il
mio
Dio
!
ed
io
non
avrò
mai
forza
per
amarti
come
vorrei
!!!...»
.
La
portiera
ricadde
ondeggiante
dietro
di
loro
.
Pochi
giorni
dopo
,
verso
il
tramonto
,
due
giovani
che
s
'
avvincevano
colle
braccia
allacciate
,
come
le
rampicanti
che
coprivano
i
fusti
dei
grandi
alberi
del
giardino
pensile
,
appoggiati
alla
ringhiera
di
pietra
della
terrazza
,
guardavano
il
sole
che
tramontava
dietro
quel
mare
azzurro
che
si
stendeva
immenso
ai
loro
piedi
ed
ove
si
specchiavano
Ischia
e
Procida
.
Narcisa
teneva
appoggiata
la
testa
sulla
spalla
di
Pietro
,
e
di
quando
in
quando
si
aggrappava
al
collo
di
lui
colle
sue
candide
braccia
per
passare
le
sue
labbra
sulla
fronte
e
gli
occhi
di
lui
con
mille
baci
muti
della
sua
bocca
tremante
che
ne
formavano
un
solo
.
«
Che
vita
!
...
mio
Dio
!
che
vita
!!!...»,
mormorava
ella
soltanto
qualche
volta
.
«
Eppure
,
mio
dolce
angioletto
,
quando
io
bacio
questa
tua
fronte
,
e
mi
premo
fra
le
labbra
questi
capelli
,
e
ti
chiudo
gli
occhi
colle
mie
mani
,
e
mi
sento
fremere
fra
le
braccia
questo
tuo
corpo
da
fata
...
io
non
credo
,
no
...
malgrado
che
io
chiuda
gli
occhi
,
malgrado
che
io
torturi
disperatamente
il
mio
cervello
,
per
crederlo
,
che
ciò
che
io
provo
di
sì
immenso
,
di
sì
convulso
,
di
sì
spasimante
nella
voluttà
del
piacere
,
nel
delirio
del
godimento
,
mi
viene
da
te
;
...
che
tutto
ciò
non
è
uno
splendido
sogno
della
mia
fantasia
,
come
ti
sognai
nel
mio
dramma
...
e
ti
sognai
delirante
,
stringendomi
la
testa
infuocata
fra
le
mani
,
premendomi
il
cuore
che
sembrava
scoppiarmi
,
seduto
sul
marciapiede
di
faccia
ai
tuoi
veroni
!
...
No
...
io
non
posso
credere
che
quella
donna
che
incontravo
al
passeggio
,
al
braccio
di
un
altro
uomo
,
fra
l
'
ammirazione
di
quanti
la
vedevano
,
facendo
palpitare
il
mio
cuore
col
fruscio
del
suo
strascico
sulle
vie
;
...
che
quella
donna
che
vidi
al
Teatro
;
che
mi
passò
da
presso
senza
guardarmi
;
che
seguii
come
un
fanciullo
,
come
un
cane
;
...
che
non
mi
stancai
a
vedere
dalla
strada
,
per
due
mesi
intieri
,
sotto
la
sua
casa
,
ascoltando
il
minimo
rumore
che
mi
venisse
da
lei
,
che
mi
accennasse
la
sua
presenza
facendomi
trasalire
;
...
che
quella
donna
che
proferì
quelle
parole
...
quella
notte
...
dal
verone
;
...
che
mi
torturò
il
Cuore
colle
note
strillanti
del
suo
valtzer
,
quando
mi
parve
che
il
mio
cuore
fosse
rotto
;
...
che
quella
donna
ch
'
io
non
osavo
avvicinare
per
non
rompere
il
cerchio
luminoso
che
la
circondava
d
'
aureola
,
per
non
rapirle
un
atomo
di
quella
atmosfera
profumata
della
quale
ci
circondava
,
che
faceva
il
suo
prestigio
;
...
che
quella
donna
che
adorai
infine
come
un
pazzo
,
spaventandomi
di
adorarla
in
tal
modo
,
è
mia
!
...
mi
ama
!
...
mi
è
fra
le
braccia
!
!
...
che
io
posso
chiamarla
ogni
giorno
,
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
;
...
che
io
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
posso
udire
quella
voce
che
proferì
:
Quell
'
uomo
è
pazzo
:
che
mi
dice
che
m
'
ama
!
...
che
io
posso
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
vivere
la
sua
vita
e
suggergliela
coi
baci
delle
labbra
...
Oh
,
no
!
Narcisa
...
per
credere
a
ciò
bisogna
che
noi
ritorniamo
a
Catania
,
che
noi
abitiamo
quella
stessa
casa
che
io
guardai
con
più
venerazione
della
casa
di
Dio
;
che
io
respiri
l
'
aria
istessa
di
quelle
camere
;
che
mi
metta
a
quel
verone
,
con
te
,
al
posto
che
occupavi
seduta
sulla
poltrona
;
e
che
io
ti
legga
,
seduto
accanto
alle
tue
ginocchia
,
come
quell
'
uomo
...
Bisogna
che
mi
metta
con
te
,
di
notte
,
a
quell
'
ora
,
a
quel
verone
;
e
che
tu
ripeta
quelle
parole
infami
che
io
annegherei
sulle
tue
labbra
coi
miei
baci
;
bisogna
che
le
tue
mani
ripetano
su
quel
pianoforte
le
note
di
quel
valtzer
che
m
'
inseguirono
spietatamente
quando
fuggivo
delirante
come
se
fuggissi
il
cuore
che
sanguinava
dirotto
;
bisogna
che
io
mi
segga
su
quel
marciapiede
,
colla
fronte
fra
le
mani
,
come
allora
;
e
che
io
ascolti
lo
stormire
di
quegli
alberi
,
il
suono
di
quell
'
orologio
,
il
murmure
lontano
di
quel
mare
,
il
fruscio
della
tua
veste
;
...
e
che
io
vegga
il
lume
che
rischiara
la
tua
camera
;
...
e
che
la
tua
voce
soprattutto
,
la
tua
voce
inebbriante
,
mi
ripeta
ad
ogni
ora
,
ad
ogni
minuto
,
che
quello
non
è
un
sogno
,
che
io
non
son
pazzo
;
...
e
che
le
tue
labbra
,
posandosi
sulla
mia
fronte
,
mi
scaccino
questo
turbine
affannoso
che
mi
sconvolge
la
mente
,
che
mi
fa
dubitare
della
mia
felicità
....
»
«
Andiamo
a
Catania
!
»
,
mormorò
Narcisa
,
dandogli
un
lungo
bacio
e
bagnandogli
la
fronte
di
due
lagrime
di
voluttà
.
VIII
Sig
.
Raimondo
Angiolini
-
Siracusa
.
Catania
,
*
*
*
Agosto
186*
Amico
mio
,
apro
oggi
soltanto
le
lettere
che
mi
son
pervenute
da
due
mesi
per
la
posta
,
delle
quali
alcune
tue
e
di
mia
madre
sono
vecchie
da
più
di
70
giorni
.
Povera
madre
!
che
avrà
pensato
di
me
?
!
...
Eppure
se
ella
avesse
potuto
conoscere
la
felicità
del
figlio
suo
,
se
sapesse
i
godimenti
immensi
dei
quali
mi
sono
inebbriato
,
ella
sarebbe
lieta
,
quella
buona
madre
,
del
lungo
silenzio
del
figlio
,
che
le
proverebbe
ch
'
egli
ha
dimenticato
tutto
onde
vivere
soltanto
per
questa
vita
di
cui
un
'
ora
vale
un
secolo
,
per
immergersi
tutto
in
questo
sogno
febbricitante
,
in
cui
i
brividi
del
piacere
sono
sì
potenti
da
farlo
riscuotere
gemendo
come
di
spasimo
.
Raimondo
,
se
,
15
mesi
fa
,
quando
seguitavamo
quella
sconosciuta
,
della
quale
cominciavo
a
subire
il
fascino
inenarrabile
,
tu
mi
avessi
detto
:
«
costei
,
per
uno
di
quei
miracoli
che
provano
Dio
,
avrà
una
parola
,
una
sola
parola
per
te
»
...
io
non
avrei
osato
lusingarmi
di
questa
speranza
...
io
avrei
temuto
di
carezzarla
.
Ed
ora
,
nel
momento
in
cui
ti
scrivo
,
questa
donna
,
che
di
tutto
ciò
ch
'
è
leggiadro
s
'
è
fatto
un
corteggio
splendido
,
questa
donna
che
ha
il
sorriso
ammaliatore
,
gli
sguardi
inebbrianti
col
loro
raggio
pacato
,
le
promesse
più
affascinanti
nel
suo
voluttuoso
abbandono
,
questa
donna
mi
ama
!
...
me
l
'
ha
detto
colle
sue
labbra
posate
sulle
mie
!
...
Questa
donna
io
l
'
ho
posseduta
;
io
la
possiedo
!
...
È
mia
!
...
Quel
cuore
del
quale
mi
spaventavo
a
scandagliare
i
misteri
reconditi
,
come
se
gl
'
immensi
tesori
d
'
amore
che
vi
si
racchiudono
avessero
dovuto
annegarmi
nei
loro
diletti
sovrumani
,
quella
vita
ch
'
è
tutta
un
fremito
di
voluttà
,
io
l
'
ho
sentito
palpitare
fra
le
mie
braccia
...
Essa
è
vissuta
sotto
il
mio
tetto
;
ha
passeggiato
al
mio
braccio
;
...
e
le
sue
labbra
hanno
chiuso
i
miei
occhi
la
sera
,
per
riaprirmeli
l
'
indomani
!
...
Io
ho
baciato
quei
capelli
,
quella
fronte
,
quegli
occhi
,
quelle
labbra
;
io
mi
son
cullata
quella
testolina
sui
miei
ginocchi
,
ed
ho
passato
le
intiere
notti
fantasticando
cogli
occhi
fissi
in
quegli
occhi
,
a
leggervi
tale
amore
che
mai
uomo
in
terra
conoscerà
.
Raimondo
,
sai
tu
cos
'
è
questa
donna
?
...
È
l
'
amore
con
tutti
i
suoi
palpiti
più
arcani
e
misteriosi
;
è
la
voluttà
con
tutti
i
suoi
sussulti
più
ardenti
;
è
il
delirio
con
tutti
i
suoi
sogni
più
febbrili
.
Io
non
arriverò
mai
a
farti
immaginare
qual
fremito
di
piacere
si
provi
quando
quella
mano
da
fata
,
colle
sue
unghie
rosee
,
colle
sue
dita
affilate
,
colla
sua
pelle
rasata
e
candida
si
posa
sulla
fronte
;
e
quando
quegli
occhi
fanno
passare
nei
miei
baleni
di
quest
'
amore
che
al
primo
urto
scintillano
come
il
cozzo
di
due
spade
,
e
che
inebbriano
come
un
veleno
.
Questa
donna
che
vivea
pei
piaceri
,
della
quale
il
lusso
era
il
bisogno
come
l
'
aria
è
il
bisogno
dell
'
uomo
,
questa
donna
non
esce
più
quasi
mai
;
rifiuta
tutti
gl
'
inviti
;
si
alza
all
'
alba
,
per
venire
ad
appoggiare
la
sua
testa
sulla
mia
spalla
,
mentre
io
lavoro
;
per
venire
a
spargermi
il
tavolino
di
fiori
ch
'
ella
ha
colti
per
me
...
per
dirmi
di
quelle
parole
che
ella
sola
sa
dire
.
È
una
vita
straordinaria
che
noi
facciamo
:
una
vita
che
c
'
invidierebbero
molti
e
che
molti
compiangerebbero
come
una
pazzia
.
A
Napoli
noi
uscivamo
qualche
volta
,
la
sera
,
verso
mezzanotte
,
in
carrozza
,
e
andavamo
a
Mergellina
per
la
Riviera
di
Chiaia
.
Io
non
ti
potrei
esprimere
le
sempre
nuove
sensazioni
che
costei
mi
faceva
provare
,
in
quell
'
ora
,
seduta
accanto
a
me
sui
cuscini
della
carrozza
.
Noi
lasciavamo
il
calesse
per
correre
,
di
notte
,
come
fanciulli
,
tenendoci
per
la
mano
,
sedendoci
a
terra
quando
eravamo
stanchi
.
Il
sole
ci
sorprendeva
spesso
ancora
passeggiando
,
come
nelle
prime
ore
della
notte
;
e
allora
noi
correvamo
a
casa
per
levarci
poi
alle
cinque
.
Qualche
altra
volta
uscivamo
a
cavallo
.
Narcisa
cavalca
come
un
'
amazzone
,
e
noi
galoppavamo
verso
Posillipo
.
Io
mi
spaventavo
nel
vedere
con
quale
audacia
piena
di
grazia
quel
fragile
corpo
che
sembra
soltanto
armonizzato
per
le
più
delicate
carezze
,
quella
giovane
nervosa
che
sembra
vivere
una
vita
a
metà
aerea
come
quella
di
una
farfalla
,
sfidava
i
pericoli
della
corsa
,
superando
gli
slanci
impetuosi
di
Arbek
,
il
mio
focoso
cavallo
,
con
tutta
la
disinvoltura
di
un
cavallerizzo
.
Quando
ritornavamo
,
coi
cavalli
anelanti
e
coperti
di
spuma
,
Narcisa
si
lasciava
cadere
nelle
mie
braccia
,
avvinghiandomi
le
sue
al
collo
;
ed
io
la
trasportavo
,
come
una
bambina
,
sulla
sua
poltrona
accanto
al
pianoforte
.
La
sera
facevamo
della
musica
insieme
.
Ella
è
di
un
gusto
squisito
,
quantunque
non
possegga
tutte
le
facilità
di
un
pianista
.
Quand
'
ella
suona
io
sto
seduto
al
suo
fianco
,
colle
braccia
allacciate
attorno
alla
sua
vita
;
ella
s
'
interrompe
per
guardarmi
,
per
sorridermi
;
...
e
quando
mi
ha
guardato
un
pezzo
,
com
'
ella
sola
sa
guardare
,
mi
chiude
gli
occhi
coi
baci
.
Colle
mie
mani
fra
le
sue
ha
voluto
ch
'
io
le
narrassi
tutta
la
mia
vita
,
colle
più
minute
particolarità
...
Ha
sorriso
del
suo
caro
sorriso
a
ciascuna
rimembranza
delle
mie
follie
di
giovinezza
,
e
mi
ha
detto
:
«
Giammai
tu
amerai
come
hai
amato
me
!...»
.
E
come
ebbra
del
suo
trionfo
mi
ha
circondato
la
testa
delle
sue
braccia
.
Ora
,
da
quaranta
giorni
,
noi
siamo
a
Catania
,
dove
ad
ogni
passo
io
provo
delle
emozioni
ineffabili
.
Spesso
rimango
delle
ore
intiere
a
contemplare
l
'
oggetto
insignificante
che
mi
ricordo
aver
veduto
quando
amavo
Narcisa
di
quel
terribile
amore
senza
speranza
.
Io
ho
salito
quella
scala
,
ho
passeggiato
per
quelle
stanze
,
ho
dormito
sotto
quel
tetto
...
ho
veduto
la
sua
camera
...
Qual
camera
!
se
la
vedessi
,
Raimondo
!
...
Un
uomo
che
non
avesse
mai
conosciuto
Narcisa
ne
immaginerebbe
il
ritratto
fisico
e
morale
quando
avesse
soltanto
veduta
la
sua
camera
.
Dappertutto
velluti
e
sete
;
e
,
a
renderne
meno
pesante
la
ricchezza
,
meno
severo
e
più
diafano
il
colorito
,
veli
dappertutto
,
e
fiori
,
e
un
profumo
appena
sensibile
,
ma
molle
,
delizioso
;
il
profumo
della
sua
pelle
delicata
...
L
'
altra
notte
udii
rumore
nel
suo
appartamento
;
mi
levai
anch
'
io
e
la
trovai
al
verone
istesso
dove
io
la
vedevo
qualche
volta
,
cogli
occhi
fissi
sulla
strada
dove
altra
volta
io
passavo
parte
delle
notti
.
Mi
accorsi
che
aveva
pianto
.
Come
mi
vide
mi
gettò
le
braccia
al
collo
e
scoppiò
in
singhiozzi
.
«
Oh
!
è
l
'
eccesso
della
felicità
che
mi
fa
male
!
»
,
mi
disse
.
E
l
'
alba
ci
trovò
ancora
a
quel
verone
,
abbracciati
.
Raimondo
!
...
Ti
svelo
un
gran
mistero
del
mio
cuore
,
che
Narcisa
non
dovrebbe
mai
conoscere
.
In
mezzo
a
questi
deliranti
piaceri
,
in
mezzo
a
questa
felicità
che
il
Paradiso
non
mi
potrebbe
mai
dare
,
ho
un
pensiero
che
mi
è
quasi
terrore
,
che
mi
agghiaccia
il
bacio
sulle
labbra
...
e
ciò
quando
penso
che
a
forza
d
'
inebbriarmi
a
questa
coppa
fatata
,
i
sensi
dell
'
uomo
,
troppo
deboli
per
la
piena
di
tanta
felicità
,
non
si
istupidiscano
nel
godimento
;
...
che
io
non
possa
più
assorbire
in
tutti
i
più
squisiti
particolari
questa
rugiada
d
'
amore
di
cui
ella
mi
abbevera
;
...
che
,
infine
,
(
ho
terrore
di
ripeterlo
a
me
stesso
!
)
a
forza
d
'
immedesimarmi
nella
vita
di
lei
,
a
forza
di
assorbirne
tutte
le
emanazioni
quando
me
la
stringo
fra
le
braccia
,
io
non
giunga
a
rompere
quel
velo
aereo
,
direi
,
di
cui
Narcisa
si
circonda
,
e
che
comanda
quasi
la
semioscurità
,
l
'
isolamento
,
per
farla
meglio
ammirare
...
Raimondo
,
se
ciò
avvenisse
,
sento
che
mi
farei
saltare
le
cervella
.
Quando
le
parlo
del
suo
passato
ella
mi
risponde
,
inebbriandomi
del
suo
sguardo
:
«
Ciò
che
io
rimpiango
sono
i
giorni
che
vi
ho
passato
senza
di
te
,
e
che
avrebbero
accumulato
tesori
d
'
amori
e
di
ricordi
trascorsi
al
tuo
fianco
»
.
Io
ti
ringrazio
,
amico
mio
,
delle
cure
affettuose
che
prodighi
alla
mia
famiglia
.
Vicini
a
te
,
quei
miei
cari
,
io
son
tranquillo
sul
loro
stato
.
Dirai
a
mia
madre
che
non
oso
scriverle
;
e
che
qualche
giorno
correrò
sino
a
Siracusa
per
farmi
perdonare
il
mio
lungo
silenzio
fra
le
sue
braccia
.
Addio
,
addio
!
Narcisa
mi
chiama
;
domani
forse
ti
scriverò
più
a
lungo
.
Il
tuo
Pietro
Sig
.
Raimondo
Angiolini
-
Siracusa
.
Aci
-
Castello
.
*
*
*
Novembre
186*
Signore
,
Pietro
mi
ha
parlato
sì
spesso
di
lei
,
che
il
suo
nome
è
per
me
quello
di
un
amico
.
È
come
a
fratello
che
io
scrivo
dunque
,
o
signore
...
come
ad
un
uomo
che
è
l
'
amico
del
mio
Pietro
...
E
son
sola
...
e
non
ho
nessuno
a
cui
aprire
il
mio
cuore
,
per
mezzo
di
cui
far
pervenire
,
in
queste
memorie
,
i
miei
ultimi
ricordi
a
lui
!
Qual
vita
ho
fatta
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
Mi
pareva
impazzire
dalla
felicità
;
come
ora
mi
pare
impazzire
dal
dolore
,
quando
penso
a
quelle
ore
trascorse
come
baleni
nelle
sue
braccia
,
a
quei
suoi
baci
che
sembravano
divorarmi
,
a
quelle
sue
ferventi
parole
che
mi
atterrivano
quasi
colla
violenza
della
sua
passione
...
a
quei
sei
mesi
tutti
d
'
amore
di
cui
noi
assorbivamo
i
giorni
con
disperato
anelito
di
piacere
...
Ed
ora
...
È
triste
quello
che
ho
a
dirle
,
signore
!
...
Oh
,
è
ben
triste
!
...
Io
ho
soltanto
la
forza
di
scriverne
poiché
è
il
solo
conforto
che
mi
rimanga
,
poiché
questi
versi
saranno
letti
da
lui
...
che
,
allora
soltanto
...
forse
...
comprenderà
di
quale
amore
l
'
ho
amato
...
;
poiché
io
,
infine
,
vi
provo
un
penoso
godimento
,
dopo
quello
che
mi
resta
soltanto
ad
aspettarmi
...
Se
dieci
mesi
addietro
,
quando
ero
a
Catania
,
avessi
potuto
sognarmi
la
vita
che
ho
fatto
con
questo
giovane
,
io
avrei
riso
di
me
come
una
pazza
.
Ora
piango
,
signore
...
piango
lagrime
disperate
,
che
cassano
le
disperate
parole
che
scrivo
.
A
Napoli
lo
vidi
circondato
da
quell
'
aureola
che
dà
la
rinomanza
dell
'
ingegno
;
lo
vidi
festeggiato
,
messo
in
moda
.
Pensai
che
quest
'
uomo
,
di
cui
molte
duchesse
avrebbero
fatto
il
loro
amante
,
aveva
passato
quattro
mesi
sotto
i
miei
veroni
;
pensai
a
quest
'
uomo
cui
l
'
amore
,
ch
'
io
gli
aveva
ispirato
,
aveva
solcato
le
guancie
ed
elevato
il
cuore
sino
al
genio
...
e
l
'
amai
...
l
'
amai
come
mai
avevo
amato
...
come
non
m
'
era
parso
che
si
potrebbe
amare
giammai
.
Quest
'
uomo
,
questo
giovane
ch
'
io
non
avevo
distinto
in
mezzo
alla
folla
che
lo
circondava
,
recava
nel
cuore
tesori
ineffabili
di
passione
,
in
cui
assorbiva
tutto
il
mio
essere
.
Quest
'
uomo
per
sei
mesi
,
sei
intieri
mesi
,
mi
formò
una
vita
di
baci
e
di
carezze
.
Noi
non
uscivamo
quasi
mai
.
La
sera
ci
recavamo
sulla
terrazza
che
guarda
il
mare
e
restavamo
là
spesso
sino
a
giorno
;
qualche
volta
soltanto
uscivamo
in
carrozza
o
a
cavallo
,
ma
sempre
assieme
.
A
Catania
noi
seguitammo
ancora
due
mesi
questa
vita
incantata
che
per
me
sarebbe
rimasta
un
mistero
senza
di
lui
.
E
poi
...
Alcuni
giorni
dopo
Pietro
cominciò
ad
invitarmi
ad
uscire
...
ad
andare
in
società
...
Mio
Dio
!
mi
pareva
che
avessi
dovuto
aver
rimorso
di
quel
tempo
che
bisognava
rubare
al
nostro
amore
.
Allora
egli
mi
disse
che
per
lui
,
che
dovea
farsi
un
avvenire
,
era
impossibile
seguitare
a
vivere
così
ritirato
dal
mondo
,
e
che
quest
'
avvenire
gli
imponeva
qualche
sacrifizio
;
che
,
infine
,
per
quella
sera
avea
un
invito
al
quale
non
poteva
mancare
.
Lo
pregai
di
andar
solo
,
soffocando
un
penoso
sentimento
che
quasi
mi
faceva
piangere
d
'
angoscia
.
Nei
primi
mesi
che
noi
passammo
assieme
Pietro
non
avrebbe
pensato
a
ciò
.
Quel
fervente
amore
di
lui
cominciava
dunque
a
dar
luogo
ai
calmi
pensieri
dell
'
avvenire
...
Non
osai
gettare
uno
sguardo
su
quel
baratro
che
si
spalancava
lentamente
ad
inghiottire
la
mia
felicità
.
Quando
venne
a
stringermi
la
mano
,
quando
udii
il
rumore
della
sua
carrozza
che
si
allontanava
,
non
potei
frenare
le
lagrime
,
e
mi
misi
al
pianoforte
per
distrarmi
.
Mi
venne
sotto
le
mani
Il
Bacio
di
Arditi
,
quel
valtzer
ch
'
egli
mi
fa
ripetere
sì
spesso
marcandone
il
movimento
coi
suoi
baci
sulla
mia
testa
.
Quelle
note
mi
parve
che
piangessero
,
e
chiusi
il
pianoforte
con
impazienza
.
Lo
aspettai
al
verone
sino
a
mezzanotte
:
non
veniva
ancora
.
Ebbi
timore
di
lasciargli
scorgere
il
mio
affanno
,
se
mi
fossi
lasciata
trovare
aspettandolo
,
mi
ritirai
nel
mio
appartamento
.
Presi
un
libro
a
caso
,
ma
non
potei
leggerlo
.
Verso
le
tre
udii
finalmente
la
carrozza
che
rientrava
sotto
il
portone
,
e
i
passi
di
lui
sulla
scala
.
Ma
egli
non
venne
a
cercarmi
.
Divorata
dall
'
impazienza
,
suonai
per
domandare
di
lui
.
«
Il
signore
è
ritornato
»
;
mi
rispose
la
mia
cameriera
,
«
ma
è
rientrato
quasi
subito
nelle
sue
stanze
.
»
Non
era
venuto
almeno
,
come
faceva
ogni
sera
,
a
darmi
il
bacio
della
buona
notte
.
Ebbi
un
istante
il
pensiero
d
'
andare
da
lui
,
ma
lo
soffocai
,
colle
mie
lagrime
,
fra
i
guanciali
.
L
'
indomani
,
prima
ancora
dell
'
alba
,
ero
levata
,
poiché
non
avevo
dormito
un
secondo
;
ed
andai
ad
aspettarlo
nel
salotto
,
sperando
che
anch
'
egli
vi
sarebbe
venuto
.
Egli
si
alzò
soltanto
verso
le
undici
,
e
immediatamente
venne
a
cercare
di
me
.
«
Come
sei
bella
,
mia
Narcisa
!
»
,
esclamò
egli
abbracciandomi
con
effusione
;
«
mi
pare
di
amarti
dippiù
ogni
volta
che
ti
rivedo
!
»
Alzai
gli
occhi
,
umidi
di
lagrime
,
su
di
lui
,
atterrita
dall
'
idea
che
quelle
parole
fossero
simulate
.
No
!
non
era
possibile
in
lui
...
nel
mio
Pietro
!
...
il
più
nobile
cuore
ch
'
io
abbia
conosciuto
:
era
il
suo
sguardo
ardente
di
passione
,
e
la
sua
voce
che
recava
l
'
accento
del
cuore
.
Singhiozzante
gli
gettai
le
braccia
al
collo
,
come
per
non
lasciarmelo
sfuggire
mai
più
,
e
nascosi
la
testa
nel
suo
petto
.
«
Che
vuol
dire
questo
pianto
?
»
,
domandò
egli
asciugandomi
gli
occhi
coi
baci
;
«
son
molto
colpevole
adunque
?
»
«
Oh
,
no
!
no
!...»,
singhiozzai
;
«
è
che
...
quello
che
provo
vedendoti
...
»
Egli
mi
abbracciò
,
muto
,
senza
rispondere
,
quasi
pentito
.
Per
otto
o
dieci
giorni
non
mi
lasciò
più
un
minuto
.
Sentivo
che
questa
felicità
sovrumana
mi
logorava
lentamente
,
e
mi
dava
ogni
giorno
forze
novelle
per
sopportarne
la
piena
.
Il
giorno
che
ci
fu
recato
un
invito
per
una
serata
che
dava
C
*
*
*
,
Pietro
mi
disse
:
«
Vi
anderò
soltanto
a
condizione
che
ci
venga
anche
tu
»
.
«
Perché
piuttosto
non
uscire
assieme
,
a
farci
una
delle
nostre
passeggiate
sì
belle
?
!
...
Sai
bene
che
per
me
i
godimenti
che
dà
la
società
,
il
gran
mondo
,
non
hanno
più
attrattive
...
»
,
gli
risposi
.
«
Bisogna
forzarti
;
non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
.
Tu
sei
un
angelo
di
bellezza
,
ed
io
sono
orgoglioso
di
te
;
voglio
godere
del
tuo
trionfo
.
»
«
Giacché
lo
vuoi
...
»
,
gli
dissi
reprimendo
un
sospiro
.
«
Una
sera
»
,
seguitò
egli
tenendosi
le
mie
mani
fra
le
sue
,
«
una
di
quelle
sere
in
cui
ti
cercavo
come
smaniante
,
avevo
perduto
la
speranza
d
'
incontrarti
;
quando
vidi
passare
,
al
braccio
del
conte
,
una
donna
vestita
di
bianco
,
con
un
semplice
bóurnous
bianco
sulle
spalle
,
di
cui
il
cappuccio
era
tirato
sulla
testa
:
avea
il
corpo
svelto
ed
elegante
,
l
'
andatura
molle
ed
incantevole
,
il
sorriso
affascinante
,
alcuni
ricci
neri
scappanti
dall
'
orlo
del
cappuccio
bianco
sulla
fronte
di
un
candore
più
puro
e
direi
più
rasato
.
Eri
tu
!
...
che
parlavi
a
quell
'
uomo
,
che
sorridevi
a
quell
'
uomo
...
che
non
potevi
sapere
quel
che
provava
quell
'
incognito
che
ti
passò
d
'
accanto
senza
che
te
ne
avvedessi
.
Sentii
stringermi
il
cuore
da
una
mano
di
ferro
...
Ti
seguii
trepidante
,
divorando
degli
occhi
il
tuo
passo
,
i
tuoi
movimenti
,
il
tuo
minimo
gesto
;
reprimendo
i
battiti
del
mio
cuore
per
udire
l
'
insensibile
fruscio
della
tua
veste
...
Ti
seguii
senza
speranza
che
tu
ti
rivolgessi
a
vedermi
...
Andavi
da
S
*
*
*
.
Ti
aspettai
in
istrada
sino
alle
tre
,
ora
in
cui
la
tua
carrozza
venne
a
prenderti
,
vedendo
passare
i
fortunati
che
andavano
a
quella
festa
,
che
dovevano
vederti
ed
esserti
vicini
;
guardando
la
luce
abbagliante
che
scaturiva
dai
veroni
aperti
,
le
allegre
coppie
che
si
aggiravano
per
le
scale
;
ascoltando
il
suono
di
quella
musica
festante
.
Due
o
tre
volte
mi
sembrò
di
vedere
la
tua
figura
,
l
'
ombra
tua
,
che
girava
fra
le
vorticose
coppie
di
un
valtzer
...
e
piansi
lagrime
ardenti
,
disperate
;
...
e
passeggiai
delirante
come
un
pazzo
,
sotto
quella
casa
...
Ora
voglio
che
tu
ti
vesta
di
quegli
abiti
,
Narcisa
;
che
quel
cappuccio
bianco
copra
i
tuoi
capelli
.
Io
non
posso
esprimerti
quegli
atomi
,
quelle
percezioni
di
sensazioni
ineffabili
che
provo
in
queste
reminiscenze
;
cercando
d
'
illudermi
spesso
sino
alla
realtà
del
dolore
che
provai
,
per
sentire
più
viva
l
'
ebbrezza
della
felicità
che
tu
mi
dai
ora
!
»
E
mi
abbracciava
,
e
mi
baciava
frenetico
,
ardente
.
In
mezzo
a
quelle
parole
che
mi
facevano
piangere
di
gioia
una
frase
mi
era
rimasta
fitta
dolorosamente
come
una
spina
nel
cuore
:
egli
avea
detto
:
Non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
!
...
Quella
vita
che
avea
formato
il
mio
paradiso
,
adunque
,
quella
vita
che
noi
non
avevamo
vissuto
che
per
amarci
,
che
per
comunicarcela
l
'
un
l
'
altro
coi
baci
,
non
poteva
sempre
durare
...
non
era
stata
che
la
luna
di
miele
!
...
Quando
pensai
al
come
vivere
un
sol
giorno
senza
tal
vita
,
fremetti
di
terrore
,
e
corsi
a
vestirmi
per
nasconderlo
a
lui
.
Uscimmo
a
piedi
lungo
la
cinta
esterna
della
città
,
per
godere
di
un
magnifico
lume
di
luna
.
Pietro
si
mostrò
sì
allegro
,
sì
contento
della
nostra
felicità
,
che
per
qualche
tempo
riuscì
a
scacciare
anche
i
miei
tristi
presentimenti
.
Non
seppi
nascondergli
la
penosa
impressione
che
mi
avevano
lasciato
le
sue
parole
:
Non
puoi
vivere
sempre
come
vivi
.
«
Sì
,
»
,
mi
rispose
egli
,
«
i
piaceri
,
le
feste
,
ti
sono
necessarii
,
poiché
ti
fanno
brillare
come
un
diamante
messo
in
luce
...
sono
necessarii
al
mio
istesso
amore
per
provare
quello
che
provavo
d
'
indefinibile
nel
fascino
che
ti
faceva
abbagliante
fra
tutte
le
pompe
del
tuo
lusso
.
»
«
Queste
parole
mi
fanno
male
,
Pietro
!
»
,
supplicai
stringendomi
contro
il
petto
il
suo
braccio
.
«
Perché
?
»
,
domandò
egli
sorpreso
.
«
Perché
mi
provano
che
tu
non
potrai
amarmi
sempre
come
mi
hai
amata
,
come
ormai
è
necessario
che
tu
mi
ami
perché
io
viva
!
»
«
Sei
pazza
!
»
,
esclamò
egli
,
baciandomi
sulla
bocca
.
Rimasi
fredda
,
muta
a
quel
bacio
;
fissando
i
miei
occhi
nella
luna
per
dissimulare
ch
'
erano
umidi
di
pianto
.
Le
lagrime
che
solcarono
le
mie
guancie
mi
tradirono
.
«
Ma
che
hai
dunque
?
»
,
esclamò
Pietro
fermandosi
,
vivamente
commosso
,
e
abbracciandomi
:
«
che
ti
ho
fatto
,
Dio
mio
?!...»
.
«
Oh
,
perdonami
...
perdonami
!
»
,
singhiozzai
,
premendomi
le
sue
mani
sulle
labbra
;
«
son
io
che
son
folle
!
...
perdonami
,
Pietro
!
...
tu
puoi
farmi
felice
con
una
parola
...
Mi
ami
ancora
?
...
mi
ami
sempre
...
come
mi
amavi
?...»
Pietro
soffocò
quelle
parole
sulle
mie
labbra
coi
baci
,
suggendo
avidamente
le
mie
lagrime
.
«
Oh
!
che
ti
ho
fatto
io
per
meritarmi
questo
?
!
»
,
mi
diss
'
egli
colla
voce
tremante
,
dominando
a
stento
la
sua
emozione
.
«
Non
ti
adoro
come
sei
degna
di
essere
adorata
?
!
...
Amarti
ancora
!
...
ma
ogni
giorno
che
passa
è
un
affetto
nuovo
che
si
aggiunge
all
'
immenso
affetto
di
cui
ti
amo
!...»
«
Grazie
!
grazie
,
amico
mio
!
Tu
non
sai
qual
bene
mi
facciano
queste
parole
...
come
io
ne
avevo
bisogno
!
...
E
...
e
...
se
qualche
giorno
....
se
mai
...
»
,
ed
io
stentavo
a
proferire
fra
i
singhiozzi
che
mi
soffocavano
,
«
tu
non
mi
amassi
più
,
tu
non
mi
amassi
come
prima
,
come
io
voglio
essere
amata
da
te
...
tu
me
lo
dirai
...
dammi
parola
che
me
lo
dirai
!
...
meglio
questo
che
l
'
agonia
dell
'
incertezza
.
Tu
non
sai
mentire
,
Pietro
!
...
tu
me
lo
dirai
!...»
«Narcisa!...»
«
Oh
!
fammela
questa
promessa
,
Pietro
!
...
tu
puoi
farmi
felice
con
questa
parola
...
»
«
Ma
sei
pazza
...
calmati
,
amor
mio
...
»
«
Oh
no
!
te
lo
chiedo
ginocchioni
...
promettimi
...
promettimi
che
tu
mi
dirai
...
che
me
lo
dirai
quando
non
mi
amerai
più
!...»
E
le
mie
ginocchia
,
senza
avvedermene
,
si
piegarono
.
«
Mio
Dio
!
Narcisa
...
Io
non
so
quello
che
tu
abbia
stasera
;
ma
se
ciò
può
farti
piacere
,
quantunque
io
senta
tutta
l
'
inutilità
di
tale
promessa
...
se
ciò
può
servire
a
calmarti
...
ebbene
!...io
te
la
do
.
»
«
Oh
!
grazie
,
grazie
!
»
,
esclamai
baciandolo
in
fronte
,
con
un
doloroso
trasporto
;
«
grazie
!
...
Io
sarò
più
tranquilla
!
...
potrò
almeno
godere
senza
sospetto
questi
giorni
di
felicità
che
puoi
darmi
...
»
«
Narcisa
!
...
per
pietà
!...»
«
Oh
,
no
...
Pietro
!
non
vedi
che
son
felice
,
ora
?!...»
Egli
rimase
triste
e
pensieroso
lungo
tutta
la
strada
.
Io
provavo
un
inenarrabile
godimento
nell
'
appoggiarmi
al
suo
braccio
,
nel
sentire
palpitare
contro
il
mio
polso
quel
cuore
che
ancora
palpitava
per
me
.
Tre
o
quattro
volte
alzai
gli
occhi
su
quel
volto
maschio
ed
energico
che
adoravo
,
che
divoravo
dello
sguardo
,
come
se
fossi
avara
dal
bene
che
possedevo
ancora
di
saziarmene
.
«
Confessiamo
»
,
disse
Pietro
nel
salire
le
scale
della
casa
ove
andavamo
,
sorridendo
ancora
con
una
lieve
tinta
di
mestizia
,
come
per
scacciare
la
penosa
preoccupazione
che
ci
aveva
invaso
ambedue
,
«
confessiamo
che
siamo
pure
i
gran
fanciulli
,
e
che
i
nostri
discorsi
sono
stati
ben
singolari
per
due
innamorati
che
vanno
ad
una
festa
da
ballo
.
»
Respirai
più
liberamente
quando
la
carrozza
ci
trasportava
rapidamente
verso
la
nostra
abitazione
:
mi
parea
d
'
essermi
levato
un
gran
peso
dal
cuore
col
togliermi
quella
maschera
di
convenienza
che
la
società
esige
,
e
che
,
quella
sera
,
in
mezzo
a
quella
splendida
folla
,
mi
era
sembrata
odiosa
.
L
'
indomani
Pietro
si
rimise
a
studiare
di
lena
,
come
non
l
'
avevo
mai
veduto
lavorare
.
Io
passavo
i
giorni
nel
suo
gabinetto
di
studio
,
disegnando
o
sfogliando
i
fiori
dei
quali
era
sempre
piena
la
giardiniera
che
contornava
il
suo
tavolino
,
e
dei
quali
spargevo
le
foglie
sulla
carta
in
cui
egli
scriveva
;
o
,
quand
'
egli
lo
voleva
,
andavo
al
pianoforte
e
gli
suonavo
il
pezzo
che
[
mi
]
domandava
.
Egli
usciva
sempre
la
sera
per
darsi
un
poco
di
distrazione
,
che
le
occupazioni
assidue
del
giorno
gli
rendevano
necessaria
.
Qualche
volta
l
'
accompagnavo
.
Una
sera
volli
rimanere
in
casa
per
vedere
ciò
che
avrebbe
fatto
:
uscì
solo
.
Quattro
mesi
prima
sarebbe
stato
più
avaro
del
tempo
che
avrebbe
potuto
passarmi
vicino
.
Di
tratto
in
tratto
egli
si
mostrava
preoccupato
,
quasi
triste
...
sembrava
staccarsi
con
isforzo
alle
sue
penose
meditazioni
per
prodigarmi
ancora
quelle
sue
ferventi
carezze
,
che
mi
fanno
obliare
in
un
bacio
tutti
i
terrori
dell
'
avvenire
.
Non
potevo
esser
gelosa
...
Alla
festa
,
ove
l
'
accompagnai
,
avevo
veduto
le
più
eleganti
e
belle
dame
sorridergli
con
quella
grazia
che
dà
diritti
a
sperare
,
prodigargli
le
più
obbliganti
attenzioni
,
e
l
'
avevo
veduto
rimaner
freddo
e
cortese
innanzi
a
quelle
attrattive
,
cercando
avidamente
il
mio
sguardo
e
il
mio
sorriso
.
Egli
è
troppo
generoso
e
nobile
per
potermi
parlare
come
mi
parla
e
guardarmi
come
egli
lo
fa
se
il
rimorso
di
un
altro
affetto
lo
facesse
arrossire
.
No
!
il
mio
Pietro
è
troppo
elevato
per
scendere
sino
alla
dissimulazione
...
egli
avrebbe
piuttosto
la
forza
brutale
di
abbandonarmi
.
Eppure
questa
certezza
,
che
per
molte
sarebbe
una
consolazione
,
per
me
è
il
più
crudele
disinganno
,
perché
mi
toglie
persino
la
speranza
dell
'
avvenire
...
Quello
che
scrivo
mi
scotta
le
mani
,
come
mi
brucia
il
cuore
...
Avrei
sempre
la
speranza
di
riavere
il
cuore
di
Pietro
che
si
allontanasse
da
me
per
un
'
altra
donna
,
poiché
egli
dovrebbe
,
tosto
o
tardi
,
accorgersi
che
giammai
,
giammai
donna
potrà
amarlo
come
l
'
amo
io
,
giammai
simile
amore
potrà
suggerire
alla
donna
tutti
gli
incanti
più
raffinati
per
fargli
bella
la
vita
,
per
fargli
sentire
tutte
le
infinite
percezioni
di
questo
amore
colle
pulsazioni
violente
delle
sue
arterie
...
ma
Pietro
stanco
del
mio
affetto
,
di
me
...
Pietro
disilluso
del
prestigio
che
mi
faceva
bella
ai
suoi
occhi
...
io
non
l
'
avrò
più
!
...
mai
...
mai
più
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
la
morte
...
piuttosto
la
morte
!
...
Alcune
notti
egli
è
rientrato
assai
tardi
...
Ho
udito
che
raccomandava
di
non
far
rumore
per
non
isvegliarmi
...
come
se
avessi
potuto
dormire
,
io
!
...
mentre
soffocavo
i
singhiozzi
nascosta
dietro
la
portiera
dell
'
uscio
.
Oh
,
egli
ha
potuto
pensarlo
ch
'
io
dormissi
...
prima
che
egli
fosse
ritornato
!
...
È
desolante
,
è
spaventevole
tutta
questa
insensibile
gradazione
che
ogni
giorno
sempre
più
assopisce
nel
suo
cuore
tutte
quelle
sensazioni
minime
,
delicate
,
squisite
,
che
la
passione
suscita
e
sublima
,
e
che
muoiono
con
essa
...
È
dunque
morto
il
suo
cuore
per
me
...
Dio
mio
?
!
...
No
!
egli
mi
ha
parlato
ancora
di
quelle
parole
,
tenendo
la
mia
mano
fra
le
sue
,
fissandomi
sempre
del
suo
sguardo
,
che
avea
tutta
l
'
espressione
d
'
allora
...
Ma
ciò
,
non
è
durato
sempre
!
...
sempre
!
...
a
dissetarmi
di
questo
bisogno
ardente
che
ne
ho
!
...
Quando
gli
parlo
della
sua
tristezza
,
della
sua
preoccupazione
,
della
sua
freddezza
sin
'
anche
,
egli
si
mostra
qualche
volta
come
impaziente
,
e
dissimula
appena
una
lieve
tinta
del
dispetto
che
prova
di
non
saper
meglio
nascondere
le
sue
impressioni
,
lo
leggo
chiaramente
nel
suo
cuore
:
egli
ha
ancora
la
generosità
d
'
imporsi
per
me
un
sentimento
che
non
prova
,
di
nascondermi
quelle
illusioni
perdute
che
egli
si
rimprovera
come
una
colpa
sua
,
colpa
che
però
non
ha
,
di
cui
il
pentimento
gli
dà
la
forza
di
stordirsi
nelle
mie
carezze
sino
alla
febbrile
e
quasi
ebbra
eccitazione
che
può
scambiarsi
coll
'
esaltazione
della
passione
.
Un
giorno
era
uscito
prima
ch
'
io
fossi
levata
,
e
avea
mandato
a
dirmi
che
,
invitato
da
alcuni
amici
,
avrebbe
desinato
fuori
.
La
sera
non
era
ancora
venuto
a
vedermi
;
verso
le
9
feci
attaccare
,
impaziente
d
'
attendere
più
oltre
,
e
andai
a
cercarlo
dove
sapevo
trovarsi
ogni
sera
.
Feci
fermare
il
legno
dinanzi
il
Caffè
di
Sicilia
e
mandai
il
piccolo
jockey
a
cercarlo
;
egli
si
alzò
subito
da
un
crocchio
d
'
amici
,
fra
i
quali
era
seduto
,
e
venne
a
mettersi
in
carrozza
con
me
.
«
Ti
chiedo
mille
scuse
,
mia
cara
,
della
noiosa
giornata
che
ti
ho
fatto
passare
»
,
mi
diss
'
egli
;
però
distinsi
nel
suo
accento
una
sfumatura
d
'
impazienza
.
Io
gli
strinsi
la
mano
,
poiché
ero
assai
commossa
,
e
non
risposi
.
La
carrozza
attraversò
tutto
il
corso
Vittorio
Emanuele
e
prese
la
strada
d
'
Ognina
.
Fuori
l
'
abitato
volli
scendere
e
prendere
il
braccio
di
lui
.
Il
calesse
ci
seguì
ad
una
cinquantina
di
passi
.
Entrambi
sentivamo
di
avere
un
penoso
discorso
da
intavolare
,
che
non
avevamo
il
coraggio
d
'
incominciare
,
e
che
perciò
ci
faceva
rimanere
in
silenzio
.
Provavo
il
bisogno
però
di
parlargli
,
di
aprirgli
il
mio
cuore
;
per
averne
la
forza
pensai
alle
sere
istesse
passate
al
fianco
di
lui
...
sere
di
cui
le
rimembranze
erano
ancora
palpitanti
di
piacere
,
e
a
misura
che
il
mio
pensiero
le
vedeva
più
vive
,
che
il
mio
cuore
batteva
più
forte
,
che
i
miei
occhi
si
velavano
di
lagrime
,
io
mi
stringevo
al
suo
braccio
come
fuori
di
me
,
come
se
avessi
voluto
con
quella
stretta
attaccarmi
a
quel
passato
che
idolatravo
;
infine
non
potei
più
frenare
i
singhiozzi
.
Pietro
si
fermò
in
mezzo
alla
strada
,
commosso
profondamente
,
ma
non
sorpreso
da
quella
scena
che
forse
si
aspettava
.
«
Che
hai
dunque
,
Narcisa
»
,
esclamò
egli
,
prendendomi
le
mani
.
«
Oh
,
Pietro
!
»
,
esclamai
infine
,
«
tu
non
sei
lo
stesso
di
prima
!
...
No
!
tu
non
mi
ami
come
prima
!...»
«
Narcisa
,
tu
sei
folle
coi
tuoi
dubbî
penosi
...
Se
non
ti
amassi
come
prima
,
potrei
fare
la
vita
che
faccio
?...»
Queste
parole
,
che
cercavano
di
esprimere
un
pensiero
consolante
,
erano
dure
per
me
;
esse
parlavano
di
quella
vita
che
avea
fatto
la
nostra
felicità
come
di
un
sagrifizio
.
«
È
vero
dunque
»
,
proseguii
,
«
questa
vita
ti
è
penosa
?
!
...
tu
sei
stanco
di
farla
?!...»
«
Ascoltami
,
Narcisa
!
»
,
interruppe
egli
,
stringendomi
le
mani
,
quasi
avesse
voluto
infondermi
forza
per
ascoltare
quello
che
aveva
a
dirmi
,
e
raddolcire
quanto
vi
poteva
essere
di
amaro
;
«
non
si
può
sempre
vivere
di
questa
vita
che
noi
abbiamo
fatto
,
che
è
la
mia
più
dolce
memoria
,
senza
avere
delle
ricchezze
,
che
io
non
posseggo
,
e
neanche
tu
,
e
le
possedessi
,
io
non
potrei
accettarle
da
te
;
bisogna
che
io
mi
faccia
una
posizione
,
che
risponda
alle
aspettative
che
si
sono
potute
basare
sul
mio
primo
lavoro
,
che
è
bello
del
tuo
riflesso
soltanto
.
Per
ciò
fare
bisogna
piegarsi
un
poco
a
tutte
quelle
convenienze
che
la
società
esige
rigorosamente
.
Io
ho
dimenticato
tutto
per
te
,
sei
intieri
mesi
:
gli
amici
,
il
mio
avvenire
,
gl
'
impegni
assunti
;
anche
una
madre
che
adoravo
,
la
più
buona
,
la
più
santa
fra
le
madri
,
che
avea
pur
diritto
all
'
amore
del
figlio
suo
,
e
che
sei
intieri
mesi
non
ha
avuto
una
parola
da
lui
,
non
l
'
ha
abbracciato
una
volta
...
Oh
,
credimi
,
Narcisa
...
è
colla
più
viva
commozione
,
colla
più
profonda
riconoscenza
anche
,
che
io
rammento
questi
sei
mesi
d
'
amore
...
Ma
perché
quest
'
amore
istesso
duri
con
tutti
i
suoi
incanti
bisogna
che
esso
sia
assaporato
lentamente
:
in
fondo
all
'
ebbrezza
che
stordisce
si
trova
presto
la
disillusione
che
uccide
l
'
amore
...
ed
io
voglio
amarti
sempre
,
mia
Narcisa
!
»
Soffocai
i
miei
gemiti
col
fazzoletto
,
e
rimasi
muta
,
pietrificata
dinanzi
a
lui
che
mi
stringeva
ancora
le
mani
,
e
mi
fissava
quasi
avesse
voluto
leggere
nei
miei
occhi
.
Dio
mio
!
quello
che
soffersi
in
quel
punto
,
credo
che
non
potrò
soffrirlo
mai
più
...
neanche
al
momento
...
Quand
'
ebbi
la
forza
di
parlare
gli
dissi
tristamente
,
divorando
tutta
l
'
estensione
del
mio
dolore
per
nasconderglielo
:
«
Se
mi
amassi
ancora
,
come
dici
,
non
avresti
mai
proferito
ciò
...
»
.
«
Narcisa
!
»
,
replicò
egli
,
tradendo
una
viva
impazienza
,
«
non
son
uso
a
mentire
...
mi
pare
...
»
«
Oh
,
no
!
tu
non
mentisci
...
o
piuttosto
tu
vuoi
ingannare
te
stesso
,
perché
hai
pietà
di
me
...
Grazie
,
Pietro
!
»
«
Io
avrei
dovuto
parlarti
da
qualche
tempo
su
questo
proposito
»
,
mi
diss
'
egli
;
«
ho
temuto
sempre
di
farti
dispiacere
,
ed
ho
indugiato
.
Tentai
di
lavorare
per
adempiere
in
parte
agli
obblighi
impostimi
,
ma
ti
confesso
che
nulla
mi
è
riuscito
...
Mia
madre
mi
ha
scritto
molte
volte
le
più
calde
preghiere
perché
io
vada
ad
abbracciarla
...
»
Egli
avea
esitato
a
proferire
l
'
ultima
frase
,
e
l
'
avea
poscia
pronunziata
colla
precipitazione
di
colui
che
prende
una
risoluzione
decisiva
.
Mi
aggrappai
al
suo
braccio
,
poiché
sentivo
le
gambe
piegarmisi
sotto
.
«
È
giusto
»
,
mormorai
quindi
a
metà
soffocata
;
«
tua
madre
,
ha
ragione
!...»
Ebbi
il
coraggio
supremo
di
non
piangere
.
Egli
rimase
muto
,
facendo
sforzi
visibili
per
dominare
la
sua
commozione
.
«
Mi
accorderai
almeno
quindici
giorni
prima
di
partire
?
»
,
gli
diss
'
io
,
gettandogli
le
braccia
al
collo
,
piangendo
in
silenzio
.
«
Oh
,
amor
mio
!
»
,
esclamò
Pietro
quasi
con
le
lagrime
agli
occhi
,
«
non
credevo
di
essermi
meritate
tali
parole
!...»
«
Ebbene
!
...
fra
quindici
giorni
tu
partirai
per
vedere
tua
madre
!...»
Volle
abbracciarmi
,
come
per
ringraziarmi
del
sagrifizio
che
gli
facevo
,
ma
mi
allontanai
di
un
passo
,
supplicandolo
colle
mani
giunte
di
non
farlo
.
Temevo
di
perdere
la
forza
della
mia
risoluzione
in
quell
'
abbraccio
,
al
quale
mi
sentivo
spinta
violentemente
da
tutte
le
passioni
,
suscitate
sino
al
parossismo
,
che
tumultuavano
in
me
.
Egli
rimase
sorpreso
e
colpito
da
quell
'
apparente
freddezza
,
e
m
'
accorsi
ch
'
era
anche
indispettito
.
«
Grazie
!
»
,
mi
rispose
fremente
.
E
rimase
muto
...
E
non
una
parola
di
più
...
come
se
avesse
temuto
ch
'
io
mi
pentissi
di
ciò
che
gli
avevo
accordato
.
Ripresi
il
suo
braccio
per
continuare
a
passeggiare
,
mentre
non
avevo
la
forza
di
trascinarmi
.
Lo
guardavo
:
era
freddo
,
pensieroso
,
quasi
cupo
.
«
Oh
,
Pietro
!...»,
gridai
quindi
singhiozzante
,
non
sapendo
più
frenarmi
,
avvinghiandogli
le
braccia
al
collo
;
«
mi
ami
?
...
mi
ami
come
prima
?
!
...
Oh
,
Pietro
!
...
una
volta
mi
promettesti
,
mi
giurasti
...
che
m
'
avresti
confessato
quando
tu
non
mi
avresti
amato
più
...
come
prima
...
Pietro
!
...
confessalo
che
non
mi
ami
più
!...»
«
Narcisa
!
te
ne
supplico
...
queste
parole
mi
fanno
male
!
»
,
m
'
interruppe
egli
impallidendo
.
«
Oh
,
per
pietà
!
...
per
pietà
,
Pietro
!
Me
l
'
hai
promesso
...
me
l
'
hai
giurato
!
...
Sii
uomo
!
...
dillo
,
dillo
che
non
mi
ami
più
!...»
Invece
di
volere
questa
conferma
al
mio
doloroso
sospetto
,
attendevo
,
con
ansia
smaniosa
,
una
parola
in
contrario
,
che
avesse
potuto
farmi
gettare
nelle
sue
braccia
,
delirante
di
passione
.
Egli
esitò
...
egli
non
l
'
ebbe
;
...
e
rimase
muto
,
immobile
...
come
combattuto
da
un
'
interna
tempesta
...
«
Non
ha
dunque
cuore
quest
'
uomo
!
»
,
gridai
come
una
pazza
,
dopo
avere
invano
atteso
,
in
una
terribile
angoscia
,
col
petto
anelante
,
le
mani
giunte
,
le
lagrime
agli
occhi
,
quella
risposta
.
Non
ha
cuore
per
comprendere
quello
che
si
passa
nel
mio
,
per
farmi
felice
anche
con
una
menzogna
!
avevo
detto
in
quelle
parole
.
Quelle
parole
però
mi
perdettero
.
Pietro
non
capì
il
vero
senso
appassionato
,
addolorato
,
ansioso
,
che
dava
loro
il
mio
cuore
in
quello
stato
,
proferendole
;
egli
capì
soltanto
tutto
quello
che
vi
è
di
duro
,
di
sprezzante
,
d
'
insultante
anche
-
sì
,
d
'
insultante
-
in
queste
parole
prese
alla
lettera
,
che
parevano
dire
:
Siete
un
vile
!
mentre
avevano
detto
:
Non
avete
pietà
di
me
?
Egli
si
levò
pallido
,
coll
'
occhio
,
un
momento
innanzi
umido
di
lagrime
,
asciutto
e
quasi
fosco
,
coi
lineamenti
duri
e
severi
;
egli
...
quest
'
uomo
!
ebbe
la
forza
di
dirmi
colla
sua
voce
più
calda
ed
incisiva
:
«
È
forse
meglio
che
ci
separiamo
,
Narcisa
»
.
Ebbi
paura
di
lui
.
Non
potrei
mai
riprodurre
tutto
quello
che
vi
era
di
lacerante
in
quelle
fredde
parole
che
soffocavano
in
lui
il
risentimento
,
che
fa
supporre
pur
sempre
l
'
amore
,
per
esprimere
la
calma
ed
inflessibile
decisione
della
mente
.
Mi
sentivo
morire
,
e
caddi
annichilata
sul
muricciolo
accanto
alla
strada
;
Pietro
mi
diede
il
braccio
,
mi
sollevò
,
e
mi
strascinò
quasi
sino
alla
carrozza
.
Là
,
inginocchiata
sul
tappeto
,
col
volto
nascosto
fra
i
cuscini
,
piansi
lagrime
ardenti
,
disperate
.
Ora
che
ci
penso
a
mente
più
serena
,
io
non
risento
tutto
il
pentimento
di
quelle
parole
,
delle
quali
gli
chiesi
perdono
a
mani
giunte
,
colle
espressioni
più
umili
,
e
che
mi
parvero
aver
deciso
la
mia
condanna
;
se
Pietro
mi
avesse
amato
ancora
,
egli
non
avrebbe
dato
la
significazione
letterale
a
quelle
parole
;
...
se
il
suo
cuore
non
fosse
stato
morto
per
me
,
egli
non
avrebbe
potuto
prendere
quella
risoluzione
.
Era
finita
dunque
per
me
!
...
per
sempre
!
...
ed
io
,
folle
!
...
folle
!
...
gli
chiedevo
ancora
quella
franca
confessione
che
mi
ero
fatta
promettere
in
un
delirio
d
'
amore
,
come
se
le
parole
avessero
potuto
illudermi
,
quando
tutto
parlava
in
lui
chiaramente
.
Passai
una
notte
d
'
inferno
,
lacerando
coi
denti
il
merletto
dei
guanciali
inzuppati
di
lagrime
.
Quando
il
chiarore
incerto
che
penetrava
dalle
tende
del
verone
cominciò
ad
oscurare
il
globo
d
'
alabastro
della
lampada
da
notte
,
mi
alzai
,
ancora
vestita
degli
abiti
che
indossavo
la
sera
scorsa
...
Esitai
un
istante
prima
di
tirare
il
cordone
del
campanello
:
volevo
illudermi
ancora
su
tutta
l
'
estensione
della
mia
sventura
.
«
È
alzato
il
signore
?
»
,
domandai
alla
cameriera
che
veniva
a
prendere
i
miei
ordini
.
«
Anzi
Giuseppe
,
il
suo
cameriere
,
crede
che
non
sia
nemmeno
andato
a
letto
;
poiché
l
'
ha
udito
passeggiare
tutta
la
notte
.
»
Fui
commossa
profondamente
;
dunque
anch
'
egli
avea
provato
tutta
la
lotta
di
quella
disperata
passione
!
Mi
acconciai
allo
specchio
,
con
triste
civetteria
;
non
volevo
accrescere
il
suo
dolore
colle
tracce
del
mio
;
volevo
attaccarmi
a
lui
con
tutte
le
risorse
di
quell
'
eleganza
che
egli
avea
tanto
ammirato
in
me
;
e
passai
nelle
sue
stanze
.
Lo
trovai
che
scriveva
,
seduto
al
tavolino
nella
sua
stanza
da
studio
,
con
un
lume
ancora
acceso
dinanzi
,
sebbene
morente
.
Oh
,
signor
Raimondo
,
mi
perdoni
questi
dettagli
,
sui
quali
insisto
con
il
doloroso
piacere
che
si
prova
a
ritornare
sui
particolari
di
care
e
malinconiche
rimembranze
.
I
fiori
che
ornavano
ogni
mattina
la
giardiniera
,
situata
a
semicerchio
attorno
al
suo
tavolino
,
quei
fiori
fra
i
quali
egli
s
'
immergeva
,
direi
,
quando
si
metteva
a
scrivere
,
e
che
avvolgevano
i
suoi
sensi
in
un
vapore
di
colori
e
di
profumi
,
e
suscitavano
mille
indefinite
percezioni
nella
sua
mente
;
quei
fiori
dei
quali
egli
avea
detto
di
aver
bisogno
come
dell
'
aria
per
lavorare
e
per
pensare
a
me
,
erano
appassiti
;
le
tende
delle
finestre
chiuse
,
sicché
eravi
quasi
buio
nella
stanza
;
attraverso
l
'
uscio
aperto
della
sua
camera
da
dormire
vidi
il
letto
scomposto
,
colle
lenzuola
lacerate
e
cadenti
a
terra
,
ed
un
cuscino
sul
tappeto
,
accanto
ad
una
poltrona
rovesciata
.
Pietro
mi
voltava
le
spalle
,
colla
testa
appoggiata
fra
le
mani
;
avea
dinanzi
un
monte
di
quaderni
e
di
fogli
di
carta
,
dei
quali
alcuni
lacerati
;
sul
foglio
che
gli
stava
sotto
la
mano
era
scritta
l
'
intestazione
di
una
lettera
e
tre
o
quattro
versi
cancellati
.
Egli
non
mi
udì
avvicinare
,
e
si
riscosse
bruscamente
quando
mi
vide
vicino
a
lui
.
Poscia
si
alzò
e
venne
a
stringermi
la
mano
,
sorridendo
tristamente
.
«
Volevo
venire
a
farmi
perdonare
le
mie
cattiverie
di
ieri
sera
...
però
non
potevo
supporti
alzata
a
quest
'ora.»
«
Non
ho
dormito
,
Pietro
...
»
,
gli
risposi
colle
lagrime
agli
occhi
.
Egli
volse
i
suoi
in
giro
per
l
'
appartamento
,
quasi
avesse
voluto
nasconderne
il
disordine
;
li
abbassò
,
e
rimase
muto
.
Non
avea
voluto
confessarmi
che
ancor
esso
avea
sofferto
;
sentii
stringermi
il
cuore
dolorosamente
.
Venni
ad
appoggiarmi
alla
sua
spalla
,
come
nei
bei
giorni
in
cui
sentivo
un
brivido
percorrerlo
allo
sfiorargli
il
volto
coi
miei
capelli
,
e
lo
guardai
in
silenzio
,
spalancando
gli
occhi
per
dissimularne
le
lagrime
.
Vidi
lo
sforzo
ch
'
egli
faceva
per
contenersi
,
baciandomi
sulle
labbra
;
ma
quel
bacio
commosso
non
aveva
il
febbrile
trasporto
di
una
volta
,
che
gli
avrebbe
fatto
stringere
il
mio
corpo
fra
le
sue
braccia
fino
a
soffocarmi
...
Fu
solo
...
quasi
triste
...
«
Tu
scrivi
?
»
,
gli
diss
'
io
con
un
coraggio
di
cui
non
mi
sarei
creduta
mai
capace
.
Come
colto
in
fallo
egli
abbassò
gli
occhi
sulle
carte
che
gli
stavano
ammonticchiate
dinanzi
alla
rinfusa
,
e
rispose
con
un
cenno
del
capo
,
quasi
avesse
dubitato
di
avere
la
mia
forza
.
«
Scrivi
a
tua
madre
,
Pietro
?
...
Le
hai
detto
che
fra
quindici
giorni
sarai
da
lei
?...»
Questa
volta
egli
non
rispose
e
si
recò
la
mia
mano
alle
labbra
.
Mi
portai
l
'
altra
al
cuore
,
per
comprimere
i
battiti
,
dei
quali
il
rumore
mi
spaventava
.
Oh
,
signor
Raimondo
...
un
uomo
di
ferro
avrebbe
avuto
pietà
di
quest
'
agonia
straziante
,
che
mi
affascinava
però
colla
forza
stessa
del
dolore
,
che
mi
strascinava
a
misurare
tutta
l
'
estensione
della
mia
disgrazia
...
Pietro
!
...
egli
!
...
non
ebbe
pietà
di
quest
'
agonia
,
che
pure
avrebbe
dovuto
indovinare
dalla
calma
disperata
del
mio
accento
,
dal
tremito
convulso
delle
mie
braccia
,
che
si
appoggiavano
alla
sua
spalla
,
dalla
terribile
tensione
del
dolore
che
inaridiva
le
lagrime
sulla
mia
orbita
...
Egli
non
ebbe
una
parola
...
una
sola
!
...
o
piuttosto
non
ne
ebbe
la
forza
...
Egli
rimase
colle
labbra
fredde
e
tremanti
sulla
mia
mano
,
che
recava
quella
percezione
al
cuore
come
una
stilettata
,
cercandovi
forse
la
forza
di
rispondermi
.
Un
impeto
cieco
,
disperato
mi
spingeva
.
«
Son
venuta
a
chiederti
una
grazia
Pietro
»
,
gli
dissi
;
«
questi
ultimi
quindici
giorni
che
hai
avuto
la
bontà
di
concedermi
...
io
...
io
vorrei
passarli
in
Aci
-
Castello
...
su
quella
bella
spiaggia
che
visitammo
sì
spesso
nelle
nostre
passeggiate
notturne
...
Siamo
ai
28
di
Ottobre
,
il
13
di
Novembre
partirai
.
»
Speravo
ch
'
egli
,
soffocandomi
dei
suoi
baci
,
avesse
annullata
la
sua
risoluzione
della
sera
...
Non
fu
nulla
di
ciò
...
«
Oggi
stesso
manderò
Giuseppe
ad
affittarvi
un
casino
»
:
mi
rispose
stringendomi
le
mani
e
figgendomi
gli
occhi
in
volto
,
come
cercandovi
la
spiegazione
di
quel
desiderio
;
«
e
domani
partiremo
.
