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> anno_i:[1850 TO 1880}
Miscellanea ,
POCHE PAROLE PER CAPIRCI ALLA PRIMA . Questo libro non è per gli strategici e molto meno pei letterati ; un cruscante , leggendolo , avrebbe di che arricciare il naso moltissime volte ; un soldato di quelli che vanno per la maggiore , giurerebbe che lo scrivente sa di arte di guerra , quanto sa d ' ortografia un ' analfabeta ; nè io dicerto vorrei sfegatarmi per far cambiar loro opinione ; io non l ' ho mai pretesa a linguista ed ho una vecchia ruggine con chi si arrovella , per studiare il sistema di ammazzare più gente che può . I miei non sono che appunti ; appunti presi al chiaro di luna , nel silenzio degli avamposti o nel cicaleggio giocondo e spigliato della caserma ; tra il fischiar delle palle e le canzoni entusiastiche , tra una bestemmia e una lacrima , in mezzo alla baldoria e ai cadaveri , ai generosi proponimenti e alle continue disillusioni , nasce spontanea in chiunque abbia del cuore , una filosofia che l ' arcigno e pettoruto pedante non crederebbe possibile in una vita scapigliata , chiassona , piena d ' emozioni , ma sempre senza pensieri , quale è la vita del campo . E di tali riflessioni , ispirate dai fatti ora tristi , ora gloriosi , di cui fummo gran parte , può essere che qua e là se ne trovino anche in questi appunti , che raffazzonati alla meglio , ora ardisco di offrire ai miei buoni lettori , persuaso che , se non avranno altro merito , avranno certamente quello di essere dettati dalla verità , mai da rancore o da invidia . Se arrivato all ' ultima pagina , qualcuno che avrà avuto l ' eroismo di seguirmi fin là , volgerà un pensiero pietoso ai poveri martiri , che ignorati si giacciono nell ' estese pianure sotto Fontaine e Talant e resterà persuaso che i pochi , i quali per la causa più santa che si sia dibattuta in questi ultimi tempi lasciarono interessi e famiglia , quantunque disconosciuti e non aiutati da chi aveva il dovere di aiutarli , hanno fatto tutto quello che umanamente era loro possibile per far trionfare la idea , battendosi da prodi , e non mostrandosi indegni di quella camicia rossa , che da gente abietta e codarda si voleva condannare al Bargello , io sarò più che contento , io potrò dire che il mio povero libro ha raggiunto il suo scopo . CAPITOLO I . - Bada bene che domani ti aspettiamo a Livorno . - Non ne dubitate ... Brucio anche io dal desiderio di lasciar queste lastre . - Allora siamo intesi ? - Intesisissimi . - A domani dunque ! ... E tutti , e tre ci stringemmo vicendevolmente la mano , e si stava per congedarci , quando tutto a un tratto un prolungato mormorio ci giunge all ' orecchio : è un accorrere di gente , uno spalancarsi improvviso di finestre e di usciali di botteghe vicine , un domandare e un rispondere , un incomposto gridìo di ragazzi , un esclamare di donne , continuo e in tuono di spavento . - Che ci sia la rivoluzione ? - Domandò un mio compagno che da circa quindici giorni non sognava che sangue e trambusti . Senza rispondere alla strana supposizione , mossi dalla curiosità escimmo tutti dalla bottega di caffè , nella quale eravamo seduti . Qual magnifico spettacolo non ci si offerse alla vista ! Era terminato di piovere ed il cielo era tutto rosso , infuocato , quasichè fosse avolto in un lenzuolo d ' amianto ; i popolani , tutti a bocca spalancata tenevano la testa all ' insù , e distornavano gli sguardi dall ' alto , solamente por occhieggiarsi tra loro , lambiccando il cervello e arrapinandosi , per spiegare il fenomeno , che per la prima volta vedevano , e di cui non erano mai giunti a farsi un ' idea . I lettori si rammenteranno dell ' Aurora boreale che apparve ai venticinque dell ' ottobre decorso ; la sera appunto del venticinque d ' ottobre era l ' ultima che , a nostro giudizio , dovevamo passare in Firenze . - Anche il cielo si tinge di rosso - Gridò il solito compagno , provocando un ' occhiataccia dal padron di bottega , il quale dacché aveva raggruzzolato la miseria di un mezzo milione si era buttato , anima e corpo , nella categoria dei ben pensanti - Allegri ragazzi - Continuò collo stesso tuono di voce lo scapato - Gli augurii , non potrebbero essere migliori ... Evviva il rosso ! - Evviva ! - Rispondemmo noi tutti , contenti come pasque per la nuova distrazione che ci dava quel caso inopinato e maraviglioso che faceva inorridire dallo spavento il superstizioso fellak e la donnicciola dei nostri camaldoli ; due selvaggi in questo secolo in cui non si fa che ragionare di civiltà . Dopo pochi minuti , lasciai i miei compagni , e prima di ridurmi a casa , ebbi vaghezza di vedere , forse per l ' ultima volta , il lungarno . Era deserto ! Non sto a ripetere tutti i pensieri che , ispirati dalla solitudine , si accavallavano e si cozzavano nel mio cervello in ebollizione : finalmente si poteva partire , e partire per la Repubblica ... finalmente era venuto il momento di far vedere ai nostri nemici che non si era buoni soltanto a declamare per i caffè e per le bettole , finalmente si realizzava quel sogno che da tanto tempo vagheggiavamo nel più segreto dei nostri pensieri . E dire che i pezzi grossi della democrazia , tutti , come un sol uomo ci avevano sconsigliato . Ma che vogliono dunque - ripeteva tra me - questi vecchi che coi loro scritti , colle loro opere sono stati i primi a farci amar la repubblica ? - Lasciar solo là , tra un popolo straniero , Garibaldi e farci sfuggire una sì bella occasione .... Ma che vogliono dunque costoro ? .... Alla fine soccorrendo la Francia , noi non adempiamo che al nostro dovere ; si soccorre la nostra sorella maggiore , la patria delle grandi iniziative , quella che ci ha istruito colle sue opere , che ci ha dato sollazzo coi suoi romanzi , che ha fatto le spese dei nostri teatri , che dal campo sereno e grandioso della scienza a quello frivolo della moda ci ha dato ogni cosa ; se ci è di mezzo quel maledetto affare di Montana , che colpa ce ne ha la Francia , che colpa ce ne hanno i discendenti di Voltaire e di Danton , i figli di quella Nazione che ha proclamato per prima in faccia all ' attonito mondo i diritti dell ' uomo ? .... Oh ! la sarebbe bella , se i nostri soldati fossero mandati in China o in qualunque parte del mondo , a puntellare un monarca imbecille e codardo , oh ! la sarebbe bella , che se ne avesse a fare un carico a noi ! ... Eppoi andare contro un re per la grazia di Dio , noi che non crediamo in Dio e non abbiamo i re nelle nostre simpatie ; aiutare un governo che ha i palloni volanti per posta e per soldato chiunque è buono di portare un fucile ; utilizzare a prò di causa santissima una vita noiosa e disutile , traversare il Mediterraneo , veder città e paesi che tante volte abbiamo sentito nominare nei libri , e che tante volte abbiamo desiderato vedere , riabbracciare i vecchi compagni con cui in altro tempo si è diviso i pericoli e l ' emozioni delle battaglie ; inebriarsi di nuovo tra la polvere , il fumo e l ' assordante rumore dei combatimenti ; e udire le grida dei prodi , che si lanciano , come un sol ' uomo , alla carica e unirsi a loro e vederli ... vederli da vicino i terribili soldati che fan tremare l ' Europa , misurarsi con essi , picchiarsi , vincere , morire forse anche pel nostro ideale .... Oh ! le care fantasie che mi carezzavano l ' immaginazione , sotto quel Cielo di fiamme , sul quale proprio davanti ai miei occhi staccava superbamente modesto , il tempio monumentale di san Miniato - Anche là sono morti dei repubblicani - Io dissi con compiacenza a me stesso - anche là fu combattuta l ' aspra tenzone che da tanto tempo agita l ' umanità ... Essi son morti , ma vivono eterni nella memoria del popolo . Oh ! toccasse a noi la lor sorte ! Insomma d ' idea in idea , di fantasticaggine in fantasticaggine , chi sa dove sarei andato a cascare , se , più macchinalmente che altro , non mi fossi ritrovato sulla piazzetta , dove era la mia abitazione - Eccolo - Gridò una voce ben nota , appena spuntai dall ' angolo della via . - Eccolo ! - Ripresero altre voci ; I miei due amici , a cui se ne erano aggiunti altri due , avevan fatto un capannello davanti al mio uscio e mi avvidi alla prima che mi aspettavano . - Abbiamo creduto bene di venir tutti da te ; così domani saremo sicuri di svegliarci e non recheremo disturbo ai nostri padroni di casa ... - Lo recherete al mio - Interruppi .... - Non importa ; già ora siamo liberi ; abbasso i padroni ... - Specialmente quelli di casa , che se si tarda a pagarli , diventano peggio di jene . - Su .. su ; gridarono tutti . - Su ! - Gridai anche io , facendo di necessità virtù ; che oramai o girellare tutta la notte , o portare in casa mia quell ' indiavolati . S ' immagini il lettore , che cosa divenisse in pochi minuti quella camera ; tutti fumavano come cammini , ed io in un cantuccio davo fuoco a certi appunti , coi quali sera per sera confidavo alla carta le impressioni provate durante il corso della giornata . Il mio letto era piccolo per uno solo e in lunghezza non avea niente da invidiare al celebre di Procuste ; cotesta sera ci entrarono in quattro , e non potendo dormire , come è più che naturale , cominciarono a tirarsi spinte e pedate tra loro , facendo un baccano da mettere in sussulto il vicinato : ora uno stivale colpiva negli stinchi qualcuno , provocando certi moccoli da fare arrossire un vetturino ; ora si sentiva un ' urlaccio , che traeva l ' origine da un gentil pizzicotto ; ora un guanciale cadeva , a mo ' di bomba , sul tavolino , rovesciando il calamaio sul tappeto , che , se non era Turco , non era meno diletto al padrone di casa che ci passava davanti intiere mezz ' ore in ammirazione ; ed ad accrescere il diavoleto , risate omeriche , grida incomposte , esclamazioni più o meno frizzanti , ma non certamente autorizzate dal Galateo di Monsignor della Casa . Il più rivoluzionario dei miei amici si avvolse dignitosamente nel lenzuolo , quasichè fosse un peplo ; le forme del futuro difensore della Repubblica Francese non erano greche di certo ; i suoi stinchi potevano benissimo scambiarsi per fusi , e tutto l ' insieme ti dava un ' idea esattissima di un Cristo del Cimabue . - Cantiamo la Marsigliese - Gridò E tutti , con certe voci da birboni , che non le può immaginare all ' infuori di chi l ' abbia sentite , cominciarono il celebre inno di Rouget de l ' Isle : Allons , enfants de la patrie , con quel che segue . - Signori per carità - Urlava con voce più delle nostre stuonata , la padrona di casa dall ' uscio vicino . - Questa è una vera porcheria - Di rimando aggiungeva l ' inquilino della stanza di contro - Quando si ha la sbornia , la si va a digerire in campagna . - A chi la dice briaco ? - Protestava , offeso nella sua dignità , il Romano dal letto . - Misuri i termini . Vociavano gli altri . - Per chi la ci ha preso ? - Bellino lui ! ... Fa il feroce , perché è dietro la porta . - Giù la porta . - Alle barricate ! ... - Alle barricate ! ... Descrivervi la pioggia di proiettili d ' ogni genere che fu scaraventata su quell ' uscio , sarebbe cosa impossibile ; era un turbine di stivaletti , di libri , di guanciali , di spazzole ; il malcapitato se ne andò battendo a più riprese la porta e protestando che andava a far rapporto alla delegazione vicina . - E ora , saranno soddisfatti ! - Esclamò la padrona , sempre dietro le scene . Per nostra buona fortuna il chiarore bianchiccio dell ' alba , si fece vedere tra gli spiragli delle nostre finestre , ed i miei compagni partirono allegri e contenti , dopo averci scambiato la promessa di vedersi tra otto ore in via Grande a Livorno , chè le mie occupazioni esigevano che io mi dovessi trattenere tutta la mattina a Firenze . Andai per dormire , ma avevo fatto i conti senza l ' oste , e questa volta la parte dell ' oste doveva esser sostenuta dalla mia vecchia padrona di casa , la quale mi caricò di rimprocci , mi torturò coi suoi omei , mi seccò colle sue geremiate - Noi si cercava di rovinarla , il nostro non era agire da persone educate . - Io presi pretesto da tutte queste lamentazioni , per restituire la chiave , uscii , senza ascoltare scusa veruna , disbrigate in fretta e furia le mie faccenduole mi avviai , diritto come un fuso , alla stazione , ed aspettando il magico fischio che doveva annunziarmi la partenza dalla moribonda capitale del felicissimo regno degli analfabeti , mi rincantucciai in un vagone . - Era tempo ! - Esclamerà il lettore e non avrà tutti i torti . Ci moviamo : qual felicità ! Eppure credevo di dover provare un po ' più d ' allegrezza : il Cielo era d ' un colore plumbeo e , per quanto tu aguzzassi lo sguardo , non giungevi a vedere un solo strappo che ti facesse sperare il sereno : eppoi , non lo so , partendo non si può fare a meno di risentire una certa malinconia .... son troppe le reminiscenze che vengono a assalirti , tutte di un colpo ; il minimo nonnulla prende le proporzioni delle cose più grandi ; ci si rammenta i più inconcludenti discorsi , si ripensa alle passeggiate gradite , ai geniali convegni , alle conversazioni che eravamo soliti di frequentare ; gli stessi dispiaceri che abbiamo provato ci sembrano meno crudeli ; e nelle nostre fantasie si affollano invece le gentili esibizioni degli amici , gli affettuosi conforti delle nostre belle , i favori che ti fu dato ricevere , frequentando la società ; le vie per le quali eri solito passeggiare le ti sfilano davanti , coi suoi negozi , colle sue gentili passeggiatrici che ti sono divenute familiari , quantunque tu non le abbia mai avvicinate : e davanti ai tuoi occhi che distrattamente si affissano sugli alberi , i quali sembra che friggano indietro impauriti a veder passare la macchina , sfilano ad uno ad uno , quasiché fossero figure di lanterna magica , i volti di tutti coloro che ti conoscono , che tu conosci , o che hai veduto anche soltanto una volta : le occupazioni che poco fa riguardavi come un martirio , ora ti sembrano , care ... E quando tornerò ? ... E se non tornassi più ? .... Quante cose saranno cambiate , nel primo caso .... chi mi compiangerà nel secondo ? ! .. Oh ! In questi momenti si comprende l ' eroismo di chi per una idea può lasciare una madre ! - Livorno - Grida la guardia . - Già .... a Livorno - Pensai tra me e me - Ed io che credeva di essermi mosso da pochi minuti ! Chi avevo avuto per compagni di viaggio ? io non me lo ricordo ; probabilmente mi devono aver preso per matto . Scendo e vado di corsa in via Grande , ove avevo l ' appuntamento a Livorno ; il Consolato Francese doveva darci modo di pervenire sicuramente a Marsiglia ; chè la questura Livornese , diretta dal celebre Bolis stava con tanto d ' occhi sgranati , affinchè nessuno salisse sui vapori francesi , importunando e viaggiatori , e marinari , e facchini di porto , fino a tanto che questi non avessero dati schiarimenti più che lampanti sull ' esser loro , o sulle faccende che li facevano stare sul mare ; anche muniti di biglietto , si correva rischio di esser mandati e con cattivo garbo , di dove si era venuti , e i passaporti non si volevano più concedere ad alcuno . Sicuro che gli amici avessero fatto le pratiche , che ci era stato consigliato di fare , io sentii sollevarmi un gran peso dal cuore , appenachè potei muovere un passo nella città ; rincontrai quasi subito gli altri , ma , ahimè qual delusione ! .... Le loro ridenti fisonomie erano diventate oscure ; nessuno di loro osava indirizzare una parola al compagno , e tutti mi accolsero con quella musoneria con cui i popoli accolgono un re , dopo un manifesto del sindaco , che invita a rimettere anche un tanto di tasca per le spese del ricevimento . - Che ci è di nuovo ? - Domandai con ansia , a quelli che mi avevano fatto un cerchio all ' intorno . - Che ci è di nuovo ? - Proferì con rabbia , il più secco e più bisbetico - Perdio ! .... Vieni al Consolato e vedrai .... E avrebbe a andar benino , davvero ! - Andrà come doveva andare - Soggiunse un ' altro - Quando alla testa ci si vuol metter certa gente .... Quando si vuol proceder sempre con certa maniera .... Già lo dicevo io ... tutte le volte che ci siam fidati dei Francesi si è fatto proprio un bel bollo . - Ma insomma cosa ci è ? ... si parte ? .... - Sì .... per Firenze , o per dir meglio per le Murate ! - Ma .... come ? - Vieni .... vieni con noi e ti si ripete , vedrai . Non intendendo alcuna cosa , ma volendomi per lo meno sincerare su una sventura , che non conoscevo e che ci minacciava , seguii colla coda tra le gambe , i bravi ragazzi . Arrivammo in due salti alla sede del Consolato ; in faccia alla porta una folla innumerevole di popolani chiassava , si agitava , gestiva ; qualcuno , senza far tanti discorsi , si era già messa la camicia rossa sotto la giacchetta ; un andare o venire , un rimescolarsi continuo , un ' accalcarsi intorno a qualche povera vittima che esciva dal portone , un vociar di ragazzi che a capanelli osservavano la scena , e gridavano incessantamente : Viva Garibaldi .... Per una spedizione fatta in tutta segretezza il principio non poteva esser migliore ! - Ma che vi è dunque ? - Domandai a un mio compagno . - Il console non si fa vedere , il cancelliere , nuovo Pilato , dice che se ne lava le mani , e tutta questa gente è rimasta come la celebre statua di Tenete . - E che abbiamo da fare ? - Va tu , che sai alla meglio bestemmiare un po ' di francese , scongiura quella gente a prendere una decisione ; lo vedi meglio di me , qui , se non si schizza tutti in domo Petri è un vero miracolo . Con quale animo andassi , se lo può di leggieri immaginare il lettore ; chi ben comincia è alla metà dell ' opera , dicevano i nostri nonni che non era baggei , e cominciare peggio di noi , credo , sarebbe stata cosa impossibile . Mi feci annunziare al cancelliere , e poco dopo venivo introdotto . Il cancelliere era un bel giovinetto ; aveva una fisonomia distinta ed aristocratica e mi accolse con tutta l ' educazione possibile ; pure sin da bel principio mi avvidi , che la mia presenza gli riusciva incresciosa più di quella di un creditore , e rimasi convinto che la camicia rossa non era di certo una delle simpatie più sentite di quell ' impiegato . Difatti il nuovo governo della Repubblica Francese aveva lasciato al suo posto tutti i vecchi funzionari , i quali in quel bailamme non sapendo a qual Santo votarsi cercavano di restare in bilico , come meglio sapevano , fermi però nella idea di non compromettersi ; mettetete anche un po ' d ' affezzione alla dinastia che aveva loro dato quel posto .... eppoi ditemi se questa trascuraggine del governo repubblicano non ha dicerto influito a che fosse sì scarso il numero degli Italiani , che mossi da un ' idea generosa , hanno pugnato e gloriosamente pugnato sui campi di Francia . - Capisco digià , perché viene . - Mi disse pel primo e facendomi segno di sedere , il cancelliere - Con mio gran rincrescimento : però , sono obbligato di dirle che non possiamo far niente per loro . - Ma se a Firenze ci hanno inviato qui ! .... - A Firenze hanno perduto certamente il cervello .... Le pare , che noi vogliamo suscitare una questione di diritto internazionale .... - Ma anche noi , le ripeto siamo stati spediti direttamente e a colpo , sicuro : di più sappiamo che l ' altra sera partirono altri volontarii , mandati da loro , e si ha diritto d ' andare anche noi . - Per me si figuri le manderei subito - Aggiunse l ' altro con un sorriso ed io credendo immediatamente a quest ' ultimo desiderio di lui che parlava , ma non volendo darmi per vinto , esclamai : Ma è così , che l ' Ambasciata Francese di Firenze mantiene le proprie promesse ? - Noi non abbiamo ricevuto ordini dall ' Ambasciata ... - Ma pure l ' altra sera partirono ... - Non glielo nego , ma sapesse le rimostranze della questura ... - Ebbene : su noi può fidare , noi non la comprometteremo ... ci dia l ' imbarco ... lei vede lo scopo pel quale partiamo ... - Si provvedano dei loro passaporti ... - Se non gli vogliono dare . - Prenda un mio consiglio ... lei mi pare un giovane a modo , torni a casa ... Metz , se non ha capitolato , poco può stare a farlo ... accetti un mio consiglio , glielo ripeto , torni a Firenze . - A Firenze poi no ! .. - È la meglio ! - Mi meraviglio che un Francese .. - Allora faccia lei - secco , secco ed alzandosi , per farmi veder che l ' uggivo , mi proferì il cancelliere . Disanimato , e non volendo attaccare una briga che poteva mandare a voto tutti i nostri disegni , salutai appena il mio consigliere , e gabellandolo per imperialista e anche , peggio , scesi di corsa la scala , e preso a braccetto un mio amico , partii con gli altri dalla piazzetta del Consolato . Andare bisognava andare ; a dispetto del mondo e delle circostanze ; una nuova poesia si aggiungeva a quella immensa che ci aveva sostenuto fino a quel punto ; sfuggire i questurini , farla in barba alle autorità costituite , sfidare un nuovo pericolo , raggiungere il nostro scopo , giusto appunto , quando i pusilli , scoraggiati sarebbero tornati indietro , ... era troppo bella , troppo attraente la prospettiva , per poter stare un sol ' attimo dubbiosi su ciò che dovevamo intraprendere . Io esposi queste idee agli amici , e , godo dire , che queste idee furono accolte con entusiasmo : ma a che parte rivolgersi per ottenere l ' intento ? Quali passi potevamo tentare con sicurezza ? Quale speranze ci sorridevano ? Quali probabilità di successo ? Noi non lo sapevamo , il romanticismo di una avventura , che offriva in se stessa tanti pericoli , ci sorrideva certamente e noi eravamo contenti : contenti come il povero diavolo , abbandonato da tutti che incerto dell ' indomani , si addormenta tranquillamente sull ' erba di un viottolo , sotto un cielo sereno e popolato di stelle , sognando pace , agiatezza , fortuna ... Oh ! l ' idea dì un dovere che si compie , malgrado gli ostacoli che frappongono gli uomini e la sorte , fa piovere in seno una consolazione che intender non la può chi non l ' abbia provata . Andammo all ' Agenzia dei vapori della compagnia Valery , e per quanto scongiurassimo l ' agente , ci fu impossibile ottener da lui , anche pagandolo il doppio , un biglietto di imbarco . Gli ordini della questura erano precisi . - Noi glielo daremmo anche gratis , ci ripetevano quegli impiegati , ma ... Quel ma era tanto eloquente , che noi non aggiungemmo parola . Con un po ' di sconforto nell ' anima , dopo aver girellato a casaccio un ' altra mezz ' ora afiaccolati e cascanti ci butammo sulle panche di un caffè di Via Grande ; un tavoleggiante , giovinetto che avrà avuto appena appena quindici anni , dopo averci ben bene sbirciato , venne da me e chiamommi dapparte . - Lei vuole imbarcarsi per la Francia ? Mi sussurrò a bassissima voce . - Sì - risposi io francamente , chè non potevo credere in sì giovine età nequizia veruna . - Ebbene ... le dò il mezzo d ' imbarco . - Non scherzi ? - Sulla mia parola d ' onore .. Aspetti un momentino e le porto l ' uomo per la quale ! .... . - Bravo , e se farai bene ti prometto una buona mancia . Il giovinetto se ne andò saltellante e fece poco dopo ritornò , accompagnato da un barcaiolo , un pezzo di diavolone , tarchiato e traverso ; che era un piacere a vederlo ; intanto io aveva messo i compagni a parte della peregrina scoperta e , quando questi ultimi videro avvicinarsi quel colosso in giacchetta , gli si fecero incontro con una grazia e con certe fisonomie così gentilmente ridenti , che si poteva credere che non un omaccio , ma la più vaga figlia di Eva fosse entrata in quel mentre nel nostro caffè . - Dunque loro vogliono , andare ? Dandomi una seconda , stretta di mano , cominciò a dirmi il barcaiolo . - Sicuro ! - Rispondemmo noi tutti - Ma vediamo tante difficoltà . - Si fidino di me , che non fo per dire , ma lo può domandare a tutta la piazza sono uno di quei buoni .. si figurino , ho fatte tutte le campagne e anche Aspromonte e Mentana e se non fosse perchè ; perchè ... e questo non è nulla : quello che ho fatto per salvare i compromessi politici ! ... Le son cose che forse non le crederebbero ... Hanno fatto bene a rivolgersi a me , perchè ci è di gran canaglia tra i barchettaioli e .. e .... - E insomma t ' impegni di farci entrare in un bastimento , deludendo la vigilanza delle guardie ? ... - Se me ne impegno .... Faccian conto di esserci sopra ... - Tu potrai contare sulla nostra riconoscenza . - Oh ! io per il partito darei un bicchier del mio sangue . - Dopo ti daremo qualche cosa .... - Oh ! mi contento di un trentino per uno : - Così poco ! - Esclamammo noi , credendo che ragionasse di centesimi : - Sicuro , ... vedono che mi adatto : per lor signori cosa son trenta franchi ? Ammirammo tutti insieme lo spìrito patriottico che ci faceva pagare 150 lire , quello che nella stagione dei bagni si ottiene a dir molto con ottanta centesimi ; pure , strìngemmo la mano al generoso , dicendogli che ci saremmo riveduti più tardi ; poichè eravamo decisi , con nostro gran sacrifizio , ad appigliarci a quest ' ultimo partito , se gli altri ci fossero falliti . - Ci movemmo dal caffè , e vedemmo un insolito brulichìo in quella contrada , sempre brulicante di popolo : che è , che non è ? ... Hanno arrestato un maggiore Garibaldino : la questura si era avveduta , e non ci voleva una gran fatica , che molti giovanotti volevano partire per la Francia e cominciava a allungar le sue grinfe . Lo sconforto cominciava a impossessarsi anche di noi . - Ettore - Sento gridarmi vicino . Mi voltai e vidi il Colonnello Perelli . - Dunque si parte ? Gli domandai immediatamente . - Parli a bassa voce ... chè io son tenuto d ' occhio , guardi , ecco subito due musi proibiti che ci osservano ... - Ma dunque ? - Dunque venga stasera , alla Locanda della Luna . - Ma ci è speranza ? - Credo che ci sia sicurezza ... A rivederci - A rivederci a stasera .. - Allegri amici , dissi subito appena ebbi lasciato il mio interlocutore - Allegri amici , le speranze non che diminuire , prendono tutte le probalità di un vicino successo .. Andiamo a mangiare all ' Ardenza . Senza rispondere alle mille domande colle quali mi oppressero gli altri , che tutti di certo conoscevano il colonnello , accesi un sigaro , e strascinai i reluttanti all ' Ardenza . CAPITOLO II Il sole , avvolgendosi in un lenzuolo di porpora , si era coricato dietro le ultime linee del tranquillissimo mare ; non la più piccola nube nel cielo , non il più leggiero maroso in quella superficie azzurra , e dolcemente increspata dal venticello della sera che ci carezzava la faccia : l ' isola della Gorgona appariva modestamente su quel sereno Orizzonte , nel quale cominciava qua e là a apparir qualche stella , tutto ispirava una calma e una pace divina ; il creato ti sembrava quasi un ' arpa sterminata , da cui si elevasse un canto grandioso : il canto dell ' accordo e dell ' armonia delle sfere . Era insomma l ' ora che la giovinetta , la quale non ha ancora fatto all ' amore , prova desiderio di piangere , senza farsene una ragione e contempla malinconicamente il fiorellino che sboccia e la foglia che cade , e risponde con meno affetto agli amplessi materni , chè il cuore in quel momento vuole qualchecosa di più di quello che ha avuto fin qui ; era l ' ora in cui il perduto , l ' irreconciliabile , quello che non ha niente da perdere , rianda tutte le opere buone che ha fatto , si sente superbo di trovare nella sua vita più pagine onorevoli che tristi , ripensa a coloro che languono , non invidia quelli che godono , e affissando gli sguardi alla nuvoletta diafana che va sfumandosi nell ' azzurro padiglione dei cieli , finisce col dire a se stesso : sien pur gli uomini dappoco e malvagii , io ho in me un patrimonio d ' affetto che mi rende contento ; il borghese a quest ' ora sorbisce sibariticamente una buona tazza di Moka per digerire il pranzo . Esatto più di un ' impiegato il giorno della riscossione della paga , lasciai la trattoria e mi avviai , pian pianino , in via Grande esaminando distrattamente il bello spettacolo che mi si offriva davanti e le nuvolette grigiastre che mi uscivano di bocca a causa del sigaro . Arrivai alla Locanda della Luna , e dopo essermi fatto annunziare dal cameriere , passai in un salotto , dove , intorno ad un tavolino nel quale erano varie bottiglie stappate se ne stavano a chiacchiera tre o quattro individui che formavano una specie di stato Maggiore del Colonnello Perelli . Con mia gran meraviglia vidi tra loro una giovine donna . Il Colonnello era più brusco del solito e , appena mi vide , si affrettò a parlarmi in tal modo : Anche lei vorrà sapere qualche cosa .. me lo immagino .. ma per ora , purtroppo , siamo sempre alle solite : vede , qui siamo in un piccolo consiglio di famiglia e cerchiamo .... - Se fossi un uomo io ! .. Saltò a dire la giovine donna , la quale era la moglie di quel Gagliano , arrestato poco tempo avanti ed ora nascosto in casa , perché tenuto d ' occhio dalla questura e deciso a partire , con noi . - Se foste un uomo voi ! - Borbottò il Colonnello , - quando non ci son mezzi ... - Garibaldi , quando ha voluto , è riuscito . - Se si andasse avanti colle chiacchiere ! .... - Eppoi tutti questi giovani che sono qua ? - Li ho fatti partire io ... forse ? - Non dico questo : ma è un fatto che non hanno avuto che cinque lire : quattro e novantacinque ne hanno spese pel viaggio e cominciano a far chiasso , perché non si sono anche sdigiunati e qua non conoscon nessuno ... Quello che sentivo era Vangelo ! ... se certi comitati avessero agito un poco più sul serio , non si avrebbe avuto a deplorare tanti scangei , certa gente non avrebbe gongolato e nell ' armata dei Vosgi avremmo avuto più soldati e più buoni . - E dunque , cosa facciamo ? - Ripeterono tutti guardandosi . A tale interrogazione mi cascaron le braccia ; anche qui dunque non si sapeva a qual gancio attaccarsi , anche qui si passava il tempo , cullandosi tra le illusioni e le ipotesi , come nel nostro modesto cerchio di amici . Dopo essere stati un poco in silenzio , entrò quasi di corsa , nella stanza un tale che già si era accomodato a fare da ordinanza al Colonnello ; proferì sommessamente alcune parole al padrone : questi ci parve soddisfatto ed infatti poco dopo con tuono brioso ci disse : Signori , domani arriva il Var , chi è buono di salirci , va in Francia .. Confido nella vostra accortezza e nel vostro coraggio ... Io tento di salire pel primo ... A domani ! Non dormimmo in tutta la notte e appena fu giorno , andammo al porto e prendemmo una barca . Un forte libeccio aveva cominciato a soffiare ; il mare era agitatissimo ed i cavalloni sbalzavano di qua di là , di sotto di sopra la nostra barchetta , spruzzandoci più o meno impetuosamente il volto , e procurandoci quel malessere interno che è il primo principio del mal di mare .. - Oggi me li guadagno - Ci diceva il barcaiolo . - E vogliono girar molto tempo ! - Fino a che non arriva il vapore ! - E un casca un cencio ... Se arriverà a mezzogiorno ... O che anche loro vogliono andare in Francia ? ... A me lo possono dire . - Ebbene .. sì .. vogliamo andare in Francia . - Me l ' avevano a dire ! .... Guardino , due barche piene di guardie . - È vero ... e ora cosa si fa ? - Non si sgomentino ... Figureranno di pescare ... Prendano le lenze ! Noi prendemmo questi ordigni e , tramutati lì per lì in pescatori , cominciammo , con una serietà unica , un ' operazione che dentro di noi ci faceva scompisciar dalle risa . Io credo che i pesci fossero i primi a canzonarci ; e ' si vedevano guizzare a fior d ' acqua , proprio vicini ali ' esca fatale , poi , facevan cilecca e ci lasciavano con un palmo di naso . Non so quanto durasse questo divertimento ; mi rammento però che ci venne un ' appetito diabolico ; il nostro Caronte , da uomo saggio , capì per aria l ' antifona e ci condusse a dei vicini barconi , dove per lo più mangiano i marinari e i facchini del porto . Uno stoccafisso , rifatto colle cipolle , ci sembrò più gustoso di un manicaretto , apprestato da Tomson ; ci bevemmo due fiaschi di vino , e ci sentimmo raddoppiati in coraggio e in costanza . Intanto il libeccio seguitava a infuriare ; il mare era divenuto addirittura cattivo ; si troncavano gli alberi delle piccole navi vicine , si vedeva volare dei cappelli , che appartenevano agli imprudenti che troppo si erano accostati all ' infido elemento ... la cosa cominciava ad essere non troppo graziosa ; in quell ' aspettativa i minuti ci sembravano ore ; non avevamo alcuna notizia dei moltissimi nostri compagni e non il più piccolo indizio ci faceva sperare che si avvicinasse il tanto desiderato bastimento . Ecco una striscia di fumo ! ... Un oggetto nero , che ingrandisce a vista d ' occhi si approssima .. è il Var , si grida tutti con un urlo di contentezza che si sprigiona dalle più intime viscere , è il Var , il momento supremo è venuto , coraggio ! Il battello si accosta ad un brigantino , che ha bandiera Greca ; in un fiat è circondato dalle guardie . Cominciano le difficoltà , noi siamo decisi a superarle . - Se non li metto sù , che Santa Lucia benedetta mi faccia perder la vista degli occhi ! - Grida il barcaiolo , diventato entusiasta dopo l ' ultimo fiasco . Si traversò arditamente la fila dei bastimenti , e , allorché , fummo vicini alle guardie , ci sdraiammo nel fondo del nostro piccolo schifo , l ' uno sull ' altro , proprio alla maniera dei fichi secchi ; poi , scongiurato il pericolo , si girò dietro ad una tartana che combaciava perfettamente col brigantino : i questurini che non sono mai stati ritenuti per aquile d ' intelligenza , non avevan posto attenzione alla manovra e si poteva cominciare a credere che la nostra intrapresa cominciasse ad avere molte probabilità di sicuro successo . - Ed ora , come si sale ? - Domandai io , molto imbarazzato nel non vedere alcuna fune . - Si va per la catena dell ' ancora - Aggiunse immediatamente e con tuono esaltato lo Stefani , il compagno più secco e più susurrone tra tutti coloro che erano venuti con noi da Firenze . La proposizione fu accettata di subito ed io che non ho mai brillato per la mia sveltezza e molto meno per le mie movenze ginnastiche , mi aggrappai alla catena di ferro e a forza di urti e di spinte arrivai ad andar ruzzoloni e facendo un gran tonfo sul cassero della tartana : riavuto appena dal colpo mi avvidi che ero molto al disotto del livello dei miei amici , saliti dietro di me ; infatti caduto sopra un monte d ' avena , per quanti sforzi facessi , non giungevo a capo di trarmi d ' impaccio , chè ogni sforzo ad altro non era valevole che a farmi affondare di più . Dopo essere stato ripescato alla meglio dagli altri , saltammo tutti insieme sul brigantino . Pochi passi di più ed i nostri voti erano esauditi : un maledetto cagnaccio comincia a abbaiare e finisce coll ' attaccarsi alle polpe di mio fratello . Si tenta l ' ultimo colpo : il mio fratello lascia al famelico cane un straccio dei suoi pantaloni ... E dire che sperava con questi di far tanta figura , quando sarebbe sceso a Marsiglia ! Il salto riesce , siamo a bordo del Var : i marinari ci accolgono tra le loro braccia , la gioia ci rende frenetici e tutti insieme confondiamo le nostre aspirazioni , le nostre speranze , i nostri voti più cari , al magico grido di viva la repubblica . - Giù , giù - Ci gridarono quei bravi figli del mare , appena che fu terminato quello slancio di esultanza , e ci buttarono a viva forza nella carbonia . S ' immagini un po ' il lettore la nostra situazione , in quell ' atmosfera soffocante , e a quella polvere , che ci ridusse in pochi momenti in uno stato veramente deplorevole ; di più si aggiunga lo spettacolo non troppo gradito che ci si presentava alla vista dall ' unico finestrino , pel quale prendeva aria questa stamberga ; un andare e venire di barche su cui facevano bella mostra di loro tutte le faccie più proibite della Cristianità , e pennacchi di carabinieri e monture di guardie di pubblica sicurezza ... Fortuna che siamo protetti dalla bandiera francese - si diceva tra noi - e qui il Reale Governo Italiano non conta un bel corno . Ogni poco veniva a noi qualcheduno dell ' equipaggio e ci esortava a soffrire con pazienza . L ' equipaggio , composto quasi tutto da originarii della Linguadoca , naturalmente parlava francese ; di qui grande imbroglio nei nostri , i quali per farsi capire francesizzavano l ' italiano , creando una lingua ibrida , bastarda , che ci faceva crepar dalle risa : lingua che si perfezionò in Francia e che ha fatto dire , bene a ragione , ultimamente al Bizzoni , che , se fosse continuata la campagna il mondo avrebbe annoverato un idioma di più ; quello dei volontarii . Da un paio d ' ore si era in quei triboli , quando si vide arrivare il Perelli ; che nell ' ascensione aveva perduto il suo cappello a cilindro ... - Cosa fanno qui loro ? - Ci disse . - Lo vede : siamo nascosti . - Vengano su nelle cabine ... ci siamo tutti noi ... Contenti , come uno che abbia beccato un terno , salimmo . Quale non fu la nostra sorpresa , quando vedemmo quasi tutti i nostri amici ! - O tutte le guardie cosa facevano lì intorno ? ... La . questura ci dava l ' idea di quei mariti baggei che stanno in fazione , difaccia all ' uscio di casa , mentre il cicisbeo della moglie passa dalla finestra . Una gran risata echeggia da un capo all ' altro del ponte ... Che è , che non è ? ... È comparso un individuo : in perfetto costume di Adamo : per risparmiare la spesa del barchettaiolo , oppure per non esporsi al pericolo di perder qualche cosa , come noi tutti , aveva preferito buttarsi a noto nel mare ; Era un bel giovinotto e ci riuscì subito simpatico per lo strano modo con cui a noi si presentava . Povero diavolo ! ... Io lo dovea rivedere , ma col cranio fracassato da una palla prussiana , sulla gran via di Parigi , sotto Talant , e mi rincresce di non sapere il suo nome , perché rammentandolo , forse a lui darebbe un pensiero pietoso qualche anima buona ! Mi conforta però , la persuasione che chiunque lo abbia veduto in quel giorno , non potrà così facilmente obliarlo , e , leggendo queste modeste mie righe , capirà alla prima di chi voglio parlare . - Signori mi rincresce - Venne adirci il capitano - ma per stasera è impossibile la partenza - Il libeccio è tremendo ed io non ho intenzione di mettermi in sicuro pericolo . - Ma noi ... saremo sicuri ? - Domandò uno . - Sulla mia parola d ' uomo onesto , nessuno potrà farsi bello di avere insultato la bandiera francese , qui dove sono io ... se non viene il console a bordo , e se egli pel primo non mi ordina di assistere ad una flagrante violazione del diritto delle genti , i questurini prima di toccare uno solo di loro , dovranno passare sul mio cadavere . - Grazie , capitano - Gridammo noi tutti - Voi siete un vero Francese . - E a che ora si mangia ? - Chiese sbadigliando uno dei nostri , a cui le idee non facevano dimenticare di essere uomo . - Alle cinque .... ci è il pranzo dei viaggiatori .... - Noi veniamo tutti a quello ... non è vero compagni ? - Sì - Risposero gli altri all ' unisono . Io mi azzardai allora di salire : e rincattucciato dietro il parapetto del bastimento , diedi un ' occhiata alla riva vicina : qualche facchino passeggiava distrattamente in su e in giu , nessuno osservava il nostro battello ; tutto a un tratto uno scialle rosso e uno nero , compariscono sulla via ; due donnine dalla taglia svelta e slanciata si appoggiano all ' impalancato che circonda il porto ed affissano i loro occhi sul Var . Chi sieno queste due creature ? - Pensai tra me e me e cominciai a figurarmele bellissime , e mi parvero gli angeli del buon ' augurio che fossero venute li a darci il buon viaggio ; ma poi un altro pensiero mi sopraggiunse : Povere donne ! .. Devono essere di certo parenti , amiche di qualcuno che è insieme con noi , e sfidano questo vento e questa indiavolata stagione , purché loro sia dato vederlo , fosse anche per l ' ultima volta : povere donne ! ... Per noi uomini la gloria , le improvvise e belle emozioni , lo stordimento che ci procurano e i nuovi piaceri e le nuove occupazioni , le gioie dell ' orgoglio soddisfatto , per esse la solitudine , la lontananza delle care persone , la continua ansia di saperle in pericolo . Tornai giù e dopo poco ci movemmo tutti per il pranzo : nel ripassare io vidi i due fantastici scialli . Il trovarci tutti insieme a mangiare sul Var , dopo le belle cose che ci erano accadute , non poteva fare a meno di darci un brio , una parlantina , un ebbrezza , che , chiunque ha in zucca un pò di mitidio , comprenderà perfettamente alla prima . I nostri appetiti erano qualche cosa di classico ed il cameriere di bordo ci guardava con certi occhi stralunati , pensando certamente che , su ogni giorno gli fossero capitati di tali avventori , prudenza avrebbe voluto , che l ' ordinario fosse a dir poco , raddoppiato . Cominciarono i brindisi ; i ricordi più cari s ' intrecciavano coi più generosi propositi : ora uno parlava degli occhi celesti della graziosa biondina che aveva lasciato a Firenze , ora un altro giurava di non aver comprato un revolver perché era sicuro di prenderlo al primo ufficiale prussiano , che gli si fosse presentato davanti e che avrebbe ucciso dicerto . - Evviva , Evviva . Che c ' è ? Entra nella stanza Gagliano ! Un altro fiasco che hanno fatto le guardie ! - Ieri passò da Firenze Ricciotti ; là - dice - troveremo lassù anche lui ! - Evviva Ricciotti - Gridano tutti . - E Menotti , e Garibaldi e tutti i bravi Italiani che ci han preceduto ! . Dopo poco entra Tito Strocchi , giornalista repubblicano e valoroso soldato , che tanto onore si è fatto dappoi . - Ma dunque ci siamo tutti ! - Tutti - Urlano entrando alla lor volta il Rossi e il Piccini . - Anche tu ! - Dicemmo a quest ' ultimo - E come hai fatto stronco , come sei , ad arrampicarti ? - Eh ! Le guardie di finanza son dalla nostra e ci hanno insegnato la strada : Figuratevi che noi siamo passati per la scaletta , proprio , come se si fosse viaggiatori ! - Ma le guardie ci son sempre ? - Se ci sono ! .. E bisogna vederli quei poveri diavoli a questo brezzone ... infilan le pispole , come se si fosse in pieno gennaio ! - Anche voi però ... - Non ve lo neghiamo , il freddo ci è entrato nell ' ossa . - Del cognac del cognac ! ... - E il cameriere ci portò una bottiglia polverosa dì vecchio cognac , che avrebbe messo energia anche a un deputato del terzo partito . E qui bevi ; bevi in un modo incredibile ; in un momento il tavolo fu pieno di bottiglie e quando andai per distendermi nella mia cabina vedevo tre o quattro colonnelli , una ventina di lumi , e un centinaio di persone , tra le quali apparivano circondati da un ' aureola i due scialli che mi avevano fatta tanta impressione , pochi momenti innanzi . Tale era il mio sonno e , diciamolo pure , l ' alterazione in me prodotta dal vino che quando mi destai , il sole era già alto . Salii a poppa della nave dove trovai il povero Rossi che contemplava astrattamente l ' immensa superficie del mare , divenuto di nuovo tranquillissimo ; tutto era celeste e l ' onde venivano a baciare colla loro spuma bianchiccia , la carena del nostro battello : si sarebbe di momento in momento aspettato che qualche Nereide sbucasse a fior d ' acqua per rammentare ai mortali le dolcezze del buon tempo antico . Il colonello Perelli , da vero vecchio militare , sapendo quanto il tempo è prezioso non se ne stava con le mani in mano ma dava prova di una instancabile attività ; già aveva costituito le squadre , nominandone i capi , già aveva pensato al modo di provvedere il vitto per tutta quella gente ( chè nella nottata il numero dei volontarii era asceso fino a cento ) ed aveva in serbo per tutti buone speranze e conforti . La salle à manger era stata trasformata in ufficio di stato maggiore ed io fui incaricato a compilare il primo ordine del giorno . Cominciavo a scrivere , quando scesero nella stanza l ' agente della compagnia accompagnato dal capitano ; mi domandarono dove si trovasse il Colonnello ed io mi mossi per andarlo a chiamare . Salii immediatamente e trovai il Perelli a tu per tu con una vecchietta , tutta pepe e tutta piangente . - Queste sono infamie e il governo dovrebbe mandarli in galera .... non si strappano così i figliuoli alle povere mamme che hanno fatto tanti sacrifizii per mantenerli . - L ' ho forse chiamato io il suo figliuolo ? borbottava l ' altro stizzito . - Non lo so , ma lo voglio ! - Ebbene , se lo trova , che se lo riprenda ! - Loro me l ' hanno nascosto , ho girato per tutto e non mi è stato possibile di trovarlo , - E allora ? - E allora ? ! allora me l ' hanno a rendere , e mi meraviglio di lei che non è più dell ' erba d ' oggi e che dovrebbe avere un po ' di cuore e un po ' di cervello . - Ma , se il nome del suo figliolo non comparisce nel ruolo ! .... - Quel birbone ne avrà dato uno falso ... - Colonnello , interruppi io , c ' è il capitano e l ' agente che lo desiderano . - Vado .... mi sbrighi lei questa donna . Cercai di persuadere e di consolare alla meglio quella povera madre che mi rispondeva con impertinenze da levare il pelo : feci guardare nei buchi più ascosi della nave , ma non potei rintracciare suo figlio . Allora la donnicciola impallidì e non potendo resistere alla pena e allo stringimento di cuore mi cadde fra le braccia svenuta . Un vecchio che l ' aveva accompagnata in barchetta e che seppi dopo esser marito di lei , saltò infuriato sul ponte facendo un baccano indiavolato , minacciando tutti e bestemmiando peggio di un turco . La mia posizione , se era interessante era anche molto noiosa . I volontarii si erano affollati intorno all ' energumeno e di momento in momento stava per nascere una pubblicità spaventevole . Riavutomi un pochino dalle stupore , fui preso da rabbia indicibile e mi venne voglia perfino di scaraventare in mare l ' incomodo fardello che mi gravava le braccia . - Oh ! andremo in questura ! ... - Proferì il vecchio strascinandosi dietro la moglie che s ' era riavuta e che urlava a squarciagola : birbanti , ladri , assassini , il giusto Dio verrà anche per voi ! Appena rimessi da quella brutta impressione , vedemmo capitare altre due donne . Capimmo , pur troppo , per aria quello che volevano anche loro . Io cominciai a credere di assistere ad una processione di streghe e mi persuasi che il nostro orizzonte cominciava a oscurarsi davvero . Una dell ' ultime venute vide il suo figliolo e noi glielo restituimmo . Ecco un ' altro scandalo ! Il figliolo non voleva andare a nessun costo e si mise a correre come uno spiritato offrendo un gradito spettacolo alle guardie che ci circondavano e che si erano tutte rizzate per goder meglio la scena , urlando ad ogni poco : piglialo piglialo . Non si creda calunnia il contegno che io attribuisco alle guardie : chiunque è stato sul Var può fare ampia testimonianza che esse fino dal bel principio della mattina erano completamente ubriache . A viva forza spingemmo il recalcitrante figliuolo , giù dal battello ; appena però egli si assise nella barchetta che aveva accompagnato sua madre , fu circondato dai carabinieri i quali non curando i pianti , i lamenti , le disperazioni delle disgraziatissima donna , lo condussero verso le carceri . - Si nascondano si nascondano per carità , l ' ha raccomandato anche il signor Colonnello . - Venne a gridarci con voce angosciosa il cameriere di bordo . - Che c ' è dunque ? - C ' è che la polizia vuole acchiapparli ... - È una storiella ! ... - È la verità , se lo assicurino . - Ma il Colonnello ? - È nascosto . - E tutti gli altri ? - Hanno seguito l ' esempio del Capo ... si nascondano anche loro ... o che vorrebbero comprometterci tutti col rimanere in così pochi sul ponte ? Ci guardammo difatti e con nostra sorpresa il brulichìo che ci eravamo abituati a vedere , era scomparso e tutti i nostri compagni , come per incanto , si erano dileguati . Anche noi ci buttammo gattoni verso la carbonaia e poco dopo i miei amici vi erano già scesi : ero per seguitarli , quando sentii bussare dietro la porta della vicina cabina e la voce del Colonnello mi disse : Noi siamo qui , venga anche lei . La porta si schiuse ed io entrai . Eravamo in sette in una stanzuccia dove a mala pena ci si poteva rigirare in tre ! la grotta di Monsummanno era al paragone una cantina in tempo d ' estate ! mai bagno a vapore ha ottenuto l ' efficacia diretta che produceva in noi quell ' ambiente ! i nostri abiti e le nostre camice sembravano inzuppate nell ' acqua : se le autorità costituite avessero saputo i nostri tormenti , benevole come sono verso noi scavezzacolli , scommetto che invece di arrestarci ci avrebbero lasciato diverse ore in quel bagno ; se non altro per avere il gusto di aprire la porta a trovarci in uno stato di liquefazione completa . - Ma cos ' è accaduto , di nuovo ? Domandai a bassa voce . - È accaduto che la questura lasciava liberamente partire noi sette o otto , purché prima le avessimo , consegnato tutti questi bravi ragazzi .... Io ho sdegnosamente rifiutato questa proposta . - Bravissimo ! - E ora ? - Ora credo che sieno andati a riportare la mia risposta al questore . - O guardiamo , se Bolis è tanto birro da violare anche la bandiera francese . - Prima di farlo vorrà pensarci due volte . - E perché ? .. I ciuchi hanno sempre dato pedate ai leoni morenti ... ma per qual causa stiamo nascosti ? - Il capitano è sceso a terra ; se gli rilasciano le patenti , in meno di un ' ora si prenderà il largo . - Speriamolo ... perché qui non siamo di certo in un letto di rose . Passa mezz ' ora , un ' ora e nessuna notizia : si comincia a udir qualche rumore ; poi di sotto la fortezza ci giunge all ' orecchio un sussurro inusitato ; poniamo , l ' occhio al finestrino della cabina : il mare è popolato di barche , e le barche , son popolate d ' angioli custodi in lucerna ; affollatìssima è tutta la spiaggia : sul cassero un calpestìo concitato e in senso diverso , poi reclamazioni a cui si risponde dalla parte del popolo con fischiate non interrotte ; un battere di sciabole , uno sbatacchiare di porte .... pur troppo non vi era più dubbio alcuno , il grande atto si era consumato , e gli eroici campioni del Regio Governo Italiano potevano annoverate una gloria di più tra tutte le altre che li ha resi famosi . Sprangammo la porta ; ci rannicchiammo nelle cucciette e , rattenendo il respiro , facendoci piccini piccini coll ' ansia e la trepidazione nell ' anima , collo sconforto nel cuore , incerti di ciò che ci sarebbe accaduto tra pochi minuti , ma decisi a giocare di tutto , attendevamo di momento in momento di veder saltare la porta . Trascorre un altra mezz ' ora ; si ascolta il rumore dei disgraziati che sono stati avvinghiati pei primi dai falchi del Bolis : si compiangono , ma quale fortuna , se noi potessimo uscir loro dalle unghie ! .. Il vapore è in movimento ... Che si parta davvero ? Non si osa credere a noi stessi , ma alle fine ci si persuade che si va ... Si va , ripetiamo tutti tra noi , e sentiamo tra ciglio e ciglio l ' umor di una lacrima - Ci si ferma di nuovo ! ... - Esclama un nostro compagno , e pur troppo , ci si convinse di subito della triste verità . Una testa comparisce al nostro finestrino ; era la testa di un questurino , che da abile esploratore , si era arrampicato al difuori del bastimento , ed aveva scoperto il nostro nascondiglio . - Signori , non resistano - Ci disse con voce rauca . - Nessuno rispose ; egli se ne andò ... Oh ! avessimo avuto un revolver ! - Lei deve aprirci la porta - Ripeteva intanto sul cassero una vocina melliflua , a cui rispondeva l ' accento ben cognito del capitano : Mi rincresce , ma fu perduta la chiave ... l ' assicuro però che quello è il mio spogliatoio ... - Io ho l ' ordine di perquisire ogni cosa .. si mandi pel magnano del porto . Intanto una tempesta di colpi si sprigionava su quel povero uscio . - È impossibile trovare il magnano - Diceva poco dopo un ' altra voce . - Signori - Gridava allora al buco della nostra serratura quello che poco fa parlava col capitano . - Signori , io li prego a non commettere imprudenze , si arrendano colle buone ; partire è impossibile , non facciano perdere un tempo prezioso al capitano . Che fare ? Qualunque resistenza sarebbe stata inutile e non ci poteva riuscir che dannosa ; ci guardammo in faccia ( che facce ! il condannato che vien trascinato al patibolo ne può dare un ' idea ! ) e con mano tremante il più vicino alla porta tirò la stanghetta . Un ' ooh prolungato e di soddisfazione ci accolse , appena che comparimmo . Dalla scena che si presentò allora ai nostri occhi , un pittore avrebbe potuto prendere argomento per un bellissimo quadro ed un letterato per una magnifica descrizione . Una lunga fila di carabinieri e di questurini occupava tutto il lato del bastimento che era dicontro alla nostra cabina ; più avanti il giudice d ' istruzione colla ciarpa turchina , Bolis raggiante di contentezza , e un nuvolo di delegati e d ' applicati di Pubblica Sicurezza che si davano un moto , un daffare indicibile , e si pavoneggiavano , esponendo al rispettabile pubblico ed all ' inclita guarnigione le fasce tricolori che avevano a tracolla , come segno indiscutibile della loro autorità . Il capitano serio serio rivolgeva delle parole concitatissime al console , che appoggiato ad un tavolino , con una fisonomia di tramontana guardava distrattamente il cancelliere che redigeva il processo verbale . Tra le squarciate nuvole si era fatta strada la luna ; e , pareva , che ci mandasse un compassionevole sguardo ; sulla spiaggia uno scintillio di baionette , sulle quali si ripercoteva il malinconico raggio della poetica face dei cuori sensibili e degli innamorati , ci abbarbagliava la vista e ci rendeva sicuri che molta truppa era sotto l ' armi è che la questura di Livorno non aveva trascurato verun provvedimento perché i pesciolini non le scappassero di rete . Una lunga processione di barche solcava le onde tranquille del mare sulla cui superfice una miriade di atomi luminosi , frequenti più delle stelle del cielo , avrebbe fatto nascer la voglia di intonare un bel canto alla natura , se natura ed uomini non si fossero mostrati , così accanitamente contrarii ad una impresa che tanto avevamo sospirato e che , purtroppo , così miseramente finiva . Le trombe che suonavano la ritirata sui bastioni della vicina fortezza ci suonavano in cuore meste , come il pensiero che manda in queill ' ora il coscritto alla madre , alla casetta paterna , alle occupazioni di un tempo : meste come quella luna , come quei visi lunghi dei nostri compagni che ci passavano davanti colla respettiva accompagnatura , come i popolani che vedendo la loro impotenza a salvarci ci guardavano da riva con occhi stralunati e pregni di lacrime . - Ma Gagliano ... Gagliano dove è ? ... Noi credevamo che fosse tra loro ? ... Esclamò Bolis , dopo averci ben bene sbirciati ; - E perché han fatto resistenza ? Ci domandò con un sorrisetto volpino il giudice d ' Istruzione . - Perché ! ... - Rispondemmo noi tutti a una voce e in tuono di meraviglia .. - Sì ... quando sapranno tutto , chi sa , che non sieno i primi a ringraziarci ... - Ringraziarlo di averci arrestati ? - Sissignori ... Oggi è venuta la notizia della capitolazione di Metz . Quest ' ultima sassata che , così benignamente ci si scagliava nel nostro infortunio , ci fece nascere lì per lì una tal rabbia contro quegli arnesacci di una bottega fallita , che loro volgemmo disdegnosamente le spalle . Già ... è egli possibile che le idee di sacrifizio , di abnegazione , di generosità , possano esser comprese anche alla lontana , da un birro ? - L ' ho , l ' ho preso ! .. - Saltando come un burattino , e fregandosi le mani , strillò con la sua vocina da pettegola il Fassio , avvicinandosi a noi . Questo Fassio e uno dei più famigerati ispettori di Pubblica Sicurezza che si abbia in Italia ; Garibaldino nel 1860 , come succede di tutti gli apostati , ora è diventato la più gran colonna della sbirraglia italiana . - Che qualcuno di noi avesse in tasca una mitragliatrice ? - Pensai tra me e me - O che tra i nostri compagni si sia mescolato sotto mentite spoglie qualche gran malfattore ? ! Difatti l ' aria del Fassio me lo faceva sperare ; Cristoforo Colombo che dal ponte del suo bastimento vede baluginare qualche cosa , che ha sembianza di terra ; Moltke a Sadowa che riceve l ' annunzio dell ' arrivo del corpo d ' armata del bon Fritz , ci possono dare a malapena un ' immagine della beatitudine che provava in quel momento il rinnegato democratico . Dietro di lui si vide arrivare lemme lemme il Gagliano in uno stato tale , che , se ne avessimo avuta la voglia ci avrebbe fatto crepar dalle risa . Nero , per lo meno come uno spazzacamino , stizzito come un giocator di Mako che fa l ' ultima cista , senza azzardarsi nemmeno di farci un saluto , il povero uomo passò a capo basso davanti alle autorità e fu fatto immediatamente scendere in una barchetta , dietro la quale in un ' altra fummo messi io , mio fratello , il Colonello ed un giovinetto , che ancora non conoscevo . - Viva la libertà d ' Italia ! - Si gridava tutti come pazzi per via , ed i carabinieri non ardivano di dirci una sillaba ; anzi dalle loro fisonomie si vedeva chiaramente che avrebbero lasciato quell ' incarico alle guardie di questura , che , tutte impettite , boriose si tenevano dell ' arresto di giovani inermi nello stesso modo che avrebbero fatto , se avessero vinto la battaglia , più aspra che si sia combattuta , dacché mondo è mondo . Giunti vicini alla Sanità , dove vedevamo sbarcare tutti gli altri , un carabiniere mi toccò dolcemente nel braccio e mi accennò un vaporino , la cui camminiera faceva fumo . - Vede quello là ? - Mi disse - Era preparato per loro , qualora avessero preso il largo . Guardai e quello spauracchio mi fece sorridere ; il grande edifizio navale non aveva che due cannoni , uno per parte e di un calibro così modesto , che sembravano , piuttosto giocattoli da bimbi che utensili da guerra . Oh ! ... se si fosse usciti dal posto , se si avesse cominciato a filare ... se erano buoni a acchiapparci con quel trabiccolo , sarei stato contento di perder la testa ! .. La barca si fermò : noi scendemmo . Diedi un ' ultimo sguardo al porto , vidi il cammino del Var che fumava , e il battello che era in movimento ! Oh come in quell ' istante il mio pensiero ricorse alle cabine , dove ci eravamo sdraiati la sera avanti alla medesima ora : oh ! come desiderai che il tempo ritornasse indietro di poche ore soltanto per non essere sicuro della barbara realtà , che ci opprimeva in quel mentre . Moltissima gente si era affollata a due lati della porta che conduceva all ' uffizio della delegazione del porto . Tra questa gente io vidi di nuovo i due scialli ... Ma dunque , non ci abbonderanno più queste donne ? I volontari erano stati ammassati , pigiati in una stanzuccia ; una guardia , con un coraggio da eroe , distribuiva ogni tanto qualche pedata a chi più susurrone e più curioso degli altri si azzardava a rivolgere qualche interrogazione . È un fatto : la polizia degli antichi sovranucci , che i monarchici d ' oggi gabellano per tiranni e per despoti , non hanno mai usato dei modi schifosi che usano i questurini del nostro beatissimo regno : quando uno capita per caso tra le loro mani , può attaccare un voto , se per lo meno non ci lascia una costola , chè questa gente è molto feroce ... quando l ' individuo è in ceppi e puzza un tantino di repubblicano ! ... Chiuder gli occhi sui gallinai , fare il manutengolo ai ladri è permesso , ma lasciare in santa pace un soggetto pericoloso , un uomo che sbraita sempre perchè vuole esser riconosciuto per uomo ... oh ! questo è troppo ! E il paterno governo , simile al giusto Dio che fa cader la grandine e i fulmini sul campo dei peccatori , deve aggravar la mano su coloro che hanno le sfacciataggine di urlare quando tutti dormono : i galantuomini non devono essere svegliati ... lo impedisce anche il regolamento di Pulizia ! Coroniamoci adunque di elleboro , sorbiamo il papavero che giorno per giorno ci ammanniscono i giornali governativi e , dacchè non abbiamo il coraggio di fare , abbiamo almeno il buon senso di darci ad un sonno profondo . Un vecchietto , con li occhiali d ' oro più giù che a metà del naso , rincantucciato in uno sgabbiolo di legno che faceva le veci di scrittoio , via via che si passava ci chiedeva il nostro nome , quello dei nostri parenti , il nostro domicilio e la nostra , professione . - Possono partire - Gridò poco dopo con voce tonante il Bolis , Giove Tonante di quell ' Olimpo di birracchioli e di guardie di tutte le qualità e di tutte le dimensioni . Un applauso prolungato fece eco a queste parole ; i giovinotti credavano di essere liberi ... Poveri grulli ! ... Quale storia ci ha mai fatto sapere che il gatto si lasci scappare il sorcio dalle unghie ? - Avanti ! ... - Urlarono con mala grazia a loro volta le guardie ... - O dove si va ? - Cercò qualcheduno . - Loro non lo devono sapere . A noi , come presi insieme col colonnello , fu fatto il favore di farci passare nella caserma dei carabinieri ; ci si disse , in attesa di ordini superiori ... Intanto gli altri traversavano via Grande , tutta gremita di popolo che li accompagnava con applausi frenetici ; ci volle del buono e del bello per sconsigliare i popolani a non far qualche pazzia , ed essi allora non potendo fare altro , si mostrarono generosissimi con quei poveri diavoli che venivano trasferiti alle carceri ; e fu una pioggia continua di sigari , di pezzi di pane , d ' involti di companatico , e persino di foglietti da mezzo franco e da un franco . Oh ! ... il popolo è generoso , il popolo ha la magnanimità per istinto , e , se si lascia abbindolare dai farabutti , al momento buono , quasi per miracolo , sente spingersi avanti dalla voce del dovere , del progresso , della libertà ; rinnegando le massime false , che gli son volute inoculare nelle scuole governative e nei così detti giornali popolari che vivono sulle spese segrete del ministero , egli al primo indizio di lotta vicina , come un uomo solo corre al suo posto . Oggi protesta con gli urli alle guardie e colle picchiate di mano ai prigionieri , domani muore , santificando il principio democratico , sulle barricate . Perdendo lo vedrete marcire nelle , carceri , e soffrire per le vie , vincendo voi lo vedrete al lavoro ! I carabinieri ci accolsero con tutta la gentilezza immaginabile , ci domandarono , se si aveva bisogno di qualche cosa , e noi che , come uomini , dopo tante ore dì disagio si aveva diritto ad avere appetito , ordinammo del salame , del prosciutto e due fiaschi di vino . Incontrammo in quella stanza lo Strocchi ; anche egli aveva ricevuto lo strano favore di essere trattato un pò meglio del rimanente della spedizione . Chi era stato la causa diretta dell ' invasione del Var ? Io non lo saprei dire . Hanno qualche carattere di verità le accuse che si son palleggiati l ' uno con l ' altro a vicenda diversi individui che facevano parte della nostra mandata ! Io credo di no : credo soltanto che il governo Italiano , il quale ha sempre in serbo un granello d ' incenso per chi trionfa ed è forte , siccome , è uso di tutti i codardi , sìa sempre disposto a tirar sassate da orbi a tutti quelli che per propria disgrazia si trovano a terra ; e così , mentre or non sono pochi anni , per non violare la bandiera Imperiale di Francia si lasciavano tranquillamente a bordo dell ' Authion i fratelli La Gala : in pieno 1870 si aveva il coraggio di buttar giù porte , scassinar serrature e strappare a viva forza dei giovani generosi , che dovevano essere sacri , perché protetti dallo stendardo di una nazione amica , di un governo che si era riconosciuto , ma che versava in pericoli immensi - E dove ci mandano ? - Domandammo al brigadiere dei carabinieri , dopo che avemmo veduto un soldato , latore di un piego , che fu letto attentamente dal capoposto . - Io devo trasmetterli ai Domenicani . - Sicché proprio in prigione ? - Pur troppo ! Un lungo silenzio tenne dietro a queste parole . Creder di andare in Francia e sgusciare diritti come fusi in prigione , era una cosa che non ci si aspettava di certo , e , per quanto tutti , chi più chi meno ci si piccasse di esser filosofi , per quanto dopo l ' arresto questa soluzione fosse l ' unica prevedibile , una tal notizia dettaci lì a bruciapelo , mentre il ritardo ci aveva fatto rinascere in cuore un po ' di speranza , ci mise a tutti un diavolo por capello . - Si facciano coraggio - Ci diceva il brigadiere - Prendano le cose con calma ... tutt ' al più sarà il male di qualche settimana ! Qualche settimana ! - E gli pareva di dir poco al buon ' uomo ! ... Rinunziare alla vita , alle nostre speranze , non goder più di quella libertà , che è prima attributo di ogni essere , ma sia pur per un ' ora , per chi sente qualcosa , è sempre un supplizio . - Entri , entri , ma mi raccomando non faccia scene - Così diceva , introducendo nella stanza la moglie di Gagliano , un carabiniere . - Veramente ! ... - Borbottò alzandosi il brigadiere ... - Lasci correre - Ci affrettammo a proferire noi tutti - nessuno parlerà di questo colloquio . - Ti hanno messo le manette , questi vili , eh ? - E tu non hai avuto cuore di bucar loro la pancia ? - Gettandosi al collo del marito , e frammischiando al suo dire qualche singhiozzo , esclamava l ' arditissima donna . Perdemmo un cinque minuti a persuaderla che non eranvi state manette , ed allora lei , facendoci dei segni , ci fece capire che , se avevamo qualche cosa di compromettente , le si consegnasse : ed in fatti , colto il momento che i carabinieri non ci guardavano , demmo a lei certe lettere , che , se ci fossero state trovate addosso , non ci avrebbero certamente servito di raccomandazione presso quella gente , che si doveva bazzicare fra poco tempo . La presenza di una donna in quell ' ora tristissima , in mezzo ai carabinieri , dopo tutte le emozioni che si era subito durante il corso di quella giornata memorabile ci procurò un sollievo , e uno stringimento di cuore , che non mi provo nemmeno a descrivere ; e quando la ci stese la mano e con voce resa tremula dalla voglia di piangere , ci disse : coraggio , io mi sentii inumidite le ciglia e provai l ' inenarrabile voluttà di una lacrima . - Le carrozze son pronte ! - Partiamo ! - Meno male che marciamo en grands seigneurs . - Di ' piuttosto , come i malfattori che vanno alla Corte d ' Assise ... - Eh ! ... loro ed i principi sono i soli che hanno diritto di avere una scorta ! Gli estremi si toccano ... - E si rassomigliano ! Si montò nelle carrozze e dopo un breve tratto di via ci fermammo : si sentì cigolare una porta ... Eravamo giunti ai Domenicani . CAPITOLO III . La prigione ! ... È mai vissuta creatura umana , dirò con Guerrazzi , che sollevando le pupille verso il soffitto di una di quelle stamberghe , in cui , per ravvederlo , s ' incretinisce il colpevole , non abbia esclamato esser questa l ' invenzione più barbara , che mai sia mulinata nel cervello dell ' uomo ? Quattordici passi di lunghezza ; sei di larghezza : una finestra alta cinque piedi da terra , e dalla cui ferriata a quadrelli vedi sempre quel medesimo strappo di Cielo , quella medesima tettoia dell ' edifizio difaccia , quella medesima stella che sera per sera , qual malinconica amica , par che venga a darti un saluto , un conforto ed una speranza ; un pagliericcio per sdraiarsi : una brocca d ' acqua per bere ; in quanto a mangiare ... ci sono le mani che paiono fatte apposta per questo ! ... Il rumore del mondo , in mezzo al quale ti trovi ma che , almeno per ora è morto per te , viene a colpirti gli orecchi nella tua solitudine ed ora qualche allegra canzone ti rammenta i bei tempi che unito agli amici andavi a far la serenata sotto i balconi della tua bella : ora i concerti di una musica militare t ' inebriano , ti rapiscono in pensieri l ' uno più dell ' altro impetuosi : ora il frastuono della via , le urla dei venditori , il continuo passare delle carrozze ti riportano i momenti in cui tu pur passeggiavi , in cui tu pure davi alla sfuggita un occhiata alle belle signore che come Dee ti passavano innanzi agli occhi , trasportate da ' loro cocchi : insomma un cumulo di reminiscenze che ti straziano l ' anima : è un martirio che fa deperire e qualche volta impazzire l ' uomo d ' ingegno e di cuore , e che indurisce viepiù chi è incallito nel vizio . Aggiungete a tutto questo l ' obbligo di restare lì chiuso , mentre , alla semplice idea di esser costretto a fare una cosa , fosse pure la più gradita , si prova una certa repugnanza che ci fa entrar le paturnie . Perchè invece di una severità che non dà alcun resultato , non si cerca di ricondurre sulla buona via quello , che ne è lontano , a forza di cure amorevoli ? Quando si è messo il colpevole nell ' impossibilità di nuocere alla società , a che prò aggravare la mano sopra di lui , e incessantemente torturarlo ? ... Io fò una scommessa ; se domani un domatore di fiere uccidesse così per ghiribizzo un leone che ha in gabbia , o si divertisse a martoriarlo a colpi di spillo , i filantropi non la farebbero più finita colle loro proteste : i giornali partoribbero articoli sopra articoli e se ne farebbe quasi quasi una questione di Stato . Qui invece abbiamo degli uomini che sentono , amano , che hanno peccato per inesperienza , per fatalità , ma che per ora non possono tornare a peccare : una delle due ... o questi uomini si credono capaci di ravvedimento , o no : in questo ultimo caso uccideteli : nel primo cercate d ' istruirli , fate loro conoscere quanto sia migliore la strada della virtù da quella del vizio , educateli col lavoro , metteteli in un ' isola incolta e provvedete che quest ' isola affidata alle loro mani , addivenga ridente , ubertosa ... fate loro conoscere l ' agiatezza , la calma , la soddisfazione del buono operaio , eppoi restituiteli alla società , che potrà a ben diritto vantarsi di avere acquistato dei buoni cittadini in quelli che fin ora non eran che rei ! ... Anche per legge fisica quanta più è la repressione , tanta maggiore è la reazione . Chiedo scusa ai lettori di aver loro fatto ingozzare questa tirata , che a qualcuno farà l ' effetto del cavolo in una merenda ; d ' altronde qui si parla di una carcere , qual migliore occasione per spifferare le riflessioni che si son covate in quella solitudine e in contatto di quei disgraziati ? In quanto a noi , grazie all ' amabilità del capo guardiano dello stabilimento , fu cercato di renderci meno dura che fosse possibile la prigionia . Ci misero in sei in una stanza ; lasciarono che si fumasse a nostro bell ' agio : ci si passavano i giornali , dove tra le altre cose apprendemmo l ' infame tradimento del generale cortigiano Bazaine : non ci era fatta alcuna restrizione nel mangiare e nel bere : ci si trattava insomma coi guanti , e inservienti e guardiani , lungi dal far pompa di quelle mosse scortesi di cui sì spesso e sì volentieri fanno pompa coi carcerati di bassa estrazione , si perdevano in scappellature ed inchini e venivano due tre volte per ora a domandarci , se si abbisognava di qualche cosa . Era compassione questa , o , piuttosto come succede in qualunque circostanza nel mondo anche là si venerava l ' abito , anche là avendoci veduti insieme col Colonnello e per questo scambiandoci forse per uno stato Maggiore , si cercava entrare nelle nostre buone grazie , perchè si aveva la ferma credenza che eravamo pezzi grossi ? ... Io credo che quest ' ultima sia la ragione più giusta e più esatta delle preferenze che si avevano per noi . Quell ' ingegno ferace , che tanto predominava sugli altri per lo spirito d ' osservazione e che così presto doveva esser rapito all ' Italia , intendo parlare di Carlo Bini , nelle sue riflessioni sui prigionieri ha dettato delle pagine maravigliose per la verità sulle distinzioni sociali , che con scrupolo sono venerate ancora nelle carceri . Povero ! ... t ' hanno condotto qui , tu devi aver peccato di certo ; va ' giù nel buglione , là troverai degli amici e dei degni compagni ... e spesso per spingerlo più presto gli si amministra gentilmente una pedata che il meschinello riceve , grattandosi il capo ! Sarà innocente ... E che importa ? ... Lo si manda giù tra la feccia , tra i borsaioli , tra i ladri d ' ogni qualità e d ' ogni risma ; gli si fanno degli sgarbi premeditati , gli si ride sul muso quando protesta della propria innocenza ; si tiene a stecchetto di pane , si fa mangiare mezz ' ora dopo quella prescritta dai regolamenti , si cerca infine di rendere più triste , più penosa la di lui posizione : mai una parola d ' affetto per lui , sempre un ghigno , sempre una maledizione ... E se fosse innocente ! ... Per un signore poi è un altro paio di maniche : inchini , conforti , agevolezze : il caffè e latte la mattina , la bottiglia per pranzo , e qualche volta anche il the per la sera ... oh , come è rispettata l ' eguaglianza a questi lumi di luna ! Dunque , come ho detto , eravamo in cinque in una prigione . Gagliano , il Colonnello , mio fratello , io ed un giovinetto Perugino , che per la prima volta si moveva da casa , e che era innamorato come un ciuco di una ballerina cui aveva promesso per quanto prima l ' anello nuziale . Il primo giorno , non vedendo alcuna probabilità di un interrogatorio , non facemmo che scrivere . Scrivemmo al console , a una dozzina di deputati , a una mezza dozzina dì giornalisti , e perfino al Lanza : in tutti i nostri scritti si protestava contro la patente ingiustizia , di cui eravamo stati le vittime , e si scongiurava , affinchè fosse troncato quello stato penoso , che , temevamo , si prolungasse ancora per un lasso di tempo , non indifferente . Uno dei nostri , che era stato diverse volte in prigione sempre per affari politici , ci iniziò nei misteri della vita non troppo geniale del carcere , e c ' insegnò tra le altre cose un mezzo sicuro , per comunicare con gli altri infelici , quantunque fossero in stanze dalla nostra lontane : il nome tecnico di questo nuovo sistema di comunicazione è il cavallo ; si attacca ad un sasso o a un pezzo di legno una cartolina , in cui si scrive , quello che vogliamo ; si avvolge poi tutto ad un filo e dalla finestra si lancia , dove si ha intenzione di farlo recapitare ; i prigionieri , nella solitudine aguzzano tanto l ' ingegno , addiventano così maestri nella precauzione , che se si ingannano una volta sola , in questo nuovo bersaglio , si può assicurare che è una fatalità . Inutile il dire , che noi ci servimmo di questo mezzo spessissimo , e sul principio facemmo delle matte risate , alle spalle di qualcheduno il quale più che si piccava ad essere gran tiratore , più ne mandava di fuori . " Come son lunghe , eterne L ' ore del prigionier ! " Canta il tenore nel secondo atto del Pipelet , e se noi non cantavamo queste parole , se ne comprendeva però in quei momenti tutta la desolante verità . Addormentarsi colle galline , essere in piedi ai primi chiaror dell ' alba ; appena desti , eccoti ad assalirci la spaventevole idea di quattordici o quindici ore d ' inerzia forzata ; oh , almeno oggi tuonasse , infuriasse una gran tempesta ... sarebbe una distrazione ! .. Oh ! se si avesse nel cuore la mansuetudine pecoresca del Pellico , chè potremmo passare ore intiere , facendo asceticamente delle contemplazioni sulle tele di ragno , che in sì gran numero e , a mò di tendoni , adornano la volta della nostra abitazione ! Oh ! venisse un nuovo carceriere gobbo , sbilenco , rachitico , o per lo meno tartaglione si potrebbe ridere qualche tempo per conto suo ... Ma no signori , sempre i medesimi volti , sempre il medesimo cielo nè sereno , nè brusco , sempre qualche pezzetto di ragnatelo che ci dà fastidio , cadendo ed appiccicandosi sui nasi respettivi . Si fece delle palle colla midolla di pane e ci si mise a giocare alle boccie ... Ci si annoiava mortalmente ; si tentava attaccare una discussione filosofica o letteraria ... sul più bello un prolungato sbadiglio faceva uscir di carreggiata l ' oratore e lo squarcio di poesia e di eloquenza finiva con una solita imprecazione , dove non si risparmiava nessuno . L ' unico che vivesse estraneo a tutto quello che si svolgeva dinanzi a noi , era il giovinetto che tesseva omelie , ripensando alla sua bella ed ai dolci momenti che era solito passare con lei . A questi sproloqui , noi assumendo la dignità di uomini stagionati , e che hanno corso per tutti i versi la cavallina , facevamo tener dietro delle dissertazioni serio - facete , e dei consigli che le più volte facevano diventar rossa come una ciliegia la faccia del pudibondo giovinetto il quale terminava ogni suo dire , sacrando per tutti gli Dei , che la gentile fanciulla , malgrado tutti gli ostacoli , avrebbe finito per diventare sua moglie . E infatti , oggi tornato di Francia , ho saputo la grata novella del felice connubio che amore sparga sempre di rose il beato talamo in cui piange la ragione e la democrazia : che quel giovine infondo aveva cuore , e si entusiasmava per le idee generose . Gagliano pareva poi , che avesse in corpo un ' organino ; cominciava a ciabare la mattina a bruzzico e durava a sfringuellare fino all ' undici e anche a mezzanotte ; se noi si dormiva lui non si perdeva d ' animo e con una costanza degna di miglior causa , discorreva solo , trinciando l ' aria con gesti agitati , e ripetendo ordini del giorno e proclami di là da venire : ei s ' era fitto in capo di costituire una compagnia che si doveva chiamare dei cacciatori del Varo , egli l ' avrebbe costituita , appena che ci si fossero schiuse le porte . La questura che seppe forse il progetto , e che , da abile maestra , sa quanto va maturato un disegno perchè possa riuscire , mentre dava la via , pochi giorni dopo , a tutti noi , riteneva in chiusa per altri tre mesi il povero capitano di quella compagnia , la quale , come direbbero le nostre donnicciole , restò sempre nella mente di Dio . Ci si faceva prendere aria due volte per giorno : la prima volta lungo i corridoi circondati da terrazzini , da cui è intersecato lo stabilimento : la seconda su , in un piccolo belvedere dal quale si godeva di un colpo d ' occhio incantevole . Sui muri dei corridoii , come su quelli della terrazza non si vedevano che scritti in lapis : erano ricordi , conforti scambievoli dei prigionieri : geroglifici indecifrabili , ma che forse contenevano rivelazioni per chi era d ' intesa : accidenti alle spie e morte ai birri erano quasi sempre il ritornello obbligato di questi sfoghi . Su in terrazza trovammo anche dei versi : quantunque si sia detto , e ridetto fino a sazietà che la solitudine fa crescere il bernoccolo poetico , anche a coloro che da mamma natura non hanno avuto un tal dono , l ' apparizione di queste strofe fu salutata da noi con un hourrà clamoroso , che fece venire in fretta e furia i guardiani a domandar cosa fosse avvenuto . I versi eramo mediocri , ma giudicando dal modo col quale erano scritti , si poteva giurare che quello che li aveva vergati aveva fatto anche troppo e che aveva un ' anima molto più sensibile di tutte le altre che si trovavano in quelle catapecchie . I versi son questi ; ve li riscrivo tali e quali , chiedendo scusa all ' anonimo autore dell ' indiscrezione , e ai miei lettori qualora non andassero loro a fagiuolo . Campanella che rammenti Al dolente prigioniero I dolori ed i tormenti Di una vita , che finì ... Deh ! Riporta al mio pensiero Le speranze d ' altri dì . Di quei dì , che una tranquilla Gioia al Cielo mi rapia : Fissa in Lei la mia pupilla Comprendevo la beltà , Comprendevo la poesia Sentia in cuor la libertà Or son morto , o campanella Suona , suona a funerale Più non veggo la mia bella Più non palpita il mio onor Sul mio letto sepolcrale Suona i tocchi del dolor E qui il poeta finiva e la parola dolor con cui avea terminato tu la vedevi ripetuta ai quattro angoli dell ' ode ! ... Sia stato un malfattore colui che vergò questi versi ? ... Se anche lo fu , è certo che fu più infelice di quello che fosse colpevole ! Passammo altri due giorni in questa completa atonia ; già tre giorni che eravamo separati da tutti , già tre giorni col timore che i nostri compagni avessero bruciato delle cartuccie contro i Prussiani ! ... Finalmente venne l ' interrogatorio : un interrogatorio pro forma , dove ognuno rispondeva a casaccio tutto quello che gli veniva alla bocca , dove s ' inventavano scuse così magre e storie così bambinesche , che sarebbero cadute al primo soffio di un accusatore , fosse anche il più dozzinale . Entrammo dal giudice colla speranza : si credeva che finito l ' interrogatorio ci avrebbero rimandato : invece quale non fu la nostra sorpresa , quando ci vedemmo di nuovo rinchiudere nell ' aborrita stamberga , che ci aveva accolto fino a quel giorno ? - Non ci mandano via che a guerra finita - Borbottò stizzosamente uno di noi . Chinammo tutti la testa , che tale cominciava a diventare l ' universale credenza . E passò un altro giorno , eppoi un altro : era il tre di novembre ; la vigilia eravamo stati di un umor perfidissimo ; senza provare alcuno dei sentimenti dettati dalla religione , quelle campane che invitavano a andare a commemorare i defunti , ci facevano pensare ai nostri poveri morti , a quelli che caddero per le nostre idee , a quelli che cadevano in quel mentre per far scudo coi loro corpi a una pericolante repubblica , per opporre un ' argine all ' irrompente valanga dei venduti soldati della monarchia degli Hokenzöllern ... Noi eravamo mesti , e si passava intere mezz ' ore difaccia alle quadrelle dell ' inferriata , tanto per vedere quel miserabile lembo di Cielo : orizzonte rimpiccolito come quello dell ' idee che ci bollivano in testa e che non si potevano espandere . Il tre novembre fu un gran movimento pei corridoi , un via vai continuato e un accorrere di guardiani . Qual nuova avventura era giunta a disturbare la quiete monotona di quel sepolcro di vivi ? ... Il caso era nuovo . Rossi , Piccini , Stefani ed altri Fiorentini avevano avuto l ' idea bizzarra di commemorare i caduti a Montana ; ne correva l ' anniversario , e loro , come avanzi degli Chassepots di De Failly , non ultima celebrità di Sédan , vollero degnamente onorarlo ; coi pagliericci improvvisarono un catafalco , ci posero sopra una camicia di flanella rossa , lo circondarono con venticinque candele steariche , comprate la sera avanti , eppoi attaccarono un cartello nel quale a parole cubitali era scritto : Ai Martiri di Mentana I superstiti Repubblicani S ' immagini un pò il buon lettore , quando i guardiani entrarono nella prigione , per portare il becchime a quegli uccelli ingabbiati . Vedere tutti quei lumi , poi quel catafalco ... e ' era da fare andare in bestia il secondino più mansueto che abbia mai esercitato questa nobile professione ! Subito un reclamo dal direttore , il quale seguito dal capo guardiano , dallo stato maggiore e da un nuvolo di carcerieri si presenta maestosamente sulle soglie delle profanata stanzaccia . - Questo è troppo ! ... Io sono buono , ma non lo sono tre volte ... Impongo loro di tor via quel cartello rivoluzionario ... - Ma noi non diamo noia a nessuno , e poi qui chi lo vede ? - Non importa ... Lascino pure il catafalco , ma levino il cartello ! - Ma se nessuno può leggerlo ! ... - Io ho usato troppe gentilezze con loro - questo scandalo non lo subisco ... - Ma , se non v ' è scandalo ! Insomma per il buon della pace , fa necessario tor via quel disgraziato cartello . - È un fatto , chiaro , lampante e arci che provatissimo : i governi che pericolano hanno paura dei morti , eguali in tutto e per tutto all ' infermo incurabile che fa il viso serio solamente a sentir parlare di morte . In premio di non aver preso parte alle dimostrazioni sovvertitrici dei nostri amici , quel giorno noi fummo mandati a prender aria un ' ora più presto . Una dolce sorpresa ci attendeva sulla terrazza : arrampicandoci sull ' inferriata , e spenzolandoci come meglio si poteva , si vide sedute sulla spalletta di un fosso che attraversava la via , le due fate dai magici scialli , che tanto mi avevano dato a riflettere sul Var : esse guardavano in su ; era certo che qualche prigioniero , aveva portato con se molta parte di cuore di quelle creature che credevamo vezzosissime e che le ci apparivano come una visione , nei momenti più climaterici di quella intrapresa . Ci si perdeva , come di solito , in congetture su quelle apparizioni , quando venne un custode e con ilare fisonomia , ci disse : Giù , giù nella stanza del capo guardiano . - Ci son novità ? - Eccome ! - Loro son liberi . - Liberi ! - Urlammo noi e ci stringemmo l ' un l ' altro la mano . O libertà ! ... Prima tra tutti gli affetti e le aspirazioni dell ' uomo , senza te è impossibile vivere , e solamente si giunge a comprendere tutta la tua dolcezza ineffabile , allorquando per disgrazia ti si è perduta ; ridotti allo stato di cose , costretti a reprimere i battiti del cuore , le concezioni del cervello , gli slanci che suol produrre l ' intelligenza , a te si ripensa come lo stanco e affaticato peregrino , in una montagna o in mezzo al deserto ripensa all ' agiatezza della sua casa , ai dolci riguardi dei parenti lontani . Tanta è la gioia che si sente nel ricuperarti , che si tornerebbe a soffrire gli istanti penosi , che abbiamo sofferti , pur di provare l ' inenarrabile felicità , che si prova in quell ' istante divino . Scendemmo a rotta di collo le scale , entrammo nel corridoio , dove di subito fummo circondati dai nostri compagni , che ci abbracciavano , ci baciavano , ci opprimevano di mille domande ; chi troverebbe parole per descrivere l ' emozione di quel momento solenne ? Non era il tornare a vivere che ci sorridesse soltanto : era l ' idea che prima o poi si avrebbe raggiunto nostro padre , che tale deve considerarsi da un giovane l ' eroe leggendario della libertà e del progresso , che tale deve essere riguardato da tutti coloro che soffrono , il prode general Garibaldi . Fassio , incaricato dalla questura ad assistere alla nostra liberazione , volle farci sospirare , più che fosse possibile , un tanto agognato momento ! Eravamo una lunghissima fila , ognuno che usciva dalla stanza provocava in tutti un sospirone che si poteva tradurre in queste parole : Lui felice ... ed io pure , che mi avvicino alla liberazione ! Venne la mia volta . Entrai : Il commissario mi abbordò subito con queste parole : Lei è di Firenze ? - Sissignore ! - Vuoi fare il viaggio a spesa sue , o a conto della questura ? - Ma io voglio restare in Livorno - È impossibile ! - Se ci ho i miei interessi ! - Non importa : lei è di Firenze e deve tornare a Firenze ! - Ma questa è bella ! - O bella , o brutta ... tali son gli ordini . Strana logica invero questa della polizia ! se nel mio interrogatorio avessi detto di essere del Missisipì chi sa che la questura non mi avesse spedito gratis fino a quelle lontane regioni ! ... Ah ! averlo pensato ! ! A tutti gli altri fu fatta la medesima proposizione : tutti accettammo di andare a spese nostre , decisi di tentare ogni via per sfuggire ai questurini . - Domani si presenteranno al questore in Firenze - Disse allora il Fassio con tuono burbanzoso e poi volgendosi al Piccini aggiunse : lei mi par più serio degli altri , farà da capo squadra ... Alla stazione gli accompagneranno le guardie , nè li lascieranno fino a che non avranno preso il biglietto . Un ' altra speranza che si dileguava ! Bisognerà tornare per forza donde eravamo partiti con tutta allegrezza . - Possono andare ... e si sbrighino perchè il vapore parte a momenti .. Dei picchi ripetuti all ' uscio della nostra antica carcere , richiamano l ' universale attenzione verso quel posto . È Gagliano che protesta all ' ingiustizia e all ' infamia : è il povero Gagliano che solo vien rilasciato ai Domenicani per conto della questura - Scrivete sui giornali - Egli vociava - Fate nota la nuova ingiustizia , dite che mi si vuoi rovinare da questa canaglia . - Nessuno porgeva ascolto , alle di lui querele , qualcuno rideva : l ' uomo che esce da un pericolo diventa egoista . - Via , via - ci disse il nostro accompagnatore , una specie di Don Checco , scalcinato come un poeta , e zoppicante , come un verso sciolto di qualche genio incompreso . Demmo un ' ultimo sguardo alla stanzaccia che ci aveva racchiusi quei giorni , e , cosa strana , provammo un certo dispiacere ad abbandonarla . Quanti pensieri , quanti generosi proponimenti , quanti ricordi , quante speranze non ci avevano agitato là entro ! Quando io esco di prigione , e lo so benissimo grazie al benigno nostro governo , io provo il medesimo effetto di quando esco di un bastimento . Mi gira la testa e le gambe mi reggono appena .... quella sera mi pareva di essere addirittura ubriaco . Ed anche senza parere ubriaca , io credo che la nostra comitiva avesse in se tanto di umoristico da farsi guardare da chiunque passava . Figuratevi : prima Don Checco con una mazza gigantesca , su cui si appoggiava , ma che non era valevole a farlo passar per meno zoppo di quello che era : poi il Colonnello in cappello a cilindro coi due tubi di latta , in cui erano le carte geografiche , ma che di notte gli davano un ' idea di Sesto Caio Baccelli , con gli annessi canochiali ; dietro a loro il giovinetto innamorato con due valigione , che erano vote , ma che egli aveva portato con se per dar polvere negli occhi alla pulizia ; in coda noi altri urlando , chiassando , facendo le fiche a quel povero diavolo , che tentava attaccar discorso con tutti , senza che nessuno gli rispondesse : in poche parole egli sembrava un precettore che conduce a passeggiare una mandata di birichini , e scommetto che in quell ' ora , avvedutosi della parte redicola che sosteneva , avrebbe mandato in quel paese Bolis , la Francia , il Ministero e gli eroi della libertà . Arrivati alla ferrovia , le guardie ci fecero ala , nè si allontanarono , fino a che non avemmo presi i biglietti . - Dunque a rivederli , signori - Traendo un sospiro di contentezza ci disse il delegato . - Dica addio ! - Riprendemmo , noi tutti . - Grazie dell ' accompagnatura ! - Proferiva uno in tuon di burla . - La ci saluti Bolis ... - Al piacere di non riverirla mai più .. E via di seguito con espressioni più o meno frizzanti , tutte all ' indirizo di quel ' infelice che impappinato come un pulcino nella stoppa , voltandosi ad ora ad ora per darci una sbirciata più o meno benevola , se ne andò quatto quatto e colla coda tra le gambe . Entrammo nella stazione : quelli che viaggiavano a conto della questura erano stati ficcati in due vagoni di terza classe , e cantavano : cantavano dalla rabbia o dal piacere ? Non saprei dirlo davvero , ma è un fatto che un uomo che si trova in una situazione eccezionale , prova un refrigerio , stuonando un ' arietta ; i ragazzi che hanno paura a andar soli in una stanza canticchiano , i poveri coscritti cercano alle canzoni montagnole , e ai patriottici inni quel coraggio che invano cercherebbero al cuore . Ecco i due scialli ! .. Ecco le due donne che ci hanno fatto tanto almanaccare colla testa sul Var e in prigione ! - Oh ! finalmente ci è dato avvicinarle ! Sono la madre e la sorella dì un ' arrestato , mi sussurra uno , che ho accanto . Mi approssimo a loro . Qual delusione ! La madre è sbilenca , le mancano due denti davanti ed ha una bazza , come quella del barone Ricasoli . E la figlia ? Mi risparmino i lettori l ' orrore di descriverla ! .. Un viso da leticare il giallo alle carote , un personale impossibile , due mani che certamente non sarebbero state sproporzionate per il Biancone di piazza . Mi fecero mille complimenti , mi volevano presentare il figliuolo e il fratello : io con una scusa qualunque voltai loro gentilmente le spalle , che amavo credere il nostro compagno di sventura , gobbo , sciancato , ridicolo , per potere almeno avere il vanto di aver conosciuta la famiglia più brutta , che in questi tempi Borgiani , passeggi sotto la cappa del Cielo ! Pochi minuti dopo , si entra tutti nel convoglio : Piccini che doveva essere , il capo squadra ci sfugge : il treno è in movimento e noi ci si trova , spinte e sponte , trasportati a Firenze . CAPITOLO IV . Essere in Firenze , e ricominciare a studiare le strade per tornare in Francia fu tutt ' una . Il male si era , che le nostre piccole risorse avevano avuto un colpo tremendo , e che la questura aguzzava , come Argo cento occhi per spiare i nostri movimenti più piccoli , le nostre più segrete conventincole . Non si credano esagerate le mie parole : per il malaugurato affare di Livorno si era cominciato un processo , e si adopravano nelle sfere governative a tutt ' uomo per mandarlo avanti o di riffe o di raffe : si voleva infatti far vedere alla Prussia come in Italia fossero ligi al principio di neutralità e come il governo non dividesse per nulla le idee piazzaiole di quello scomunicato di Garibaldi . Noi dal canto noStro non stavamo con le mani in mano , e , tra le altre cose ( vedete , come eravamo poeti ) si cercò di organizzare in Firenze una compagnia tutta Toscana , che si sarebbe chiamata dei carabinieri dell ' Arno . Un tal disegno ci portò per le lunghe : e tra proposte , decisioni , consigli si perse un tempo prezioso . Mentre nell ' Atene dell ' Arno , quantunque muniti delle più belle intenzioni , non si dava nè in tinche , nè in ceci , il coraggioso e bravo Ricciotti compieva la romanzesca impresa di Chantillon . La democrazia e tutti coloro che sentono amore per l ' Italia , applaudivano calorosamente il giovane condottiero , che con un pugno di uomini , sorprendeva , notte tempo , ottocento Prussiani , ne faceva più che quatTrocento prigionieri , e toglieva loro buon numero di cavalli e di armi . Garibaldi , dopo aver costituito il suo microscopico esercito a Dôle , si era portato ad Autun , e dopo avere ottenuto splendidi resultati a Lantenay , si era spinto fin sotto Dijon , ed avrebbe certamente occupato questa città , se l ' imperizia e la codardia della guardia mobile non lo avesse obbligato a ritirarsi fino nella città , da dove si era partito con tanta speranza nel cuore . I Prussiani avevano cercato di sorprenderlo , capitando all ' impensata in Autun , ma grazie all ' esattezza dei tiri delle batterie da montagna che l ' illustre generale aveva sotto i suoi ordini ed al valore dei giovani volontarii , i tremendi soldati che facevano paura a tutta l ' Europa , dopo averne buscate come ciuchi , si erano refugati a rotto di collo dentro Dijon , dove il generale Werder aveva piantato il suo quartier generale . Queste notizie che leggevamo sui giornali erano tante stilettate per noi ; già varii dei nostri compagni erano partiti alla spicciolata per la Francia . Io mi rammento che in quei giorni mi vergognavo ad uscir soltanto di casa : mi pareva che tutta quella gente che era conscia della mia prima partenza mi ridesse sul muso , e che dentro di se mi rimproverasse quell ' ineRzia , che d ' altronde era la conseguenza logica della mia situazione . Finalmente un giorno capitò da me , che in quel momento avevo già dismesso il pensiero di poter prender parte alla campagna di Francia , il Bocconi , e , senza che io prOferissi nemmeno una parola mi disse : Sei sempre deciso di venire in Francia ? - Sicuro ! - Gli risposi . - Allora domani l ' altro partiamo . - Non burli ? - Ti parlo del miglior senno possibile ... ci stai sempre . ? - Se ci stò ! ... - Allora siamo in cinque , - Ma , ai fondi ? - Ci è chi provvederà ... - Tanto meglio ! E fissammo di vederci due sere dopo al Caffè Ferruccio ; chè l ' ora della nostra partenza era alle quattro del mattino , ed era deciso che saremmo andati a Genova per via di terra , non essendo cosa ben fatta il tentar di ripassar da Livorno , dove il questore Bolis comandava tutt ' ora a bacchetta . La sera che dovevamo partire me ne andai solo solo all ' Arena Merini ... pardon al teatro Principe Umberto ; chiacchierai cogli amici , mi mostrai più di buon ' umore di quello che ero realmente , dissi male degli Italiani che erano andati in Francia , e protestai di riconoscer di avere io fatto malissimo a partire la prima volta . Che volete ? I casi che mi erano accaduti antecedentemente mi rendevano sempre più convinto , che a voler che un ' impresa vada per il suo verso , è necessaria un pò di gesuiteria , e che una persona che crede di andare avanti colla buona fede , e collo spifferare tutto quello che ha sullo stomaco , in generale finisce coll ' avere il male , il malanno e l ' uscio addosso . Salutai gli amici e verso mezzanotte mi ridussi al caffè Ferruccio . I miei quattro compagni , non avevano mancato all ' appello e cominciavano a susurrare della mia tardanza ; alcune nostre conoscenze fiorentine , colle quali potevamo fidarsi a chiusi occhi , si erano assise al nostro tavolino , e sotto voce ci davano qualche conforto , o si lamentavano di non poterci seguire . Il caffè si chiuse alle due , ed i nostri amici partirono . Qui cominciarono le dolenti note . Sembra una cosa incredibile , ma in Firenze capitale d ' Italia , fu impossibile di trovare un locale che fosse aperto in quell ' ora . Un nevischio impertinente ci filtrava nell ' ossa , e ci batteva sulla faccia , procurandoci dei brividi che erano salutati da veementissime apostrofi . Come furono lunghe quelle due ore ! ... E con qual gioia non si salutò , l ' aprirsi dei cancelli delle stazione . Gli Ebrei che giunsero finalmente a mettere il piede nella terra promessa , dovevano forse aver provato la medesima gioia ... maggiore è impossibile . - Prudenza , ragazzi - Ci dice a bassissima voce il Materassi , uno dei nostri . - Che ci è ? Proferimmo tutti spaventati . - Guardate ! - E ci accennò colla mano una delle più celebri guardie di sicurezza Fiorentine , che prendeva il biglietto . Soprapensieri , come eravamo noi tutti , cominciammo a temere ! ... Ci si buttò in un vagone , e dopo un ' ora eravamo a Pistoia . Altro intoppo ! ... Viene una guardia e ci annunzia che dovremo restar lì fermi , a dir poco due ore . La neve impediva che il treno procedesse , fino a che una macchina non fosse andatA ad esplorare la ferrovia . Difatti per quanto tu stendessi lo sguardo , non ti era dato di vedere che un bianco lenzuolo : bianchi erano i monti lontani ; bianche le collinette vicine ! gli alberi più alti sembravano pianticelle di giardino , ed invece di essere in quella località così ricca di vegetazione tu avresti , a buon diritto , creduto di essere ai piedi delle Alpi . Per digerire il male umore , e per farci passare il freddo dalle ossa , bevemmo un par di bicchieri di Cognak , che era proprio un castigo di cielo , ma che fu bevuto da noi con quella filosofia con cui si trangugia una medicina . Le due ore sì tramutarono in più di tre , finalmente venne le famosa locomotiva : rimontammo nel nostro vagone , e insieme con noi rimontò la guardia di pubblica sicurezza . Che si avesse a fare la seconda di cambio ? - si pensava tutti tra noi , ma nessuno ardiva dirlo a un compagno . Maggiore il nostro desiderio di sbrigarsi , minore la velocità eon la quale si andava : la neve infatti più che ci si avvicinava all ' Appennino prendeva delle proporzioni imponenti ; a tutte le stazioni intermedie bisognava fermarsi una buona ora : ad ogni fermata si trangugiava un bicchierino d ' acqua vite . - Aqua vitae , la chiamavan gli antichi - Declamava il Materassi , vecchio soldato - per mettere anima in corpo par fatta apposta . Si cominciò a traversare gallerie e a percorrer viadotti ! .. Quali considerazioni non vengono in mente al maestoso spettacolo , che scienza ed arte offrono innanzi ai nostri occhi ! .. E pensare che un secolo fa , sarebbe stato trattato da pazzo , chiunque avesse predetto la magica impresa , e pensare che il primo Napoleone , il genio della tirannide , rise sulla faccia a colui che gli proponeva il sublime ritrovato dell ' umana potenza ! .. Ma così è ; disgraziato chi trionfa alla prima : l ' umanità è codarda coi grandi , e ne attua solamente i grandiosi disegni allorquando essi non sono che polvere ! Giovanni Uss , Galileo , i Parigini della Comune , ce ne possono e ce ne potranno dare un ' esempio . Corri adunque , o macchina apportatrice di civiltà e di grandezza : corri , che tu ci rappresenti il progresso che non cura gli intoppi o che li debella ; gli ostacoli cadono a te davanti : tu ti fai strada tra le impraticabili montagne , in mezzo alle più folte boscaglie ; superi fiumi , traversi estese pianure , riunisci e fai conoscer tra loro popoli diversi di costumanze , di tradizioni , e generalizzi l ' idee generose , a dispetto del prete che ti stigmatizzò , quando nascesti ; a dispetto del retrogrado che in te vide l ' annunzio di sua prossima morte . A Pracchia ci dovemmo trattenere altre due ore ; anche a questa fermata della nostra via Crucis ripetemmo la parola sacramentale , che proferì anche Cristo dopo essere stato inchiodato , la parola : Sitio , Malgrado però questa nostra manìa di confortarsi le intirizzite viscere a forza di liquore non potemmo fare a meno di ammirare l ' inponente panorama che ci si stendeva davanti . Dalla finestra del bugigattolo in cui ci eravamo refugiati si godeva un immenso spettacolo . Le punte accuminate dei monti , gli scoscesi burroni erano tutti bianchi , come l ' immensa volta del cielo : gli sconfinati orizzonti che ci si stendevano innanzi a noi ci rendevano piccini , piccini ; i castelli , i villaggi , lo chiese che così di frequente si trovano in quelle catene di monti , si alzavano forse un metro dal suolo e ti apparivano quasi informi ammassi di neve . Manfredi , che s ' ispira all ' orridezza della natura , ci appariva , ombra incresciosa e vagabonda su quel candido strato , e ci faceva volgere tutti i nostri pensieri alla fantasia più che umana di Byron ! L ' aspettativa era lunga ; è un fatto che in certi momenti si prova la voluttà di bamboleggiare : gli uomini più grandi hanno in comune coi collegiali moltissimi divertimenti ... «Deh., fa che io possa ritornar bambino A te daccanto ! scriveva un mio amico che non credeva più a nulla ; e noi che non eravamo guariti e che ancora si credeva a qualche cosa , incominciammo una guerra a palle di neve : guerra che se non ebbe le conseguenze terrIbili che ebbero le altre di cui facemmo parte , ci riusciva più fastidiosa , quando qualche proiettile veniva a spiaccicarsi sulle nostre faccie . I macchinisti col muso nero , i lavoranti colla faccia tutta unta ( rimedio per scongiurare la forza del freddo ) stavano a guardare con maraviglia , e s ' interessavano alle peripezie del combattimento . Nel più bello della lotta mi si avvicina una donna e tendendomi la mano mi chiede un ' elemosina . Abituato all ' accattonaggio delle grandi città , io rifiutai la richiesta . - Se sapesse .... Io ho il genero e la nuora malata e sei nipotini che moiono di fame e di freddo . - Solite storie - Interruppe uno dei nostri alzando le spalle . - Storie ! - Borbottò piangendo la povera vecchia - Storie ! vengano a vedere e saranno persuasi . Seguimmo la povera ; in una capannuccia tutta coperta di neve , sopra un monte di strame , vedemmo una donna ancora giovine , forse anche bella , circondata da quattro bambini assiderati dal freddo . Uu fetore immenso , una miseria che metteva spavento : tutto insieme uno spettacolo che faceva venir voglia di piangere . Poveri disgraziati , mentre il ricco annoiato profonde le migliaia di lire ai piedi di una ballerina , o per avere una bella pariglia , e finimenti magnifici alle passeggiate ed ai corsi , essi morivano di fame , non si sdigiunavano nemmeno tutti i giorni , perché il marito dell ' afflitta giacente , dopo aver lavorato come un ciuco , era caduto da varii mesi ammalato e i di lui padroni gli avevano sospeso il salario . Noi avevamo pochi quattrini , questi pochi ci servivano appena per fare il viaggio e purnonostante non potemmo fare a meno di dare il nostro piccolo obolo , per questa miseria che ci faceva piangere il cuore . Oh ! se tutti andando a prendere un punch , o fumando un sigaro ( vedete che prendo le più piccole spese ) pensassero che con quei pochi soldi si potrebbe procurare un tozzo di pane a tanta gente che è degna di aiuto e che langue nella più tremenda miseria , oh ! scommetto che allora i vizi scomparirebbero , che nessuno avrebbe cuore di abusar del superfluo , mentre tanti fratelli mancano del necessario : Il fischio della macchina che arrivava ci annunziò che l ' ora della partenza era giunta ; lasciammo la casa del dolore e non potendo esser più allegri , chiotti , chiotti rientrammo nel treno , che dopo due o tre ore ci lasciava a Bologna . A Bologna fu mestieri fermarsi fino al giorno dipoi ; s ' immagini chiunque ha fior di senno , con qual malumore : malumore che ci cresceva a mille doppi , vedendo come la celebra guardia di sicurezza seguisse come un cagnolino tutte le nostre pedate . La mattina all ' alba partimmo ; mi sembra inutile descrivere ai miei buoni lettori il lungo viaggio che avemmo a fare da Bologna a Genova ; le famose avventure in ferrovia , che sono così spesso tirate in ballo dai romanzieri , per me sono favole belle e buone ; noi fummo trasportati , nell ' identico modo con cui son trasportati i bauli . Avemmo a compagni dei mercanti , dei contadini e dei soldati in congedo ; ci fermammo per far colazione , come tutti gli altri a Piacenza ; mangiammo di nuovo a Tortona ; bevemmo una buona bottiglia di vino a Novi , non potemmo fare a meno di ammirare la magnifica vallata di Serravalle , schiudemmo i cuori alle più liete speranze , osservando l ' infinito numero di fabbriche di San Pier ' d ' Arena , e scendemmo a Genova nelle prime ore della notte . La luna illuminava il bel monumento di Cristoforo Colombo che è sulla piazza della stazione . Noi volgemmo un saluto a quel grande , che in ricompensa di un nuovo mondo si ebbe le catene da un re , e ci persuademmo , che per volger di secoli e per variare di avvenimenti l ' umanità non è punto cambiata . Nostro primo pensiero fu di recarci da un certo individuo , che ci doveva dare il mezzo sicuro , perché si potesse muovere senza disturbi alla volta di Francia . Ci aveva dato una lettera di raccomandazione per questo genio benefico , Andrea Pieri , uno dei nostri buoni amici Fiorentini , giovane egregio e provato patriotta , di cui la democrazia piange a lacrime amare la perdita . Trovammo quasi subito la tanto desiderata persona , e secolui ci riducemmo in una bettoluccìa non molto distante dal teatro Carlo Felice , bettoluccia frequentata soltanto dai marinari , e da qualche facchino di porto . - Noi si vuoLpartir subito - Fu il primo discorso che facemmo . - Non dubitatE ... domani sera voi partirete ... Domattina ... uno di voi verrà con me e combineremo ogni cosa . - Va bene ! - Ma saremo disturbati qua in Genova ? ... Dimandai io che avevo sempre fisse in mente le persecuziOni con cui ci onorava il Bolis a Livorno . - Loro possono andare tranquillamente ... Si figurino in quest ' ultimo mese ne ho già imbarcati più di duecentocinquanta ... Mi rincresce non poter nominare questo giovine che con tanta abnegazione si prestava , per procurare dei difensori alla Francese repubblica ; egli in oggi è uno dei miei amici più cari , ma , se lo nominassi , domani forse non avrebbe più pane e quello che è peggio , non l ' avrebbe nemmeno la sua numerosa famiglia . Quanti , oh ! quanti sono obbligati a nascondere le idee generose che loro bollono in cuore , per la miseria e per il bisogno ! Non vi disperate però , o povere vittime , che ce lo ha lasciato detto anche Giusti : « Tra i salmi dell ' uffizio C ' è anche il Dies irae O che non ha a venire Il giorno del giudizio ? ! Si dormì in un Albergo , a cui c ' indirizzò il nostro amico ; il proprietario , i camerieri la pensavano come noi e terminammo la serata , cullandoci tra le più belle illusioni e facendo i più attraenti progetti per l ' avvenire . Al mattino Materassi andò a fissare per la partenza ; noi andammo a vedere i magnifici giardini dell ' Acquasola ed ammirammo tutta la poesia di una magnifica giornata ; il mare , la terra , il cielo erano ridenti , ridenti come il nostro pensiero , che spaziava in quell ' Oceano di luce , in quel verde sterminato delle miriadi di piante che ci circondava , e che traeva da tanta magnificenza di natura nuova forza per tentare l ' impresa , e certa speranza di sicura riuscita . - Stasera alle otto si parte ! - Ci disse a pranzo il Materassi . - Ma come ? - Andremo ad uno ad uno al battello ... Io vo per il primo : voi mi seguirete . Sull ' imbrunire ci avviammo al porto ; il porto di Genova è senza dubbio il primo d ' Italia : il continuo movimento , l ' affaccendarsi di migliaia di persone , lo sterminato numero di navi che vi sono ancorate , lo sterminato numero di vapori che s ' incrociano arrivando e partendo , disegnando sull ' Orizzonte una lunga striscia di fumo , ti rendono certo di essere in uno degli emporii commerciali tra i più accreditati in Europa . A terra hai il lavoro , in mare hai il vapore : le due leve che rialzeranno l ' umanità fino all ' altezza dei suoi gloriosi destini ; l ' attività individuale e la scienza ! Se i barcaioli di Livorno ci si erano mostrati usurai e sordidi , quelli di Genova ci sorpresero per il loro galantomismo . - Lei va in Francia ? - Mi domandò quello che guidava la mia barca . - Sì - Gli risposi . E lui , zitto come un muro . - Quanto devi avere ? - Gli domandai quando fui giunto alla scala del bastimento . - Mi , darà mezzo franco . - Soltanto ! - Esclamai io con sorpresa . - È il mio avere . Io gli diedi due franchi , egli mi pose in mano il resto e si offese quando gli dissi che del resto io intendeva fargli un regalo . A bordo , mi buttarono giù tra le cabine dei marinari . Dove erano gli altri ? Sul bastimento di certo , e se non li vedevo quella sera , li avrei veduti quando l ' aria fosse più libera ! Noi eravamo nientemeno che sul Conte Cavour , vapore italianissimo e appartenente alla compagnia Aquarone . Mi sdraiai alla meglio iN una cabina , quando entrò nella stanza un tale , che mi fu presentato con queste parole da un marinaro : anche lui , viene in Francia . - E di dove viene ? - Io gli richiesi . - Vengo da Milano , ed ho fatto a piedi fin qui tutta la strada ... - E come mai ? - Io ero nei cavalleggeri Monferrato e son disertore ! Io lo guardai e sentii compassione di lui ; io non ho mai creduto che l ' impresa di Francia potesse riuscire , e , se andavo , era solamente perché reputavo un delitto per un republicano il non accorrere là dove si pugnava e si moriva eroicamente intorno al glorioso vessillo dell ' umana emancipazione . Morire è nulla per chi ha un poco dì cuore : ma andando alla guerra ci son più probabilità di restare che di andare tra i più , e se quel povero diavolo l ' avesse scampata , che avrebbe fatto ? In Italia non poteva tornare dicerto , in Francia non sapendo una parola di lingua francese sarebbe morto di fame ... Oh ! quanti eroi vivono e moiono ignorati , in questo secolo falso in cui si inneggia all ' effetto scenico dei bugiardi eroismi . Questa volta ci si muoveva davvero ; allorché io ne fui proprio sicuro mi addormentai profondamente . Quando al mattino mi destai noi eravamo fermi . - Venga pur su dai suoi compagni , mi disse un mozzo . - Ma perché ci siamo fermati ? - Siamo a Savona : ci fermiamo fino a stasera . - E avremo altre soste avanti di arrivare a Marsiglia ? - Oh ! ... sissignore ! Per lo meno si sta dieci ore a san Maurizio . I miei compagni , secondo il solito , più fortunati di me , erano stati messi nelle cabine di prima classe . Io li trovai nel così detto salone , nel quale ci si rigirava appena , tanto era piccolo ! ... ma pure lo avevan battezzato come salone . Prendemmo un caffè , e si assise con noi un Pollacco , che bisticciava alla peggio un po ' di francese : egli ci disse che veniva in Francia , e che era già stato ufficiale di cavalleria nell ' esercito Austriaco e Prussiano , e per convalidare ciò che diceva , ci mostrò una fotografia , che aveva in tasca , dove era rappresentato in alta montura di ussero . Alla nostra domanda se pur egli avesse intenzione di arruolarsi con Garibaldi , fece una smorfia . e portestandoci di amare i volontari , ma di trovarsi al mo posto soltanto tra truppe disciplinate , ci fece noto il suo divisamente di entrare nell ' esercito di Bourbaki , allora in formazione , io credo , a Châlons . Era intanto sceso giù da noi il macchinista , un bel tipo di Francese meridionale : un repubblicano a prova di bomba , che faceva parte del Comitato di Marsiglia e che anzi s ' incaricava di condurre più gente che gli fosse possibile in quest ' ultima città . La testa di quest ' uomo era molto espressiva ; fronte spaziosa e barba foltissima ; con un berretto Frigio sul capo ti rassomigliava perfettamente uno di quei celebri convenzionali che tanto impaurirono ed entusiasmarono la Francia sullo scorcio del secolo decimottavo . Franco e leale egli cantava le cose come le sentiva , per cui alle parole del Polacco , che aveva terminato il discorso con mille elogi dell ' eserciti permanenti , sola speranza di una nazione in pericolo ( sic ) alzava furiosamente le spalle , e finì borbottando : Noi non andiamo d ' accordo . - E come è vestita la cavalleria in Francia ? Gli domandò il discendente di Sobieskj , che persino in viaggio era di un ' eleganza ineccezionabile . - Da soldato ! - Rispose l ' altro bruscamente e volgendosi a noi ci disse a bassa voce e in genovese - Dev ' essere un imbecille , un soldato di ventura . Tale opinione ci fu poco dopo convalidata ; il nostro compagno di viaggio cominciò a parlarci delle sue conquiste , dei cavalli che aveva lasciato a Vienna e degli illustri parenti che aveva lasciato a Berlino , e terminò mostrandoci il ritratto della sua maitresse , una bella bionda che non in fotografia , ma in carne ed ossa avremmo desiderato avere davanti . Durante tutta la campagna non vidi più questo Pollacco ; probabilmente come tanti altri avventurieri avendo veduta la malaparata sarà andato in cerca di fortuna migliore : chè la campagna di Francia ebbe questo di buono : pochi volontarii , ma i pochi ispirati e che dicevano e facevano davvero ... ne diano prova luminosa le migliaia dei cadaveri che abbiamo lasciato lassù . A mezzogiorno preciso il vapore si mosse ; tutti salimmo in coverta . La giornata era superba , il panorama incantevole . Il nostro battello , che si poteva chiamare un guscio , tanto era piccolo , costeggiava la bella riviera che è una delle prime bellezze della bellissima Italia ; noi non ci scostammo mai più di cinquanta passi da riva ; si passava adunque vicinissimi a quei seni , a quei golfi che s ' intersecano nelle montagne , ora ridenti per il verde delle piante , ora tristi per il cenerognolo dei molti uliveti , ora orride per il colore rossiccio delle pietre e per la mancanza di abitazioni ; i cento villaggi , i pittoreschi castelli che si vedevano spuntare qua e là , e dominare superbi sulle vette delle colline e dei monti ; le capannuccie dei pescatori a cui ad ora ad ora si scorgeva legata qualche barchetta , le onde leggermente increspate dal venticello che rapiva i profumi dalle piante del lido , e li offriva a noi ricreandoci , gli alcioni che apparivano a fior d ' acqua , che si tuffavano e riapparivano scuotendo le ali immense , e il cielo tutto sereno , celeste come l ' estesa superficie del mare ci facevano credere di essere in primavera , e ci facevano mandare un saluto dal profondo dell ' anima alla terra dell ' amore e della poesia , a quell ' Italia che si biasimava , si vituperava vivendoci , ma che ora si sentiva di amare più di noi stessi . E a farlo apposta sembrava che l ' Italia , quasi amante che si voglia tradire , si facesse bella di tutti i suoi vezzi per renderci più amara la dipartita . Ci fermammo di nuovo a san Maurizio , e fu forza il pernottarci . Mi condonino i lettori la noia di tutti questi ragguagli : ne soffrimmo tanta noi della noia ... che possono pazientare , anche loro , poiché poco più ora manca alla fine di questa escursione marittima . Il mare si fece cattivo : un colpo di vento portò via tutte le panche che erano a poppa e dove ci eravamo seduti il dì innanzi : il nostro stato era deplorevole : lascio dapparte certe descrizioni che urterebbero il delicato sentire dei miei lettori e delle mie buone lettrici ; lo stesso Capitano non sapeva più che pesci si prendere : l ' equipaggio giurava per tutti i Santi del Calendario Cattolico di non essersi mai ritrovato in acque sì brutte . A Tolone si sobbalzava tanto nelle nostre cabine che si arrivava a picchiare capate terribili nelle asse del soffitto ; è per sopramercato si era anche nel colmo della notte . È impossibile descrivere l ' irritazione di cui eravamo in preda : lo sconforto si era impossessato di noi , e ci si aspettava di momento in momento di trovar la tomba , ora che si era arrivati in Francia . Il tempo si calmò ; altre cinque ore di viaggio , eppoi il Capitano ci chiamò sul ponte . Corremmo tutti . Un bosco d ' antenne occupava tutto il porto : una magnifica città ci si stendeva davanti in mezzo a due picchi , sul primo dei quali si vedeva il campanile di una chiesuola . - Quella è la Madonna della Guardia - ci disse il Capitano . - Loro sono a Marsiglia . Finalmente ci si era ! CAPITOLO V . Andammo subito al Comitato ; non ci era nessuno : se ne domandò la ragione , ci risposero che era domenica ; si cominciava benino ! Facendo di necessità virtù , deliberammo di tornarci il giorno dopo , e intanto andammo a passeggiare per la città : Non posso negare che più che mi inoltravo in quelle magnifiche strade , più osservavo il chiasso , il movimento , il lusso , il fare spigliato di quella popolazione , più mi sentivo in preda d ' impressioni bruttissime . Non che essere in una Nazione , tanto bistrattata , tanto avvilita , tanto depressa come era allora la Francia , tu avresti creduto trovarti in un paese dove tutte le cose vadano a meraviglia , dove non si sia nemmeno alla lontana sentito parlare di guerra . Molti giovanotti avevano il berretto da guardia nazionale , ma molti ancora se la passeggiavano tranquilli e contenti , a braccio di signore di virtù più o meno problematica , e occupavano cianciando , chiassando e ridendo i tavolini che sono al difuori dei molti caffè , che si trovano nella magnifica strada della Canobiere . Ai cafès chantants , si cantava la Marsigliese , le chant du depart tutte canzoni patriotiche ... ma pur si cantava ; alla Maison doré si ballava sempre patriotticamente il cancan : tutte le cocottes di Parigi , allontanate da quella citta a causa dell ' assedio , erano piovute là a Marsiglia , dove abbassando le loro pretese , avevano trovato ammiratori a iosa ; erano aperti tre teatri ; sui boulevards tutte le sere suonava la banda ; unico indizio di vita belligera noi lo trovammo in certi cartelli che erano attaccati a tutte le cantonate ; cartelli ove era scritto a lettere cubitali : Parigi non si arrenderà mai ; del resto , come ho detto , un ' indifferenza da fare schifo , una corruzione che non ci faceva mai presupporre che un Trochu avesse la sfacciataggine di qualificarla all ' Assemblea per Italiana . Se si fa un paragone tra qualunque delle nostre città nel 1866 e Marsiglia nel 1871 , bisogna in coscienza affermare che noi , quantunque corrotti , siamo molto , ma molto superiori , se non altro nell ' amore di patria , alla città più spinta del mezzogiorno della Francia . Né solamente le classi agiate se la spassavano , bastava andare sul porto per potere esser certi se quel popolo lì , aveva intenzione di concorrere alla guerra ! Le infinite baracche dei saltimbanchi , i giuochi improvvisati lungo la strada , la gente che si affollava intorno ad un vaporino che conduceva intorno il porto , i cantastorie ambulanti ci offrivano un bel colpo d ' occhio , ma ci raffermavano sempre più nella nostra opinione . È vero che tra gli altri sollazzi vedemmo anche un tiro al bersaglio e in questo servivano di mira due Prussiani più grandi del naturale ; ma a che prò sciupare la polvere contro i Prussiani di carta , quando si fuggiva a rotta di collo davanti a quelli di ciccia ? La molta gente che interrogammo , ci rispose facendo voti , per la pace ; il commercio incagliato , i guadagni diminuiti parlavano nel cuore di tutti quegli uomini , più della voce della patria tradita . Noi pensammo che era ben difficile che la Francia potesse pigliare una rivincita . In mezzo alla folla vedemmo qua e là confusi ed incerti alcuni Turcos ed alcuni Zuavi , zoppicanti e con volti emaciati . Erano feriti ; erano avanzi gloriosi di Wissembourg , di Woërt , di Gravelotte . Abituati a vedere questi fieri soldati , allorché nel cinquantanove baldanzosi e trionfanti traversarono l ' Italia , noi provammo un senso di dolore nel vederli ridotti in tale stato . I ragazzacci del popolo non di rado li accompagnavano colle loro fischiate , o facevano loro degli scherzi da far rivoltare lo stomaco agli uomini più abboccati del mondo : la sventura dovrebbe esser sacra . La popolazione di Marsiglia l ' aveva maledettamente con l ' armata : mentre uomini , donne , fanciulli si affollavano lungo le vie e guardavano con ammirazione la guardia Nazionale , che faceva crepar dalle risa , tutti avevano sempre pronto un frizzo , un insulto per quei poveri diavoli del 60° reggimento , che allora si ricostituiva in quella città : li chiamavano i soldati di Napoleone , e tutti erano all ' unisono per dichiarare quest ' ultimo come un traditore , come l ' unica causa di tutti i disastri che avevano ridotto al lumicino la patria degli eroi del novantadue e degli espugnatori di Malakoff . Un po ' sconfortati continuammo a girellare , ma è un fatto che quella varietà , quel movimento ci stordiva in modo , che queste cose le quali , or ripensando mi danno fastidio , terminarono col non farmi nè caldo nè freddo e col darmi gusto . Rintoppammo sul porto il nostro compagno di viaggio , disertore dall ' esercito Italiano . - Vadano al Comitato - Ci disse - perché fra poco si parte .. - Dici davvero ? - Sul mio onore . E noi ci avviammo al celebre Comitato che aveva la sua sede sulla piazza della prefettura . Un gruppo di giovani dal portamento spigliato , era sulla cantonata e faceva pervenire ai nostri orecchi il dolce suono della gentile favella del sì . Saranno stati all ' incirca una cinquanta ed erano tutti Italiani , qualcuno aveva il berretto rosso : tutti vestivano ancora con abiti cittadineschi . Fummo accolti da loro come fratelli : in quei momenti s ' improvvisano le amicizie , e il tu alla quacquera di primo acchito , soave reminiscenza dell ' Università , predomina su tutta la linea : nè si creda che queste amicizie che si concludono in un quarto d ' ora , sfumino come tutte le amicizie del mondo , poiché sono le più inalterabili , perché dopo molti anni quando l ' uomo vive nel passato e chiede un conforto e una lacrima al sacro patrimonio d ' affetto che ha raccolto qua in terra , ripensa a questi amici di gloria e di sventura come l ' esule , o il prigioniero ripensano alla casetta paterna . Tutti erano allegri ... si andava incontro a un nemico formidabile , si era certi della difficoltà di vincere , si sapeva che probabilmente metà di noi avrebbe pagato col sangue le idee che ci bollivano in testa , ma che c ' importava ? Anche il sacrificio ha le sue voluttà e sono più inebrianti di quelle della gioia . - Stasera non possono partire . - Venne a dirci un coso sbilenco , che doveva essere addetto al Comitato . - Daccapo - Urlarono i giovani e proruppero in fischi . - Domani sera partiranno di sicuro - Proferì a malapena quel corvo del malaugurio e se la svignò alla chetichella . - Pazienza ragazzi … bisogna assuefarsi alle disillusioni ; venite con me alla vicina taverna e là faremmo passare la malinconia , trangugiando un buon bicchier di vino caldo . Quello che parlava era un bel tipo di militare ; era già vestito da Garibaldino e camminava un po ' zoppo . - Evviva il Mago ! - Gridarono tutti . - Venite con me sempre , o ragazzi , e vedrete che anche al fuoco non vi farò scomparire . - Eh ! lo sappiamo che tu sei un eroe ... - Che eri all ' attacco di Dijon ... - E che ci fosti ferito . - Evviva i prodi soldati ! - Evviva . E cantando patriottiche cantiche ce ne andammo tutti alla vicina taverna , dove due fior di ragazze dispensavano bibite e sorrisi agli avventori , che ne andavano in solluchero a questo connubio cotanto attraente . A Marsiglia , il vin caldo e il Cognak costano la miserabile somma di 10 centesimi , e si noti bene che le bibite non si amministrano omeopaticamente come da noi . - Se ci fossero certi amici ! - Esclamò il Materassi , quando giunse a cognizione di questa consolante notizia . - Mago , su ... giacché non sappiamo come passare il tempo , raccontaci i fatti gloriosi di cui è già stato eroe Garibaldi ... Noi ci istruiremo e le ore ci trascorreranno , come se fossero minuti . - Che volete ... che dica ... - Di quello che sai : raccontaci come si portano i nostri , quale è la nostra organizzazione , e se infine i soldati Prussiani sono poi quella gente famosa da far tremare tutto il mondo ... - In quanto a questi vi assicuro che non fanno di noccioli e che tirano diritto , e che son duri come montagne , ma , poiché volete saper proprio ogni cosa , vi spiffero tutto dall ' a alla z pregandovi a scusarmi se non parlo in punta di forchetta . Tutti fecero silenzio e il sergente ( il Mago era sergente ) , incominciò : Figuratevi che si era in Autun . Il clima di Francia è pazzo come gli abitanti . A Dôle non aveva fatto che piovere , a Autun era un freddo che ci pareva di essere in Siberia . Noi stemmo sei giorni all ' avamposti e vi assicuro di aver provato certi brezzoni , che al solo ricordarli mi sento gelato . Riunita tutta la legione , si partì col nostro Vecchio per Arnay le Duc . - O in che legione eri ? - Interruppe uno . - Io ero con Tanara ; un bravo uomo , ragazzi , un uomo , del genere del quale ce ne vorrebbe dimolti nella democrazia , uno di quei pochi insomma che si seguono volentieri , quando cominciano a fischiare le palle ! .. Tornando a bomba : vi dirò che da Arnay le Duc , girammo come l ' Ebreo Errante , per tutti quei paesuoli , sempre in cerca dei Prussiani che non si vedevano mai ... Che marcie , figliuoli ! .. Non dubitate , che chi potrà raccontare questa campagna , potrà esserne altero e potrà dire di esser sfuggito alle unghie del diavolo . Il giorno ventiquattro entrammo in Malin , abbandonato poco prima dai Prussiani ; pernottammo alla stazione , e Garibaldi , il bravo uomo , era là .. in mezzo a noi , a farci coraggio , a prometterci che ci saremmo fatti onore . Il freddo era intenso , acutssimo e il nostro Vecchio era sorridente , sereno , come se fosse stato nella stanza più bella e più riscaldata del suo quartier generale . Gli abitanti cercavano di renderci meno dure le privazioni colle loro gentilezze : e si affannavano a portarci da mangiare , e da bere ; le donne , anche delle classi non basse , ci portavano il pane ed il vino e ci stringevano la mano . L ' era una cosa da far piangere i sassi ... ve l ' assicuro . All ' alba partimmo e ci frastagliammo compagnie per compagnie nei borghi diversi , adiacenti a Malin . Così passammo l ' intera giornata : sul far della sera venne ordine immediato di partenza , e difatti tutti insieme si andò a Lantenay . Qui trovammo un infinità di guardie mobili , qualche pezzo di artiglieria , un mezzo squadrone di Chasseurs d ' Afrique e varii corpi di volontari . Garibaldi alloggiò al castello ; noi ci fermammo proprio sotto di lui e per riscaldarci facemmo degli immensi falò . I Prussiani erano al di là di una foresta che si stende sull ' alture del Nord Ovest del Castello ; in linea retta tra noi e loro non ci correva nemmanco un chilometro . La mattina del ventisei oltre la paga ci diedero dei pezzi di capretto che erano stati requisiti ; ma sul più bello , allorché si cominciava ad assaporare questa vivanda così patriarcale , suonò l ' assemblea , e in un minuto bisognò correre ai ranghi , lasciando sul terreno e nelle case più di metà di quel cibo , che con tanta veemenza veniva reclamato dai nostri stomachi vuoti . Appena arrivati al castello , vedemmo Garibaldi a cavallo : era seguito da Menotti , da Bordone , da Canzio . Il Vecchio diede qualche ordine , poi seguito dai suoi e da alcune guide ci precedette , inoltrandosi al trotto verso l ' estremità della foresta ; dopo brevi istanti noi ci avanzammo . Pigliammo una viuzza e in poco tempo raggiungemmo lo stato maggiore . Allora si ordinò a due compagnie del primo battaglione , tra le quali alla mia , di occupare l ' altipiano e di stenderci in catena . Nell ' eseguire quest ' ordine voltai i miei occhi a destra e vidi in terra sdraiato il prode Garibaldi . Egli si riposava : lì a cento passi da noi .. Io non sono un poeta , sono un ignorante , un soldataccio cresciuto tra bestemmie della caserma , ma che volete , non ve lo nascondo , veder quel vecchio , malato , quell ' uomo della cui fama è pieno il mondo e che si è già conquistata l ' immortalità , vederlo , dico lì sdraiato come uno di noi , con quella faccia di santo , a pochi passi dalla morte , io sentii inumidirmi le ciglia e piansi come una donnicciuola , o come un abatino . Due batterie , una da campagna e l ' altra da montagna , presero posizione accanto a noi . Poco distante tuonava il cannone ; erano le truppe di Bossak e di Ricciotti , almeno lo credo , che disturbavano le mosse del nemico . Che magnifico spettacolo ci si presentò agli occhi , quando principiammo a guardare ! Una vallata ubertosissima di vegetazione si stendeva sotto di noi ; i battaglioni Bavaresi e Prussiani formavano un ' estesa e ben compatta colonna ; gli ulani correvan da un estremo all ' altro di quella linea , che sembrava di ferro , tanto era nera : ma colle nostre complessioni e coi nostri comandanti si ammacca anche il ferro ! .. Venne l ' ordine infatti di avanzarsi . Il terreno che dovevamo percorrere era pieno d ' intoppi : era un avvicendarsi di piccoli scaglioni che qualche volta ci facevano andare a gambe levate . I Francs Tireurs si erano internati nella foresta e appoggiavano i nostri movimenti . Dopo poco trovammo dietro uno dei tanti rialzi gli Chasseurs d ' Afrique che erano in esplorazione . Una scarica a bruciapelo eseguita dai Prussiani , li fece retrocedere ; allora occupammo noi la sommità abbandonata dalla nostra cavalleria . Il rombo del cannone si fece sentire da tutte e due le parti , i Prussiani rispondevano ai nostri con accanimento : le palle , le bombe ci smaniavano di sopra , di sotto , intorno al capo , alle gambe : ogni poco i superiori ci ordinavano di sdraiarci per terra , Una rachetta portò via la coscia del bravo luogotenente Dell ' Isola aiutante di Menotti . Il nostro capitano Morelli era sempre alla testa della compagnia e diè prova di un sangue freddo , che , come vecchio soldato , io vi dichiaro rarissimo . Pigliammo d ' assalto un paesetto , lo traversammo a baionetta calata , in mezzo agli applausi di quei buoni abitanti . I Prussiani si ritiravano colle loro artiglierie : apriamo il cuore alla gioia , guardiamo e si vede in capo alla strada il Generale ; ma dunque quest ' uomo è per tutto , quest ' uomo è miracoloso , quest ' uomo è invulnerabile ! .. Gridano i volontari , e poi , tutti prorompono in acclamazioni all ' illustre condottiero . Garibaldi ci salutava col suo solito sorriso , poi , chiamata una tromba , si fece dare un poco da bere , e bevve l ' acqua di una vicina pozzanghera . Intanto il cielo aveva aperto le sue cateratte , ed una pioggia diabolica c ' inzuppava maledettamente i vestiti , e ci rendeva assai malagevole il camminare a causa del fango che produceva . Facemmo alto in un luogo disabitato e scoperto ; quivi sfilò innanzi ai nostri occhi tutto il piccolo esercito che aveva sotto di se Garibaldi . Passato che fu , venne anche per noi l ' ordine di avanzarci senza sapere ove si andasse e senza nemmeno curarsene : che il buon soldato non deve mai discutere , nè sofisticare su quanto ordinano i superiori . Dopo aver camminato un poco , noi del battaglione , comandato da Ciotti , arrivammo in un piccolo villaggio situato al Nord di Lantenay , e qui dalla bocca stessa dei villici sapemmo che i Prussiani , prima di partire , avevan fatto man salva di tutto il bestiame . Di cibo non ci era da parlarne , e noi si aveva un appetito numero uno ; una sola botteguccia era aperta , ma anche in questa non si trovavano che pochi pezzucci di pane ; li dividemmo da buoni fratelli , ma appena si cominciavano a divorare , eccoti di nuovo l ' ordine d ' immediata partenza . Ragazzi miei , non è il fuoco che costituisce lo amaro di una campagna , chè anzi ne è la pagina bella ; sono le privazióni e gli stenti , a cui però di buon grado deve assoggettarsi il soldato dell ' idea . Noi eravamo stanchi , le gambe non ci reggevano più , i respiri si elevavano a mala pena dal petto , ma il nostro lavoro non era terminato , bisognava finirlo , come volea Garibaldi , e o male o bene noi lo facemmo ed ecco come andò . Il Generale voleva sorprendere Digione , ed era sicuro d ' impadronirsene con uno dei suoi colpi di mano e vi garantisco che sarebbe riuscito .... Oh ! mille valorosi di più o duemila vigliacchi di meno , e avreste veduto ! Noi ci inoltrammo silenziosi lungo la strada ; avevamo avuto il comando di non scaricare il fucile ; quatti quatti senza respirare nemmeno , col cuore che ci batteva forte forte , procedevamo in mezzo a quel buio d ' inferno ; nessun rumore si sentiva all ' intorno : un acquazzone tremendo ci percoteva da tutti i lati . Noi marciavamo per primi insieme ad una compagnia di Francs tireurs , dietro a noi venivano diversi battaglioni di guardie mobili e l ' artiglieria . Così giungemmo fino a un kilometro dalla città ; pareva che i Prussiani non si fossero anche accorti di noi ; un subitaneo schioppettìo di fucilate ci rese sicuri che la nostra avanguardia era alle prese cogli avamposti dell ' inimico . I nostri superiori ci diedero l ' ordine che ad ogni scarica , ci buttassimo nei fossi che fiancheggiavano la strada ; questi erano pieni d ' acqua , e allorché il lampo annunziatore delle palle vicine si faceva vedere in quel buio , noi prendevamo dei bagni , nè troppo comodi in quella stagione , nè troppo puliti . Però di tratto in tratto ci si avanzava , tra quel diavoleto : le nostre trombe suonavano avanti ; avanti , gridavano gli ufficiali ; avanti si gridava noi tutti , e come un sol uomo , ci spingevamo , ci accalcavamo , per quella strada che poco dopo doveva essere ingombra da mucchi di deformati cadaveri . Già qualche ferito emetteva grida strazianti , già l ' aria s ' impregnava di quel simpatico odore di polvere che suole accompagnare i combattimenti , già il lontano rullo del tamburo , il subito guizzo che pari a lingua di fuoco si ripercuoteva per tutta quella estensione , e il fischio non interrotto mai delle micidialissime palle nemiche , ci rendeva sicuri che assistevamo ad un ' imponente battaglia . Le scariche dei Prussiani di minuto in minuto crescevano d ' intensità , eppure noi fedeli ai nostri ordini non ci azzardavamo a far uso delle nostre armi , quando quei vili delle guardie mobili cominciarono a scappare e a tirar fucilate all ' indietro , fucilate che colpivano noi , non i Prussiani . L ' impresa a quel momento si poteva chiamare fallita ; un uomo prudente , uno che va col successo si sarebbe ritirato , ma Garibaldi era lì in prima fila , ma noi si vedeva fuggire i Francesi e volevamo far vedere quanto più di loro valessero i calunniati Italiani , epperciò con l ' entusiasmo di chi sa di sacrificarsi per una idea generosa si stava fermi , al nostro posto . E lì morì il povero tenente , Anzillotti ; lì morì il bravo Del Pino uno dei ragazzì più buoni e più coraggiosi che io m ' abbia conosciuto , e certo uno dei migliori della mia compagnia . Non vi sto a dire il numero dei feriti , i Carabinieri Genovesi furono decimati ... gli Italiani si battevano e si battevano da eroi . Fu giuocoforza il ritirarsi ; mai ritirata poteva cominciare con tanto disordine ; si correva all ' impazzata pei campi , ogni poco , si cadeva per terra , ogni poco ci si trovava a mezza gamba nell ' acqua , e tutto questo sotto un fuoco continuo di mitragliatrici , di cannoni , di moschetterìa . Giunto a capo di una viuzza , fui scaraventato per terra : tentai di rialzarmi , mi fu impossibile poco dopo io era fuori dei sensi ; non so quanto durò , il mio sbalordimento ; quando mi riebbi mi trovai sopra un barroccio che mi portò all ' ambulanza d ' Autun , da dove fui trasferito a Lione . Un ' impertinentissima scheggia di mitraglia mi aveva forato la coscia . Ottenuto un permesso di convalescenza , ho fatto un mesetto di villeggiatura a Nizza , e ora me ne torno lassù , che , grazie al Cielo , della forza per battermi coi Prussiani ne ho sempre , perché , sappiatelo ragazzi , una battaglia è uno di quei divertimenti che non capitano ad ogni canto di gallo ; si può morire , ma dove volete trovarmi una cosa più bella di morire , in mezzo al fumo , al rumore , alle trombe e alla gloria ... eh ! via dunque , venite con me , e vi farete onore , il vecchio Mago ha veduto troppe volte da vicino la morte , perché vi possa far fare una figuraccia indecente . - Evviva il Mago ! - Gridarono tutti e tutti picchiarono il bicchiere tra loro . Dopo aver discorso un ' altra buona mezz ' ora , dopo aver domandato tutto il domandabile al brav ' uomo che aveva già veduto i Prussiani , ci congedammo da quell ' allegra compagnia e ci avviammo all ' albergo . - Ma se ci mandassero con Frapolli ! - Esclamò uno di noi per la strada . - Che ... Parleremo ben chiaro al Comitato , noi intendiamo di batterci e non di fare il framassone a cento miglia dal teatro della guerra . - E però va specificato - ci disse uno che per buona fortuna era venuto dalla taverna con noi - Perché quei signori che spediscono sono tutti una zuppa e un pan molle con quelli arfasatti e se voi state zitti , vi trovate di certo mistificati . Noi ringraziammo il gentile consigliero e ci addormentammo decisi di raggiungere tra poche ore il generale , e l ' Armata dei Vosgi . CAPITOLO VI . Il giorno seguente , appena fu un ' ora da persone educate , andammo dal Comitato . Dopo molta anticamera , chè anche nella democrazia quando si comincia a salire si assume tutte le belle e gentili maniere le quali distinguono l ' aristocrazia , fummo introdotti in quel sinedrio di senno e di patriottismo , e ci trovammo davanti al presidente Panni , un omaccino tarchiato colla barba lunga , nato a Firenze ma domiciliato da vario tempo a causa di affari a Marsiglia . Tanto lui come il segretario Lalli , si davano tutto il tuono di persone importanti , ci squadravano dall ' alto in basso con una prosopopea da commissarii di polizia , e parlavano della guerra colla medesima autorità , che avrebbero adoperato se fossero stati generali d ' armata o per lo meno , capi di stato maggiore .... . Adempiute le formalità , di quella specie di arruolamento che si firmava presso di loro , noi facemmo noto a quella gente , il nostro proposito di andare diretti al quartier generale dì Garibaldi . - Loro possono andare anche con Frapolli - Ci disse il segretario - Tutte le vertenze sono accomodate e i due generali , glielo assicuro io , camminano verso la medesima mêta . - Sono belle assicurazioni , ma noi abbiamo deciso di raggiungere Garibaldi e vogliamo andare a Digione . - Facciano come vogliono ; stasera partono una cinquantina di volontarii ... potranno andare anche loro - Borbottò il presidente , non nascondendo un senso di malumore e di contrarietà : poi , rivoltosi ad Omero Piccini , fratello di quello che era sul Var e in prigione con noi , gli proferì in tuono brusco : Lei non può andare . - E perché ? - Non lo vede ... è un ragazzo . Difatti il nostro compagno aveva 17 anni . - Eppure , interrompemmo noi , è già stato a Mentana . - Allora faccia lei ... Stasera alle dieci sieno qui ... se vogliono partire . Cosa dovevamo fare per giungere alle dieci ? .. Entrammo nella taverna della sera avanti ... Ah ! così ci fosse venuto un granchio alle gambe ! .. Rivedemmo le simpatiche Ebi che con tanta grazia porgevano il nettare agli avventori , entusiasti delle loro bellezze , le rivedemmo , e ci attaccammo discorso ; si parlò della guerra , della Francia , delle donne Italiane , che esse dicevano bellissime , delle prossime emozioni del campo , della moda , dei vestiti corti , del ciuco ammaestrato che facevano vedere sul porto , della guardia mobile , dell ' esercito di Bourbaki e dei pasticcini di Strasburgo che non arrivavano più . Erano discorsi le più volte senza senso comune , ma che servivano ammirabilmente per farci ammazzare alla meno peggio qualche ora . Il male si fu , che le parole erano accompagnate dalle libazioni : le libazioni c ' indussero a fare il dejuner , questo tirò dietro da se lo Champagne ... Avevamo cominciato a sdrucciolare su una sgamba viuzza e ormai bisognava ruzzolare a rotta di collo per tutta la china . Il piacere di esser giunti finalmente in quella Francia , che da tanto tempo agognavamo , il trovarsi accanto a quelle vaghe ragazze , la generosità dei vini che avevamo trincato , la gioventù che ci bolliva nel cuore , ci avevano sprigionato tale un ' allegrezza dalle più intime fibre , che , non sapendo più quello che si faceva , ridevamo senza alcuna ragione , folleggiavamo come se fossimo tornati bambini , si faceva le più strane proposte e tutte venivano approvate . - Andiamo tutti in barca sul porto . - Sì ... sì ... sul porto . E prese a braccetto le due silfidi , ci avviammo versò il mare , traversammo la popolosa città e poco dopo eravamo in barchetta . Io ero divenuto il cavaliere servente o per dir meglio il consigliere intimo della più giovine delle due vezzose sorelle . Essa chiamavasi Aissa , e nella sua vita disordinata , aveva veduto l ' Affrica , la Spagna , l ' Italia sempre con nuovi amanti , e cercando soltanto la voluttà vertiginosa dell ' orgia ; senza curarsi nè punto nè poco del mondo , delle convenienze sociali e di quel buon nome che si acquista soltanto col rispetto dell ' apparenze , la capricciosissima figlia d ' Eva , siccome farfalla , dì fiore in fiore aveva libato in tutte le sue forme svariate l ' emozioni e i piaceri ed ora annoiata di tutto e di tutti continuava la sregolata sua vita , per far fronte alle spese pazze che sono la logica conseguenza degli sbalordimenti procacciati a bella posta per obliare il presente e per non pensare all ' avvenire . La taverna non era che un pretesto ; la vecchia padrona teneva quelle ragazze per accalappiare i merlotti , e mentre ritraeva da loro dei lucri non indifferenti , mentre non lesinava il denaro per vestirle con tutto il lusso immaginabile , mai era larga con esse dell ' oro che così indegnamente guadagnava . Aissa del resto era simpaticissima ; aveva in sé qualche cosa di Orientale ; i suoi occhi nerissimi ed umidi sempre indicavano chiaramente la di lei voluttà : due labbra tumide che reclamavano un bacìo ; due mani da principessa ; un piedino da vera Andalusa ; insomma un boccone da fare escire dai gangheri un anacoreta ! Il mare era tranquillo : la campana della Madonna della Guardia sonava lentamente ; ora l ' ora poetica delle ricordanze ; cento barchette in qua e là solcavano le onde . Noi ci sentivamo commossi ; su ' di un piccolo schifo , un sonatore girovago , uno di quei Napoletani che strascinano per i caffè il biblico strumento degli antichi profeti , fece echeggiare per l ' aere una canzonetta patetica , molle , meridionale e noi rammentammo l ' Italia , le sue belle costiere profumate d ' aranci , il movimento delle nostre città , le amate fisonomie dei nostri amici , e dei nostri congiunti ... la commozione era al colmo e il bello si è che al pari di noi erano intenerite le nostre compagne ... E perché ciò ha da essere strano ? .. Le reminiscenze sono il patrimonio degli sventurati , e pari alla rugiada del cielo vivificano i cuori ... quelle povere donne erano certamente sventurate , e più oneste di tante che scroccano il nome d ' oneste nel mondo , sentivano la santa voluttà di una lacrima , e trovavano una scusa ai loro trascorsi , immerse nell ' imponente , nel sublime spettacolo della calma natura . La nostra , escursione si prolungò per più di due ore ; il momento ; della partenza si avvicinava a gran passi ; era mestieri dirci addio . Riaccompagnammo a casa le donne . - Vi prometto di raggiungervi - Mi disse Aissa , stringendomi forte forte la mano . Io la guardai e sorrisi : non credevo punto al coraggio di quell ' eroina ... Col tempo però come vedranno i lettori , fui completamente disingannato ; e solo per tal causa ho riportato questo episodio della nostra breve dimora a Marsiglia : episodio che sarebbe stato proprio un di più , se non fosse collegato con altri che si svolgeranno a Digione ... - Bisogna pagare il conto - Disse un di noi . Oh ! la crudele parola ! .. Oh ! la bruttissima prosa dopo tante ore di non interrotta poesia ! .. Ci guardammo in faccia l ' uno l ' altro ! Che una donna gravida non vegga mai , per l ' amore dei suoi futuri nati , delle fisonomie come avevano in quel momento , i miei compagni ... Le nostre risorse erano tanto limitate , che se noi ne fossimo usciti puliti , ci era di che attaccare un voto . Il conto era di 102 franchi : tra tutti ne avevamo 104 : se ci fossimo trattenuti un ' ora di più si restava in pegno a Marsiglia ! E la bella prospettiva che avevamo davanti : intraprendere un viaggio di due giorni con due franchi in saccoccia ... o negatemi che in Francia il divertirsi non costi salato ! Baci , saluti strette di mano , e poi di galoppo al Comitato . - E se non si partisse ... che facciamo senza quattrini ? - Ma ! - Preferì filosoficamente il Materassi , e noi a nostra volta ripetemmo la filosofica esclamazione ... Per buona fortuna quella sera pareva che si dovesse partire certamente : erano già stati distribuiti i berretti rossi ed i Garibaldini , schierati in due file lungo la strada attendevano il luogotenente che doveva accompagnarli fino a Digione . I volontari erano allegri , cantavano a squarciagola , e negli intermezzi cianciavano , politicavano , facevano infine un brusio indiavolato ; un Milanese ponendosi ambe le mani alla bocca imitava perfettamente il fischio del vapore , un altro faceva da cane , abbaiando e guaendo con tanta naturalezza da chiamar per la strada tutti i cani che giravano per quei dintorni . Era insomma una scena deliziosissima e il tenente non si vedeva . Ognuno che abbia frequentato per poco i volontari , sa quanto sia susurrone e incontentabile questo elemento , quando è lontano dal fuoco ; quindi facilissimo e immaginarsi quali recriminazioni , quale sussurro provocasse questa inopinata tardanza . Prima furono proteste , poi fischi acutissimi : finalmente calci e pugni alla porta . - Noi non si vuol fare il comodo dì nessuno ! - Si comincia male ! Tali erano a un dipresso le espressioni di quella gente stizzita , e a rinforzare la dose il Mago dava degli schiarimenti sul comitato e sulle spilorcerie ed angherie da questo commesse per il passato . Figuratevi , diceva , che a me diede a portare venti uomini a Dôle , e mi diedero una lira per uomo ... Di qui bisognava andare a Mouchard , ventiquattro ore di strada , lì bisognava dormire e poi partire il giorno dopo per la destinazione ... vi raccomando quello che dovevo fare ... E lo stesso che a me è succeduto a tutti i capi squadra ... Oh ! hanno un gran talento quei signori di sù ! ... - Abbasso ... Abbasso questi grulli - Urlavano tutti - Son Frapollini ... Giù i traditori ! Chi sa dove avremmo finito , se fortunatamente non avessimo udito degli altri rumori e più intensi dei nostri sulla piazza vicina . Cosa era succeduto ? .. Noi non vedevamo che delle guardie mobili , che venivano via a rotta di collo . Rompemmo le righe ed andammo a vedere cosa era . Un battaglione delle guardie mobilizzate delle Bouches du Rhôn aveva rifiutato partire , ed aveva lasciato soli sulla piazza , il maggiore e tre o quattro altri ufficiali di buona volontà ; uno di questi si mordeva le mani e piangeva ... Oh ! ne avea ben ragione : A vedere quel branco di vili che fuggivano piuttosto di andare a difender la patria , ci era da esecrare l ' umanità , di vergognarsi di esser uomini per non avere a compagni quella canaglia . Vedendo l ' inutilità della nostra presenza , tornammo indietro , e dopo pochi minuti fummo consolati dalla venuta del tenente . Il nostro accompagnatore era grasso e rubizzo , e avrebbe fatto più figura vestito da canonico che da garibaldino . Lo accompagnava una bella ed elegantissima signora , che sapemmo , essere la di lui indivisibile compagna ; non si creda che quella donna fosse un ' eroina , giacchè quel tenente in tutta la campagna avrà forse veduto il fumo del camminetto : quello dei combattimenti no certo ; tutti i suoi incarichi si limitavano ad accompagnare i volontari da Marsiglia al quartier generale ; non nego con questo che certi impieghi sono indispensabili , ma io vorrei vederci dei vecchi e non dei giovani tarchiati e robusti , come giusto appunto era il nostro duce provvisorio . Si fece l ' appello , eppoi a quattro a quattro ci movemmo per andare alla stazione . Che l ' Italia sia la terra del canto , non può esser dicerto impugnato da chiunque ha fatto anche una sola campagna ; il soldato Italiano appena si muove canta , canta andando all ' attacco , come quando è in ritirata , canta nei malinconici stanzoni della caserma , come in mezzo alle strade , quando sa di partire ; parta per una guarnigione , parta per andare alla guerra . « Non pianger , mio tesoro Forse ritornerò » Cantavamo in coro noi tutti ; e le finestre si spalancavano , si illuminavano , ci offrivano dei leggiadri visetti , degli occhi superbi che ci lanciavano occhiate tanto benigne da farci commuovere ; il nostro contegno non poteva non esser paragonato a quello dei mobili delle Bouches du Rhôn , e chiunque ha un po ' di mitidio può di leggieri comprendere quanto un tal paragone resultasse per noi favorevole . Il lunghissimo tratto di via che è tra la prefettura e la stazione ci passò in un baleno ; in una carrozza sul piazzale della ferrovia vedemmo la simpatica Aissa che ci buttò un bacio sulla punta delle dita . Se quel bacio non era precisamente il castissimo bacio degli angeli , è innegabile che per noi era assai caro . Salutammo gentilmente quella donna ; il sapere che qualcuno serba dolce ricordanza di noi , ci fa piovere in cuore un sentimento di gratitudine , e in quei momenti che , volere o non volere , non sono così facili a ripetersi nella vita di un uomo , magnifichiamo certe cose alle quali in certi altri non daremmo alcuna entità . - Avanti , march - Gridò con voce stentorea il lilliputtiano segretario del comitato ... e tutti noi gli si tenne dietro nella stazione .... Vedendo otto vagoni a nostra disposizione fummo colpiti da una dolce meraviglia . Fin allora avevamo veduto i soldati ammonticchiati l ' uno sull ' altro nei vagoni di terza classe : noi tutt ' al più eravamo quattro per scompartimento ; ci era posto da sdraiarsi e di attaccare anche un sonnellino . Ah ! .. quanto sono fallaci le speranze del mondo ! .. Ah ! .. la speranza meretrice della vita , dirò con Francesco Domenico ! ... La nostra gioia , il nostro benessere doveva protrarsi fino alla prima stazione , e questa è appena a venti minuti di distanza , da Marsiglia . Vienna , Avignone , Remoully dovevano vomitare sul nostro disgraziatissimo treno una congerie di mobilizzati . L ' educazione pare che non entrasse nella teoria che s ' insegnava a questi campagnuoli del mezzogiorno dell ' antica terra dei Druidi . Infatti entravano in frotta e senza garbo nè grazia in quei vagoni che avevamo avuto l ' illusione di credere nostra proprietà ; entravano pestandoci i piedi , sedendosi sulle nostre ginocchia con l ' indifierenza di una donna del mondo galante , non però colla di lei grazia , nè colla di lei leggerezza . Fra tutte le sventure che possono capitare a un viaggiatore , io credo , non esserne alcuna che possa stare a confronto colla compagnia di un mobilizzato della campagna . Se lo immaginino un poco i lettori : questi eroi avevano sulle spalle un magazzino , una vera montagna d ' involti , di fagotti e di fagottini ; erano muniti di due o tre paia di scarpe ; pretendevano di stare a baionetta in canna anche tra noi , anche in quelli sgabuzzini ; avevano chi il cane , chi un uccello in gabbia , tutti poi indispensabilmente delle pagnotte stragrandi ; si piantavano a sedere , e per quante gomitate , per quanti urtoni loro si amministrassero , non ci era verso di farli muovere un solo centimetro ; i più attaccavano sonno e russavano come contrabbassi ; quei pochi che erano desti non ci rispondevano , e si lamentavano tra loro del governo che li strappava alle ordinarie occupazioni . I nostri compagni di viaggio erano vestiti in mille maniere ; ve ne erano col cappello alla spagnola , col gasco e col berretto ; ve ne erano dei bigi , dei neri , dei verdi , dei turchini ; avevano tutti il fucile all ' antica ed in pessimo stato . Siamo giusti ! .. Se le guardie mobili hanno fatto nella campagna del 1871 una figura non invidiabile , non ne sono del tutto colpevoli . Comandate dal nipote del sindaco , dallo speziale del luogo , dal Beniamino della moglie del sottoprefetto , insomma da tutti ufficiali creati per dato e fatto dell ' impero , e che non ne sapevano un acca : armate con certi fucili che avevano più apparenza di schizzettoni che di armi micidiali : disilluse di tutto , persuase di esser tradite e condotte al macello ( persuasione che io credo loro avessero inoculata i preti ) dolenti di avere a trascurare i loro interessi per una patria , che finora non conoscevano , esse non potevano fare eroismi : l ' eroismo richiede la convinzione : l ' eroismo nasce dalla virtù cittadina . Appena cominciò a farsi giorno cominciammo a vedere le colline circostanti a Lione ; colline che nelle belle stagioni devono essere amenissime ; ubertose per viti dell ' altezza di un palmo , così fitte tra loro da farti sembrare quei campi un ' estesa brughiera , bagnate da un ' infinità di ruscelletti che scorrono placidamente alle loro falde , per perdersi poi nella Loira o nel Rodano . A tutte le stazioni eravi un movimento indicibile : un andare e venire di soldati e di guardie nazionali : uno stringersi di mano , un baciarsi tra loro nei vari gruppi che facevano ressa intorno a quei che partivano . Finalmente si cominciò a vedere un ' infinità di cammini di fabbriche ; poi una miriade di case e di palazzi ; finalmente si trascorse in mezzo ad immensi magazzini . Eravamo arrivati a Lione . Sotto la magnifica stazione ci si mise in rango e il tenente ci fece un ' arringa che non aveva certo nessuna parentela , neppure alla più lontana , con quello di Demostene o di Napoleone primo . Fece l ' eroe , magnificò le gesta dei Garibaldini nostri predecessori , sfoggiò di tutti i luoghi comuni che si sono inventati dal quarantotto a questa parte , e tutto questo per dirci che bisognava rimanere fino alla sera a Lione , e che coloro i quali non sarebbero partiti , sarebbero restati ! Questa peregrina scoperta del nostro duce ci fece acquistare una grande opinione sul di lui talento ; lo salutammo perciò con rispetto , e contenti di vedere anche questa nuova città , e di paragonarla con quella che avevamo lasciato da così poco tempo , scendemmo la gradinata che è davanti all ' edifizio e ci trovammo nella magnifica piazza con due fontane , che gli sta dicontro . CAPITOLO VII . Lione era seria ; non il brio di Marsiglia per le sue vie sempre affollate di popolo , non il più piccolo movimento d ' allegria negli eleganti caffè : moltissimi negozi chiusi , poche le donne abbigliate con galanteria ed anche queste non curate ; un affacendarsi continuo vicino alla prefettura ed alla Mairie per sapere i dispacci , per strappare la notizia più piccola agli uscieri , ai galoppini , a qualche soldato . Quasi tutti coloro che si incontrava , avevano il berretto da guardia nazionale , alcuno non abbandonava mai il fucile ; tutti poi erano muniti di sciabole o di pistole ; vedemmo diversi a braccetto delle loro mogli , armati fino a denti , agitarsi a mo ' degli ubriachi e vociare a squarciagola : Ah ,., si viennent les Prussiens ! , ... Era proprio così ; nessuno si sarebbe mosso per andare a incontrare il nemico , ma guai a lui se avesse osato di presentarsi fiu sotto le mura ! Le fortificazioni si rinforzavano ; sulle piazze si vedevano parchi d ' artiglieria , e capannoni di legno che servivano di rimesse ai cavalli ; fanteria , lancieri , pollacchi , mobilizzati , compagnie addette alle mitragliatrici ... ; un esercito insomma ; uniformi per tutti i gusti ; una idea tale di resistenza da mettere anima in corpo all ' uomo più vigliacco del mondo - Ma come mai ne hanno buscate - Si diceva tra noi - con tutti questi soldati che abbiamo veduto in due giorni ? Spuntava in qua e là , ma raramente , per le vie anche qualche berretto da Garibaldino . - E come mai siete qua ? - Domandammo ad uno di quelli che ci avevano colpito con tale sorpresa . - Siam qua con Frapolli - Ci rispose questi ingenuamente . - O perché non raggiungete il generale ? - Lo raggiungeremo quanto prima . - E chi ve lo ha detto ? .. - Il nostro capo ! - Ed è qui in Lione il vostro capo ? - Sì .. oggi anzi è a un banchetto Massonico . - Questo ci fa piacere ! .. I Francesi a quel che pare , trattano bene gli Italiani .. - Oh ! In quanto a cotesto non ci è da fare eccezioni ... Si figurino : in quattro mesi sarà il centesimo banchetto a a cui assiste il nostro generale ... e quando ci ha menato anche noi , le abbiamo fatte noi pure le belle strippate e le belle bevute ! - Empitevi tutti ! - Esclamai io un poco irritato - Empitevi e così serbando la pancia ai fichi , mentre i vostri fratelli arrischieranno la vita per battere i Prussiani , voi batterete i pasticciai e il Bordeaux risparmiando dell ' esistenze così utili all ' umanità pericolante . Il nostro interlocutore non mi rispose , ci disse addio e se ne andò : noi pure ce ne andammo verso una trattoria , dove mangiammo in fretta e furia per poter dare un ' occhiata alle bellezze principali della città . Per tutto dove andavamo si trovava una piccola cassetta , su cui in grossi caratteri era scritto : Sécours aux blessées ; per tutto dove andavamo per lo spaccio delle manifatture non vedevamo che donne : ciò non ci recò alcuna sorpresa , perché anche nella scioperata Marsiglia , avevamo veduto adottato lo stesso sistema . In Francia non si vedono come da noi degli uomini incaricati di dar sigari agli avventori , di misurare le tele , le stoffe , di contare i punti del biliardo , di fare insomma tutte quelle piccole cose che possono esser fatte benissimo da donne e che troppo impugnano al posto che l ' uomo deve avere in società a causa della di lui forza , e delle di lui attività . Gli uomini lavorano nelle fabbriche , passano le loro giornate nelle officine , accudiscono ai loro interessi , ma non tolgono certi lavori da nulla alle femmine , ma si vergognerebbero ad esser impiegati in certe funzioni , che si compiono oziando . La sera si avvicinava ; noi prendemmo direzione verso la ferrovia : passando sul quai sul Rodano ( passeggiata che ci rammentava Firenze e i nostri lungarni ) facemmo una breve sosta ad una taverna per bere un bicchiere di vin caldo . Qui vedo il lettore alzare le spalle , farmi il viso dell ' arme e susurrare stizzosamente : « Ma dunque non facevate che bere ? ... E invece di vergognacene ora ve ne fate bello , come se ciò costituisse una delle più predilette occupazioni della vostra esistenza » . Non vi nego quest ' ultima verità : per me il generoso umore della vite è il solo amico dell ' uomo ; per lui si dimenticano gli affanni , le codardie , le ignominie di questa società di buffoni , per lui i tradimenti amorosi finiscono col non farci nè caldo , nè freddo : per lui germogliano a mille e mille nel cuore le magnanime idee , e nel cervello le ardite concezioni . Chi sa dirmi quante idee ci sono in un fiasco di vino ? ... Esclamava il compianto Ugo Tarchetti , uno di quei perduti che cadono avvizziti per esuberanza di cuore ; noi lasciamo al buon Evio le ispirazioni delle quali era così prodigo a Orazio e a Plutarco , noi gli chiediamo solamente l ' oblio . Nella stanza di aspetto della ferrovia , dove ci riducemmo quasi subito , al nostro arrivo si aggirava una folla stragrande : quel movimento c ' inebriava : in un canto del salone noi vedemmo un gran cartello dove a caratteri cubitali era scritto : Qui si dà da mangiare e da bere ai soldati di passaggio . Credo inutile il dire che quell ' appello non trovava dei sordi ; intorno a quella porta era un ' accalcarsi , specialmente di mobilizzati da far rabbia : a onor del vero anche qualche Garibaldino non fece il restìo : l ' amico disertore , da volpe vecchia , rinnovò un par di volte , e ci magnificò poco dopo la squisitezza dei cibi , il gentile contegno ed i modi aggraziati delle belle ragazzine che li distribuivano , la succulenza dei consommés e delle gelatine , apprestate per i feriti , ma che egli aveva assaggiato , facendo lo zoppo . L ' esempio dì lui venne tosto imitato da moltissimi dei nostri commilitoni : una valanga di storpi e di zoppi si rovesciò sul desco , dove le vivande erano apprestate ; una tal cosa mi fece provare una forte repugnanza , e mi fece disperare di quei soldati che mentivano per una zuppa . Fortuna che al fuoco si portarono dappoi tanto eroicamente da farmi attribuire a semplice giovanile vaghezza , quello che in quel mentre mi aveva prodotta un ' impressione tanto spiacevole ! Se da un lato avevamo questo brutto spettacolo , dall ' altro lato però ci consolava la vista ed il cuore un esempio di carità cittadina , che vorrei potere eternare . Questo esempio ci veniva dato da donne ; già la più bella metà del genere umano fu , è , e sarà sempre in prima linea laddove trionfa sovrana la santa religione dall ' affetto . Cinque , o sei signore , tutte vestite di nero , tutte colla fascia al braccio , distintivo dell ' ambulanze , giravano per ogni verso , si affaticavano a far complimenti onde raccogliere offerte per i feriti . Il portamento distinto , il loro modo gentile di chiedere , la squisita educazione che trapelava dai loro discorsi più inconcludenti ci resero certi che quelle donne appartenevano ad elevatissimo rango : stuzzicare la sensibilità , mettere in opera anche un po ' dì civetteria per fare più quattrini per i poveri diavoli che scontavano la pena di aver troppo amato la patria e l ' umanità ... ecco quale era lo scopo di queste generose , e si sforzavano di raggiungerlo con la abnegazione dell ' apostolo , colla poesia che suole essere ispirata dall ' idea di fate un ' opera buona . Bisognava vedere con che grazia le vi levavano di tasca il denaro ! ... se un ministro delle finanze avesse di tali esattori il nostro impareggiabile pareggio sarebbe pareggiato ! .... bisognava vederle queste care donnine , abituate all ' atmosfera profumata dei saloni , al linguaggio adulatore dei felici del mondo , bisognava vederle , ripeto , discorrere confidenzialmente coll ' operaio dalla giubba sdrucita , colla popolana i cui vestituccì emanavano degli effluvi tutt ' altro che aristocratici , ringraziarli con amabile sorriso , infonder loro speranza , promettere di occuparsi dei loro cari che erano al campo , stringer loro cordialmente la destra . Spiccava sopra tutte le altre per autorità una vecchia matrona : una di quelle matrone dell ' antico stampo , che fedeli alle tradizioni cingevano la spada ai loro figliuoli , quando si trattava di difendere il re e la patria ; la di lei fisonomia avrebbe ispirato rispetto all ' uomo più screanzato del mondo . Passò vicino a me , io le feci cenno dì avvicinarmisi e nello stesso tempo mi avvicinai verso di lei . - Cosa bramate ? - Mi domandò per la prima . - Vorrei fare la mia piccola offerta - Apro una parentesi ; la mia borsa sì era rafforzata di poche lire , datemi da mio fratello che fortunatamente non aveva preso parte alle nostre poetiche smancerie di Marsiglia . - Ma voi siete soldato ? - Mi disse con meraviglia la signora - voi pure potrete esser ferito .... - Speriamo di no ! - Ve lo auguro ... Ma perché espropriarvi di una somma che può farvi comodo ? Provai un leggero imbarazzo ; la mia scappata poteva costarmi salata : la mia dignità m ' imponeva un ultimo sacrifizio ; si parlava di una somma ... ed era precisamente quello che avrei desiderato in quel momento ; posi mano alla borsa e diedi due lire che mi escivano dagli occhi ; ma pure tentai di richiamare un sorriso sul labbro e dissi : È l ' offerta della vedova ... - La più gradita al Signore ; - Ma non probabilmente ai feriti . La mia interlocutrice fe ' una boccaccia , e poi riprese di subito : Voi siete Italiano ? - Sì ... signora . - Me ne ero accorto al vostro disprezzo per le cose sacre . Rimasi di sasso ; che avessi avuto anche a subirmi una romanzina in tutte le regole ? la signora difatti con voce calma , accento di madre , cominciò a dirmi : Voi siete giovane , e son sicura che diventerete un bravo soldato , ma anche voi pur troppo siete affetto dalla malattia che condurrà a perdizione il vostro bel paese . Ma che vi ha fatto quel povero vecchio di Pio IX per entrargli nella sua città a forza di cannonate , per tenerlo prigioniero nel Vaticano ? - E perché prender Roma ? Non è dessa la città di san Pietro , del Cattolicismo , di tutti coloro che si son dedicati a questa sublime religione che ha per precetto di dimenticare le offese , di amare tutti come noi stessi , di sollevare quelli che soffrono ? Un amico un pochino più scettico di me , presente al colloquio , mi susurrò negli orecchi : Questa non è una donna , è un priore di campagna . Io invece che non credo a nulla , compresi quello che passava nel cuore della vecchia signora , e piuttosto che attaccare una disputa con una che aveva tutta la poesia della fede , che mi simpatizzava per il modo con cui ne faceva propaganda , mi contentai di dirle che non si andava daccordo . - Io torno alle mie elemosine - Allora la mi replicò - spero però che resteremo amici ! - Sarò onorato di una tale fortuna . - Se restate in Lione ... - Io parto stasera ! ... Ed ecco ci è là il nostro tenente che ci fa cenno di seguirlo . - A rivederci ... A rivedervi colla commenda ... e vestito da capitano ! - Potevate dire addirittura da generale ! - E perché no ? ... Il soldato francese ha in tasca il bastone da maresciallo ! Io mi rammentai che ci avevo pochi soldi soltanto e mi passò la poesia . La signora sorridendomi si era allontanata . - Dove si va tenente ? - Non so , se a Autun o a Digione . - Come ... lei non lo sa ? ... O per che direzione si parte ? - Ma ! ... - O chi ce lo deve dire ? - Il quartier generale doveva trasferirsi a Digione , non so se abbia avuto ancora luogo un tal trasferimento . Lo dimanderemo al capo stazione . - Al capo stazione ! ... - Si ripetè tutti meravigliati - Per vedere di queste cose bisognava venir proprio in Francia ! E in Italia che dicevamo nel 1867 di aver raggiunto l ' apice della confusione ! Un innocentissimo capo stazione ridotto lì per lì a capo di stato maggiore per provvedere al movimento dei corpi che son di passaggio , ci riesciva proprio nuova di zecca ! E qui al solito tutti i discorsi di convenzione che si ripetono in tutte le campagne . - E se il capo stazione ci tradisse ? - E se fosse una spia dei Prussiani ? - O anche che non ne sappia nulla sarà un bel lavoro ! - Ma chi è quest ' imbecille di tenente che non prende nemmeno ordini ? - Ve lo diceva che era anche lui della cricca ! - Già ... e ora cerca tutti i mezzi per farci restar con Frapolli . - Abbasso Frapolli ! - Abbasso il tenente ! E qualcuno gridò anche : Abbasso il capo stazione ! ... Povero uomo ! ... come ci apparve impappinato quando si vide fatto segno di quel fuoco di fila d ' interrogazioni , alla maggior parte delle quali non sapeva cosa rispondere ! - Li assicuro che Garibaldi è a Digione - Badava a protestare . - Allora a Digione ! - Gridammo tutti . - A Digione - Ripetè , come eco , il duce nostro ! - Ma non so - Riprese il capo stazione - no so , se ci potranno arrivare , se le linee saranno libere ... tante volte i Prussiani ... sono così accidentati quei soldatacci di Bismark ! - Eh ! non importa ... noi si va . - Faccian loro ! - Arrivederlo e stia bene ! - E tutti via di corsa in un treno che era lì pronto . - Ma dove vanno , dove vanno signori ? - Gridava con tuono di raccomandazione quella povera vittima dell ' ignoranza del tenente e dei nostri capricci - Quel treno lì va a Marsiglia : montino in quell ' altro ! - Sanno , cosa è - Proferì stizzosamente allora il nostro accompagnatore - io con loro non ci voglio star più , e me ne lavo le mani fino da questa momento : ecco la loro paga . Nessuno protestò ; nessuno scongiurò il tenente a ritirare quello che aveva detto ; ma egli , dopo averci dato un franco a testa , montò per il primo in un vagone di prima classe , mentre noi fummo di nuovo pigiati in una di quelle gabbie che a vederle sembrano molto più atte a ricettar delle bestie che dei Cristiani ... o degli Ebrei . Il benefico Morfeo , ausiliato potentemente dalla fatica e dallo strapazzo che ci avevano martoriati in quei giorni , scosse i suoi papaveri intorno a noi , che ci addormentammo saporitamente . Con qual voluttà si dormiva ! non il più piccolo sogno , nè piacevole nè triste , veniva a turbare la nostra quiete di morte : come si deve esser felici , quando siam morti ! Non sentire , non vedere più nulla , esser nulla ... ecco quello che devono anelare le anime generose , trambasciate , sbattute in quest ' orrenda burrasca del mondo , dove giungono a salvamento solamente gli ipocriti e i vili . Un urtone rompe l ' incanto di quella calma . Che è ? Siamo giunti a Tournus : sono le nove e bisogna trattenersi fino alle due . Meno male che troveremo qualche caffè , qualche bettola , pensammo tra noi e forse potremo anche riposare su coltri più o meno sprimacciate quattro ore . « Chi mi darà la voce e la parola , » Per stimmatizzare degnamente questo iniquo paesucolo , in cui ci faceva capitare la nostra malvagia fortuna . Io consacro Tournus all ' esecrazione di tutta la gente per bene ; io auguro ai di lei cittadini che il naso ghiacci loro , come ci si era ghiacciato a noi quella sera . La camera dei deputati quando parla Michelini è il luogo più popolato del mondo appetto a Tournus : noi non ponemmo vedere un abitante ; picchiammo a due o tre osterie , non ci vollero rispondere : tirammo pedate da orbi alle porte , vennero i gendarmi a pregarci gentilmente che si smettesse ; non un caffè aperto , non una finestra illuminata , non il minimo indizio di vita . Persino l ' orologio del campanile della chiesa . maggiore era fermo e segnava le sette . Nel mentre che noi avevamo dormito in vagone , la neve era cominciata a cadere ed ora ricopriva col suo bianco lenzuolo tutte le circostanti pianure ; il freddo , il malessere in cui uno si trova quando viene svegliato di soprassalto , il desio intenso di bere che ci accompagnava , come l ' angelo custode accompagna un cattolicone di quelli coi fiocchi , ci avevano procreato un ' arsione , come se si fosse attraversato il deserto ; e anelavamo un centellino di vino , come in circostanze normali si anelerebbe un milione . I cittadini di Tournus non dovevano aver molto in pratica l ' Evangelo ; battete e vi sarà aperto , diceva il divino maestro , e noi battemmo colle mani , coi piedi , colle mazze : battemmo ovunque eravi un ' insegna d ' albergo e di trattoria , nessuno ci rispose : in qualche casa si sentiva metter la spranga . Tornammo tutti sconsolati alla stazione : la trovammo piena di gente sdraiata , che cantava in coro una litania d ' invettive all ' indirizzo di questo sconsacrato paese . - Ma non vi è un Restaurant ? - Domandammo a una guardia . - Una volta ci era ... - Ed ora ! - Lo chiusero al principiar della guerra ! - E per bere come si potrebbe fare ? - Uhm ! ... Guardino là ci è una vivandiera . Guardammo verso il punto che ci accennava quell ' uomo e vedemmo difatti un pezzo di ciccia del peso di un centinaio di chilogrammi : quest ' informe ammasso di carne in sottanina e cappello con piume , ci sembrò bella come un angelo , come l ' Angelo che insegnò alla povera Agar la benefica polla che doveva rinfrancare di spirito e di vita l ' assetato Ismaele . Le chiedemmo da bere ... - Non ce ne ho che pochi bicchierini ... ma sono per quelli della mia compagnia . - Va benissimo ! ... Borbottammo noi , emettendo un sospiro , che non poteva sembrare enigmatico a chicchessia ! - Meno male che poco ci abbiamo da attendere ! - Esclamò uno di noi . Aveva appena terminato di dirlo , quando venne una guardia e coll ' accento più naturale del mondo ebbe il coraggio di dirci : Il treno di Lione è in ritardo , bisognerà che aspettino altre due ore . Noi eravamo prostrati ... Andammo alla pompa che è lì a pochi passi per rinfrescare la macchina : uno si mise a tirare come un facchino e gli altri bevettero , bevettero con rabbia , quasi per protestare che , se la fortuna ci era avara di vino e di liquori , essi se la ridevano di lei e gliela facevano in barba . Poi si andò nel magazzino , ci sdraiammo alla meglio su certi cassoni che vi erano e sonnacchiammo malamente quelle maledettissime due ore . Il fischio della locomitiva ci richiamò a noi stessi e dopo pochi minuti eravamo tutti al nostro posto . Già da vario tempo avevo cominciato a inebriarmi delle mille fantasmagorie che sogliono produrre i beati momenti del dormiveglia , quando il treno si fermò ; e vidi baluginare dentro il nostro vagone , all ' incerto chiarore del lumicino , due fisonomie eteree , due di quelle fisonomie che ti strappano di bocca un grido di ammirazione , tanto le ti sembrano sovrumane : senza trarre il respiro , io le contemplava estatico e pensavo che seguitasse una di quelle belle visioni che tanto mi avevano entusiasmata la testa , pochi momenti innanzi : ma quale non fu la mia meraviglia , allorché io sentii posarmi sulle spalle una manina gentile , allorché un alito profumato mi carezzò dolcemente la faccia ? - Ma è egli vero quello che si svolge davanti a me ? - Riflettevo , quando una vocina simpatica , che mi s ' insinuava proprio nel cuore , mi rivolse queste parole : - Tenete ... Voi dovete averne bisogno . E del pane , del salame e una bottiglia di vino generoso furono lasciate a nostra disposizione da quelle simpatiche fate . Eravamo arrivati a Macon , e le signore addette all ' uffizio del soccorso ai feriti , portavano , come d ' ordinario , qualchecosa per ristorare i soldati di passaggio . Erano le sei della mattina : faceva un freddo tremendo , persino i vecchi soldati , imbacuccati fino alla punta del naso , sbraitavano contro una stagione sì perfida , e quelle donne , e quelle signorine erano là da tutta la notte , portavano quell ' immensi canestri con una disinvoltura e con una grazia che forse si vede adoprare da chi porta un mazzo di fiori : gelavano dal freddo , ma pure sorridevano : morivano dal sonno , ma pure avevano una parola di conforto , una di speranza per noi . Ah ! La donna ! .. I miei lettori avranno osservato che io non l ' ho punto risparmiata ai Francesi , che io ho detto di loro tutto quello che sentivo , che ho esposto alla libera le mie impressioni sul loro contegno , e che l ' ho chiamati degeneri , corrotti , indegni della fama che si erano scroccati in Europa , ma in quanto alle donne bisogna convenire , che avevano tutta l ' abnegazione , tutti i riguardi , tutte le doti , tutte le delicatezze di una madre , e tutto il coraggio delle donne spartane : coraggio che le ha spinte a curare in prima fila i feriti , e che poi ha fatto loro incontrare la morte sulle barricate , quando Thiers ha iniquamente schiacciato e soffocato nel sangue la generosa Parigi . Ah ! non si chiamino utopie gli sforzi generosi di certi publicisti che vogliono collocare la donna nel posto che le si spetta : le donne hanno già fatto abbastanza per mostrarsene degne , che anzi alla prova io le ho vedute riuscir sempre a mille doppi dell ' uomo . Questo avvenimento , così inopinato , mi riconciliò lì per lì colla Francia , con me , con la sorte : ringraziai alla peggio quelle vezzose signore e mi misi a mangiare con un ' appetito da cointeressato . Ci si mosse quasi subito : i volontari salutarono con applausi fregorosi quella città che si era mostrata tanto ospitale con noi . Intanto albeggiava ; la giornata almeno per quello che se ne poteva preconizzare doveva essere uggiosissima : il cielo pareva di piombo , la terra era coperta di neve , grossi stormi di corvi alleggiavano per quei dintorni . Sulla spianata di Baune io vidi un corazziere in alta tenuta , ritto , stecchito al piede di un albero . Gli enormi cipressi , tutti nevicati fuori che in punta , dove tuttora mostravansi verdi cupi , mi sembravano tanti scheletri giganteschi col morione delle vecchie guardie i quali ghignando sbirciassero quello omuncolo coperto di ferro e che in faccia a loro stava nella medesima proporzione di un granello di rena a una piramide dei Faraoni . Dopo un ' ora ci si fermava e questa volta ci si fermava definitivamente . Per somma ventura di quei dieci o dodici lettori che hanno avuto la più che cristiana pazienza di seguirmi fin qui , noi eravamo giunti a Digione , a quella Digione che poco dopo doveva illustrare il sangue di tanti prodi Italiani e che allora ci appariva in mezzo alla nebbia coi suoi gotici campanili , colla sua semplice guglia di San Benigno , come apparisce un ' Oasi a chi si è sperso nell ' ampio deserto , come apparisce la meta allo stanco auriga che già comincia a disperar del trionfo . La stazione era ingombra di cannoni , di casse , dell ' ambulanza , di bagagli di tutte le dimensioni che appartenevano alle truppe ed ai battaglioni che di poco ci avevano preceduto . Due o tre sentinelle di guardie mobili passeggiavano per lungo sull ' ambulatorio , facendo sfoggio di una prosopopea , che te li avrebbe fatti gabellare per eroi ; d ' altronde eravamo in prima linea , e quando il nemico non attacca , ci si può prendere la scesa di testa di farla da gente feroce e terribile , - In rango - Gridò il nostro ufficiale con una voce da baritono molto sfogata , e sfoderando per la prima volta la Durlindana . Questo movimento in altre circostanze ci avrebbe fatti scompisciare dalle risa : in quel momento eravamo troppo felici per aver raggiunto lo scopo delle nostre fatiche , e dei nostri dolori , per poter nemmeno prestare attenzione a questa spacconata . Per quattro fianco destro , avanti marchs ! E mettendoci alla peggio per quattro , escimmo dalla stazione dietro all ' ardente condottiero , infilammo il viale dei Platani che vi conduce , e passando di sotto all ' Arco che fu inalzato ad onore dello strenuisissimo Principe di Condè , entrammo nel capoluogo delle Côte d ' Or . CAPITOLO VIII . Traversammo la città e nella nostra traversata non ci fu dato vedere alcuno amico , nè tampoco alcuno che rivestisse la divisa di Garibaldino ; in quell ' ora così mattinale , i componenti dell ' Armata dei Vosgi , o erano occupati in recognizioni ed esercizi , oppure se la dormivano saporitamente . Felici questi ultimi ... noi cascavamo dal sonno ! ci portarono al quartier generale che era proprio in fondo della città al lato opposto della ferrovia ; il generale Garibaldi abitava il palazzo della prefettura , dove erano stati anche impiantati gli uffizi dello stato maggiore . Vedemmo alla porta in fazione un carabiniere genovese ed una guardia nazionale . Il rivedere la simpatica camicia rossa , ci fece nascere in cuore un ' emozione dolcissima ; i nostri timori di non arrivare in tempo eransi dileguati : entrammo nel cortile ilari , e svelti , proprio come se uscissimo allora da un morbido letto . Il tenente andò a prendere ordini ; poco dopo tornò e ci disse : Loro possono andare per la città : per ora non è stata data alcuna disposizione per loro ; a mezzogiorno sulla piazza delle Mairie io farò le paghe : Dopo queste poche parole , se ne andarono tutti , e si stava per andarsene anche noi dell ' esigua combriccola , che si era mossa da Firenze , quando ci sentimmo chiamare su di verso il terrazzo e avemmo appena tempo di voltarci che si era abbracciati e baciati ... - Ne eravamo sicuri ! - Credevamo dì trovarvi quassù . Guardammo e vedemmo il Piccini e lo Stefani già vestiti da Garibaldini , che ci salutavano così affettuosamente . - O Rossi ? ... Domandammo noi altri . - Rossi è a lavorare ... Riatta tutti i fucili della compagnia ... Lo vedremo più tardi ! - O come mai siete arrivati a raggiunger Garibaldi ? - È una cosa lunga ! - Allora ne riparleremo stasera , perché noi si ha un ' appetito birbone , e si ha una voglia di dormire grandissima . - Per dormire non ci è bisogno d ' andare all ' albergo . - Davvero ? - Sicuro ! .. Venite con noi dal mair ed avrete un biglietto d ' alloggio ... qui in Francia , in tempo di guerra , i militari hanno questo diritto . - Evviva la Francia ! .. Gridammo noi , sedotti ed entusiasmati dall ' idea di non spendere quei pochi piccioli che ci erano rimasti , onde procurarci una stanza . - Venite dunque con me - Disse il Piccini e tutti noi lo seguimmo verso la piazza maggiore della città . Durante il nostro tragitto cominciammo a farci un idea del corpo d ' armata che era stato affidato all ' eroe dei due mondi ; vedemmo i Franchi tiratori , i Mobilitati , gli Spagnoli , la Croce di Nizza , le Guide : i costumi , gli abbigliamenti di questi giovani soldati della libertà , formavano un contrasto così bizzarramente artistico , che ti faceva credere di essere in un mondo nuovo , in un mondo variato ; ad ogni cantonata tu vedevi un nuovo vestiario : pareva quasi di avere in faccia agli occhi un caleidiscopio continuo ; chi aveva in cuore un po ' di sentimento di artista , lo si poteva facilmente conoscere dal modo con cui portava le piume al cappello e la svelta casacca ; una collezione di penne di tutte le qualità ; dall ' aristocraticissima penna di pavone , alla plebea di gallina , che forse rammentava un allungamento di mano non permesso dal Codice , tu vedevi brillare sui cappelli di questi amabili matti , ogni specie di questi arnesi indispensabili agli animali che s ' elevano dal suolo . I Franchi Tiratori ci offrivano l ' esattissima riproduzione dei volontari Italiani del 1860 e del 1866; tra loro spiccavano delle distintissime fisonomie : tra loro figurava in mezzo ai figli della montagna l ' artista , in mezzo all ' uomo del lavoro abbronzato dal fumo dell ' officine , il generoso milionaro abbronzato dal sole : tutti erano rappresentati in quelle file , che lo spirito potente dell ' amore di libertà affratella nel momento supremo , in cui questa libertà versa in pericolo , coloro che sentono rispondere generosamente il loro cuore all ' appello dei santi principii , che saranno il Vangelo dell ' Umanità . Una tal vista rallegrò i nostri spiriti : il sonno si era dileguato , si era dileguato lo strapazzo , si era dileguata la fame . O divini entusiasmi di colui che affronta la morte per un ' idea generosa , perché siete svaniti , e così presto svaniti ? .. Siamo forse diventati vecchi in due mesi ? .. Le nostre fibre non si commuovono forse tuttora alla corrente magnetica , che infonde le voce del dovere , della patria , della società conculcata ? Chi sa .... L ' atonia in cui viviamo ci ripiomba in uno scetticismo che voglio credere temporaneo ... Tornino i giorni felici , torni il santo momento di una rivoluzione , e scettici o no , ci troveremo al nostro posto ! Utilizzare la vita a prò di chi langue : ecco quale deve essere in tanta tristezza di tempi , il programma per chi ha cuore e coscienza . Andammo alla Mairie e volendo render meno dura che fosse possibile la situazione , che ci si preparava , approfittandoci dei nosti abiti cittadineschi , demmo a bere all ' impiegato che eravamo ufficiali , e ci fu sul tamburo steso un biglietto d ' alloggio per uno dei primari palazzi di Digione , nientemeno che il palazzo de Beverant . Qui fummo accolti gentilissimamente da una vecchia signora , che ci condusse in un magnifico appartamento e c ' insegnò uno stanzino tutto pieno di legna , dicendoci che con quel freddo ci avrebbero fatto assai comodo ! Eppoi la simpatica vecchia si intrattenne con noi in amichevole conversazione ; la ci disse le cose le più gentili , ci salutò come gli angioli salvatori di quel disgraziato paese ... E i nostri buoni governanti d ' Italia che ci riguardavano come diavoli , ed i malvoni che ci tenevano a rispettosa . distanza , che ci gabellavano per scavezzacolli , per beceri , per intrattabili ? .. Proprio il caso da dire nemo propheta in patria , e se i benigni nostri avversarii avessero udito le gentili proteste a nostro riguardo indirizzateci da quella donna , appartenente alla più pura aristocrazia della Francia , scommetto la testa che alla lor volta sarebbero divenuti frementi . L ' ospite nostra ci ragguagliò su certe prodezze che avevano commesso i soldati di re Guglielmo nella prima occupazione della città ; il comando generale gliene aveva messi in palazzo cinquantasei : e tutti spadroneggiavano peggio che se fossero in una caserma ; accendevano il fuoco e facevano da cucina nelle magnifiche camere ; avevan ridotto il giardino a maneggio per i cavalli : pretendevano le legna , e qualche giorno persino il vino e la carne . L ' amor nazionale avrà forse fatto esagerare un poco quella signora , ma è un fatto che molti tra i soldati della grazia di Dio ne fecero di quelle di pelle di becco , a detta di tutti ; tutti però concordavano nell ' affermare , che questa gente , la quale dicerto non era stata restia nel far pompa di prepotenza verso il popolo inerme , era rispettosissima , educatissima verso il sesso gentile . Sapemmo anche per mezzo della nostra interlocutrice , quanto fu lo spavento da cui fu colto il generale Werder , quando Garibaldi tentò di sorprenderlo la sera del 26 novembre : tutti i cariaggi erano stati preparati , tutte le disposizioni per una ritirata erano state ordinate in men che si dice ; i soldati avevan fatto fagotto : i battaglioni di riserva erano adunati nelle piazze , e di momento in momento altro non si attendeva che l ' ordine della partenza . La signora ci rese informati di un episodio , che poi ci fu dato raccogliere anche da tutti gli altri cittadini che avvicinammo ; episodio ben meschino a paragone di quelli che si svolsero in quel maraviglioso periodo di storia che farà stupire i nostri posteri , ma che ci si dava come ragione principale dello sgombro della città da parte dei soldati Germanici . Io credo però che quello che ci si raccontava , come verità indiscutibile , non fosse altro che una di quelle storielle , che nascono non si sa come , che si propagano con facilità straordinaria in un momento in cui una nazione ha perso la bussola , ma che cadon di subito di faccia alle riflessioni che può ispirare il più volgare buon senso . Secondo questi discorsi il buon Werder , che è un cattolicone coi fiocchi , uno di quei cattolici per cui il regno dei cieli è spalancato come per tutti i poveri di spirito , dopo un lungo colloquio che aveva avuto col vescovo di Djon , degno servo dì Dio , avrebbe preso le sue carabattole e cheto come un olio , spaventato dalle minaccie dei fulmini dell ' ira divina aveva trasferito le sue tende ben lontano da quella città , dove sarebbe piovuto acqua bollente se egli si fosse piccato di continuare un occupazione in odio alle tremende divinità che reggono il mondo . Le frequenti visite che il generale Badese con un unzione veramente apostolica faceva al vescovo , l ' intimità più che fraterna che esisteva tra questi due personaggi , il patriottismo ben noto del pastore che aveva sotto la sua tutela i buoni abitanti delle Côte d ' Or furono dicerto la ragione precipua per cui nacquero e presero voga queste chiacchiere di nessuna entità . Io non posso credere che un capo di stato maggiore , reputatissimo come è il signor Moltk , possa ritenere ai suoi ordini un sagrestano che si lascia imbecherare dalle fandonie impossibili di un porporato qualunque . Dopo aver bevuto dell ' eccellente Wermuth , lasciammo il palazzo , che cominciavamo a riguardar come nostro , e rientrammo in quelle strade , dove un continuo viavai di soldati , di cavalieri , di carri , d ' artiglierie produceva un chiasso , una confusione che c ' inebriava , mentre avrebbe fatto venire un ' emicrania solenne al pacifico e ben pasciuto gaudente , che per caso si fosse trovato lassù . Arrivati appena nella rue Condé , via principale della città , degli applausi entusiastici ci colpiron gli orecchi ; poi un correre concitato di ragazzi e di donne ; uno spalancarsi di finestre ; un ' affollarsi repente lungo i marciapiedi , ed un gridìo unanime , pieno , che ci produsse immediatamente una commozione indicibile . Vive Galibardi ( ! ) Vìve le premier defenseur de la France . Il primo soldato della libertà dei popoli passava per quella strada , ed il popolo che in tutto il mondo fa sempre sentire la generosa sua voce in favore dei generosi che alla libertà dedicano la loro intiera esistenza , accoglieva come si conveniva , ben differente dai grandi del mondo che dispregiano sempre , chi è grande davvero . Garibaldi ! ... Chi può rammentare questo nome , chi le gesta famose dell ' eroe divenuto già leggendario , senza sentirsi dì subito rapito in una commozione divina ? ... Eccolo là , questo vecchio figlio della rivoluzione , sempre giovine quando si tratta di rispondere ai di lei magnanimi appelli ! Eccolo là quell ' uomo , che nel suo splendido passato dall ' ultima Montevideo alla vicina Mentana è stato sempre in prima fila per la causa divina dell ' Umanità ! ... A che mi si rammentano i grandi , a che mi si rammentano gli eroi ? Pari al sole che quando sorge col suo Oceano di luce fa oscurare le stelle , quest ' uomo ha fatto oscurare la fama di tutti quelli che lo precessero . I posteri lo crederanno un mito : perché la fortuna ha dato a questi tempi un Garibaldi , quando non ci ha dato un Plutarco per rammentarne degnamente le gesta ? Ma i buoni popolani son pronti a rammentarlo degnamente ai lor figli , ad insegnar loro a venerarlo come quelli da cui dipende la felicità , l ' avvenire di quelli che soffrono ! Io per me , le poche volte che mi è stato dato incontrarlo mi son sentito le lacrime agli occhi ed egli mi è trasvolato davanti come un eroe dei tempi sublimi , in cui i Cincinnati e i Fabbrizi lasciavano la spada dopo aver salvato la patria , per tornare alle glebe natie , O alle officine rese sacre dal sudore di quelli operai , che veramente erano grandi per il lavoro e per la virtù cittadina . Benedetto da tutti quelli che amano ; implorato , come una speme da tutti quegli che soffrono ; terribile ai tiranni ; sempre presente agli schiavi ; invano tenteranno d ' abbatterlo i Giuda politici , che si inspirano ai fondi segreti del ministero , mai alle azioni generose . Il Generale era in carrozza con l ' indivisibile Basso ; ambedue erano vestiti in borghese : Garibaldi aveva un cappello alla calabrese bigio ed il punch che sempre lo ho accompagnato in tutte le campagne ; dietro alla carrozza venivano a cavallo il maggiore Fontana dello stato maggiore , e il capitano Galeazzi delle Guide , aiutante di campo . Il Generale sorrideva a quei popolani che l ' applaudivano con tanto entusiasmo , e li salutava gentilmente con le mani . Il popolo di Digione accompagnava sempre con dimostrazioni d ' affetto il Generale , e quello che si vedeva , si doveva d ' ora in là ripetere ogni giorno davanti ai nostri occhi . Poco dopo che noi ci eravamo commossi ad un tale spettacolo , dovevamo esser sorpresi da un ' incontro non meno gradito di quello del nostro Generale . Trovammo Rossi , nostro compagno sul Var , uno di quei pochi Fiorentini , che sempre fedeli al principio Repubblicano , avevano subito gli oltraggi dei giornali dello sbruffo , e l ' ire delle questura , e che ora , coerenti al proprio principio , dopo mille peripezie , che più tardi racconterò ai miei lettori , era pervenuto a raggiungere gli stendardi della , libertà e della emancipazione sociale . Il Rossi era ingrassato in una tal maniera , che noi durammo fatica a riconoscerlo : sembrava più un Domenicano che un Garibaldino ; gli si leggeva in volto la contentezza dell ' uomo che dopo tante fatiche , ha potuto raggiungere uno scopo per tanto tempo da lui vagheggiato . Andammo tutti insieme a pranzo : lì sapemmo a un ' incirca tutto l ' andamento preciso dell ' Armata dei Vosgi : questo mucchio di uomini , abbastanza omeopatico , a cui superbamente si regalava il titolo d ' armata , era allora diviso in quattro brigate : la prima sotto il comando del generale Bossak , aveva il suo quartier generale a Fontaine , paesetto , a circa due kilometri di distanza da Digione : la seconda , anticamente comandata da Delpeche , ed ora comandata dal Lobbia , si era avviata verso Langres , e non si sapevano notizie precise sul di lei conto : la terza , generale Menotti , era a Talant , e ne formavano parte le due legioni italiane sotto gli ordini di Tanara e Ravelli : Ricciotti con la quarta brigata era dalle parte di Poully , lato Nord Est della città . Le traversie che ebbero a subire Rossi e Piccini , Squaglia e Baldassini per giungere in Francia , ci furono raccontate a quel desinare e meritano , credo , l ' attenzione dei lettori , se non altro perché questo serva ad assicurarli del come , quando si nutrono certe idee , si affronta qualunque pericolo da quel partito che i troculenti avversarii , hanno osato qualificare per gente che non ha nulla da perdere e che si pasce solamente di trambusti perché in questi ci è da pescare nel torbido , Rossi e gli altri , dopo il nostro arresto restarono in Livorno e giungendo ad eludere quell ' oculatissima pulizia , poterono giungere al momento bramato di imbarcarsi su una piccola barca , colla quale si accingevano a intraprendere una traversata che mette in pensiero l ' indolente e pacifico borghese che deve farla in piroscafo . Perseguitati dalla polizia che non si ristava un momento da pedinarli , con un tempo indiavolato essi poterono imbarcarsi verso mezzanotte , due miglia lontani da Livorno . Il mare metteva spavento : ognuno potrà facilmente rammemorarsi di quanto furono sconsocrate le giornate che nell ' anno passato annunciarono l ' inverno ; perfido il clima , continue le pioggie , mai interrotte le burrasche ; ora mi si mettano otto o dieci persone sopra uno schifo , atto solamente a fare delle passeggiate , eppoi se ne tragga l ' unica conseguenza possibile , e la non può esser che questa : i bravi giovani erano decisi a giocare di tutto per raggiungere il loro scopo , e possedevano tempra , da reputarsi più che miracolosa in questi tempi di unversali debolezze e di codardia inesprimibile . Certo che chiunque avesse veduto quel piccolo legno , sbattuto in mezzo agli spaventevoli cavalloni , sempre a un pelo per far cuffia , sempre frisando gli scogli , sempre a pochi passi dalla morte , non poteva fare a meno di esser colpito da tanta sublimità , da tanta abnegazione , da tanto coraggio ... Oh ! non mi si dica , che ai dì d ' oggi l ' antica virtù è un mito nel mondo ... oh ! no ... la virtù esiste : sarà a bella posta obliata ; si tenterà di farla passare per pazzia , ma a dispetto di chi non lo vuole , essa trova sempre dei seguaci , dei seguaci che vivono e muoiono ignorati , ma che sono anche troppo superbi per ottenere tale oblio , nel secolo in cui i ciarlatani di professione , i codardi e colpevoli servitori delle corti e del vizio sono portati in palma di mano da una folla più di loro codarda e colpevole ! La virtù la vìve , ma per volerla rintracciare , bisogna andare tra quella gente che è posta in quarantina dalla società degli uomini serii , bisogna rintracciarla nei bassi fondi sociali , tra la gente che soffre , lavora e muore di fame ; simile in tutto alle perle che non si trovano che tra la melma . Il vento impetuosissimo , i marosi che in conseguenza di questo avevano raggiunto tutto ciò che può esservi di più orribile per il marinaro , l ' albero maestro troncato costrinsero i nostri giovani amici a fermarsi a Vada , piccolo paese della Maremma , distante a dir molto mezza giornata di cammino da Livorno . Attorniati immediatamente dai carabinieri , essi dovettero ai sentimenti generosi dei buoni popolani di lassù , il potersi ridurre in salvo : si rifugiarono diffatti in un ' abbaino , alle cui finestre non erano imposte , nè vetri , e che aveva tanto basso il soffitto da costringere chiunque v ' entrasse , ad andarvi carponi . Vi doverono star sette giorni : senza un pagliericcio , senza un brodo che loro ravvivasse le forze già esauste ; costretti a dormire , l ' uno l ' altro abbracciati , per scongiurare la veemenza del freddo Siberico , confortandosi e prendendo animo all ' idea del santissimo sacrificio che per santissimo intento essi in quel mentre facevano , passarono in quella dolorosissima situazione degli istanti divini . Riattato il piccolo navicello , essi a notte inoltrata poteron ripartire : a bordo vi erano viveri , ma essendo durato il viaggio per altri sedici giorni , i futuri difensori della repubblica , soffrirono anche la fame ed arrivarono sfiniti , cascanti , dopo cento altre peripezie a Bastia . Nella capitale della Corsica , Rossi , Piccini , e i compagni , trovarono una perfidissima accoglienza : tutti ci dichiararono umanimemente che quegli abitanti , devoti alla causa Napoleonica , appena che ebbero odorato , che i giovinetti , sbarcati dal quel navicello , stracciati , ed in cattivissimo , stato , erano dei Garibaldini , non fecero che guardarli in cagnesco , non risparmiando loro certi atti villani , che sarebbero stati degnamente rintuzzati , se in quei momenti ragioni potentissime non avessero consigliato sangue freddo e prudenza . Ricevuti come cani alla prefettura , trattati , quasi come pazzi al comando di piazza , guardati con diffidenza dal Mair , essi non si perdettero di coraggio e fiduciosi nel proverbio che l ' importuno vince l ' avaro , tanto almanaccarono , tanto scombussolarono , usando ora buone maniere , ora sgarbi , pregando e protestando , che alla fine furono imbarcati sopra un piroscafo , e inviati a Marsiglia , dove si erano già costituiti i due celebri comitati Garibaldini . Credendo dì aver toccato il cielo con un dito , i bravi nostri amici salutarono Marsiglia , come il fanciullo che si è perduto nel bosco , saluta il cammino della casa paterna . E furono accolti a braccia aperte dal Comitato , ed i membri di questo furono loro cortesi d ' incoraggiamenti e di belle parole ; nè quando accamparono il loro desiderio di partir prontamente , fu fatta l ' obiezione più piccola ... Meno male che la fortuna qualche volta corona felicemente gli sforzi di chi ha sofferto - Pensavano i nostri , entusiasmati .. - Oh sì , che la pensavano bene ! Essi non erano giunti che alla prima stazione del Calvario che doveva menare , qualcuno di loro alla morte , e credevano invece di aver preso possesso della terra Promessa . Frapolli aveva in quell ' epoca il suo quartier generale a Chambery , e già stava instituendo un primo battaglione di fanteria a Montmèlian nell ' estrema Savoia . Là furono diretti i nostri amici , i quali , non sapendo ancora , quanto fosse discorde il celebre grande Oriente della Massoneria dai disegni del Generale , andarono alla loro destinazione , allegri e contenti , con la ferma convinzione di raggiungere tra pochi giorni , l ' invitto capo dell ' armata dei Vosgi . Arrivati alle loro destinazione essi trovarono tra i componenti del battaglione lo Stefani , venuto via pochi giorni avanti di Firenze . Quattrocento giovinetti erano già adunati , ma nessuno di loro aveva arme , nessuno di loro aveva il più piccolo distintivo che potesse contrassegnarli , come soldati . I superiori , si sfogavano , a rammentare ogni giorno , che presto anche loro sarebbero andati in prima linea , e intanto esortavano i dipendenti a fare delle esercitazioni , le quali tutte , si compendiavano in gite di 15 , 16 e persino 20 chilometri , su quei monti , dove la neve si alzava sette o otto metri dal suolo . I continui strapazzi , tutti infruttuosi , il rigido clima di quelle alpine ragioni influirono maledettamente sulla salute di quei poveri diavoli di cui molti ne andarono allo spedale , mentre gli ufficiali passavano allegre serate , ravvivati da cene Lucullesche , che il loro capo scroccava ai buoni Massoni di quelle montagne ; ragione questa per cui ogni ufficiale che dipendeva dal buon Frapolli si faceva di subito iniziare ai misteri della Massoneria ! Fu dato il comando del battaglione al Perla , a quest ' eroe che ora è una delle più belle figure nel Panteon dei martiri della libertà : Perla , valoroso soldato delle nostre guerre dell ' Indipendenza , patriotta di romana virtù , comandando una frazione del microscopico esercito del Frapolli , non si rese certamente complice dei bassi intrighi del suo superiore , e lo mostrò chiaramente quando tra i primi , raggiunse la legione del Garibaldi tra cui doveva incontrare così gloriosamente la morte . Rossi , Piccini , Stefani , in ricompensa di aver servito altre volte , furono fatti sergenti , ma il tempo passava ( erano già scorse due settimane ) e ancora non si veniva a capo di nulla ; unica cosa fatta , fu l ' abbigliamento per i volontari : i giovani cominciavano a mormorare : le notizie degli scontri che aveva sostenuto Garibaldi erano giunte fin là , e troppo repugnava a giovine gente restare in un deposito , mentre i fratelli si misuravano coll ' inimico e spargevano di nobile sangue gli ubertosi vigneti della Borgogna . Tutte le sere in caserma succedevano concitatissime conversazioni ; si proferivano gridi che non erano certo d ' ammirazione per i comandanti ; si fischiavano gli accaniti difensori degli ufficiali , era insomma una confusione da metter pensiero a chi era incaricato di condurre tutta quell ' accolta di gente : una di queste sere , proprio all ' impensata , capitò a Montmelian Frapolli ed ordinò una rivista per il giorno dipoi . Dopo aver squadrato , così per pretesto , ad uno ad uno i suoi dipendenti , il Frapolli fece formare il quadrato , e piantandosi in mezzo alle file , sciorinò tutto d ' un fiato un lungo discorso , dove chi capì un acca potè chiamarsi ben fortunato . Parlò di trame e di cospirazioni , protestò di esser calunniato , di andar d ' accordo con Garibaldi , ma che però non bisognava sposarsi a quest ' ultimo , poiché dei guerrieri bravi ce ne erano anche più di lui , poiché era succeduta la rivoluzione anche nell ' armi e nella strategia e che perciò ci voleva gente nuova . Un lungo mormorio ed anche qualche fischio accolsero le strampalate parole del generale , che alzando , bruscamente le spalle e borbottando , non so quali inpertinenze , si ritirò seguito dal suo stato maggiore . Giunto il battaglione alla caserma , Piccini , incoraggiato e sostenuto da Rossi e Stefani , scrisse addirittura una lettera a Garibaldi , lettera nella , quale si metteva chiaramente a nudo la situazione e si chiedevano consigli su ciò che era da operarsi : qualora non forse pervenuta alcuna risposta i tre amici avevano deciso di disertare . Come furono lunghi i cinque giorni d ' aspettativa ! quante polemiche , quante questioni anche serie non accaddero in quel breve lasso di tempo ! i soldati cominciavano a perder la fiducia nel loro capo , dacché subodoravano che tra lui e il grande Italiano non ci era più quell ' accordo , che solo può produrre buoni resultati ; finalmente venne il colpo dì grazia , e questo colpo fu giusto appunto la lettera con cui Canzio a nome del Generale rispondeva a Piccini . Frapolli vi tradisce , Frapolli è un ' inviato del Governo Italiano , che tenta di seminare la zizzania nel campo degli eroi delle libertà - Tale era a un dipresso il sunto dello scritto di Canzio . Un fulmine e questa lettera potevano produrre il medesimo effetto . I volontarii si ragunarono tumultuosamente : siamo traditi : abbasso i traditori : viva Garibaldi vogliamo partire ... ecco le grida che sorgevano da tutti quei petti , ecco le convinzioni che tutti quei giovani esprimevano proprio all ' unisono : invano gli ufficiali con preghiere , con moine , con minaccie pretendono di far rientrare in caserma i sottoposti e di ridurli a dovere ; invano si rammenta loro la causa che sostengono e che può esser compromessa con moti intempestivi e con deliberazioni inprovvise : oramai tutti son rimasti troppo scottati dalle buone parole , oramai tutti son stanchi di lasciarsi abbindolare di più ; gli ufficiali sono obbligati ad andarsene scorbacchiati e confusi ; nè potevano quei bravi avanzi delle guerre della libertà disapprovare in cuor loro l ' impazienza generosa di quei bravi ragazzi : difatti la maggior parte degli ufficiali raggiunse poco dopo l ' armata , e si portò eroicamente : rimasero solamente quegli eroi che fanno la guerra per diventare ricconi , che fuggono al fuoco , ma che sono i primi ad attaccarsi i ciondoli del valor militare sul petto . Dalla rivoluzionaria assemblea , fu conchiuso d ' inviare una sommissione al Generale e fargli noto , come idea decisa di tutti , fosse il raggiungere i fratelli che si trovavano in faccia al nemico . Eletti a far parte di questa commissione furono appunto i tre nostri amici Rossi , Piccini , Stefani . Essi portaronsi immediatamente a Chambery , dove si abboccarono col colonnello Pais , una delle onestissime persone e dei repubblicani distinti che era rimasto acchiappato dalle reti del Frapolli . Pais cominciò col fare qualche appunto al quartier generale , deplorò le parole del Canzio , esortò i nostri giovani a non volere attizzare quel fuoco , che divampando avrebbe distrutto la reputazione di patriotti distinti e forse anche l ' esito della intrapresa repubblicana . I tre furono irremovibili : vedendo allora il Colonnello come qualunque parola sarebbe stata vana a trattenerli , permise loro di allontanarsi dal battaglione , anzi li pregò a presentarsi al quartiere generale , allora in Autun , e a scongiurare coloro che comandavano l ' armata dei Vosgi a prendere una definitiva risoluzione affinchè cessasse quel fatale dualismo che poteva condurre a così triste , a così deplorevoli consequenze . Accompagnati alla stazione dagli applausi di tutti i compagni , ed imbarcatisi , dopo un viaggio lungo , anzichenò a causa dell ' interruzioni ferroviarie , i nostri amici arrivarono al capoluogo del Giura , alla città che fu culla del noto Mac Mahon , e senza por tempo di mezzo , si recarono alla sede del quartier generale . Lobbia e Canzio accolsero i nuovi venuti più che se fossero amici , proprio come se fossero stati fratelli . Tutti erano indignati per il contegno tenuto dal Frapolli : difatti nessuno poteva farsi una ragione del come quest ' uomo daccordo coi Comitati accaparasse per se tutta la miglior gioventù che veniva d ' Italia , e la forzasse all ' inazione , alla vita coruttrice della caserma e della guarnigione , mentre il generale Garibaldi non faceva che raccomandarsi a tutte le parti , perché gli inviassero dell ' uomini . No ! Non erano induzioni fallaci , non erano calunnie , quelle che si formulavano sopra quest ' uomo . La ragione ridicola che accamparono alcuni miei amici , svanisce davanti al primo soffio del più volgare buon senso . Frapolli , dicevano questi , vuol risparmiare il sangue di tanti generosi : ha preso il grado di generale per impedire degli inutili combattimenti ; Frapolli a tale scopo è stato inviato dalle Massonerie . Io non voglio credere che un ' associazione che ha per base l ' amore del vero e dell ' umanità , abbia non che autorizzato , permesso , che uno dei suoi più influenti fratelli la facesse o da Don Basilio o da Arlecchino in momenti in cui il sangue correva a ruscelli e in cui si poteva finalmente risolvere il gran problema dell ' emancipazione dei popoli . Io credo coi più , che Frapolli non fosse che un ' ambizioso di bassissima lega ; un innocuo coniglio che per poco tempo si era provato a indossare una veste da leone , che aveva riconosciuto troppo pesante per lui ; un ciarlatano qualunque , uso in Italia a recitare due parti in commedia , deputato e tribuno , scenziato e generale , capace di tutto fuori che di far tacere la sua sperticata superbia , ed a combattere sotto gli ordini di chi ne sapeva più di lui , di chi più di lui ne aveva il diritto . Canzio in special modo era irritatissimo : disse ai nostri amici che a giorni sarebbe partito , come infatti partì , per condurre via tutti gli uomini che erano adunati a Chambery e a Montmelian . Rossi , Piccini , e Stefani non vollero tornare donde erano venuti , quantunque loro si facessero conoscere delle prospettive di avanzamenti sicuri ; troppo contenti di aver finalmente raggiunto Garibaldi , di aver potuto riabbracciare i vecchi compagni d ' arme e di trovarsi con loro , essi si strapparono i galloni di sergente ed entrarono semplici soldati nella compagnia dei Carabinieri Genovesi , compagnia che si costituiva allora sotto gli ordini del distinto capitano Razzeto . Dopo due o tre giorni il quartier generale erasi trasferito a Digione ed i tre nostri amici , insieme al prode comandante dell ' armata dei Vosgi ( chè la compagnia dei Carabinieri Genovesi mai si staccava da lui ) erano venuti in questa città . Tale a un dipresso fu la narrazione che a pezzi e bocconi strappammo durante il desinare ai nostri compagni , che si mostravano di un buon ' umore e di una gaiezza invidiabile . Entrarono nella trattoria e si unirono con noi Mecheri e Ghino Polese , appartenenti ambedue alle Guide , e già in Francia ambedue fino dai primi principii della campagna . E qui furono lunghi discorsi , domande spesse , ripetute , alla maggior parte delle quali era impossibile dare una risposta , tanto rapidamente le si succedevano ; era una conversazione briosa , scapigliata , attraente ; e a renderla più allegra e più rumorosa influiva non poco lo squisito nettare , che producono i vigneti della Côte d ' Or , incantevole soggiorno per chi adora il dio Bacco . Prometto che sarà l ' ultima volta che mi perdo nel cantare le glorie del vino ; hanno ragione , purtroppo coloro , che dicono che noi abbiamo troppo presenti le libazioni che abbiamo fatto nell ' ospitale Borgogna , e che ad ogni poco io apparisco più un ubriaco che uno scrittore : ma mi crederei uno scrittore macchiato della più nera ingratitudine , se io non ti rammentassi o liquore color d ' ambra , che c ' ispirasti tante magnanime idee , che ci mantenesti in tanta salute per la modica somma di cinquanta centesimi per bottiglia , mentre qua adulterato , bisogna pagarti tre o quattro franchi .. Noi secondo l ' abitudinaccia nostra si diceva male di tutto e di tutti , si stroncava per passatempo qualche reputazione , si prendevano in burletta certe cose che , convengo pel primo , sarebbe stato assai meglio pigliare sul serio . Le nostre lingue sono un po ' lunghe ... d ' altronde è un difetto organico , che si sviluppa frequentando la società ! ... Il Rossi soltanto non prendeva parte alcuna alle nostre maldicenze ; anzi con fare affettuoso e paterno ci faceva delle reprimende che per lo più terminavano in lirismi ed in voti di esagerate speranze per l ' avvenire . Il Rossi aveva la fede e l ' energia di un apostolo , la fermezza di un cospiratore , il fanatismo del martire . Sempre eguale a se stesso : nella sua officina a Firenze , nelle prigioni che spesse volte aveva assaggiato per non voler troppo bene al presente ordine di cose , nei combattimenti dove aveva a incontrare poco dopo tanto gloriosamente la morte , egli avrebbe creduto di peccare smentendo se stesso , anche così per far chiasso in una conversazione d ' amici . A sentir lui era certo il trionfo della repubblica , non solamente in Francia ma in un ' altro paese dove egli era sicuro che Garibaldi ci avrebbe portato appena distrigati gli ultimi conti coi fedeli alleati della Grazia di Dio . Figuratevi in quella combriccola di scapestrati , quale effetto facessero le parole calme , dolci di questo giovine la cui perdita ha lasciato tanto voto nelle file dell ' esiguo partito democratico della mìa bella Firenze . È inutile : il Rossi parlava come un santo , ma quella sera doveva essere baccano : si festeggiava il nostro arrivo e non poteva essere a meno ! ... Squaglia , Baldassini , una caterva di Livornesi ci raggiunsero , e tutti insieme rammentandoci le vaghe colline della nostra Toscana , il nostro bel cielo , il volto delle nostre ragazze , idealizzato dalla lontananza , le chiassose baldorie e le ribotte di un tempo , incominciammo a intronare quegli stornelli , che si sentono tante volte sulle labbra gentili delle nostre donne del popolo : stornelli d ' amore , malinconici come il ricordo di una svanita illusione , modesti e simpatici come i fiorellini dei campi che l ' hanno ispirati , poeticamente rozzi , come coloro che senza alcuna istruzione l ' hanno composti . Dagli stornelli passammo alle ardenti canzoni ed agli inni : la Rondinella di Mentana , l ' inno di Garibaldi , la Marsigliese ... Era la voce dell ' Umanità e della Patria , che sorgeva gigante ad oscurare quella della città e della famiglia , e che in mezzo alla orgia ci faceva ricordar di essere uomini . Escimmo cantando : quella sera ci si sentiva felici : i popolani si accalcavano al nostro passaggio e ci accompagnavano coi loro applausi : noi italiani in Francia abbiamo molta fama musicale , molta più di quella che ci si merita : qualcuno di noi per esempio stuonava più di un secondo tenore del teatro Nazionale , eppure sentimmo ripetere che mai coro più accordato del nostro erasi sentito in Digione ... Chi si contenta gode ! L ' orologio battè mezzanotte : l ' ora era più che canonica : bisognava ritirarsi : Rossi che voleva sapere l ' andamento generale delle cose d ' Italia , e i progressi , che vi aveva fatto l ' idea , e come le masse accogliessero le notizie di Francia , volle in tutti i modi accompagnarci a casa . Povero Rossi ! ... Venne con noi , cominciò a domandare ... ma noi con poco rispetto attaccammo un sonno da paragonarsi solamente a quello di un lettore delle Perseveranza , ed egli continuò a gestire , e scalmanarsi per una buona mezz ' ora , in mezzo alle note più o meno sfogate delle nostre trachee cambiate lì per lì in contrabbassi . CAPITOLO IX . L ' aver ritrovato i nostri amici , la contentezza di poter passare qualche ora con loro ci aveva fatto dimenticare il ritrovo , a cui eravamo stati invitati il dì innanzi dal nostro ufficiale . Un vecchio soldato arriccerà il naso a questa notizia , e dirà , come di solito , che primo ed essenziale requisito di coloro che bramano farsi onore e debellare il nemico è la disciplina : ma noi che abbiamo a noia il veder l ' uomo ridotto allo stato di macchina , noi che siamo persuasi che l ' affezione a un ' idea può benissimo generare l ' eroe , che non hanno mai generato le ridicole e assurde pedanterie , noi credemmo di non aver dicerto peccato , se in quel primo giorno eravamo stati sordi all ' invito , decisi di raggiungere al domani la compagnia , o il battaglione a cui eravamo stati aggregati . Perciò appena albeggiò , escimmo di casa e ci avviammo verso il centro della città per sapere le notizie che ci riguardavano . La piazza della Mairie , era una delle più belle piazze di Digione : notevole per un gran numero di baracche e di banchi dove alcune donne , tutte brutte , ad eccezione di una sola , facevano spaccio , di sigari , di caffè e di liquori . I volontarii si affollavano intorno a loro , e non avevano torto : lì con dieci centesimi , avevano quello che nelle botteghe costava quaranta e anche cinquanta centesimi . Ad uno di questi banchi trovammo il nostro tenente : meno male ! .. questo incontro ci rispiarmava il fastidio di dover interrogare altra gente e di dovere impazzare per rinvenire la caserma . - Scusi tanto ... - Noi principiammo , avvicinandolo , ma egli tagliò ogni discorso dicendoci : - Ieri non si fece nulla .... . Vengano oggi a mezzogiorno ... è l ' ora delle paga : credo che nessuno mancherà . - Duuque a Mezzogiorno ? - Sì . - E dove è il nostro quartiere ? - Vadano alla Madaleine e là troveranno i loro ufficiali ... Loro non dipendono più da me ... Io appena che ho accompagnato le spedizioni , me ne lavo le mani , - A rivederlo ! - A rivederci ! Andammo allora al quartier generale ; per quella mattina , non pareva che alcuna cosa alla più lontana indicasse qualche probabilità di un attacco da parte del nemico . I Prussiani difatti avevano sgombrato Digione , per concentrarsi ; si aspettava , che dopo tanti giorni di quiete una gran massa di Tedeschi , col solito sistema che ha sempre guidato i movimenti di Moltk , piombasse sulla città principale delle Côte d ' Or . Dicevasi anche che a ciò fosse stato pescelto il corpo d ' armata del principe Federigo Carlo , perché a Versailles si voleva finirla una volta con questa riunione accogliticcia di giovanastri che rompevano anche troppo le scatole alle truppe più agguerrite e più disciplinate del mondo ; ad ogni modo , e lasciando da parte qualunque interpetrazione a cui dava luogo questa continua inazione dei nostri nemici , quello che si può accertare si è che questi si erano allontanati parecchi kilometri da Digione ; le nostre scorrerie , le recognizioni che senza posa facevano le truppe di linea , mai si erano scontrate con loro , e tutti insieme concordavano nell ' affermare che di Prussiani non ci era il minimo segno in tutti i dintorni . Garibaldi non si lasciava sfuggire questa bella occasione che gli fornivano i propri avversarii : tutti gli uomini che dipendevano dai suoi ordini a poco a poco si riunivano nella città dove egli aveva posto il quartier generale ; come abbiamo veduto , il brigadiere Lobbia era stato da lui inviato verso la direzione di Langres dal lato di Parigi ; Canzio era partito per definire la questione con Frapolli e portare all ' Armata dei Vosgi , tutti quei volontari che fino allora si erano tenuti lontani dal teatro della guerra . Le circostanti colline formavano oggetto di studii speciali e si fortificavano alla meglio , come lo consentivano gli scarsissimi mezzi di cui il governo era largo con l ' armata guidata dall ' invitto Eroe dei due mondi . Tutte le mattine alle quattro il generale esplorava la linea dei nostri avamposti . Esso percorreva l ' immensa estensione in carrozza e sempre accompagnato da Basso : poi si riduceva al quartier generale da cui era ben raro che si muovesse durante la giornata . Il povero vecchio era torturato dai dolori attritici : ben di rado egli abbandonava le grucce , ma pure si vedeva sempre sorridere , sempre incoraggiare i soldati , beato di potere offrire anche una volta il suo braccio in difesa dei santi principii , di cui è sempre stato il più infaticabile apostolo e il più temuto sostegno . Ah ! .. quanto ben differenti da lui erano certi arfasatti che si erano ficcati nello stato maggiore e pei quali chiunque è amico della verità , deve avere delle parole assai dure e dei rimproveri che nessuno può tacciare d ' esagerati , perché naturali in chiunque abbia potuto conoscere vita , morte e miracoli di quella gente che si muove solamente da casa per speculare e per farsi ricca nel mentre che una nazione illaguidisce od è per subire le più grande delle sventure che la possa colpire , voglio dire le schiavitù . Gli appartenenti allo stato maggior generale , in buon numero erano francesi ; io non intendo minimamente attaccare gli stati maggiori delle brigate , dove un Castellazzo , un Bizzoni , un Sant ' Ambrogio , un Vichard , un Canessa , e tanti altri , di cui noi non potemmo sapere il nome , si coprirono di gloria e si mostrarono pari alle generosissime idee che sempre gli hanno guidati . Io parlo soltanto di quei famosi strategici , che dipendevano direttamente dal generale Bordone . Qui devo dire alcune parole di questo generale da alcuni troppo abbattuto , da altri troppo esaltato . Io non voglio riandare la vita passata del nostro capo di stato maggiore ; mio compito è il riveder le buccie a coloro che giraron nel manico durante il periodo che noi fummo in Francia e non quello di nototmizzare le faccende trascorse che a noi non riguardano , e delle quali noi non abbiamo a curarsi : noi pensiamo che chi ha intenzione di far bene , e traduce in atto questa intenzione , certamente si riabilita da ogni peccato che possa aver contaminato la di lui fama antecedente . Bordone era zelantissimo per il bene dei suoi sottoposti : Bordone aguzzava di minuto in minuto il suo ingegno , si arrovellava , non dormiva pur di fare all ' esercito Garibaldino tutte quelle agevolezze che da lui dipendevano . Infaticabile sempre , importuno col governo di Tours egli era giunto ad ottenere armi , denaro , concessioni . Di più , se si pensa , che rimanendo lui nel suo posto , toglieva all ' ambizioso Frapolli ogni speranza di poter comandare a bacchetta , bisogna convenire che la cosa migliore per noi era che rimanesse quello che ci era , invece che venisse fuori uno nuovo che probabilmente avrebbe mandato in perdizione le nostre povere cose . Lobbia avendo lasciato lo stato maggiore per assumere il comando della seconda brigata aveva condotto con se il Castellazzo , nome a cui qualunque elogio sarebbe superfluo ; caro a chi ama la letteratura , come a chi ama la guerra ; eroe in tutte le battaglie che si son combattute , autore del Tito Vezio negli ozi della pace , in quegli ozi dove tanta gente che fa professione di far le campagne si butta sull ' imbraca e fa rivoltare lo stomaco alle persone perbene . Partiti questi , lo stato maggiore rimase molto , ma molto barbino . Mi rincresce dover dir male di nostri compagni , me ne piange il cuore , ma il culto della verità deve esser sacro per chi scrive e le segrete tendenze dell ' anima devono essergli sacrificate . La più completa assenza di nozioni strategiche si poteva chiaramente osservare in quelle sale dove si dormiva di giorno e dove molte volte si giocava di notte : cosa quest ' ultima che fece esclamare ad uno dei nostri amici assai noto per le freddure , che stato maggiore più solerte del nostro era inpossibile ritrovare , avendo i suoi membri ad ogni ora in mano le carte . Una caterva di giovanotti raggruzzolati non si sa come , certa gente di cui è bene non dir cosa alcuna , poiché stando alle dicerie generali , i di lei fatti insudicerebbero troppo le pagine di qualsivoglia libro ... ecco a un dipresso , fatte poche eccezioni , quale era il corteggio di Bordone . Oh ! se non fosse stata la mente del Generale , il valore e l ' intelligenza dei quattro che comandavano le brigate , l ' innegabile slancio dei volontari , per il nostro stato maggiore se ne poteva passar delle belle , e i Prussiani potevano agevolmente circondarci in Digione , come avevano circondato a Metz il famigerato Bazaine . La maggior parte degli ufficiali , che dovevano provvedere alle sorti della armata , e che dovrebbero avere avuto l ' attribuzione di fare i piani di guerra , oltre l ' esser digiuni di qualunque nozione d ' arte militare , lo erano anche del minimo odore di polvere : tra gli altri per esempio il figlio di Bordone finì la campagna come capitano : era un giovanotto che poteva aver tutt ' al più ventitre anni e che per la prima volta si spingeva davanti al fuoco .... delle stufe del quartiere generale ! Del resto di questi ufficiali improvvisati ve ne era un sacco e una sporta . Conobbi un volontario che di motuproprio si mise il berretto di luogotenente e poco dopo ottenne quel grado ; non vi è esagerazione a dire che quando arrivammo a Digione , trovammo più ufficiali che soldati : i sarti e i cappellai di lassù , che avevano buon naso , riempivano lo vetrine di monture e di berretti più o meno gallonati . Fin qui non ci sarebbe statò gran male ; ma il male appariva manifestamente ad ogni persona , quando si pensava che molti e molti che a forza di fatiche e di sangue erano giunti a conquistarsi un grado nelle altre campagne , non si erano voluti riconoscere o si erano portati tanto pel naso che essi troppo disdegnando di sembrare accattoni e in cerca di una posizione , preferivano servire da semplici soldati . Il nostro Generale era del tutto estraneo a queste brutture , le quali possono sembrare a qualcuno inverosimili , ma che sono vere come la luce del sole . Materassi , Pacini ( per non citare molti altri ) capitani nelle altre campagne , non ebbero alcun grado , furono appagati però con molte promesse , con molte proteste di buone intenzioni , ma , come dicevano i nostri antichi , di buone intenzioni è lastricato anche l ' Inferno . Io non sono estraneo all ' idea di accogliere gente nuova nelle file di quei che comandano ; il principio di rispettare l ' anzianità per me deve cedere a quello di rispettare il merito : si facciano pure dei nuovi ufficiali , si cerchi pure di ringiovanire i ranghi della democrazia militante , ma per attuare questo nobile proposito si possono scegliere tanti e tanti avanzi della mitraglia , tanti e tanti che tuttora soffrenti per antiche ferite son corsi di nuovo in faccia al nemico , e non coloro che non fanno altro che salire e scendere le scale degli astri maggiori dell ' Orizzonte Garibaldino , lisciando tutti , strofinandosi a tutti , menando buona ogui sciocchezza , ogni spavalderia , purché venga dall ' alto .... Dopo aver confabulato con varii amici nel cortile del quartier generale , vedendo che l ' orologio segnava le undici e mezzo , ci movemmo verso la Madaleine , ansiosi di sapere in qual maniera ci avessero cucinati . Impazzamo una buona mezza ora per rintracciare questa caserma , che non era caserma ma un antica prigione , e che era situata al lato opposto della città . Tra una caserma e una prigione io non so trovare differenza alcuna e perciò trovai più che coerente colui che aveva fatta la scelta . Una scala , mezza rovinata , per la quale era necessario andar di sghimbescio , portava ad una specie di torrione , il cui interno era costituito da una stanza , più larga che lunga ; il pavimento era tutto coperto di paglia , sulla quale si vedevano sdraiati una cinquantina di volontarii che aspettavano a braccia aperte l ' arrivo dell ' ufficiale pagatore . Tra questi volontarii alcuni parlavano francese : sarà una ridicolezza , ma io la voglio confessare tale e quale ai lettori ; d ' altronde , dirò con Terenzio : Ego homo sum et nihil humanum a me alienum puto ; Io provai un pò di rabbia a veder vestiti colla camicia rossa individui che non appartenevano all ' Italia ; saranno stati fior di soldati , eccellenti ragazzi , patriotti e repubblicani a prova di bomba , ma abituato a diffidare degli altri , m ' annoiava un pensiero : Chi sa , se noi avessimo vinto che tutto il vanto della vittoria non fosse attribuito a quei Francesi che erano nelle nostre file , e che invece tutte le invettive non si fossero volte al nostro indirizzo , qualora le sorti dell ' armi non ci fossero state propizie ? ! Eppoi chi si sacrifica per un ' idea buona , non può fare a meno di nutrire una certa ambizione , ed io sentiva quella di far parte di un corpo esclusivamente composto d ' Italiani , se non altro per mostrare che pochi o molti , anche nella nostra patria vi sono dei giovani sempre pronti a versare il lor sangue per la repubblica . Tale idea , rafforzata , anche dell ' altra che forse ci avrebbero tenuto in quel deposito per chi sa quanto tempo , mi fece prendere il proponimento deciso di girar largo e cercare un ' altro corpo , dove vi fosse la certezza di prender parte al primo combattimento che sarebbe succeduto . Il tenente Zauli venne poco dopo : fece la chiama , diè la paga e poi annunziò che in quel giorno avremmo goduto della libertà più assoluta . Eravamo tuttora lungo la scala , allorché comunicai ai miei amici le mie impressioni , e tutti accolsero i miei progetti ; appena fummo esciti , ci capitò proprio la palla al balzo ! Mecheri , Polese , ci dissero , senza che noi loro facessimo interrogazione alcuna , di entrar nelle guide , di cui si stava formando il quarto squadrone , e noi senza frapporre tempo di mezzo andammo alla foreria , dove c ' inscrivemmo nei ruoli . Possedere un cavallo e seguitare sempre il Generale , per uno che è abituato a andare a piedi e a venerare più d ' ogni altro uomo nel mondo Garibaldi non ci poteva esser prospettiva più attraente . In seguito si vedrà , come anche questa bella visione non fosse per noi che una Fata Morgana . CAPITOLO X . Le guide si erano costituite a Dôle sotto gli auspicii del capitano Farlatti : da bel principio non furono che uno squadrone , poi due ; poi tre : ed ora il quarto , come abbiamo detto pocanzi , era in via di gestazione ; così Farlatti da capitano era divenuto maggiore ; per terminare la campagna come tenente colonnello : nel momento in cui noi si arrivava , i primi tre squadroni facevano parte della Brigata Lobbia , ed erano con questo partiti alla volta di Langres . Come ben si vede , le guide facevano il servizio di cavalleria , e non erano incaricate minimamente delle missioni a loro speciali : per le esplorazioni erano sempre in giù e in su gli Chasseurs d ' Afrique e gli Ussari ; e ciò da un lato era più che naturale : pochissimi nelle nostre file sapevano parlare il francese e anche tra questi alcuni ne basticciavano solamente qualche parola a casaccio ... ora era egli possibile che per questo mezzo si potessero sapere informazioni sicure , notizie esatte , ricevute dai paesetti dove trasitavano nelle loro escursioni ? Le guide non dovevano essere un reggimento , ma tutt ' al più uno squadrone , come era nel 1866 , uno squadrone costituito dall ' eletta dell ' armata ... pochi ma intelligenti . Nel nostro squadrone poi era un vero bailamme : cinquantaquattro uomini con diciassette cavalli , di cui undici tanto malati da non potersi muovere dalle scuderie ; nessun vestiario ; tanto cavalli che vestiarii si aspettavano di momento in momento , i primi da Chambery dove Canzio e Tironi erano andati per levarli a Frapolli , i secondi d ' Autun . Figuratevi dunque una cavalleria di persone in cilindro , in papalina e col cappello alla Pouff , eppoi ditemi che noi non avevamo qualche rassomiglianza , se non altro nella tenuta , con i celebri eroi del novantadue . A capo di quest ' accozzaglia di gente poco cavalleresca , almeno all ' aspetto , era il tenente Ricci , buon patriotta di Forlì , ferito ad Aspromonte , e reputato assai dal Generale . Il Ricci però , se era tra i primi quando si trattava di condurre al fuoco i soldati , non si vedeva mai alla caserma e lasciava andare le cose , o male o bene , per il loro verso . Spadroneggiava per tale ragione al nostro comando , il sottotenente Miquelf , francese corto di vista ma pieno d ' ambizioncine da femminuccia : sulla sua carta da visita si qualificava per ingegnere , per sottotenente e per * * * ... questa cuspide , mi rammento fece nascer discussioni tra noi più che ne abbia fatte nascere quella famosa che si vuole o non si vuole appiccicare alla facciata del Duomo . Miquelf era sempre in foreria a romper le scatole agli scribaccini e a dettare ordini del giorno . Un prestigiatore , congedandosi dalla società che lo ha onorato , suole fare apparir mazzi di fiori dalle maniche , dalle punte degli stivali , dai capelli , dal naso ... il nostro sottotenente , senza essere prestigiatore , aveva un ordine del giorno nel berrettino , uno in tutte le tasche , uno sotto il panciotto , insomma un ammasso , una farragine di disposizioni , di preghiere , di comandi gli scaturivano da tutte le parti , e sciorinava paragrafi e pagine intiere di scritto , mezzo francese , mezzo italiano , e faceva sgelare , ogni pochino il foriere , facendoglieli leggere a noi . Tre appelli ogni giorno , la passeggiata ai cavalli , la fienata , il passamano , la guardia alla scuderia ; a dar retta a lui ci sarebbe rimasto appena appena un poco di tempo per mangiare un boccone e invece ... invece nella nostra caserma c ' era gente come a una lezione popolare ; le trombe che , secondo la sacra scrittura , fecero muovere le mura di Gerico non erano buone a far muovere verso il quartiere una sola Guida , e , se tu avessi voluto trovare qualcuno che apparteneva a questo rispettabile corpo , tu lo dovevi andare a cercare in qualche biliardo o in qualche caffè , o sulla piazza principale , dove delle gentili venditrici per spacciare Cognach e acquavite avevano innalzato delle baracche proprio in faccie al magnifico palazzo dei vecchi duchi della Borgogna . Tutti i servizi erano disinpegnati da tre o quattro zelanti di ... farsi pagare dai commilitoni più o meno indolenti ! Nessuna notizia si aveva intanto sulle mosse del nemico ; continuava e pigliava piede la voce che i Prussiani si riconcentrassero sotto gli ordini del principe Federigo Carlo per marciare poi separatamente verso il mezzogiorno della Francia , tagliar fuori il Bourbaki , e sbaragliare le nostre file e terminare così la campagna contemporaneamente alla resa di Parigi . Garibaldi continuava ad approfittarsi di questa tregua per concentrare a sua volta la piccola armata dei Vosgi . La brigata Menotti e Bossak erano in Digione : si temeva in quei giorni per Ricciotti , del quale non si sapevano sicure novelle , quantunque si bucinasse di scontri e di prigionieri fatti da lui : Lobbia erasi troppo inoltrato ed oramai era inutile lo sperare di congiungersi a lui . Canzio , coi soldati che avrebbe portato da Chambery e da Lione doveva costituire la quinta brigata ; eransi anche radunate ventimila guardie nazionali mobili capitanate da Pelissier ... ma di queste sarebbe meglio il non farne menzione : mai caricaturista può avere ideato dei tipi più grotteschi di loro ; gli stessi popolani non potevano fare a meno di ridere in vederli passare : certe fisonomie di paura , certe arie d ' imbecillità da non farteli dimenticare , neppure avendo la fortuna di campar quanto Matusalemme : Loro non vedevano che Tedeschi , non sognavano che agguati : gli Ulani si presentavano difaccìa alle loro immaginazioni alterate come le versiere e le streghe ai ragazzi ; se passava un di noi ci affollavano con mille domande , alla quali noi rispondevamo sempre col dipingere la situazione con colori molto più foschi di quello che era realmente ; e allora si vedevano picchiarsi il capo e poi andar via sconsolati e quasi piangenti : e quel che è peggio arrestavano a casaccio per spie persone onorabilissime e militari d ' ogni corpo : un giorno ci volle del buono e del bello a salvare delle loro unghie tre delle nostre Guide , che essendo Pollacche , parlavano in modo da essere scambiate per Tedesche . Sei piccole mitragliatrici ( che non furono mai adoperate ) erano state pure aggiunte all ' armata dei Vosgi ; il Colonnello Olivier , comandante dell ' Artiglieria , ed il maggiore Sartorio del Genio avevano fatto qualche lavoro di fortificazione passeggiera sulle due colline di Fontain e dì Talant , e queste due formidabili posizioni , secondo tutte le probabilità , avrebbero dato molto daffare ai nostri avversarii , qualora ne avessero tentato l ' attacco . La fiducia insomma dei Digionesi in quel momento era giunta al massimo grado : difatti alla sottoprefettura ogni giorno veniva affisso un bullettino in cui Bourbaki annunciava una vittoria : Gambetta aveva fatto sapere a tutta l ' Europa che l ' uomo della situazione era venuto e che quest ' uomo era Chanzy : le notizie di Parigi erano rassicuranti : Trochu giurava di tornare cadavere piuttosto che vinto : Faidherbe non si ritirava ... il buon popolo che , malgrado disillusioni su disillusioni , ha sempre bevuto grosso , aveva tutte le buone ragioni di cullarsi in liete speranze . Eppoi tutti i giorni , il bravo colonnello Lhoste coi suoi Francs tireurs faceva qualche prigioniero e questi attraversavano Digione , e il popolino , sempre pronto a credere e ad esagerare , chi sa quali idee rimuginava di sicura vendetta e di più che sicuro trionfo ! La vita di quei primi giorni per noi non fu di certo una vita color di rose : il freddo era a trentadue gradi , tre sentinelle gelarono agli avamposti ; molti volontarii erano negli ospedali assiderati in qualche parte del corpo e di più ogni giorno noi eravamo sconcertati dal tristo spettacolo di una infinità di bare e di casse da morto ; il vaiolo ed il tifo infierivano , e , come se fosse poco la guerra , diradavano le file dei generosi campioni della libertà . - Se si torna è un miracolo - ripetevamo tra noi - qui ci è il tifo , il vaiolo e i Prussiani . Era tanto spaventevole l ' idea di morire di malattia , che tra i flagelli che ci minacciavano si ponevano in ultima linea i Prussiani : la sorte voleva ben esperimentare la tempra dei giovani soldati e questi hanno resistito alla prova . Basti il dire che si era tutti infreddati ... Oh ! la prosa desolante di una ostinata infreddatura ! In certi momenti invece di essere tra seguaci di Marte , si poteva creder benissimo di essere in un ospedale di tisici al terzo stadio . Ma non cessavano per questo le burlette , ed era un ridere continuato alle spalle di qualcuno che se la prendeva , un avvicendarsi di prognostici di cattivissimo augurio che terminavano con una bevuta alla salute di tutti noi altri ... anche questi erano mezzi per cacciare la noia di quei giorni monotoni ! Eppoi Digione offriva delle distrazioni anche in tempo di guerra e coi nemici alle porte . Nel palazzo ducale eravi un museo , nel quale non facevano difetto artistici capolavori ; l ' arte italiana vi era degnamente rappresentata da alcuni quadri di Guido Beni , da una Sacra famiglia di Andrea del Sarto , e da piccole pitture dei Caracci e del Francia ; una bellisima collezzione di litografie all ' acqua forte , delle statue moderne di qualche valore , diversi busti di uomini celebri , tra cui quello di Piron , celui qui ne fut riên , pas même academicien , i superbi mausolei dei duchi della Borgogna offrivano a chi desiderava di ammazzare il tempo un divertimento geniale e istruttivo . Un bellissimo quadro di una battaglia era sfondato ... ci dissero che autori di tale barbarie erano stati i Badesi nella prima occupazione ; i soldati delle monarchie , quando vincono , diventano Vandali . Una biblioteca , assai fornita di libri , dava un ' altro passatempo a chi voleva far l ' uomo grave : per gli scapati ci era il Caffè di Parigi , dove si beveva e si giocava : lì era il convegno del fior fiore dell ' armata : lì vedevi l ' elegante ufficiale di stato maggiore , lo svelto Franc tireur , mobilizzato sornione , lo scapigliato volontario , tutti affratellati davanti , a un banco di lansquenet , o in una partita al Carambolo . Le prime ore della sera noi le passavamo al Restaurant , cianciando tra noi e mangiando e bevendo . Dopo si andava in una bottega di tabaccaio , vicina al nostro palazzo , cioè al palazzo della nostra ospite : bottega dove avevamo rinvenuto una gentile donnina , che ci incantava per il suo spirito e per la sua educazione . Questa graziosa ragazza che la nostra buona fortuna ci aveva fatto incontrare , era figlia di un colonnello che era stato fatto prigioniero a Sedan ; suo zio generale , era pur egli prigioniero e ferito gravemente a una coscia ; ora la stava in casa della tabaccaia che l ' aveva veduta bambina e che l ' amava come una mamma . Parlava di piani di guerra con la medesima facilità che la quale un ' altra donna parlerebbe di crochet , d ' orli , o di ricami ; non aveva alcuna fiducia del Bourbaki , disperava delle sorti di Francia e attendeva un combattimento per poter recar soccorso ai feriti , tra l ' imperversare della mitraglia . Un tipo curioso , ma piena d ' ardimento . Una volta diede in presenza nostra uno schiaffo ad un mobilizzato della Provenza , perché le aveva detto che era amica dei Prussiani ; correva tutto il giorno per gli ospedali , spendeva le sue piccole risorse in quelle ghiottonerie che son tanto gradite ai convalescenti e si sdegnava se qualcuno le proponeva di accompagnarla in queste pietose escursioni : presto divenimmo di lei amici .. era tanto carina , che non avremmo meritato scusa veruna a trascurarla . Dopo cinque o sei giorni , dacché eravamo arrivati , fummo rallegrati dai concenti più o meno armoniosi di trombe che suonavano marcie Italiane : era la legione Tanara , che veniva per fermarsi qualche giorno in città . I volontari marciavano come vecchi soldati e avevano un piglio guerresco da farteli cari ; il primo battaglione era comandato da Ciotti ; il secondo dal simpatico Erba ; questo aveva una bandiera tutta rossa sulla quale in lettere d ' oro stava scritto : Patatrac . I cittadini ogni poco ci fermavano per domandarci che significava quella arcana parola , e noi rispondevamo loro che significava ciò che era tanto bramato da noi , ciò che ora il procuratore del re non mi permette di far sapere ai lettori . La maggior parte dei componenti delle legioni appartenevano alle provincie settentrionali d ' Italia ; tra gli ufficiali erano molti dei compromessi negli affari di Pavia , commilitoni e fratelli d ' idea del martire Barsanti . Dietro pochi passi da loro io vidi l ' Imbriani ... Povero Giorgio ! ... Come io ti vidi contento , per aver raggiunto finalmente le schiere dei generosi difensori di quel principio che avevi sempre adorato ! .. Con quale affetto tu non mi stringesti la mano , vedendo che io pure non avevo mancato all ' appello ? Eri giovane , forte : l ' avvenire ti si dipingeva davanti con i colori più rosei , eppure un presentimento vago , indefinito ad ora ad ora ti sorgeva nella anima « chi sa per quanti di noi sarà tomba questa città » tu mi dicesti ; e lo doveva essere anche per te ; ed in mezzo al combattimento mi doveva giungere la novella della tua fine ; che , ardimentoso come eri , tu dovevi morire tra i primi , ed io non era a te vicino per poterti dare l ' ultimo bacio dell ' amicizia , per poter raccogliere il tuo estremo sospiro ! Erano due anni che non ci si vedeva : ci avevamo lasciati ad un banchetto , dove si era inneggiato alla Repubblica e alle barricate , ora ci si doveva ritrovare per essere eternamente divisi . Eternamente ! .. Oh ! la dura parola per chi ti ha conosciuto ! Ora giaci nell ' Italia tua , vicino al tuo mare , sotto la volta del tuo splendido cielo , là dove la poesia di una natura sempre maestosa aveva fatto germogliare nel tuo cuore la fede per la quale ora giaci cadavere ... Tanto meglio ... non contamineranno l ' urna del martire le codarde calunnie e le turpi accuse dei vili , pei quali noi affrontavamo la morte e che erano ben lontani da ogni pericolo . Addio , giovane di tempra romana , addio figlio prediletto della democrazia ... possa l ' esempio delle tue virtù procacciarti degli emulatori ed il fiore della speranza sorga sul tuo sepolcro , o fiore più bello , troppo presto staccato dalla ghirlanda delle nostre speranze ! CAPITOLO XI . Ricciotti arrivava in questo frattempo a Digione , dopo aver sostenuto diversi piccoli scontri con recognizioni nemiche , scontri in cui aveva sempre ottenuto indiscutibili vantaggi ; il di lui arrivo fu per noi una vera festa : il giovine ed ardito condottiero che già erasi acquistata tanta gloria in questa campagna , troppo ci aveva fatto temere per il suo troppo coraggio ed era di troppa utilità al nostro esercito , perchè non ne valutassimo l ' arrivo come un lieto avvenimento . Dipiù nella sua brigata noi avevamo amici carissimi : lo Strocchi , l ' Orlandi , Cardini erano nei Francs chavaliers de Chatillon , squadrone di cavalleria che il prode e simpatico figlio di Garibaldi aveva organizzato dopo la memorabile impresa che aggiunse non poco lustro alle armi italiane . Quasi nel medesimo tempo arrivava da Chambery il simpatico Canzio , portando seco circa duecento uomini , che uniti a quelli del deposito , a cui eravamo stati ascritti in principio , formarono un battaglione sotto gli ordini del maggiore Perla , battaglione che fu denominato dei Cacciatori di Marsala . Cavallotti , Rossi di Lodi e tanti altri generosi si trovavano in quelle file : essi avevano lasciato il Frapolli per essere in prima linea . La gioia di questi arrivi fu per noi un po ' amareggiata dalla notizia che i famosi cavalli che dovevano arrivare con Canzio , sarebbero arrivati due o tre giorni dopo ... se ci avessero detto che non dovevano arrivare mai , saremmo usciti addirittura dai gangheri e chi sa quale determinazione avremmo preso ! Ai nuovi volontarii furono distribuite delle carabine Weincester , bellissime armi ma che forse esigevano un po ' troppo perizia in chi le adoperava ; avevano esse diciotto colpi di riserva , erano elegantissime e quando se ne vedeva una in mano di qualche Garibaldino , ci si affollava intorno a lui , e con noi si affollavano a bocca spalancata i buoni popolani della città ; difatti nelle piazze , nelle vie principali tu non avresti veduto che gruppetti di gente , e in mezzo a questi un volontario che dava tutte le spiegazioni possibili e immaginabili in mezzo allo stupore e alla soddisfazione generale . Bisogna esser giusti : nell ' ultimo periodo della campagna i volontarii non erano armati malaccio : i Carabinieri Genovesi avevano per esempio delle buone carabine Spencer , con sette colpi di riserva nel calcio : unico danno come diceva , poco anzi , era la difficoltà con cui potevano adoperarsi da mani inesperte ; per cui avrei reputato cosa molto migliore il dispensare fino dal bel principio quei Remingtons che furono dispensati , come sempre succede , quando non ce ne era più alcun bisogno . Ai nostri soldati non si distribuiva alcun rancio : si dava loro un franco il giorno , se erano di fanteria ; uno e venticinque centesimi , se di cavalleria : questo provvedimento , se era molto noioso per quando le truppe si trovavano in marcia o nei passetti , era assai comodo per quando le si trovavano in Digione . I cittadini non si potevano infatti mostrare nè più ospitali , nè più generosi : accoglievano a braccia aperte nelle loro case i giovani loro difensori e li trattavano cavalierescamente . Gran bella città Digione - mi diceva un mio amico - anche con pochi soldi ci è da farsi un peculio ! ... È un fatto che gli abitanti delle Côte d ' Or ci volevano un ben dell ' anima ; bastava che le trombe del Tanara suonassero la ritirata perché s ' improvvisasse una dimostrazione con grandi evviva a Garibaldi e all ' Italia ; allorchè fu data onorata sepoltura nel cimitero alla salma del bravo tenente Anzillotti , tutta la popolazione prese parte alla cerimonia pietosa , ed assistè religiosamente ai discorsi del Tanara e di Canzio , quantunque fossero proferiti in lingua italiana : si erano troppo assaggiati i soldati della grazia di Dio per non fare buon viso ai soldati della Libertà . La concentrazione di truppe continuava : giungeva pure in Digione l ' altra legione italiana comandata dal Bavelli : questa era costituita di tre battaglioni , della forza di circa quattrocento uomini per ciascheduno ; se il nome del comandante giungeva a tutti nuovissimo , vi erano sotto di lui bravi soldati e bene esperimentati patriotti . I maggiori Pastoris , Ravá , i capitani Becherucci , Romanelli , Sartori , il tenente Ademollo e tanti altri che non cito , perchè ciò troppo mi trarrebbe fuori dal seminato . La legione era organizzata militarmente più di ogni altra ; aveva anche una piccola fanfara , nè eccellente , nè perfida , ma lassù applauditissima . Il trovarsi tutti riuniti produsse un brio generale : mai le strade della capitale della vecchia Borgogna hanno assistito a un movimento , a un brusio simile a quello di queste belle serate : ogni poco si riconosceva qualcuno : ogni poco uno schioppettio di baci ti solleticava dolcemente l ' orecchio ; e conforti reciproci , e augurii di future vittorie , e strette di mano e ricordi del passato s ' incrociavano , si avvicendevano tra i varii individui . Oh ! ... Chi ci rende quei momenti felici in cui non si pon mente al domani , in cui , tanto vicini alla morte , si ritrova la calma e l ' allegria del fanciullo , in cui lasciata ogni maschera di convenienze sociali , si parla col cuore sulla bocca , e si dà l ' ultimo soldo all ' amico , persuasi di non fare nemmeno una gentilezza , ma di adempire a un dovere ! .. E ancora qui dal tavolino della mia camera , raffazzonando questi appunti , io vi veggo sfilare a me davanti , o simpatici volti dei miei compagni d ' arme , e mi par d ' esser tornato in mezzo alle vie rallegrate dal vostro chiasso e dalle vostre canzoni : molti di voi non sono più , ma se soltanto chi lascia eredità d ' affetto ha gioia dall ' urna , voi vivrete eternamente nella memoria del popolo , come vi giuro , che eternamente vivrete nella mia . All ' oscuro , come eravamo , sui movimenti del nemico , tutti noi eravamo convinti che Garibaldi avesse intenzione di tentare un gran colpo . È pur la brutta cosa esser soldato ! ... Non saper mai nulla su quello che hanno intenzione di fare i superiori ed avere in capo una curiosità , come avevo io ! La nostra perplessità non poteva durare molto a lungo : la domenica , 15 gennaio , una guida che doveva portare un dispaccio al Maggiore Farlatti , tornò quasi subito , annunciandoci che a poco più di tre chilometri dalla città vi erano i Prussiani . In questa stessa domenica , passeggiando lungo il viale del Parco , bellissima passeggiata con un getto d ' acqua assai da ammirarsi , mi sentii toccar leggermente sulle spalle . Mi voltai immediatamente , e non potei fare a meno di proferire un grido di stupore . Quella mano che mi aveva così gentilmente toccato , era la mano d ' Aissa . La gentile ragazza indossava un bellissimo costume da vivandiera , tutto in velluto nero ; il suo piedino aristocratico faceva mostra di tutta la sua eleganza , a causa della corta sottana ; un piccolo rewolver le stava alla cintola ... era insomma un bel tipo . - Voi qui ? - Le dissi . - Mi credevate incapace di mantenere una promessa . - No ... ma ... e con chi siete ? - Sono con i mobilizzati dell ' Isere ... non vedete , son vivandiera ! - Mi rallegro con voi ... E ci potremo vedere ? - Chi sa ... ora vi lascio ! - Restate un pochino ... - È impossibile ... son là col mio ... col mio ... non so come chiamarlo ... è geloso come una jena ... A rivederci . Le strinsi la mano , e guardai questo ... non so come chiamarlo ... e vidi un capitano della guardia mobile , brutto come un brigadiere delle guardie di sicurezza o poco meno ; piccolo e grasso come una botte . Capii la di lui gelosia ... e lo compiansi : egli non era che un pas per tout per la avvenente fanciulla , che aveva trovato modo di distrarsi e di essere utile a quella società , dalla quale aveva ricevuto tanti sgarbi e alla quale aveva fino allora arrecati tanti danni . Avevo appena veduta questa vecchia conoscenza ( dico vecchia perché una conoscenza di un mese in quegli eccezionali momenti si può dichiarare per antichissima ) quando cominciò a cadere a larghi fiocchi la neve , e questa persistè ostinatamente fino alla sera : ci alzammo al mattino dipoi e continuava la poco aggradevole sinfonia : il neigait , il neigait , il neigait , proprio come nella ritirata di Russia , così ammirabilmente dipinta da Victor Hugo nei suoi Chatiments . Figuratevi , quale allegria non fosse per noi , il vedere tutti quei tetti acuminati , candidi come l ' anima di una verginella ; il passeggiare quelle vie , quelle piazze dove si affondava fino a mezza gamba , l ' ammirare i nasi dei nostri compagni di sventura rossi come peperoni , seccati chi sa da quanti anni ! .. Ed il cielo ci fece questa burletta fino a notte avanzata ; decisamente il cielo sapendoci nemici del trono come dell ' altare , ci voleva amministrare una di quelle lezioncine paterne , che ci facevano ricordare la dottrina Cristiana del cardinal Bellarmino . Quella sera noi non potevamo godere : poiché ci ricorrevano al pensiero quei disgraziati nostri fratelli che si trovavano accampati o agli avamposti . Poveri diavoli - si susurrava , scaldandoci davanti a un bel fuoco - Poveri diavoli , quanti di loro hanno con gioia abbandonate tutte le dolcezze di una vita beata , e forse ci sarà chi oserà mettere in dubbio la purezza delle loro intenzioni , la lealtà dei loro propositi , la fede che li ha sostenuti in mezzo a quest ' avvicendarsi perpetuo di peripezie , che a malapena si credono nell ' udirle narrare ? ! Meno male , che la bestemmia dei tristi giunge più cara agli orecchi di chi fa il proprio dovere , della lode dei buoni . Declami pure , rida pure la gente che non si muove da casa se non quando vi è la prospettiva di un grande interesse ... l ' armata dei Vosgi ha troppo la coscienza di quello che ha fatto per poter dare ascolto ai ragli e agli impotenti grugniti dei pravi . CAPITOLO XII . Così giungemmo al dì 17 gennaio dell ' anno di Grazia milleottocentosettanta . Il cielo si era un po ' rischiarato : ci destammo un poco più tardi del solito , poiché in dormiveglia ci sentivamo solleticare gli orecchi dal monotono tic tac dell ' acqua che sgocciolava dai tetti , su cui si sfaceva la neve . Andammo al quartiere , nulla di nuovo ; allora lasciati i compagni , me ne tornai a casa a tener compagnia al Materassi che avendo mandato ad allargare uno stivale , si trovava nella dura situazione o di marciare a pie ' nudo , o di aspettare il comodo del cittadino calzolaio ; sdraiato in poltrona , ed in faccia ad un camminetto le cui fiammate eloquentemente addimostravano le prodigalità ... dei nostri padroni di casa . Materassi aveva prescelto quest ' ultimo partito , e con una posa tra il Pachà e il cuor contento aspirava voluttuosamente le boccate di fumo , di una pipa da dieci soldi , che riteneva come un ricordo di Lione . Io era sdraiato su di un ' altra poltrona davanti a lui : si discorse per due ore buone : si discorse delle nostre padroncine di casa che tutti ci elogiavano e che noi non avevamo per anche vedute : si fecero un centinaio di progetti per giungere ad ammirare queste famose beltà : si parlò di una nuova mitragliatrice che avrebbe ottenuto portentossimi effetti : questo nuovo ordigno di guerra , invece di mitraglia , doveva vomitar dei marenghi , e le truppe dell ' inimico sarebbero state sbaragliate più presto ... ma sul più bello della discussione , sentimmo un gran rumore per le scale : l ' uscio s ' aprì improvvisamente , la nostra padrona , con una fisonomia da metter paura in corpo all ' uomo più sconclusionato del mondo , si buttò ai nostri piedi , gridando a squarciagola : Les Prussiens , Les Prussiens ! - Les Prussiens ? ! - Grida il Materassi - Che siano giù per le scale ? ! - Ma dove .. ma come .. ma quando ? - Per carità partite . - Oh ! non abbiamo bisogno delle vostre preghiere ! Prendo le scale e vado .. - Va ' .. prima a pigliarmi lo stivale .. eppoi partiremo insieme . - Ma ora .. - Permetteresti che io non venissi con voi ? - Hai ragione : in due salti , vado e torno Scendo in strada : un movimento da dar la vertigine : un correre da tutte le parti : un ritirarsi continuo dei cittadini dentro le porte : a tutte le cantonate squilli di tromba che chiamavano a raccolta ; e un chiudersi di botteghe , un vocìo di donne che dalle finestre si raccomandavano .. insomma una desolazione , uno spavento tale da non farsene idea ; spavento e desolazione che non hanno altro riscontro all ' infuori di quello prodotto da false notizie nella serata del ventitre . Via via che mi inoltravo verso la piazza , vedevo battaglioni di guardia mobile che s ' indirizzavano verso le porte della città ; il contegno di queste genti non era bellicoso di certo e sembravano più montoni condotti al macello , che difensori di un sacrosanto principio . Difaccia alla Mairie incontrai la legione Tanara : i Garibaldini cantavano . Addio mia bella addio e interrompevano l ' inni , soltanto per prorompere in acclamazioni entusiastiche alla Repubblica e a Garibaldi . Eppoi mi trasvolarono difaccia agli occhi due batterie con i cavalli a trotto serrato ; quindi venne la volta della brigata Ricciotti ; il simpatico giovane era alla testa , ed i suoi Francs tireurs , col volto raggiante di gioia , colla testa alta , col passo accelerato , quasiché loro tardasse il trovarsi a fronte col ' oppressor della Francia , avevano intuonato il magnifico inno dello Chenier : C ' est la republique , qui nous apelle . . . . . . . . . . . . . Un Francais doit vivre pour elle Et pour elle un Français doit mourir . - Dunque ci siamo per davvero ? - Dicevo tra me e me , esaltato anche io dalla febbre generale , trascinato dal potentissimo fascino dell ' entusiasmo - A rivederci a fra poco , o giovani soldati della libertà , o eroica falange dei pochi che tra l ' ignavia dei più vogliono essere gli apostoli , i rivendicatori dell ' umanità conculcata ! ... molti di voi stasera non risponderanno all ' appello , le vostre file diraderà la mitraglia : siete giovani , ardenti , pieni di salute tra poco sarete mutilati .... e che importa ? .. Il vostro nome resterà eterno sulle labbra dei reietti e dei diseredati , unica gente che ha cuore , essi insegneranno ad adorarvi , siccome martiri , ai figli , e voi non morirete del tutto ... " .... ... Ai generosi , " " Giusta di gloria dispensiera è morte . " Arrivai dal ciabattino ; lo stivale era nell ' identico stato di quando era entrato in bottega ; lo agguantai non senza stiacciar qualche moccolo e a passi di corsa ripresi la via . Io sono molto nervoso , e la fantasia in me è proprio un cavallo che non sente alcun freno : quel movimento , quelle grida , quell ' entusiasmo mi avevano dato il capogiro ed io saltava come un pazzo , agitando lo stivale , in mezzo alla folla . O .. sentite un po ' cosa mi va a capitare per dato e fatto di quei baggei di mobilizzati , allucinati , secondo il solito , da una paura birbona ! .... Il vedere un ' individuo , vestito metà da cittadino e metà da soldato , vederlo andare di corsa ed esaminando la di lui fisonomia che certo non era francese , fece nascere in quei cervelli balzani l ' idea che l ' individuo in questione non fosse che una spia dei Prussiani . Immaginatevi dunque che bella improvvista mi si preparava : giacché colui che veniva preso di mira non era altri che il signor Mestesso . Chi sa da quanto tempo io era pedinato da coloro che invece di correre in faccia al nemico preferivano restare in città , ad arrestare chi voleva andarci ; io non mi era minimamente avveduto di nulla . Allo svolto di Rue Piron , mi rattiene nella disordinata mia fuga , un braccio che mi avvinghia alle spalle : mi volto per rispondere per le rime , al villano che si azzardava fermarmi e mi veggo in men che si dice , circondato da una folla di gente , che mi squadrava in cagnesco , e che emetteva grida tutt ' altro che rassicuranti . - Cosa volete ? - Proferii io maravigliato . - C ' est un espion ... c ' est un Prussien ! - Ma no ... io sono un Garibaldino ! - Risposi in francese . - Non è vero .. non è vero ! - Urlava più che mai indemoniata la folla .. - Me vi dico di sì ... ve lo garantisco . - Alla Mairie , alla Mairie - Dalli alla spia ! ... - Abbasso i Prussiani ! - Caput a Bismarck ! Non ci è che dire io doveva esser proprio una spia ; garantisco che in tre campagne , e tra le mille peripezie che hanno agitato la mia esistenza , garantisco di non aver mai passato un momento più brutto di quello . La folla si aumentava a vista d ' occhio e di momento in momento diventava più minacciosa : mi aspettavo di udir gridare : à la lanterne e di sentirmi appiccare ad uno dei prossimi lampioni . Per buona fortuna passò il nostro tenente , che attirato dal chiasso , si avvicinò per curiosità al gruppo tumultuante ; non sto a descrivere lo stupore dal quale fu preso , vedendomi in mezzo a quei disperati ; il tenente era in alta montura e tutti gli fecero largo . - Che c ' è ? - Mi domandò - Si figuri , che mi hanno preso per una spia ! - Baie ! - Sul mio onore . Il tenente che ne avea pochi degli spiccioli fece allora una paternale numero uno , a quei mobilizzati che pretendevano di fare il sopracciò a tre chilometri dal campo di battaglia : questi accettarono la reprimenda a viso basso e confuso e ci lasciarono passare . Appena scongiurato il pericolo , io mi rivolsi al mio salvatore e gli domandai : Ma dunque ci si batte sul serio ? - Sembra di sì ... Anzi venga con me al quartier generale , che presto partiremo anche noi ! - A piedi ? - Ben ' inteso : quando non ci sono cavalli ! - Vado ad avvertire Materassi e vengo subito . - Gli raccomando sbrigarsi ! - Non dubiti : vado e torno ! Materassi mi accolse con un diluvio d ' imprecazioni , a causa del ritardo : l ' imprecazioni arrivarono poi al grado superlativo , quando io gli mostrai lo stivale , preciso come l ' aveva dato al mattino . Che fare ? Tempo da perdere non ce ne era dicerto : bisognò prendere un ' eroico proponimento , e con un rasoio spaccarlo sopra la fiocca ... Se Materassi avesse saputo che doveva terminare la campagna con quello spacco , non troppo elegante , chi sa , se avrebbe avuto il braccio tanto fermo ! In due salti si arriva al quartier generale , i nostri compagni erano già partiti : si domanda alle sentinelle per dove hanno preso ed esse c ' indicano la vicina strada della stazione ; allunghiamo il passo e tentiamo raggiungerli : per la strada non s ' incontra nessuno : tutto è calma all ' intorno ed un combattimento non può essere ancora incominciato : meno male , pensiamo tra noi , sentiremo il primo saluto , ma più ci si avvicina , maggiore è il silenzio , Fatto appena un chilometro , sempre per una strada , fiancheggiata da campi che ci sembrano incolti , e da estese pianure , su cui si alzavano a poca distanza da noi i due promontorii di Fontain e Talant , cominciammo a vedere dei Franchi tiratori , delle Guardie mobili , dei Garibaldini tra cui qualche Guida . Domandiamo il perché se ne tornano , ed essi ci rispondono che tra poco tutte le truppe rientreranno in Digione : che i Prussiani che erano alla viste , nonché avanzare , si son ritirati , e che gli Chasseurs han preso due cavalli ai cavalieri nemici . Queste informazioni erano più che veridiche : pochi momenti dopo , passava il Generale e lo stato maggiore ; noi rientrammo in città , insieme alla legione Tanara , le cui trombe suonavano gioiosamente . Non si era trattato che di un falso allarme : un falso allarme equivale ad un appuntamento al quale manchi la bella dei nostri pensieri : io preferisco cinque battaglie , ad una sola delle ore penose dell ' aspettativa . Quella sera la città fu ravvivata da un chiasso dei più clamorosi : o male o bene si era veduto che dei Prussiani ce ne era dintorno a noi , e così avevamo acquistato la certezza di potersi levare il pizzicore dalle mani ; non mi provo nemmeno a raccontare tutte le strampalerie che furono proferite : tutti volevan dir la sua su quella sorpresa dell ' inimico : chi diceva che era un corpo sbandato , chi che avevano avuto paura , chi che credevano pigliarci all ' impensata : in tutti però era certezza , che poco poteva tardare una battaglia . La mattina dipoi , mentre eravamo a chiacchierare sul più sul meno sulla piazza delle Mairie , vedemmo il colonnello Bossi con due guide , e dietro a loro una diecina di prigionieri Prussiani . Appartenevano tutti al 61 Reggimento , e procedevano stupidi e mogi in mezzo a due file di popolo che non risparmiava di tanto ia tanto qualche espressione poco gentile al loro indirizzo . Cercammo avvicinarli : le maggior parte di loro bisticciava alla peggio il francese : ci parlarono delle loro famiglie , come ne parlerebbe un ragazzo lontano : ci chiesero con infantile curiosità dove li avrebbero mandati , e ci domandarono se era loro permesso di accender la pipa e fumare . Io ho osservato che nessuna altra categoria di persone è disposta a bamboleggiare , come i soldati : il pifferaro Scozzese tra l ' imperversare della mitraglia a Waterloo ripeteva le canzonette delle montagne native ; il coscritto bacia i ragazzi che incontra e gli porta in braccio con quella delicatezza con cui non son use a portarli le serve : il prigioniero , tra le schiere nemiche , spesso tra i fischi del popolo , si perde in che sa quali vaneggiamenti , e fuma imperturbabile . Così è : i regolamenti militari o sviluppano la malinconia in modo da render gli uomini stupidi , o gli rendono feroci più delle belve . Quanto saremo civili , quando avremo abolite le caserme , questo ricettacolo di gente che divora la parte più grossa del ben essere di tutti , a beneficio di quello di un solo ! Questo piccolo incidente ci rallegrò un pochetto , ma la nostra allegria crebbe a mille doppi per una buona notizia che ci fu comunicata ai quartier generale . In un piccolo villaggio poco distante da Fontain una recognizione Prussiana si era impadronita di centoventi capi di bestiame , è poi se ne era andata zitta zitta e quasi di corsa . Il coraggiosissimo colonnello Lhoste dei Franchi Tiratori da alcuni paesani era stato informato del furto che avevano commesso i campioni della Grazia di Dio e della legittimità . Appiattatosi con molti suoi uomini in una boscaglia attese al varco i predoni , e mentre questi se ne andavano sicuri e canticchiando a bassa voce certe canzoni che se erano tedesche , non avevano niente che fare colle ispirate melodie che si sentono sulle rive del Danubio e del Reno , una scarica a bruciapelo originò una confusione universale . Chi cadde nei fossati vicini , chi urlò come uno spiritato , qualcuno rimase ferito , e morti furono pochissimi ... chiunque era in grado di farlo , se l ' era battuta senza rifiatare nemmeno . Così fu ripreso tutto il bestiame , e il bravo Lhoste coi bravissimi suoi volontari tornò nel villaggio in mezzo alle benedizioni e agli applausi di quei paesani . Non ci era che dire : i Franchi Tiratori non potevano fare a meno di addiventare gli enfants cheríes delle popolazioni : già si sapeva come essi nel novembre avevano ritolto ai Prussiani , piombando loro addosso all ' impensata , un centinaio di Garibaldini che traducevano prigionieri : già si sapeva con quanto ardimento essi disseminavansi nelle boscaglie e dietro le siepi , da dove con un fuoco alla spicciolata scombuiavano i nemici , più che , se si fossero trovati in aperta battaglia : già a tutti era noto come i Prussiani ripetessero sempre , che non avrebbero dato quartiere a questi bravi figli di Francia ed ai Garibaldini , mentre trattavano da buoni figlioli gli appartenenti alla Guardia mobile ; insomma il nome di Franc tireur ispirava in tutti rispetto , e tutti si fermavano a veder passare questa eletta della gioventù francese che per guerreggiare poteva dare dei punti alla truppa più agguerrita d ' Europa . Erano così svelti , così simpatici , così pieni di vita che c ' era da andarne matti per l ' entusiasmo ! Il battaglione condotto da Canzio a cui dei nostri erano rimasti soltanto mio fratello ed Omero Piccini , fu battezzato col glorioso nome di cacciatori di Marsala , e il comando ne fu dato allo strenuissimo Perla . I Cacciatori di Marsala , i Carabinieri Genovesi e alcuni battaglioni dei mobilizzati dell ' Isere formarono la quinta brigata , al cui stato maggiore Canzio chiamò tra gli altri il Canessa . Questi erano graditissimi avvenimenti per noi ; ma il dolce ci doveva essere amareggiato e non poco . « Ahi sventura , sventura , sventura Quei celebri cavalli che si attendevano a braccia aperte , che dovevano esser per noi la realizzazione di tanti e sì prolungati desiderii , i celebri cavalli sfumarono come i 140 milioni dell ' Onorevole Mezzanotte . Tironi era rimasto a Remoully , dove organizzava uno squadrone di cavalleria per la nugva brigata e noi rimanevamo a piedi ... A piedi ! .. Oh la desolante parola ! Dunque saremo d ' ora in là un corpo ibrido , di nuovo genere ? Squadrone , speroni , grandi stivali e niente altro . Fortuna che per chi lo vuoi trovare un fucile ci è sempre , e noi fin d ' allora proponemmo d ' attenerci a questo partito , che fu dipoi attuato a puntino . CAPITOLO XIII Il 19 gennaio , sul far del giorno tutte le truppe che erano in Digione presero la campagna : i Carabinieri Genovesi furono mandati d ' avanposto , a circa tre chilometri dalla porta Sant ' Apollinare , poco distante da una piccola borgata . Essi piazzarono le loro vedette dietro un muricciolo , e poi si buttarono distesi nel campo , come loro era stato ordinato ; I Cacciatori di Marsala presero posizione sulla loro destra sempre dietro quel piccolo muro che cingeva quelle coltivazioni : In faccia dietro le case eravi una fitta boscaglia . Il Generale si era portato tra i primi lassù ... tutto in fine annunciava per quel giorno un combattimento ; ma anche per questa volta la speranza degli animosi doveva esser delusa . Noi fummo , consegnati al quartier generale e passammo tre o quattro ore di noia , di pena , di continua ansietà ; interrompeva solamente la monotonia di quell ' angosciosa situazione , l ' ordine di portare qualche dispaccio al comando d ' artiglieria , alla Marie , a qualche caserma . Non si può immaginare , non che descrivere quale voglia ci prendesse tante volte , di dissigillare quei dispacci , e di giunger così a capir qualche cosa anche noi ... in quel momento si sentiva rifluire nelle nostre vene il pretto sangue di quell ' Eva che per vera curiosità si giuocò il Paradiso Terrestre . Lo stare inattivi , mentre si presume che i nostri amici agiscano come si conviene , per chi ha un poco di cuore è un vero supplizio di Tantalo : per cui nel cortile dove eravamo , cominciò a farsi un susurro : questo susurro prese delle proporzioni imponenti , in tal modo imponenti che , lasciati due o tre pel servizio , il Ricci ci disse di seguirlo , e tutti contenti prendemmo con lui , il primo viottolo che è fuor della porta , sicuri con ciò di accorciare la via . Arrivammo difatti in poco più di mezz ' ora alle prime linee dei nostri ; vedemmo il Generale e Canzio che , ritto in mezzo alla via , osservava tranquillamente col suo canocchiale le mosse del nemico : si distinguevano infatti in lontananza sopra una piccola spianata diversi cavalieri prussiani , ( certo uno stato maggiore ) e al principiare della foresta ogni tanto abbarbagliava la vista il luccichio di qualche fucile o baionetta : la fanteria prussiana doveva esser ricovrata là entro . Ci dissero di buttarci , come tutti gli altri , per terra : la cosa era un po ' incomoda a causa del fango prodotto dalla neve che si sgelava , ma à la guerre comme à la guerre : quella non era l ' ora certo di pretenderla a damerini . Cominciammo poco dopo a sentir fischiar delle palle , i nostri avamposti risposero ... poi tutto finì e fu un silenzio lungo , ostinato fino sull ' imbrunire : quella gente a cavallo che ci aveva colpito le vista , appena che eravamo arrivati , si era dileguata . Una guida di Ricciotti , il quale con tutta la sua brigata era alla nostra sinistra , si avanzò arditamente per esplorare , e venne ricevuta da una potentissima scarica : la credevamo morta , quando la vedemmo apparire trionfante , avendo perduto soltanto il cappello . Garibaldi tornò verso la città e noi lo seguimmo : i Genovesi rimasero d ' avamposto fino al mattino dipoi . Quando rientrammo in Digione eravamo in uno stato compassionevole : impiastricciati di fango dalla punta dei capelli a quella degli stivali ... eppure le belle donnine ci salutavano e ci sorridevano con grazia : la vezzosa fata che passava le sue giornate dalla tabaccaia ci volle offrire per forza dei sigari scelti , e ci mostrò con fierezza romana , una cappa d ' incerato alla manica della quale faceva uno stacco molto sentito la fascia bianca colla croce rossa del soccorso ai feriti . Giunti a casa trovammo sul camminetto una bottiglia di vecchio Borgogna che in quel momento ci apparve più cara di tutte le moine . Oh ! non erano sconoscenti i buoni abitanti della Còte d ' Or ! Le gentilezze di cui ci erano prodighi infondevano nuovo ardore nei nostri petti , e tutti noi anelevamo un combattimento per mostrare che non eravamo indegni della fiducia che in noi riponeasi . E il combattimento poco poteva tardare : la era questione non di giorni , ma d ' ore : se per due volte di seguito avevamo tenuto la difensiva , alla fine attaccheremo noi - si pensava . Garibaldi non è uomo da lasciarsi posar mosche sul naso ! - Erano istanti di febbrile ansietà : specialmente la notte ; ad ogni rumore ci si alzava dal letto , si correva alla finestra , si tendeva l ' orecchio : poi quasi dubitando delle nostre facoltà auricolari , ci s ' infilava alla peggio la giubba , si scendeva in strada , si correva alla piazza ... tutto silenzio .... tutti dormivano ... e allora a rifare i nostri passi , ed a darsi del bambino , del grullo , dell ' uomo che s ' impressiona per niente , e a giurare di non muoversi più sino a che non venissero le trombe a suonare sotto le finestre di case ... sì ... bei proponimenti , superbi disegni ! Batte una porta , una folata di vento agita gli alberi del giardino , i cavalli della vicina scuderia urtano nella mangiatoia colla testa , o scalpitano sulle pietre del pavimento .. ed eccoci di nuovo in balìa delle nostre fisime .. - E se ritornassi fuori ? .. Lasciare il calduccino delle lenzuola per andare a scivolare sul diaccio e a battere i denti , mentre vi sono tutte le probabilità che non ci sia nulla di serio ! .. Già i Prussiani dì notte non hanno mai attaccato ... ma se questa volta attaccassero , se si facesse sul serio ? .. Permetterò che i miei compagni si ammazzino , compiano il loro dovere , ed io starò qui , poltrone , a sciogliere un ' inno alla beatitudine del dolce far niente ? ... Oh ! no , sarebbe troppo egoismo , confessiamolo pure , troppa vigliaccheria ... se non dormo stanotte , dormirò domani , non son mica venuto quassù per stare in panciolle ! Bisogna andare ... - E via un ' altra volta giù in strada e via a correre come un matto , ad arrapinarsi , a ficcare per tutto il naso , che era divenuto un vero pezzo gelato ... e allora addio di nuovo belle volontà , addio proponimenti di passar l ' intera nottata ad aspettare quelli che non venivano , e dì nuovo nel letto coll ' idea fissa di non addormentarsi e invece appisolarsi di subito , destandosi però ad ogni momento , e tendendo l ' orecchio , come le esterrefatte madri descritte dal Foscolo . La nottata passò , e nulla di nuovo ci annunziò il giorno seguente ; i Carabinieri Genovesi tornarono dagli avamposti , le legioni italiane non si mossero neppure ; per ora tutto annunziava riposo . Che giornata triste , uggiosa , pesante ! il cielo era oscuro , la neve caduta nei giorni decorsi era ghiacciata , da un lato all ' altro delle vie si poteva patinare e furono fatti sdruccioloni tremendi . Ci dissero di star pronti per il domani ; noi trascorremmo cinque o sei ore a chiacchera davanti il camminetto fumando , ragionando di Firenze , che ci appariva come un sogno lontano e delle feste da ballo in cui saranno stati immersi i nostri amici , allora nel pieno sviluppo del Carnovale . Non si sperava che ci rammentassero : un giro di wals , una stretta di mano , un ' occhiata procace per la gioventù d ' oggi ha molto più attrazione della lotta tra l ' Umanità e i suoi carnefici . Andammo a desinare e trovammo la trattoria , più piena del solito ; si assisero al mio tavolino Rossi , Squaglia , Piccini e Stefani : eravamo tutti uggiosi : pareva quasi si divinasse che erano l ' ultime ore che si ragionava con qualcuno di quelli che erano tra noi . Venne a noi vicino il Maggiore Pastoris , accompagnato da un ' elegantissima signora : Pastoris ci disse che , quantunque in permesso , egli non aveva potuto resistere all ' idea che di ora in ora potea nascere qualche attacco e che non poteva star più lontano da noi . Bevemmo allegramente tutti : eravamo sul più bello degli anni , tutti ci si sentiva bollire nel sangue l ' energia e l ' attività .. non dovevano passare venti ore , e Pastoris , Rossi , Squaglia , dovevano esser cadaveri ! Ci ritirammo più di buon ' ora del solito , nè , quella sera ci demmo alle baldorie , a noi consuete . Io non credo ai presentimenti . Napoleone a Waterloo preconizzava un secondo Austerlitz , ma o fosse il tempo , o la noia , o qualunque altra ragione , il fatto è che quella sera eravamo di pessimo umore . CAPITOLO XIV . Ed eccoci all ' Epopea . O giorni sublimi , che resterete onorati fino a che il cuore dei generosi palpiterà alla memoria delle azioni magnanime e dei leggendarii eroismi , al rammemorarvi qual fremito nuovo non m ' infondete in tutte le fibre ! .. La penna trema nelle mie mani : troppo sono inferiore all ' alto subietto ! .. Eschilo solo , il possente cantor di Prometeo , potrebbe degnamente parlare di voi , giovani , cui rodeva il cuore , più tenace del favoloso avvoltoio l ' inestinguibile desio di redimere l ' Umanità : ma ad Eschilo sorridevano intorno le Grazie , abitatrici perenni degli incantati recessi della poetica Grecia , ma ad Eschilo ritornato dal combattimento non faceva difetto l ' applauso ed il conforto dei suoi cittadini entusiasti , mentre noi , privi della scintilla creatrice del Genio , scriviamo tra gente che non comprende virtù , che ha pronti per noi i dardi avvelenati del sarcasmo e della maldicenza , che , sempre presta a giudicare una intrapresa dall ' esito , corona di lauro e porta in trionfo i fortunosi al Campidoglio , ed accenna ai disgraziati la vicina rupe Tarpea . Oh ! .. questa umanità che dava in premio a Socrate la cicuta , a Dante l ' esilio , a Galileo la tortura , la prigione a Camoens , il rogo a Huss e a Savanarola , e la forca a Jon Brownh , questa umanità può e deve serbare un assoluto silenzio sulle eroiche vittime della Borgogna : meglio così ; il piagnisteo di plebi codarde , sarebbe un insulto a quei prodi , e dalle loro ossa sorgerebbe una rampogna all ' ingnavia dei contemporanei ; quando i vivi son morti , parlano un ' eloquente linguaggio gli estinti ; qualche volta un cimitero ha demolito una reggia . Giunto a questo punto supremo dei miei meschini ricordi , quanto mi grava il non aver sortito dal caso una di quelle intelligenze , che , come aquile , si elevano al disopra dello stupido gregge degli umani ! Qui cade ogni scetticismo , qui ogni dubbio non che follìa sarebbe delitto . Esiste , esiste la fede , l ' abnegazione , la virtù anche in questo secolo nel quale ci s ' inchina ai subiti guadagni , alle problematiche fortune , all ' oro , nel quale si calcolano i benefizi di una battaglia da quanto rialza la borsa . Io ti ho veduta , o sacra primavera d ' Italia : io ti ho veduta affrontar sorridendo la morte , correre incontro ai cannoni con la stessa vaghezza con cui una fanciullina corre a cogliere un fiore , accompagnare con guerresche canzoni il fischio delle palle , perdere l ' ultima stilla di sangue , col volto ispirato , coll ' occhio raggiante , come chi sa di riabilitare , morendo , l ' umanità che lo spregia : io ti ho veduta e d ' ora in avanti in mezzo alle delusioni continue , alle ambizioni codarde , ai vaneggiamenti ridicoli di questa società trista ed ipocrita , il tuo glorioso ricordo infonderà nuova lena al mio spirito , mi raffermerà sempre più in quei santi principii che mi sono di guida , mi farà affrontare , se pur ne è duopo , a mia volta la morte ... La morte ? .. Oh ! ben felice chi la può incontrare col vostro eroismo ! Calate , o corvi dall ' alte montagne e dalle folte foreste vicine ... i re della terra vi apprestano per oggi un sontuoso banchetto : i re della terra son vostri degni fratelli , e non si mostreranno oggi dammeno della fama di splendidi , per cui l ' inalzano a ' sette cieli i cortigiani ed i giornalisti venduti . Da una parte è l ' avvenire , la gioventù ! dall ' altra il passato , il calcolo freddo , impassibile come il destino . In oggi chi troverà il sistema di distruggere reggimenti intieri in un colpo avrà lauri , corone , commende ed archi trionfali ... i medici condotti , questi poveri figli della scienza che sfidano l ' inclemenza delle stagioni , i disagi delle montagne , stentano la vita e maledicano la fecondità delle loro compagne di sventura e di triboli ... oh , è pur giusta la giustizia dei re , ma qualche volta può anche sbagliare i suoi calcoli ! Il progresso infrange l ' edifizio granitico inalzato dall ' oscurantismo e sorretto dalla violenza : il progresso debella ogni ostacolo , apparisca pur formidabile . Quando si fora il Moncenisio e si taglia l ' istmo di Suez , potrà l ' umanità soffermarsi difaccia alla barriera di un privilegio , più d ' ogni altro schifoso , perché tenuto su da baionette tuttora rosseggianti di sangue ? Che si coronino adunque d ' elleboro , che danzino , come pazzi , sull ' orlo della voragine , che si inebrino ai baci comprati delle loro Odalische , che votino allegramente quei calici dove il rosso licore dovrebbe rammentar loro il sangue di popolo , da loro indegnamente versato ... il Dies irae ha da giunger per tutti , la scienza ha già segnato nell ' aule dei re il Mane , Tekel , Fares , ed incapaci di rinvenire nell ' estremo momento il coraggio di Sardanapalo , noi li vedremo ricchi accattoni girellare nel mondo , sfuggiti da tutti come belve feroci , impotenti e rabbiosi ! .. Brillava ancora qua e là per il cielo qualche stella , che man mano sbiancandosi andava a svanire nell ' infinito come un generoso proposito di una anima debole , e noi eravamo al quartier generale . Passammo lì molte ore senza alcuna novella , quando ci fu detto che anche per quel giorno non eravi alcuna cosa di nuovo ; ma che però , stessimo pronti per il domani che nel domani avremmo avuto una grande , una decisiva battaglia . Rossi , Piccini , gli altri nostri amici della Compagnia Genovese , ci confermarono l ' esattezza di ciò che si sentiva e tutt ' insieme giurammo di pigliare la sera una sbornia solenne , per rassomigliare almeno in qualche cosa a Leonida e ai suoi trecento spartani che , come ognuno sa , banchettarono allegramente prima di farsi incontro alle tremende falangi di Serse , dandosi appuntamento pel dì dopo all ' inferno ... e nessuno di loro mancò alla propria parola ... Beati quei tempi ! Sul mezzogiorno però a tutti i canti della città suonarono le trombe ; i soldati furono in fretta e in furia mandati fuori della città ... il cannone tuonava : questa volta ci si era davvero . Tutti si corse come un sol uomo , al palazzo della prefettura : là trovammo il nostro tenente Ricci - Si vuole andare - Gridammo a coro pieno - Andremo , rispose lui , anche senza arme , e poco dopo tutti ci movemmo , senza curarsi nemmeno di avere un fucile . Passammo dalla Porta sant ' Apollinare dove trovammo Bordone con tutti i suoi ufficiali : prendemmo a passo di corsa un viottolo , desiosi di anticipare il momento , che anelavamo da sì gran tempo . Ad ogni minuto il rimbombo dell ' artiglieria , rassembrava una voce potente che ci accusasse di essere lontani dal pericolo : i circostanti campi erano ghiacciati : ghiacciati i fossi che fiancheggiavano la via , eppure si sudava , eppure il cuore ci batteva forte forte nel petto e noi avevamo la lingua fuori . Ad ogni colpo un sol grido elevavasi da tutti noi , un sol grido che chiaramente mostrava la nostra animazione , la nostra bramosia , il grido di : Avanti ! A mezzo chilometro dalla città , incominciammo a trovare delle guardie mobili , o appiattate , o che si ritiravano : noi non facemmo loro alcun rimprovero , ma invece con la più buona maniera del mondo , si richiedevano del loro fucile . Molti lo diedero assai volentieri ; molti altri , inorridisco a dirlo , ce la venderono : pochi , messi su dall ' esempio , ci seguitarono . E intanto pochi passi ci mancavano ancora per arrivare a Fontain ; una salita , molto erta , e ci si era ; facemmo quella salita di corsa . Al limitare del paese , due palle attraversarono la via ; i più giovani abbassarono istintivamente la testa , noi godemmo per aver raggiunto finalmente la meta . Fontain era desolato : chiuse tutte le case , non un abitante per le due o tre vie che costituiscono questa borgata . Prendemmo la prima strada che ci si parò innanzi alla vista , ed arrivammo ad una piazzetta , che è proprio sotto alla piccola collina , sulla quale è situata la chiesa . La mitraglia imperversava , al nostro arrivo : i piccoli muri che custodivano i vicini giardini , erano battuti , scalcinati , rovinati addirittura da quest ' uragano di nuovo genere : andare in mezzo alla spianata sarebbe stato impossibile ; meno male che fu l ' affare di pochi secondi ! ... Addossati a una cancellata di un giardino , lì trovammo Kane , Niklatz è le altre due guide che erano state attaccate al seguito del generale Bossak .. Kane mi trasse dapparte , e mi sussurrò negli orecchi : Si crede morto Bassak : è da stamani che noi non l ' abbiamo veduto .... Montammo su alla chiesa , una sezione d ' artiglieria stava ai due lati della modesta parrocchia ; il colonnello Olivier , assisteva alle operazioni dei suoi cannonieri : e a pochi passi da lui , con un sangue freddo invidiabile , col suo breviario sotto il braccio se ne stava il prior di Fontain . Il fuoco degli assalitori era diminuito ; di tanto in tanto qualche nuvoletta di fumo appariva improvvisamente sul Orizzonte , e qualche scaglia veniva a cadere ai nostri piedi . - Datemi un po ' il canocchiale - Domandai a un ' artigliere , un bellissimo giovane . - Tenete mi disse e non fu capace di darmelo che una palla gli faceva schizzare il cervello ... Fu l ' unica palla di fucile che sentimmo ronzare in Fontain , Intanto un vivissimo fuoco di moschetteria cominciò a sentirsi dalla parte della vicina Talant . Talant e Fontain son due collinette isolate , che si elevano in una estesa pianura , frastagliata qua e là da piccoli rialzi , e nel cui fondo è il piccolo paese di Daix , che era stato sgombrato al mattino da due battaglioni di guardia mobile che l ' aveano in custodia . I Prussiani si erano spinti verso Fontain , poi ritirandosi con una mossa improvvisa , si erano ricostituiti dietro il villaggio di Daix , per piombare in grandi masse sopra Talant : per conseguenza il fuoco di fronte a noi potea dirsi quasi cessato ; mentre cominciava , e senza posa , sulla nostra sinistra . - Che facciamo ? - Domandammo al Ricci . - Andiamo laggiù ... E tutti scendemmo la strada e per far più presto entrammo nei campi : lì cominciò la bella sinfonia delle palle ... Addio Italia , pensammo tra noi , addio occupazioni della nostra vita scapata ... un grido ci tolse alle reflessioni ... il povero Gaido , colpito in mezzo del cuore , cadeva a pochi passi da noi . Si procede ... riscontriamo un ferito che vien trasportato a braccia alla vicina ambulanza ... Ciao ragazzi , ci dice , viva la Repubblica e noi si procede ancora e vediamo il prode capitano Vichard , capo di stato maggiore del Bossak , dilaniato da cinque ferite . - Portalo all ' ambulanza - Mi grida il tenente . - Ma ... - Poi ci raggiungerai ... tu sai dove siamo ! E io e il Bocconi , preso a braccetto il Vichard , rifacemmo quella via sempre in mezzo all ' imperversar delle palle , almanaccammo una buona mezz ' ora per trovare questa benedetta ambulanza , e quando ci fummo arrivati , fummo dolorosamente sorpresi nell ' osservare , che punto più esposto di quello alle palle era impossibile il ritrovare ; lì ci era addirittura una grandine e molti feriti , credo , vi ricevessero il colpo di grazia . Dopo poco raggiungemmo i compagni .... Ed ora spingiamoci sotto Talant , dove aveva da essere la sublime ecatombe , dove Garibaldi in persona , a cavallo , in prima linea capitanava il combattimento . Nei campi sulla destra del paese avevano preso posizione , e si accingevano a rintuzzare l ' assalto dei Prussiani , la Compagnia Genovese ( capitano Razzeto ) i Cacciatori Spagnoli , del cui capitano sono rincrescevole di non sapere il nome , e gli Egiziani , comandati da Zauli . I cacciatori di Marsala erano in sostegno di queste compagnie . La legione Tanara era dall ' altro lato della via , mentre Ravelli coi suoi era in riserva nel paese . Tutta la terza e quinta brigata erano insomma lassù . Dai vigneti , dalle ville poco distanti i Prussiani cominciarono un fuoco d ' inferno : gli alberi erano scheggiati ad ogni minuto ; le siepi si stroncavano , producendo un fracasso indescrivibile : ogni poco si spengeva per sempre una generosissima vita ; ogni poco erano gemiti , strida , imprecazioni ; gli strazianti lamenti degli uomini avevano riscontro in que ' dei cavalli ... povere bestie innocenti , che ad ogni poco cadevano stramazzoni per terra in quella grandinata di proiettili , che di minuto in minuto raddoppiava d ' intensità . I nostri erano imperterriti come vecchi soldati : gli Spagnoli ammirabili ; nelle legioni Italiane non mancavano spiritosaggini , nè arguzie .. - Guarda , se con quegli elmi non paiono civiconi del quarantotto ! - Diceva uno . - Mirali bene ... che vadano a godere della sua grazia di Dio ! - Coraggio amici , si gioca l ' ultima carta ... o si sballa o saremo eroi . Conforti reciproci , incoraggiamenti non mancavano certo in quelle file che decimava la morte . I Prussiani avevano fatto delle feritoie in un muro difaccia e con tutta la sicurezza possibile miravano come se fossero al bersaglio . Nella prima mezz ' ora , Squaglia ebbe una palla in bocca che poco dopo lo rese cadavere . Povero Squaglia ! ... Quasichè presentisse la morte aveva dato a tutti i compagni la sua carta di visita con l ' indirizzo preciso della propria famiglia . Canzio , come sempre elegantissimo , se ne stava in capo alla via , puntando i nemici col canocchiale , indifferente come se puntasse una bella donna al teatro . Canessa era a pochi passi da lui . Menotti , Bizzoni , Tanara , Erba trapassavano recando ordini , incoraggiando col loro contegno i più timidi in mezzo a quel turbine di palle di ogni qualità , che ci aveva ridotti , alla lettera , sordi . Garibaldi esposto come tutti gli altri , più di tutti gli altri alle micidialissimo scariche del nemico , era sorridente , tranquillo e faceva nascere nel cuore d ' ognuno un sentimento tale di dignità e di rispetto che credo , sarebbe stato per chiunque impossibile il mancare al proprio dovere . I nostri si mandarono a dare due cariche alla baionetta , cariche che furono ricevute accanitamente dal nemico ... Quante nobili vite non furono spente ! .. Il terreno era chiazzato di sangue , ad ogni passo impediva l ' andare un cadavere , via via che si procedeva i morti erano ammonticchiati l ' uno sull ' altro . E intanto si avvicinava la sera ; e un ' acqua fine fine ci filtrava nell ' essa ; fu allora che vidi Mis Wite Mario passeggiare intrepidamente lì proprio in prima fila con un sangue freddo da fare invidia a un vecchio soldato ; chiunque ha preso parte alle tremende giornate di Digione , deve serbare eterna memoria di questa eroina , che abbiamo veduta trasvolarci davanti , come un ' esempio vivente di quanto può fare una donna animata da generosi propositi ; lei hanno ammirata al proprio fianco i combattenti , lei hanno salutata come affettuosa sorella i feriti ; lei hanno riverito gli stessi nemici , in mezzo ai quali passava dalle nostre file , per poter recare un sollievo a chi era in angustie , per potere avere informazioni sicure su certe cose che rimanevano al buio . Mai la morte ha mietute tante vite magnanime in pochi momenti , come quella sera a Talant . Gli Spagnoli si erano ridotti ad un piccolo nucleo ed avevano perduto i loro ufficiali , lo stesso era degl ' Egiziani il cui prode tenente Zauli giaceva ferito ; morto il bravo tenente Gniecco dei Genovesi , ed esanimi al suolo giacevano già Salomoni , Imbriani , Settignani , e Pastoris . L ' ecatombe stava per compiersi : a quelli in prima linea mancavano le munizioni , e l ' ostinatezza dei Prussiani raddoppiava : mentre difatti essi avevano sgombrato quasi tutto l ' esteso terreno che ci stava dicontro , si agglomeravano in faccia a Talant , a Talant i di cui difensori oramai potevansi calcolare a poche centinaie . Avevano i nostri avversarii occupata una cascina al disotto del paese , e si avanzavano a pelettoni serrati , e tirando su noi con una continuità straordinaria . Vien dato al battaglione dei Cacciatori di Marsala l ' ordine di avanzarsi e di caricare il nemico . Lo strenuissimo Perla col volto raggiante , con piglio da infonder coraggio ad un morto si pone alla testa . Genovesi , Egiziani , Spagnoli , quelli delle altre legioni , tutti si raggranellano dietro di lui , tutti sono ansiosi di morire da forti o di veder rinculare il nemico . Molti non hanno più cariche molti sono sfiniti dalla stanchezza , molti non resistono più in mezzo a quella desolazione e vanno incontro a una palla tanto per finirla una volta con questo mondo codardo ; avanti , gridano gli ufficiali , avanti ripetono i più animosi , avanti grida nel cuore l ' amore dell ' umanità e della repubblica , avanti la voce del dovere e tutti , come un sol ' uomo , si accingono alla titanica impresa . Cinquecento cori battevano in quell ' istante all ' unisono ! ... Viva la Repubblica , viva Garibaldi ... giù la baionetta ed a passo di corsa contro i soldati di re Guglielmo . Il fumo impedisce la vista : in quella penombra , prodotta anche dall ' ora divenuta tarda , ad ogni secondo si vedono guizzare immense strisce di fuoco ; si procede pestando i cadaveri e seminando a ogni poco di nuovi cadaveri il suolo ; i Prussiani essi pure si avanzano , ma lentamente ; il cozzarsi è divenuto inevitabile e sarà un cozzo tremendo . Lo slancio dei nostri è impetuoso ... troppo impetuoso : Perla , il veterano di tutte le campagne dell ' indipendenza stramazza per terra mortalmente ferito : Cavallotti è morto ; moribondo il tenente Rossi di Lodi : i soli cacciatori di Marsala hanno 17 ufficiali fuori di combattimento . I Prussiani si asserragliano in due casette ; vien dato anche ai nostri l ' ordine di ritirarsi ; rimanendo la sola legione Ravelli a guardia di Talant ... - Vieni via - Grida il Piccini al Rossi , quando tutti si erano ritirati . - Fammi utilizzare anche le ultime due cariche che mi sono restate - Questi rispose ... e si avanzò verso il nemico . Un vivissimo fuoco di moschetteria , l ' ultimo che si eseguisse in quel punto , uccise il nostro amico diletto , il nostro compagno di tante sventure e di tante peripezie . Nessuno più lo rivide : il giorno dipoi sapemmo da una guida che egli era morto in conseguenza di tre ferite : due nel petto ed una nella faccia . Ci ritirammo ; il cielo era ingombrato qua e là da densi nuvoloni ; gli alberi sembravano giganteschi ; al fragore prolungato di poco fa era succeduto un silenzio cupo , lugubre , interotto solamente a lunghi intervalli da qualche colpo ; rientrammo nella gran strada e qui un viavai di carri , d ' ambulanze , sopra uno dei quali vidi la simpatica donnina che avevamo veduto dalla tabaccaia , e trasporti di feriti , e imprecazioni di morenti , e un chiamarsi ad alta voce tra i carri e un domandarsi informazione , accolte ora da sospiri , ora da bestemmie , ora da un « meno male » proferito in senso stizzoso e soddisfatto ; nei campi adiacenti si vedevano a quell ' incerto chiarore molti cadaveri ; la luna si mostrava timidamente in mezzo alle nubi . Mi venne in mente la leggenda popolare che sostiene Caino esser stato relegato nella luna ; le macchie di questo pianeta mi sembravano in quella sera proprio gli occhi di questo primo fratricida , che ora allegravasi a quella strage fraterna . Su un carrettone vedemmo insieme a tanti altri lo Stefani che era stato ferito in un braccio ; noi c ' inoltravamo serii serii in mezzo a quelle confusione ; nessuno avrebbe potuto scherzare : un giovinetto si azzardò di intuonar sottovoce una cantilena fu acremente ripreso : erano troppi i morti che avevamo veduti a quell ' ora , eran troppe le perdite che ci facevano sanguinare l ' anima a tutti e , ce lo perdonino gli spiriti forti , noi si sentiva voglia di piangere . Io comprendo in certi momenti l ' indispensabilità di una guerra , comprendo che nel fervore delle pugne ci s ' inebrii più che se prendessimo parte a una scena d ' amore e di ardentissimo amore , ma , quando tutto ritorna nella solita calma ; quando girando gli occhi non vedi che informi ammassi di carne che saran putrefatti tra poco , e che poco tempo fa sentivano , amavano , speravano ; quando ripensi al dolore , alla disperazione di migliaia di madri e di vedove , se non detesti questa macelleria d ' innocenti , questa violazione delle più care affezioni e dei legami più sacri , bisogna dire che la natura ti ha dotato di un cuore di pietra ! .. I Chinesi , che noi abbiamo avuto il coraggio di chiamar barbari sino a questi ultimi tempi , fino dall ' età più lontane , come ci dice Laotsu , imponevano ai loro generali di mettersi in lutto , appenachè avevano vinto una battaglia : noi che ci si becca il titolo di umanissimi e di civilizzati inalziamo sulle nostre piazze monumenti ai generali , anche quando hanno perduto , purché abbiano tirato a far ciccia . Evviva la civiltà ! Entrati in Digione , con grandissima nostra sorpresa , trovammo aperte tutte le botteghe ; andammo alla solita trattoria ... era quasi deserta ; quanti di quelli che erano soliti a frequentarci non avevano lasciato la vita , nel breve volgere di otto o dieci ore ! ... Ogni persona che entrava , erano domande , grida di sorpresa , strette di mano : e solamente allora si cominciava a forza di racconti a sapere gli episodi gloriosi del combattimento , le perdite che avevamo subito , l ' andamento preciso della battaglia . - Il tale ... ? domandava qualcuno ; è morto , gli si rispondeva ; e il tale altro ? ... Morto anche lui ... e tutti a sforzarci a sorridere per far gli uomini forti , ma il sorriso moriva sul labbro e ci si sentiva invece un groppo alla gola che ci faceva discorrere stentatamente , e avremmo pianto così volentieri , se il pianto non fosse qualificato per una debolezza da donnicciole . Le guide del generale Bossak ci annunziarono la morte di questo eroico figlio della Polonia ; come erano commosse via via che procedevano nel loro racconto ! Non era un superiore quello che avevano perduto , era un fratello : Bossak aveva voluto dar loro di sua tasca ogni giorno il doppio della paga che le ricevevano dal corpo ; ogni giorno le voleva a mensa con lui ; il primo dell ' anno fe ' loro presente di qualche marengo : una volta che la brigata mancava di viveri provvide , sempre a sue spese , affinchè nessuno soffrisse la fame . La democrazia faceva una perdita irreparabile con la morte di lui ; figlio di una delle più illustri famiglie Pollacche , si era posto a capo della rivoluzione nel 1864 , ed esule in Svizzera confezionava le cartoline da spagnolette , tanto per tirare avanti onoratamente la sua famigliola . Appenachè seppe esser la Francia divenuta repubblica , si mise a di lei servizio , e nella mattina di questo giorno glorioso , spintosi alla testa di una ventina di guardie mobili , più arditamente di quello che sogliono fare tutti i generali , aveva incontrato la morte , suggellando col sangue la sua vita esemplare . Verso le dieci io volli ridurmi a casa : la stanchezza mia è indescrivibile ; appena in strada incontrai i Carabinieri Genovesi : saranno stati una trentina ; gli Spagnoli che li seguiano erano tutt ' al più venticinque : quante vittime in quella giornata : quante nazioni non affratellava quel sangue generoso sparso in prò di una repubblica ! Arrivato a casa , mi scinsi la sciabola : non guardai nemmeno una vecchia bottiglia che ci aveva apprestato la padrona di casa , meditai molto , riandai tutti i più piccoli episodii della strage a cui avevo assistito , poi cominciai ad appisolarmi e un benefico sonno mi tolse alle ansie , alle dolorose . ricordanze , alle considerazioni più o meno filosofiche . « La gioia dei profani È un fumo passeggier . » Mi desto di soprassalto è sento di nuovo suonar delle trombe ; credo sul principio che ciò non sia che un giuoco della mia alterata immaginazione : aguzzo l ' orecchio , vò alla fine - stra , la schiudo ... Non ci è che dire ... sono trombe che ci chiamano un ' altra volta a raccolta - Ci siamo , dico tra me e non senza imprecazioni , mi ricingo la durlindana e scendo in mezzo alla via . Doveva esser suonata di poco la mezzanotte . I soldati si avviano verso la stazione ; io tenni lor dietro . - Che ci è ? - I Prussiani si avanzano ... hanno avuto rinforzi . - O non si erano ritirati ? - Sì ... ma ora ritornano . - E noi ? - Si batte in ritirata . - È impossibile ... Garibaldi si farà ammazzare ma non vorrà dar loro questa soddisfazione . - Eppure vedrete ... vi dico che si va a Lione . - Smettete , pazzo ! - Non è vero ! - Se hai paura , và a letto . - È impossibile ! ... Insomma a forza di queste discussioni , si era giunti al cimitero che è quasi difaccia alla ferrovia . Lì trovammo Garibaldi in carrozza , tutto lo stato maggiore e alcuni battaglioni schierati . Degli scorridori prendevano la via onde attinger notizie , o recar dei dispacci . Il freddo era tremendo ; tutti si batteva i denti , ci si strisciava le mani , si passava infine un quarto d ' ora più climaterico di quello di Rabelais . Fortunamente , dopo informazioni ricevute , il Generale ci rimandò tutti a dormire : non era stato che un ' equivoco , di cui noi avevamo pagato le spese . Mezz ' ora dopo , a dir molto , si dormiva di nuovo tranquillamente . CAPITOLO XV . Quattro ore di sonno , e poi via di corsa in quartiere : quelli erano giorni che si poteva affermare di essere esempii viventi della teoria di là da venire , del moto perpetuo . La nostra scuderia aveva due nuovi ospiti ; due cavalli che Mecheri e Ghino Polese avevano preso sul campo : questi due giovani , il giorno innanzi , distaccandosi con tre o quattro altri da noi , erano corsi in prima fila , ed avevano ottenuto dai presenti gli elogii più ampi per il loro sangue freddo e il loro coraggio : Ghino , da quel capo ameno che era , tra una scarica e l ' altra , nel turbinio dello palle faceva un minuetto , destando unanimi sorrisi d ' ammirazione ... non dico di più , perché non si abbia a dire che l ' amicizia ha potere di convertir noialtri scapati in società di mutua ammirazione ; chi li ha veduti non potrà dire che come me : con loro fu ferito assai gravemente il nostro caporal furiere Pianigiani , giovinetto Livornese quasi bambino , ma che per fermezza poteva dar dei punti a un vecchio militare ; il Mattei , guida pur egli , fu ferito a una coscia da un colpo di mitragliatrice , mentre si disponeva ad andare all ' attacco . Raggranello altri ragguagli del giorno innanzi : delle quindici guide che si erano mosse a piedi col tenente Ricci , due erano morte e sette ferite : il nostro deposito avea dato il suo contingente alla carneficina . Nella nottata due nostri caporali , Luperi e Aribaud avevan fatto prigioniero il nipote del generale Werder , che si era addormentato in una casetta . Mi si parla di un Romagnolo , Salvadore Caimi , che , giacente in letto all ' ospedale , e dato per spacciato da medici , essendo afflitto da perfidissimo vaiolo , all ' udire il cannone saltò giù , si rinpannucciò alla meglio , e corse in prima fila , ove morì , ma non colpito da palla : tutti hanno da raccontare qualche eroismo che hanno veduto , qualche atto di valore di cui furono parte : manco male , non avranno più il coraggio di dire che gli Italiani non si battono ! I preti , strano a dirsi erano stati pel contegno loro ammirabili ; alcuni signori dei paesi a noi vicini si erano mescolati ai soldati , ed alcuni erano caduti vittime del loro amore di patria . Se la perdita di molti nostri compagni ci faceva essere di malumore , ci era anche di che rifarsi la bocca ! Ci pongono in libertà , raccomandandoci di non scostarsi tanto dal quartier generale : approfitto di questo intermezzo per recarmi a far visita al ferito Stefani ; la ferita era leggerissima , e lo avevano di nuovo portato nella sua casa , che serviva anche d ' ambulanza . Ci trovai mio fratello , diversi della compagnia Genovese ; tutti seduti intorno al fuoco facevano piani di guerra , discutevano i comandi del giorno avanti , rammentavano i morti , godevano ed erano sorpresi di averla scapolata e giuravano che fuoco indiavolato , come quello sotto Talant era più che impossibile , avesse di nuovo a farsi sentire . Vollero di riffa che io facessi una corrispondenza per un giornale di Firenze e tutti ci vollero mettere lo zampino .... immaginatevi che brodo lungo la venne a riuscire , e come mostrasse eloquentemente che chi la scriveva non era un Montecuccoli , nè un Napoleone .... pure ci sembrò un capolavoro di descrizione , una vera pagina di dottrina strategica ... ci si contentava di tanto poco , dopo una batosta così indiavolata ! A interrompere la nostra ammirazione , capita in mezzo a noi , come una bomba , il Piccini ; aveva l ' amico un viso di tramontana da metterci i brividi addosso e non aveva torto ; partito a bruzzico insieme al Baldassini per rinvenire il cadavere del suo già indivisibile Rossi , per quanto avesse frugato , gli era stato impossibile effettuare questo disegno ; nelle sue investigazioni il giovine Garibaldino erasi spinto tanto in avanti , che si era in una strada incontrato con una squadra di Prussiani , che gli aveva fatto una scarica addosso , scarica alla quale con favoloso coraggio aveva risposto con due o tre colpi , rimanendo illeso proprio per uno di quei miracoli del caso che non si sanno spiegare . A quel che ci diceva , anche in quel giorno avremmo avuto battaglia sicura ; confermò questa idea anche l ' amico Mecheri , che andato a Fontain a restituire quel cavallo che si era appropriato il dì innanzi , aveva udito un rumore vivissimo di fucileria agli estremi avamposti . Bisogna confessare che queste notizie non furono accolte con molto entusiasmo da noi ; quel giorno avremmo bramato di riposare ; .. si riposò anche Dio , secondo i cattolici : ma pure se ci fosse l ' ordine , se Garibaldi si fosse battuto , senza essere onnipotenti come il Dio dei Cattolici , noi eravamo tomi da cacciar la stanchezza e di fare quello che dovevamo fare . Andammo però alla prefettura . Il cortile di questa dava l ' esattissima idea del vestibolo del l ' Inferno di Dante ; non mancavano le diverse lingue , le favelle orribili , le voci alte e fioche di chi dava schiarimenti , di chi chiedeva informazioni , di chi narrava i fatti del giorno innanzi , nè mancò il suon di mani , quando comparve la nobile figura di Garibaldi sorridente più dell ' ordinario . Montò in carrozza svelto , come ai suoi bei tempi e montò insieme con lui , secondo il solito , Basso . Ci salutò affettuosamente ; poi ci disse : Oggi avremo vittoria . Parlò Spagnuolo con due o tre figli d ' Iberia che erano poco distanti dal nostro gruppo , e si rallegrò con loro per lo splendido contegno che essi avevano tenuto il dì innanzi : poi i cavalli si misero al trotto , il generale si tolse il cappello in mezzo alle acclamazioni , e , partì seguito da alcuni ufficiali di stato maggiore . Aveva appena oltrepassata la porta che un colpo dì cannone ci annunziò che anche per quel giorno ci si era . I Prussiani , mentre potevano attaccare Digione al Nord Ovest , la dalla Ferme de Poully , pianura senza la minima ombra di fortificazione , commettendo un ' errore che non si sa comprendere nei vincitori di Sadowa e di Sedan , si ostinarono a tornare all ' attacco di Talant , precisamente come il ventuno . La brigata Menotti avveva a sostenere adunque l ' attacco e il degno figlio dell ' eroe dei due mondi ebbe tutti gli onori di quella giornata ; diverse compagnie di Franchi Tiratori e qualche pezzo d ' artiglieria avevano durante la notte rinforzate le file che dipendevano da lui . Le legioni Italiane rimasero in seconda fila ; ma varii se la svignarono alla chetichella dai ranghi , e corsero tra il fischiar delle palle e l ' imperversare della mitraglia , presentendo quasi che la vittoria annunziata da Garibaldi doveva avere la più ampia realizzazione . I colpi dell ' artiglierie si succedevano senza tregua : i cittadini non se ne addavano ; quel giorno tutti avevan fiducia . Materassi e Polese erano al seguito del generale , io , Mecheri , Bocconi pigliammo a piedi la via e ci incamminammo verso Talant . Al principiar della strada incontraMO il maggior Sartorio che provvedeva a che fossero presto recate a compimento molte barricate che s ' inalzavano da operai , requisiti a tale scopo . Era una vera giornata di primavera : il sole era splendido , senza una nuvola il cielo : i due paesetti di Fontain e Talant , con le due vaghe colline , staccavano sul fondo azzurro del cielo e invitavano più a godere di quell ' aria purissima , e ad inebriarsi in quell ' oceano di luce che ad andare a scannarsi . Splendi pure , con tutta la potenza degli animatori tuoi raggi , o ministro maggiore della madre natura , oggi almeno rischiarerai il trionfo della Libertà ! A poco più di mezzo chilometro dalla città , vedemmo cinque o sei cavalli morti ; da uno di questi si partiva una striscia di sangue , che , come la mistica colonna che guidò nel deserto gli Isrealiti , doveva guidare i nostri passi fino a Talant . A piè della scala di una casuccia , vedemmo steso morto un giovine Garibaldino ; un campagnolo ci mostrò una lettera che aveva trovato nelle di lui tasche ... era una lettera della sua mamma ; la povera donna sperava di riabbracciare suo figlio nelle feste di Ceppo : la data di quella lettera era di novembre ed il giovine l ' aveva tenuta sul cuore tutto quel tempo ! Arrivammo alle nostre batterie ; il fumo impediva di poter scorgere ciò che avveniva nel versante a noi sottoposto ; un ronzio impertinente di palle ci rendeva avvertiti che i nemici non erano molto lontani . Garibaldi , MeNotti , Bizzoni , Sant ' Ambrogio in quel momento eran là . Troviamo lo Strocchi che ci avevano dato per ferito , lo abbracciamo e si aggiunge con noi . Il Generale era sceso di carrozza , esaminava i tiri dell ' artiglieria e dava consigli agli artiglieri . Uno di marina , che faceva il servizio ai pezzi , puntò due volte il cannone e fece due tiri ammirevoli : le nostre perdite erano fin allora pochissime e i nostri nemici , non che avanzare , perdevano di momento in momento terreno ; allora fu comandata la carica alla baionetta . I Franchi tiratori si lanciarono , come leoni , all ' attacco : due zuavi li procedevano di qualche passo , agitando , a mò di bandiera , i guidoni delle compagnie a cui erano stati ascritti . Il momento era sublime ! Il fumo si era dileguato ed il sole ripercotendo i suoi raggi sugli elmi dei nostri avversari , faceva apparire qua e là dei subiti guizzi di luce , da farteli scambiare per lampi . Un gridìo continuo , entusiastico , un prorompere di fucilate ... eppoi i soldati di re Guglielmo , pestati , inseguiti colla baionetta alle reni , abbandonavano a rotta di collo il campo di battaglia , seminando il terreno di fucili , d ' elmi , di feriti e di morti , e ritirandosi per tre chilometri buoni : tra gli altri trofei furono presi sette fuRgoni d ' ambulanza del valore di circa novantamila franchi . Il bravo colonnello Lhoste però , caricando arditamente alla testa dei suoi audaci Franchi Tiratori veniva mortalmente ferito . La battaglia era compiuta , la vittoria aveva sorriso all ' indomito coraggio , allo slancio più che umano dei volontari della repubblica . Tornammo subito indietro per annunziare la grata novella ; quale non fu la nostra maraviglia , quando , fatti pochi passi dal campo , incontrammo delle signore che si erano spinte arditamente fino lassù ; signore che infangavano nelle pozzanghere i loro stivaletti aristocratici e che ci salutavano sventolando i fazzoletti , sorridendoci con un ' angelica grazia . Non era gioia , non era entusiasmo quello da cui era presa Digione la sera del ventidue ... era ebbrezza , delirio : a mezzo chilometro dalla città era già affollata la via ; donne vecchi , ragazzi ci saltavano al collo , ci prendevano tra le mani la testa ci sollevavano dal peso delle anni , ci insegnavano l ' un l ' altro , gridando a squarciagola : Vive les Galibardiens , vive Galibardi , vive l ' Italie . Ci portavano quasi in collo dal mezzo di strada nelle trattorie , e lì ci offrivano da bere , nè ci era versi di rifiutarlo ; da ogni parte strette di mano , da ogni parte baci : « come sono giovani » si sentiva ripeter da una parte ; son dei bravi soldati , si ripeteva dall ' altra ... oh ! divini momenti , oh ! dolci soddisfazioni di chi compie un dovere , capaci di riabilitare la persona più turpe , capaci di fare un eroe del più pusillanime . Ma echeggia un grido potente , non interrotto , che fa rintronare da un capo all ' altro la strada ; le finestre si spalancano con forza ; le vecchie , rimaste uniche in casa , si affacciano , si spenzolano , agitano le loro pezzole ; un fremito nuovo di gioventù rianima quelle fibre affralite dagli anni : non è il vincitore d ' ingiuste battaglie quello che passa , è l ' apostolo delle cause giuste , è il propugnatore dell ' umanità , è l ' eroe leggendario , l ' uomo incorrotto che con un pugno di ragazzacci fa retrocedere i soldati che han fatto tremare l ' Europa ... è Garibaldi . - Viva Garibaldi - Gridano tutti , e popolani , soldati si buttano verso di lui , vanno quasi sotto i cavalli e le rote della carrozza : tutti vorrebbero stringergli la mano , tutti vorrebbero divorarlo dai baci ! - Gridate : viva la repubblica - Grida il buon vecchio - e non sa riparare a salutare , e sorridere . I soldati che tornano hanno tutti un ' elmo , un fucile preso ai Prussiani ; un giovinetto ha un piffero e fischia un ' arietta in mezzo agli applausi di tutti . Passano dei prigionieri ; tutti gli guardano , ma nessuno alza un grido ... il popolo sente la generosità per istinto ! Per tutte le piazze è baldoria : per tutto si canta , si grida , si applaude : sulla piazza del teatro si da fuoco persino a dei mortaletti : la fiducia generale è rinata ; gli elmi dei Prussiani coll ' annesso parafulmine fanno le spese di tutta la sera ; contento dell ' oggi , nessuno cura il domani e tutti dimenticano l ' ieri . Si va a portare il fausto annunzio allo Stefani ; sul principio credeva che si scherzasse : gli avevano nientemeno dato a bere che si trattava di fare una capitolazione e che i Prussiani si avanzavano verso Digione a marcia forzata . Io era stanco morto : tutte quelle emozioni , tutte quelle fatiche mi avevano prostrato : mi pareva che la vita mi sfuggisse ed in camera del mio amico ferito ebbi un trabocco di sangue . - O guardiamo , se dopo che ti han risparmiato la palle , vieni qui a far la morte della signora delle Camelie ? Mi disse il Materassi , che non si reggeva più dalla fatica , essendo stato in giro tutta la notte , e a cavallo tutto il giorno . - Non gli risposi , perché quest ' ultimo incidente mi faceva uscir proprio dai gangheri . Cheto , cheto me ne andai e neppur mezz ' ora dopo mi sdraiavo sul letto . CAPITOLO XVI . Per quanto facessi , mi fu impossibile in quella nottata il provare un poco di sonno . La testa mi ardeva , la febbre in certi momenti mi procurava la celeste voluttà del delirio ; ora mi pareva di essere in mezzo alla mischia , di vedere i nostri giovani battaglioni avanzarsi , sgominare le schiere nemiche , ed annusavo a piene narici il simpatico odor della polvere , e m ' inebriavo ai mille episodii di un combattimento e di una vittoria ; ora mi pareva di essere tornato in mezzo ai miei cari , e li vedevo a me d ' intorno , raccolti , pendere ansiosi dai miei labbri , interessarsi alle vicende delle battaglie , alle storie che raccontavo e vedevo brillar delle lacrime , spuntar dei sorrisi .... . Finalmente venne il mattino , e parve che la luce , come fugava le tenebre , fugasse da me i vaneggiamenti della immaginazione malata . Mi alzai ed uscii ; quelli non mi sembravano giorni da poltrir sulle piume . A tutte le cantonate della città era affisso un ' ordine del giorno di Garibaldi ; ordine del giorno nel quale l ' illustre comandante dei volontarii , nonché inorgoglirsi ai fumi delle vittorie e proclamare i suoi soldati per eroi , raccomandava a loro di moderare la foga dei dì passati , di non attaccare in massa il nemico , ma sì in pochi , alla spicciolata , e spronava in special modo gli ufficiali ad adempiere un poco di più il proprio dovere . Alla porta del quartiere delle Guide , vidi il Materassi che scendeva da cavallo ; mi accolse a braccia aperta e mi mostrò delle bottiglie di vino generoso , urlando : Ecco lo specifico per la tua malattia ! Quel vino era stato trovato nelle ambulanze PrussianE e doveva far le spese di un mattiniero banchetto che imbandimmo lì sul tamburo . Era mezzogiorno e , malgrado tutte le dicerio , si cominciava a credere che per quel giorno gli oppressori della Francia non ci avrebbero molestato . Finito il pasto , ce ne andammo tutti a trovare lo Stefani ; dopo poco che eravamo entrati nella di lui camera , mi si cominciò ad abbagliare la vista , sentii al palato un sapore di sangue , tossii a più riprese e caddi sfinito sopra il divano . Non so quanto stessi in quello stato in cui più non sentivo la vita : quando cominciai a comprender qualchecosa tuonava il cannone , e lo Stefani , mezzo vestito , stava per alzarsi da letto . - Si son riattaccati ? .. Domandai - Altro che riattaccati ! .. Affacciati alla finestra e guarda , Guardai ... confesso di non aver mai assistito a un così sconfortante spettacolo ! .. La gente scappava a rotta di collo per tutte le vie ; le porte si chiudevano ermeticamente ; le finestre erano pure ermeticamente tappate ; ogni poco qualche guardia nazionale , o senza fucile , o senza cappello , traversava a passo accelerato davanti a noi , battendosi il capo , proferendo gridi di lamento o d ' imprecazione ; donne piangenti che si portavano dietro i bambini , carri che si caricavano , ufficiali d ' intendenza che a gran passi si avviavano in direzione del quartier generale .... - Ma dunque siamo in completa disfatta ? - Dissi trA me , e inpaziente , colla più dolorosa angoscia nell ' anima , col dubbio che mi torturava il cervello , presi la mia sciabola , ed andai anche io per strada , deciso di correre alla prefettura , e di là portarmi sul campo . Sulla piazza del teatro , vidi quattro batterie di cannoni guardate da due o tre guardie mobili .. Erano nuove artiglierie arrivate allora allora dalle fabbriche di Lione e del Creusot ... osservandole bene , lo si sarebbe agevolmente compreso , ma in quel momento , in quell ' esitazione le credei anche io , come il popolo , un indizio di ritirata . Ma donde venivano queste paure ? I nostri avevan forse perduto ? .. No ; come vedremo tra poco : ma alcuni battaglioni di guardia nazionale presi dal panico a quel terzo assalto dei nostri nemici , atterriti anche dal numero con cui questa volta si erano presentati , non ascoltando più alcun comando , avevano retrocesso , e , siccome , valanga erano piombati per le vie della città , travolgendo coloro che volevano impedire questa ignobile fuga e facendo nascere l ' allarme e lo spavento per ogni dove . I Prussiani , avvedendosi del grave errore che avevano commesso nei giorni antecedenti , e pensando forse che le nostre truppe fossero , almeno per le maggior parte , agglomerate in Fontain e Talant ( posizioni contro le quali essi si erano rotte le corna ) si concentrarono in grandi masse e prendendo la strada di Langres si spinsero infino al castello di Poully . Garibaldi aveva ordinato alla brigata Canzio , di avanzarsi verso la direzione , da cui venne difatti il nemico , il quale , fugati ben facilmente i mobilizzati , che sparsero poi tanta desolazione in città , erano giunti persino ad accerchiare in una prossima masseria l ' ardito Ricciotti , che coi suoi bravi Franchi Tiratori , faceva una resistenza eroica , seminando la morte tra quelle schiere che non si azzardavano ad assalirlo e tenute a rispettosa distanza dal ben nutrito fuoco di fila , che a loro opponevano dalle finestre , dalle feritoie , dalle siepi questi giovani soldati della libertà . I figli di Garibaldi si mostrarono degni del loro genitore , e la Francia ha da serbar eterna memoria del loro coraggio , delle loro abnegazione , dalla loro bravura . Le bombe solcavano l ' aria , già impregnata di fumo : il sibilo delle palle non avea tregua alcuna ; i carabinieri Genovesi , i cacciatori di Marsala , ( tutta la quinta brigata ) sdraiati pei campi o nelle vicine praterie non facevano uso alcuno delle armi . Canzio osservava impassibilmente le masse nemiche , ed ogni tanto andava da Garibaldi , con cui confabulava . Tutto ad un tratto guizza , come un lampo dall ' uno all ' altro dei militi , una notizia ; un fremito generale si comunica di fila in fila , come , se tutti quegli uomini subissero l ' influenza di una pila Galvanica : Canzio concitato , col viso raggiante , si alza , grida a tutti i suoi uomini : Ricciotti è circondato , salviamolo , e , come l ' ultimo dei suoi subalterni , si lancia eroicamente alla carica . La cavalleria Prussiana si schiera in ordine di battaglia difaccia ai nostri ; due tiri di cannone bene aggiustati bastano a metterla in fuga , prima ancora che si ponga al trotto contro di noi ; altri colpi a mitraglia sbaragliano i battaglioni nemici che si ammassano , si urtano , si infrangano contro la masseria , le cui mura sembrano di fuoco ; i Genovesi , i cacciatori di Marsala , gli Egiziani , gli Spagnuoli e persino due battaglioni di mobilizzati di Saone Loire animati dal nobile esempio dei volontari , si spingono dietro il prode Canzio alla baionetta , gridando viva la repubblica , viva la Francia , viva Garibaldi e intonando la Marsigliese e l ' inno d ' Italia . Che spettacolo imponente ... al solo pensarci si provano le vertigini , e quasi si crede di avere assistito a una fantasmagoria . La brigata Ricciotti si spinge eroicamente fuori della masseria e arditamente dà di cozzo nelle file Prussiane : da tutte le parti è una carneficina terribile ; i cadaveri si addensano sopra i cadaveri ; là affusti di cannoni stroncati , qua siepi distrutte , alberi sbarbicati dal terreno ; per terra frantumi di bombe , pozze di sangue , ossa scheggiate , rimasugli schifosi di corpi umani ; i Prussiani non possono più reggere ; è troppo formidabile l ' urto dei nostri soldati e non che compatte colonne di uomini , sfonderebbe le muraglie d ' acciaio . Le file a noi dicontro , piegano , indietreggiano , si sparpagliano eppoi si danno a disperatissima fuga . Tito Strocchi e il capitano Rostain di Grenoble , raccolgono allora in mezzo ai cadaveri di un picchetto che avevano sbaragliato , terminando tutte le cariche dei loro Spencers , sempre tra l ' infuriare delle palle nemiche , lo stendardo del 61 Reggimento Guglielmo ; reggimento che in quel giorno fu quasi disfatto . Io era arrivato poco prima dell ' ultima carica ; uscito appena di Digione cominciai a imbattermi in mobilizzati senza il più piccolo vestigio d ' armi , che se la ritornavano tranquillamente in città : fatti pochi passi vidi la strada tutta seminata di sacchi , buttati là da questi prodi onde correr meglio e scappare : poi il consueto corteggio di feriti e di vetture d ' ambulanze : e il capitano Galeazzi e l ' Orlandi con la sciabola in pugno , e con due o tre guide che piattonavano i fuggitivi e che si sforzavano dì rimandarli al lor posto : finalmente i nostri compagni che si battevano accanitamente e che si disponevano all ' attacco . Garibaldi corse subito sul luogo dove era stata definita la tremenda tenzone , e dove era accaduto l ' orrendo macello ; tutti gli furono intorno ; tutti vollero dire qualchecosa ... pochi e ben pochi furono capaci di articolare un monosillabo ; la gioia di quel momento è inesprimile ; nessuno sentiva più la fatica ; eravamo tra mucchi immensi di morti , si sentiva qualche fucilata lontana , indizio che i soldati della grazia di Dio erano molto ma molto distanti da noi e che se la battevano disperatamente : avevamo preso una bandiera : più bella vittoria noi non la potevamo sperare , ed ora se ne aspirava a pieni polmoni tutta la voluttà . Perché non poterono dividere le nostre letizie tanti generosi che ora giacevano cadaveri , perché non le doveva dividere il buon Ferraris il medico del generale , che dopo aver recato un ordine , pochi momenti avanti era morto ? Mentre Garibaldi , dopo aver risposto ai più vicini , stava per congedarsi da noi e tornare in Digione , una scarica quasi a bruciapelo c ' involse tutti in un turbine di proiettili che fortunatamente non colpirono alcuno . Fu fatto voltare la carrozza e il Generale fu fatto immediatamente ritirare . Da chi ci veniva fatta quella sorpresa ? .. Io non lo so ; certo che gli autori ne ebbero poco gusto ; i volontarii si gettarono con rabbia verso la parte da cui così stranamente eravamo stati salutati , e probabilmente altri cadaveri si aggiungevano ai molti che ingombravano il circostante terreno . I Genovesi e i cacciatori di Marsala , dovevano pernottare nelle loro posizioni : salutai caramente i miei amici , ed appoggiato al braccio di uno dei Francs chevaliers de Chautillon piano piano me ne tornai verso la città , persuaso di assistere , se pur era possibile , ed una dimostrazione e ad un entusiasmo maggiore di quelli precedenti . Avevo sbagliato i miei calcoli ! .. Si aveva un bel dire ai cittadini che avevamo conquistato una bandiera , che la nostra era stata una completa vittoria , che i Prussiani erano lontani chi sa quante miglia , oramai lo spavento si era loro infiltrato nel cuore , oramai vedevano le cose dietro il prisma della paura : poche botteghe si riaprirono ; pochissime donne si azzardarono a far capolino dalle finestre ; difaccia alla Prefettura e alle Mairie vi erano i soliti capannelli susurroni , insistenti : fu insomma necessario che il Mair facesse battere i tamburi a tutte le cantonate , ed ivi dal banditore annunziare ai Digionesi che potevano andare a letto , e prender sonno tranquilli , poiché I Prussiani erano stati respinti su tutta la linea . - Dietro questa confortante pubblicazione , ricominciammo a veder del movimento per le strade ; si riaprirono i caffè e la città riprese il suo aspetto normale . CAPITOLO XVII . Alla mattina del ventiquattro la bandiera Prussiana fu mostrata a tutte le truppe e suscitò ovunque l ' entusiasmo più vivo ; quella bandiera era nuovissima , tutta in seta , magnifica . La popolazione Digionese , accortasi dell ' errore meschino in cui l ' avevano fatta cadere la sera precedente alcuni vigliacchi , non si restava dal magnificare il nostro coraggio ed aumentava verso di noi di dimostrazioni affettuose e gentili ; sapemmo che causa principale dello sgomento e dell ' allarme era stato il colonnello dei mobilizzati dell ' Alta Savoja , che al primo rumore del combattimento , era corso con diversi suoi uomini alla ferrovia , e lì aveva preteso che di riffe o di raffe si mettesse in pronto un convoglio , onde partire alla volta di Lione . Tutto ci faceva sicuri che i Prussiani non avrebbero riattaccato ; i nostri amici erano all ' avamposti ; pensammo bene di far loro una visita e intanto dare un ' occhiata al terreno , dove poche ore avanti erasi combattuta la sanguinosa battaglia , alla quale eravamo stati presenti . Qual tremando spettacolo non ci offersero quei campi ! Se io avessi la potenza descrittiva di poterli ritrarre al vero , farei inorridire i lettori ... fortuna che non l ' ho , e così risparmio loro un ' emozione ben cruda ! Il più sfegatato paladino della guerra , ammenoché non fosse un mostro , non avrebbe potuto fare a meno di fremere davanti a quella carneficina autorizzata dalle così dette gente civili . In qualche punto i cadaveri erano a strati ; pochi i nostri , moltissimi quelli Prussiani ; i Tedeschi si erano battuti come eroi ; nel posto dove fu rinvenuta la bandiera si contavano uno accanto all ' altro più di novanta cadaveri , tra i quali quello di un maggiore ; la prateria , la strada , i viottoli erano ingombri di elmi , di fucili , di sacchi ; ogni passo che noi si faceva eravamo sicuri d ' inciampare in un morto ... Quanta gioventù , quanta vita dileguata in un soffio ! ... Erano imberbi adolescenti , uomini tarchiati ; tutti avranno lasciato nelle proprie case una sposa , una moglie , una madre : queste povere donne ogni giorno saranno accorse al giungere della posta , avranno divorato coi baci le righe , che tra le fastidiose occupazioni del campo , scrivevano i loro cari : le avranno aspettate anche il domani quelle benedette righe , che loro facevano spuntare tra ciglio e ciglio una lacrima e l ' avranno aspettate invano , e invano anche domani , e così via di seguito per chi sa quanto tempo , eppoi finiranno col vestirsi a bruno , col piangere , col pregare , coll ' imprecare a chi ordinò , a chi volle , a chi fece la guerra : ma re Guglielmo sarà salutato imperator di Germania , ma Napoleone goderà in santa pace nei beati ozi di Londra i milioni carpiti alla disgraziatissima Francia ! Oh ! avessi avuto la virtù d ' Ezzecchiello ! Oh avessi potuto trasfondere la vita in quegli esanimi corpi ! ... Sorgete , avrei voluto gridare con voce tuonante , sorgete ed imprecate alle arpie coronate , ai potenti del mondo ; tornate nelle vostre città , nei vostri villaggi , nelle vostre famiglie , predicate che si ha da esser tutti fratelli , che non si deve sprecar più tanto coraggio per soddisfare l ' ambizione di quelli che ci opprimono , che si deve abolire il macello di creature innocenti , fatte apposta per amarsi tra loro , l ' une all ' altre simpatiche , perché legate dal santo vincolo della sventura ... Se Traupmann con otto omicidii fece rabbrividire tutto il mondo civile , perché si devono dar ghirlande d ' alloro a chi , a sangue freddo , ne fa sgozzar centomila ? E mi pareva difatti che quei morti si levassero giganti , e colle braccie poderose scaraventassero nel vano i tarlati troni delle tirannidi umane . Garibaldi traversò la via in carrozza con Canzio ; i due illustri e prodi soldati , arrivati che furono al punto di cui parlo , furono pur essi commossi : no ... non era soddisfazione , come dicevano alcuni , quella che brillava sui loro volto , io credo che fosse disgusto . Il guerriero è inesorabile , quando fischiano le palle , ma è commosso al vedere le prove di un valore , che il caso non ha compensato , ma che è innegabile . Poco distante lì avevan passata tutta la notte i Carabinieri Genovesi . Piccini ci accolse ridendo ... Oh ! la bella istoria che ho da contarvi ! - - Raccontacela . - In poche parole vi sbrigo ... vedete quella casetta ? ... Terminata la mia guardia sono andato lì per riposarmi ... ci erano tre Prussiani morti ed io mi sdraiai in mezzo a loro ; appena steso per terra , è inutile che vi dica , che attaccai un sonno birbone : mi ero addormentato di poco , quando mi parve sentirmi girellare d ' intorno , non mi volli scomodare a aprir gli occhi , e il calpestio , non che cessare , accresceva : una mano poco delicatamente si posò sul mio petto , mentre un ' altra si avvicinava con gran celerità alla mia tasca ; mi alzo allora , come di soprassalto e do un grand ' urlo : Chi è ? ... Non sono mica morto io , perché mi abbiate a frugare ! ... Un grido disperato e una fuga generale tenne dietro alle mie parole : seguii i fuggitivi e trovai due della mia compagnia che esercitavano questo mestiere proficuo sì , ma schifoso ... - E domandaste loro , se avevano trovato molta roba ? - Sì ... mi risposero anzi che tutti quelli che avevano frugato avevano in tasca la bibbia , e moltissimi la carta geografica . Era verità : nessun bass ' uffiziale era sprovveduto della carta di Francia : è così che si vincono le battaglie , e non come si fece nel beatissimo regno d ' Italia nella vergognosissima guerra del 66 , ove le carte non erano conosciute nemmeno di vista dai colonnelli di stato maggiore .. Dopo avere scambiato qualche altra parola partimmo dalle linee dei Genovesi e andammo per tornare a Digione : avevamo fatti appena pochi passi , che sentimmo dei gemiti poco distanti da noi : questi gemiti venivano da una specie di casaccia che era al principiar di una viottola : quella casaccia non doveva servire di abitazione ad alcuno , nemmeno in tempo di pace ; era bassa , piccola , e non aveva finestre . Il desiderio di giovare a qualcuno , l ' idea che forse si poteva trovare lì qualche amico , ci fecero entrare risolutamente in quella catapecchia . Sopra una barca di concio vedemmo all ' incerta luce che veniva dalla piccola porta , un ' involucro di carne ; da questo partivano i lamenti e , cosa strana , questi lamenti non ci parvero d ' uomo ; ma che lì dentro ci fosse una donna ? - accesi con mano tremante un fiammifero , mi appressai ... un urlo mi partì dalla strozza , il lume mi cadde di mano , chè io non poteva credere a ciò che mi si parava davanti ; era , purtroppo , una povera donna colei che si lamentava in tal guisa e in quella povera donna io riconobbi Aissa . - Aissa , Aissa - Le dissi e fui incapace di proferire altre parole . La moribonda mi guardò attentamente , direi quasi con ostinazione ; si pose una mano sul cuore , come per reprimerne i palpiti , stiè un poco senza articolare parole , poi faticosamente , senza riconoscermi , sussurrò a bassissima voce : portatemi fuori ! Interrogai con un ' occhiata i compagni ; vedendo com ' essi erano propensi ad esaudire quest ' ultimo voto di quella bella creatura , la presi amorevolmente pel capo , mentre gli altri adagino adagino la sollevarono pei piedi , e la deponemmo su di un praticello , dove l ' erbetta era tutta ingemmata dalle stille della mattiniera rugiada , e dove rimpercotevasi un vagabondo rAggio di sole , che si era fatto strada tra le nuvole che tutto ingombravano il cielo . Aissa era rimasta prostrata ; gli occhi le si erano chiusi ; come era bella ! ... Soffusa di un pallore che faceva apparire le di lei carni di cera ; coi magnifici capelli neri disciolti lungo le spalle , tu l ' avreste creduta l ' angelo della grazia e della bellezza , morto esso pure in tanto turbinio di barbarie ! Poco più sotto del cuore , uno straccio nell ' abito , delle goccie di sangue rappreso indicavano dove l ' avesse colpita il piombo nemico ! In quell ' istante la si sarebbe detta già morta , se un ' anelito frequente muovendo ad ogni poco il busto di lei non avesse ispirato la certezza , che ancora non si era dileguato il soffio animatore di quella materia . La discinsi ; feci portare da uno dei nostri dell ' acqua : con questa le bagnai ambe le teMpia , e poi colla faccia proprio sopra la sua , mi misi a spiare il momento , in cui ella sarebbe tornata ad essere in se . - Chiamino un medico ! ... Sentii esclamare una voce . - Bravo - Gridai io in tuono d ' assentimento , ma senza muovermi ... e uno in fretta e furia andò per il medico . L ' aria fresca rianimò la bella dolente ; Aissa aprì le sue luci ; girò lo sguardo per le circostanti campagne e addiventò pensierosa : in quel momento forse le tornarono in mente i molti fatti del lugubre dramma , a cui ella aveva assistito negli ultimi giorni , mi osservò lungamente , un sorriso sfiorò le di lei labbra sbiancate ... ella mi aveva riconosciuto . - Vedete se ho bene adempiuto alla promessa che io vi feci a Marsiglia . - Ma dove siete stata ferita ? - Qui ... - La rispose accennandomi , dove avevo veduto il sangue rappreso . - Ed è grave ? - Io credo che sia mortale ... lo spero Restai annichilito ; sperar nella morte in quell ' età , con quella bellezza , con quel carattere ardente e leggiero che tanto mi aveva sorpreso fino dal giorno che la conobbi ! ... Un fremito mi aveva invaso ogni fibra , volevo persuadermi di assistere ad una allucinazione mentale e avrei dato la mia vita , pur di non assistere a questo tristissimo episodio , che doveva avere lo scioglimento in faccia ai miei occhi . - A che mi guardate così stranamente ? - con voce sempre più tremula continuò la moribonda - Oh ! lo so cosa pensate tra voi ! ... Me lo immagino ... ma se sapeste , quanto mi sorride il lasciar questa vita , che mi opprime come la camicia di forza del galeotto ... - Oh ! quante volte ho proposto di farla finita per sempre e sul più bello mi è mancato il coraggio ! - Ma voi non morrete - Interruppi io - voi siete sul fiorire degli anni , siete robusta , la vostra ferita non è tanto grave ... - È mortale .. lo sento ! ... Non sprecate le vostre cure per me ... sentite ... là ... come urla quel povero soldato ferito ... vedete , scommetto che lui ha o una mamma , o una sposa ... allora si soffre a lasciare la terra , ma io ... io .. - Voi potrete trovar degli amici - Degli amici ? ! .. Ma dove ? .. Ma come ? .. Ma chi ? .. - Io per esempio ! - Voi traverserete il mare , tornerete in mezzo ai cari vostri , e presto , come tutti gli altri , vi dimenticherete di me ... Noi donne galanti , alla moda non sappiamo , non c ' immaginiamo neppure l ' amicizia ; l ' amicizia richiede del cuore e a noi ce l ' hanno strappato i signori di cui siamo i giocattoli . Chi ci ha mai inculcata la santa religione dell ' affetto , delle fede ? Chi ci ha mai rammentato di esser donne ? ripensando al passato una nube qualche volta passava sulle nostre fronti ... « Le vostre fronti son fatte per baci e per i diademi , » ci dicevano i felici del mondo , e a noi diamanti , abiti , ricchezze ... qualche volta la miseria degli altri ci strappava dal ciglio una lacrima . « i vostri occhi non son fatti per piangere , son fatti per brillare di voluttà e di piacere , » ci ripetevano i nostri adoratori e a noi le inebrianti emozioni dell ' orgia . L ' artigiano che ci disprezza perché colla prostituzione si ha quello che egli non giungerà mai ad aver col lavoro , ci addita alle sue figlie , come vampiri , come mostri e queste ci salutano colle loro fischiate ; i nostri protettori quando si son sbizzarriti con noi vanno a cercarne delle altre , noi ricorriamo a spese matte , a piaceri che abbruciano : i denari van via , e viene l ' età : la prima grinza fa fuggire l ' ultimo adoratore e ... e ... se non morissi qui , se continuassi a vivere , tra pochi anni , obliata da tutti , morirei nel fondo di uno spedale ... eccolo l ' avvenire di noi povere colpevoli coperte d ' oro e di gemme ! Fortuna che questa palla ha troncato tanta colpa e tanta miseria ! .. Ve lo ripeto , ve ne scongiuro .... andate a soccorrere quel povero soldato .... forse potrete risparmiare un gran dolore ad una povera madre , pensate alla vostra che ora prega per voi in Italia ... Oh se avanti di morire il Cielo volesse concedermi là santa voluttà di una lacrima ! Le mani d ' Aissa cominciavano ad agghiacciarsi , e posandosi sulle mie , mi producevano la medesima impressione , come quando si tocca una serpe . - Oh ! .. un tempo ... io ve lo voglio dire ... un tempo io non era cattiva ! - La proseguì con tuono più flebile - Amai troppo , credei troppo ... e ne ho scontato anche troppo la pena . Ah ! avessi dato retta alla mamma ... fatemi il piacere , levatemi dal seno , la crocellina che è attaccata a questo piccolo nastro . , ce la conservo da tanto tempo e quando i miei amanti ci ridevano sopra , io correva a nascondermi e la baciavo , la baciavo colle lacrime agli occhi e col cuore che mi si stringeva dalla pena ... vi raccomando di lasciarmela indosso anche quando sarò morta : è il più caro ricordo che io abbia ... l ' ebbi da lei , una sera , una bella sera di estate : eravamo sull ' aja , e ci era stato il prete a benedire il ricolto ; l ' immagine della madonna era illuminata , un ' andirivieni di lucciole faceva sembrare illuminate anche le siepi , i contadini cantavano le litanie , io accarezzavo il vecchio Bibi perché non abbaiasse ; la mamma , finita la preghiera , mi venne vicina , mi baciò e mi attaccò al collo questa crocetta ... da quella sera non lo ho più abbandonata e quando ero per darmi in braccio alla disperazione , quando dentro me meditavo qualche vendetta terribile , quando avevo commesso una colpa , guardavo quella crocetta e mi tornavano in mente l ' aja , il prete , le litanie , il vecchio Bibi , i bei tempi insomma in cui ero giovine , in cui ero buona , e vendetta , disperazione , come per incanto , sparivano , e le colpe mi sembravano meno gravi , perché mi sembrava vedere la mamma che pregava per me , che sorridente additavami il cielo ... quel cielo che si acquista soltanto coll ' espiazione , e colle sofferenze . Lo spirito che aveva animato quella donna a proferire il lungo discorso , via via che la parlava sembrava che l ' abbandonasse ; l ' affievolita voce , il faticoso respiro che aveva preso tutte le parvenze del rantolo mi convinsero che ormai niente vi era da sperare , che oramai gli istanti di quella vaga creatura erano contati ! La squilla della vicina parrocchia di Fontain si fè modestamente sentire ; i tocchi di quella campana mi scesero in cuore mesti , siccome la preghiera pei moribondi : traversò il viottolo a noi vicino una vecchia cenciosa che portava per mano un ragazzo ... - Nonna - disse quest ' ultimo - cosa fa tutta quella gente sdraiata ? - Povero bimbo - rispose la vecchia - quelli che vedi son morti - E non si risveglieranno mai ... mai più ? ... Mai più ! Il bambino chinò gli occhi e poi si rimpiattò nel fossato ... intanto uno stormo di corvi volteggiò intorno a noi ! ... la nonna si mise in ginocchio e pregò : il fanciullo urlava e piangeva ! Uu prete col brevario sotto il braccio si avvicinò , quasi pauroso , alla moribonda : io gli additai la crocellina che essa si era portata alle labbra , egli se ne andò , al soldato che era per morire poco distante da noi , ed intuonò ad alta voce le preci dei moribondi . Cessa , o prete , dalla stolta cantilena ; tu per il primo , dando un ' occhiata all ' intorno , devi convincerti di quanto le tue preci sono bugiarde ! Se fossevi un Dio , potrebbe egli permettere un tanto massacro ? ... È vero che voi , sacerdoti l ' avete chiamato Sabbaot , il Dio degli eserciti e delle battaglie ; è vero che a lui in altri tempi avete offerte vittime umane ; è vero che nel suo santo nome avete fatto sgozzare dai vostri sicari le donne e i fanciulli a Perugia , i giovani generosi a Mentana , i padri di famiglia nelle mura stesse di Roma ; ma è vero puranche che i popoli hanno pieno diritto d ' odiarlo e d ' abbatterlo , schifati alla idea delle carneficine che voi avete perpetrato nel nome di lui , schifati all ' idea del privilegio e della rapina che avete benedetto , e resi sacri sotto la protezione di questa divinità , che , onnipotente , avrebbe creato il male . O prete , se tu fossi convinto , agiresti in altra maniera : cessa adunque dall ' ipocrita prece : noi , come te , non crediamo al tuo Dio ! Gli stormi dei corvi raddoppiavano ; la nebbia sollevandosi a poco a poco dall ' estreme linee di quell ' estesa pianura aveva offuscato il sole e i grandi alberi della strada maestra in quell ' incerto barlume sembravano giganti che osservassero con fiero cipiglio quella scena d ' orrore : dei carrettoni traversavano innanzi a noi , come una triste visione di mente impaurita ; questi carrettoni erano colmi di cadaveri e i carrettieri , sferzando i cavalli , fischiettavano le ariette dei villaggi natii ; ogni tanto qualche lurida faccia , tale da farti ribrezzo solamente a pensarci , appariva in mezzo ai solchi , nei cespugli , tra le siepi , disopra al ciglione dei fossi , che non pochi erano quelli che giravano per frugare i cadaveri . Aissa mi strinse forte forte la mano ; parve che a furia di baci volesse divorare la crocellina : si sforzò di richiamare sulle labbra un sorriso e gli occhi invece le si empirono di lacrime , proferì mestamente : a rivederci , chinò il capo , sembrò addormentarsi , e si addormentò difatti per non destarsi mai più . Il bambino si era fatto animo , era saltato dal fosso ed era venuto a vederla , la volle toccare con infantile curiosità ; la sentì fredda come una pietra , e rimase impietrito ; il prete e la vecchia continuavano a biascicare orazioni , e i corvi si erano tanto a noi avvicinati da sfiorarci il capo con le nerissime ali . Nello stesso tempo esalava l ' estremo respiro il soldato vicino , susurrando a fior di labbra il gentil nome di Greetchein . Greetchein ! ... Mi passò innanzi alla mente la poetica creazione di Göethe e vidi in un remoto abituro una bionda fanciulla che in quel momento fissando il cielo , pregava per l ' amico lontano e che già pregustava le gioie inenarrabili di un sospirato ritorno , che l ' affetto immenso di vergine suole ispirare fiducia ; l ' amico lontano muore invece esecrato da tutti ; muore in terra straniera , in terra che egli calpestò vincitore e su cui battè prepotentemente la sciabola ; muore proferendo il nome di lei , senza che alcuno possa portarle questa notizia , che le sarebbe non lieve conforto nelle future afflizioni . Vestiti a bruno , o bionda fanciulla , ed impara ad esecrare i tiranni : vestiti a bruno e grida insieme con me : Maledetta la guerra ! Come erano belli quei due cadaveri ! ... Tutti e due erano morti , ispirandosi a reminiscenze soavi ... tutti e due assorti nell ' ideale sorridendo eran morti ! ... Io correva dall ' uno all ' altro , mi chinavo su loro , li contemplavo , avrei voluto trasfondere nel suo corpo il mio spirito vitale onde di nuovo animare tanta gioventù , tanta forza , tanta bellezza ... mi sembrava che il cervello avesse a darmi volta : i miei compagni mi trascinaron via a forza dal triste spettacolo : quando rinvenni dallo stupore aveva fatto più che mezza strada per arrivare a Digione . La febbre mi aveva occupato tutte le membra . - Và a letto - Mi dissero . - Sì - Risposi , deciso di dare ascolto a un tal consiglio e lasciai gli amici . Arrivato appena in città trovai alla porta del quartier generale Materassi , Piccini e alcuni altri . - Vieni con noi - Mi dissero . - E dove ? - Si va a vedere i morti che hanno già portato in città … chi sa che non rinveniamo , il cadavere di qualche amico , di qualche conoscente . Quantunque la scena a cui ci si preparava ad assistere offrisse una prospettiva tutt ' altro che ridente in special modo per un ' ammalato , come ero io , un po ' per bruttissima curiosità ( ripeto ai lettori che io non bramo di farmi meglio di quello che sono ) un po ' per non sembrare da meno degli altri , un po ' per una vaga speranza di ritrovar forse una memoria da consegnare ai parenti lontani di qualche estinto , seguii la comitiva che si accingeva a questa visita lugubre . Durante il tragitto , mi fu raccontata la storia luttuosissima del capitano dei Franchi Tiratori , rinvenuto cadavere e tutto bruciato nel castello di Poully . Garibaldi aveva ordinato un inchiesta su tale nuova barbarie : io qui non voglio discutere , nè avrei dati bastanti per farlo , se sieno o no vere le spiegazioni , che pretese dare il Governo Prussiano con una nota pubblicata su quasi tutti i giornali del mondo : quello che è certo si è che l ' ufficiale aveva le mani legate , che covoni di paglia già incendiati erano a poca distanza da lui e che l ' infelice , come ben si può osservare dalla fotografia , era tutto coperto d ' ustioni , all ' infuori del capo . Con ciò non intendo lanciare un ' accusa generale a tutto il popolo Germanico ; il soldato abbrutito nella caserma , a qualunque nazione appartenga , spesso e volentieri cessa di essere un uomo per addiventare la belva la più sanguinaria . Passata di poco la porta Sant ' Apollinare , avanti di giungere alla barriera vi è il convento dei Cappucini : ivi erano stati messi i cadaveri , forse perchè si potessero riconoscere a bell ' agio dagli amici . Prima d ' entrare la nostra vista fu dolorosamente colpita da due carrettoni , zeppi di morti Prussiani ; quale di questi ciondolava una gamba , quale una mano ; l ' insieme ti offriva l ' idea di una gran montagna di carne ; il pavimento era tutto cosperso di sangue , che alcune ferite tuttora gocciavano . Entrammo in una piccola stanza ; sopra due tavoloni erano stesi una ventina di Garibaldini , tutti privi di vita ; tra questi lo Squaglia , sorridente come vivesse tuttora ; la maggior parte mancava di qualchecosa di vestiario : gli avvoltoi della gloria , avevano , come pocofà si è veduto , fatto man bassa sulle più piccole inezie , purché vi fosse da ricavar qualche soldo . Noi procedevamo in silenzio : solo il Piccini , incaponito di ritrovare il Rossi , esaminava ad uno ad uno i cadaveri , passava per far più presto disopra alle tavole , sempre con viso imperturabile , e con un sangue freddo da essere ammirato . La seconda stanza era grandissima : avrà contenuto più di settanta morti , disposti non colla medesima precisione di quelli che giacevano nella prima ; qui vi erano Guardie Mobili , Franchi Tiratori , Garibaldini ed anche qualche Prussiano : vedemmo tra gli altri il povero Pastoris col cranio tutto fracassato ; il prode maggiore era stato spogliato fino della camicia ; questa profanazione mi fece ribrezzo , e aggiunta al desolante spettacolo a cui fino dal primo mattino assistevo , ebbe potenza di farmi rinforzare la febbre , che credevo di aver fugata ; frequenti brividi lungo le reni , mi rendevano omai più che certo di questa nuova peripezia che veniva a conturbarmi . Ci fu impossibile ritrovare il Rossi ; domandammo schiarimenti ai guardiani e questi ci risposero che forse la salma del nostro amico doveva essere nella stanza di quelli che erano morti di vaiolo . Avanti di partire non potei fare a meno di rivolgere uno sguardo a tutta quella gioventù , che si era dileguata come una meteora nel cielo ; un raggio di gloria , uno sprazzo di luce eppoi il nulla . Quante illusioni , quante speranze , quanti pensieri non si erano spenti , per sempre in quella clade sanguinosissima ! Chi sa che tra quelli non vi fosse uno nato a creare qualche nuovo ordinamento sociale , e che invece finirà per procreare un cavolo , una pianta d ' ortica ? Felice lui ! che , se grande fosse riuscito realmente , avrebbe imprecato alla vita , angariato dai ghigni e dalle calunnie dei contemporanei . Quante madri , quante sorelle abbrunate - pensavo dentro di me e continuando a guardare i cadaveri , sentivo commuovermi non tanto per loro , quanto per le care persone che avevano lasciato . La democrazia Italiana , credo bene ripeterlo , ha lasciato un degno e glorioso contingente sui campi di Francia ; la democrazia Italiana , come sempre , anche nel 1871 ha immolato al principio repubblicano , i cuori più giovani ed entusiasti , le immaginazioni più fervide , le intelligenze più belle . Una pleiade di generosi scompare ogni volta che la coscienza dell ' umanità si risveglia , ogni volta che si traducono in atto le sante credenze , le così dette utopie dei pochi ispirati che ci han preceduto : solo col sangue rinvigoriscono le idee . E sangue di eroi onorò le strade ed i campi dell ' ubertosa Borgogna , e una pleiade di magnanimi figli d ' Italia scomparve , lasciando di se imperituro ricordo in chiunque abbia il core informato al gentil culto delle azioni generose . Perla , Pastoris , Settignani , Cavallotti , Ferraris , Gnecco , Imbriani , Zauli , Salomoni , Canovi , Zerbini , Anzillotti , Caimi , Ricci , Giordano , Valduta , Resegotti ... dall ' Alpi all ' estrema Sicilia la calunniata Penisola ebbe un figlio , per ogni città , per ogni paese , da offrire in olocausto al sacrosanto principio . Firenze ebbe nove morti : Rossi , Squaglia , Viti , Aterini , Carli , Pini , Scali , Cortopassi e Signorini ; la vicina Pistoia su sette volontarii ebbe a piangerne quattro : Biechi , Ferrarini , Bongi e Lanciotti . Se io avessi appunti precisi , vorrei citar tutti i martiri , e ben si avvedrebbero gli odierni politicanti di Francia , i generali famosi , allora rincatucciati per la paura , e in oggi spavaldi , ben si avvedrebbero , dico , che l ' italiana democrazia non mancò al proprio dovere e che , superando ostacoli a lei frapposti dalla mancanza di mezzi e dalla vigilanza la più sospettosa del timido governo del re , corse volenterosa all ' appello . Ed i Digionesi con quel buon senso che suol distinguere i popoli , non tardarono a esserne più che convinti ed a dimostrarcelo con ripetuti segni di sincera affezione . Nel ridurmi a casa difatti ebbi la prova più luminosa della fiducia generale che si nutriva in Garibaldi ed in noi ; dappertutto non si faceva che domandar notìzie e porgere elogi all ' eroico Ricciotti e alla sua valorosa brigata ; i nomi di Menotti , di Canzio volavano accompagnati da lodi , per tutte le bocche ; e le donne con quel sentimento gentile , che ci rende caramente diletto quel sesso che , sembra , esser stato messo quaggiù per asciugare le lacrime e per darci un pietoso conforto in mezzo alle disillusioni e all ' affanni , accoppiavano a questi nomi , omai resi gloriosi , quello non meno caro , quantunque modesto , di Teresita . È stato detto che la superstizione è la poesia dell ' ignoranza : io , quando vidi in capo alla strada , dove abitavo , le donne affollarsi a pregare davanti a un ' immagine , per Garibaldi , per noi , per la Francia , aspirai tutto il profumo di questa ingenua poesia , e rimasi a contemplare estatico quel gruppo , che avrebbe offerto a un pittore un ' invidiabile quadretto di genere , e che a me offriva un certo tal qual refrigerio di cui non so farmi ragione . Il male però progrediva spaventosamente : mi martellavano le tempie ; avevo perduto la voce , le gambe mi reggevano appena . Passando dalla bottega della tabaccaia , vi entrai , e mi buttai rifinito su di una seggiola . La graziosa fanciulla , affidata alle cure della bottegaia , si svestiva in quel mentre della sua cappa di appartenente all ' ambulanza ; aveva già visitato tutti gli ospedali della città , aveva già fatto amicizia con tutti i feriti Prussiani : mi disse tutto questo d ' un fiato , senza che la potessi interrompere ; quando io cominciai a parlare , la buona ragazza sentendo la mìa voce roca , esaminandomi fissamente nel volto , con tono affettuoso mi disse : Ma voi avete bisogno delle mie cure ... voi siete malato . - Che ... non è nulla ! - Oh voi dovete curarvi ... andare a letto ! - Vi pare ... qui ... in faccia al nemico ... - Il nemico ha di catti a rifarsi di forze , e credo che non avrà intenzione di riattaccare . - Ammettiamolo pure : Ma che vorreste ... che io passassi uno , due , forse tre giorni solo , come un cane ? ... - Siete ingiusto ... voi dimenticate gli amici ... - Son tutti occupati ... - E ... le amiche ? Ficcandomi gli occhi negli occhi proferì la ragazza . - Le amiche ! - Sì andate ed ei vi prometto di venirvi a far visita , di passare la maggior parte della giornata da voi . - Davvero ? - Sul mio onore ... via , via andate ... non fate il bambino ... il vostro sarebbe un eroismo inutile ... - E tanti altri bei discorsi , che uniti al male che mi sentivo in dosso , e alla voglia di aver dei colloqui intimi con quella gentile infermiera , di cui avevo imparato ad ammirare il carattere , mi persuasero a cacciarmi nel letto , deciso però di non badare a prescrizione veruna del medico , o di chicchessia , qualora avessi udito suonare a raccolta le trombe , o tuonare il cannone . Dopo poco ero a letto ; a letto , con una tazza di tisana a me vicina sul comodino , apprestatami dalla mia gentilissima ospite . CAPITOLO XVIII . Se il trovarsi ammalato lontano dai suoi , in terra dove siamo sconosciuti , nella solitudine , che , a detta di Pascal , fa giocare persino alle carte con se medesimi , in generale è una disgrazia , godo nel dire che io feci eccezione alla regola . La solitudine che io temeva , non l ' ebbi a provare che in qualche momento , gentili premure , assistenza più che fraterna , riguardi inconcepibili non mi fecer difetto ed io serberò riconoscenza indelebile per le generose creature che , ispirandosi al santo amor della patria e dell ' umanità , con le loro attenzioni resero meno tristi le travagliate ore di un povero malato . Se questi miei ricordi varcassero le Alpi , io l ' avrei caro soltanto per mostrare ai miei pietosi assistenti che sotto la camicia Rossa del Garibaldino non batte il cuore di un ingrato , ma che , finché campa , egli serba una soave reminiscenza di chi gli fece del bene . Appena da un ' ora ero in letto , quando capitò la mia vaga vicina in perfetto abbigliamento da infermiera : andò al camminetto , attizzò il fuoco e mi preparò della nuova tisana ; poi mi disse che più tardi avrebbe portato anche il medico , e cominciò a tirar fuori boccette d ' essenze , scatole di pasticche e , quel che più m ' importava dei libri ... e che libri ! ... Le poesie di Alfredo di Musset e un paio di romanzi di Walter Scott ; un libro è un grande amico nella solitudine ed io salutai quei libri con la medesima gioia con cui si salutano gli amici più cari . Per quella sera però non potei leggere : le palpebre mi si erano appesantite : un sonno profondo , prodotto dalle febbre , mi rese inerte durante tutta la notte . Al mattino stavo un pò meglio ; pregai Materassi e Bocconi che stavano di casa con me di tenermi informato a puntino di quanto sarebbe successo , e di non por tempo in mezzo per venire a avvisarmi , se vi fosse stata la probabilità di un nuovo attacco . Cosa d ' altronde poco probabile , chè i Prussiani ne avevano buscate anche troppe ! Erano trascorse due ore buone e nessuna notizia erami per anco arrivata : io tentava , per passare il tempo di legger qualchecosa , ma , quantunque ciò che leggevo fosse bellissimo , il mio pensiero volava lontano lontano , nientemeno che fino a Firenze . I miei occhi percorrevano macchinalmente quelle linee stampate , le mie mani sempre macchinalmente sfogliavano quelle pagine , ma io non mi occupava per nulla di ciò che credevo leggere , che anzi leggevo di certo . Pensavo alla mia povera mamma già morta : chi le avesse detto , quando proibiva al bambino di correre , di pigliar fresco , di saltare , chi l ' avesse detto che il bambino diventato uomo , si avesse a trovare nella situazione nella quale mi trovavo io in quel momento ? ... Povere mamme ... povere le vostre cure ! ... sarà una stranezza la mia : ammiro la donna spartana , ma anco molto di più la povera vecchia che , da vera bacchettona , si strascina a malapena a un ' altare , onde implorar dal Cielo che mai certe ideacce frullino nella mente di quel figliuolo , a cui vol tanto bene ... Eppoi la solitudine mi spaventava . - O cosa fanno tutti i miei amici ? .. Perche non vengono ? ... E se si battessero ? ... Oh così la non può durare ... oh ! molto meglio una palla e farla finita per sempre ! ... Fu bussato dolcemente alla porta . Quale non fu la mia sorpresa , quando , dopo aver detto : entrate , io vidi comparire in compagnia della vecchia padrona , due graziose figurine , di donna degne proprio dell ' elegante pennello dell ' ispirato Wattau . Le principesse invisibili si erano finalmente degnate di scendere dall ' Olimpo per visitare un mortale ... quelle due signorine erano le figlie del proprietario del nostro ricco palazzo : le medesime , per veder le quali avevamo tanto almanaccato nelle molte ore d ' ozio che avevano preceduto le tre giornate di combattimento . La fama questa volta non era bugiarda ; vi assicuro che erano proprio carine ; modeste , educate , geniali ... tanta fu la mia sorpresa che non sapevo cosa dire , e sul primo devo aver fatto la figura del collegiale più candido che sia mai scappato dall ' unghie dei reverendissimi maestri . Si trattennero una mezzora ; dissero , secondo il solito , ira di Dio dei Prussiani , canzonarono i moblots inalzarono al cielo i Garibaldini ; parlarono dell ' Italia e del desiderio intensissimo che aveano di vederla , mi fecero con mille moine trangugiare altri due bicchieri di tisana , e protestando di non volere più oltre importunarmi , si accomiatarono , promettendomi di tornar la sera a farmi visita . Ero tutt ' ora sotto la dolce impressione di questa visita inaspettata , quando con strepito immenso entrò Materassi , seguito da uno sciame di Guide . - Notizie ? - Domandai subitamente . - Nessuna . - La cronaca del giorno ? - Ah ... La Corte Marziale ha condannato a dodici anni di galera una guardia mobile che non ha voluto ricevere un ' ordine dal suo tenente . - Hai detto una guardia mobile ? - Benissimo ! ... Meglio in galera che averli tra i piedi ! - Approvato - Urlarono tutti . - Di più - Continuò il Materassi - Sembra che i Prussiani marcino su Dòle ... tentando così di prenderci in mezzo ... - O di avere altre briscole ! - Speriamo che debba succeder così ! Del resto per oggi puoi restar tranquillamente a letto ; da tutti i lati della città per ben molte miglia è impossibile rintracciare un Tedesco , e noi siamo venuti qui per far l ' ora di andare al trasporto di Ferraris ... credi che per oggi non ci è timore di alcuna cosa ! ... Dopo poco entrarono in camera mio fratello , i due Piccini e vari altri ; si poteva creder benissimo di essere in una caserma ; per ammazzare il tempo vari si posero a giocare alle carte : alcuni altri chiesero aiuto alle muse , e si misero a sciorinare ottave , sonetti , rispetti con una facilità più che Arcadica . Fra le altre birbonate , sentii un rispetto non molto bruttaccio , e lo regalo ai lettori , se non altro onde mostrare che a tu per tu colla morte , colla corte Marziale , e col linguaggio barbino dei superiori e dei regolamenti , qualcuno alla meglio o alla peggio trovava il momento di dedicarsi alle arti gentili . Il rispetto era dedicato ai Franchi Tiratori , a questi Beniamini della situazione . Eccolo : « Son della patria un Franco tiratore E vo pei monti a caccia dei Prussiani : Amor mi spinge contro all ' oppressore , Amor dei cari miei , che or son lontani : Tra il fragor dei fucili e del cannone , Siccome a nozze , corro alla tenzone : Venga l ' Ulano dall ' acuta lancia ... Io non ritiro il piè ... Viva la Francia ! Vengan di Prussia i difensor più saldi ... Io qui l ' attendo ... Evviva Garibaldi ! » Ogni tanto la padrona di casa , veniva a pigliar mie notizie , dava un ' occhiata a quei gruppi e se ne andava proferendo con amabil sorriso : Oh les braves garcons ! L ' ora di assistere alla cerimonia pietosa in onore del compianto Ferraris si avvicinava a gran passi , e i miei amici mi lasciaron solo di nuovo : questa partenza che lì per lì mi uggiva non poco , doveva procacciarmi un paio d ' ore di felicità , se almeno la felicità si valuta dalla maggiore o minor prestezza con la quale volan gli istanti ... quelle due ore mi sembrarono infatti appena un minuto , ed eccone la ragione . Leggevo con più attenzione del solito una delle più bella poesie del Musset , poesia un po ' materialista , se vogliamo , ma non per questo meno ispirata ; il fino contorno di una gamba elegante , ed il piccolo piede di una figlia d ' Eva , attraente come la colpa , erano ivi tratteggiate con una finezza indicibile dal poeta più simpatico della Francia moderna : il mio pensiero vagava per orizzonti tutt ' altro che Platonici e la mia immaginazione esaltata riandava i bei piedini ed i fini contorni di certe gambe , che lo zeffiro compiacente come un ufficiale d ' ordinanza di un re , tante volte aveva svelato al povero bohème che dalla porta di un caffè vede a trasvolarsi davanti , come una visione , le belle del mondo privilegiato . Leggera quasi farfalla , senza che io la veda , si è avvicinata al mio letto la gentile infermiera , la pietosa visitatrice di tutte le ambulanze : Essa mi guarda in silenzio ; alla mia volta io la guardo e sto zitto . Per cotesto , si principia benino ! Finalmente lei rompe il ghiaccio , e colla sua vocina simpatica la comincia : Non ho potuto portare il medico , come vi avevo promesso . - Non importa ... - Vi sentite meglio ? - Tanto meglio che domani mattina esco di casa . - Voi non commetterete questa pazzia ! Ve lo proibisco in nome di vostra madre ... pensate alla povera donna che forse vi aspetta ... - Mia madre è morta ! Proferisco un po ' commosso all ' evocazione di tale ricordo .. - A vostro padre ... - Continua più affettuosamente la cara fanciulla . - È morto ! - Replico in tuono brusco - Dunque siete orfano ? .. - Purtroppo ! - Avrete una bella però ? ... confessatelo ? - No . - È impossibile ! - Ve lo garantisco . Osservo che la mia interlocutrice arrossisce molto facilmente ed ha un nasino rétroussé graziosissimo . Altri due minuti di silenzio . - Ebbene vi farò da sorella . Come vi chiamate ? - Ettore .. e voi ? - Luisa ! - Ho appunto una sorella che si chiama come voi . - Benissimo ! .. Allora ci faremo confidenze reciproche . - Va bene ? - A meraviglia ! Cominciate voi , che mi avete fatto tante domande e rispondetemi a tuono ... E voi ... ? Non mi azzardo a continuare , ma l ' altra capisce alla prima e volendo soddisfare a quel sentimento di vanità , prerogativa del sesso debole in generale e delle Francesi in particolare , si affretta a rispondermi : Ah ! .. Io appena sarà finita la guerra ho da essere sposa .. - E chi è il fortunato ? .. - È ... Ve lo do a indovinare tra mille ... - Non saprei ... qui non conosco nessuno . - È nientemeno che un ufficiale Badese . - Un vostro nemico ? - Io non ho alcun nemico . - Ma ... che so io ... un oppressore . - Che ci han che fare quei poveri diavoli ! .. Oh ! sentiste come la pensa anche lui ! ... scommetto , che se vi avvicinaste , in pochissimo tempo diventereste amici del cuore . È tanto buono , è così generoso ! - Sarà .. ma dove l ' avete conosciuto ? - Qui all ' epoca dell ' occupazione : egli mi chiese in tutte le regole ed io acconsentii . Cosa strana , egoistica , tutto quel che volete ! Io non sentivo nulla per quella donna , ma provai dispetto ad udir quella confessione , che così ingenuamente venivami fatta : per cui non potei fare a meno di diventar brusco ; Luisa se ne avvide e per placarmi si chinò su me e le di lei labbra sfioraron le mie ; non l ' avesse mai fatto ! .. un fuoco di fila di baci , tutt ' altro che fraterni , echeggiò sotto il padiglione nuziale che adornava il mio letto . Povero ufficiale Badese , io mi prevaleva un po ' troppo dei diritti del vincitore , ma ora ti auguro un brevetto di colonnello , una croce dell ' aquila nera , un ' eredità di un mezzo milione , purché tu renda felice la mia assidua assistente ! Era tanto carina , quando partì , imbacuccata nel suo water - proof ! Giunta alla porta tornò indietro , si levò di tasca una medaglina , me l ' attaccò al collo ... io la lasciai fare : era una medaglia della vergine madre ... oh ! religione ! ... Eppure non ho mai abbandonato quel microscopico pezzetto d ' argento : non fremano i liberi pensatori : io tengo molto alla religione ... dei gentili ricordi ! Partita lei , tornarono le padroncine e insieme alla vecchia vollero servire il mio desinare da ammalato : le più squisite galanterie , che l ' arte e l ' umana ghiottoneria hanno inventato pei convalescenti , mi si portarono davanti ; a siffatta gentilezza , a vedere intorno a me le due creaturine che sembravano angeli , mi vennero le lacrime agli occhi . Gli spiriti forti hanno poco da ridere : Campanella , il quale non era certo un debole nè una donnicciola , rifugiatosi a Marsiglia per sfuggire alle persecuzioni ha confessato di aver sostenuto a ciglio asciutto prigionia e tortura e di aver pianto sperimentando l ' opera benefica dell ' illustre Pereiscius che l ' ospitò : ed io che avevo non un Pereiscius , ma delle donne e molto belline , per ospiti e che ancora non ho provato torture , potevo piangere come il celebre perseguitato dalla Corte di Roma . « Cosa bella e mortal passa e non dura » . La campana dei vespri mi rapì la genial compagnia : in quella famiglia erano religiosissimi , come in quasi tutte le famiglie delle classi aristocratiche e borghesi di Francia . Mai ho maledetto San Paolino di Nola e la sua sconsacrata invenzione delle campane , come lo feci in quella sera . E a rincarar la dose del mio malumore , capitarono gli amici . Avevano accompagnato la salma del Ferraris , ma , colla teorica degli antichi Romani , dopo i funerali erano andati alle mense , e ciò si vedeva chiaramente dalle accese loro fisonomie , dal lor modo di muovere i passi . Il Piccini entrò traballando , e parlando un francese che non si capiva nè da Italiani nè da Francesi : ogni poco interrompeva il bisticcio per vociare : le saucisson de Lyon ... en avant Garibaldiens ... Cosa credeva di dire , non giungemmo mai a capirlo nemmeno da lui ! ... Il Dio Bacco l ' aveva inalzato , a dir poco , alla ventesima potenza dell ' ebrietà , e quando si mise a sedere attaccò un tal sonno , che per portarlo via ci vollero persino dei pugni . Giunsi a comprendere in tanto baccano che il funebre trasporto era stato imponentissimo e che Canzio aveva proferito generose e ben degne parole sulla tomba del figlio prediletto della democrazia Torinese . Dopo aver rimesso un polmone , o poco meno , per mandar via di camera tutti quegli indiavolati mi addormentai saporitamente ... Con poche ore di riguardo e di calma il mio male era passato . CAPITOLO XIX . Non ascoltando i consigli degli amici , io me ne andai il giorno dipoi , secondo il solito , al quartiere , e secondo il solito , non vi rinvenni alcuno . Facendo necessità virtù , mi misi a girellar per la piazza , molto più deserta dell ' ordinario . I volontarii erano stanchi e dopo essersi battuti , come leoni sul campo , avevano anche ragione , se voleano riposarsi : si sapeva che i nostri esploratori erano giunti fino a Messigny senza rintracciare il più piccolo vestigio dell ' inimico , e il Garibaldino ha un ' avversione pronuziatissima per far l ' eroe per chiassata . Tutti coloro che han fegato sono scansafatiche per eccellenza : può sembrare alla prima un ' assurdo , ma ho provato che è vero . Dopo poco rintoppai il nostro tenente Ricci , che aveva domicilio e stanza d ' ordini su quella piazza . - Il generale è contentissimo di voi - Mi disse con la soddisfazione sul volto - Dovreste fare un ordin del giorno ? - Chi ? ... io ? - No ... Miquelf ... - O non sei tu il comandante il deposito ? - Che deposito d ' Egitto ! - e qui una bestemmia in Romagnolo - io non ne voglio saper nulla ... che faccia lui , che sa tutto - e qui una litania d ' improperi alle spalle del sottotenente . Era sempre così ; una lotta continua , un ricambiarsi perpetuo d ' impertinenze , che ci facevano godere amenissime scene : Miquelf non sapeva l ' Italiano , il Ricci non conosceva neanche di vista il Francese , per cui noi si rideva e le cose del deposito andavano a vanvera . Dopo essermi assicurato che nulla di nuovo eravi al quartier generale , lasciai il mio tenente , e presi la Rue Condè . Vidi alle cantonate delle città una nuova sentenza della corte marziale ; questo tribunale , istituito dal dittatore Gambetta , continuava a terrorizzare l ' esercito , e solo , mercè l ' influenza benigna di Garibaldi , ora si addimostrava assai più benevole di quando fu impiantato ; sul principio non erano che sentenze di morte : per il nonnulla più piccolo non si esitava a decretare la fucilazione di un soldato : in Autun fu ucciso perfino un volontario , che , affamato , aveva rubato una gallina ... A Digione per colpe così gravi , ci si contentava di mandar l ' uomo in galera ! Lo spirito bizzarro dei Garibaldini però aveva ridotto a materia di scherzo questo tribunale il cui nome faceva venir la pelle d ' oca ai birbanti . Il gran giudice veniva chiamato Bertoldino : il codazzo dei sommi consulenti erano additati come le comparse della giustizia , o come le guardie di sicurezza della libertà . Guardia di sicurezza nel linguaggio di uno scavezzacollo significa , un animale irragionevole che ha del pagliaccio e delle birbante , del coniglio e dell ' uccello da preda , sempre ridicolo e spregevole specialmente poi quando vuol fare l ' eroe . Leggevo la sentenza , quando mi sentii battere sulla spalla e vidi Tito Strocchi con un berrettino da sottotenente . - Mi rallegro ! - Esclamai , stringendogli la mano . - Cosa vuoi ? ! Bisogna rassegnarsi : con questo alluvione di gradi non ci è ombrello che tenga . - Ma tu te lo meriti - Interruppi io , volendo far rimarcare all ' amico la sua troppa modestia - Ti hanno promosso per il tuo contegno del ventitrè ? - Sì ... anzi volevano in tutti i modi portarmi da Garibaldi , ma io mi vergogno . O anima eccezionale ! ... O vera mosca bianca in quel turbinio di ambiziosi sfacciati ! ... Il vero merito è modesto , ed è abbastanza soddisfatto dalle voce della coscienza . Battano pur la gran cassa i ciarlatani e gli eroi di professione , facciano pubblicare ai quattro venti le loro mirabili gesta , chi ha fatto realmente il proprio dovere non si cura se l ' opinione pubblica fischi od applauda , troppo è convinto che quest ' opinione ha avuto sempre un ghigno per il grande , una lode e un ' applauso pel miserabile . Digione era allegra : un ' insolito viavai di gente percorreva le strade : le donne venivano sull ' uscio delle botteghe per vederci passare e tutte avevano un sorriso , un complimento per noi ... per niente non avevamo debellato i più celebri soldati della Pomerania ! ... Oh ! giorni ! ... O dolcezze perdute , o memorie ! ... Dirò con quel povero Renato così tradito dalla moglie e da Piave ! Vicino alle caserme osservai un ' affaccendarsi e un movimento indicibile . Si temeva forse che i Prussiani ci riattaccassero ? Nemmeno per sogno ! Si trattava di armare tutti i soldati , a qualunque corpo appartenessero , colle carabine Remington e in quell ' ora appunto si distribuivano quest ' armi . Questo provvedimento fu commendevolissimo : con tante specie di fucili , così differenti tra loro il provveder le cartucce per tutti , era una cosa assai malagevole : di più , mi pare averlo detto altra volta , le carabine Wincester esigevano una pratica d ' armi , una avvedutezza in chi le possedeva , come non si può che raramente trovare in un corpo di giovinetti , la maggior parte dei quali è inesperta al maneggio delle armi ; nè minori cure esigevano le Spencer , per cui si trovò nei combattimenti chi dopo tre o quattro colpi si ridusse all ' impossibilità di tirare . Il Remington non offre difficoltà alcuna , nè alcun pericolo in chi lo maneggia . Il provvedimento adunque fu magnifico : peccato che fosse preso , quando , pur troppo , non aveva ad esservi alcun bisogno di armi . È una cosa buffa : Mi rammento che anche in Tirolo si cominciò a cambiare gli schioppettoni dei volontarii in buone carabine di precisione , quando era già segnato l ' armistizio . Son le solite cose che toccano a quel povero uomo di Garibaldi . Al quartier generale mi si notifica che dopo tre giorni è stato rinvenuto il cadavere del prode Bossak , e che gli si apprestano funerali solenni : non funerali preteschi , veli , che di tali sciocchezze all ' armata dei Vosgi non se ne facevano di certo , ma invece un ' accompagnatura con tutta la pompa che si conviene ad un generale morto in battaglia . Al quartier generale saluto affettuosamente il capitano Bacherucci , il cui battaglione della legione Barelli , si è coperto di gloria a Talant , sostenendo sulle prime ore della sera l ' urto formidabile degli irrompenti battaglioni Prussiani e scaricando fino all ' ultimo colpo : fa parte di quel battaglione anche il capitano Romanelli d ' Arezzo , giovine veterano della guerra dell ' Indipendenza , e patriotta di tempra Spartana ; è l ' uomo più piccolo dell ' armata dei Vosgi , ma forse dei più grandi per coraggio : mi dicono che in faccia al fuoco ha voltato il cappotto dalla parte della fodera rossa ed in tal modo ha sostenuto per più di mezz ' ora l ' ostinato fuoco di fila delle compagnie nemiche . Un altro capitano , Nizzardo credo , che è lì con gli amici , con una franchezza piuttosto brusca , senza conoscermi , mi stringe forte forte la mano e mi dice : finora credevo che le Guide non fossero buone che a farsi vedere per i caffè , o a far la corte a queste pettegole ... ma l ' altro giorno , vi ho vedute come noi col fucile , tra il fischiar delle palle , bravi figliuoli , vi rimetto la stima . Ritrovai molto dopo questo capitano , ma , con mia grande meraviglia , lo riconobbi accanito più di prima nel suo odio contro le Guide . Le penne dei nostri cappelli erano il suo cauchemar . Bisogna sentire che cosa non ne diceva ! ... E se la bravura del nostro corpo si doveva argomentar dalle nostre penne , convengo che l ' amico non avea tutti i torti . Mai collezione più originale può essere veduta nel mondo ! Chi ne aveva una lunga lunga : chi così piccola che per vederla ci volevan le lenti d ' ingrandimento : chi le aveva rossa , chi nera , chi verde ed uno perfino se l ' era messa celeste : aggiungete il colore sfacciato dei molti cordoni che ornavano la nostra uniforme , eppoi ditemi , se capitando in pieno veglione a un teatro , non ci era proprio da scambiarci per una mascherata . - Se fossi io nei piedi del Generale - Borbottò lasciandomi il vecchio ufficiale - vi pianterei tutti nel treno . - Io mi augurai che quel vecchio non diventasse mai un pezzo grosso nella nostra piccola armata . Ritorno a bomba per far sapere ai lettori che la legione Ravelli , che noi non incontrammo nel combattimento si era comportata strenuame . Ravelli era stato leggermente ferito , erano morti gli ufficiali Giomi , Mauroner , Falchiero , Leviski e molti altri di cui non so i nomi ; stragrandi erano state le perdite della bassa forza . Lasciai gli amici e il capitano e mi avviai verso casa . Per quel giorno la repubblica non era in pericolo . Mi fermai a dire due sciocchezze con la tabaccaia ; la Luisa mi rimproverò perché io era uscito , io le accennai che ritornavo in casa ; ci si bisticciò , si fece la pace , si rise eppoi andai in camera a scaldarmi . Non sentendo più dentro me alcun ' indizio di malattia , la sera me ne andai al solito Restaurant ; vi entrai tristo : ripensavo che l ' ultima volta ci ero entrato insieme con Rossi ! Appena aprii l ' uscio , sentii un grand ' urlo un urlo , come di chi prova paura . Mai erami successo in tutta la vita di venire accolto in quel modo nè sapea farmene ragione , per quanto mi scervellassi . L ' urlo era stato proferito dalla proprietaria , che finora si era mostrata gentilissima ed educatissima a nostro riguardo . - O non siete morto ? - Mi disse finalmente di dietro il banco l ' ostessa . - Ma io credo di no ! - Risposi immediatamente . - È impossibile ! - Questa replicò , turandosi gli occhi , quasiché si trovasse al cospetto di un ' ombra . Non starò a riportare tutte le spiegazioni ; basti il sapere che gli amici mi avevano dato per morto , onde assister più tardi a questa burletta , « On est toujours trâhi , què par les siens . Come eran lunghe le serate a Digione ! Cosa fare ? ... Gli altri ammazzavano il tempo col fare frequenti libazioni in onore del generoso paese che ci ospitava e del vino che produceva : io non era in stato di farlo : mi misi a chiacchiera colla padrona ed insieme combinammo che le avrei insegnato la lingua italiana . Io non so chi abbia inventato l ' accento ; ma vi assicuro che , se gli arrivassero le maledizioni che dentro di me gli scagliai nel mio periodo magistrale , egli chiederebbe un permesso al Padre Eterno per fare una scappatina nel mondo di qua , onde sfidarmi a duello ... fu una vera desolazione ! ... Dite lunedì - dicevo alla mia graziosa scolara ; e lei : Lunedi : dite casa , e lei casà ; in sette o otto lezioni insomma non arrivò che a proferire la sera che noi partimmo : Buonà serà . Povero fiato ! ... È vero che se ci si perdeva di fiato , ci si risparmiava di borsa , e quello che nelle prime sere io ed i miei compagni si pagava tre franchi , nelle ultime si pagava un franco e mezzo e anche meno . A proposito di mangiare devo far notare ai gastronomi che avessero intenzione di andare a Digione due grandi inconvenienti : primo la eterna zuppa , che come in tutta la Francia , si mangia indispensabilmente , quasichè non vi fossero fabbricatori di paste : secondo l ' ora regolare , indiscutibile del dejuner e del pranzo . Un povero disgraziato che capita in città dopo le undici , abbia pure le saccoccie rigurgitanti di maranghi , farà la fine del conte Ugolino . Dopo aver provato all ' albergatrice che almeno per ora non ero anche morto , ce ne andammo al café de la Paix , dove un subisso di mobili raccontavano mirabilia degli ultimi fatti . Tra questi predominava un capitano lungo come una pertica , elegante come un perfetto dandy . - Guarda ha la croce di Mentana ! - Mi dice all ' orecchio il furiere Quaranta che in quella sera ci aveva accompagnato . - Lascialo stare - Gli risposi io immediatamente , ma conoscendo l ' umor delle bestie , fino da quel momento previdi dei guai . Godo dire che i miei amici furono delicatissimi e che per parte nostra non sarebbe nato certamente diverbio di sorta . Si lasciaron cadere inosservate le solite fanfaronate francesi , si lasciò correre su certi eroismi di cui si facevano belli questi Don Chisciotte da dieci al centesimo ; ma quando in mezzo all ' attenzione generale , il gallonato cosaccio si lasciò scappare di bocca : Les Garibaldiens sont dès aventuriers , ci alzammo tutti contemporaneamente da sedere e ci avvicinammo a questi guerrieri da caffè . Scommetto che il capitano non ci aveva veduti : me lo fa credere la sua fisonomia pallida e sconvolta , che fece , appena che ci vide vicini . - Rèpetez , Monsìeur , ce que vous aves dit ? - Urlò come un indemoniato il Quaranta . - Je vous assùre ... - Ah .. lache - E un potente manrovescio fe ' capitombolare sotto il biliardo lo spilungone . Ci si era : battaglia campale : volavano banchetti , tazze , piattini : fu rotto uno specchio e chi sa quanti bicchieri : le guardie mobili sul primo tennero fermo , poi , peste e malconcie , se la diedero a gambe . Al capitano fu perfino tolta la sciabola ; gli fu levata dal petto la croce e gli fu battuta sul naso . Che gusto schiaffeggiare un ' eroe di Mentana , sputare in faccia a un difensore del papa ! .. E come se ne andò scorbacchiato e confuso ! ... Traballava come un briaco e non si azzardava ad alzar gli occhi . Noi eravamo rimasti padroni del campo : in cinque avevamo messo in fuga una ventina di moblots . Che bella vittoria ! E dire che la padrona pretendeva che le si rifacesse le spese dei danni , che aveale recato il combattimento ! ... Da quando in qua il vincitore paga qualche cosa dopo una battaglia ? Nella terra di Brenno , si dovrebbe conoscere il tradizionale : Veh victis ! CAPITOLO XX . Il giorno ventisette gennaio si presentò colla solita mancanza di ogni e qualunque movimento strategico . Finivo di sorbire un ' eccellente tazza di caffè , quando vidi entrare nella bottega il Perelli , sergente del nostro squadrone , un Meneghino puro sangue , impavido al fuoco , susurrone sempre . - Oui ti - Mi disse abbordandomi - Ti è passata la malattia ? .. - Mi pare ! - Allora in servizio ... - Questo poi ... - Meno osservazioni ... - E che ho a fare ! - Devi portare questo plico a Fontaine , quando sei lassù , piglia pure una cotta ... te lo concedo . - Ma dimmi perché non ci vai tu ? - Ecco lascierò il tuono di superiore e te lo chiederò in piacere ... sai quante volte ti ho risparmiato la guardia ... se tu conoscessi le occupazioni che ho ! ... Figurati , bisogna che contenti tre o quattro ragazze ... - Scusate , se è poco ! - Eh ! ... non è niente ! non fo che pigliare la rivincita di ciò che fecero i Francesi da noi nel cinquantanove ... d ' altronde i Garibaldini son troppo necessari all ' Umanità e per conto mio , cerco tutte le strade per eternarne la razza ... - Va bene ... dunque parto ! - Addio ! Il plico che avevo a portare era per un certo Meyssac o Meglac salvo errore , maggiore dei mobilizzati dell ' Ain . Mi aggrego il tromba delle Guide , un Romagnolo che ha la pretesa di far dello spirito . Infatti , passando sotto la chiesa di Nôtre Dame , chiesa mezzo rovinata , la sbircia ben bene eppoi dice : I Francesi non credono alla verginità di Maria ... - E perchè ? - Perchè in tal caso la chiamerebbero nôtre demoiselle ! Chiedo scusa ai lettori per il disgraziatissimo tromba . Passammo la barriera e rivedemmo quei luoghi tanto illustrati dai recenti combattimenti ; non un cadavere si vedeva per l ' immensa estensione : solo qualche albero stroncato , qualche muro disfatto , qualche casa scortecciata , crivellata dalle palle faceva supporre la tremenda tenzone che si era svolta in quei luoghi . Un sole bellissimo , come mai avevamo veduto dacché eravamo arrivati in Francia , ripercoteva i suoi raggi in quella campagna squallida e tetra , o che forse tale ci appariva al ricordo di tante generose esistenze che ivi erano state tolte alla patria , agli amici per saziare la indomabile sete di sangue che suole distinguere i re . Giunti a Fontain andammo per informazioni alla scuola , che per la prima ci si parava davanti . Domandammo ad un uomo in blouse turchina che era sulla porta , dove si trovasse il maestro . Con nostra gran sorpresa ei ci rispose che il maestro era lui . Tutte le attribuzioni che Sue nel Martino il Trovatello dà ai maestri campagnoli non sono che vere , come vero purtroppo è il meschino stipendio con cui vengono retribuiti nella grande Nation . Il maestro rimette l ' orologio della parrocchia , suona le campane , pulisce il giardino , spazza le scale , fa tutto ... tutto quello che troppo repugna al gran ministero dell ' insegnamento . È una cosa desolante ! ... Nei più piccoli borghi è proibita la mendicità , e si fa languir quasi di fame questo pover ' uomo che suda , che si affatica per provvedere il pane intellettuale ai poveri Paria della montagna . Il maestro fu con noi gentilissimo , conosceva il posto a cui noi dovevamo arrivare , e c ' insegnò una scorcitoia ; questa scorcitoia doveva procurarci degli impicci gravissimi . Avevamo appena passato un viottolo , che una voce imponente , ci grida : Qui vive , e cinque o sei canne di fucili si abbassano in nostra direzione , procurandoci col loro barbaglio una sensazione non troppo piacevole . - France ! - Gridammo io e il tromba , proprio all ' unisono . - Alto ... o fò fuoco ! - Per Cristo ! - Strilla il tromba - E ' son capaci di farlo ! .. questi mobili lontani dal fuoco sono capaci di tutto . - Dove è il capoposto ? Cominciai io avvicinandomi . - Present - Declamò con burbanza un ghiozzo , rinfagottato sotto un involto di panni ... un vero sacco di panni sudici legato in mezzo : e dietro a lui altri cinque o sei che non aveano da invidiargli nulla in bellezza ed in eleganza si presentarono a noi con baionetta calata , e con quel piglio da eroe che suole assumere l ' uomo che esponendosi a un pericolo è sicuro della vittoria . - A noi - replicai io immediatamente - Ci ho qui un plico da consegnare al vostro capitano , conducetemi a lui , chè non ho tempo da perdere . - Assicuratevi bene di loro - Comandò ai suoi uomini il capoposto , e poi rivoltosi a noi con fare sdegnoso , borbottò : seguiteci . Il capitano era in una specie di bettola , ridotta lì per lì in stanza d ' ordine ; era un coso rimpresciuttito , che parea proprio dovesse regger l ' anima coi denti : sdraiato su di una poltrona impagliata , teneva tra le labbra la pipa , di cui si divertiva ad esaminare con certa voluttà le nuvolette grigiastre di fumo , che man mano andavano a dileguarsi in quell ' ambiente . Consegnai il mio plico ; Monsieur , così lo chiamavano con grande unzione i suoi sottoposti , prima mi sbirciò ben bene con tale ostinazione che mi ridestava il pizzicor nelle mani , poi cominciò a capolvogere , e spiegazzare quel povero foglio in tutti i versi , finalmente si decise a porvi gli occhi . Per maledetta disgrazia quell ' ordine era stata fatto in lapis : di qui non sto a dire quanto aumentassero i sospetti in quella zuccaccia ignorante . - C ' est un affair tres serieux - Proferì rivoltandosi al sergente Ces coquins de Prussiens ont trop d ' espions ... - poi di nuovo girando la faccia verso di me , mi domandò : Vous etes Polonais ? - Non , monsieur , je suis Italien . - Attendes - E senza dire ai nè bai , ci lasciò in asso in mezzo a quei mammalucchi . Si aspettò cinque minuti , se ne aspettò dieci , l ' affare cominciava a diventar serio davvero : ogni poco venivano a frotte dei mobili e ci guardavano , come se fossimo bestie feroci : le donne di casa , una vecchia e una fanciullina avevano a nostro riguardo lo stesso contegno : sbaglio , la fanciullina ci faceva le boccacce . - O bada ... che le do uno scappellotto - Mi diceva il tromba digrignando i denti . Io non gli rispondeva : se però fossero arrivati al Perelli , che ci aveva mandati lassù , tutti gli accidenti che gli augurai in quella mezz ' ora , il povero diavolo chi sa mai quante volte avrebbe fatto il fatale viaggio che gli avevano risparmiato le palle prussiane . Esaminando però tanto per ammazzare la noia e il malumore quei gruppi di mobilizzati che convenivano in quella stanza , sempre più mi convincevo della decadenza tanto fisica e morale della disgraziata nazione francese . Quella gente rachitica , mingherlina , paurosa non si poteva certamente chiamare la genia dei Cimbri e dei Galli , l ' orgia e il deboscio han dato il colpo di grazia all ' antica terra di Brenno e dei Druidi , l ' orgia e il deboscio hanno ridotto una baracca dei burattini la così detta signora del mondo : qualche bel tipo raramente si trova nei campagnoli , ma la gioventù delle città muove a schifo . Per me la generazione è un diritto pubblico , non un diritto privato , e se ogni giorno si fanno , delle leggi per il miglioramento della razza equina e canina , perché non si hanno da istituire delle leggi che provvedano al miglioramento della razza umana ? L ' uomo è il re della natura , dicevano gli antichi : oh sì , che la dissero grossa ... tra un leone ed un gobbo non può esser dubbio su chi ha aspetto più sovrano ! E il tempo passava e non il più piccolo indìzio che avesse a cessare la nostra prigionia . - Si può mangiare ? Domandai ad uno . Questi alzò disdegnosamente le spalle e se ne andò - O guardiamo , se questi pezzi d ' ira di Dio finiscono col farci far la morte del conte Ugolino ? Dopo un ora rientrò l ' invitto duce , seguito da una scorta tutt ' armata , che ci prese nel mezzo . - E ora che ci fanno ? Mi domandò con emozione il tromba . - Scommetto che ci fucilano qui sulla piazza ... raccomandati l ' anima - Io gli risposi per ridere ... Ma che brutta faccia non fece a tale annunzio il mio compagno di sventura ! - Per Cristo ! ... Esser fucilato dai Francesi non me l ' aspettavo . I mobili ci accompagnavano con fischi ed imprecazioni a cui facevano eco i borghigiani di tutto Fontain che si erano accalcati lungo la via . Vidi che i nostri carnefici avevano intenzione di ricondurci in città : per nostra buona fortuna un capitano Nizzardo tutto vestito di rosso , ci vide , ci riconobbe ( eravamo stati insieme il giorno ventuno ) fece una partaccia al capoposto , ci tolse di mezzo ai soldati e ci condusse a bere con lui . Ci raggiunse il maestro di scuola e ci chiese un milione di scuse per averci cacciati in quel laberinto . Gli facemmo toccare il bicchiere con noi , e tutti insieme propinammo alla felicità della Francia , di quella Francia i cui figli ci trattavano con tanto riguardo . In fretta e furia tornammo a Digione al nostro quartiere : là ci furono date due novità : la prima che erano stati incorporati nelle guide quei quattro Pollacchi , che erano di scorta al generale Bossak : questi disgraziati non sapevano un ette nè d ' italiano , nè di francese e poco tardarono a diventare i buffoni dello squadrone : ci sembravano bravi ragazzi : ci guardavano attoniti , ci offrivano il loro tabacco , e divennero poi i cirenei del servizio : la seconda si fu che Miquelf con otto guide era partito insieme colla colonna dei Franchi Tiratori Alsaziani , comandata dal maggiore Bun , allo scopo di far saltare alcuni ponti che erano nelle vicinanze . Se la partenza di Miquelf ci fece tutti respirare dalla contentezza , il perdere anche per pochi giorni Materassi e altri amici lasciò un voto intorno a noi . Una ben più dolorosa notizia doveva però poco dopo recarci turbamento : il generale Cremmer aveva abbandonato Dôle , lasciandoci così quasi accerchiati dai Prussiani , rimanendo libera , al caso di una ritirata , soltanto la via di Lyon . Il generale Cremmer pareva messo a bella posta a noi vicino per scombuiare i disegni del pro ' Garibaldi : a Baune attaccando intepestivamente il fuoco e non volendo servirsi dell ' aiuto del nostro piccolo esercito aveva dovuto ritirarsi , mettendo i nostri in falsa posizione : ora era la causa vera dell ' ultimo disastro di Francia , poiché l ' armata di Bourbaki nella disastrosissima sua ritirata avrebbe potuto appoggiarsi a questo paese , invece che di gettarsi in Svizzera . Il governo della difesa nazionale cominciava a prendere in considerazione la fin qui disdegnata armata dei Vosgi , e si bucinava in quei giorni che la somma delle cose militari sarebbe rimessa nelle mani del general Garibaldi : ottimo provvedimento che , ne siamo certi , avrebbe salvata la Francia e che in allora reclamava ogni ceto di cittadini . Parigi non ancora arresa e coi suoi trecentomila uomini , gli eserciti dì Chanzy e di Faidherbe , lo spirito pubblico rialzato con le tre ultime vittorie , una direzione franca , ardita , incorruttibile non potevano non influire contro un esercito da otto mesi entrato in campagna , vittorioso sì ma omai stanco di guerreggiare in terra straniera , ma omai affralito dalle intemperie del cielo , dalle malattie , dalle morti ; io credo infine che più fiducia in Garibaldi avrebbe servito per salvare la Francia ; è una idea , come un ' altra , e perché non l ' han voluta attuare , io ho tutto il diritto di gabellarla per ottima . Non vennero rinforzi di uomini , ma furono però a noi spedite , e giunsero in quel giorno in città , nuove batterie che , almeno a vederle , prometteano assai ; Quella sera dopo il pranzo ci saltò il ticchio di dar dietro a qualche figlia del piacere , di cui vi era in Digione un vero formicolaio . O sia che molte bocche vote di Parigi fossero piovute nella capitale della vecchia Borgogna , o che piuttosto tutta quanta la Francia sìa appestata da una corruzzione ributtante , è un fatto più che provato che il cinismo con cui ti abbordavano , che la franchezza con cui di caffè in caffè , di bottega in bottega queste disgraziate trascinavano le loro grazie e la loro prestituzione era tale , che non potevi fare a meno di sentir dentro di te un disgusto che non eri capace di mascherare : no , non è stata l ' abilità degli strategi Germanici quella che ha debellato la Francia , lo torno a ripetere a rischio di passar per un predicatore noioso , è stata la corruzione aiutata e sorretta da un governo corrotto che voleva distrarre , divertendolo , il popolo dalle materie di stato . In Italia non ci si può fare un ' idea di cosa erano le strade di Digione sulle prime ore di sera ; bisogna aver veduto quelle giovinette che col sorriso più provocante fermavano vecchi , giovani , soldati e ufficiali , che li prendevano a braccietto , che proferivano i più laidi discorsi con una indifferenza , con una leggerezza da darti la nausea , e tutto per scroccare una cena . Io non sono un puritano : quando si tratta di scherzare ci sto , ve lo provi il mio contegno di questa sera , ma se è permesso ad un soldato approfittarsi delle circostanze , in un pubblicista , se tale pur posso chiamarmi , sarebbe delitto il non alzare la voce su certi scandoli che deturpano l ' umanità . Tenemmo dietro a due giovinette e secoloro entrammo in una via che rimane sotto i bastioni della città . La porta della Maison du Plaisir era tutta crivellata da colpi di revolwer . Gli ufficiali prussiani , superbi e sguaiati , come tutti i conquistatóri , avevan provato diletto a rovinar tutti gli usci , e tutte le vetrate di quella strada dedicate al piacere . Aggiunsi anche questo a tutti gli altri soprusi che avevano commesso i soldati della grazia di Dio , e mi tornarono in mente le parole dell ' inno di Handt : Dove non radica straniero vezzo Dove ha l ' onesto stima : e al disprezzo Il vil si danna ... È sol sol ' ella L ' intiera ed una Germania è quella . È deliberato che i poeti non abbino ad imbroccarne una sola . Lo stendardo Germanico , finchè è nelle mani di un re , rappresenterà l ' oppressione come tutti gli altri stendardi monarchici . Entrammo in una bella sala , circondata da divani in velluto , tutti occupati da moblots d ' ogni grado , intenti a ber della birra e a far la corte alle damigelle : una ventina di bottiglie stappate erano disposte in batteria sul tavolino ; sei erano le disgraziate , passabili ma avvizzite ; in un canto ve ne era una ubriaca ; quasi tutti fumavano cigarettes ; predominava sulle altre un ' Alsaziana , bella , ma stupida ... una vera rosa del Bengala ; bellezza senza profumo : la degnava solamente con gli ufficialetti , a cui ogni poco chiedeva da bere . Il nostro ingresso non provocò certamente una dimostrazione : le donne rimasero indifferenti : i moblots facendoci il viso dell ' arme ogni tanto ci occhiavano a squarciasacco : per far qualchecosa ordinammo da bere e uno dei nostri andò al pianoforte . Gli illustri campioni di Francia si misero a ballare ... ci pareva di assistere al ballo dell ' orsi : come è ridicolo un ' uomo che balla sul serio ! .. I nostri cantavano : tutto andava benissimo , quando uno dei nostri , un po ' allegro , ci disse : Scommettiamo che mi metto a far la corte a quel biondino difaccia . Detto fatto , la proposta venne accolta : era deciso che i moblots fossero gli jocrisses del momento ; di più il biondino in questione era un ' individuo rubicondo e pasciuto , un traccagnotto che avrebbe fatto figura a vender castagne e polenta in mezzo ai buzzurri ; le stesse donne mentre ne accettavano le gentilezze lo canzonavano dietro alle spalle . Il nostro amico gli va risolutamente daccanto ! tutti noi ci avviciniamo per goder la scenetta : lo guarda con un occhio di triglia da fare sdilinquere una pulzellona , e a fior di labbra , pigliando una posa da Paolo nella Francesca , gli dice : Combien tu es gentil ! .. - Que ce que vous dites ? - Riprese l ' altro di subito , e l ' innamorato con più anima gli ripetè le frase . Immaginatevi come rimanesse il povero grullo ! Da bel principio non sapeva che pesci si prendere , guardò un paio di volte il soffitto , diventò rosso come una ciligia , eppoi si decise a far l ' Indiano , ma l ' altro gli posò gentilmente sulla spalla una mano . - Vous vous trompez - Borbottava allora - je vous assure .. je vous prie ne me fâcher d ' avantage . Quando ecco che uno dei nostri per compire il mazzo leva di sul tavolino il tappeto e lo butta sul lume . quindi buio pesto , buio come in cantina : ed i nostri si misero ad abballottare donne e guardie mobili : e fu un ' urtarsi , uno spingere un ' inciampare , un ruzzolarsi per terra ; strida , bestemmie , risate , un vero pandemonio . Ansioso di terminare la burla , giunsi a farmi strada in mezzo a quel diascoleto : a tentoni trovai il tavolino , tolsi via il tappeto e la luce fu fatta . I moblots accettarono la burla : bisogna convenire che non sangue , ma acqua di malva avevano nelle loro vene . CAPITOLO XXI . A causa della presa di Dôle fu necessario che le nostre truppe , eseguendo nuovi movimenti , occupassero le posizioni situate al Sud Est di Digione , posizioni fino allora sguernite . La brigata Menotti traversò la città , portandosi da Talant al suo nuovo destino . Nel comando dei Francs Tireurs réunis era succeduto al bravo Lhoste l ' Italiano Baghino : qualche volontario da Marsiglia o da Lione era giunto a rafforzare le file delle nostre compagnie , già abbastanza stremate nell ' ultimi fatti . La mattina del ventotto il generale Garibaldi passò in rivista la brigata di Canzio : le truppe erano schierate in battaglia lungo il viale del Parco : il nostro generale più sorridente del solito traversò in carrozza sulla loro fronte ; quindi assistè a vederle sfilare . I battaglioni dei mobili passandogli davanti lo acclamarono , plutone per plutone , con entusiasmo ; i cacciatori di Marsala , i carabinieri Genovesi , questi giovani eroi , procederono come vecchi soldati e il prode vecchio si fè più sereno , guardando quei veterani sul fiorire degli anni . Nel tempo che io pure guardava un così consolante spettacolo , mi sentii chiamare , e volgendomi vidi il fratello di Perelli che mi salutò caramente : egli aveva il braccio al collo : sapevo che era stato ferito e fui felice di vederlo così presto sulla via di guarigione . Rammento ai lettori questo mio amico che di diciassette anni era là in mezzo a noi , lo rammento perché nel raccontarmi come buscò quella palla adoperò con me una verità da reputarsi impossibile . - Alle prime palle ebbi una paura birbona - mi disse il buon ragazzino - pensai alla mia povera mamma , che mi proibiva di saltare , di pigliare il fresco , che stava in pensiero , quando tornavo tardi , e che ora non era più buona a proteggermi ... mi addossai a im muro tutto rannicchiato , facendomi piccino , piccino e ci stetti qualche minuto : passarono gli Egiziani , uno di loro mi disse : sei un vile ; mi saltò il rossore alla faccia , avrei ucciso quell ' uomo , poi vidi che aveva ragione , ripensai anche allora alla mamma , alla mamma che piuttosto di vedermi infamato , piuttosto di piangere su me vivo avrebbe pianto sulla mia tomba , e mi accodai all ' Egiziani , con loro mi stesi lungo i vigneti , con loro sostenni due ore di fuoco , con loro caricai alla baionetta , fino a che mi sentii percuotere questo braccio , come da una bastonata e caddi per terra ... ero ferito ! ... La rivista era terminata : allegri e contenti tornammo in città ; l ' eccellente spirito da cui erano animate indistintamente le truppe , la fisonomia sorridente di Garibaldi , il piglio ardito e simpatico di Canzio , la memoria dei generosi amici nostri che ci avevano dimostrato come si deve morire allorché siam guidati da magnanimi proponimenti , una certa tal quale ambizione di avere assistito ad uno dei drammi più splendidi dell ' Epopea Garibaldesca , sempre più ci stimolava ad adempire scrupolosamente il nostro dovere , sempre più ci rendeva sicuri di brillanti , di memorabili trionfi : ma a che serve la fede , quando i traditori ed i mercanti di popolo paralizzano coll ' alito gelato del calcolo le sublimi abnegazioni delle minoranze da loro dette fazioni ? Mentre l ' avvenire ci si dipingeva davanti con i colori più rosei , mentre germogliava viepiù gigante nel petto dei prodi l ' inestinguibile desio di quella gloria che sola è da rispettarsi , perché nasce nel sacrificio e nel sacrifizio consolidasi , Favre coi suoi prestigiatori camuffati da repubblicani , segnava la vergogna della Francia : la patria di Danton diventava la cloaca dei Cesari ; il berretto frigio che aveva sul capo le si tramutava , in meno che lo si dice , nell ' ignobile berretto del galeotto ; ed un tal berretto nelle ultime circostanze a me parve il più adatto , che i popoli che hanno sentimento vero di libertà e di giustizia sanno morire sotto le ruine delle loro città : informino Sagunto , Saragozza e Missolungi : i popoli invece , i quali sono corrotti , vigliaccamente si accasciano sotto le verghe dei Napoleonidi , o sotto alle bombe a petrolio dei manigoldi di un Thiers . Chiami pur vandali i primi e civili i secondi la stampa venduta ; tra il vandalismo di cruenta ma eroica protesta e il civismo di chi si appoggia alla prepotente codardia della forza , io m ' inchinerò sempre , io sempre mi farò di cappello al primiero . Ma a noi non doveva esser noto per anche il grande avvenimento che fece andare in solluchero i borsaioli ( vedi negozianti di borsa che alla fine è tutta una zuppa e un pan mollo ) e tutti gli Arlecchini quattrinai di questa valle di trappolerie . Una nazione che cade fa arrichire un banchiere : il pianto delle vedove e degli orfanelli che reclaman vendetta e che son costretti a piegare il capo alla tremenda necessità della forza fa alzare il sessantacinque al settanta : vinca il nemico : se rialzano i fondi , ben vengano l ' umiliazione , le rapine , gli incendii ; s ' impingui la borsa , e poi si balli il cancan colle baldracche più laide tra le rovine tuttora fumanti della nostra povera patria , tra i cadaveri dei nostri fratelli che avendo sortito dal caso un generoso carattere hanno preferito all ' ignominia la morte ... son storie vecchie quanto Noè , ne convengo , ma son vere come è vera la luce del sole ... oh ! benedetta l ' aristocrazia dell ' oro , del prezioso metallo che solamente qualche scalzacane ha potuto qualificare per vile : oh , benedetto il trionfo della classe borghese , di quella classe che ha per patria le mura del proprio negozio , o del palazzo carpito a forza di scrocchi e d ' usure a un rampollo di magnanimi lombi , che si è giocato a bambara gli averi e la reputazione dei vetusti parenti ! I nobili dei tempi andati avevano , se non altro , delle tradizioni alle quali si mostravano ligissimi ; spinti da queste ( inutile sarebbe il negarlo ) hanno regalato al mondo degli eroici tratti , che giocoforza è ammirare ; noblesse oblige : tale era la loro divisa , e si facevano uccidere per quel re , a cui avevano giurato devozione illimitata ; per un sorriso , per un ' occhiata , per una sciarpa della bella dei loro pensieri col sorriso sul volto andavano incontro , al pauroso fantasma degli spiriti deboli , alla morte : loro cantava il trovatore nella mesta ballata , o nell ' ispirato inno di guerra : loro salutavano come protettori gli artisti .... erano nel falso , dovevano cadere , chè la legge del progresso non ammette ostacolo alcuno , sia pure attraente ; ma era un falso splendido , era un falso del quale , nostro malgrado , non potevamo non ammirare in qualche parte la cavalleria ; esso ci rammentava la Tavola Rotonda , le crociate , le battaglie di Luigi XIV ; e quando quest ' aristrocrazia si vide impotente ad impedire la marcia del progresso ella cadde eroicamente , cospergendo di sangue glorioso i campi della Vendea : questo sangue segnó la morte del nobilume : in oggi i rampolli degli antenati magnanimi o funghiscono nella loro castella , o fanno da comparse nel Club . Ma l ' aristocrazia dell ' oro ? Nata nel lurido bugigattolo di uno strozzino , cresciuta nella stanza di affari di un ladro intendente , rinvigorita nello splendido palazzo di un commendatore banchiere che pur ieri vendeva i cenci o raccattava le cicche , vergognosa del proprio passato , piena di sospetti per l ' avvenire , codardamente accanita alla sola idea di perdere o di scapitare su dei capitali accumulati a forza d ' infamie , e di bassezze , è lei sola il vero sostegno delle tirannidi , è lei sola che fa cadere nel fango i popoli più gloriosi , è a lei sola che si devono attribuire i disastri del mondo : poiché , se l ' antica aristocrazia a un ' idea falsissima sacrificava e vita e agiatezza , la moderna all ' agiatezza e alla vita sacrifica tutto . Io non ammetto nemmeno la così detta aristocrazia dell ' intelligenza : il nascer savi è caso e non virtù , dirò parafrasando i celebri versi del Metastasio ; ed allora ? mi domanderà qualcheduno : allora , rispondo , io non ammetto che una sola aristocrazia , aristocrazia basata sull ' eguaglianza , l ' aristocrazia del lavoro ! ... Mi scusino i lettori , se io vado di palo in frasca : mi scusino le lettrici che potranno ravvisare in me più un predicatore noioso , che un narratore giocondo ; tra i miei appunti ho trovato anche queste linee e non sono stato buono di sacrificarle ; non saprei dirne il motivo ; ma per non fare brontolare nessuno rientro a gran carriera in carreggiata . Mecheri , Materassi , Piccini , Bocconi ed io eravamo nella nostra camera , sognando tra una boccata e l ' altra di fumo nuove battaglie , e per conseguenza nuovi trionfi . « Quando il vecchio passa in rassegna i soldati , si pensava tra noi , ci è sempre per aria qualche cosa di grosso » . Per tranquillizzare gli amici e i parenti si scrivevano lettere nelle quali si magnificava il bel cielo che ci faceva credere di essere in primavera ( come han sentito i lettori erano giornataccie piovose da metter l ' uggia in corpo anche ad un ' ombrellaio ) ; si descriveva i nostri adipi che addivenivano d ' ora in ora da canonici , si dava ad intendere che si apprestavano feste da ballo . Chi parlava di andare a Parigi , chi di riprendere Metz , chi di schizzare diritti diritti a Berlino ... ... Oh degli eventi umani Antiveder bugiardo ! Spalancando la porta con una pedata , entra in camera Ghino Polese con un viso da far rizzare i bordoni all ' uomo più apatista del mondo . - Che è ? - Gli si grida tutti a una voce . - È ... - e qui un moccolo da Livornese puro sangue - È ... che si tratta nientemeno ... - Di assedio della città ? - Peggio ... potremmo morire con le armi alla mano . - I Prussiani son entrati ? - Ma peggio ! - Ma cosa dunque ... per carità ! - Ci è l ' armistizio ! ... Un fulmine che fosse caduto in mezzo a noi poteva produrre il medesimo effetto . Prima un silenzio di morte , poi una salpa d ' imprecazioni ; tutte allo stesso indirizzo . - Ma sei ben sicuro di quello che dici ? - Me lo ha assicurato un ' ufficiale di stato maggiore ... - È impossibile ! Parigi si difenderà fino all ' ultima pietra . - Parigi ha capitolato ! ... Altro silenzio , poi tutti mossi dallo stesso pensiero giù a rotta di collo per la scala , onde portarci al quartier generale . Sulla cantonata incontriamo la vaga Luisa ... Dites donc ... proferisce ed io secco secco la congedo con un « non ho tempo da perdere » e continuo la via ... Dei gruppi concitati s ' incontrano in qua e là ... la parola vile errava dì bocca in bocca . - E Favre che giurava che finchè esistesse una pietra di queste città l ' invasore avrebbe trovato un baluardo . - Ed è stato lui che ha segnato la capitolazione . - E noi cosa faremo ? - Gridava un disertore dall ' esercito . - Imparerete a servire la Francia - Di rimando rispondeva un Gallofobo . E i popolani abbassavano il capo , quando noi si passava , che la maggioranza dei Digionesi era republicana : e lo svelto ed allegro Garibaldino era divenuto sornione e lo vedevi trascorrere colle mani in tasca , col berretto sugli occhi e mordendosi i labbri , e ad ogni poco sentivi ripetere , commiserandoli , i nomi dei prodi caduti ... solo i volti dei moblots brillavano per insueta gaiezza ... non ci era più dubbio . Colle gambe che ci facevano cilecca arrivammo alla prefettura ; una folla di gente si accalcava intorno alle due colonne che son di fianco alla porta , e su cui si attaccavano i dispacci e le comunicazioni officiali : tutti si alzavano in piedi , e , quando erano pervenuti a leggere , si ritiravano mandando imprecazioni e grattandosi il capo . Si sarebbe detto che le magiche parole del convito di Baldassare fossero là , scolpite su quei marmi e che tutti coloro che vi si avvicinavano ne risentissero i terribili effetti . Due sole righe di scritto : due righe che contenevano però la più dolorosa notizia per chiunque preferisce la dignità al beato vivere - « Oggi è stato concluso un ' armistizio di ventun giorno » . E dire che mani francesi non avevan rifiutato di firmare un patto , che segnava lo stigma sulla fronte di quella nazione che fin ' ora come il favoloso Dio dell ' Olimpo bastava muovesse le ciglia per fare allibire il mondo tutto dalla paura ; e dire che un Favre era stato tra i manipolatori di tale infamia ! Oh , allora si vide chiaramente che il vecchio republicano aveva ciurlato nel manico , oh ! fin d ' allora la gente dal cervello sottile preconizzava nel difensore d ' Orsini , nel montagnardo dell ' Impero uno dei tanti carnefici che hanno straziato la Francia . Impotente contro i Prussiani , si macchiò nel sangue dei suoi cittadini : ora si è ritirato , ma non tanto lontano che a lui non pervenga l ' eco dei pianti e dell ' imprecazioni delle migliaia d ' orfani e di vedove che per lui son ridotte a stendere la mano ! Ma di maggiore infamia si doveva macchiare Favre contro Garibaldi e di ciò sapranno tra poco i lettori . L ' armistizio fu la testa di Medusa dell ' entusiasmo nostro ; io vidi qualcuno piangere : la maggior parte si sbizzariva lanciando improperii a Favre e alla Francia : quella sera non canti per le vie , non le allegre conversazioni dei giorni passati , ma una musoneria generale ... non vi era più fede ! Un ' ordine del giorno di Garibaldi nel quale ci si esortava ad addestrarsi nelle armi , ad attender preparati il momento della riscossa , fece credere a diversi che non sarebbe stata cosa impossibile il potersi di nuovo misurare col nemico e ciò fece rinascere un poco quella gaiezza di cui davano tanta prova ne ' dì del pericolo i Garibaldini . Per conto mio non mi illudevo : armistizio non poteva significare che pace disonorante : la resa di Parigi lo diceva troppo chiaràmente , eppoi da quando in qua i seguaci di Garibaldi potranno ottenere un completo trionfo ? .. Gli unitari d ' oggi non lo relegarono nel 60 a Caprera , mentre volava alla conquista di Roma ? Gli arfasatti che gli si caccian sempre davanti non gli han fatto sgombrare il Tirolo , quando palmo a palmo lo aveva conquistato , mentre a Lissa e Custoza veniva oltraggiata la bandiera italiana ? .. Non fu il prode Generale ferito da piombo italiano a Aspromonte ? .. Non fu lasciato dopo la vittoria di Monterotondo , solo a Mentana e si lasciarono scannare i suoi generosi , mentre trentamila uomini di truppa italiana erano sul confine ? Non si è sempre cercato di sfruttare i suoi trionfi , facendolo poi passare quasi per un pazzo per un avventuriere ? Non si è avuto il coraggio di stampare , che lo si aveva aiutato , mentre si era tentato ogni mezzo per avversarlo o per screditarlo ? .. I repubblicani francesi erano presso a poco gli stessi pagliacci dei consorti italiani , ed era da prevedersi quello che era avvenuto , quello che avvenne dipoi . Ma muovan pur guerra le anime vili e i livreati pigmei a quest ' uomo che da solo basterebbe a riabilitare la società , tentino pure di schiacciarlo e di avvilirlo , Garibaldi vincerà sempra in nome della libertà , vincerà anche perdendo perché il suo nome oramai rappresenta una idea e le idee non si vìncono . CAPITOLO XXII . Passammo il lunedì svogliatamente , senza conclusione alcuna : fino allora il pensiero dell ' Italia di rado balenava nella nostra mente , ma dall ' ora fatale in cui cominciò a tenzonarci nel capo il dubbio che non avremmo fatto più alcuna cosa , vennero ad assalirci tutte ad un tratto le care affezioni alle quali avevamo dato un ' addio , ed un cocente desiderio di rivarcare le Alpi occupò le nostre anime . - Noi abbiamo finito di combattere - Dicevo alla vaga Luisa che colla testolina chinata sempre osava appena guardarci . - Oh ! voi siete felice .. voi rivedrete la vostra bella io me la immagino ... una charmante pétite Italienne . - No , assicuratevelo , io non son punto felice ! - E perché ? - Voi ... Francese ... mi potete domandare il perchè ? - Io Francese vedo che siamo traditi . - E ... e .. - gridai io dimenticandomi di parlare con una donna . - Ed ho pianto - Sussurrò lei con le lacrime agli occhi . - Vi ricorderete di me ? - Sempre ... ci avete il vostro ritratto ? - No ! - Me lo manderete ? - Ve lo prometto ! - Grazie ... io voglio tanto bene ai Garibaldini . Questa parola fu un balsamo per l ' esacerbato mio spirito ; di cosa non è capace una donna ? ... Per niente gli antichi non immaginarono Ercole che fila ai piedi di Onfale . E così venne il martedì , giornata che noi credevamo simile alle altre che ci aspettavano , per monotomia e che grazie alla lealtà dei governanti francesi doveva esser pregna per noi di avvenimenti di nuovissimo genere . Usciti di casa riscontrammo la legione Ravelli , che colla musica in testa marciava verso la direzione della barriera del Parco . - Dove andate ? - Domandai al capitano Becherucci che si era staccato dalla sua compagnia per salutarmi . - Ma ... sento un presentimento che mi dice che ci si avvia verso l ' Italia . Il mio amico doveva esser profeta . Erano appena le undici e Mecheri , Ghino ed io mangiavamo delle paste in una bottega di faccia al teatro . Digione era piena di pasticcerie , dove si mangiavano dei pasticcetti eccellenti . Tutto ad un tratto , quando meno lo si aspettava , vedemmo formarsi dei capannelli di gente che discorreva con animazione : poi ci giunsero agli orecchi dei colpi d ' artiglieria : credevamo sognare : si pagò il conto , si andò in strada e cercammo raccapezzare qualchecosa tra le mille versioni che si davano del fatto inopinato . - I Prussiani si avanzano ... - O l ' armistizio ? - Quei barbari non rispettano niente ! - No ... è Menotti che di motuproproprio ha attaccato il fuoco . - Ed ora espone la città a chi sa quale disastro ! - È impossibile - Urlammo noi - Menotti sa il suo dovere . - È vero , è vero - Ripetevano allora i popolani e davano del grullo a chi aveva accampato un così sciocco discorso . - Qui non si saprà nulla - Disse Mecheri - andiamo alla caserma che è a pochi passi . Era così giusto questo consiglio che non differimmo un ' istante a metterlo in pratica . Alla caserma il foriere aveva fatta caricare tutte le casse e i registri su di un carro a cui era già stata attaccata la rozza più arrembata della nostra scuderia . - Partiamo ? - Si domandò , appena giungemmo . - Non lo so . - E allora a cosa servono questi preparativi ? - Questi preparativi ? ... Gli ho fatti per precauzione ... però ho mandato a prendere ordini al quartier generale ... - O il tenente ? - Non l ' ho veduto - E tutti gli altri ? - Nemmeno per sogno ! Frattanto le trombe della compagnia delle mitragliatrici , compagnia che aveva stanza poco distante da noi , suonavano a raccolta e poco dopo i soldati della medesima si muovevano in completa assetto di marcia . Poco dopo gli Usseri , nostri vicini di caserma , montavano a cavallo e partivano a mezzotrotto . Decidemmo di prendere la stessa direzione , allorché vedemmo venire a noi il sottotenente Mussi e il caporale Luperi , che essendosi portati fuori della città per recare una lettera al colonnello Tanara , ci ragguagliarono , essere cominciato un fuoco abbastanza lento tra le due artiglierie . Ci dissero essere ottimo lo spirito dei volontari , ma che nessuno sapeva farsi ragione , del come i Prussiani , violando i trattati si avanzassero verso di noi con colonne strapotentissime . Tra gli altri Garibaldini in faccia al nemico si trovava quel giorno il bravo Pais , che deposto il berretto da colonnello e , messosene uno di pelo , marciava come un semplice soldato , munito di carabina . Dopo essere stato destituito da Frapolli , l ' integro patriotta , l ' onesto repubblicano era corso là dove aveva spedito tanti uomini che non si volevano far partire , esponendosi fino d ' allora ad essere destituito e a subire un consiglio di guerra . Si andò alla prefettura ; v ' incontrammo Ricci che ci ordinò di star pronti ; domandammo ragione di quel diascoleto ed ei ce lo spiegò con poche parole . Il governo della difesa Nazionale , non ultima disgrazia della disgraziatissima Francia , non aveva compreso nel patto proposto i dipartimenti della Côte d ' Or , del Doubs e del Jura . Quindi sospensione d ' ostilità per tutti gli eserciti fuori che per il nostro : si voleva avere il gusto di vedere sconfitti anche i pochi cialtroni che sapevano farsi ammazzare , perchè non avevano niente da perdere ... a detta di loro ! - Nessuno avviso era stato comunicato a Garibaldi su questa clausola dello iniquo contratto : così si ricompensava l ' eroe generoso , che unico aveva vinto , che unico aveva strappato una bandiera ai Prussiani : così si ricompensava l ' ardente figlio della libertà , che , pur di porre il suo braccio a disposizione della repubblica , aveva dimenticato le prodezze francesi del 1849 , le maraviglie degli Chassepots che il vile de Failly aveva provato contro i petti dei generosi figli d ' Italia a Mentana . Sorpresi da imponenti colonne nemiche nelle loro posizioni , i nostri sarebbero caduti vittime dell ' infame tranello e già i Prussiani triplicati di numero pregustavano le gioie di una facile vittoria , ma i traditori francesi e i generali nemici avevano fatto i conti senza Garibaldi : non mi si venga ad impugnare la valentia strategica dell ' illustre Italiano , non mi si dica che solo alla fortuna e al coraggio si debbano i grandi trionfi che egli ha riportato : quel giorno si videro chiaramente le sue virtù militari , ed egli fu più grande nella precipitosa ritirata dalla Borgogna che nelle tre celebri giornate che tanta gloria aggiunsero alla nostra povera Italia . I nemici furono tenuti a bada per tutto il giorno dai nostri cannoni : Menotti , i suoi ufficiali facevano da puntatori , e in questo tempo le truppe si avviavano verso Chagny . - Ma sicché dobbiam proprio partire ? - Domandammo al nostro tenente che ci dava tutti questi ragguagli . - Purtroppo . Andammo a casa : facemmo in pochi momenti il nostro modesto bagaglio e senza avere il coraggio dì salutare i nostri ospiti , scendemmo a rotta di collo le scale . - Ou allez vous ? - Ci domandò allorché ci vide passare la Luisa , sorpresa in vederci in perfetta tenuta di marcia . - Andiamo a batterci - Rispondemmo noi tutti . - Vraiment ? - Sulla nostra parola ! - Sayes prudents - susurrò a mezza bocca e volle a ogni costo baciarmi alla presenza di tutti . Gli angioli del Signore , favoleggiati dai buoni credenti , non avrebbero avuto di che velarsi la faccia , e quel bacio doveva esser l ' ultimo che io riceveva dalla vezzosa fanciulla . Arriviamo al quartier generale , il partire dei carri aveva prodotto un ' adunanza insolita di gente davanti alla porta : tra le molte persone scorgo le due gentili figliole della nostra padrona di casa : cerco sfuggirle : mi chiamano : non vi è dubbio , esse pure mi ripeteranno l ' importuna e dolorosa richiesta . - Dove andate ? - Partiamo . - Sul serio ? - Così non fosse ! - Ma la ragione ? ... - Chiedetela a Favre ed agli altri vigliacchi che volevano ricompensarci di quel poco che abbiamo fatto , mettendoci in trappola . Le ragazze mi guardaron fisse negli occhi , poi chinarono i proprii e si tacquero ; e in questo tempo mille altre domande sullo stesso tenore si rivolgevano a noi , e noi ci sfogavamo a dire tutto il male possibile degli eroi da commedia che per vigliaccheria rovinavano in quel momento la Francia , ed i Digionesi facevano eco alle nostre invettive . Arriva il Piccini tutto sonnacchioso . Che ci è di nuovo ? - Proferisce con uno sbadiglio . - C ' è di nuovo che noi si parte . - E perché ? - Perché non siamo compresi nell ' armistizio . - O la mia compagnia ? - Sarà partita . - Ed io ? - Vieni con noi ! - Vengo subito : vo a dire addio a due bambine e vi raggiungo . E via a gran carriera . - Le Guide alla Stazione - Grida poco dopo il Ricci - la tromba vada suonando per chiamar gli sbandati . A quattro a quattro , con accompagnamento di tromba e di bestemmie , traversando la città le cui botteghe eransi chiuse ad un tratto , arrivammo al gran piazzale , dove si doveva attendere quei pochi che avevano un cavallo e che dovevano ricevere ordini sull ' itinerario che avevasi da percorrere per recarsi a Chagny . Sul piazzale vi era una confusione indicibile : cariaggi , cannoni , trasvolavano tra l ' incerto chiarore ( era sorta la notte ) a noi davanti , provocando esclamazioni che io non riporto per non fare arrossire la mia leggitrice : tutti eravamo stizziti e non si cercava che un pretesto qualunque onde dar sfogo alla bile . Un vivandiere della guardia mobile arrota col suo baroccio un di noi ... - Figlio di un cane ! ... Accidenti a te e alla Francia ... Strilla l ' offeso e un concerto di fischiate si fa udire per quell ' aure . I moblots si erano addossati ai lati della piazza , mettendo in fasci i loro fucili e intuonando ad ora ad ora la Marsigliese ... ci voleva il loro coraggio ! ... Questi canti che mai eransi da loro uditi , durante il pericolo , fecero saltare a qualcuno dei nostri più bizzoso , il pulcino , e quindi lotte con scambi di pugni , subito appacificate dai superiori : qualcuno altro per far la burletta si divertiva a vociare : Les Prussiens , les Prussiens e compagnie intere scappavano , poco curandosi dei loro armamenti : ma allorché potemmo ammirare una fuga dirotta , si fu , quando un cavallo del treno , lasciato in balìa di se stesso si diè a saltare a scavezzacollo in mezzo alla piazza . Un grido immenso , un ' urtarsi , un rovesciarsi addosso ai fasci di armi , una Babilonia insomma da far perder la testa . Ricciotti era vicino all ' arco di trionfo , battendo i piedi e sbuffando : poco più in là un volontario consolava in Italiano un bel fior di ragazza che si struggeva in lacrime ; a poca distanza una guida per smaltire il malumore si divertiva a pestare i calli , di alcuni mobilizzati che si erano sdraiati . Il cannone era cessato : la notte era fredda , ma tranquillissima ; un bel chiaro di luna faceva spiccare sul fondo stellato , nel quale errava qua e là qualche vagabonda nuvoletta bianca e diafana , le purissime linee della guglia di San Benigno ... Le case non apparivano che incerte masse nere ad ora ad ora intramezzate da un lumicino , o dall ' argenteo riflesso dei raggi ripercossi sui vetri : un chiarore confuso s ' inalzava sui tetti . O Digione , o Digione come mi apparivi cara in quel tristo momento ! ... Come mi si strinse il cuore al pensiero di doverti lasciare ! Il sangue generoso dei nostri compagni morti nelle fertili pianure che ti ricingono ti ha legata all ' Italia ! ... Le gentilezze che tu facesti ai suoi cari , le cure assidue , più che fraterne che hanno da te ricevuto i nostri feriti hanno a te legato l ' Italia - Oh ! venga il nemico - Io pensava tra me nell ' esaltazione del dispiacere - venga e mi uccida qui , proprio sotto quest ' arco ... Oh ! che io possa morire piuttostochè di accingermi a questa dipartita fatale , che mi fa sprezzare l ' umanità , che mi fa vergognare di essere uomo . - Su ... su ... non ci è tempo da perdere - Mi grida il foriere - Alla stazione . - Partiamo col treno ? ... - Sì nello stesso convoglio del Generale . Con uno sforzo sovrumano arriviamo a varcare i cancelli : un ' infinità di mobilizzati ed anche qualche Italiano , o di riffe o di raffe , pretendevano forzare la consegna e risparmiarsi , assoggettandosi a degli urtoni o al pericolo di qualche partaccia , una trentina di kilometri da farsi colla cavalcatura di San Francesco . Arriviamo sotto la stazione : lì troviamo qualche aiutante del Generale , diversi ufficiali di stato maggiore e un convoglio a cui era già stata attaccata la macchina .. quel convoglio però non era per noi , esso era stato serbato ai feriti . Garibaldi non era anche giunto : il generoso eroe dei due mondi voleva partire soltanto , allorché sarebbe stato sicuro che nessuno dei suoi cari , sofferente , potesse cadere nelle mani dell ' inimico . Appena partito il treno , cominciano ad arrivare nuovi stroppi : si buttano sulle panche della stazione gemendo ed urlando ; alcune donne prestano loro qualche soccorso o qualche conforto . Si appresta un ' altro convoglio - Speriamo sia il nostro dice qualcuno ; si domanda al capo stazione , o a una guardia qualunque e ci risponde negativamente . Allora la solita storia delle mille chiacchiere inutili . - O sta a vedere , che ci prendono come salami ! - Sentite ma certe ostinazioni non le si capiscono . - E se andassimo in quel treno lì ? - Ma noi si ha l ' ordine di star qui . - Eppoi abbandonereste il nostro vecchio ? - E se fosse partito ? Un grido di disapprovazione copriva queste ultime parole , e il disgraziato che sbadatamente le aveva proferite , ebbe dicatti a rincantucciarsi e a non farsi più vivo durante tutto il viaggio . Qualcuno più furbo di lui , ma con la stessa tremarella , mentre gli altri si perderono in chiacchiere , facendo lo zoppo od il monco , entrò in qualche vagone , gabbando le guardie e anticipando il momento di scappar di mano a quei Prussiani che l ' esaltata immaginazione facea vedere a pochi passi . La locomotiva dà un fischio , ed il triste convoglio dei feriti si dilegua ai nostri occhi . La stazione resta un po ' più libera ! .. Si attacca la carrozza del Generale ; è un vagone di prima , a cui fa seguito uno di seconda per lo stato maggiore : è preceduto da due carri per i bagagli . Entrano il colonnello Bossi e il Capitano Galeazzi . - Guide - Dice quest ' ultimo - Che nessuno monti in questo convoglio .. ad eccezione di voi ... - E dove andremo ? - Su .. tra i bagagli . Prendiamo d ' assalto i due carri , dove ci accomodiamo alla meglio . Dopo pochi minuti subito una questione in capo del carro .. - Giù ... sacramento ! Che c ' è ? - Siamo Italiani come voi , Dio .... . - C ' è l ' ordine di non far salire che Guide . - E noi siamo della legione Tanara .. della legione di ferro .. - O di ferro o di rame noi rispettiamo gli ordini . - E noi siamo qui ... - Giù ... giù . E qui qualche colpo di mano e qualche pedata : quindi gran discussione di ufficiali , a cui finiamo col prender parte noi tutti . - Dagli ragione - Mi dice un Livornese - Non vedi che fiasca di vino hanno a tracolla ... per strada fa comodo . Si urla , si strepita .. molti scendono , poi risalgono e i due non van via ... - Il Generale - Grida una voce . Tutto tace e nessuno più pensa al meschino incidente . All ' udire che ci è Garibaldi , mi si prende uno stringimento di cuore , e mi spenzolo dal carro onde meglio vederlo . Povero eroe ! .. Come ti han ricompensato i falsi repubblicani di Francia , ma tu sai deludere le inique lor mire , ma tu sai sventare i loro infami tranelli ! Garibaldi era serio , ma , come sempre , sereno , ma come sempre spirante dal volto una bontà che è impossibile descrivere : lo accompagnava il generale Bordone , che non partì con noi : a poca distanza da lui venivano il maggior Fontana e il