Vuoi
che
usciamo
assieme
oggi
?
»
Quella
domanda
fu
il
mio
colpo
di
grazia
:
quando
egli
mi
amava
come
un
pazzo
mi
avrebbe
pregata
di
non
uscire
;
in
appresso
non
mi
avrebbe
fatto
quella
domanda
poiché
non
si
sarebbe
potuto
supporre
che
l
'
uno
di
noi
potesse
uscir
solo
...
negli
ultimi
giorni
mi
amava
ancora
abbastanza
per
non
propormi
una
passeggiata
come
un
compenso
,
come
per
ringraziarmi
del
sacrifizio
che
gli
facevo
,
ciò
che
equivaleva
a
dichiararmela
una
compiacenza
,
come
avea
fatto
in
quel
momento
.
Mi
voltai
a
cogliere
un
fiore
da
un
vaso
di
porcellana
per
recare
il
fazzoletto
alla
bocca
...
Mi
sentivo
soffocare
...
Ebbi
appena
la
forza
di
mormorargli
:
«
No
...
no
...
grazie
...
Non
uscirò
tutta
la
giornata
...
»
.
Io
stessa
non
udii
il
suono
di
quelle
parole
...
Forse
neanche
egli
le
avrà
udite
...
Uscii
barcollando
,
operando
uno
sforzo
supremo
per
dominare
il
mio
dolore
immenso
,
aggrappandomi
alle
tende
che
incontravo
per
non
cadere
...
Nel
mio
salotto
caddi
su
di
una
duchesse
,
annichilata
.
Pietro
passò
al
mio
fianco
tutto
il
giorno
.
Mi
faceva
una
pena
orribile
a
vedere
gli
sforzi
che
faceva
per
contenere
la
sua
commozione
,
per
combattere
la
lotta
che
ferveva
in
lui
,
per
mantenersi
saldo
nella
risoluzione
che
parea
essersi
fissata
,
e
che
quei
momenti
avevano
fatto
ondeggiare
in
lui
...
Egli
fu
amoroso
con
me
,
come
si
può
esserlo
sino
ai
limiti
della
commozione
,
senza
il
trasporto
però
della
passione
,
di
quell
'
amore
caldo
,
cieco
,
irresistibile
,
quale
egli
me
l
'
avea
fatto
provare
,
quale
ormai
m
'
era
necessario
per
vivere
,
quale
avrebbemi
fatto
dimenticare
,
almeno
per
un
'
ora
,
in
un
bacio
,
tutta
l
'
estensione
dell
'
immensa
sventura
che
mi
percuoteva
.
Egli
non
ebbe
una
parola
,
non
una
sola
parola
che
alludesse
alla
nostra
separazione
;
ma
neanche
un
'
altra
che
la
facesse
mettere
in
dubbio
.
Un
momento
mi
parve
cattivo
e
spietato
quell
'
uomo
che
non
mi
amava
più
.
Poi
gli
baciai
le
mani
,
delirante
,
piangendo
a
calde
lagrime
;
gli
avvinghiai
le
braccia
al
collo
e
lo
soffocai
quasi
fra
le
mie
lagrime
e
i
miei
baci
,
come
se
avessi
voluto
farmi
perdonare
la
triste
impressione
di
quel
momento
.
Giammai
!
giammai
io
ho
amato
Pietro
di
quest
'
amore
immenso
,
frenetico
,
divorante
di
cui
l
'
ho
amato
in
quel
punto
...
L
'
indomani
partimmo
per
Aci
-
Castello
.
No
!
se
anche
scrivessi
questi
versi
col
sangue
che
tale
tortura
ha
stillato
dal
mio
cuore
,
io
non
potrei
arrivare
a
descrivere
tutto
lo
strazio
ineffabile
di
quest
'
agonia
immensa
che
è
durata
15
giorni
;
in
cui
ho
dovuto
divorare
le
mie
lagrime
,
soffocare
gli
urli
disperati
del
mio
cuore
,
perché
m
'
impedivano
di
vedere
,
di
sentire
come
ogni
ora
di
più
il
cuore
di
lui
s
'
allontanasse
dal
mio
;
come
quelle
sensazioni
impercettibili
,
che
formavano
l
'
amore
sovrumano
di
cui
quest
'
uomo
mi
adorava
,
andassero
morendo
in
lui
...
Io
non
potrò
esprimere
quello
che
ho
provato
di
orribile
in
tutta
l
'
intensità
del
dolore
,
quando
,
con
la
terribile
lucidità
che
mi
dà
la
mia
angoscia
,
ho
letto
chiaramente
in
quel
cuore
...
troppo
chiaramente
,
per
mia
sventura
!
...
la
sorpresa
,
la
tristezza
di
lui
,
direi
anche
il
rimorso
delle
perdute
illusioni
del
suo
amore
di
un
tempo
che
cerca
invano
...
Io
l
'
ho
veduto
,
quell
'
uomo
,
quel
cuore
,
chiudere
gli
occhi
,
immergersi
nel
vortice
delle
più
tempestose
carezze
,
soffocarmi
coi
più
febbrili
trasporti
...
frenetico
...
furibondo
quasi
,
cercando
quelle
illusioni
che
avea
adorato
in
me
...
e
nulla
!
!
...
nulla
!
!
...
e
staccarsene
pallido
,
annichilato
...
quasi
piangendo
come
un
fanciullo
,
guardandosi
attorno
come
smemorato
,
come
cercando
ancora
quelle
sensazioni
che
non
sa
più
trovare
in
me
...
e
che
io
!
!
!
...
disgraziata
!
!
...
io
non
posso
più
dargli
!
!
...
Oh
,
signore
!
nessuno
!
...
no
!
nessuno
potrà
mai
arrivare
a
comprendere
la
sublime
agonia
di
quell
'
istante
!
Dio
!
...
Dio
mio
!
...
se
impazzissi
!
No
!
Dio
non
è
giusto
!
No
!
Dio
non
ha
pietà
di
questo
dolore
sovrumano
!
Pietro
è
triste
,
malinconico
ogni
giorno
di
più
;
la
pietà
istessa
che
risente
di
me
,
di
quest
'
amore
di
cui
l
'
amo
,
ch
'
egli
comprende
,
e
del
quale
non
può
contraccambiarmi
,
malgrado
tutti
i
suoi
sforzi
generosi
,
questa
pietà
lo
distacca
da
me
,
lo
fa
fuggire
,
come
se
temesse
di
trovare
un
rimorso
nei
miei
occhi
,
che
,
Dio
sa
con
qual
coraggio
,
gli
nascondono
quello
che
si
passa
in
me
.
Egli
è
sdegnato
contro
se
stesso
e
dolente
della
simulazione
che
deve
imporsi
per
compassione
di
me
,
delle
menzogne
che
deve
giurarmi
col
volto
cosperso
del
rossore
della
vergogna
.
La
notte
lo
sento
passeggiare
spesso
sino
all
'
alba
,
ora
in
cui
parte
per
la
caccia
,
e
non
ritorna
che
a
sera
,
stanco
,
spossato
,
come
se
avesse
voluto
nella
stanchezza
dei
sensi
addormentare
il
rimorso
del
suo
amore
perduto
,
e
trovarvi
una
pace
che
la
tempesta
delle
sue
passioni
non
gli
accorda
giammai
.
Eppure
,
dopo
queste
corse
che
hanno
gonfiato
i
suoi
piedi
,
che
hanno
logorato
le
sue
forze
sino
alla
prostrazione
,
egli
non
trova
sonno
nel
letto
...
egli
si
stanca
ancora
a
passeggiare
per
la
sua
camera
...
Qualche
volta
ho
trovato
l
'
indomani
il
suo
fazzoletto
e
i
suoi
guanciali
umidi
:
al
sapore
acre
ho
conosciuto
che
erano
lagrime
...
Lui
!
questo
carattere
orgoglioso
e
forte
,
quest
'
uomo
di
ferro
...
ha
pianto
!
...
ha
pianto
di
dolore
,
di
rimorso
,
di
rabbia
,
per
quest
'
amore
che
gli
sfugge
,
che
vorrebbe
imporsi
.
No
!
...
tale
martirio
non
può
durare
per
entrambi
...
Io
sarò
forte
!
...
sì
,
quest
'
amore
istesso
me
ne
darà
la
forza
.
Morire
,
mio
Dio
!
morire
nelle
sue
braccia
almeno
...
addormentata
dalle
sue
carezze
!
...
Abbiamo
passato
13
giorni
su
questa
spiaggia
che
mi
sembra
deliziosa
,
malgrado
le
ore
crudeli
che
vi
ho
provate
.
Si
dice
che
il
dolore
rende
fosche
le
tinte
più
brillanti
del
luogo
ove
si
prova
...
Anch
'
io
ho
sentito
ciò
altravolta
;
ma
qui
,
in
questi
ultimi
giorni
,
questi
luoghi
io
li
ho
amati
nei
loro
minimi
particolari
;
forse
perché
mi
è
caro
anche
il
dolore
di
quest
'
agonia
che
posso
provare
vicino
a
lui
.
Nel
momento
in
cui
scrivo
per
parlare
di
lui
,
per
illudermi
con
lui
...
sola
,
di
notte
,
nella
mia
camera
da
letto
...
vedo
,
attraverso
le
tende
della
mia
finestra
aperta
,
sbattute
dal
vento
tempestoso
di
questi
ultimi
giorni
d
'
autunno
che
spoglia
gli
alberi
delle
foglie
,
la
massa
antica
,
imponente
,
severamente
e
grandemente
poetica
del
vecchio
e
rovinoso
castello
che
pende
da
una
balza
sul
mare
;
coi
suoi
muri
massicci
e
screpolati
,
sui
quali
stridono
i
gufi
in
mezzo
alle
ginestre
che
vi
germogliano
,
che
disegnano
la
loro
massa
bruna
su
questo
cielo
trasparente
ove
risplende
la
più
bella
luna
del
mondo
;
con
questo
mare
immenso
,
lucido
,
che
da
questa
lontananza
sembra
calmo
e
lievemente
increspato
,
e
che
muggisce
colla
sua
voce
potente
fra
i
precipizii
dell
'
abisso
che
circonda
le
fondamenta
del
castello
.
L
'
altro
giorno
volli
vedere
questo
castello
a
metà
distrutto
,
su
cui
sembra
talvolta
vedere
ancora
passeggiare
le
scolte
luccicanti
di
ferro
fra
i
merli
dei
torrioni
;
che
mi
fa
vivere
in
mezzo
agli
uomini
d
'
una
volta
che
l
'
hanno
abitato
,
coi
vivi
ricordi
che
tramanda
e
che
sembrano
infondersi
incancellabilmente
alla
sua
vista
.
Pietro
volle
dissuadermene
,
dicendo
che
la
strada
per
giungervi
era
molto
pericolosa
per
una
donna
.
«
Non
sarai
tu
con
me
?
»
,
gli
dissi
,
come
se
mi
fosse
stato
impossibile
un
accidente
vicino
a
lui
,
o
come
se
quest
'
infortunio
avessi
dovuto
amarlo
dividendolo
con
lui
.
Egli
...
costui
,
cui
l
'
amore
avea
dato
squisite
percezioni
,
cui
avea
fatto
oprare
un
miracolo
di
genio
e
di
sentimento
nel
suo
dramma
,
capì
appena
tutto
il
senso
di
quelle
parole
.
Mi
diede
il
braccio
,
come
per
nascondermi
il
suo
imbarazzo
,
e
mi
accompagnò
alla
salita
che
precede
l
'
ingresso
della
rocca
.
I
muri
della
torre
principale
che
guardano
il
paesetto
sembrano
di
un
'
altezza
smisurata
,
guardati
dal
basso
,
in
quel
punto
,
elevati
come
sono
su
di
un
immenso
scoglio
che
dalla
parte
del
mezzogiorno
sospende
le
sue
torri
sul
mare
.
Due
tavoloni
di
querce
sono
gettati
su
di
un
arco
in
rovina
per
traversare
l
'
abisso
orribile
che
si
stende
al
di
sotto
,
in
fondo
al
quale
mormora
il
mare
in
un
sordo
rumore
,
e
che
fa
venire
le
vertigini
al
solo
guardarlo
.
Pietro
passò
innanzi
e
mi
porse
la
mano
raccomandandomi
di
non
guardare
il
precipizio
per
non
avere
la
vertigine
;
all
'
incontro
io
provavo
un
'
affascinante
sensazione
nel
mirare
quella
gola
oscura
,
a
quasi
duecento
piedi
sotto
di
noi
,
ove
,
fra
le
acute
punte
degli
scogli
,
biancheggiava
la
spuma
minuta
delle
onde
rotte
e
imprigionate
nella
caverna
,
su
cui
l
'
assito
che
ci
sosteneva
si
piegava
sotto
il
peso
dei
nostri
corpi
scricchiolando
.
«
Se
cadessimo
qui
,
abbracciati
!
»
,
esclamai
io
quasi
involontariamente
,
stringendo
la
mano
di
Pietro
che
mi
guidava
.
Mi
pareva
più
dolce
quella
morte
,
e
preferibile
alle
torture
che
provavo
,
e
che
supponevo
anche
in
lui
.
«
Quale
pazzia
!
»
,
mormorò
egli
stringendo
il
mio
braccio
,
come
per
prevenire
l
'
effetto
di
un
capogiro
,
e
accelerando
il
passo
,
che
avea
reso
ardito
e
sicuro
,
quasi
per
garentire
la
mia
vita
ch
'
eragli
sospesa
.
Egli
non
ha
detto
:
Che
cara
pazzia
!
...
Ha
detto
semplicemente
:
Quale
pazzia
!
...
Ho
veduto
dalla
sommità
di
quelle
torri
questo
mare
azzurro
che
si
confonde
con
il
ceruleo
dell
'
orizzonte
,
che
si
stende
nella
sua
grande
immobilità
in
lontananza
e
freme
e
spumeggia
ai
miei
piedi
;
ho
veduto
quelle
barche
che
sembravano
giocattoli
da
quell
'
altezza
,
quel
litorale
sparso
di
ville
e
di
paesetti
,
e
Catania
...
Catania
ove
Pietro
mi
aveva
tanto
amato
....
Vi
fissai
un
lungo
sguardo
,
non
avvertendo
le
lagrime
che
bagnavano
le
mie
guance
.
«
Che
guardi
?
»
,
mi
domandò
egli
,
come
se
mi
avesse
domandato
:
Perché
piangi
?
«
Catania
!
»
,
risposi
colla
voce
ancora
tremante
.
Egli
sentì
forse
tutto
quanto
vi
era
di
passione
e
di
rimembranze
in
quella
parola
;
e
lo
provò
anch
'
egli
fors
'
anche
in
quel
momento
,
poiché
soggiunse
,
come
cedendo
ad
una
generosa
risoluzione
:
«
Vuoi
che
ritorniamo
a
Catania
?
»
.
Non
risposi
e
restai
cogli
occhi
umidi
e
fissi
sul
golfo
in
fondo
al
quale
biancheggiavano
le
cupole
che
indicavano
la
città
,
appoggiandomi
al
braccio
di
lui
.
Sentivo
quanto
vi
era
di
nobile
sacrifizio
in
quella
proposta
;
ciò
ch
'
escludeva
l
'
amore
,
ch
'
era
quello
che
mi
bisognava
.
«
Dov
'
è
Siracusa
?
»
,
domandai
poscia
,
come
non
accorgendomene
,
cedendo
ad
un
intimo
impulso
.
Pietro
mi
additò
un
punto
tra
mezzogiorno
e
ponente
,
dietro
il
Capo
Passero
che
si
vedeva
distintamente
,
ove
dovea
essere
il
suo
paese
natale
.
«
Perché
non
mi
conduci
a
Siracusa
piuttosto
?
»
,
gli
dissi
gettandogli
le
braccia
al
collo
,
singhiozzando
e
fissando
nei
suoi
i
miei
occhi
brillanti
di
lagrime
.
Egli
abbassò
gli
occhi
,
baciandomi
le
mani
,
e
rispose
,
dopo
avere
esitato
un
istante
:
«
Se
lo
vuoi
...
»
.
«
No
!
io
non
lo
voglio
...
Ciò
che
io
voglio
è
il
tuo
amore
!
il
tuo
amore
sfrenato
,
ardente
,
quale
lo
sentivi
per
me
,
quale
cerchi
ancora
come
smanioso
e
non
sai
più
trovare
,
quale
io
spero
qualche
volta
illudendomi
,
e
tento
tutte
le
occasioni
per
travedere
in
te
...
e
non
m
'
accorgo
,
pazza
,
disgraziata
ch
'
io
sono
,
che
tu
non
lo
trovi
...
che
tu
hai
la
generosità
,
la
nobiltà
di
fingerlo
meco
;
ciò
di
cui
senti
rimorso
;
...
e
che
tutto
...
tutto
!
...
perfino
le
tue
carezze
,
perfino
i
tuoi
sacrifizii
mi
dimostrano
che
tu
non
senti
più
per
me
...
»
«
Partiamo
!
»
,
soggiunsi
poco
dopo
strascinandolo
pel
braccio
,
soffocando
l
'
emozione
che
sentivo
prorompere
nell
'
eccitazione
della
corsa
,
poiché
mi
sentivo
morire
.
L
'
ultimo
raggio
di
sole
rischiarava
ancora
i
merli
della
più
alta
torre
,
e
nell
'
abisso
che
dovevamo
traversare
era
buio
profondo
;
e
gli
echi
ne
erano
mugghianti
;
e
gli
sprazzi
di
spuma
biancheggiavano
come
giganteschi
fantasmi
.
Un
momento
mi
sembrò
che
l
'
immenso
fascino
di
quello
spaventevole
abisso
attraesse
l
'
abisso
doloroso
del
mio
cuore
;
che
quei
bianchi
fantasmi
mi
stendessero
le
braccia
come
a
prepararmi
un
letto
eterno
che
dovesse
accogliermi
assieme
all
'
uomo
che
adoravo
tanto
più
freneticamente
quanto
più
lo
vedevo
allontanarsi
da
me
...
Un
momento
il
mio
piede
si
stese
sul
precipizio
e
la
mia
mano
strinse
più
forte
la
sua
per
allacciarlo
in
un
modo
che
nulla
sarebbe
valso
a
rapirmelo
mai
più
...
«
No
!
no
!
»
,
gridò
il
mio
cuore
gemente
,
«
no
!
...
ch
'
egli
viva
!
ch
'
egli
sia
felice
!
...
io
non
potrò
mai
essergli
grata
abbastanza
dei
giorni
che
mi
ha
dato
,
dei
sacrifizii
che
ha
avuto
la
bontà
d
'
imporsi
per
me
!
...
Ch
'
egli
sia
felice
...
anche
con
un
'altra!...»
Un
'
altra
!
...
Ecco
quell
'
idea
terribile
,
sanguinosa
,
che
mi
ha
attraversato
il
cuore
come
un
ferro
infuocato
,
e
alla
quale
non
avrei
forse
saputo
resistere
se
ci
avessi
prima
pensato
...
Mi
avvidi
,
quasi
con
gioia
,
come
se
fossi
stata
salvata
da
un
immenso
pericolo
,
che
camminavamo
sul
selciato
della
strada
.
Una
o
due
volte
,
in
quella
notte
agitata
e
febbrile
passata
al
davanzale
della
mia
finestra
,
ho
avuto
dei
momenti
di
speranza
,
d
'
illusione
...
speranza
tale
che
mi
faceva
mettere
dei
gridi
di
gioia
,
che
mi
faceva
comprimere
le
tempie
fra
le
mani
,
quasi
le
arterie
che
battevano
di
felicità
minacciassero
di
sconvolgermi
la
ragione
...
Egli
mi
avea
proposto
di
accompagnarmi
a
Catania
!
...
egli
aveva
avuto
forse
un
istante
d
'
amore
per
me
!
...
dell
'
amore
di
una
volta
!
...
Oh
!
Dio
!
Dio
!
...
morire
almeno
in
tal
momento
!
...
Ieri
volli
uscire
con
lui
;
volli
fare
una
passeggiata
in
barca
.
Egli
prese
i
remi
,
ed
entrambi
,
soli
,
ci
cullammo
nella
piccola
barchetta
da
pescatori
su
quelle
onde
azzurre
come
il
cielo
.
Quand
'
egli
è
solo
,
pensieroso
,
vicino
a
me
...
provo
un
momento
di
dubbio
,
d
'
incertezza
...
Mi
pare
di
sperare
,
mi
pare
di
averlo
mio
!
tutto
mio
!
...
e
che
nulla
abbia
potenza
di
strapparlo
all
'
amplesso
frenetico
delle
mie
braccia
.
Appena
fummo
al
largo
egli
lasciò
i
remi
e
venne
a
prendere
la
mia
mano
.
Lo
guardai
come
non
l
'
avevo
mai
guardato
:
sentivo
che
non
potevo
amarlo
più
di
quanto
io
l
'
amavo
in
quel
momento
;
mi
pareva
impossibile
ch
'
egli
dovesse
lasciarmi
il
dopodomani
.
Egli
baciava
le
mie
mani
,
e
sostava
per
guardarle
in
silenzio
,
come
se
avesse
temuto
di
alzare
gli
occhi
nei
miei
,
e
per
tornare
a
baciarle
...
Le
sentii
umide
delle
sue
lagrime
.
«
Pietro
!
»
,
esclamai
palpitante
di
una
sublime
emozione
,
mentre
tutti
i
pori
del
mio
cuore
si
dilatavano
ad
assorbire
le
inebbrianti
emanazioni
di
una
lusinghiera
speranza
:
«
ieri
ti
pregai
di
condurmi
a
Siracusa
...
con
te
...
»
.
Egli
non
poté
più
frenare
il
pianto
,
e
scosse
la
testa
tristamente
.
«
Impossibile
!
»
,
mormorò
con
un
soffio
appena
intelligibile
.
«Impossibile?...»,
ripetei
radunando
tutte
le
forze
di
cui
mi
sentivo
capace
;
«
e
perché
,
Pietro
?!...»
«
Oh
!
grazia
!
grazia
,
Narcisa
!
»
,
singhiozzò
egli
stringendomi
fra
le
sue
braccia
,
nascondendo
la
sua
testa
nel
mio
petto
;
«
grazia
!
...
io
sono
molto
vile
!!...»
Era
orribile
a
vedersi
l
'
angoscia
disperata
di
quel
volto
energico
,
l
'
annichilamento
completo
di
quel
carattere
di
bronzo
.
«
Sì
,
io
sono
vile
!
io
son
colpevole
!
io
sono
infame
!...»,
seguitò
con
voce
delirante
:
«
oh
!
grazia
,
Narcisa
!...»
.
L
'
amavo
tanto
che
non
sentii
tutto
lo
spasimo
sublime
che
quelle
parole
mi
facevano
provare
:
ebbi
soltanto
pietà
di
lui
.
Lo
abbracciai
,
piangendo
anch
'
io
,
tremando
convulsivamente
del
suo
tremito
,
mischiando
le
mie
labbra
alle
sue
.
«
Dillo
!
Pietro
...
dillo
!
»
,
gridai
con
disperato
sforzo
di
volontà
,
«
tu
non
mi
ami
più
!
...
tu
non
mi
ami
più
come
prima
!
»
.
Egli
rimase
abbattuto
,
in
silenzio
,
sulla
panchetta
della
barca
.
Quel
silenzio
durò
cinque
minuti
.
Quando
risollevò
il
volto
fui
atterrita
dallo
spaventevole
pallore
che
copriva
i
suoi
lineamenti
solcati
profondamente
.
«
Ascoltami
,
Narcisa
!
»
,
cominciò
egli
con
voce
solenne
,
quasi
calma
:
«
io
ho
un
sacro
dovere
di
gratitudine
verso
di
te
...
dovere
che
mi
fanno
caro
le
reminiscenze
che
non
potrò
dimenticare
giammai
,
e
che
formano
ora
il
mio
inferno
...
Eppure
,
te
lo
giuro
sul
mio
onore
,
io
non
mi
trovo
colpevole
...
no
!
...
che
soltanto
queste
reminiscenze
mi
restino
ora
vicino
a
te
...
Tu
hai
il
diritto
di
disporre
di
me
,
in
tutto
...
Io
sacrificherò
al
dovere
quello
che
avrei
sacrificato
all
'
amore
,
e
farò
quanto
è
possibile
all
'
uomo
per
renderti
la
tua
felicità
.
Ho
tanto
provato
di
sì
immenso
nella
voluttà
del
godimento
,
nel
delirio
dell
'
esser
felice
,
che
forse
all
'
uomo
non
è
concesso
di
godere
...
e
Dio
mi
punisce
,
col
soffiare
su
tutte
quelle
sensazioni
che
formavano
il
mio
amore
...
che
cerco
invano
da
due
mesi
...
e
spegnerle
per
me
.
Nel
tremito
ardente
delle
tue
labbra
,
sul
tepore
della
tua
pelle
rosata
,
nelle
nervose
e
convulse
pressioni
delle
tue
braccia
,
nel
delirio
fervente
delle
tue
carezze
,
ho
cercato
invano
un
atomo
,
un
atomo
solo
,
di
quello
che
provavo
d
'
arcano
,
d
'
indefinibile
,
di
più
che
terreno
,
quando
,
seduto
sul
lastrico
della
strada
,
ti
vedevo
al
verone
,
ciò
che
formava
il
delirio
dei
miei
sogni
;
che
nei
primi
trasporti
del
possederti
,
quando
mi
pareva
di
divenire
folle
per
la
felicità
dell
'
amor
tuo
,
io
provai
sino
a
quel
parossismo
del
godimento
che
ci
annienta
,
direi
,
nel
godimento
istesso
,
e
che
ci
lascia
sbalorditi
della
sua
estensione
.
Io
ho
cercato
invano
questo
profumo
,
questo
vapore
che
ti
circondava
d
'
incenso
come
gli
angeli
,
e
in
cui
non
osavo
immergermi
per
timore
di
perdervi
la
ragione
o
di
perdervi
l
'
illusione
...
È
duro
,
è
crudele
quello
che
dico
...
ma
tu
hai
mente
per
apprezzarlo
e
cuore
per
perdonarmelo
...
come
mi
hai
perdonato
tutto
quello
che
ti
ho
fatto
soffrire
da
due
mesi
,
che
mi
sono
rimproverato
,
e
di
cui
il
rimorso
mi
lacera
...
Quello
che
io
piango
,
Narcisa
,
è
l
'
amore
che
ho
provato
e
che
non
posso
più
trovare
...
che
cerco
assetato
per
inebbriarmene
,
poiché
la
sete
che
ne
ho
è
ardente
,
divoratrice
,
e
che
mi
fugge
sempre
dinanzi
come
un
fuoco
fatuo
...
Io
avrei
paura
,
rimanendoti
più
a
lungo
vicino
,
che
la
stanchezza
dell
'
animo
non
vincesse
anche
il
desiderio
ineffabile
che
ho
di
questo
amore
...
e
che
tutto
questo
tesoro
di
diletti
che
trovasi
in
te
,
di
cui
m
'
abbeverai
forse
sino
all
'
ebbrietà
,
non
vada
perduto
dell
'
intutto
per
me
!
Oh
!
io
ho
paura
di
ciò
,
Narcisa
!
...
poiché
la
speranza
di
riamarti
un
giorno
come
ti
ho
amato
m
'
impedisce
che
mi
bruci
le
cervella
,
non
avendo
più
nulla
a
godere
sulla
terra
.
Bisogna
ch
'
io
mi
allontani
da
te
per
qualche
tempo
,
ch
'
io
torni
a
dubitare
della
felicità
che
ho
goduto
...
ch
'
io
dubiti
della
speranza
fin
anche
di
questa
felicità
,
per
esser
pazzo
di
te
come
lo
ero
quando
passavo
le
notti
innanzi
la
tua
casa
senza
sperare
un
'
occhiata
da
te
...
bisogna
che
io
ti
vegga
ancora
lontana
da
me
,
in
mezzo
alle
pompe
del
tuo
lusso
,
all
'
incanto
delle
tue
seduzioni
,
per
cercarti
ansioso
,
cieco
,
folle
,
come
allora
;
e
stendere
le
braccia
,
delirante
,
invocando
un
altro
sorso
di
questa
coppa
fatata
...
a
cui
fui
tanto
stolto
da
bere
troppo
...
»
.
Egli
non
poté
più
proseguire
,
soffocato
dalla
violenza
della
sua
commozione
,
tenendosi
il
petto
colle
mani
increspate
da
una
violenza
contrazione
,
inginocchiato
ai
miei
piedi
,
coll
'
occhio
luccicante
di
una
fosca
luce
sul
pallore
quasi
tetro
del
suo
volto
,
coi
capelli
irti
sulla
fronte
madida
di
freddo
sudore
.
Quest
'
addio
che
quel
cuore
mi
dava
era
grande
,
era
sublime
,
come
l
'
amore
di
cui
m
'
aveva
amato
.
Lo
sollevai
fra
le
mie
braccia
;
lo
baciai
in
fronte
,
sentendomi
ancor
io
fredda
di
sudore
ghiacciato
,
provando
una
forte
risoluzione
che
quelle
parole
infondevanmi
,
la
quale
correva
al
cuore
,
quasi
con
gli
smarrimenti
di
una
vertigine
,
insieme
al
sangue
che
da
tutte
le
vene
vi
affluiva
.
«
Addio
dunque
!
»
,
gli
dissi
con
una
calma
nella
voce
della
quale
io
stessa
ero
atterrita
:
«
Addio
,
Pietro
!...»
.
Egli
cercò
le
mie
labbra
colle
sue
,
fredde
,
tremanti
d
'
angoscia
e
di
voluttà
.
«Addio!...»,
gli
mormorarono
ancora
le
mie
labbra
palpitanti
nelle
sue
-
E
svenni
fra
le
sue
braccia
.
11
Novembre
Posdomani
egli
deve
partire
.
Ho
numerato
minuto
per
minuto
queste
ultime
ore
che
io
ho
passato
vicino
a
lui
...
cercando
illudermi
spesso
per
sentirne
poi
più
amaramente
tutta
la
disperazione
del
disinganno
.
No
!
lo
sento
...
il
suo
cuore
non
può
più
rinascere
per
me
!
Egli
tenta
lusingarsi
nelle
sue
speranze
...
o
piuttosto
ha
pietà
di
quello
che
soffro
...
Quand
'
egli
partirà
!
...
Dio
!
Dio
!
...
Quando
non
udrò
più
la
sua
voce
,
il
rumore
dei
suoi
passi
...
;
quando
non
lo
vedrò
più
e
non
l
'
attenderò
più
la
sera
,
affacciata
alla
finestra
!
...
Oh
!
no
!
...
no
!
...
è
meglio
prima
...
prima
ch
'
ei
parta
...
Riprenderò
questa
lettera
all
'
ultimo
istante
,
per
farla
poi
mettere
alla
Posta
a
catania
...
Domani
egli
aspetta
il
suo
amico
,
forse
lei
stesso
,
che
deve
venire
a
prenderlo
...
in
tal
caso
sarebbe
forse
meglio
...
L
'
ora
non
può
essere
molto
lontana
:
egli
parte
dopodomani
...
Ho
peccato
!
e
Dio
mi
punisce
col
mio
peccato
!
12
Novembre
L
'
inverno
è
sopravvenuto
troppo
improvvisamente
per
queste
contrade
...
Dio
mio
!
Ho
avuto
paura
di
questo
mare
burrascoso
,
di
questi
nuvoloni
che
fanno
nero
e
triste
il
cielo
,
di
questo
vento
che
strappa
le
ultime
foglie
dagli
alberi
...
Sì
,
ho
paura
di
questa
natura
,
pochi
giorni
fa
ancora
tanto
ridente
,
e
che
sembra
fuggirmi
con
la
vita
...
Ho
pianto
molto
...
sì
a
lungo
che
ora
sono
stanca
di
piangere
.
Gli
occhi
mi
bruciano
;
mi
sembra
che
il
petto
si
rompa
...
Dio
!
Dio
mio
!
Pietro
mi
sfugge
,
teme
d
'
incontrarsi
con
me
...
Che
gli
ho
fatto
?
...
Dio
mio
!
che
gli
ho
fatto
?
!
...
12
Novembre
-
ore
10
di
sera
Dio
!
Dio
!
Pietà
!
pietà
!
Son
pazza
,
Dio
mio
!
Mi
pare
di
perdere
la
ragione
!
...
mi
pare
di
morire
!
Ho
urlato
come
una
tigre
;
ho
lacerato
coi
denti
le
lenzuola
,
le
vesti
,
il
fazzoletto
;
mi
son
rotte
le
membra
urtando
contro
i
mobili
come
ebbra
...
Oh
,
no
!
no
!
Dio
non
è
giusto
!
Dio
è
crudele
!
...
Quale
tortura
!
quale
tortura
orrenda
!
...
Dio
!
Dio
mio
!
...
L
'
ho
udito
!
sì
,
la
sua
voce
!
...
la
sua
voce
istessa
...
che
ordinava
i
cavalli
per
domani
...
Oh
,
quest
'
uomo
!
...
quest
'
uomo
!
...
Ma
io
l
'
amo
!
...
ma
io
l
'
adoro
...
com
'
egli
si
spaventerebbe
a
provarlo
,
se
lo
potesse
,
quest
'
uomo
che
mi
sfugge
!
...
che
ha
il
cuore
morto
per
me
!
...
Che
fare
?
...
che
fare
,
Dio
mio
?
!
...
Se
fossi
pazza
?
!
...
se
impazzissi
?
!
...
Dio
!
!
!
...
No
!
Dio
non
può
punirmi
del
mio
delitto
...
No
!
Dio
non
può
punirmi
dell
'
opera
sua
...
perché
...
perché
io
son
debole
...
perché
io
son
vile
dinanzi
all
'
estensione
di
questo
dolore
sovrumano
che
mi
si
apre
dinanzi
...
perché
io
,
da
Lui
che
mi
percuote
,
voglio
il
sonno
...
l
'
oblìo
almeno
!
...
Dio
!
Dio
!
...
pietà
!
pietà
!
...
grazia
!
!
!
...
IX
Un
'
ora
del
mattino
suonava
lentamente
all
'
orologio
del
salotto
nel
grazioso
casino
che
abitavano
i
due
giovani
.
Narcisa
,
pallida
del
suo
delicato
pallore
di
cera
,
coll
'
occhio
brillante
di
un
inusitato
splendore
che
avea
dei
lampi
di
felicità
,
vestita
di
bianco
,
il
suo
colore
favorito
,
sebbene
la
stagione
fosse
alquanto
inoltrata
,
coi
capelli
raccolti
mollemente
dentro
una
reticella
di
seta
ed
arricciantisi
sulla
fronte
quasi
sino
alle
sopra
[
c
]
ciglia
,
con
quella
moda
ardita
che
ricordava
le
più
belle
teste
delle
statue
greche
,
stava
seduta
abbandonatamente
sopra
un
canapè
,
accanto
a
Pietro
,
nella
sua
attitudine
solita
,
allacciandogli
il
collo
con
le
sue
belle
braccia
,
figgendo
avidamente
gli
occhi
negli
occhi
di
lui
,
ascoltando
le
sue
parole
;
e
sembrava
deliziarsi
nella
trasparente
e
profumata
atmosfera
che
le
mille
sensazioni
di
quel
momento
le
creavano
.
Giammai
la
donna
amante
avea
sussultato
di
tale
amore
fra
le
braccia
dell
'
uomo
amato
;
giammai
la
sirena
si
era
abbandonata
più
molle
,
più
languente
;
giammai
la
maliarda
avea
avuto
sguardo
più
inebbriante
da
fare
oscillare
convulsivamente
le
più
intime
fibre
del
cuore
di
lui
.
Sembrava
che
qualche
cosa
di
più
che
mortale
eccitasse
in
lei
tutte
le
più
squisite
risorse
,
le
ispirazioni
più
ardenti
della
donna
affascinante
,
della
donna
ebbra
anch
'
essa
di
questa
voluttà
che
ispirava
e
che
cercava
,
per
formarne
un
fascino
irresistibile
,
divorante
.
L
'
occhio
di
Pietro
era
raggiante
;
la
sua
parola
interrotta
a
scosse
come
per
delirio
;
le
sue
membra
tremanti
di
sovrumano
diletto
.
Egli
suggeva
avidamente
coi
baci
per
la
fronte
,
pei
capelli
,
per
le
labbra
,
per
gli
occhi
,
pel
collo
quelle
emanazioni
acri
e
violente
di
una
voluttà
insaziabile
,
che
eccitava
il
godimento
sino
al
delirio
...
«
Oh
!
Narcisa
!
Narcisa
!
»
,
esclamava
egli
come
un
pazzo
,
«
Narcisa
di
Napoli
...
di
Catania
!
...
t
'
ho
trovata
alfine
!
sì
,
t
'
ho
trovata
!!...»
Tutt
'
a
un
tratto
quel
corpo
affascinante
di
mille
seduzioni
ebbe
un
fremito
che
non
seppe
reprimere
,
e
quasi
una
dolorosa
contrazione
.
Pietro
l
'
abbracciò
più
strettamente
,
come
ebbro
...
poiché
lo
scambiò
per
un
fremito
di
piacere
.
«
Che
io
ti
vegga
,
Narcisa
!
»
,
esclamò
egli
colle
mani
giunte
,
inginocchiandosi
sul
tappeto
,
come
se
avesse
voluto
adorarla
:
«
oh
!
ch
'
io
possa
vederti
!
..
Perché
nel
tempo
istesso
che
io
provo
questo
godimento
supremo
,
che
mi
comunico
il
tuo
corpo
da
fata
fra
le
mie
braccia
,
non
posso
analizzarti
col
mio
sguardo
,
ed
assorbire
quell
'
altra
ebbrezza
sublime
di
divorare
le
tue
bellezze
?...»
.
Egli
si
tacque
,
sorpreso
,
allarmato
dal
pallore
che
copriva
i
delicati
lineamenti
di
lei
,
che
tradivano
qualche
lievissima
contrazione
spasmodica
:
e
che
cominciavano
a
bagnarsi
di
fredde
stille
di
sudore
a
fior
di
pelle
alla
radice
dei
capelli
.
Narcisa
,
come
per
nascondergli
quel
triste
spettacolo
inebbriandolo
fra
le
sue
carezze
,
lo
attirò
fra
le
sue
braccia
,
baciandolo
del
suo
bacio
languido
e
divorante
nella
sua
molle
seduzione
;
e
posò
il
suo
viso
sul
volto
di
lui
,
mischiando
i
ricci
dei
suoi
capelli
ai
suoi
...
«
Che
hai
,
Narcisa
?
»
,
le
gridò
Pietro
spaventato
dal
freddo
sudore
di
cui
gli
inumidiva
il
volto
il
contatto
di
lei
.
«
Oh
,
nulla
!
...
È
la
felicità
!
...
è
la
gioia
suprema
che
provo
...
che
sembra
farmi
svenire
...
Oh
!
come
son
felice
!
...
Dio
mio
!
come
son
felice
!...»
Mentre
quella
testolina
ricciuta
si
posava
sulla
sua
,
Pietro
la
sentì
farsi
più
pesante
sulla
sua
spalla
.
«Narcisa!...»
«
Oh
,
qual
felicità
,
Pietro
!
...
Mi
pare
di
aver
sonno
...
di
dover
sognare
questi
squisiti
diletti
...
Avevo
tanto
sofferto
!
...
Adagiami
sul
canapè
...
e
suonami
qualche
cosa
sul
pianoforte
...
Provo
delle
sfumature
sì
care
...
dei
sogni
incerti
sì
belli
!
...
Oh
,
Pietro
,
se
li
provassi
anche
tu
!
Mi
pare
di
dover
godere
di
più
con
quei
suoni
tratti
da
te
...
»
La
sua
pupilla
era
prodigiosamente
dilatata
;
ma
lo
fissava
ancora
coi
raggi
più
vivi
del
suo
sguardo
.
Pietro
s
'
inginocchiò
ai
suoi
piedi
;
ella
ebbe
il
coraggio
di
cambiare
in
un
sorriso
la
contrazione
di
spasimo
delle
sue
labbra
.
«
Suonami
il
valtzer
...
Il
Bacio
...
fammi
contenta
...
»
Pietro
esitava
.
«
Ma
che
hai
?
Dio
mio
!
sei
pallida
da
far
paura
...
»
«
È
nulla
,
ti
dico
...
è
l
'
eccesso
della
gioia
,
della
felicità
...
Son
tanto
felice
,
mio
Pietro
!
...
Fammi
questo
piacere
,
suona
quel
valtzer
...
che
mi
domandavi
sempre
...
»
E
giunse
le
mani
con
atto
infantile
di
preghiera
.
Pietro
cominciò
ad
eseguire
quella
musica
che
faceva
la
più
strana
impressione
in
mezzo
al
silenzio
della
notte
(
nella
mestizia
che
,
suo
malgrado
,
cominciava
ad
offuscarlo
)
,
ascoltata
da
quella
donna
coricata
sul
divano
,
che
giungeva
le
mani
;
della
quale
i
tratti
,
sussultanti
di
quando
in
quando
,
sembravano
assorbire
le
vibrazioni
come
delle
care
reminiscenze
;
della
quale
gli
occhi
si
dilatavano
colla
pupilla
di
una
spaventevole
fissità
;
della
quale
infine
le
labbra
si
aprivano
anelanti
come
a
bever
l
'
onda
di
quell
'
armonia
,
in
mezzo
alle
contrazioni
spasmodiche
che
non
poteva
dissimulare
;
nel
silenzio
quasi
lugubre
di
quel
salotto
,
che
cominciava
ad
esser
rotto
dall
'
anelito
affannoso
e
soffocato
della
respirazione
di
lei
.
Ella
si
era
alzata
lentamente
,
come
attratta
da
quel
suono
;
cogli
occhi
come
affascinati
da
immagini
che
ella
sola
poteva
vedere
...
E
si
era
trascinata
barcollante
,
stendendo
le
mani
tentoni
,
come
se
non
vedesse
più
,
verso
il
punto
dove
risuonavano
quelle
note
festanti
.
Ella
vi
giunse
,
anelante
di
fatica
e
di
piacere
,
e
si
aggrappò
alla
spalla
di
Pietro
per
non
cadere
,
gridando
con
accento
indescrivibile
:
«
Oh
!
Pietro
!
Pietro
!
...
dove
sei
?!...»
.
E
cadde
inginocchiata
.
Le
sue
pupille
azzurre
,
chiare
,
quasi
fosforescenti
,
si
fissavano
in
volto
a
lui
,
senza
sguardo
,
come
cercandolo
;
e
allorquando
sembrò
ch
'
ella
non
potesse
rompere
quel
velo
che
le
annebbiava
la
vista
,
che
le
impediva
di
pascersi
nelle
sembianze
di
lui
,
i
suoi
lineamenti
,
che
cominciavano
a
contrarsi
,
espressero
l
'
angoscia
...
un
terrore
nuovo
,
incomprensibile
.
«
Oh
,
Dio
!
Dio
mio
!
»
,
singhiozzò
agitando
le
labbra
convulsivamente
,
come
se
stentasse
a
trarre
quei
suoni
dalla
sua
gola
arida
e
ad
articolarli
colle
sue
labbra
tremanti
:
«
Oh
!
Dio
!
...
sì
presto
!
sì
presto
!...»
.
E
quando
incontrò
gli
abiti
del
giovane
,
le
sue
mani
increspate
cercarono
brancolando
le
mani
di
lui
,
che
strinsero
avidamente
,
con
tenace
ostinazione
,
quasi
temessero
di
lasciarsele
sfuggire
.
La
pelle
del
suo
viso
si
era
fatta
arida
,
e
le
vene
cominciavano
ad
iniettarsi
di
sangue
.
Pietro
,
stordito
,
spaventato
,
afferrò
il
cordone
del
campanello
.
«
È
giunto
il
signor
Angiolini
»
:
disse
un
domestico
sulla
soglia
.
«
Presto
!
presto
!
che
corra
...
soccorso
!
Ella
muore
!
»
,
gridò
Pietro
.
Sollevò
quel
bel
corpo
,
fattosi
di
un
'
inerte
pesantezza
,
fra
le
sue
braccia
,
stringendovelo
con
una
furibonda
tenerezza
,
e
lo
coricò
sul
divano
.
In
tutto
quel
tempo
le
mani
convulse
di
lei
cercarono
ancora
le
sue
;
e
quando
le
trovarono
fecero
atto
di
recarsele
alle
labbra
,
fissandolo
sempre
di
quella
pupilla
cerulea
,
dilatata
,
senza
sguardo
.
Si
udirono
dei
passi
precipitati
,
e
comparve
Raimondo
,
che
veniva
a
prendere
Brusio
per
condurlo
da
sua
madre
,
come
Narcisa
ne
avea
avuto
sentore
.
Con
un
solo
sguardo
egli
vide
di
che
si
trattava
,
e
senza
perder
tempo
in
domande
inutili
,
corse
da
lei
,
distesa
sul
divano
,
e
le
prese
il
polso
.
Le
pulsazioni
erano
deboli
,
lente
,
mancanti
;
osservò
la
pelle
arida
,
picch
[
i
]
ettata
in
alcuni
punti
delle
braccia
di
bollicine
incolori
;
il
volto
acceso
e
che
cominciava
a
farsi
livido
;
gli
occhi
fissi
che
operavano
uno
sforzo
prodigioso
per
non
cedere
alla
pesantezza
delle
palpebre
,
onde
fissarsi
ancora
su
di
Pietro
,
quantunque
non
lo
vedessero
più
.
Toccò
vivamente
la
regione
epigastrica
che
tradì
uno
spasimo
acuto
.
«
Hai
in
casa
dell
'
emetico
?
»
,
domandò
vivamente
Raimondo
al
suo
amico
,
rizzandosi
con
la
pronta
decisione
che
dà
l
'
intuizione
al
medico
di
genio
,
e
che
lo
fa
sollevare
e
dominare
in
tali
momenti
.
«
Oh
no
!
...
Dio
mio
!...»
«
Un
momento
!
avrete
almeno
questo
»
;
e
spezzò
il
cordone
del
campanello
,
strappandolo
con
violenza
.
«
Recate
un
bicchier
d
'
acqua
e
del
sapone
,
e
preparate
due
tazze
di
caffè
molto
carico
e
senza
zucchero
;
subito
!
»
,
ordinò
al
cameriere
che
comparve
.
«
Bisogna
che
tu
passi
nell
'
altra
stanza
»
;
soggiunse
quindi
a
Brusio
che
sembrava
di
sasso
.
Narcisa
,
che
udì
forte
e
comprese
quelle
parole
,
strinse
più
vivamente
le
mani
del
giovane
,
quasi
volesse
attaccarsi
a
lui
.
«
No
!
no
!
»
,
singhiozzò
Pietro
cadendo
inginocchiato
dinanzi
al
canapè
;
«
no
!
io
non
la
lascerò
un
minuto
...
Io
sarò
forte
,
Raimondo
!
»
Il
medico
si
strinse
con
impazienza
nelle
spalle
,
e
tentò
di
far
bere
a
Narcisa
il
bicchier
d
'
acqua
che
gli
avevano
recato
ove
avea
sciolto
del
sapone
.
Ella
ne
inghiottì
avidamente
due
o
tre
sorsi
,
afferrando
il
bicchiere
come
se
avesse
voluto
aggrapparsi
alla
vita
che
sentiva
sfuggirle
;
provò
qualche
movimento
di
vomito
,
che
rimase
senza
effetto
;
e
ricadde
pesantemente
sul
canapè
mormorando
:
«
Oh
!
la
vista
!
...
Dio
mio
!
la
vista
!
...
vederlo
almeno
!...»
.
E
due
lagrime
luccicarono
sulla
sua
orbita
.
I
suoi
lineamenti
erano
orribili
di
questa
lotta
penosa
che
cercava
vincere
e
dissimulare
con
isforzi
sovrumani
.
Raimondo
,
che
avea
preso
la
testa
di
lei
fra
le
sue
braccia
,
un
minuto
dopo
la
lasciò
ricadere
sul
cuscino
,
resa
di
una
cadaverica
pesantezza
;
e
rimase
muto
,
disanimato
.
Poco
dopo
mormorò
,
come
parlando
a
se
stesso
:
«
È
l
'
oppio
in
forti
dosi
...
Ora
il
delirio
...
dopo
il
coma
...
»
.
«
Che
sete
!
Dio
mio
,
che
sete
!
»
,
mormorava
Narcisa
colla
voce
secca
,
stentando
a
disnodare
la
lingua
,
legata
da
una
spaventevole
aridità
;
«
acqua
!
per
pietà
,
Pietro
!
...
acqua
!...»
Raimondo
le
fece
inghiottire
quasi
tre
tazze
di
caffè
amaro
.
«
Che
fare
?
Dio
!
...
che
fare
?
»
,
gridava
Pietro
implorando
,
con
l
'
accento
del
cuore
,
da
Raimondo
quell
'
aiuto
che
questi
non
poteva
dargli
mentre
avea
chinato
la
testa
sul
petto
,
come
se
avesse
voluto
dire
:
troppo
tardi
!
La
fisionomia
di
Narcisa
si
animava
come
se
contemplasse
deliziose
visioni
che
il
suo
occhio
sbarrato
e
fisso
poteva
vedere
soltanto
.
Ella
mormorava
frasi
interrotte
,
appena
sensibili
,
in
cui
spesso
le
sue
labbra
si
agitavano
come
per
sorridere
.
Una
o
due
volte
sembrò
riscuotersi
bruscamente
,
con
un
senso
penoso
...
e
allora
i
suoi
tratti
esprimevano
un
immenso
affanno
...
in
cui
ella
mormorava
:
«
Oh
,
Pietro
!
...
il
valtzer
!
...
il
valtzer
!...»
.
Pietro
,
che
aveva
soltanto
la
forza
di
bagnare
di
pianto
le
sue
mani
che
si
teneva
alle
labbra
,
gridò
singhiozzando
:
«
Ma
salvala
,
Raimondo
!
...
fratello
mio
!
...
Non
vedi
che
muore
!
...
Bisogna
ch
'
ella
non
muoia
!
...
Non
voglio
che
ella
muoia
!...»
.
Tutt
'
a
un
tratto
Raimondo
corse
al
pianoforte
,
come
cedendo
ad
un
'
ultima
e
subitanea
ispirazione
;
lo
strascinò
sulle
sue
carrucole
sino
al
canapè
dov
'
era
sdraiata
l
'
agonizzante
;
sollevò
questa
fra
le
sue
braccia
,
perché
le
braccia
di
lei
potessero
ancora
circondare
il
collo
di
Pietro
che
non
volevano
abbandonare
;
e
disse
a
Brusio
che
sembrava
istupidito
:
«
Non
c
'
è
più
che
un
miracolo
che
possa
prevenire
il
coma
,
che
possa
salvarla
:
bisogna
prolungare
questo
delirio
per
dare
il
tempo
di
operare
all
'
infuso
di
caffè
...
Suonale
quello
che
vuole
...
Ci
son
dei
casi
in
cui
la
scienza
bisogna
che
ricorra
all
'
arte
o
al
caso
»
.
Pietro
cominciò
a
suonare
quel
valtzer
allegro
e
brillante
,
di
cui
le
note
acquistavano
la
più
triste
inflessione
sotto
le
sue
dita
increspate
e
tremanti
,
e
che
strillavano
sinistramente
in
mezzo
al
funereo
silenzio
di
quella
stanza
.
Due
o
tre
volte
le
labbra
di
Narcisa
sorrisero
;
i
suoi
lineamenti
perdettero
la
loro
rigida
alterazione
per
esprimere
il
piacere
più
intenso
che
quel
suono
certamente
le
procurava
o
che
determinava
i
sogni
deliziosi
del
suo
delirio
...
Ella
stringeva
più
fortemente
,
sebbene
con
moto
convulso
,
quella
testa
che
abbracciava
;
e
qualche
volta
le
sue
labbra
si
agitarono
come
per
baciare
;
e
il
suo
capo
si
avanzava
tentoni
come
se
avesse
voluto
incontrare
quello
di
lui
;
...
e
la
sua
pupilla
appannata
,
vitrea
,
fissa
,
ebbe
un
lampo
,
un
raggio
di
uno
sguardo
in
cui
balenava
tutto
l
'
ineffabile
amore
che
l
'
agonia
non
poteva
assopire
in
quel
cuore
.
«
Oh
!
Pietro
!
Pietro
!
...
ti
vedo
!...»,
gridò
esultante
;
con
un
accento
indescrivibile
che
avea
più
dell
'
urlo
dello
spasimo
che
del
trasporto
della
gioia
;
«
m
'
ami
?
!
...
m
'
ami
tu
?!!!...»
E
si
rovesciò
assieme
a
lui
sul
canapè
vincendo
,
con
uno
sforzo
disperato
,
miracoloso
,
la
difficoltà
di
proferire
,
il
torpore
della
mente
,
l
'
inerzia
delle
forze
,
l
'
agonia
insomma
.
«
Pietro
,
m
'
ami
ancora
?
!
»
«
Sì
!
sì
!
t
'adoro!...»,
singhiozzò
egli
tentando
inumidire
l
'
aridità
di
quella
pelle
coll
'
umido
delle
sue
labbra
,
di
scacciare
il
torpore
di
quelle
membra
,
la
pesantezza
di
quelle
palpebre
coll
'
impeto
dei
suoi
baci
;
cercando
trasfondere
la
vita
che
sentiva
rigogliosa
,
giovane
,
potente
in
lui
,
nel
soffio
che
alitava
fra
le
labbra
di
lei
violacee
,
semiaperte
e
convulse
.
«
E
non
me
lo
dici
perché
hai
pietà
di
me
?
...
e
non
me
lo
dici
perché
io
muoio
?!...»,
seguitò
ella
aggrappandosi
al
suo
collo
,
nelle
convulsioni
dell
'
agonia
,
con
quel
moto
incerto
e
straziante
del
volto
e
delle
labbra
che
cercavano
il
volto
di
lui
per
baciarlo
.
«
Oh
,
no
!
...
non
ti
ho
mai
amato
come
t
'
amo
!
...
Narcisa
!
...
Narcisa
!
...
non
mi
abbandonare
!...»
«
Grazie
!
...
grazie
!...»,
mormorò
la
moribonda
con
un
anelito
interrotto
che
la
stentata
respirazione
soffocava
nella
sua
gola
;
«
grazie
!
...
oh
!
la
vita
!
...
dottore
,
fatemi
vivere
...
egli
mi
ama
!
!
...
io
non
voglio
morire
!
!
!
»
,
finì
con
accento
straziante
.
E
non
poté
più
proferire
,
quantunque
agitasse
ancora
penosamente
le
labbra
,
e
alcuni
suoni
rochi
e
interrotti
scappassero
dalla
sua
gola
arida
.
Ella
rimase
come
profondamente
assopita
;
riscossa
di
tratto
in
tratto
da
sussulti
convulsivi
:
rivelando
mille
impressioni
,
ora
deliziose
ora
tristi
,
nella
mutabile
espressione
dei
suoi
lineamenti
,
in
cui
l
'
occhio
soltanto
,
colla
sua
larga
e
lucida
fissità
faceva
prevedere
la
morte
.
Era
orribile
a
vedersi
la
rapida
decomposizione
di
quella
fisonomia
.
Finalmente
sopraggiunse
il
sonno
.
Pietro
rimaneva
,
com
'
ella
l
'
aveva
attirato
rovesciandolo
nella
sua
caduta
,
ancora
avvinghiato
a
quel
corpo
per
tre
quarti
cadavere
,
e
che
aveva
tuttavia
i
suoi
ultimi
moti
convulsivi
,
gli
estremi
sforzi
dei
suoi
rantoli
,
la
disperata
tensione
della
pupilla
per
lui
;
egli
era
come
affascinato
da
quell
'
orribile
spettacolo
che
impietrava
le
lagrime
nel
suo
occhio
ardente
e
dilatato
quasi
al
pari
di
quello
di
lei
.
«
Ma
parti
,
disgraziato
!
»
,
gli
gridò
Raimondo
tentando
di
strapparlo
a
quell
'
amplesso
di
morte
;
«
non
vedi
che
ciò
ti
uccide
...
!
»
Pietro
non
rispose
,
e
abbracciò
più
strettamente
quel
corpo
inerte
,
in
cui
gli
parve
sentire
un
ultimo
sussulto
al
suo
abbraccio
,
mentre
le
mani
gli
parve
lo
stringessero
più
tenacemente
,
come
per
ringraziarlo
e
non
lasciarlo
.
Quell
'
agonia
fu
lunga
,
penosa
,
orrenda
.
A
pena
il
medico
,
colla
mano
sul
petto
di
lei
a
numerare
i
battiti
del
cuore
,
poté
discernere
il
punto
in
cui
il
sonno
del
veleno
si
mischiò
al
sonno
della
morte
.
Pietro
rimase
istupidito
,
come
un
pazzo
;
per
un
mese
intiero
.
Il
secondo
rivide
sua
madre
;
poi
gli
amici
.
Un
anno
dopo
ricomparve
in
società
...
Chi
sa
quante
volte
al
giorno
pensa
a
quest
'
ora
a
Narcisa
,
la
donna
ch
'
è
morta
d
'
amore
per
lui
?
!
...
Le
splendide
promesse
del
suo
ingegno
,
che
l
'
amore
di
un
giorno
aveva
elevato
sino
al
genio
nella
sua
anima
fervente
,
erano
cadute
con
quest
'
amore
istesso
.
Pietro
Brusio
è
meno
di
una
mediocrità
,
che
trascina
la
vita
nel
suo
paese
natale
rimando
qualche
sterile
verso
per
gli
onomastici
dei
suoi
parenti
,
e
dissipando
il
più
allegramente
possibile
lo
scarso
suo
patrimonio
.
Misteri
del
cuore
!
StampaPeriodica ,
Verso
la
fine
del
quattrocento
grande
era
il
disordine
in
cui
s
'
aggirava
il
concetto
della
lingua
nostra
e
delle
lettere
,
che
da
un
lato
erano
declinanti
,
dall
'
altro
sentivano
se
stesse
per
anche
non
bene
mature
.
Da
noi
si
chiama
buon
secolo
della
lingua
nostra
quello
di
Dante
o
del
Petrarca
e
del
Boccaccio
;
ma
gli
scrittori
in
quella
età
non
ebbero
tanta
fiducia
di
se
stessi
né
tanta
superbia
.
Il
che
si
dimostra
in
primo
luogo
dal
disputare
che
si
fece
subito
intorno
alla
lingua
,
la
quale
avendo
taccia
,
di
bassezza
non
era
,
autorevole
bastantemente
sulla
nazione
;
era
un
dialetto
venuto
su
quando
una
spinta
maravigliosa
fu
data
agli
ingegni
,
ma
senza
corredo
di
scienza
bastante
.
Sentìano
mancare
all
'
efficacia
della
lingua
l
'
arte
del
dire
;
in
quella
età
noi
cerchiamo
la
potenza
della
parola
e
della
frase
,
ma
non
vi
troviamo
bastante
evidenza
dei
costrutti
,
e
l
'
orditura
dei
periodi
si
dimostra
per
lo
più
timida
o
intralciata
.
Questo
sentivano
gli
scrittori
,
massimamente
poi
quando
ebbero
assaggiato
gli
autori
latini
:
Filippo
Villani
(
nel
Proemio
)
tace
di
Giovanni
,
e
di
Matteo
suo
padre
dice
avere
egli
usato
«
lo
stile
che
a
lui
fu
possibile
;
apparecchiando
materia
a
più
dilicati
ingegni
d
'
usare
più
felice
e
più
alto
stile
»
.
Né
avrebbe
il
Boccaccio
al
nostro
idioma
fatto
la
violenza
ch
'
egli
fece
,
so
non
avesse
egli
nella
prosa
creduto
trovarlo
come
giacente
e
da
cercare
altrove
i
modi
e
le
forme
a
dargli
grandezza
.
Le
varie
parti
della
coltura
non
avendo
le
uno
con
lo
altre
avuto
in
Italia
proporzione
sufficiente
,
quei
primi
sommi
parve
,
si
alzassero
come
giganti
per
virtù
propria
,
dopo
sé
lasciando
un
intervallo
per
cui
le
lettere
cominciassero
un
altro
corso
dove
i
primi
gradi
già
fossero
stati
con
inverso
ordine
preoccupati
.
Il
che
nelle
arti
belle
non
avvenne
,
e
quindi
poterono
esse
regolatamente
salire
alla
loro
perfezione
:
ma
le
lettere
invece
di
Giotto
ebbero
subito
Michelangelo
,
terrore
agli
altri
piuttosto
che
guida
;
ed
il
Boccaccio
avendo
trovato
la
lingua
già
bene
adulta
ma
inesperta
,
la
fece
andare
per
mala
via
:
il
solo
Petrarca
più
degli
altri
fortunato
,
lasciò
dietro
sé
lunga
e
prospera
discendenza
.
Avvenne
per
questa
mala
sorte
che
la
lingua
innanzi
di
farsi
e
di
tenersi
donna
e
madonna
come
si
conveniva
a
tali
uomini
ed
a
tale
popolo
,
non
bene
osasse
distaccarsi
dal
latino
che
stava
siccome
suo
legittimo
signore
,
talché
all
'
italiano
si
diede
per
grazia
l
'
umile
titolo
di
volgare
.
Né
questa
ignobile
appellazione
cessava
col
volger
dei
tempi
,
le
traduzioni
dal
latino
s
'
intitolavano
volgarizzamenti
ed
anche
oggi
quel
che
si
scrive
da
noi
letterati
diciamo
scrivere
in
volgare
,
Dio
ce
lo
perdoni
.
Ma
quando
pei
cercatori
dei
libri
classci
il
latino
fu
ogni
cosa
,
e
chi
non
facesse
di
quello
il
suo
unico
studio
ebbe
nome
d
'
uomo
senza
lettere
;
allora
alla
lingua
stata
compagna
,
dei
loro
affetti
mandarono
i
dotti
il
libello
del
ripudio
,
anzi
fu
cacciata
via
come
la
serva
quando
torna
la
matrona
.
Sarebbe
al
Poggio
ed
ai
suo
pari
sembrato
vergogna
scrivere
italiano
,
onde
egli
scriveva
latine
le
Istorie
dei
tempi
suoi
e
le
Lettere
e
perfino
le
Facezie
.
I
poveri
scritti
di
chi
aveva
narrato
le
cose
come
le
aveva
fatte
,
si
traducevano
in
latino
perché
si
acquistassero
un
poco
di
stima
.
Né
Pico
Della
Mirandola
fu
il
primo
che
dicesse
mancare
le
cose
al
Petrarca
e
a
Dante
le
parole
;
questi
era
stato
già
tempo
innanzi
vituperato
come
sciupatore
del
bello
classico
da
Niccolò
Niccoli
erudito
raccoglitore
di
vecchi
libri
,
che
lui
chiamava
(
così
almeno
lo
fanno
parlare
)
«
poeta
da
fornai
e
da
calzolaj
»
,
perché
non
seppe
né
bene
intendere
Virgilio
né
avviarsegli
dietro
pei
compi
floridi
della
poesia
(
Leonardi
Aretini
Dialog
.
I
Ad
Petrum
Istrum
.
Fu
già
stampato
a
Basilea
,
ed
è
manoscritto
nella
Laurenziana
)
.
Più
tardi
Cristoforo
Landino
,
che
fra
tutti
difese
la
lingua
toscana
e
la
usava
felicemente
,
sentenziò
pure
«
ch
era
mestieri
essere
latino
chi
vuole
essere
buono
toscano
»
(
Orazione
di
Cristoforo
Landino
,
Firenze
,
1853
)
.
Encomia
l
'
industria
che
Leon
Battista
Alberti
pose
a
trasferire
in
noi
l
'
eloquenza
dei
latini
;
né
certo
si
vuole
togliere
merito
a
siffatto
uomo
,
né
a
Matteo
Palmieri
né
ad
altri
lodati
con
lui
:
ma
fatto
è
poi
che
seguitare
nell
'
italiano
le
norme
latine
come
essi
fecero
,
tolse
loro
di
essere
letti
mai
popolarmente
,
così
che
si
giacquero
per
lungo
tempo
come
dimenticati
,
ed
oggi
guardandoli
a
fine
di
studio
ne
pare
di
leggere
una
lingua
morta
.
Cotesti
almeno
erano
uomini
educati
ai
buoni
studi
:
ve
n
'
erano
altri
d
'
ingegno
più
rozzo
,
i
quali
per
volere
essere
eloquenti
in
verso
ed
in
prosa
,
cercando
norme
all
'
italiano
fuori
di
se
stesso
,
facevano
certi
pasticci
di
lingua
,
né
latina
né
volgare
,
la
quale
usciva
come
per
singhiozzi
,
che
Dio
ce
ne
scampi
;
di
che
strani
esempi
potrei
allegare
se
fosse
qui
luogo
.
Ma
vale
fra
tutti
quello
di
Giovanni
Cavalcanti
,
autore
di
Storie
fiorentine
a
mezzo
il
quattrocento
:
non
fu
senza
ingegno
,
e
dove
narrando
le
cose
interne
della
repubblica
descrive
gli
umori
o
riferisce
i
parlari
dei
cittadini
,
dice
il
fatto
suo
con
evidenza
sovente
felice
;
ma
,
quando
vuol
essere
ornato
o
facondo
e
soprattutto
nelle
descrizioni
,
tenendo
dietro
agli
esempi
dei
latini
non
bene
letti
o
non
bene
intesi
,
diventa
oltremodo
fastidioso
per
lungaggini
e
peggio
ancora
per
l
'
ambizione
dei
falsi
colori
:
costui
che
avrebbe
potuto
essere
buon
cronista
,
fu
dall
'
abuso
dei
precetti
che
allora
correvano
condotto
ad
essere
malo
istorico
.