tenente Grossi . Tutti quelli , che erano sotto la stazione si levarono il cappello : il Generale , appoggiandosi su un bastoncello , stiè un pò fermo e girò uno sguardo malinconico all ' intorno . Parlò a lungo con un signore , tutto vestito di nero , con barba , ( credo il sindaco od il prefetto ) poi si mosse per montar nel vagone . Un vecchio venerando gl ' impedisce l ' andare per serrargli la mano . Il Generale lo guarda , poi ricambia affettuosamente la stretta . Non so perché , ma ho voglia di piangere . Tutti ci sentiamo commossi : un guardatreno grida : Vive Galibardi ... nessuno risponde : in quell ' istante ogni evviva era superfluo : la vera grandezza disdegna le facili manifestazioni del volgo . Il Generale è in carrozza : la locomitiva fischia : siamo in movimento . Do un ' ultima occhiata a Digione , appena mosso , nè mi sento capace di staccar più gli occhi da lei . Quanti ricordi , quanta parte di cuore noi non lasciamo là entro ! Come mi tornarono in mente in quel brutto istante tutti gli sforzi che avevamo fatto per giungere in Francia , come mi apparvero caramente dilette le peripezie che ci avevano conturbato , come desideravo che il tempo avesse potenza di tornare indietro tre mesi per provare di nuovo le belle emozioni che tanto mi apparvero gradite in allora ! Oh ! come mi sembrarono giusti i versi del gentile poeta : « Les chants , que on les entend le soir dans la campagne « Plus ils vont s ' eloignant , plus leur charme nous gagne .... « Ainsi de souvenirs qui bercent nôtre coeur ! Erano dolci memorie quelle che cullavano il mio spirito affralito , e nella dolce serenità del ricordo lontano io giungevo a raccapezzare un po ' di quella poesia che purtroppo erasi estinta ! Garibaldi , non è inutile il ripeterlo , si mostrò abilissimo generale nella precipitosa nostra ritirata : niente restò in mano a un nemico che ci capitò addosso , quando meno lo si aspettava : il primo febbraio la Côte d ' Or era sgombra assolutamente dall ' armata dei Vosgi . CAPITOLO XXIII . Batteva mezzanotte e noi ci fermavamo a Chagny : non una persona era nella stazione : Garibaldi e il suo seguito si ritirarono nella stanza di aspetto dei viaggiatori di seconda classe . Una guardia mi battè sulle spalle e accennandomi il Generale che entrava in quella stanza , sorreggendosi al braccio del capitano Galeazzi , con voce commossa mi disse : Cinque uomini , come quello , e la Francia era salva ! Per tutta risposta io gli strinsi calorosamente la mano . Il breve viaggio che avevamo dovuto fare in ferrovia era stato più che sufficiente per aggrappirmi tutte le membra , poiché quel diabolico freddo che ci aveva perseguitato , durante tutta la campagna , non aveva la minima volontà di cessare ; ci buttammo per questa potentissima ragione nel caffè dove fortunatamente vi era una stufa , e cercammo di riscaldarci alla meglio . - E non potremo andare in città ? - Azzardò qualcuno di domandare al Ricci . - Noi dobbiamo stare a guardia del Generale . - E sia - Rispondemmo in coro , ordinando una , o più bottiglie di vino . Poco dopo vedemmo Garibaldi che ascendeva la piccola scala , che è in fondo al caffè della stazione di Chagny : l ' uomo eroico ci volse uno sguardo , uno di quelli sguardi mestamente soavi , nei quali è compreso un poema : noi tutti lo capimmo alla prima e istintivamente ci levammo il cappello : era impossibile non venerare l ' eroe che per un ' idea aveva affrontato nella vecchiezza disagii , fatiche inesprimibili , era impossibile non venerare l ' uomo che così infamemente ricompensato , collo sconforto nell ' anima , aveva un ' occhiata di conforto per noi : quella semplice occhiata ci rendeva più grandi , più generosi . Ah ! .. non mi scappi fuori una scuola novellina a sostenere che i popoli si debbano solamente muovere per gl ' interessi materiali : oh ... non mi si dica che il correre dietro ai sogni e alle generose utopie addimostra un ' ingenuità d ' animo quasi primitiva ! .. Io li capisco sogni siffatti , io li capisco tanto , che ne sono entusiasta . Oh , mi si lasci morire per una di queste generose utopie , mi si facciano provare tutte le asprezze della vita disagiata del campo , tutte le emozioni di colui che dice un addio per il vagheggiato ideale alle dolcezze della vita ; in oggi che si fa guerra ad oltranza alla poesia , oh , si lasci questo piccolo scampo a chi vuole appartarsi da questa società di calunniati e di calunniatori , di strozzini e di morti di fame , oh ! ci si permetta di utilizzare delle vite , forse disutili , per le nostre aspirazioni , che si potranno mettere in ridicolo , ma sulla cui santità nessuno onesto potrà nutrire sospetto veruno ! Erano passati pochi minuti , allorché un ufficiale ci notificò , che non ordine ma desiderio del nostro generale era quello che si andasse a riposare in città : tanto Garibaldi al contrario dei soliti generali pieni di boria ha carità , dei suoi sottoposti ! Non vi sto a dire come questo desiderio corrispondesse al nostro , pure tutti noi ad una voce dicemmo che nessuno avrebbe abbandonato quel luogo , tenendosi tutti troppo onorati di mostrare al grande uomo , quanto fosse la nostra riconoscenza e il nostro rispetto per lui . - No , no - Ci ripetè l ' ufficiale - Qui non vi è alcun pericolo : qui non vi è bisogno di guardie : Garibaldi si avrebbe molto per male , se voi non lo secondaste . E allora ? .... Via a rotta di collo in paese . CAPITOLO XXIV . Tutto era calmo : il rumore dei nostri squadroni e dei nostri sproni turbava soltanto il sepolcrale silenzio in cui erano avvolte le poche vie di Chagny : nella quiete quasi lugubre di quella serata a mille doppi sembrava più potente il rumore prodotto da noi , e ripercosso dall ' eco : s ' illuminò qualche finestra , ma per pochi minuti : il pacifico cittadino , rassicurato che non vi era nulla a temere , spengeva il lume e tornava di certo a gustare il calduccio delle coltri , quel calduccino che io cominciava a vagheggiare come un sogno irrealizzabile . Con molta fatica si perviene a trovare la Mairie : meno male che le finestre sono illuminate . I nostri capi , riflettiamo fra noi , avranno telegrafato , e gli alloggi saranno già pronti . Le nostre induzioni erano , come d ' ordinario , falsissime . - Dove è il Maire ? ... Domandiamo a un villanzone che scaldandosi le mani alla stufa andava tanto in brodo di giuggiole da non avvedersi nemmeno che noi eravamo entrati . - Son io - Ci risponde questo con certo sussiego . Cosa desiderano ? - Cosa desideriamo ? .... Ci vuoi poco a capirlo ! ... Un biglietto d ' alloggio . - Sapristi ! , .. Vi pare ora conveniente ? - Siamo arrivati ora ! ... - Ma ora dormono tutti : - Poco importa ! ... Li sveglieremo . - Ma ... guardino ! - Pretenderebbe che sì dormisse in strada ? .. - Dopo quello che si è fatto per voi ? - Aggiunse un amico in pretto Livornese - Ah ! Francesi , Francesi , se si fosse , mondo birbone , soldati del vostro schifoso imperatore o del papa ... Il Maire confuso , senza capire un ' acca all ' ultimo discorso , andò a un tavolino per stendere i famosi biglietti . Un urtone spalanca la porta , ed un ' altra mandata dei nostri si butta addosso al tavolino .... I nuovi venuti son la bellezza di diciassette , tra cui una vivandiera . - Sapristi - Ripete il sindaco con voce stizzita - C ' est impossible loger tout ce mond là ! ... Descrivere il bailamme che succede a tale esclamazione sarebbe cosa impossibile : tutti parlano a un tempo , tutti intendono snocciolare le loro brave ragioni , e quel pover ' uomo , che rappresenta l ' autorità , pare il sor Cecchino . - Ecco come ci ricompensano - Continua a vociare il Livornese . - Vogliamo giustizia - Interrompe un altro . - Io voglio soltanto un alloggio .... - Vous étes un cochon ... E giù di seguito sullo stesso tenore . Io e Bocconi arriviamo a strappare di mano il primo biglietto vergato e via di galoppo ... - Rue Saint Antoin ? - Domandiamo al primo che passa . - C ' est là bas . - Questo ci risponde e va via a passi concitati . Arriviamo alla destinazione : Numero 41 si picchia : silenzio glaciale : si ripicchia , la stessa accoglienza : allora pedate ; è poco anche questo : son morti dunque in questa casa ? Si sfoderano gli squadroni e si comincia una sinfonia infernale alla porta del mal capitato , che il municipio ci aveva destinato per ospite . - Mon Dieu - strilla una voce femminea - Il y a donc de Prussiens ? - Siamo Italiani ... il cittadino Bicornet abita qui ? - Sì cittadini ... ma è a letto ! - Si svegli ! - E cosa volete ? - Abbiamo il biglietto d ' alloggio ... - C ' est impossible ! .. Noi abbiamo di già uno zuavo ... - Solite storie ! ... Aprite o vi sfondiamo la porta ! - Nom de Dieu ! ... veniamo , veniamo . Non ho mai veduto in mia vita una fisonomia più ridicola di quella del cittadino Bicornet . Cogli occhi tuttora fra il sonno , con un berretto da notte dal quale scappavano fuori due orecchi che non avrebbero minimamente stuonato sulla testa di un coniglio , il povero diavolo , basso e traccagnotto come un fattore ti dava l ' idea di Don Bartolo , quando rimane immobile coma una statua nel finale del primo atto del Barbiere di Siviglia . - Cittadini ... fratelli ... amici ... Italiani ... sul mio onore è impossibile che vi possa albergare . - E perché ? - Guardate ... e , se siete giusti , giudicherete da voi stessi . Guardammo : in quella miserabile stamberga difatti noi non scorgemmo che un meschino lettuccio , su cui era disteso un bel giovine dalla barba bruna , probabilmente lo zuavo , il quale aveva tuttora il braccio al collo ; una vecchiarella sdraiata su di un pagliericcio alzò la testa al nostro arrivo e ci guardò con occhi stralunati . - Signori - Ci disse il giovine - Il buon soldato deve aver sempre rispetto ... Guardate se il mio ospite non vi diceva la verità ... - Non ve la rifate con noi , ma col Maire , perché c ' invia qui , quando ci siete voi . - Il Maire l ' ha presa con noi - Borbottò il buon ' uomo - Al principio della guerra ebbe il coraggio un giorno di mandarmene quindici ! - E noi che faremo ? - Domandammo in tuono di compassione a Monsieur Bicornet . - Aspettate - Disse questi dopo aver riflettuto - venite con me alla Mairie e vi fo fare un biglietto per un mio amico . - Tentiamo anche questa . - Riflttemmo noi due e col buon ' uomo rifacemmo i nostri passi . Il Maire non oppose alcun osservazione al cambiamento dell ' alloggio , e noi insieme con Bicornet , andammo in fondo al paese in una meschina casupola , alla cui porta il nostro accompagnatore bussò replicatamente . Quello che doveva albergarci era un macchinista della ferrovia ; egli ci accolse con un sorriso gentile , e , appena passati , si mise a rifarci un lettuccio che era a un lato della stanza , mentre nel fondo della medesima dispiegava tutta la sua pompa un letto nunziale , dalle cui coltre vedemmo scappar fuori una testa di donna , giovine certo , bella non sì poteva propriare , poiché il lumicino che era stato acceso al nostro arrivo non aveva la potenza di rischiarare quella stanza , quantunque la fosse stretta e corta come una carcere . Rifatto il letto , il macchinista con franchezza tutta popolana ci disse : Ora spogliatevi e dormite , che dovrete averne bisogno .... Buona sera ! Lo spogliarsi in faccia a una donna che ci vedeva per la prima volta , ci arrecava un certo fastidio : pure la necessità era troppo imperiosa , e dopo pochi minuti noi stiravamo le nostre membra intirizzite sotto le lenzuola . Il sonno si ostinava a non venire , quasichè il caso volesse proprio farci assistere a un tormento di nuovo genere , al supplizio di Tantalo riveduto e corretto per conto nostro .... Prima delle dolci parole tra i coniugi , poi uno scoccar di baci .... Noiato dalla scena che rappresentavo , feci un solennissimo starnuto ; ahi non bastò ; degli interrotti sospiri .... Diedi nel braccio al Bocconi , egli era desto come me , e finimmo con un ' omerico scoppio di risa . D ' allora in poi fu silenzio e noi attaccammo un sonno magnifico ! CAPITOLO XXV . Chagny fu per noi una vera desolazione : fortuna che ci si trattenne soltanto due giorni . Immaginatevi un paesucolo più sudicio di quelli del Napoletano : degli abitanti a cui non pareva vero di esserci prodighi di sgarbi e d ' impertinenze , e non avrete immaginato che una metà delle nostre noie . L ' intiera armata dei Vosgi si riversò , come valanga , su queste prime case del dipartimento della Saône et Loire ed all ' ora in cui noi ci alzammo da letto ci fu impossibile il rinvenire , neppure a peso d ' oro , un tozzo di pane . I soldati affaticati dalla lunghissima marcia si buttavano lungo le strade : i carriaggi si succedevano a ogni minuto : a ogni minuto vedevi un via vai di ufficiali di stato maggiore , di staffette , di batterie ; alle botteghe di fornaio , ai caffè , ai restaurants una pigia di persone concitate che bestemmiavano e facevano ai pugni tra loro ; noi eravamo affamati , ci avevano detto al quartier generale che per quel giorno saremmo rimasti in paese , e non si trovava un tozzo di pane per sfamarci .... Oh ! la dolorosa situazione .... In campagna , alla guerra , ci si adatta l ' idea del sacrificio , di un dovere da compiersi offre soddisfazioni più belle dì quelle di un bisogno naturale soddisfatto , ma sicuri di non scaricare più il fucile , testimoni di una pace disonorevolissima che veniva vigliaccamente subita da una nazione , fin ' ora rispettabile , noi ci sfogavamo con imprecazioni , e forse saremmo stati anche capaci di qualche malestro , pur di fugare la minima sofferenza . Finalmente , verso le due , mi riescì d ' agguantare in un ' osteria di sesto ordine una bella bistecca e la mangiai senza pane . La sera andai a dormire in una chiesa , poiché il biglietto d ' alloggio era per un giorno soltanto . Verso le due erano arrivati i nostri compagni delle Guide che avevano cavallo . Il giorno dipoi partenza di tutte le truppe : Garibaldi accompagnato dal suo stato maggiore partì per Chalons sur - Saone : noi avemmo l ' ordine di rimanere . Nella giornata liti immense con i Francesi . Ghino dà dei pugni al caporale Aribaud , questi scappa e vuol protestare : subissato dai nostri discorsi tace . Il tenente Raffoni insolentisce un capitano delle guardie mobili ed uno dei carabinieri ; lo traducono alla corte marziale : salta fuori un nuvolo di testimoni ed è assoluto . Noi siamo chiamati di guardia al quartier generale ; alcuni , essendo restati soli in paese , cominciano a mormorare ed a dire che i Prussiani sono a quattro passi e che ci faranno viaggiar gratis fino a Berlino ; improvvisiamo una cenetta in corpo di guardia rallegrata da Ricci e Fabbri che pretendono parlare francese e che attaccano briga con un Ussero di piantone , che si permette di sedere con noi dopo essersi permesso di russare come un violoncello antecedentemente . L ' ordinanza di Bordone ci porta una forma di cacio , e noi , andando nella stanza di ordini , rubiamo due bottiglie di vino generoso , riservato per gli ufficiali di stato maggiore . Gismondi , un Genovese rovinato nella faccia da una palla a Monterotondo , si aggiunge a noi e porta due altre bottiglie di vino ... quindi baldoria generale . Nel più bello del chiasso , si schiude la porta con impeto e vediamo ritto , stecchito davanti a noi , truce come lo spettro di Banco il generale Bordone . Stupore generale , e relativi moccoli a fior di labbra . Il generale ci da una sbirciata e invece di farci un rimprovero , si rivolge al nostro tenente e gli dice : Mandi un sergente e quattro uomini a rimetter l ' ordine in casa di questo povero vecchio , dove sono entrati tre Franchi Tiratori , pretendendo farci di tutto un po ' . Mecheri , sergente , e tre o quattro di noi ci moviamo col vecchio che era rimasto a caso nell ' ombra : eccoci ridotti anche carabinieri ! Non nego , che un tale incarico mi andava poco a sangue : io non ho mai nutrito una decisa simpatia per gli agenti della legge , che d ' altronde sono riveriti come angeli custodi da tanti che meriterebbero di andare in prigione assai più di quelli che ci vanno : eppoi ... il vecchio che ci accompagnava , mi aveva una fisonomia proibita : qualche cosa di prete smesso o di mezzano amoroso . Arriviamo alla casa : per le scale non ci è lume e nessuno ha fiammiferi .... si comincia benino ! ... - Mi piglino per una falda e salgano . - Ci dice il vecchio . Ci si attacca tutti alla falda .... maledizione ! ... la scala è a chiocciola e la falda a una voltata resta in mano a uno dei nostri . - Mon Dieu ! - Grida la povera vittima di quelle tenebre . - La ci tenga un lume ! - si contenta di aggiungere con filosofia l ' autore dell ' eccidio . La moglie del vecchio , avvisata forse dal chiasso improvviso , ci comparisce davanti con una lucernina . Quantunque la nuova venuta fosse in perfetto deshabillè non ci faceva peccare di gola . Credo che donna più brutta non sia stata mai messa al mondo per dar di bugiardi a coloro che asseriscono esser la donna l ' ideale della creazione . Tra moglie e marito avevano tutti i requisiti per farsi odiar cordialmente . - Aiuto ... carità ... protezione - Urlava la megera . Entrammo colle mani sull ' elsa dei nostri squadroni : credevamo di trovare tre indemoniati : quale non fu la nostra meraviglia ? Ci vennero incontro tre buoni figliuoli , che cominciarono col chiederci scusa di averci disturbati , narrandoci per filo e per segno tutti i particolari del disgustoso incidente . Provvisti di biglietto d ' alloggio , essi si erano presentati al padrone di quella bicocca ed egli aveva negato con mal garbo di ricettarli ; gli avevano detto che erano stanchi , che avrebbero anche pagato , ed egli duro come un Tedesco . Allora loro , esasperati , erano entrati per forza in camera ed avevano approfittato del divano ove si erano addormentati . Il vecchio era uno sfegatato Napoleonista , e giurava che a ' tempi della tirannide non si offendeva la pudicizia di una signora , svestendosi innanzi a lei . A tale protesta nessuno potè trattenere le risa : persuademmo i giovani a venir via , si diè due prese d ' imbecille al tarpano , e tutti insieme si andò in una vicina casetta , dove bevemmo di nuovo . Tra un bicchiere e l ' altro , sapemmo che i Prussiani avevano fatto fuoco sull ' ultimo convoglio di Garibaldini che era partito da Digione , convoglio nel quale tra gli altri si trovava il Piccini : nessuno fu offeso ad eccezione del Macchinista che restò morto sul colpo . Il giorno dopo , noi partivamo da Chagny , diretti a Chalons sur - Saone , dove si trasferì il quartier generale . L ' annunzio della partenza fu salutato da tutti , con gioia inesprimibile . Se io avessi un nemico accanito , lo manderei a domicilio coatto a Chagny , certo che dopo poche ore implorerebbe la pena di morte . CAPITOLO XXVI . Prima di terminare il racconto è necessario che io parli della seconda brigata , comandata dal Lobbia , di questa brigata che , quantunque lontana dalle altre e perciò non abbastanza rammentata nelle molte memorie che si son pubblicate sulla campagna di Francia , non si è meno coperta di gloria , nè ha meno faticato delle altre . I dati della relazione che io farò ai miei lettori , mi furono forniti a Chalons da un distintissimo ufficiale di stato maggiore che era al seguito del colonnello Lobbia , e il pubblico avanti di parlare del nostro soggiorno in quella città , poiché avendo fin ' ora discorso di guerra e dovendo d ' ora in là discorrere di pace , qui mi sembrano nel posto più adatto . Sul finire del dicembre , erano in Soulieu il colonnello di cavalleria Bossi , il maggiore Farlatti con uno squadrone di Guide e una piccola compagnia di pionieri comandati da Kauffman : questa spedizione aveva per scopo di danneggiare le comunicazioni dei Prussiani , appunto sulle famose linee che dovevano servire all ' esercito di Manteuffel per venire a combattere le truppe di Bourbaki . Oltre ad altri ingegni di guerra , il capitano Kauffman avea con se due furgoni pieni di materia incendiaria e di dinamite , che dovevano servire a una importantissima operazione della quale si faceva un gran segreto ; e che consisteva noi far saltare un tunnel della ferrovia di Strasburgo . Pare che tra Kauffman e Bossi non s ' intendessero molto e le operazioni non procedendo , come avrebbero dovuto , Garibaldi richiamò quest ' ultimo al quartier generale e diede un tale incarico al colonnello di stato maggiore Lobbia , nominandolo brigadiere e destinandolo al comando della seconda brigata . Questa era costituita nel modo seguente : Stato Maggiore Uff . 7 Uom . 14 Genio » 3 » 20 Guide » 9 » 150 Francs tireurs de la Bigorde » 3 » 35 Égalitè » 12 » 175 Chasseurs d ' Orient » 16 » 270 Marin » 4 » 55 Atlas » 4 » 60 Guerillas Marseilles » 18 » 280 – – – Uff . 75 Uom . 1059 Lobbia partì da Autun , conducendo con se per ufficiali di stato maggiore il capitano Pozzi ed i tenenti Scipione , Primerano e Bonomi : partì secoloro il signor Visitelli , corrispondente del Dayl Neuw . Il capo squadrone Castellazzo partiva per Chatau Chinon , Clamecy e Vermenton , incaricato di tenere relazione tra la brigata Ricciotti e Lobbia e sorvegliarne le operazioni , servendosi dei telegrafi e di tutti gli altri mezzi che le sottoprefetture e i sindaci dovevano mettere a di lui disposizione . Da Autun la seconda brigata si portò a Soulieu per Lucenay , quindi a Precy e a Vitteau . La marcia è lunga e fu resa più disagevole dall ' immensa quantità d ' impedimenti che venivano dietro ai soldati e che occupavano a dir poco tre chilometri di spazio : carri con gli equipaggi dei soldati , barrocci , trabiccoli dei vivandieri ... donne ... insomma una vera marcia di barbari ! Le compagnie dei Francs tìreurs erano scarse : ve ne erano persino di dieci uomini , ma anche queste avevano tre o quattro ufficiali ... già , se durava un altro pochino la campagna di Francia avremmo finito coll ' avere diecimila generali e nemmeno una tromba ! ... Mentre Lobbia marciava verso Vitteau , Ricciotti aveva che fare coi Prussiani di Montbard . Questo paese era difeso da 4000 uomini e 6 pezzi di cannone . L ' ardimentoso figlio di Garibaldi tentò l ' assalto , il giorno 6 di gennaio . Sul più bello dell ' impresa egli però si vide accerchiato dai Prussiani che in forza di 2000 uomini avevano intanto marciato sopra a Semour . Ricciotti tenne fermo fino alla sera , e ritiratosi a Montfort per sentieri appena tracciati , potè sul mattino eludere la vigilanza dei nemici che lo volean prigioniero e si ritirò sano e salvo presso Les Lommes . La seconda brigata , a cui Castellazzo aveva comunicato l ' ordine del Generale di fare un movimento in avanti per distrigare Ricciotti , potè continuare la sua via e di concerto colla quarta brigata che pur si ritirava per la medesima strada verso Digione , potè manovrare così bene da schiudersi l ' adito in mezzo alle colonne nemiche che già si avanzavano numerose per le vie di Chatillon , Aignay le Duc e Precy ; era una marcia difficilissima , di fianco , che avrebbe potuto compromettere la sicurezza di quella brigata , se questa non avesse avuto la precauzione molto giusta di proteggersi sul suo lato sinistro per mezzo della cavalleria dì Farlatti che eseguì egregiamente questo difficilissimo compito . Al villaggio di Marai - sur - Tille la brigata Ricciotti si divise da quella di Lobbia , essendo stata la prima richiamata a Digione e dovendo proseguire la seconda per il compito a lei designato . Qui raggiunse la colonna il capo squadrone Castellazzo . Egli veniva da Grancey le Chateau , dove poco corse che rimanesse prigioniero colla somma di 90,000 lire . Lobbia lo aveva infatti mandato a prender denari a Digione , e aveva fissato di attenderlo a Grancey . Castellazzo attendeva da parecchio tempo e nessuno arrivava : i Prussiani avendo saputo dalle chiacchiere dei borghigiani qualche cosa , mandano venticinque usseri nel paese ; e , mentre il nostro amico aveva fatto attaccar la carrozza , i cinque uomini dell ' avanguardia nemica annunciano al capoposto che non vi erano Garibaldini . Senza por tempo in mezzo , senza aspettare che gli usseri si ricredessero dal loro sbaglio , Castellazzo salta in carrozza , e prendendo un altra via gli riesce di raggiungere il corpo . Erano novantamila lire che egli salvava dagli artigli dei soldati di re Guglielmo : certo che se questi l ' avessero potuto immaginare , per un uomo solo erano capaci di assediare il paese . La seconda brigata da Maray - sur Tille si recò a Selongey diretta per Langres . Siccome però numerosi si avanzavano i nemici dalla parte di Grancey , minacciando di tagliare la strada di Prauthoy , Lobbia con ottimo intendimento fe ' fare alla sua truppa il giro di Fontaine Francaise e di Champly recandosi a Chalindrey ed a Langres , dove arrivò il 15 di gennaio , sempre attorniato dai Prussiani , con una felicità veramente meravigliosa . A Langres , dietro ordini del Generale , furono lasciati tutti i bagagli , compresi i due furgoni di dinamite e il capitano Kaupffeman . La brigata si pose a campo pei boschi di Bouchemin , di Marat e di Faverolle , minacciando le comunicazioni prussiane di Chaumont , Arc en Barroi , e Auberive sulle quali passavano le truppe dirette a Digione . L ' incertezza del generale francese Meyer , il quale negò ogni appoggio , diede meno importanza di quello che si meritava , al movimento : avendo perciò il brigadiere dovuto rinunciare all ' idea di attaccare Chaumont , occupato da 6000 uomini , troppi al certo pel di lui piccolo effettivo , portavasi il 22 a Perrogney e Pierre Fontaine e , di lì passando per Auberive , muoveva alla testa della cavalleria sopra il villaggio di Germain per sorprendervi quel posto . Tra i due paesi sono tre chilometri di scesa e tutto il terreno era una crosta di ghiaccio : ad onta di questo la distanza fu percorsa in una carica sola a carriera sfrenata : guai , se un cavallo fosse caduto ! ... Non poteva fare a meno di succedere un monte generale , una vera cuffia , come si direbbe in termine basso . Il nemico che stava poco sulle intese , parve che non avesse nemmeno tempo di montare a cavallo : gli Usseri Rossi si erano ammucchiati nella scuderia ; i meno , incerti se avessero a difendersi o a darsi prigionieri , i più , cercando nascondersi in tutti i buchi e perfino nel fieno . Furono presi 12 uomini e 15 cavalli : gli uomini erano superbi : alti , benissimo vestiti e riccamente equipaggiati : quasi tutti del Posen ; le loro pipe , pagate ben inteso a pronti contanti , furono i trofei più ricercati della vittoria . Dopo questo brillante episodio , Lobbia tornò a Auberive , da cui si mosse dirigendosi verso Vaillant : a poca distanza da questo villaggio giunse la notizia che il sindaco del medesimo veniva trascinato a Prauthoy da una trentina di ulani : nuova carica sul ghiaccio : gli ulani lasciano la preda e via a carriera verso Esnoms , e siccome chi corre corre e chi fugge vola , quando i nostri arrivarono a quel paese , i nemici erano già a Prauthoy . Gli oggetti requisiti ed il sindaco rimasero a noi , e quest ' ultimo offrì in Vaillant un pranzo Lucullesco agli ufficiali di stato maggiore . La notte fa passata a Pierre Fontaine ; il 25 , avvisato che una sessantina di Prussiani che facevano scorta a un centinaio di prigionieri francesi , dirigevansi da Prauthoy sopra Auberive , il colonnello Lobbia con cinque ufficiali del suo stato maggiore e con una compagnia di Francs Tireurs faceva un ' imboscata nella foresta di Mont ' Avoir per sorprendere il convoglio : verso sera però gli esploratori avvertirono che i nemici avevan presa altra strada , quella di Grancey . Avanti di continuare , sento il dovere di esporre un fatto che torna a grandissimo onore del Lobbia . Allorchè nel giorno precedente imbandite le mense , altro non si aspettava all ' infuori che il colonnello si assidesse nel posto d ' onore , egli domandò se era stato pensato ai prigionieri , ed avendo ottenuta una risposta negativa , energicamente protestò , minacciando di non prender parte alla mensa , qualora non si trattassero con umanità quelle povere vittime della fortuna guerresca ; nè qui si arrestò l ' uomo generoso : a sua iniziativa fu fatta una colletta tra gli ufficiali , colletta che fruttò un sette franchi a testa pei prigionieri : e questi , vedendosi fatti segno di tal gentilezza , sentendosi sempre palpitare il cuore anche sotto la tunica di gregario , piansero , piansero come fanciulli e gridarono : Viva Garibaldi , Viva l ' Italia . Povera gente ! ... Lontana da suoi , in un paese che del bene non gliene voleva dicerto , paurosa di tutto , al balsamo della consolazione sentiva stemprarsi quel gelo , che le si era voluto addensare sull ' anima dagli stupidi ed infami regolamenti che vorrebbero fare degli uomini la macchina più iniqua , che torturi la povera umanità ! La notte Lobbia , Castellazzo , Pozzi e due ufficiali di stato maggiore s ' incamminarono verso Vaillant : gli altri li seguitavano a un chilometro di distanza : giunti a due chilometri da Vaillant , quattro ombre , silenziose come quell ' oscurità , si avanzano ... si dà loro l ' alto : Castellazzo si avanza arditamente , e domanda chi sono . Essi esitano a rispondere . Pozzi grida : sono Prussiani , abbassate le armi .... ed i quattro ubbidiscono senza far motto . Si disarmano e poi vengono consegnati ad una compagnia che si avanza a passo di corsa . Passata quella notte a Vaillant , l ' indomani la brigata si portò di nuovo a Pierre Fontaine e di qui passò ad Augeres , dove la sera del 27 arrivarono due compagnie di linea con parecchi ufficiali , inviati dal generale Meyer onde coadiuvare i garibaldini nell ' attacco di Prauthoy : il rinforzo era comandato dal capitano Mas , vecchio soldato d ' Affrica . Fu tenuto consiglio di guerra nella stanza da letto del sindaco : vi assistevano Lobbia , Castellazzo , Pozzi e altri due di stato maggiore . Il Mas era un po ' in bernecche , e invasato dai sacri furori che il Dio Bacco suole prodigare ai suoi fedeli seguaci , si riprometteva con le sue due compagnie di mangiare in un colpo tutti i Prussiani ; domandava soltanto un po ' di tempo per far prendere il caffè ai soldati . Castellazzo osservò che era assai meglio che lo prendessero dopo aver mangiato i Prussiani , per aiutare la digestione .. Mas , con serietà imperturbabile , chiese allora che i suoi dipendenti fossero messi al posto d ' onore ( all ' avanguardia ) . Lobbia accettò e commosso da tanto eroismo , fè la consueta grimace , Castellazzo citò i versi del Miles gloriosus di Plauto : .... .. virum Fortem , atque fortunatum et forma regia , tum bellator Mars Haud ausit dicere : neque aequiparare suas virtutes ad tuas . Il vecchio soldato non sapendo che si rispondere a quel complimento in lingua a lui incognita ; scambiando forse Mars per Mas fa ' una gran riverenza e si avvolse in dignitoso silenzio . Alle 11 di sera tutti erano a cavallo : per sentieri tutti incrostati di ghiaccio la brigata arrivò a Lucenay . Mentre sul viso dei coraggiosi si leggeva chiaramente l ' ansia , il desio prepotente di misurarsi coll ' inimico , i soldati di linea perdevano un tempo prezioso a prendere il caffè e a fare il chilo . Dopo mille e mille sollecitazioni a partire , alla fine si avviarono : si avviarono , ma con tale un passo da tartarughe , che invece di arrivare , come era stato previsto , a Prauthoy alle quattro di notte , ebbero il fresco cuore d ' arrivarci alle sei del mattino . Aveva preso stanza in questo villaggio il 2° battaglione del 61 reggimento Guglielmo di Pomerania : battaglione che apparteneva giusto appunto , come rammenteranno i lettori , a quel reggimento che tanto era stato battuto il giorno 23 alla masseria di Poully e la di cui bandiera era già in nostra mano : 800 fanti , 50 cavalli e varii cariaggi : tale era l ' effettivo di cui disponeva il nemico . Le compagnie di linea francese aveano avuto l ' ordine di penetrare nel villaggio , senza trar colpo ; esse invece si fermarono a trecento passi dal medesimo e per avvisare il nemico si misero a sparare alle passere . Convenne allora far di necessità virtù : si spiegarono le colonne e ci si accinse a dare l ' assalto . I Prussiani avevano occupate le case , il cimitero , la chiesa e di là facevano un fuoco d ' inferno . Gli Chasseurs de Lyon e le guide ( per la maggior parte italiane ) si portarono eroicamente : qualche altra compagnia fe ' il proprio dovere , qualcuna , purtroppo , scappò , sparando all ' aria , o , quel che è peggio , addosso agli ufficiali di stato maggiore che cercavano arrestarle nella corsa disordinata . Ad onta però di tal confusione la costanza dei pochi prevalse e dopo quattro ore circa di fuoco , i Prussiani , perduto il loro comandante e dopo aver lasciato sul campo un centinaio tra morti e feriti si salvarono con dirottissima fuga pei campi . La giornata era vinta . Noi avemmo 49 morti e 62 feriti : gli avversarii oltre i morti e i feriti , lasciarono nelle nostre mani 14 cavalli , 73 prigionieri , 14 cariaggi d ' avena e di pane , una ingente quantità d ' oggetti rubati tra cui orologi , bauli e argenteria , 200 fucili , la contabilità , la cassa con 1,500 talleri , un furgone da munizioni e diversi carri d ' ambulanza . Tutto insieme fu uno dei fatti più brillanti della campagna di Francia e se monsieur Mas , il miles gloriosus , avesse secondato a dovere il resto della brigata , sarebbe rimasta prigioniera l ' intera colonna Prussiana . Inutile il dire che Castellazzo in quel giorno si condusse da eroe : chiunque l ' ha veduto in altre campagne , può e deve giustamente argomentarlo : Pozzi e Farlatti riscossero l ' ammirazione di tutti , e non ultimo certo tra i valorosi si addimostrò il signor Visitelli , il corrispondente del Dayly News . Per quel giorno e per la notte vegnente si trattennero gli stanchi soldati in Prauthoy ; il domani si portarono a Langres , onde accompagnare i prigionieri , riportare la preda e apprestarsi a nuove avventure . Il 31 Lobbia si spinse e Neully l ' Eveque a 12 chilometri da Langres : il nemico si era raccolto in forze a Montigny le Roi e la 2a nostra brigata si preparava per andargli a fare una delle solite visite , quando arrivarono anche lassù le prime notizie dell ' armistizio . Il generale Meyer , protestando di eseguire scrupolosamente i decreti del suo governo , non permise alcun movimento e così la brigata Lobbia restò isolata dal rimanente dell ' armata dei Vosgi , nè si seppe più alcuna notizia di lei , fino a che il Castellazzo , travestitosi da contadino , dando prova di un favoloso coraggio , traversò imperterritamente le linee prussiane , e portandosi a Autun , venne di là a Chalons - sur Saône , latore di notizie e dispacci . Terminato che fu l ' armistizio e conclusa la pace , la brigata Lobbia con lascia passare Prussiano passò in mezzo alle schiere nemiche che le resero gli onori militari : da Langres venne a Chalons , dove furono tolti persino i mantelli alle Guide , che così bene avevano adempiuto il loro incarico , che tanto si erano coperte di gloria per difendere quella Repubblica Francese che ora in tal modo le ricompensava . CAPITOLO XXVII . Torniamo a noi : i giorni delle belle emozioni erano cessati : prolungare dettagliatamente questa mia storia , sarebbe un voler portare il cane per l ' aia , e terminerei rendendomi assai più noioso di quello che son riuscito fin qui .... ed è tutto dire ! .. Pure , qualche episodio della nostra guarnigione , qualche sbozzo alla peggio di certe scene , che , se non altro , possono illuminare qualcuno sullo spirito che dominava allora in Francia , non sembreranno superflui ai lettori e serviranno , quasi di cornice al quadro che male o bene ho tentato di tratteggiare sin qui : stacco perciò dal mio libriccino di appunti le pagine meno seccanti e ben volentieri le offro a quei Cirenei , che hanno subito il peso della mia croce per tanto tempo , dando prova in tal modo di più che cristiana pazienza . Chalons ha da essere un soggiorno incantevole ; ha strade e piazze pulite , eleganti e con sfarzosi negozii : il suo quai sur la Saône rammenta i nostri lungarni : il fiume è però più bello e più tranquillo dell ' Arno : sul far della sera quando arriva Parisièn , il piccolo piroscafo che viene da Lione , disegnando una striscia di fumo sulle limpide plaghe del cielo sereno , si gode una incantevole poesia e troviamo artisticamente superbi i visi sin ' allora simpatici semplicemente delle cittadine : Il desiderio di rivedere l ' Italia si fa più vivo ... a che ci tengono qua , se non ci è più da menare le mani ? Vien dato a me e a Gismondi un biglietto d ' alloggio per un palazzo in Rue aux Fievres : il nome non è di buon ' augurio : Troviamo un prete , un vecchio signore ed una ragazza nè bella , nè brutta : fanno mille difficoltà : Gismondi va in bestia , e piglia quest ' occasione per dire : maledetta la Francia ! ... - Parlate Italiano ? - ci dice subito la ragazza : l ' amico rimane di sasso : e allora sappiamo che la ragazza ha studiato la nostra lingua tre anni ; cosa che non impedisce di scambiarla , quando pronunzia , per un ' Abissina . Dopo mille daddoli , ci accomodano nella camera delle cameriere . Meno male . Oltre il quartier generale ha stanza in Chalons l ' eroica brigata Ricciotti : ritroviamo lo Strocchi , l ' Orlandi e altri amici . Si passano le giornate aux Vendange de Bourgogne , dove una ragazza robusta e impertinentemente carina serve da pranzo , e mesce gli asenzii e i cognak . Mademoiselle Marie , après la guerre je vous epouse si sente ripetere ad ogni minuto e con tutto questo ci si noia , come a un pezzo di musica dell ' Avvenire . Meno male , che a giorni sono l ' elezioni ; l ' agitazione politica ci stordirà , eppoi chi può predire di cosa sieno gravide l ' urne . Questa è carina ! Viene da me il solito tromba Romagnolo : mi chiama in disparte eppoi mi dice con importanza . : - Chat in Francese non vuoi dire altro che gatto ? - Di certo . - E pigeon piccione ? - È innegabile ! - Dovevo immaginarlo ! ... Esclamava allora in tuono tragico , battendosi il capo . - Che ti è successo ? ! - Proruppi io stimolato dalla curiosità - Versa in seno dell ' amicizia quello che ti grava nel cuore . - Se tu sapessi .... io faceva la caccia a una bella bambina : ed ero , cioè credevo di esser corrisposto ... stamani vo in casa , l ' abbraccio , lei non si muove , ma nel più bello , nel calore dei discorsi , mi ha cominciato a dire : Mon chat , mon pigeon dunque vuole in tutti i modi battezzarmi per una bestia .. io era indeciso , ma ora ... - Son le gentilezze che usano le innamorate di qua .. - Forse perché riconoscono quelli che ronzan loro dintorno , ma io non sono del mazzo e protesto . Un proclama di Gambetta , affisso alle cantonate , invita i cittadini ad accorrere unanimi alle urne , chiama sosta la sospensione dell ' arme , non risparmiando certe spavalderie che non dovrebbero essere più di moda . Interrogo difatti varie persone e tutte mi rispondono , facendo voti per la pace , e arrivando perfino a confessare che preferiscono la caduta della repubblica a nuove guerre e a nuovi disastri . Ah ! ... Francia , Francia come sei caduta nel basso : perché non ritrovasti in tanto sterminio l ' eroismo di Missolungi ? ... Io non ti posso stimare . Il sottoprefetto di Chalons è una pasta di zucchero : Corso , è contrarissimo a Napoleone : sottoprefetto è un sansculot di prima forza ! Oggi ero di guardia : si è trattenuto un poco con me sul terrazzo : mi ha parlato della Francia colle lacrime agli occhi ed ha finito con accenti di disperazione . Sul far della notte ha mandato una damigiana di vino e del salame ai soldati . Garibaldi si è ritirato a un chilometro dalla città : noi non sappiamo che pesci si prendere : cominciano i bullettini dell ' elezioni : si ritiene che uscirà eletto Garibaldi . Tornano Miquelf ; Materassi e le altre Guide , che si credevano già putrefatte , o per lo meno nelle mani nemiche . Materassi ci racconta che hanno fatto saltare due ponti , che hanno visitato un visibilio di paesi , ricevuti sempre bene , ma sempre costretti ad udire discorsi in favor della pace . Non ci è caso : la Francia è sfiduciata , la Francia è come colui che , finita ogni risorsa , preferisce portar la livrea di coloro che l ' hanno spogliato e non sa trovare il coraggio di uccidersi . La corruzione di Chalons non la cede per nulla a quella di Digione . Il quai è un continuo viavai di donnette che ti lanciano occhiate assassine . Non vi è soldato che non abbia un ' amante . O mariti Italiani che nel 1859 coronaste d ' alloro i vincitori di Magenta e ne aveste in ricambio altre corone , gioite : i vostri compatriotti sanno ben vendicarvi ! Il maggiore di piazza è un militarista accanito : mi ha fermato nella grande rue perché non l ' ho salutato . Ha minacciato di far sciogliere le guide , perché vanno di trotto al passeggio e perché non vanno alla piazza a prender l ' ordine del giorno . Sì .... i nostri soldati non sono venuti per questi servizii vigliacchi - urla Ghino allorché riferisco la commissione - ci pare ora di tornare in Italia ! .. E nessuno va al comando di piazza . Giorno dell ' elezioni : le sale ove sono le urne riboccano di gente : vedo due liste di candidati : in una figura Garibaldi nell ' altra Mac Mahon : non riescono nè l ' uno nè l ' altro nel dipartimento di Saône et Loire . Garibaldi è eletto però in cinque dipartimenti ed ottiene in tutti gli altri splendidissime votazioni . La sera delle elezioni più animazione e più chiasso nelle trattorie e nei caffè . Chi la vuol lessa chi arrosto : tutti però si aspettano una Camera molto meno peggiore di quella che resulta realmente . I coscritti della nuova classe , preceduti da un tamburone attraversano la città , gridando : Viva Garibaldi , Viva la guerra , Viva la Francia . A che tanto entusiasmo ? .. Son tutti giovani di 18 e 19 anni , perché non hanno preso il fucile , quando la patria era in pericolo ? .. Uno spilungone , vero pagliaccio , ha in testa un morione da guardia imperiale e agita una canna da capo tamburo ... Ah , Francesi , quando sarete più serii ? ! .. A che conservare quella blague schifosa che vi rendeva spregevoli anche a dì del trionfo ? Meditate sulle vostre sventure , e non fate gli eroi quando ne è passato il tempo , se non volete rassomigliare ... « Al nobile guitto « Che senza un quattrino « Ostenta il diritto « Di andare al casino Giunge il maggior Tironi a fare uomini pel suo squadrone dei Cacciatori d ' Italia che si costituisce a Reumelly : è indirizzato al nostro corpo : si consegnano a lui tutti i Francesi che figurano nei nostri quadri . Tra questi infatti ci è della robaccia in tutta l ' estensione del termine : tra gli altri il sergente di scuderia che converte la biada dei cavalli in bottiglie d ' eccellente Borgogna : i nostri cavalli sono ridotti allo stato di quello dell ' Apocalisse . Rimasti tra noi , in famiglia , si respira un po ' più liberamente . Arrivano da Marsiglia un centinaio d ' Italiani , che il maggior Pennazzi , aggregherà alla compagnia Egiziana . Arrivano a tempo .... . per ritornare con gli altri in Italia ! Giungono pure due o tre che son disertati dal Frapolli : ci raccontano come in Lione dei volgari truffatori e dei veri e proprii malandrini da strada disonorino il nome italiano in tal guisa da veder scritto a parole cubitali lungo le vie : Defendue la chémise rouge . Ricomincia un po ' di vaiolo ! ne è attaccato anche il nostro foriere : morire ora ... la sarebbe birbona ! .. Garibaldi parte per Bordeaux onde intervenire all ' assemblea : lo accompagnano Fontana , Gattorno , Vivaldi Pasqua e Galeazzi . Menotti arrivato al mattino piglia il comando dell ' armata dei Vosgi interinalmente : è con lui Bizzoni . Mi alzo più presto del solito , e vo ' dalla bella Marie a bever la goutte - Socci - Mi grida una voce di basso profondo : mi volto e veggo Galliano - Tu qui .... ora ? - Vienci prima , se ti riesce ! ... il sor Bolis mi ha tenuto fin ora in prigione : appena sono stato libero , son venuto qua con dieci uomini . - Ma ora torniamo indietro .... - Neanche per sogno io li sò i progetti del generale .... se tu sapessi ! .... - Che c ' è ? - C ' è ... ma per ora non lo dire a nessuno .... c ' è , che ora si scende in Nizza , si proclama la repubblica .... - Sogni ! - Vedrai . - E t ' han fatto nulla ? - Son capitano - Si bagneranno i galloni ? - Lasciami prender l ' entrata in campagna . - E a qual corpo ti hanno aggregato ? - A qual corpo ? ! ... A dirtela non lo so neppure io . - Tanto meglio .... Una triste notizia ; il colonnello Bossi , mentre accingevasi a partire da Chalons è assalito da un trabocco di sangue e cade tra le braccia dell ' ufficiale di stato maggiore che lo ha accompagnato alla stazione . Bossi era un vecchio soldato : franco e leale ; non troppo ben visto dai proprii dipendenti per la sua rigidezza , ma patriotta di antica tempra e di coraggio prodigioso . Veterano di tutte le campagne d ' Italia lasciava colla sua morte un voto molto sensibile nelle file della democrazia militante . Passeggio svagolato sul Quai : sento fermarmi , mi volto credendo ravvisare un amico e invece vedo un vecchio di fisonomia rispettabile , che porta all ' occhiello la fettuccia rossa della legione d ' onore . Siete Italiano ? .... Mi domanda nel nostro idioma . - Sissignore , rispondo - Volete venire a farvi il ritratto ? - Io lo sbircio bene bene , e quasi quasi suppongo che sia un pazzo . - La mia domanda è assai strana , si affretta a soggiungere - ma io sto facendo un ' Album dove intendo far collezione de ' figurini dei differenti corpi dell ' Armata dei Vosgi . - Sicché io dovrei venire ? .... - A fare da figurino delle Guide . - perché no ? ! - Borbotto : dopo tutto è bellina ! Non potendo farla da eroe sono utile almeno a far da figurino ! .... Mezz ' ora dopo in eroico atteggiamento sono in posa difaccia a Monsieur Philip che mi parla di Firenze da lui veduta , or sono trent ' anni , che mi offre un punch eccellente , e che mi fa vedere un piccolo album tascabile , sul quale en passant per la via , ha schizzato dieci o dodici caricature di Garibaldini tra cui quelle di tre miei amici , ripresi alla perfezione . Esco dal pittore e vedo davanti al quartier generale : una folla straordinaria di gente : i ragazzi si aggrappano alla cancellata del giardino : i popolani formano dei crocchi : tutti discorrono concitatamente e sgranano certi occhi da non avere invidia con quelli di un bue , nella direzione del palazzo . Che è , che non è ? Mille dubbi tenzonano nella mia mente : mi faccio largo tra la calca a forza di urtoni , tratto male le sentinelle che volevano precludermi il passo , e tocco , come si suol dire , il Cielo con un dito , quando posso sbirciare una guida , a cui immediatamente domando : Che è successo di nuovo ? - Nulla , sono arrivati due parlamentarii Prussiani .... l ' armistizio è stato protratto e vengono a fissare le linee di demarcazione . - Non chiedo altre spiegazioni e vo su nella sala d ' ordini : tutti gli ufficiali leggono pacificamente i giornali ; qualcuno si scalda al camminetto : ciò non mi produce alcun senso , gli avevo veduti usare in tal modo nelle circostanze supreme , possono fare così anche ora ! ragioniamo con alcuni altri coi due bassi ufficiali che hanno accompagnato il colonnello di stato maggiore che fa da parlamentario : con nostra maraviglia li troviamo istruitissimi : ci parlano con rispetto degli Italiani , ci dicono francamente che senza di noi sarebbero andati a Lione , ma ci dichiarano con altrettanta franchezza , che da noi non si aspettavano simile ingratitudine , da noi che eravamo andati a Venezia soltanto per dato e fatto della Prussia . Questa è proprio carina ! .... I Francesi ce ne dicono di tutte un po ' , perchè ci siamo dimenticati di Magenta e di Solferino , non accorrendo come un ' uomo solo dall ' Alpi a Lilibeo , a dar due botte ai Prussiani : i Prussiani ci gabellano addirittura per ingrati perché abbiam loro strappato uno stendardo a Digione . La morale ? .... La morale è questa : Guai a coloro che hanno bisogno di una mano per sollevarsi ; fortunati coloro che sanno fare da se : chi fa da se fa per tre , dice un proverbio e i proverbii , a detta di Salomone , sono la sapienza dei popoli . Dopo un lungo colloquio il parlamentario ritorna verso la Côte d ' Or : il popolo lo saluta con fischi . Assai brutta idea si devono aver fatta quei Tedeschi della civiltà Francese ; un popolo deve essere feroce nella lotta d ' indipendenza , ma dee mai sempre rispettare il diritto delle genti e , cessati i guai , ha da ravvisare un fratello in colui che ridotto macchina nelle mani di un re , può avergli fatto del male . Ci giungono notizie dì Bordeaux .... e che brutte notizie ! .... Le nostre previsioni non sono andate fallite . La Francia accasciata sotto la vigliaccheria , ha mandato al corpo Legislativo l ' assemblea più retrograda che immaginar si possa . Lo spirito generoso delle città è stato soffocato dall ' alito maligno della reazione provinciale . Niente di strano : tutti in Chalons a mò d ' esempio desiderano la pace , riaccetterebbero Napoleone pur di non vedere un Prussiano : il mio amico pittore tratta di buffone Gambetta , il padrone di casa maledice la repubblica perché ha i suoi campi occupati dal nemico : nessuno prenderebbe un fucile per ricacciare gli stranieri oltre Reno .... I popoli hanno il governo che si meritano : in nazioni come la Francia corrotte , son degni presidenti i Thiers , e veri rappresentanti i ruraux di Versailles . Si leggono i giornali : Garibaldi è stato ricevuto iniquamente nell ' Assemblea : gli si è vietato persino di discorrere : una voce sola ha tuonato in mezzo ai codardi in difesa dell ' eroe : è la voce generosa che si elevò da Guernesey in favore dei caduti di Mentana , è la voce che ha agitato le fibre della decrepita Europa , e che ha fatto allibire sui troni i regnanti : è la voce di Victor Hugo ; fra tanti cialtroni Garibaldi non poteva esser compreso degnamente che dall ' autore dei Miserabili . Il Generale dava le sue dimissioni . Queste notizie finiscono di rovinare il morale dei volontarii . Nessuno presta servigio , tutti vogliono tornare in Italia . Vedo aux Vendanges de Bourgogne Castellazzo : mi perdoni l ' egregio amico , ma lo avevo scambiato per un barocciaio . Ha un cappellaccio di pelo e una casacca pure di pelo . Gli parlo : egli , con quell ' abbigliamento , è riuscito a deludere la sorveglianza del nemico ed ha attraversato le file prussiane . Anche lui è sfiduciato e mi dice che in quanto al partire per noi può essere questione di giorni . Siamo chiamati in quartiere : il nostro tenente dice di averci a fare una importantissima comunicazione e fa leggere al foriere il seguente ordine del giorno : « Ai bravi dell ' Armata dei Vosgi . Io vi lascio con dolore , miei bravi , e sono costretto a tal separazione da circostanze imperiose . Ritornando ai vostri focolari raccontate alle vostre famiglie i lavori , le fatiche , i combattimenti che abbiamo sostenuti insieme per la santa causa della repubblica . Dite loro sopratutto che aveste un capo che vi amava come figli e che andava orgoglioso della vostra bravura . A rivederci in circostanze migliori . GIUSEPPE GARIBALDI Terminata questa lettura , do un ' occhiata ai compagni , vedo degli occhi lustri e non posso fare a meno di notare un silenzio molto eloquente : non vi è che dire ; i miei compagni sono tutti commossi , quanto lo sono io . Le generose parole dell ' eroe sono scese nel cuore di tutti : ci insultino pure i Giuda politici , i prezzolati campioni della Monarchia , ci chiamino vagabondi e gente che non ha nulla da perdere , le nostre fatiche non potevano esser meglio ricompensate , le nostre idee non potevano esser meglio comprese . Una sola parola di elogio sgorgata dalle labbra intemerate di Garibaldi vale di più di tutti i belati della mandra comprata ; il nostro non è feticismo , non è un moto idolatra , è la giusta estimazione che gli uomini di cuore devono mai sempre nutrire per coloro che hanno tanta benemerenza verso l ' umanità , per coloro la di cui vita è stata sempre un continuo sacrifizio , una continua abnegazione in favore delle magnanime idee . Si legge anche un ordine del giorno di Bordone ; non manca pur questo di generosità , ma quali parole possono fare effetto dopo quelle del Romito di Caprera ? Tornano da Digione alcuni nostri feriti , tra i quali Pianigiani . Non si lagnano del contegno dei Prussiani , e fanno molti elogii di quello del popolo , sempre repubblicano anche in presenza degli invasori . Ci parlano della magnificenza dei funerali del Perla . Un battaglione Prussiano ha reso gli onori militari alla salma : tutta la popolazione è corsa lungo le vie da cui è passato il funebre corteo ; la madre del prode maggiore non ha curato i lunghi disagii del viaggio ed è corsa onde essere in tempo a far meno triste l ' agonia del figliuolo ; essa lo ha accompagnato al sepolcro . Povera donna ! .. se tuo figlio è morto gloriosamente , se il di lui nome sarà eternamente celebrato tra quello dei martiri della libertà , tu non cessi di esser madre e hai diritto di piangere : le lacrime delle madri sono la rugiada benefica che fa rinvigorire le magnanime idee . Distruggiamo i tiranni e nessuna avrà da piangere su di un figlio innanzi tempo rubato all ' avvenire e alla patria . È partito per Avignone il terzo degli usseri . Erano buoni figliuoli e durante la campagna hanno fatto un servizio di ferro Li abbiamo accompagnati alla stazione : hanno voluto abbracciarci e ci hanno lasciato gridando : Viva l ' Italia , rammentatevi di noi ! ... Non temete , bravi figliuoli , noi non potremo dimenticarvi : noi vi abbiamo veduto volare intrepidamente di faccia al nemico , noi abbiamo spezzato il poco pane con voi , noi vi si siamo affezionati nelle fatiche , nei disagi che abbiamo sostenuti per la repubblica ... certe cose le non si dimenticano mai ! Un ' altra bellina ! ... L ' amico Kane si trova senza quattrini e sente tutta la necessità di fare un pranzo lucullesco . Cosa inventa ? Va da Monsieur Coq , il nostro cittadino trattore , e a faccia tosta gli annunzia di esser passato ufficiale . Monsieur Coq lo guarda con aria d ' ammirazione e gli dà il mi rallegro . Kane gli fa osservare la necessità di dare un banchetto agli amici , e , consenziente il trattore , ordina un lautissimo desinare da pagarsi appena riscossa l ' entrata in campagna . Io sono del bel numero uno degli invitati . Il giorno dopo , si hanno da vendere i cavalli di rimonta e , a farlo apposta , tra le povere vittime designate per condurli in giro e per trovar compratori è designato anche l ' apocrifo ufficiale . Non senza stiacciare dei moccoli , il disgraziato agguanta le redini di uno dei più sghangherati Bucefali e va cogli altri sotto l ' obelisco della Piazza per portarlo all ' incanto . Noi cerchiamo in tutti i modi di far prender cappello al nostro amico : ora gli si da la baia , ora si esige che metta al trotto la bestia : sul più bello delle nostre burlette , capita in mezzo a noi , come lo spettro di Banco , il povero Monsieur Coq , vede il preteso ufficiale che fa quel basso servizio , fa un urlaccio e rimane come Don Bartolo : dal canto suo Kane non sa quali pesci si prendere , e ci dà certe occhiate da commuovere i sassi , ma che ci fanno scompisciar dalle risa . Silenzio di un paio di minuti , finalmente l ' amico nostro si risolve , empie di chiacchere la testa dell ' oste e te lo ingarbuglia in modo tale da persuaderlo a comprare il cavallo e così tra sconto , tra senseria ed altri ammennicoli , chi ha avuto ha avuto e tutti rimangon contenti ! Il comando dell ' Armata dei Vosgi è passato nelle mani del vice ammiraglio Penohat . In tempo di rivoluzione niente di strano che un uomo di mare comandi un armata di terra .... eppoi , ce lo han ripetuto , egli viene per scioglierci . Laus Deo : ci leveremo alla fine da questa vita noiosa , di cui le feste improvvisate all ' Hotel du Parc , le facili conquiste delle Veneri appassite che passeggiano sui Quais , la maldicenza su tutto e su tutti , compendiano tutte le fasi . Se si restasse un altro mese , ci abbrutiremmo di più degli ubriachi d ' assenzio che riscontriamo ogni mattina , quando ci si leva dal letto . Questi ultimi non sono pochi . L ' uso dell ' assenzio è stata una delle rovine di Francia . Altri due parlamentari Prussiani ! La popolazione s ' insospettisce : la strada infaccia al quartiere generale è gremita di gente : si sussurra , si grida : bisogna rinforzare la guardia al cancello . I parlamentari partono quasi subito e la calma si ristabilisce . Alcuni dicono che il nemico concede altri otto giorni d ' armistizio , purché sia occupato anche il dipartimento di Saone e Loire ... Vedremo ! Vien l ' ordine di restituire i nostri cavalli e di portarli al deposito di rimonta a Macon . Buon segno ! .. Io sono incaricato della missione , prendo meco dieci uomini e vo per quella direzione . Appena arrivati , sentiamo tutti un gran desiderio di mangiare e di vedere una nuova città . Lasciamo nei vagoni i cavalli , senza curarci di dar loro quel pasto che tanto si anela per noi ed a corsa entriamo in Macon : si questiona col sindaco per aver il biglietto d ' alloggio ; finalmente ci vien concesso , io vado in casa di una bellissima vedova : mi metto a dormire in uno stanzino accanto alla sua camera ; però prima lei chiude l ' uscio con doppio giro di chiave ; le precauzioni non sono mai troppe ! Al mattino ci rammentiamo dei cavalli : si vanno a prendere e ci si monta a pelo per condurli al deposito . Ci riceve un vecchio capitano che ci guarda a squarciasacco , arricciandosi i lunghi mustacchi , e battendo il frustino sugli stivali . Ci ordina di metter le bestie in una vastissima scuderia . Maledizione ! Queste hanno tanta fame che si mettono a dar dentate al legno della mangiatoia . Si figurino i lettori quali occhi piantasse nei nostri il capitano ! Sbuffò come un istrice , bestemmiò un paio di sacres tonners e poi in tuono burbero ci chiese : Ma da quanto tempo non mangiavano questi cavalli ? - Fingi di non capire il francese , mi sussurra un vecchio merlo che ho accanto . Così faccio , non rispondo ad alcuna domanda , il vecchio soldato ci manda al diavolo e noi andiamo a desinare . Il nostro pasto si prolunga tanto , che non solo non possiamo veder la città , ma arriviamo a buco per la partenza del treno . Appena scesi dalla stazione di Chalons , ci colpisce la vista un insolito brulichio di persone : la vasta piazza dell ' obelisco è occupata da capannelli che si agitano , si sbracciano , discorrono ad altissima voce . Domandiamo a qualcuno che cosa è avvenuto : ci si risponde che domani i Prussiani saranno in città . Ci si stringe nelle spalle e si entra nella grande Rue : questa è tanto affollata che bisogna procedervi a forza di spinte ; per pervenire alla sottoprefettura ci è necessaria una buona mezzora . Il popolo è più abbattuto che mai : qualcuno si azzarda a proferire a bassa voce la parola tradimento . Pesco altre notizie : oggi scade l ' ultima proroga dell ' armistizio , nessuno avviso è venuto , niente di più facile che ricomincino l ' ostilità . Incontro finalmente il nostro tenente - Stia pronto a partire , mi dice - Verso Chagny ? - Nemmen per idea , noi andiamo a Macon - O i Prussiani ? - Ci crede anche lei ? ... Va via il quartiere generale , ecco tutto ; in settimana ci danno il congedo , fra quindici giorni siamo in Italia - E si parte ? - Domattina alle quattro . - La partenza dello stato maggiore aveva prodotto quel panico da cui era occupata tutta la città . Vo a casa : per via non posso fare a meno di pensare a tutti gli addii , a tutte le promesse , a tutti i pianti che si faranno nel corso di questa nottata ; sento la voluttà di non lasciare nemmeno uno spicchio di cuore in questa graziosa città . Annunzio ai miei ospiti la mia vicina partenza ; mi dicono le solite cose e mi offrono da bere ; passo in salotto e mi trovo in compagnia con un prete che dice ira di Dio di Vittorio Emanuele perchè ha osato di entrare nell ' eterna città : messo a punto , è la prima volta che faccio il realista ( che il Cielo me lo perdoni ! ) : nasce un battibecco , i padroni di casa mi fanno il viso dell ' arme : mi avveggo che se domani non partissi loro troverebbero qualche pretesto per mettermi gentilmente alla porta . Vo in camera è comincio a fare i fagotti : sento bussare dolcemente alla porta e vedo entrare Maguelonne , un bel tipo provenzale , una delle bonnes della famiglia . È in completo deshabillè le domando cosa desidera - Son venuta ad aiutarvi , mi risponde con una mossa provocante e lanciandomi un ' occhiata assassina - Capisco l ' antifona , ma mi ha messo tanto malumore la disputa col curato , ma son tanto felice di andarmene che risolvo di far l ' indiano per vedere se la appetitosa fanciulla mi si leva d ' intorno . E pensare che il mio compagno d ' abitazione le he fatto una corte spietata e che dopo un ' infinità di salamelecchi non è giunto a ricever da lei che ... uno schiaffo . Proprio la fortuna favorisce i poltroni ! Prima il solito discorso della mia amante italiana , poi le solite proteste d ' affetto ai soldati , mille bei discorsi insomma a ' quali rispondo , come le mura testimoni di quel colloquio . Il vecchio Giuseppe Ebreo è un Don Giovanni a paragone mio ... in questa sera . Terminato che ho d ' accomodar la mia roba , cogli occhi fissi in terra , che alzandoli ho paura di perdere la tramontana , auguro la buona notte all ' inaspettata visitatrice . Oh ! disillusione ! ... Essa mi stende graziosamente la mano e con un tuono di voce gentile mi dice : E non avete da dar nulla alla bonne ? Alzo gli occhi ; la stoccata fa perder la poesia ; le do uno scudo che m ' esce dal cuore e vo per darle anche un abbraccio ... è troppo tardi : lo schiaffo del mio povero compagno riceve una seconda edizione nella mia povera guancia ! ... vo a letto bestemmiando , mentre sento nella stanza accanto le risate della birichina . Mi alzo elle quattro : è un buio d ' inferno : per rischiararmi la vista prendo due gouttes , poi vo di corsa alla foreria . I nostri sono già in rango : si aspetta mezz ' ora , cominciamo a impazientirsi .... dopo un ' ora eccoti l ' ordine che partiremo alle dieci . Rinunzio a descrìvere la salva d ' imprecazioni con cui viene accolto un tale annunzio ! Si va al caffè ; trovo un campagnolo che mi si appiccica : va a Belfort , suo fratello fa parte di quella eroica guarnigione che sola in tutta la campagna ha capitolato coll ' onore dell ' armi ; sarà morto , sarà ferito il povero diavolo ? Il mio nuovo conoscente non ne sa un ' acca , ma spera ed è allegro come uno sposo novello ; mi invita ad ogni costo a far colazione con lui ; la colazione è sì lauta che le trombe chiamano a raccolta e noi non abbiamo ancora finito di trincare . Esco mezzo in bernecche , mi accodo agli altri ; appena arrivato sotto la stazione schizzo in un vagone di prima ; cinque minuti dopo mi addormento saporitamente per destarmi a Macon . CAPITOLO XXVIII . Mi perdonino i lettori , se tanto li ho intrattenuti con certi dettagli di minima importanza e forse tali da raffreddar l ' interesse di questa mia narrazione , se pure da qualcuno di facile contentatura ci si può ravvisare dell ' interesse : oramai avevo buttato giù queste note e non ho potuto resistere al desiderio di pubblicarle : nella vita oziosa , monotona che siamo , purtroppo , costretti a condurre in Italia , le reminiscenze di un tempo che , se non era bellissimo , ci offriva almeno il destro di poter favellare col cuore sulle labbra e dire cogli amici ad alta voce i propositi ardenti che ci bollivano in seno , senza aver paura dei birri e del procuratore del re , parlano una voce così eloquente al mio cuore , che il più piccolo nonnulla di tale epoca , che in tanta degradazione io veggo passarmi davanti agli occhi della fantasia , caramente diletta come una illusione svanita , o come un sogno perduto , m ' ispira un ' affezione che non saprei abbastanza spiegare , ed egoista come tutti gli uomini che sono sotto l ' impressione di un ' affetto dimentico gli altri per non deliziar che me stesso . Fatte alla peggio queste mie scuse , ritorno al racconto che , grazie al cielo , è quasi giunto al suo termine . Macon è il capoluogo del dipartimento di Sâone et Loire ; in tempi di pace è celebre per il buffet della stazione e per le mode originali delle sue donne del popolo ; in tempo di guerra noi vi trovammo delle gentilissime signore che rivolgevano ogni cura per alleviare i feriti e per recar conforto ai soldati di passaggio : in tempo d ' armistizio , come ci si capitava ora , non rinvenimmo che di bei caffè , delle donne eleganti e un giornale Buonapartista ad oltranza , che ci screditava facendo di noi certe biografie imposibili , piene di una filza di menzogne . Non sto a dire qual folla di gente invadessero i pacifici uffizi della Mairie , appena noi fummo arrivati . Il Maire protestava sbuffava , sudava : tutti volevano esser serviti alla prima ed egli non serviva nessuno : per temperamento fu deciso di dare solamente i biglietti d ' alloggio agli ufficiali : mi fo prestare il berretto al tenente Mussi e in poco tempo non che con uno mi trovo con quattro biglietti in saccoccia . Il primo di questi era per un marchese , il secondo per un droghiere , il terzo per un macchinista della ferrovia . Preferii quest ' ultimo : piccato ad osservare , volevo conoscere intimamente i sentimenti del popolo e di più provavo il bisogno di ritemprar la mia anima in una atmosfera serena , in quella calma che sempre si trova nel tugurio del povero , quasi mai nella dorata magione del ricco Nababbo . Nè mal mi era apposto : una fanciulla dall ' aria ingenua , dal vestitino d ' indiana mi ricevè con aria franca , poi l ' andò a chiamare la mamma : questa era una vecchiarella che si perse in inchini , che mi sgranò in faccia due occhioni grossi come pan tondi quando seppe che io era nato in Italia e che per andare da Macon ai confini d ' Italia ci erano più di duecento miglia : le due donne mi prepararono una cameretta pulita , modesta , degna di accogliere una vergine : non so perché , ma quell ' aria mi purificava , e non trovavo verso di staccarmi da quelle due donnicciole che parlavano il linguaggio dell ' ignoranza , l ' unico che si parte veramente dal cuore . Noi eravamo andati a Macon per disciogliersi ; pure ci trattennero due giorni in un ozio increscioso : a romper la monotonia di quelle lunghe ore venne il Journal de Macon . In un articolo pieno di bile la più velenosa , il venduto imbrattator di carte si scagliava su noi in modo veramente indecente . Dopo aver detto ira di Dio di Garibaldi e Gambetta , l ' articolista aveva lo spudorato coraggio di chiamarci i cavalieri erranti della repubblica , i fannulloni Italiani che erano andati in Francia a fare i signori , gli spavaldi guerrieri che non avevano mai veduto il fuoco ma , che trattavano il dipartimento di Saône e Loire , come se fosse un paese conquistato . Mettere una mano in un alveare e scrivere quella robaccia fu la medesima cosa ! In poche ore più di trecento Garibaldini corsero all ' ufficio del malcapitato giornale : un pagliaccio qualunque , allibito dalla paura , si scusava , si profondeva in mille proteste , dava insomma tal prova di vigliaccheria , che nessuno dei nostri volle sporcarsi le mani col dargliele sul muso . Il giorno dopo il giornale escì fuori colle due prime colonne in bianco : più sotto vi era una protesta , in cui si dichiarava che la libera stampa deve tacere là dove regna la sciabola . È un fatto : i giornalisti codardi e venduti son come i rospi , bisogna schiacciarli . Dopo tale incidente cominciava a rinascere in noi il malumore . A che ci trattengono ? si cominciava a dire tra noi ; forse non è finita la guerra ? ... Non veggono forse come noi cominciamo a trovarci in una situazione abbastanza anormale ? .... E qui gli stessi lamenti , e gli stessi lunghi discorsi , da cui , stringi stringi , non si poteva rilevare che l ' immenso desiderio che occupava noi tutti di rivedere al più presto l ' Italia . Alcuni avevano già indossato abiti cittadineschi : non vi erano più appelli , non si salutavano più i superiori ; ai caffè erano liti continue e baruffe da dare scandalo alla popolazione : alcuni per distrarsi si affidavano all ' opera energica del vieux Mecon e quindi sbornie a cascare su tutta la linea . Era infine una vitaccia inconcludente che ci rovinava la salute e che ci faceva mandare in quel paese da tutti coloro che amano la pace . Arriva finalmente la legione Ravelli per essere disarmata ; lo stesso giorno disarmano noi , promettendoci pel dì dopo due mesi di paga e il congedo . Due mesi di paga e a spese nostre il viaggio ! .... E pensare che il soldato avea un franco il giorno ! .... La repubblica Francese non fu certamente prodiga con coloro che così prodigalmente avevano esposto la vita per lei . Pure quella sera fu baldoria : si trattava di tornare in Italia , di riveder la famiglia , gli amici , e non osavamo misurare col pensiero quelle poche ore che ci dividevano dall ' istante bramato , tanto era la nostra bramosia d ' arrivarvi : mai ho sentito l ' amor di patria , come quando ne sono stato lontano : so anche io che l ' idea falsa della nazionalità deve o prima o poi cedere in faccia a quella santissima dell ' umanità , ma che volete ? Noi , che abbiamo avuto la disgrazia di nascere in un periodo di transizione , noi che siamo stati tirati su colle idee vecchie , noi che abbiamo veduto il sacrificio di tanti martiri , che abbiamo assistito alle lotte generose che i giovani più magnanimi hanno intrapreso contro i governi e contro gli eserciti stranieri per raffermare il principio della nazionale unità , non abbiamo potuto non affezzionarci a quella patria che ci hanno insegnato a rispettare più di noi stessi gli scritti di tanti filosofi ed il sangue di tanti eroi . Capisco tutto l ' immensa poesia del futuro , mi sento capace di sacrificarmi per la causa della libertà in qualunque luogo la vegga risorgere o la vegga in pericolo , ma a conti fatti se a qualche straniero saltasse il ticchio di voler venire a spadroneggiare di qua dall ' Alpi mi sento pure capace d ' impugnare un fucile anche colla monarchia e forse collo stesso entusiasmo , con cui lo facemmo nel 1866 . Non vi nego che in ciò si possa riscontrare della contradizione , ma a certi sentimenti non si comanda ed il cuore , vero rivoluzionario , non si può piegare alle disquisizioni dei dottrinari , i quali per predicare son usi a dar dei punti a Fra Girolamo , buon ' anima sua , per fare sono più impotenti dei poveri Eunuchi . Furono disarmate le legioni Italiane ( mi dimenticavo di dire che era arrivata anche quella del valoroso Tanara ) furono disarmati i Franc Tireurs : molti di questi ultimi non volevano depositare le loro armi : gli Spagnoli minacciarono un ammutinamento « con queste armi noi vogliamo passare i Pirenei e mandare a gallina quel buffone che l ' Europa ha voluto regalarci per re » tali a un dipresso erano i loro discorsi . E quando , ridotti a buon partito dai consigli dei superiori , si decisero di sciogliersi pacificamente , ci vollero stringer la mano e dicendoci addio aveano le lacrime agli occhi . Voi ci diceste addio , o giovani generosi che nei giorni del pericolo ci siamo abituati ad amare come fratelli , ma io , e con me tutti i miei compagni d ' arme , vi diciamo : a rivederci . La libertà non ha ancora piantato radici nella decrepita Europa , e poco può tardare un nuovo appello che richiami i generosi di qualunque nazione ai santi combattimenti a prò di un ' idea . In quel giorno io sono sicuro di rivedervi , io sono sicuro di tornare a divider con voi le lunghe fatiche , i diuturni disagii , forse anche la morte , ne sono sicuro , perchè io vi ho veduti intrepidi difaccia al fuoco dell ' inimico , sublimi nei sacrifizii , sempre pari ai principii magnanimi che vi covano in seno . A rivederci adunque , o figli prediletti della libertà , o generosi precursori di quel beato avvenire in cui tutti saremo più che compagni fratelli , in cui non ci saranno le guerre , in cui ogni uomo sarà eguale davanti all ' altro uomo . Posando le vostre carabine , tornando alle vostre case , parlate ai fratelli , agli amici le sante parole del vero , dell ' eguaglianza , della giustizia : battaglieri in tempo di guerra , siate apostoli in tempo di pace ... A rivederci per poco , a rivederci ... allorchè tuonerà di nuovo il cannone , allorchè un altro popolo sorga dal fango , dove lo han tenuto i suoi re , ed abbia la forza d ' insorgere , nessuno di noi mancherà all ' appello glorioso ; le file dei soldati della libertà saranno rinforzate dai nuovi campioni , ma io sono sicuro di ritrovarvi al vostro posto , di ristringervi la mano tra il fischiar delle palle è il gemitio dei feriti ! .. A rivederci ! Miquelf ci chiama in fretta e furia , ci da i due mesi di paga e ci ordina di partire il giorno dopo col treno delle quattro e quaranta antimeridiane . Decidiamo di non andare a dormire : vo a casa , faccio alla meglio il mio piccolo involto , bacio tutta la famiglia dei miei ospiti , torno dagli amici , che sono au soleil couchaut , trattoria dove si mangia benissimo , e beviamo un ' infinità di bottiglie . Il primo giorno che arrivammo a Marsiglia avevamo cercato allegria al Dio Bacco : se non altro per debito di riconoscenza , dovevamo offrirgli copiose libazioni anche nelle ultime ore che ci si tratteneva nelle terre di Francia . A mezzanotte si chiuse la trattoria ; girellammo per persi un ' oretta nelle deserte vie di Macon : per passare le altre tre , ed essendo abbastanza assonnati , credemmo che non sarebbe stato cosa malfatta sonnecchiare un pochino , ma quasi tutti avevamo detto addio a coloro che ci avevano ospitato ; per cui ci riducemmo in dodici nella camera di un nostro amico : la notte antecedente alla mia partenza di Firenze aveva un degno riscontro nell ' ultima che passavamo lassù . Quattro saltaron sul letto , gli altri , me compreso , si buttaron per terra facendo un diavoleto indescrivibile . Nessuno potè dormire : tutti ci perdevamo in congetture più o meno umoristiche sulle accoglienze che avremmo avuto in Italia . Suonarono le tre e ci avviammo alla stazione : si bevve per l ' ultima volta una buona bottiglia di vieux Macon e poi ci buttammo nei vagoni a noi destinati . La macchina fischia : il treno è in movimento : ci spenzoliamo , quantunque sia sempre buio , per dare un ultimo saluto alla città , e non possiamo a meno di ripeter tra noi : Povera Francia ! Si cammina , si cammina per tutta la mattinata ; traversiamo l ' Est della Francia : si arriva alla Savoja : traversiamo i suoi monti , siamo colpiti dall ' immensa poesia che fanno piover nel cuore le folte boscaglie , gli scoscesi macigni , il verde cupo degli alberi , tutt ' a un tratto intramezzati da estese pianure di neve . La ferrovia va per lungo spazio sul lago di Chautillon : quel lago stretto , monotono , lungo : quella neve , quella solitudine così bella nella sua orridezza ha qualcosa d ' imponente : quanto volentieri me ne anderei sul muricciolo di quella chiesetta che sbuca sulla cima del promontorio : La è circondata da pini : una cascata che va a versarsi nel lago scaturisce a pochi passi da lei e di lassù ci deve essere un incantevole colpo d ' occhio . Delle mandre di pecore s ' inerpicano sui sassi che le fanno ghirlanda : il montanino vi corre per dare un pensiero ai suoi morti e poi ne ritorna cantando le ispirate canzoni che suol dettare ne ' vergini cuori la poesia dell ' aperta campagna .... ah ! come sarei felice di viver lassù , lontano dal rumore del mondo , solo con le mie meditazioni , salutando con un inno il sole che nasce , ritrovando una lacrima , quando la squilla della sera che invita a pregar pei morti ripercotesse quell ' aure calme , che t ' incitano a esser buono e a sperare . Mi avveggo che io , fumatore per eccellenza , ho da due ore il sigaro spento e che non ho importunato alcun ' amico per avere un fiammifero . Giungiamo a Chambery ; ci tratteniamo alcuni minuti : tanto , perchè le gentili signore della capitale della Savoia ci offrano una refezioncella , a cui facciamo onore con un ' appetito invidiabile . Altre montagne , altri boschi , Montmelian in lontananza , ecco cosa ci offre il breve tragitto che da Chambery ha da farsi per arrivare a Saint Michel . Qui ci si ferma una buona mezz ' ora : fa un freddo indiavolato : ci sembra di esser ritornati ai primi giorni della campagna : si monta nel treno Fell , e ci si accinge a traversare le Alpi . Il passeggio delle Alpi colla ferrovia Fell è una cosa imponente : il pauroso che si affaccia al vagone in tal traversata , son persuaso , che passa un cattivo momento : ma per noi , che tanto poco curiamo i pericoli , vi assicuro che è uno dei più attraenti spettacoli . Trovarsi in cima a burroni tanto scoscesi da perder gli occhi per volerne rintracciare la fine , vedere ogni tanto qualche picco , passare in mezzo a una neve perenne , osservare le centinaia di croci che in ricordo di disgrazie avvenute son seminate lungo la via , ti da un ebbrezza da farti pigliare la vertigine . Ah ! potenza del progresso ! ... Quell ' Alpi che Annibale e Napoleone giunsero solamente a valicare con tanta iattura dei suoi , or si sorpassano in poco più di quattro ore , e , quando sarà compiuto il foro del Moncenisio , i cui lavori non possiamo a meno di ammirare anche trasvolando quassù , il più imbecille dei commessi viaggiatori supererà i baluardi della natura , fino ora detti insuperabili , nel medesimo tempo che agli eroi ci voleva per muovere solamente di un passo una balestra o un cannone . Traversiamo Modane : Modane è un grazioso , bizzarro e pittoresco paesucolo di case di legno , di capanne fatte alla peggio , ove abita la gran quantità degli operai che sono occupati ai lavori della ferrovia . Ci si beve una grappa eccellente : le donne vi posson trovare a qualunque ora un buon bicchiere di latte . Il nostro guardatreni scende e ne sale uno nuovo , il quale fa presto amicizia con noi : ci dice in buona lingua Italiana che alla mattina ha accompagnato tre ufficiali dello stato maggiore italiano e che uno scese più avanti per studiar quelle posizioni . Gran meraviglia da parte nostra : tre ufficiali di stato maggiore che studiano , ma dunque in Italia voglion morire ? ! Vediamo il forte d ' Esilles . - Ora siamo in Italia - Mi dice il guardatreni . Sento allargarmi il cuore : un senso di dolcezza mi corre di fibra in fibra e ripeto , entusiasta agli amici : Siamo in Italia . - E ora ? - Mi risponde uno in tuono di dubbiosa ansietà . - E ora che ? ... Di rimando rispondo . - Come ci tratteranno i nostri padroni ? Restai pensieroso , ma uno , certamente più giovine e per conseguenza più poeta di me , prese la parola e schiccherò questo bel discorsino . Come vuoi che ci trattino ? ... Io lassù in Francia ho letto dei giornali e tutti dicevano bene di noi e celebravano le vittorie di Garibaldi : la nostra gloria , assicuratevelo , ha avuto un ' eco potente nelle nostre città , quantunque avvilite e prostrate sotto il falso sistema che le corrompe , tenendole schiave : noi non siamo fuggiti : reietti dal governo Francese , pochi , senz ' arme abbiamo vinto : i nostri compagni più cari , i giovini in cui l ' Italia riponeva ogni sua speranza si son lasciati cadaveri : la morte ha falciato nelle nostre file con più animazione di quella con cui il colono falcia le spiche : poveri siamo partiti , più poveri siamo tornati : abbiamo affrontato fatiche che a narrarle soltanto possono sembrare impossibili , abbiamo fatto sempre il nostro dovere ... come vuoi che ci accolga il nostro popolo , come vuoi che ci accolga il nostro governo ? Abbiamo forse fatto disonore all ' Italia ? le glorie della camicia rossa non sono state oscurate : il nostro debito di graditudine verso la Francia è stato pagato ; abbiam vinto , abbiam tolto una bandiera al nemico ah ! non temete : il governo Italiano non si darà per inteso del nostro arrivo , e non ci farà dei soprusi ... è impossibile ! ... La gloria Italiana si è arricchita di una nuova pagina , e chiunque si sente balzare nel petto un cuore che risponda degnamente a ' sentimenti italiani , non potrà che applaudirci . - Va bene - Gridammo noi tutti solleticati a tale speranza - Va bene - Viva l ' Italia ! - Evviva tutti coloro che non son mai mancati al proprio dovere ! ... - E che gli avversarii onesti sono in obbligo di rispettare ... - Come farà il governo Italiano ! - Susa ! ... - Grida in perfetto accento piemontese la guardia della stazione . - Ci siamo ! - Si grida noi tutti , emettendo un sospiro di contentezza . Scendiamo , anche avanti che il treno si fermi : calpestiamo con compiacenza la terra italiana , le parole semibarbare di due o tre paesani che ci stringono la mano , ci sembrano una musica paradisiaca ... - Facciano il piacere di venire con noi - Mi dice battendomi sulla spalla , un carabiniere . - E dove si ha andare ? ... - Dal sor Delegato ... - Ho capito ... Povero amico ! ... Come hai speso bene il tuo fiato , quando ci hai voluto convincere sulle buone grazie che il governo Italiano avrebbe usato a nostro riguardo ! ... Seguitiamo dunque i carabinieri e andiamo dal sor Delegato ... FINE
UNA PECCATRICE ( VERGA GIOVANNI , 1866 )
Narrativa ,
Dirò come mi sia pervenuta questa storia , che convenienze particolari mi obbligano a velare sotto la forma del romanzo . Verso la metà di novembre avevamo progettato una partita di campagna con Consoli e Pietro Abate . Il 14 , con una bella giornata , noi eravamo sulla strada di Aci . Verso Cannizzaro un elegante calesse signorile oltrepassò la nostra modesta carrozza da nolo . Giammai si è tanto umiliati dal contrasto come in simili casi . Consoli , ch ' era forse il più matto della compagnia , gridò al cocchiere : « Dieci lire se passi quel calesse ! » . Il cocchiere frustò a sangue le rozze , che cominciarono a correre disperatamente , facendoci sbalzare in modo da esser sicuri di ribaltare ; e siccome le povere bestie non correvano come egli voleva , Consoli salì in piedi sul sedile dinanzi per togliere le redini e la frusta dalle mani del cocchiere . Allora cominciò un alterco fra quegli che non voleva cederle e Consoli che le voleva ad ogni costo , mentre il legno correva alla meglio . Tutt ' a un tratto i cavalli si arrestarono ; Abate ed io , sorpresi di vederci fermati sì bruscamente , domandammo che c ' era . « Un morto » : fu la risposta laconica del cocchiere . Un convoglio funebre attraversava lentamente lo stradone ; esso era semplicissimo : un prete , un sagrestano che portava la croce , un ragazzo che recava l ' acqua benedetta , e tre o quattro pescatori ; il feretro , coperto di raso bianco e velato di nero , era portato da quattro domestici abbrunati , e una carrozza signorile , in gran lutto , lo seguiva . Quando la carrozza fu a paro della nostra , una testa scoperta si affacciò allo sportello sollevando la tendina di seta nera , e noi riconoscemmo uno dei nostri amici d ' Università , Raimondo Angiolini , laureato in medicina da quasi due anni . Domandammo chi era morto ad un domestico in lutto che seguiva , anch ' egli a piedi , il convoglio , e ci fu risposto : « La contessa di Prato » . « Ella ! » , esclamammo tutti ad una voce , come se fosse stato impossibile che la morte avesse potuto colpire quella fata , che aveva fatto il fascino di tutti . Non sapevamo spiegarci per quali circostanze la contessa fosse morta in quel luogo e Angiolini ne accompagnasse il feretro ; per un movimento istintivo ed unanime scendemmo da carrozza , e , a capo scoperto , seguimmo il mortorio sino alla chiesetta . Raimondo Angiolini entrando in chiesa venne a stringerci la mano ; i nostri occhi soltanto l ' interrogavano , poiché egli rispose tristemente le stesse parole che ci erano state dette : « La contessa di Prato » . « Ella ! » , fu ripetuto di nuovo . Raimondo abbassò il capo tristemente . « Morta ... la contessa ! ... morta qui ! » , esclamò Abate . « Sì , ieri l ' altro , alle due del mattino ... una morte orribile . » Rimanemmo un pezzo in silenzio : giammai questo spaventoso mistero del nulla avea colpito siffattamente le noncuranti immaginazioni dei nostri 23 anni . « Sembra un sogno ! » , mormorò Consoli , « saranno appena due mesi ch ' io la vidi al teatro . » « La sua malattia fu brevissima » ; rispose Raimondo , « è morta per Pietro Brusio . » « Per Brusio ! ella ! ... la contessa !...» Anche Brusio era uno dei nostri compagni d ' Università , buon giovanotto , alquanto discolo ; ma , per quanto ci torturassimo il cervello , non arrivammo a comprendere come la Prato , questa Margherita dell ' aristocrazia , fosse giunta ad amarlo , e , quel ch ' è più , a morire d ' amore per lui . Siccome i nostri volti al certo esprimevano tal dubbio , Angiolini riprese : « Nessuno , fuori di me e dell ' amico mio Brusio , e forse egli meno di me , potrà mai arrivare a conoscere per qual concorso straordinario di circostanze questi due esseri » ( Angiolini nella sua qualità di medico diceva esseri ) « si sono incontrati ed hanno finito per assorbire l ' uno la vitalità dell ' altro . Sono di quei misteri , che sembrano troppo reconditi ma troppo ben tracciati nel loro sviluppo per essere casuali , e che fanno supporre quello che il coltello anatomico non ci ha potuto far trovare nelle fibre del cuore umano » . « Vogliamo saperlo allora ! » , saltò su a dire Consoli , « siamo tutti amici di Brusio . » Angiolini , malgrado il suo scetticismo di medico , volse uno sguardo alla bara , posta fra quattro ceri , nel mezzo della chiesa , mentre il prete celebrava la messa . « Comprendete benissimo , amici miei , che questo non è il luogo , né l 'ora.» Ricondotti a quella triste meditazione tutti fissammo a lungo e in silenzio quella cassa coperta di raso e velata di nero , su cui il più allegro sole d ' inverno , che scintillava sui vetri della modesta chiesuola , mandava a posare uno dei suoi raggi . Io non so come ciò avvenga , ma nessuno di noi tre , in quel punto , quando quel bel sole invernale animava quelle spiagge ridenti , con quel mare immenso che si vedeva luccicare attraverso la porta , fra tutto quel sorriso di cielo e la vita che sentivamo rigogliosa , fidente , espansiva , con il canto allegro dei pescatori che lavoravano sul lido e il cinguettare dei passeri sul tetto della chiesa , a cui faceva un triste contrapposto il silenzio funereo di quel recinto , interrotto solo dal mormorare del prete che officiava , e la luce velata della chiesetta colle pallide fiammelle di quelle torce , nessuno di noi tre , dicevo , poteva credere intieramente che quelle quattro tavole racchiudessero quel corpo , meraviglia di grazia e di eleganza , che , pochi giorni innanzi , quando si vedeva passare al trotto del suo brillante equipaggio , faceva voltare tante teste . Lo ripeto : giammai la morte ci era sembrata più imponente e più possibile nello stesso tempo prima d ' allora . Quando uscimmo di chiesa dissi a Raimondo : « Hai bisogno di noi ? » . « No , grazie . » « E Brusio ? » , domandò Abate . « È là » ; rispose Angiolini additandoci una graziosa casina . A quelle sole parole scorgemmo tutto l ' abisso che dovea separare Brusio dalla società , in quel momento in cui lo immaginammo solo e annientato in quelle camere ancora profumate da lei , ancora stillanti di quell ' amore che inebriandoli aveva ucciso il più fragile dei due esseri ; ora solo , perduto nell ' immensità di quel dolore profondo che sbalordisce come il fulmine . Sentimmo che nulla potevamo fare per lui in quel momento . « Addio ! » , dissi ad Angiolini stendendogli la mano . « Ci vedremo ? » , aggiunse Abate . « Chi sa ? ... fra un mese o due forse ... » « E ci narrerai questa storia ? » , disse Consoli . « Tu la scriverai ? » , rispose Raimondo rivolto a me . «Forse.» « In tal caso bisogna che Pietro me ne dia prima il permesso . Addio . » Tre mesi dopo rividi Angiolini al Caffè di Sicilia . Gli domandai di Brusio : era ritornato a Siracusa , sua patria ; gli rammentai la promessa , ed egli mi narrò le parti principali di quella storia di cui noi avevamo assistito alla triste catastrofe ; però pei dettagli mi promise di comunicarmeli minuziosi e precisi , dopo che avrebbe consultato certe lettere che aveva ricevuto da Brusio e dalla contessa . Un mese più tardi ricevei dalla Posta un grosso plico col bollo di Napoli ; vi erano i dettagli e le lettere che mi aveva promesso Angiolini , due o tre fotografie rappresentanti diverse località di una casa abitata in Napoli da Pietro Brusio , e finalmente la preghiera , che Raimondo mi faceva , se mai mi decidessi un giorno a pubblicare questa storia dell ' amore onnipotente , di salvare rigorosamente le apparenze , in modo che neanche gli amici di Brusio potessero penetrarne il segreto . Dal canto mio non ho fatto che coordinare i fatti , cambiando i nomi qualche volta , ed anche contentandomi di accennare le iniziali , quando , anche conosciuto il nome , le circostanze per le quali è ricordato non sono compromettenti ; rapportandomi spesso alla nuda narrazione di Angiolini e alle lettere che questi mi rimise ; aggiungendovi del mio soltanto la tinta uniforme , che può chiamarsi la vernice del romanzo . I In una bella sera degli ultimi di maggio , due giovanotti , tenendosi a braccetto , passeggiavano pel gran viale del Laberinto che dovea trasmutarsi in Villa Pubblica , con quella oziosità noncurante che forma il carattere degli studenti e dei giovanotti che non hanno ancora le pretensioni di dandys . Passeggiavano da quasi cinque minuti in silenzio , quando una signora , abbigliata con gusto squisito , appoggiandosi con il molle e voluttuoso abbandono che posseggono solo le innamorate o le spose nella luna di miele , al braccio di un uomo , anch ' esso molto elegante , passò loro dinanzi ; e lo strascico della sua lunghissima veste sfiorò i calzoni del giovane alto e bruno che stava a diritta , il quale non sembrò accorgersene . « La bella donna ! » , esclamò il suo compagno , un giovane biondo , come per rompere quel silenzio , che durava da un pezzo . L ' altro , istintivamente , alzò il capo e guardò la signora , che , o naturalmente , o per l ' istinto della donna , avea volto a metà il viso verso di loro , parlando con l ' uomo che l ' accompagnava . Il bruno sembrò esaminarla di un lungo sguardo dalla piuma del suo cappellino , che scherzava coi ricci dei suoi magnifici capelli cadenti sin quasi sulle sopracciglia , alla punta del suo piccolo piede , chiuso in stivaletti di seta nera , che allora , forse per la più squisita civetteria , l ' ampia guarnizione della veste lasciava scoperto sino al basso di una gamba sottile e ben modellata . « Sì , molto bella ! » , diss ' egli , come rispondendo a se stesso . E , malgrado che tentasse immergersi di nuovo nei pensieri che lo tenevano sì preoccupato un momento innanzi , due o tre volte alzò gli occhi a fissare la veste , che ancora strisciava lontana sulla sabbia del viale . Alla porta ella montò nella carrozza che l ' aspettava , e partì . « Ella non dev ' essere siciliana » ; ripigliò il bruno , che si chiamava Piero . « Chi te lo dice ? » « Tutto : il suo genere d ' eleganza , la sua andatura ... il modo stesso con cui accolse la tua esclamazione . » « L ' ha udito dunque ! » , mormorò il biondo , arrossendo come un collegiale . « Raimondo , amico mio , sarai sempre un ragazzetto su questo argomento . Credi dunque che quando una bella donna ti passa dinanzi badi ad ascoltare le sciocchezze che le sussurra un imbecille qualunque sotto il naso ? » « Ma quest ' imbecille può anche essere un amante ... e allora ... » « E allora ragion dippiù per ascoltare ciò che si dice di lei , quale impressione desta passando , per poi fare un presente all ' innamorato delle tue osservazioni ( se sono favorevoli però , bada ! ) sotto il pretesto di riderne ; presente che deve rendere innamorato quel povero allocco per dieci gradi dippiù . » Raimondo rise dell ' osservazione ; e ambedue proseguirono a passeggiare in silenzio . All ' ingresso del giardino si separarono , colla tacita promessa , data nella più tacita stretta di mano , di rivedersi l ' indomani . Noi cercheremo di delineare questi due personaggi , dei quali uno è destinato ad avere la maggior parte negli avvenimenti che verranno in seguito . Pietro Brusio , l ' uno dei due ( ricorriamo al pseudonimo per questo come per quasi tutti i nostri personaggi , viventi ancora la maggior parte e molto conosciuti ) è , come abbiamo accennato , un giovanotto alto ; di circa 25 anni ; alquanto magro , ciò che non impedisce che abbia delle belle forme , le quali sarebbero più eleganti , se avesse il segreto , come l ' hanno molti , di saperle fare spiccare ; ha i capelli assai radi , di un castagno molto più chiaro di quello dei suoi pizzi e dei baffi ; pelle bruna ; occhi piccoli e vivissimi ; labbra alquanto grosse e sensuali ; narici larghe e dilatantisi sempre più alla minima aspirazione del suo carattere impetuoso ; piedi e mani piccolissime , in rapporto alla sua statura . Nell ' assieme figura energica e maschia , che può avere anche i suoi riflessi di bellezza , messa sul suo piedistallo , nella sua giusta luce , al suo posto insomma . È un giovane quale se ne incontrano molti in Sicilia : sangue arabo in vene andaluse : orgoglioso come un Cid egli non dissumula menomamente le sue pretensioni di superiorità , che nulla sembra autorizzare nel suo esteriore . Vivo ed impetuoso come tutti i meridionali , egli scenderebbe sino alla lotta di piazza pel minimo sguardo un po ' dubbio che s ' incrociasse col suo . Natura generosa del resto , elevata , con molte aspirazioni al superiore , troppo nobile forse per trovarsi in contatto colla società del giorno senza risentirne gli urti , egli passa colla maggior facilità dall ' estrema confidenza nella sua stella , nel suo avvenire ( poiché egli avea dato due o tre drammi al teatro di Siracusa , dei quali si era parlato il giorno dopo soltanto , o non si era parlato affatto ) allo scoraggiamento massimo , alla disillusione più completa di tutti quei sogni rosati , che pur riempiono un gran vuoto , rispondono ad un gran bisogno di quell ' età in cui il cuore e l ' immaginazione vivono anch ' essi la loro vita . Il compagno che gli passeggiava allato è molto più piccolo ; biondo , piuttosto grasso ; uno di quei caratteri che non servono sovente ad altro che a far spiccare una individualità superiore a cui si accompagnano , di cui sentono e subiscono l ' influenza come un satellite . Raimondo , il biondo , ha però il merito di essere come il compimento del carattere infiammabile , sovente del soverchio , del suo amico . Egli non ha la superiorità d ' ingegno di lui , ma molta maturità di giudizio , ciò che lo fa ragionare calmo ed assennato , ed impedisce a Pietro di commettere mille pazzie , poiché Raimondo ha la voce dolce ed insinuante ed il carattere conciliativo ; sembra infine che l ' ardente carattere dell ' amico suo subisca a sua volta l ' influenza della pacata indole di lui . Entrambi appartengono a due buone famiglie di Siracusa . Raimondo è già laureato in medicina da quasi un anno , e Pietro studia legge per studiare qualche cosa che non gli renda soltanto strette di mano dei comici , che per altro si misuravano dal numero dei rinfreschi offerti e mai rifiutati , e qualche applauso , assai freddo , della platea , che avea il valore di un biglietto gratis . Abbiamo insistito , forse di soverchio , su questi dettagli fisici e morali , d ' uso per alcuni , per noi resi indispensabili dalla necessità , che abbiamo peculiare , di far sentire , diremmo , i caratteri che presentiamo prima di agitarli nelle scene di un racconto intimo . Scopriamo sin dal principio il meccanismo , per non attirarci la taccia , poscia , di aver fatto agire delle marionette , da chi non ne vedesse il filo motore ch ' è il cuore . Cinque giorni dopo , all ' ora solita , noi incontriamo i due amici , che passeggiano , colla stessa sbadataggine , sotto gli alberi del Rinazzo ; l ' uno , il biondo , chiacchierando quasi sempre solo ; il suo compagno col capo basso e le mani dietro le reni . « Mio caro » , diceva il biondo , guardando l ' amico negli occhi in aria di malizia , « risponderai almeno questa volta a quella piccina ? » « Io ? » , rispose bruscamente Pietro , come destandosi di soprassalto , « e perché fare ? » « Bella risposta ! che pure non avrebbe avuto l ' opportunità di venir fuori oggi , se tu l ' avessi data a te stesso il giorno , o piuttosto la sera , che ti venne in mente di accalappiare colle tue commedie quella poveretta . » « Credo che tu abbi ragione in quanto alla risposta ; e che tu dica una bestialità , ciò che fai spessissimo , in quanto a quello che mi vai cantando di accalappiamenti e di poverette ... » «Pietro...» « Lasciami tranquillo , ti dico ! ... Ci credi sul serio dunque che a quest ' ora Maddalena , la piccina , come la chiami , pianga e si disperi perché non le scrivo più , perché la sera , onde aspettarla sotto il verone , non rischio più di farmi gettare delle immondezze sul capo da qualche serva maligna , che finga di non vedermi , e perché non do più lo spettacolo ai vicini , che si mettono ad origliare dietro le imposte , di quelle freddure che si ricantano sempre sullo stesso tuono : buona sera ; come stai ? mi ami sempre ? non quanto me ... ecc . ecc . , poiché le varianti sono pochissime ? ! In fede mia che ne ho abbastanza di tali amori da quindici anni ! ! ... Se mi avesse permesso di salire un momento sulle scale ... pazienza !...» « Sì , pazienza per altri otto giorni ! La sarebbe finita come tutte le altre ... Eppure ti assicuro che se tu l ' avessi veduta piangere come io l ' ho veduta ; se ella ti avesse abbracciato i ginocchi come li ha abbracciati a me , per indurti ad andarla a vedere , a scriverle almeno ... se tu avessi udito le parole ch ' ella mi diceva !...» « Parola d ' onore ! » , esclamò sghignazzando Pietro , « che tu ne sei innamorato cotto . Va , Raimondo , amico mio , tu farai il tuo cammino , coi tuoi ventidue anni , i tuoi capelli biondi , e il tuo volto fresco e roseo . » Il biondo prese quegli scherzi come li prendeva sempre , dalla parte che lasciano ad un uomo di spirito , ch ' è quella di riderne pel primo , e riprese : « Se così fosse , confessa che mi saresti molto obbligato di averti sbarazzato di una noia , senza i ritornelli soliti di traditore , Iddio è giusto , ecc . » . Pietro ne rise esso pure , e strinse con effusione la mano del suo amico . « Sentimi , caro Raimondo » ; diss ' egli alquanto gravemente ; « io non son di quelli che dicono : fo così perché così fanno gli altri . Mi sento troppo superiore a questi altri per seguirne l ' esempio . A diciott ' anni è permesso credere ancora all ' amore , alla fedeltà , alla donna tipo eroina , come impastocchiano gli sfa [ c ] cendati nei romanzi ... A ventiquattro ( è desolante quello che dico , ma non è men vero ) si è scettici come lo scetticismo , quando cento volte si sono ascoltate le più appassionate proteste , fatte colle lagrime agli occhi , dalla donna che ha in saccoccia la lettera del rivale ... » « È curiosa ! » , interruppe Raimondo . « Che cosa ? » « Come ti hanno guastato i romanzi di Sue ; tu , accanito avversario dell ' esagerazione della scuola francese , e che ora mi copii sì bravamente l ' uomo stufo a ventun ' anni , lo Scipione del Martino il Trovatello ... » « Non copio io ! » , disse Pietro quasi con asprezza ; « ti dico soltanto quello che penso . Ti dico anche che darei qualche cosa del mio avvenire per possedere ancora le illusioni sì care de ' miei diciassette anni ... Tu conosci la mia vita , Raimondo ! ... Ti ricordi di una giovanetta che amai alla follia ... Che fece quella giovanetta , per la quale avevo pianto , ... ne ho vergogna anche a pensarci ... pianto dinanzi a te ... come un fanciullo ... come un vile ? ! ... Ella m ' ingannò per un mercante ; poi per un nobile , per un uomo ammogliato ... E questa donna , che avea dato appuntamento per la sera al suo amico , che ascoltava tremando le ore che segnava l ' orologio del salotto , poiché temeva ch ' io m ' incontrassi con lui , abbracciava i miei ginocchi , come ieri Maddalena abbracciava i tuoi ; mi supplicava colle lagrime più ardenti , colle carezze più tenere , cogli accenti più deliranti di non lasciarla sì tosto , di non lasciarla in collera , poiché s ' era accorta ch ' io avevo sospetto di quello che dovevo vedere mezz ' ora più tardi ... Dopo amai una maritata ; credei che una signora che rischia di romperla colla società , e colla sua felicità istessa , dovesse molto sentire , quest ' affetto , al quale sacrifica il suo decoro , la pace domestica , e , presso di noi , fors ' anche la vita ... Quindici giorni dopo , a caso , in una festa da ballo , seppi , da uno di quegli amici che s ' incontrano dappertutto , che da tre giorni egli era in relazione con quella signora ... e le espressioni appassionate di lei , ch ' egli mi citò , erano le stesse di quelle che aveva impiegato per farmi credere al suo amore ... In seguito amai una fanciulla ... pura siccome un angiolo , come direbbe il signor Germont nella Traviata ; ella aveva tutto ciò che può far credere alla purità del cuore : distinzione d ' educazione , coltura d ' ingegno , bontà di sentimenti ... Io l ' amai come un pazzo , quella fanciulla dal viso pallido e dagli occhi cerulei ... Scesi persino alle puerilità del collegiale , ... passare sotto i suoi veroni , seguitarla al passeggio e in chiesa ... Quella giovanetta rispose finalmente alle mie lettere , mi promise amore e fedeltà , nell ' istesso tenore , suppongo , in cui l ' aveva promesso sei mesi prima ad un giovane che sposò alcune settimane appresso ... E dopo questo , dopo innumerevoli esempî , che ogni giorno cadono sott ' occhio , credi che si possa più aver fede nell ' amore propriamente detto , in quest ' amore chiesto e giurato spesso col rituale alla mano , senza passare almeno per uno scolaro di primo anno ? » « Ti rispondo colle tuo parole : Credo che abbi ragione almeno per metà ; ma confessa che per l ' altra tu esageri un pochino , lasciandoti trasportare , al solito , dalla tua immaginazione . » « Può essere anche questo » ; rispose sorridendo il giovane ; « del resto colla Maddalena l ' ho rotta tranquillamente o diplomaticamente , come vuoi meglio . Infine vuoi una parabola per convincerti ? » « Fuori la parabola ! » « Ecco ! » , e Pietro trasse dal suo portasigari , che avea trasformato anche in portafogli e portamonete , un bigliettino in carta profumata ed involto in una sopracoperta piccolissima color rosa ; colla stessa flemma ne prese un sigaro ed un fiammifero . Acceso il foglietto , cominciò ad accendere tranquillamente il sigaro . Raimondo ebbe il tempo di leggere le ultime frasi assai tenere del bigliettino , scritto con quel carattere minuto ed uguale che sembra particolare alle signorine distinte , firmato in basso colle sole iniziali . « Hai veduto ? » , gli domandò Pietro trionfante , buffandogli in faccia il fumo azzurrognolo del sigaro . « Ho guardato ma non ho visto , come il cieco della Bibbia . » « È semplicissimo : vi è un detto celebre : Fumo di gloria non val fumo di pipa : ciò che in parentesi dimostrerebbe che le mie più belle produzioni - erba non valgono il fumo delizioso di questo regalia ; io ne faccio un altro : Amor di donna , e d ' uomo , se si vuole , non dura più di cenere di carta , o biglietto amoroso ... o sigaro regalia . Spero di farmi nome almeno coi proverbi ... giacché non l ' ho potuto con opere di maggior lena ... Ma guarda laggiù , imbecille !...» « Che c ' è ? » « Cospetto ! ... la signora che incontrammo l ' altra volta alla Villa ! » « È vero . » « Che donna ... Perdio !...» « Non è poi quella maraviglia che mi vai cantando ... » « Non ho parlato di maraviglie . Ti dico semplicemente che a Catania , e in tutta Sicilia anche , son poche le donne che sappiano recare così bene il loro perdessus reine - blanche , e che sappiano appoggiarsi con tanta grazia al braccio di quel briccone in guanti paglia e pincenez che ha la fortuna di premere quel polsino contro le sue costole . » Essi passarono quasi rasente a quella donna , che questa volta non li vide o fece le viste di non vederli , e che sorrideva del suo riso incantevole al suo cavaliere , mentre gli parlava . « Hai udito che bella voce ! » , esclamò Pietro , premendo il braccio del suo compagno ; « all ' accento mi parve torinese ... Io adoro tutto il Piemonte in questo momento ... » « Eppure veduta dappresso non è bella ... » « È adorabile , se non è bella ! Essa non ha la bellezza regolare , compassata , che direi statuaria , e che non invidio ai modelli dei pittori ; ma ha occhio che affascina , e sorriso che seduce carezzando , quando questo fascino ci può fare atterrire coi suoi brividi troppo potenti . Questa donna alta e sottile , di cui le forme voluttuosamente eleganti sembrano ondeggiare lente e indecise sotto la scelta toletta che le riproduce con tutta l ' attrattiva vaporosa delle mezze tinte , ha tutte le perfezioni per poter coprire ed anche far ammirare come pregi altre imperfezioni ; questa donna che ha bisogno di tutta la delicatezza e la bellezza di contorno del suo collo da inglese per non far troppo spiccare la piccolezza della sua testa da bambina ; di tutta la flessibilità della sua vita per far dimenticare l ' estrema sottigliezza del suo corpo ; di tutta l ' abbagliante bianchezza dei suoi denti per fare una bellezza della sua bocca alquanto grande , con cui ella sorride sì dolce che sarebbe a desiderarsi di vederla sempre sorridere ; che si serve di tutte le ombre , di tutti i riflessi più lucidi , più belli , più azzurrognoli dei suoi magnifici capelli neri per nascondere che la sua fronte è alquanto larga ed alta del soverchio ; di tutta la limpidità dello sguardo dei suoi occhi , infine , per farne ammirare la pupilla di un riflesso molto chiaro ; questa donna mi colpisce mille volte dippiù coll ' effetto direi strano , sorprendente , poiché rubato a Dio , della sua beltà ... Io non potrei giammai esprimerti l ' effetto che mi fa questa bellezza , che non è tale che quasi per un miracolo , poiché non ha nulla per esserlo , ed in cui tutto sembra formare un assieme di grazia e d ' incanto ; questa bellezza che ha bisogno di tutte le risorse della toletta , di tutte le seduzioni dei modi e dell ' accento , di tutto l ' incanto dello sguardo e del sorriso , per circondarsi di questo vapore trasparente ... illusorio , lo confesso , che la fa bella però , che la fa adorabile , poiché sembra non farla vedere che in nube , attraverso l ' incenso e l ' orpello ; questa bellezza che vuol essere tale a dispetto della natura che l ' avea fatta comune ; questa figura plastica che non ha di bello che gli elementi , direi , per divenir tale , e lo spirito creatore che fa nascere tutte le grazie di cui si circonda ; che si mette allo specchio donna per sortirne silfide ... maga ... sirena ... » « To ... to ... to ! ... Pietro , amico mio , ne saresti innamorato ?...» « Io ! » , rispose il giovane scrollando le spalle , come cadendo dalla sua esaltazione , « sei pazzo ! » « Eppure tutti i pregi di costei non valgono un solo di Maddalena . Venti ancor più belle di lei non farebbero un angioletto così bello e perfetto qual è la piccina , come mi piace chiamarla ; che pure hai abbandonato senza un pensiero . » Pietro fissò uno sguardo sull ' amico , poi un altro