Così
andarono
le
cose
nella
repubblica
delle
lettere
fino
a
Lorenzo
dei
Medici
e
al
Poliziano
;
questi
certamente
mostrò
nelle
Stanze
scritte
da
lui
a
venticinque
anni
e
poi
non
finite
,
una
squisita
forma
di
poesia
che
annunziava
già
i
tempi
nuovi
di
cui
può
dirsi
prima
e
gentile
apparizione
.
Cionondimeno
quell
'
uomo
stesso
faceva
latini
poi
finché
visse
i
versi
e
le
prose
fino
al
racconto
della
Congiura
dei
Pazzi
,
fatto
domestico
e
tremendo
al
quale
era
stato
in
mezzo
e
che
tante
passioni
doveva
destargli
nell
'
animo
.
Nella
poesia
il
Poliziano
pareva
trovarsi
più
in
casa
sua
quando
scriveva
latino
:
più
imitatore
in
quelle
stanze
di
fina
bellezza
che
s
'
era
arrischiato
egli
a
scrivere
italiane
.
Lorenzo
dei
Medici
si
scusa
d
'
avere
in
lingua
volgare
commentato
i
suoi
Sonetti
,
tale
quale
come
Dante
se
n
'
era
scusato
dugent
'
anni
prima
.
Ma
nulla
dunque
si
era
fatto
in
quei
dugent
'
anni
quanto
all
'
uso
della
nostra
lingua
?
S
'
era
fatto
molto
ed
ogni
giorno
si
faceva
;
ma
il
male
stava
in
ciò
che
tale
uso
procedeva
bipartito
,
essendo
pel
naturale
andamento
suo
più
cólto
nei
popoli
ma
insieme
più
guasto
nei
libri
.
Un
assai
grande
numero
di
lettere
scritte
nel
quattrocento
furono
in
questi
anni
pubblicate
,
e
ne
abbiamo
noi
vedute
molte
manoscritte
;
e
molte
tratte
dagli
Archivi
di
Firenze
sono
allegate
nel
grande
Vocabolario
.
Ora
le
lettere
familiari
danno
sempre
l
'
espressione
più
naturale
e
più
immediata
del
vivo
parlare
,
e
chi
le
raffrontiad
altre
più
antiche
le
troverà
scritte
in
modo
che
annunzia
lingua
più
adulta
e
più
conforme
a
quella
che
poi
fu
la
moderna
italiana
lingua
.
Ma
nei
libri
stessi
umili
in
quel
secolo
,
sebbene
pallido
ne
sia
lo
stile
,
pure
il
discorso
procedeva
meglio
ordinato
e
più
finito
e
più
somigliante
ed
acuto
già
fatto
;
ma
non
però
bello
quanto
promettevano
le
grazie
e
il
fuoco
delle
età
prime
.
Io
pure
grido
,
studiamo
il
trecento
,
secolo
che
aveva
in
sé
certamente
quella
potenza
che
più
non
ebbe
la
lingua
nostra
;
ma
vero
è
poi
che
di
tutte
le
nazioni
gli
antichi
scrittori
si
riveriscono
come
vecchi
intanto
che
si
amano
come
fanciulli
;
si
ammirano
per
la
ingenuità
loro
e
per
la
forza
,
ma
non
si
saprebbe
né
si
vorrebbe
per
l
'
appunto
scrivere
a
quel
modo
.
Tuttociò
avviene
sempre
e
dappertutto
;
ma
fu
a
noi
tristo
privilegio
che
la
lingua
o
si
dovesse
o
si
credesse
dovere
attingere
dal
trecento
,
quasiché
in
essa
il
corso
del
tempo
facesse
il
vuoto
o
altro
non
avesse
fatto
che
guastarla
.
Negli
ultimi
anni
del
quattrocento
aveva
la
lingua
dunque
per
se
medesima
progredito
quanto
a
una
struttura
più
regolare
,
ma
dall
'
essere
usata
poco
e
trascuratamente
nei
libri
,
pareva
e
anche
oggi
a
noi
pare
,
in
fatto
essere
decaduta
da
ciò
che
ella
era
nel
secolo
precedente
.
Lorenzo
de
'
Medici
,
il
Landino
ed
altri
dicono
spesso
alla
lingua
nostra
essere
mancati
gli
uomini
e
lo
stile
di
chi
la
usasse
;
il
che
fu
vero
quanto
allo
scriverla
come
abbiamo
qui
sopra
notato
;
ma
fu
anche
vero
quanto
al
parlare
questa
lingua
in
modo
che
fosse
norma
ed
esempio
agli
scrittori
:
su
questo
punto
conviene
ora
,
un
poco
fermarsi
.
Mi
sovviene
avere
una
volta
udito
il
Foscolo
dire
nell
'
impeto
del
discorso
che
«
la
lingua
nostra
non
era
stata
mai
parlata
»
nella
quale
enfasi
di
parola
pare
a
me
stesse
il
germe
di
un
vero
che
ora
si
svolge
sotto
agli
occhi
nostri
.
Ma
il
campo
non
era
libero
a
quel
tempo
,
e
si
disputava
chi
avesse
ragione
se
il
Cesari
purista
,
o
il
Cesarotti
licenzioso
,
o
il
Perticari
con
quella
sua
lingua
che
stava
per
aria
.
Oggi
il
Manzoni
sgombrando
quel
campo
ha
dato
a
noi
terreno
fermo
col
fare
consistere
nell
uso
ogni
cosa
:
né
chi
voglia
uscire
da
quella
dottrina
può
stare
sul
vero
.
Ma
se
a
dire
lingua
si
dice
qualcosa
fuori
d
'
iena
,
semplice
nomenclatura
,
e
se
invece
si
tenga
essere
l
espressione
di
tutto
il
pensare
d
'
un
popolo
colto
,
certo
è
che
gli
usi
di
questa
lingua
sono
diversi
(
quanto
diverse
le
relazioni
cui
deve
servire
;
e
che
in
ciascuna
,
oltre
all
'
essere
disuguale
il
numero
delle
parole
che
si
adoprano
,
varia
è
anche
la
scelta
di
queste
parole
:
al
che
si
aggiunga
(
e
ciò
è
capitale
)
che
oltre
alle
parole
,
le
frasi
e
il
giro
e
i
collocamenti
di
esse
o
la
contestura
del
periodo
ed
in
certi
suoi
elementi
la
forma
di
tutto
il
discorso
che
sempre
ha
del
proprio
e
del
distinto
in
ogni
nazione
,
tutte
queste
cose
fanno
insieme
la
lingua
di
quella
nazione
.
So
che
la
lingua
in
tal
modo
intesa
dovrebbe
piuttosto
chiamarsi
linguaggio
,
ma
so
che
a
distinguere
con
secco
rigore
l
'
una
dall
'
altra
,
queste
due
parole
,
starebbe
la
lingua
tutta
intera
nei
vocabolari
dov
'
ella
si
giace
come
cosa
morta
.
Sotto
questo
aspetto
bisogna
pur
dire
che
la
lingua
che
si
parla
differisce
in
molte
sue
forme
dalla
lingua
che
si
scrive
,
secondo
che
variano
parlando
o
scrivendo
gli
intendimenti
,
le
volontà
ed
in
qualche
modo
lo
stato
degli
animi
in
chi
mette
fuori
il
suo
pensiero
,
e
in
chi
lo
ascolta
presente
o
deve
poi
da
sé
leggerlo
sulla
carta
.
Per
esempio
,
nella
rapidità
del
discorso
familiare
non
sempre
avviene
fare
periodi
che
stieno
in
gambe
come
suol
dirsi
,
perché
in
tal
caso
alla
intelligenza
molti
aiuti
provvedono
,
e
la
parola
come
alterata
da
una
concitazione
d
'
affetti
ne
diventa
spesso
più
efficace
.
Chiaro
esprimeva
questo
pensiero
Giovan
Battista
Gelli
nella
Prefazione
d
'
una
sua
Commedia
stampata
in
Firenze
l
'
anno
1550
:
«
Altra
lingua
è
quella
che
si
scrive
ne
le
cose
alte
e
leggiadre
,
e
altra
è
quella
che
si
parla
familiarmente
;
sì
che
non
sia
alcuno
che
creda
che
quella
nella
quale
scrisse
Tullio
,
sia
quella
che
egli
par
-
lava
giornalmente
»
,
questo
dice
il
Gelli
,
né
intendevano
del
comun
parlare
coloro
che
innanzi
di
lui
scrivevano
essere
mancati
gli
uomini
alla
lingua
(
Landino
,
Proemio
al
Commento
sulla
Divina
Commedia
)
Ma
se
poi
si
guardi
non
più
al
discorso
familiare
,
sibbene
a
quello
di
chi
parla
solo
ed
a
bell
'
agio
e
non
interrotto
,
in
faccia
ad
un
pubblico
o
ad
una
qualsiasi
radunanza
;
allora
il
linguaggio
s
'
avvicina
molto
allo
scrivere
,
di
cui
ben
fu
detto
non
essere
altro
che
un
pensato
parlare
:
nondimeno
chi
ponga
mente
per
non
dire
altro
al
tempo
elle
mette
generalmente
più
lungo
in
questo
pensare
l
'
uomo
che
scrive
di
colui
che
parla
,
non
che
al
discorso
che
n
'
esce
fuori
;
noterà
essere
delle
differenze
per
cui
la
parola
scritta
è
meno
viva
sempre
di
quella
ch
'
esce
parlando
quanto
mai
si
possa
pensatamente
.
Si
vede
nei
libri
quando
l
'
autore
poco
avvezzo
a
dire
le
cose
,
va
cercando
ed
esse
una
forma
che
si
adatti
ai
libri
:
nei
Greci
antichi
e
nei
Latini
ci
si
fa
innanzi
sempre
l
'
oratore
.
Imperocché
allo
scrivere
con
efficacia
è
grande
aiuto
l
'
uso
del
parlare
,
dove
uno
s
'
addestra
a
certo
artifizio
cui
più
di
rado
pervengono
le
scritture
,
dico
quella
distribuzione
sagace
di
concisione
e
di
abbondanza
e
di
facilità
e
di
sostenutezza
,
e
quei
colori
appropriati
a
'
luoghi
secondo
richiedono
i
varii
argomenti
e
le
diverse
parti
dell
'
orazione
:
s
'
imparano
queste
cose
dagli
effetti
che
in
altrui
produce
la
nostra
parola
.
Laonde
a
chi
scrive
manca
una
scuola
molto
essenziale
quando
egli
non
abbia
la
mente
già
instrutta
in
quelle
forme
per
cui
si
esprimono
parlando
le
cose
che
egli
vuole
scrivere
.
la
quale
mancanza
che
fu
in
Italia
,
dai
tempi
antichi
e
si
protrasse
poi
nei
moderni
,
ha
dato
spesso
ai
nostri
libri
certa
aridità
solenne
la
quale
ebbe
nome
di
stile
accademico
.
Da
questo
vizio
salvò
i
Francesi
la
conversazione
,
la
quale
fu
ad
essi
come
una
sorta
di
vita
pubblica
e
informò
lo
scrivere
in
ogni
qualsiasi
più
grave
argomento
;
talché
gli
scrittori
nel
tempo
medesimo
che
ne
acquistavano
maggior
vita
,
divennero
anche
più
facilmente
e
più
generalmente
popolari
,
così
da
esercitare
nella
lingua
qual
maestrato
il
quale
ha
bisogno
la
lingua
medesima
che
venga
dai
libri
.
Questa
,
sorta
di
maestrato
quale
si
sia
,
disse
tanto
bene
Vito
Fornari
in
un
recente
suo
libretto
,
chi
'
io
farei
torto
al
mio
concetto
se
non
lo
esprimessi
con
le
medesime
sue
parole
.
«
Se
egli
è
giusto
il
dire
che
il
linguaggio
non
istà
tutto
negli
scrittori
,
non
si
vorrà
per
questo
affermare
che
si
trovi
intero
fuori
degli
scrittori
.
Certi
fatti
mentali
,
e
certe
più
fine
relazioni
e
determinazioni
del
pensiero
,
non
si
vedono
distintamente
e
non
vengono
significate
,
se
non
quando
si
scrive
,
cosicché
alcuna
piccola
parte
de
'
vocaboli
o
molta
parte
de
'
modi
di
dire
o
de
'
costrutti
non
si
può
imparare
altrove
che
nelle
scritture
»
(
Lettera
stampata
nel
Propugnatore
,
Bologna
,
1869
)
.
Per
essere
in
questo
modo
imperfetta
la
lingua
nostra
poté
nel
secolo
di
cui
scriviamo
essere
accusata
«
di
viltà
e
non
capace
o
degna
di
alcuna
eccellente
materia
e
subietto
»
,
come
attesta
Lorenzo
de
'
Medici
in
quel
commento
del
quale
abbiamo
poc
'
anzi
discorso
.
Bene
egli
l
'
assolse
da
tale
accusa
,
con
argomenti
di
ragione
e
con
gli
esempi
di
Dante
e
del
Petrarca
e
del
Boccaccio
.
Ma
quasi
non
fossero
per
sé
valevoli
quegli
esempi
,
afferma
al
suo
tempo
essere
la
lingua
«
tuttora
nella
adolescenza
perché
ognora
più
si
fa
elegante
e
gentile
.
E
potrebbe
facilmente
nella
gioventù
e
adulta
età
sua
venire
ancora
in
maggiore
perfezione
,
tanto
più
se
il
Fiorentino
impero
venisse
ad
ampliarsi
e
a
distendersi
maggiormente
»
(
Proemio
al
Commento
sulle
Canzoni
)
;
pensiero
nel
quale
stavano
adombrati
,
ma
certo
assai
timidamente
,
il
male
e
il
rimedio
.
Tali
erano
dunque
le
condizioni
di
questa
lingua
negli
ultimi
anni
del
quattrocento
;
l
'
abbiamo
veduta
per
l
'
andamento
suo
naturale
progredire
nelle
sue
più
familiari
ed
umili
forme
,
o
nella
opinione
dei
letterati
intanto
scadere
.
Ma
ricorrendo
ora
col
pensiero
per
tutto
quello
che
si
è
fin
qui
scritto
,
abbiamo
noi
ed
avrà
chi
legge
,
dovuto
accorgersi
che
il
discorso
nostro
non
v
'
era
mai
stato
caso
che
uscisse
fuori
dei
confini
della
Toscana
.
Di
ciò
cagione
fu
la
mancanza
non
dirò
intera
ma
poco
meno
,
di
libri
o
scritture
in
lingua
italiana
usciti
dalle
altre
provincie
d
'
Italia
.
Volere
discernere
se
dalla
cultura
dei
primi
Toscani
uscisse
la
lingua
o
dalla
lingua
la
colture
,
somiglierebbe
troppo
l
'
antica
lite
di
precedenza
che
fu
tra
l
'
ovo
e
la
gallina
;
poiché
la
lingua
essendo
una
materiale
determinazione
dei
pensieri
e
degli
affetti
che
si
produssero
dentro
a
quel
popolo
che
la
forma
,
diviene
strumento
che
rende
capace
quel
popolo
a
nuove
produzioni
del
pensiero
e
a
viepiù
estendere
la
sua
coltura
.
Oltrediché
una
lingua
è
monca
e
dappoco
finch
'
ella
non
abbia
la
sua
finitezza
negli
usi
letterarii
,
cioè
finché
non
sia
capace
ad
esprimere
le
cose
pensate
fuori
del
continuo
uso
e
prima
ordinate
dalla
lenta
opera
degli
intelletti
,
finché
non
abbia
insomma
prodotto
dei
libri
.
Ciò
avvenne
in
Toscana
subito
dopo
al
1230
,
prima
di
quel
tempo
dovendosi
credere
non
bene
compita
questa
moderna
favella
come
Dante
la
chiamava
.
Ma
ebbe
ad
un
tratto
scrittori
in
buon
numero
,
e
si
cominciò
a
tradurre
in
lingua
volgare
gli
autori
latini
;
tanta
fiducia
ebbe
acquistata
allora
il
pensiero
in
quella
sua
nuova
e
giovane
forma
.
E
furono
gli
anni
nei
quali
Firenze
,
divenuta
possente
ad
un
tratto
,
si
rivendicava
in
libertà
,
fondava
una
repubblica
popolare
,
pigliava
in
Italia
egemonia
delle
città
guelfe
,
diveniva
maestra
delle
Arti
e
produceva
il
libro
di
Dante
.
La
lingua
latina
come
noi
l
'
abbiamo
era
il
portato
di
una
solenne
elaborazione
del
pensiero
la
quale
si
fece
dentro
a
Roma
stessa
,
sovrapponendosi
alla
forma
latina
che
aveva
quivi
il
parlare
dei
greco
-
italici
:
nata
nel
fôro
e
nel
Senato
o
già
sovrana
sul
Campidoglio
,
si
distendeva
per
tutta
Italia
come
lingua
insieme
politica
e
letteraria
;
discesa
quindi
nelle
Basiliche
dei
cristiani
,
divenne
propria
della
religione
.
Nacque
il
volgare
nel
modo
stesso
ma
con
effetti
dissomiglianti
dentro
ad
un
popolo
d
'
artisti
,
ed
ebbe
tosto
una
letteratura
che
per
due
secoli
manteneva
l
'
impronta
in
se
stessa
.
della
città
che
l
'
avea
formata
.
In
quella
stavano
per
due
secoli
tutte
le
lettere
italiane
;
ma
perché
s
'
intenda
come
le
altre
provincie
nulla
a
quel
moto
partecipassero
,
vorremmo
che
studi
maggiori
si
facessero
sopra
i
vari
dialetti
d
'
Italia
,
mostrando
per
quali
più
lenti
passi
si
conducessero
anch
'
essi
ad
avere
scrittori
che
fossero
da
contare
oggi
tra
gli
Italiani
.
Allora
si
vedrebbe
fino
a
qual
punto
ciò
conseguissero
per
via
d
'
imprestiti
sopra
i
libri
d
'
autori
toscani
,
ma
né
potevano
questo
fare
né
il
farlo
sarebbe
stato
sufficiente
finché
i
dialetti
più
inferiori
avessero
tutta
serbata
l
'
antica
loro
povertà
.
E
rozzezza
.
Era
il
toscano
in
fine
dei
conti
un
italiano
più
compiuto
e
più
determinato
,
più
omogeneo
in
se
stesso
e
più
latino
,
perché
il
parlare
dell
'
antica
plebe
a
questo
più
affine
,
aveva
,
in
se
stesso
trovato
la
forma
della
lingua
nuova
a
cui
si
era
più
presto
condotto
.
Nello
altre
provincie
più
era
da
fare
,
e
quello
che
si
fece
,
rimase
dialetto
perché
le
misture
avevano
in
sé
troppo
forti
discordanze
;
i
suoni
,
gli
accenti
sempre
non
erano
italiani
.
A
mezzo
il
dugento
uno
scrittore
pugliese
Matteo
Spinelli
da
Giovinazzo
,
avrebbe
prima
dal
Malespini
in
una
sua
Cronaca
mostrato
esempio
di
lingua
italiana
che
poi
rimaneva
lungamente
solitario
.
Né
un
tale
fatto
io
seppi
mai
come
spiegarmi
:
se
non
che
adesso
da
un
erudito
tedesco
viene
accertato
,
la
Cronaca
del
pugliese
non
essere
altro
che
una
falsificazione
fatta
tre
secoli
dopo
;
il
che
era
facile
sospettare
dal
dettato
corrente
più
che
non
sia
quello
dell
'
ispido
Malespini
,
e
dove
si
scorge
sopra
una
forma
tutta
moderna
spruzzate
parole
e
desinenza
napoletane
da
chi
a
quel
gioco
s
'
era
dilettato
(
Bernardi
,
Dissertazione
,
ecc
.
,
Berlino
,
1868
)
.
Gran
tempo
corse
prima
e
uscissero
da
quello
provincie
e
meno
ancora
dalle
settentrionali
,
libi
di
prosa
scritti
in
una
lingua
la
quale
non
fosse
come
rinchiusa
nel
natio
dialetto
.
Ne
abbiamo
esempio
in
quella
vita
di
Cola
di
Rienzo
la
quale
fu
scritta
dal
romano
Fortifiocca
dopo
alla
metà
del
trecento
.
Qui
perché
siamo
nella
Italia
media
,
la
penna
corre
facile
e
sciolta
;
ma
tanto
è
ivi
del
romanesco
,
tanto
le
alterazioni
dei
suoni
e
quelle
che
a
tutto
il
resto
d
'
Italia
infino
d
'
allora
comparivano
brutture
,
da
porre
quel
libro
fuori
del
registro
dei
libri
italiani
.
Quanto
alle
letterefamiliari
un
maggiore
studio
sarebbe
da
farne
secondo
i
tempi
e
le
provincie
,
ma
,
per
via
d
'
esempio
,
quelle
clic
abbiamo
degli
Sforza
irte
e
stentate
,
fanno
contrasto
alle
bellissime
elle
allora
e
prima
scrivevano
l
'
Albizi
e
altri
Commissari
fiorentini
(
Commissioni
di
Rinaldo
degli
Albizzi
,
vol
.
I
,
2
,
Firenze
.
Il
terzo
è
in
corso
di
stampa
)
Le
cronache
in
lingua
italiana
ma
di
autori
non
toscani
che
si
hanno
dalla
metà
,
del
XIV
fino
verso
la
fine
del
XV
secolo
nulla
c
insegnano
di
quello
che
importi
al
nostro
proposito
,
perché
il
Muratori
che
lo
pubblicava
badando
ai
fatti
e
non
volendo
ml
oscurarli
con
le
rozzezze
dei
dialetti
,
né
tener
dietro
alle
ignoranze
dei
copisti
,
tradusse
(
com
'
egli
accennava
nelle
prefazioni
)
coteste
Cronache
nella
lingua
comune
al
suo
tempo
.
Generalmente
però
è
da
notare
che
appartengono
all
'
Italia
media
o
alla
Venezia
,
poche
estendendosi
verso
il
mezzogiorno
:
in
quelle
provincie
la
lingua
italiana
si
era
formata
più
(
l
'
accordo
con
se
stessa
per
la
maggiore
affinità
che
era
tra
'
popoli
primitivi
,
e
poté
quindi
salire
al
grado
di
lingua
scritta
più
presto
che
non
potessero
quelle
dov
'
erano
popoli
usciti
di
razza
celtica
od
iberica
.
Lo
versioni
dei
romanzi
di
cavalleria
generalmente
scritti
in
lingua
francese
,
dovrebbe
cercarsi
se
alle
volte
non
appartenessero
ai
luoghi
dov
'
ebbe
maggiore
entrata
questo
idioma
.
Tutto
ciò
vorrei
che
gli
eruditi
ci
dichiarassero
,
pigliando
esempio
dalla
non
mai
infingarda
curiosità
degli
uomini
tedeschi
.
Ma
si
tenga
a
monte
come
tra
l
'
uso
della
poesia
e
quello
della
prosa
le
cose
andassero
in
modo
diverso
.
La
poesia
lirica
fu
italiana
dai
suoi
primordi
e
si
mantenne
:
da
Ciullo
d
'
Alcamo
siciliano
al
Guinicelli
bolognese
ed
al
Petrarca
un
andamento
sempre
uniforme
la
conduceva
fino
al
sommo
della
perfezione
per
una
via
che
rimase
sempre
l
'
istessa
nel
corso
dei
secoli
.
Emancipatasi
dal
latino
prima
della
prosa
,
fa
in
essa
più
certo
l
'
uso
della
lingua
ed
ebbe
consenso
che
l
'
altra
non
ebbe
:
quindi
noi
troviamo
che
in
sulla
fine
del
quattrocento
v
'
era
una
lingua
nazionale
della
poesia
,
che
nulla
ha
per
noi
né
d
'
antiquato
né
di
provinciale
;
il
che
non
può
dirsi
dei
libri
di
prosa
.
Ma
quello
era
il
tempo
nel
quale
in
Europa
non
che
in
Italia
pareano
le
cose
pigliare
un
essere
tutto
nuovo
;
ciascuna
nazione
d
'
allora
in
poi
ebbe
la
propria
sua
lingua
più
o
meno
perfetta
,
ma
in
tutto
recata
a
foggia
moderna
.
Era
un
procedere
naturale
,
ma
che
in
Italia
più
vivo
che
altrove
,
doveva
estendersi
dappertutto
:
le
minori
città
meno
chiuse
in
se
medesime
poiché
avevano
perduto
ciascuna
,
la
fiera
indipendenza
municipale
,
si
aggregavano
alle
grandi
,
e
l
'
una
con
l
'
altra
più
si
mescolavano
;
la
vita
più
agiata
voleva
relazioni
più
frequenti
,
gli
Stati
col
farsi
più
vasti
creavano
nuovi
centri
di
cultura
,
le
corti
ambivano
essere
accademie
.
Intanto
lo
studio
classico
diffuso
per
tutta
l
'
Italia
valeva
molto
a
correggere
quei
volgari
ch
'
erano
rimasti
infino
allora
meno
latini
;
dal
fondo
di
ciascun
dialetto
cavava
lo
studio
dei
libri
classici
una
forma
,
la
quale
applicata
all
'
uso
colto
di
quei
dialetti
,
faceva
quest
uso
naturalmente
essere
più
italiano
e
più
capace
di
trarre
a
sé
quella
finitezza
che
prima
avevano
acquistata
i
soli
libri
dei
Toscani
:
venivano
i
suoni
a
farsi
più
molli
,
più
agevole
certa
speditezza
di
costrutti
;
molte
proprietà
di
lingua
che
i
Toscani
avevano
appreso
dall
'
uso
antico
tra
loro
,
gli
altri
imparavano
dal
latino
.
Notava
sapientemente
il
Tommaseo
come
le
etimologie
sieno
più
assai
che
non
si
crederebbe
mantenute
dall
'
uso
del
popolo
non
che
da
quello
dei
grandi
scrittori
:
ciò
era
in
Toscana
più
spesso
che
altrove
;
negli
altri
dialetti
gli
uomini
colti
le
ritrovavano
qualche
volta
per
lo
studio
dell
'
antico
latino
e
quindi
le
riconducevano
nei
libri
.
A
questo
modo
il
latino
ch
era
stato
impedimento
allo
scrivere
dei
Toscani
,
condusse
nelle
altre
provincie
i
dialetti
a
meglio
rendersi
italiani
.
In
questo
tempo
era
trovata
la
stampa
,
dal
che
la
parola
aveva
acquistato
come
un
nuovo
organo
a
diffondersi
.
In
tutti
i
tempi
fino
allora
ed
in
tutti
i
luoghi
chi
si
metteva
a
scrivere
un
libro
sapeva
bene
che
sarebbe
andato
in
mano
di
pochi
;
cercavano
quindi
il
loro
teatro
a
così
dire
nella
posterità
:
di
qui
è
che
i
libri
ne
uscivano
più
pensati
e
meno
curanti
di
essere
popolari
;
questo
vantaggio
hanno
i
libri
classici
e
quindi
più
servono
alla
disciplina
del
pensiero
.
Mia
lasciando
stare
queste
cose
,
gli
autori
toscani
,
eccetto
i
poeti
,
scrivevano
fino
allora
per
la
provincia
loro
,
né
credeano
essere
intesi
nelle
altre
:
quindi
è
che
i
libri
che
apparissero
meritevoli
venivano
tradotti
in
lingua
latina
per
dare
ad
essi
,
così
dicevano
,
maggiore
divulgazione
.
Quando
poi
si
cominciò
a
stampare
(
com
è
naturale
)
quei
libri
ch
erano
più
cercati
,
ebbe
il
Petrarca
la
prima
edizione
l
'
anno
1470
,
e
la
ebbe
il
Boccaccio
nel
tempo
medesimo
;
nel
1472
tre
non
delle
non
maggiori
città
d
'
Italia
si
onoravano
pubblicando
ciascuna
il
Poema
di
Dante
che
usciva
a
Napoli
poi
nel
1473
,
ed
aveva
ben
tosto
l
'
aggiunta
,
di
nuovi
commenti
,
ma
in
lingua
latina
.
D
'
altri
toscani
antichi
non
mi
pare
che
avesse
edizioni
in
quei
primi
anni
altri
che
il
Cavalca
sparsamente
per
l
'
Italia
ma
per
tutte
quasi
le
varie
sue
opere
;
e
oltre
lui
pochi
degli
ascetici
:
stamparono
questi
perché
erano
i
soli
elle
avessero
faina
allora
in
Italia
.
Nel
mentre
che
autori
delle
altre
provincie
pubblicavano
commentato
in
lingua
latina
il
libro
di
Dante
,
un
toscano
che
da
principio
soleva
scrivere
latina
ogni
cosa
,
Cristoforo
Landino
,
poneva
le
mani
a
stenderne
un
molto
ampio
commento
in
lingua
italiana
.
Di
già
i
vecchi
commentatori
del
trecento
pareano
a
lui
essere
un
poco
antiquati
ed
io
per
me
credo
che
senza
la
stampa
non
avrebbe
egli
pensato
un
lavoro
il
quale
intendeva
riuscisse
,
come
ora
si
direbbe
,
popolare
.
Lo
stesso
Landino
avea
pubblicato
l
'
anno
1476
una
versione
dell
'
Istoria
naturale
di
Plinio
,
dov
'
entra
un
numero
stragrande
di
voci
;
questa
ed
il
Commento
che
fu
stampato
nel
1481
io
credo
non
poco
servissero
agli
scrittori
tuttora
inesperti
che
ebbero
in
quei
libri
un
esemplare
di
lingua
vivente
ma
non
toscana
soverchiamente
,
perché
il
Landino
per
antico
abito
disdegnava
quei
modi
di
scrivere
che
a
lui
sapessero
di
plebeo
.
Nello
stesso
anno
1481
usciva
il
Morgante
di
Luigi
Pulci
,
e
insieme
i
tre
libri
non
poco
servirono
a
rendere
meglio
familiare
l
'
uso
dello
scrivere
in
lingua
comune
.
Imperocché
il
Pulci
che
sollevava
l
'
ottava
rima
dalla
pesantezza
del
Boccaccio
e
dalle
bassezze
degli
altri
,
scrittore
di
vena
copiosa
e
facile
,
ha
in
sé
qualcosa
quanto
alla
lingua
,
di
meglio
compito
nella
struttura
del
discorso
,
di
più
andante
nei
periodi
,
qualcosa
insomma
di
più
avanzato
e
più
universale
di
quello
che
fosse
generalmente
negli
autori
del
trecento
e
che
annunzia
maggiore
coltura
.
Lorenzo
de
'
Medici
e
Angiolo
Poliziano
ebbero
fama
e
non
del
tutto
immeritata
come
restauratori
del
buono
scrivere
italiano
.
Lorenzo
promosse
l
'
uso
di
questa
lingua
e
lo
difese
dandone
egli
stesso
in
verso
e
in
prosa
pregiati
esempi
.
Seguendo
il
genio
suo
nativo
che
lo
conduceva
bene
all
'
acquisto
della
grandezza
,
cercò
egli
essere
popolare
;
la
conversazione
lo
avea
formato
più
che
lo
studio
dei
libri
greci
e
de
'
latini
che
a
lui
erano
passatempo
:
si
atteneva
quindi
assai
di
buon
grado
all
'
uso
fiorentino
in
quelle
minori
poesie
,
le
quali
o
sacre
o
sollazzevoli
,
bramava
che
fossero
cantate
dal
popolo
;
facea
versi
anche
po
'
contadini
.
Per
tutto
questo
meritò
bene
della
lingua
più
ancora
che
non
facesse
il
classico
Poliziano
il
quale
insegnava
a
trarre
la
forma
della
poesia
italiana
dai
greci
autori
e
dai
latini
.
Finiva
il
secolo
,
e
la
lingua
toscana
pareva
che
già
s
'
avviasse
a
farsi
italiana
.
Alle
altre
provincie
secondo
che
divenivano
più
cólte
,
non
bastava
l
'
uso
di
quei
volgari
plebei
a
cui
rimase
nome
di
dialetti
;
perché
a
cotesto
uso
mancavano
spesso
non
che
le
voci
per
cui
si
esprimono
idee
non
pensate
dagli
uomini
rozzi
,
ma
più
ancora
le
frasi
o
locuzioni
e
il
giro
e
la
forma
di
quel
discorso
più
condensato
che
si
chiama
scelto
,
più
breve
e
rapido
perché
cerca
comprendere
un
maggior
numero
d
'
idee
;
forma
che
serve
generalmente
a
chi
si
mette
a
scrivere
un
libro
.
Non
so
che
i
dialetti
fossero
insegnati
nelle
scuole
,
né
che
si
pensasse
molto
a
coltivarli
come
lingua
letteraria
.
Ciò
tanto
è
vero
che
il
fare
libri
nel
dialetto
proprio
agli
autori
non
toscani
cominciò
tardi
e
fu
per
gioco
e
come
una
sorta
di
prova
non
tanto
facile
,
perché
lo
scrittore
deve
in
quel
suo
dialetto
cacciare
e
costringere
le
frasi
e
i
costrutti
ch
'
egli
era
solito
pigliare
da
un
uso
più
colto
e
più
universale
.
Ma
per
contrario
,
quando
nel
primo
tempo
l
'
autore
avvezzo
al
suo
dialetto
voleva
innalzarlo
fino
a
quella
lingua
,
ch
'
era
intesa
da
tutti
,
ne
aveva
in
sé
il
germe
che
la
coltura
vi
avea
già
posto
:
e
il
nuovo
processo
veniva
spontaneo
,
essendo
per
molta
parte
il
compimento
di
quell
'
antico
suo
parlare
.
È
stato
già
detto
che
a
scrivere
bene
in
lingua
italiana
,
la
meglio
è
cercarla
in
ciascuno
nel
fondo
del
suo
dialetto
,
perché
a
correggere
o
a
dirozzare
questo
si
vede
uscirne
fuori
quella
lingua
,
comune
di
cui
la
lingua
toscana
già
diede
agli
altri
dialetti
la
forma
e
che
n
'
è
il
fiore
e
la
perfezione
.
Ma
questi
dialetti
poiché
non
bastavano
a
quell
'
uso
più
ampio
e
più
scelto
,
chiunque
,
volesse
parlare
o
scrivere
in
tal
modo
,
non
poteva
pigliarne
le
forme
da
un
altro
dialetto
,
perché
non
s
'
intendono
questi
fra
loro
;
poteva
bene
da
quel
linguaggio
e
da
quell
'
uso
più
accettabile
universalmente
,
che
vivo
in
Toscana
corregge
da
per
tutto
i
plebei
parlari
perché
più
italiano
di
ciascuno
d
'
essi
.
Ciò
veramente
poteva
in
qualche
parte
dirsi
opera
di
traduzione
,
ma
non
di
quella
che
si
fa
pigliando
parole
e
forme
da
lingua
straniera
;
e
questo
fu
il
caso
di
quei
primi
non
toscani
,
i
quali
sul
finire
del
secolo
XV
cominciarono
a
scrivere
libri
in
lingua
toscana
.
Vorremmo
allegare
qui
alcuni
di
quelli
sparsi
documenti
che
a
noi
fu
lecito
di
raccogliere
da
varie
provincie
d
'
Italia
,
se
fosse
qui
luogo
a
minute
ricerche
o
se
quelle
che
abbiamo
fatte
ci
apparissero
comprendere
tutta
la
vasta
materia
.
Crediamo
però
che
i
pochi
esempi
sieno
conferma
di
quello
che
abbiamo
sopra
accennato
quanto
alla
difficoltà
che
avevano
maggiore
o
minore
le
altre
provincie
a
farsi
nello
scrivere
italiane
,
secondo
le
varie
qualità
delle
misture
ch
'
erano
entrate
in
ciascun
dialetto
.
Abbiamo
un
Testamento
politico
di
Ludovico
il
Moro
scritto
sulla
fine
del
quattrocento
in
lingua
milanese
che
vorrebb
'
essere
italiana
(
Documenti
di
storia
italiana
,
copiati
a
Parigi
da
G
.
Molini
,
tom
.
I
in
fine
)
;
e
nella
città
stessa
abbiamo
l
'
istoria
di
Bernardino
Corio
che
finisce
al
primo
entrare
del
secolo
susseguente
:
qui
sembra
il
dialetto
nascondersi
affatto
,
ma
lo
stile
duro
e
faticato
ha
proprio
l
aspetto
d
'
un
nuovo
e
non
sempre
felice
sforzo
che
l
'
autore
fece
usando
una
lingua
che
tutti
leggessero
.
Questa
,
e
l
'
istoria
napoletana
di
Pandolfo
Collenuccio
da
Pesaro
credo
sieno
i
primi
libri
dove
il
toscano
fosse
cercato
da
scrittori
non
toscani
:
il
Corio
di
molto
sopravanzò
l
'
altro
per
la
materia
,
ma
il
Pesarese
più
franco
e
sicuro
in
quanto
alla
lingua
,
scrive
anche
in
modo
assai
più
scorrevole
.
Generalmente
gli
uomini
più
meridionali
e
su
su
venendo
quelli
della
sponda
dell
'
Adriatico
,
si
erano
prima
fidati
più
degli
altri
al
natio
dialetto
così
da
usarlo
anche
nello
scrivere
.
I
Veneziani
,
etruschi
d
'
origine
,
come
hanno
dialetto
meno
degli
altri
discordante
,
così
lo
usarono
sebbene
con
qualche
temperamento
sino
al
finire
della
repubblica
nelle
arringhe
che
si
facevano
in
Senato
o
nella
sala
del
Gran
Consiglio
,
tanto
che
v
'
era
un
'
eloquenza
in
veneziano
,
quale
non
credo
che
fosse
nemmeno
in
Firenze
dove
il
Gran
Consiglio
durò
poco
e
prima
era
scarso
l
uso
del
parlare
in
modo
solenne
.
La
vita
e
la
lingua
qui
erano
nel
popolo
,
da
cui
venivano
come
a
scuola
gli
scrittori
quando
al
principio
del
cinquecento
l
'
urto
straniero
ci
ebbe
insegnato
a
rendere
cose
quanto
si
poteva
nazionali
,
la
vita
almeno
civile
e
la
lingua
.
Pochi
anni
prima
di
quel
tempo
Fra
Girolamo
Savonarola
venuto
giovane
da
Ferrara
dove
il
parlare
aveva
qualcosa
del
veneto
,
cominciò
in
Firenze
a
predicare
.
«
Da
principio
diceva
ti
e
mi
,
di
che
gli
altri
Frati
si
ridevano
»
(
Cambi
,
Storia
di
Firenze
,
anno
1498;
sta
nelle
Delizie
,
ecc
.
del
P
.
Ildefonso
)
.
Divenne
poi
grande
oratore
avendo
appreso
qui
la
correttezza
e
la
proprietà
della
favella
,
senza
mai
troppo
cercare
addentro
nell
'
uso
più
familiare
di
questo
popolo
Fiorentino
.
Dal
quale
poi
trasse
non
poco
un
altro
Ferrarese
,
l
'
Ariosto
,
ma
con
quel
fino
e
squisito
gusto
ch
'
era
a
lui
proprio
;
e
se
io
dovessi
dire
quali
autori
allora
o
poi
meglio
adoprassero
nelle
scritture
quell
'
idioma
che
solo
era
degno
di
essere
nazionale
,
porrei
senza
fallo
il
nome
dell
'
Ariosto
accanto
a
quelli
di
due
Toscani
,
che
sono
il
Berni
ed
il
Machiavelli
.
Lo
scrivere
andante
si
poteva
bene
imparare
anche
da
due
poeti
come
questi
,
perciò
infine
la
lingua
della
poesia
viene
dalla
lingua
della
prosa
,
di
cui
non
è
altro
che
un
uso
più
libero
.
Cosi
alla
fine
questo
volgare
che
aveva
data
ne
'
suoi
primordii
una
promessa
poco
attenuta
,
che
fu
negletto
per
oltre
un
secolo
,
o
rinnegato
da
chi
teneva
il
latino
essere
tuttavia
l
'
idioma
illustre
della
nazione
,
questo
volgare
divenne
allora
quel
che
non
era
ma
prima
stato
,
lingua
italiana
.
A
questo
effetto
andavano
tutte
insieme
le
cose
allora
in
Italia
:
già
la
coltura
diffondendosi
agguagliava
presso
a
poco
l
intera
nazione
ad
un
comune
livello
,
intantoché
le
armi
forestiere
distruggevano
in
un
con
le
forze
provinciali
e
cittadine
quanto
nei
piccoli
Stati
soleva
in
antico
essere
di
splendore
e
di
bellezza
;
l
'
idea
,
nazionale
che
allora
spuntava
cominciò
a
farsi
strada
nella
lingua
.
Ma
era
troppo
tardi
:
gli
ingegni
fiorivano
,
le
lettere
e
le
arti
toccavano
il
colmo
,
l
Italia
insegnava
alle
altre
nazioni
fino
alle
eleganze
e
alle
corruttele
della
vita
;
possedeva
una
esperienza
accumulata
d
uomini
e
di
cose
tale
che
una
piccola
città
italiana
aveva
in
corso
più
idee
che
non
fossero
allora
in
tutto
il
resto
d
'
Europa
;
di
scienza
politica
ve
n
'
era
anche
troppa
.
Ma
quando
poi
sopravvennero
i
tempi
duri
,
questo
tanto
sfoggiare
d
'
ingegni
non
approdò
a
nulla
,
perché
le
volontà
in
Italia
,
erano
o
guaste
o
consumate
dall
'
abuso
,
o
vôlte
a
male
.
Quegli
anni
che
diedero
i
grandi
scrittori
passarono
in
mezzo
a
guerre
straniere
dove
gli
Italiani
da
sé
nulla
fecero
,
nulla
impedirono
;
e
come
ne
uscisse
acconcia
l
'
Italia
non
occorre
dire
.
Dopo
le
guerre
o
dopo
i
primi
trent
'
anni
del
cinquecento
,
erano
i
tempi
ed
il
pensare
ed
il
sentire
di
questa
nazione
tanto
mutati
da
mostrare
il
vuoto
che
era
sotto
a
quella
civiltà
splendida
ma
incompiuta
;
da
quelli
anni
in
poi
calava
il
nostro
valore
specifico
(
se
dirlo
sia
lecito
)
,
e
il
nostro
livello
a
petto
alle
altre
nazioni
d
'
Europa
venne
a
discendere
ogni
giorno
.
Mancò
nel
pensiero
,
perché
era
mancato
prima
nella
vita
,
l
'
incitamento
ad
ogni
cosa
che
non
fosse
chiusa
dentro
ad
un
cerchio
molto
angusto
;
manco
la
fiducia
che
all
uomo
deriva
dall
aperto
consentire
insieme
di
molti
:
v
'
era
in
Italia
poco
da
fare
.
Né
ai
tanti
padroni
che
aveva
essa
dentro
andava
,
a
genio
che
si
facesse
,
ma
già
la
stanchezza
o
una
mala
sorta
d
'
incuranza
disperata
menavano
all
'
ozio
,
interrotto
solamente
da
quelle
passioni
che
non
hanno
scusa
nemmen
dal
motivo
;
la
conversazione
tra
gente
svogliata
o
avvilita
o
malcontenta
non
pigliava
vigore
né
ampiezza
dai
gravi
argomenti
;
i
libri
meno
che
per
l
innanzi
andavano
al
fondo
nelle
cose
della
vita
:
dice
il
Fornari
molto
bene
che
«
tra
'
letterati
e
lettori
non
v
'
era
in
Italia
quella
comunicazione
intima
e
piena
»
per
cui
la
vita
,
la
lingua
,
le
lettere
tra
loro
s
'
ajutano
.
Noi
crediamo
che
nei
libri
qualcosa
debba
essere
che
sia
imparata
fuori
dei
libri
,
perché
altrimenti
lo
scrivere
viene
quasi
a
pigliare
la
forma
d
'
un
gergo
necessariamente
arido
e
meno
efficace
,
da
cui
s
'
aliena
,
il
comune
dei
lettori
.
Ciò
avvenne
bentosto
in
Italia
,
e
fu
in
quel
tempo
quando
la
lingua
più
si
voleva
rendere
universale
e
n
'
era
essa
stessa
,
divenuta
più
capace
avendo
perdute
allora
le
asprezze
d
'
un
uso
ristretto
,
e
nel
diffondersi
la
coltura
avendo
acquistato
migliore
esercizio
nelle
arti
della
composizione
.
Ma
giusto
in
quel
tempo
questa
lingua
per
certi
rispetti
più
accuratamente
scritta
,
fu
meno
parlata
;
e
la
parola
meno
di
prima
fu
espressione
di
forti
pensieri
ed
autorevoli
e
accetti
a
molti
:
vennero
fuori
i
letterati
,
sparve
il
cittadino
;
scrivea
per
il
pubblico
chi
nella
,
vita
non
era
avvezzo
parlare
ad
altri
che
alla
sua
combriccola
:
quindi
l
'
eloquenza
cercò
appropriarsi
all
'
uso
delle
accademie
le
quali
erano
una
sorta
di
sparse
chiesuole
.
Mancò
alla
lingua
,
un
centro
comune
perché
mancava
alla
nazione
:
ne
avevano
entrambe
lo
stesso
bisogno
che
appunto
allora
cominciò
ad
essere
più
sentito
,
sebbene
in
modo
confuso
ed
incerto
;
nulla
si
poteva
quanto
alla
nazione
,
rimedii
alla
lingua
si
cercavano
in
più
modi
,
varii
,
discordanti
e
quasi
a
tentone
.
Un
snodo
semplice
vi
sarebbe
stato
,
ed
era
l
'
attingere
copiosamente
da
quel
dialetto
ch
'
era
il
più
finito
;
ma
questo
invece
di
tenere
sugli
altri
l
'
impero
,
vedeva
in
quel
tempo
scadere
non
poco
o
farsi
dubbia
,
l
'
autorità
sua
.
Al
solo
pregio
della
lingua
molti
sdegnavano
ubbidire
:
condizioni
tutte
differenti
sarebbonsi
allora
volute
in
Italia
perché
tante
voci
,
tante
locuzioni
,
tante
figure
con
l
acquistare
sanzione
solenne
potessero
farsi
moneta
corrente
pel
comune
uso
degli
scrittori
.
Avrebbe
la
sede
naturale
della
lingua
dovuto
almeno
stare
in
alto
cosicché
tutte
le
parti
d
'
Italia
a
quella
guardassero
,
e
che
al
toscano
fossero
toccate
lo
condizioni
dell
'
idioma
parigino
;
«
perché
il
toscano
(
dice
il
Manzoni
da
pari
suo
)
faceva
dei
discepoli
fuori
dei
suoi
confini
,
il
francese
si
creava
dei
sudditi
;
quello
era
offerto
,
questo
veniva
imposto
»
.
A
questo
modo
solamente
potea
l
'
ossequio
delle
altre
provincie
essere
necessario
o
inavvertito
,
perché
non
venissero
tra
'
letterati
a
sorgere
le
contese
che
nate
una
volta
non
hanno
mai
fine
.
Se
(
come
fu
detto
)
lo
stile
è
l
'
uomo
,
la
lingua
può
dirsi
che
sia
la
nazione
:
quindi
all
'
esservi
una
linguaggio
bisognava
,
ci
fosse
una
Italia
,
né
altrimenti
poteva
cessare
l
'
eterna
lagnanza
che
il
linguaggio
scritto
si
allontanasse
troppo
dai
modi
che
si
adoprano
favellando
;
né
bene
potesse
fare
sue
le
grazie
e
gli
ardimenti
del
volgar
nostro
,
il
quale
da
molti
ignorato
ebbe
anche
taccia
,
di
abbietto
e
triviale
(
Alcune
parole
di
questo
discorso
erano
scritte
fino
dal
1826
,
e
sono
stampate
negli
Atti
dell
Accademia
della
Crusca
)
.
Cotesta
accusa
molto
antica
tutti
parevano
confermare
contro
alla
povera
nostra
lingua
,
che
ci
avea
colpa
meno
di
tutti
.
Poco
badando
all
uso
vivo
,
nelle
scuole
di
lettere
insegnavano
per
tutta
Italia
dopo
ai
latini
quei
pochi
autori
toscani
che
allora
fossero
conosciuti
,
cercando
alla
meglio
di
mettere
insieme
su
questi
esemplari
una
sorta
di
linguaggio
comune
che
fosse
atto
alle
scritture
.
Un
letterato
molta
solenne
,
Gian
Giorgio
Trissino
da
Vicenza
,
poneva
in
credito
il
linguaggio
illustre
con
la
versione
da
lui
fatta
del
libro
De
Vulgari
Eloquio
;
Baldassarre
Castiglione
mantovano
,
uomo
e
scrittore
di
bella
fama
,
sebbene
dichiari
la
lingua
essere
una
consuetudine
,
biasima
l
'
andare
sulle
pedate
dei
toscani
sia
vecchi
,
sia
nuovi
:
sentenziò
il
Bembo
che
l
'
antica
lingua
stava
nel
Boccaccio
,
di
cui
gli
piacevano
le
grandi
cadenze
;
tutti
i
chiarissimi
dell
'
Italia
,
per
ben
tre
secoli
dopo
lui
accettarono
la
sentenza
.
Ma
della
comune
popolare
come
in
Firenze
si
parlava
e
si
scriveva
,
niuno
voleva
sapere
:
negli
anni
stessi
del
Bembo
,
cioè
verso
il
1530
,
Marino
Sanudo
scriveva
in
una
lettera
stampata
«
che
Leonardo
Aretino
trasse
(
l
'
Istoria
di
Firenze
)
da
un
Giovanni
Villani
il
quale
scrisse
in
lingua
rozza
,
toscana
»
(
Estratti
del
sig
.
Rawdon
Brown
,
Tomo
III
,
p
.
318
)
.
Il
Bembo
era
il
solo
autore
vivente
di
cui
s
'
innalzasse
non
contestata
l
autorità
:
basta
ciò
solo
a
dimostrare
come
si
vivesse
in
fatto
di
lettere
,
quando
gli
Spagnuoli
furono
rimasti
padroni
d
'
Italia
.
Al
Machiavelli
nella
sua
patri
istessa
nuoceva
la
vita
,
gli
nocque
più
tardi
,
quanto
al
numero
dei
lettori
,
l
'
essere
all
'
Indice
;
l
'
Istoria
,
del
Guicciardini
fu
lasciata
,
stampare
,
ed
anche
mutilata
,
solamente
nel
1561
,
due
anni
dopo
a
che
l
'
Italia
per
grande
accordo
tra
'
potentati
si
può
dire
fosse
bello
e
sotterrata
,
e
quando
la
voce
degli
italiani
ormai
più
non
faceva
,
paura
a
nessuno
(
Nel
1559
il
Trattato
di
Castel
Cambrese
aveva
finito
le
guerre
d
Italia
;
ma
in
quell
anno
stesso
dal
piè
delle
Alpi
si
preparava
il
1859
,
tre
secoli
tondi
e
date
che
importano
la
storia
della
lingua
)
.
Frattanto
era
disputa
più
volte
rinnovata
se
si
dovesse
dire
lingua
italiana
o
toscana
o
fiorentina
:
chi
affermava
la
lingua
essere
in
Firenze
facea
nondimeno
poca
stima
degli
autori
che
ivi
nascessero
;
in
certe
parole
recate
dal
Bembo
si
va
fino
a
dire
che
«
a
scrivere
bene
la
lingua
italiana
,
meglio
è
non
essere
fiorentino
»
.
E
in
questa
medesima
città
noi
vedemmo
quante
incuranze
o
quanti
dispregi
soffrisse
la
lingua
nei
più
eminenti
tra
'
suoi
cultori
:
la
Divina
Commedia
non
vi
ebbe
più
quasi
edizioni
,
e
verso
il
1520
certi
maestri
di
scuola
vietavano
agli
scolari
leggere
il
Petrarca
.
Questa
ed
altre
cose
che
stanno
a
dimostrare
la
confusione
dominante
tra
'
letterati
sono
a
disteso
esposte
in
un
libro
di
qualche
pregio
e
di
molta
noja
che
ha
per
titolo
l
'
Ercolano
;
autore
di
esso
fu
Benedetto
Varchi
il
quale
pel
vario
ingegno
non
ebbe
chi
lo
agguagliasse
dentro
a
quella
età
che
scendeva
.
In
quel
medesimo
suo
libro
si
vede
come
allora
molto
dominassero
i
grammatici
ai
quali
avviene
quel
che
ai
fisiologi
,
perché
entrambi
avvezzi
a
tenere
fermo
il
pensiero
sopra
le
minute
particelle
delle
cose
,
riescono
spesso
corti
o
disadatti
a
quelli
studj
più
comprensivi
che
bene
in
antico
nella
loro
massima
estensione
ebbero
nome
di
umanità
.
Consente
il
Varchi
prudenzialmente
al
Bembo
:
ma
solo
nelle
apparenze
;
confessa
la
lingua
in
Firenze
essere
trascurata
,
ma
vuole
si
cerchi
nel
fondo
dell
'
uso
,
mettendo
egli
fuori
per
via
,
d
'
esempi
gran
copia
di
voci
e
soprattutto
di
locuzioni
familiari
,
dovizie
nascoste
da
farne
a
chi
scrive
ricco
patrimonio
(
Varchi
,
Ercolano
,
Padova
,
1744
,
in
4°
,
pag
.
84
e
segg
.
357
e
segg
.
446
e
segg
.
508
e
in
molti
luoghi
)
.
In
questo
avrebbe
egli
dato
nel
segno
,
né
vi
è
anch
'
oggi
da
fare
di
meglio
,
tantoché
sarebbe
alla
unità
della
lingua
mezzo
utilissimo
un
Vocabolario
com
'
è
proposto
dal
Manzoni
.
Ma
il
guajo
stava
in
ciò
che
non
erano
i
più
di
quei
modi
entrati
abbastanza
nell
'
uso
comune
;
molti
erano
figure
che
un
tempo
ebbero
qualche
voga
,
capricci
d
'
un
popolo
arguto
e
faceto
,
e
spesso
allusioni
a
cose
locali
:
cotesti
Firenze
non
avea
diritto
d
'
imporre
all
'
Italia
.
Inoltre
non
era
,
più
questo
popolo
quello
che
aveva
creato
una
lingua
educatrice
di
tanti
ingegni
;
meno
operando
inventava
meno
,
e
fatto
più
inerte
anche
nell
'
animo
,
i
suoi
discorsi
andavano
spesso
a
cose
da
ridere
.
I
letterati
seguendo
in
queste
nuove
condizioni
l
'
antico
genio
popolare
e
avendo
qui
molto
in
uggia
il
sussiego
recato
dagli
Spagnuoli
,
si
dilettavano
oltre
al
giusto
di
certe
bassezze
da
essi
chiamalo
grazie
della
lingua
:
così
tra
le
bassezze
e
nobiltà
false
viveano
le
lettere
poi
tutto
quel
secolo
.
Ma
dentro
a
quegli
anni
nacque
Galileo
.
Le
scienze
matematiche
e
le
fisiche
hanno
questo
,
che
l
'
uomo
le
pensa
dentro
a
se
medesimo
,
si
tengono
fuori
dal
corso
vivo
degli
umani
eventi
,
e
vanno
da
sé
per
la
via
loro
qualunque
si
sieno
le
cose
all
'
intorno
.
Galileo
che
pure
in
mezzo
all
'
sperimentare
minuto
e
sottile
teneva
lo
sguardo
volto
all
'
universo
,
portò
nella
fisica
,
l
'
ampiezza
d
'
una
filosofia
,
degna
li
questo
nome
,
e
fu
in
secolo
di
decadenza
,
scrittore
sommo
,
perché
al
bell
'
ordine
del
discorso
unisce
la
copia
e
una
dignitosa
naturalezza
.
Continuava
da
cento
anni
in
Firenze
la
scuola
fondata
da
Galileo
e
di
sé
lasciava
traccie
indelebili
nelle
scienze
fisiche
;
da
quella
uscirono
anche
uomini
dotti
nelle
razionali
,
e
assai
le
lettere
se
ne
avvantaggiarono
nella
seconda
metà
del
seicento
.
Ma
quando
la
lingua
,
o
le
idee
francesi
predominarono
e
quando
poi
gli
eccitamenti
nuovi
destarono
gli
animi
degli
Italiani
a
cercare
almeno
in
fatto
di
lingua
l
'
unione
vietata
,
la
Toscana
sofferse
rimproveri
dalle
altre
provincie
quasi
ella
fosse
gelosa
,
ma
inutile
custoditrice
di
quel
tesoro
che
aveva
in
casa
ma
non
lo
adoprava
.
Più
grave
è
fatto
il
nostro
debito
ora
in
tempi
di
sorti
mutate
,
di
sorti
maggiori
ma
più
difficili
a
portare
;
noi
siamo
venuti
ad
esse
non
preparati
,
e
s
'
io
dovessi
quanto
alle
future
condizioni
della
lingua
fare
un
pronostico
,
direi
senz
'
altro
:
la
lingua
in
Italia
sarà
quello
che
sapranno
essere
gli
Italiani
.
StampaPeriodica ,
Noi
siamo
dell
'
ingegno
di
Emilio
Zola
caldissimi
ammiratori
:
e
lo
stimeremmo
anche
più
se
tanto
non
si
stimasse
egli
stesso
.
È
uno
scrittore
felicissimo
,
un
osservatore
acuto
,
nessuno
lo
nega
;
che
i
suoi
libri
,
com
'
egli
pretende
,
sieno
destinati
a
riformare
il
mondo
,
è
lecito
porre
in
dubbio
,
ci
pare
.
Che
gli
Héritiers
Rabourdin
e
il
Bouton
de
Rose
riconducano
,
com
'
egli
afferma
,
la
commedia
alla
profonda
gaiezza
del
Molière
,
è
una
eresia
che
grida
vendetta
al
cospetto
di
Dio
.
Lo
Zola
è
un
artista
:
quando
si
atteggia
a
profeta
e
impone
alla
repubblica
di
essere
naturalista
o
di
non
essere
,
ci
fa
ridere
:
quando
sdegnoso
di
chiamar
le
cose
col
loro
nome
più
modesto
e
più
semplice
battezza
il
taccuino
degli
appunti
:
un
archivio
di
documenti
umani
,
e
l
'
osservare
,
com
'
egli
sa
,
gli
uomini
e
le
cose
,
una
notomia
quotidiana
dell
'
universo
,
ci
fa
pena
:
quando
scarta
con
superbo
dispregio
l
'
Hugo
e
la
Sand
,
ci
fa
stizza
.
Quando
si
vanta
innovatore
,
quasi
egli
avesse
inventato
non
soltanto
lo
studio
del
vero
ma
il
vero
istesso
,
ci
fa
meraviglia
.
Ma
più
d
'
ogni
altra
cosa
ci
spiace
,
lo
diciamo
netto
e
chiaro
,
il
clamore
ch
'
egli
tollera
e
forse
desidera
si
faccia
intorno
al
suo
nome
.
Non
ha
ancor
finito
di
scrivere
un
romanzo
,
e
già
le
bozze
del
primo
capitolo
si
mandano
a
tutti
i
giornali
d
'
Europa
;
e
si
racconta
del
libro
l
'
argomento
e
lo
schema
;
e
nei
crocchi
di
Parigi
si
sussurra
il
nome
vero
dei
personaggi
:
non
quello
del
romanzo
,
quello
dello
stato
civile
.
Detto
ciò
,
ecco
il
sunto
della
Nana
suo
romanzo
nuovo
che
a
Parigi
si
stampa
in
appendice
al
Voltaire
e
in
Italia
nel
Pungolo
,
del
quale
sunto
una
volta
che
è
noto
,
non
debbono
essere
defraudati
i
lettori
di
un
foglio
che
tratta
specialmente
di
letteratura
.
La
protagonista
del
nuovo
romanzo
di
Emilio
Zola
è
nota
a
coloro
che
han
letto
l
'
Assommoir
;
l
'
han
vista
bambina
nella
bottega
di
Gervasia
quando
aveva
dodici
anni
.
Un
giorno
d
'
appetito
Nana
,
che
sa
d
'
esser
bella
,
piglia
l
'
ambulo
e
se
ne
va
in
cerca
di
fortuna
;
a
una
bella
ragazza
la
fortuna
serba
sempre
a
Parigi
molti
favori
;
e
quando
il
romanzo
comincia
Nana
ha
già
fatto
un
bel
pezzo
della
strada
che
mena
ad
ottenerli
.
Dalle
luride
bettole
dell
'
antico
quartiere
latino
,
ai
teatri
de
'
sobborghi
,
da
questi
ai
cafés
chantants
,
e
così
via
via
ella
è
giunta
a
farsi
scritturare
al
teatro
delle
Variétés
,
e
vi
esordisce
in
un
'
operetta
intitolata
la
Blonde
Vénus
,
scritta
apposta
per
lei
;
non
perch
'
ella
dia
prova
del
proprio
ingegno
non
ne
ha
;
ma
sì
per
porgerle
occasione
di
mostrare
al
pubblico
tutto
quel
che
una
donna
può
mostrare
sopra
il
palcoscenico
.
L
'
esito
avanza
il
desiderio
;
e
quando
il
sipario
cala
,
la
fortuna
di
Nana
è
bell
'
e
fatta
.
A
quello
spettacolo
,
da
tanto
tempo
e
con
ogni
sorta
di
malizie
annunziato
dall
'
impresario
per
più
mesi
,
assiste
quanto
v
'
è
di
più
ricco
e
di
più
corrotto
nel
bel
mondo
parigino
.
Nana
che
non
doveva
,
recitando
o
cantando
,
né
commuovere
,
né
divertire
,
ma
solleticare
,
eccitare
,
irritare
i
sensi
degli
spettatori
,
raggiunge
facilmente
l
'
intento
.
Il
giorno
dopo
,
al
caffè
Riche
e
da
Bignon
,
nei
circoli
,
sui
baluardi
non
si
parla
che
di
Nana
.
Essa
ha
ottenuto
il
suo
diploma
:
è
un
'
attrice
stupida
e
ignorante
,
una
cortigiana
desiderata
e
famosa
;
lasciate
passare
un
mese
e
la
ragazza
cenciosa
che
strascicava
seco
,
poco
tempo
innanzi
,
d
'
una
in
un
'
altra
taverna
,
la
propria
fame
e
la
propria
vergogna
,
andrà
al
Bois
de
Boulogne
nella
solita
victoria
,
così
cara
alle
cocottes
,
pagherà
duecento
lire
al
mese
di
salario
al
proprio
cuoco
,
e
venticinquemila
lire
l
'
anno
di
pigione
al
padrone
di
casa
.
Fra
i
molti
spettatori
,
alla
massima
parte
dei
quali
non
è
conceduto
altro
che
il
mirare
e
il
bramare
,
è
un
ciambellano
dell
'
imperatore
,
marito
d
'
una
donna
bella
e
cortese
,
padre
di
bambini
svegli
,
robusti
,
affettuosi
;
costui
s
'
innamora
di
Nana
.
S
'
innamora
non
è
forse
qui
la
parola
che
ci
vuole
;
il
sentimento
non
c
'
entra
per
nulla
;
sono
i
sensi
che
si
scatenano
;
di
guisa
che
quest
'
uomo
di
alto
lignaggio
,
culto
,
legato
per
vincoli
di
parentela
o
per
antica
amicizia
alle
più
doviziose
,
alle
più
illustri
famiglie
della
Francia
,
pur
d
'
avere
un
posto
non
nel
cuore
,
ma
nella
camera
di
Nana
,
diviene
lo
schiavo
suo
,
si
sottopone
a
tutte
le
umiliazioni
,
si
prostra
nella
più
abietta
delle
servitù
.
Sa
che
Nana
lo
tradisce
,
sa
che
ella
aiuta
più
d
'
un
figliuolo
di
famiglia
a
mangiare
il
patrimonio
,
eppure
non
ha
la
forza
di
lasciarla
;
consente
a
non
oltrepassare
la
porta
della
casa
di
lei
che
in
certe
date
ore
;
se
non
la
trova
in
casa
,
l
'
aspetta
persuaso
,
convinto
che
ella
intanto
corre
ad
altri
amori
.
Né
basta
:
intanto
che
egli
,
il
ciambellano
,
entra
in
casa
di
Nana
,
qualcun
'
altro
entra
in
casa
sua
.
Ed
egli
finge
di
non
avvedersene
perché
nulla
lo
distragga
o
lo
disturbi
,
perché
egli
possa
in
pace
pensare
alla
voluttà
che
lo
aspetta
,
e
gustarla
tranquillo
e
tranquillo
godere
nel
ricordarla
.
La
cortigiana
,
nel
cui
petto
si
destano
un
giorno
sentimenti
di
mite
dolcezza
,
desideri
di
affetto
e
di
pace
,
fu
soggetto
di
parecchi
tra
drammi
e
romanzi
:
lasciamo
stare
il
teatro
indiano
;
ma
chi
non
ricorda
la
Dame
aux
camélias
?
[...]
.
Anche
Nana
si
innamora
;
stanca
di
agitazioni
,
sazia
di
godimenti
,
fugge
da
Parigi
con
un
giovinetto
di
vent
'
anni
,
si
veste
di
lana
,
diventa
massaja
.
Ma
a
guastare
l
'
idillio
,
[
...
]
,
sopraggiunge
il
fratello
del
giovinetto
,
per
sottrarlo
alle
seduzioni
che
lo
circondano
e
restituirlo
alla
famiglia
che
lo
aspetta
temendo
e
piangendo
.
E
come
avviene
talvolta
che
chi
va
a
soccorrere
il
naufrago
,
s
'
annega
egli
stesso
,
così
il
nuovo
venuto
è
sedotto
alla
sua
volta
.
Nana
cede
:
e
il
giovinetto
atrocemente
deluso
,
geloso
per
la
facile
vittoria
del
proprio
fratello
,
si
uccide
.
Nana
non
è
scientemente
cattiva
;
fa
il
male
per
spensieratezza
e
per
consuetudine
;
e
quando
torna
su
sé
stessa
interroga
la
coscienza
,
riconosce
la
propria
colpa
e
se
ne
duole
;
salvo
,
s
'
intende
,
a
far
peggio
il
giorno
dopo
.