sulla signora ch ' era già molto lontano , e rispose semplicemente , abbassando il capo : « Maddalena non sa neanche annodarsi il nastro del cappellino come colei » . « È graziosa ! » , esclamò Raimondo . « Dunque ameresti dippiù una donna che avesse bisogno , per essere amata , d ' impiegare prima due ore allo specchio ? » « Sì , lo confesso ... Chiamala anche civetteria , o ciò che vuoi ; nella donna che dovrei amare io vorrei tutte queste cure minute , tutte queste precauzioni delicate , tutte le perfezioni dello spirito e le squisitezze dell ' educazione , tutti questi dettagli dell ' assieme , insomma , che servirebbero a formarmi l ' aureola della donna che dovrei avvicinare colla riverenza e il delirio dei sensi , che tal prestigio dovrebbe recarmi , poiché la riverenza del cuore io non l ' ho più . Io amo nella donna i velluti , i veli , i diamanti , il profumo , la mezza luce , il lusso ... tutto ciò che brilla ed affascina , tutto ciò che seduce e addormenta ... tutto ciò che può farmi credere , per mezzo dei sensi , che questo fiore delicato , del cui odore m ' inebbrio , che mi trastullo fra le mani , non nasconde un verme ; che quest ' essere non è , come il mio , debole e creta ... E allora io l ' amerei ... un giorno , un ' ora , ma l ' amerei ... Quanto alle altre donne , le amerò allorché scoprirò un cuore nella donna . » Pietro , dopo questa scappata , rimase muto alcuni altri secondi , aspirando voluttuosamente , colle narici dilatate , il fumo del sigaro , come se attraverso quella nube cenerognola volesse discernere le forme indecise del tipo che avea ornato di tale incanto nella sua immaginazione . Poscia , come arrossendo del suo trasporto , si mise a ridere fragorosamente , esclamando : « Che ne dici della mia tirata , Pilade ? » . « Non è cosa nuova in te . Dimentichi troppo spesso che sei scritto sul ruolo degli studenti di terzo anno in legge , per trasportarti ai tempi in cui impiastricciavi carta . » « Hai ragione ; bisogna dimenticare quei tempi ... » , disse il giovane con una forzata allegria , che pure avea una leggiera tinta d ' amarezza . « Destino ! ecco la gran parola che gli uomini non sanno proferire più spesso , ma nella quale io son credente come un maomettano ... Io , povero sciocco , che m ' ero fitto in capo di salire le scale del Campidoglio , e raccogliervi una corona qualunque ... eccomi destinato probabilmente a logorare quelle dei tribunali , e di corone non si parla più ... fossero anche di cavoli . Se gli uomini sapessero far valere questa parola quanto essa lo merita , l ' incolpabilità delle azioni umane rimarrebbe sugli scritti dei penalisti : ecco che , almeno una volta , parlo da saggio ... » « Ed anche il merito delle azioni umane , in tal caso ... E tu sei superstizioso in quest ' idea ? » « Al fanatismo ! » « Ma se tu fossi destinato ad amare quella donna , che non hai veduto che due volte , in passando ?...» Pietro cominciò dallo scrollare le spalle , al [ suo ] solito ; indi rimase alcuni minuti in silenzio , e disse tristamente , come se quell ' idea gli facesse pena o paura : « Chi lo sa !?...» . II Venti giorni sono scorsi da quello in cui incontrammo i due amici al Rinazzo . Siamo nei lunghi giorni del giugno . Pietro studia assiduamente da mattina a sera le sue tesi , poiché si approssimano gli esami ; ed esce assai di rado . La sera di un giovedì Raimondo venne a trovarlo nel suo stanzino da studio , nella casa che abitava insieme a sua madre e alle sue due sorelle , in via Vittoria . « Che vuoi ? » , domandò Pietro bruscamente , celando , al suo solito , la viva amicizia che nutriva pel suo compagno sotto quell ' apparenza di ruvidità . « Vengo per condurti meco al passeggio . » « Ne ho forse il tempo ? Sai bene che gli esami sono vicini , e non ho ore da sprecare andando a spasso ; sai pure che col professore Crisafulli non c ' è da scherzare . » La signora Brusio , ch ' era entrata con Raimondo nello stanzino di suo figlio , e si era appoggiata , con quell ' atteggiamento ineffabile d ' amore delle madri , alla spalliera della sua seggiola , unì le sue istanze a quelle di Raimondo per indurre suo figlio a prendere un po ' d ' aria . « Stassera c ' è musica alla Marina » , disse Raimondo . « Va pure , figlio mio » ; disse la madre , « da quasi venti giorni tu non esci più , e ciò ti farà ammalare invece di farti proseguire i tuoi studî . Prendi qualche ora di riposo ; ne hai bisogno . » Pietro amava sua madre d ' immenso affetto . Pel suo carattere impetuoso ed insofferente quella dolce voce di donna , quella mano pallida e affilata che carezzava i suoi capelli , erano irresistibili . « Giacché siete congiurati , e volete così !...», diss ' egli sorridendo , « aspettami cinque minuti , Raimondo ; il tempo di vestirmi . » E passò nella sua camera . « Fatelo divertire , signor Angiolini » ; disse al giovane medico la signora Brusio , « ha tanto bisogno di distrazione il mio povero Pietro ! È tanto tempo che non fa altro che studiare ! ... e mi sembra che sia divenuto più pallido ... Mi atterisce l ' idea che abbia ad ammalare ! » « Non pensi a queste cose , signora » ; interruppe Raimondo ; « Pietro è forte come un toro , e quest ' eccesso di lavoro non può durare che altri otto o dieci giorni . Terminati gli esami abbiamo stabilito di andare a passare una settimana alla campagna . » « Grazie , grazie , Raimondo ! » , disse la madre , stringendo la mano del giovane , « voi siete il degno amico del mio Pietro ... Ve lo raccomando ! ... Siamo tre donne che non abbiamo più che lui ... » Vestito che fu Pietro i due amici andarono alla Marina . I viali erano affollatissimi ; la musica eseguiva le più appassionate melodie di Bellini e di Verdi ; un bel lume di luna si mischiava alle vivide fiammelle dei lampioncini , sospesi in festoni agli alberi , che illuminavano i viali . Era una di quelle sere incantate che si passano su queste spiaggie del Mediterraneo , in cui lo specchio terso ed immenso del mare , che riflette tremolante il raggio dolce e pacato della luna , sembra servire di cornice al quadro allegro , vivace , animato , che formicola colle sue mille seduzioni sotto gli alberi . Pietro si sentì come allargare il cuore e fu grato all ' amico di quella piacevole sensazione ; essi passeggiavano per uno dei viali più appartati . « Non m ' inganno ! » , esclamò Pietro tutt ' a un tratto , come di soprassalto , stringendo vivamente il braccio dell ' amico contro il suo ; « è lei ! ... là ! ... in mezzo a quei due uomini ! » In fondo al viale quasi deserto , perché troppo lontano dalla musica , spiccava infatti , e per la solitudine del luogo , e per una certa originalità elegante di abbigliamento e di andatura , la signora che aveva recato tale impressione in Pietro Brusio . Vestiva un semplicissimo abito di tarlatane a quadretti bianchi e bleu , tessuto di una freschezza e leggerezza quasi vaporosa ; uno scialle nero , fermato sul petto da uno spillone d ' oro ; ed un cappellino grigio ornato cerise . Nulla però varrebbe a riprodurre l ' eleganza suprema , la molle e quasi ingenua civetteria , con la quale ella rialzava la veste sino a metà della sottoveste ricchissima e si appoggiava al braccio di un uomo di quasi 30 anni , assai bruno , con volto ombrato da una folta barba nera , che avrebbe fatto invidia ad un guastatore , e vestito con ricercatezza alquanto leccata . Dall ' altro lato era accompagnata da un signore di mezza età , alto , quasi biondo , freddo , e che parlava con una bella pronunzia toscana . I due giovani , passeggiando , s ' incrociarono con essi che venivano loro di contro . Questa volta uno sguardo della signora , incerto , quasi negligente , si fissò indolentemente , ma a lungo negli occhi ardenti di Pietro che la divoravano . Due o tre volte ancora i due amici l ' incontrarono di faccia ; e ciascuna volta quello sguardo limpido , chiaro , noncurante , si fissò sul giovane che la guardava a lungo ; e ciascuna volta il cuore di Pietro batteva stranamente in modo più forte ; e le sue guancie pallide e brune si facevano ancor più pallide ; e il suo occhio sfavillava più ardente ; ed egli affrettavasi , trascinava quasi il suo compagno per giungere a quest ' attimo in cui quella silfide dovea passargli dinanzi , in cui quella veste doveva sfiorarlo , in cui quegli occhi dalla pupilla trasparente dovevano fissarsi sui suoi , sebbene come non vedendolo . Una o due volte che Brusio non incontrò quello sguardo , fu triste , e quasi dispettoso di se medesimo . Una volta , l ' ultima , in cui gli parve accorgersi che , lui oltrepassato di uno o due passi , ella , parlando all ' uomo a cui dava il braccio , verso di cui si piegava sorridendo con una grazia affascinante , avesse rivolto a metà il viso verso di lui e che un lampo partito da quegli occhi lo cercasse , egli fu ebbro ... felice di una sensazione nuova , strana , che non sapea definire , della quale avea quasi paura , poiché non poteva giustificarla . Ritornando per lo stesso viale la cercò invano cogli occhi da lungi ... Giunse in capo al viale : era deserto ... La cercò per tutta la Marina , come se in quella folla elegante ed animatissima avesse dovuto discernere in mezzo a mille colei al solo riflesso azzurrognolo dei ricci che ombreggiavano la sua fronte fin quasi sulle sopracciglia , al solo movimento della sua piccola testa che sembrava inchinarsi come un giunco sul collo sottile e ben modellato ; era partita ... Che voleva egli ? Che cercava da quella donna , di cui il lusso , il corteggio , l ' adulazione era l ' atmosfera in cui viveva ; che gli uomini più ricchi , più eleganti , più nobili si fermavano ad ammirare , senza che ella mostrasse avvedersene ; che tre o quattro volte l ' avea guardato come si guarda un fanciullo , un albero , un oggetto qualunque che s ' incontri ? ... Nemmeno egli lo sapeva in quel punto ; egli avrebbe arrossito di confessarsi la premura che prendeva per colei che dovea essere sempre un ' estranea per lui . Cinque minuti dopo riprese il braccio di Raimondo , dicendogli : « Andiamo via ! » . « Così presto ? » « Non ti annoi a morte qui stassera ? ... Non c ' è alcuno ! » Raimondo guardò attorno , come trasognato , perché giammai la Marina di Catania avea offerto una riunione più bella ; e domandò ingenuamente : « Sei pazzo ? ... Tu stesso un quarto d ' ora fa mi dicevi esser deliziosa questa serata ... qui ... » . « Sarà vero anche ciò , come è vero che ora mi annoio ... e se vuoi rimanere ti dico addio . » E gli stese la mano come per congedarsi . « Un momento ... ecco ! giunge in quel viale a sinistra Maddalena . Guardala almeno una volta . » « Che m ' importa di Maddalena a me ! ... Guardala tu , se vuoi ... Addio ! » E dopo quella brusca separazione partì di buon passo e si diresse verso la sua abitazione per via Garibaldi . Però giunto alla crocevia della Vittoria sembrò esitare un momento , e proseguì a camminare sin fuori Porta Garibaldi . La notte era magnifica , Pietro sedette sul sedile di pietra circolare che limita la gran piazza . « È strano » , mormorò egli , « come stasera non ho voglia né d ' andare a casa , né di rimettermi alle mie tesi !...» E rimase altri cinque minuti in silenzio , collo sguardo fosco e fisso sui ciottoli del marciapiede . « Andiamo ! » , esclamò quindi levandosi , e come facendosi forza , « devono essere le undici , e mia madre a quest ' ora mi attende . » Guardò il suo orologio e si diresse lentamente verso la sua abitazione . La signora Brusio , coll ' occhio della madre , osservò che il suo Pietro , quella sera , era più pallido e distratto del solito ; e che , invece di rimettersi a studiare , si ritirò , appena giunto , nella sua camera . L ' indomani Raimondo , verso le undici , si disponeva ad uscire , quando Pietro entrò da lui nella camera che occupava all ' Albergo di Francia . « Buon vento ! » , esclamò Raimondo sorpreso da quella visita che non si aspettava più da un mese ; « ci son novità stamattina ? » « Quali novità vuoi mai che ci sieno ? » « Per bacco ! ti credeva sui digesti a quest ' ora ; ed eccoti già a correre per le strade come uno sfaccendato . » « È che lo sono . Avrò sempre il tempo di finire le mie tesi , ed ero una gran bestia a prenderla tanto sul criminale ; infine ne vengono approvati tanti più asini di me ! ... Usciamo . » « Usciamo pure . Hai fatto colazione ? » « Non ci penso ; mi sento in vena di passeggiare . » « Con il caldo che fa non è la miglior cosa . » « Andiamo alla Villa . » « Sia per la Villa . » E i due amici uscirono , tenendosi , al solito , a braccetto . « A proposito della Villa , sai dove abita quella signora piemontese tanto distinta che abbiamo incontrato qualche volta ? » « No ... dove ? » « In quella bella casa sulla stada Etnea : della quale i veroni si vedono dal Laberinto . » « Dici davvero ? ! » , esclamò Brusio animandosi quasi suo malgrado , e fermandosi in mezzo alla strada . «Verissimo.» « E tu l ' hai veduta ? » « Io stesso . » « Proprio lei ?...» « Proprio lei ! ... Ma che diavolo ! ... Ne saresti innamorato ?...» « Mi credi forse pazzo da legare ? » , rispose Pietro con un sorriso che dissimulava appena la contrarietà che gli arrecava quella domanda . « Perché poi ? » « Perché amarla io , sarebbe una disgrazia : amarmi ella , assurdo . » « Mi piace questa modestia da venticinque soldi . » « È modestia che vale amor proprio » ; rispose Pietro piccato , « prendila come vuoi . » « Eppure , vediamo » : insisté Raimondo attaccandosi al braccio del suo amico , « immaginiamoci che per un capriccio , una fantasia , un destino , secondo te , questa donna si innamori di te ; immaginiamoci ch ' ella te lo dica , come lo dicono le donne quando vogliono , facendotelo comprendere , cioè , cogli occhi , col gesto , coll ' atteggiamento ... Ebbene ! allora saresti il Catone del momento ?...» « Impossibile ! » , esclamò il giovane tristamente , come se avesse creduto un momento a quel sogno e si fosse poi accorto ch ' esso era troppo bello e insieme penoso per lui . « Perché ? » « Perché colei è vana , orgogliosa , come lo dimostra il fasto di cui si circonda . Soltanto potrebbe impressionarla la bellezza , l ' eleganza , la nobiltà , la ricchezza , il lusso ... cose tutte che non posseggo . Dunque o costei è maritata , e non amerà giammai un Don Giovanni in ventiquattresimo che si chiama semplicemente Pietro Brusio ; o è mantenuta , e non possederò mai abbastanza per pagare i suoi fiori per un anno ; o è zitella , e non sposerebbe certamente l ' uomo oscuro , comune , che non ha tanto da farla vivere in quel lusso nel quale vive , e che le è necessario , indispensabile per essere quella che è . In tutti questi casi io dovrei dunque essere vile per amarla , o dovrei comprare il suo amore a prezzo di qualche infamia . » « Ben pensato e ben ragionato ! ciò che , in parentesi , ti avviene assai di rado . Vogliamo far colazione al Caffè di Parigi ? » « No ; andiamo al Laberinto . » Raimondo guardò il suo amico di uno sguardo scrutatore e quasi beffardo . « Ti fo riflettere che non ho ancor fatto colazione ; abbi dunque la bontà di concedermi dieci minuti . » I due amici entrarono dai Fratelli Guerrera . Mezz ' ora dopo erano alla Villa . Faceva molto caldo . Il Laberinto era delizioso colle sue ombre profumate di fior d ' arancio . I due sedettero all ' ombra , e quasi contemporaneamente alzarono gli occhi sui veroni della casa , sebbene alquanto distante , che Raimondo avea indicato come l ' abitazione della Piemontese . Le tende di giunco erano abbassate sulle ringhiere , quantunque il sole non vi giungesse ancora , forse per dare alquanto più d ' ombra agli appartamenti ; e dietro una di quelle si vedeva una figura di donna , vestita di bianco , quasi coricata su di una poltroncina con tutto il languente e voluttuoso abbandono di una sultana ; a quella vista il cuore di Pietro batté forte , come la sera innanzi . « È dessa ! » , disse Raimondo , « vedi che non t 'ingannavo!...» Pietro non rispose , tenendo sempre fissi gli occhi sul verone . Ella si toglieva soltanto a lunghi intervalli da quella positura per recarsi agli occhi un binocolo che teneva sui ginocchi e col quale guardava nella strada o verso la Villa ; ed indi , come stanca di quello sforzo , lasciava ricadere mollemente la testa sulla spalliera , e sembrava assorbirsi in quell ' inerzia contemplativa che gli orientali cercano nell ' oppio . Un uomo , seduto accanto a lei su di una seggiola assai bassa , le leggeva qualche cosa di un giornale che teneva fra le mani , e che ella udiva sbadatamente ; e s ' interrompeva di tratto in tratto per prendere una mano di lei , che gliela abbandonava con la stessa languida indifferenza , e che lo ringraziava col suo sorriso seduttore , e col suo sguardo che faceva scorrere un ' onda di voluttà in quell ' uomo , quand ' egli si recava alle labbra la sua mano . Allora solamente la sua leggiadra testolina , coronata da quei ricci magnifici , si volgeva lentamente verso di lui . Qualche volta , con un movimento tutto infantile , quella manina bianca ed affilata si appoggiava alla ringhiera , e sopra vi appoggiava la fronte ; quasi quel bellissimo collo fosse troppo debole per sostenere quella piccola testa . « Con questa donna ci sarebbe da impazzire ! » , esclamò Pietro reprimendo un fremito , dopo averla divorata a lungo dello sguardo . « Credi che sieno marito e moglie ? » , domandò l ' altro . « È il mistero che questa donna sa rendere impenetrabile colle sue mille indefinibili gradazioni di fisonomia , d ' espressione , di gesto , che fanno spesso dimenticare la sirena nella vergine , e viceversa . Se lo sono , è da poco tempo : a meno che costei non senta ancor ella sì a lungo , come deve far sentire a tutti quelli che l 'avvicinano.» Parecchie volte , forse a caso , l ' occhialetto dell ' incognita si rivolse verso il banco di pietra sul quale erano seduti i due amici . « Ti guarda ! » , disse Raimondo sorridendo . « O guarda i passeri che saltellano fra le fronde . Credi sul serio ch ' io ne sia innamorato ? » « Ne parli tanto !...» « Diffida sempre di quegli amori di cui ti si parla a lungo e sì leggermente : è segno certo che si vuol ridere alle tue spalle ... Io l ' amo come un bel personaggio da dramma o da romanzo , come un bel fiore ... come una bella donna prima venuta insomma ... che sa recare con grazia il velo sul cappellino e sollevare con disinvoltura lo strascico della veste ... e nient ' altro ... In fede di che , se vuoi , andiamocene ; sono le due meno dieci minuti » , aggiunse dopo aver consultato l ' orologio . « Sì , è troppo tardi ; siamo qui da più di due ore » , rispose il biondo alzandosi . Egli sorprese lo sguardo del suo amico , che ancora restava fissato sul verone . « Vuoi venire , o no ? » « Un momento ... restiamo altri dieci minuti e partiremo alle due precise ... » « Non amo gli inglesi colla loro metodicità regolata sul quadrante di un orologio ... Hai detto d 'andarcene...» « Hai ragione » ; rispose Brusio ridendo , «partiamo.» Due o tre volte , prima di uscire dal giardino , si volse a guardare il verone , sul quale non poteva più vedere che la tenda abbassata . « Bella donna ! » , ripeteva egli di tempo in tempo , con un entusiasmo ch ' era troppo allegro per non essere affettato , e troppo affettato per non nascondere una preoccupazione : « quanto io t ' amo ! » . III Il dopopranzo , e l ' indomani , e tutti i giorni in seguito , la Villa divenne la passeggiata preferita di Pietro , che vi conduceva il suo amico , il quale protestava sempre e finiva sempre col cedere . Allo stesso verone , quasi ogni volta nella stessa positura e vestita di bianco , essi vedevano la Piemontese , come l ' aveva sopranominata Raimondo , che vi restava da mezzogiorno spesso sino alle 3 e dalle 7 alle 8 . Una sera l ' incontrarono che andava al Caffè di Sicilia , accompagnata dal signore biondo . « Se andassimo al caffè ?...», disse Pietro , come per esservi incoraggiato dal suo amico . Dalla soglia la videro seduta ad un tavolino , al fianco del suo compagno , mentre due ufficiali dei Cavalleggieri Alessandria le prodigavano tutte le delicate attenzioni di chi vuol fare la corte ad una signora . Ella sembrava appena badarvi ; ma rispondeva qualche volta col suo solito sorriso grazioso , che mostrava i suoi bellissimi denti di perle . Il giovane dalla barba nera , che Pietro avea veduto una volta con lei alla Marina , veniva dall ' altra sala del caffè , e fermandosi dinanzi al tavolino dov ' era ella si levò il cappello , aspettando d ' esser salutato . Siccome nessuno gli badava , egli girò con tutta flemma sui talloni ed uscì . Pietro prese il braccio del suo amico , e lo trascinò via , mormorando : « È meglio che non entriamo !...» . « Dove andiamo ? » , domandò qualche minuto dopo , come se cercasse una distrazione . « Dove ti piace . A proposito ... potremmo approffittare dell ' invito dei signori A * * * , che abbiamo per stassera . » « Vi si balla ? » «Sì.» « Andiamo , in tal caso ! M ' immaginerò di ballare colla mia bella Piemontese » ; aggiunse Brusio , forzando le labbra ad un sorriso . Essi furono accolti con festa dall ' allegra brigata che era radunata nel salone . Pietro sedette al pianoforte e suonò un valtzer , che otto o dieci coppie ballarono . « Vi lasciaste molto aspettare , signorini ! » , disse in tuono di scherzevole rimprovero una graziosa giovanetta , figlia del padrone di casa e maritata ad un cugino di Raimondo , appena Pietro andò a raggiungere sul divano il suo amico , ch ' era seduto vicino alla signora . « È che Pietro , qui presente , è innamorato cotto ; e abbiamo fatto la ronda alla bella » ; disse Angiolini ridendo . « Davvero ! ... Non mi sorprende in lei , signorino , questa novità [ Si sa che bel modello !...] E chi sarebbe questa sventurata ?...» « Parola d ' onore , signora , che lo sventurato son io , almeno sta volta » ; rispose Pietro . « Lei ? ! ... È da ridere ! ... E di chi sarebbe innamorato , s ' è lecito ? » « Molto lecito , al contrario ! Giacché non ho il bene di conoscerne neanche il nome ... » « Ed ella conosce lei , almeno ? » «No.» La signora diede in uno scoppio di risa . « E l ' ama , a quanto dice ? » « Come un pazzo ! » « Dove l ' incontra ? » « Qualche volta al passeggio , o alla Marina ... E poi so dove trovarla ... » « Dove ? » « A casa sua ... » « Dunque va in casa ? » « No ; dal verone . » « Ah ! è amore da verone ! » , esclamò la giovane ridendo sempre più come una folle ; « e dove abita questa meraviglia ? » « Al Rinazzo , vicino il Laberinto . » « Nella casa * * * ? » «Precisamente.» « Una giovane alta , sottile , molto elegante ... non tanto bella in verità ? » « Può essere ... ciò è relativo ... » « È forestiera ? » « Forestiera . Credo sia piemontese . » « La conosco . » « Sul serio ? » « So il suo nome , almeno potrò insegnarglielo e non farle fare più la figura dell ' amante della luna . » « Come si chiama ? » « Si chiama Narcisa Valderi . » « Narcisa ! ... bel nome ; si direbbe averlo ricevuto a vent ' anni ! E la conosce molto ? » « Cioè ... non molto . Sono stata in sua casa due o tre volte . » « Mi parli di lei ... a lungo !...» « Ella finge di scherzare , signorino , ma ha lo sguardo troppo acceso per dissimulare che quello che dice lo sente davvero . » « Sì , è vero ! ... Ma se le giuro che l ' adoro , colei !...» « L ' ha veduta da vicino ? » , domandò in tuono quasi derisorio la giovane . «Sì.» « È tutta toletta !...» « Io amo appunto in lei questa toletta , questo lusso , questo apparato brillante e vaporoso in cui la farfalla mi fa dimenticare il bruco . » « Via , via ... vedo bene che scherza ... » « Dica dunque ... » « Ella si alza alle dieci o alle dieci e mezzo ; prende un bagno di cui i profumi costano ciascun giorno otto o nove lire ; e poi si mette allo specchio , ove impiega da un ' ora e mezzo a due ore per l ' abbigliamento della mattina , da due a tre per quello della sera , e da tre a tre e mezzo e spesso sino a quattro per la toletta da ballo o da teatro ... È sorprendente ... miracoloso , come una donna possa star tanto ad appuntarsi gli spilli !...» « Ammirabile ! ... Avanti . » « Dopo la toletta viene la colazione : ella ha l ' affettazione di mangiare pochissimo , ma i suoi cibi costano un occhio del capo , in compenso ; indi si mette al pianoforte , o al verone , sdraiata su di una poltroncina , e vi resta , spesso dormendo , sino all ' ora di pranzo . Suo marito ... » « Un uomo di quasi 38 anni , alto e biondo ? » « Sì , il conte di Prato ; lo conosce ? » « Me l 'immagino.» « Suo marito l ' ama alla follia ; passa i giorni al suo fianco , scherzando coi suoi capelli , e guardandola coll ' occhialetto faccia a faccia . » « Ed ella ?...» « Ella gli sorride ... e chiude gli occhi come se temesse di fargli perdere la testa seguitando a guardarlo com ' ella fa . » « In fede mia ! ... credo che n ' abbia ben ragione !...» « Questi dettagli li ho risaputi da una mia amica che abita dirimpetto alla casa della contessa ... » « En place pour la quadrille ! » , fu gridato . Pietro si alzò e prese il cappello . « Se ne va , così presto ! » « Sì ; devo andare a finire le tesi ... » « O a passare una mezz ' ora sotto le finestre della bella ?...» « Sarebbe agire da stolido , almeno , dopo quanto ella mi ha detto . » Ed il giovane sorrise del suo sorriso che si sforzava di rendere allegro mentre era amaro . Per andare a casa sua prese la strada che a lui parve la più corta , passando cioè dal Rinazzo . Nella casa della contessa non c ' era lume . Pietro si fermò a guardare in silenzio quei veroni oscuri , poscia chinò la testa sul petto con un sospiro , mormorando : « Stassera al teatro si dà un dramma molto in voga ... È al teatro certamente ... ella ... » . Indi , come vergognandosi di questo monologo , scrollò le spalle con dispetto ed affrettò il passo . « Andiamo a teatro stassera ? » , disse a Raimondo l ' indomani appena furono assieme . « Andiamoci , se così ti piace . E le tesi ? » « Dormiranno anche stassera . Avrò sempre il tempo di finirle . » Alla piazza della Cattedrale incontrarono un amico che si fermò a discorrere con loro . « Andrete a teatro stassera ? » , domandò egli . « Perché questa domanda ? » « Perché si darà una bellissima commedia nuova e ci verrà tutta Catania . » « Ci sarò allora ... poiché in tal caso verrà anche la mia bella » ; disse Pietro scherzando . « Ah ! ... Ah ! ... la tua bella di numero ... Non so più a qual numero sii ... buona lana ! » « Sul serio ; sono innamorato come uno stolido . » « E di chi ? » « Di una signora ch ' è una maga ... involta fra i merletti e i velluti ... , della quale so il nome da ieri soltanto . » « La contessa di Prato ? » « La conosci ? » « Per bacco ! Al ritratto che ne fai ... non c ' è altra qui che possa appropriarselo . » « È veritiero però questo ritratto ? » « Perdio ! ... E tu l ' ami , costei ?!...» « Non so quello che farei per una parola di quella donna ... » « Non ci sarebbe bisogno di far tante cose ; basterebbe farti amico con suo marito ... ed anche col suo amante ; ed uno di questi due ti presenterebbe ... il resto verrebbe da sé . » « Amante ! » , esclamò Pietro impallidendo suo malgrado mentre cercava di sorridere ; « ah ! c ' è dunque un amante ? » . « Pel momento però ... bada ! ... A Napoli sembra che sieno stati più d ' uno ; ciò che diede luogo a molti scandali , che finirono con un duello in cui il marito ruppe , con una sciabola , il braccio ad uno dei più indiscreti . » « E ciò non è bastato ? » « Ella fa quello che vuole di quest ' uomo che comanda col gesto del suo dito mignolo ; e che ha il coraggio di andare a battersi in duello mentre non osa fare la minima rimostranza alla moglie . È la storia di molti mariti . » « E quel giovane bruno , dalla barba nera , che l ' accompagna spesso ?...» « È l ' amante di cui ti parlavo . » « Che peccato ! » , esclamò Pietro fatto pensieroso . « Fatti presentare » , insisté Antonino . «Io!...», esclamò , con un accento indefinibile di stupore , Pietro . « Sì ; tu sarai il secondo dei suoi adoratori presenti , senza calcolare gli assenti ... Perdio ! perché ti fai triste ? ... ne saresti innamorato sul serio ?...» « Sei tanto ingenuo da crederlo ? » « Fatti presentare allora . » « Sarebbe inutile . » « Chi lo sa ! » « La mia condizione mi proibisce di averla a prezzo di una viltà , e non ho danari bastanti per mettermi nel numero di questi signori che le fanno la corte ... Del resto sento che non son fatto sul loro stampo ... poiché non saprei amarla in comune , com ' essi fanno ... » « Dimenticala dunque . » « Non ci ho mai pensato che come uno scherzo . » « A rivederci stassera . » «Addio.» Alle nove e mezzo i due inseparabili amici erano alla porta del teatro , in mezzo alla folla dei giovanotti che fumando stavano ad osservare le signore che scendevano dalle carrozze . La recita era cominciata da cinque minuti . I giovanotti erano entrati a prender posto . Raimondo strepitava , tentando di trascinare l ' amico , poiché protestava di non voler perdere la prima scena . L ' ultima carrozza avea deposto l ' ultima signora sul marciapiede , e Brusio non si muoveva ancora . Raimondo finalmente perdé la pazienza e lo lasciò solo per entrare in platea . Poco dopo le dieci si udì il rumore di una carrozza che si avvicinava ; ed il solo orecchio di Pietro poté distinguere che il passo dei cavalli non avea l ' uniforme regolarità di quello dei cavalli signorili . « Una carrozza da nolo ... è la sua ! » , mormorò egli appoggiandosi alla porta . La carrozza si fermò infatti alla prima porta , ov ' egli si trovava , ed un uomo , nel quale Pietro riconobbe il conte , saltò il primo a terra , per dare la mano alla signora che accompagnava . Brusio istintivamente fece un passo in avanti . La contessa appoggiò appena alla mano del signor di Prato la sua mano da ragazzina coperta dal guanto bianco ; mise lentamente il piede , che sembrava appena accennato nel suo stivalettino di raso , sul predellino , e saltò sul marciapiede . Con una perfezione di grazia assai distinta , ella tirò con sé il lungo strascico della sua veste di seta granadine , per impedire che , rialzandosi nello scendere , scoprisse più del basso della sua gamba sottile e ben modellata . Soltanto , non potendo , nel tempo istesso , raccorre il bóurnous che le copriva le spalle , questo , nel momento in cui curvava fuori dello sportello la sua testolina ornata di fiori , le scivolò per le spalle e per gli omeri nudi di un ' abbagliante bianchezza . Quell ' uomo che , solo e fermo sull ' ingresso , dimostrava chiaramente di attendere qualcheduno , mentre tutti erano dentro il teatro , le recò forse sopresa , poiché , passando dinanzi a lui , mentre raccoglieva le pieghe della sua veste perché non lo sfiorassero , ella alzò un momento gli occhi su di lui . Indi , come infastidita da quello sguardo scintillante che s ' incrociava col suo e che sembrava assorbirne tutto il fluido , ella si volse un istante verso il conte , che dava alcuni ordini al cocchiere , prima di salire le scale del corridoio . Vi fu un momento , quando un lembo del leggerissimo tessuto di quella veste strisciò sui suoi abiti , che le gambe di Pietro tremarono . Pochi minuti dopo egli si diresse lentamente verso la platea . Entrando , il riflesso dei cristalli di un occhialetto fisso sulla porta colpì i suoi sguardi . Alzò gli occhi su quel palchetto della prima fila da dove partiva quel raggio , e vide la contessa che abbassava lentamente l ' occhialetto , appoggiandolo , col braccio disteso , sul velluto del parapetto , mentre lo fissava ancora ad occhio nudo , quasi con curiosità : aveva voluto conoscere certamente , per una bizzarrìa da donna elegante , quest ' uomo che aspettava sull ' ingresso , tre quarti d ' ora dopo alzata la tela . Pietro cercò il suo posto e sedette quasi dirimpetto alla loggia della contessa . La commedia fu applauditissima ; ma Pietro non applaudì giammai , poiché soltanto alcuni squarci attrassero la sua attenzione ; e in quegli squarci , quando il suo cuore provava potentemente quello che aveva sentito l ' autore , egli rivolgevasi , senza accorgersene anche , verso il palchetto di Narcisa , e cercava negli occhi di lei l ' eco di quello che egli provava nel suo cuore . La contessa voltava le spalle alla scena ; e solo di tratto in tratto , in quei momenti che avevano il potere di strappare Pietro alle sue frequenti preoccupazioni , ella volgeva i suoi limpidi occhi verso gli attori . Del resto ella discorreva qualche volta con i numerosi visitatori che occupavano successivamente le seggiole del suo palchetto ; e pochissime volte si servì dell ' occhialetto per esaminare le tolette delle signore . Giammai però l ' abbassò verso la platea . Nel suo sguardo , nel suo gesto , nella sua attitudine , fin nel modo in cui parlava e sorrideva qualche volta con quei signori che le tenevano compagnia , c ' era un ' indefinibile espressione di stanchezza e di noia , che si traduceva in sfumature molli , in pose voluttuosamente accidiose . L ' occhialetto di Pietro stava quasi sempre fissato su quella loggia . Due o tre volte , ella , sorpresa di quella molesta assiduità , volse gli occhi verso quel binocolo che aveva l ' indiscretezza di guardarla sì a lungo dalla platea . Una volta infine alzò lentamente il suo , e bruscamente , senza quelle transazioni che sono assai comuni in teatro per mascherare il vero scopo , ella lo fissò di contro a quello del giovane che si abbassò subito . Ella rimase alcuni secondi in quella positura ; indi lasciò quasi cadere sul parapetto il binocolo , e fece un leggiero movimento di spalle d ' impazienza . Prima che terminasse la recita Brusio lasciò il suo posto e si recò sul corridoio . Il suo occhio era acceso e brillante ; le sue gote , abitualmente pallide , si coloravano di un rossigno febbrile . Pochi minuti dopo , prima ancora che il sipario fosse abbassato , udì aprire la porta di un palchetto sul corridoio , e dei passi che si avvicinavano , mischiandosi al fruscio di una veste . La contessa gli passò dinanzi , questa volta allegra e ridente , al braccio di uno di coloro ch ' erano stati nel suo palchetto . Pietro in quel momento avrebbe dato dieci anni della sua vita per uno sguardo di quella donna . Le sue vesti lo toccarono senza che ella mostrasse di avvedersi di lui . Solo il conte si volse a fissarlo con occhio assai cupo e sospettoso . Il giovane scese le scale quasi insieme a lei ; la vide montare in carrozza col conte , dopo aver dato la mano agli altri , e partire . Egli rimase immobile sul limitare . « Non vai a casa ? » , gli disse alle spalle la voce di Raimondo . « Sì ... ti aspettavo per dirti addio ... » « A domani , non è vero ? » « Non lo so ... Avrò forse da studiare tutto il giorno ... » E s ' incamminò lentamente per la Marina . A due ore del mattino Raimondo si disponeva tranquillamente ad andare a letto , quando fu bussato con furia alla sua porta . « Chi può esser a quest ' ora ? » , disse fra sé il giovane sorpreso andando ad aprire . « Son io , Raimondo ... son io ! Aprite , di grazia ! » , udì la voce della signora Brusio , quasi delirante dietro la porta . « Che c ' è , signora ? ... Dio mio ! ... ella mi spaventa ! » , esclamò il giovane introducendo la madre del suo amico nella sua camera . « Pietro ! ... Dov ' è Pietro ? Dov ' è mio figlio , signor Angiolini ? » , disse la povera madre colle lagrime agli occhi . « Pietro non è in casa ? » , domandò Raimondo vieppiù sorpreso . « Son due ore del mattino e mio figlio non si è ancora ritirato ... Ho mandato il domestico a cercarlo al teatro , e ritornò dicendo che il teatro era chiuso da un pezzo , ma che sulla porta era avvenuta una rissa fra alcuni giovanotti ; che vi erano stati dei feriti e degli arrestati ... Mio Dio ! ... gli sarà accaduta qualche disgrazia ! ... Dove lo lasciaste voi ?...» « Ci separammo all ' ingresso del teatro , e mi disse che andava subito a casa ... Ma io non so nulla di risse ... » « Dio ! ... Dio mio !...», singhiozzò la madre torcendosi le braccia , « come farò , Dio mio , come farò ! ... Son sola , signor Angiolini , son sola ! ... Mio figlio ! ... chi sa cosa n ' è di mio figlio ! ... Aiutatemi ; corriamo all ' ufficio di Questura a prendere informazioni ... » « Non si disperi , signora ; spero ricondurle Pietro al più presto , senza alcun accidente . Abbia la bontà di aspettarmi qui . » Raimondo , indossato in fretta un abito , prese il cappello ed uscì . Dando campo ad un sospetto che gli era balenato in mente mentre la signora Brusio si disperava per l ' inusitata e straordinaria tardanza del figlio suo , e per la notizia che il domestico le avea rapportato , egli si diresse per la strada Stesicorea ed indi per quella Etnea , verso la casa ove abitava la contessa di Prato . Giungendo sotto i veroni , sul marciapiede di faccia , gli sembrò di vedere qualche cosa di nero immobile sul lastrico . Si avvicinò esitante e lo chiamò per nome a bassa voce . « Che vuoi ? » , rispose una voce rauca e ancora tremante , come se inghiottisse delle lagrime , che Raimondo avrebbe stentato a riconoscere , nel suo accento duro e quasi cupo , se gli fosse stato meno famigliare . Si appressò ancora , e vide il suo amico seduto sullo scaglione del marciapiede , coi gomiti sui ginocchi e il mento fra le mani . « Tu qui ! ... a quest ' ora ! » , esclamò Raimondo . « Che vuoi , ti dico ? ! » , replicò con maggiore asprezza Pietro . « Non son forse più padrone di fare quello che mi piace ?!...» Raimondo capì che quello non era il momento di parlare al suo amico ; e sospirando tristemente , poiché allora soltanto scoperse lo spaventoso abisso del precipizio su cui egli si cullava , sedette silenzioso al suo fianco . Pietro rimase muto , come non avvedendosene , cogli occhi di una sorprendente lucidità , fissi sul lume che brillava dietro le tende di seta del verone . Qualche volta , a lunghi intervalli , egli trasaliva , ed una gocciola , come di sudore , che partiva dall ' orbita , luccicava un momento solcando le sue guance . Ad un tratto egli afferrò con violenza il braccio di Raimondo ! « Guarda ! ... guarda anche tu ! » , diss ' egli con la voce stridente ed interrotta del delirante o del pazzo . E si alzò , come se avesse voluto elevarsi sino al verone per meglio osservare . « Io non vedo niente » , mormorò Raimondo che si fregava gli occhi inutilmente . Pietro , senza rispondergli , gli porse la busta del suo occhialetto che trasse dalla saccoccia del soprabito . « Guarda , ti dico ! ... c ' è da diventar pazzo ! » Coll ' aiuto dell ' occhialetto Raimondo vide la contessa , presso le tende del verone , di cui le invetriate erano aperte , sdraiata , nella sua favorita posizione languida e voluttuosa , su di una poltrona , ancora colla veste del teatro , coi capelli ancora intrecciati di fiori ; ed un uomo , il conte , ritto dietro la spalliera della poltrona , che si chinava verso di lei , e le divideva coi baci i ricci da sulla fronte . Ella gli sorrideva del suo riso da sirena ; e di quando in quando , allorché il conte rimaneva come stordito nel fascino di quelle seduzioni mirabili di voluttà , ella gli prendeva le mani colle sue manine affilate e bianchissime , e se ne lisciava la fronte , e le nascondeva fra il setoso volume dei suoi capelli , e se le posava sugli occhi e sulle labbra , ma lentamente , con quel suo abbandono ch ' era irresistibile , come se avesse voluto dare il tempo a tutte le emanazioni inebbrianti che scaturivano dai suoi pori di penetrare in lui sino al midollo delle ossa . Raimondo , quasi spaventato , pel suo amico , da quella vista , fu scosso dai singhiozzi di lui che prorompevano soffocati come singulti ; e , riponendo tristamente nell ' astuccio l ' occhialetto , disse col tuono di chi prende una risoluzione : « Via , Pietro , è tempo di partire ! Tua madre ti attende a casa mia ! » . « Mia madre !...», esclamò il giovane con un sussulto che dimostrava come quella corda vibrasse ancora potentemente nel suo cuore , mentre tutte le altre erano allentate e sconvolte . « Sì , tua madre , spaventata dalla tua estraordinaria tardanza , che ti cerca da me come una pazza . » « È tanto tardi dunque ? » , domandò egli come parlando in sogno . « Son le tre fra poco . » « Non credevo fosse sì tardi ... Hai ragione , andiamo via ... bisogna essere uomini ! » Poscia si fermò in mezzo alla strada , quasi non avesse avuto la forza di staccarsi da quel punto . « Ben dicesti : bisogna essere uomini e non fanciulli ! » , replicò Raimondo , dando al suo accento la possibile espressione e trascinandolo in qualche modo per forza , mentre Pietro si lasciava condurre a capo chino come un ragazzo . IV Quando entrarono nell ' Albergo di Francia , dove li aspettava la signora Brusio , questa corse ad abbracciare suo figlio con tutta l ' effusione di un cuore di madre ; ma rimase senza osarlo , colle braccia aperte , dinanzi allo sguardo fosco e alla fisonomia cupa ed irritata del figlio suo . « Credevo » , disse questi aspramente , « di non essere più all ' età di uno scolaretto che si manda a cercare se ha fatto tardi nel ritornare da scuola ... » La madre fu dolorosamente colpita da quelle parole , le sole che avesse udite in tal modo da quel figlio che l ' idolatrava . L ' istinto materno fu atterrito dallo stato di quel giovanetto che in un ' ora avea potuto dimenticare siffattamente il culto che nutriva della madre , e risponderle in tal guisa . « Andiamo , figlio mio , le tue sorelle ci aspettano ... » , diss ' ella tristamente , ma evitando di inasprirlo ; « grazie , signor Angiolini !...» S ' incamminarono verso casa ; e la madre osservò sospirando che il figliuolo non le offriva il braccio , e camminava cupo , ed anche indispettito al suo fianco . Sulla scala corsero ad incontrarli le due sorelline ancora pallide e singhiozzanti , che gridavano : « Mamma ! mamma ! ... L ' hai trovato ? ... È qui il nostro Pietro ?!...» . Le loro festanti esclamazioni furono interrotte dalla voce dura del fratello . « Per l ' avvenire » , esclamò questi , cercando di dare la possibile moderazione alla sua voce tremante d ' irritazione , « spero che le mie tardanze non daranno più luogo a simili scene da teatro ... che mi costringerebbero a cercare altrove la pace e la libertà di cui ho bisogno ... che son deciso ad avere ... Datemi la doppia chiave della porta , onde non dia più occasione ad attendermi domani , e facciamola finita !...» E senza neanche prendere il lume , si chiuse nella sua camera , sbattendone l ' uscio con impeto . « Povero figlio mio ! » , singhiozzò la desolata madre , abbracciando piangente le sue figlie : « ecco le prime lagrime che mi fai versare ! » . Pietro passeggiò per la camera alcuni minuti , agitato e smanioso ; poscia si fece al verone . La calma serena di quella notte d ' estate , il fresco venticciuolo che gli asciugava il sudore sulla fronte lo calmarono alquanto ; egli pensò alle lagrime di sua madre ed odiò se stesso come giammai aveva odiato . « Son vile ! ... sì , son vile !...», esclamò strappandosi i capelli . « Oh ! la testa ... Dio mio !...» Aprì l ' uscio della sua camera senza far rumore , e camminando leggero leggero andò ad origliare dietro la bussola della camera di sua madre , onde vedere se dormiva . La signora Brusio era ancora in piedi quando suo figlio aveva aperto l ' uscio , ascoltando ansiosamente il più lieve rumore ch ' egli facesse , e che potesse farle indovinare lo stato del cuore di lui ; appena udì che si avvicinava capì , con l ' istinto materno , che suo figlio pentito veniva a vedere se ella dormisse ; e l ' istinto materno le suggerì anche che l ' unico perdono che egli poteva desiderare nel suo pentimento era che sua madre riposasse . Ella si gettò sul letto , e finse di dormire . Pietro ascoltò , dietro il paravento , il respiro alquanto accentuato di sua madre ; credette che dormisse davvero , e non poté frenare le lagrime che gli scorrevano ardenti sulle guance : lagrime di pentimento , di rabbia contro se stesso , di terrore dell ' avvenire ( che allora soltanto intravedeva ) per ciò che provava . « Povera madre ! » , esclamò singhiozzando ; « povera madre mia ! » . E la madre udì quei singhiozzi , e soffocò i suoi fra i guanciali . Pietro si ritirò in punta di piedi , com ' era venuto ; e si rimise al verone . Colla fronte fra le mani , ed i gomiti appoggiati alla ringhiera , egli si assopì in quel vortice luminoso e turbolento che il cuore e l ' imaginazione gli creavano , e dove vedeva un ' ombra , dove una figura , ora vestita di bianco , ora quale l ' avea veduta poche ore innanzi ... carezzantesi la fronte ed i capelli con le mani di quell ' uomo ... Quando , abbarbagliato da una luce vivissima , egli alzò gli occhi , si avvide con sorpresa che il primo raggio di sole facea scintillare i vetri . « Diggià ! » , mormorò egli : « il giorno vien presto al presente !...» . Sua madre , entrando la mattina nella camera di lui , osservò con dolore che il letto era intatto , come era stato acconciato la sera innanzi . « Madre mia ! » , le disse il giovane prendendole una mano , in tuono di pentimento del passato ma risoluto ad ottenere quello che domandava , « ti chiedo perdono di quello che ho detto e fatto ieri ... Ma ti prego di lasciarmi per l ' avvenire alquanto più di libertà , che l ' età mia ora richiede ... » . « Fa come vuoi , figlio mio ... » , rispose la madre abbracciandolo . « Io non temo che tu ne possa abusare , poiché sei figlio di un uomo onesto e manterrai onorato il nome che ti diede . In quanto a me ... » , e la povera donna sospirava tentando di sorridere , « in quanto a me cercherò di vincere le mie sciocche paure ... » « Grazie , grazie , buona madre !...», esclamò Pietro facendo uno sforzo per non bagnare di lagrime quella mano che baciava . Però ogni sera quella madre , che numerava coi battiti del suo cuore i minuti che suo figlio tardava a venire , aspettava , sino alle due , e spesso sino alle tre , che il noto passo le annunziasse da lungi , nel silenzio della strada , ch ' era lui che veniva ; e piangeva sovente , quando , invece di mettersi a letto , lo udiva passeggiare per la camera , o farsi al verone ; e l ' indomani , dopo avere interrogato sospirando il letto , spesso colle lenzuola ancora rimboccate , cercava negli occhi smarriti del figlio e nei suoi lineamenti pallidi e sbattuti la risposta ai vaghi timori che l ' agitavano . Pietro , che ogni mattina pel passato soleva informarsi della salute di sua madre , non s ' accorgeva nemmeno del pallore di lei e della sua cera malaticcia . Raimondo non lo vedeva quasi più . Brusio passava i giorni al Laberinto , la sera seguendo la donna che gli aveva ispirato questa folle passione o cercando d ' incontrarla al passeggio , ( dove lo sguardo di lei qualche volta lo fissava con quel raggio pacato e snervante della sua pupilla cerulea , ciò che faceva delirare il povero giovane , e gli faceva seguire , coll ' occhio ardente e le membra convulse , quella veste fluttuante che armonizzavasi sì mirabilmente ai movimenti pieni di seduzione del corpo da fata ) o al teatro dove la vedeva splendere di tutto il prestigio del suo lusso , profumata da quel vapore inebbriante che recano la bellezza , la giovinezza , la ricchezza ; facendo scintillare la luce del suo sguardo insieme al riflesso dei suoi diamanti ; armonizzando la bianchezza vellutata e purissima della sua pelle alla bianchezza pallida delle perle che le cingevano il collo bellissimo ; spesso allegra e ridente cogli uomini più eleganti e più alla moda , appartenenti alla migliore società , che si contendevano un posto nel suo palchetto ; spesso a metà nascosta nell ' angolo più oscuro della loggia , colla testolina ricciuta e coronata di fiori e di gemme rovesciata all ' indietro sulla parete , con quell ' attitudine abbandonata cui ella sapeva dare tutto quanto vi ha d ' attraente nella mollezza , d ' irresistibile nel languore ; e vi stava ad occhi chiusi , come dormendo ed assorbendo con maggior squisitezza di voluttà le armonie della musica che avevano il potere di commuoverla dippiù . Egli passava la notte sotto i veroni di lei , coll ' occhio fisso su quel lume che rischiarava la sua stanza ; aspirando , con terribile voluttà di passione ( ch ' era tanto potente da sembrare angoscia qualche volta ) di gelosia , ed anche di dolore , tutti i rumori più insensibili del suo passo , del fruscio della sua veste , tutte le emanazioni della donna amata , i minimi suoni del suo pianoforte e della sua voce , che spesso parlava al conte di quelle parole , cui rispondeva , come un ' eco , un singhiozzo dalla strada . Egli sapeva l ' ora del suo levarsi , della sua toletta , del suo pranzo , della sua passeggiata ; conosceva il modo d ' ondeggiare delle tende quando ella vi stava dietro , il rumore delle carrucole della poltroncina che la sua mano indolente tirava a sé . Era un martirio spaventevole che s ' imponeva senza saperlo ; che l ' attraeva però col fascino del precipizio ; che alimentava il parossismo febbrile , il quale divorava le sue forze e la sua vita , colle sue triste gioie , coi suoi acri godimenti , coi suoi sogni febbricitanti . Alcune volte , ritirandosi ella dopo la mezzanotte , a piedi , accompagnata [ dal conte e ] da due o tre giovanotti eleganti che la corteggiavano , si era rivolta verso quell ' uomo , seduto sul marciapiede , che si sarebbe scambiato con un mucchio di cenci ; ed il conte avea rallentato il passo per meglio osservarlo . Quando ella si ritirava in carrozza , Pietro osservava , qualche volta , al riverbero dei lampioni della carrozza , che ella , mentre scendeva dal montatoio , si volgeva con curiosità verso l ' angolo ove sapeva di dover trovare quello strano personaggio che la prima volta avea supposto un mendico ; e che il conte si fermava innanzi al portone qualche minuto per guardarlo . Una notte , negli ultimi di settembre , verso le due del mattino , Pietro aspettava da un pezzo la contessa che era andata alla serata del prefetto . Il rumore di una carrozza , che si avvicinava al gran trotto , si fece udire da molto lontano per le strade deserte , e poco dopo il legno passò dinanzi al nostro protagonista fermo al suo solito posto . Narcisa ne scese più lentamente del solito , e scomparve quasi subito insieme al conte . La carrozza ripartì . Pietro udì il passo leggero di lei che saliva le scale , accompagnato dal passo più pesante dell ' uomo che la seguiva ; udì la porta che si apriva a riceverli e si rinchiuse poco dopo ; vide che nel salotto ove abitualmente dimorava la contessa , venivano accresciuti i lumi . Poco dopo la dolce voce di Narcisa , col suo accento molle ed armonioso d ' indefinibile espressione , fece battere fortemente il cuore del povero giovane . « Mio Dio ! ... che buio ! ... Ma dormono tutti in questa casa stassera !...» Indi alcuni suoni , tratti così a caso dal pianoforte , quasi le dita cercassero le note di una fantastica melodia , che si stancarono presto a riprodurre e che diede luogo al terzetto finale d ' Ernani , anch ' esso poco dopo interrotto , colla stessa capricciosa volubilità , per un valtzer allora in gran voga : Il Bacio , di Arditi . Però sembrava che un ' attitudine estraordinaria facesse , in chi suonava , supplire a tutte le lievi imperfezioni di esecuzione , che venivano dalle difficoltà che incontrava , con una espressione molto rara , che traeva degli impeti e dei fremiti di delirio festevole dalle note del valtzer e faceva piangere con quelle del melodramma . Giammai a Pietro parve di avere udito armonia come quella che le mani della donna adorata creavano sui tasti d ' avorio , nel silenzio profondo di quella notte , profumata dal vicino Laberinto e rischiarata dalla luna . Tutt ' a un tratto anche il valtzer fu interrotto , ed il giovane udì i passi di lei che si avvicinava al verone , e vide la sua ombra che intercettava il lume che ne rischiarava il vano . Ella si appoggiò all ' inferriata del verone , colla testa fra le mani , perdendo il suo sguardo nell ' orizzonte . La luna , allora nel suo più alto emisfero , la circondava quasi in un trasparente vapore . Un ' altra ombra si avanzò e le si mise al fianco . « Perdio ! » , disse una voce secca ed orgogliosa , con accento toscano , che Pietro riconobbe per quella del conte , « non mi leverò mai d ' addosso quest ' accidente ! » Brusio sentì che quelle parole erano al suo indirizzo , e il sangue gli montò al viso . « Che dite ? » , rispose la fresca voce della contessa , sebbene parlasse pianissimo . « Parlo di quell ' importuno che sta a farci la spia da mane a sera ; che non ci lascia un ' ora di pace ... e che credo , in fede mia , sia pazzo di voi ... » La contessa alzò le spalle con un moto sprezzante d ' indifferenza ; indi mormorò sbadatamente , colla sua voce più bella e più calma , e colla più completa noncuranza , lasciando il verone : « E che ci ho da fare io se quest ' uomo e pazzo ?...» . Pietro si alzò , lento , come se le gambe gli si piegassero sotto , sentendo agghiacciarglisi il sudore sulla fronte , coi denti sbattenti di convulsione . Di giorno il conte sarebbe rimasto atterrito dal pallore e dall ' alterazione dei lineamenti di lui , e dal sinistro splendore dei suoi occhi ardenti . Egli rimase un momento immobile , annichilato , come se quella bellissima voce di donna avesse di un sol colpo reciso i muscoli più vitali del suo cuore . Il solo rumore che si udiva era quello dei suoi denti che battevano gli uni contro gli altri . « Questa donna ha ragione ! » , mormorò egli quindi colla voce rauca , stentando a proferire le parole : « io son pazzo ! ... son pazzo ! ... Sono stato vile anche !...» . E partì lentamente , quasi strascinandosi . Non avea fatto dieci passi che udì le note allegre e cristalline del valtzer che risuonavano di nuovo . Si fermò in mezzo alla strada , a guardare un ' ultima volta , con un ' ineffabile espressione di disperata amarezza , quel lume che splendeva chiarissimo in quella stanza riboccante d ' armonia ; si levò il cappello , con un moto istintivo , lento , quasi solenne , esclamando , cogli occhi umidi di lagrime infuocate : « Addio , signora ! ... Addio ! » . Camminò tentoni , barcollando com un ubbriaco , fino a quando stramazzò , privo di forze , singhiozzante , su di un sedile di marmo sotto gli alberi del Rinazzo . « Oh ! questo valtzer ! questo valtzer ! » , gridò egli smaniante , come se quelle note gli percuotessero sul cervello , « Dio ! ... mi pare di diventar matto davvero ... Ah ! ... ma non ha dunque nemmeno un pensiero per l ' uomo ch ' è pazzo per lei , questa donna ?!!...» E partì correndo , come un delirante , fuggendo quei suoni , che sembravano inseguirlo nel silenzio della contrada . Si aggirò quasi tutta la notte per le vie più solitarie e deserte della città ; spesso correndo e singhiozzando disperatamente , spesso lasciandosi cadere a terra , sul canto di una via , quando l ' eccitazione febbrile che l ' agitava gli toglieva le forze che gli aveva dato nel suo parossismo . Non tenteremo di dare un ' idea di quelle lagrime roventi che lasciavano solchi sul suo volto livido ed impastato di polvere e di sudore . La tempesta violenta che mugghiava in quel petto gli faceva emettere voci tronche , gemiti che si articolavano come parole , ma in mezzo ai quali risuonava sempre un grido , or come un singhiozzo , or come un ' invocazione disperata : « Narcisa ! ... Narcisa !...» . E quando le sue arterie battevano in modo da rompersi , egli si afferrava la testa fra le mani , e tornava a correre come un pazzo , fin quando la stanchezza fisica lo istupidiva alla lotta terribile delle sue passioni . Cominciava ad albeggiare ; quell ' incerto crepuscolo gli ferì gli occhi come un riverbero infuocato ; quella vita che si risvegliava nella grande città con tutti i suoi rumori , quella luce che crescendo gli sembrava rischiarasse tutta l ' immensità della sua disperazione , gli parvero odiose ... a lui che cercava il nulla , che non avea pensato al suicidio perché odiava troppo ancora per essere stanco della vita . Aprì la porta di strada di casa sua colla doppia chiave che recava sempre addosso ; si chiuse nella sua camera , così al buio ; e si buttò sul letto , vestito com ' era , lasciando cadere soltanto in un angolo il suo cappello : era annichilato . La stanchezza fisica e la morale l ' avevano vinta fors ' anche sulla sua disperazione ; o almeno , in quel punto , gliela avevano resa meno sensibile . Egli si addormentò poco dopo di un sonno agitato , febbrile ed interrotto . Sua madre , che all ' alba avea lasciato il letto , dopo una notte passata fra le lagrime , e stava nel salotto che precedeva la camera di lui , onde vedere se almeno fosse rientrato , udì a lungo gemiti , singhiozzi , rantoli soffocati , che si mischiavano alla respirazione affannosa e stentata del dormente , e che conturbavano e straziavano il suo cuore . Questa donna , coll ' orecchio fissato sulla toppa dell ' uscio , stette quasi un giorno intiero ascoltando con angosciosa ansietà tutti i minimi rumori di lui e cercando d ' indovinarli . Finalmente , verso le sette di sera , l ' udì levarsi e passeggiare per la camera . Ella ebbe timore , sì , la madre che comprendeva come qualche cosa di terribile passasse nell ' animo del figlio , e lo allontanasse dalle sue consolazioni e fin dalle sue lagrime , la madre ebbe timore che questo figlio adorato , buono un tempo ed affettuoso , che ella non riconosceva più ora allo sguardo fosco e al carattere aspro e violento , non commettesse qualche scena brutale se si fosse accorto di essere stato spiato . Pietro passeggiò un pezzo per la camera , strascinandosi o camminando a salti , a seconda delle istantanee trasformazioni che subiva il corso delle sue idee ; odiando quel filo di luce che trapelava dalle commessure delle imposte e che gli provava che la luce illuminava ancora ; odiando i rumori della strada che gli annunziavano che tutto non era morto o almeno in lutto come il suo cuore ; odiando fin anche il pensiero di esser vicino alla sua famiglia , quella famiglia che avea formato il suo culto e per la quale avrebbe dato altra volta tutto il suo sangue . Poi sedette presso il tavolino , colla testa fra le mani ; e vi stette a lungo ; coll ' occhio arido , lucido , di una straordinaria fissità . Una febbre ardente faceva vibrare con forza le sue pulsazioni ; allorché sentì battere sì violentemente le sue arterie ch ' egli ne udiva quasi il sordo rumore con colpi spessi percossi sul cervello ; allorché sentì sulle palme quel fuoco che ardeva la sua fronte ; allorché , più che mai , intravide dei lucidi bagliori attraversargli la pupilla con un solco luminoso , che nell ' animo tracciava una striscia infuocata fra la tempesta delle sue passioni , dubitò un momento che fosse pazzo davvero . Egli ebbe paura di quest ' idea ... paura di non esser più padrone di sé , della sua vita , nel momento che sentiva averne maggior bisogno , per inebbriarsi di tutta la terribile voluttà di quel dolore che l ' attaccava alla vita istessa ; ebbe paura di abbandonare questa , come in trastullo , agli uomini : egli si fece alcune domande che erano strazianti nella loro calma forzata ; si propose ragionamenti posati che tradivano ancora la convulsione dello sforzo che erano costati , dominando l ' uragano che tempestavagli in cuore con volontà disperata di calma , per convincersi che non era pazzo ... poiché egli avea paura d ' esserlo ... poiché egli odiava ferocemente ... Udì suonare nove ore all ' orologio della stanza contingua . « Vediamo ! » , mormorò egli alzandosi , « a quest ' ora dev ' essere buio ... Ho tutta la mia ragione ancora ! ... Che vale disperarsi per colei ? ... quali diritti ne ho io ? Siamo uomini , perdio ! ... come dice Raimondo ... Ma chi dice questo spesso è segno che teme di non esserlo abbastanza ... Non è vero che son pazzo ! ... Non voglio essere pazzo io ! ... Ebbene ! ... io voglio esser uomo ! ... sì ... ho la testa lucida ! ... comprendo che bisogna annegarne la memoria ... annegarla fra il vino ... le donne ... l 'orgia!...» Aprì le imposte , per vedere s ' era notte davvero : era buio affatto ; raccolse il cappello da terra e se lo calcò sul capo senza nemmeno aggiustarsi i capelli arruffati e appiccicati col sudore sulla fronte , ed uscì , quasi fuggendo la madre che udiva camminare nell ' altra stanza . V Gli parve di respirare più liberamente quando l ' aria aperta lo percosse sul volto , rinfrescando il calore delle sue membra ardenti di febbre : quella dolce sensazione gli parve fargli bene . Per la strada Vittoria scese alla Marina . A misura che l ' influenza di quella bella sera s ' insinuava nel suo organismo , egli sentiva però crescere e giganteggiare un fantasma che voleva scacciare con tutte le forze dell ' essere suo ... che l ' atterriva . Sotto il Seminario , vicino Porta Marina , in una bottega , udì i suoni di alcuni strumenti da fiato e da corda che eseguivano una polka , e i passi saltellanti e vigorosi di coloro che ballavano . « Costoro si divertono » ; diss ' egli , « chi sa se anch ' io vi potrei almeno dimenticare !...» Fece alcuni passi per entrare nella bottega di tabacchi che precede l ' ignobile sala da ballo , ma non ebbe la forza di farlo . L ' istinto , l ' abitudine piuttosto , del giovane bene educato non gli permise di mischiarsi senza transazioni a quanto vi avea d ' impuro e d ' abietto in quella gentaglia , operai d ' infima classe , lustrastivali , borsaiuoli , barcaiuoli e femmine di mala vita , che componevano la società di quel ballo . « Oh ! stordirmi ! stordirmi !...», esclamò egli , con un accento quasi doloroso , fermo in mezzo al viale ove avea incontrato Narcisa e questa l ' avea guardato . E partì di buon passo per la strada Stesicorea ; ai Quattro Cantoni entrò alla Villa di Sicilia . Era la capitolazione del giovane di buona famiglia , che non osava ancora penetrare nella taverna per ubbriacarsi e cercava la taverna elegante . Al garzone , che gli domandava cosa ordinasse , rispose di non saperlo , di recare quel che voleva , come per esempio un ' insalata , purché l ' accompagnasse di una bottiglia di marsala . Il cameriere guardò sorpreso quel giovane che beveva una bottiglia di marsala su di un ' insalata . Pietro fu quasi atterrito , quando , riflessa dirimpetto a lui , su di uno specchio , vide una sinistra figura da spettro , col cappello ammaccato , i capelli incollati e cadenti sul volto di un pallore che sembrava terreo , magro in modo da far luccicare straordinariamente il bagliore che la febbre dava ai suoi occhi , i quali sembravano più grandi ; cogli abiti scomposti ; egli stentò un pezzo a riconoscere se stesso , e finalmente un riso amarissimo errò sulle sue labbra violacee . Il cameriere gli recò quanto avea ordinato ; egli cominciò a bere il vino senza toccare l ' insalata . Allorché sentì i polsi battergli più forte , le gote animarsi , i vapori annebbiare la sua testa , ancora vertiginosa , egli si alzò , dopo aver pagato lo scotto , ed uscì . « Ora andiamo al ballo ! » , mormorò con triste sarcasmo ; « forse anch ' ella , a quest ' ora , è alla sua festa !...» E scacciando un ' ultima volta quest ' immagine che , anche fra i fumi del vino , anche nel momento che si stordiva per non vederla e che la fuggiva nello stravizzo , trovava modo d ' inchiodarglisi ferocemente nel cervello , egli corse alla Marina ; esitò ancora un istante prima di mettere il piede su quella soglia , e finalmente entrò nella bottega che precedeva lo stanzone ove si ballava . Fingendo di dover comprare sigari , domandò a colui che stava al banco se l ' entrata al ballo era libera per tutti , pagando ; colui lo squadrò dal capo alle piante , come sorpreso che un giovane il quale indossava abiti piuttosto eleganti venisse a cercare una tal festa ; poi , alzando le spalle con ruvida indifferenza , gli rispose con un cenno del capo affermativo . Brusio , pagati alla porta i pochi centesimi che davano diritto all ' entrata , passò nella sala da ballo . Era , come abbiamo accennato , una stanza assai grande , illuminata da lampade ad olio , con alcune panche disposte in giro alle pareti , su di una delle quali sedevano un contrabbasso , un violino ed un flauto che facevano saltare col movimento della polka una ventina di ballerini e ballerine . La vista del giovane in cappello a cilindro fece impressione certamente , poiché le danze furono sospese , e tutti si volsero a guardare con curiosità il nuovo venuto ; poco dopo incominciò a farsi udire un mormorio di cattivo augurio contro quell ' importuno che veniva a disturbare il loro passatempo . « Egli viene a ridere di noi ... il signorino ! » , esclamò una delle donne , che si appoggiava alla spalla di un uomo atletico , vestito di velluto e di volto assai caratteristico . « Noi non andiamo a mischiarci alle sue smorfiose ... quando essi si divertono !...», gridò un ' altra . « Non vogliamo seccatori qui ! non vogliamo spie ! » , urlò una terza voce . « Ora vado a prendere per le spalle questo piccino e te lo metto fuori » , disse l ' uomo erculeo alla sua donna . E si avanzò , col cipiglio arrogante , verso il Brusio , il quale ancora esitava ad inoltrarsi . « Che vuoi tu ? » , gli disse colla voce dura dell ' imperio che esercitava sui suoi compagni quando gli fu faccia a faccia , covrendolo quasi col suo largo petto e la sua alta statura . « Non ho da dirlo a te , né a nessuno qui ! » , rispose il giovane , irritato , quantunque avvinazzato , da quella brutale famigliarità , guardandolo fisso negli occhi . « Per Cristo ! non hai da dirlo a me ? » , rispose sghignazzando il colosso . « Ma sai che qui sei in casa mia , e che se ti prendo fra l ' indice ed il pollice ti stritolo ?!...» « S ' è casa tua ci resto ! » , disse Pietro coll ' ostinazione dell ' ubriachezza o del puntiglio giovanile ; « in quanto a stritolarmi , provati ! » E incrocicchiò le braccia sul petto , stendendo un passo in avanti e spostandosi solidamente sulle sue gambe snelle ma nervose , come se aspettasse l ' assalto . L ' altro fece ancora un passo , minacciandolo dello sguardo più che del gesto , con la bravata audace e cinica che dà la coscienza della superiorità fisica in tali uomini ; e mormorò , con voce che cominciava ad essere rauca d ' ira , accostandosi sin quasi a toccarlo col petto : « Vattene ! » . « No ! » , rispose Pietro bruscamente . Il gigante stese le braccia per afferrarlo ; le braccia muscolose del giovane lo ributtarono due o tre passi all ' indietro con un vigore che il bravaccio non avrebbe mai supposto in quel corpo magro e svelto ; allora mise un urlo di rabbia : l ' urlo della iena che ha sentito pungersi mentre scherzava ; e afferrata una sedia la slogò di un sol colpo sul pavimento , tornando quindi verso di Brusio con la sbarra pesante e ruvida fra le mani , che brandiva sulla sua testa come una clava . Pietro , dal canto suo , fu lesto ad impadronirsi del bastone di uno dei suonatori , che si erano salvati dietro le panche , e a pararsi il colpo con quello . Allora cominciò un combattimento accanito e feroce fra l ' uomo atletico , che mugghiava come un toro ferito per la rabbia che non poteva sfogare , rabbia accresciuta dalla inopinata resistenza che incontrava e che gli toglieva il prestigio d ' invincibilità nell ' opinione dei suoi compagni , ed il giovane alto , sottile , pallidissimo , colle grosse labbra chiuse e sdegnose , l ' occhio scintillante , la fronte alquanto calva , altiera ed impassibile , su cui si appiccicavano i capelli arruffati e si schiacciava il suo cappello a cilindro . Per fortuna Pietro aveva studiato la scherma del bastone con maggiore attenzione di quanta ne avesse messa ad ascoltare le lezioni del canonico Russo ; fu perciò col massimo piacere degli spettatori , comprese le femmine , che questi assistettero a quel duello singolare fra i due avversarii degni di starsi a fronte l ' un l ' altro ; essi battevano le mani ai bei colpi , e incoraggiavano con acclamazioni i combattenti . Brusio non era più uno straniero per loro , un signorino , ora che maneggiava sì bene il bastone . L ' uomo vestito di velluto avea il braccio e le reni solidi come bronzo , e molta abilità in questa maniera di scherma , ciò che gli faceva menar colpi che calavano giù rombando terribilmente ; il giovane però , se non avea la forza muscolare del suo avversario , lo vinceva nell ' elasticità e sveltezza dei movimenti e nel sangue freddo inalterabile , che in lui era uno strano effetto della collera , con cui aggiustava i suoi colpi e parava quelli che gli venivano . Tutt ' a un tratto una legnata violenta di Brusio spezzò la spada colla quale il bravaccio parava il colpo alla testa , e si vide quest ' ultimo stramazzare a terra colle braccia stese : avea il cranio spaccato . Successe uno straordinario tafferuglio : alcuni gridavano evviva , altri imprecavano e minacciavano Pietro più seriamente al certo di quanto fosse stato minacciato sino allora , poiché nella mezza luce si vedevano luccicare lame di coltelli affilati . « Silenzio , canaglia ! » , si udì gridare una voce la quale avea tutte le gradazioni fra quella dell ' uomo e quella della donna , « questo giovanotto lo proteggo io ! è dei nostri ! ... Ha cuore e pugno ... Egli vuol essere dei nostri , giacché è venuto ; non è vero ? » « No ! no ! Sì ! sì ! » , urlarono alcune voci avvinazzate : « Non vogliamo cappelli ! non vogliamo signorini !...»; « Viva il signorino ! egli ha il pugno di ferro ; egli ha vinto Nicola ! » . Nulla avrebbe potuto sedare quello schiamazzo , e Pietro avrebbe corso fors ' anche il più grave pericolo , minacciato dalla vendetta degli amici del caduto , quantunque difeso anche dal piccol numero dei suoi ammiratori ; un altro combattimento , in più grandi proporzioni , era almeno imminente , se non fosse entrato in quel punto il padrone dello stabilimento ; il quale , impassibile sin ' allora a quanto era avvenuto , dietro il suo banco della prima camera , accorreva dimostrando nel gesto e nella fisonomia l ' importanza della notizia che recava : « I carabinieri ! » , diss ' egli . « I carabinieri ! » fu gridato da ogni parte . E tosto amici e nemici si fusero in un lodevole accordo a nascondere in uno stanzino il mal capitato Nicola , cui , quantunque fosse rinvenuto e mandasse lamentevoli gemiti , nessuno avea badato , a lavare il pavimento lordo di sangue , e a tirare i suonatori da sotto le panche . « La Fasola ! la Fasola ! » , fu gridato da tutti . Venti braccia soffocarono Pietro in un energico amplesso ; e venti voci , anche di quelle che avevano minacciata la sua vita un momento innanzi , gli susurrarono : « Siamo amici , non è vero ? Sei dei nostri ! ... Vuoi essere dei nostri ? » . « Sì , son dei vostri ! ... amici ! tutti amici ! » , rispose Pietro , urlando tanto forte da cercare di soffocare le stesse parole che proferiva ; stendendo le mani alle venti mani nere e callose che gli venivano stese , onde stordire tutto quello che sentiva d ' ignobile , di ributtante , di vile in quell ' accozzaglia alla quale veniva a domandare le sue distrazioni ; ballando anche lui quella ridda infernale sul sangue versato da poco e ancora tiepido ... Egli , a misura che le acri esalazioni di quei cenci e di quei corpi , e l ' esaltazione avvinazzata di quel tripudio cominciarono ad offuscargli il cervello , come il marsala non aveva potuto fare ; egli , che aveva avuto ribrezzo a toccare la mano di quella femmina , spudorata corifea della festa , ch ' era stata la donna di Nicola , cominciò a saltare più furiosamente degli altri , e stringersi più ebbro quell ' abbietta creatura fra le braccia . Due ore dopo mezzanotte egli usciva stordito , briaco da quell ' orgia ; ancora sbalordito dal baccano che avea fatto il suo cuore ; mormorando come per illudersi anche in quel momento : « Oh ! la vita ! ... Questa è la vita ! ... Donne e vino ! ... Viva l ' allegria ! » . Da quel giorno , o piuttosto da quella notte , Pietro Brusio cominciò una vita indegna ed abbietta , di cui egli cercava occupare tutti gli istanti con gli eccessi più sfrenati , per non darsi il tempo neanche di vedere dov ' era caduto . Egli faceva sforzi sovrumani per annegare nel frastuono , nell ' ubbriachezza , quanto sentiva ancora di elevato e di nobile nel suo cuore , che gli rimproverava come un rimorso la vita che menava , e gli faceva pensare spesso , malgrado la sua disperata volontà , malgrado gli eccessi a cui ricorreva , a quella donna fatale di cui malediva la memoria . Spesso fra le orgie più impure , nell ' ubbriachezza più profonda , egli rimaneva in disparte , muto , pallido , coll ' occhio fisso e pensieroso . Spesso , al contrario , stringendosi una di quelle femmine da trivio fra le braccia egli mormorava un nome cogli occhi umidi di lagrime : ciò che rendeva dapprincipio attoniti , e faceva ridere dappoi i suoi compagni di stravizzo . Egli logorava la giovinezza del suo cuore e del suo corpo in questa vita febbrile , divorante , che s ' era imposta ; fuggiva lo sguardo della madre e delle sorelle come se avesse temuto di contaminarle col suo , come se avesse temuto che la muta eloquenza dell ' occhio umido della madre gli facesse sentire tutta l ' infamia dell ' abbiettezza in cui affogava le sue memorie e il suo amore , che provava ancora rigoglioso e potente . Fuggiva gli amici di una volta , che forse avrebbero potuto rimproverarlo col loro freddo contegno ; [ fuggiva sin anche ] Raimondo , cui non si sentiva bastante coraggio di avvicinare . Siamo al Giovedì Grasso . Brusio ha passato più di quattro mesi di questa vita ; è divenuto il corifeo di questa canaglia composta di femmine da trivio e di uomini perduti ; e in quella sera , tutti mascherati in modo poveramente e orribilmente grottesco , vanno al Teatro a farvi pompa del cinismo del vizio , della brutalità della violenza , della petulanza della miseria colpevole ; occupando la galleria , ove mangiano , bevono , contendono ed urlano anche nel tempo della rappresentazione , malgrado la presenza delle numerose Guardie di Pubblica Sicurezza e dei Reali Carabinieri . Dopo la recita aspettano l ' apertura del ballo mascherato per lanciarsi , coi loro costumi sudici , in mezzo alla platea , per mischiarsi a quella società elegante che non sentonsi in diritto d ' avvicinare coi loro cenci , e per farlo ne cercano il coraggio nell ' ebbrezza , nell ' esaltazione e negli eccessi . Brusio , in prima fila fra di essi , sul proscenio , indossando un travestimento tutto suo , composto di cappuccio , casacca e pantaloni di pelle di montone ( vestito che egli avea denominato da orso ) , si occupava metodicamente a dar fiato ad un enorme corno ad ogni scena nuova ; e le rimostranze delle guardie di Questura erano soffocate dagli urli , dai suoni di trombe e di campane e dai fischi della mascherata numerosa che gli faceva codazzo . Poco prima di mezzanotte fu aperto il ballo . Quella folla ululante irruppe come un torrente limaccioso nella sala . I palchetti erano gremiti di elegantissime dame e di signori mascherati con lusso . Poco dopo si aprì l ' uscio di un palchetto di seconda fila ed entrò la contessa di Prato , mascherata da baccante , accompagnata dal marito e da un bel giovanotto biondo , sottotenente negli Usseri di Piacenza , che le tolse dalle spalle la mantelletta Fatma di peluscio . Giammai la signora aveva brillato di tutta la pompa affascinante delle sue seduzioni irresistibili , come quando si avanzò sul parapetto della loggia colle braccia , le spalle ed il petto nudi nel suo abito diafano di velo , col suo sorriso sulle labbra , con quel piccolo grappolo d ' uva e quell ' unica foglia verde a metà nascosti tra i riflessi cenerognoli de ' suoi capelli neri , che vi si inanellavano attorno alla fronte e le cadevano mollemente sul collo . Pietro non alzò nemmeno gli occhi verso i palchetti . Non osava di farlo , di dissipare forse collo spettacolo di quella profusione di eleganze e di bellezze che ornavano le loggie , il denso vapore avvinazzato e fangoso in cui si avvolgeva ; non osava d ' incontrare un viso ch ' egli non voleva vedere per non avere a dubitare un ' altra volta della sua ragione . L ' orchestra suonava un valtzer ; la folla avea incominciato a ballarlo gesticolando e gridando . Tutt ' a un tratto fu veduta una figura umana , imbacuccata in pelli nere che la facevano mostruosa , montare di un salto sul palcoscenico , e gridare colla sua voce più forte , stendendo il braccio con un gesto imperioso verso l ' orchestra : « Abbasso il valtzer ! Non vogliamo valtzer ! Non vogliamo balli aristocratici ... Vogliamo la Fasola !...» . Quella voce che comandava , quel gesto che imponeva fecero fermare i ballerini che danzavano e i professori che suonavano ; e cominciò un immenso frastuono . Dai palchi partirono alcuni fischi acutissimi , tratti certamente con l ' aiuto delle chiavi . Allora quell ' uomo , quel mostro , alzò la testa orribile a vedersi col suo pallore cadaverico sui suoi lineamenti dimagriti , collo scintillare dei suoi occhi infuocati fra i peli che gli cadevano dal cappuccio sulla fronte ; e quello sguardo che fissò su quei cavalieri giovani , ricchi , eleganti ; su quelle mani in guanti bianchi che si sporgevano fuori dei palchi ad imporgli silenzio ; su quelle signore belle , profumate , splendenti di gemme ; su quella folla dorata che faceva il più vivo contrasto con quella brutta , cinica , briaca , cenciosa , che l ' accompagnava , quello sguardo fu d ' odio immenso , indicibile , e anche di feroce vendetta . « Abbasso gli aristocratici ! » , gridò egli , Pietro , il giovane aristocratico per istinto ; « abbasso i guanti bianchi ! Vogliamo la Fasola ! Suonate la Fasola ! » A quelle parole successe un immenso schiamazzo di urli che applaudivano alle sue parole e chiamavano la Fasola , questa danza popolare . I carabinieri , quantunque avessero spiegato la massima energia nel cercare di calmare l ' effervescenza , erano in troppo piccol numero per imporsi a quella folla resa audace dalla sua istessa insolenza ; finalmente si fece venire il picchetto di Guardia Nazionale ch ' era alla porta . In questa una fischiata solenne e generale , partita dai palchi , sembrò sfidare la collera di quella gentaglia irritata : le mani inguantate di bianco non volevano lasciarsi sopraffare dalle mani nere e callose . Nella platea scoppiò un grido generale di rabbia . Alcune signore svennero allo spettacolo di quella folla urlante che levava braccia nere e facce infuocate e furibonde , come ad imprecare , verso i palchetti , e in mezzo alla quale scintillavano alcuni ferri aguzzi . I carabinieri misero le mani sui revolvers , e la Guardia Nazionale entrò nella sala colle baionette in canna . Rinunziamo a descrivere lo stato d ' esasperazione di Brusio a quella sfida imprudente che l ' aveva percosso come uno schiaffo ; egli saltò in mezzo alla folla gridando : « Ora faccio scendere tutta questa canaglia coi guanti a ballare la Fasola con noi ! Vado a prenderveli per le orecchie ! » . E si fece largo in mezzo alla calca . Nessuno , né carabinieri , né Guardia Nazionale badarono a quell ' uomo che usciva , a quella jena assetata di vendetta , che spingeva in avanti il collo anelante come un animale sitibondo . In due salti egli fu sulla scala del second ' ordine , e si avanzò pel corridoio . Tutt ' a un tratto egli si fermò , come percosso dal fulmine , coll ' occhio smarrito , col volto pallido e convulso : si era trovaro faccia a faccia a Narcisa , che partiva dal Teatro , spaventata di quel frastuono . La contessa aveva messo un grido nel vedere quell ' uomo che correva come un pazzo contro di lei , facendo scintillare nel suo pugno la lama larghissima di un coltello a manico ; quella figura informe ed orrenda sotto le pelli che la coprivano , della quale gli occhi soltanto luccicavano come due carbonchi sul volto che sembrava una maschera di cera gialla . Ella si era stretta contro la parete , aggrappandosi al braccio del conte , come per farsene schermo . Pietro aveva avuto uno sguardo , un solo , per lei ; il coltello gli era caduto di mano ; poi era fuggito , correndo a salti , urlando disperatamente , come l ' animale che voleva figurare . « Oh ! questa donna ! questa donna ! ... questo demonio ! » , gridava egli , correndo all ' impazzata pel Molo . Si fermò sull ' ultimo limite di questo , quando non vide più dinanzi a sé che il mare bruno ed immenso , su cui scintillavano le stelle . Fissò uno sguardo ebete , smarrito su quella superficie che si stendeva a perdita di vista , luccicante di riflessi fosforici ; su quelle stelle che splendevano sulla sua testa ... Due o tre volte avanzò il passo verso quell ' abisso che poteva inghiottire la sua vita coi suoi vortici spumeggianti ; e ciascuna volta egli sentì una forza che l ' afferrava e lo tratteneva ... Finalmente cadde accosciato sul suolo umido e spazzato qualche volta dalle onde , prorompendo in lagrime amare , ardenti , ma non più disperate . Egli pianse a lungo : quel pianto , che non aveva potuto versare da circa cinque mesi , forse lo salvò . « Questa donna ha ragione » , mormorò quando fu calmo , come aveva detto allorquando gli era parso che il suo cuore si fosse spezzato : « quali diritti ho io al suo amore , alla sua attenzione , fin ' anche ? ... Io , Pietro Brusio ! ... Ma io voglio averli , questi diritti che Dio m ' ha dato , che in un istante di scoraggiamento io ho sconosciuto , ho ripudiato , ma che sento in me ... Questa donna anderà superba un giorno dell ' amore di Pietro Brusio ! ! » . E rialzando la testa , quasi lieto ed altiero di quel nuovo indirizzo che dava alla sua vita , di quell ' espiazione che s ' imponeva del passato , della speranza che gli brillava negli occhi ridenti , guardò il cielo quasi calmo , quasi giocondo ora . Si alzò , e con passo fermo s ' incamminò verso la sua casa . Egli andò ad abbracciare la madre nel letto , come per darle la lieta notizia , mescolando le sue lagrime a quelle di gioia di lei , che ritrovava il figlio suo ; e dandole la sola spiegazione della metamorfosi che uno sguardo ed un pensiero avevano potuto operare in lui con queste sole parole : « Perdonami , madre mia ! ... perdonami ! » . Due mesi intieri ebbe la forza di non cercare Narcisa , di non vederla . Usciva di rado , la sera ; e sempre in compagnia di sua madre e delle sue sorelle . L ' aveva dimenticata ? No ! Egli aveva tal forza perché viveva per lei , con lei , in lei ; perché tutta la sua vita era ormai Narcisa . Egli lavorava con un entusiasmo quasi accanito , con una lena che soltanto poteva dargli l ' esaltazione in cui si trovava ; e fece passare tutto il suo cuore nell ' opera sua . Due mesi dopo avea finito un dramma che rileggeva cogli occhi brillanti di sorriso ; del quale era contento ; che amava quasi di una parte dell ' amore di cui amava Narcisa ; che amava come un ' emanazione di lei . Quando egli fu soddisfatto dell ' opera sua , di se stesso ; quand ' egli si sentì più vicino a Narcisa , allora la cercò . La sua casa era deserta e le imposte dei veroni chiuse . La cercò inutilmente otto giorni pei passeggi e al Teatro ; ne domandò agli amici : nessuno l ' avea più veduta . Risoluto di trovarla ad ogni costo andò a far visita in casa A * * * e colla signora condusse il discorso sino alla contessa . « A proposito , che n ' è di lei ? » , domandò . « Credevo che lo sapeste , voi suo amante : è partita . » « Partita ! » « Sì , da venti giorni . » « E per dove ? » « Per Napoli . » « Anderò a Napoli ! » , disse a se stesso Brusio . VI Parecchie settimane dopo , in Napoli , ad una delle serate che dava il barone di Monterosso , noi ritroviamo Narcisa , accompagnata dal marito e dal giovanotto ufficiale di cavalleria negli Usseri , che abbiamo incontrato con lei a Catania . Il sottotenente , che apparteneva ad una delle più nobili famiglie del Napoletano , l ' avea presentata ad una signora di mezza età , la quale recava con tutta disinvoltura gli occhiali sul naso , appartenente anch ' essa alla più alta società e che col suo ingegno si è fatto un nome che comincia ad esser celebre anche fuori d ' Italia . Le due donne , l ' una circondata e adulata pel potere dei suoi vezzi , l ' altra pel prestigio del suo nome , sedevano l ' una presso all ' altra su di un canapè , accerchiate da uno stuolo di cortigiani . Il barone di Monterosso venne a complimentare la signora contessa R * * * , e a dire anche due parole d ' occasione a Narcisa . « Avrò la fortuna , signora contessa » , disse , parlando alla donna matura , « di presentarle stasera un uomo , che , ancora giovanissimo , si è aperta diggià la più brillante carriera nella letteratura drammatica . » « L ' autore di Gilberto forse ? » , domandò la signora . « Lo conosce ? » « No ; ne ho udito semplicemente parlare ; è un dramma che ha incontrato moltissimo , a quel che pare ; e di cui i giornali si sono disputati i meriti con quell ' accanimento che dà sempre della rinomanza all ' autore . È napoletano ? » « È siciliano ; si chiama Pietro Brusio . » « Brusio ? ... Non ho mai udito questo nome ... » « Fra otto giorni questo nome sarà pronunziato come quello di Giacometti e di Gherardi del Testa . » « È una celebrità in erba , dunque ? » « Sì , signora contessa : una celebrità che nasce , ma in mezzo ad una splendida aurora . Il suo dramma è stato replicato quattro volte a richiesta , e domani fu desiderato per la quinta ; l ' impresario glielo ha pagato come non si sogliono pagare quasi mai le produzioni letterarie in ltalia , e l ' ha impegnato a scrivere pei Fiorentini con un appuntamento che lo farà vivere da signore . » « Domani andrò ai Fiorentini » , disse la dama , « stasera mi presenti il suo protetto ; lo pregherò di passare da me le sere in cui ricevo . » Il barone s ' inchinò allontanandosi per dar retta ad altri invitati . Narcisa ballò come una silfide e confessò al suo cavaliere di mai essersi divertita come in quella sera . Verso mezzanotte il barone si avvicinò di nuovo al divano ove sedevano Narcisa e la contessa , accompagnato da un giovane alto e bruno , di cui l ' espressione fredda , altiera e quasi severa era appena temperata dal contegno grazioso che gl ' imponeva l ' atto che andava a compiere . « Mi permetta , signora contessa R * * * » , disse il barone con il garbo di un uomo di società , « che abbia l ' onore di presentarle il signor Pietro Brusio , il giovane autore di cui le feci parola . » Pietro s ' inchinò in silenzio , mentre la dama originale l ' esaminava con tutta flemma , attraverso gli occhiali , dal capo alle piante e gli faceva i complimenti d ' uso . Anche Narcisa esaminava il nuovo arrivato con una curiosità che andò a finire nella maggior sorpresa . Ella stentò a riconoscere il giovane incognito che a Catania incontrava ad ogni passo , divorando degli occhi il suo sguardo , e che passava le notti sul marciapiede dirimpetto alla sua casa , in quel giovane che le stava dinanzi con la fronte nobile , quantunque solcata dalle febbrili emozioni della creazione , e dai delirii sublimi del pensiero ; coi lineamenti sbattuti dalle fatiche del lavoro , dalle lotte ardenti dell ' idea , che aveva sentita immensa , colla forma , che spesso non sentiva abbastanza . Egli avea l ' occhio brillante della confidenza che dà la giovinezza e l ' avvenire , quando si affaccia ridente ; il suo vestito irreprensibile sviluppava la forte e maschia eleganza del corpo ; si presentava con tutta la grazia di un abituato alle più aristocratiche riunioni . Ciò che più di ogni cosa servì a farglielo riconoscere , meglio che l ' altiero portamento della fronte , ch ' egli non avea saputo rendere grazioso in quel momento come il sorriso a cui aveva forzato il suo labbro sdegnoso nel presentarsi alla contessa R * * * , fu questo . La contessa gli parlava con la famigliarità che dà la parentela del genio , e gli stringeva la mano . Il cerchio degli ammiratori di lei gli si affollava d ' attorno , e lo guardava con occhio invidioso . Tutt ' a un tratto ella lo vide diventar pallido come un cadavere , e dirizzarsi sulla persona con un movimento macchinale che non seppe padroneggiare ; e ciò fu quando il barone ( ch ' era rimasto al suo fianco frapponendosi fra di lui e Narcisa ) si allontanò . Pietro aveva veduto la contessa di Prato , alla quale il sottotenente dirigeva un complimento ch ' ella non ascoltava . Brusio rimase un momento immobile , senza poter parlare , cogli occhi , che si erano fatti di una sorprendente lucidità , fissi in quelli di lei , mentre una leggiera convulsione faceva tremare sul suo labbro superiore i baffi castagni . La signora R * * * , che gli parlava in quel momento , fu sorpresa di non avere risposta , e lo guardò con curiosità . Pietro staccò quasi con isforzo gli occhi da quelli di Narcisa , che lo fissavano col loro sguardo limpido e chiaro , per volgerli all ' ufficiale , che anch ' esso lo guardava sorpreso , arricciandosi le basette . Egli fu freddo , distratto , impacciato tutto il tempo che rimase a discorrere colla donna celebre . Quando questa gli parlava dello splendido avvenire che la riuscita della sua produzione l ' autorizzava ad aspettarsi , rispose tristamente : « Forse , signora contessa , giammai in tutta la mia vita potrò compiere un lavoro come quello che scrissi in otto giorni , e al quale il pubblico ha avuto la bontà di fare buon viso » . « È solo modestia che le fa dir ciò ? » « No , signora ; forse è presentimento . » « Bisognerebbe , in tal caso , non ammettere questo dramma come parto del suo ingegno , ma piuttosto ... » « Del cuore ? » , interruppe il giovane ; « sì , signora ! » . « Ella ha ragione : in un momento di passione si possono operar miracoli che parrebbero impossibili a tentarsi un minuto dopo . Pel bene del suo avvenire voglio augurarmi che tale non sia il suo Gilberto . » « Chi lo sa ? » E lo sguardo del giovane , che s ' inchinava per allontanarsi , incontrò quello di Narcisa fisso su di lui con un ' espressione che dimostrava più della semplice curiosità . Si ordinavano le coppie per un valtzer ; e l ' ufficiale venne a presentare il suo braccio a Narcisa , che vi abbandonò il suo corpo flessibile , splendida di tutta la sua strana bellezza ; coi capelli , intrecciati di perle , cadenti sulle spalle bianchissime e vellutate ; col bel seno anelante sotto il velo ed il merletto che lo copriva ; col suo sorriso indefinibile sulle labbra , e gli occhi che , senza esser brillanti , avevano un ' onda di voluttà nei loro raggi . Ella si avanzò lentamente , mollemente , come immedesimandosi al corpo dell ' uomo a cui si accompagnava , con un inimitabile movimento del suo collo da cigno , quasi le perle e i fiori che s ' intrecciavano ai suoi capelli , e il volume di questi , fossero troppo pesanti per quella piccola testa ; presentendo nello sguardo sorridente e scintillante tutto quel torrente d ' impetuose voluttà che il valtzer , questo ballo degli innamorati , dovea darle ; come appoggiando tutti i delicati tesori del suo corpo al braccio del suo cavaliere , per trarne quella foga d ' esaltazione che la musica , l ' eccitamento , il contatto del corpo dell ' uomo elegante doveano darle . Nulla varrà a riprodurre , ad accennare soltanto , l ' impressione voluttuosamente affascinante di quel corpo leggiero da silfide , che librava , direi , le ali coll ' espressione del suo sguardo , per abbandonarsi a tutto il trasporto di quel ballo . Le coppie cominciarono a girare ; la musica eseguiva Il Bacio di Arditi . Dopo il primo giro , quando la contessa si fermò , anelante , come cullandosi al braccio del suo splendido cavaliere , sfiorandogli un ' ultima volta il viso coi suoi capelli ; colle guance accese , il petto anelante , gli occhi umidi di languore e di piacere , incontrò un altro sguardo , umido ancor esso di una indicibile espressione d ' angoscia e quasi di cruccio , che brillava su di una fronte alquanto calva e pallida di una spaventosa pallidezza . Ella fissò un lungo sguardo su quello che si fissava su di lei . « Vogliamo ricominciare ? » , le sussurrò all ' orecchio l ' ufficiale , passandole il braccio attorno alla vita da bajadera . « È inutile ... mi sento stanca ... Non ballo più ... » Ella cercò cogli occhi un ' altra volta quello sguardo supplichevole e nello stesso tempo minaccioso : era scomparso . « Oh ! questo Bacio ! questo Bacio ! ... avrò da sentirlo dappertutto !...», mormorava Pietro delirante scendendo le scale . « Domani ai Fiorentini si darà un dramma che ha fatto furore ; a quanto si dice ; avrete la compiacenza di accompagnarmici ? » , domandò Narcisa al marito . Questi s ' inchinò in silenzio . L ' indomani , infatti , alle 9 e mezzo , la contessa , che non si ricordava di essere entrata in teatro a tal ora , era in un palchetto di seconda fila sul proscenio . Il sipario non era ancora alzato e la sala era affollatissima . La contessa recava in mano un magnifico mazzo di viole bianche che posò sul parapetto insieme all ' occhialetto . Il dramma fu recitato in mezzo ad una di quelle ovazioni che sembrano strappate agli spettatori quando l ' autore ha saputo scuotere tutte le corde dei cuori colla sua mano potente : era una di quelle opere spontanee , tutte di un sol getto , che sono belle perché sono vere , che sono inimitabili perché sono semplici e comuni . Narcisa rivide quel giovanetto che passava le notti sotto i suoi veroni ; lo rivide nel protagonista di quel dramma , con tutti i suoi fremiti d ' amore e i suoi disinganni disperati , ella sentì che quel dramma parlava di lei , era scritto per lei , in tutte quelle sfumature di rimembranze che l ' accennavano ad ogni passo ... L ' ufficiale , che avea battuto le mani quando l ' aristocrazia aveva applaudito , osservò con sorpresa che ella rimaneva indifferente alle sue sollecitudini , tutta assorta in quel Gilberto che ad ogni parola destava in lei una reminescenza e le svelava quale amore quasi sopra [ n ] naturale avea saputo destare . Nel mezzo della scena che l ' avea commossa dippiù , ella , coll ' ispirazione improvvisa e adorabile della donna leggiera e capricciosa , s ' era tolto dal dito un magnifico anello di brillanti e l ' avea legato al nastro del mazzetto . Alla fine del second ' atto l ' autore , chiamato fragorosamente dal pubblico , venne sulla scena . Egli non ebbe che uno sguardo , in mezzo al turbine di quegli applausi frenetici , in mezzo all ' agitazione di quella folla che si levava gridando il suo nome , in mezzo all ' inebbriamento di quell ' ovazione quasi delirante : uno sguardo che andò a posarsi su di un palchetto di un proscenio al second ' ordine . Egli vi vide la contessa ... verso della quale si chinava sorridendo il biondo giovanotto dalla brillante divisa di ufficiale degli Usseri . Pietro dimenticò quegli applausi , quelle corone che gli cadevano ai piedi , quei fiori che lo coprivano come in un nembo , quelle acclamazioni al suo nome ; egli non badò più neanche ad un mazzo di viole bianche che gli era caduto ai piedi dal palchetto di Narcisa e che avea raccolto , per fuggire come un delirante , come un uomo che teme d ' impazzire , poiché tutti questi applausi non potevano dargli quello sguardo ch ' era venuto a cercare sino a Napoli , che avea voluto comprare a prezzo delle ispirazioni del suo genio , e che avea visto rivolto sul giovane sottotenente . La folla chiamò invano replicate volte l ' autore . « Che ne dite del dramma ? » , domandò la contessa all ' ufficiale , dopo l ' ultimo atto , approfittando del tempo in cui il conte era uscito per fare ordinare la carrozza dal jo [ c ] key che aspettava sul corridoio . « Molto bello , in verità ; e anche assai applaudito . » « E dell ' autore ? » « Che volete che ne dica ? ... ch ' è un autore come tutti gli altri » , soggiunse colui con il supremo disprezzo degli uomini di spada . « Eppure quest ' uomo è celebre ! » , aggiunse la contessa avvolgendosi nella sua vespertina di cachemire bianco . « Sarà anche questo . » « Sento che amerei quest ' uomo come una pazza ! » , esclamò Narcisa punta dal freddo motteggio del suo vagheggino , colla viva schiettezza del suo carattere mobile ed impetuoso . « Confessate almeno che questa franchezza è odiosa !...», rispose ridendo il sottotenente , poiché non sapeva se dovesse prendere la cosa sul serio , sebbene l ' espressione affatto nuova della contessa gli desse molto a pensare . « Ha però sempre il merito della franchezza ! » , replicò con tutta flemma Narcisa : « Quest ' uomo io l ' amo ... poiché la sua celebrità è opera mia ! ... opera di cui posso andare superba ! ... Partite per la guerra , signore , a farvi uccidere per me o a ritornare generale d ' armata , e allora ... ma allora soltanto ... forse .... io vi amerò come sento che amo in questo momento quell ' uomo ! » . « Signora ! » , esclamò l ' ufficiale coi denti stretti , facendosi pallido . « Non mi accompagnate sino alla mia carrozza ? » , disse senza scomporsi Narcisa , dandogli la busta dell ' occhialetto da recarle , nel momento che suo marito rientrava nel palchetto . Brusio era ritornato a sua casa agitatissimo , e passò la notte senza dormire . Ella ! Narcisa ! avea assistito al suo trionfo , avea palpitato dei suoi sentimenti , gli avea gettato quel mazzetto che avea fatto appassire a furia di baci ! ... Ma ella non era sola ! ... quell ' uomo , quel soldato , sì giovane , sì bello , sì splendido ! che le parlava sì da presso ... che le sorrideva in quel modo ! ... Tutt ' a un tratto le sue dita incontrarono l ' anello che era legato al mazzo ; un dubbio atroce lo fece impallidire : quei fiori , che la donna adorata avea lasciato cadere su di lui , invece di essere l ' espressione della simpatia , non dimostravano piuttosto uno di quei volgari applausi , uno di quegli splendidi regali con cui si paga l ' abilità di un istrione ? ... Quest ' idea lo martellò a lungo ; e l ' indomani , ancora sotto questa impressione , scrisse il seguente biglietto a Narcisa - sarcasmo pungente ed amaro velato dalla forma più delicata : Signora contessa , Ieri ebbi la fortuna di raccogliere un mazzo che le cadde dal palchetto sulla scena . Se , unita ai fiori che lo compongono , non vi avessi trovato una gemma di qualche valore , io l ' avrei forse conservato come un ricordo dippiù della simpatia di cui mi onorarono gli spettatori ; ma nel dubbio d ' ingannarmi sulla destinazione del suo prezioso regalo , poiché tali sogliono essere le ricompense dei commedianti celebri , mi fo un dovere di rimetterlo alle mani dalle quali è partito . La prego , signora , di gradire la testimonianza della mia più distinta considerazione , ecc . Suggellò il biglietto , dopo averlo firmato , aspettando con impazienza l ' ora convenevole per ricapitarlo . Bisogna dire che il giovane , esagerando la sua suscettibilità , scrivendo quella lettera di orgoglioso rimprovero sotto le frasi gentili , cedeva ad una segreta speranza di mettersi in relazione con Narcisa ; e che egli avea adottato quel mezzo come ne avrebbe adottato un altro , se gli si fosse presentato . A mezzogiorno suonò , e disse al domestico che comparve , consegnandogli la lettera ed il mazzo : « V ' informerete dalla servitù del signor barone di Monterosso dell ' abitazione della signora contessa di Prato , e andrete a recarle questa lettera insieme ai fiori e all ' anello , personalmente » , aggiunse in ultimo , accentuando la parola . «Ascoltate....», disse quindi , mentre il servitore stava per uscire , esitando tuttavia a proferire quelle parole che gli pareva svelassero la sua segreta speranza che cercava dissimulare a se stesso : « se vi dicono esserci risposta aspettatela » . Attese con ansietà febbrile i tre quarti d ' ora che il domestico impiegò a ritornare colla risposta . Finalmente l ' udì sulle scale e andò ad incontrarlo nel salotto , dominandosi a pena . Gli venne recato su di un vassoio da lettere un biglietto da visita ; al di sotto del titolo Conte di Prato in litografia , c ' era scritto a mano : prega il sig . Brusio di far trovare alle 8 due suoi amici al Caffè d ' Europa . « Un duello ! » , esclamò Pietro sorpreso di leggere tutt ' altro di quello che sperava : « confesso che me l ' aspettava pochissimo . Quello che non so comprendere è perché il signor conte spinga la permalosità sino a sfidarmi per un mazzo rimandato ... a meno che ... » . Rimase pensieroso alcuni secondi , senza compire la frase , girandosi il biglietto fra le dita . « Non importa » ; disse quindi riscuotendosi ; « quest ' uomo è destinato ; io l ' ucciderò , com ' è vero che mi chiamo Pietro e che quest ' uomo mi ha insultato a Catania ... » Uscendo per prevenire i testimoni passò dal barone di Monterosso e vi trovò un altro suo amico . « V ' incontro a proposito » ; diss ' egli stringendo le due mani che gli venivano stese , « ho un affare col conte di Prato e venivo a pregarvi della vostra assistenza . » E raccontò ai due amici il fatto della mattina che avea causato la sfida del conte . « Le condizioni ? » , domandò il barone . « Vi dò carta bianca ; l ' appuntamento è per stasera , alle otto , al Caffè d ' Europa . Vi prevengo soltanto che non accetterò accomodamenti . » Alle dieci i due padrini vennero a trovarlo al Teatro S . Carlo per riferirgli le condizioni stabilite . « Diavolo ! » , esclamò il barone , « l ' affare sembra più serio che io non mi fossi immaginato . Il conte è furioso , a quanto pare ; ed ha proposto condizioni d ' inferno : trenta passi , dieci passi liberi per ciascheduno . C ' è da divertirsi con due uomini che possono venire a scaricarsi le pistole sul petto a dieci passi ! » « Accetto ! » , esclamò Pietro col suo accento vivo e brusco . « Caspita ! lo sapevamo ; giacché abbiamo accettato per voi ... Quando c ' entra quel demonio di contessa ... » « La contessa ? » « Eh , via ! ... forse che domani andate a cacciarvi una palla in corpo quasi colle pistole appoggiate sullo stomaco per quel povero mazzo che c ' entra quanto un pretesto ? ! ... Il conte è irritatissimo per l ' assiduità che spiegaste nel far la corte a sua moglie , per cui la seguitaste da Catania a Napoli ; e si è servito di questo pretesto per sfidarvi onde evitare il rumore . » « Vi assicuro che non ho ancora l ' onore di essere conosciuto personalmente da quella signora ... » « Il conte però sembra che vi conosca molto bene ... A domani ! » A mezzanotte Brusio rientrando trovò una lettera che il cameriere gli disse aver recato due ore avanti una giovane assai elegante , che erasi annunciata per la cameriera della contessa di Prato . Egli aprì con febbrile impazienza la lettera profumata , della quale il bellissimo carattere inglese era tracciato con mano incerta , e vi lesse : Signore , Il conte l ' ha sfidato . Le condizioni di questo duello sono orribili : due uomini che si battono alla pistola non si battono per una semplice riparazione ; si battono per uccidersi . Questo duello è un delitto . A Napoli si è molto parlato del suo scontro di un mese fa con un giornalista il quale ancora guarda il letto ; si dice ancora che ella è un terribile tiratore ; il conte anche lui possiede questa sciagurata destrezza ... E questi due uomini , che si odiano a morte , andranno , domani , dope essersi abbigliati freddamente , come al solito , dopo di aver fatto attaccare la carrozza , dopo di essersi salutati civilmente , a mettersi a 15 o 20 passi di distanza colle pistole in mano , mirando col triste sangue freddo che deve dare in mano dell ' uno la vita dell ' altro ... Oh ! signore ! ... lo ripeto : questo è delitto ! ... questo è il più spietato assassinio legale ! ... O il conte resta ucciso ed io avrò il rimorso di essere stata causa della sua morte ... o invece ... Signore ... a Catania conobbi un giovane nobile e generoso ... che mostrava d ' amarmi ... Io invoco questa memoria per scongiurare tale disgrazia ... Questo duello non deve aver luogo ! Si ritratti , signore , il conte accetterà le sue più semplici scuse , e le basterà di fare il primo passo perch ' egli le venga incontro a stringerle la mano . Se ha una madre pensi a questa madre , se ha un ' amante pensi all ' amante , signore ... e farà il più nobile sacrifizio che amor proprio d ' uomo possa fare evitando questo duello . Narcisa Valderi Pietro fu tristamente colpito da quella lettera . Egli si aspettava tutt ' altro , egli credeva di trovare affettuose parole di donna amante , e per contro rinvenne la moglie che supplicava il duellista famoso per la vita del marito ; egli non vide , non seppe scorgere tutto ciò che lasciava [ in ] travedere , che accennava anche quella lettera che parlava delle reminiscenze di Catania ... poiché a quelle reminiscenze non si era data più importanza di quanta se ne dà a sentimenti che non si dividono ; avea riletto due o tre volte una parola , quell ' o invece ... che un momento avea fatto la sua speranza , come se avesse cercato interpretare tutto il senso di quei puntini che la seguivano , e trovarvi quello che il suo cuore voleavi vedere ; ma quei puntini potevano anche nascondere , come spesso , il nulla . Se Narcisa gli avesse scritto semplicemente : Pietro , non uccidete mio marito , ritrattatevi : egli non si sarebbe ritrattato , ma non avrebbe neanche fatto il passo che fece , rimandandole la lettera , come una suprema impertinenza . Sorridendo del suo riso amaro , scrisse , in basso della stessa lettera della contessa , queste sole linee , che gli parve la completassero , e ne fossero la degna risposta , mormorando fra i denti stretti dal sarcasmo : « Ah ! costei ha paura che io le uccida il marito ! ... costei si rivolge al giovane di Catania , e ne accenna la memoria , come si farebbe di un balocco ad un fanciullo ; per ottenere il suo intento ! ... Ma non sa questa donna quali lagrime stillino ancora queste memorie ?!...» . Le due linee dicevano : « Se amassi una donna , come io e nessuno può amare - e questa donna mi chiedesse una viltà - io la negherei a questa donna . - Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte , suo sposo , non correrà alcun pericolo » . Sì , egli l ' amava tanto , colei , malgrado tutto quello che aveva sofferto per lei , e forse a causa di ciò , malgrado i torti che si figurava aver ella verso di lui , da farle il sacrifizio della vita senza neanche pensarci , senza neanche farglielo indovinare ; mentre l ' assicurava della vita di suo marito , ricusandosi nel tempo istesso a far le sue scuse al conte , - ciò che valeva offrirsi come un bersaglio ai colpi di lui . Quest ' uomo che non sapeva se la sera del domani dovesse venire per lui ; quest ' uomo che andava fra poche ore a barattare una vita giovane e ricca d ' avvenire , acclamata , festeggiata , contro un colpo di pistola , dormì tranquillo tutta la notte , poiché si sentiva più vicino a Narcisa , la sirena che gli avrebbe fatto adorare l ' inferno per mezzo delle sue seduzioni . All ' alba era alzato e si vestiva . Nel punto di scendere le scale consegnò al cameriere la lettera della contessa dicendogli : « Recate al suo indirizzo questa lettera , e dite alla contessa di avervela io data nel punto di montare in carrozza . Fate avanzare » . « La carrozza ! » , gridò il cameriere . I briosi cavalli lo trasportarono rapidamente all ' abitazione del barone , nella strada del Pilierò , ove aspettavano i due testimoni . VII Quando giunsero sul terreno , al Vomero , vi trovarono il conte coi suoi due padrini ; tutti si salutarono levandosi i cappelli . « I signori hanno da offrire ritrattazione da parte del loro primo ? » , domandò uno dei testimoni del conte a quelli di Brusio . « No , signore » ; rispose breve il barone . Colui sembrò sorpreso , poiché era forse prevenuto dalla contessa di aspettarsi tutt ' altro , e cominciò