E
della
colpa
sua
,
che
è
stata
cagione
di
tanto
grave
sventura
,
si
pente
,
e
chiude
,
per
far
penitenza
,
l
'
uscio
in
faccia
a
tutti
gli
adoratori
.
Il
rinsavimento
dura
poco
;
non
avvezza
a
sopportare
in
santa
pace
la
malinconia
,
cerca
chi
la
distragga
,
chi
la
diverta
:
un
istrione
volgarmente
faceto
la
fa
ridere
?
basta
perch
'
ella
divenga
sua
,
e
consenta
a
ritornare
sotto
il
braccio
di
lui
in
que
'
caffè
,
in
quelle
bettole
che
già
la
videro
pezzente
,
nota
soltanto
agli
avventori
pezzenti
al
pari
di
lei
e
ai
delegati
di
pubblica
sicurezza
.
Ma
la
bohème
non
ha
durevoli
attrattive
per
chi
salì
in
più
spirabil
aere
:
Je
n
'
aime
plus
que
ce
qui
est
bon
,
dice
Rodolfo
a
Marcello
nel
romanzo
del
Mürger
Nana
dopo
un
po
'
di
tempo
esperta
de
'
lazzi
dell
'
istrioncello
non
sa
più
che
farsi
di
lui
e
dell
'
ambiente
in
cui
egli
vive
non
ne
vuoi
più
sapere
.
E
torna
gloriosa
e
trionfante
sopra
la
scena
:
più
gloriosa
e
più
trionfante
di
prima
,
perché
una
donna
che
possa
vantarsi
di
aver
mangiato
delle
diecine
di
milioni
,
ridotte
alla
miseria
delle
diecine
di
persone
,
e
visto
suicidarsi
per
i
suoi
begli
occhi
un
adolescente
pieno
di
candore
e
di
speranze
,
non
si
trova
a
tutte
le
cantonate
.
E
Parigi
plaude
al
ritorno
:
e
un
autore
in
voga
scrive
una
fiaba
dov
'
ella
avrà
la
parte
fatta
apposta
per
lei
,
dove
,
muta
,
pubblicherà
sul
palco
le
venali
forme
irraggiate
dalla
luce
elettrica
[
...
]
!
Un
banchiere
le
compra
un
palazzo
:
ella
ci
convita
il
bel
mondo
a
feste
,
a
balli
,
dei
quali
parlano
ammirate
le
gazzette
;
chi
si
rovina
per
lei
,
chi
si
uccide
,
chi
uccide
.
Il
vecchio
Giove
parrà
oramai
uno
spilorcio
:
la
pioggia
d
'
oro
che
Danae
mirò
,
è
un
nulla
rispetto
a
quella
che
cade
ogni
giorno
attorno
a
Nana
.
Oh
!
fortuna
!
Oh
!
gloria
!
...
Lea
e
Maria
Blond
avevano
detronizzato
Gaga
;
Nana
,
mostrandosi
,
aveva
fatto
dimenticare
Lea
e
Maria
Blond
.
Un
'
altra
cortigiana
,
bella
del
pari
,
sorgerà
a
deviare
i
desideri
,
a
distrarre
le
bramosie
.
Sorge
difatti
,
e
una
bella
mattina
Nana
si
sveglia
senza
un
soldo
,
senza
amanti
,
senza
ammiratori
.
Tanta
fu
la
ressa
che
le
si
fece
dattorno
quanto
ora
è
l
'
oblio
in
cui
la
pongono
.
Nessuna
simpatia
ha
sopravvissuto
alle
molte
e
fiere
passioni
destate
da
lei
.
Povera
,
quando
appunto
credeva
che
i
molti
agi
non
dovessero
aver
fine
,
le
annunziano
un
giorno
che
un
suo
bambino
da
lei
messo
in
pensione
a
Batignolles
e
che
andava
a
vedere
di
quando
in
quando
a
tempo
avanzato
,
è
preso
dal
vaiuolo
.
Ella
,
fatta
dalla
disgrazia
e
dalla
povertà
meno
insensibile
,
corre
a
vegliarlo
e
soccombe
al
contagio
della
terribile
malattia
.
Così
divenuta
famosa
nel
1867
,
Nana
muore
giovanissima
nel
1870
,
in
quei
giorni
appunto
nei
quali
si
fanno
i
preparativi
della
guerra
e
la
presunzione
francese
grida
per
le
vie
:
A
Berlino
!
a
Berlino
!
Tale
è
lo
schema
del
nuovo
romanzo
di
Emilio
Zola
e
somiglia
allo
schema
di
cento
altri
romanzi
.
E
questo
importa
poco
:
chi
ha
letto
i
libri
di
lui
,
sa
che
il
loro
pregio
maggiore
è
nei
particolari
dei
quali
non
si
può
giudicare
neanche
dal
più
largo
sunto
che
oggi
ci
offrono
i
giornali
francesi
e
che
noi
abbiamo
dovuto
,
per
mancanza
di
spazio
,
restringere
.
Il
Wolf
,
che
degli
scrittori
del
Figaro
è
il
più
competente
in
questa
materia
,
e
che
ha
letto
il
romanzo
,
afferma
che
mai
lo
Zola
nella
dipintura
dei
caratteri
fu
così
vero
,
così
scultorio
:
e
che
la
descrizione
de
'
diversi
ambienti
traverso
ai
quali
passa
la
protagonista
di
questo
triste
libro
è
degna
di
qualsivoglia
grandissimo
artista
.
Noi
a
questo
facilmente
crediamo
:
ma
sorridiamo
di
coloro
i
quali
vengono
fuori
a
cantarci
che
il
libro
ha
un
'
altissima
portata
sociale
,
come
quello
nel
quale
la
miseria
che
si
vendica
dell
'
opulenza
,
è
rappresentata
in
una
ragazza
plebea
che
porta
il
lutto
,
la
ruina
e
la
morte
nelle
case
dei
gaudenti
e
dei
ricchi
!
...
Quanta
pompa
di
parole
,
mio
Dio
!
...
Trent
'
anni
fa
la
Musette
di
Enrico
Mürger
diceva
:
Non
ha
un
figliuolo
quel
milionario
?
Piglio
l
'
impegno
di
metterlo
sulla
paglia
in
un
mese
!
...
E
nessuno
pensava
che
l
'
amante
di
Schaunard
proponesse
di
compiere
una
vendetta
sociale
!
Miscellanea ,
MILANO
PERCORSA
IN
OMNIBUS
Guida
per
chi
vuol
visitare
con
poco
dispendio
di
tempo
e
denaro
,
tutto
quanto
di
più
rimarchevole
offre
questa
città
COMPILATA
DA
GAETANO
BRIGOLA
ED
ILLUSTRATA
DA
NOTIZIE
STORICHE
ED
ARTISTICHE
DA
FELICE
VENOSTA
AL
LETTORE
.
Le
ferrovie
,
recando
facilità
ed
economia
di
tempo
nel
viaggiare
,
fecero
sentire
il
bisogno
di
Guide
delle
varie
città
,
che
in
poche
pagine
offrissero
non
solo
la
descrizione
storica
ed
artistica
di
esse
,
ma
le
presentassero
benanco
sotto
l
'
aspetto
del
loro
soggiorno
e
della
loro
indole
;
in
modo
che
il
viaggiatore
potesse
in
pochi
giorni
farsi
un
concetto
giusto
del
paese
visitato
.
Le
Guide
,
che
sino
ad
oggi
esistettero
,
non
si
prestavano
a
quest
'
ufficio
,
e
,
limitandosi
alla
descrizione
artistica
,
lasciavano
al
viaggiatore
il
cómpito
di
formare
un
apprezzamento
,
che
il
più
delle
volte
non
era
ragionato
,
vuoi
per
la
troppa
rapida
corsa
fatta
in
luogo
,
vuoi
per
inscienza
degli
usi
e
dei
costumi
di
esso
.
Questo
bisogno
fece
nascere
nel
sottoscritto
l
'
idea
di
compilare
all
'
uopo
una
nuova
Guida
di
Milano
,
resa
tanto
più
necessaria
in
quanto
che
,
dopo
la
emancipazione
dallo
straniero
,
1'
attività
e
l
'
indole
de
'
suoi
abitanti
la
portarono
a
floridezza
e
comodità
tali
da
poter
rivaleggiare
colle
più
grandi
metropoli
d
'
Europa
.
Il
limite
tracciatoci
però
e
la
novità
di
molte
cose
descritte
potranno
forse
aver
fatto
cadere
il
compilatore
in
alcune
inesattezze
alle
quali
potrà
in
seguito
rimediare
se
il
favore
del
pubblico
lo
incoraggerà
a
fare
una
seconda
edizione
.
Milano
,
maggio
1871
.
G
.
B
.
CENNO
STORICO
.
Circa
seicento
anni
prima
dell
'
êra
volgare
una
moltitudine
di
gente
,
composta
di
guerrieri
,
di
donne
e
di
fanciulli
,
spinta
dalla
scarsezza
dei
viveri
a
mutare
paese
,
colla
guida
di
Belloveso
,
uscì
dalla
Gallia
,
in
oggi
Francia
,
e
,
valicate
le
Alpi
,
giunse
nell
'
Insubria
.
Combattuti
e
vinti
i
popoli
che
l
'
abitavano
,
Belloveso
si
stabilì
nella
terra
chiusa
tra
i
due
fiumi
Ticino
ed
Adda
,
e
gettò
le
fondamenta
d
'
un
villaggio
chiamandolo
Milano
.
L
'
origine
di
questa
parola
si
cercò
di
spiegare
in
molte
maniere
;
e
noi
,
senza
partecipare
in
tutto
alla
smania
,
che
in
oggi
è
rinata
in
alcuni
,
di
cercare
cioè
ogni
derivazione
nel
celtico
,
non
peritiamo
ad
ammettere
che
il
nome
Milano
sorse
dall
'
idioma
dei
Celti
,
e
cioè
da
Med
e
Lan
,
o
la
terra
ubertosa
.
Le
vecchie
leggende
dei
duci
Medo
ed
Olano
,
del
in
medio
amnium
,
del
in
medio
lanae
e
simili
non
sono
più
ammissibili
dalla
buona
critica
filologica
.
A
poco
a
poco
Milano
si
aumentò
in
numero
degli
abitanti
e
degli
edifici
;
e
il
meschino
villaggio
divenne
col
progresso
del
tempo
città
.
vasta
e
popolosa
.
-
-
Scorsi
erano
quattrocento
anni
dalla
fondazione
di
essa
città
,
quando
i
Romani
,
varcati
gli
Appennini
,
e
passato
il
Po
in
prima
sotto
il
comando
del
console
Flaminio
,
poi
di
Marcello
suo
successore
,
dal
223
al
225
prima
dell
'
éra
volgare
,
con
segnalate
vittorie
si
resero
padroni
di
tutta
l
'
Insubria
fino
alle
Alpi
;
e
fu
vera
conquista
opima
per
la
ubertà
della
terra
acquistata
.
I
Romani
chiamarono
il
paese
vinto
Gallia
Cisalpina
,
ossia
al
di
qua
delle
Alpi
,
e
lo
dissero
altresì
Gallia
Togata
,
perchè
gli
abitanti
,
deposto
il
rozzo
saio
gallico
,
avevano
adottata
la
toga
romana
.
Milano
sotto
il
regime
dei
nuovi
dominatori
migliorò
d
'
assai
.
L
'
asciugamento
di
molte
paludi
rese
1'
aria
più
salubre
e
più
fertili
i
terreni
che
la
circondavano
.
Il
popolo
imparò
quelle
arti
e
quei
mestieri
che
dirozzano
e
che
sono
necessari
alla
vita
.
La
città
crebbe
,
e
,
già
aggregato
di
meschini
casolari
di
legno
,
si
andò
abbellendo
di
edifici
di
pietra
.
Gli
imperatori
romani
vi
ebbero
lunga
stanza
,
per
la
sua
col
-
locazione
opportuna
ad
operazioni
militari
contro
i
popoli
del
Settentrione
,
i
quali
erano
una
minaccia
perenne
per
la
Gallia
Cisalpina
.
Massimiano
Erculeo
abbattè
la
siepe
che
serviva
di
prima
cerchia
alla
città
celtica
,
che
ci
viene
ricordata
dal
nome
della
Via
Andegari
,
AndeGar
,
che
corrisponde
al
nostro
idioma
a
siepe
di
biancospini
,
ed
eresse
solide
mura
che
gira
-
vano
per
due
miglia
con
nove
porte
.
La
porta
Romana
aprivasi
a
S
.
Vittorello
,
presso
la
Via
Unione
;
l
'
Erculea
alla
Maddalena
,
presso
Sant
'
Eufemia
;
la
Giovia
a
San
Vicenzino
,
presso
il
Foro
Bonaparte
;
la
Ticinese
,
o
Marzia
,
al
Carrobbio
;
la
Comasina
a
San
Marcellino
;
la
Nuova
alla
Croce
Rossa
;
la
Tosa
a
San
Zeno
;
1'
Argentea
od
Orientale
,
presso
San
Babila
,
e
la
Vercellina
presso
la
chiesa
di
Santa
Maria
alla
Porta
.
Sotto
Costantino
,
Milano
toccò
l
'
apice
del
suo
splendore
;
avvegnachè
avendo
quell
'
imperatore
divisa
1'
Italia
in
due
regioni
,
Milano
fu
dichiarata
metropoli
della
settentrionale
,
che
comprendeva
sette
provincie
dalle
Alpi
fino
alla
Istria
,
e
destinata
a
residenza
di
un
governatore
col
titolo
di
Vicario
dell
'
Italia
.
Le
mura
romane
durarono
fino
al
nono
secolo
,
allorchè
l
'
arcivescovo
Ansperto
ne
operò
il
ristauro
e
l
'
ampliamento
,
fra
le
porte
Ticinese
e
Vercellina
,
costruendo
un
nuovo
muro
che
dal
Carrobbio
seguiva
le
Vie
del
Circo
e
del
Cappuccio
,
e
girava
poi
a
destra
per
ricongiunger
-
si
all
'
antica
cerchia
in
vicinanza
della
Porta
Vercellina
.
Per
tre
secoli
rimasero
ognora
come
le
aveva
ampliate
Ansperto
;
quando
il
Comune
di
Milano
entrò
in
lotta
con
Federico
Barbarossa
.
A
premunire
la
città
contro
quell
'
imperatore
,
i
Milanesi
pensarono
,
fin
dal
1156
,
di
cingerla
di
un
valido
fossato
,
e
precisamente
quello
per
cui
ora
scorre
il
Naviglio
.
Della
terra
cavata
nel
fare
la
fossa
,
se
ne
formarono
nel
1167
i
bastioni
nel
luogo
che
fino
ai
nostri
giorni
conservò
il
nome
di
Terraggio
.
Nella
prima
metà
del
secolo
XIV
(
1330-38
)
,
Azzone
Visconti
rafforzò
i
Terraggi
con
un
muro
,
mantenendo
però
inalterato
il
circuito
della
città
,
che
continuò
dove
si
trova
il
Naviglio
interno
,
ed
aveva
gli
ingressi
ai
ponti
,
che
descrissero
fino
all
'
anno
1866
,
colla
denominazione
di
Borghi
,
la
parte
di
città
al
di
là
del
fossato
.
Allorchè
nel
seco
-
lo
XV
fu
costruito
il
Naviglio
della
Martesana
,
il
fossato
fu
ristretto
,
e
la
metà
interna
di
esso
fu
convertita
poi
ad
uso
di
magazzeni
di
pietre
o
di
legnami
,
chiamati
col
nome
di
sciostra
o
claustra
,
perchè
rinchiusi
fra
il
muro
di
Azzone
e
la
fossa
.
L
'
antica
larghezza
di
questa
fossa
può
facilmente
anch
'
oggi
comprendersi
nel
sito
degli
Archi
di
Porta
Nuova
,
misurando
Io
spazio
che
è
fra
le
torri
e
la
riva
esterna
del
canale
rimasta
inalterata
.
Il
terzo
ed
ultimo
ingrandimento
fu
decretato
da
Ferrante
Gonzaga
;
governatore
del
bucato
di
Milano
per
1'
imperatore
Carlo
V
.
Le
mura
spagnuole
,
oggi
accessibili
alle
carrozze
,
e
convertite
ad
uso
di
pubblico
passeggio
,
furono
incominciate
nell
'
anno
1546
,
presso
la
distrutta
chiesa
di
S
.
Dionigi
.
Milano
,
dopo
i
Romani
,
venne
mano
mano
governata
dai
Goti
,
dai
Longobardi
,
dai
Franchi
,
dai
Re
d
'
Italia
e
dagli
Imperatori
di
Germania
.
Dopo
la
guerra
dei
Valvassori
,
si
costituì
in
Repubblica
(
1044
)
.
Soccombuta
questa
forma
di
governo
,
ebbe
a
signori
i
Torriani
,
i
Visconti
;
indi
si
formò
di
nuovo
in
Repubblica
,
detta
di
Sant
'
Ambrogio
.
Si
diede
poscia
agli
Sforza
;
indi
cadde
in
potere
dei
Francesi
,
degli
Spagnuoli
,
degli
Austriaci
,
dei
Gallo
-
Sardi
e
di
nuovo
degli
Austriaci
.
Nello
scorcio
del
se
-
colo
passato
,
1797
,
fu
centro
della
Repubblica
Cisalpina
,
che
nel
1802
si
tramutò
in
Repubblica
Italiana
.
Nel
1805
,
creato
il
Regno
d
'
Italia
,
ne
divenne
la
metropoli
.
Nel
1815
Milano
,
ritornata
sotto
l
'
austriaca
dominazione
,
fu
sede
del
regno
Lombardo
-
Veneto
.
Nel
marzo
1848
,
cacciati
gli
Austriaci
,
si
formò
dai
cittadini
un
governo
provvisorio
;
ma
nell
'
agosto
di
quello
stesso
anno
ricadde
in
possesso
degli
Austriaci
,
che
la
governarono
fino
al
4
giugno
1859
.
Fu
allora
unita
aI
regno
sabaudo
,
e
nel
1861
divenne
parte
del
nuovo
Regno
d
'
Italia
.
Nel
volgere
di
secoli
e
di
mutamenti
di
dominazioni
,
di
guerre
e
di
morie
,
ebbe
Milano
a
subire
molte
vicende
,
e
giorni
di
ristrettezze
e
di
sciagure
;
ma
la
ricchezza
del
suolo
e
la
industria
de
'
suoi
abitatori
sempre
la
fecero
risorgere
,
e
ne
tennero
alta
la
rinomanza
.
Ora
essa
è
riputata
la
seconda
metropoli
della
gran
madre
,
l
'
Italia
.
Marzo
1371
.
FELICE
VENOSTA
.
AVVERTENZA
.
La
Stazione
principale
della
Società
Anonima
degli
Omnibus
è
in
Piazza
del
Duomo
con
apposita
sala
d
'
aspetto
,
ove
si
può
lasciare
in
deposito
i
propri
effetti
.
L
'
Impresa
degli
Omnibus
Antonio
Vismara
ha
la
propria
Stazione
alla
Porta
Ticinese
.
L
'
Impresa
Michele
Lissoni
ha
la
stazione
in
Piazza
Fontana
,
ove
ha
pur
sede
l
'
Impresa
Gaetano
Lissoni
.
TARIFFE
DEGLI
OMNIBUS
.
Per
una
corsa
tra
la
Piazza
del
Duomo
ed
una
delle
Porte
della
città
indicate
o
viceversa
L
.
10
Per
una
corsa
degli
Oumibue
in
servizio
delle
ferrovie
tra
la
Piazza
del
Duomo
e
la
Stazione
Centrale
,
o
quella
di
Vigevano
L
25
Per
un
bagaglio
della
dimensione
non
maggiore
di
centimetri
60
L
25
Per
ogni
bagaglio
di
maggior
dimensione
L
50
LINEE
PERCORSE
DALLE
VETTURE
OMMIBUS
DELLA
SOCIETA
'
ANONIMA
(
Veggasi
la
pianta
della
Città
in
fine
della
Guida
)
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
VENEZIA
Linea
A
Colore
Rosso
:
Piazza
del
Duomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
Corso
Venezia
alla
Porta
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
NUOVA
.
Linea
B
Colore
Azzurro
:
1
.
Piazza
del
Duomo
,
via
Carlo
Alberto
,
via
S
.
Margherita
,
Piazza
del
Teatro
alla
Scala
,
via
del
Giardino
,
via
Fate
-
bene
-
fratelli
,
Corso
di
Porta
Nuova
,
alla
Porta
.
2
.
Piazza
del
Duomo
,
via
S
.
Radegonda
,
Piazza
S
.
Fedele
,
via
delle
Case
Rotte
,
Piazza
del
Teatro
alla
Scala
,
via
di
S
.
Giuseppe
,
via
di
Brera
,
via
Solferino
,
via
Castelfidardo
alla
Porta
Nuova
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
BARRIERA
PRINC
.
e
UMBERTO
.
Linea
C
Colore
Terraceo
:
Piazza
del
Duomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
via
Monte
Napoleone
,
via
del
Giardino
,
Piazza
Cavour
,
via
Principe
Umberto
alla
Barriera
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
TENAGLIA
.
Linea
D
Colore
Violaceo
:
Piazza
del
Duomo
,
via
S
.
Radegonda
,
Piazza
S
.
Fedele
,
via
delle
Case
rotte
,
Piazza
del
Teatro
alla
Scala
,
via
di
S
.
Giuseppe
,
via
dell
'
Orso
,
Ponte
Vetero
,
Corso
Garibaldi
,
via
dell
'
Anfiteatro
,
via
Legnano
alla
Porta
Tenaglia
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
MAGENTA
.
Linea
E
Colore
Giallo
:
Piazza
del
Duomo
,
via
Carlo
Alberto
,
Piazza
Mercanti
,
via
Fustagnari
,
Cordusio
,
via
di
S
.
Maria
Segreta
,
via
dei
Meravigli
,
via
di
S
.
Maria
alla
Porta
,
Corso
Magenta
alla
Porta
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PIAZZA
DI
SAN
VITTORE
.
Linea
F
Colore
Verde
:
Piazza
del
Duomo
,
via
Torino
,
via
Spadari
,
via
Armorari
,
via
Boschetto
,
Cinque
Vie
,
via
di
S
.
Maria
Podone
,
via
S
.
Orsola
,
via
del
Cappuccio
,
via
S
.
Valeria
,
Piazza
di
S
.
Ambrogio
,
via
S
.
Vittore
alla
Piazza
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
ROMANA
.
Linea
G
Colore
Arancio
:
Piazza
del
Duomo
,
via
dei
Cappellari
,
via
dei
Rastrelli
,
via
Larga
,
via
Velasca
,
Corso
di
Porta
Romana
alla
Porta
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
ALLA
PORTA
VITTORIA
.
Linea
H
Colore
Ceruleo
:
Piazza
del
Duomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
via
del
Palazzo
di
Giustizia
(
quanto
prima
si
chiamerà
Beccaria
)
,
via
di
S
.
Zeno
,
Verziere
,
via
di
S
.
Pietro
in
Gessate
,
Corso
di
Porta
Vittoria
alla
Porta
.
DALLA
PORTA
TICINESE
ALLA
PORTA
GARIBALDI
.
Linea
I
Colore
Rosa
:
Corso
di
Porta
Ticinese
,
Carrobbio
,
via
Torino
,
Piazza
del
Duomo
,
via
Carlo
Alberto
,
Piazza
dei
Mercanti
,
via
dei
Fustagnari
,
Cordusio
,
via
Broletto
,
Ponte
Vetero
,
Corso
Garibaldi
alla
Porta
.
NB
.
Le
Imprese
degli
Omnibus
Antonio
Vismara
,
Michele
e
Gaetano
Lissoni
,
accennate
di
sopra
,
percorrono
linee
già
intrecciate
dalla
Società
principale
,
che
è
l
'
Anonima
.
Linea
A
.
(
Colore
rosso
Porta
Venezia
)
.
MONUMENTI
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
di
Corte
(
Si
può
visitare
nelle
ore
del
giorno
)
.
Arcivescovado
.
Piazza
Fontana
.
Palazzo
del
Duomo
.
Galleria
Vittorio
Emanuele
.
Uomo
di
Pietra
.
Galleria
De
Cristoforis
.
Colonna
di
San
Babila
.
Palazzo
di
Prefettura
.
Regio
Conservatorio
.
Reale
Collegio
delle
fanciulle
.
Seminario
.
Palazzo
delle
Assisie
.
Serbelloni
.
Ciani
.
Saporiti
.
Barriera
.
Lazzaretto
.
Giardini
Pubblici
.
Museo
Civico
.
Villa
Reale
(
Si
può
visitare
nelle
ore
del
giorno
)
.
CHIESE
.
Metropolitana
e
sue
ricchezze
.
Di
Campo
Santo
.
Di
San
Carlo
.
Di
San
Babila
.
Della
Passione
.
TEATRI
.
Santa
Radegonda
.
Teatro
milanese
.
ALBERGHI
ANCHE
CON
SERVIZIO
DI
TAVOLA
(
*
)
Agnello
.
Ancora
.
Roma
.
Europa
.
Francia
.
Ville
(
De
la
)
(
Solo
pranzo
alla
sera
)
.
Leone
.
Biscione
(
Piazza
Fontana
)
.
(
*
)
Cucina
pronta
a
tutte
le
ore
.
Pranzo
alla
carta
ed
a
prezzo
fisso
,
od
a
piacere
.
PIAZZA
DEL
DUOMO
.
La
nuova
Piazza
del
Duomo
è
in
corso
di
esecuzione
su
disegno
dell
'
architetto
comm
.
Giuseppe
Mengoni
da
Bologna
.
I
lavori
vennero
cominciati
nel
marzo
1870
.
Metropolitana
.
Fra
i
più
celebri
e
rinomati
edifici
,
non
solo
d
'
Italia
,
ma
benanco
d
'
Europa
,
è
la
nostra
Cattedrale
.
Questa
insigne
chiesa
ebbe
principio
l
'
anno
1386
al
15
marzo
;
venne
innalzata
sulle
rovine
della
antica
chiesa
di
Santa
Maria
Maggiore
,
o
Duomo
jemale
,
nel
luogo
ove
era
già
il
tempio
pagano
a
Minerva
.
Le
fondamenta
di
essa
furono
fatte
gettare
da
Gian
Galezzo
Visconti
,
signore
di
Milano
,
allo
scopo
di
costruire
un
monumento
che
,
nella
sua
magnificenza
e
gigantesca
mole
,
attestasse
la
grandezza
del
suo
potere
.
Per
la
costruzione
assegnò
vistose
rendite
,
e
donò
la
copiosissima
cava
di
marmi
bianchi
di
Gandoglia
,
che
trovasi
presso
il
Lago
Maggiore
.
Ignorasi
tuttodì
quale
ne
sia
stato
l
'
architetto
;
ovvi
però
chi
ne
attribuisce
il
disegno
al
tedesco
Enrico
Gamodia
,
e
chi
allo
svizzero
Marco
da
Campione
.
Il
nostro
Omodeo
nel
1490
innalzava
la
massima
aguglia
.
Il
Pellegrini
,
e
quindi
il
Richini
o
Cerano
disarmonizzarono
collo
stile
greco
-
romano
il
carattere
gotico
del
tempio
nella
facciata
,
che
fu
compiuta
soltanto
nel
1810
per
ordine
di
Napoleone
I
dal
Pollak
e
dall
'
Amati
.
L
'
interno
è
a
croce
latina
,
di
-
viso
in
cinque
navate
da
52
piloni
sorreggenti
la
volta
.
La
lunghezza
dalla
porta
d
'
ingresso
allo
sfondo
del
coro
è
di
metri
148;
la
larghezza
nella
croce
di
87
,
e
l
'
altezza
alla
statua
della
Madonna
di
108
.
Dal
piano
al
sommo
della
massima
cupola
si
ascende
per
328
gradini
(
*
)
.
E
bello
dall
'
alto
mirare
la
sottoposta
marmorea
mole
,
stupenda
per
le
116
guglie
piramideggianti
,
per
le
4000
e
più
statue
,
poi
trafori
,
balaustrate
e
terrazzi
,
lavori
di
più
se
-
coli
;
ed
intorno
l
'
animato
spettacolo
della
lombarda
metropoli
;
e
più
lungi
1'
ubertoso
agro
(
*
)
Si
può
salire
sul
Duomo
mediante
pagamento
di
una
tassa
di
centesimi
25
per
ogni
persona
da
mezz
'
ora
dopo
1'Ave
Maria
del
mattino
ad
un
'
ora
prima
di
quella
della
sera
.
Una
disposizione
dell
'
Autorità
non
permette
che
si
abbia
a
salire
da
soli
.
milanese
,
dove
la
celebre
Abbazia
di
Chiaravalle
,
e
più
remota
la
maestosa
Certosa
di
Pavia
,
e
il
memorabile
campo
di
battaglia
di
Magenta
,
e
gli
ameni
colli
della
Brianza
colla
Rotonda
del
Cagnola
,
e
infine
la
catena
dei
monti
che
trasportano
il
pensiero
fra
le
delizie
dei
laghi
di
Como
e
di
Lecco
.
Nell
'
interno
del
Duomo
,
dove
la
luce
penetra
attraverso
le
vetriate
dipinte
,
quali
da
artisti
del
500
,
quali
dai
contemporanei
Bertini
,
spiccano
i
monumenti
eretti
all
'
arcivescovo
Ariberto
,
l
'
inventore
del
Carroccio
;
a
Gian
Giacomo
de
'
Medici
,
che
vuolsi
disegno
del
Michelangelo
con
statue
di
bronzo
di
Leone
Leoni
;
al
Vimercate
e
al
Caracciolo
,
del
Bambaja
,
autore
dell
'
altare
della
presentazione
;
a
Ottone
Giovanni
Visconti
;
all
'
arcivescovo
Arcimboldi
;
inoltre
ammiransi
1'
urna
di
porfido
del
Battistero
,
le
statue
di
Martino
V
e
di
Pio
IV
de
'
Medici
,
quella
di
San
Bartolomeo
dell
'
Agrati
,
i
bassorilievi
del
capocroce
allo
svolto
,
e
le
statue
del
Bussola
,
la
Madonna
dell
'
albero
del
Buzzi
,
denominata
dal
ricco
candelabro
che
sta
dinanzi
all
'
altare
;
i
pulpiti
rivestiti
di
rame
stonati
da
Andrea
Pelizzone
e
sostenuti
ciascuno
da
quattro
cariatidi
`
di
bronzo
;
gli
intagli
degli
stalli
del
coro
,
della
cantoria
;
il
tabernacolo
all
'
altare
maggiore
,
opera
dei
Solari
lombardi
e
dono
di
Pio
IV
;
infine
nella
segrestia
meridionale
il
Tesoro
,
e
nella
cripta
o
cappella
sotterranea
,
la
preziosa
urna
ove
riposa
la
salma
dell
'
arcivescovo
S
.
Carlo
.
Nel
principio
del
Duomo
ovvi
una
meridiana
eseguita
nella
seconda
metà
.
del
secolo
passato
sotto
la
direzione
dell
'
illustre
astronomo
Boscovich
,
la
cui
perfezione
subì
qualche
pregiudizio
in
occasione
in
cui
si
rifece
il
pavimento
.
Palazzo
Reale
.
L
'
area
ove
ora
sorge
questo
edificio
era
anticamente
Il
Broletto
,
o
sede
del
-
'
autorità
cittadina
.
Trasferito
il
Municipio
nel
1228
in
Piazza
Mercanti
,
Matteo
I
Visconti
converse
quel
luogo
in
palazzo
ducale
;
Azzone
nel
1336
lo
ornò
;
Galeazzo
II
lo
rifabbricò
,
e
Francesco
Sforza
lo
abbellì
.
Il
palazzo
era
al
di
fuori
cinto
da
portici
,
rinforzati
da
quattro
torrioni
,
e
per
una
via
sopra
i
tetti
comunicava
col
privato
palazzo
del
Visconti
a
S
.
Giovanni
in
Conca
.
Logorato
dagli
anni
,
fu
nel
1662
modificato
,
per
ordine
del
governatore
Don
Luigi
de
Gusman
Ponza
di
Leon
,
dall
'
architetto
Ambrogio
Pessina
con
due
grandi
portici
laterali
,
sui
quali
erano
dipinti
in
medaglie
i
ritratti
dei
governatori
di
Milano
.
L
'
arciduca
Ferdinando
lo
fece
rifabbricare
tra
gli
anni
1772
al
1778
,
come
è
al
presente
dall
'
architetto
Giuseppe
Piermarini
da
Foligno
,
scolaro
di
Luigi
Vanvitelli
napoletano
(
*
)
.
Il
palazzo
è
grandioso
,
e
le
stanze
sono
addobbate
con
lusso
,
adorne
di
bei
damaschi
,
di
stucchi
e
di
pitture
di
Giocondo
Albertolli
,
Knoller
,
Traballesi
,
Hayez
,
Palagi
;
ma
sopratutto
di
Andrea
Appiani
.
Magnifica
è
la
gran
sala
delle
Cariatidi
.
Nel
1796
vi
furono
posti
gli
uffici
della
Re
-
pubblica
Cisalpina
.
Nella
maggior
sala
il
giorno
9
luglio
1797
vi
si
diede
il
gran
pranzo
(
*
)
Fu
la
prima
opera
del
Piermarini
in
Milano
.
patriottico
ai
deputati
di
tutti
i
comuni
di
Lombardia
,
destinati
a
dare
il
loro
voto
a
nome
del
popolo
per
la
creazione
della
Repubblica
Cisalpina
.
Soggiacque
dopo
il
1799
a
varie
desti
-
nazioni
;
finchè
vi
fu
insediata
il
24
giugno
1802
la
sede
del
governo
della
Repubblica
Italiana
.
Creato
il
Regno
d
'
Italia
servì
di
abitazione
al
Vice
-
Re
,
principe
Eugenio
di
Beauharnais
;
come
poi
lo
fu
dal
1818
al
1848
pel
Vice
-
Re
austriaco
,
l
'
arciduca
Rainieri
.
Oggi
è
di
proprietà
del
Re
.
Al
.
palazzo
reale
è
unita
una
chiesa
dedicata
a
San
Gottardo
,
pur
fatta
erigere
da
Azzone
,
la
quale
conserva
tuttodì
della
sua
antica
costruzione
in
terra
cotta
e
dello
stile
del
XIV
secolo
,
il
poscoro
e
il
campanile
,
il
più
bello
della
città
,
e
dove
fu
posto
nel
1336
dal
Visconti
il
primo
orologio
a
batteria
che
suonasse
in
Italia
.
Fu
in
diverse
epoche
rimodernata
:
vi
sono
pitture
di
Knoller
e
Traballesi
.
Sulla
soglia
di
questo
tempio
,
la
mattina
del
16
maggio
1412
,
veniva
pugnalato
il
duca
Giovanni
Maria
Visconti
,
il
quale
,
a
soli
20
anni
,
si
era
già
mostrato
uno
dei
più
atroci
tiranni
.
Arcivescovado
.
Il
primitivo
edificio
fu
di
-
strutto
da
Attila
,
e
rialzato
quindi
nel
573
dal
metropolita
Lorenzo
II
;
atterrato
ancora
dal
Barbarossa
,
venne
ricostruito
nel
1178
,
dopo
il
trionfo
di
Legnano
,
dall
'
arcivescovo
Galdino
,
e
reso
più
agiato
da
Giovanni
Visconti
,
e
più
ancora
nell
'
anno
1494
da
Guido
Antonio
Arcimboldi
.
.
Nel
1565
San
Carlo
Borromeo
lo
compì
per
opera
del
Pellegrini
,
il
quale
architetto
ideò
il
magnifico
cortile
con
portici
dorici
sotto
,
e
jonî
sopra
e
la
porta
bugnata
verso
la
via
delle
Ore
,
e
1'
altra
verso
il
Duomo
.
Del
Pellegrini
è
anche
la
bella
scuderia
di
forma
decagona
a
tre
piani
.
Il
cortile
verso
la
Piazza
Fontana
è
opera
di
Fabio
Mangone
,
fatta
eseguire
dal
cardinale
Federico
Borromeo
.
Nel
1797
vennero
sloggiati
i
preti
,
e
vi
fu
insediato
mi
Consiglio
militare
francese
,
unitamente
alle
carceri
pei
detenuti
francesi
e
cisalpini
,
e
verso
la
fine
del
1798
vi
risiedette
il
Comitato
di
Polizia
.
Dal
1799
in
avanti
ritornò
esclusiva
sede
degli
arcivescovi
.
Nel
cortile
del
Pellegrini
veggonsi
ora
due
magnifiche
statue
colossali
,
il
Mosè
di
A
.
Tandardini
e
l
'
Aronne
di
G
.
Stilizza
.
Nelle
stanze
Arcivescovili
vi
è
una
Galleria
di
quadri
fondata
dai
cardinali
Monti
e
Pozzobonelli
.
Piazza
Fontana
.
A
questa
Piazza
si
diede
il
nome
di
Fontana
,
allorchè
nel
1780
venne
abbellita
e
lastricata
,
ponendovisi
nel
mezzo
la
fontana
di
granito
rosso
,
ridotto
a
lucido
,
disegno
di
Piermarini
,
con
due
bellissime
Sirene
di
marmo
bianco
di
Carrara
,
opera
di
Giuseppe
Franchi
carrarese
,
celebre
professore
di
scultura
nell
'
Accademia
di
Belle
Arti
.
L
'
acqua
per
l
'
alimento
della
fontana
si
trae
dal
canale
Seveso
,
che
scorre
di
sotto
la
città
,
per
mezzo
di
una
ruota
mossa
continuamente
dalle
acque
medesime
del
Seveso
.
Questo
luogo
era
il
Viridarium
degli
antichi
,
e
,
se
si
deve
credere
al
Fiamma
,
vi
era
un
vasto
giardino
,
nel
mezzo
del
quale
i
Gentili
veneravano
la
statua
della
dea
Februa
,
quale
oracolo
a
cui
ricorrevano
per
le
predizioni
sopra
l
'
esito
della
guerra
.
Nell
'
anno
1864
,
idi
primavera
,
fa
abbellita
da
verdi
zolle
ed
alberi
e
sedili
a
cura
del
Municipio
.
Palazzo
della
fabbrica
del
Duomo
.
A
tergo
della
Metropolitana
ovvi
il
palazzo
sede
dell
'
Amministrazione
della
fabbrica
del
Duomo
.
Venne
eretto
su
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
dopo
1'
anno
1845
.
La
facciata
a
colonne
ne
è
grandiosa
.
Nell
'
interno
del
palazzo
trovasi
la
piccola
chiesa
dell
'
Annunziata
,
detta
di
Campo
Santo
,
perchè
nel
medio
evo
in
questo
luogo
eravi
un
cimitero
.
Sull
'
altare
si
vede
un
basso
rilievo
di
marmo
di
fabbrica
che
doveva
essere
posto
ad
ornamento
della
porta
settentrionale
della
Metropolitana
.
In
questa
Piazza
si
esponeva
nel
medio
evo
,
in
tempo
di
pace
,
il
famoso
Carroccio
.
Teatro
Santa
Radegonda
.
Qui
presso
,
nella
via
omonima
,
è
il
teatro
di
Santa
Radegonda
costruito
nel
1850
,
sull
'
area
di
una
sala
che
serviva
a
pubblici
trattenimenti
,
con
disegno
dell
'
architetto
Giacomo
Moraglia
.
Ivi
era
l
'
antica
chiesa
di
Santa
Radegonda
,
demolita
nel
1783
,
nel
cui
spazio
veniva
eretto
verso
il
1803
un
teatro
per
marionette
dalla
signora
Anastasia
Franzini
,
vedova
Barbini
in
società
con
Carlo
Re
,
e
quindi
convertito
dalla
sola
Barbini
in
teatro
per
opera
o
commedia
circa
l
'
anno
1810;
e
il
vecchio
teatro
durò
a
tale
uso
per
alcuni
anni
soltanto
.
Galleria
Vittorio
Emanuele
.
I
lavori
di
questa
Galleria
,
unica
al
mondo
,
vennero
solennemente
iniziati
il
7
marzo
1865
,
avendovi
posta
la
prima
pietra
re
Vittorio
Emanuele
.
L
'
architetto
ne
fu
il
comm
.
Giuseppe
Mengoni
.
La
costruzione
durò
due
anni
e
mezzo
circa
.
Fu
aperta
al
pubblico
il
15
settembre
1867
.
Misura
metri
195
di
lunghezza
;
metri
14
,
50
di
larghezza
;
all
'
ottagono
la
larghezza
è
di
metri
39
.
La
superficie
totale
dei
fabbricati
è
di
metri
quadrati
8600
.
L
'
altezza
dei
fabbricati
è
di
metri
26;
quella
dal
piano
alla
sommità
dei
vetri
nelle
braccia
intorno
all
'
ottagono
è
di
metri
32
,
e
di
metri
50
l
'
altezza
della
cupola
dell
'
ottagono
.
Gli
archi
maggiori
verso
le
Piazze
del
Duomo
e
della
Scala
hanno
una
luce
di
metri
24
per
metri
12
,
21;
quelli
d
'
ingresso
verso
le
vie
Silvio
Pellico
e
Berchet
metri
23
per
metri
12
.
Venticinque
statue
d
'
illustri
italiani
,
eseguite
da
artisti
milanesi
,
adornano
gli
ingressi
e
l
'
ottagono
.
Quattro
affreschi
veggonsi
negli
scompartimenti
della
volta
dell
'
ottagono
,
larghi
metri
15
,
alti
7
,
50;
e
furono
eseguiti
:
L
'
Europa
,
dal
Petrasanta
;
L
'
Asia
,
dal
Giuliano
;
L
'
Africa
,
dal
Tagliano
;
L
'
America
,
dal
Casnedi
.
Gli
stessi
egregi
artisti
eseguirono
nei
pennacchi
dei
due
grandi
archi
laterali
quattro
figure
;
sono
all
'
arco
verso
la
via
Silvio
Pellico
:
La
Scienza
,
del
Pagliano
,
e
L
'
Industria
,
del
Pietrasanta
.
All
'
arco
verso
la
via
Berchet
:
L
'
Arte
,
del
Canedi
,
e
L
'
Agricoltura
,
del
Pagliano
.
In
questa
Galleria
vi
sono
magnifici
negozi
,
e
i
due
più
eleganti
caffè
di
Milano
(
*
)
.
DALLA
PIAZZA
DEL
DUOMO
A
PORTA
VENEZIA
.
Teatro
milanese
.
Questo
teatro
venne
fondato
dal
dottor
Carlo
Righetti
nell
'
anno
1869
per
rappresentazioni
in
dialetto
milanese
ed
operette
buffe
;
è
sotto
gli
auspici
di
un
'
Accademia
,
il
cui
presidente
è
il
Sindaco
di
Milano
,
e
conta
fra
i
soci
onorari
illustrazioni
dell
'
arte
cittadina
.
Il
locale
fu
ridotto
in
forma
di
teatro
a
spese
del
fondatore
su
disegno
dell
'
architetto
Carlo
Vismara
;
è
molto
elegante
;
possiede
pitture
pregevoli
,
fra
le
quali
due
quadri
del
Domenico
Induno
.
Pur
bello
è
il
telone
,
rappresentante
Meneghino
che
cede
il
primato
alla
giovane
Commedia
milanese
.
L
'
Uomo
di
Pietra
.
Sul
Corso
Vittorio
Emanuele
,
all
'
altezza
del
primo
piano
della
casa
N
.
29
,
evvi
incastrata
al
muro
un
'
antica
statua
molto
digradata
dal
tempo
,
che
il
popolo
designa
col
nome
di
Uomo
di
Pietra
,
e
che
rappresenta
(
*
)
Sulla
prima
pietra
della
Galleria
sta
incisa
la
seguente
epigrafe
:
VITTORIO
EMANUELE
RE
D
'
ITALIA
POSE
7
MARZO
1865
AUSPICE
IL
RE
.
MAGNANIMO
DITE
RIVENDICAVA
L
'
ITALIA
A
LIBERTA
'
MILANO
INIZIA
LE
GRANDI
IMPRESE
DEI
.
LAVORO
E
DELL
'
ARTE
CHE
NELLA
LIBERTA
'
HANNO
VITA
RIGOGLIOSA
E
FECONDA
.
una
persona
togata
.
Varie
sono
le
opinioni
intorno
a
questa
statua
;
alcuni
la
vogliono
attribuire
a
Cicerone
,
per
essere
scritta
ai
piedi
una
sentenza
di
questo
oratore
;
altri
a
Mario
,
od
a
Cesare
,
ed
altri
ad
Adelmano
Menclozio
,
creato
arcivescovo
di
Milano
l
'
anno
948
,
per
la
vicinanza
della
di
lui
casa
di
abitazione
,
e
per
avere
esso
fatta
in
quel
luogo
fabbricare
una
chiesa
,
demolita
nel
1787
.
Più
probabile
è
l
'
asserto
del
Grazioli
che
la
vuole
di
qualche
console
romano
,
che
,
benemerito
di
Milano
,
ha
con
-
seguito
l
'
onore
della
statua
.
Chiesa
di
S
.
Carlo
.
Sull
'
area
dell
'
antica
chiesa
di
Santa
Maria
dei
Servi
o
del
Sacco
,
che
da
ultimo
era
stata
ridotta
dalla
gotica
forma
dal
Pellegrini
,
si
gettavano
le
fondamenta
nell
'
anno
1838
della
chiesa
attuale
di
S
.
Carlo
,
che
fu
terminata
nel
1851
.
Costò
circa
3,000,000
di
lire
.
Il
disegno
,
non
troppo
felice
,
è
dell
'
Amati
.
Dicontro
alla
chiesa
evvi
il
grande
Albergo
della
Ville
,
fabbricato
non
sono
molti
anni
.
Galleria
De
-
Cristoforis
.
Vicino
alla
chiesa
di
San
Carlo
vi
è
la
Galleria
De
-
Cristoforis
.
Venne
incominciata
nell
'
anno
1830
,
ed
inaugurata
nel
1832
con
una
sfarzosa
festa
da
ballo
in
costume
,
data
dall
'
arciduca
vicere
Rainieri
.
L
'
elegante
disegno
è
dell
'
architetto
Andrea
Pizzala
;
fu
costruita
sull
'
area
di
antico
palazzo
appartente
al
duca
Serbelloni
.
Leone
di
Porta
Venezia
.
Il
leone
su
di
una
colonna
,
che
vedesi
a
destra
nel
principio
del
Corso
di
Porta
Venezia
risale
al
1502
,
e
fu
eseguito
a
spese
della
città
per
volere
del
prefetto
Catiliano
Cotta
.
La
colonna
venne
eretta
soltanto
nel
1626
da
Carlo
Francesco
Serbelloni
.
Varie
sono
le
asserzioni
degli
storici
su
questo
monumento
;
alcuni
opinano
sia
testimonio
della
vittoria
riportata
da
Francesco
I
Sforza
sui
Veneti
a
Caravaggio
;
altri
lo
stemma
della
Porta
Orientale
,
che
era
uno
stendardo
bianco
con
lione
nero
.
Chiesa
di
San
Babila
.
Sulle
rovine
dell
'
antico
tempio
del
Sole
venne
innalzata
la
chiesa
di
San
Babila
.
Subì
una
totale
riforma
nel
1588
,
e
fu
anco
a
'
nostri
giorni
rimodernata
.
La
chiesa
era
anticamente
fuori
delle
mura
della
città
,
le
quali
seguivano
la
linea
delle
due
vi
-
cine
vie
del
Monte
Napoleone
e
Durini
.
Palazzo
di
Prefettura
.
Nella
vicina
via
di
Monforte
,
che
si
trova
a
destra
della
chiesa
di
San
Babila
,
evvi
il
palazzo
della
Regia
Prefettura
,
residenza
pure
del
Prefetto
.
Il
disegno
di
questo
palazzo
è
di
Giovanni
Battista
Diotti
,
che
ne
era
proprietario
.
In
una
delle
sue
sale
possiede
pitture
dell
'
Appiani
.
L
'
attuale
facciata
venne
costruita
dipoi
con
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Gilardoni
,
e
terminata
nel
1818
.
Innanzi
a
questo
edificio
,
già
sede
dei
governatori
austriaci
,
cominciò
la
gloriosa
lotta
delle
cinque
giornate
del
marzo
1848
,
che
finì
colla
cacciata
degli
Austriaci
dalla
città
.
Chiesa
di
Santa
Maria
della
Passione
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
della
Passione
,
che
trovasi
nella
vicina
via
del
Conservatorio
,
fu
fatta
innalzare
,
in
forma
di
croce
greca
,
da
Daniele
Birago
,
arcivescovo
di
Mitilene
(
in
partibus
)
nel
1485
,
e
donata
ai
padri
lateranensi
.
Il
celebre
scultore
Cristoforo
Solari
,
detto
il
Gobbo
,
eresse
nel
1530
la
grandiosa
sua
cupola
.
Nel
1692
venne
ridotto
il
tempio
a
croce
latina
.
-
-
La
stravagante
facciata
fu
disegnata
dall
'
architetto
Rusnati
.
Questa
chiesa
ha
peregrine
pitture
di
Bernardino
Luini
,
di
Daniele
Crespi
,
di
Giulio
Campi
,
di
Cesare
Procaccini
,
di
Enea
Salmeggia
,
di
Gaudenzio
Ferrari
,
ecc
.
Degno
di
ammirazione
è
il
bellissimo
monumento
a
Daniele
Birago
,
opera
del
celebre
Andrea
Fusina
,
che
lo
eseguì
nel
1495
.
Regio
Conservatorio
.
Presso
la
chiesa
della
Passione
vi
è
il
Regio
Conservatorio
di
Musica
,
il
cui
edificio
,
già
convento
dei
padri
lateranensi
,
non
offre
nulla
di
rimarchevole
.
Il
Conservatorio
fu
istituito
nel
1808
a
spese
del
governo
.
Dell
'
antico
refettorio
si
formò
una
elegante
sala
con
palco
ad
uso
di
teatro
,
testè
rimodernata
,
che
serve
per
accademie
vocali
ed
istrumentali
.
Nel
1868
venne
in
esso
creata
una
biblioteca
musicale
.
Reale
Collegio
delle
Fanciulle
.
Nella
via
della
Passione
,
vicinissima
al
Conservatorio
,
è
il
Reale
Collegio
delle
Fanciulle
.
Fu
esso
fon
-
dato
da
Napoleone
I
,
con
decreto
18
settembre
1808
,
e
riformato
nel
1861;
quivi
venne
da
altra
sede
trasportato
soltanto
nell
'
anno
1864
.
Vi
sono
stabiliti
24
posti
gratuiti
a
vantaggio
di
fanciulle
di
famiglie
civili
,
i
cui
genitori
abbiano
reso
notevoli
servigi
allo
Stato
.
Il
disegno
del
grandioso
edificio
è
dell
'
architetto
Besia
;
esso
era
prima
proprietà
_
del
conte
Archinti
.
Ritornando
sul
Corso
Venezia
per
la
via
della
Passione
,
e
quindi
lungo
il
Naviglio
,
troviamo
il
Seminario
.
Il
Seminario
Maggiore
fu
fatto
erigere
sull
'
area
di
una
casa
di
Umiliati
nel
1570
da
San
Carlo
Borromeo
,
su
disegno
di
Giuseppe
Meda
,
uomo
di
genio
intraprendente
e
perseverante
.
La
Porta
che
dal
Corso
mette
all
'
edificio
fu
aggiunta
,
circa
un
secolo
dopo
,
dall
'
arcivescovo
Alfonso
Litta
su
disegno
di
Richini
,
fiancheggiato
da
maestose
cariatidi
,
rappresentanti
la
Pietà
e
la
Sapienza
.
Il
grandioso
ed
imponente
cortile
è
degno
di
ammirazione
per
la
sua
vastità
e
bellezza
;
ha
due
ordini
architravati
l
'
uno
sopra
l
'
altro
con
colonne
maestose
binate
,
dorico
il
primo
,
jonico
il
secondo
.
Nel
1798
furono
i
seminaristi
traslocati
altrove
,
per
porre
in
quell
'
edificio
i
prigionieri
tedeschi
;
quindi
nel
1799
i
giovani
requisiti
per
le
milizie
della
Cisalpina
.
Nel
ritorno
degli
Imperiali
fu
rimesso
in
pristino
.
Nel
1859
servì
per
qualche
tempo
di
ospedale
militare
pei
sol
-
dati
feriti
,
austriaci
e
francesi
.
Casa
Castiglioni
.
Di
contro
al
Seminario
evvi
la
casa
bramantesca
ora
del
sig
.
Silvestri
,
e
già
di
proprietà
Stampa
-
Castiglioni
,
ed
in
origine
dei
marchesi
Pirovano
,
indi
degli
Scaccabarozzi
.
Questa
casa
,
in
oggi
molto
rovinata
ed
informe
,
si
annovera
solo
per
essere
stata
una
delle
prime
fabbriche
del
Bramante
,
e
di
sua
mano
dipinta
.
Ove
è
il
ponte
sorgevano
gli
Archi
o
Por
-
toni
di
Porta
Orientale
,
costruiti
di
viva
pietra
sulla
forma
delle
antiche
porte
romane
dopo
la
desolazione
di
Federico
Barbarossa
nel
1171
.
Su
di
essi
vedevasi
scolpita
una
scrofa
in
atto
di
allattare
i
suoi
piccoli
parti
.
Vennero
demoliti
nel
1819
(
*
)
.
Palazzo
delle
Assisie
.
Poco
discosto
dal
ponte
,
volgendo
a
sinistra
,
lungo
la
via
del
Senato
,
è
il
palazzo
sede
ora
della
Corte
d
'
Assisie
.
In
questo
luogo
sorgeva
anticamente
un
monastero
di
Umiliate
.
San
Carlo
Borromeo
nell
'
anno
1579
lo
fece
demolire
,
ed
affidò
l
'
incarico
all
'
architetto
Fabio
Mangone
di
costruirgli
un
nuovo
fabbricato
,
ove
istituì
un
Collegio
detto
elvetico
,
venendovi
educati
i
chierici
svizeri
.
Concorse
all
'
opera
anche
il
cardinale
Federico
Borromeo
.
L
'
edificio
è
de
'
pii
vasti
e
ben
architettati
che
si
conoscano
in
Italia
.
I
suoi
ampi
cortili
sono
adorni
di
doppio
porticato
dorico
e
jonico
,
con
colonne
di
granito
.
La
facciata
,
alquanto
barocca
,
è
del
Richini
.
Nel
1786
1'
edificio
fu
convertito
in
sede
del
governo
.
Nel
1797
fu
destinato
per
le
riunioni
del
Gran
Consiglio
dei
Juniori
della
Repubblica
Cisalpina
;
indi
per
sede
del
Ministero
della
guerra
della
Repubblica
Italiana
.
Sotto
il
Regno
italico
vi
aveva
residenza
il
Corpo
Legislativo
,
il
Senato
ed
il
Ministero
della
guerra
.
Nel
1817
il
governo
austriaco
vi
poneva
gli
Uffici
della
Contabilità
dello
Stato
,
la
quale
venne
abolita
,
con
poco
senno
,
nel
1864
.
(
*
)
Tre
erano
le
porte
costruite
sulla
forma
delle
romane
,
e
cioè
la
Orientale
,
la
Romana
,
demolita
nel
1782
.
e
gli
Archi
di
Porta
Nuova
.
Ritornando
al
ponte
di
Porta
Venezia
devonsi
rimarcare
:
Palazzo
Busca
.
Appena
passato
il
ponte
,
a
man
dritta
,
è
l
'
imponente
palazzo
del
defunto
Antonio
Busca
.
Apparteneva
già
alla
famiglia
Serbelloni
.
Lo
fece
innalzare
Giovanni
Galeazzo
Serbelloni
,
di
poi
consultore
della
Re
-
pubblica
Italiana
,
su
disegno
del
valente
architetto
Simone
Cantoni
;
venne
terminato
soltanto
nell
'
anno
1795
.
Magnifica
ne
è
specialmente
la
facciata
;
nel
mezzo
di
questa
si
vede
un
bellissimo
pezzo
architettonico
con
colonne
isolate
che
forma
una
loggia
maestosa
,
decorata
di
un
grande
bassorilievo
di
stucco
dello
scultore
Donato
Carabelli
,
rappresentante
alcuni
fatti
della
storia
di
Milano
del
tempo
di
Federico
Barbarossa
.
In
una
sala
del
primo
piano
vi
è
un
dipinto
del
Traballasi
,
Giunone
che
cerca
sedurre
Eolo
perchè
sommerga
il
naviglio
trojano
.
Sulla
facciata
di
questo
palazzo
,
verso
il
ponte
,
vi
è
una
lapide
che
ricorda
avere
ivi
preso
stanza
Napoleone
Bonaparte
,
entrato
la
prima
volta
in
Milano
,
il
15
maggio
1796
.
Il
giorno
8
giugno
1859
vi
abitò
il
re
Vittorio
Emanuele
.
Di
contro
al
palazzo
Busca
è
la
chiesa
di
San
Pietro
Celestino
;
possiede
buone
pitture
dello
Storer
e
del
Procaccini
,
ecc
.
Casa
Ciani
.
Poco
lungi
,
a
sinistra
,
vi
è
la
casa
del
barone
Ciani
,
sorprendente
per
decorazioni
in
terra
cotta
;
ha
bassorilievi
ed
iscrizioni
riferentisi
ai
gloriosi
fatti
delle
guerre
combattutesi
per
la
indipendenza
italiana
negli
anni
1859
e
1860
.
Palazzo
Saporiti
.
Nell
'
area
del
soppresso
convento
dei
cappuccini
a
Porta
Orientale
(
1810
)
,
citato
nei
Promessi
Sposi
del
Manzoni
,
un
signor
Belloni
,
arricchitosi
coi
giuochi
che
si
tenevano
nel
teatro
alla
Scala
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Giusti
,
verso
il
1811
,
faceva
innalzare
questo
palazzo
,
comperato
quindi
dalla
fa
-
miglia
dei
marchesi
Saporiti
.
Maestosa
ne
è
l
'
architettura
,
con
grandioso
colonnato
d
'
ordine
jonico
,
ricca
di
un
bassorilievo
di
Pompeo
Marchesi
e
di
varie
statue
di
divinità
,
in
parte
lavorate
dallo
stesso
Marchesi
ed
in
parte
da
Grazioso
Rusca
.
In
questo
tratto
di
Corso
è
pur
degno
di
essere
osservato
il
palazzo
Ponti
,
già
appartenente
alla
famiglia
Bovara
,
e
quindi
a
quella
dei
Camozzi
di
Bergamo
,
e
testè
al
Busca
.
L
'
elegante
disegno
di
esso
è
dell
'
architetto
Fe
-
lice
Soave
.
Fu
abitazione
degli
ambascia
-
tori
della
prima
Repubblica
Francese
.
Porta
Venezia
.
Questa
porta
si
chiamò
sino
al
1862
Orientale
,
anche
Lenza
,
per
corruzione
di
lingua
.
I
Romani
l
'
appellavano
Argentea
,
vuolsi
perchè
da
quivi
entravano
le
ricchezze
del
paese
.
Alcuni
storici
affermano
fosse
dedicata
al
Sole
,
perché
da
questa
parte
nasce
ad
illuminare
la
città
.
L
'
antica
porta
fu
demolita
nel
1784
,
e
in
quell
'
anno
venne
incominciata
la
nuova
su
disegno
del
Piermarini
;
i
lavori
non
terminarono
che
nel
1795
.
Nel
1827
l
'
Amministrazione
della
città
,
volendo
nuovamente
rifabbricarla
,
ne
affidò
il
lavoro
all
'
architetto
Rodolfo
Vantini
di
Brescia
,
che
lo
compì
nel
1831
.
L
'
esecuzione
di
questa
porta
o
barriera
,
con
colonne
,
statue
e
bassorilievi
,
è
molto
commendevole
.
La
Concordia
e
la
Giustizia
sono
di
Pompeo
Marchesi
;
1'
Eternità
e
la
Fedeltà
,
del
Monti
di
Ravenna
;
Cerere
e
Vulcano
,
di
Gandolfi
;
Minerva
e
Mercurio
,
di
Cacciatori
;
i
bassorilievi
di
Busca
,
Somaini
,
Sangiorgio
,
ecc
.
Il
Lazzaretto
.
Appena
fuori
di
Porta
Venezia
,
a
sinistra
,
è
situato
il
Lazzaretto
,
stato
eretto
su
disegno
di
Lazzaro
Palazzi
nel
1489
da
Lodovico
Sforza
,
detto
il
Moro
,
ad
insinuazione
di
Antonio
Bembo
,
dopo
la
pestilenza
dell
'
anno
1461
,
per
la
più
comoda
cura
e
separazione
delle
persone
sane
dalle
infette
.
Il
cardinale
Ascanio
Sforza
,
fratello
del
duca
,
contribuì
alla
generosa
impresa
.
Il
terreno
aveva
appartenuto
al
conte
Galeotto
Bevilacqua
,
che
ne
aveva
fatto
dono
all
'
Ospedale
Maggiore
.
-
-
La
fabbrica
nel
1507
fu
ridotta
come
al
presente
da
Luigi
XII
re
di
Francia
,
in
quell
'
epoca
signore
di
Milano
.
San
Carlo
,
su
disegno
del
Pellegrini
fece
erigere
nel
centro
una
bella
cappella
di
figura
ottagona
con
otto
arcate
aperte
,
affinchè
gli
ammalati
potesser
dalle
loro
celle
vedere
la
celebrazione
degli
uffici
divini
.
Dal
1785
in
poi
servì
1'
edificio
a
differenti
usi
.
Il
giorno
9
luglio
1797
si
celebrò
nel
Lazzaretto
la
generale
Federazione
di
tutti
i
capi
dei
diversi
dipartimenti
della
Repubblica
Cisalpina
;
venne
allora
denominato
Campo
di
Marte
,
innalzandovisi
la
statua
della
Libertà
,
che
venne
dal
popolo
spezzata
il
28
aprile
1799
,
all
'
entrare
dell
'
esercito
austro
-
russo
.
Manzoni
,
ne
'
suoi
Promessi
Sposi
,
descrive
sovranamente
questo
luogo
.
Dicontro
al
Lazzaretto
vi
è
la
R
.
Scuola
superiore
di
medicina
veterinaria
,
con
annesso
ospedale
per
cura
degli
animali
domestici
infermi
.
Poco
discosto
vi
è
pure
uno
stabilimento
per
lezioni
di
nuoto
,
detto
Bagno
di
Diana
,
che
fu
architettato
da
Andrea
Pizzala
.
Il
bello
stradone
,
che
si
presenta
dicontro
alla
porta
,
venne
decretato
da
Napoleone
I
.
Chiamasi
di
Loreto
;
esso
continua
sempre
così
maestoso
sino
alla
Reale
Villa
di
Monza
.
Giardini
Pubblici
.
Rientrando
in
città
per
la
Porta
Venezia
,
a
destra
,
si
presenta
il
magnifico
bastione
omonimo
.
Questo
tratto
di
bastione
,
tutto
alberato
a
doppio
ordine
di
ippocastani
,
con
comodi
marcia
-
piedi
,
che
si
estende
sino
a
Porta
Nuova
,
è
il
passeggio
preferito
dalla
popolazione
.
Qui
hanno
luogo
i
corsi
pei
quali
la
nostra
città
ha
rinomanza
.
A
destra
di
esso
godesi
la
veduta
degli
ameni
colli
briantei
,
e
dei
monti
comaschi
e
bergamaschi
fino
alle
grandi
Alpi
.
A
sinistra
presentansi
i
Giardini
Pubblici
.
Al
vecchio
Giardino
,
che
trovasi
tra
il
bastione
e
il
Corso
Venezia
,
si
scende
per
una
magnifica
gradinata
.
Esso
venne
ideato
dal
Piermarini
,
e
fu
incominciato
l
'
anno
1785
per
ordine
di
Giuseppe
II
nell
'
area
ove
già
sorgevano
i
monasteri
di
San
Dionigio
,
che
ricordava
l
'
arcivescovo
Ariberto
,
demolito
nel
1770
,
e
delle
Carcanine
,
demolito
nel
1775
.
E
disegnato
,
secondo
l
'
antico
gusto
francese
,
a
viali
regolari
con
un
folto
boschetto
,
fiancheggiante
il
giardino
della
Villa
Reale
.
Nel
mezzo
sorge
un
fabbricato
quadrato
ed
isolato
,
già
disegno
dello
stesso
Piermarini
.
Da
molti
anni
era
in
rovina
per
avvenutovi
incendio
.
Ora
,
a
cura
di
una
società
,
fu
ristaurato
ed
abbellito
sotto
la
direzione
dell
'
ingegnere
architetto
Giuseppe
Balzaretti
.
Nell
'
interno
questo
edificio
ha
un
'
elegante
sala
,
sorprendente
per
la
sua
ampiezza
;
essa
serve
per
concerti
musicali
,
feste
da
ballo
,
esposizioni
,
accade
-
mie
,
ecc
.
Fu
inaugurato
il
22
febbrajo
1871
.
Il
nuovo
giardino
,
incominciato
nel
1856
su
disegno
dell
'
ingegnere
Balzaretti
nell
'
area
principalmente
della
estesissima
ortaglia
già
di
proprietà
Dugnani
,
venne
aperto
al
pubblico
nel
1861;
esso
desta
l
'
ammirazione
di
tutti
per
la
bellezza
del
suo
disegno
;
è
a
viali
tortuosi
,
ad
ondulazioni
di
terreno
che
innalzasi
bruscamente
al
di
là
del
rivolo
che
lo
attraversa
in
senso
diagonale
.
Una
parte
di
questo
passeggio
è
ridotta
a
giardino
zoologico
.
Dal
bastione
vi
si
accede
da
un
ponte
di
ferro
;
ha
pure
parecchi
ingressi
dalla
via
Palestro
,
Piazza
Cavour
e
via
Manin
.
Nell
'
altipiano
evvi
un
elegante
caffè
assai
frequentato
nella
estiva
stagione
.
Questo
giardino
possiede
parecchie
statue
,
due
delle
quali
del
Pattinati
,
l
'
una
rappresentante
L
'
Italia
e
l
'
altra
Carlo
Porta
,
il
gran
poeta
milanese
.
Dal
nuovo
giardino
pubblico
si
può
accedere
al
Museo
Civico
(
*
)
.
Il
Museo
pervenne
al
Municipio
nel
1838
per
l
'
acquisto
da
esso
fatto
delle
ricche
raccolte
d
'
oggetti
naturali
,
di
proprietà
del
nobile
Giuseppe
De
Cristoforis
e
del
professore
Giorgio
Jan
;
ampliato
in
seguito
sempre
più
con
nuovi
acquisti
e
privati
doni
.
(
*
)
E
visibile
pubblicamente
nei
giorni
di
domenica
e
di
giovedì
,
dalle
ore
10
della
mattina
alle
4
pomeridiane
nell
'
estate
,
e
dalle
11
antimeridiane
e
3
pomeridiane
nell
'
inverno
;
negli
altri
giorni
devesi
ritirare
permesso
o
dei
Municipio
o
del
direttore
del
Museo
.
Venne
nell
'
attuale
edificio
trasferito
nel
1864
dalla
via
del
Circo
,
ed
ordinato
dai
professori
Jan
e
Cornalia
.
Racchiude
collezioni
di
ogni
ramo
di
zoologia
,
di
botanica
,
di
mineralogia
,
di
geologia
,
di
etnografia
ed
altre
istruttive
curiosità
.
Il
palazzo
apparteneva
alla
famiglia
Dugnani
sopra
nominata
,
e
conserva
ancora
vari
affreschi
del
Porta
di
Milano
,
e
del
'
I
'
iepolo
di
Venezia
.
In
esso
fu
per
qualche
tempo
il
Reale
collegio
delle
Fanciulle
.
Sotto
al
porticato
vi
è
un
gruppo
in
gesso
del
Marchesi
rappesentante
Ercole
che
libera
Alceste
.
Nella
via
Palestro
,
che
lambe
il
nuovo
giardino
pubblico
verso
la
città
,
evvi
la
Villa
Reale
.
Questo
palazzo
venne
eretto
su
elegante
e
sontuoso
disegno
dell
'
architetto
Leopoldo
Pollack
per
ordine
del
generale
Lodovico
Belgiojoso
;
fu
terminato
nel
1793
.
L
'
interno
e
l
'
esterno
dell
'
edifizio
annunziano
il
buon
gusto
dell
'
architetto
.
Sotto
il
regno
Italico
venne
in
possesso
del
governo
.
Vi
abitarono
principi
e
sovrani
;
nel
1859
Napoleone
III
,
vittorioso
sui
campi
di
Magenta
.
Ora
è
proprietà
del
principe
ereditario
Umberto
di
Piemonte
.
La
più
bella
facciata
di
esso
è
quella
verso
il
giardino
.
Grazioso
Rusca
,
Francesco
Carabelli
e
Bartolomeo
Ribossi
scolpirono
le
statue
che
adornano
in
alto
il
palazzo
.
Le
medaglie
all
'
interno
con
figure
a
basso
rilievo
di
stucco
,
rappresentanti
vari
fatti
storici
e
favolosi
,
di
cui
forni
i
soggetti
il
Panini
,
sono
di
Donato
Carabelli
,
di
Angelo
Pizzi
,
di
Carlo
Pozzi
e
di
Andrea
Casareggio
.
Nell
'
interno
ammirasi
una
grande
medaglia
di
Andrea
Appiani
,
che
rappresenta
il
Parnasso
,
ultima
opera
di
quel
pittore
,
e
affreschi
di
Bernardino
Luini
,
trasportativi
su
tavola
dal
casale
della
Pelucca
presso
Monza
.
Linea
B
(
N
.
1
.
Colore
azzurro
Porta
Nuova
)
.
Per
la
via
Carlo
Alberto
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Il
palazzo
della
Ragione
.
Loggia
degli
Osii
.
Palazzo
delle
Scuole
Palatine
,
ora
degli
Uffici
delle
Ipoteche
.
Collegio
dei
Giureconsulti
.
Questura
.
Archi
di
Porta
Nuova
.
Liceo
Panini
.
Convitto
nazionale
Longone
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Istituto
dei
Ciechi
.
Casa
di
Salute
.
Fabbrica
dei
Tabacchi
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
sorelle
.
Porta
Nuova
.
CHIESE
.
San
Francesco
da
Paola
.
Sant
'
Angelo
.
TEATRI
.
Teatro
Re
(
vecchio
)
.
La
Scala
.
Filo
-
drammatico
.
ALBERGHI
,
ECC
.
Milano
.
Annunciata
con
bagni
.
Aquila
.
Angioli
.
Gallo
.
Piazza
Mercanti
.
La
Piazza
Mercanti
,
così
detta
dalla
riunione
che
vi
facevano
i
mercanti
in
consiglio
in
occasione
di
qualche
loro
affare
,
è
un
vasto
quadrato
nel
centro
della
città
.
Nel
suo
mezzo
,
sopra
archi
tutti
aperti
,
s
'
innalza
l
'
archivio
notarile
,
insediatovi
il
1
ottobre
1775
.
Questo
edificio
,
isolato
e
grandioso
,
venne
eretto
nel
1233
da
Oldrado
da
Tresseno
di
Lodi
,
podestà
di
Milano
,
e
fu
chiamato
della
Ragione
,
come
quello
che
era
destinato
a
sede
del
Consiglio
generale
dei
cittadini
.
Riconoscente
Milano
al
podestà
fecegli
scolpire
una
statua
equestre
a
mezzo
rilievo
,
posta
nella
fronte
meridionale
del
palazzo
stesso
.
Dalla
parte
settentrionale
vedesi
inserita
in
un
pilastro
una
scrofa
pelosa
,
che
si
credette
fino
ai
giorni
nostri
avesse
dato
il
nome
a
Milano
.
La
bellissima
architettura
del
secolo
XIII
venne
deturpata
nel
1775
,
e
le
ampie
finestre
furono
chiuse
.
Ora
si
pensa
di
ripristinarla
,
e
venne
all
'
uopo
dalla
Regia
Accade
-
mia
di
Belle
Arti
aperto
un
concorso
.
Una
delle
finestre
verso
mezzodì
venne
nel
1870
scoperta
quale
modello
.
Di
contro
alla
statua
di
Oldrado
,
è
la
Loggia
degli
Osii
,
così
chiamata
da
una
famiglia
antica
ivi
esistente
,
fu
costruita
in
epoche
diverse
.
La
parte
più
antica
è
del
1316
,
e
la
si
deve
a
Matteo
Visconti
:
vuolsi
terminato
1'
edificio
da
Galeazzo
Il
.
E
di
marmo
bianco
e
nero
,
arricchita
da
stemmi
della
città
e
delle
sei
porte
,
ed
altri
dei
Visconti
e
degli
Sforza
.
Dal
suo
pulpito
,
detto
dal
volgo
parlera
,
si
leggevano
le
sentenze
di
morte
e
gli
atti
pubblici
;
qui
i
consoli
ed
i
podestà
parla
-
vano
al
popolo
.
Ora
è
sede
della
Camera
di
Commercio
.
Nel
palazzo
attiguo
stavano
le
Scuole
Palatine
,
nelle
quali
insegnarono
,
secondo
la
tradizione
,
Virgilio
,
Plinio
Secondo
,
Sant
'
Agostino
,
Emanuele
Crisolara
,
Demetrio
Calcondila
,
venuto
da
Costantinopoli
per
la
lingua
greca
,
Francesco
Filelfo
,
Giorgio
Merula
,
Pietro
Candido
Decembrio
,
ecc
.
Le
scuole
vennero
poi
riunite
al
Ginnasio
di
Brera
.
Il
palazzo
stesso
servì
,
in
sullo
scorcio
del
passato
secolo
e
in
sul
principio
del
presente
,
ad
uffici
dei
Tribunali
di
Prima
Istanza
ed
Appello
;
ora
è
sede
dello
Ufficio
delle
Ipoteche
.
Questa
parte
di
Piazza
,
precisamente
quella
fra
gli
edifici
descritti
,
era
pur
destinata
alla
esecuzione
delle
sentenze
di
morte
,
particolarmente
dei
nobili
(
*
)
.
Fu
qui
che
vennero
giustiziati
Francesco
,
Margherita
ed
altri
della
famiglia
Pusterla
.
Il
lato
settentrionale
della
Piazza
è
fiancheggiato
dalla
maestosa
e
ricca
fabbrica
dell
'
antico
Collegio
de
'
Giureconsulti
,
conti
e
cavalieri
,
chiuso
nel
1796
.
Fu
fatta
costruire
da
Pio
IV
de
'
Medici
con
disegno
di
Vincenzo
Seregni
.
E
formata
da
portici
arcuati
,
sostenuti
da
binate
colonne
doriche
,
poste
sopra
a
piedestalli
.
Il
secondo
ordine
ha
i
pilastri
ad
uso
di
termini
con
capitello
fonico
.
La
statua
in
marmo
di
Sant
'
Ambrogio
è
mediocre
lavoro
di
L
.
Scorzini
.
Nel
mezzo
sta
la
torre
,
dicesi
innalzata
da
Napo
della
Torre
l
'
anno
1272;
era
presso
il
Broletto
Nuovo
,
o
Municipio
,
stato
trasferito
,
come
abbiamo
veduto
,
in
questa
Piazza
nel
1228
,
ove
era
un
edificio
della
famiglia
Faroldi
.
Al
tempo
di
Fabrizio
Bossi
,
vicario
di
provvigione
,
fu
collocato
sulla
torre
1'
orologio
e
la
campana
del
pubblico
.
-
-
Ove
è
la
torre
da
duecento
anni
,
in
una
nicchia
,
inalzavasi
la
statua
d
'
ottima
scultura
rappresentante
Filippo
II
,
re
di
Spagna
.
La
statua
alla
venuta
dei
francesi
nel
1796
era
stata
rovesciata
,
e
mozza
del
capo
.
Lo
scultore
Carabelli
si
esibì
a
sostituirvi
quello
di
Bruto
.
(
*
)
Il
duplice
supplizio
della
decapitazione
o
della
forca
non
avevano
in
Milano
un
luogo
esclusivo
,
specialmente
pei
plebei
.
La
decapitazione
d
'
ordinario
si
eseguiva
a
mezzo
il
Corso
di
Porta
Tosa
(
ora
Verziere
)
;
il
patibolo
si
erigeva
al
prato
delle
forche
fuori
di
Porta
Vigentina
,
alla
Vetra
;
o
in
altri
siti
secondo
il
delitto
che
era
stato
perpetrato
.
Venne
la
statua
riformata
il
9
luglio
1797
,
giorno
primo
della
libertà
Cisalpina
,
ponendovi
ai
piedi
questa
iscrizione
:
ALL
'
IPOCRISIA
DI
FILIPPO
II
SUCCEDA
LA
VIRTU
'
DI
MARCO
GIUNIO
BRUTO
.
CITTADINI
SPECCHIATEVI
NEL
VOSTRO
PRIMO
PROCONSOLE
.
ANNO
V
REPUBBLICANO
XXI
MESSIDORO
.
Questa
statua
fu
levata
all
'
entrare
dei
coalizzati
(
28
aprile
1799
)
,
e
dal
popolo
deturpata
.
Il
collegio
dei
Giureconsulti
servì
in
seguito
per
gli
Uffici
della
Congregazione
Centrale
,
dell
'
I
-
spettorato
delle
Scuole
ecc
.
;
ora
è
occupato
dal
Comando
Superiore
della
Guardia
Nazionale
,
ed
in
parte
dalla
Borsa
.
Su
questa
Piazza
vedesi
un
pozzo
;
nel
1767
venne
ricostrutto
con
eleganza
dal
conte
Nicola
Visconti
prefetto
della
città
.
Al
N
.
19
sono
gli
Uffici
del
Telegrafo
.
Nella
vicina
via
Carlo
Alberto
vanno
sorgendo
grandiosi
edifici
,
fra
cui
citiamo
quelli
dei
fratelli
Conconi
,
disegno
dell
'
architetto
Jodani
,
dei
signori
Galli
e
Rosa
,
disegno
dell
'
architetto
Maurizio
Garavaglia
,
e
dei
fratelli
Cesati
e
fratelli
Bianchi
,
entrambi
disegno
dell
'
architetto
Bigatti
.
Presso
la
Piazza
Mercanti
,
in
fondo
alla
via
Ugo
Foscolo
,
evvi
il
Teatro
Re
(
vecchio
)
.
In
quell
'
area
sorgeva
ancora
nel
1811
1'
antica
chiesa
di
San
Salvatore
in
Xenodochio
,
fondata
nel
787
dall
'
arciprete
Dateo
col
primo
brefotrofio
sulle
rovine
di
una
grandiosa
fabbrica
romana
,
detta
il
Campidoglio
e
dedicata
a
Giove
.
L
'
Ospizio
dei
fanciulli
esposti
di
Dateo
era
ancora
in
prospere
condizioni
nell
'
undecimo
secolo
.
Nel
1811
la
chiesa
di
S
.
Salvatore
venne
comparata
all
'
asta
bandita
dalla
Prefettura
del
Monte
Napoleone
da
un
ex
-
calzolajo
Carlo
Re
,
il
quale
vi
fece
erigere
l
'
attuale
teatro
sul
disegno
del
Canonica
,
che
venne
inaugurato
sulla
fine
del
1513
.
Questo
teatro
sta
per
essere
demolito
.
Nella
via
Santa
Margherita
trovansi
gli
uffici
della
Regia
Questura
.
Ove
è
la
R
.
Questura
esisteva
l
'
antico
e
vasto
monastero
di
Santa
Maria
di
Giasone
,
detto
quindi
di
Santa
Margherita
.
-
-
Il
disegno
dell
'
attuale
fabbricato
è
dell
'
ingegnere
architetto
Giusti
.
Durante
la
dominazione
austriaca
quivi
erano
le
carceri
,
ora
demolite
,
pei
reati
politici
.
E
noto
quanto
Silvio
Panico
,
che
vi
fu
rinchiuso
,
scrisse
sulle
medesime
.
Teatro
alla
Scala
.
Incendiatosi
,
la
mattina
del
25
febbrajo
1776
,
entrante
la
quaresima
secondo
il
rito
ambrosiano
,
il
teatro
nel
palazzo
ducale
,
che
era
stato
eretto
nel
1717
sull
'
area
di
altro
pure
consumato
dalle
fiamme
il
5
gennaio
1708
,
si
pensò
con
autorizzazione
di
Maria
Teresa
di
innalzarne
uno
immediatamente
fuori
dal
suddetto
palazzo
,
in
località
più
comoda
al
pubblico
.
Il
teatro
incendiato
era
proprietà
dei
palchettisti
,
perchè
nel
1717
costruito
a
loro
spese
,
avendo
l
'
erario
fornito
soltanto
l
'
area
ed
i
muri
di
cinta
;
spettava
quindi
ai
medesimi
la
spesa
del
nuovo
se
non
volevano
perdere
i
di
-
ritti
dei
palchi
,
rappresentanti
un
capitale
di
oltre
tre
milioni
.
Perciò
scelsero
tra
loro
dodici
cavalieri
,
delegati
a
rappresentarli
,
e
trattare
col
governo
e
cogli
appaltatori
circa
i
lavori
.
L
'
imperatrice
,
annuente
al
desiderio
del
figlio
che
si
erigessero
due
teatri
,
fu
scelto
pel
primo
1'
area
dove
sorgeva
la
chiesa
di
Santa
Maria
della
Scala
,
pel
secondo
1'
area
delle
Scuole
Canobbiane
.
Si
stipulò
un
contratto
solenne
tra
la
R
.
Camera
e
la
società
dei
palchettisti
,
Ia
quale
obbligossi
a
far
edificare
i
due
nuovi
teatri
sui
disegni
di
Piermarini
,
che
nel
luglio
dello
stesso
1776
li
compì
.
In
corrisponsione
la
R
.
Camera
assunse
l
'
obbligo
di
tenere
aperto
il
teatro
nel
carnevale
e
nell
'
autunno
con
spettacoli
d
'
opere
in
musica
e
balli
,
assegnando
ai
proprietari
oltre
il
canone
dei
palchi
,
l
'
affitto
di
vari
locali
,
ed
il
ricavo
dell
'
appalto
dei
pubblici
giuochi
,
contemplato
però
il
caso
di
generale
soppressione
dei
medesimi
.
In
meno
di
due
anni
la
fabbrica
della
Scala
venne
ultimata
dai
fratelli
Fè
,
Marliani
e
Nosetti
appaltatori
,
e
il
3
agosto
1778
se
ne
fece
la
solenne
apertura
col
dramma
in
musica
Europa
riconosciuta
del
maestro
Salieri
.
Il
Panini
ebbe
a
porgere
1'
argomento
per
la
esecuzione
del
sipario
.
Venne
poi
a
subire
dei
ristauri
e
delle
rimodernature
nel
1807
,
1814
,
1830
,
1865
e
1870
.
-
-
La
platea
ha
metri
24
,
84
in
lungo
,
e
22
,
01
in
largo
,
e
la
recingono
sovrimponendosi
cinque
ordini
di
palchi
,
sommanti
a
194
,
coronati
da
una
galleria
aperta
.
Contiene
circa
4000
spetta
-
tori
.
È
provveduto
di
ampie
sale
per
ridotto
,
di
un
caffè
.
Ha
annessa
una
scuola
da
ballo
.
La
Piazza
,
che
ha
nome
da
questo
teatro
,
nel
prossimo
anno
verrà
arricchita
di
un
grandioso
monumento
a
Leonardo
da
Vinci
,
opera
dello
scultore
cav
.
Pietro
Magni
;
sarà
collocato
nel
mezzo
del
giardino
fatto
costruire
nel
1SG0
dal
Municipio
.
Teatro
Filodrammatico
.
Ove
esistevano
la
chiesa
ed
il
monastero
dei
santi
Cosma
e
Damiano
,
sorge
un
elegantissimo
teatro
di
declamazione
eretto
nel
1798
da
una
società
di
cittadini
costituita
in
Accademia
.
Il
disegno
originario
è
del
Piermarini
;
ma
fu
costruito
con
modificazioni
dagli
architetti
Pollai
:
e
Canonica
;
manca
tuttora
al
compimento
la
facciata
.
Ha
quattro
ordini
di
logge
non
interrotte
da
alcuna
separazione
,
e
può
contenere
800
persone
sedute
.
Possiede
un
lodatissimo
sipario
rappresentante
la
Scuola
d
'
Atene
,
opera
di
Andrea
Appiani
,
del
quale
è
pure
la
bella
medaglia
nella
vôlta
.
V
'
hanno
anche
ornati
pregevoli
di
Gaetano
Vaccani
.
Si
accede
al
teatro
mediante
biglietto
gratuito
rilasciato
dai
soci
.
Sulle
scene
di
questi
dilettanti
comparvero
Vincenzo
Monti
,
Carlo
Porta
,
la
Pasta
,
ecc
.
Nella
via
Filodrammatici
devesi
osservare
una
bella
porta
scolpita
in
marmo
con
bassorilievo
e
tre
ritratti
,
fra
i
quali
quello
di
Francesco
Sforza
.
Lungo
la
vicina
via
del
Giardino
,
che
è
d
'
uopo
riprendere
per
recarsi
alla
Porta
Nuova
,
vi
sono
parecchi
edifici
degni
di
osservazione
;
la
Banca
Nazionale
,
già
casa
Greppi
,
disegno
del
Canonica
;
qui
abitò
re
Carlo
Alberto
il
5
agosto
1848
,
ove
poco
mancò
rimanesse
ucciso
da
una
mano
di
alcuni
cittadini
,
frementi
per
la
perdita
della
guerra
intrapresa
da
lui
contro
gli
Austriaci
;
il
palazzo
Loria
,
compiutosi
nello
scorso
anno
1870
su
disegno
dell
'
architetto
Luigi
Clerichetti
:
ha
un
magnifico
cortile
;
il
palazzo
Traversi
,
già
Anguissola
disegno
del
Canonica
;
il
palazzo
Poldi
-
Pezzoli
,
disegno
dell
'
architetto
Cantoni
.
In
quest
'
ultimo
palazzo
sono
raccolti
molti
oggetti
d
'
arte
;
ammirasi
all
'
esterno
1'
ultimo
lavoro
dello
scultore
Bartolini
,
gruppo
in
marmo
rappresentante
Astianatte
,
gettato
dall
'
alto
del
-
le
mura
di
Troia
da
Perseo
per
comando
di
Ulisse
.
V
'
hanno
pure
il
palazzo
Melzi
,
disegno
dell
'
architetto
Giocondo
Albertolli
,
e
il
palazzo
d
'
Adda
,
disegno
dell
'
architetto
Arganini
.
La
chiesa
di
San
Francesco
da
Paola
che
vedesi
nella
stessa
via
del
Giardino
non
presenta
nulla
di
rimarchevole
.
Allo
sbocco
della
Croce
Rossa
vi
è
l
'
Albergo
Milano
.
Archi
di
Porta
Nuova
.
In
fine
della
via
del
Giardino
evvi
un
avanzo
di
monumento
antico
,
vogliamo
dire
gli
Archi
,
o
Portoni
chiamati
di
Porta
Nuova
.
Essi
rammentano
una
delle
porte
costrutte
dalla
Lega
Lombarda
nel
1171
sulla
forma
delle
antiche
porte
romane
a
due
archi
,
e
coi
marmi
estratti
dalle
mure
della
città
erette
da
Massimiano
;
e
perché
tutta
la
costruzione
fosse
romana
,
si
levarono
dall
'
antica
cerchia
persino
le
decorazioni
e
le
iscrizioni
,
e
si
trasferirono
sulle
nuove
porte
.
La
storia
di
questo
monumento
si
lega
fino
ai
nostri
giorni
colla
storia
della
libertà
di
Milano
.
Nel
marzo
1848
ha
degnamente
fatto
la
sua
parte
nella
rivoluzione
delle
cinque
giornate
.
Tra
il
1861
e
il
1862
furono
ristaurati
a
spese
del
Comune
;
e
il
18
marzo
1862
vi
vennero
col
-
locate
le
seguenti
epigrafi
dettate
dal
dottor
Tullo
Massarani
:
DA
QUESTI
AVANZI
DELLA
CERCHIA
ANTICA
MILANO
DOPO
SETTE
SECOLI
RINNOVÒ
LE
BATTAGLIE
DELLA
LEGA
LOMBARDA
MDCCCXLVIII
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
LIBERA
RESTAURANDO
GLI
ARCHI
VETUSTI
MILANO
RIBENEDICE
LE
MEMORIE
CITTADINE
NEL
NOME
D
'
ITALIA
MDCCCLXII
.
Liceo
Panini
e
Convitto
nazionale
Longone
.
Passati
gli
Archi
,
volgendo
a
sinistra
,
trovasi
la
via
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Evvi
in
essa
da
visitare
il
P
.
Liceo
Panini
,
il
quale
possiede
due
copiosi
ed
ordinati
gabinetti
di
fisica
e
di
storia
naturale
,
una
biblioteca
ed
una
raccolta
di
carte
geografiche
.
Nell
'
edificio
stesso
è
insediato
il
Convitto
nazionale
Longone
,
riformato
con
decreto
reale
24
settembre
del
1861
.
Era
prima
Collegio
sotto
la
direzione
dei
Padri
Barnabiti
.
Venne
fondato
-43-
nel
1573
da
S
.
Carlo
in
una
casa
degli
Umiliati
,
sotto
il
titolo
di
Collegio
di
Santa
Maria
,
per
l
'
ammaestramento
della
nobile
gioventù
,
ma
povera
;
fu
in
seguito
detto
Collegio
Longone
,
perchè
uno
di
questa
famiglia
,
Pier
Antonio
Longone
,
ne
accrebbe
le
entrate
con
lascito
15
luglio
1613
.
Chiuso
,
fu
nel
1820
riaperto
sotto
la
direzione
,
come
si
è
detto
,
dei
Barnabiti
.
In
esso
vi
sono
dieci
posti
interamente
gratuiti
,
e
venti
a
metà
.
A
pochi
passi
abbiamo
1'
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Nel
1588
venuti
in
Milano
i
frati
ospitalieri
di
S
.
Giovanni
di
Dio
,
detti
Fate
-
bene
-
fratelli
,
fondarono
questo
nosocomio
in
parte
di
locali
di
proprietà
degli
Umiliati
.
La
prima
pietra
fu
posta
dall
'
arcivescovo
Gaspare
Visconti
.
Era
detto
in
origine
Ospedale
de
'
Convalescenti
di
S
.
Giovanni
Evangelista
;
poi
di
Santa
Maria
d
'
AraCoeli
dalla
unitavi
chiesa
;
in
fine
nel
1634
assunse
l
'
attua
-
le
denominazione
(
*
)
.
A
quest
'
Ospedale
molti
benefattori
lasciarono
ricche
dotazioni
per
accrescerlo
e
mantenerlo
.
Con
tali
mezzi
nel
1825
venne
innalzato
1'
attuale
edificio
su
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Gilardoni
.
Ha
un
grandioso
atrio
;
al
piede
della
grande
scala
scorgesi
la
colossale
statua
marmorea
di
San
Giovanni
di
Dio
,
uscita
dallo
scarpello
del
professore
Pompeo
Marchesi
.
In
questo
stabilimento
non
si
ricevono
che
uomini
,
esclusi
gli
affetti
da
malattie
croniche
e
veneree
.
Con
decreto
9
marzo
1870
esso
veniva
sottoposto
ad
una
Commissione
amministratrice
laica
.
(
*
)
Dal
costume
seguito
dal
fondatore
dell
'
ordine
,
ne
primordi
del
suo
spedale
,
di
portarsi
in
giro
per
la
città
,
anche
di
notte
,
a
questuare
pe
'
suoi
poveri
col
grido
Fate
-
bene
,
o
fratelli
,
a
voi
stessi
,
ne
venne
il
nomignolo
dato
a
que
'
padrii
.
Istituto
dei
Ciechi
.
Non
lungi
da
quest
'
ospedale
evvi
1'
Istituto
dei
Ciechi
,
fondato
il
7
maggio
1839
da
Michele
Barozzi
,
e
quivi
stabilmente
insediato
il
1°
dicembre
1855
,
trasportatovi
dal
locale
della
Pia
Casa
d
'
Industria
di
S
.
Marco
.
E
assai
rinomato
pel
sistema
di
educazione
impartiti
a
quegli
infelici
.
Chiesa
di
Sant
'
Angelo
.
Seguendo
pel
Corso
di
Porta
Nuova
devesi
visitare
la
chiesa
di
Sant
'
Angelo
,
già
officiata
dai
Minori
Osservanti
.
E
una
costruzione
imponente
cominciata
nel
1552;
ne
pose
la
prima
pietra
1'
arcivescovo
Arcimboldi
.
La
facciata
ha
due
ordini
;
uno
dorico
,
1'
altro
jonico
,
ed
è
ornata
di
varie
statue
.
L
'
interno
è
grandioso
,
in
una
sola
navata
,
che
si
allarga
nel
presbiterio
.
L
'
architetto
ne
fu
Vincenzo
Seregni
.
Benchè
questa
chiesa
sia
stata
soggetta
a
diverse
vicende
,
pure
vi
si
sono
conservati
molti
preziosi
freschi
,
e
varie
pitture
degne
di
essere
ammirate
,
fra
le
quali
quelle
del
Procaccini
,
del
Barabino
,
del
Semini
,
del
Lomazzi
,
del
Fiammenghino
,
del
Legnani
,
del
Caravaggino
,
del
Suardi
,
del
Morazzone
,
ecc
.
Casa
di
Salute
.
Questa
Casa
,
per
la
cura
di
individui
d
'
ogni
età
,
sesso
e
condizione
,
affetti
da
qualsiasi
malattia
medica
,
chirurgica
ed
ostetrica
,
mediante
pensione
da
determinarsi
a
norma
dei
casi
e
delle
esigenze
,
ora
esercita
da
una
Società
anonima
,
ricostituita
con
istrumento
15
aprile
1866
,
a
rogito
del
notaio
Migliavacca
,
devesi
ad
un
legato
di
Lire
50
mila
di
Leopoldo
Bevagna
,
primo
agosto
1826
,
il
quale
lasciava
appunto
due
terzi
del
di
lui
patrimonio
all
'
erezione
di
un
ospedale
in
Milano
pel
ricovero
di
ammalati
in
pensione
.
Fu
aperto
nel
1835
.
Fabbrica
dei
Tabacchi
.
Presso
Sant
'
Angelo
,
in
principio
del
secondo
tronco
della
via
Moscova
,
evvi
pure
la
Fabbrica
dei
Tabacchi
.
Essa
fu
eseguita
su
disegno
dell
'
architetto
Canonica
,
e
per
la
medesima
si
occupò
tutto
il
vasto
convento
dei
Carmelitani
Scalzi
,
che
era
stato
eretto
nel
1622
sotto
il
governatore
Mendozza
.
Secondo
il
Torri
,
ove
era
quel
monastero
sorgeva
la
casa
della
famosa
Guglielmina
Boema
.
Nel
1801
parte
del
convento
servì
di
Ospedale
Militare
per
le
guardie
del
generale
Brune
.
Quasi
dicontro
a
questa
fabbrica
evvi
la
caserma
dei
Carabinieri
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
sorelle
.
Questo
Pio
Stabilimento
ebbe
il
suo
principio
nel
1814
circa
nel
Borgo
degli
Ortolani
,
nel
locale
del
già
soppresso
convento
e
chiesa
di
Sant
'
Ambrogio
ad
Nemus
.
L
'
ex
-
religiosa
,
madre
Giovanna
Lomeni
ne
fu
la
promotrice
;
mercè
le
cure
della
con
-
tessa
Laura
Visconti
Ciceri
,
ebbe
poi
tale
sviluppo
da
meritare
a
questa
dama
1'
onore
di
fondatrice
.
Il
Pio
Istituto
andò
poi
sempre
prosperando
per
continue
beneficenze
;
onde
si
pensò
a
dargli
nuova
sede
,
e
nel
1841
si
principiò
l
'
attuale
elegante
e
maestoso
locale
su
disegno
dell
'
architetto
Giulio
Aluisetti
,
Questo
spedale
è
destinato
a
ricovero
delle
malattie
acute
.
Con
Decreto
30
agosto
1863
l
'
Amministrazione
di
esso
fu
concentrata
nel
Consiglio
degli
Istituti
Spedalieri
.
Di
contro
all
'
ospedale
è
da
visitare
la
rinomata
fabbrica
di
carrozze
del
signor
cav
.
Cesare
Sala
.
Porta
Nuova
.
L
'
antichissima
Porta
era
de
-
dicata
a
Saturno
.
L
'
attuale
edificio
venne
eretto
nel
1810
,
tutto
di
pietra
arenaria
,
d
'
ordine
corintio
,
con
casini
laterali
d
'
ordine
dorico
;
il
di
-
segno
ne
è
gentile
ed
elegante
,
e
devesi
al
poeta
prof
.
cav
.
Giuseppe
Zanoia
.
Linea
B
.
(
N
.
2
.
Colore
azzurro
Porta
Nuova
)
.
Per
la
via
santa
Radegonda
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
del
Censo
.
Marino
.
Belgiojoso
.
Casa
Manzoni
Leone
-
Leoni
.
Monte
di
Pietà
.
Cassa
di
Risparmio
.
Comando
Militare
.
Accademia
di
Belle
Arti
,
ecc
.
Casa
d
'
Industria
.
Bagno
Pubblico
di
Castelfidardo
.
CHIESE
.
San
Raffaele
.
San
Fedele
.
San
Giovanni
alle
Case
Rotte
.
San
Marco
.
TEATRI
.
Della
Commedia
(
In
costruzione
)
.
ALBERGHI
E
TRATTORIE
.
Popolo
.
Corona
d
'
Italia
.
Bella
Venezia
.
Borsa
.
Chiesa
di
San
Raffaele
.
La
chiesa
di
San
Raffaele
riconosce
la
sua
erezione
dal
re
Berengario
;
in
seguito
fu
ricostrutta
con
disegno
del
Pellegrini
:
la
grandiosa
facciata
non
è
ancora
finita
.
Contiene
qualche
buona
pittura
del
Figini
,
del
Nuvolone
,
del
Fiammenghino
,
ecc
.
Chiesa
di
San
Fedele
.
Nella
Piazza
omonima
vi
è
il
bellissimo
tempio
di
San
Fedele
,
eretto
sull
'
area
dell
'
antichissima
chiesa
di
Santa
Maria
in
Solariolo
.
Il
Pellegrini
,
che
ne
fu
l
'
autore
,
ha
in
esso
spiegato
il
suo
genio
.
-
-
Quell
'
architetto
,
essendo
stato
chiamato
in
Ispagna
,
lasciò
a
Martino
Bassi
di
condurre
a
termine
il
grandioso
edificio
.
San
Carlo
,
che
lo
fondò
nel
1566
,
volle
consacrarlo
il
24
giugno
1569
con
molta
solennità
.
I
Gesuiti
,
venuti
a
Milano
nel
1563
,
entrarono
in
possesso
di
San
Fedele
nel
1569
.
Aboliti
i
Gesuiti
nel
1773
,
vi
subentrarono
i
Canonici
della
Cappella
Regia
di
Santa
Maria
della
Scala
,
chiesa
stata
chiusa
il
5
agosto
1776
per
fabbricare
,
come
abbiamo
veduto
,
il
teatro
grande
.
Soppressi
parimenti
questi
canonici
,
continuò
sino
ai
nostri
giorni
ad
essere
altra
delle
parrocchiali
della
città
,
conservando
il
titolo
di
Regia
Cappella
.
Era
in
essa
che
si
facevano
i
funerali
aulici
.
L
'
altare
maggiore
di
questa
insigne
chiesa
,
composto
di
fini
marmi
,
di
sculture
e
di
ricca
doratura
,
è
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
.
Si
contengono
in
essa
chiesa
pitture
di
Bernardino
Campi
,
del
Cerano
,
del
Preterazzano
,
l
'
allievo
del
Tiziano
,
dei
fratelli
Santagostino
.
E
pure
da
ammirarsi
un
bel
dipinto
a
fresco
rappresentante
la
Vergine
,
quivi
trasportato
dalla
chiesa
di
Santa
Maria
della
Scala
.
Palazzo
del
Censo
ed
Archivio
.
Il
palazzo
della
Direzione
del
Censo
era
già
la
casa
o
il
Collegio
dei
Gesuiti
.
Venne
rifabbricato
sul
di
-
segno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
,
dal
quale
pur
furono
disegnate
e
dirette
tutte
le
interne
costruzioni
.
La
facciata
con
porta
di
pietra
è
d
'
ordine
dorico
.
In
una
parte
del
Collegio
suddetto
trovansi
gli
Archivi
governativi
,
nei
quali
furono
pure
compenetrate
tutte
le
carte
pubbliche
che
erano
nell
'
antico
Archivio
del
Castello
.
Fra
i
più
curiosi
documenti
sono
le
gride
e
le
ordinanze
della
città
di
Milano
dal
1446
al
1450
dei
signori
capitanei
et
defensores
libertatis
.
Teatro
della
Commedia
.
Di
contro
al
tempio
di
San
Fedele
sta
ora
sorgendo
un
teatro
per
la
commedia
su
disegno
dell
'
architetto
Scala
di
Udine
.
Le
proporzioni
di
questo
teatro
sa
-
ranno
approssimativamente
eguali
a
quelle
della
Fenice
di
Venezia
.
La
platea
misurerà
,
ai
due
assi
principali
,
metri
13
,
50
per
ciascuno
;
il
palco
scenico
avrà
una
profondità
di
metri
A
.
La
fronte
verso
la
Piazza
avrà
un
'
estensione
lineare
di
48
metri
.
L
'
ingresso
ed
il
passaggio
dei
cocchi
sarà
verso
la
via
Berchet
.
Qui
sorgeva
la
casa
eretta
nel
IV
secolo
dai
marchesi
Imbonati
,
la
quale
nel
1829
passò
in
terza
proprietà
a
Massimo
d
'
Azeglio
.
Fu
ivi
che
questo
illustre
italiano
eseguì
dal
1830
al
1844
le
migliori
opere
del
suo
pennello
,
e
scrisse
i
romanzi
storici
Ettore
Fieramosca
,
pubblicato
nel
1833
,
e
Nicolò
de
'
Lapi
,
pubblicato
nel
1841
.
Nella
Piazza
di
San
Fedele
evvi
1'
albergo
della
Bella
Venezia
.
Nel
mezzo
di
essa
sorgeva
la
casa
Sannazzari
,
edificata
in
sullo
scorcio
del
passato
secolo
dall
'
architetto
Piermarini
,
la
quale
conteneva
ricchi
musei
d
'
opere
d
'
arte
,
e
una
rara
raccolta
di
uccelli
,
preparati
dal
Volpini
.
Verso
il
1813
divenne
proprietà
del
ministro
Prina
,
e
fu
quivi
che
esso
fu
barbaramente
ucciso
il
20
aprile
1814
.
In
quell
'
occasione
,
saccheggiata
e
guasta
,
la
casa
fu
poscia
del
tutto
demolita
per
dare
agio
maggiore
alla
chiesa
.
Palazzo
del
Marino
.
Tomaso
Marini
,
genovese
,
venne
a
Milano
verso
il
1525
,
e
avendo
presi
,
unitamente
ad
un
suo
concittadino
Grimaldi
,
tutti
gli
appalti
e
dazi
della
città
,
ammassò
in
pochi
anni
una
ricchezza
sorprendente
.
Divenuto
signore
,
ed
in
seguito
duca
di
Terranuova
,
pensò
a
formarsi
una
magnifica
abitazione
,
dove
si
tenevano
le
Finanze
,
dandone
l
'
incarico
all
'
architetto
Galeazzo
Alessi
,
perugino
,
che
nel
1555
disegnò
questo
palazzo
isolato
con
profusione
grandissima
di
ornamenti
.
L
'
edificio
non
venne
terminato
,
vuolsi
dalla
tradizione
popolare
,
perchè
il
Fisco
andò
al
possesso
di
tutto
il
patrimonio
del
Marini
,
accusato
di
aver
ucciso
per
gelosia
la
propria
moglie
nella
sua
villa
di
Gaggiano
.
Pare
piuttosto
che
la
confisca
provenisse
dai
debiti
verso
lo
Stato
,
cagionati
dalla
matta
amministrazione
di
quell
'
uomo
.
Nel
1682
fu
venduto
per
ottanta
-
mila
lire
agli
Omodei
;
quella
famiglia
lo
rivendette
a
Maria
Teresa
.
Dopo
aver
servito
a
parecchi
usi
,
specialmente
per
Uffici
dipendenti
dalla
R
.
Finanza
,
vi
si
insediava
nel
1861
il
Municipio
,
che
ne
diveniva
proprietario
.
La
facciata
verso
la
Piazza
di
San
Fedele
è
la
sola
compiuta
;
essa
è
di
tre
ordini
di
architettura
,
dorico
,
jonico
e
composito
:
è
veramente
imponente
.
Magnifico
è
anche
il
cortile
.
Vi
si
conserva
una
gran
sala
con
pitture
di
Giovanni
da
Monte
e
di
Ottavio
Semini
,
del
quale
ultimo
è
la
medaglia
della
vôlta
,
Psiche
condotta
al
cospetto
di
Giove
.
L
'
affresco
del
da
Monte
,
il
Ratto
delle
Sabine
,
andò
perduto
.
Chiesa
di
San
Giovanni
.
-
-
Presso
il
palazzo
del
Marino
evvi
la
chiesa
di
San
Giovanni
alle
Case
Rotte
,
disegno
di
Francesco
Richini
,
costruita
sull
'
area
dell
'
antica
chiesa
di
Sant
'
Anastasia
,
consumata
dal
fuoco
nel
1728
.
Non
presenta
senta
nulla
di
rimarchevole
,
eccetto
due
dipinti
,
1'
uno
del
Giudici
,
e
del
Del
Cairo
l
'
altro
.
Palazzo
Comunale
.
-
-
Limitrofo
alla
chiesa
evvi
un
palazzo
,
ora
pur
proprietà
del
Municipio
e
sede
di
Uffici
civici
.
In
questa
linea
erano
le
case
di
Guido
della
Torre
,
capitano
perpetuo
del
popolo
,
guaste
nell
'
anno
1311
dalla
fazione
Ghibellina
;
e
perciò
tanto
la
chiesa
di
San
Giovanni
come
questo
palazzo
diconsi
alle
Case
Rotte
da
quelle
rovine
.
Palazzo
Leoni
.
Nella
via
degli
Omenoni
evvi
la
casa
Besana
,
già
di
Leone
-
Leoni
,
aretino
,
famoso
scultore
ed
architetto
del
secolo
XVI
,
il
quale
la
ornò
di
varie
sculture
di
sua
mano
.
Le
cariatidi
,
scolpite
dal
Vairone
,
tengono
molto
della
scuola
di
Michelangelo
.
Palazzo
Belgiojoso
.
Qui
presso
è
la
Piazza
Belgiojoso
nella
quale
è
degno
di
osservazione
il
palazzo
principesco
di
quella
famiglia
,
eretto
nel
1777
su
disegno
dell
'
architetto
Piermarini
.
Contiene
nell
'
interno
pitture
di
Martino
Knoller
e
Albertolli
,
e
stucchi
di
Gerli
.
In
questo
palazzo
abitò
il
maresciallo
Brune
.
In
angolo
alla
piazza
Belgiojoso
e
la
via
del
Morone
è
la
casa
di
Alessandro
Manzoni
.
Monte
di
Pietà
.
Il
Monte
di
Pietà
,
destinato
a
provvedere
con
pronte
sovvenzioni
in
denaro
ai
pressanti
bisogni
dell
'
indigenza
,
ed
a
sottrarre
la
medesima
dalle
rovinoso
estorsioni
dell
'
usura
,
venne
fondato
dalla
liberalità
dei
cittadini
,
eccitata
dalle
prediche
del
francescano
Domenico
Ponzone
nell
'
anno
1490
,
con
approvazione
e
con
sussidi
di
Lodovico
Maria
Sforza
,
detto
il
Moro
,
settimo
duca
di
Milano
.
La
primitiva
sede
era
in
via
Santa
Maria
Segreta
.
Venne
sempre
più
arricchito
con
altre
pie
disposizioni
,
non
che
colle
generose
elargizioni
di
Maria
Teresa
e
di
Giuseppe
II
.
Nel
1783
fu
trasferito
ove
trovasi
al
presente
,
in
edificio
eretto
dall
'
architetto
Piermarini
nell
'
area
sulla
quale
surgevano
i
soppressi
conventi
di
monache
dell
'
ordine
di
Sant
'
Agostino
e
di
Santa
Chiara
.
Nel
1796
,
per
varie
vicende
,
essendosi
quasi
annientato
,
fu
chiuso
;
e
quindi
nel
1804
riaperto
.
Il
20
giugno
1810
ebbe
un
nuovo
regolamento
,
e
venne
infine
riordinato
,
secondo
il
bisogno
dei
tempi
progrediti
,
in
questi
ultimi
anni
.
Palazzo
della
Cassa
di
Risparmio
.
Nell
'
area
,
ove
esisteva
in
via
Monte
di
Pietà
il
palazzo
disegno
del
Piermarini
,
da
ultimo
sede
dell
'
Intendenza
Militare
,
eretto
ove
già
erano
il
convento
e
la
chiesa
delle
monache
cappuccine
di
Santa
Barbara
soppresse
nel
1782
,
a
spese
dell
'
Amministrazione
della
Cassa
di
Risparmio
si
è
innalzato
un
grandioso
palazzo
isolato
,
di
-
segno
dell
'
architetto
Balzaretti
,
imitazione
del
palazzo
Strozzi
di
Firenze
.
Sarà
la
sede
della
Cassa
di
Risparmio
.
Comando
Militare
.
In
via
di
Brera
è
il
Comando
Militare
;
era
già
palazzo
appartenente
alla
famiglia
Cusani
.
E
di
stile
barocco
,
architettato
dal
Ruggeri
,
che
vi
aveva
finto
alla
base
una
montagna
su
cui
posasse
lo
Stiliobate
;
ora
i
rocchi
ne
furono
scarpellati
.
Il
Piermarini
disegnò
la
facciata
verso
il
giardino
.
Degne
di
essere
osservate
sono
le
stanze
,
ricche
di
stucchi
e
di
pitture
.
Palazzo
di
belle
arti
,
o
di
Brera
.
Già
casa
degli
Umiliati
,
indi
dei
Gesuiti
;
attualmente
vi
hanno
sede
i
principali
rami
delle
scienze
e
delle
arti
.
Questo
palazzo
è
uno
dei
più
grandiosi
ed
imponenti
edifici
della
città
nostra
.
-
Il
disegno
originale
devesi
all
'
architetto
Francesco
Richini
;
il
Piermarini
vi
aggiunse
la
maestosa
porta
con
colonne
doriche
,
dando
termine
alla
facciata
.
Nella
magnifica
corte
quadrangolare
,
circondata
da
doppio
ordine
di
portici
sostenuti
da
doppie
colonne
,
vedonsi
le
statue
di
uomini
distinti
per
dottrina
,
e
quella
in
bronzo
di
Napoleone
I
al
centro
,
dovuta
al
Canova
.
Grandioso
è
lo
scalone
a
doppie
andate
colle
statue
di
Beccaria
e
di
Parini
.
Il
palazzo
contiene
:
L
'
Istituto
lombardo
di
scienze
,
lettere
ed
arti
,
sorto
l
'
anno
1802
,
la
cui
missione
è
di
raccogliere
le
utili
scoperte
e
di
eccitare
al
perfezionamento
di
tutti
gli
studi
;
componesi
di
due
classi
di
scienze
matematiche
e
naturali
,
cioè
,
di
lettere
,
scienze
morali
e
politiche
.
L
'
Accademia
di
Belle
Arti
,
fondata
da
Maria
Teresa
nel
1776
,
progressivamente
ordinata
ed
ampliata
,
e
pur
da
ultimo
con
decreto
reale
3
settembre
1859
.
Conta
attualmente
un
Corpo
accademico
composto
di
venti
accademici
oltre
il
Presidente
ed
i
professori
delle
varie
scuole
con
voto
deliberativo
,
che
formano
il
Consiglio
;
e
di
un
numero
indeterminato
di
soci
onorari
senza
voto
.
La
Biblioteca
,
istituita
nel
1770
da
Maria
Teresa
,
possiede
tal
numero
di
manoscritti
e
tale
quantità
di
opere
di
vario
genere
e
rare
edizioni
e
manoscritti
e
corali
da
potersi
ritenere
fra
le
distinte
d
'
Italia
.
Venne
formata
colla
libreria
dei
Gesuiti
e
della
famiglia
Pertusati
,
coi
libri
di
Haller
,
colla
ricca
collezione
donata
dal
cardinale
Durini
e
dal
conte
di
Firmiam
,
ecc
.
,
ecc
.
Il
Gabinetto
numismatico
contiene
tutte
le
classificazioni
appartenenti
alla
numismatica
antica
e
moderna
,
e
possiede
una
biblioteca
propria
di
opere
relative
alla
scienza
.
Venne
fondata
nel
1803
.
L
'
Osservatorio
astronomico
innalzato
dai
Gesuiti
nell
'
anno
1766
,
sotto
la
direzione
del
padre
Boscovich
.
Il
Gabinetto
tecnologico
,
ricco
di
una
collezione
di
macchine
,
modelli
e
disegni
,
destinato
specialmente
all
'
istruzione
degli
artieri
.
Il
Museo
patrio
d
'
archeologia
,
istituito
nel
1862
per
la
raccolta
e
conservazione
dei
monumenti
patri
dello
Stato
,
del
Municipio
e
di
quelli
offerti
dai
privati
.
La
Cimelioteca
,
in
cui
sono
raccolti
cimelii
scientifici
,
manoscritti
,
ecc
.
di
Alessandro
Volta
.
L
'
Ateneo
,
composto
di
60
membri
effettivi
domiciliati
in
Milano
e
di
un
numero
illimitato
di
soci
corrispondenti
nazionali
e
stranieri
.
La
Pinacoteca
(
*
)
,
nei
cui
corridoi
a
mano
manca
sono
raccolti
gli
affreschi
di
Bernardino
Luini
e
della
sua
scuola
,
e
nelle
sale
quadri
di
G
.
C
.
Procaccini
,
del
Tiziano
,
del
Salmeggia
,
di
Wan
-
Dik
,
di
Paride
Bordone
,
del
Guercino
,
di
Rubens
,
del
Domenichino
,
dell
'
Albano
,
di
Gaudenzio
Ferrari
,
dei
Caraccio
,
di
Daniele
Crespi
,
dei
Campi
,
di
Benvenuto
da
Garofolo
,
del
Tintoretto
,
di
Paolo
Veronese
,
del
Moretto
,
di
Giacomo
Palma
,
di
Stefano
di
Ferrara
,
di
Carlo
Crivelli
,
del
Mantegna
,
di
Bellino
Gentile
,
di
Nicola
Pisano
,
di
Bernardino
Marchesi
,
del
Cima
da
Conegliano
,
di
Giovanni
Sanzio
padre
di
Rafaello
,
di
Van
-
Thielen
,
del
Morillo
,
di
Guido
,
di
G
.
B
.
Moroni
,
di
Lorenzo
Costa
,
del
Francia
,
di
Vittore
Carpaccio
,
di
Cesare
da
Sesto
,
di
Rafaello
,
e
moltissimi
altri
di
tutte
le
scuole
,
e
dei
primi
tempi
della
pittura
,
di
cui
puossi
trovare
particolareggiato
cenno
nelle
apposite
guide
.
A
destra
le
sale
che
servono
all
'
esposizione
degli
annuali
concorsi
di
pittura
,
di
scultura
ed
architettura
,
e
contengono
oltre
due
copie
del
Cenacolo
,
i
quadri
che
riportarono
il
primo
premio
ai
concorsi
generali
.
In
questo
palazzo
abitarono
1'
abate
Giuseppe
Panini
e
l
'
astronomo
Barnaba
Oriani
.
Il
primo
morì
il
15
agosto
1799
,
ed
il
secondo
il
12
novembre
1832
,
come
lo
indicano
le
due
iscrizioni
poste
sulla
facciata
del
palazzo
verso
la
Piazzetta
.
(
*
)
Vi
si
può
accedere
tutti
i
giorni
dal
5
novembre
al
20
aprile
dalle
ore
9
antimeridiane
alle
3
pomeridiane
:
dal
21
aprile
al
4
novembre
dalle
ore
9
alle
4
.
Chiesa
di
San
Marco
.
-
-
Nella
Piazza
omonima
sorge
il
tempio
di
San
Marco
.
Venne
nell
'
area
di
antichissima
chiesa
ricostruito
nel
1254
in
istile
gotico
con
fregi
in
cotto
,
finestre
a
sesto
acuto
;
soltanto
la
facciata
presenta
ancora
l
'
idea
di
sua
origine
vetusta
.
Vuolsi
rifabbricato
per
voto
dei
milanesi
,
e
dedicato
a
San
Marco
in
riconoscenza
di
servigi
ricevuti
dai
Veneziani
.
L
'
interno
è
.
decoroso
,
di
forma
moderna
con
tre
navi
,
ed
è
.
a
croce
latina
;
fu
rimodernato
nel
secolo
XVI
.
Possiede
pitture
del
G
.
P
.
Lomazzo
,
del
Conca
,
di
A
.
Campi
,
di
G
.
C
.
Procaccini
,
del
Cerano
,
del
Genovesino
,
ecc
.
;
e
diversi
monumenti
sepolcrali
,
segnatamente
quello
di
Lanfranco
Settala
,
primo
generale
degli
Agostiniani
,
morto
nel
1264
,
e
vuolsi
lavoro
di
Balduccio
da
Pisa
.
Casa
d
'
Industria
.
L
'
annesso
vasto
monastero
degli
Agostiniani
,
padri
soppressi
nel
1797
,
servì
di
caserma
militare
prima
e
dopo
la
Re
-
pubblica
Cisalpina
,
ora
ai
soldati
francesi
,
ora
ai
Polacchi
,
ora
ai
Cisalpini
e
Italiani
.
-1127
luglio
1815
vi
venne
aperto
dal
governo
la
Pia
Casa
d
'
Industria
e
Ricovero
pei
poveri
,
e
nel
1868
,
per
cura
del
Municipio
,
anche
il
Ricovero
di
Mendicità
.
Bagni
pubblici
.
Stabilimento
in
costruzione
in
via
Castelfidardo
.
Racchiude
vasche
comuni
pei
nuoto
non
troppo
felicemente
ideate
.
Linea
C
.
(
Colore
terraceo
.
Barriera
Principe
Umberto
)
.
MONUMENTI
.
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Monumento
Cavour
.
Istituto
tecnico
superiore
.
Palazzo
Taverna
.
Palazzo
Melzi
d
'
Eril
.
della
R
.
Zecca
.
Regia
Casa
di
Pena
.
Barriera
.
Stazione
Centrale
.
CHIESE
.
San
Bartolomeo
.
ALBERGHI
.
Cavour
.
Manin
.
Firenze
.
Percorrendo
la
linea
dalla
Piazza
del
Duomo
alla
barriera
Principe
Umberto
devesi
fare
attenzione
al
palazzo
in
angolo
tra
la
via
Monte
Napoleone
e
la
via
Sant
'
Andrea
.
Era
quivi
l
'
antica
casa
Marliani
,
di
architettura
bramantesca
,
ridotta
alla
moderna
costruzione
dall
'
architetto
Piermarini
.
Fu
sede
questo
palazzo
del
Monte
Camerale
di
Santa
Teresa
,
specie
di
Debito
Pubblico
,
istituito
da
Maria
Teresa
con
un
primo
decreto
18
dicembre
1755
;
quindi
del
Monte
Napoleone
,
fondato
nel
1804
da
Bonaparte
allo
scopo
di
consolidare
e
redimere
il
debito
.
Dopo
il
1814
,
gli
Austriaci
vi
insediarono
il
Monte
Lombardo
-
Veneto
,
che
,
nel
1864
,
il
governo
italiano
tramutò
in
Debito
Pubblico
.
Di
contro
a
questo
palazzo
è
la
casa
portante
il
num
.
23
,
di
proprietà
della
famiglia
Verri
,
ed
ove
abitarono
Pietro
Verri
,
lo
storico
ed
economista
,
ed
i
suoi
fratelli
Alessandro
,
autore
delle
Notti
Romane
,
e
Carlo
,
scrittore
in
agronomia
.
È
rimarchevole
anche
la
casa
Vidiserti
n
.
37;
ivi
il
18
marzo
1848
si
raccolsero
i
capi
della
insurrezione
di
Milano
contro
gli
Austriaci
.
Apposite
iscrizioni
indicano
poi
ove
abitarono
e
morirono
gli
scrittori
e
poeti
Carlo
Porta
e
Tomaso
Grossi
.
Nella
vicina
via
dei
Bigli
è
l
'
antico
palazzo
dei
conti
Taverna
,
ora
del
sig
.
Andrea
Ponti
,
che
si
vuole
architettura
dalla
scuola
del
Bramante
;
la
facciata
venne
restaurata
non
sono
molti
anni
.
Ammirabili
le
pitture
nel
cortile
;
esse
appartengono
alla
scuola
del
Luini
.
Nella
vicina
casa
,
pure
Taverna
,
mentre
il
popolo
milanese
combatteva
nelle
cinque
giornate
del
marzo
1848
,
il
Comitato
centrale
dell
'
insurrezione
respingeva
l
'
armistizio
offerto
dal
generale
Radetzki
,
e
si
costituiva
in
Governo
Provvisorio
.
La
famiglia
Taverna
ha
un
bel
palazzo
anche
nella
via
Monte
Napoleone
.
Piazza
Cavour
.
Così
chiamata
pel
monumento
innalzato
dal
Municipio
di
Milano
al
grande
ministro
Camillo
Benso
conte
di
Cavour
,
che
vedesi
nel
mezzo
di
essa
Piazza
.
La
inaugurazione
del
monumento
avvenne
la
prima
domenica
di
giugno
dell
'
anno
1865
.
La
statua
di
Cavour
fu
modellata
da
Edoardo
Tabacchi
,
quella
di
Clio
,
che
le
sta
ai
piedi
in
atto
di
scrivere
,
da
Antonio
Tantardini
.
La
fusione
in
bronzo
delle
medesime
fu
eseguita
dal
Papi
di
Firenze
.
In
Piazza
Cavour
abbiamo
di
rimarchevole
1'
Istituto
Tecnico
Superiore
.
Creato
colla
legge
13
novembre
1859
,
ebbe
principio
di
attuazione
pel
reale
decreto
13
novembre
1862
.
L
'
edificio
attuale
,
ricostruito
con
moderna
architettura
sotto
il
Regno
Italico
con
disegno
dell
'
architetto
Pietro
Pestagalli
,
servì
a
parecchi
usi
,
che
non
è
ufficio
nostro
qui
rammentare
.
Dalla
Piazza
Cavour
si
può
anche
avere
accesso
al
Civico
Museo
,
un
cui
ingresso
trovasi
nella
via
Manin
.
In
questa
Piazza
vi
è
da
visitare
Io
studio
dello
scultore
cav
.
Pietro
Magni
,
il
quale
sta
eseguendo
il
gran
monumento
a
Leonardo
da
Vinci
,
che
dovrà
sorgere
nel
mezzo
di
Piazza
della
Scala
.
Intorno
al
piedestallo
del
medesimo
,
saranno
le
statue
degli
scolari
del
fondatore
della
scuola
lombarda
:
Salaino
,
Boltrafiio
,
Marco
d
'
Oggionno
e
Cesare
da
Sesto
.
Abbiamo
pur
quivi
l
'
Albergo
Cavour
.
Percorrendo
la
via
Manin
è
degno
di
osservazione
il
palazzo
ducale
Melzi
di
Eril
,
che
fu
abitazione
di
Francesco
Melzi
d
'
Eril
,
vice
-
presidente
della
Repubblica
Italiana
,
e
vi
morì
il
16
gennaio
1816
nella
età
di
63
anni
.
In
questa
via
è
1'
albergo
Manin
con
eccellente
servizio
di
trattoria
alla
carta
e
a
pasto
.
Volgendo
nella
via
Moscova
devesi
visitare
la
Regia
Zecca
.
Questo
stabilimento
monetario
è
stato
eretto
nel
1778
,
ed
è
in
moltissima
considerazione
,
tanto
per
la
quantità
,
delle
macchine
che
servono
alla
fabbricazione
delle
monete
,
quanto
per
l
'
ottimo
sistema
che
si
è
introdotto
,
e
per
la
scelta
degli
artefici
ed
operatori
d
'
ogni
genere
.
Fu
in
questo
stesso
stabilimento
che
si
illustrarono
il
cav
.
Morosi
e
il
bolognese
Luigi
Manfredini
.
Prima
dell
'
anno
1778
la
Zecca
era
situata
nella
via
omonima
presso
San
Sepolcro
,
e
vi
ò
riconosciuta
in
quel
luogo
fin
dal
872
,
Poco
lontano
dalla
Zecca
vi
è
la
nuova
chiesa
di
San
Bartolomeo
,
cominciata
nel
1867
.
Il
disegno
è
dell
'
architetto
Maurizio
Garavaglia
,
il
quale
nell
'
interno
si
attenne
alla
demolita
chiesa
di
Santa
Marta
,
che
era
nella
Piazza
omonima
,
ed
architettata
da
Francesco
Richini
.
Nella
via
Principe
Umberto
sono
degne
di
osservazione
le
case
Maciacchini
,
architettura
toscana
dello
stesso
Maciacchini
,
e
Calegari
,
architettura
del
Jodani
.
In
angolo
a
questa
via
e
quella
Parini
vi
è
l
'
albergo
Firenze
.
Trovandosi
in
questa
località
devesi
visitare
la
Regia
Casa
di
Pena
,
che
sorge
in
via
Giuseppe
Parini
.
Essa
è
il
primo
edificio
in
Italia
,
eretto
fin
dal
1762
per
uso
carceri
a
forma
penitenziaria
;
architetto
ne
fu
Francesco
Croce
;
ma
non
fu
terminato
.
Ebbe
gli
elogi
del
benefico
Howard
,
e
destò
1'
ammirazione
di
nostrali
e
forestieri
.
Barriera
Principe
Umberto
.
Questa
barriera
venne
inaugurata
nell
'
autunno
1865
.
Fu
eseguita
su
disegno
dell
'
architetto
Balzaretti
,
del
quale
sono
pure
i
casini
laterali
,
non
che
gli
spazi
a
giardino
tanto
ai
lati
,
quanto
lungo
la
via
Panini
,
e
fuori
città
,
per
accedere
alla
stazione
ferroviaria
.
Il
re
di
Portogallo
,
Luigi
Filippo
Maria
,
fu
il
primo
a
passarvi
.
Stazione
Centrale
.
La
stazione
centrale
venne
inaugurata
il
5
maggio
1864
.
Elevasi
quasi
a
livello
del
bastione
a
245
metri
fuori
della
città
;
ha
una
forma
planimetrica
rettangolare
,
col
maggior
lato
di
metri
233
œ
di
lunghezza
,
e
poco
meno
di
78
di
larghezza
:
due
fronti
,
l
'
una
verso
la
città
,
l
'
altra
verso
la
campagna
,
insieme
collegate
da
una
gran
galleria
coperta
di
40
metri
e
mezzo
di
larghezza
.
Nella
fronte
verso
la
città
,
trovasi
l
ingresso
e
l
'
ordinamento
del
servizio
pubblico
,
nella
fronte
verso
la
campagna
gli
uffici
della
locale
Direzione
.
Il
servizio
per
le
partenze
è
posto
a
sinistra
di
chi
accede
alla
stazione
,
ed
il
caffè
,
squisitamente
provveduto
d
'
ogni
genere
di
trattoria
e
bottiglieria
,
è
all
'
estremo
di
questo
lato
.
Alla
parte
opposta
sta
invece
il
servizio
degli
arrivi
,
e
la
loggia
reale
con
molta
ricchezza
costruita
.
Nelle
sale
vi
sono
affreschi
grandiosi
dei
pittori
Gerolamo
Induno
ed
Eleuterio
Paliano
.
Linea
D
.
(
Colore
violaceo
Porta
Tenaglia
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Foro
Bonaparte
.
Castello
.
Piazza
d
'
Armi
.
Arena
.
Arco
del
Sempione
.
Il
Tivoli
.
L
'
Eco
della
Simonetta
.
CHIESE
.
Santa
Maria
della
Consolazione
.
TEATRI
.
Circhi
pel
popolo
.
ALBERGHI
(
*
)
.
Foro
Bonaparte
.
Sull
'
area
delle
demolite
fortificazioni
del
Castello
,
dal
lato
di
mezzodì
,
dall
'
architetto
Canonica
disponevasi
a
pubblico
passeggio
la
Piazza
denominata
quindi
Foro
Bonaparte
,
con
svariati
campi
e
zolle
,
e
ben
disposti
viali
ornati
d
'
alberi
che
gli
Austriaci
,
me
-
mori
delle
cinque
giornate
del
marzo
1848
,
al
loro
ritorno
nell
'
agosto
di
quello
stesso
anno
,
fecero
abbattere
.
L
'
attuale
ordinamento
del
Foro
Bonaparte
devesi
alla
Giunta
Municipale
,
che
dal
1864
vi
continua
a
fare
abbellimenti
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
cav
.
Agostino
Nazari
.
Castello
.
Il
Castello
,
detto
anticamente
la
Fortezza
di
Porta
Giovia
,
venne
innalzato
nel
1358
da
Galeazzo
II
Visconti
,
con
architettura
militare
di
quei
tempi
.
La
fabbrica
fu
terminata
nel
1368
.
Essa
doveva
tenere
in
freno
gli
amatissimi
sudditi
.
Morto
Galeazzo
,
ad
istanza
dei
cittadini
,
venne
demolito
.
Se
non
che
succeduto
il
figlio
di
lui
Giovanni
Galeazzo
conte
di
Virtù
,
dopo
l
'
usurpazione
dello
Stato
(
*
)
In
questa
linea
non
vi
sono
che
alberghi
ed
osterie
secondarie
.
Milanese
,
non
tardò
a
farne
rifabbricare
un
altro
di
maggiore
robustezza
,
e
vi
fissò
poi
la
sua
stanza
,
e
qui
nasceva
il
di
lui
figlio
secondogenito
Filippo
Maria
,
in
cui
dovevasi
spegnere
la
linea
dominatrice
dei
Visconti
.
Così
stette
fino
al
1447
,
quando
,
morto
quest
'
ultimo
duca
,
i
Milanesi
,
proclamata
1'
Aurea
libertà
ambrosiana
,
credettero
necessario
spianare
quel
forte
per
togliersene
di
dosso
la
soggezione
.
Ma
anche
questa
volta
si
trovò
subito
chi
lo
rifacesse
,
e
fu
Francesco
Sforza
,
quando
con
nessun
diritto
,
ma
colla
più
efficace
delle
ragioni
,
la
spada
,
acquistò
Milano
,
e
ne
corroborò
tutti
i
punti
.
La
nuova
fortezza
sorse
in
forma
di
un
gran
quadrato
con
alte
mura
cinte
da
fossato
,
e
con
vigorosi
torrioni
agli
angoli
rivolti
verso
la
città
,
e
di
tale
altezza
elle
le
palle
ad
un
bisogno
potessero
da
essi
volare
in
mezzo
della
città
,
stessa
.