a misurare il terreno d ' accordo cogli altri . Situati i duellanti , i padrini misero loro in mano le pistole , e si allontanarono . In questa fatta di duelli , l ' ultimo colpo è scelto a preferenza dal più coraggioso , o dal più arrabbiato , che approfittando dell ' eventuale cattivo esito dell ' avversario , può venire a fare il suo colpo a 15 ed anche a 10 passi di distanza ; ciò che dà molte probabilità di riuscita . I padrini di Brusio videro dunque colla massima sorpresa , che questi , né novizio , né inesperto , fermo al suo posto ( dopo aver mirato un momento con freddezza ) avea tratto il suo colpo , il quale avea spezzato un ramoscello , che sorpassando il muro del giardino , a cui volgeva le spalle il conte , si stendeva sulla testa di quest ' ultimo . Il conte ( che si era fermato dopo tre o quattro passi , facendo l ' atto di chi prende la mira più accuratamente per tirare , onde prevenire il giovane ) rassicurato dal cattivo esito del colpo di lui , fece tranquillamente i suoi dieci passi , mirando sempre colla calma di un tiratore al bersaglio , e fece fuoco a 20 passi ; la palla andò a scalfire il braccio sinistro di Brusio . « L ' onore è salvo ! » , gridarono i padrini . Il conte salutò e andò a rimontare nella carrozza coi suoi due amici . Passando dal Caffè Nuovo offrì una colazione ai testimoni ; dei quali uno , quello che avea fatta la domanda di ritrattazione , si scusò di non potere accettare , accusandone un affare urgentissimo e partì . « In sala c ' è un signore che l ' aspetta da cinque minuti , e che mostrava aver molta fretta di vederla » ; disse il cameriere a Brusio , appena questi fu di ritorno . « Ha detto il suo nome ? » « No , signore . » « Va bene . » Nel salotto infatti aspettava uno dei testimoni del conte , quello che l ' avea lasciato al Caffè Nuovo , vecchietto rubizzo ed elegante . Appena vide Pietro gli stese la mano . « Ero impaziente di stringere la mano dell ' uomo più nobile e generoso ch ' io m ' abbia conosciuto » ; gli disse , « e avrà la bontà di perdonarmi se ho rischiato d ' essere importuno per affrettarmene il piacere . » « Io non capisco , signore » , rispose Brusio freddamente . « Sono l ' interprete dei sentimenti della contessa di Prato . » « La contessa di Prato ! » , esclamò Pietro involontariamente . « Cui ella ha salvato il marito rischiando la vita . » « Io ? No ! sono stato sfortunato : ecco tutto . » « So che a trenta passi ella mette una palla in un anello . Ho assistito al più strano duello ch ' io abbia veduto , ed ho l ' onore d ' assicurarle che me ne intendo un poco di questi giochetti . Tutto questo mi autorizza a creder poco nelle sue parole , in questo momento , e molto nella sua discrezione e nella sua modestia . » « Signore ! » « E che ! ... forse che andiamo in collera perché vengo a recarle i ringraziamenti della contessa ? » « La signora contessa nulla mi deve e nulla ha a ringraziarmi . » « Stamattina , molto prima di partire pel Vomero col conte , ho veduto un biglietto così concepito in sostanza : Io non mi ritratterò , ma posso assicurare la signora di Prato che non le ucciderò il marito . Se la contessa avesse avuto la bontà di cedermi per un quarto d ' ora quel biglietto , come io ne l ' avea pregata , non avrei avuto la sfortuna , a quest ' ora , di esser sì poco creduto . » Brusio arrossì impercettibilmente e chinò la testa . « Ella ha letto questo biglietto ?...», disse esitando . « Letto propriamente no ; poiché è stata la contessa che ha avuto la bontà di leggermelo . » Pietro respirò . « Ebbene ? » « Ebbene ! io so tutto . La contessa istessa mi ha tutto rivelato ! » , aggiunse con enfasi napoletana l ' interlocutore di Brusio . « Ella ? ! » « La prego di credere , prima di farsene le meraviglie , ch ' io ho l ' onore di trovarmi molto innanzi nell ' amicizia della signora contessa di Prato , e che ella ha la bontà di mostrarmi tutta la fiducia ... Non so se ella m 'intende...» « Non molto , veramente . » « Eppure è sì chiaro ! » , aggiunse il vecchietto con un sorriso malizioso . « È adorabile quella contessa ! ... peccato che lei non abbia la fortuna di conoscerla intimamente ... » « Me ne rincresce di cuore . Sicché ?...» « Sicché ho saputo dalla Valderi , ieri sera » , seguitò colui , assumendo completamente l ' aria misteriosa e gonfia del vecchio ganimede che si crede sicuro del fatto suo , « che lei , signore , ha voluto , non so perché , rimandare alla signora un mazzo che questa le avea gettato sul proscenio la sera che si rappresentava il suo Gilberto ; cosa che il conte ha preso in mala parte , per cui n ' è seguito lo scontro di stamattina ... Quello di più delicato , che la contessa non volle , non seppe nascondermi , è che ella stessa avesse fatto pregare lei , signore , di venire ad un accomodamento , onde il sangue non fosse sparso per una causa sì futile ; e le venne risposto con quel biglietto ch ' ella mi lesse . » Pietro sorrise involontariamente nel vedere la pazza persuasione e le galanti pretensioni del vecchietto . « La contessa » , seguitò colui , « ed io stesso non avevamo capito perfettamente quello che volessero dire quelle parole : Alla signora contessa di Prato posso assicurare che il conte , suo sposo , non correrà alcun pericolo : e che la sua nobile condotta di stamattina ha spiegato intieramente . Nella mia premura di presentarmi alla Prato con qualche cosa che le fosse gradevole , io son corso a ringraziar lei di cuore , a stringerle la mano per la contessa e per me , essendo sicuro di prevenire il desiderio della signora . » « Mi permetta di farle osservare che questa sicurezza è , per lo meno , molto arrischiata . » « Per bacco ! dopo aver veduto Narcisa agitata , come ieri sera l ' ho veduta ; dopo che stamane , prima ch ' io partissi con suo marito , ella mi fece chiamare misteriosamente ... segretamente , capisce ? ... per scongiurarmi colle più calde preghiere , colle lagrime agli occhi , che facessi di tutto onde venire ad un accomodamento , non c ' è bisogno di gran sale in zucca per capire che la contessa dev ' essere contentissima dell ' esito fortunatissimo di questo affare ( poiché , scusi , ma la sua ferita al braccio non può chiamarsi una disgrazia ) e che io , dopo aver fatto il possibile per venire all ' aggiustamento che ella mi raccomandava , vada ad annunziarle di aver accomodato benone le cose , e aver perfino ringraziato lei . » Sarei dispiacentissimo però , signore , ove ella , senza volerlo , le avesse reso un servigio che sarà male accolto dalla signora . » « Male accolto ! ? ... e perché ? » « Giacché il conte n ' è uscito illeso , cosa deve importare di me , di uno sconosciuto , a quella signora ? E come dovrà accettare che lei vada a dirle : Ho stretto da parte vostra la mano a quell ' uomo che ha avuto la scortesia di rifiutarvi un sommo favore ( poiché non è provato ch ' io abbia risparmiato il conte ) e che è andato a scaricare la sua pistola contro il petto di vostro marito ? » Il vecchietto rimase un momento confuso , come colpito da quella riflessione ; ma poco dopo riprese vivamente , quasi trionfante : « No , no ! son sicuro del fatto mio . Lei non conosce la bell ' anima di Narcisa ; ella sarebbe desolatissima se il minimo accidente le fosse accaduto ... L ' ho udita con questi orecchi esclamare , torcendosi le braccia : Mio Dio ! se quel giovane morisse ... per me ! » . « Ella ha detto questo ? ! » , esclamò Pietro quasi fuori di sé ... « Ma sì ! Diavolo ... che c ' è ? Le reca sorpresa che una donna abbia paura del sangue che potrebbe venire sparso per cagion sua ? » « Al contrario ... È che ... in tal caso ... essendo sicuro ... essendo certo di rendere a lei un servigio ... di farle un buon ufficio presso quella signora ... io le darei un attestato di quanto ella ha fatto per scongiurare il pericolo di questo duello ... di come ella si è adoperato per far piacere alla contessa ... » « Mio amico ! mio caro amico ! » , esclamò colui , abbracciandolo ; « come le ne sarei grato !...» « E se lei crede che due righi potrebbero esserle utili presso la signora di Prato ... » « Ella è la bontà in persona , ed io le sono devotissimo anima e corpo . » Senza aspettare che il suo interlocutore fornisse il compito dei suoi enfatici ringraziamenti Pietro si appressò al tavolino da albums , aprì una cartella che conteneva foglietti da lettere , e scrisse : « Un uomo che ha molto a farsi perdonare dalla signora contessa di Prato sarebbe fortunatissimo ove ella volesse indicargli un ' ora della giornata in cui potesse venire ad implorare questo perdono ai suoi piedi » . Piegò il foglio e fece mostra di rimetterlo così aperto all ' amico della Prato . « Non occorre di suggellarlo , se lei avrà la bontà di ricapitarlo perso - nalmente alla signora contessa . » « Anzi ! anzi ! ... suggelli , suggelli pure ! Voglio fingere di non sapere di che si tratti ... Quest ' attestato del quale sembrerò non essere informato , mi gioverà molto presso la mia cara contessa . Ella sarà contentissima di me ... poiché ... capisce .... ella ha molta bontà per me ... non dico per vantarmi ... » « Non perda tempo adunque ! » , replicò Brusio , spingendolo verso la porta . « Un altro abbraccio , amico carissimo , un altro abbraccio . Lei troverà sempre in me un uomo tutto suo , un amico vero e riconoscente sino alla morte . Tratti d ' amicizia come i suoi , che non si fanno aspettare ... che vengono da sé ... non si dimenticano ... Poiché ella ha avuto la gentilezza d ' indovinare ... che io per quella cara Narcisa ... capisce ? ! » « Addio , caro signore . » « Oh , come mi sarà grata la contessa ! come creperanno d ' invidia , quegli altri giovanotti , quell ' ufficialetto di cavalleria pel primo ! ... Addio , caro amico . » Uscì a ritroso , inchinandosi ; e Pietro , lasciando cadere la portiera dietro di lui , non poté fare a meno di ridere della trista figura che la sciocca presunzione faceva fare a quel seduttore di 58 anni . A mezzogiorno il conte rientrò in casa e domandò della moglie . « La signora contessa è uscita in carrozza » , rispose il suo cameriere . « Uscita diggià ! » , esclamò il conte con qualche sorpresa . « Ed ha lasciato pel signore questo biglietto . » Il conte non dissimulò un movimento di collera , ed esitando ad aprire la lettera , disse bruscamente al domestico : « Va bene ! lasciatemi » . Il biglietto di Narcisa era semplicissimo : « Lascio questa casa perché sento ch ' è impossibile rimanere uniti più oltre . - Sento troppo altamente i motivi che mi spingono a tal passo per nascondervelo . - Non mi cercate adunque : sarebbe inutile . - Vi so troppo ricco e troppo generoso per supporre che possiate far conto della mia dote : vi prego quindi di passare , su questa , 8 o 9 mila lire all ' anno al mio incaricato d ' affari a Torino , signor Treveri . Credo che basteranno » . Era quanto vi ha di incisivo nell ' ardire portato all ' audacia , nella franchezza spinta sino al cinismo , della donna volubile e galante , appassionata ed impetuosa . Quasi nell ' ora istessa un elegante calesse si fermava dinanzi il portone di una graziosa casa a due piani nella Strada Nuova . Un palafreniere , che serviva anche da portinaio , venne ad aprire alla signora abbigliata con distinzione , che era discesa dal calesse , e le additò una scala a sinistra , della quale gli scalini di marmo erano fiancheggiati di vasi di fiori . In fondo alla corte , legati alle sbarre di un cancello che chiudeva un giardino di piacevolissimo aspetto , scalpitavano tre bellissimi cavalli inglesi . Nell ' anticamera , ad un domestico che incontrò , la dama domandò se il signor Pietro Brusio era in casa . « Sì , signora ; ma non è visibile , poiché è nel suo gabinetto di lavoro . » « Ditegli che c ' è una signora che desidera parlargli . » « Domando scusa , signora ; ma la prego di avere la bontà di ripassare verso le sei , o di lasciare il suo biglietto ; poiché quando è nel suo gabinetto il signore non vuol essere disturbato assolutamente . » « Fategli tenere questo biglietto in tal caso » ; insisté la signora con una lieve tinta d ' impazienza , prendendo da un elegante porta - biglietti una carta di visita e piegandola : « ditegli che aspetto . Non vi sgriderà certamente per questo » . Il tuono di sicurezza e di superiorità con cui parlava la bella signora vinse le esitazioni del cameriere , che si decise a fare quanto ella diceva . « Si dia l ' incomodo di seguirmi in sala » , diss ' egli sollevando la portiera di un uscio ; « il signore ci sarà a momenti . » Per giungere al salotto si attraversava una piccola serra a cristalli , che occupava uno dei lati di una terrazza assai vasta , della quale s ' era fatto un giardino pensile , sporgente su quella spiaggia incantata della Marinella , che ha il bel golfo di Napoli per orizzonte , e in fondo Capri e Sorrento . Quella specie di stufa , dove vegetavano le più belle piante esotiche , circoscriveva come in un ' atmosfera separata dalla città clamorosa , il salotto ed il gabinetto da studio che vi era contiguo . I rumori esterni sembravano estinguersi sulla sabbia finissima del viale , come il più lieve alitare di vento moriva sulle grandi foglie di quelle piante immobili nelle loro masse svariate . Il salotto era addobbato con lusso ; ma quel pensiero tutto originale che avea disposto lo stanzone dei fiori prima di giungervi , e il giardino sulla terrazza , sembrava aver presieduto nei minimi dettagli alla situazione di tutti gli oggetti che lo decoravano . Le porte vetrate , che si aprivano sulla terrazza , erano nascoste , alla lettera , da persiane di pianticelle rampicanti ; ciò che unito alle pitture dei vetri , e alle doppie tende di raso e di velo , facevano penetrare soltanto nella sala quella mezza luce , che , col lasciare indistinte le forme degli oggetti , vi crea mille nuove immagini , e ne popola la semioscurità di quei mille sogni incantati , di quelle sfumature voluttuose che tanto piacciono alle signore galanti ; il passo si arrestava sui tappeti vellutati , come se temesse di destare un ' eco che potesse strappare dalla deliziosa preoccupazione che faceva nascere quell ' atmosfera . Il cameriere scomparve senza far rumore per uno degli usci dirimpetto , nascosto dalla stessa tenda di raso celeste . La signora si sprofondò in una delle poltroncine che erano vicine ad un elegante tavolino da albums , piccolo capolavoro nel suo genere ; subendo anch ' essa , senza accorgersene , il fascino che esercitava sui sensi quel luogo ricco di dorature , di sete , di specchi e di profumi : fascino al quale forse ella era disposta . Poco dopo la tenda si aperse , e comparve un uomo , vestito del rigoroso abito nero , come se volesse dare a divedere di apprezzare tutto il valore della visita che riceveva ; ancora pallido , ma di quel pallore che ci fa brillare gli occhi , quando la gioia troppo potente della felicità sembra chiamare al cuore tutto il sangue . Una benda di seta gli teneva al collo il braccio sinistro . Un momento però egli sembrò ondeggiare indeciso , mentre fissava i suoi occhi scintillanti su quel corpo da fata ( che accennava appena le sue seduzioni sotto le linee quasi vaporose delle vesti , voluttuosamente disteso sulla poltroncina ) e su quegli occhi che lo fissavano del loro sguardo più bello , mentre il sorriso più dolce errava sulle labbra di lei . Come se avesse temuto di rompere l ' incanto di quel sogno troppo bello per lui , [ egli ] esclamò , quasi impaziente , verso un testimonio che gli stava vicino , ma che però non si vedeva : « Non ci sono per nessuno . Quando vi voglio suonerò . Andate » . Non si udì sul tappeto , molto spesso , il passo del cameriere che si allontanava . Pietro si avanzò lentamente verso la dama , come se avesse voluto assaporarne , con una voluttuosa economia d ' analisi , tutte le emanazioni inebbrianti . Ella , nella sua positura da sirena , lo fissava sempre senza parlare . Il giovane non pensava neanche a proferire la più semplice formola di civiltà . Una parola sola irruppe spontanea : « Lei ! ... lei , signora ! ... da me ! » . « Che c ' è di strano ? » , rispose ella con un indefinibile sorriso . « Non ha ella rischiata la vita per me , perché io venga a rischiare quelli che il mondo chiama riguardi per lei ?...» Gli stese la destra , dopo essersi tolto il guanto ; egli esitò a prendere quella mano , che , forse per fargli provare in tutta l ' intensità il brivido del suo contatto , gli si metteva nuda fra le sue . « Ho ricevuto il suo biglietto dal signor Briolli . Se lei ha molto a farsi perdonare , io ho molto a ringraziarla ... Ho verso di lei uno di quei doveri di gratitudine dinanzi a cui le convenienze sociali scompaiono ; e son venuta a ringraziarla , signore , della sua azione sì nobile , sì generosa sino al sacrificio !...» Invece di rispondere , Pietro seguitava ad ammirare , come si fa di un oggetto prezioso , quella manina bianca ed affilata che si teneva fra le sue senza osare di stringerla , come se temesse di farne appassire la delicata bellezza . « E questa ferita ! ... Dio mio !...», continuò la contessa commossa vivamente . « Nulla ... una scalfittura . » Narcisa si avvide forse allora della tacita ammirazione con cui il giovane si teneva quella mano sulle palme , e , arrossendo impercettibilmente , fece un movimento per ritirarla . « Oh ! la lasci !...», mormorò egli come un fanciullo che parli in un sogno delizioso . « È cosi bella !...» La contessa , ancor più rossa di prima , ma sorridendo cogli occhi e le labbra del suo sorriso inebbriante , con un movimento rapidissimo e quasi istintivo di grazia squisita , o di sopraffina civetteria , gli porse l ' altra , lasciandole in quelle di lui e guardandolo fisso negli occhi . Pietro volle baciare quelle mani da fata ; ma gli parve un peccato , come gli era sembrato lo stringerle , di sfiorare colle sue labbra quella pelle rasata . Dopo un momento di silenzio la contessa riprese : « Uno dei testimoni di mio marito , il signor Briolli , mi ha fatto conoscere tutta la generosità della sua condotta ... Se io avessi potuto sospettare che alla mia preghiera ella doveva rispondere con tal sacrificio , io avrei inorridito di avanzarla ... come ora ho rimorso ... » . « Non mi parli di ciò !...», interruppe quasi brusco il giovane , come se avesse temuto di destarsi . « Noi abbiamo torti reciproci » , aggiunse Narcisa col suo sorriso ammaliatore ; « siamo franchi in tal caso dall ' una parte e dall ' altra per poterceli perdonare scambievolmente ... » « Reciproci torti ? » , interruppe Pietro come trasognato . « I miei saranno più gravi » , rispose Narcisa ; « ma ho la buona fede di confessarli e la risoluzione di espiarli ... E voi ?...» « Io non me ne trovo che uno ! ... ma sì grande ... che io non oso rammentarlo senza arrossire in faccia a voi ... » « Confessatelo allora ; forse vi verrà perdonato . » «Contessa!...» « È molto grave adunque perché non abbiate il coraggio di questa confessione ? » « Le vostre parole me lo danno ; io ho commesso l ' indegnità d ' insultarvi rimandandovi il mazzo e l ' anello , e poco fa anche il biglietto ... » « Avete avuto torto nell ' ultimo caso , non l ' avevate nel primo ... » « Perché ? » « Perché nel primo caso quello che a voi pare colpa , mi provava piuttosto ... » «Narcisa!...» « Che voi ... » « Che io vi amo come un pazzo ! ... come un uomo che non è più conscio di quello che fa , perché voi gli avete tolto la mente e la ragione , Narcisa !...» Così dicendo Pietro divorava coi baci quelle mani che si teneva fra le sue . « Ora che la vostra confessione è fatta » , diss ' ella , non rispondendo direttamente , « veniamo alla mia . » Pietro si accosciò sul tappeto ai piedi della contessa , tenendo sempre le sue mani . « Vi scrissi di aver conosciuto a Catania un giovanetto generoso sino al sagrifizio , nobile sino all ' eroismo ... Perdonatemi , non m ' interrompete . Allora non sapevo chi fosse , non conoscevo che un giovane come se ne veggono tanti , inferiore fors ' anche a quei giovani eleganti che mi facevano la corte . Anch ' esso mi faceva la corte alla sua maniera , come la fanno i provinciali e gli adolescenti ... Guardai qualche volta costui che incontravo sempre sui miei passi in istrada , sulla porta del Teatro , uscendo e rientrando in casa ... Qualche volta , quando paragonavo il suo stato a quello di coloro che mi amavano come lui ma che potevano dirmelo o almeno provarmelo , aspirare almeno ad un mio sorriso , ad una mia parola ... mentre costui doveva sacrificarsi giorni e notti intieri per vedermi scendere da carrozza o per passarmi d ' accanto al ritorno da un ballo , ebbi un momento di curiosità , ed anche di riconoscenza sì lontana da sfumare nella compassione , per questo giovane che mi amava in tal modo , e mi amava senza speranza ... Poi non ci pensai più ... Poco tempo fa lo rividi in una festa » : riprese la contessa : « era l ' uomo in voga ; l ' alta società avea per lui le più squisite cortesie , le donne più belle e più nobili gli sorridevano ... Un vero trionfo ! Io ammirai quella fronte larga e pallida , e mi sembrò di scorgervi qualche cosa di nobile che non vi avevo prima notato ; mi parve di leggere un mondo intiero nei suoi occhi , sebbene alquanto malinconici . Lo sguardo ch ' egli mi volse mi fece pensare al giovanetto sconosciuto ... e provai una viva commozione a quel pensiero : c ' era trionfo ed orgoglio soltanto , in quel punto . Oh ! io sono schietta , signore , per farmi credere quello che ho da dire in seguito . Quest ' uomo avea fatto un miracolo pel mio amore un miracolo da genio ... Io l ' ho veduto in quell ' opera , come egli non ha veduto che me creandola , prendermi la mano , sorridendo del suo triste sorriso , e farmi passare in rassegna il suo cuore coi suoi palpiti , le sue speranze e le sue lagrime ... e trasportarmi ai giorni delle vaghe aspirazioni e dei sogni ineffabili . Poi mi ha fatto piangere del suo pianto disperato a quelli spasimanti di passione ... e si è arrestato anelante , spossato , colle braccia stese , nel punto in cui sentiva sfuggirsi questo fantasma a cui incatenava la sua esistenza ... Oh , in quel momento , signore ... s ' io avessi veduto dinanzi a me quest ' uomo , come l ' ho veduto nel suo sogno , nel suo dramma ... gli avrei steso le braccia ad incontrare le sue ... » . «Narcisa!...», mormorò soffocato Brusio , sollevandosi sino ad inginocchiarsi . « Qualche volta , quando penso a quest ' amore sì ardente e sì immenso , che non avrei saputo immaginare se non l ' avessi ispirato , io che ho sorriso e folleggiato fra le ancor più folli proteste di mille galanti , io stordita da quest ' incenso d ' adulazioni e di corteggio che gli uomini più eleganti , più ricchi e nobili si affollano a bruciarmi ai piedi ... io ho un movimento d ' incerto terrore ; ... mi pare che debba esser terribile , divorante , questa passione , quando è giunta a tal grado ; ... mi pare ch ' essa debba assorbire la vita in un bacio di fuoco ... ma in un bacio di tale ebbrezza da sembrare troppo piccolo compenso la vita , e troppo corti i giorni per avvelenarsene ... » «Narcisa!!...», ripeté Pietro colle lagrime agli occhi , prendendole le mani con violenza , mentre avea ascoltato sin allora cogli occhi spalancati e fissi , come pazzo di felicità , e coi gomiti appoggiati sulle ginocchia di lei . La fata si curvò mollemente verso di lui , e gli posò le braccia sulle spalle ... poi lo sollevò lentamente , con quell ' abbandono inimitabile e seducente che le era particolare ; e guardandolo sempre col suo sorriso da sirena gli susurrò , quasi sulle labbra , colla sua voce più bella e più carezzevole : « Son venuta a vedere il tuo gabinetto da studio ... Pietro ... » . Quel soffio passò come un vento ghiacciato sul sudore che inondava la fronte di lui , che , impotente a più contenersi , la sollevò , prendendola tra le braccia , come un caro fanciullo , e la divorò di baci , singhiozzando in un sublime delirio : « Tu sei il mio Dio ! ed io non avrò mai forza per amarti come vorrei !!!...» . La portiera ricadde ondeggiante dietro di loro . Pochi giorni dopo , verso il tramonto , due giovani che s ' avvincevano colle braccia allacciate , come le rampicanti che coprivano i fusti dei grandi alberi del giardino pensile , appoggiati alla ringhiera di pietra della terrazza , guardavano il sole che tramontava dietro quel mare azzurro che si stendeva immenso ai loro piedi ed ove si specchiavano Ischia e Procida . Narcisa teneva appoggiata la testa sulla spalla di Pietro , e di quando in quando si aggrappava al collo di lui colle sue candide braccia per passare le sue labbra sulla fronte e gli occhi di lui con mille baci muti della sua bocca tremante che ne formavano un solo . « Che vita ! ... mio Dio ! che vita !!!...», mormorava ella soltanto qualche volta . « Eppure , mio dolce angioletto , quando io bacio questa tua fronte , e mi premo fra le labbra questi capelli , e ti chiudo gli occhi colle mie mani , e mi sento fremere fra le braccia questo tuo corpo da fata ... io non credo , no ... malgrado che io chiuda gli occhi , malgrado che io torturi disperatamente il mio cervello , per crederlo , che ciò che io provo di sì immenso , di sì convulso , di sì spasimante nella voluttà del piacere , nel delirio del godimento , mi viene da te ; ... che tutto ciò non è uno splendido sogno della mia fantasia , come ti sognai nel mio dramma ... e ti sognai delirante , stringendomi la testa infuocata fra le mani , premendomi il cuore che sembrava scoppiarmi , seduto sul marciapiede di faccia ai tuoi veroni ! ... No ... io non posso credere che quella donna che incontravo al passeggio , al braccio di un altro uomo , fra l ' ammirazione di quanti la vedevano , facendo palpitare il mio cuore col fruscio del suo strascico sulle vie ; ... che quella donna che vidi al Teatro ; che mi passò da presso senza guardarmi ; che seguii come un fanciullo , come un cane ; ... che non mi stancai a vedere dalla strada , per due mesi intieri , sotto la sua casa , ascoltando il minimo rumore che mi venisse da lei , che mi accennasse la sua presenza facendomi trasalire ; ... che quella donna che proferì quelle parole ... quella notte ... dal verone ; ... che mi torturò il Cuore colle note strillanti del suo valtzer , quando mi parve che il mio cuore fosse rotto ; ... che quella donna ch ' io non osavo avvicinare per non rompere il cerchio luminoso che la circondava d ' aureola , per non rapirle un atomo di quella atmosfera profumata della quale ci circondava , che faceva il suo prestigio ; ... che quella donna che adorai infine come un pazzo , spaventandomi di adorarla in tal modo , è mia ! ... mi ama ! ... mi è fra le braccia ! ! ... che io posso chiamarla ogni giorno , ad ogni ora , ad ogni minuto ; ... che io ad ogni ora , ad ogni minuto posso udire quella voce che proferì : Quell ' uomo è pazzo : che mi dice che m ' ama ! ... che io posso ad ogni ora , ad ogni minuto vivere la sua vita e suggergliela coi baci delle labbra ... Oh , no ! Narcisa ... per credere a ciò bisogna che noi ritorniamo a Catania , che noi abitiamo quella stessa casa che io guardai con più venerazione della casa di Dio ; che io respiri l ' aria istessa di quelle camere ; che mi metta a quel verone , con te , al posto che occupavi seduta sulla poltrona ; e che io ti legga , seduto accanto alle tue ginocchia , come quell ' uomo ... Bisogna che mi metta con te , di notte , a quell ' ora , a quel verone ; e che tu ripeta quelle parole infami che io annegherei sulle tue labbra coi miei baci ; bisogna che le tue mani ripetano su quel pianoforte le note di quel valtzer che m ' inseguirono spietatamente quando fuggivo delirante come se fuggissi il cuore che sanguinava dirotto ; bisogna che io mi segga su quel marciapiede , colla fronte fra le mani , come allora ; e che io ascolti lo stormire di quegli alberi , il suono di quell ' orologio , il murmure lontano di quel mare , il fruscio della tua veste ; ... e che io vegga il lume che rischiara la tua camera ; ... e che la tua voce soprattutto , la tua voce inebbriante , mi ripeta ad ogni ora , ad ogni minuto , che quello non è un sogno , che io non son pazzo ; ... e che le tue labbra , posandosi sulla mia fronte , mi scaccino questo turbine affannoso che mi sconvolge la mente , che mi fa dubitare della mia felicità .... » « Andiamo a Catania ! » , mormorò Narcisa , dandogli un lungo bacio e bagnandogli la fronte di due lagrime di voluttà . VIII Sig . Raimondo Angiolini - Siracusa . Catania , * * * Agosto 186* Amico mio , apro oggi soltanto le lettere che mi son pervenute da due mesi per la posta , delle quali alcune tue e di mia madre sono vecchie da più di 70 giorni . Povera madre ! che avrà pensato di me ? ! ... Eppure se ella avesse potuto conoscere la felicità del figlio suo , se sapesse i godimenti immensi dei quali mi sono inebbriato , ella sarebbe lieta , quella buona madre , del lungo silenzio del figlio , che le proverebbe ch ' egli ha dimenticato tutto onde vivere soltanto per questa vita di cui un ' ora vale un secolo , per immergersi tutto in questo sogno febbricitante , in cui i brividi del piacere sono sì potenti da farlo riscuotere gemendo come di spasimo . Raimondo , se , 15 mesi fa , quando seguitavamo quella sconosciuta , della quale cominciavo a subire il fascino inenarrabile , tu mi avessi detto : « costei , per uno di quei miracoli che provano Dio , avrà una parola , una sola parola per te » ... io non avrei osato lusingarmi di questa speranza ... io avrei temuto di carezzarla . Ed ora , nel momento in cui ti scrivo , questa donna , che di tutto ciò ch ' è leggiadro s ' è fatto un corteggio splendido , questa donna che ha il sorriso ammaliatore , gli sguardi inebbrianti col loro raggio pacato , le promesse più affascinanti nel suo voluttuoso abbandono , questa donna mi ama ! ... me l ' ha detto colle sue labbra posate sulle mie ! ... Questa donna io l ' ho posseduta ; io la possiedo ! ... È mia ! ... Quel cuore del quale mi spaventavo a scandagliare i misteri reconditi , come se gl ' immensi tesori d ' amore che vi si racchiudono avessero dovuto annegarmi nei loro diletti sovrumani , quella vita ch ' è tutta un fremito di voluttà , io l ' ho sentito palpitare fra le mie braccia ... Essa è vissuta sotto il mio tetto ; ha passeggiato al mio braccio ; ... e le sue labbra hanno chiuso i miei occhi la sera , per riaprirmeli l ' indomani ! ... Io ho baciato quei capelli , quella fronte , quegli occhi , quelle labbra ; io mi son cullata quella testolina sui miei ginocchi , ed ho passato le intiere notti fantasticando cogli occhi fissi in quegli occhi , a leggervi tale amore che mai uomo in terra conoscerà . Raimondo , sai tu cos ' è questa donna ? ... È l ' amore con tutti i suoi palpiti più arcani e misteriosi ; è la voluttà con tutti i suoi sussulti più ardenti ; è il delirio con tutti i suoi sogni più febbrili . Io non arriverò mai a farti immaginare qual fremito di piacere si provi quando quella mano da fata , colle sue unghie rosee , colle sue dita affilate , colla sua pelle rasata e candida si posa sulla fronte ; e quando quegli occhi fanno passare nei miei baleni di quest ' amore che al primo urto scintillano come il cozzo di due spade , e che inebbriano come un veleno . Questa donna che vivea pei piaceri , della quale il lusso era il bisogno come l ' aria è il bisogno dell ' uomo , questa donna non esce più quasi mai ; rifiuta tutti gl ' inviti ; si alza all ' alba , per venire ad appoggiare la sua testa sulla mia spalla , mentre io lavoro ; per venire a spargermi il tavolino di fiori ch ' ella ha colti per me ... per dirmi di quelle parole che ella sola sa dire . È una vita straordinaria che noi facciamo : una vita che c ' invidierebbero molti e che molti compiangerebbero come una pazzia . A Napoli noi uscivamo qualche volta , la sera , verso mezzanotte , in carrozza , e andavamo a Mergellina per la Riviera di Chiaia . Io non ti potrei esprimere le sempre nuove sensazioni che costei mi faceva provare , in quell ' ora , seduta accanto a me sui cuscini della carrozza . Noi lasciavamo il calesse per correre , di notte , come fanciulli , tenendoci per la mano , sedendoci a terra quando eravamo stanchi . Il sole ci sorprendeva spesso ancora passeggiando , come nelle prime ore della notte ; e allora noi correvamo a casa per levarci poi alle cinque . Qualche altra volta uscivamo a cavallo . Narcisa cavalca come un ' amazzone , e noi galoppavamo verso Posillipo . Io mi spaventavo nel vedere con quale audacia piena di grazia quel fragile corpo che sembra soltanto armonizzato per le più delicate carezze , quella giovane nervosa che sembra vivere una vita a metà aerea come quella di una farfalla , sfidava i pericoli della corsa , superando gli slanci impetuosi di Arbek , il mio focoso cavallo , con tutta la disinvoltura di un cavallerizzo . Quando ritornavamo , coi cavalli anelanti e coperti di spuma , Narcisa si lasciava cadere nelle mie braccia , avvinghiandomi le sue al collo ; ed io la trasportavo , come una bambina , sulla sua poltrona accanto al pianoforte . La sera facevamo della musica insieme . Ella è di un gusto squisito , quantunque non possegga tutte le facilità di un pianista . Quand ' ella suona io sto seduto al suo fianco , colle braccia allacciate attorno alla sua vita ; ella s ' interrompe per guardarmi , per sorridermi ; ... e quando mi ha guardato un pezzo , com ' ella sola sa guardare , mi chiude gli occhi coi baci . Colle mie mani fra le sue ha voluto ch ' io le narrassi tutta la mia vita , colle più minute particolarità ... Ha sorriso del suo caro sorriso a ciascuna rimembranza delle mie follie di giovinezza , e mi ha detto : « Giammai tu amerai come hai amato me !...» . E come ebbra del suo trionfo mi ha circondato la testa delle sue braccia . Ora , da quaranta giorni , noi siamo a Catania , dove ad ogni passo io provo delle emozioni ineffabili . Spesso rimango delle ore intiere a contemplare l ' oggetto insignificante che mi ricordo aver veduto quando amavo Narcisa di quel terribile amore senza speranza . Io ho salito quella scala , ho passeggiato per quelle stanze , ho dormito sotto quel tetto ... ho veduto la sua camera ... Qual camera ! se la vedessi , Raimondo ! ... Un uomo che non avesse mai conosciuto Narcisa ne immaginerebbe il ritratto fisico e morale quando avesse soltanto veduta la sua camera . Dappertutto velluti e sete ; e , a renderne meno pesante la ricchezza , meno severo e più diafano il colorito , veli dappertutto , e fiori , e un profumo appena sensibile , ma molle , delizioso ; il profumo della sua pelle delicata ... L ' altra notte udii rumore nel suo appartamento ; mi levai anch ' io e la trovai al verone istesso dove io la vedevo qualche volta , cogli occhi fissi sulla strada dove altra volta io passavo parte delle notti . Mi accorsi che aveva pianto . Come mi vide mi gettò le braccia al collo e scoppiò in singhiozzi . « Oh ! è l ' eccesso della felicità che mi fa male ! » , mi disse . E l ' alba ci trovò ancora a quel verone , abbracciati . Raimondo ! ... Ti svelo un gran mistero del mio cuore , che Narcisa non dovrebbe mai conoscere . In mezzo a questi deliranti piaceri , in mezzo a questa felicità che il Paradiso non mi potrebbe mai dare , ho un pensiero che mi è quasi terrore , che mi agghiaccia il bacio sulle labbra ... e ciò quando penso che a forza d ' inebbriarmi a questa coppa fatata , i sensi dell ' uomo , troppo deboli per la piena di tanta felicità , non si istupidiscano nel godimento ; ... che io non possa più assorbire in tutti i più squisiti particolari questa rugiada d ' amore di cui ella mi abbevera ; ... che , infine , ( ho terrore di ripeterlo a me stesso ! ) a forza d ' immedesimarmi nella vita di lei , a forza di assorbirne tutte le emanazioni quando me la stringo fra le braccia , io non giunga a rompere quel velo aereo , direi , di cui Narcisa si circonda , e che comanda quasi la semioscurità , l ' isolamento , per farla meglio ammirare ... Raimondo , se ciò avvenisse , sento che mi farei saltare le cervella . Quando le parlo del suo passato ella mi risponde , inebbriandomi del suo sguardo : « Ciò che io rimpiango sono i giorni che vi ho passato senza di te , e che avrebbero accumulato tesori d ' amori e di ricordi trascorsi al tuo fianco » . Io ti ringrazio , amico mio , delle cure affettuose che prodighi alla mia famiglia . Vicini a te , quei miei cari , io son tranquillo sul loro stato . Dirai a mia madre che non oso scriverle ; e che qualche giorno correrò sino a Siracusa per farmi perdonare il mio lungo silenzio fra le sue braccia . Addio , addio ! Narcisa mi chiama ; domani forse ti scriverò più a lungo . Il tuo Pietro Sig . Raimondo Angiolini - Siracusa . Aci - Castello . * * * Novembre 186* Signore , Pietro mi ha parlato sì spesso di lei , che il suo nome è per me quello di un amico . È come a fratello che io scrivo dunque , o signore ... come ad un uomo che è l ' amico del mio Pietro ... E son sola ... e non ho nessuno a cui aprire il mio cuore , per mezzo di cui far pervenire , in queste memorie , i miei ultimi ricordi a lui ! Qual vita ho fatta ! ... Dio ! Dio mio ! ... Mi pareva impazzire dalla felicità ; come ora mi pare impazzire dal dolore , quando penso a quelle ore trascorse come baleni nelle sue braccia , a quei suoi baci che sembravano divorarmi , a quelle sue ferventi parole che mi atterrivano quasi colla violenza della sua passione ... a quei sei mesi tutti d ' amore di cui noi assorbivamo i giorni con disperato anelito di piacere ... Ed ora ... È triste quello che ho a dirle , signore ! ... Oh , è ben triste ! ... Io ho soltanto la forza di scriverne poiché è il solo conforto che mi rimanga , poiché questi versi saranno letti da lui ... che , allora soltanto ... forse ... comprenderà di quale amore l ' ho amato ... ; poiché io , infine , vi provo un penoso godimento , dopo quello che mi resta soltanto ad aspettarmi ... Se dieci mesi addietro , quando ero a Catania , avessi potuto sognarmi la vita che ho fatto con questo giovane , io avrei riso di me come una pazza . Ora piango , signore ... piango lagrime disperate , che cassano le disperate parole che scrivo . A Napoli lo vidi circondato da quell ' aureola che dà la rinomanza dell ' ingegno ; lo vidi festeggiato , messo in moda . Pensai che quest ' uomo , di cui molte duchesse avrebbero fatto il loro amante , aveva passato quattro mesi sotto i miei veroni ; pensai a quest ' uomo cui l ' amore , ch ' io gli aveva ispirato , aveva solcato le guancie ed elevato il cuore sino al genio ... e l ' amai ... l ' amai come mai avevo amato ... come non m ' era parso che si potrebbe amare giammai . Quest ' uomo , questo giovane ch ' io non avevo distinto in mezzo alla folla che lo circondava , recava nel cuore tesori ineffabili di passione , in cui assorbiva tutto il mio essere . Quest ' uomo per sei mesi , sei intieri mesi , mi formò una vita di baci e di carezze . Noi non uscivamo quasi mai . La sera ci recavamo sulla terrazza che guarda il mare e restavamo là spesso sino a giorno ; qualche volta soltanto uscivamo in carrozza o a cavallo , ma sempre assieme . A Catania noi seguitammo ancora due mesi questa vita incantata che per me sarebbe rimasta un mistero senza di lui . E poi ... Alcuni giorni dopo Pietro cominciò ad invitarmi ad uscire ... ad andare in società ... Mio Dio ! mi pareva che avessi dovuto aver rimorso di quel tempo che bisognava rubare al nostro amore . Allora egli mi disse che per lui , che dovea farsi un avvenire , era impossibile seguitare a vivere così ritirato dal mondo , e che quest ' avvenire gli imponeva qualche sacrifizio ; che , infine , per quella sera avea un invito al quale non poteva mancare . Lo pregai di andar solo , soffocando un penoso sentimento che quasi mi faceva piangere d ' angoscia . Nei primi mesi che noi passammo assieme Pietro non avrebbe pensato a ciò . Quel fervente amore di lui cominciava dunque a dar luogo ai calmi pensieri dell ' avvenire ... Non osai gettare uno sguardo su quel baratro che si spalancava lentamente ad inghiottire la mia felicità . Quando venne a stringermi la mano , quando udii il rumore della sua carrozza che si allontanava , non potei frenare le lagrime , e mi misi al pianoforte per distrarmi . Mi venne sotto le mani Il Bacio di Arditi , quel valtzer ch ' egli mi fa ripetere sì spesso marcandone il movimento coi suoi baci sulla mia testa . Quelle note mi parve che piangessero , e chiusi il pianoforte con impazienza . Lo aspettai al verone sino a mezzanotte : non veniva ancora . Ebbi timore di lasciargli scorgere il mio affanno , se mi fossi lasciata trovare aspettandolo , mi ritirai nel mio appartamento . Presi un libro a caso , ma non potei leggerlo . Verso le tre udii finalmente la carrozza che rientrava sotto il portone , e i passi di lui sulla scala . Ma egli non venne a cercarmi . Divorata dall ' impazienza , suonai per domandare di lui . « Il signore è ritornato » ; mi rispose la mia cameriera , « ma è rientrato quasi subito nelle sue stanze . » Non era venuto almeno , come faceva ogni sera , a darmi il bacio della buona notte . Ebbi un istante il pensiero d ' andare da lui , ma lo soffocai , colle mie lagrime , fra i guanciali . L ' indomani , prima ancora dell ' alba , ero levata , poiché non avevo dormito un secondo ; ed andai ad aspettarlo nel salotto , sperando che anch ' egli vi sarebbe venuto . Egli si alzò soltanto verso le undici , e immediatamente venne a cercare di me . « Come sei bella , mia Narcisa ! » , esclamò egli abbracciandomi con effusione ; « mi pare di amarti dippiù ogni volta che ti rivedo ! » Alzai gli occhi , umidi di lagrime , su di lui , atterrita dall ' idea che quelle parole fossero simulate . No ! non era possibile in lui ... nel mio Pietro ! ... il più nobile cuore ch ' io abbia conosciuto : era il suo sguardo ardente di passione , e la sua voce che recava l ' accento del cuore . Singhiozzante gli gettai le braccia al collo , come per non lasciarmelo sfuggire mai più , e nascosi la testa nel suo petto . « Che vuol dire questo pianto ? » , domandò egli asciugandomi gli occhi coi baci ; « son molto colpevole adunque ? » « Oh , no ! no !...», singhiozzai ; « è che ... quello che provo vedendoti ... » Egli mi abbracciò , muto , senza rispondere , quasi pentito . Per otto o dieci giorni non mi lasciò più un minuto . Sentivo che questa felicità sovrumana mi logorava lentamente , e mi dava ogni giorno forze novelle per sopportarne la piena . Il giorno che ci fu recato un invito per una serata che dava C * * * , Pietro mi disse : « Vi anderò soltanto a condizione che ci venga anche tu » . « Perché piuttosto non uscire assieme , a farci una delle nostre passeggiate sì belle ? ! ... Sai bene che per me i godimenti che dà la società , il gran mondo , non hanno più attrattive ... » , gli risposi . « Bisogna forzarti ; non puoi vivere sempre come vivi . Tu sei un angelo di bellezza , ed io sono orgoglioso di te ; voglio godere del tuo trionfo . » « Giacché lo vuoi ... » , gli dissi reprimendo un sospiro . « Una sera » , seguitò egli tenendosi le mie mani fra le sue , « una di quelle sere in cui ti cercavo come smaniante , avevo perduto la speranza d ' incontrarti ; quando vidi passare , al braccio del conte , una donna vestita di bianco , con un semplice bóurnous bianco sulle spalle , di cui il cappuccio era tirato sulla testa : avea il corpo svelto ed elegante , l ' andatura molle ed incantevole , il sorriso affascinante , alcuni ricci neri scappanti dall ' orlo del cappuccio bianco sulla fronte di un candore più puro e direi più rasato . Eri tu ! ... che parlavi a quell ' uomo , che sorridevi a quell ' uomo ... che non potevi sapere quel che provava quell ' incognito che ti passò d ' accanto senza che te ne avvedessi . Sentii stringermi il cuore da una mano di ferro ... Ti seguii trepidante , divorando degli occhi il tuo passo , i tuoi movimenti , il tuo minimo gesto ; reprimendo i battiti del mio cuore per udire l ' insensibile fruscio della tua veste ... Ti seguii senza speranza che tu ti rivolgessi a vedermi ... Andavi da S * * * . Ti aspettai in istrada sino alle tre , ora in cui la tua carrozza venne a prenderti , vedendo passare i fortunati che andavano a quella festa , che dovevano vederti ed esserti vicini ; guardando la luce abbagliante che scaturiva dai veroni aperti , le allegre coppie che si aggiravano per le scale ; ascoltando il suono di quella musica festante . Due o tre volte mi sembrò di vedere la tua figura , l ' ombra tua , che girava fra le vorticose coppie di un valtzer ... e piansi lagrime ardenti , disperate ; ... e passeggiai delirante come un pazzo , sotto quella casa ... Ora voglio che tu ti vesta di quegli abiti , Narcisa ; che quel cappuccio bianco copra i tuoi capelli . Io non posso esprimerti quegli atomi , quelle percezioni di sensazioni ineffabili che provo in queste reminiscenze ; cercando d ' illudermi spesso sino alla realtà del dolore che provai , per sentire più viva l ' ebbrezza della felicità che tu mi dai ora ! » E mi abbracciava , e mi baciava frenetico , ardente . In mezzo a quelle parole che mi facevano piangere di gioia una frase mi era rimasta fitta dolorosamente come una spina nel cuore : egli avea detto : Non puoi vivere sempre come vivi ! ... Quella vita che avea formato il mio paradiso , adunque , quella vita che noi non avevamo vissuto che per amarci , che per comunicarcela l ' un l ' altro coi baci , non poteva sempre durare ... non era stata che la luna di miele ! ... Quando pensai al come vivere un sol giorno senza tal vita , fremetti di terrore , e corsi a vestirmi per nasconderlo a lui . Uscimmo a piedi lungo la cinta esterna della città , per godere di un magnifico lume di luna . Pietro si mostrò sì allegro , sì contento della nostra felicità , che per qualche tempo riuscì a scacciare anche i miei tristi presentimenti . Non seppi nascondergli la penosa impressione che mi avevano lasciato le sue parole : Non puoi vivere sempre come vivi . « Sì , » , mi rispose egli , « i piaceri , le feste , ti sono necessarii , poiché ti fanno brillare come un diamante messo in luce ... sono necessarii al mio istesso amore per provare quello che provavo d ' indefinibile nel fascino che ti faceva abbagliante fra tutte le pompe del tuo lusso . » « Queste parole mi fanno male , Pietro ! » , supplicai stringendomi contro il petto il suo braccio . « Perché ? » , domandò egli sorpreso . « Perché mi provano che tu non potrai amarmi sempre come mi hai amata , come ormai è necessario che tu mi ami perché io viva ! » « Sei pazza ! » , esclamò egli , baciandomi sulla bocca . Rimasi fredda , muta a quel bacio ; fissando i miei occhi nella luna per dissimulare ch ' erano umidi di pianto . Le lagrime che solcarono le mie guancie mi tradirono . « Ma che hai dunque ? » , esclamò Pietro fermandosi , vivamente commosso , e abbracciandomi : « che ti ho fatto , Dio mio ?!...» . « Oh , perdonami ... perdonami ! » , singhiozzai , premendomi le sue mani sulle labbra ; « son io che son folle ! ... perdonami , Pietro ! ... tu puoi farmi felice con una parola ... Mi ami ancora ? ... mi ami sempre ... come mi amavi ?...» Pietro soffocò quelle parole sulle mie labbra coi baci , suggendo avidamente le mie lagrime . « Oh ! che ti ho fatto io per meritarmi questo ? ! » , mi diss ' egli colla voce tremante , dominando a stento la sua emozione . « Non ti adoro come sei degna di essere adorata ? ! ... Amarti ancora ! ... ma ogni giorno che passa è un affetto nuovo che si aggiunge all ' immenso affetto di cui ti amo !...» « Grazie ! grazie , amico mio ! Tu non sai qual bene mi facciano queste parole ... come io ne avevo bisogno ! ... E ... e ... se qualche giorno .... se mai ... » , ed io stentavo a proferire fra i singhiozzi che mi soffocavano , « tu non mi amassi più , tu non mi amassi come prima , come io voglio essere amata da te ... tu me lo dirai ... dammi parola che me lo dirai ! ... meglio questo che l ' agonia dell ' incertezza . Tu non sai mentire , Pietro ! ... tu me lo dirai !...» «Narcisa!...» « Oh ! fammela questa promessa , Pietro ! ... tu puoi farmi felice con questa parola ... » « Ma sei pazza ... calmati , amor mio ... » « Oh no ! te lo chiedo ginocchioni ... promettimi ... promettimi che tu mi dirai ... che me lo dirai quando non mi amerai più !...» E le mie ginocchia , senza avvedermene , si piegarono . « Mio Dio ! Narcisa ... Io non so quello che tu abbia stasera ; ma se ciò può farti piacere , quantunque io senta tutta l ' inutilità di tale promessa ... se ciò può servire a calmarti ... ebbene !...io te la do . » « Oh ! grazie , grazie ! » , esclamai baciandolo in fronte , con un doloroso trasporto ; « grazie ! ... Io sarò più tranquilla ! ... potrò almeno godere senza sospetto questi giorni di felicità che puoi darmi ... » « Narcisa ! ... per pietà !...» « Oh , no ... Pietro ! non vedi che son felice , ora ?!...» Egli rimase triste e pensieroso lungo tutta la strada . Io provavo un inenarrabile godimento nell ' appoggiarmi al suo braccio , nel sentire palpitare contro il mio polso quel cuore che ancora palpitava per me . Tre o quattro volte alzai gli occhi su quel volto maschio ed energico che adoravo , che divoravo dello sguardo , come se fossi avara dal bene che possedevo ancora di saziarmene . « Confessiamo » , disse Pietro nel salire le scale della casa ove andavamo , sorridendo ancora con una lieve tinta di mestizia , come per scacciare la penosa preoccupazione che ci aveva invaso ambedue , « confessiamo che siamo pure i gran fanciulli , e che i nostri discorsi sono stati ben singolari per due innamorati che vanno ad una festa da ballo . » Respirai più liberamente quando la carrozza ci trasportava rapidamente verso la nostra abitazione : mi parea d ' essermi levato un gran peso dal cuore col togliermi quella maschera di convenienza che la società esige , e che , quella sera , in mezzo a quella splendida folla , mi era sembrata odiosa . L ' indomani Pietro si rimise a studiare di lena , come non l ' avevo mai veduto lavorare . Io passavo i giorni nel suo gabinetto di studio , disegnando o sfogliando i fiori dei quali era sempre piena la giardiniera che contornava il suo tavolino , e dei quali spargevo le foglie sulla carta in cui egli scriveva ; o , quand ' egli lo voleva , andavo al pianoforte e gli suonavo il pezzo che [ mi ] domandava . Egli usciva sempre la sera per darsi un poco di distrazione , che le occupazioni assidue del giorno gli rendevano necessaria . Qualche volta l ' accompagnavo . Una sera volli rimanere in casa per vedere ciò che avrebbe fatto : uscì solo . Quattro mesi prima sarebbe stato più avaro del tempo che avrebbe potuto passarmi vicino . Di tratto in tratto egli si mostrava preoccupato , quasi triste ... sembrava staccarsi con isforzo alle sue penose meditazioni per prodigarmi ancora quelle sue ferventi carezze , che mi fanno obliare in un bacio tutti i terrori dell ' avvenire . Non potevo esser gelosa ... Alla festa , ove l ' accompagnai , avevo veduto le più eleganti e belle dame sorridergli con quella grazia che dà diritti a sperare , prodigargli le più obbliganti attenzioni , e l ' avevo veduto rimaner freddo e cortese innanzi a quelle attrattive , cercando avidamente il mio sguardo e il mio sorriso . Egli è troppo generoso e nobile per potermi parlare come mi parla e guardarmi come egli lo fa se il rimorso di un altro affetto lo facesse arrossire . No ! il mio Pietro è troppo elevato per scendere sino alla dissimulazione ... egli avrebbe piuttosto la forza brutale di abbandonarmi . Eppure questa certezza , che per molte sarebbe una consolazione , per me è il più crudele disinganno , perché mi toglie persino la speranza dell ' avvenire ... Quello che scrivo mi scotta le mani , come mi brucia il cuore ... Avrei sempre la speranza di riavere il cuore di Pietro che si allontanasse da me per un ' altra donna , poiché egli dovrebbe , tosto o tardi , accorgersi che giammai , giammai donna potrà amarlo come l ' amo io , giammai simile amore potrà suggerire alla donna tutti gli incanti più raffinati per fargli bella la vita , per fargli sentire tutte le infinite percezioni di questo amore colle pulsazioni violente delle sue arterie ... ma Pietro stanco del mio affetto , di me ... Pietro disilluso del prestigio che mi faceva bella ai suoi occhi ... io non l ' avrò più ! ... mai ... mai più ! ... Dio ! Dio mio ! ... la morte ... piuttosto la morte ! ... Alcune notti egli è rientrato assai tardi ... Ho udito che raccomandava di non far rumore per non isvegliarmi ... come se avessi potuto dormire , io ! ... mentre soffocavo i singhiozzi nascosta dietro la portiera dell ' uscio . Oh , egli ha potuto pensarlo ch ' io dormissi ... prima che egli fosse ritornato ! ... È desolante , è spaventevole tutta questa insensibile gradazione che ogni giorno sempre più assopisce nel suo cuore tutte quelle sensazioni minime , delicate , squisite , che la passione suscita e sublima , e che muoiono con essa ... È dunque morto il suo cuore per me ... Dio mio ? ! ... No ! egli mi ha parlato ancora di quelle parole , tenendo la mia mano fra le sue , fissandomi sempre del suo sguardo , che avea tutta l ' espressione d ' allora ... Ma ciò , non è durato sempre ! ... sempre ! ... a dissetarmi di questo bisogno ardente che ne ho ! ... Quando gli parlo della sua tristezza , della sua preoccupazione , della sua freddezza sin ' anche , egli si mostra qualche volta come impaziente , e dissimula appena una lieve tinta del dispetto che prova di non saper meglio nascondere le sue impressioni , lo leggo chiaramente nel suo cuore : egli ha ancora la generosità d ' imporsi per me un sentimento che non prova , di nascondermi quelle illusioni perdute che egli si rimprovera come una colpa sua , colpa che però non ha , di cui il pentimento gli dà la forza di stordirsi nelle mie carezze sino alla febbrile e quasi ebbra eccitazione che può scambiarsi coll ' esaltazione della passione . Un giorno era uscito prima ch ' io fossi levata , e avea mandato a dirmi che , invitato da alcuni amici , avrebbe desinato fuori . La sera non era ancora venuto a vedermi ; verso le 9 feci attaccare , impaziente d ' attendere più oltre , e andai a cercarlo dove sapevo trovarsi ogni sera . Feci fermare il legno dinanzi il Caffè di Sicilia e mandai il piccolo jockey a cercarlo ; egli si alzò subito da un crocchio d ' amici , fra i quali era seduto , e venne a mettersi in carrozza con me . « Ti chiedo mille scuse , mia cara , della noiosa giornata che ti ho fatto passare » , mi diss ' egli ; però distinsi nel suo accento una sfumatura d ' impazienza . Io gli strinsi la mano , poiché ero assai commossa , e non risposi . La carrozza attraversò tutto il corso Vittorio Emanuele e prese la strada d ' Ognina . Fuori l ' abitato volli scendere e prendere il braccio di lui . Il calesse ci seguì ad una cinquantina di passi . Entrambi sentivamo di avere un penoso discorso da intavolare , che non avevamo il coraggio d ' incominciare , e che perciò ci faceva rimanere in silenzio . Provavo il bisogno però di parlargli , di aprirgli il mio cuore ; per averne la forza pensai alle sere istesse passate al fianco di lui ... sere di cui le rimembranze erano ancora palpitanti di piacere , e a misura che il mio pensiero le vedeva più vive , che il mio cuore batteva più forte , che i miei occhi si velavano di lagrime , io mi stringevo al suo braccio come fuori di me , come se avessi voluto con quella stretta attaccarmi a quel passato che idolatravo ; infine non potei più frenare i singhiozzi . Pietro si fermò in mezzo alla strada , commosso profondamente , ma non sorpreso da quella scena che forse si aspettava . « Che hai dunque , Narcisa » , esclamò egli , prendendomi le mani . « Oh , Pietro ! » , esclamai infine , « tu non sei lo stesso di prima ! ... No ! tu non mi ami come prima !...» « Narcisa , tu sei folle coi tuoi dubbî penosi ... Se non ti amassi come prima , potrei fare la vita che faccio ?...» Queste parole , che cercavano di esprimere un pensiero consolante , erano dure per me ; esse parlavano di quella vita che avea fatto la nostra felicità come di un sagrifizio . « È vero dunque » , proseguii , « questa vita ti è penosa ? ! ... tu sei stanco di farla ?!...» « Ascoltami , Narcisa ! » , interruppe egli , stringendomi le mani , quasi avesse voluto infondermi forza per ascoltare quello che aveva a dirmi , e raddolcire quanto vi poteva essere di amaro ; « non si può sempre vivere di questa vita che noi abbiamo fatto , che è la mia più dolce memoria , senza avere delle ricchezze , che io non posseggo , e neanche tu , e le possedessi , io non potrei accettarle da te ; bisogna che io mi faccia una posizione , che risponda alle aspettative che si sono potute basare sul mio primo lavoro , che è bello del tuo riflesso soltanto . Per ciò fare bisogna piegarsi un poco a tutte quelle convenienze che la società esige rigorosamente . Io ho dimenticato tutto per te , sei intieri mesi : gli amici , il mio avvenire , gl ' impegni assunti ; anche una madre che adoravo , la più buona , la più santa fra le madri , che avea pur diritto all ' amore del figlio suo , e che sei intieri mesi non ha avuto una parola da lui , non l ' ha abbracciato una volta ... Oh , credimi , Narcisa ... è colla più viva commozione , colla più profonda riconoscenza anche , che io rammento questi sei mesi d ' amore ... Ma perché quest ' amore istesso duri con tutti i suoi incanti bisogna che esso sia assaporato lentamente : in fondo all ' ebbrezza che stordisce si trova presto la disillusione che uccide l ' amore ... ed io voglio amarti sempre , mia Narcisa ! » Soffocai i miei gemiti col fazzoletto , e rimasi muta , pietrificata dinanzi a lui che mi stringeva ancora le mani , e mi fissava quasi avesse voluto leggere nei miei occhi . Dio mio ! quello che soffersi in quel punto , credo che non potrò soffrirlo mai più ... neanche al momento ... Quand ' ebbi la forza di parlare gli dissi tristamente , divorando tutta l ' estensione del mio dolore per nasconderglielo : « Se mi amassi ancora , come dici , non avresti mai proferito ciò ... » . « Narcisa ! » , replicò egli , tradendo una viva impazienza , « non son uso a mentire ... mi pare ... » « Oh , no ! tu non mentisci ... o piuttosto tu vuoi ingannare te stesso , perché hai pietà di me ... Grazie , Pietro ! » « Io avrei dovuto parlarti da qualche tempo su questo proposito » , mi diss ' egli ; « ho temuto sempre di farti dispiacere , ed ho indugiato . Tentai di lavorare per adempiere in parte agli obblighi impostimi , ma ti confesso che nulla mi è riuscito ... Mia madre mi ha scritto molte volte le più calde preghiere perché io vada ad abbracciarla ... » Egli avea esitato a proferire l ' ultima frase , e l ' avea poscia pronunziata colla precipitazione di colui che prende una risoluzione decisiva . Mi aggrappai al suo braccio , poiché sentivo le gambe piegarmisi sotto . « È giusto » , mormorai quindi a metà soffocata ; « tua madre , ha ragione !...» Ebbi il coraggio supremo di non piangere . Egli rimase muto , facendo sforzi visibili per dominare la sua commozione . « Mi accorderai almeno quindici giorni prima di partire ? » , gli diss ' io , gettandogli le braccia al collo , piangendo in silenzio . « Oh , amor mio ! » , esclamò Pietro quasi con le lagrime agli occhi , « non credevo di essermi meritate tali parole !...» « Ebbene ! ... fra quindici giorni tu partirai per vedere tua madre !...» Volle abbracciarmi , come per ringraziarmi del sagrifizio che gli facevo , ma mi allontanai di un passo , supplicandolo colle mani giunte di non farlo . Temevo di perdere la forza della mia risoluzione in quell ' abbraccio , al quale mi sentivo spinta violentemente da tutte le passioni , suscitate sino al parossismo , che tumultuavano in me . Egli rimase sorpreso e colpito da quell ' apparente freddezza , e m ' accorsi ch ' era anche indispettito . « Grazie ! » , mi rispose fremente . E rimase muto ... E non una parola di più ... come se avesse temuto ch ' io mi pentissi di ciò che gli avevo accordato . Ripresi il suo braccio per continuare a passeggiare , mentre non avevo la forza di trascinarmi . Lo guardavo : era freddo , pensieroso , quasi cupo . « Oh , Pietro !...», gridai quindi singhiozzante , non sapendo più frenarmi , avvinghiandogli le braccia al collo ; « mi ami ? ... mi ami come prima ? ! ... Oh , Pietro ! ... una volta mi promettesti , mi giurasti ... che m ' avresti confessato quando tu non mi avresti amato più ... come prima ... Pietro ! ... confessalo che non mi ami più !...» « Narcisa ! te ne supplico ... queste parole mi fanno male ! » , m ' interruppe egli impallidendo . « Oh , per pietà ! ... per pietà , Pietro ! Me l ' hai promesso ... me l ' hai giurato ! ... Sii uomo ! ... dillo , dillo che non mi ami più !...» Invece di volere questa conferma al mio doloroso sospetto , attendevo , con ansia smaniosa , una parola in contrario , che avesse potuto farmi gettare nelle sue braccia , delirante di passione . Egli esitò ... egli non l ' ebbe ; ... e rimase muto , immobile ... come combattuto da un ' interna tempesta ... « Non ha dunque cuore quest ' uomo ! » , gridai come una pazza , dopo avere invano atteso , in una terribile angoscia , col petto anelante , le mani giunte , le lagrime agli occhi , quella risposta . Non ha cuore per comprendere quello che si passa nel mio , per farmi felice anche con una menzogna ! avevo detto in quelle parole . Quelle parole però mi perdettero . Pietro non capì il vero senso appassionato , addolorato , ansioso , che dava loro il mio cuore in quello stato , proferendole ; egli capì soltanto tutto quello che vi è di duro , di sprezzante , d ' insultante anche - sì , d ' insultante - in queste parole prese alla lettera , che parevano dire : Siete un vile ! mentre avevano detto : Non avete pietà di me ? Egli si levò pallido , coll ' occhio , un momento innanzi umido di lagrime , asciutto e quasi fosco , coi lineamenti duri e severi ; egli ... quest ' uomo ! ebbe la forza di dirmi colla sua voce più calda ed incisiva : « È forse meglio che ci separiamo , Narcisa » . Ebbi paura di lui . Non potrei mai riprodurre tutto quello che vi era di lacerante in quelle fredde parole che soffocavano in lui il risentimento , che fa supporre pur sempre l ' amore , per esprimere la calma ed inflessibile decisione della mente . Mi sentivo morire , e caddi annichilata sul muricciolo accanto alla strada ; Pietro mi diede il braccio , mi sollevò , e mi strascinò quasi sino alla carrozza . Là , inginocchiata sul tappeto , col volto nascosto fra i cuscini , piansi lagrime ardenti , disperate . Ora che ci penso a mente più serena , io non risento tutto il pentimento di quelle parole , delle quali gli chiesi perdono a mani giunte , colle espressioni più umili , e che mi parvero aver deciso la mia condanna ; se Pietro mi avesse amato ancora , egli non avrebbe dato la significazione letterale a quelle parole ; ... se il suo cuore non fosse stato morto per me , egli non avrebbe potuto prendere quella risoluzione . Era finita dunque per me ! ... per sempre ! ... ed io , folle ! ... folle ! ... gli chiedevo ancora quella franca confessione che mi ero fatta promettere in un delirio d ' amore , come se le parole avessero potuto illudermi , quando tutto parlava in lui chiaramente . Passai una notte d ' inferno , lacerando coi denti il merletto dei guanciali inzuppati di lagrime . Quando il chiarore incerto che penetrava dalle tende del verone cominciò ad oscurare il globo d ' alabastro della lampada da notte , mi alzai , ancora vestita degli abiti che indossavo la sera scorsa ... Esitai un istante prima di tirare il cordone del campanello : volevo illudermi ancora su tutta l ' estensione della mia sventura . « È alzato il signore ? » , domandai alla cameriera che veniva a prendere i miei ordini . « Anzi Giuseppe , il suo cameriere , crede che non sia nemmeno andato a letto ; poiché l ' ha udito passeggiare tutta la notte . » Fui commossa profondamente ; dunque anch ' egli avea provato tutta la lotta di quella disperata passione ! Mi acconciai allo specchio , con triste civetteria ; non volevo accrescere il suo dolore colle tracce del mio ; volevo attaccarmi a lui con tutte le risorse di quell ' eleganza che egli avea tanto ammirato in me ; e passai nelle sue stanze . Lo trovai che scriveva , seduto al tavolino nella sua stanza da studio , con un lume ancora acceso dinanzi , sebbene morente . Oh , signor Raimondo , mi perdoni questi dettagli , sui quali insisto con il doloroso piacere che si prova a ritornare sui particolari di care e malinconiche rimembranze . I fiori che ornavano ogni mattina la giardiniera , situata a semicerchio attorno al suo tavolino , quei fiori fra i quali egli s ' immergeva , direi , quando si metteva a scrivere , e che avvolgevano i suoi sensi in un vapore di colori e di profumi , e suscitavano mille indefinite percezioni nella sua mente ; quei fiori dei quali egli avea detto di aver bisogno come dell ' aria per lavorare e per pensare a me , erano appassiti ; le tende delle finestre chiuse , sicché eravi quasi buio nella stanza ; attraverso l ' uscio aperto della sua camera da dormire vidi il letto scomposto , colle lenzuola lacerate e cadenti a terra , ed un cuscino sul tappeto , accanto ad una poltrona rovesciata . Pietro mi voltava le spalle , colla testa appoggiata fra le mani ; avea dinanzi un monte di quaderni e di fogli di carta , dei quali alcuni lacerati ; sul foglio che gli stava sotto la mano era scritta l ' intestazione di una lettera e tre o quattro versi cancellati . Egli non mi udì avvicinare , e si riscosse bruscamente quando mi vide vicino a lui . Poscia si alzò e venne a stringermi la mano , sorridendo tristamente . « Volevo venire a farmi perdonare le mie cattiverie di ieri sera ... però non potevo supporti alzata a quest 'ora.» « Non ho dormito , Pietro ... » , gli risposi colle lagrime agli occhi . Egli volse i suoi in giro per l ' appartamento , quasi avesse voluto nasconderne il disordine ; li abbassò , e rimase muto . Non avea voluto confessarmi che ancor esso avea sofferto ; sentii stringermi il cuore dolorosamente . Venni ad appoggiarmi alla sua spalla , come nei bei giorni in cui sentivo un brivido percorrerlo allo sfiorargli il volto coi miei capelli , e lo guardai in silenzio , spalancando gli occhi per dissimularne le lagrime . Vidi lo sforzo ch ' egli faceva per contenersi , baciandomi sulle labbra ; ma quel bacio commosso non aveva il febbrile trasporto di una volta , che gli avrebbe fatto stringere il mio corpo fra le sue braccia fino a soffocarmi ... Fu solo ... quasi triste ... « Tu scrivi ? » , gli diss ' io con un coraggio di cui non mi sarei creduta mai capace . Come colto in fallo egli abbassò gli occhi sulle carte che gli stavano ammonticchiate dinanzi alla rinfusa , e rispose con un cenno del capo , quasi avesse dubitato di avere la mia forza . « Scrivi a tua madre , Pietro ? ... Le hai detto che fra quindici giorni sarai da lei ?...» Questa volta egli non rispose e si recò la mia mano alle labbra . Mi portai l ' altra al cuore , per comprimere i battiti , dei quali il rumore mi spaventava . Oh , signor Raimondo ... un uomo di ferro avrebbe avuto pietà di quest ' agonia straziante , che mi affascinava però colla forza stessa del dolore , che mi strascinava a misurare tutta l ' estensione della mia disgrazia ... Pietro ! ... egli ! ... non ebbe pietà di quest ' agonia , che pure avrebbe dovuto indovinare dalla calma disperata del mio accento , dal tremito convulso delle mie braccia , che si appoggiavano alla sua spalla , dalla terribile tensione del dolore che inaridiva le lagrime sulla mia orbita ... Egli non ebbe una parola ... una sola ! ... o piuttosto non ne ebbe la forza ... Egli rimase colle labbra fredde e tremanti sulla mia mano , che recava quella percezione al cuore come una stilettata , cercandovi forse la forza di rispondermi . Un impeto cieco , disperato mi spingeva . « Son venuta a chiederti una grazia Pietro » , gli dissi ; « questi ultimi quindici giorni che hai avuto la bontà di concedermi ... io ... io vorrei passarli in Aci - Castello ... su quella bella spiaggia che visitammo sì spesso nelle nostre passeggiate notturne ... Siamo ai 28 di Ottobre , il 13 di Novembre partirai . » Speravo ch ' egli , soffocandomi dei suoi baci , avesse annullata la sua risoluzione della sera ... Non fu nulla di ciò ... « Oggi stesso manderò Giuseppe ad affittarvi un casino » : mi rispose stringendomi le mani e figgendomi gli occhi in volto , come cercandovi la spiegazione di quel desiderio ; « e domani partiremo . Vuoi che usciamo assieme oggi ? » Quella domanda fu il mio colpo di grazia : quando egli mi amava come un pazzo mi avrebbe pregata di non uscire ; in appresso non mi avrebbe fatto quella domanda poiché non si sarebbe potuto supporre che l ' uno di noi potesse uscir solo ... negli ultimi giorni mi amava ancora abbastanza per non propormi una passeggiata come un compenso , come per ringraziarmi del sacrifizio che gli facevo , ciò che equivaleva a dichiararmela una compiacenza , come avea fatto in quel momento . Mi voltai a cogliere un fiore da un vaso di porcellana per recare il fazzoletto alla bocca ... Mi sentivo soffocare ... Ebbi appena la forza di mormorargli : « No ... no ... grazie ... Non uscirò tutta la giornata ... » . Io stessa non udii il suono di quelle parole ... Forse neanche egli le avrà udite ... Uscii barcollando , operando uno sforzo supremo per dominare il mio dolore immenso , aggrappandomi alle tende che incontravo per non cadere ... Nel mio salotto caddi su di una duchesse , annichilata . Pietro passò al mio fianco tutto il giorno . Mi faceva una pena orribile a vedere gli sforzi che faceva per contenere la sua commozione , per combattere la lotta che ferveva in lui , per mantenersi saldo nella risoluzione che parea essersi fissata , e che quei momenti avevano fatto ondeggiare in lui ... Egli fu amoroso con me , come si può esserlo sino ai limiti della commozione , senza il trasporto però della passione , di quell ' amore caldo , cieco , irresistibile , quale egli me l ' avea fatto provare , quale ormai m ' era necessario per vivere , quale avrebbemi fatto dimenticare , almeno per un ' ora , in un bacio , tutta l ' estensione dell ' immensa sventura che mi percuoteva . Egli non ebbe una parola , non una sola parola che alludesse alla nostra separazione ; ma neanche un ' altra che la facesse mettere in dubbio . Un momento mi parve cattivo e spietato quell ' uomo che non mi amava più . Poi gli baciai le mani , delirante , piangendo a calde lagrime ; gli avvinghiai le braccia al collo e lo soffocai quasi fra le mie lagrime e i miei baci , come se avessi voluto farmi perdonare la triste impressione di quel momento . Giammai ! giammai io ho amato Pietro di quest ' amore immenso , frenetico , divorante di cui l ' ho amato in quel punto ... L ' indomani partimmo per Aci - Castello . No ! se anche scrivessi questi versi col sangue che tale tortura ha stillato dal mio cuore , io non potrei arrivare a descrivere tutto lo strazio ineffabile di quest ' agonia immensa che è durata 15 giorni ; in cui ho dovuto divorare le mie lagrime , soffocare gli urli disperati del mio cuore , perché m ' impedivano di vedere , di sentire come ogni ora di più il cuore di lui s ' allontanasse dal mio ; come quelle sensazioni impercettibili , che formavano l ' amore sovrumano di cui quest ' uomo mi adorava , andassero morendo in lui ... Io non potrò esprimere quello che ho provato di orribile in tutta l ' intensità del dolore , quando , con la terribile lucidità che mi dà la mia angoscia , ho letto chiaramente in quel cuore ... troppo chiaramente , per mia sventura ! ... la sorpresa , la tristezza di lui , direi anche il rimorso delle perdute illusioni del suo amore di un tempo che cerca invano ... Io l ' ho veduto , quell ' uomo , quel cuore , chiudere gli occhi , immergersi nel vortice delle più tempestose carezze , soffocarmi coi più febbrili trasporti ... frenetico ... furibondo quasi , cercando quelle illusioni che avea adorato in me ... e nulla ! ! ... nulla ! ! ... e staccarsene pallido , annichilato ... quasi piangendo come un fanciullo , guardandosi attorno come smemorato , come cercando ancora quelle sensazioni che non sa più trovare in me ... e che io ! ! ! ... disgraziata ! ! ... io non posso più dargli ! ! ... Oh , signore ! nessuno ! ... no ! nessuno potrà mai arrivare a comprendere la sublime agonia di quell ' istante ! Dio ! ... Dio mio ! ... se impazzissi ! No ! Dio non è giusto ! No ! Dio non ha pietà di questo dolore sovrumano ! Pietro è triste , malinconico ogni giorno di più ; la pietà istessa che risente di me , di quest ' amore di cui l ' amo , ch ' egli comprende , e del quale non può contraccambiarmi , malgrado tutti i suoi sforzi generosi , questa pietà lo distacca da me , lo fa fuggire , come se temesse di trovare un rimorso nei miei occhi , che , Dio sa con qual coraggio , gli nascondono quello che si passa in me . Egli è sdegnato contro se stesso e dolente della simulazione che deve imporsi per compassione di me , delle menzogne che deve giurarmi col volto cosperso del rossore della vergogna . La notte lo sento passeggiare spesso sino all ' alba , ora in cui parte per la caccia , e non ritorna che a sera , stanco , spossato , come se avesse voluto nella stanchezza dei sensi addormentare il rimorso del suo amore perduto , e trovarvi una pace che la tempesta delle sue passioni non gli accorda giammai . Eppure , dopo queste corse che hanno gonfiato i suoi piedi , che hanno logorato le sue forze sino alla prostrazione , egli non trova sonno nel letto ... egli si stanca ancora a passeggiare per la sua camera ... Qualche volta ho trovato l ' indomani il suo fazzoletto e i suoi guanciali umidi : al sapore acre ho conosciuto che erano lagrime ... Lui ! questo carattere orgoglioso e forte , quest ' uomo di ferro ... ha pianto ! ... ha pianto di dolore , di rimorso , di rabbia , per quest ' amore che gli sfugge , che vorrebbe imporsi . No ! ... tale martirio non può durare per entrambi ... Io sarò forte ! ... sì , quest ' amore istesso me ne darà la forza . Morire , mio Dio ! morire nelle sue braccia almeno ... addormentata dalle sue carezze ! ... Abbiamo passato 13 giorni su questa spiaggia che mi sembra deliziosa , malgrado le ore crudeli che vi ho provate . Si dice che il dolore rende fosche le tinte più brillanti del luogo ove si prova ... Anch ' io ho sentito ciò altravolta ; ma qui , in questi ultimi giorni , questi luoghi io li ho amati nei loro minimi particolari ; forse perché mi è caro anche il dolore di quest ' agonia che posso provare vicino a lui . Nel momento in cui scrivo per parlare di lui , per illudermi con lui ... sola , di notte , nella mia camera da letto ... vedo , attraverso le tende della mia finestra aperta , sbattute dal vento tempestoso di questi ultimi giorni d ' autunno che spoglia gli alberi delle foglie , la massa antica , imponente , severamente e grandemente poetica del vecchio e rovinoso castello che pende da una balza sul mare ; coi suoi muri massicci e screpolati , sui quali stridono i gufi in mezzo alle ginestre che vi germogliano , che disegnano la loro massa bruna su questo cielo trasparente ove risplende la più bella luna del mondo ; con questo mare immenso , lucido , che da questa lontananza sembra calmo e lievemente increspato , e che muggisce colla sua voce potente fra i precipizii dell ' abisso che circonda le fondamenta del castello . L ' altro giorno volli vedere questo castello a metà distrutto , su cui sembra talvolta vedere ancora passeggiare le scolte luccicanti di ferro fra i merli dei torrioni ; che mi fa vivere in mezzo agli uomini d ' una volta che l ' hanno abitato , coi vivi ricordi che tramanda e che sembrano infondersi incancellabilmente alla sua vista . Pietro volle dissuadermene , dicendo che la strada per giungervi era molto pericolosa per una donna . « Non sarai tu con me ? » , gli dissi , come se mi fosse stato impossibile un accidente vicino a lui , o come se quest ' infortunio avessi dovuto amarlo dividendolo con lui . Egli ... costui , cui l ' amore avea dato squisite percezioni , cui avea fatto oprare un miracolo di genio e di sentimento nel suo dramma , capì appena tutto il senso di quelle parole . Mi diede il braccio , come per nascondermi il suo imbarazzo , e mi accompagnò alla salita che precede l ' ingresso della rocca . I muri della torre principale che guardano il paesetto sembrano di un ' altezza smisurata , guardati dal basso , in quel punto , elevati come sono su di un immenso scoglio che dalla parte del mezzogiorno sospende le sue torri sul mare . Due tavoloni di querce sono gettati su di un arco in rovina per traversare l ' abisso orribile che si stende al di sotto , in fondo al quale mormora il mare in un sordo rumore , e che fa venire le vertigini al solo guardarlo . Pietro passò innanzi e mi porse la mano raccomandandomi di non guardare il precipizio per non avere la vertigine ; all ' incontro io provavo un ' affascinante sensazione nel mirare quella gola oscura , a quasi duecento piedi sotto di noi , ove , fra le acute punte degli scogli , biancheggiava la spuma minuta delle onde rotte e imprigionate nella caverna , su cui l ' assito che ci sosteneva si piegava sotto il peso dei nostri corpi scricchiolando . « Se cadessimo qui , abbracciati ! » , esclamai io quasi involontariamente , stringendo la mano di Pietro che mi guidava . Mi pareva più dolce quella morte , e preferibile alle torture che provavo , e che supponevo anche in lui . « Quale pazzia ! » , mormorò egli stringendo il mio braccio , come per prevenire l ' effetto di un capogiro , e accelerando il passo , che avea reso ardito e sicuro , quasi per garentire la mia vita ch ' eragli sospesa . Egli non ha detto : Che cara pazzia ! ... Ha detto semplicemente : Quale pazzia ! ... Ho veduto dalla sommità di quelle torri questo mare azzurro che si confonde con il ceruleo dell ' orizzonte , che si stende nella sua grande immobilità in lontananza e freme e spumeggia ai miei piedi ; ho veduto quelle barche che sembravano giocattoli da quell ' altezza , quel litorale sparso di ville e di paesetti , e Catania ... Catania ove Pietro mi aveva tanto amato .... Vi fissai un lungo sguardo , non avvertendo le lagrime che bagnavano le mie guance . « Che guardi ? » , mi domandò egli , come se mi avesse domandato : Perché piangi ? « Catania ! » , risposi colla voce ancora tremante . Egli sentì forse tutto quanto vi era di passione e di rimembranze in quella parola ; e lo provò anch ' egli fors ' anche in quel momento , poiché soggiunse , come cedendo ad una generosa risoluzione : « Vuoi che ritorniamo a Catania ? » . Non risposi e restai cogli occhi umidi e fissi sul golfo in fondo al quale biancheggiavano le cupole che indicavano la città , appoggiandomi al braccio di lui . Sentivo quanto vi era di nobile sacrifizio in quella proposta ; ciò ch ' escludeva l ' amore , ch ' era quello che mi bisognava . « Dov ' è Siracusa ? » , domandai poscia , come non accorgendomene , cedendo ad un intimo impulso . Pietro mi additò un punto tra mezzogiorno e ponente , dietro il Capo Passero che si vedeva distintamente , ove dovea essere il suo paese natale . « Perché non mi conduci a Siracusa piuttosto ? » , gli dissi gettandogli le braccia al collo , singhiozzando e fissando nei suoi i miei occhi brillanti di lagrime . Egli abbassò gli occhi , baciandomi le mani , e rispose , dopo avere esitato un istante : « Se lo vuoi ... » . « No ! io non lo voglio ... Ciò che io voglio è il tuo amore ! il tuo amore sfrenato , ardente , quale lo sentivi per me , quale cerchi ancora come smanioso e non sai più trovare , quale io spero qualche volta illudendomi , e tento tutte le occasioni per travedere in te ... e non m ' accorgo , pazza , disgraziata ch ' io sono , che tu non lo trovi ... che tu hai la generosità , la nobiltà di fingerlo meco ; ciò di cui senti rimorso ; ... e che tutto ... tutto ! ... perfino le tue carezze , perfino i tuoi sacrifizii mi dimostrano che tu non senti più per me ... » « Partiamo ! » , soggiunsi poco dopo strascinandolo pel braccio , soffocando l ' emozione che sentivo prorompere nell ' eccitazione della corsa , poiché mi sentivo morire . L ' ultimo raggio di sole rischiarava ancora i merli della più alta torre , e nell ' abisso che dovevamo traversare era buio profondo ; e gli echi ne erano mugghianti ; e gli sprazzi di spuma biancheggiavano come giganteschi fantasmi . Un momento mi sembrò che l ' immenso fascino di quello spaventevole abisso attraesse l ' abisso doloroso del mio cuore ; che quei bianchi fantasmi mi stendessero le braccia come a prepararmi un letto eterno che dovesse accogliermi assieme all ' uomo che adoravo tanto più freneticamente quanto più lo vedevo allontanarsi da me ... Un momento il mio piede si stese sul precipizio e la mia mano strinse più forte la sua per allacciarlo in un modo che nulla sarebbe valso a rapirmelo mai più ... « No ! no ! » , gridò il mio cuore gemente , « no ! ... ch ' egli viva ! ch ' egli sia felice ! ... io non potrò mai essergli grata abbastanza dei giorni che mi ha dato , dei sacrifizii che ha avuto la bontà d ' imporsi per me ! ... Ch ' egli sia felice ... anche con un 'altra!...» Un ' altra ! ... Ecco quell ' idea terribile , sanguinosa , che mi ha attraversato il cuore come un ferro infuocato , e alla quale non avrei forse saputo resistere se ci avessi prima pensato ... Mi avvidi , quasi con gioia , come se fossi stata salvata da un immenso pericolo , che camminavamo sul selciato della strada . Una o due volte , in quella notte agitata e febbrile passata al davanzale della mia finestra , ho avuto dei momenti di speranza , d ' illusione ... speranza tale che mi faceva mettere dei gridi di gioia , che mi faceva comprimere le tempie fra le mani , quasi le arterie che battevano di felicità minacciassero di sconvolgermi la ragione ... Egli mi avea proposto di accompagnarmi a Catania ! ... egli aveva avuto forse un istante d ' amore per me ! ... dell ' amore di una volta ! ... Oh ! Dio ! Dio ! ... morire almeno in tal momento ! ... Ieri volli uscire con lui ; volli fare una passeggiata in barca . Egli prese i remi , ed entrambi , soli , ci cullammo nella piccola barchetta da pescatori su quelle onde azzurre come il cielo . Quand ' egli è solo , pensieroso , vicino a me ... provo un momento di dubbio , d ' incertezza ... Mi pare di sperare , mi pare di averlo mio ! tutto mio ! ... e che nulla abbia potenza di strapparlo all ' amplesso frenetico delle mie braccia . Appena fummo al largo egli lasciò i remi e venne a prendere la mia mano . Lo guardai come non l ' avevo mai guardato : sentivo che non potevo amarlo più di quanto io l ' amavo in quel momento ; mi pareva impossibile ch ' egli dovesse lasciarmi il dopodomani . Egli baciava le mie mani , e sostava per guardarle in silenzio , come se avesse temuto di alzare gli occhi nei miei , e per tornare a baciarle ... Le sentii umide delle sue lagrime . « Pietro ! » , esclamai palpitante di una sublime emozione , mentre tutti i pori del mio cuore si dilatavano ad assorbire le inebbrianti emanazioni di una lusinghiera speranza : « ieri ti pregai di condurmi a Siracusa ... con te ... » . Egli non poté più frenare il pianto , e scosse la testa tristamente . « Impossibile ! » , mormorò con un soffio appena intelligibile . «Impossibile?...», ripetei radunando tutte le forze di cui mi sentivo capace ; « e perché , Pietro ?!...» « Oh ! grazia ! grazia , Narcisa ! » , singhiozzò egli stringendomi fra le sue braccia , nascondendo la sua testa nel mio petto ; « grazia ! ... io sono molto vile !!...» Era orribile a vedersi l ' angoscia disperata di quel volto energico , l ' annichilamento completo di quel carattere di bronzo . « Sì , io sono vile ! io son colpevole ! io sono infame !...», seguitò con voce delirante : « oh ! grazia , Narcisa !...» . L ' amavo tanto che non sentii tutto lo spasimo sublime che quelle parole mi facevano provare : ebbi soltanto pietà di lui . Lo abbracciai , piangendo anch ' io , tremando convulsivamente del suo tremito , mischiando le mie labbra alle sue . « Dillo ! Pietro ... dillo ! » , gridai con disperato sforzo di volontà , « tu non mi ami più ! ... tu non mi ami più come prima ! » . Egli rimase abbattuto , in silenzio , sulla panchetta della barca . Quel silenzio durò cinque minuti . Quando risollevò il volto fui atterrita dallo spaventevole pallore che copriva i suoi lineamenti solcati profondamente . « Ascoltami , Narcisa ! » , cominciò egli con voce solenne , quasi calma : « io ho un sacro dovere di gratitudine verso di te ... dovere che mi fanno caro le reminiscenze che non potrò dimenticare giammai , e che formano ora il mio inferno ... Eppure , te lo giuro sul mio onore , io non mi trovo colpevole ... no ! ... che soltanto queste reminiscenze mi restino ora vicino a te ... Tu hai il diritto di disporre di me , in tutto ... Io sacrificherò al dovere quello che avrei sacrificato all ' amore , e farò quanto è possibile all ' uomo per renderti la tua felicità . Ho tanto provato di sì immenso nella voluttà del godimento , nel delirio dell ' esser felice , che forse all ' uomo non è concesso di godere ... e Dio mi punisce , col soffiare su tutte quelle sensazioni che formavano il mio amore ... che cerco invano da due mesi ... e spegnerle per me . Nel tremito ardente delle tue labbra , sul tepore della tua pelle rosata , nelle nervose e convulse pressioni delle tue braccia , nel delirio fervente delle tue carezze , ho cercato invano un atomo , un atomo solo , di quello che provavo d ' arcano , d ' indefinibile , di più che terreno , quando , seduto sul lastrico della strada , ti vedevo al verone , ciò che formava il delirio dei miei sogni ; che nei primi trasporti del possederti , quando mi pareva di divenire folle per la felicità dell ' amor tuo , io provai sino a quel parossismo del godimento che ci annienta , direi , nel godimento istesso , e che ci lascia sbalorditi della sua estensione . Io ho cercato invano questo profumo , questo vapore che ti circondava d ' incenso come gli angeli , e in cui non osavo immergermi per timore di perdervi la ragione o di perdervi l ' illusione ... È duro , è crudele quello che dico ... ma tu hai mente per apprezzarlo e cuore per perdonarmelo ... come mi hai perdonato tutto quello che ti ho fatto soffrire da due mesi , che mi sono rimproverato , e di cui il rimorso mi lacera ... Quello che io piango , Narcisa , è l ' amore che ho provato e che non posso più trovare ... che cerco assetato per inebbriarmene , poiché la sete che ne ho è ardente , divoratrice , e che mi fugge sempre dinanzi come un fuoco fatuo ... Io avrei paura , rimanendoti più a lungo vicino , che la stanchezza dell ' animo non vincesse anche il desiderio ineffabile che ho di questo amore ... e che tutto questo tesoro di diletti che trovasi in te , di cui m ' abbeverai forse sino all ' ebbrietà , non vada perduto dell ' intutto per me ! Oh ! io ho paura di ciò , Narcisa ! ... poiché la speranza di riamarti un giorno come ti ho amato m ' impedisce che mi bruci le cervella , non avendo più nulla a godere sulla terra . Bisogna ch ' io mi allontani da te per qualche tempo , ch ' io torni a dubitare della felicità che ho goduto ... ch ' io dubiti della speranza fin anche di questa felicità , per esser pazzo di te come lo ero quando passavo le notti innanzi la tua casa senza sperare un ' occhiata da te ... bisogna che io ti vegga ancora lontana da me , in mezzo alle pompe del tuo lusso , all ' incanto delle tue seduzioni , per cercarti ansioso , cieco , folle , come allora ; e stendere le braccia , delirante , invocando un altro sorso di questa coppa fatata ... a cui fui tanto stolto da bere troppo ... » . Egli non poté più proseguire , soffocato dalla violenza della sua commozione , tenendosi il petto colle mani increspate da una violenza contrazione , inginocchiato ai miei piedi , coll ' occhio luccicante di una fosca luce sul pallore quasi tetro del suo volto , coi capelli irti sulla fronte madida di freddo sudore . Quest ' addio che quel cuore mi dava era grande , era sublime , come l ' amore di cui m ' aveva amato . Lo sollevai fra le mie braccia ; lo baciai in fronte , sentendomi ancor io fredda di sudore ghiacciato , provando una forte risoluzione che quelle parole infondevanmi , la quale correva al cuore , quasi con gli smarrimenti di una vertigine , insieme al sangue che da tutte le vene vi affluiva . « Addio dunque ! » , gli dissi con una calma nella voce della quale io stessa ero atterrita : « Addio , Pietro !...» . Egli cercò le mie labbra colle sue , fredde , tremanti d ' angoscia e di voluttà . «Addio!...», gli mormorarono ancora le mie labbra palpitanti nelle sue - E svenni fra le sue braccia . 11 Novembre Posdomani egli deve partire . Ho numerato minuto per minuto queste ultime ore che io ho passato vicino a lui ... cercando illudermi spesso per sentirne poi più amaramente tutta la disperazione del disinganno . No ! lo sento ... il suo cuore non può più rinascere per me ! Egli tenta lusingarsi nelle sue speranze ... o piuttosto ha pietà di quello che soffro ... Quand ' egli partirà ! ... Dio ! Dio ! ... Quando non udrò più la sua voce , il rumore dei suoi passi ... ; quando non lo vedrò più e non l ' attenderò più la sera , affacciata alla finestra ! ... Oh ! no ! ... no ! ... è meglio prima ... prima ch ' ei parta ... Riprenderò questa lettera all ' ultimo istante , per farla poi mettere alla Posta a catania ... Domani egli aspetta il suo amico , forse lei stesso , che deve venire a prenderlo ... in tal caso sarebbe forse meglio ... L ' ora non può essere molto lontana : egli parte dopodomani ... Ho peccato ! e Dio mi punisce col mio peccato ! 12 Novembre L ' inverno è sopravvenuto troppo improvvisamente per queste contrade ... Dio mio ! Ho avuto paura di questo mare burrascoso , di questi nuvoloni che fanno nero e triste il cielo , di questo vento che strappa le ultime foglie dagli alberi ... Sì , ho paura di questa natura , pochi giorni fa ancora tanto ridente , e che sembra fuggirmi con la vita ... Ho pianto molto ... sì a lungo che ora sono stanca di piangere . Gli occhi mi bruciano ; mi sembra che il petto si rompa ... Dio ! Dio mio ! Pietro mi sfugge , teme d ' incontrarsi con me ... Che gli ho fatto ? ... Dio mio ! che gli ho fatto ? ! ... 12 Novembre - ore 10 di sera Dio ! Dio ! Pietà ! pietà ! Son pazza , Dio mio ! Mi pare di perdere la ragione ! ... mi pare di morire ! Ho urlato come una tigre ; ho lacerato coi denti le lenzuola , le vesti , il fazzoletto ; mi son rotte le membra urtando contro i mobili come ebbra ... Oh , no ! no ! Dio non è giusto ! Dio è crudele ! ... Quale tortura ! quale tortura orrenda ! ... Dio ! Dio mio ! ... L ' ho udito ! sì , la sua voce ! ... la sua voce istessa ... che ordinava i cavalli per domani ... Oh , quest ' uomo ! ... quest ' uomo ! ... Ma io l ' amo ! ... ma io l ' adoro ... com ' egli si spaventerebbe a provarlo , se lo potesse , quest ' uomo che mi sfugge ! ... che ha il cuore morto per me ! ... Che fare ? ... che fare , Dio mio ? ! ... Se fossi pazza ? ! ... se impazzissi ? ! ... Dio ! ! ! ... No ! Dio non può punirmi del mio delitto ... No ! Dio non può punirmi dell ' opera sua ... perché ... perché io son debole ... perché io son vile dinanzi all ' estensione di questo dolore sovrumano che mi si apre dinanzi ... perché io , da Lui che mi percuote , voglio il sonno ... l ' oblìo almeno ! ... Dio ! Dio ! ... pietà ! pietà ! ... grazia ! ! ! ... IX Un ' ora del mattino suonava lentamente all ' orologio del salotto nel grazioso casino che abitavano i due giovani . Narcisa , pallida del suo delicato pallore di cera , coll ' occhio brillante di un inusitato splendore che avea dei lampi di felicità , vestita di bianco , il suo colore favorito , sebbene la stagione fosse alquanto inoltrata , coi capelli raccolti mollemente dentro una reticella di seta ed arricciantisi sulla fronte quasi sino alle sopra [ c ] ciglia , con quella moda ardita che ricordava le più belle teste delle statue greche , stava seduta abbandonatamente sopra un canapè , accanto a Pietro , nella sua attitudine solita , allacciandogli il collo con le sue belle braccia , figgendo avidamente gli occhi negli occhi di lui , ascoltando le sue parole ; e sembrava deliziarsi nella trasparente e profumata atmosfera che le mille sensazioni di quel momento le creavano . Giammai la donna amante avea sussultato di tale amore fra le braccia dell ' uomo amato ; giammai la sirena si era abbandonata più molle , più languente ; giammai la maliarda avea avuto sguardo più inebbriante da fare oscillare convulsivamente le più intime fibre del cuore di lui . Sembrava che qualche cosa di più che mortale eccitasse in lei tutte le più squisite risorse , le ispirazioni più ardenti della donna affascinante , della donna ebbra anch ' essa di questa voluttà che ispirava e che cercava , per formarne un fascino irresistibile , divorante . L ' occhio di Pietro era raggiante ; la sua parola interrotta a scosse come per delirio ; le sue membra tremanti di sovrumano diletto . Egli suggeva avidamente coi baci per la fronte , pei capelli , per le labbra , per gli occhi , pel collo quelle emanazioni acri e violente di una voluttà insaziabile , che eccitava il godimento sino al delirio ... « Oh ! Narcisa ! Narcisa ! » , esclamava egli come un pazzo , « Narcisa di Napoli ... di Catania ! ... t ' ho trovata alfine ! sì , t ' ho trovata !!...» Tutt ' a un tratto quel corpo affascinante di mille seduzioni ebbe un fremito che non seppe reprimere , e quasi una dolorosa contrazione . Pietro l ' abbracciò più strettamente , come ebbro ... poiché lo scambiò per un fremito di piacere . « Che io ti vegga , Narcisa ! » , esclamò egli colle mani giunte , inginocchiandosi sul tappeto , come se avesse voluto adorarla : « oh ! ch ' io possa vederti ! .. Perché nel tempo istesso che io provo questo godimento supremo , che mi comunico il tuo corpo da fata fra le mie braccia , non posso analizzarti col mio sguardo , ed assorbire quell ' altra ebbrezza sublime di divorare le tue bellezze ?...» . Egli si tacque , sorpreso , allarmato dal pallore che copriva i delicati lineamenti di lei , che tradivano qualche lievissima contrazione spasmodica : e che cominciavano a bagnarsi di fredde stille di sudore a fior di pelle alla radice dei capelli . Narcisa , come per nascondergli quel triste spettacolo inebbriandolo fra le sue carezze , lo attirò fra le sue braccia , baciandolo del suo bacio languido e divorante nella sua molle seduzione ; e posò il suo viso sul volto di lui , mischiando i ricci dei suoi capelli ai suoi ... « Che hai , Narcisa ? » , le gridò Pietro spaventato dal freddo sudore di cui gli inumidiva il volto il contatto di lei . « Oh , nulla ! ... È la felicità ! ... è la gioia suprema che provo ... che sembra farmi svenire ... Oh ! come son felice ! ... Dio mio ! come son felice !...» Mentre quella testolina ricciuta si posava sulla sua , Pietro la sentì farsi più pesante sulla sua spalla . «Narcisa!...» « Oh , qual felicità , Pietro ! ... Mi pare di aver sonno ... di dover sognare questi squisiti diletti ... Avevo tanto sofferto ! ... Adagiami sul canapè ... e suonami qualche cosa sul pianoforte ... Provo delle sfumature sì care ... dei sogni incerti sì belli ! ... Oh , Pietro , se li provassi anche tu ! Mi pare di dover godere di più con quei suoni tratti da te ... » La sua pupilla era prodigiosamente dilatata ; ma lo fissava ancora coi raggi più vivi del suo sguardo . Pietro s ' inginocchiò ai suoi piedi ; ella ebbe il coraggio di cambiare in un sorriso la contrazione di spasimo delle sue labbra . « Suonami il valtzer ... Il Bacio ... fammi contenta ... » Pietro esitava . « Ma che hai ? Dio mio ! sei pallida da far paura ... » « È nulla , ti dico ... è l ' eccesso della gioia , della felicità ... Son tanto felice , mio Pietro ! ... Fammi questo piacere , suona quel valtzer ... che mi domandavi sempre ... » E giunse le mani con atto infantile di preghiera . Pietro cominciò ad eseguire quella musica che faceva la più strana impressione in mezzo al silenzio della notte ( nella mestizia che , suo malgrado , cominciava ad offuscarlo ) , ascoltata da quella donna coricata sul divano , che giungeva le mani ; della quale i tratti , sussultanti di quando in quando , sembravano assorbire le vibrazioni come delle care reminiscenze ; della quale gli occhi si dilatavano colla pupilla di una spaventevole fissità ; della quale infine le labbra si aprivano anelanti come a bever l ' onda di quell ' armonia , in mezzo alle contrazioni spasmodiche che non poteva dissimulare ; nel silenzio quasi lugubre di quel salotto , che cominciava ad esser rotto dall ' anelito affannoso e soffocato della respirazione di lei . Ella si era alzata lentamente , come attratta da quel suono ; cogli occhi come affascinati da immagini che ella sola poteva vedere ... E si era trascinata barcollante , stendendo le mani tentoni , come se non vedesse più , verso il punto dove risuonavano quelle note festanti . Ella vi giunse , anelante di fatica e di piacere , e si aggrappò alla spalla di Pietro per non cadere , gridando con accento indescrivibile : « Oh ! Pietro ! Pietro ! ... dove sei ?!...» . E cadde inginocchiata . Le sue pupille azzurre , chiare , quasi fosforescenti , si fissavano in volto a lui , senza sguardo , come cercandolo ; e allorquando sembrò ch ' ella non potesse rompere quel velo che le annebbiava la vista , che le impediva di pascersi nelle sembianze di lui , i suoi lineamenti , che cominciavano a contrarsi , espressero l ' angoscia ... un terrore nuovo , incomprensibile . « Oh , Dio ! Dio mio ! » , singhiozzò agitando le labbra convulsivamente , come se stentasse a trarre quei suoni dalla sua gola arida e ad articolarli colle sue labbra tremanti : « Oh ! Dio ! ... sì presto ! sì presto !...» . E quando incontrò gli abiti del giovane , le sue mani increspate cercarono brancolando le mani di lui , che strinsero avidamente , con tenace ostinazione , quasi temessero di lasciarsele sfuggire . La pelle del suo viso si era fatta arida , e le vene cominciavano ad iniettarsi di sangue . Pietro , stordito , spaventato , afferrò il cordone del campanello . « È giunto il signor Angiolini » : disse un domestico sulla soglia . « Presto ! presto ! che corra ... soccorso ! Ella muore ! » , gridò Pietro . Sollevò quel bel corpo , fattosi di un ' inerte pesantezza , fra le sue braccia , stringendovelo con una furibonda tenerezza , e lo coricò sul divano . In tutto quel tempo le mani convulse di lei cercarono ancora le sue ; e quando le trovarono fecero atto di recarsele alle labbra , fissandolo sempre di quella pupilla cerulea , dilatata , senza sguardo . Si udirono dei passi precipitati , e comparve Raimondo , che veniva a prendere Brusio per condurlo da sua madre , come Narcisa ne avea avuto sentore . Con un solo sguardo egli vide di che si trattava , e senza perder tempo in domande inutili , corse da lei , distesa sul divano , e le prese il polso . Le pulsazioni erano deboli , lente , mancanti ; osservò la pelle arida , picch [ i ] ettata in alcuni punti delle braccia di bollicine incolori ; il volto acceso e che cominciava a farsi livido ; gli occhi fissi che operavano uno sforzo prodigioso per non cedere alla pesantezza delle palpebre , onde fissarsi ancora su di Pietro , quantunque non lo vedessero più . Toccò vivamente la regione epigastrica che tradì uno spasimo acuto . « Hai in casa dell ' emetico ? » , domandò vivamente Raimondo al suo amico , rizzandosi con la pronta decisione che dà l ' intuizione al medico di genio , e che lo fa sollevare e dominare in tali momenti . « Oh no ! ... Dio mio !...» « Un momento ! avrete almeno questo » ; e spezzò il cordone del campanello , strappandolo con violenza . « Recate un bicchier d ' acqua e del sapone , e preparate due tazze di caffè molto carico e senza zucchero ; subito ! » , ordinò al cameriere che comparve . « Bisogna che tu passi nell ' altra stanza » ; soggiunse quindi a Brusio che sembrava di sasso . Narcisa , che udì forte e comprese quelle parole , strinse più vivamente le mani del giovane , quasi volesse attaccarsi a lui . « No ! no ! » , singhiozzò Pietro cadendo inginocchiato dinanzi al canapè ; « no ! io non la lascerò un minuto ... Io sarò forte , Raimondo ! » Il medico si strinse con impazienza nelle spalle , e tentò di far bere a Narcisa il bicchier d ' acqua che gli avevano recato ove avea sciolto del sapone . Ella ne inghiottì avidamente due o tre sorsi , afferrando il bicchiere come se avesse voluto aggrapparsi alla vita che sentiva sfuggirle ; provò qualche movimento di vomito , che rimase senza effetto ; e ricadde pesantemente sul canapè mormorando : « Oh ! la vista ! ... Dio mio ! la vista ! ... vederlo almeno !...» . E due lagrime luccicarono sulla sua orbita . I suoi lineamenti erano orribili di questa lotta penosa che cercava vincere e dissimulare con isforzi sovrumani . Raimondo , che avea preso la testa di lei fra le sue braccia , un minuto dopo la lasciò ricadere sul cuscino , resa di una cadaverica pesantezza ; e rimase muto , disanimato . Poco dopo mormorò , come parlando a se stesso : « È l ' oppio in forti dosi ... Ora il delirio ... dopo il coma ... » . « Che sete ! Dio mio , che sete ! » , mormorava Narcisa colla voce secca , stentando a disnodare la lingua , legata da una spaventevole aridità ; « acqua ! per pietà , Pietro ! ... acqua !...» Raimondo le fece inghiottire quasi tre tazze di caffè amaro . « Che fare ? Dio ! ... che fare ? » , gridava Pietro implorando , con l ' accento del cuore , da Raimondo quell ' aiuto che questi non poteva dargli mentre avea chinato la testa sul petto , come se avesse voluto dire : troppo tardi ! La fisionomia di Narcisa si animava come se contemplasse deliziose visioni che il suo occhio sbarrato e fisso poteva vedere soltanto . Ella mormorava frasi interrotte , appena sensibili , in cui spesso le sue labbra si agitavano come per sorridere . Una o due volte sembrò riscuotersi bruscamente , con un senso penoso ... e allora i suoi tratti esprimevano un immenso affanno ... in cui ella mormorava : « Oh , Pietro ! ... il valtzer ! ... il valtzer !...» . Pietro , che aveva soltanto la forza di bagnare di pianto le sue mani che si teneva alle labbra , gridò singhiozzando : « Ma salvala , Raimondo ! ... fratello mio ! ... Non vedi che muore ! ... Bisogna ch ' ella non muoia ! ... Non voglio che ella muoia !...» . Tutt ' a un tratto Raimondo corse al pianoforte , come cedendo ad un ' ultima e subitanea ispirazione ; lo strascinò sulle sue carrucole sino al canapè dov ' era sdraiata l ' agonizzante ; sollevò questa fra le sue braccia , perché le braccia di lei potessero ancora circondare il collo di Pietro che non volevano abbandonare ; e disse a Brusio che sembrava istupidito : « Non c ' è più che un miracolo che possa prevenire il coma , che possa salvarla : bisogna prolungare questo delirio per dare il tempo di operare all ' infuso di caffè ... Suonale quello che vuole ... Ci son dei casi in cui la scienza bisogna che ricorra all ' arte o al caso » . Pietro cominciò a suonare quel valtzer allegro e brillante , di cui le note acquistavano la più triste inflessione sotto le sue dita increspate e tremanti , e che strillavano sinistramente in mezzo al funereo silenzio di quella stanza . Due o tre volte le labbra di Narcisa sorrisero ; i suoi lineamenti perdettero la loro rigida alterazione per esprimere il piacere più intenso che quel suono certamente le procurava o che determinava i sogni deliziosi del suo delirio ... Ella stringeva più fortemente , sebbene con moto convulso , quella testa che abbracciava ; e qualche volta le sue labbra si agitarono come per baciare ; e il suo capo si avanzava tentoni come se avesse voluto incontrare quello di lui ; ... e la sua pupilla appannata , vitrea , fissa , ebbe un lampo , un raggio di uno sguardo in cui balenava tutto l ' ineffabile amore che l ' agonia non poteva assopire in quel cuore . « Oh ! Pietro ! Pietro ! ... ti vedo !...», gridò esultante ; con un accento indescrivibile che avea più dell ' urlo dello spasimo che del trasporto della gioia ; « m ' ami ? ! ... m ' ami tu ?!!!...» E si rovesciò assieme a lui sul canapè vincendo , con uno sforzo disperato , miracoloso , la difficoltà di proferire , il torpore della mente , l ' inerzia delle forze , l ' agonia insomma . « Pietro , m ' ami ancora ? ! » « Sì ! sì ! t 'adoro!...», singhiozzò egli tentando inumidire l ' aridità di quella pelle coll ' umido delle sue labbra , di scacciare il torpore di quelle membra , la pesantezza di quelle palpebre coll ' impeto dei suoi baci ; cercando trasfondere la vita che sentiva rigogliosa , giovane , potente in lui , nel soffio che alitava fra le labbra di lei violacee , semiaperte e convulse . « E non me lo dici perché hai pietà di me ? ... e non me lo dici perché io muoio ?!...», seguitò ella aggrappandosi al suo collo , nelle convulsioni dell ' agonia , con quel moto incerto e straziante del volto e delle labbra che cercavano il volto di lui per baciarlo . « Oh , no ! ... non ti ho mai amato come t ' amo ! ... Narcisa ! ... Narcisa ! ... non mi abbandonare !...» « Grazie ! ... grazie !...», mormorò la moribonda con un anelito interrotto che la stentata respirazione soffocava nella sua gola ; « grazie ! ... oh ! la vita ! ... dottore , fatemi vivere ... egli mi ama ! ! ... io non voglio morire ! ! ! » , finì con accento straziante . E non poté più proferire , quantunque agitasse ancora penosamente le labbra , e alcuni suoni rochi e interrotti scappassero dalla sua gola arida . Ella rimase come profondamente assopita ; riscossa di tratto in tratto da sussulti convulsivi : rivelando mille impressioni , ora deliziose ora tristi , nella mutabile espressione dei suoi lineamenti , in cui l ' occhio soltanto , colla sua larga e lucida fissità faceva prevedere la morte . Era orribile a vedersi la rapida decomposizione di quella fisonomia . Finalmente sopraggiunse il sonno . Pietro rimaneva , com ' ella l ' aveva attirato rovesciandolo nella sua caduta , ancora avvinghiato a quel corpo per tre quarti cadavere , e che aveva tuttavia i suoi ultimi moti convulsivi , gli estremi sforzi dei suoi rantoli , la disperata tensione della pupilla per lui ; egli era come affascinato da quell ' orribile spettacolo che impietrava le lagrime nel suo occhio ardente e dilatato quasi al pari di quello di lei . « Ma parti , disgraziato ! » , gli gridò Raimondo tentando di strapparlo a quell ' amplesso di morte ; « non vedi che ciò ti uccide ... ! » Pietro non rispose , e abbracciò più strettamente quel corpo inerte , in cui gli parve sentire un ultimo sussulto al suo abbraccio , mentre le mani gli parve lo stringessero più tenacemente , come per ringraziarlo e non lasciarlo . Quell ' agonia fu lunga , penosa , orrenda . A pena il medico , colla mano sul petto di lei a numerare i battiti del cuore , poté discernere il punto in cui il sonno del veleno si mischiò al sonno della morte . Pietro rimase istupidito , come un pazzo ; per un mese intiero . Il secondo rivide sua madre ; poi gli amici . Un anno dopo ricomparve in società ... Chi sa quante volte al giorno pensa a quest ' ora a Narcisa , la donna ch ' è morta d ' amore per lui ? ! ... Le splendide promesse del suo ingegno , che l ' amore di un giorno aveva elevato sino al genio nella sua anima fervente , erano cadute con quest ' amore istesso . Pietro Brusio è meno di una mediocrità , che trascina la vita nel suo paese natale rimando qualche sterile verso per gli onomastici dei suoi parenti , e dissipando il più allegramente possibile lo scarso suo patrimonio . Misteri del cuore !