Le
diede
vie
coperte
,
oscure
prigioni
,
cameroni
pei
militi
,
stanze
col
trabocchetto
,
ingressi
muniti
di
alte
torri
con
grande
cortile
interno
quadrilungo
,
con
rocchetto
centrale
per
tenere
,
quando
bisognasse
,
in
freno
lo
stesso
Castello
,
e
per
racchiudervi
il
tesoro
.
In
questo
quadrato
era
compreso
il
palazzo
ducale
,
di
cui
si
ponno
mirare
gli
avanzi
.
Un
fulmine
,
scoppiato
ai
28
giugno
1521
nella
polveriera
,
mandava
in
conquasso
grande
parte
dell
'
edificio
,
che
fu
ristaurato
sotto
i
regni
di
Carlo
V
e
Filippo
II
,
e
ridotto
nelle
più
recenti
regole
militari
,
coronato
di
sei
baluardi
,
cortine
,
fossi
,
strade
coperte
,
mura
fortissime
,
ecc
.
Salvo
alcuni
miglioramenti
fatti
nel
1734
durò
la
fortezza
in
quello
stato
sino
al
1500
.
Sostenne
otto
assedi
.
Con
legge
30
nevoso
,
anno
nono
repubblicano
,
fu
decretata
dal
Governo
Cisalpino
la
demolizione
della
fortezza
e
1'
erezione
del
Foro
Bonaparte
,
nel
quale
dovevano
essere
raccolti
stabilimenti
per
le
assemblee
del
popolo
,
per
le
arti
,
per
le
scienze
,
pel
commercio
e
pel
soldato
emerito
,
ed
innalzato
,
nel
luogo
il
più
insigne
,
un
grandioso
monumento
,
che
tramandasse
alla
posterità
le
gloriose
gesta
degli
eserciti
francesi
in
Italia
.
Il
progetto
relativo
al
Foro
Bonaparte
era
dall
'
architetto
Giovanni
Antolini
presentato
al
Governo
il
25
frimale
del
suddetto
anno
.
La
prima
pietra
fu
posta
con
gran
solennità
il
30
aprile
1801
,
presso
lo
sbocco
della
via
Cusani
.
Ma
caduta
la
Repubblica
Cisalpina
non
si
pensò
più
alla
costruzione
del
Foro
Bonaparte
.
Il
Castello
,
rimasto
dall
'
antica
fortezza
,
venne
ad
avere
parecchie
migliorie
,
la
più
importante
,
verso
la
Piazza
d
'
anni
,
devesi
all
'
ingegnere
militare
colonnello
Rossi
sotto
il
Regno
italico
.
I
due
torrioni
di
solide
bugne
agli
angoli
verso
la
città
,
furono
mozzati
dal
popolo
nel
1548
.
Nel
1862
l
'
attuale
Governo
demolì
alcune
opere
forti
fiancheggianti
quei
torrioni
,
e
vi
costrusse
da
un
lato
l
'
elegante
edificio
gotico
che
serve
a
scuola
di
equitazione
.
Chiesa
di
Santa
Maria
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
della
Consolazione
,
detta
del
Castello
,
già
convento
degli
Agostiniani
,
soppressi
nel
1769
,
fu
fondata
,
secondo
alcuni
,
dal
duca
Galeazzo
Maria
Visconti
,
e
giusta
l
'
opinione
di
altri
,
da
Giovanni
Galeazzo
.
Fu
dappoi
,
con
disegno
dell
'
architetto
Gio
.
Battista
Chiappa
,
rimodernata
.
Contiene
pitture
di
Camillo
Procaccini
,
di
Daniele
Crespi
,
di
Gaudenzio
Ferrari
e
di
altri
.
Piazza
d
'
Armi
.
Lo
spazio
dal
lato
di
tra
-
montana
del
Castello
nell
'
anno
1806
venne
ridotto
a
piazza
per
militari
esercizi
,
d
'
onde
la
denominazione
di
Piazza
d
'
armi
.
Ha
la
lunghezza
di
metri
549.93
,
la
larghezza
di
metri
654
.
43
.
Qui
presso
evvi
il
bersaglio
militare
,
della
Guardia
nazionale
e
della
Società
dei
Carabinieri
milanesi
.
In
questa
Piazza
,
specialmente
durante
il
primo
Regno
d
'
Italia
,
si
sono
fatte
di
molte
feste
popolari
.
L
'
Arena
.
Questo
grandioso
edificio
ò
uno
dei
più
insigni
che
si
eressero
sotto
il
Governo
italico
per
accrescere
il
decoro
e
lo
splendore
della
città
di
Milano
,
che
mancava
di
un
monumento
di
questo
genere
.
Esso
ha
la
forma
di
un
elissi
col
maggior
asse
di
240
metri
sopra
120;
venne
disegnato
dall
'
architetto
Canonica
ad
imitazione
del
Circo
di
Caracalla
,
e
può
conte
-
nere
30,000
spettatori
.
Fu
incominciato
nel
1805
,
e
alla
sua
costruzione
si
impiegarono
le
pietre
del
demolito
castello
,
ed
alla
fronte
delle
carceri
gli
avanzi
del
castello
di
Trezzo
.
Imponente
è
il
Pulvinare
,
posto
verso
il
mezzogiorno
,
non
che
la
porta
principale
.
Serve
ai
pubblici
spettacoli
di
corse
di
cavalli
e
di
bighe
,
ed
ai
giuochi
ginnastici
e
pirotecnici
,
ed
è
atto
altresì
a
divertimenti
di
naumachia
,
avendovi
il
comodo
di
riempire
tutta
l
'
Arena
col
rigagnolo
scorrente
tra
il
podio
e
l
'
Arena
stessa
.
Nell
'
inverno
serve
al
divertimento
del
pattinaggio
.
Venne
il
giorno
17
dicembre
1807
inaugurato
con
un
grande
spettacolo
di
naumachia
,
presente
1'
imperatore
Napoleone
.
Arco
del
Sempione
.
L
'
architetto
Luigi
Caguola
,
avendo
per
le
nozze
del
vicerè
Eugenio
,
nel
1806
,
alzato
a
Porta
Orientale
un
arco
di
legno
e
tela
con
stile
classico
e
pretto
,
il
Consiglio
Municipale
decretò
fosse
eseguito
di
marmo
bianco
a
capo
della
strada
del
Sempione
,
adoperandovi
i
200
mila
franchi
che
Napoleone
aveva
assegnati
alla
città
per
spese
di
ornamento
pubblico
.
L
'
autunno
del
1807
se
ne
gettarono
le
fondamenta
,
e
al
1814
erasi
all
'
imposta
delle
due
arcate
minori
.
Il
19
aprile
di
quell
'
anno
se
ne
sospendevano
i
lavori
per
la
caduta
del
Regno
d
'
Italia
.
Francesco
I
,
per
istanza
della
Congregazione
centrale
,
che
implorò
di
impiegare
nella
costruzione
i
crediti
che
le
provincie
avevano
per
somministrazioni
fatte
agli
eserciti
Austriaci
,
supplendo
nel
resto
lo
Stato
,
autorizzò
il
proseguimento
di
quei
lavori
,
che
,
ripigliati
nel
1816
,
terminarono
nel
1838
.
Dovevano
fregiarlo
la
statua
della
Vittoria
,
in
ricordo
della
battaglia
di
Jena
,
e
i
fasti
napoleonici
.
Il
Governo
austriaco
volle
che
portasse
la
statua
della
Pace
,
e
i
fatti
che
precedettero
quella
pace
sciagurata
.
Il
monumento
componesi
di
un
arco
grandissimo
fiancheggiato
da
due
minori
,
il
tutto
sormontato
da
un
attico
.
E
adorno
di
colonne
monoliti
di
marmo
di
Crevola
,
e
lo
fregiano
molti
bassorilievi
di
G
.
Monti
,
di
Cacciatori
,
di
C
.
Pacetti
,
di
C
.
Monti
,
di
Rusca
,
di
Acquisti
,
di
Perabò
,
di
Marchesi
,
di
Somaini
,
ed
ornamenti
e
statue
di
squisito
lavoro
.
La
sestiga
colossale
,
modellata
da
A
.
Sangiorgio
,
venne
fusa
in
bronzo
dal
Manfredini
,
come
pure
le
quattro
Fame
modellate
dal
Putti
bolognese
.
I
due
casini
laterali
di
granito
rosso
sono
di
maestosa
semplicità
dorica
.
L
'
arco
è
praticabile
nell
'
interno
;
comoda
scala
conduce
alla
sommità
,
dalla
quale
si
gode
la
vista
di
stupendi
panorami
,
e
si
porno
ammirare
da
presso
la
sestiga
e
le
statue
.
La
spesa
.
per
salire
è
tenuissirna
.
Sotto
questo
monumento
,
il
giorno
8
giugno
1859
,
entravano
l
'
imperatore
Napoleone
III
e
re
Vittorio
Emanuele
,
vincitori
nei
campi
di
Palestro
e
di
Magenta
.
A
perpetuare
sì
felice
avvenimento
vennero
,
il
18
marzo
1860
,
cancellate
al
sommo
dell
'
Arco
le
impronte
servili
,
e
poste
le
seguenti
epigrafi
:
(
verso
la
campagna
)
ENTRANDO
CON
L
'
ARMI
GLORIOSE
NAPOLEONE
III
E
VITTORIO
EMANUELE
II
LIBERATORI
MILANO
ESULTANTE
CANCELLÒ
DA
QUESTI
MARMI
LE
IMPRONTE
SERVILI
E
VI
SCRISSE
L
'
INDIPENDENZA
D
'
ITALIA
MDCCCLIX
(
verso
la
città
)
ALLE
SPERANZE
DEL
REGNO
ITALICO
AUSPICE
NAPOLEONE
I
I
MILANESI
DEDICARONO
L
'
ANNO
MDCCCVII
E
FRANCATI
DA
SERVITÙ
FELICEMENTE
RESTITUIRONO
MDCCCLIX
Questo
Arco
doveva
formare
il
principio
della
magnifica
strada
,
che
congiungeva
Milano
colla
sommità
del
Sempione
,
opera
delle
più
dispendiose
e
difficili
che
siensi
intraprese
sotto
il
Governo
italico
.
La
lunghezza
della
strada
da
Gabio
,
confine
in
allora
del
Regno
,
sino
a
Soma
è
di
metri
106
,
586
.
Da
Soma
a
Milano
,
continuata
dal
Governo
austriaco
,
metri
51,000
.
Il
Tivoli
.
Di
fianco
all
'
Arena
avvi
uno
spazio
di
terreno
che
la
Giunta
Municipale
sta
ordinando
per
luogo
di
sollazzi
popolari
,
denominandolo
il
Tivoli
.
La
Porta
Tenaglia
,
che
è
qui
presso
,
è
una
delle
più
vecchie
,
e
reclama
dal
Municipio
urgente
ricostruzione
.
Non
molto
lungi
fuori
di
questa
Porta
,
evvi
un
palazzo
denominato
la
Simonetta
,
da
un
già
suo
proprietario
,
celebre
per
la
singolarità
di
un
Eco
che
,
allo
scoppio
di
un
'
arme
da
fuoco
,
al
getto
di
un
grido
,
si
fa
udire
in
un
angolo
del
cortile
,
aperto
da
un
lato
,
e
viene
ripetuto
distintamente
più
di
trenta
volte
,
finchè
,
scemando
,
di
mano
in
mano
si
perde
.
Crediamo
abbia
il
primato
sull
'
Eco
del
Battisterio
di
Pisa
.
Ciò
che
di
questo
fabbricato
rimane
,
dimostra
bastantemente
quello
che
doveva
essere
di
magnifico
a
'
suoi
tempi
.
Sulla
costruzione
di
esso
,
la
malignità
,
che
non
ha
sempre
torto
,
disse
che
fu
eretto
dagli
appaltatori
dei
bastioni
,
e
regalato
poi
a
don
Ferrante
Gonzaga
per
gratitudine
di
avere
questo
governatore
chiuso
gli
occhi
sul
prezzo
e
sul
modo
onde
quell
'
opera
fu
eseguita
.
Per
avere
accesso
nel
palazzo
si
deve
pagare
una
tassa
di
centesimi
50
.
Linea
E
.
(
Colore
giallo
.
Porta
Magenta
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
del
Bollo
.
Litta
.
Orfanotrofio
femminile
.
CHIESE
.
Santa
Maria
Segreta
.
San
Nazaro
Pietra
Santa
.
Santa
Maria
alla
Porta
.
Monastero
Maggiore
.
Le
Grazie
.
ALBERGHI
.
Beccaccia
.
Nella
linea
dalla
Piazza
del
Duomo
alla
Porta
Magenta
havvi
il
palazzo
,
sede
degli
uffici
del
Bollo
e
di
altri
delle
regie
Finanze
,
eretto
al
Bocchetto
,
ove
esisteva
il
monastero
colla
chiesa
di
Sant
'
Ulderico
,
vescovo
di
Augusta
,
soppresso
nel
1787
:
offre
poco
di
rimarchevole
.
Si
disse
questa
località
del
Bocchetto
da
uno
sbocco
di
condotto
d
'
acqua
o
piscina
,
costruito
ivi
presso
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Segreta
.
Di
questo
tempio
si
fa
menzione
fin
dal
secolo
XI
come
fondato
da
donna
di
famiglia
cospicua
.
Nel
seco
-
lo
XVIII
fu
ridotto
alla
odierna
forma
su
disegno
dell
'
architetto
Giulio
Galliori
.
In
materia
d
'
arte
,
nella
chiesa
,
altro
non
si
ravvisa
di
interessante
che
un
quadro
del
Panfilo
rappresentante
la
Vergine
col
Bambino
,
e
l
'
altare
maggiore
,
costrutto
di
fini
marmi
e
di
bronzi
dorati
su
disegno
del
prof
.
Giuseppe
Levati
.
Chiesa
di
San
Nazaro
Pietrasanta
.
E
questa
chiesuola
molto
elegante
:
l
'
altare
maggiore
è
dell
'
architetto
Zanoja
;
possiede
pitture
di
Cesare
Procaccini
,
Aurelio
Luini
,
Ridolfo
Cunio
,
scolare
del
Cerano
.
Questo
tempio
fu
detto
di
Pietra
santa
,
secondo
una
tradizione
,
da
un
cippo
di
marmo
africano
,
sul
quale
inginocchiossi
il
vescovo
Ambrogio
,
implorando
la
sconfitta
degli
Ariani
.
Santa
Maria
alla
Porta
.
Questa
chiesa
fu
così
detta
perché
già
presso
la
porta
Giovia
e
le
mura
fabbricate
dall
'
imperatore
Massimiano
Erculeo
;
lo
che
dimostra
la
sua
antichità
.
La
vecchia
chiesa
fu
rifabbricata
nel
1652
su
disegno
di
Francesco
Richini
per
ordine
di
Benedetto
Aresi
.
Sulla
bella
facciata
,
restaurata
alcuni
anni
or
sono
,
vedesi
un
basso
rilievo
in
marmo
rappresentante
l
'
incoronazione
della
Madonna
,
eseguito
da
Carlo
Simonetta
.
Nell
'
interno
vi
è
una
statua
del
Simonetta
stesso
,
e
parecchie
pitture
di
Marco
d
'
Oggionno
,
di
Camillo
Procaccini
,
del
Lomazzo
.
Monastero
Maggiore
.
Molti
pretendono
che
in
origine
qui
fosse
il
tempio
di
Giove
,
e
che
le
quattro
belle
colonne
di
porfido
che
sostengono
la
tribuna
dell
'
altare
maggiore
in
Sant
'
Ambrogio
si
trovassero
in
quell
'
edificio
.
Diverse
sono
le
opinioni
sopra
1'
epoca
della
fondazione
del
monastero
:
alcuni
l
'
attribuiscono
a
San
Martino
nel
IV
secolo
;
tutti
però
si
accordano
nell
'
ammetterlo
ampliato
da
Ottone
imperatore
nel
X
secolo
.
La
chiesa
,
già
dedicata
alla
Madonna
,
venne
nel
secolo
XII
intitolata
a
San
Maurizio
.
Fu
già
quell
'
edificio
,
sino
al
1799
,
chiostro
di
Benedettine
,
e
venne
chiamato
Maggiore
,
sia
per
copia
di
privilegi
che
per
numero
di
monache
.
Si
pretende
che
Barbarossa
,
prescrivendo
il
diroccamento
di
Milano
,
ordinasse
di
rispettare
il
Monastero
Maggiore
,
la
basilica
di
Sant
'
Ambrogio
e
la
cattedrale
.
La
chiesa
attuale
col
monastero
(
ora
sede
di
scuole
comunali
)
fu
costrutta
col
disegno
dell
'
architetto
Giovan
Giacomo
Dolcebono
,
pavese
,
scolaro
di
Bramante
.
La
facciata
è
tutta
di
marmo
,
condotta
con
isquisito
gusto
dal
milanese
Francesco
Pirovano
.
L
'
interno
della
chiesa
è
una
vera
galleria
di
Scuola
Lombarda
;
vi
primeggiano
affreschi
di
Bernardino
Luini
,
di
Calisto
Piazza
da
Lodi
,
di
Pietro
Gnocchi
,
di
Lomazzo
,
Ferrari
,
e
di
-
pinti
di
Antonio
Campi
.
In
questa
chiesa
leggonsi
due
iscrizioni
sepolcrali
,
le
quali
ricordano
d
'
essere
stati
ivi
sepolti
,
nell
'
anno
1532
,
Alessandro
Bentivoglio
,
signore
di
Bologna
,
scacciato
da
papa
Giulio
II
,
e
nel
1545
Ginevra
Bentivoglio
,
moglie
di
Giovanni
Carretto
marchese
di
Finale
.
Il
fianco
di
levante
della
chiesa
venne
deturpato
nei
secoli
decorsi
coll
'
addossamento
di
case
;
rimasto
di
nuovo
scoperto
per
I
'
apertura
della
via
Bernardino
Luini
,
si
va
a
ristaurare
in
pietra
e
-
laterizi
su
disegno
del
pittore
Angelo
Colla
.
Nello
stesso
fianco
di
levante
,
presso
la
via
Ansporto
,
scorgesi
una
torre
quadrata
a
diversi
piani
,
innalzata
ai
tempi
di
Massimiano
:.una
porta
a
lato
della
medesima
,
con
colonne
di
marmo
antico
isolate
,
deve
aver
servito
di
comunicazione
al
Circo
romano
,
che
esisteva
nella
vicinanza
.
Presso
questa
torre
avvene
altra
rotonda
,
divisa
in
tre
piani
,
e
che
vedesi
da
tergo
al
tempio
.
E
opera
,
coll
'
unito
avanzo
di
antiche
mura
,
dell
'
arcivescovo
Ansperto
,
il
quale
l
'
avrebbe
fatta
costruire
a
difesa
del
monastero
.
La
parte
terrena
si
crede
aver
servito
di
carcere
ad
alcuni
martiri
milanesi
,
fra
cui
Gervaso
,
Protaso
,
Vittore
,
Naborre
e
Felice
.
Palazzo
Litta
.
Questo
palazzo
fu
fatto
in
-
cominciare
dal
conte
Bartolomeo
Arese
,
presi
-
dente
del
Senato
al
tempo
di
Filippo
IV
di
Spagna
,
sul
disegno
di
Francesco
Richini
,
e
terminato
in
seguito
dai
successori
di
lui
.
Presenta
una
facciata
maestosa
e
ricca
di
marmi
;
l
'
in
-
terno
è
decorato
di
grandiosi
vestiboli
e
portici
in
giro
sostenuti
da
colonne
;
lo
scalone
magni
-
fico
di
marmo
,
che
vi
fu
aggiunto
posteriormente
,
è
opera
di
Carlo
Giuseppe
Merli
.
E
ricco
pure
di
sontuose
stanze
,
di
un
bel
giardino
e
annessa
cavallerizza
.
Morto
l
'
Arese
,
passò
il
palazzo
al
conte
Giulio
Visconti
,
nipote
suo
,
ed
ultimo
vicerè
di
Napoli
per
Carlo
VI
;
da
questi
pervenne
per
eredità
alla
famiglia
Litta
-
Visconti
-
Arese
.
Orfanotrofio
femminile
.
Nel
Corso
Magenta
evvi
anche
l
'
Orfanotrofio
femminile
.
Fino
dal
decimosesto
secolo
si
pensò
a
sopprimere
in
Milano
la
mendicità
,
ed
in
questo
luogo
,
denominato
di
Santa
Maria
della
Stella
,
già
convento
di
Benedettine
,
stabilì
San
Carlo
Borromeo
uno
specale
pei
mendicanti
.
Creato
arcivescovo
di
Milano
,
il
cardinale
Federico
Borromeo
fece
costruire
da
Fabio
Mangone
solida
e
semplice
fabbrica
per
applicarla
al
ricovero
degli
orfani
d
'
ambo
i
sessi
,
la
quale
venne
poi
destinata
a
beneficio
delle
sole
femmine
.
Le
orfane
si
ammettono
dai
7
ai
12
anni
,
senz
'
obbligo
di
speciale
corredo
;
devono
appartenere
a
famiglie
povere
di
Milano
,
aventi
costì
il
decennale
domicilio
;
sono
preferite
quelle
che
hanno
perduti
entrambi
i
genitori
.
Alcune
piazze
sono
di
patronato
privato
.
Il
fabbricato
venne
ristaurato
or
non
sono
molti
anni
.
Chiesa
di
Santa
Maria
delle
Grazie
.
Questa
chiesa
fu
fabbricata
nel
luogo
ove
esisteva
-
no
i
quartieri
delle
milizie
del
duca
Francesco
I
Sforza
,
sotto
il
comando
del
generale
conte
Gaspare
Vimercati
,
il
quale
,
nel
1463
,
donò
ai
Domenicani
il
fondo
ed
unitovi
santuario
con
effigie
della
Madonna
molto
in
venerazione
,
a
patto
che
fabbricassero
un
tempio
grandioso
ed
un
convento
.
Lodovico
il
Moro
e
Beatrice
sua
moglie
,
nel
1492
,
presero
ad
ingrandire
la
chiesa
medesima
in
forma
di
croce
latina
;
ma
per
le
vicende
di
lui
rimase
l
'
opera
imperfetta
.
I
fini
lavori
di
cotto
,
gli
stemmi
,
le
medaglie
e
gli
emblemi
che
veggonsi
esteriormente
nella
parte
del
coro
,
dimostrano
quanto
Lodovico
si
studiasse
di
renderla
elegante
.
La
facciata
è
semplice
,
di
gotica
architettura
,
e
non
presenta
di
osservabile
che
il
piccolo
pronao
alla
porta
maggiore
,
ornato
di
medaglie
e
sostenuto
da
due
colonne
del
miglior
gusto
del
rimanente
.
L
'
interno
della
chiesa
è
a
tre
navi
di
gotica
architettura
sino
al
presbiterio
;
la
grandiosa
cupola
,
l
'
ampio
coro
e
le
cappelle
semicircolari
nei
lati
sono
disegno
del
Bramante
,
al
quale
Lodovico
ordinò
la
costruzione
tanto
di
quelle
opere
,
quanto
della
grandiosa
sacrestia
e
del
chiostro
contiguo
.
Questo
tempio
contiene
pregevoli
pitture
di
P
.
d
'
Adda
,
Gaudenzio
Ferrari
,
Francesco
Vicentini
,
Gio
.
Batt
.
Secchi
,
Semini
,
G
.
Nuvolone
,
B
.
Zenale
,
ecc
.
ecc
.
Nel
refettorio
del
monastero
esiste
ancora
la
famosa
pittura
di
Leonardo
da
Vinci
,
Il
Cenacolo
.
E
soverchio
descrivere
questa
meraviglia
dell
'
arte
,
da
tutta
Europa
conosciuta
,
e
la
quale
Francesco
I
di
Francia
,
nel
1520
,
avrebbe
voluto
trasportare
a
Parigi
.
Deperita
quella
pittura
,
venne
mirabilmente
restaurata
da
F
.
Barezzi
nel
1856
(
*
)
.
In
questo
stesso
refettorio
trovasi
altro
dipinto
a
fresco
,
La
Crocifissione
,
con
moltissime
figure
e
colla
veduta
di
Gerusalemme
,
lavoro
eseguito
da
Giovanni
Donato
Montorfano
milanese
nell
'
anno
1495
.
Mentre
Leonardo
da
Vinci
dipingeva
quel
Cenacolo
abitavasene
nella
vicina
casa
al
numero
67
,
contraddistinta
in
oggi
al
di
fuori
da
medaglie
scolpite
da
Pompeo
Marchesi
,
ed
ivi
in
una
sala
terrena
eseguiva
i
quattordici
ritratti
sforzeschi
.
Nel
convento
di
questa
chiesa
era
stabilito
il
Tribunale
di
Sant
'
Ufficio
,
trasportatovi
nel
1559
da
Sant
'
Eustorgio
,
e
vi
esistette
fino
alla
totale
sua.abolizione
avvenuta
nel
1769
.
I
monaci
furono
soppressi
il
7
marzo
1797
,
e
l
'
edificio
mutato
in
caserma
.
(
*
)
Nel
palazzo
di
Brera
evvi
una
copia
di
quest
'
opera
rara
,
fatta
dal
pittore
Giuseppe
Bossi
per
allogazione
del
Governo
Italico
.
Poco
distante
dalla
Piazza
delle
Grazie
eravi
la
Casa
di
Correzione
,
stata
innalzata
verso
il
1764
,
quando
si
cessò
di
vendere
ai
Veneziani
i
condannati
alle
,
galere
,
che
venivano
poi
spediti
in
Levante
.
Furono
in
seguito
i
condannati
concentrati
nell
'
edificio
in
via
Appiani
.
Porta
Magenta
.
Questa
porta
era
dedicata
a
Venere
,
forse
per
l
'
amenità
e
piacevolezza
del
luogo
.
Era
già
chiamata
Vercellina
,
perchè
da
essa
si
va
direttamente
a
Vercelli
;
indi
Magenta
in
memoria
della
battaglia
combattuta
in
quel
borgo
il
4
giugno
1859
,
che
portò
la
libertà
a
Milano
.
Dalla
porta
stessa
entrò
nel
1805
Napoleone
I
,
che
veniva
a
Milano
a
cingere
la
celebre
corona
ferrea
.
Nella
casa
al
numero
9
,
nel
Corso
Magenta
,
nacque
nel
1598
il
matematico
Bonaventura
Cavalieri
;
in
quella
al
numero
66
visse
,
e
morì
nel
1851
,
Francesco
Cherubini
,
e
al
numero
67
Giovanni
Gherardini
.
Lapidi
apposite
sulle
facciate
di
queste
case
ricordano
tali
fatti
.
Linea
F
.
(
Colore
verde
Dalla
piazza
del
Duomo
alla
Piazza
di
San
Vittore
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Biblioteca
Ambrosiana
.
Monumento
a
Federico
Borromeo
.
Palazzo
Borromeo
.
Caserma
San
Francesco
.
Ospedale
militare
.
Pusterla
di
Sant
'
Ambrogio
(
avanzi
)
.
Macello
pubblico
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
CHIESE
.
San
Sepolcro
.
Santa
Maria
Podone
.
Sant
'
Ambrogio
.
San
Vittore
.
ALBERGHI
.
(
In
questa
linea
non
vi
sono
che
alberghi
e
trattorie
di
secondo
ordine
)
.
Biblioteca
Ambrosiana
.
La
Biblioteca
Ambrosiana
fu
fondata
e
dotata
nell
'
anno
1602
dal
cardinale
Federico
Borromeo
.
All
'
uopo
fece
dall
'
architetto
Fabio
Mangone
,
presso
San
Sepolcro
,
costruire
apposito
edificio
,
la
cui
facciata
,
di
ordine
dorico
,
è
piccola
,
ma
graziosa
;
nel
fregio
,
a
caratteri
di
bronzo
,
leggesi
:
biblioteca
Ambrosiana
.
Venne
aperta
ad
uso
pubblico
nell
'
anno
1609
,
e
detta
Ambrosiana
,
in
memoria
del
vescovo
Ambrogio
,
protettore
di
Milano
.
Il
cardinale
Federico
,
a
renderla
una
delle
prime
d
'
Italia
,
spedì
a
sue
spese
in
varie
parti
di
Oriente
e
di
Occidente
uomini
dotti
per
raccogliere
libri
,
manoscritti
,
stampe
,
quadri
,
sculture
ed
oggetti
di
scienza
e
di
rarità
;
e
ne
fecero
buona
mèsse
,
che
andò
sempre
più
accrescendosi
col
progresso
degli
anni
per
donazioni
e
per
lasciti
.
Circa
120
mila
sono
i
volumi
,
e
15
mila
le
opere
manoscritte
di
questa
Biblioteca
,
come
pure
molti
le
pitture
,
le
sculture
,
i
disegni
,
i
cartoni
e
le
svariate
rarità
della
storia
naturale
,
delle
scienze
e
delle
arti
.
In
essa
sono
pure
riposti
una
parte
del
museo
Settala
ed
il
medagliere
Castiglioni
;
una
bella
raccolta
di
oggetti
antichi
nazionali
e
stranieri
,
come
bronzi
,
avori
,
minerali
,
armi
,
frecce
,
ecc
.
ecc
.
Vi
si
vedono
parecchie
iscrizioni
romane
del
medio
evo
,
alcuni
monumenti
,
fra
cui
gli
avanzi
di
quello
di
Gastone
da
Foix
,
eseguito
dal
valente
Bambaia
,
modelli
di
plastica
,
ecc
.
Fra
le
cose
rarissime
vi
sono
:
Le
Antichità
giudaiche
di
Giuseppe
Ebreo
,
tradotte
in
latino
da
Ruffino
,
su
papiro
del
V
secolo
;
un
Virgilio
,
con
note
del
Petrarca
relative
alla
sua
Laura
;
la
Cronaca
dei
Papi
,
di
Martino
Polacco
;
un
Dante
in
pergamena
;
un
volume
di
Leonardo
da
Vinci
;
il
Codice
Atlantico
dei
dodici
che
esistevano
,
rimasti
a
Parigi
;
alcune
lettere
del
cardinale
Bembo
a
Lucrezia
Borgia
,
con
una
ciocca
dei
capelli
della
medesima
.
Primeggiano
pure
l
'
originale
della
Scuola
d
'
Atene
di
Raffaello
,
il
cui
affresco
eseguì
a
Roma
nel
Vaticano
;
un
affresco
di
B
.
Luini
,
rappresentante
Gesù
coronato
di
spine
,
con
varie
persone
in
ginocchio
,
che
si
credono
ritratti
dei
deputati
del
Pio
Luogo
di
Santa
Corona
,
cui
apparteneva
questo
locale
ed
ove
ebbe
la
sua
prima
origine
(
*
)
.
(
*
)
Il
Luogo
Pio
di
Santa
Corona
,
fu
fondato
dal
domenicano
del
convento
della
Rosa
,
Stefano
Seregni
,
nel
1497
,
o
si
disse
di
Santa
Corona
,
in
memoria
delle
spine
del
Redentore
.
Unito
nel
1786
all
'
Ospedale
Maggiore
,
somministra
tuttavia
a
circa
trentamila
poveri
della
città
soccorso
di
medici
,
chirurghi
,
levatrici
e
medicinali
.
Vi
sono
peregrini
lavori
del
Luini
,
del
Durero
,
dei
Caracci
,
del
Vinci
,
del
Procaccini
,
del
Correggio
,
del
Tiziano
,
del
Giorgione
,
di
Palma
il
Vecchio
,
di
Andrea
del
Sarto
,
di
Michelangelo
,
di
Reni
,
del
Guercino
,
di
Giulio
Romano
,
di
Bruguel
,
di
Rubens
,
ecc
.
,
ecc
.
Ad
un
membro
della
famiglia
Borromeo
,
e
già
al
proposto
degli
Oblati
,
spetta
la
prerogativa
di
Conservatore
perpetuo
della
Biblioteca
,
mentre
gli
altri
Conservatori
sono
quinquennali
.
I
bibliotecari
formano
un
Collegio
di
dottori
,
più
o
meno
di
numero
secondo
1'
opportunità
.
In
Piazza
di
San
Sepolcro
,
avanti
la
facciata
del
Mangone
,
venne
nel
1865
eretta
,
a
spese
di
alcuni
cittadini
,
la
statua
in
marmo
di
Federico
Borromeo
,
eseguita
dallo
scultore
Corti
;
nel
piedestallo
sono
incise
iscrizioni
allusive
al
fondatore
della
Ambrosiana
,
tolte
dal
libro
i
Promessi
Sposi
di
Manzoni
.
Qui
presso
,
nella
via
omonima
,
era
l
'
antichissima
Zecca
di
Milano
.
Chiesa
di
San
Sepolcro
.
Questa
chiesa
è
antichissima
.
Venne
innalzata
nell
'
anno
1030
ad
onore
della
Trinità
da
un
ricco
zecchiero
,
tale
Benedetto
Rozzone
di
Cortesella
.
Se
non
che
un
pronipote
di
Rozzone
,
reduce
dopo
il
1099
da
Terra
Santa
,
pur
per
desiderio
mostratogli
,
dall
'
arcivescovo
in
Costantinopoli
,
pose
mano
a
riedificare
la
chiesa
a
somiglianza
di
quella
del
Santo
Sepolcro
di
Gerusalemme
,
assumendo
il
titolo
di
San
Sepolcro
.
Nel
1578
fu
donata
da
San
Carlo
agli
Oblati
da
esso
istituiti
,
e
nel
1618
Federico
Borromeo
riabbellì
la
chiesa
,
non
rimanendovi
della
sua
prima
origine
che
le
due
ineguali
torri
.
Sulla
porta
evvi
un
bell
affresco
del
Bramantino
,
rappresentante
Cristo
morto
in
seno
alla
Madre
,
con
San
Giovanni
e
la
Maddalena
,
opera
molto
lodata
dal
Vasari
e
dal
Lomazzo
.
Nell
'
interno
della
chiesa
vi
sono
quadri
di
Carlo
Magatti
e
di
Francesco
Nuvolone
;
nella
sagrestia
trovasi
una
raccolta
di
varie
pitture
,
fra
cui
alcune
del
Luini
.
Curiose
,
ma
malfatte
,
sono
le
statue
in
plastica
che
rappresentano
due
fatti
di
Gesù
Cristo
;
al
contrario
si
stimano
assai
quelle
dello
Scurolo
,
rappresentanti
un
fatto
della
Vergine
,
opera
del
celebre
Caradosso
Foppa
.
In
questo
Scurolo
,
che
pur
possiede
due
affreschi
del
Luiui
,
veniva
a
meditare
San
Carlo
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Podone
.
Si
pretende
da
alcuni
che
il
fondatore
di
questa
chiesa
sia
stato
un
tal
Werulfo
,
detto
Podone
,
soldato
di
Carlo
Magno
nel
872;
altri
però
ne
attribuiscono
la
fondazione
nel
834
all
'
arcivescovo
Angilberto
Pusterla
,
lo
stesso
che
fece
fabbricare
il
famoso
paliotto
che
vedremo
nella
basilica
di
Sant
'
Ambrogio
.
Nel
semicircolo
sopra
la
porta
d
'
ingresso
,
scorgesi
in
un
basso
rilievo
di
marmo
,
intagliata
insieme
colla
Vergine
ed
il
Bambino
,
l
'
effigie
del
conte
Vitaliano
Borromeo
,
il
quale
,
nel
1440
,
a
proprie
spese
,
fece
riparare
la
chiesa
,
dotandola
di
molte
ricche
suppellettili
e
di
un
capitolo
di
canonici
,
stato
soppresso
;
nel
1625
il
cardinale
Federico
la
fece
ridurre
a
più
moderna
architettura
da
Fabio
Mangone
tomi
facciata
d
'
ordine
composito
,
decorata
con
pronao
.
I
Borromei
vi
collocarono
i
sepolcri
di
famiglia
,
come
chiesa
di
loro
juspatronato
.
Il
conte
Giberto
fece
ricostruire
l
'
antica
cappella
a
destra
con
pitture
ed
ornati
del
Sanquirico
onde
riporvi
il
corpo
di
San
Renato
,
dato
in
dono
alla
nobile
famiglia
da
Leone
XII
.
In
questa
chiesa
vi
è
una
buona
pittura
di
Cristoforo
Franchi
.
La
statua
di
rame
,
colla
testa
e
mani
di
getto
in
bronzo
,
rappresentante
San
Carlo
,
che
sta
nella
Piazza
,
fu
fatta
eseguire
da
Federico
Borromeo
nel
1624
su
modello
di
Dionigi
Bussola
;
essa
trovavisi
prima
al
Cordusio
.
Venne
donata
a
Giberto
Borromeo
da
Giuseppe
II
nel
1786
.
Palazzo
Borromeo
.
Di
contro
a
Santa
Maria
Podone
è
il
palazzo
della
cospicua
famiglia
Borromeo
,
il
quale
conserva
ancora
la
sua
antichissima
forma
gotica
.
In
una
sala
a
pian
terterreno
evvi
un
magnifico
affresco
dell
'
antica
scuola
lombarda
,
sconosciuto
in
Milano
,
ma
ricordato
e
fattone
il
disegno
nella
storia
della
Pittura
Italiana
del
Rosini
.
Il
palazzo
contiene
altre
pitture
,
e
si
conserva
la
camera
abitata
da
San
Carlo
,
ivi
nato
.
Caserma
di
San
Francesco
.
Ove
è
la
caserma
,
detta
di
San
Francesco
,
esisteva
una
bella
chiesa
dei
Minori
Conventuali
,
la
più
grande
dopo
il
Duomo
,
fabbricata
sull
'
area
dell
'
antichissima
Basilica
Naboriana
(
*
)
verso
(
*
)
La
Basilica
Naboriana
,
innalzata
fin
dal
primo
secolo
da
un
tal
Filippo
Oldano
nei
suoi
orti
per
seppellirvi
i
martiri
,
vuolsi
la
prima
chiesa
di
Milano
.
l
'
anno
1256
,
epoca
in
cui
andò
la
basilica
in
possesso
di
que
'
padri
.
In
San
Francesco
avevano
i
Corio
i
loro
sepolcri
,
e
vi
erano
raccolte
le
spoglie
di
Bernardino
Corio
,
di
Raimondo
Torriani
,
di
Frate
Buonvicino
da
Riva
,
poeta
anteriore
a
Dante
,
e
quella
di
Francesco
Carmagnola
,
e
molte
opere
d
'
arte
.
Disacrata
la
chiesa
,
e
soppressi
i
frati
,
nel
1798
,
venne
l
'
edificio
convertito
in
Ospedale
militare
;
quindi
vi
si
posero
provvisoriamente
gli
Orfanelli
.
Il
Governo
Italico
pensò
di
erigere
in
quel
luogo
una
grandiosa
caserma
,
dando
incarico
del
di
-
segno
all
'
ingegnere
militare
,
colonnello
Rossi
.
Ricollocati
gli
Orfanelli
in
San
Pietro
in
Gessate
,
se
ne
cominciarono
nel
1813
i
lavori
,
che
durarono
parecchi
anni
per
le
vicende
politiche
,
e
non
si
terminarono
che
nel
1851
.
Può
la
caserma
contenere
più
di
2000
soldati
di
fanteria
.
Ospedale
militare
.
Nel
vasto
monastero
dei
Cistercensi
è
stabilito
,
sin
dal
20
agosto
1798
,
l
'
Ospedale
militare
.
La
fabbrica
è
disegno
del
Bramante
,
e
fu
incominciata
nel
1499
per
ordine
del
cardinale
Ascanio
Sforza
.
Essa
consiste
in
due
grandiosi
cortili
con
portici
,
che
li
circondano
,
divisi
da
un
lungo
corridoio
.
Non
avvi
niente
di
più
magnifico
di
questi
cortili
,
dorico
l
'
uno
,
jonico
l
'
altro
,
con
colonne
appoggiate
sopra
un
continuato
basamento
a
guisa
di
parapetto
.
L
'
interno
dell
'
antico
refettorio
pure
presenta
grandiosità
e
magnificenza
.
Di
prospetto
all
'
ingresso
vedesi
la
bell
'
opera
dipinta
a
fresco
nel
1545
da
Calisto
Piazza
,
lo
scolare
del
Tiziano
,
divisa
in
tre
parti
,
che
rappresenta
le
nozze
di
Cana
in
Galilea
.
Dello
stesso
pittore
sono
pure
gli
Apostoli
dipinti
nelle
lunette
della
vòlta
.
All
'
ingresso
dello
scalone
vedesi
il
ritratto
del
duca
Lodovico
il
Moro
.
Sotto
il
Governo
Italico
era
questo
ospedale
molto
in
grido
.
Basilica
di
Sant
'
Ambrogio
.
La
basilica
Ambrosiana
fu
fondata
nel
387
dal
vescovo
Ambrogio
,
ove
già
era
il
palazzo
imperiale
coll
'
annesso
giardino
.
L
'
atrio
esteriore
,
eretto
nel
872
dall
'
arcivescovo
Ansperto
Confalonieri
,
e
tipo
dell
'
architettura
più
antica
che
si
conservi
dopo
i
Romani
,
è
cinto
da
portici
;
esso
è
un
vero
museo
d
'
iscrizioni
e
di
tombe
antiche
:
il
visitatore
legge
su
quelle
pareti
le
memorie
di
tante
passate
generazioni
.
-
-
Le
imposte
di
ci
-
presso
della
porta
di
mezzo
hanno
intagli
del
IX
secolo
.
-
-
L
'
interno
è
diviso
in
tre
navate
colla
tribuna
,
la
cripta
,
le
cancellate
,
l
'
ambone
.
Sorretta
da
quattro
colonne
di
porfido
,
quelle
delle
quali
abbiamo
accennato
parlando
di
San
Maurizio
,
è
la
tribuna
dell
'
altare
maggiore
,
sotto
il
quale
si
rinvenne
nel
1834
un
magnifico
avello
di
porfido
,
che
forse
racchiuse
le
ceneri
di
Sant
'
Ambrogio
.
Veri
capolavori
sono
i
mosaici
del
coro
,
il
sarcofago
sotto
il
pulpito
e
il
famoso
paliotto
dell
'
altare
maggiore
,
di
massiccio
argento
e
pietre
preziose
,
donato
nel
835
da
Angilberto
Pusterla
,
ed
eseguito
da
Wolvino
,
orefice
,
colla
spesa
,
che
immensa
doveva
essere
a
quei
tempi
,
di
ottantamila
fiorini
d
'
oro
.
Contiene
inoltre
questo
tempio
di
belle
pitture
di
Ambrogio
Borgognone
,
del
Lanzani
,
del
Tiepolo
,
del
Porta
,
del
Lanino
,
del
Ferrari
,
del
Procaccini
,
ecc
.
Nel
1002
1'
arcivescovo
Arnolfo
vi
fece
collo
-
care
,
su
di
una
colonna
,
il
serpente
di
bronzo
,
che
tuttodì
si
vede
,
che
egli
aveva
portato
da
Costantinopoli
;
vuolsi
lo
stesso
che
innalzò
Mosè
nel
deserto
a
terrore
degli
Israeliti
.
La
basilica
Ambrosiana
,
dove
incoronavansi
i
re
d
'
Italia
,
è
celebre
nella
storia
;
e
l
'
archivio
capitolare
conserva
preziose
pergamene
'
e
codici
,
fra
cui
un
messale
con
belle
miniature
del
1395
,
dono
di
Gian
Galeazzo
,
e
diversi
diplomi
dei
secoli
VIII
e
IX
.
Anticamente
erano
due
chiese
,
separate
da
muro
con
tre
porte
,
dalle
quali
si
passava
nella
parte
della
primitiva
basilica
di
Fausta
.
Esse
vennero
riunite
nel
1507
,
e
si
formò
una
sola
chiesa
.
Fu
la
basilica
piú
volte
ristaurata
;
la
prima
,
nel
1197
,
dall
'
arcivescovo
Uberto
.
Da
qualche
anno
importantissimi
lavori
vi
si
stanno
facendo
dal
Governo
sotto
la
direzione
di
una
Commissione
.
Molti
illustri
vennero
in
Sant
'
Ambrogio
sepolti
,
fra
cui
Domenico
Pagani
,
il
cronista
Pietro
Candido
Decembrio
,
il
latinista
Marcantonio
;
Miraggio
,
il
guerriero
Pietrasanta
,
ecc
.
Molte
favole
corsero
intorno
all
'
isolata
colonna
,
che
è
sulla
Piazza
omonima
;
alcuni
vollero
fosse
reliquia
d
'
antico
palazzo
,
detto
Ambrosiano
.
Questo
è
certo
che
fino
al
1500
il
podestà
di
Milano
,
nel
dì
in
cui
entrava
in
carica
,
prestava
su
quella
colonna
il
giuramento
di
mantenere
integri
gli
statuti
della
città
.
Vicino
alla
basilica
di
Sant
'
Ambrogio
,
verso
la
via
Lanzone
,
sorge
1'
oratorio
di
Sant
'
Agostino
.
Il
Torre
vuole
che
in
esso
questo
santo
abbia
ricevuto
le
acque
battesimali
dal
vescovo
Ambrogio
;
ma
è
più
facile
il
credere
che
fosse
uno
dei
due
battisteri
che
erano
in
que
'
tempi
in
Milano
per
dare
l
'
acqua
lustrale
ai
primi
cristiani
.
Di
contro
all
'
atrio
di
Ansperto
vedesi
la
chiesuola
di
San
Sigismondo
,
presso
la
quale
abitò
,
dall
'
anno
1353
al
1355
,
Francesco
Petrarca
.
Prendendo
la
via
per
andare
a
San
Vittore
,
giunti
al
ponte
,
dove
il
Naviglio
disvolta
alla
Porta
Ticinese
,
scorgesi
una
torre
che
conserva
ancora
tutti
i
caratteri
di
opera
fortilizia
.
Essa
è
avanzo
della
pusterla
di
Sant
'
Ambrogio
,
eretta
l
'
anno
1171
.
Fu
a
questa
porta
che
Gian
Galeazzo
Visconti
fece
,
il
0
maggio
1385
,
a
tradimento
,
prigioniero
lo
zio
Barnabò
coi
figli
di
lui
Rodolfo
e
Lodovico
.
Macello
pubblico
.
In
vicinanza
di
questa
torre
presentasi
la
nuova
via
Olona
,
in
fondo
alla
quale
è
il
Pubblico
macello
.
Ha
questo
edificio
forma
rettangolare
,
e
la
superficie
complessiva
di
oltre
37,000
metri
.
La
fronte
principale
prospetta
la
via
di
San
Calocero
.
All
'
ingiro
si
trovano
,
oltre
i
locali
per
1'
amministrazione
,
per
la
Questura
e
per
la
Finanza
,
le
stalle
di
deposito
per
le
bestie
,
i
magazzeni
,
il
macello
di
ovini
e
le
tripperie
.
Al
centro
il
parco
col
padiglione
per
1'
esazione
delle
tasse
;
a
ponente
il
macello
dei
suini
,
i
porcili
,
il
locale
delle
macchine
per
l
'
innalzamento
delle
acque
al
serbatojo
e
per
lo
sviluppo
del
vapore
.
Le
celle
macellatorie
per
le
bestie
mastre
e
soriane
costituiscono
quattro
corpi
di
fabbricati
isolati
fra
loro
e
suddivisi
da
strade
coperte
.
Le
celle
macellatorie
sono
di
varia
dimensione
ed
assegnate
a
seconda
dell
'
importanza
de
'
macellai
.
L
'
acqua
viene
distribuita
ad
ogni
singolo
locale
mediante
tubi
sotterranei
.
Fu
costrutto
nell
'
anno
1862
su
disegno
dell
'
ingegnere
civico
cav
.
Agostino
Nazari
per
cura
del
Municipio
,
a
spese
di
una
Società
privata
.
Basilica
di
San
Vittore
.
Questa
chiesa
,
che
dicesi
eretta
sull
'
area
di
un
tempio
di
Marte
,
è
di
antica
fondazione
;
ebbe
la
sua
origine
nel
114
da
Porzio
,
figlio
di
quel
Filippo
Oldano
,
noto
per
la
basilica
Naboriana
,
innalzata
da
lui
,
come
abbiamo
accennato
parlando
della
caserma
di
San
Francesco
,
ne
'
propri
orti
.
Da
esso
Porzio
la
nuova
basilica
fu
detta
Porziana
.
Essendovi
poi
stato
nel
303
posto
il
corpo
di
San
Vittore
,
venne
da
quel
tempo
detta
di
San
Vittore
al
corpo
.
Divenuta
l
'
antica
chiesa
cadente
dal
tempo
,
fu
nel
990
riparata
dall
'
arcivescovo
Arnolfo
;
ed
in
essa
furono
insediati
i
Benedettini
neri
,
che
vi
stettero
alcuni
secoli
;
indi
passò
in
Abbadia
,
e
finalmente
nel
1507
agli
Olivetani
,
i
quali
nel
1560
posero
la
prima
pietra
dell
'
attuale
bellissima
chiesa
,
costruita
su
disegno
di
Galeazzo
Alessi
.
E
tutta
ornata
di
stucchi
,
di
fregi
,
di
cornici
allumate
ad
oro
finissimo
con
nicchie
,
e
conserva
pitture
dei
Proeaccini
,
del
Crespi
,
del
Salmeggia
,
del
Nuvolone
,
del
Moncalvo
,
ecc
.
Finissimi
sono
gli
intagli
degli
stalli
del
coro
.
Fu
sulle
soglie
di
questa
basilica
che
il
vescovo
Ambrogio
cacciò
l
'
imperatore
Teodosio
,
perchè
macchiato
del
sangue
dei
Tessalonicesi
.
Il
monastero
di
San
Vittore
,
progetto
di
Giuseppe
Antonio
Castelli
di
Monza
,
riuscì
uno
dei
più
belli
di
Milano
.
Nel
1797
servì
di
ospedale
militare
;
quindi
,
senza
interruzione
,
di
caserma
di
cavalleria
.
Ospedale
Fate
-
bene
-
fratelli
.
Di
rimarchevole
non
abbiamo
altro
in
questo
giro
che
l
'
ospedale
succursale
dei
Fate
-
bene
-
fratelli
,
eretto
su
disegno
di
Nicola
Dordoni
,
ed
aperto
nel
26
agosto
1860
.
Quivi
era
il
vecchio
convento
di
monache
Cappuccine
,
sotto
la
protezione
di
Santa
Maria
di
Loreto
,
fondato
nel
1620
dalla
famiglia
Secchi
.
L
'
ordine
sovrano
militare
Gerosolimitano
mantiene
in
quest
'
ospitale
19
letti
.
Si
ammira
nella
chiesa
una
cappella
che
riproduce
esattamente
la
Santa
Casa
di
Loreto
.
Nella
via
di
San
Vittore
ovvi
il
Pio
Istituto
del
Buon
Pastore
per
le
povere
figlie
traviate
,
iniziato
privatamente
pochi
anni
or
sono
da
al
-
cune
pie
giovani
.
Linea
G
.
(
Colore
arancio
.
Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
Porta
Romana
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Regia
Posta
delle
lettere
.
Palazzo
Annoni
.
Scuole
Comunali
,
Palazzo
Della
Somaglia
.
Scuola
Superiore
d
'
Agricoltura
(
*
)
.
Ospedale
Maggiore
ed
annessi
Pii
Istituti
.
Riformatorio
della
Gioventù
.
Collegio
Convitto
Calchi
-
Taeggi
.
Civica
Palestra
.
Porta
Romana
.
Fabbrica
del
gas
(
*
)
.
CHIESE
,
Sant
'
Eufemia
(
*
)
.
San
Paolo
(
*
)
.
San
Celso
(
*
)
.
San
Nazaro
.
San
Calimero
.
Santa
Maria
del
Paradiso
.
TEATRI
.
Canobbiana
Carcano
.
ALBERGHI
,
ECC
.
Reale
.
San
Marco
.
Tre
Svizzeri
.
Pensione
Svizzera
.
Reichmann
.
Due
Spade
.
(
*
)
Per
visitare
gli
edifici
segnati
con
asterisco
,
si
può
,
per
maggiore
comodità
.
,
abbandonare
la
linea
di
Porta
Romana
e
prendere
1'
omnibus
dell
'
impresa
Lissoni
con
stazione
in
Piazza
Fontana
,
linea
al
suburbio
di
Porta
.
Ticinese
.
Regia
Posta
delle
lettere
.
In
fondo
al
primo
tratto
della
via
Rastrelli
evvi
la
Regia
Posta
delle
lettere
.
La
facciata
dell
'
edificio
è
di
buona
architettura
,
disegnata
e
diretta
da
Leopoldo
Pollach
.
Vi
si
ammira
una
regolarità
ben
intesa
delle
parti
,
e
termina
con
un
elegante
frontone
.
Bella
è
la
sala
della
impostazione
e
distribuzione
delle
lettere
,
lavoro
della
locale
Direzione
del
Genio
Civile
,
eseguita
nell
'
anno
1862
.
E
sin
dal
1788
che
in
questo
luogo
si
trovano
gli
uffici
della
Posta
:
prima
erano
nella
demolita
via
dei
Profumieri
,
presso
Piazza
Mercanti
.
La
posta
delle
lettere
era
stata
introdotta
dai
Torriani
;
se
ne
pagava
tenuissima
tassa
;
ma
nè
pronta
la
spedizione
,
nè
esatto
il
riscontro
.
Teatro
della
Canobbiana
.
Parlando
del
Teatro
alla
Scala
,
tenemmo
pur
parola
del
Teatro
della
Canobbiana
.
Sappiamo
dunque
che
il
disegno
anche
di
questo
è
del
Piermarini
.
Esso
fu
inaugurato
nell
'
estate
del
1779
.
Pei
lavori
si
impiegò
maggior
tempo
di
quello
voluto
per
la
Scala
,
stante
le
gravi
difficoltà
incontrate
per
l
'
acqua
che
vi
scorre
al
disotto
.
-
Hla
cinque
ordini
di
logge
,
compreso
il
loggione
,
e
può
contenere
2200
spettatori
.
L
'
interno
è
stato
rinnovato
nell
'
autunno
del
1870
.
La
sua
facciata
è
bella
e
regolare
.
Per
mezzo
di
due
archi
,
gettati
sulla
via
dei
Rastrelli
,
il
teatro
comunica
col
palazzo
di
Corte
.
Trovandosi
in
questo
punto
devesi
ammirare
la
parte
del
palazzo
Reale
prospicente
la
via
Larga
:
la
bella
facciata
è
dell
'
architetto
Tazzini
.
Nella
casa
al
numero
1
,
nella
vicina
via
Pantano
,
vedesi
l
'
iscrizione
che
ricorda
la
nascita
di
Gaetana
Agnesi
,
illustre
nelle
matematiche
,
ivi
avvenuta
il
16
maggio
1718
.
Palazzo
Annoni
.
Il
palazzo
Annoni
venne
eretto
nel
1631
su
disegno
di
Francesco
Richini
con
magnifica
facciata
.
L
'
interno
è
sontuosa
-
mente
decorato
,
ed
è
fornito
d
'
una
collezione
di
pitture
originali
di
Rubens
,
di
Cesare
Magno
da
Sesto
,
di
Wandick
e
di
altri
insigni
autori
.
L
'
albergo
Reichmann
,
che
è
di
contro
al
palazzo
Annoni
,
era
già
abitazione
del
generale
conte
Domenico
Pino
,
illustre
nelle
guerre
del
primo
impero
.
Poco
lungi
da
questo
luogo
,
verso
la
via
Unione
,
vedesi
una
casa
di
moderna
costruzione
,
la
cui
facciata
innesta
assai
bene
le
teste
dei
Visconti
colle
teste
di
cani
a
fregio
delle
soprapporte
e
dei
balconi
.
In
quest
'
area
era
il
palazzo
fatto
erigere
da
Luchino
Visconti
;
veniva
soprannominato
la
Casa
dei
Cani
,
essendo
ivi
che
i
Visconti
tenevano
rinchiusi
quei
cinque
mila
cani
,
i
quali
furono
cagione
di
molti
dolori
.
Era
questo
poi
l
'
edificio
che
comunicava
col
palazzo
ducale
,
come
abbiamo
veduto
parlando
del
reale
palazzo
.
Vicino
a
questa
casa
esiste
tuttora
la
soppressa
chiesa
di
San
Giovanni
in
Conca
con
facciata
che
mostra
la
sua
antichità
anteriore
al
secolo
XII
.
In
essa
era
la
statua
equestre
di
Barnabò
Visconti
,
che
vedesi
nel
museo
archeologico
.
Fu
in
questa
chiesa
che
il
feroce
Barnabò
aveva
fatto
collocare
il
cada
-
vere
di
sua
moglie
Regina
degli
Scaligeri
.
Dell
'
alta
torre
di
San
Giovanni
,
l
'
eruditissimo
dottor
fisico
Pietro
Moscati
trasse
profitto
per
formarvi
un
Osservatorio
astronomico
dei
più
accreditati
.
Lasciato
in
dono
al
Vicerè
Raineri
,
questi
lo
aggregava
ad
uso
del
Liceo
Beccaria
.
La
casa
vicina
,
che
nell
'
ornato
della
porta
ha
i
ritratti
in
marmo
di
Traiano
e
di
Tito
,
era
l
'
antico
palazzo
degli
Sforza
-
Visconti
,
edificato
sull
'
area
di
quello
di
Barnabò
.
Scuole
Comunali
.
Grandioso
edificio
eretto
a
spese
del
Comune
di
Milano
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Agostino
Nazari
.
In
esso
sono
collocate
parecchie
scuole
comunali
.
Venne
terminato
nell
'
anno
1867
.
Palazzo
della
Somaglia
.
I1
palazzo
della
Somaglia
,
già
Mellerio
,
è
dell
'
architetto
Simone
Cantoni
.
Nell
'
interno
vi
sono
buone
pitture
,
e
tra
queste
una
Madonna
di
Sassoferrato
.
Adorna
questo
edificio
anche
una
bella
scultura
del
Fabris
,
rappresentante
Astianatte
cd
Andromaca
.
Il
generale
Massena
,
entrando
in
Milano
il
14
maggio
1796
coll
'
antiguardia
dell
'
esercito
repubblicano
francese
,
prendeva
stanza
in
questo
palazzo
.
Per
visitare
i
monumenti
che
sono
lungo
il
corso
San
Celso
è
d
'
uopo
percorrere
la
via
Rugabella
.
In
questa
via
era
la
casa
dei
Borromei
,
venduta
non
sono
moltissimi
anni
ai
signori
Valerio
e
Carpani
,
che
la
rifabbricarono
.
In
essa
nacque
il
cardinale
Federico
Borromeo
,
e
visse
e
morì
,
durante
la
lunga
vedovanza
,
la
contessa
Clelia
Borromeo
,
valente
nelle
matematiche
non
meno
della
contemporanea
Agnesi
.
Abitò
pure
in
questa
via
Gian
Giacomo
Trivulzio
,
maresciallo
di
Francia
.
Altra
casa
storica
è
quella
ove
ebbe
culla
Nicolò
Sfondrato
,
che
fu
poi
papa
col
nome
di
Gregorio
XIV
.
In
fondo
alla
via
Rugabella
sorge
una
colonna
;
essa
fa
innalzata
nel
1613
,
e
detta
di
San
Senatore
.
Rappresenta
Sant
'
Elena
coronata
che
tiene
fra
le
braccia
la
croce
.
Chiesa
di
Sant
'
Eufemia
.
La
chiesa
di
Sant
'
Eufemia
è
antichissima
;
fu
fondata
verso
il
478
da
San
Senatore
,
vescovo
di
Milano
,
presso
la
casa
di
sua
abitazione
.
Venne
rifabbricata
nel
XIV
secolo
sulle
basi
dell
'
antica
,
e
ridotta
dalla
gotica
forma
all
'
ordine
corintio
sul
principio
del
XVII
.
La
facciata
ha
un
bel
pronao
d
'
ordine
fonico
;
grande
ne
è
il
pregio
per
la
sua
elegante
semplicità
;
il
restante
al
di
sopra
è
di
ordine
composito
.
Possiede
la
chiesa
pitture
del
Tiziano
,
di
Marco
da
Oggiono
,
la
più
stimabile
di
questo
pittore
su
tavola
,
rappresentante
Sant
'
Eufemia
,
e
di
altri
.
Nell
'
anno
1870
si
intrapresero
lavori
su
disegno
dell
'
architetto
Enrico
Terzaghi
per
la
rivendicazione
dell
'
antica
gotica
forma
.
Chiesa
di
San
Paolo
.
Del
vasto
monastero
di
Agostiniane
,
dette
Angeliche
,
sotto
il
titolo
di
San
Paolo
,
non
rimane
che
la
sola
chiesa
.
La
contessa
di
Guastalla
Lodovica
Torelli
fu
la
fon
-
datrice
di
questo
stabilimento
,
eretto
nel
1531
.
La
elegante
facciata
della
chiesa
fu
eseguita
su
di
-
segno
di
Giovan
Battista
Crespi
,
detto
il
Cerano
,
celebre
pittore
non
meno
elle
valente
architetto
.
Essa
è
ricca
d
'
ornamenti
giudiziosamente
distribuiti
.
I
bassorilievi
furono
dal
Cerano
medesimo
inventati
,
e
scolpiti
da
Gaspare
Vismara
,
dal
Lasagna
,
da
Andrea
Biffi
,
ecc
.
L
'
interno
del
tempio
,
ad
una
sola
nave
di
ordine
corintio
,
fu
saviamente
architettato
da
Galeazzo
Alessi
,
il
quale
disegnò
anche
il
fianco
del
medesimo
dalla
parte
di
Sant
'
Eufemia
.
Contiene
la
chiesa
pitture
dei
fratelli
Vincenzo
,
Giulio
ed
Antonio
Campi
e
del
Salmeggia
.
L
'
importanza
dei
capi
d
'
arte
che
vi
sono
raccolti
fece
sì
che
la
chiesa
di
San
Paolo
,
come
il
Monastero
Maggiore
,
venisse
conservata
nella
soppressione
generale
.
Chiesa
di
Santa
,
Maria
presso
San
Colse
.
Il
tempio
della
Madonna
presso
San
Celso
è
il
più
illustre
dei
nostri
santuari
per
la
sua
architettura
e
ricchezza
dei
capolavori
che
vi
si
veggono
.
E
antica
tradizione
che
Sant
'
Ambrogio
,
avendo
trovato
i
corpi
dei
Santi
Nazaro
e
Celso
,
facesse
erigere
in
quel
luogo
,
a
perpetuarne
la
memoria
,
un
pilastro
,
e
vi
volesse
dipinta
l
'
immagine
della
Vergine
col
figlio
,
che
tuttodì
si
venera
dai
fedeli
.
Il
pilastro
rimase
esposto
fino
all
'
anno
992
,
tempo
in
cui
Landolfo
fece
fabbricare
la
chiesa
e
monastero
di
San
Celso
.
Filippo
Maria
Visconti
,
nel
1429
,
fece
circondare
con
una
piccola
chiesa
quell
'
immagine
;
poi
,
crescendo
la
venerazione
del
santuario
,
Giovanni
Galeazzo
Maria
Sforza
,
nipote
di
Lodovico
il
Moro
,
pensò
di
edificare
la
chiesa
attuale
che
ebbe
principio
nel
1491
.
-
Il
disegno
di
questo
sontuoso
edificio
,
del
vestibolo
,
che
gli
sta
davanti
,
è
del
Bramante
.
La
facciata
,
costrutta
posteriormente
,
è
disegno
di
Galeazzo
Alessi
,
con
bassorilievi
e
sculture
,
quali
dello
Stoldo
fiorentino
,
quali
del
milanese
Annibale
Fontana
.
L
'
interno
mostra
una
dovizia
di
dipinti
di
Cesare
Procaccini
,
Gaudenzio
Ferrari
,
Paris
Bordone
,
A
.
Campi
,
Carlo
da
Urbino
,
Calisto
da
Lodi
,
Moretto
da
Brescia
e
Andrea
Appiani
,
di
cui
sono
anche
i
bellissimi
affreschi
della
cupola
.
L
'
Assunta
nella
sontuosa
cappella
della
Madonna
è
del
Fontana
.
L
'
altare
di
questa
cappella
e
quello
dell
'
altare
maggiore
sono
preziosi
.
Galeazzo
Alessi
disegnò
pure
gli
stalli
del
coro
,
che
furono
eseguiti
da
Paolo
Banza
milanese
.
Nell
'
attigua
chiesa
di
San
Celso
vedonsi
parecchi
avanzi
antichi
.
Scuola
Superiore
di
Agricoltura
.
(
Locale
di
San
Luca
)
.
Questa
scuola
,
istituita
per
iniziativa
della
Provincia
di
Milano
con
Reale
Decreto
10
aprile
1870
,
venne
aperta
il
2
gennaio
1871
col
concorso
del
Governo
,
della
Provincia
e
del
Municipio
;
ed
è
unica
finora
in
Italia
.
Il
locale
ove
essa
si
trova
ci
richiama
molte
memorie
patrie
.
Quivi
era
un
ospedale
per
gli
esposti
in
sostituzione
dello
Xenodochio
,
fondato
,
come
abbiamo
veduto
,
da
Dateo
in
San
Salvatore
:
era
chiamato
Ospedale
di
San
Celso
.
L
'
arcivescovo
Galdino
nel
1168
lo
ringrandì
col
patrimonio
del
consorzio
dei
poveri
.
E
qui
dall
'
ospedale
del
Brolio
si
trasferivano
gli
esposti
,
allorchè
pervenivano
ai
due
anni
;
disposizione
conservatasi
per
alcuni
secoli
.
Questo
ospedale
fu
anche
molto
favorito
da
Barnabò
Visconti
.
Riunito
il
Brefotrofio
nell
'
Ospedale
Maggiore
,
l
'
edificio
venne
nel
1750
comperato
dai
monaci
di
Sant
'
Ambrogio
,
e
nel
1765
convertito
in
un
bellissimo
monastero
di
Cistercensi
con
vago
e
comodo
locale
,
e
con
chiesa
dedicata
a
San
Luca
.
Soppressi
questi
frati
nel
1798
,
servì
di
ospedale
ai
soldati
francesi
,
tedeschi
e
cisalpini
,
e
quindi
di
quartiere
alle
milizie
veterane
cisalpine
.
Un
cartello
fu
posto
al
sommo
della
porta
così
espresso
:
AI
VETERANI
ED
INVALIDI
NAZIONALI
ONORE
E
RIPOSO
ANNO
IX
.
Nel
1801
,
il
generale
Pietro
Theulié
,
morto
il
19
giugno
1807
sotto
Colberg
,
in
allora
ministro
della
guerra
,
concepì
il
disegno
di
raccogliere
in
San
Luca
i
figli
dei
soldati
orfani
e
bisognosi
.
L
'
Istituto
di
beneficenza
fu
aperto
nell
'
anno
1802
,
e
durò
fino
al
1839
,
contenendo
oltre
250
alunni
gratuiti
,
e
50
a
pensione
.
Trasportato
altrove
l
'
Istituto
,
fu
qui
posta
una
casa
di
cadetti
,
che
cessò
il
22
marzo
1848
.
Servito
1'
edificio
a
diversi
usi
militari
,
nel
1859
di
ospedale
pei
soldati
feriti
francesi
ed
au
-
striaci
,
venivavi
nel
1861
insediato
un
Collegio
militare
,
che
nel
1869
fu
concentrato
in
quello
di
Napoli
.
Fuori
della
vicina
Porta
,
chiamata
Lodovica
da
Lodovico
il
Moro
,
che
è
una
delle
informi
di
Milano
,
trovansi
,
a
destra
,
le
officine
della
Impresa
del
gas
per
la
illuminazione
pubblica
e
privata
della
città
.
Ritornando
sul
Corso
di
Porta
Romana
per
le
vie
di
Sant
'
Eufemia
e
delle
Capre
si
trova
,
di
contro
a
quell
ultima
via
,
la
Chiesa
di
San
Nazaro
.
Questa
basilica
fu
edificata
nell
'
anno
382
da
Sant
'
Ambrogio
ad
onore
degli
Apostoli
;
quindi
detta
Nazariana
pel
corpo
di
S
.
Nazaro
in
essa
trasportato
.
Vuolsi
che
quivi
fosse
un
antico
teatro
,
e
che
la
chiesa
sortavi
venisse
pavimentata
con
marmi
africani
da
Sirena
,
moglie
di
Stilicone
.
Guasta
dal
fuoco
nel
1075
,
fu
ristaurata
con
archi
assai
tesi
,
ma
robusti
.
Forma
vestibolo
alla
chiesa
il
grandioso
edificio
sepolcrale
,
con
cappella
dedicata
alla
Vergine
.
Assunta
,
costrutto
nel
1518
dal
maresciallo
Gian
Giacomo
Trivulzio
,
soprannomato
il
Magno
,
che
,
vivo
,
volle
prepararsi
il
soggiorno
della
morte
..
.
La
facciata
di
questo
vestibolo
è
di
figura
quadrata
;
è
ornata
di
pilastri
dorici
con
base
attica
e
capitelli
un
poco
liberi
;
il
secondo
ordine
superiore
è
fonico
moderno
,
con
finestre
quadrate
,
tramezzate
da
colonnette
doriche
.
Il
vestibolo
ha
tre
porte
,
le
quali
danno
accesso
all
'
interno
,
di
figura
ottagona
,
semplice
e
conveniente
al
carattere
dell
'
edificio
.
San
Carlo
,
in
esecuzione
alle
deliberazioni
del
Concilio
Tridentino
,
fece
trasportare
le
ossa
del
Trivulzio
nel
deposito
sotterraneo
.
Dal
vestibolo
si
passa
al
tempio
,
stato
più
volte
ristaurato
e
rimodernato
.
E
in
una
sola
nave
in
forma
di
croce
latina
.
In
esso
vi
sono
di
pregevoli
pitture
di
Vitale
Sala
,
di
Carlo
Cane
,
di
Bernardino
Lanino
,
di
Gaudenzio
Ferrari
.
Il
14
dicembre
1870
furono
scoperti
nel
presbitero
alcuni
grandiosi
affreschi
,
altamente
lodati
,
del
pittore
Giuseppe
Ugolini
,
il
quale
,
in
costume
del
400
dell
'
éra
volgare
,
vi
effigiò
due
santi
arcivescovi
,
fra
i
molti
seppelliti
sotto
quell
'
altare
maggiore
;
essi
fiancheggiano
un
gran
dipinto
di
una
ventina
circa
di
figure
al
naturale
rappresentanti
San
Paolo
apostolo
che
nell
'
atrio
dell
'
areopago
d
'
Atene
predica
e
fa
conoscere
agli
Ateniesi
non
l
'
Ignoto
,
ma
il
vero
Dio
risorto
.
Vi
si
vede
Dionigi
l
'
areopagista
,
e
la
celebre
Damaride
,
convertita
da
quell
'
apostolo
.
Nella
cappella
di
San
Martoriano
,
architettata
,
come
quella
al
lato
del
Vangelo
,
da
Carlo
Ruzzi
nel
1653
,
è
sepolto
il
celebre
Manfredo
Settala
,
uomo
istrutto
e
raccoglitore
di
un
prezioso
museo
di
cose
naturali
,
che
vedemmo
in
parte
nella
Biblioteca
Ambrosiana
.
Altri
illustri
uomini
sono
in
San
Nazaro
sepolti
,
fra
cui
Venanzio
Oldrado
,
Clicerio
Landriano
,
Lazzaro
Beccardo
,
il
canonico
Torri
,
Carlo
Maggi
,
Domenico
Balestrieri
,
ecc
.
A
destra
dell
'
altare
maggiore
è
la
chiesuola
di
Santa
Caterina
alla
Ruota
,
di
stile
bramantesco
,
e
della
stessa
scuola
vuolsi
il
vestibolo
sopra
descritto
.
Essa
è
di
forma
rettangola
e
semplicissima
.
Vi
sono
pregevoli
dipinti
del
Lanino
,
e
pitture
su
vetri
,
sullo
stile
di
Alberto
Durero
,
che
si
credono
eseguite
da
Luca
d
'
Olanda
.
A
manca
di
San
Nazaro
sta
la
canonica
,
che
tra
i
suoi
fasti
vanta
il
soggiorno
fattovi
da
San
Domenico
.
Ospedale
Maggiore
ed
annessi
.
Prima
di
proseguire
pel
corso
di
Porta
Romana
è
d
'
uopo
visitare
l
'
Ospedale
Maggiore
.
Questo
stabilimento
di
pubblica
beneficenza
si
deve
alla
generosità
di
Francesco
Sforza
,
duca
di
Milano
,
e
della
moglie
di
lui
Bianca
Maria
Visconti
.
Per
la
costruzione
dell
'
ospedale
lo
Sforza
dava
un
proprio
palazzo
con
orto
e
una
rôcca
ai
deputati
della
città
,
e
ne
poneva
egli
stesso
con
grande
solennità
la
prima
pietra
il
4
aprile
1456;
.
e
con
Bianca
e
col
popolo
chiese
ed
ottenne
da
Pio
II
,
con
bolla
9
dicembre
145S
,
di
concentrare
nel
nuovo
ospedale
i
patrimoni
di
sette
piccoli
ancora
esistenti
;
epperò
fu
detto
Maggiore
.
Il
quale
avvenimento
venne
festeggiato
come
una
grande
ventura
:
un
'
epigrafe
e
due
quadri
,
tuttora
esistenti
presso
il
Luogo
Pio
,
ne
perpetuano
la
memoria
.
Si
vuole
che
nel
1460
fosse
già
l
'
ospedale
aperto
.
Antonio
Filarete
;
detto
l
'
Averulino
,
ne
fu
l
'
architetto
.
Lo
stile
è
gotico
.
La
fabbrica
primitiva
forma
un
quadrato
perfetto
con
quattro
cortili
,
con
portici
inferiori
e
superiori
.
Nel
centro
delle
crociere
l
'
architetto
collocò
una
cupola
,
formata
non
solo
ad
ornamento
,
ma
anche
per
una
più
copiosa
illuminazione
e
maggiore
aria
;
ed
in
questo
centro
pose
un
altare
isolato
a
comodo
degli
ammalati
.
A
fianco
di
essa
fabbrica
scorre
un
emissario
del
Naviglio
,
che
serve
agli
opportuni
usi
dell
'
ospedale
.
Del
Bramante
è
il
portico
che
si
presenta
a
destra
entrando
nel
gran
cortile
di
mezzo
,
stato
aggiunto
posteriormente
alla
fabbrica
di
Filerete
,
che
non
fu
terminata
in
un
sol
tempo
.
La
parte
di
mezzo
,
che
prospetta
la
via
Paletta
,
fu
edificata
in
conseguenza
al
testamento
18
maggio
1621
di
Giovanni
Pietro
Carcano
,
il
quale
lasciava
al
grande
Ospedale
l
'
usufrutto
della
metà
del
suo
ingentissimo
patrimonio
per
sedici
anni
,
che
salì
alla
somma
di
330,000
scudi
d
'
oro
,
equivalenti
all
'
incirca
a
quattro
milioni
di
lire
italiane
.
Quel
denaro
servì
appunto
all
'
ampliamento
del
fabbricato
dello
Sforza
.
Il
nuovo
edificio
venne
terminato
verso
l
'
anno
1642
.
Il
concetto
è
di
Fabio
Mangone
e
Francesco
Richini
,
i
quali
si
servirono
del
portico
esteriore
disegnato
dal
Bramante
fino
all
'
altezza
del
parapetto
,
cambiando
sotto
le
colonne
;
e
da
quella
disposizione
concepirono
l
'
idea
delle
altre
tre
parti
,
e
formarono
per
tal
modo
l
'
elegante
disegno
di
questo
maestoso
cortile
,
sorprendente
per
la
sua
vastità
,
per
la
ricchezza
delle
sculture
e
pei
doppi
portici
che
lo
circondano
,
con
colonne
d
'
ordine
jonico
moderno
al
piano
terreno
e
composito
al
superiore
.
Di
fronte
al
magnifico
ingresso
della
porta
maggiore
è
la
chiesa
di
buona
forma
,
ed
in
essa
si
ammirano
un
quadro
dell
'
Assunta
del
Guercino
,
e
due
altri
del
secolo
XV
della
Scuola
lombarda
,
che
rappresentano
le
cerimonie
dell
'
innalzamento
dell
ospedale
.
Nel
sotterraneo
di
questa
chiesa
sono
sepolti
parecchi
dei
caduti
nella
rivoluzione
milanese
del
marzo
1848
.
L
'
ala
sinistra
dell
'
ospedale
,
cioè
quella
verso
la
Porta
Vittoria
,
fu
eretta
in
sullo
spirare
dello
scorso
secolo
col
denaro
del
notaio
causidico
Giuseppe
Macchi
,
il
quale
,
dopo
una
vita
più
gretta
e
misera
che
mai
per
spilorcia
avarizia
,
lasciava
nel
1797
all
'
ospedale
un
assai
pingue
patrimonio
.
L
'
architetto
fu
l
'
ingegnere
Castelli
.
Si
conservano
in
quest
'
ospedale
i
ritratti
dei
benefattori
,
fra
i
quali
del
Tiziano
,
del
Procacciai
,
Traballesi
,
Hayez
,
ecc
.
,
ecc
.
,
che
nel
loro
assieme
rappresentano
la
storia
della
pittura
lombarda
dalla
fondazione
del
nosocomio
a
noi
.
Essi
,
ogni
biennio
,
vengono
esposti
alla
pubblica
vista
sotto
i
portici
del
grande
cortile
,
e
precisamente
nel
giorno
25
marzo
;
e
in
questo
anno
(
1871
)
appunto
se
ne
fa
l
'
esposizione
.
All
'
Ospedale
Maggiore
sono
riuniti
il
Luogo
Pio
di
Santa
Corona
,
di
cui
tenemmo
parola
,
descrivendo
la
Biblioteca
Ambrosiana
;
non
che
l
'
ospizio
degli
Esposti
e
delle
Partorienti
;
il
locale
di
Sant
'
Antonino
,
per
le
deliranti
e
le
pazze
;
di
San
Michele
ai
nuovi
sepolcri
per
le
croniche
,
ecc
.
Palazzo
Venini
.
Nella
vicina
via
di
Chiaravalle
evvi
il
palazzo
Venini
,
il
quale
è
di
elegante
architettura
:
fu
ristaurato
non
sono
molti
anni
.
Palazzo
Greppi
.
-
-
In
via
Sant
'
Antonio
,
dicontro
alla
chiesa
omonima
,
vi
è
il
palazzo
Greppi
,
il
cui
architetto
fu
il
Piermarini
.
Vi
hanno
nell
'
interno
di
esso
grandiose
sale
;
una
di
queste
,
d
'
ordine
corintio
,
fu
ornata
dall
'
Albertolli
,
dal
Franchi
,
da
M
.
Knoller
,
ed
altre
vennero
affrescate
da
Calani
,
Traballesi
,
Appiani
.
Chiesa
di
Sant
'
Antonio
.
La
chiesa
di
Sant
'
Antonio
rimonta
al
secolo
XIV
,
venne
ricostruita
nel
XVII
su
disegno
di
Francesco
Richini
:
è
in
una
sola
nave
d
'
ordine
corintio
.
Conserva
tuttavia
dell
'
antico
il
campanile
,
il
più
bel
lavoro
gotico
di
Milano
dopo
quello
di
San
Gottardo
e
di
Sant
'
Eustorgio
.
Per
ammirare
questo
campanile
è
d
'
uopo
recarsi
nella
via
Bergamini
.
L
'
interno
ha
buoni
dipinti
dei
fratelli
Carloni
,
del
Moncalvo
,
di
A
.
Figini
,
di
C
.
Procaccini
,
di
Del
Cairo
,
del
Bernardino
Campi
,
di
F
.
Gallizia
,
di
E
.
Salmoggia
,
di
Carlo
Cani
,
di
A
.
Caracci
,
di
Palma
il
giovane
,
ecc
.
Ritornando
sul
Corso
di
Porta
Romana
devonsi
ammirare
sulla
facciata
della
casa
,
a
destra
,
portante
il
numero
54
,
alcuni
avanzi
antichi
,
che
già
appartenevano
alla
porta
clic
venne
eretta
colà
nell
'
anno
1171
dai
Consoli
milanesi
a
memorare
il
fatto
avventuroso
del
ristabilimento
dei
cittadini
nella
patria
,
succeduto
il
27
aprile
1167
per
opera
dei
confederati
lombardi
,
guidati
da
un
frate
Jacopo
.
La
porta
fu
di
-
strutta
per
ordine
dell
'
imperatore
Leopoldo
II
nell
'
anno
1791
.
In
pari
tempo
si
demolì
la
torretta
colle
carceri
ch
'
era
lì
presso
,
innalzata
da
Luchino
Visconti
,
la
quale
tenne
pur
rinchiusa
Margherita
Pusterla
.
Chiesa
di
San
Calimero
.
La
chiesa
di
San
Calimero
,
che
trovasi
a
destra
non
lungi
dal
ponte
di
Porta
Romana
,
vuolsi
fabbricata
nel
secolo
XII
nell
'
area
ove
esisteva
mi
tempio
di
Apollo
,
la
statua
del
quale
fu
distrutta
dallo
stesso
San
Calimero
.
L
'
interno
del
tempio
fu
rifatto
dal
Richini
.
Nello
scurolo
vedesi
il
pozzo
ove
,
secondo
la
tradizione
,
fu
gettato
il
corpo
di
Calimero
.
Di
rimarchevole
in
questo
tempio
non
vi
è
che
una
pittura
di
Carlo
Cane
,
e
una
memoria
del
Tempesta
,
celebre
pittore
di
paesi
e
di
marmi
,
ivi
sepolto
.
Vicino
a
San
Calimero
è
il
collegio
di
Santa
Sofia
delle
Salesiane
.
Riformatorio
della
Gioventù
.
In
fondo
alla
via
San
Calimero
evvi
il
Riformatorio
del
-
la
Gioventù
,
già
Pia
Casa
di
Patronato
pei
carcerati
e
liberati
dal
carcere
.
Scopo
della
istituzione
,
approvata
dal
Governo
con
decreto
4
aprile
1854
,
per
iniziativa
del
sacerdote
Giovanni
Spagliardi
,
è
di
visitare
i
carcerati
per
confortarli
alla
rassegnazione
,
migliorarli
con
assidue
istruzioni
,
e
indurli
a
ravvedimento
;
di
prestare
assistenza
e
sussidio
ai
liberati
dal
carcere
che
danno
speranza
di
emenda
,
accogliendo
in
apposito
ospizio
quelli
fra
essi
che
per
le
loro
particolari
circostanze
richiedono
questo
speciale
patrocinio
;
di
provvedere
di
stabile
alloggio
i
detti
individui
quando
offrano
sufficiente
guarentigia
di
buona
condotta
e
si
possano
credere
stabilmente
emendati
.
Nello
scorso
anno
1870
venne
il
Riformatorio
sottoposto
ad
un
nuovo
Statuto
.
Il
progetto
di
questo
edificio
è
dell
'
architetto
Enrico
Terzaghi
.
Allungandosi
per
la
via
Quadronno
,
a
destra
uscendo
dal
Riformatorio
,
allo
sbocco
presentasi
il
Civico
collegio
Calchi
-
Taeggi
.
Il
collegio
Calchi
-
Taeggi
dipende
dal
Municipio
per
Reale
decreto
19
settembre
1861
.
Trovasi
quivi
fino
dall
'
anno
1795
.
Esso
è
l
'
unione
del
Collegio
Calchi
,
fondato
verso
il
1500
da
Bartolomeo
Calchi
in
via
Borgonovo
,
e
del
collegio
Taeggi
,
fondato
nel
1559
dal
conte
palatino
Ambrogio
Taeggi
nel
convento
di
San
Simone
.
L
'
unione
avvenne
per
decreto
di
Leopoldo
del
20
giugno
1792
.
Questo
Istituto
serve
per
gli
studi
ginnasiali
,
tecnici
e
liceali
,
di
lingua
,
ecc
.
E
regolato
da
civici
amministratori
,
e
diretto
da
un
rettore
,
da
un
censore
di
disciplina
,
ecc
.
Ha
otto
piazze
gratuite
e
venti
a
metà
pensione
.
L
'
edificio
fu
rimodernato
con
disegno
dell
'
architetto
Giacomo
Moraglia
.
Chiesa
di
Santa
Maria
del
Paradiso
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
del
Paradiso
possiede
quadri
di
Francesco
Fabbrica
,
di
Camillo
Procaccini
,
di
Domenico
Pellegrini
;
nella
vò1ta
Ferdinando
Porta
dipinse
l
'
Assunta
.
Nelle
vicinanze
evvi
l
'
altra
chiesa
di
San
Pietro
dei
Pellegrini
;
Barnabò
Visconti
aveva
unito
ad
essa
uno
spedale
pel
ricovero
dei
poveri
pellegrini
,
i
quali
venivano
per
due
giorni
alloggiati
ed
alimentati
.
Teatro
Carcano
.
Il
teatro
Carcano
,
così
chiamato
dal
nome
del
proprietario
,
fu
eretto
su
disegno
del
Canonica
nel
1805
,
ove
antica
-
mente
esisteva
la
chiesa
coll
'
ospedale
di
San
Lazzaro
,
convertito
nel
1498
in
convento
di
monache
domenicane
,
soppresse
nel
1799
.
Il
teatro
è
armonico
,
però
non
troppo
elegante
.
Agli
amatori
di
fiori
consigliamo
una
visita
al
giardino
di
casa
Pertusati
,
che
è
rimpetto
al
teatro
.
Ha
una
pregevole
raccolta
botanica
.
Civica
Palestra
.
Poco
lungi
dal
teatro
Carcano
,
a
destra
,
è
la
Civica
Palestra
,
eretta
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Agostino
Nazari
,
ed
inaugurata
or
sono
pochi
anni
.
Serve
agli
esercizi
ginnici
degli
allievi
,
specialmente
delle
scuole
comunali
.
Porta
Romana
.
L
'
antichissima
Porta
Romana
era
dedicata
ad
Apollo
.
L
'
attuale
fu
fatta
costruire
dai
Milanesi
nell
'
anno
1598
su
disegno
di
Martino
Bassi
pel
ricevimento
di
Margherita
d
'
Austria
,
destinata
sposa
a
Filippo
III
di
Spagna
.
E
di
ordine
dorico
bugnato
,
ed
era
già
fortificata
.
Venne
ristaurata
nel
1794
.
Entrarono
per
essa
parecchi
principi
e
sovrani
,
e
il
generale
Bonaparte
,
vincitore
degli
Austriaci
,
nel
giorno
14
maggio
1796
.
In
quell
'
occasione
vi
venne
posta
la
seguente
iscrizione
:
ALLA
VALOROSA
ARMATA
FRANCESE
DAL
SUPREMO
GENERALE
BONAPARTE
GUIDATA
AL
TRIONFO
CHE
NEL
GIORNO
14
MAGGIO
1796
PER
QUESTA
VIA
PORTO
'
LA
LIBERTA
'
ALL
'
INSUBRIA
IL
POLOLO
MILANESE
MEMORE
E
RICONOSCENTE
.
Questa
epigrafe
fu
tolta
al
ritorno
degli
Austriaci
.
Linea
H
.
(
Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
Porta
Vittoria
)
.
MONUMENTI
,
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
:
Monumento
a
Beccaria
.
Palazzo
di
Giustizia
.
Colonna
di
Porta
Vittoria
.
Luogo
Pio
Trivulzio
.
Palazzo
Sormani
.
Collegio
della
Guastalla
.
Riformatorio
della
Pace
.
Edificio
di
San
Michele
ai
nuovi
sepolcri
,
Orfanotrofio
maschile
.
Porta
Vittoria
.
CHIESE
.
Santo
Stefano
.
San
Bernardino
.
San
Barnaba
.
Santa
Prassede
.
San
Pietro
in
Gessate
.
TEATRI
,
Gerolamo
.
ALBERGHI
ECC
,
Passarella
.
Monumento
a
Cesare
Beccaria
.
Nel
mezzo
della
nuova
Piazza
dedicata
a
Cesare
Beccaria
sorge
un
monumento
a
quel
grande
filantropo
nostro
concittadino
.
La
solenne
inaugurazione
di
esso
ebbe
luogo
il
giorno
19
marzo
1871
.
E
lavoro
peregrino
dello
scultore
Giuseppe
Grandi
.
La
statua
del
Beccaria
posa
su
ampio
piedestallo
rettangolare
di
granito
;
i
quattro
lati
di
questo
presentano
due
bassorilievi
in
bronzo
,
la
Civiltà
ed
il
Tempo
,
che
stende
un
velo
sugli
emblemi
del
barbarismo
,
e
due
iscrizioni
.
La
prima
di
queste
suona
così
....
Italiani
e
Stranieri
eressero
,
augurando
che
il
voto
13
marzo
1865
della
Camera
dei
Deputati
per
l
'
ABOLIZIONE
DELLA
PENA
DI
MORTE
sia
tradotto
in
legge
.
E
l
'
altra
il
seguente
brano
dello
stesso
Beccaria
:
....
Se
dimostrerò
non
essere
la
pena
di
morte
nè
utile
,
nè
necessaria
,
avrò
vinto
la
causa
dell
'
umanità
.
Attorno
alla
base
della
statua
vi
è
scolpito
:
Cesare
Beccaria
nato
in
Milano
il
15
marzo
1738
Morto
il
28
novembre
1794
Inaugurato
il
19
marzo
1871
.
Palazzo
di
Giustizia
.
Il
palazzo
di
Giustizia
,
ora
del
Tribunale
Civile
e
Correzionale
,
è
di
un
'
imponente
e
ben
intesa
architettura
,
in
-
dicante
il
carattere
del
luogo
;
il
cortile
,
a
doppio
porticato
,
è
pur
grazioso
.
Venne
questo
edificio
fatto
innalzare
nell
'
anno
1605
su
disegno
di
Vincenzo
Seregni
,
per
ordine
di
Pietro
Enrico
Azevedo
,
conte
di
Fuentes
,
governatore
di
Milano
per
Filippo
III
di
Spagna
,
come
lo
indicavano
due
epigrafi
latine
tolte
nel
1796
.
Allorchè
si
demolirono
le
prigioni
del
Podestà
alla
Piazza
dei
Mercanti
,
queste
carceri
furono
dilatate
e
fortificate
con
una
cinta
soda
e
massiccia
di
muro
.
Nel
1796
si
levarono
le
tredici
armi
rappresentanti
gli
stemmi
di
diversi
fiscali
,
capitani
e
vicari
di
giustizia
,
ed
al
luogo
delle
accennate
epigrafi
,
venne
sostituito
l
'
assioma
del
celebre
Gaetano
Filangeri
,
che
è
il
seguente
:
LO
SPAVENTO
DEL
MALVAGIO
DEVE
ESSERE
COMBINATO
COLLA
SICUREZZA
DELL
'
INNOCENTE
Nell
'
anno
1815
dagli
Austriaci
era
fatto
scomparire
sotto
uno
strato
di
calcina
;
e
non
fu
che
nel
marzo
1871
che
,
mercè
l
'
iniziativa
di
un
capo
della
magistratura
milanese
,
rivisse
.
Superiormente
alla
porta
vedesi
un
terrazzo
donde
pubblicavansi
i
bandi
e
le
sentenze
.
Teatro
Gerolamo
.
In
sostituzione
di
demolito
teatro
,
disegno
del
Canonica
,
veniva
,
nell
'
anno
1868
,
costruito
l
'
attuale
su
disegno
dell
'
architetto
Ambrogio
Spinella
.
Fu
inaugurato
nel
1869
.
Il
teatro
è
elegante
:
conserva
un
bel
telone
dipinto
dal
Vacca
,
rappresentante
la
caduta
di
Ippolito
.
Serve
a
spettacoli
di
burattini
colla
maschera
di
Gerolamo
,
protagonista
monferrino
.
Può
anche
servire
per
attori
.
Chiesa
di
Santo
Stefano
.
La
chiesa
di
Santo
Stefano
è
antichissima
,
ed
era
prima
detta
di
San
Zaccaria
.
La
fondazione
viene
attribuita
all
'
arcivescovo
San
Martiniano
,
il
quale
vi
fu
seppellito
nel
433
.
Il
primitivo
tempio
venne
distrutto
nel
1075
da
un
forte
incendio
;
rifatto
,
ma
non
colla
vaghezza
e
maestà
del
precedente
,
l
'
arcivescovo
Visconti
volle
che
fosse
ricostruito
su
disegno
di
Aurelio
Trezzi
.
Federico
Borromeo
lo
fece
perfezionare
nel
1596
.
Contiene
l
'
interno
di
buone
pitture
di
G
.
Cesare
Procacciai
,
di
Federico
Bianchi
,
di
Camillo
Procaccini
,
di
Del
Cairo
,
del
Fiammenghini
,
di
Francesco
Casella
,
ecc
.
Girolamo
Quadrio
,
nel
1642
,
alzò
1'
attuale
campanile
di
bella
forma
archi
-
tettonica
.
Il
26
dicembre
1476
,
all
'
ingresso
di
questa
chiesa
,
fu
assassinato
il
duca
Galeazzo
Maria
Sforza
per
opera
dell
'
Olgiati
,
del
Visconti
e
del
Lampugnani
.
La
Piazza
di
Santo
Stefano
serve
al
mercato
del
pesce
,
selvaggiume
,
pollame
,
ecc
.
Chiesa
di
San
Bernardino
.
Presso
Santo
Stefano
trovasi
la
chiesa
di
San
Bernardino
,
eretta
nel
1696
.
Superiormente
all
'
atrio
di
essa
evvi
un
particolare
oratorio
,
ove
esistono
giovanili
lavori
di
Andrea
Appiani
.
Giovanni
V
,
re
di
Portogallo
,
fece
levare
il
disegno
di
questa
chiesa
per
erigerne
altra
a
Lisbona
.
Attiguo
vi
è
un
Ossario
,
in
cui
vedesi
una
bizzarra
decorazione
di
ossa
e
di
teschi
umani
,
che
il
volgo
crede
dei
cristiani
morti
dagli
Ariani
al
tempo
di
Sane
Ambrogio
;
ma
noi
non
dubitiamo
a
supporre
vengano
dall
'
ospedale
del
Brolio
,
detto
(
li
San
Giobbe
.
E
un
ornamento
che
dovrebbe
ormai
scomparire
.
Colonna
di
Porta
Vittoria
.
Dalla
via
di
San
Bernardino
,
recandosi
al
Verziere
,
o
mercato
delle
erbe
,
trovasi
una
colonna
di
granito
.
Essa
venne
fatta
erigere
nel
1576
da
San
Carlo
,
su
disegno
del
Pellegrini
,
in
onore
di
San
Martiniano
.
La
statua
del
Redentore
è
del
Vismara
.
Questa
colonna
è
ora
sacra
alla
libertà
di
Milano
.
Attorno
al
piedestallo
di
essa
,
su
lapidi
di
bronzo
,
collocate
il
18
marzo
1861
a
cura
del
Municipio
,
trovansi
incisi
i
nomi
dei
morti
nella
gloriosa
rivoluzione
del
marzo
1818
.
Evvi
pure
la
seguente
epigrafe
:
CITTADINI
ONORATE
LA
MEMORIA
DEI
VOSTRI
CHE
A
18
MARZO
1848
SI
LEVARONO
NEL
NOME
D
'
ITALIA
E
TRIONFATA
L
'
AUSTRIACA
TENACIA
COLLA
VIRTU
'
DEL
VOLERE
QUESTE
VIE
RIBATTEZZARONO
PRIME
COL
SANGUE
E
COLLA
VITTORIA
MDCCCLX
.
Ai
22
marzo
il
popolo
trae
quivi
a
deporre
corone
e
fiori
.
Luogo
Pio
Trivulzi
.
Il
Pio
Albergo
Trivulzi
trovasi
nella
vicina
via
della
Signora
.
Questo
istituto
di
beneficenza
lo
si
deve
al
principe
Tolomeo
Trivulzi
,
il
quale
,
con
testamento
23
agosto
1766
,
ordinò
si
convertisse
il
suo
palazzo
in
casa
di
rifugio
poi
vecchi
d
'
ambo
i
sessi
nativi
di
Milano
o
domiciliativi
da
dieci
anni
almeno
,
resi
inetti
,
per
età
settuagenaria
,
a
procurarsi
col
lavoro
la
sussistenza
.
L
'
ospizio
fa
aperto
il
1°
gennaio
1771
,
e
venne
poscia
ampliato
con
altre
elargizioni
.
Ora
vi
sono
ricoverati
oltre
400
vecchi
fra
maschi
e
femmine
.
In
quest
'
ospizio
morì
,
il
9
gennaio
1799
,
1'
illustre
Gaetana
Agnesi
,
e
vi
fu
il
21
marzo
1812
trasportata
la
salma
del
principe
Trivulzi
,
che
era
nella
chiesa
de
'
Cappuccini
a
Porta
Orientale
.
Palazzo
Sormani
.
Passato
il
ponte
di
Porta
Vittoria
,
a
destra
voltando
,
vedesi
il
palazzo
Sormani
.
Esso
fu
eretto
su
disegno
licenzioso
,
ed
apparteneva
alla
famiglia
patrizia
Monti
.
Quivi
nacque
Cesare
Monti
,
che
fu
arcivescovo
di
Milano
,
non
che
il
fratello
di
lui
,
Marco
Antonio
,
presidente
del
Magistrato
di
Sanità
,
e
benemerito
per
savio
provvidenze
e
per
civile
coraggio
durante
la
peste
1630
.
Estinta
la
fa
-
miglia
Monti
passò
il
palazzo
all
'
Andreani
,
e
quindi
,
estinta
pur
questa
,
alla
Sormani
.
Collegio
della
Guastalla
.
Nel
parlare
della
chiesa
di
San
Paolo
,
abbiamo
accennato
alla
contessa
della
Guastalla
Lodovica
Torelli
.
E
alla
stessa
che
devesi
questo
collegio
,
fondato
nell
'
anno
1557
,
per
l
'
educazione
civile
e
religiosa
di
donzelle
milanesi
nobili
e
povere
.
Esso
è
il
più
antico
di
questa
specie
.
Chiesa
di
San
Barnaba
.
La
chiesa
di
San
Barnaba
,
eretta
prima
del
secolo
XII
,
venne
ricostruita
nel
1545
su
disegno
di
Giacomo
Antonio
Morigia
.
E
di
ordine
corintio
con
tre
altari
da
ciascun
lato
,
comodo
presbiterio
e
coro
.
Vi
sono
buone
pitture
di
Aurelio
Luini
,
Carlo
Urbino
,
del
Lomazzo
,
di
C
.
Procaccini
,
ecc
.
Poco
discosto
da
San
Barnaba
,
verso
la
Porta
Romana
,
eravi
un
chiostro
di
Templari
;
ivi
prese
alloggio
Barbarossa
sì
nel
primo
che
nel
secondo
assedio
di
Milano
.
Riformatorio
alla
Pace
.
Questo
Riformatorio
,
regolato
come
quello
di
cui
abbiamo
parlato
,
era
già
Istituto
di
Santa
Maria
della
Pace
pei
giovanetti
traviati
,
fondato
dal
religioso
comasco
Paolo
Marchiondi
,
ed
aperto
nel
1841
.
La
chiesa
è
di
gotica
architettura
;
fu
fondata
nel
1466
da
un
tal
Amadeo
,
cavaliere
portoghese
,
frate
francescano
,
che
andava
per
la
città
gridando
pace
,
pace
,
onde
far
cessare
i
dissidi
tra
'
Milanesi
;
e
perciò
detta
della
Pace
.
Il
duca
Galeazzo
Maria
Sforza
ed
altri
somministrarono
di
poi
i
soccorsi
per
terminarla
.
Vi
sono
in
essa
pitture
,
pur
troppo
in
deperimento
,
del
Luini
,
del
Semini
,
di
Marco
d
'
Oggionno
;
una
copia
della
Cena
di
Leonardo
,
fatta
dal
Lomazzo
.
Presso
questo
luogo
evvi
una
caserma
di
soldati
di
fanteria
:
era
quel
fabbricato
già
convento
di
monache
agostiniane
,
dette
di
San
Filippo
.
Fu
in
esso
che
Napoleone
I
fondò
,
nel
1810
,
il
reale
Collegio
delle
Fanciulle
.
Edificio
di
San
Michele
.
In
fondo
alla
via
,
presso
il
bastione
a
destra
,
presentasi
un
edificio
di
forma
quasi
circolare
:
è
desso
San
Michele
ai
nuovi
sepolcri
,
succursale
dell
'
Ospedale
Maggiore
.
Questo
fabbricato
risale
al
1698
,
eretto
su
disegno
dell
'
ingegnere
Attilio
Arigone
.
Consiste
in
una
chiesa
a
croce
greca
,
con
cupola
nel
centro
,
la
quale
oggidì
forma
soltanto
il
corpo
di
mezzo
dell
'
edificio
.
Fu
innalzato
per
la
tumulazione
dei
cadaveri
dell
'
ospedale
.
In
seguito
si
formò
il
magnifico
portico
all
'
in
-
torno
della
chiesa
,
nel
quale
si
pose
un
continuato
numero
di
sepolcri
più
alti
da
terra
,
a
fine
di
preservarli
dall
'
acqua
sorgente
.
Il
disegno
di
questo
porticato
è
dell
'
architetto
Francesco
Croce
,
perfezionato
nell
'
anno
1731
.
Cessò
quivi
la
tumulazione
in
conseguenza
della
legge
di
Giuseppe
II
,
che
prescriveva
la
sepoltura
dei
cadaveri
fuori
città
.
Sotto
il
Regno
Italico
si
pensava
di
convertire
quest
'
edificio
in
Panteon
per
gli
uomini
illustri
.
Chiesa
di
Santa
Prassede
.
Questa
chiesa
fu
fondata
da
San
Carlo
nell
'
anno
1579
con
ritiro
per
le
Cappuccine
;
nel
1782
vi
subentrarono
le
Benedettine
di
Santa
Radegonda
,
secolarizzate
dalla
Repubblica
Cisalpina
.
La
chiesa
conserva
tuttodì
due
bellissimi
quadri
,
uno
di
Simone
Preterazzano
,
l
'
altro
di
G
.
Cesare
Procaccini
.
Il
convento
,
che
eravi
annesso
,
fu
convertito
sotto
il
Regno
Italico
in
caserma
di
soldati
,
e
tuttodì
serve
a
tale
uso
.
Chiesa
di
San
Pietro
in
Gessate
.
Da
una
nobile
famiglia
di
Gessate
,
o
Glassiate
,
si
vuole
fondata
questa
chiesa
nel
1344
con
monastero
di
Umiliati
,
nel
quale
chiostro
,
nel
1436
,
succedettero
i
Maurini
,
in
ultimo
i
Somaschi
.
La
chiesa
è
in
tre
navi
,
di
gotica
architettura
,
alquanto
sformata
nei
tempi
posteriori
.
Il
coro
fu
innalzato
nell
'
anno
1450
,
di
poi
ingrandito
nel
1640
.
V
'
hanno
in
questo
tempio
pitture
del
Luini
,
del
Crespi
,
del
Caravaggino
,
del
Lanzani
,
del
Moncalvo
,
dello
Zenale
,
del
Civerchio
,
del
Vajani
e
del
Buttinoni
.
La
Madonna
col
Bambino
si
crede
del
Bramante
.
Nell
'
ultima
cappella
è
pur
degno
di
osservazione
il
monumento
della
famiglia
Griffi
.
Orfanotrofio
Maschile
.
Il
convento
di
San
Pietro
in
Gessate
coi
grandi
chiostri
,
attribuiti
al
Bramante
,
per
decreto
22
giugno
1772
,
venne
da
Maria
Teresa
donato
all
'
Orfanotrofio
Maschile
,
fondato
in
via
Crocifisso
nel
1533
da
Girolamo
Miani
.
Il
patrimonio
di
quest
'
Istituto
,
che
può
calcolarsi
a
tre
milioni
,
è
frutto
di
doni
e
di
lasciti
di
molti
benefattori
.
I
ricoverati
sono
in
numero
di
250
circa
.
Vi
si
accettano
dagli
anni
sette
ai
dieci
,
e
vi
rimangono
sino
ai
diciotto
;
vengono
istruiti
nelle
materie
proprie
delle
classi
elementari
,
nel
disegno
;
ed
avviati
nelle
arti
meccaniche
;
alcuni
,
i
più
idonei
,
vi
apprendono
anche
la
musica
istrumeutale
,
la
ginnastica
e
i
militari
esercizi
.
Ai
tempi
della
Repubblica
Cisalpina
questi
orfani
vennero
soldatescamente
disciplinati
:
formarono
un
battaglione
,
che
fu
denominato
Battaglione
della
Speranza
.
Nelle
cinque
giornate
del
marzo
1848
gli
orfanelli
prestarono
pure
un
grande
servizio
alla
patria
;
parte
di
essi
stettero
alle
barricate
,
parte
servirono
alla
trasmissione
degli
ordini
dei
capi
della
insurrezione
da
un
punto
all
'
altera
del
-
la
città
..
Porta
Vittoria
.
-
-
La
Porta
Vittoria
,
così
denominata
in
memoria
della
vittoria
riportata
nel
1848
dai
Milanesi
sulle
soldatesche
austriache
,
chiamavasi
prima
Tosa
.
L
'
origine
di
questo
nome
non
è
dagli
storici
ben
definita
.
Il
più
probabile
è
che
possa
derivare
da
Tusca
,
perchè
in
antiche
carte
viene
chiamata
Tusa
e
non
Tosa
.
Dalla
cittadinanza
si
fanno
voti
perchè
il
Municipio
abbia
a
ricostruire
questa
Porta
e
renderla
degna
del
gran
fatto
al
quale
è
stata
dedicata
.
Fuori
la
città
,
non
molto
lungi
,
evvi
l
'
ospedale
dei
pazzi
,
detto
la
Senavra
.
Il
locale
era
altre
volte
convento
di
Gesuiti
.
Linea
I
.
(
Colore
rosa
.
Dalla
Porta
Ticinese
alla
Porta
Garibaldi
)
.
(
1
.
Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
P
.
a
Ticinese
)
.
MONUMENTI
EDIFICI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Ginnasio
e
Liceo
Beccaria
.
Palazzo
Trivulzi
.
Congregazione
di
Carità
.
Istituto
Tecnico
.
Colonne
di
San
Lorenzo
.
Arco
di
Porta
Ticinese
.
Barriera
.
Bagni
pubblici
.
Stazione
Milano
-
Vigevano
.
La
Conca
in
via
Arena
.
Istituti
dei
Sordo
-
Muti
.
Casa
d
'
Industria
.
CHIESE
.
San
Satiro
.
Santa
Maria
Beltrade
.
San
Sebastiano
.
Sant
'
Alessandro
.
San
Michele
alla
Chiusa
.
San
Giorgio
in
Palazzo
.
San
Sisto
.
San
Lorenzo
.
Sant
'
Eustorgio
.
Santa
Maria
della
Vittoria
.
San
Calocero
.
TEATRI
.
Re
(
nuovo
)
.
ALBERGHI
.
Cappello
.
Falcone
.
Pozzo
.
Gran
Bretagna
.
Gran
Parigi
.
D
'
Italia
.
Chiesa
di
Santa
Maria
presso
San
Satiro
.
-
-
La
chiesa
di
Santa
Maria
presso
San
Satiro
affermasi
innalzata
nell
'
anno
869
dall
'
arcivescovo
Ansperto
Confalonieri
,
ove
era
una
sua
casa
eretta
sull
'
area
di
un
tempio
romano
,
e
che
de
-
dicò
a
San
Satiro
.
Un
fatto
singolare
diede
il
nome
di
Santa
Maria
alla
chiesa
,
ed
origine
all
'
edificazione
dell
'
attuale
,
chè
mal
si
attribuisce
al
Bramante
,
e
molto
meno
al
Suardi
,
suo
scolaro
.
Prima
della
venuta
in
Milano
del
Bramante
la
chiesa
era
già
in
costruzione
.
Non
tornerà
discaro
sapere
il
fatto
accennato
.
Nel
1242
,
un
tal
Masazio
,
uscendo
furioso
da
una
casa
da
giuoco
,
ove
aveva
perduto
tutto
il
suo
avere
,
si
fece
a
passare
per
la
via
del
Falcone
.
Ivi
vedendo
l
'
immagine
della
Madonna
,
che
era
sul
muro
esterno
della
chiesa
di
San
Satiro
,
cieco
d
'
ira
,
le
scagliò
una
coltellata
,
che
colse
nel
collo
il
Bambino
.
Narra
la
tradizione
che
dal
quadro
stillasse
sangue
.
La
voce
dell
'
avvenuto
,
propagatasi
tosto
,
fuvvi
gran
ressa
alla
via
del
Falcone
;
la
Madonna
venne
posta
nella
chiesa
,
e
da
quel
giorno
la
divozione
andò
crescendo
.
La
chiesa
è
formata
di
tre
navi
,
in
figura
di
croce
mozza
,
non
essendovi
,
cagione
l
'
attigua
pubblica
via
,
spazio
pel
coro
;
onde
l
'
architetto
vi
surrogò
una
prospettiva
a
'
rilievo
di
mirabile
effetto
;
opera
assai
lodata
dal
Vasari
e
da
altri
.
Dell
'
antichissimo
tempio
evvi
un
avanzo
nella
cappella
della
crociera
a
sinistra
,
verso
la
via
del
Falcone
,
con
quattro
colonne
di
materia
,
dimensione
e
capitelli
differenti
,
raccolti
da
edifici
anteriori
,
come
allora
si
soleva
.
In
questa
cappella
vi
è
anche
un
bel
lavoro
in
plastica
del
Caradosso
Foppa
.
La
sagrestia
è
un
tempietto
ottagono
del
Bramante
,
somma
,
mente
lodato
dal
Vasari
e
dal
Milizia
.
Fu
assai
bene
ristaurato
nel
1857
.
Vi
sono
in
questa
chiesa
pitture
del
Boltraffio
,
del
Borgognone
,
del
Bramantino
,
di
Gaetano
Vaccani
,
ecc
.
-
-
Quanto
prima
si
darà
mano
alla
costruzione
della
facciata
del
tempio
,
ancora
in
rustico
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Giuseppe
Vandoni
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Beltrade
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
Beltrade
fu
fondata
da
una
contessa
Beltrado
nell
'
anno
836
,
e
ristaurata
nel
1717
,
e
da
ultimo
,
da
Giacomo
Moraglia
,
nel
1855
con
buoni
affreschi
.
Una
rozza
scultura
,
che
prima
vedevasi
sulla
porta
maggiore
,
ora
da
un
canto
,
rappresenta
l
'
immagine
che
chiamavasi
Idea
;
essa
era
il
simbolo
di
una
processione
che
sino
all
'
anno
1586
soleva
farsi
nel
giorno
della
Purificazione
da
questa
chiesa
alla
Metropolitana
.
Chiesa
di
San
Sebastiano
.
La
chiesa
di
San
Sebastiano
,
di
proprietà
del
Comune
,
è
opera
del
Pellegrini
,
e
devesi
la
sua
erezione
al
voto
fatto
dai
Milanesi
durante
la
peste
dell
'
anno
1576
.
La
prima
pietra
fu
posta
da
San
Carlo
.
E
di
forma
circolare
,
ed
una
delle
più
belle
che
vanti
Milano
.
Magnifica
è
la
parte
esterna
,
ornata
di
lesene
binate
,
d
'
ordine
dorico
,
con
cornice
elegantemente
lavorata
;
l
'
ordine
jonico
si
vede
superiormente
all
'
attico
praticabile
.
La
cupola
torreggia
sopra
questo
secondo
ordine
.
Tre
porte
,
una
maggiore
ornata
con
colonne
,
e
due
laterali
più
semplici
,
danno
ingresso
all
'
interno
,
il
quale
corrisponde
alla
bellezza
esterna
per
la
sua
semplicità
ed
eleganza
;
un
ordine
di
lesene
disposte
in
giro
divide
le
cappelle
arcuate
;
il
coro
è
di
figura
ottagona
con
cupola
circolare
.
Vi
sono
in
questa
chiesa
pregevoli
pitture
:
il
San
Sebastiano
è
del
Bramante
.
Sotto
la
Repubblica
Cisalpina
essa
servì
di
Circolo
costituzionale
.
E
generalmente
reclamato
che
quest
'
edificio
venga
isolato
,
colla
demolizione
delle
catapecchie
addossatevi
negli
ultimi
tempi
della
dominazione
spagnuola
.
Chiesa
di
Sant
'
Alessandro
.
La
chiesa
di
Sant
'
Alessandro
,
detta
in
Zebedia
,
vuolsi
eretta
sull
'
area
di
una
prigione
chiamata
appunto
Zebedia
,
nella
quale
l
'
alfiere
della
legione
tebea
,
Alessandro
,
fu
detenuto
.
La
facciata
dell
'
antico
tempio
era
verso
San
Giovanni
in
Conca
.
L
'
attuale
edificio
venne
elevato
nell
'
anno
1602
con
tanta
solennità
che
si
coniarono
persino
medaglie
commemorative
.
L
'
architetto
ne
fu
Lorenzo
Binaghi
,
barnabita
.
Esso
ha
la
forma
di
una
croce
greca
con
magnifica
cupola
,
sostenuta
da
otto
colonne
di
granito
rosso
lucido
.
La
facciata
,
con
due
campanili
e
bella
scalinata
,
sarebbe
stata
più
grandiosa
se
avesse
avuto
un
second
'
ordine
:
così
appare
tozza
.
Questo
tempio
,
restaurato
non
sono
molti
anni
,
è
ricco
nell
'
interno
di
fregi
e
stucchi
,
e
vi
meritano
particolare
osservazione
l
'
altare
maggiore
,
il
pulpito
e
due
confessionali
,
incastonati
in
pietre
dure
,
gli
intagli
dell
'
organo
,
vari
dipinti
del
Crespi
,
del
Procaccini
,
del
Campi
,
del
Fiamminghino
,
dello
Scaramuccia
,
del
Moncalvo
,
del
Guadagnini
,
dello
Scuri
,
ecc
.
,
non
che
il
monumento
al
matematico
Paolo
Frisi
,
il
cui
ritratto
è
del
celebre
Franchi
.
Liceo
e
Ginnasio
Beccarla
.
Al
lato
destro
della
chiesa
di
Sant
'
Alessandro
,
uscendo
,
trovansi
pubbliche
scuole
,
altre
volte
Arcimbolde
,
da
monsignor
Giovanni
Battista
Arcimboldi
,
il
quale
nel
1609
fondava
due
cattedre
di
logica
e
morale
appunto
presso
i
Barnabiti
di
Sant
'
Alessandro
.
Soppressa
la
Congregazione
di
questi
padri
,
vi
fu
stabilito
dal
Governo
un
Liceo
ed
un
Ginnasio
pubblico
,
diretti
da
professori
secolari
Il
liceo
Beccaria
possiede
un
gabinetto
di
fisica
,
eretto
fino
dall
'
anno
1787
,
una
raccolta
di
animali
,
ed
una
collezione
mineralogica
,
che
ebbe
origine
nel
1773
,
e
resa
quindi
molto
ricca
dal
celebre
naturalista
,
ex
-
barnabita
,
Ermenegildo
Pini
,
mercè
le
sue
fatiche
,
i
suoi
viaggi
e
le
sue
corrispondenze
coi
più
celebrati
naturalisti
.
Palazzo
Trivulzi
.
Nella
Piazza
di
Sant
'
Alessandro
,
dicontro
la
chiesa
,
vedesi
il
palazzo
Trivulzi
;
esso
è
di
una
soda
costruzione
,
e
ragguardevole
per
le
cose
rare
e
preziose
che
vi
si
contengono
,
fra
cui
una
ricca
libreria
ed
un
,
museo
di
pregevolissime
antichità
,
formato
in
gran
parte
dal
filologo
abate
don
Carlo
Trivulzi
,
morto
nel
1789
,
dal
fratello
di
lui
Giorgio
,
morto
nel
1802
,
e
continuato
dai
discendenti
della
famiglia
,
la
quale
cortesemente
ne
permette
la
visita
al
forestiero
.
Congregazione
di
Carità
.
La
Congregazione
di
Carità
ha
la
propria
sede
in
via
Olmetto
,
nella
già
casa
Archinti
,
la
quale
conserva
pregevoli
pitture
del
Lanzani
,
del
Tiepolo
,
del
Piazzetta
e
del
Bigori
.
Chiesa
di
San
Michele
alla
Chiusa
.
La
chiesa
di
San
Michele
alla
Chiusa
,
che
trovasi
qui
presso
,
ritiene
il
suo
nome
dalla
chiusa
,
posta
nel
1171
ad
un
acquidotto
a
trattenere
le
acque
che
da
essa
poi
uscivano
poco
lungi
dalla
città
.
Sono
due
chiese
riunite
verso
il
1750
;
contengono
qualche
buon
dipinto
.
Nel
portico
del
piccolo
cortile
si
osserva
1'
antico
metodo
,
detto
Graffito
,
introdottosi
in
Italia
nel
principio
del
XVI
secolo
,
col
quale
si
ornavano
e
si
abbellivano
le
case
nel
loro
esterno
.
Chiesa
di
San
Giorgio
in
palazzo
.
La
chiesa
di
San
Giorgio
credesi
eretta
nel
750
da
San
Natale
,
arcivescovo
di
Milano
,
sull
'
area
ov
'
era
un
tempio
di
Mercurio
.
L
'
aggiunto
di
Palazzo
,
che
ancora
essa
ritiene
,
si
vuole
derivato
da
un
palazzo
imperiale
edificato
da
Trajano
o
da
Massimiano
.
Nel
1600
fu
l
'
edificio
abbellito
da
Federico
Borromeo
.
L
'
attuale
facciata
di
granito
è
disegno
di
Bernardino
Ferrari
.
Vi
sono
in
questa
chiesa
da
ammirarsi
un
San
Gerolamo
,
opera
celebre
di
Gaudenzio
Ferrari
,
la
Deposizione
,
di
Bernardino
Luini
.
Nella
casa
Stampa
-
Soncino
,
presso
S
.
Giorgio
,
sorge
,
monumento
particolare
,
una
torre
a
sei
piani
,
con
terrazzi
accessibili
,
alta
metri
42
24
,
sulla
cui
sommità
sono
le
colonne
col
plus
ultra
,
stemma
di
Carlo
V
,
al
cui
onore
fu
eretta
.
Chiesa
di
San
Sisto
-
-
La
chiesa
di
San
Sisto
si
pretende
essere
fondata
da
Desiderio
,
ultimo
re
dei
Longobardi
nell
'
anno
770;
fu
rifabbricata
da
Federico
Borromeo
:
vi
sono
pitture
del
Pietra
.
Istituto
Tecnico
.
Nell
'
area
,
ove
sorgeva
il
convento
di
monache
agostiniane
,
fondato
da
Simone
da
Casale
nel
1345
,
venne
eretto
,
nella
prima
metà
di
questo
secolo
,
un
edificio
ad
uso
scuole
ginnasiali
su
disegno
del
conte
Gian
Luca
della
Somaglia
.
Soppresse
queste
scuole
,
sostituendole
con
quelle
tecniche
,
dal
Comune
si
rifabbricò
ed
ingrandì
l
'
edificio
,
con
progetto
dell
'
ingegnere
A
.
Nazari
,
comprendendovi
anche
la
già
chiesa
di
Santa
Marta
,
che
era
una
delle
più
belle
opere
del
Richini
.
L
'
Istituto
tecnico
impartisce
l
'
istruzione
a
circa
180
alunni
.
Presso
il
Carrobbio
,
nella
via
San
Simone
,
evvi
un
teatro
adatto
a
rappresentazioni
drammatiche
.
Chiesa
e
colonne
di
San
Lorenzo
.
Le
sedici
colonne
,
che
veggonsi
lungo
il
Corso
di
Porta
Ticinese
,
e
che
sono
parallele
alla
pubblica
strada
,
formano
il
monumento
romano
più
grandioso
che
conservi
ancora
Milano
.
Esse
sono
di
marmo
bianco
scanalate
,
d
'
ordine
corintio
,
e
composte
di
quattro
pezzi
ciascuna
,
compreso
il
capitello
e
la
base
,
che
ha
unita
una
piccola
porzione
di
colonna
.
Una
giusta
ed
uniforme
distanza
si
osserva
nel
loro
scomparto
;
la
base
è
atticurga
;
posano
esse
a
perfetto
livello
sopra
un
rozzo
zoccolo
di
pietra
.
Da
ciascuna
parte
hanno
per
termine
un
pilastro
innalzato
in
tempi
posteriori
.
Gli
architravi
sono
alti
due
terzi
del
diametro
delle
colonne
con
tre
fasce
,
come
debbe
avere
il
corintio
.
Nella
soffitta
,
fra
capitello
e
capitello
,
avvi
un
riquadro
decente
-
mente
intagliato
.
Queste
colonne
da
alcuni
credonsi
una
parte
delle
Terme
Erculee
,
costruite
da
Massimiano
;
altri
opinano
del
tempio
di
Ercole
,
pure
eretto
da
quell
'
imperatore
.
L
'
iscrizione
romana
,
che
vedesi
sul
pilastro
verso
la
città
.
ad
onore
di
Lucio
Vero
,
non
deve
avere
nessuna
relazione
colle
colonne
,
nè
coll
'
edificio
:
questa
lapide
fu
ritrovata
e
dissotterrata
1'
anno
1505
vicino
al
colonnato
.
Da
questi
avanzi
antichi
si
ha
accesso
in
un
cortile
,
intorno
al
quale
sono
poste
le
abitazioni
altre
volte
canonicali
,
fatte
costruire
da
Federico
Borromeo
;
è
il
sagrato
di
una
delle
più
vaste
e
più
belle
chiese
di
Milano
,
quella
cioè
di
San
Lorenzo
.
Questo
tempio
fu
eretto
fin
dai
tempi
di
Sant
'
Ambrogio
sulle
rovine
di
opera
romana
.
Fu
distrutto
da
un
incendio
nel
1071
,
poi
ricostrutto
;
rovinato
di
nuovo
nell
'
anno
1573
,
venne
infine
riedificato
per
ordine
di
San
Carlo
su
disegno
di
Martino
Bassi
,
che
imitò
San
Vitale
di
Ravenna
.
Il
corpo
dell
'
edificio
è
composto
di
un
ottagono
formato
da
quattro
archi
grandi
e
da
quattro
minori
.
L
'
ordine
principale
è
dorico
con
lesene
.
I
lavori
terminarono
verso
il
1593
.
In
questa
chiesa
vi
sono
buone
pitture
di
Ercole
Procaccini
,
Aurelio
Luini
,
Giambattista
della
Cerva
,
Carlo
Urbino
,
dello
Storer
,
ecc
.
Alla
sinistra
,
verso
la
Vetra
,
evvi
una
chiesetta
ottangolare
,
la
quale
ha
servito
di
primitivo
tempio
dedicato
a
San
Genesio
,
ed
ora
a
Sant
'
Aquilino
martire
,
con
un
vestibolo
che
ha
comunicazione
colla
strada
.
Questa
cappella
dicesi
eretta
da
Galla
Placidia
,
figlia
di
Teodosio
,
e
vi
si
vede
l
'
urna
sepolcrale
della
medesima
e
di
Ataulfo
,
marito
di
lei
.
Posteriormente
vi
fu
aggiunta
la
cupola
con
un
lucernario
.
La
porta
di
questa
cappella
è
adorna
di
ricche
sculture
;
negli
absidi
si
vedono
mosaici
del
nono
secolo
,
guasti
però
dai
ristauratori
.
Nella
chiesa
è
pur
rimarchevole
il
mausoleo
di
Giovanni
Conti
,
eretto
nel
secolo
XVI
da
Gaspare
Visconti
,
non
che
l
'
altro
dell
'
antica
famiglia
Robiano
.
Uscendo
in
istrada
dalla
cappella
di
Sant
'
Aquilino
a
destra
trovasi
la
Piazza
della
Vetra
.
Questo
luogo
,
pochi
anni
or
sono
,
offriva
un
misero
spettacolo
.
Da
una
parte
scoperta
correva
la
gora
,
e
all
'
intorno
erano
povere
case
,
con
terrazze
di
legno
,
occupate
le
più
dai
conciapelli
.
Da
antico
deturpava
inoltre
questa
Piazza
la
forca
,
trasferita
nel
1814
altrove
.
Le
catapecchie
dall
'
anno
1829
vennero
scomparendo
mano
mano
,
e
moderni
edifici
vi
vanno
sorgendo
;
le
acque
furono
coperte
;
e
il
Comune
,
nel
1863
,
vi
erigeva
un
Mercato
per
gli
erbaggi
e
le
frutta
,
e
nell
'
anno
1866
altro
pei
latticini
;
entrambi
su
disegno
dell
'
architetto
Enrico
Terzaghi
.
Dicontro
la
Vetra
,
verso
il
Corso
di
Porta
Ticinese
,
è
la
via
Gian
Giacomo
Mora
,
nome
dell
'
infelice
barbiere
,
che
ivi
aveva
la
bottega
e
l
'
abitazione
,
i
cui
casi
miserissimi
sono
sovranamente
descritti
da
Alessandro
Manzoni
nel
suo
libro
:
Processo
degli
Untori
nel
1630
.
E
qui
appunto
,
ove
ora
è
la
casa
al
numero
1
,
sorgeva
la
Colonna
infame
,
stata
posta
sulle
rovine
della
casa
e
bottega
del
Mora
.
La
colonna
,
testimonio
di
barbarie
,
venne
fatta
togliere
da
Pietro
Verri
,
il
1°
settembre
1778
per
consiglio
di
Cesare
Beccaria
.
123
-
Arco
di
Porta
Ticinese
.
Proseguendo
pel
Corso
trovasi
il
ponte
attraversante
il
Naviglio
,
costruito
pochi
anni
sono
,
in
istile
lombardo
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
Emilio
Bignami
.
Questo
ponte
conserva
l
'
arco
e
parte
della
torre
di
cui
erano
munite
le
porte
dei
Visconti
.
Nel
1863
vennero
questi
avanzi
dell
'
antichità
,
modello
dei
primordi
dell
'
architettura
gotico
-
lombarda
,
ristaurati
da
inesperto
architetto
;
sicché
le
torri
furono
guaste
.
Teatro
Re
.
Questo
teatro
venne
fatto
costruire
da
un
Giovanni
Re
nel
1864
,
e
fu
inaugurato
nel
settembre
di
quell
'
anno
.
Il
disegno
è
dell
'
architetto
Concorreggi
;
riuscì
difettoso
.
Può
contenere
circa
1200
persone
.
Chiesa
di
Sant
'
Enstorgio
.
La
chiesa
di
Sant
'
Eustorgio
si
annovera
tra
le
più
antiche
di
Milano
,
e
si
riguarda
come
uno
dei
primi
edifici
cristiani
.
Essa
è
una
delle
meraviglie
dell
'
arte
lombarda
.
Fu
fondata
nel
320
dallo
stesso
Eustorgio
,
che
la
dedicò
ai
Re
Magi
,
le
reliquie
dei
quali
vennero
appunto
a
lui
regalate
dall
'
imperatore
di
Costantinopoli
,
ed
ivi
sepolte
(
*
)
;
quindi
prese
il
nome
di
Sant
'
Eustorgio
in
onore
dello
stesso
vescovo
,
per
essere
ivi
stato
tumulato
.
Nei
primi
tempi
la
chiesa
trovavasi
ben
lontana
dalla
città
;
la
fronte
era
verso
la
via
di
Santa
Croce
con
due
archi
che
le
servivano
di
portico
.
Fu
rimodernata
nell
'
anno
1278
da
Ottone
Visconti
coll
'
opera
di
Tosano
,
detto
il
Lombardino
,
e
quindi
da
Francesco
Richini
,
il
quale
guastò
la
bella
architettura
lombarda
.
(
*
)
Il
sarcofago
è
ora
vuoto
di
quelle
reliquie
,
le
quali
,
poste
in
San
Giorgio
per
salvarle
dalle
mani
del
Barbarossa
,
furono
quindi
nel
1162
trasportate
in
Germania
.
Da
qualche
anno
,
sotto
la
direzione
degli
architetti
Enrico
Terzaghi
e
Giovanni
Brocca
,
si
sono
intrapresi
da
quella
Fabbriceria
lavori
di
ripristino
dell
'
architettura
antica
.
Il
fianco
meridionale
della
chiesa
e
la
facciata
sono
stati
egregiamente
compiuti
,
ed
anche
l
'
interno
è
a
buon
punto
di
avanzamento
.
Il
campanile
,
assai
ragguardevole
per
l
'
altezza
e
per
la
bella
costruzione
,
fu
ultimato
nel
1309
,
e
vi
venne
posto
il
primo
quadrante
che
dinotasse
le
ore
.
Il
pulpito
di
pietra
,
che
si
vede
posto
nell
'
angolo
della
facciata
servì
a
Pietro
da
Verona
per
iscagliare
i
suoi
fulmini
contro
gli
eretici
.
Nell
'
interno
sonovi
magni
-
fiche
opere
di
architettura
,
fra
cui
del
Bramante
e
del
Michelozzo
Michelozzi
,
-
lo
scolaro
del
Donatello
e
il
seguace
del
Brunelleschi
,
il
primo
che
da
noi
incominciò
a
scostarsi
dallo
stile
gotico
,
-
consistenti
specialmente
nelle
cappelle
fatte
erigere
a
destra
dai
Visconti
,
una
delle
quali
ha
bellissima
arca
dovuta
a
Gian
Giacomo
Balduccio
da
Pisa
.
Molte
pitture
peregrine
pur
vi
sono
del
Borgognone
,
del
Bramantino
,
del
Fiammenghini
,
del
Fratazzi
,
dello
Storer
,
dei
fratelli
Procaccini
,
del
Civerchio
,
del
Figini
,
ecc
.
In
Sant
'
Eustorgio
sono
sepolti
alcuni
uomini
illustri
,
fra
cui
il
grecista
Emanuele
Crisolara
e
gli
storici
Gaspare
Bugati
e
Giorgio
Merula
.
Del
convento
annesso
,
ora
caserma
di
soldati
,
entrarono
nel
1220
in
possesso
i
Domenicani
.
Vi
ebbe
per
qualche
tempo
sede
il
Tribunale
dell
'
Inquisizione
.
Porta
Ticinese
.
Anticamente
la
Porta
Ticinese
era
situata
dove
ora
è
il
Carrobbio
,
e
chiamavasi
Marzia
,
perchè
dedicata
a
Marte
.
La
terza
Porta
,
quella
costruita
al
tempo
degli
Spagnuoli
,
era
ancora
nel
1800
un
informe
fabbricato
.
Quando
Napoleone
Bonaparte
,
vinta
la
battaglia
di
Marengo
,
ritornò
per
questa
Porta
in
Milano
coll
'
esercito
francese
,
dando
nuova
esistenza
alla
Repubblica
Cisalpina
,
si
pensò
di
rammemorare
il
fatto
in
uno
alla
gloriosa
giornata
campale
con
un
monumento
.
Il
16
giugno
dell
'
anno
1801
il
Governo
e
le
autorità
francesi
,
con
solenne
pompa
,
recaronsi
alla
Porta
Ticinese
,
e
posero
la
prima
pietra
d
'
un
nuovo
edificio
.
Il
progetto
però
non
fu
eseguito
per
allora
.
Rivisse
soltanto
verso
il
1810;
e
con
soscrizioni
private
,
ma
vuolsi
superiormente
eccitate
,
si
diede
mano
nel
1812
alla
costruzione
del
severo
Portico
isolato
che
tuttodì
esiste
.
Il
disegno
è
del
marchese
Cagnola
,
il
quale
prese
ad
imitare
quegli
onorari
che
si
facevano
in
Roma
.
E
di
grandioso
effetto
;
raggiunto
dall
'
architetto
con
pochissimi
mezzi
.
Ai
lati
dell
'
Arco
trovansi
due
vistosi
e
sodi
fabbricati
a
bugnato
,
per
uso
degli
agenti
daziari
.
Per
la
Porta
Ticinese
facevano
il
solenne
ingresso
i
principi
,
gli
arcivescovi
,
i
governatori
nostri
ed
i
monarchi
che
venivano
a
visitare
Milano
,
usanza
derivata
dai
tempi
in
cui
Pavia
era
residenza
dei
re
longobardi
.
Fuori
di
questa
Porta
veggonsi
i
meravigliosi
lavori
fatti
per
1'
unione
delle
acque
dell
'
Adda
con
quelle
del
Ticino
,
ed
il
canale
detto
il
Naviglio
di
Pavia
.
Più
innanzi
ne
parleremo
.
Presso
la
Porta
stessa
,
a
sinistra
,
lungo
la
via
di
circonvallazione
alla
Porta
Lodovica
è
lo
Stabilimento
nazionale
pei
bagni
,
costruito
dall
'
ingegnere
cav
.
Sfondrini
.
E
grandioso
,
e
con
vasche
da
nuoto
eleganti
.
Prendendo
la
via
a
destra
,
e
seguendo
la
strada
di
circonvallazione
alla
Porta
Magenta
,
trovasi
,
alla
sinistra
,
la
nuova
Stazione
succursale
per
la
linea
Milano
-
Vigevano
,
inaugurata
nel
novembre
1869;
stazione
che
fra
non
molto
tempo
sarà
posta
in
diretta
comunicazione
coll
'
interno
di
Milano
,
andandosi
a
dar
mano
ai
lavori
per
l
'
apertura
di
una
nuova
Porta
,
che
si
chiamerà
dalla
città
di
Genova
.
Ritornando
in
città
per
la
Porta
Ticinese
devesi
visitare
la
via
della
Conca
,
che
è
presso
il
bastione
a
sinistra
.
Quivi
trovasi
la
magnifica
conca
,
eseguita
nella
prima
metà
del
decimoquinto
secolo
per
opera
degli
ingegneri
ducali
Filippo
da
Modena
e
Fioravanti
da
Bologna
,
durante
la
signoria
di
Filippo
Maria
Visconti
,
allo
scopo
non
solo
di
procurare
il
vantaggio
a
Milano
coll
'
introdurvi
acqua
navigabile
,
ma
eziandio
per
congiungere
le
acque
dell
'
Adda
,
o
Martesana
,
con
quelle
del
Ticino
,
o
Naviglio
Grande
,
come
sopra
si
è
accennato
.
Si
vede
quindi
che
le
conche
sono
ingegnose
opere
idrauliche
,
le
quali
,
succedendosi
in
vari
punti
,
portano
due
acque
ad
unirsi
,
malgrado
la
diversità
dei
loro
livelli
.
Nel
1497
,
per
ordine
di
Lodovico
il
Moro
,
Leonardo
da
Vinci
non
rese
che
regolare
questa
conca
per
alzarsi
dal
Naviglio
grande
fino
alla
fossa
di
fortificazione
.
In
quell
'
anno
,
1497
,
il
duca
Lodovico
faceva
eseguire
il
monumento
che
vedesi
presso
la
conca
,
il
quale
rammenta
e
come
egli
avesse
alla
fabbrica
del
duomo
ridonato
il
diritto
del
dazio
sulle
navi
che
passavano
per
di
là
,
e
la
morte
della
diletta
di
lui
sposa
Beatrice
d
'
Este
.
Santa
Maria
della
Vittoria
.
Allungandosi
per
la
via
Arena
,
verso
la
città
,
trovasi
la
chiesa
di
Santa
Maria
della
Vittoria
,
così
chiamata
da
una
vittoria
non
lungi
da
quel
luogo
,
allora
fuori
mura
,
riportata
dai
Milanesi
contro
gli
Imperiali
,
comandati
da
Lodovico
il
Bavaro
.
La
chiesa
fu
eretta
nel
1339
,
e
di
nuovo
fabbricata
nel
1669
dal
cardinale
Omodei
,
con
disegno
del
Mangone
.
L
'
Omodei
vi
pose
i
sepolcri
di
sua
famiglia
in
forma
di
piramidi
con
erme
in
bronzo
.
L
'
interno
del
tempio
è
di
buona
e
grandiosa
architettura
,
di
forma
quadrata
,
con
quattro
archi
,
sui
quali
si
innalza
una
maestosa
cupola
.
L
'
ordine
è
fonico
composito
.
Si
ammirano
in
essa
pitture
di
Camillo
Procaccini
,
di
Giacinto
Brandi
,
di
Giovanni
Ghisolfi
,
di
Antonio
Raggi
,
del
Fiammenghini
,
ecc
.
Chiesa
di
San
Calocero
.
Percorrendo
la
strada
a
sinistra
,
lungo
il
Naviglio
,
trovasi
nella
via
omonima
,
la
chiesa
di
San
Calocero
.
Essa
venne
innalzata
da
San
Carlo
nel
1565
,
e
ciò
,
vuole
una
volgare
tradizione
,
per
una
immagine
della
Madonna
dipinta
su
d
'
un
muro
,
che
fu
veduta
piangere
alla
vista
dei
mali
che
i
Francesi
facevano
soffrire
nel
1500
ai
Milanesi
.
Altra
tradizione
narra
poi
che
San
Calocero
istruisse
ivi
nella
fede
San
Secondo
,
e
lo
facesse
battezzare
dai
Santi
Faustino
e
Giovita
,
sgorgando
al
sacro
uso
una
fonte
che
tuttodì
quivi
si
riguarda
.
Annessa
a
San
Calocero
è
la
casa
dei
padri
delle
Missioni
nelle
parti
degli
infedeli
.
Di
contro
evvi
la
soppressa
chiesa
di
San
Vincenzo
al
Prato
,
di
gotica
architettura
,
il
cui
primitivo
edificio
era
stato
nel
550
eretto
sull
'
area
di
un
tempio
dedicato
a
Giove
.
Istituto
dei
Sordo
-
muti
.
Nella
vicina
via
di
San
Vincenzo
,
e
precisamente
nel
convento
già
dei
Padri
Cistercensi
,
soppresso
nel
secolo
scorso
,
venne
nel
1830
posto
l
'
Istituto
pei
sordo
-
muti
,
iniziato
in
Milano
nel
1805
da
Antonio
Heyraud
di
Lione
,
sotto
la
protezione
del
Governo
italico
.
Sessanta
sono
i
ricoverati
;
v
'
hanno
24
piazze
gratuite
,
16
per
maschi
e
8
per
femmine
,
a
carico
del
Governo
.
Coi
legati
conseguiti
dappoi
e
cogli
avanzi
dell
'
Istituto
si
sono
costituite
alcune
pensioni
semigratuite
sì
pei
maschi
che
per
le
femmine
,
a
norma
dei
casi
.
Ottima
è
1'
istruzione
che
si
impartisce
a
quegli
infelici
,
i
quali
,
uscendo
ai
ventidue
anni
dall
'
Istituto
,
ponno
procurarsi
una
vita
meno
dolorosa
.
Annesso
all
'
Istituto
principale
avvene
altro
pei
sordo
-
muti
poveri
di
campagna
,
sorto
nell
anno
1853
.
Ha
un
patrimonio
proprio
,
formato
da
lasciti
di
benefattori
,
colla
cui
rendita
e
col
frutto
di
assegni
mantiene
circa
120
sordo
-
muti
d
'
ambo
i
sessi
.
129
Casa
d
'
Industria
.
Ove
era
l
'
ospedale
di
San
Vincenzo
de
'
Pazzi
,
nell
'
anno
1786
aprivasi
una
Casa
di
lavoro
volontario
pei
poveri
della
città
.
Essa
venne
riformata
colla
denominazione
di
Casa
d
'
Industria
,
nel
1808
,
nel
qual
tempo
si
proibiva
la
mendicità
nel
Dipartimento
dell
'
Olona
.
Mentre
in
quella
di
San
Marco
si
accettano
i
soli
uomini
,
quivi
le
sole
donne
.
Per
chi
,
percorrendo
la
linea
di
San
Vittore
,
non
avesse
visitato
il
Macello
pubblico
,
potrà
recarvisi
da
questo
lato
.
In
principio
della
via
di
San
Vincenzo
,
per
ritornare
nel
centro
della
città
,
al
ponte
sul
Naviglio
,
vedesi
l
'
Arco
già
della
pusterla
Fabbrica
;
esso
,
come
quello
di
Porta
Ticinese
,
ci
dà
un
saggio
dei
primordi
dell
'
architettura
lombardo
-
gotica
.
Linea
I
.
(
Colore
rosa
.
Dalla
Porta
Ticinese
alla
Porta
Garibaldi
)
.
(2.--Dalla
Piazza
del
Duomo
alla
P
.
Garibaldi
)
.
MONUMENTI
RIMARCHEVOLI
,
ECC
.
Palazzo
Broletto
.
Clerici
.
Mercato
.
Forni
militari
.
Porta
Garibaldi
.
Cimitero
maggiore
.
CHIESE
.
San
Protaso
.
San
Tomaso
.
Santa
Maria
del
Carmine
.
San
Simpliciano
.
Santa
Maria
Incoronata
.
TEATRI
.
Fossati
.
ALBERGHI
.
Madonna
del
Monte
.
Torre
di
Londra
.
Palazzo
Carmagnola
o
del
Broletto
.
Il
palazzo
,
detto
tuttodì
del
Broletto
,
fu
ricostruito
nel
1410
circa
dal
noto
capitano
Francesco
Busone
di
Carmagnola
,
il
quale
lo
abitò
dal
1413
al
1424
,
come
lo
indica
l
'
apposita
lapide
,
e
fu
quivi
che
condusse
la
propria
sposa
Antonietta
Visconti
,
parente
del
duca
di
Milano
Filippo
Maria
.
Passato
il
Carmagnola
,
per
disgusti
col
Ducato
,
al
servizio
della
Repubblica
Veneta
e
dichiarato
ribelle
,
dispose
,
con
testamento
8
settembre
1429
,
che
questo
palazzo
toccasse
come
quota
ereditaria
alle
sue
figlie
Luchina
,
maritata
al
conte
Luigi
Dal
Verme
,
ed
Antonia
,
maritata
al
dottor
in
legge
Garnerio
di
Castilione
i
ma
il
9
marzo
1464
,
per
contratto
fra
le
due
sorelle
,
passò
in
unica
proprietà
della
contessa
Luchina
.
Per
varie
vicende
subite
dai
Dal
Verme
l
'
edificio
venne
ad
appartenere
al
Governo
spagnuolo
,
e
Filippo
III
,
nel
1605
,
lo
donava
alla
città
di
Milano
,
che
vi
collocò
il
mercato
dei
grani
.
Nell
'
anno
1714
vi
fu
trasportato
il
Banco
di
Sant
'
Ambrogio
,
specie
di
Monte
Mercantile
;
nel
1770
,
sotto
la
direzione
dello
storico
Giulini
,
vi
si
pose
l
'
Archivio
civico
,
e
finalmente
,
nel
1786
,
vi
presero
stanza
gli
uffici
del
Comune
,
che
sino
dal
1228
trovavansi
in
Piazza
Mercanti
,
dandogli
appunto
il
nome
di
Broletto
,
e
vi
rimasero
fino
all
'
anno
1861
.
Consiste
esso
in
un
ampio
caseggiato
,
diviso
in
due
cortili
con
portici
nell
'
intorno
,
e
con
porte
di
prospetto
che
mettono
alle
vie
del
Broletto
e
Giulini
.
Di
antico
pur
conserva
qualche
finestrone
ed
alcune
sale
con
buoni
dipinti
.
Ora
è
sede
dell
'
Intendenza
di
Finanza
.
Trovandosi
in
questo
punto
si
può
visitare
il
Palazzo
Clerici
.
Questo
palazzo
,
sede
della
Gran
Carte
d
'
Appello
,
non
che
del
Tribunale
di
Commercio
,
che
è
posto
nella
via
omonima
,
apparteneva
alla
nobile
famiglia
Clerici
.
Il
capostipite
di
questa
famiglia
,
venuto
in
Milano
da
Domaso
,
divenne
straricco
,
commerciando
in
società
con
quel
Pietro
Carcano
,
quasi
secondo
fondatore
dell
'
Ospedale
Maggiore
.
Il
palazzo
,
quantunque
barocco
,
è
tuttavia
grandioso
:
vi
si
vede
una
magnifica
sala
con
stucchi
dorati
,
ed
una
bellissima
pittura
a
fresco
nella
vólta
,
di
Gio
.
Battista
Tiepolo
.
Chiesa
di
San
Protaso
.
Poco
lungi
dal
palazzo
Clerici
trovasi
la
chiesa
di
San
Protaso
,
detta
ad
Monacos
,
aggiunto
derivatole
dall
'
esservi
stati
fin
dal
800
i
Benedettini
.
Eretta
poi
in
parrocchia
,
il
diritto
di
nomina
spettava
ai
monaci
di
San
Simpliciano
.
Fu
l
'
antica
chiesa
ricostruita
con
disegno
del
Pellegrini
,
e
restaurata
nel
1852
.
Vi
sono
in
questo
tempio
pitture
del
Fiammenghini
,
del
Nuvolone
,
di
Daniele
Crespi
,
del
Cunio
,
del
Cerano
,
di
Camillo
Procaccini
.
Chiesa
di
San
Tomaso
.
La
chiesa
di
San
Tomaso
in
Terra
Mala
è
d
'
incerta
origine
.
Secondo
una
tradizione
l
'
aggiunto
di
terra
mala
o
amara
le
deriva
da
questo
fatto
.
,
Essendo
morto
un
povero
,
e
non
volendo
il
parroco
di
San
Tomaso
dargli
sepoltura
,
se
prima
la
moglie
non
gli
pagasse
il
dovuto
;
la
donna
,
disperata
di
non
avere
,
nè
trovare
il
denaro
,
diede
in
alti
lamenti
.
Passò
in
quel
mentre
il
duca
Giovan
-
Maria
Visconti
,
il
quale
,
udito
il
motivo
di
quelle
strida
,
comandò
che
il
parroco
non
solo
desse
sepoltura
gratis
al
morto
,
ma
fosse
,
che
è
peggio
,
seppellito
insieme
;
e
non
vi
fu
prece
peroratrice
,
nè
pianto
capace
a
far
muovere
il
duca
.
Vuolsi
che
il
parroco
,
calandosi
nella
fossa
,
andasse
altamente
sciamando
:
Quanto
è
amara
questa
terra
.
La
chiesa
ha
un
bellissimo
pronao
,
e
pitture
di
Cesare
Procaccini
,
di
Aurelio
Luini
,
di
Rodolfo
Cunio
.
L
'
altare
maggiore
è
disegno
dell
'
architetto
cav
.
Zanoja
.
Chiesa
di
Santa
Maria
del
Carmine
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
del
Carmine
fu
eretta
dai
padri
Carmelitani
nel
1268
.
Se
non
che
essa
,
dominata
dal
vicino
castello
,
ne
fu
molto
guasta
.
Rifatta
in
forma
più
grande
a
tre
navi
,
le
si
diede
l
'
architettura
gotica
.
L
'
ornato
esterno
della
porta
,
che
tuttodì
si
conserva
,
vuolsi
di
-
segno
di
F
.
Richini
.
La
chiesa
fu
rimodernata
nel
1840
.
Vi
sono
pitture
di
Cesare
Procaccini
,
di
Filippo
Abbiati
,
di
Stefano
Maria
Legnani
,
di
Bernardino
Luini
,
del
Montalto
;
sculture
del
Volpi
.
Vi
si
ammirano
inoltre
un
Battistero
gotico
-
moderno
ed
alcuni
monumenti
.
Nella
parte
del
Foro
Bonaparte
,
che
trovasi
a
sinistra
di
chi
si
reca
al
Corso
Garibaldi
,
lambente
la
strada
,
si
sta
erigendo
,
a
cura
del
Municipio
,
un
Mercato
per
gli
erbaggi
,
su
disegno
dell
'
ingegnere
architetto
Agostino
Nazari
.
Teatro
Fossati
.
Il
teatro
Fossati
venne
eretto
dalla
famiglia
omonima
nell
'
anno
1859
,
su
elegante
disegno
dell
'
architetto
Fermo
Zuccari
.
L
'
interno
è
in
legno
;
può
contenere
circa
2500
spettatori
.
Esso
ha
due
facciate
,
una
prospicente
il
Foro
Bonaparte
,
ì
'
altra
il
Corso
Garibaldi
.
Vi
si
danno
variati
spettacoli
.
Chiesa
di
San
Simpliciano
.
La
chiesa
di
San
Simpliciano
,
di
gotica
costruzione
,
è
una
delle
quattro
basiliche
che
anticamente
esiste
-
vano
fuori
della
città
,
e
si
vuole
fondata
dal
vescovo
Ambrogio
sotto
il
titolo
di
Santa
Maria
.
Essendovi
seppellito
nell
'
anno
400
Simpliciano
,
prese
il
nome
di
questo
santo
.
L
'
interno
della
chiesa
è
costrutto
in
tre
navi
in
forma
di
croce
latina
con
cupola
.
Contiene
di
belle
pitture
di
Ambrogio
Borgognone
,
-
che
eseguì
mirabilmente
nell
'
abside
del
coro
l
'
affresco
la
Coronazione
della
Madonna
,
-
di
Francesco
Terzi
,
di
Camillo
Procaccini
,
di
Antonio
Fratazzi
,
di
Aurelio
Luini
,
ecc
.
La
facciata
venne
compiuta
soltanto
nel
novembre
del
1870
su
disegno
dell
'
architetto
Carlo
Macciachini
,
il
quale
le
conservò
assai
lodevolmente
il
carattere
del
XIII
secolo
.
Il
bellissimo
chiostro
,
che
era
annesso
alla
chiesa
di
San
Simpliciano
,
architettato
dal
Bramante
e
finito
dal
Seregni
nel
1563
,
fu
convertito
dall
'
arciduca
Ferdinando
a
quartiere
pei
soldati
.
Sotto
il
Governo
Italico
venne
rimodernato
con
disegno
del
colonnello
Rossi
.
Forni
militari
.
Proseguendo
la
via
per
alla
Porta
Garibaldi
,
trovansi
a
destra
,
nella
via
Moscova
,
i
Forni
militari
,
stati
costruiti
verso
il
1828
dal
Governo
austriaco
,
il
quale
si
serviva
dell
'
area
e
di
una
parte
dei
fondamenti
che
erano
stati
preparati
dal
cessato
Governo
italiano
per
la
principale
caserma
militare
di
cavalleria
.
Chiesa
di
Santa
Maria
Incoronata
.
La
chiesa
di
Santa
Maria
Incoronata
fu
eretta
nel
1451
dal
duca
Francesco
Sforza
;
e
nel
1460
Bianca
Maria
,
moglie
di
lui
,
ne
fabbricò
altra
unita
alla
prima
,
che
dedicò
a
San
Nicola
da
Tolentino
,
volendo
colle
due
fabbriche
formare
simbolo
della
sua
unione
col
duca
.
La
facciata
è
eguale
e
semplice
,
di
forma
pure
eguale
è
l
'
interno
con
due
presbiteri
e
due
altari
maggiori
.
L
'
architettura
gotica
fu
guasta
nel
1654
.
Vi
sono
bei
monumenti
della
famiglia
Bossi
,
di
Giovanni
Tolentino
e
di
Gabriele
di
Cotignola
,
arcivescovo
di
Milano
,
fratello
germano
di
Francesco
Sforza
.
V
'
hanno
pregevoli
pitture
di
Luigi
Scaramuccia
,
di
Ercole
Procaccini
e
del
Montalto
.
Il
convento
,
che
era
annesso
a
questa
chiesa
,
fu
convertito
in
caserma
pei
soldati
.
Porta
Garibaldi
.
La
Porta
Garibaldi
,
già
Comasina
,
è
una
delle
principali
di
Milano
.
Essa
era
nei
primi
tempi
al
Ponte
Vetero
e
dedicata
alla
Luna
.
La
Porta
che
qui
si
trovava
,
costruita
dal
Governo
spagnuolo
,
venne
demolita
,
e
su
disegno
dell
'
architetto
Giacomo
Moraglia
,
dai
negozianti
della
città
eretta
l
'
attuale
fra
gli
anni
1826
e
1828
.
E
un
arco
ornato
alla
dorica
,
sormontato
da
quattro
colossi
del
Perabò
,
rappresentanti
i
fiumi
primari
di
Lombardia
:
il
Po
,
il
Ticino
,
l
'
Adda
e
l
'
Olona
.
Nel
1860
la
Rappresentanza
cittadina
la
intitolava
a
Garibaldi
a
rammentare
le
vittorie
comensi
.
Nell
'
attico
superiore
,
cancellata
l
'
impronta
servile
,
venne
posta
la
seguente
epigrafe
:
QUI
SULL
'
ORME
DEL
NOME
NEMICO
IL
FERRO
DELL
'
ITALICA
GIOVENTU
'
INCISE
LE
VITTORIE
COMENSI
MDCCCLIX
ai
lati
:
VARESE
.
SAN
FERMO
.
Prima
di
terminare
il
giro
di
Milano
non
si
deve
tralasciare
di
visitare
il
Cimitero
monumentale
.
Il
Cimitero
monumentale
trovasi
fuora
la
Porta
Garibaldi
,
a
sinistra
,
tra
la
strada
comunale
di
Bovisio
e
la
ferrovia
.
I
lavori
di
questa
grandiosa
necropoli
vennero
iniziati
nell
'
anno
1863
su
disegno
dell
'
architetto
Carlo
Macciachini
.
Eseguitasi
la
generale
fondazione
della
parte
anteriore
,
tratte
a
compimento
e
la
metà
degli
spalti
circostanti
e
il
giardino
rialzato
dal
lato
di
ponente
,
colle
sottoposte
gallerie
,
la
Giunta
Municipale
pensò
di
farne
l
'
inaugurazione
solenne
il
2
novembre
1866
.
I
lavori
continuano
annualmente
;
e
appunto
in
oggi
si
stanno
ponendo
le
fondamenta
della
gran
cripta
od
ossario
,
e
quanto
prima
si
getteranno
quelle
del
Famedio
,
che
raccoglierà
la
memoria
degli
illustri
cittadini
.
Il
Cimitero
è
già
ricco
di
pregevoli
monumenti
dovuti
ad
artisti
milanesi
,
fra
i
quali
Tantardini
,
Pandiani
,
Miglioretti
,
Strazza
,
Spertini
,
Crippa
,
Buzzi
-
Giberto
,
Corti
,
ecc
.
Lo
stile
di
esso
è
lombardo
della
seconda
metà
del
.
XIII
secolo
.
La
Piazza
del
Duomo
,
la
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
il
Cimitero
monumentale
e
il
Macello
pubblico
sono
le
maggiori
opere
edili
iniziate
dal
Comune
in
questo
decennio
di
libertà
.
137
Notizie
indispensabili
od
utili
al
viaggiatore
(
*
)
.
Chiunque
visiti
Milano
dimentica
presto
i
comodi
e
gli
agi
del
suo
domicilio
,
trovando
negli
alberghi
e
nelle
locande
alloggio
e
trattamento
confacente
alla
sua
condizione
qualunque
essa
siasi
.
In
nessun
albergo
si
penuria
di
mezzi
accessori
.
Buone
vetture
,
legni
di
piazza
e
destri
servitori
sono
al
minimo
cenno
a
vostra
disposizione
.
Il
banchiere
,
il
negoziante
,
l
'
amico
,
cui
siete
raccomandato
,
vi
servono
di
guida
.
Le
Autorità
di
qualunque
grado
sono
accessibili
in
ispecie
al
forestiere
;
anche
mancando
di
protezioni
e
di
raccomandazioni
non
avete
nulla
a
temere
nel
disimpegno
dei
vostri
affari
.
Il
Sindaco
riceve
in
udienza
particolare
ogni
settimana
;
per
essere
ammessi
a
queste
udienze
bisogna
farsi
inscrivere
in
apposito
registro
.
Per
affari
d
'
urgenza
riceve
tutti
i
giorni
.
Le
risposte
alle
suppliche
od
ai
reclami
che
si
presentano
al
protocollo
generale
si
ricevono
per
mezzo
della
divisione
a
cui
l
'
affare
appartiene
.
Al
Prefetto
si
ricorre
,
sia
direttamente
,
sia
col
mezzo
delle
Autorità
locali
,
per
tutto
ciò
che
concerne
l
'
amministrazione
politica
.
L
'
esito
delle
suppliche
e
delle
dimande
o
reclami
contro
le
decisioni
delle
Autorità
subalterne
si
conosce
o
col
mezzo
della
Prefettura
stessa
o
delle
Autorità
locali
da
cui
il
ricorso
è
partito
.
Il
Prefetto
dà
udienza
in
determinati
giorni
della
settimana
.
(
*
)
Non
permettendoci
il
limitato
spazio
di
questa
Guida
di
dare
un
elenco
generale
di
ogni
ramo
di
commercio
e
d
'
industria
,
ci
limitiamo
ad
additare
al
viaggiatore
alcuno
di
essi
fra
i
pii
.
accreditati
.
Se
fa
bisogno
di
rinvenire
persone
di
cui
si
ignori
il
domicilio
,
se
ne
fa
ricerca
all
'
Ufficio
del
Ruolo
di
popolazione
(
Anagrafe
)
,
esistente
al
Municipio
,
via
Case
Rotte
,
al
numero
4
.
Qualunque
reclamo
che
il
forestiero
abbia
per
avventura
a
fare
contro
il
servizio
delle
vetture
da
nolo
,
od
ogni
altro
riflettente
la
sicurezza
pubblica
,
notificazioni
di
smarrimenti
,
ecc
.
,
un
ufficio
di
Sorveglianza
urbana
è
posto
nel
Palazzo
del
Marino
ad
accoglierlo
.
Il
forestiero
può
rivolgersi
anche
agli
Agenti
urbani
.
Ecco
intanto
alcuni
dei
principali
indirizzi
che
crediamo
segnalare
al
viaggiatore
per
gli
emergenti
suoi
bisogni
.
Alberghi
(
*
)
.
*
Agnello
-
*
Ancora
-
*
Angioli
-
*
Aquila
-
*
Beccaccia
-
Bella
Venezia
-
*
Biscione
-
*
Borsa
-
*
Cappello
-
Cavour
-
Città
(
Ville
)
-
*
Corona
d
'
Italia
-
*
Due
Spade
-
*
Europa
-
*
Falcone
-
*
Firenze
-
*
Francia
-
*
Gallo
-
Gran
Brettagna
-
*
Leone
-
*
Madonna
del
Monte
-
*
Milano
-
*
Passarella
-
Pensione
Svizzera
-
*
Ponzone
-
*
Popolo
-
*
Pozzo
-
Reale
-
Reichman
-
*
Roma
-
San
Marco
-
*
San
Michele
-
*
Torre
di
Londra
-
Tre
Svizzeri
.
Antiquari
.
-
-
Arrigoni
,
Corso
Venezia
n
.
6
.
-
Baslini
,
Corso
Venezia
n
.
12
.
-
Franchi
Ulisse
,
via
del
Pesce
n
.
2
.
Sanquirico
Antonio
,
Galleria
De
Cristoforis
n
.
43
,
ecc
.
(
*
)
Gli
alberghi
contrassegnati
coll
'
asterisco
hanno
trattoria
in
casa
,
pronta
ad
ogni
ora
del
giorno
.
Con
tre
,
quattro
o
cinque
lire
al
maximum
si
può
avere
in
tutti
questi
alberghi
un
buon
pranzo
.
Articoli
da
Viaggio
.
Bouffier
Pietro
di
Giovanni
,
via
Torino
n
.
14
.
-
Ghezzi
Enrico
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
18
.
-
Münster
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
28
,
ecc
.
Bagni
particolari
.
Bagni
con
gabinetti
separati
e
acque
calde
.
Bagni
dell
'
ex
Ville
,
via
Pasquirolo
n
.
11
.
del
Giardinetto
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
17
.
Reali
,
via
Pantano
n
.
2
e
via
Larga
n
.
33
.
di
proprietà
di
Clotilde
vedova
Jodani
,
via
Tre
Alberghi
n
.
24
.
dell
'
Annunciata
,
via
omonima
n
.
11
.
Russi
ed
Orientali
,
anche
per
cura
idropatica
,
via
Sala
n
.
7
.
Bagni
pubblici
:
con
vasche
grandi
e
maestri
di
nuoto
.
Bagno
di
Diana
,
fuori
di
Porta
Venezia
.
Bagno
in
via
Castelfidardo
.
Bagno
Nazionale
,
anche
con
gabinetti
separati
e
doccia
,
fuori
di
Porta
Ticinese
.
Bagno
del
Ticino
,
fuori
di
Porta
Ticinese
.
Banche
e
Banchieri
.
Banca
Franco
-
Italiana
,
via
San
Pietro
all
'
Orto
n
.
8
.
-
Banca
Nazionale
,
via
Giardino
n
.
6
.
-
Banca
popolare
,
Piazza
Mercanti
.
-
Banca
del
Popolo
,
via
Brera
n
.
19
.
-
Banca
Lombarda
,
via
Giardino
n
.
7
.
-
Belinzaghi
commendatore
Giulio
,
via
Andegari
n
.
14
.
Brot
cav
.
Carlo
Francesco
,
via
Giardino
n
.
14
.
-
Campagnoni
Francesco
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
n
.
8
e
10
.
-
Cavajani
Oneto
e
Comp
.
,
via
Giardino
n
.
5
.
-
Mazzoni
e
Campi
,
via
Bigli
n
.
15
.
-
Mylius
Enrico
e
Comp
.
,
via
Clerici
n
.
6
.
-
Pisa
Zaccaria
,
via
Meravigli
n
.
11
.
-
Spagliardi
Giuseppe
ed
Antonio
e
Comp
.
,
via
Cusani
n
.
5
.
-
Ulrich
e
Comp
.
,
via
Bigli
n
.
21
.
-
Warchex
vedova
,
Garavaglia
e
Comp
.
,
via
Oriani
n
.
1
.
-
Weill
-
Schott
figli
e
Comp
.
,
via
Pietro
Verri
n
.
7
,
ecc
.
Biblioteche
pubbliche
.
Biblioteca
Nazionale
di
Brera
,
via
Brera
n
.
28
,
aperta
dalle
ore
9
antimeridiane
alle
5
pomeridiane
,
meno
i
giorni
festivi
,
le
ferie
del
carnovale
,
della
Pasqua
,
e
le
autunnali
dal
15
settembre
al
4
novembre
.
Ambrosiana
,
San
Sepolcro
n
.
1
.
Pei
forestieri
è
aperta
tutto
l
'
anno
dalle
ore
10
antimeridiane
alle
3
pomeridiane
;
nei
dì
festivi
da
un
'
ora
alle
3
pomeridiane
.
Popolare
,
via
Circo
n
.
4
,
aperta
dalle
ore
7
alle
9
pomeridiane
;
nei
dì
festivi
dalle
ore
2
pomerid
.
alle
4
.
Per
ogni
volume
che
si
estrae
dalla
Biblioteca
Popolare
si
pagano
cent
.
5
per
la
durata
di
venticinque
giorni
;
scorsi
i
quali
,
se
il
libro
non
viene
riconsegnato
alla
Biblioteca
,
si
paga
di
nuovo
una
tassa
e
una
sopratassa
di
cent
.
5
per
ogni
mese
o
frazione
di
mese
.
Per
ritirare
il
libro
bisogna
far
constare
di
sè
a
chi
sepraintende
alla
distribuzione
.
Biblioteche
private
.
Belgiojoso
fu
principe
Emilio
,
piazza
Belgiojoso
n
.
2
.
Borromeo
Arese
conte
Vitaliano
,
piazza
Borromeo
n
.
7
.
Bruschetti
ing
.
Giuseppe
,
corso
Porta
Romana
,
n
.
66
.
(
Archivio
storico
di
architettura
civile
,
idraulica
e
militare
,
già
proprietà
del
fu
ingegnere
F
.
B
.
Ferrari
,
Cavagna
Sangiuliani
conte
cav
.
Antonio
(
Raccolta
di
storie
municipali
italiane
e
illustrazioni
patrie
)
,
via
Pietro
Verri
n
.
18
.
Cavaleri
avv
.
Michele
,
Corso
Magenta
,
n
.
86
.
D
'
Adda
marchese
Girolamo
,
via
Gesù
n
.
12
.
Rocca
Saporiti
conte
Apollinare
,
marchese
della
Sforzesca
,
Corso
Venezia
n
.
56
.
Trivulzio
marchese
Gian
Giacomo
,
Piazza
di
Sant
'
Alessandro
n
.
4
.
Bijoutieri
,
Orefici
,
Orologiai
.
Bigatti
fratelli
,
negozianti
in
gioje
,
fabbricatori
di
giojellerie
,
bijouterie
e
argenterie
,
via
Giardino
7
.
-
Carenzio
e
Confalonieri
,
giojellieri
e
bijoutieri
,
Piazza
del
Duomo
n
.
27
.
-
Conti
Annibale
,
orefice
e
giojelliere
,
via
orefici
n
.
28
.
-
Grisetti
Eugenio
,
orefice
e
giojelliere
,
via
Tomaso
Grossi
n
.
9
.
-
Sartirana
G
.
,
orefice
e
orologiaio
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
.
-
Terruggia
Pietro
,
orefice
e
giojelliere
,
via
Orefici
n
.
38
,
ecc
.
Broughams
.
-
Stazioni
principali
.
-
Piazze
:
Duomo
-
Fontana
-
Mercanti
-
Santa
Marta
-
Scala
-
San
Sepolcro
-
Cavour
.
Vie
:
Giardino
-
Brera
-
Bottonuto
-
San
Giuseppe
-
Corso
Venezia
-
Corso
di
Porta
Romana
-
Corso
Magenta
-
Ponte
Vetero
,
ecc
.
Tariffe
:
Per
una
corsa
che
non
oltrepassi
la
mezz
'
ora
si
paga
di
giorno
Lir
.
1
.
e
di
notte
Lir
.
1
.
25
.
Fino
ad
un
'
ora
intiera
Lir
.
1
.
50
di
giorno
e
Lir
.
1
.
75
di
notte
.
Per
ogni
mezz
'
ora
successiva
Cent
.
75
di
giorno
e
Lir
.
1
di
notte
.
La
mezz
'
ora
incominciata
si
considera
come
completa
.
Per
ogni
bagaglio
od
oggetto
che
non
stia
nell
'
interno
si
paga
Cent
.
25
sia
di
giorno
che
di
notte
.
Caffè
e
Pasticcerie
principali
.
Caffè
(
*
)
.
Caffè
Cova
,
via
San
Giuseppe
-
Caffè
Biffi
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
Gnocchi
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
Gnocchi
,
al
Foro
Bonaparte
-
Caffè
Martini
,
Piazza
della
Scala
-
Caffè
Merlo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
dell
'
Europa
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Caffè
dell
'
Accademia
,
Piazza
della
Scala
-
Caffè
Maldifassi
,
via
Principe
Umberto
-
Caffè
del
Rinascimento
,
Corso
Venezia
-
Caffè
del
Risorgimento
,
Corso
Magenta
-
Caffè
del
Duomo
,
in
Piazza
del
Duomo
(
*
*
)
-
Caffè
ai
Giardini
Pubblici
-
Caffè
Moresco
,
via
Solferino
.
Pasticcieri
od
Offellieri
.
Biffi
,
Piazza
del
Duomo
n
.
33
-
Lazzaroni
,
Corso
Venezia
n
.
1-
Dell
'
Acqua
,
via
Santa
Margherita
n
.
4
,
e
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Puricelli
,
via
Monte
Napoleone
n
.
45
-
Cova
,
via
Giardino
n
.
1
-
Baj
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
4
-
Castiglioni
Luigi
,
via
Tre
Alberghi
n
.
2
-
Lorioli
Carlo
,
via
Brera
n
.
2
,
ecc
.
Calzolai
da
donna
.
Beltrami
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
17
-
Brivio
,
Corso
Venezia
n
.
4
-
Dupin
,
via
della
Passarella
n
.
26
-
Bianchi
,
via
Tre
Alberghi
n
.
14
,
ecc
.
(
*
)
Tutti
questi
caffè
dalle
ore
10
antimeridiane
alle
2
pomeridiane
servono
il
déjeuné
alla
forchetta
.
(
*
*
)
Questo
caffè
è
provveduto
di
una
grande
quantità
di
giornali
.
Calzolai
da
uomo
.
Borioli
Alessandro
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Mejani
Carlo
,
via
Lupetta
n
.
1
-
Mosconi
Domenico
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
31
-
Mûnster
fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
28
,
e
Galleria
Vittorio
Emanuele
(
calzature
specialmente
di
Vienna
)
-
Veronesi
,
Corso
Venezia
n
.
11
,
ecc
.
Cambia
valute
.
Casati
Ignazio
,
via
Santa
Margherita
-
Grisi
Francesco
e
Comp
.
,
Piazza
Mercanti
-
Mazzucchelli
Luigi
,
Cordusio
-
Prada
Celestino
,
Piazza
del
Duomo
n
.
20
-
Strada
Luigi
,
via
Giardino
n
.
4
,
ecc
.
Cappellai
.
Bergamo
Giuseppe
,
Piazza
del
Duomo
n
.
35
-
Chiesa
Antonio
,
Piazza
del
Duomo
n
.
27
-
De
Marchi
-
Gherini
Ambrogio
,
via
delle
Asole
n
.
2
-
Insom
Domenico
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
3
-
Mariani
Gaetano
,
Cordusio
-
Migliavacca
Giovanni
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Ponzone
Antonio
(
Ditta
)
,
via
Santa
Margherita
n
.
4
,
ecc
.
Cartolai
,
oggetti
di
cancelleria
.
Maglia
Antonio
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
n
.
20
-
Crivelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
36
-
Ripamonti
-
Carpano
Antonio
,
Galleria
De
Cristoforis
n
.
18
-
De
Grandi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
29
-
Ferrario
Luigi
,
via
Armorari
n
.
3
-
Bontà
(
Ditta
)
,
via
Pantano
n
.
9
-
Orgneri
Michele
,
via
San
Giuseppe
n
.
12
,
ecc
.
Chincaglieria
,
Bronzi
,
Bijouteria
di
lusso
,
Grande
novità
.
Baglia
Carlo
,
Piazza
del
Duomo
n
.
43
.
-
Brioschi
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
4
.
-
Pirotta
e
Caprotti
,
Galleria
De
Cristoforis
.
-
Galli
e
Bonnefoy
,
al
Gran
Mercurio
,
Corso
Vittorio
Emanuele
,
n
.
15
.
-
Grande
Emporio
d
'
ogni
genere
d
'
addobbi
in
pendole
,
bronzi
,
lampade
,
porcellana
e
cristalleria
,
macchine
per
usi
domestici
,
bijouterie
ed
articoli
da
viaggio
.
Si
spedisce
gratis
il
catalogo
dei
vari
articoli
a
chi
ne
fa
domanda
per
lettera
.
Consoli
.
Austria
-
Ungheria
.
Cantoni
Eugenio
,
console
generale
,
via
Meravigli
n
.
15
.
-
Belgio
.
Belinzaghi
Giulio
,
console
generale
,
via
Andegari
n
.
14
.
-
Bolivia
.
Brambilla
Pietro
,
vice
-
console
,
via
Torino
n
.
51
.
-
Brasile
.
Mazzone
cav
.
Carlo
,
vice
-
console
,
via
Solferino
n
.
20
.
-
Chili
.
Brivio
marchese
Giacomo
,
console
,
via
Olmetto
n
.
17
.
-
Confederazione
Argentina
Juan
F
.
Pelanda
.
-
Confederazione
Svizzera
.
Vonwiller
Oscar
,
console
,
via
Broletto
n
.
37
.
-
Francia
.
Bouillat
cav
.
Edoardo
,
console
,
via
Sant
'
Andrea
n
.
8
.
-
Germania
del
Nord
e
Granducato
di
Baden
.
Mack
Davide
,
console
,
via
Bassano
Porrone
n
.
2
.
-
Grecia
.
Ralli
cav
.
Giacomo
,
console
,
via
San
Simone
n
.
8
.
-
Inghilterra
.
Kelly
Thomas
William
,
vice
-
console
,
nell
'
Albergo
Reale
,
via
Tre
Alberghi
.
-
Messico
.
Brocca
dott
.
Giovanni
,
console
,
corso
Vittorio
Emanuele
n
.
21
.
-
Monaco
(
Principato
di
)
.
Cavriani
nobile
Ippolito
,
console
,
via
Olmetto
n
.
7
.
-
Paraguay
.
Visconti
di
Modrone
conte
Guido
,
vice
-
console
,
via
Cerva
n
.
28
.
-
Portogallo
.
De
Souza
Holstein
cav
.
Federico
Filippo
,
console
,
Piazza
San
Sepolcro
n
.
11
.
-
San
Marino
.
Antona
-
Traversi
avv
.
Giovanni
,
console
,
via
Giardino
n
.
10
.
-
Spagna
.
Brocca
commendatore
Luigi
,
console
,
corso
Vittorio
Emanuele
n
.
21
.
Stati
Uniti
d
'
America
.
Clark
William
,
via
Monforte
.
-
Turchia
.
J
.
Dominian
effendi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
20
.
Dentisti
e
Pedicuri
.
Ballerio
Isidoro
,
dentista
,
via
Rastrelli
n
.
16
-
Banfi
Girolamo
,
dentista
,
via
Palazzo
Reale
n
.
3
-
Bauer
Adolfo
,
dentista
,
via
San
Dalmazio
n
.
5
.
-
Briziano
Pompeo
,
pedicure
,
via
Pattari
n
.
3
.
Buzenac
Luigi
,
dentista
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
24
-
Clément
Arbib
,
dentista
,
via
San
Protaso
n
.
3
-
Winderling
L
.
Noé1
-
e
G
.
Noél
,
dentista
,
via
Borgospesso
n
.
21
-
De
Ambrosis
Giovanni
,
pedicure
,
via
Falcone
n
.
1
,
ecc
.
Editori
di
musica
.
Ricordi
Tito
,
via
Omenoni
n
.
1
,
ed
ottagono
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Lucca
Francesco
,
via
San
Paolo
n
.
10
,
e
via
Santa
Radegonda
n
.
5
-
Canti
Giovanni
,
via
Giardino
n
.
1
,
e
via
Meravigli
n
.
11
,
ecc
.
Facchini
e
Fattorini
.
La
società
dei
Facchini
,
con
brevetto
municipale
,
e
quella
de
'
Fattorini
di
Piazza
,
prestano
un
lodevole
servizio
di
scorta
e
trasporto
di
effetti
per
indicazione
da
uno
ad
altro
punto
della
città
,
ricapito
lettere
,
gruppi
,
circolari
,
ecc
.
Le
due
Società
si
distinguono
in
fra
esse
dal
berretto
;
hanno
stazioni
nelle
Piazze
e
grandi
vie
;
la
stazione
principale
è
in
Piazza
Mercanti
.
Tariffa
della
Società
dei
Facchini
.
Per
servizio
di
scorta
e
per
indicazione
da
uno
ad
altro
punto
della
città
senza
interruzioni
o
fermate
L
.
25
Per
ogni
ora
L
50
Per
ricapito
di
lettere
,
gruppi
,
fatture
e
di
tutto
quanto
può
contenersi
nella
borsa
,
per
ciascun
capo
L
20
Trasporto
di
bagagli
,
casse
,
bauli
e
simili
,
in
qualunque
direzione
nell
'
interno
della
città
del
peso
di
kilogr
.
1
a
30
L
30
fino
a
kilogr
.
50
L
50
fino
ad
un
quintale
L
70
Pel
trasporto
nei
sobborghi
,
in
aumento
per
ogni
tassa
L
15
Tariffa
della
Società
dei
Fattorini
di
Piazza
.
Per
servizio
di
scorta
e
per
indicazione
da
uno
ad
altro
punto
della
città
senza
interruzioni
o
fermate
L
.
30
Per
ogni
ora
L
60
Per
ricapito
di
lettere
,
gruppi
,
fatture
e
di
tutto
quanto
può
contenersi
nella
borsa
,
per
ciascun
pezzo
L
20
Trasporto
di
bagagli
,
casse
,
bauli
e
simili
,
in
qualunque
direzione
nell
'
interno
della
città
del
peso
dikilogr
.
1
a
30
L
.
30
fino
a
kilogr
.
50
L
50
fino
ad
un
quintaleL
70
Pel
trasporto
nei
sobborghi
,
in
aumento
per
ogni
tassa
L
20
Farmacie
.
Biraghi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
5
-
Brera
(
di
)
,
via
Fiori
Oscuri
n
.
15
-
De
Ponti
Donnino
,
alle
Cinque
Vie
n
.
22
-
Foglia
Antonio
,
Corso
di
Porta
Romana
n
.
22
-
Franzini
,
via
Santa
Margherita
n
.
12
-
Garofoletti
Alberto
,
via
Santa
Maria
alla
Porta
n
.
1
-
Migliavacca
Gio
.
Battista
,
via
Monte
Napoleone
n
.
1
-
Porati
,
Corso
di
Porta
Ticinese
-
Pozzi
Giuseppe
,
Corso
Venezia
n
.
41
-
Riva
Palazzi
,
Piazza
della
Scala
-
Stagnoli
,
via
Bigli
n
.
28
-
Zambelletti
Lodovico
,
piazza
San
Carlo
n
.
5
.
Farmacie
omeopatiche
.
Biraghi
Carlo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
3
-
Franzini
,
via
Santa
Margherita
n
.
12
-
Garofoletti
Alberto
,
via
Santa
Maria
alla
Porta
n
.
1
-
Pozzi
Giuseppe
,
Corso
Venezia
n
.
41
.
Fotografi
.
Calzolari
Figlio
,
successore
a
Duroni
Alessandro
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
13
-
Deroche
ed
Heyland
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
15
-
Ganzini
Giovanni
Battista
,
via
Unione
n
.
10
-
Montabone
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
22
-
Pagliano
Leonida
,
via
Monforte
n
.
3
-
Rossi
Giulio
(
sistema
Crozat
)
,
via
Bigli
n
.
7
-
Triestina
,
Corso
Venezia
n
.
77
.
Gabinetti
di
decenza
.
Due
sono
i
Gabinetti
di
decenza
in
Milano
con
assai
proprie
ritirate
per
uomini
e
signore
,
l
'
uno
in
via
Pasquirolo
,
l
'
altro
al
nuovo
Giardino
Pubblico
,
sotto
l
'
edificio
del
caffè
.
-
Il
prezzo
d
'
accesso
è
di
cent
.
10
.
-
Nel
primo
,
a
convenienti
prezzi
,
si
può
anche
avere
profumerie
.
-
In
esso
da
appositi
incaricati
si
ricevono
in
deposito
effetti
da
viaggio
,
e
si
fa
ripulitura
d
'
abiti
e
di
scarpe
.
-
Pel
deposito
di
effetti
pagansi
cent
.
10
.
-
Pella
pulitura
di
abiti
e
scarpe
cent
.
10
.
Giornali
politici
.
La
Lombardia
,
giornale
ufficiale
della
Provincia
di
Milano
-
La
Perseveranza
-
La
Gazzetta
di
Milano
-
Il
Secolo
-
Il
Pungolo
-
Il
Corriere
di
Milano
-
Il
Sole
,
anche
commerciale
-
L
'
Unità
Italiana
-
Il
Gazzettino
Rosa
.
-
-
Questi
giornali
si
ponilo
comperare
presso
le
apposite
edicole
,
poste
nei
principali
centri
di
Milano
.
Istituti
e
Collegi
principali
d
'
Educazione
.
Convitto
Nazionale
Longoni
,
Corso
ginnasiale
-
Iiceale
e
tecnica
superiore
,
via
Fatebene
-
fratelli
n
.
11
.
Civico
Collegio
-
Ginnasio
-
Liceo
Calchi
Taeggi
,
via
Porta
Vigentina
n
.
17
.
Istituto
Dolci
,
premiato
più
volte
dalla
Società
Pedagogica
italiana
.
È
provveduto
d
'
un
scelto
Corpo
di
professori
per
l
'
insegnamento
elementare
,
ginnasiale
,
liceale
tecnico
,
militare
,
amministrativo
e
commerciale
,
ecc
.
Lo
stabilimento
è
arricchito
di
copiosa
suppellettile
,
in
libreria
,
macchine
,
musei
,
ecc
.
per
lo
studio
della
geometria
,
fisica
,
storia
naturale
,
geografia
,
chimica
,
meccanica
,
ecc
.
Ha
unito
un
Convitto
regolato
sulle
norme
dei
migliori
della
Svizzera
e
della
Germania
.
L
'
Istituto
,
che
raccomandiamo
specialmente
,
e
che
può
essere
visitato
in
ogni
tempo
,
è
posto
in
vasto
locale
,
con
giardino
,
cortile
e
portici
,
Corso
di
Porta
Ticinese
n
.
83
.
Collegio
di
preparazione
agli
Istituti
militari
con
annesso
Corso
tecnico
.
E
molto
in
credito
,
diretto
essendo
da
professori
addetti
al
già
Collegio
militare
che
esisteva
in
Milano
.
Trovasi
in
via
Camminadella
n
.
22
.
Collegio
reale
delle
fanciulle
con
24
posti
gratuiti
,
via
Passione
n
.
12
.
Liceo
privato
De
Angeli
,
via
Zebedia
n
.
1
.
Istituto
privato
Boselli
per
l
'
istruzione
elementare
e
ginnasiale
,
via
San
Giuseppe
n
.
4
.
Istituto
privato
Pietrasanta
,
per
Corsi
ginnasiali
,
elementari
,
tecnici
e
commercio
.
Possiede
un
museo
di
Storia
Naturale
e
Mineralogia
,
via
San
Paolo
n
.
10
.
Istituto
privato
Stampa
.
Insegnamento
diurno
e
serale
del
Corso
elementare
,
di
ragioneria
,
amministrazione
e
commercio
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
scala
n
.
15
.
Vi
è
annesso
un
ufficio
approvato
per
interpretazioni
e
traduzioni
in
qualunque
lingua
.
Insegnamenti
speciali
.
Reale
Conservatorio
di
Musica
.
Istruzione
in
ogni
ramo
di
materia
musicale
,
via
Conservatorio
n
.
12
.
Accademia
de
'
Filodrammatici
.
Scuola
di
declamazione
,
via
Filodrammatici
n
.
1
.
Reale
Istituto
Sordo
-
muti
per
l
'
istruzione
de
-
gli
stessi
,
via
San
Vincenzo
n
.
7
.
Istituto
dei
Ciechi
,
corso
Porta
Nuova
n
.
5
.
Collegio
Tipografico
fondato
dal
tipografo
-
editore
signor
Francesco
Pagnoni
,
inaugurato
il
14
maggio
1871
,
via
Ancona
n
.
3
.
Scopo
di
questo
Collegio
è
la
professione
e
la
educazione
perfezionata
dell
'
Arte
Tipografica
,
Fonderia
,
Stereotipia
,
Galvanoplastica
,
Legatoria
ed
Arti
affini
.
Non
si
accettano
giovinetti
se
non
di
madri
vedove
e
bisognose
.
La
durata
di
permanenza
per
l
'
istruzione
ed
educazione
agli
Allievi
professionisti
non
deve
oltrepassare
gli
anni
sei
;
scorsi
i
quali
ognuno
dovrà
provvedersi
il
proprio
sostentamento
procacciandosi
onorato
lavoro
nelle
altrui
officine
.
Scuola
civica
di
Musica
,
Piazza
Mercanti
,
n
.
4
.
Scuola
di
Cauto
per
adolescenti
,
piazza
del
Duomo
n
.
16
.
Scuola
di
Ballo
e
Canto
,
annessa
al
R
.
Teatro
della
Scala
.
Civica
Palestra
ginnastica
,
Corso
di
Porta
Romana
n
.
108
.
Scuole
di
nuoto
presso
i
Bagni
Pubblici
,
di
Diana
,
Castelfidardo
,
Nazionale
,
Ticino
,
ecc
.
Scuola
Orfeonica
femminile
,
Corso
Magenta
,
locale
del
Monastero
Maggiore
pel
canto
corale
da
impartirsi
alle
fanciulle
,
fondato
dal
maestro
Cr
.
Varisco
.
Librerie
italiane
e
straniere
.
Brigola
Gaetano
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
-
Bolchesi
Domenico
,
Galleria
De
Cristoforis
-
Dumolard
fratelli
(
libreria
francese
)
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
21
-
Hoepl
,
successore
a
Laengner
Teodoro
(
libreria
tedesca
)
,
Galleria
De
Cristoforis
n
.
59
-
Agnelli
Giacomo
,
via
Santa
Margherita
n
.
2
,
specialmente
per
libri
scolastici
ed
educativi
,
-
Carrara
Paolo
,
via
Santa
Margherita
n
.
5
-
Paravia
Cr
.
Batt
.
,
Galleria
De
Cristoforis
.
Libri
antichi
.
-
Barbini
Carlo
,
via
Chiaravalle
n
.
9
,
editore
anche
della
Biblioteca
Ebdomadaria
-
Galleria
Teatrale
-
Repertorio
del
Teatro
Milanese
e
Poliantea
Drammatica
-
Branca
Carlo
,
via
Monte
Napoleone
n
.
23
-
Schieppati
Gaetano
,
via
San
Pietro
all
'
Orto
n
.
17
-
Frisiani
Carlo
,
via
San
Paolo
n
.
11
.
-
Vergani
Pietro
,
via
Sant
'
Antonio
n
.
20
.
Mercanti
in
stoffe
,
seterie
e
snoda
.
Landi
Mafessoni
e
Pollenghi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
22
-
Vernazzi
Fulvio
e
Comp
.
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
28
-
Ronchi
e
Dell
'
Orto
,
ottagono
della
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Cozzi
Aliprandi
,
successori
a
Panseri
,
piazza
del
Duomo
-
Osnago
,
Eredi
,
via
Santa
Radegonda
n
.
5
-
Manfredi
,
Zanardi
e
Comp
.
,
via
Rastrelli
n
.
24
-
Rossignol
G
.
,
via
Torino
,
ecc
.
Modiste
e
Sarte
.
Lebrun
-
Ferrandi
Giuseppina
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
5
-
Chaillon
Enrichetta
,
via
Pattari
n
.
2
-
Corti
,
sorelle
,
via
Passarella
n
.
2
-
Nessi
Elena
.
via
San
Paolo
n
.
5
-
Vigorelli
Induno
,
Corso
Vittorio
Emanuele
-
Jeannette
Landi
,
via
Borgogna
n
.
2
.
Musei
.
Museo
Cavaleri
,
dal
suo
fondatore
,
l
'
egregio
avvocato
Michele
Cavaleri
,
inaugura
-
tosi
nel
marzo
1871
.
Trovasi
al
Corso
Magenta
n
.
86
.
Museo
Molinari
,
del
suo
fondatore
,
il
popolano
Francesco
Molinari
,
inauguratosi
il
29
settembre
1870
.
Trovasi
in
via
Maddalena
n
.
17
.
Museo
Civico
,
nel
palazzo
Comunale
de
'
Giardini
Pubblici
.
Museo
Patrio
di
Archeologia
,
nel
palazzo
di
Belle
Arti
via
Brera
.
Museo
Ambrosiano
,
presso
la
Biblioteca
Abrosiana
,
Piazza
della
Rosa
n
.
2
,
ed
altri
in
case
private
.
Numismatica
.
Avvi
un
gabinetto
di
numismatica
nel
palazzo
di
Belle
Arti
in
via
Brera
-
altro
nella
Biblioteca
Ambrosiana
-
altro
nel
palazzo
Municipale
del
Marino
,
proveniente
al
Comune
da
eredità
del
defunto
conte
Carlo
Taverna
.
Parecchi
altri
Gabinetti
di
numismatica
sono
in
case
private
.
Oggetti
chirurgici
,
Cinti
,
ecc
.
Baldinelli
Ferdinando
,
via
Pattari
n
.
7
-
Gennari
P
.
Enrico
,
via
Ospedale
n
.
14
-
Repossi
Flaminio
,
via
Torino
24
-
Sighinolfi
,
via
Santa
Maria
Segreta
n
.
1
.
Orario
ferroviario
,
vedi
pag
.
III
Ottici
.
Duroni
Antonio
,
Galleria
Vittorio
Emanuele
-
Brenta
Fratelli
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
12
-
Quercetti
Fortunato
,
Piazza
del
Duomo
n
.
35
-
Albini
Luigi
,
via
Santa
Margherita
,
n
.
7
.
Pinacoteche
.
Nel
palazzo
di
Belle
Arti
in
via
Brera
.
-
Nella
Biblioteca
Ambrosiana
,
Piazza
della
Rosa
n
.
2
.
Una
raccolta
di
quadri
ed
altri
oggetti
d
'
arte
sono
giornalmente
visibili
nella
Esposizione
permanente
in
via
Palermo
n
.
1
.
Si
fanno
esposizioni
di
Belle
Arti
nella
Gran
Sala
ai
vecchi
Giardini
Pubblici
.
Vi
sono
molte
altre
Gallerie
private
di
quadri
,
ecc
.
Posta
delle
lettere
.
L
'
ufficio
delle
Regie
Poste
è
in
via
Rastrelli
num
.
20
.
Esso
è
aperto
dalle
ore
8
della
mattina
alle
10
della
sera
per
la
distribuzione
,
raccomandazione
ed
assicurazione
delle
lettere
,
giornali
e
vendita
francobolli
;
pel
rilascio
e
pagamento
di
vaglia
dalle
ore
8
della
mattina
alle
4
pomeridiane
.
La
levata
delle
lettere
dalle
buche
sussidiarie
ha
luogo
cinque
volte
al
giorno
,
cioè
:
alle
ore
7
e
30
e
10
mattina
,
ed
alle
2
e
30
,
4
e
15
e
8
pomeridiane
.
Quelle
site
nei
quartieri
di
Porta
Vittoria
,
Porta
Venezia
,
Porta
Nuova
e
Porta
Garibaldi
sono
levate
mezz
'
ora
più
tardi
.
E
fatta
eccezione
per
le
buche
-
poste
in
via
Broletto
,
via
Armorari
,
Piazza
Mercanti
e
Piazza
della
Scala
,
per
le
quali
viene
stabilita
una
levata
straordinaria
alle
12
meridiane
.
Le
lettere
della
città
fra
la
città
e
sobborghi
dovranno
essere
impostate
nell
'
apposita
buca
presso
l
'
ufficio
centrale
.
Giornali
,
stampe
e
campioni
non
potranno
impostarsi
nelle
buche
succursali
della
città
.
Le
lettere
che
si
vogliono
raccomandare
od
assicurare
,
i
giornali
,
le
opere
periodiche
devono
essere
presentate
agli
uffici
appositi
un
'
ora
prima
del
tempo
stabilito
per
l
'
impostazione
delle
corrispondenze
ordinarie
.
Le
lettere
contenenti
valori
devono
assoggettarsi
almeno
alla
formalità
della
raccomandazione
,
non
rispondendo
l
'
Amministrazione
,
in
caso
diverso
,
del
non
avvenutone
ricapito
.
Regia
Questura
.
La
Direzione
centrale
è
in
via
Santa
Margherita
num
.
18
,
ed
è
sede
della
Questura
.
V
'
hanno
sei
Sezioni
distribuite
per
la
città
:
la
prima
.
,
via
Pontaccio
n
.
19
-
la
seconda
,
via
Santa
Margherita
n
.
10
-
la
terza
,
via
Cerva
n
.
14
-
la
quarta
Corso
di
Porta
Romana
n
.
98
-
la
quinta
,
via
San
Simone
n
.
12
-
la
sesta
,
via
Terraggio
n
.
4
.
Restaurants
.
Borsa
,
via
San
Giuseppe
n
.
2
Pranzo
da
franchi
4
in
avanti
a
tutte
le
ore
.
Manin
,
via
Manin
n
.
7
-
Rebecchino
,
via
Rebecchino
n
.
7
-
Ristoro
,
via
Aquila
n
.
6
-
Annunciata
,
via
Annunciata
n
.
11
-
Firenze
,
via
Principe
Umberto
n
.
29
-
Trattoria
Galli
nella
Galleria
Vittorio
Emanuele
,
ecc
.
La
maggior
parte
degli
Alberghi
e
Caffè
primari
danno
pranzi
e
déjeunés
alla
carta
e
a
prezzo
fisso
.
Fra
questi
citiamo
come
principali
:
L
'
albergo
Milano
-
di
Francia
-
Roma
-
del
Leone
-
della
Passarella
-
del
Bissone
-
e
del
Falcone
.
Quando
vogliasi
uscire
dalle
porte
della
città
per
godere
della
vista
della
campagna
,
nei
suburbi
vi
sono
parecchie
trattorie
molto
frequentate
dai
Milanesi
,
specialmente
nella
stagione
estiva
,
le
quali
offrono
pranzi
succosi
:
le
più
in
grido
sono
:
l
'
Isola
Bella
,
il
Giardino
d
'
Italia
,
l
'
Isola
Botta
,
la
Magna
,
I
Promessi
Sposi
,
Loreto
,
la
Noce
,
ecc
.
Sarti
da
uomo
.
Marzio
Carlo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
-
Prandoni
,
via
Farine
n
.
10
-
Tonelli
,
via
Carlo
Alberto
n
.
1
.
-
Segramora
Alessandro
,
via
Pattari
n
.
3
-
Segramora
Giacomo
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
32
-
Lampugnani
Giuseppe
,
Piazza
del
Duomo
n
.
22
,
ecc
.
Sorveglianza
Urbana
.
La
Sorveglianza
Urbana
ha
pure
sei
Mandamenti
,
ai
quali
il
forestiere
potrà
rivolgersi
per
quanto
gli
verrà
ad
occorrere
per
illustrazioni
o
per
reclami
dipendenti
da
servizi
di
spettanza
civica
.
Il
primo
Mandamento
è
posto
in
via
San
Simpliciano
n
.
5
-
il
secondo
via
Case
Rotte
n
.
4
-
il
terzo
via
Durini
n
.
19
-
il
quarto
via
Sant
'
Eufemia
n
.
14
-
il
quinto
Piazza
Vetra
n
.
9
-
il
sesto
via
Terraggio
n
.
2
.
Telegrafo
.
L
'
Ufficio
telegrafico
è
situato
in
Piazza
Mercanti
n
.
19
.
Esso
è
aperto
giorno
e
notte
senza
interruzione
.
La
tariffa
dei
prezzi
dei
dispacci
è
esposta
nell
'
ufficio
stesso
.
Nella
sala
d
'
accesso
vi
sono
le
module
per
l
'
invio
dei
dispacci
,
non
che
l
'
occorrente
per
iscriverli
.
Uffici
d
'
indizio
.
Per
ricerca
di
alloggi
,
persone
di
servizio
,
impiegati
,
ecc
.
:
Amadori
Marino
,
via
Tre
Alberghi
n
.
28
-
Gavazzeni
Carlo
,
via
San
Raffaele
n
.
1
.
-
Bertolazzi
Giuseppe
,
Piazza
Duomo
n
.
41
-
Bestetti
Ambrogio
Luigi
,
Verziere
n
.
5
-
Bonfico
Giuseppe
,
via
San
Vito
n
.
18
-
Camisasca
Francesco
,
via
San
Giuseppe
n
.
13
-
De
Vecchi
Giuseppe
,
via
San
Raffaele
n
.
10
.
Vedute
di
Milano
,
Stampe
,
Fotografie
,
Guide
,
ecc
.
Artaria
Ferdinando
e
Figli
,
via
Santa
Margherita
-
Pozzi
Pompeo
,
Galleria
De
Cristoforis
-
Ronchi
Luigi
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
22
-
Vallardi
Antonio
,
via
Santa
Margherita
,
ecc
.
Guide
,
Dizionari
in
tutte
le
lingue
,
Dialoghi
,
ecc
.
,
Brigola
Gaetano
,
Corso
Vittorio
Emanuele
n
.
26
.
Divertimenti
.
Sotto
questo
titolo
esponiamo
al
lettore
quanto
la
città
di
Milano
offre
al
viaggiatore
in
materia
di
Spettacoli
teatrali
diurni
e
serali
,
Concerti
,
Passeggi
,
Società
di
Riunione
,
Balli
,
Equitazione
,
Velocipedi
,
Scherma
,
Ginnastica
,
Pattinaggio
,
Bersaglio
,
Salita
al
Duomo
,
Gite
piacevoli
ai
dintorni
di
Milano
,
ecc
.
Quando
il
forestiere
,
dopo
visitati
i
monumenti
della
Città
,
voglia
conoscerne
i
passa
-
tempi
,
dovrà
innanzi
tutto
recarsi
al
Teatro
alla
Scala
,
il
quale
offre
il
primo
spettacolo
che
si
possa
godere
in
Italia
d
'
opera
seria
e
di
ballo
,
con
attori
di
canto
,
ballerini
e
mimi
di
cartello
,
e
con
decorazioni
sceniche
che
invano
cercherebbonsi
in
altre
città
anche
principali
.
Non
dovrà
in
seguito
dimenticare
i
Teatri
secondari
,
come
la
Canobbiana
,
il
Carcano
,
il
Vecchio
Re
,
Santa
Radegonda
,
il
Milanese
(
*
)
,
il
Politeama
Milanese
,
nel
quale
ultimo
,
nelle
stagioni
principalmente
di
estate
ed
autunno
,
si
danno
opere
e
balli
con