StampaPeriodica ,
Verso la fine del quattrocento grande era il disordine in cui s ' aggirava il concetto della lingua nostra e delle lettere , che da un lato erano declinanti , dall ' altro sentivano se stesse per anche non bene mature . Da noi si chiama buon secolo della lingua nostra quello di Dante o del Petrarca e del Boccaccio ; ma gli scrittori in quella età non ebbero tanta fiducia di se stessi né tanta superbia . Il che si dimostra in primo luogo dal disputare che si fece subito intorno alla lingua , la quale avendo taccia , di bassezza non era , autorevole bastantemente sulla nazione ; era un dialetto venuto su quando una spinta maravigliosa fu data agli ingegni , ma senza corredo di scienza bastante . Sentìano mancare all ' efficacia della lingua l ' arte del dire ; in quella età noi cerchiamo la potenza della parola e della frase , ma non vi troviamo bastante evidenza dei costrutti , e l ' orditura dei periodi si dimostra per lo più timida o intralciata . Questo sentivano gli scrittori , massimamente poi quando ebbero assaggiato gli autori latini : Filippo Villani ( nel Proemio ) tace di Giovanni , e di Matteo suo padre dice avere egli usato « lo stile che a lui fu possibile ; apparecchiando materia a più dilicati ingegni d ' usare più felice e più alto stile » . Né avrebbe il Boccaccio al nostro idioma fatto la violenza ch ' egli fece , so non avesse egli nella prosa creduto trovarlo come giacente e da cercare altrove i modi e le forme a dargli grandezza . Le varie parti della coltura non avendo le uno con lo altre avuto in Italia proporzione sufficiente , quei primi sommi parve , si alzassero come giganti per virtù propria , dopo sé lasciando un intervallo per cui le lettere cominciassero un altro corso dove i primi gradi già fossero stati con inverso ordine preoccupati . Il che nelle arti belle non avvenne , e quindi poterono esse regolatamente salire alla loro perfezione : ma le lettere invece di Giotto ebbero subito Michelangelo , terrore agli altri piuttosto che guida ; ed il Boccaccio avendo trovato la lingua già bene adulta ma inesperta , la fece andare per mala via : il solo Petrarca più degli altri fortunato , lasciò dietro sé lunga e prospera discendenza . Avvenne per questa mala sorte che la lingua innanzi di farsi e di tenersi donna e madonna come si conveniva a tali uomini ed a tale popolo , non bene osasse distaccarsi dal latino che stava siccome suo legittimo signore , talché all ' italiano si diede per grazia l ' umile titolo di volgare . Né questa ignobile appellazione cessava col volger dei tempi , le traduzioni dal latino s ' intitolavano volgarizzamenti ed anche oggi quel che si scrive da noi letterati diciamo scrivere in volgare , Dio ce lo perdoni . Ma quando pei cercatori dei libri classci il latino fu ogni cosa , e chi non facesse di quello il suo unico studio ebbe nome d ' uomo senza lettere ; allora alla lingua stata compagna , dei loro affetti mandarono i dotti il libello del ripudio , anzi fu cacciata via come la serva quando torna la matrona . Sarebbe al Poggio ed ai suo pari sembrato vergogna scrivere italiano , onde egli scriveva latine le Istorie dei tempi suoi e le Lettere e perfino le Facezie . I poveri scritti di chi aveva narrato le cose come le aveva fatte , si traducevano in latino perché si acquistassero un poco di stima . Né Pico Della Mirandola fu il primo che dicesse mancare le cose al Petrarca e a Dante le parole ; questi era stato già tempo innanzi vituperato come sciupatore del bello classico da Niccolò Niccoli erudito raccoglitore di vecchi libri , che lui chiamava ( così almeno lo fanno parlare ) « poeta da fornai e da calzolaj » , perché non seppe né bene intendere Virgilio né avviarsegli dietro pei compi floridi della poesia ( Leonardi Aretini Dialog . I Ad Petrum Istrum . Fu già stampato a Basilea , ed è manoscritto nella Laurenziana ) . Più tardi Cristoforo Landino , che fra tutti difese la lingua toscana e la usava felicemente , sentenziò pure « ch ’ era mestieri essere latino chi vuole essere buono toscano » ( Orazione di Cristoforo Landino , Firenze , 1853 ) . Encomia l ' industria che Leon Battista Alberti pose a trasferire in noi l ' eloquenza dei latini ; né certo si vuole togliere merito a siffatto uomo , né a Matteo Palmieri né ad altri lodati con lui : ma fatto è poi che seguitare nell ' italiano le norme latine come essi fecero , tolse loro di essere letti mai popolarmente , così che si giacquero per lungo tempo come dimenticati , ed oggi guardandoli a fine di studio ne pare di leggere una lingua morta . Cotesti almeno erano uomini educati ai buoni studi : ve n ' erano altri d ' ingegno più rozzo , i quali per volere essere eloquenti in verso ed in prosa , cercando norme all ' italiano fuori di se stesso , facevano certi pasticci di lingua , né latina né volgare , la quale usciva come per singhiozzi , che Dio ce ne scampi ; di che strani esempi potrei allegare se fosse qui luogo . Ma vale fra tutti quello di Giovanni Cavalcanti , autore di Storie fiorentine a mezzo il quattrocento : non fu senza ingegno , e dove narrando le cose interne della repubblica descrive gli umori o riferisce i parlari dei cittadini , dice il fatto suo con evidenza sovente felice ; ma , quando vuol essere ornato o facondo e soprattutto nelle descrizioni , tenendo dietro agli esempi dei latini non bene letti o non bene intesi , diventa oltremodo fastidioso per lungaggini e peggio ancora per l ' ambizione dei falsi colori : costui che avrebbe potuto essere buon cronista , fu dall ' abuso dei precetti che allora correvano condotto ad essere malo istorico . Così andarono le cose nella repubblica delle lettere fino a Lorenzo dei Medici e al Poliziano ; questi certamente mostrò nelle Stanze scritte da lui a venticinque anni e poi non finite , una squisita forma di poesia che annunziava già i tempi nuovi di cui può dirsi prima e gentile apparizione . Cionondimeno quell ' uomo stesso faceva latini poi finché visse i versi e le prose fino al racconto della Congiura dei Pazzi , fatto domestico e tremendo al quale era stato in mezzo e che tante passioni doveva destargli nell ' animo . Nella poesia il Poliziano pareva trovarsi più in casa sua quando scriveva latino : più imitatore in quelle stanze di fina bellezza che s ' era arrischiato egli a scrivere italiane . Lorenzo dei Medici si scusa d ' avere in lingua volgare commentato i suoi Sonetti , tale quale come Dante se n ' era scusato dugent ' anni prima . Ma nulla dunque si era fatto in quei dugent ' anni quanto all ' uso della nostra lingua ? S ' era fatto molto ed ogni giorno si faceva ; ma il male stava in ciò che tale uso procedeva bipartito , essendo pel naturale andamento suo più cólto nei popoli ma insieme più guasto nei libri . Un assai grande numero di lettere scritte nel quattrocento furono in questi anni pubblicate , e ne abbiamo noi vedute molte manoscritte ; e molte tratte dagli Archivi di Firenze sono allegate nel grande Vocabolario . Ora le lettere familiari danno sempre l ' espressione più naturale e più immediata del vivo parlare , e chi le raffrontiad altre più antiche le troverà scritte in modo che annunzia lingua più adulta e più conforme a quella che poi fu la moderna italiana lingua . Ma nei libri stessi umili in quel secolo , sebbene pallido ne sia lo stile , pure il discorso procedeva meglio ordinato e più finito e più somigliante ed acuto già fatto ; ma non però bello quanto promettevano le grazie e il fuoco delle età prime . Io pure grido , studiamo il trecento , secolo che aveva in sé certamente quella potenza che più non ebbe la lingua nostra ; ma vero è poi che di tutte le nazioni gli antichi scrittori si riveriscono come vecchi intanto che si amano come fanciulli ; si ammirano per la ingenuità loro e per la forza , ma non si saprebbe né si vorrebbe per l ' appunto scrivere a quel modo . Tuttociò avviene sempre e dappertutto ; ma fu a noi tristo privilegio che la lingua o si dovesse o si credesse dovere attingere dal trecento , quasiché in essa il corso del tempo facesse il vuoto o altro non avesse fatto che guastarla . Negli ultimi anni del quattrocento aveva la lingua dunque per se medesima progredito quanto a una struttura più regolare , ma dall ' essere usata poco e trascuratamente nei libri , pareva e anche oggi a noi pare , in fatto essere decaduta da ciò che ella era nel secolo precedente . Lorenzo de ' Medici , il Landino ed altri dicono spesso alla lingua nostra essere mancati gli uomini e lo stile di chi la usasse ; il che fu vero quanto allo scriverla come abbiamo qui sopra notato ; ma fu anche vero quanto al parlare questa lingua in modo che fosse norma ed esempio agli scrittori : su questo punto conviene ora , un poco fermarsi . Mi sovviene avere una volta udito il Foscolo dire nell ' impeto del discorso che « la lingua nostra non era stata mai parlata » nella quale enfasi di parola pare a me stesse il germe di un vero che ora si svolge sotto agli occhi nostri . Ma il campo non era libero a quel tempo , e si disputava chi avesse ragione se il Cesari purista , o il Cesarotti licenzioso , o il Perticari con quella sua lingua che stava per aria . Oggi il Manzoni sgombrando quel campo ha dato a noi terreno fermo col fare consistere nell ’ uso ogni cosa : né chi voglia uscire da quella dottrina può stare sul vero . Ma se a dire lingua si dice qualcosa fuori d ' iena , semplice nomenclatura , e se invece si tenga essere l ’ espressione di tutto il pensare d ' un popolo colto , certo è che gli usi di questa lingua sono diversi ( quanto diverse le relazioni cui deve servire ; e che in ciascuna , oltre all ' essere disuguale il numero delle parole che si adoprano , varia è anche la scelta di queste parole : al che si aggiunga ( e ciò è capitale ) che oltre alle parole , le frasi e il giro e i collocamenti di esse o la contestura del periodo ed in certi suoi elementi la forma di tutto il discorso che sempre ha del proprio e del distinto in ogni nazione , tutte queste cose fanno insieme la lingua di quella nazione . So che la lingua in tal modo intesa dovrebbe piuttosto chiamarsi linguaggio , ma so che a distinguere con secco rigore l ' una dall ' altra , queste due parole , starebbe la lingua tutta intera nei vocabolari dov ' ella si giace come cosa morta . Sotto questo aspetto bisogna pur dire che la lingua che si parla differisce in molte sue forme dalla lingua che si scrive , secondo che variano parlando o scrivendo gli intendimenti , le volontà ed in qualche modo lo stato degli animi in chi mette fuori il suo pensiero , e in chi lo ascolta presente o deve poi da sé leggerlo sulla carta . Per esempio , nella rapidità del discorso familiare non sempre avviene fare periodi che stieno in gambe come suol dirsi , perché in tal caso alla intelligenza molti aiuti provvedono , e la parola come alterata da una concitazione d ' affetti ne diventa spesso più efficace . Chiaro esprimeva questo pensiero Giovan Battista Gelli nella Prefazione d ' una sua Commedia stampata in Firenze l ' anno 1550 : « Altra lingua è quella che si scrive ne le cose alte e leggiadre , e altra è quella che si parla familiarmente ; sì che non sia alcuno che creda che quella nella quale scrisse Tullio , sia quella che egli par - lava giornalmente » , questo dice il Gelli , né intendevano del comun parlare coloro che innanzi di lui scrivevano essere mancati gli uomini alla lingua ( Landino , Proemio al Commento sulla Divina Commedia ) Ma se poi si guardi non più al discorso familiare , sibbene a quello di chi parla solo ed a bell ' agio e non interrotto , in faccia ad un pubblico o ad una qualsiasi radunanza ; allora il linguaggio s ' avvicina molto allo scrivere , di cui ben fu detto non essere altro che un pensato parlare : nondimeno chi ponga mente per non dire altro al tempo elle mette generalmente più lungo in questo pensare l ' uomo che scrive di colui che parla , non che al discorso che n ' esce fuori ; noterà essere delle differenze per cui la parola scritta è meno viva sempre di quella ch ' esce parlando quanto mai si possa pensatamente . Si vede nei libri quando l ' autore poco avvezzo a dire le cose , va cercando ed esse una forma che si adatti ai libri : nei Greci antichi e nei Latini ci si fa innanzi sempre l ' oratore . Imperocché allo scrivere con efficacia è grande aiuto l ' uso del parlare , dove uno s ' addestra a certo artifizio cui più di rado pervengono le scritture , dico quella distribuzione sagace di concisione e di abbondanza e di facilità e di sostenutezza , e quei colori appropriati a ' luoghi secondo richiedono i varii argomenti e le diverse parti dell ' orazione : s ' imparano queste cose dagli effetti che in altrui produce la nostra parola . Laonde a chi scrive manca una scuola molto essenziale quando egli non abbia la mente già instrutta in quelle forme per cui si esprimono parlando le cose che egli vuole scrivere . la quale mancanza che fu in Italia , dai tempi antichi e si protrasse poi nei moderni , ha dato spesso ai nostri libri certa aridità solenne la quale ebbe nome di stile accademico . Da questo vizio salvò i Francesi la conversazione , la quale fu ad essi come una sorta di vita pubblica e informò lo scrivere in ogni qualsiasi più grave argomento ; talché gli scrittori nel tempo medesimo che ne acquistavano maggior vita , divennero anche più facilmente e più generalmente popolari , così da esercitare nella lingua qual maestrato il quale ha bisogno la lingua medesima che venga dai libri . Questa , sorta di maestrato quale si sia , disse tanto bene Vito Fornari in un recente suo libretto , chi ' io farei torto al mio concetto se non lo esprimessi con le medesime sue parole . « Se egli è giusto il dire che il linguaggio non istà tutto negli scrittori , non si vorrà per questo affermare che si trovi intero fuori degli scrittori . Certi fatti mentali , e certe più fine relazioni e determinazioni del pensiero , non si vedono distintamente e non vengono significate , se non quando si scrive , cosicché alcuna piccola parte de ' vocaboli o molta parte de ' modi di dire o de ' costrutti non si può imparare altrove che nelle scritture » ( Lettera stampata nel Propugnatore , Bologna , 1869 ) . Per essere in questo modo imperfetta la lingua nostra poté nel secolo di cui scriviamo essere accusata « di viltà e non capace o degna di alcuna eccellente materia e subietto » , come attesta Lorenzo de ' Medici in quel commento del quale abbiamo poc ' anzi discorso . Bene egli l ' assolse da tale accusa , con argomenti di ragione e con gli esempi di Dante e del Petrarca e del Boccaccio . Ma quasi non fossero per sé valevoli quegli esempi , afferma al suo tempo essere la lingua « tuttora nella adolescenza perché ognora più si fa elegante e gentile . E potrebbe facilmente nella gioventù e adulta età sua venire ancora in maggiore perfezione , tanto più se il Fiorentino impero venisse ad ampliarsi e a distendersi maggiormente » ( Proemio al Commento sulle Canzoni ) ; pensiero nel quale stavano adombrati , ma certo assai timidamente , il male e il rimedio . Tali erano dunque le condizioni di questa lingua negli ultimi anni del quattrocento ; l ' abbiamo veduta per l ' andamento suo naturale progredire nelle sue più familiari ed umili forme , o nella opinione dei letterati intanto scadere . Ma ricorrendo ora col pensiero per tutto quello che si è fin qui scritto , abbiamo noi ed avrà chi legge , dovuto accorgersi che il discorso nostro non v ' era mai stato caso che uscisse fuori dei confini della Toscana . Di ciò cagione fu la mancanza non dirò intera ma poco meno , di libri o scritture in lingua italiana usciti dalle altre provincie d ' Italia . Volere discernere se dalla cultura dei primi Toscani uscisse la lingua o dalla lingua la colture , somiglierebbe troppo l ' antica lite di precedenza che fu tra l ' ovo e la gallina ; poiché la lingua essendo una materiale determinazione dei pensieri e degli affetti che si produssero dentro a quel popolo che la forma , diviene strumento che rende capace quel popolo a nuove produzioni del pensiero e a viepiù estendere la sua coltura . Oltrediché una lingua è monca e dappoco finch ' ella non abbia la sua finitezza negli usi letterarii , cioè finché non sia capace ad esprimere le cose pensate fuori del continuo uso e prima ordinate dalla lenta opera degli intelletti , finché non abbia insomma prodotto dei libri . Ciò avvenne in Toscana subito dopo al 1230 , prima di quel tempo dovendosi credere non bene compita questa moderna favella come Dante la chiamava . Ma ebbe ad un tratto scrittori in buon numero , e si cominciò a tradurre in lingua volgare gli autori latini ; tanta fiducia ebbe acquistata allora il pensiero in quella sua nuova e giovane forma . E furono gli anni nei quali Firenze , divenuta possente ad un tratto , si rivendicava in libertà , fondava una repubblica popolare , pigliava in Italia egemonia delle città guelfe , diveniva maestra delle Arti e produceva il libro di Dante . La lingua latina come noi l ' abbiamo era il portato di una solenne elaborazione del pensiero la quale si fece dentro a Roma stessa , sovrapponendosi alla forma latina che aveva quivi il parlare dei greco - italici : nata nel fôro e nel Senato o già sovrana sul Campidoglio , si distendeva per tutta Italia come lingua insieme politica e letteraria ; discesa quindi nelle Basiliche dei cristiani , divenne propria della religione . Nacque il volgare nel modo stesso ma con effetti dissomiglianti dentro ad un popolo d ' artisti , ed ebbe tosto una letteratura che per due secoli manteneva l ' impronta in se stessa . della città che l ' avea formata . In quella stavano per due secoli tutte le lettere italiane ; ma perché s ' intenda come le altre provincie nulla a quel moto partecipassero , vorremmo che studi maggiori si facessero sopra i vari dialetti d ' Italia , mostrando per quali più lenti passi si conducessero anch ' essi ad avere scrittori che fossero da contare oggi tra gli Italiani . Allora si vedrebbe fino a qual punto ciò conseguissero per via d ' imprestiti sopra i libri d ' autori toscani , ma né potevano questo fare né il farlo sarebbe stato sufficiente finché i dialetti più inferiori avessero tutta serbata l ' antica loro povertà . E rozzezza . Era il toscano in fine dei conti un italiano più compiuto e più determinato , più omogeneo in se stesso e più latino , perché il parlare dell ' antica plebe a questo più affine , aveva , in se stesso trovato la forma della lingua nuova a cui si era più presto condotto . Nello altre provincie più era da fare , e quello che si fece , rimase dialetto perché le misture avevano in sé troppo forti discordanze ; i suoni , gli accenti sempre non erano italiani . A mezzo il dugento uno scrittore pugliese Matteo Spinelli da Giovinazzo , avrebbe prima dal Malespini in una sua Cronaca mostrato esempio di lingua italiana che poi rimaneva lungamente solitario . Né un tale fatto io seppi mai come spiegarmi : se non che adesso da un erudito tedesco viene accertato , la Cronaca del pugliese non essere altro che una falsificazione fatta tre secoli dopo ; il che era facile sospettare dal dettato corrente più che non sia quello dell ' ispido Malespini , e dove si scorge sopra una forma tutta moderna spruzzate parole e desinenza napoletane da chi a quel gioco s ' era dilettato ( Bernardi , Dissertazione , ecc . , Berlino , 1868 ) . Gran tempo corse prima e uscissero da quello provincie e meno ancora dalle settentrionali , libi di prosa scritti in una lingua la quale non fosse come rinchiusa nel natio dialetto . Ne abbiamo esempio in quella vita di Cola di Rienzo la quale fu scritta dal romano Fortifiocca dopo alla metà del trecento . Qui perché siamo nella Italia media , la penna corre facile e sciolta ; ma tanto è ivi del romanesco , tanto le alterazioni dei suoni e quelle che a tutto il resto d ' Italia infino d ' allora comparivano brutture , da porre quel libro fuori del registro dei libri italiani . Quanto alle letterefamiliari un maggiore studio sarebbe da farne secondo i tempi e le provincie , ma , per via d ' esempio , quelle clic abbiamo degli Sforza irte e stentate , fanno contrasto alle bellissime elle allora e prima scrivevano l ' Albizi e altri Commissari fiorentini ( Commissioni di Rinaldo degli Albizzi , vol . I , 2 , Firenze . – Il terzo è in corso di stampa ) Le cronache in lingua italiana ma di autori non toscani che si hanno dalla metà , del XIV fino verso la fine del XV secolo nulla c ’ insegnano di quello che importi al nostro proposito , perché il Muratori che lo pubblicava badando ai fatti e non volendo ml oscurarli con le rozzezze dei dialetti , né tener dietro alle ignoranze dei copisti , tradusse ( com ' egli accennava nelle prefazioni ) coteste Cronache nella lingua comune al suo tempo . Generalmente però è da notare che appartengono all ' Italia media o alla Venezia , poche estendendosi verso il mezzogiorno : in quelle provincie la lingua italiana si era formata più ( l ' accordo con se stessa per la maggiore affinità che era tra ' popoli primitivi , e poté quindi salire al grado di lingua scritta più presto che non potessero quelle dov ' erano popoli usciti di razza celtica od iberica . Lo versioni dei romanzi di cavalleria generalmente scritti in lingua francese , dovrebbe cercarsi se alle volte non appartenessero ai luoghi dov ' ebbe maggiore entrata questo idioma . Tutto ciò vorrei che gli eruditi ci dichiarassero , pigliando esempio dalla non mai infingarda curiosità degli uomini tedeschi . Ma si tenga a monte come tra l ' uso della poesia e quello della prosa le cose andassero in modo diverso . La poesia lirica fu italiana dai suoi primordi e si mantenne : da Ciullo d ' Alcamo siciliano al Guinicelli bolognese ed al Petrarca un andamento sempre uniforme la conduceva fino al sommo della perfezione per una via che rimase sempre l ' istessa nel corso dei secoli . Emancipatasi dal latino prima della prosa , fa in essa più certo l ' uso della lingua ed ebbe consenso che l ' altra non ebbe : quindi noi troviamo che in sulla fine del quattrocento v ' era una lingua nazionale della poesia , che nulla ha per noi né d ' antiquato né di provinciale ; il che non può dirsi dei libri di prosa . Ma quello era il tempo nel quale in Europa non che in Italia pareano le cose pigliare un essere tutto nuovo ; ciascuna nazione d ' allora in poi ebbe la propria sua lingua più o meno perfetta , ma in tutto recata a foggia moderna . Era un procedere naturale , ma che in Italia più vivo che altrove , doveva estendersi dappertutto : le minori città meno chiuse in se medesime poiché avevano perduto ciascuna , la fiera indipendenza municipale , si aggregavano alle grandi , e l ' una con l ' altra più si mescolavano ; la vita più agiata voleva relazioni più frequenti , gli Stati col farsi più vasti creavano nuovi centri di cultura , le corti ambivano essere accademie . Intanto lo studio classico diffuso per tutta l ' Italia valeva molto a correggere quei volgari ch ' erano rimasti infino allora meno latini ; dal fondo di ciascun dialetto cavava lo studio dei libri classici una forma , la quale applicata all ' uso colto di quei dialetti , faceva quest ’ uso naturalmente essere più italiano e più capace di trarre a sé quella finitezza che prima avevano acquistata i soli libri dei Toscani : venivano i suoni a farsi più molli , più agevole certa speditezza di costrutti ; molte proprietà di lingua che i Toscani avevano appreso dall ' uso antico tra loro , gli altri imparavano dal latino . Notava sapientemente il Tommaseo come le etimologie sieno più assai che non si crederebbe mantenute dall ' uso del popolo non che da quello dei grandi scrittori : ciò era in Toscana più spesso che altrove ; negli altri dialetti gli uomini colti le ritrovavano qualche volta per lo studio dell ' antico latino e quindi le riconducevano nei libri . A questo modo il latino ch ’ era stato impedimento allo scrivere dei Toscani , condusse nelle altre provincie i dialetti a meglio rendersi italiani . In questo tempo era trovata la stampa , dal che la parola aveva acquistato come un nuovo organo a diffondersi . In tutti i tempi fino allora ed in tutti i luoghi chi si metteva a scrivere un libro sapeva bene che sarebbe andato in mano di pochi ; cercavano quindi il loro teatro a così dire nella posterità : di qui è che i libri ne uscivano più pensati e meno curanti di essere popolari ; questo vantaggio hanno i libri classici e quindi più servono alla disciplina del pensiero . Mia lasciando stare queste cose , gli autori toscani , eccetto i poeti , scrivevano fino allora per la provincia loro , né credeano essere intesi nelle altre : quindi è che i libri che apparissero meritevoli venivano tradotti in lingua latina per dare ad essi , così dicevano , maggiore divulgazione . Quando poi si cominciò a stampare ( com ’ è naturale ) quei libri ch ’ erano più cercati , ebbe il Petrarca la prima edizione l ' anno 1470 , e la ebbe il Boccaccio nel tempo medesimo ; nel 1472 tre non delle non maggiori città d ' Italia si onoravano pubblicando ciascuna il Poema di Dante che usciva a Napoli poi nel 1473 , ed aveva ben tosto l ' aggiunta , di nuovi commenti , ma in lingua latina . D ' altri toscani antichi non mi pare che avesse edizioni in quei primi anni altri che il Cavalca sparsamente per l ' Italia ma per tutte quasi le varie sue opere ; e oltre lui pochi degli ascetici : stamparono questi perché erano i soli elle avessero faina allora in Italia . Nel mentre che autori delle altre provincie pubblicavano commentato in lingua latina il libro di Dante , un toscano che da principio soleva scrivere latina ogni cosa , Cristoforo Landino , poneva le mani a stenderne un molto ampio commento in lingua italiana . Di già i vecchi commentatori del trecento pareano a lui essere un poco antiquati ed io per me credo che senza la stampa non avrebbe egli pensato un lavoro il quale intendeva riuscisse , come ora si direbbe , popolare . Lo stesso Landino avea pubblicato l ' anno 1476 una versione dell ' Istoria naturale di Plinio , dov ' entra un numero stragrande di voci ; questa ed il Commento che fu stampato nel 1481 io credo non poco servissero agli scrittori tuttora inesperti che ebbero in quei libri un esemplare di lingua vivente ma non toscana soverchiamente , perché il Landino per antico abito disdegnava quei modi di scrivere che a lui sapessero di plebeo . Nello stesso anno 1481 usciva il Morgante di Luigi Pulci , e insieme i tre libri non poco servirono a rendere meglio familiare l ' uso dello scrivere in lingua comune . Imperocché il Pulci che sollevava l ' ottava rima dalla pesantezza del Boccaccio e dalle bassezze degli altri , scrittore di vena copiosa e facile , ha in sé qualcosa quanto alla lingua , di meglio compito nella struttura del discorso , di più andante nei periodi , qualcosa insomma di più avanzato e più universale di quello che fosse generalmente negli autori del trecento e che annunzia maggiore coltura . Lorenzo de ' Medici e Angiolo Poliziano ebbero fama e non del tutto immeritata come restauratori del buono scrivere italiano . Lorenzo promosse l ' uso di questa lingua e lo difese dandone egli stesso in verso e in prosa pregiati esempi . Seguendo il genio suo nativo che lo conduceva bene all ' acquisto della grandezza , cercò egli essere popolare ; la conversazione lo avea formato più che lo studio dei libri greci e de ' latini che a lui erano passatempo : si atteneva quindi assai di buon grado all ' uso fiorentino in quelle minori poesie , le quali o sacre o sollazzevoli , bramava che fossero cantate dal popolo ; facea versi anche po ' contadini . Per tutto questo meritò bene della lingua più ancora che non facesse il classico Poliziano il quale insegnava a trarre la forma della poesia italiana dai greci autori e dai latini . Finiva il secolo , e la lingua toscana pareva che già s ' avviasse a farsi italiana . Alle altre provincie secondo che divenivano più cólte , non bastava l ' uso di quei volgari plebei a cui rimase nome di dialetti ; perché a cotesto uso mancavano spesso non che le voci per cui si esprimono idee non pensate dagli uomini rozzi , ma più ancora le frasi o locuzioni e il giro e la forma di quel discorso più condensato che si chiama scelto , più breve e rapido perché cerca comprendere un maggior numero d ' idee ; forma che serve generalmente a chi si mette a scrivere un libro . Non so che i dialetti fossero insegnati nelle scuole , né che si pensasse molto a coltivarli come lingua letteraria . Ciò tanto è vero che il fare libri nel dialetto proprio agli autori non toscani cominciò tardi e fu per gioco e come una sorta di prova non tanto facile , perché lo scrittore deve in quel suo dialetto cacciare e costringere le frasi e i costrutti ch ' egli era solito pigliare da un uso più colto e più universale . Ma per contrario , quando nel primo tempo l ' autore avvezzo al suo dialetto voleva innalzarlo fino a quella lingua , ch ' era intesa da tutti , ne aveva in sé il germe che la coltura vi avea già posto : e il nuovo processo veniva spontaneo , essendo per molta parte il compimento di quell ' antico suo parlare . È stato già detto che a scrivere bene in lingua italiana , la meglio è cercarla in ciascuno nel fondo del suo dialetto , perché a correggere o a dirozzare questo si vede uscirne fuori quella lingua , comune di cui la lingua toscana già diede agli altri dialetti la forma e che n ' è il fiore e la perfezione . Ma questi dialetti poiché non bastavano a quell ' uso più ampio e più scelto , chiunque , volesse parlare o scrivere in tal modo , non poteva pigliarne le forme da un altro dialetto , perché non s ' intendono questi fra loro ; poteva bene da quel linguaggio e da quell ' uso più accettabile universalmente , che vivo in Toscana corregge da per tutto i plebei parlari perché più italiano di ciascuno d ' essi . Ciò veramente poteva in qualche parte dirsi opera di traduzione , ma non di quella che si fa pigliando parole e forme da lingua straniera ; e questo fu il caso di quei primi non toscani , i quali sul finire del secolo XV cominciarono a scrivere libri in lingua toscana . Vorremmo allegare qui alcuni di quelli sparsi documenti che a noi fu lecito di raccogliere da varie provincie d ' Italia , se fosse qui luogo a minute ricerche o se quelle che abbiamo fatte ci apparissero comprendere tutta la vasta materia . Crediamo però che i pochi esempi sieno conferma di quello che abbiamo sopra accennato quanto alla difficoltà che avevano maggiore o minore le altre provincie a farsi nello scrivere italiane , secondo le varie qualità delle misture ch ' erano entrate in ciascun dialetto . Abbiamo un Testamento politico di Ludovico il Moro scritto sulla fine del quattrocento in lingua milanese che vorrebb ' essere italiana ( Documenti di storia italiana , copiati a Parigi da G . Molini , tom . I in fine ) ; e nella città stessa abbiamo l ' istoria di Bernardino Corio che finisce al primo entrare del secolo susseguente : qui sembra il dialetto nascondersi affatto , ma lo stile duro e faticato ha proprio l ’ aspetto d ' un nuovo e non sempre felice sforzo che l ' autore fece usando una lingua che tutti leggessero . Questa , e l ' istoria napoletana di Pandolfo Collenuccio da Pesaro credo sieno i primi libri dove il toscano fosse cercato da scrittori non toscani : il Corio di molto sopravanzò l ' altro per la materia , ma il Pesarese più franco e sicuro in quanto alla lingua , scrive anche in modo assai più scorrevole . Generalmente gli uomini più meridionali e su su venendo quelli della sponda dell ' Adriatico , si erano prima fidati più degli altri al natio dialetto così da usarlo anche nello scrivere . I Veneziani , etruschi d ' origine , come hanno dialetto meno degli altri discordante , così lo usarono sebbene con qualche temperamento sino al finire della repubblica nelle arringhe che si facevano in Senato o nella sala del Gran Consiglio , tanto che v ' era un ' eloquenza in veneziano , quale non credo che fosse nemmeno in Firenze dove il Gran Consiglio durò poco e prima era scarso l ’ uso del parlare in modo solenne . La vita e la lingua qui erano nel popolo , da cui venivano come a scuola gli scrittori quando al principio del cinquecento l ' urto straniero ci ebbe insegnato a rendere cose quanto si poteva nazionali , la vita almeno civile e la lingua . Pochi anni prima di quel tempo Fra Girolamo Savonarola venuto giovane da Ferrara dove il parlare aveva qualcosa del veneto , cominciò in Firenze a predicare . « Da principio diceva ti e mi , di che gli altri Frati si ridevano » ( Cambi , Storia di Firenze , anno 1498; sta nelle Delizie , ecc . del P . Ildefonso ) . Divenne poi grande oratore avendo appreso qui la correttezza e la proprietà della favella , senza mai troppo cercare addentro nell ' uso più familiare di questo popolo Fiorentino . Dal quale poi trasse non poco un altro Ferrarese , l ' Ariosto , ma con quel fino e squisito gusto ch ' era a lui proprio ; e se io dovessi dire quali autori allora o poi meglio adoprassero nelle scritture quell ' idioma che solo era degno di essere nazionale , porrei senza fallo il nome dell ' Ariosto accanto a quelli di due Toscani , che sono il Berni ed il Machiavelli . Lo scrivere andante si poteva bene imparare anche da due poeti come questi , perciò infine la lingua della poesia viene dalla lingua della prosa , di cui non è altro che un uso più libero . Cosi alla fine questo volgare che aveva data ne ' suoi primordii una promessa poco attenuta , che fu negletto per oltre un secolo , o rinnegato da chi teneva il latino essere tuttavia l ' idioma illustre della nazione , questo volgare divenne allora quel che non era ma prima stato , lingua italiana . A questo effetto andavano tutte insieme le cose allora in Italia : già la coltura diffondendosi agguagliava presso a poco l ’ intera nazione ad un comune livello , intantoché le armi forestiere distruggevano in un con le forze provinciali e cittadine quanto nei piccoli Stati soleva in antico essere di splendore e di bellezza ; l ' idea , nazionale che allora spuntava cominciò a farsi strada nella lingua . Ma era troppo tardi : gli ingegni fiorivano , le lettere e le arti toccavano il colmo , l ’ Italia insegnava alle altre nazioni fino alle eleganze e alle corruttele della vita ; possedeva una esperienza accumulata d ’ uomini e di cose tale che una piccola città italiana aveva in corso più idee che non fossero allora in tutto il resto d ' Europa ; di scienza politica ve n ' era anche troppa . Ma quando poi sopravvennero i tempi duri , questo tanto sfoggiare d ' ingegni non approdò a nulla , perché le volontà in Italia , erano o guaste o consumate dall ' abuso , o vôlte a male . Quegli anni che diedero i grandi scrittori passarono in mezzo a guerre straniere dove gli Italiani da sé nulla fecero , nulla impedirono ; e come ne uscisse acconcia l ' Italia non occorre dire . Dopo le guerre o dopo i primi trent ' anni del cinquecento , erano i tempi ed il pensare ed il sentire di questa nazione tanto mutati da mostrare il vuoto che era sotto a quella civiltà splendida ma incompiuta ; da quelli anni in poi calava il nostro valore specifico ( se dirlo sia lecito ) , e il nostro livello a petto alle altre nazioni d ' Europa venne a discendere ogni giorno . Mancò nel pensiero , perché era mancato prima nella vita , l ' incitamento ad ogni cosa che non fosse chiusa dentro ad un cerchio molto angusto ; manco la fiducia che all ’ uomo deriva dall ’ aperto consentire insieme di molti : v ' era in Italia poco da fare . Né ai tanti padroni che aveva essa dentro andava , a genio che si facesse , ma già la stanchezza o una mala sorta d ' incuranza disperata menavano all ' ozio , interrotto solamente da quelle passioni che non hanno scusa nemmen dal motivo ; la conversazione tra gente svogliata o avvilita o malcontenta non pigliava vigore né ampiezza dai gravi argomenti ; i libri meno che per l ’ innanzi andavano al fondo nelle cose della vita : dice il Fornari molto bene che « tra ' letterati e lettori non v ' era in Italia quella comunicazione intima e piena » per cui la vita , la lingua , le lettere tra loro s ' ajutano . Noi crediamo che nei libri qualcosa debba essere che sia imparata fuori dei libri , perché altrimenti lo scrivere viene quasi a pigliare la forma d ' un gergo necessariamente arido e meno efficace , da cui s ' aliena , il comune dei lettori . Ciò avvenne bentosto in Italia , e fu in quel tempo quando la lingua più si voleva rendere universale e n ' era essa stessa , divenuta più capace avendo perdute allora le asprezze d ' un uso ristretto , e nel diffondersi la coltura avendo acquistato migliore esercizio nelle arti della composizione . Ma giusto in quel tempo questa lingua per certi rispetti più accuratamente scritta , fu meno parlata ; e la parola meno di prima fu espressione di forti pensieri ed autorevoli e accetti a molti : vennero fuori i letterati , sparve il cittadino ; scrivea per il pubblico chi nella , vita non era avvezzo parlare ad altri che alla sua combriccola : quindi l ' eloquenza cercò appropriarsi all ' uso delle accademie le quali erano una sorta di sparse chiesuole . Mancò alla lingua , un centro comune perché mancava alla nazione : ne avevano entrambe lo stesso bisogno che appunto allora cominciò ad essere più sentito , sebbene in modo confuso ed incerto ; nulla si poteva quanto alla nazione , rimedii alla lingua si cercavano in più modi , varii , discordanti e quasi a tentone . Un snodo semplice vi sarebbe stato , ed era l ' attingere copiosamente da quel dialetto ch ' era il più finito ; ma questo invece di tenere sugli altri l ' impero , vedeva in quel tempo scadere non poco o farsi dubbia , l ' autorità sua . Al solo pregio della lingua molti sdegnavano ubbidire : condizioni tutte differenti sarebbonsi allora volute in Italia perché tante voci , tante locuzioni , tante figure con l ’ acquistare sanzione solenne potessero farsi moneta corrente pel comune uso degli scrittori . Avrebbe la sede naturale della lingua dovuto almeno stare in alto cosicché tutte le parti d ' Italia a quella guardassero , e che al toscano fossero toccate lo condizioni dell ' idioma parigino ; « perché il toscano ( dice il Manzoni da pari suo ) faceva dei discepoli fuori dei suoi confini , il francese si creava dei sudditi ; quello era offerto , questo veniva imposto » . A questo modo solamente potea l ' ossequio delle altre provincie essere necessario o inavvertito , perché non venissero tra ' letterati a sorgere le contese che nate una volta non hanno mai fine . Se ( come fu detto ) lo stile è l ' uomo , la lingua può dirsi che sia la nazione : quindi all ' esservi una linguaggio bisognava , ci fosse una Italia , né altrimenti poteva cessare l ' eterna lagnanza che il linguaggio scritto si allontanasse troppo dai modi che si adoprano favellando ; né bene potesse fare sue le grazie e gli ardimenti del volgar nostro , il quale da molti ignorato ebbe anche taccia , di abbietto e triviale ( Alcune parole di questo discorso erano scritte fino dal 1826 , e sono stampate negli Atti dell ’ Accademia della Crusca ) . Cotesta accusa molto antica tutti parevano confermare contro alla povera nostra lingua , che ci avea colpa meno di tutti . Poco badando all ’ uso vivo , nelle scuole di lettere insegnavano per tutta Italia dopo ai latini quei pochi autori toscani che allora fossero conosciuti , cercando alla meglio di mettere insieme su questi esemplari una sorta di linguaggio comune che fosse atto alle scritture . Un letterato molta solenne , Gian Giorgio Trissino da Vicenza , poneva in credito il linguaggio illustre con la versione da lui fatta del libro De Vulgari Eloquio ; Baldassarre Castiglione mantovano , uomo e scrittore di bella fama , sebbene dichiari la lingua essere una consuetudine , biasima l ' andare sulle pedate dei toscani sia vecchi , sia nuovi : sentenziò il Bembo che l ' antica lingua stava nel Boccaccio , di cui gli piacevano le grandi cadenze ; tutti i chiarissimi dell ' Italia , per ben tre secoli dopo lui accettarono la sentenza . Ma della comune popolare come in Firenze si parlava e si scriveva , niuno voleva sapere : negli anni stessi del Bembo , cioè verso il 1530 , Marino Sanudo scriveva in una lettera stampata « che Leonardo Aretino trasse ( l ' Istoria di Firenze ) da un Giovanni Villani il quale scrisse in lingua rozza , toscana » ( Estratti del sig . Rawdon Brown , Tomo III , p . 318 ) . Il Bembo era il solo autore vivente di cui s ' innalzasse non contestata l ’ autorità : basta ciò solo a dimostrare come si vivesse in fatto di lettere , quando gli Spagnuoli furono rimasti padroni d ' Italia . Al Machiavelli nella sua patri istessa nuoceva la vita , gli nocque più tardi , quanto al numero dei lettori , l ' essere all ' Indice ; l ' Istoria , del Guicciardini fu lasciata , stampare , ed anche mutilata , solamente nel 1561 , due anni dopo a che l ' Italia per grande accordo tra ' potentati si può dire fosse bello e sotterrata , e quando la voce degli italiani ormai più non faceva , paura a nessuno ( Nel 1559 il Trattato di Castel Cambrese aveva finito le guerre d ’ Italia ; ma in quell ’ anno stesso dal piè delle Alpi si preparava il 1859 , tre secoli tondi e date che importano la storia della lingua ) . Frattanto era disputa più volte rinnovata se si dovesse dire lingua italiana o toscana o fiorentina : chi affermava la lingua essere in Firenze facea nondimeno poca stima degli autori che ivi nascessero ; in certe parole recate dal Bembo si va fino a dire che « a scrivere bene la lingua italiana , meglio è non essere fiorentino » . E in questa medesima città noi vedemmo quante incuranze o quanti dispregi soffrisse la lingua nei più eminenti tra ' suoi cultori : la Divina Commedia non vi ebbe più quasi edizioni , e verso il 1520 certi maestri di scuola vietavano agli scolari leggere il Petrarca . Questa ed altre cose che stanno a dimostrare la confusione dominante tra ' letterati sono a disteso esposte in un libro di qualche pregio e di molta noja che ha per titolo l ' Ercolano ; autore di esso fu Benedetto Varchi il quale pel vario ingegno non ebbe chi lo agguagliasse dentro a quella età che scendeva . In quel medesimo suo libro si vede come allora molto dominassero i grammatici ai quali avviene quel che ai fisiologi , perché entrambi avvezzi a tenere fermo il pensiero sopra le minute particelle delle cose , riescono spesso corti o disadatti a quelli studj più comprensivi che bene in antico nella loro massima estensione ebbero nome di umanità . Consente il Varchi prudenzialmente al Bembo : ma solo nelle apparenze ; confessa la lingua in Firenze essere trascurata , ma vuole si cerchi nel fondo dell ' uso , mettendo egli fuori per via , d ' esempi gran copia di voci e soprattutto di locuzioni familiari , dovizie nascoste da farne a chi scrive ricco patrimonio ( Varchi , Ercolano , Padova , 1744 , in 4° , pag . 84 e segg . – 357 e segg . – 446 e segg . – 508 e in molti luoghi ) . In questo avrebbe egli dato nel segno , né vi è anch ' oggi da fare di meglio , tantoché sarebbe alla unità della lingua mezzo utilissimo un Vocabolario com ' è proposto dal Manzoni . Ma il guajo stava in ciò che non erano i più di quei modi entrati abbastanza nell ' uso comune ; molti erano figure che un tempo ebbero qualche voga , capricci d ' un popolo arguto e faceto , e spesso allusioni a cose locali : cotesti Firenze non avea diritto d ' imporre all ' Italia . Inoltre non era , più questo popolo quello che aveva creato una lingua educatrice di tanti ingegni ; meno operando inventava meno , e fatto più inerte anche nell ' animo , i suoi discorsi andavano spesso a cose da ridere . I letterati seguendo in queste nuove condizioni l ' antico genio popolare e avendo qui molto in uggia il sussiego recato dagli Spagnuoli , si dilettavano oltre al giusto di certe bassezze da essi chiamalo grazie della lingua : così tra le bassezze e nobiltà false viveano le lettere poi tutto quel secolo . Ma dentro a quegli anni nacque Galileo . Le scienze matematiche e le fisiche hanno questo , che l ' uomo le pensa dentro a se medesimo , si tengono fuori dal corso vivo degli umani eventi , e vanno da sé per la via loro qualunque si sieno le cose all ' intorno . Galileo che pure in mezzo all ' sperimentare minuto e sottile teneva lo sguardo volto all ' universo , portò nella fisica , l ' ampiezza d ' una filosofia , degna li questo nome , e fu in secolo di decadenza , scrittore sommo , perché al bell ' ordine del discorso unisce la copia e una dignitosa naturalezza . Continuava da cento anni in Firenze la scuola fondata da Galileo e di sé lasciava traccie indelebili nelle scienze fisiche ; da quella uscirono anche uomini dotti nelle razionali , e assai le lettere se ne avvantaggiarono nella seconda metà del seicento . Ma quando la lingua , o le idee francesi predominarono e quando poi gli eccitamenti nuovi destarono gli animi degli Italiani a cercare almeno in fatto di lingua l ' unione vietata , la Toscana sofferse rimproveri dalle altre provincie quasi ella fosse gelosa , ma inutile custoditrice di quel tesoro che aveva in casa ma non lo adoprava . Più grave è fatto il nostro debito ora in tempi di sorti mutate , di sorti maggiori ma più difficili a portare ; noi siamo venuti ad esse non preparati , e s ' io dovessi quanto alle future condizioni della lingua fare un pronostico , direi senz ' altro : la lingua in Italia sarà quello che sapranno essere gli Italiani .
StampaPeriodica ,
Noi siamo dell ' ingegno di Emilio Zola caldissimi ammiratori : e lo stimeremmo anche più se tanto non si stimasse egli stesso . È uno scrittore felicissimo , un osservatore acuto , nessuno lo nega ; che i suoi libri , com ' egli pretende , sieno destinati a riformare il mondo , è lecito porre in dubbio , ci pare . Che gli Héritiers Rabourdin e il Bouton de Rose riconducano , com ' egli afferma , la commedia alla profonda gaiezza del Molière , è una eresia che grida vendetta al cospetto di Dio . Lo Zola è un artista : quando si atteggia a profeta e impone alla repubblica di essere naturalista o di non essere , ci fa ridere : quando sdegnoso di chiamar le cose col loro nome più modesto e più semplice battezza il taccuino degli appunti : un archivio di documenti umani , e l ' osservare , com ' egli sa , gli uomini e le cose , una notomia quotidiana dell ' universo , ci fa pena : quando scarta con superbo dispregio l ' Hugo e la Sand , ci fa stizza . Quando si vanta innovatore , quasi egli avesse inventato non soltanto lo studio del vero ma il vero istesso , ci fa meraviglia . Ma più d ' ogni altra cosa ci spiace , lo diciamo netto e chiaro , il clamore ch ' egli tollera e forse desidera si faccia intorno al suo nome . Non ha ancor finito di scrivere un romanzo , e già le bozze del primo capitolo si mandano a tutti i giornali d ' Europa ; e si racconta del libro l ' argomento e lo schema ; e nei crocchi di Parigi si sussurra il nome vero dei personaggi : non quello del romanzo , quello dello stato civile . Detto ciò , ecco il sunto della Nana suo romanzo nuovo che a Parigi si stampa in appendice al Voltaire e in Italia nel Pungolo , del quale sunto una volta che è noto , non debbono essere defraudati i lettori di un foglio che tratta specialmente di letteratura . La protagonista del nuovo romanzo di Emilio Zola è nota a coloro che han letto l ' Assommoir ; l ' han vista bambina nella bottega di Gervasia quando aveva dodici anni . Un giorno d ' appetito Nana , che sa d ' esser bella , piglia l ' ambulo e se ne va in cerca di fortuna ; a una bella ragazza la fortuna serba sempre a Parigi molti favori ; e quando il romanzo comincia Nana ha già fatto un bel pezzo della strada che mena ad ottenerli . Dalle luride bettole dell ' antico quartiere latino , ai teatri de ' sobborghi , da questi ai cafés chantants , e così via via ella è giunta a farsi scritturare al teatro delle Variétés , e vi esordisce in un ' operetta intitolata la Blonde Vénus , scritta apposta per lei ; non perch ' ella dia prova del proprio ingegno non ne ha ; ma sì per porgerle occasione di mostrare al pubblico tutto quel che una donna può mostrare sopra il palcoscenico . L ' esito avanza il desiderio ; e quando il sipario cala , la fortuna di Nana è bell ' e fatta . A quello spettacolo , da tanto tempo e con ogni sorta di malizie annunziato dall ' impresario per più mesi , assiste quanto v ' è di più ricco e di più corrotto nel bel mondo parigino . Nana che non doveva , recitando o cantando , né commuovere , né divertire , ma solleticare , eccitare , irritare i sensi degli spettatori , raggiunge facilmente l ' intento . Il giorno dopo , al caffè Riche e da Bignon , nei circoli , sui baluardi non si parla che di Nana . Essa ha ottenuto il suo diploma : è un ' attrice stupida e ignorante , una cortigiana desiderata e famosa ; lasciate passare un mese e la ragazza cenciosa che strascicava seco , poco tempo innanzi , d ' una in un ' altra taverna , la propria fame e la propria vergogna , andrà al Bois de Boulogne nella solita victoria , così cara alle cocottes , pagherà duecento lire al mese di salario al proprio cuoco , e venticinquemila lire l ' anno di pigione al padrone di casa . Fra i molti spettatori , alla massima parte dei quali non è conceduto altro che il mirare e il bramare , è un ciambellano dell ' imperatore , marito d ' una donna bella e cortese , padre di bambini svegli , robusti , affettuosi ; costui s ' innamora di Nana . S ' innamora non è forse qui la parola che ci vuole ; il sentimento non c ' entra per nulla ; sono i sensi che si scatenano ; di guisa che quest ' uomo di alto lignaggio , culto , legato per vincoli di parentela o per antica amicizia alle più doviziose , alle più illustri famiglie della Francia , pur d ' avere un posto non nel cuore , ma nella camera di Nana , diviene lo schiavo suo , si sottopone a tutte le umiliazioni , si prostra nella più abietta delle servitù . Sa che Nana lo tradisce , sa che ella aiuta più d ' un figliuolo di famiglia a mangiare il patrimonio , eppure non ha la forza di lasciarla ; consente a non oltrepassare la porta della casa di lei che in certe date ore ; se non la trova in casa , l ' aspetta persuaso , convinto che ella intanto corre ad altri amori . Né basta : intanto che egli , il ciambellano , entra in casa di Nana , qualcun ' altro entra in casa sua . Ed egli finge di non avvedersene perché nulla lo distragga o lo disturbi , perché egli possa in pace pensare alla voluttà che lo aspetta , e gustarla tranquillo e tranquillo godere nel ricordarla . La cortigiana , nel cui petto si destano un giorno sentimenti di mite dolcezza , desideri di affetto e di pace , fu soggetto di parecchi tra drammi e romanzi : lasciamo stare il teatro indiano ; ma chi non ricorda la Dame aux camélias ? [...] . Anche Nana si innamora ; stanca di agitazioni , sazia di godimenti , fugge da Parigi con un giovinetto di vent ' anni , si veste di lana , diventa massaja . Ma a guastare l ' idillio , [ ... ] , sopraggiunge il fratello del giovinetto , per sottrarlo alle seduzioni che lo circondano e restituirlo alla famiglia che lo aspetta temendo e piangendo . E come avviene talvolta che chi va a soccorrere il naufrago , s ' annega egli stesso , così il nuovo venuto è sedotto alla sua volta . Nana cede : e il giovinetto atrocemente deluso , geloso per la facile vittoria del proprio fratello , si uccide . Nana non è scientemente cattiva ; fa il male per spensieratezza e per consuetudine ; e quando torna su sé stessa interroga la coscienza , riconosce la propria colpa e se ne duole ; salvo , s ' intende , a far peggio il giorno dopo . E della colpa sua , che è stata cagione di tanto grave sventura , si pente , e chiude , per far penitenza , l ' uscio in faccia a tutti gli adoratori . Il rinsavimento dura poco ; non avvezza a sopportare in santa pace la malinconia , cerca chi la distragga , chi la diverta : un istrione volgarmente faceto la fa ridere ? basta perch ' ella divenga sua , e consenta a ritornare sotto il braccio di lui in que ' caffè , in quelle bettole che già la videro pezzente , nota soltanto agli avventori pezzenti al pari di lei e ai delegati di pubblica sicurezza . Ma la bohème non ha durevoli attrattive per chi salì in più spirabil aere : Je n ' aime plus que ce qui est bon , dice Rodolfo a Marcello nel romanzo del Mürger Nana dopo un po ' di tempo esperta de ' lazzi dell ' istrioncello non sa più che farsi di lui e dell ' ambiente in cui egli vive non ne vuoi più sapere . E torna gloriosa e trionfante sopra la scena : più gloriosa e più trionfante di prima , perché una donna che possa vantarsi di aver mangiato delle diecine di milioni , ridotte alla miseria delle diecine di persone , e visto suicidarsi per i suoi begli occhi un adolescente pieno di candore e di speranze , non si trova a tutte le cantonate . E Parigi plaude al ritorno : e un autore in voga scrive una fiaba dov ' ella avrà la parte fatta apposta per lei , dove , muta , pubblicherà sul palco le venali forme irraggiate dalla luce elettrica [ ... ] ! Un banchiere le compra un palazzo : ella ci convita il bel mondo a feste , a balli , dei quali parlano ammirate le gazzette ; chi si rovina per lei , chi si uccide , chi uccide . Il vecchio Giove parrà oramai uno spilorcio : la pioggia d ' oro che Danae mirò , è un nulla rispetto a quella che cade ogni giorno attorno a Nana . Oh ! fortuna ! Oh ! gloria ! ... Lea e Maria Blond avevano detronizzato Gaga ; Nana , mostrandosi , aveva fatto dimenticare Lea e Maria Blond . Un ' altra cortigiana , bella del pari , sorgerà a deviare i desideri , a distrarre le bramosie . Sorge difatti , e una bella mattina Nana si sveglia senza un soldo , senza amanti , senza ammiratori . Tanta fu la ressa che le si fece dattorno quanto ora è l ' oblio in cui la pongono . Nessuna simpatia ha sopravvissuto alle molte e fiere passioni destate da lei . Povera , quando appunto credeva che i molti agi non dovessero aver fine , le annunziano un giorno che un suo bambino da lei messo in pensione a Batignolles e che andava a vedere di quando in quando a tempo avanzato , è preso dal vaiuolo . Ella , fatta dalla disgrazia e dalla povertà meno insensibile , corre a vegliarlo e soccombe al contagio della terribile malattia . Così divenuta famosa nel 1867 , Nana muore giovanissima nel 1870 , in quei giorni appunto nei quali si fanno i preparativi della guerra e la presunzione francese grida per le vie : A Berlino ! a Berlino ! Tale è lo schema del nuovo romanzo di Emilio Zola e somiglia allo schema di cento altri romanzi . E questo importa poco : chi ha letto i libri di lui , sa che il loro pregio maggiore è nei particolari dei quali non si può giudicare neanche dal più largo sunto che oggi ci offrono i giornali francesi e che noi abbiamo dovuto , per mancanza di spazio , restringere . Il Wolf , che degli scrittori del Figaro è il più competente in questa materia , e che ha letto il romanzo , afferma che mai lo Zola nella dipintura dei caratteri fu così vero , così scultorio : e che la descrizione de ' diversi ambienti traverso ai quali passa la protagonista di questo triste libro è degna di qualsivoglia grandissimo artista . Noi a questo facilmente crediamo : ma sorridiamo di coloro i quali vengono fuori a cantarci che il libro ha un ' altissima portata sociale , come quello nel quale la miseria che si vendica dell ' opulenza , è rappresentata in una ragazza plebea che porta il lutto , la ruina e la morte nelle case dei gaudenti e dei ricchi ! ... Quanta pompa di parole , mio Dio ! ... Trent ' anni fa la Musette di Enrico Mürger diceva : Non ha un figliuolo quel milionario ? Piglio l ' impegno di metterlo sulla paglia in un mese ! ... E nessuno pensava che l ' amante di Schaunard proponesse di compiere una vendetta sociale !
MILANO PERCORSA IN OMNIBUS ( BRIGOLA GAETANO - VENOSTA FELICE , 1871 )
Miscellanea ,
MILANO PERCORSA IN OMNIBUS Guida per chi vuol visitare con poco dispendio di tempo e denaro , tutto quanto di più rimarchevole offre questa città COMPILATA DA GAETANO BRIGOLA ED ILLUSTRATA DA NOTIZIE STORICHE ED ARTISTICHE DA FELICE VENOSTA AL LETTORE . Le ferrovie , recando facilità ed economia di tempo nel viaggiare , fecero sentire il bisogno di Guide delle varie città , che in poche pagine offrissero non solo la descrizione storica ed artistica di esse , ma le presentassero benanco sotto l ' aspetto del loro soggiorno e della loro indole ; in modo che il viaggiatore potesse in pochi giorni farsi un concetto giusto del paese visitato . Le Guide , che sino ad oggi esistettero , non si prestavano a quest ' ufficio , e , limitandosi alla descrizione artistica , lasciavano al viaggiatore il cómpito di formare un apprezzamento , che il più delle volte non era ragionato , vuoi per la troppa rapida corsa fatta in luogo , vuoi per inscienza degli usi e dei costumi di esso . Questo bisogno fece nascere nel sottoscritto l ' idea di compilare all ' uopo una nuova Guida di Milano , resa tanto più necessaria in quanto che , dopo la emancipazione dallo straniero , 1' attività e l ' indole de ' suoi abitanti la portarono a floridezza e comodità tali da poter rivaleggiare colle più grandi metropoli d ' Europa . Il limite tracciatoci però e la novità di molte cose descritte potranno forse aver fatto cadere il compilatore in alcune inesattezze alle quali potrà in seguito rimediare se il favore del pubblico lo incoraggerà a fare una seconda edizione . Milano , maggio 1871 . G . B . CENNO STORICO . Circa seicento anni prima dell ' êra volgare una moltitudine di gente , composta di guerrieri , di donne e di fanciulli , spinta dalla scarsezza dei viveri a mutare paese , colla guida di Belloveso , uscì dalla Gallia , in oggi Francia , e , valicate le Alpi , giunse nell ' Insubria . Combattuti e vinti i popoli che l ' abitavano , Belloveso si stabilì nella terra chiusa tra i due fiumi Ticino ed Adda , e gettò le fondamenta d ' un villaggio chiamandolo Milano . L ' origine di questa parola si cercò di spiegare in molte maniere ; e noi , senza partecipare in tutto alla smania , che in oggi è rinata in alcuni , di cercare cioè ogni derivazione nel celtico , non peritiamo ad ammettere che il nome Milano sorse dall ' idioma dei Celti , e cioè da Med e Lan , o la terra ubertosa . Le vecchie leggende dei duci Medo ed Olano , del in medio amnium , del in medio lanae e simili non sono più ammissibili dalla buona critica filologica . A poco a poco Milano si aumentò in numero degli abitanti e degli edifici ; e il meschino villaggio divenne col progresso del tempo città . vasta e popolosa . - - Scorsi erano quattrocento anni dalla fondazione di essa città , quando i Romani , varcati gli Appennini , e passato il Po in prima sotto il comando del console Flaminio , poi di Marcello suo successore , dal 223 al 225 prima dell ' éra volgare , con segnalate vittorie si resero padroni di tutta l ' Insubria fino alle Alpi ; e fu vera conquista opima per la ubertà della terra acquistata . I Romani chiamarono il paese vinto Gallia Cisalpina , ossia al di qua delle Alpi , e lo dissero altresì Gallia Togata , perchè gli abitanti , deposto il rozzo saio gallico , avevano adottata la toga romana . Milano sotto il regime dei nuovi dominatori migliorò d ' assai . L ' asciugamento di molte paludi rese 1' aria più salubre e più fertili i terreni che la circondavano . Il popolo imparò quelle arti e quei mestieri che dirozzano e che sono necessari alla vita . La città crebbe , e , già aggregato di meschini casolari di legno , si andò abbellendo di edifici di pietra . Gli imperatori romani vi ebbero lunga stanza , per la sua col - locazione opportuna ad operazioni militari contro i popoli del Settentrione , i quali erano una minaccia perenne per la Gallia Cisalpina . Massimiano Erculeo abbattè la siepe che serviva di prima cerchia alla città celtica , che ci viene ricordata dal nome della Via Andegari , AndeGar , che corrisponde al nostro idioma a siepe di biancospini , ed eresse solide mura che gira - vano per due miglia con nove porte . La porta Romana aprivasi a S . Vittorello , presso la Via Unione ; l ' Erculea alla Maddalena , presso Sant ' Eufemia ; la Giovia a San Vicenzino , presso il Foro Bonaparte ; la Ticinese , o Marzia , al Carrobbio ; la Comasina a San Marcellino ; la Nuova alla Croce Rossa ; la Tosa a San Zeno ; 1' Argentea od Orientale , presso San Babila , e la Vercellina presso la chiesa di Santa Maria alla Porta . Sotto Costantino , Milano toccò l ' apice del suo splendore ; avvegnachè avendo quell ' imperatore divisa 1' Italia in due regioni , Milano fu dichiarata metropoli della settentrionale , che comprendeva sette provincie dalle Alpi fino alla Istria , e destinata a residenza di un governatore col titolo di Vicario dell ' Italia . Le mura romane durarono fino al nono secolo , allorchè l ' arcivescovo Ansperto ne operò il ristauro e l ' ampliamento , fra le porte Ticinese e Vercellina , costruendo un nuovo muro che dal Carrobbio seguiva le Vie del Circo e del Cappuccio , e girava poi a destra per ricongiunger - si all ' antica cerchia in vicinanza della Porta Vercellina . Per tre secoli rimasero ognora come le aveva ampliate Ansperto ; quando il Comune di Milano entrò in lotta con Federico Barbarossa . A premunire la città contro quell ' imperatore , i Milanesi pensarono , fin dal 1156 , di cingerla di un valido fossato , e precisamente quello per cui ora scorre il Naviglio . Della terra cavata nel fare la fossa , se ne formarono nel 1167 i bastioni nel luogo che fino ai nostri giorni conservò il nome di Terraggio . Nella prima metà del secolo XIV ( 1330-38 ) , Azzone Visconti rafforzò i Terraggi con un muro , mantenendo però inalterato il circuito della città , che continuò dove si trova il Naviglio interno , ed aveva gli ingressi ai ponti , che descrissero fino all ' anno 1866 , colla denominazione di Borghi , la parte di città al di là del fossato . Allorchè nel seco - lo XV fu costruito il Naviglio della Martesana , il fossato fu ristretto , e la metà interna di esso fu convertita poi ad uso di magazzeni di pietre o di legnami , chiamati col nome di sciostra o claustra , perchè rinchiusi fra il muro di Azzone e la fossa . L ' antica larghezza di questa fossa può facilmente anch ' oggi comprendersi nel sito degli Archi di Porta Nuova , misurando Io spazio che è fra le torri e la riva esterna del canale rimasta inalterata . Il terzo ed ultimo ingrandimento fu decretato da Ferrante Gonzaga ; governatore del bucato di Milano per 1' imperatore Carlo V . Le mura spagnuole , oggi accessibili alle carrozze , e convertite ad uso di pubblico passeggio , furono incominciate nell ' anno 1546 , presso la distrutta chiesa di S . Dionigi . Milano , dopo i Romani , venne mano mano governata dai Goti , dai Longobardi , dai Franchi , dai Re d ' Italia e dagli Imperatori di Germania . Dopo la guerra dei Valvassori , si costituì in Repubblica ( 1044 ) . Soccombuta questa forma di governo , ebbe a signori i Torriani , i Visconti ; indi si formò di nuovo in Repubblica , detta di Sant ' Ambrogio . Si diede poscia agli Sforza ; indi cadde in potere dei Francesi , degli Spagnuoli , degli Austriaci , dei Gallo - Sardi e di nuovo degli Austriaci . Nello scorcio del se - colo passato , 1797 , fu centro della Repubblica Cisalpina , che nel 1802 si tramutò in Repubblica Italiana . Nel 1805 , creato il Regno d ' Italia , ne divenne la metropoli . Nel 1815 Milano , ritornata sotto l ' austriaca dominazione , fu sede del regno Lombardo - Veneto . Nel marzo 1848 , cacciati gli Austriaci , si formò dai cittadini un governo provvisorio ; ma nell ' agosto di quello stesso anno ricadde in possesso degli Austriaci , che la governarono fino al 4 giugno 1859 . Fu allora unita aI regno sabaudo , e nel 1861 divenne parte del nuovo Regno d ' Italia . Nel volgere di secoli e di mutamenti di dominazioni , di guerre e di morie , ebbe Milano a subire molte vicende , e giorni di ristrettezze e di sciagure ; ma la ricchezza del suolo e la industria de ' suoi abitatori sempre la fecero risorgere , e ne tennero alta la rinomanza . Ora essa è riputata la seconda metropoli della gran madre , l ' Italia . Marzo 1371 . FELICE VENOSTA . AVVERTENZA . La Stazione principale della Società Anonima degli Omnibus è in Piazza del Duomo con apposita sala d ' aspetto , ove si può lasciare in deposito i propri effetti . L ' Impresa degli Omnibus Antonio Vismara ha la propria Stazione alla Porta Ticinese . L ' Impresa Michele Lissoni ha la stazione in Piazza Fontana , ove ha pur sede l ' Impresa Gaetano Lissoni . TARIFFE DEGLI OMNIBUS . Per una corsa tra la Piazza del Duomo ed una delle Porte della città indicate o viceversa L . 10 Per una corsa degli Oumibue in servizio delle ferrovie tra la Piazza del Duomo e la Stazione Centrale , o quella di Vigevano L 25 Per un bagaglio della dimensione non maggiore di centimetri 60 L 25 Per ogni bagaglio di maggior dimensione L 50 LINEE PERCORSE DALLE VETTURE OMMIBUS DELLA SOCIETA ' ANONIMA ( Veggasi la pianta della Città in fine della Guida ) . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PORTA VENEZIA Linea A – Colore Rosso : Piazza del Duomo , Corso Vittorio Emanuele , Corso Venezia alla Porta . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PORTA NUOVA . Linea B – Colore Azzurro : 1 . Piazza del Duomo , via Carlo Alberto , via S . Margherita , Piazza del Teatro alla Scala , via del Giardino , via Fate - bene - fratelli , Corso di Porta Nuova , alla Porta . 2 . Piazza del Duomo , via S . Radegonda , Piazza S . Fedele , via delle Case Rotte , Piazza del Teatro alla Scala , via di S . Giuseppe , via di Brera , via Solferino , via Castelfidardo alla Porta Nuova . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA BARRIERA PRINC . e UMBERTO . Linea C – Colore Terraceo : Piazza del Duomo , Corso Vittorio Emanuele , via Monte Napoleone , via del Giardino , Piazza Cavour , via Principe Umberto alla Barriera . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PORTA TENAGLIA . Linea D – Colore Violaceo : Piazza del Duomo , via S . Radegonda , Piazza S . Fedele , via delle Case rotte , Piazza del Teatro alla Scala , via di S . Giuseppe , via dell ' Orso , Ponte Vetero , Corso Garibaldi , via dell ' Anfiteatro , via Legnano alla Porta Tenaglia . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PORTA MAGENTA . Linea E – Colore Giallo : Piazza del Duomo , via Carlo Alberto , Piazza Mercanti , via Fustagnari , Cordusio , via di S . Maria Segreta , via dei Meravigli , via di S . Maria alla Porta , Corso Magenta alla Porta . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PIAZZA DI SAN VITTORE . Linea F – Colore Verde : Piazza del Duomo , via Torino , via Spadari , via Armorari , via Boschetto , Cinque Vie , via di S . Maria Podone , via S . Orsola , via del Cappuccio , via S . Valeria , Piazza di S . Ambrogio , via S . Vittore alla Piazza . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PORTA ROMANA . Linea G – Colore Arancio : Piazza del Duomo , via dei Cappellari , via dei Rastrelli , via Larga , via Velasca , Corso di Porta Romana alla Porta . DALLA PIAZZA DEL DUOMO ALLA PORTA VITTORIA . Linea H – Colore Ceruleo : Piazza del Duomo , Corso Vittorio Emanuele , via del Palazzo di Giustizia ( quanto prima si chiamerà Beccaria ) , via di S . Zeno , Verziere , via di S . Pietro in Gessate , Corso di Porta Vittoria alla Porta . DALLA PORTA TICINESE ALLA PORTA GARIBALDI . Linea I – Colore Rosa : Corso di Porta Ticinese , Carrobbio , via Torino , Piazza del Duomo , via Carlo Alberto , Piazza dei Mercanti , via dei Fustagnari , Cordusio , via Broletto , Ponte Vetero , Corso Garibaldi alla Porta . NB . Le Imprese degli Omnibus Antonio Vismara , Michele e Gaetano Lissoni , accennate di sopra , percorrono linee già intrecciate dalla Società principale , che è l ' Anonima . Linea A . ( Colore rosso Porta Venezia ) . MONUMENTI EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Palazzo di Corte ( Si può visitare nelle ore del giorno ) . Arcivescovado . Piazza Fontana . Palazzo del Duomo . Galleria Vittorio Emanuele . Uomo di Pietra . Galleria De Cristoforis . Colonna di San Babila . Palazzo di Prefettura . Regio Conservatorio . Reale Collegio delle fanciulle . Seminario . Palazzo delle Assisie . Serbelloni . Ciani . Saporiti . Barriera . Lazzaretto . Giardini Pubblici . Museo Civico . Villa Reale ( Si può visitare nelle ore del giorno ) . CHIESE . Metropolitana e sue ricchezze . Di Campo Santo . Di San Carlo . Di San Babila . Della Passione . TEATRI . Santa Radegonda . Teatro milanese . ALBERGHI ANCHE CON SERVIZIO DI TAVOLA ( * ) Agnello . Ancora . Roma . Europa . Francia . Ville ( De la ) ( Solo pranzo alla sera ) . Leone . Biscione ( Piazza Fontana ) . ( * ) Cucina pronta a tutte le ore . Pranzo alla carta ed a prezzo fisso , od a piacere . PIAZZA DEL DUOMO . La nuova Piazza del Duomo è in corso di esecuzione su disegno dell ' architetto comm . Giuseppe Mengoni da Bologna . I lavori vennero cominciati nel marzo 1870 . Metropolitana . Fra i più celebri e rinomati edifici , non solo d ' Italia , ma benanco d ' Europa , è la nostra Cattedrale . Questa insigne chiesa ebbe principio l ' anno 1386 al 15 marzo ; venne innalzata sulle rovine della antica chiesa di Santa Maria Maggiore , o Duomo jemale , nel luogo ove era già il tempio pagano a Minerva . Le fondamenta di essa furono fatte gettare da Gian Galezzo Visconti , signore di Milano , allo scopo di costruire un monumento che , nella sua magnificenza e gigantesca mole , attestasse la grandezza del suo potere . Per la costruzione assegnò vistose rendite , e donò la copiosissima cava di marmi bianchi di Gandoglia , che trovasi presso il Lago Maggiore . Ignorasi tuttodì quale ne sia stato l ' architetto ; ovvi però chi ne attribuisce il disegno al tedesco Enrico Gamodia , e chi allo svizzero Marco da Campione . Il nostro Omodeo nel 1490 innalzava la massima aguglia . Il Pellegrini , e quindi il Richini o Cerano disarmonizzarono collo stile greco - romano il carattere gotico del tempio nella facciata , che fu compiuta soltanto nel 1810 per ordine di Napoleone I dal Pollak e dall ' Amati . L ' interno è a croce latina , di - viso in cinque navate da 52 piloni sorreggenti la volta . La lunghezza dalla porta d ' ingresso allo sfondo del coro è di metri 148; la larghezza nella croce di 87 , e l ' altezza alla statua della Madonna di 108 . Dal piano al sommo della massima cupola si ascende per 328 gradini ( * ) . E bello dall ' alto mirare la sottoposta marmorea mole , stupenda per le 116 guglie piramideggianti , per le 4000 e più statue , poi trafori , balaustrate e terrazzi , lavori di più se - coli ; ed intorno l ' animato spettacolo della lombarda metropoli ; e più lungi 1' ubertoso agro ( * ) Si può salire sul Duomo mediante pagamento di una tassa di centesimi 25 per ogni persona da mezz ' ora dopo 1'Ave Maria del mattino ad un ' ora prima di quella della sera . Una disposizione dell ' Autorità non permette che si abbia a salire da soli . milanese , dove la celebre Abbazia di Chiaravalle , e più remota la maestosa Certosa di Pavia , e il memorabile campo di battaglia di Magenta , e gli ameni colli della Brianza colla Rotonda del Cagnola , e infine la catena dei monti che trasportano il pensiero fra le delizie dei laghi di Como e di Lecco . Nell ' interno del Duomo , dove la luce penetra attraverso le vetriate dipinte , quali da artisti del 500 , quali dai contemporanei Bertini , spiccano i monumenti eretti all ' arcivescovo Ariberto , l ' inventore del Carroccio ; a Gian Giacomo de ' Medici , che vuolsi disegno del Michelangelo con statue di bronzo di Leone Leoni ; al Vimercate e al Caracciolo , del Bambaja , autore dell ' altare della presentazione ; a Ottone Giovanni Visconti ; all ' arcivescovo Arcimboldi ; inoltre ammiransi 1' urna di porfido del Battistero , le statue di Martino V e di Pio IV de ' Medici , quella di San Bartolomeo dell ' Agrati , i bassorilievi del capocroce allo svolto , e le statue del Bussola , la Madonna dell ' albero del Buzzi , denominata dal ricco candelabro che sta dinanzi all ' altare ; i pulpiti rivestiti di rame stonati da Andrea Pelizzone e sostenuti ciascuno da quattro cariatidi ` di bronzo ; gli intagli degli stalli del coro , della cantoria ; il tabernacolo all ' altare maggiore , opera dei Solari lombardi e dono di Pio IV ; infine nella segrestia meridionale il Tesoro , e nella cripta o cappella sotterranea , la preziosa urna ove riposa la salma dell ' arcivescovo S . Carlo . Nel principio del Duomo ovvi una meridiana eseguita nella seconda metà . del secolo passato sotto la direzione dell ' illustre astronomo Boscovich , la cui perfezione subì qualche pregiudizio in occasione in cui si rifece il pavimento . Palazzo Reale . L ' area ove ora sorge questo edificio era anticamente Il Broletto , o sede del - ' autorità cittadina . Trasferito il Municipio nel 1228 in Piazza Mercanti , Matteo I Visconti converse quel luogo in palazzo ducale ; Azzone nel 1336 lo ornò ; Galeazzo II lo rifabbricò , e Francesco Sforza lo abbellì . Il palazzo era al di fuori cinto da portici , rinforzati da quattro torrioni , e per una via sopra i tetti comunicava col privato palazzo del Visconti a S . Giovanni in Conca . Logorato dagli anni , fu nel 1662 modificato , per ordine del governatore Don Luigi de Gusman Ponza di Leon , dall ' architetto Ambrogio Pessina con due grandi portici laterali , sui quali erano dipinti in medaglie i ritratti dei governatori di Milano . L ' arciduca Ferdinando lo fece rifabbricare tra gli anni 1772 al 1778 , come è al presente dall ' architetto Giuseppe Piermarini da Foligno , scolaro di Luigi Vanvitelli napoletano ( * ) . Il palazzo è grandioso , e le stanze sono addobbate con lusso , adorne di bei damaschi , di stucchi e di pitture di Giocondo Albertolli , Knoller , Traballesi , Hayez , Palagi ; ma sopratutto di Andrea Appiani . Magnifica è la gran sala delle Cariatidi . Nel 1796 vi furono posti gli uffici della Re - pubblica Cisalpina . Nella maggior sala il giorno 9 luglio 1797 vi si diede il gran pranzo ( * ) Fu la prima opera del Piermarini in Milano . patriottico ai deputati di tutti i comuni di Lombardia , destinati a dare il loro voto a nome del popolo per la creazione della Repubblica Cisalpina . Soggiacque dopo il 1799 a varie desti - nazioni ; finchè vi fu insediata il 24 giugno 1802 la sede del governo della Repubblica Italiana . Creato il Regno d ' Italia servì di abitazione al Vice - Re , principe Eugenio di Beauharnais ; come poi lo fu dal 1818 al 1848 pel Vice - Re austriaco , l ' arciduca Rainieri . Oggi è di proprietà del Re . Al . palazzo reale è unita una chiesa dedicata a San Gottardo , pur fatta erigere da Azzone , la quale conserva tuttodì della sua antica costruzione in terra cotta e dello stile del XIV secolo , il poscoro e il campanile , il più bello della città , e dove fu posto nel 1336 dal Visconti il primo orologio a batteria che suonasse in Italia . Fu in diverse epoche rimodernata : vi sono pitture di Knoller e Traballesi . Sulla soglia di questo tempio , la mattina del 16 maggio 1412 , veniva pugnalato il duca Giovanni Maria Visconti , il quale , a soli 20 anni , si era già mostrato uno dei più atroci tiranni . Arcivescovado . Il primitivo edificio fu di - strutto da Attila , e rialzato quindi nel 573 dal metropolita Lorenzo II ; atterrato ancora dal Barbarossa , venne ricostruito nel 1178 , dopo il trionfo di Legnano , dall ' arcivescovo Galdino , e reso più agiato da Giovanni Visconti , e più ancora nell ' anno 1494 da Guido Antonio Arcimboldi . . Nel 1565 San Carlo Borromeo lo compì per opera del Pellegrini , il quale architetto ideò il magnifico cortile con portici dorici sotto , e jonî sopra e la porta bugnata verso la via delle Ore , e 1' altra verso il Duomo . Del Pellegrini è anche la bella scuderia di forma decagona a tre piani . Il cortile verso la Piazza Fontana è opera di Fabio Mangone , fatta eseguire dal cardinale Federico Borromeo . Nel 1797 vennero sloggiati i preti , e vi fu insediato mi Consiglio militare francese , unitamente alle carceri pei detenuti francesi e cisalpini , e verso la fine del 1798 vi risiedette il Comitato di Polizia . Dal 1799 in avanti ritornò esclusiva sede degli arcivescovi . Nel cortile del Pellegrini veggonsi ora due magnifiche statue colossali , il Mosè di A . Tandardini e l ' Aronne di G . Stilizza . Nelle stanze Arcivescovili vi è una Galleria di quadri fondata dai cardinali Monti e Pozzobonelli . Piazza Fontana . A questa Piazza si diede il nome di Fontana , allorchè nel 1780 venne abbellita e lastricata , ponendovisi nel mezzo la fontana di granito rosso , ridotto a lucido , disegno di Piermarini , con due bellissime Sirene di marmo bianco di Carrara , opera di Giuseppe Franchi carrarese , celebre professore di scultura nell ' Accademia di Belle Arti . L ' acqua per l ' alimento della fontana si trae dal canale Seveso , che scorre di sotto la città , per mezzo di una ruota mossa continuamente dalle acque medesime del Seveso . Questo luogo era il Viridarium degli antichi , e , se si deve credere al Fiamma , vi era un vasto giardino , nel mezzo del quale i Gentili veneravano la statua della dea Februa , quale oracolo a cui ricorrevano per le predizioni sopra l ' esito della guerra . Nell ' anno 1864 , idi primavera , fa abbellita da verdi zolle ed alberi e sedili a cura del Municipio . Palazzo della fabbrica del Duomo . A tergo della Metropolitana ovvi il palazzo sede dell ' Amministrazione della fabbrica del Duomo . Venne eretto su disegno dell ' architetto Pietro Pestagalli dopo 1' anno 1845 . La facciata a colonne ne è grandiosa . Nell ' interno del palazzo trovasi la piccola chiesa dell ' Annunziata , detta di Campo Santo , perchè nel medio evo in questo luogo eravi un cimitero . Sull ' altare si vede un basso rilievo di marmo di fabbrica che doveva essere posto ad ornamento della porta settentrionale della Metropolitana . In questa Piazza si esponeva nel medio evo , in tempo di pace , il famoso Carroccio . Teatro Santa Radegonda . Qui presso , nella via omonima , è il teatro di Santa Radegonda costruito nel 1850 , sull ' area di una sala che serviva a pubblici trattenimenti , con disegno dell ' architetto Giacomo Moraglia . Ivi era l ' antica chiesa di Santa Radegonda , demolita nel 1783 , nel cui spazio veniva eretto verso il 1803 un teatro per marionette dalla signora Anastasia Franzini , vedova Barbini in società con Carlo Re , e quindi convertito dalla sola Barbini in teatro per opera o commedia circa l ' anno 1810; e il vecchio teatro durò a tale uso per alcuni anni soltanto . Galleria Vittorio Emanuele . I lavori di questa Galleria , unica al mondo , vennero solennemente iniziati il 7 marzo 1865 , avendovi posta la prima pietra re Vittorio Emanuele . L ' architetto ne fu il comm . Giuseppe Mengoni . La costruzione durò due anni e mezzo circa . Fu aperta al pubblico il 15 settembre 1867 . Misura metri 195 di lunghezza ; metri 14 , 50 di larghezza ; all ' ottagono la larghezza è di metri 39 . La superficie totale dei fabbricati è di metri quadrati 8600 . L ' altezza dei fabbricati è di metri 26; quella dal piano alla sommità dei vetri nelle braccia intorno all ' ottagono è di metri 32 , e di metri 50 l ' altezza della cupola dell ' ottagono . Gli archi maggiori verso le Piazze del Duomo e della Scala hanno una luce di metri 24 per metri 12 , 21; quelli d ' ingresso verso le vie Silvio Pellico e Berchet metri 23 per metri 12 . Venticinque statue d ' illustri italiani , eseguite da artisti milanesi , adornano gli ingressi e l ' ottagono . Quattro affreschi veggonsi negli scompartimenti della volta dell ' ottagono , larghi metri 15 , alti 7 , 50; e furono eseguiti : L ' Europa , dal Petrasanta ; L ' Asia , dal Giuliano ; L ' Africa , dal Tagliano ; L ' America , dal Casnedi . Gli stessi egregi artisti eseguirono nei pennacchi dei due grandi archi laterali quattro figure ; sono all ' arco verso la via Silvio Pellico : La Scienza , del Pagliano , e L ' Industria , del Pietrasanta . All ' arco verso la via Berchet : L ' Arte , del Canedi , e L ' Agricoltura , del Pagliano . In questa Galleria vi sono magnifici negozi , e i due più eleganti caffè di Milano ( * ) . DALLA PIAZZA DEL DUOMO A PORTA VENEZIA . Teatro milanese . Questo teatro venne fondato dal dottor Carlo Righetti nell ' anno 1869 per rappresentazioni in dialetto milanese ed operette buffe ; è sotto gli auspici di un ' Accademia , il cui presidente è il Sindaco di Milano , e conta fra i soci onorari illustrazioni dell ' arte cittadina . Il locale fu ridotto in forma di teatro a spese del fondatore su disegno dell ' architetto Carlo Vismara ; è molto elegante ; possiede pitture pregevoli , fra le quali due quadri del Domenico Induno . Pur bello è il telone , rappresentante Meneghino che cede il primato alla giovane Commedia milanese . L ' Uomo di Pietra . Sul Corso Vittorio Emanuele , all ' altezza del primo piano della casa N . 29 , evvi incastrata al muro un ' antica statua molto digradata dal tempo , che il popolo designa col nome di Uomo di Pietra , e che rappresenta ( * ) Sulla prima pietra della Galleria sta incisa la seguente epigrafe : VITTORIO EMANUELE RE D ' ITALIA POSE 7 MARZO 1865 AUSPICE IL RE . MAGNANIMO DITE RIVENDICAVA L ' ITALIA A LIBERTA ' MILANO INIZIA LE GRANDI IMPRESE DEI . LAVORO E DELL ' ARTE CHE NELLA LIBERTA ' HANNO VITA RIGOGLIOSA E FECONDA . una persona togata . Varie sono le opinioni intorno a questa statua ; alcuni la vogliono attribuire a Cicerone , per essere scritta ai piedi una sentenza di questo oratore ; altri a Mario , od a Cesare , ed altri ad Adelmano Menclozio , creato arcivescovo di Milano l ' anno 948 , per la vicinanza della di lui casa di abitazione , e per avere esso fatta in quel luogo fabbricare una chiesa , demolita nel 1787 . Più probabile è l ' asserto del Grazioli che la vuole di qualche console romano , che , benemerito di Milano , ha con - seguito l ' onore della statua . Chiesa di S . Carlo . Sull ' area dell ' antica chiesa di Santa Maria dei Servi o del Sacco , che da ultimo era stata ridotta dalla gotica forma dal Pellegrini , si gettavano le fondamenta nell ' anno 1838 della chiesa attuale di S . Carlo , che fu terminata nel 1851 . Costò circa 3,000,000 di lire . Il disegno , non troppo felice , è dell ' Amati . Dicontro alla chiesa evvi il grande Albergo della Ville , fabbricato non sono molti anni . Galleria De - Cristoforis . Vicino alla chiesa di San Carlo vi è la Galleria De - Cristoforis . Venne incominciata nell ' anno 1830 , ed inaugurata nel 1832 con una sfarzosa festa da ballo in costume , data dall ' arciduca vicere Rainieri . L ' elegante disegno è dell ' architetto Andrea Pizzala ; fu costruita sull ' area di antico palazzo appartente al duca Serbelloni . Leone di Porta Venezia . Il leone su di una colonna , che vedesi a destra nel principio del Corso di Porta Venezia risale al 1502 , e fu eseguito a spese della città per volere del prefetto Catiliano Cotta . La colonna venne eretta soltanto nel 1626 da Carlo Francesco Serbelloni . Varie sono le asserzioni degli storici su questo monumento ; alcuni opinano sia testimonio della vittoria riportata da Francesco I Sforza sui Veneti a Caravaggio ; altri lo stemma della Porta Orientale , che era uno stendardo bianco con lione nero . Chiesa di San Babila . Sulle rovine dell ' antico tempio del Sole venne innalzata la chiesa di San Babila . Subì una totale riforma nel 1588 , e fu anco a ' nostri giorni rimodernata . La chiesa era anticamente fuori delle mura della città , le quali seguivano la linea delle due vi - cine vie del Monte Napoleone e Durini . Palazzo di Prefettura . Nella vicina via di Monforte , che si trova a destra della chiesa di San Babila , evvi il palazzo della Regia Prefettura , residenza pure del Prefetto . Il disegno di questo palazzo è di Giovanni Battista Diotti , che ne era proprietario . In una delle sue sale possiede pitture dell ' Appiani . L ' attuale facciata venne costruita dipoi con disegno dell ' architetto Pietro Gilardoni , e terminata nel 1818 . Innanzi a questo edificio , già sede dei governatori austriaci , cominciò la gloriosa lotta delle cinque giornate del marzo 1848 , che finì colla cacciata degli Austriaci dalla città . Chiesa di Santa Maria della Passione . La chiesa di Santa Maria della Passione , che trovasi nella vicina via del Conservatorio , fu fatta innalzare , in forma di croce greca , da Daniele Birago , arcivescovo di Mitilene ( in partibus ) nel 1485 , e donata ai padri lateranensi . Il celebre scultore Cristoforo Solari , detto il Gobbo , eresse nel 1530 la grandiosa sua cupola . Nel 1692 venne ridotto il tempio a croce latina . - - La stravagante facciata fu disegnata dall ' architetto Rusnati . Questa chiesa ha peregrine pitture di Bernardino Luini , di Daniele Crespi , di Giulio Campi , di Cesare Procaccini , di Enea Salmeggia , di Gaudenzio Ferrari , ecc . Degno di ammirazione è il bellissimo monumento a Daniele Birago , opera del celebre Andrea Fusina , che lo eseguì nel 1495 . Regio Conservatorio . Presso la chiesa della Passione vi è il Regio Conservatorio di Musica , il cui edificio , già convento dei padri lateranensi , non offre nulla di rimarchevole . Il Conservatorio fu istituito nel 1808 a spese del governo . Dell ' antico refettorio si formò una elegante sala con palco ad uso di teatro , testè rimodernata , che serve per accademie vocali ed istrumentali . Nel 1868 venne in esso creata una biblioteca musicale . Reale Collegio delle Fanciulle . Nella via della Passione , vicinissima al Conservatorio , è il Reale Collegio delle Fanciulle . Fu esso fon - dato da Napoleone I , con decreto 18 settembre 1808 , e riformato nel 1861; quivi venne da altra sede trasportato soltanto nell ' anno 1864 . Vi sono stabiliti 24 posti gratuiti a vantaggio di fanciulle di famiglie civili , i cui genitori abbiano reso notevoli servigi allo Stato . Il disegno del grandioso edificio è dell ' architetto Besia ; esso era prima proprietà _ del conte Archinti . Ritornando sul Corso Venezia per la via della Passione , e quindi lungo il Naviglio , troviamo il Seminario . Il Seminario Maggiore fu fatto erigere sull ' area di una casa di Umiliati nel 1570 da San Carlo Borromeo , su disegno di Giuseppe Meda , uomo di genio intraprendente e perseverante . La Porta che dal Corso mette all ' edificio fu aggiunta , circa un secolo dopo , dall ' arcivescovo Alfonso Litta su disegno di Richini , fiancheggiato da maestose cariatidi , rappresentanti la Pietà e la Sapienza . Il grandioso ed imponente cortile è degno di ammirazione per la sua vastità e bellezza ; ha due ordini architravati l ' uno sopra l ' altro con colonne maestose binate , dorico il primo , jonico il secondo . Nel 1798 furono i seminaristi traslocati altrove , per porre in quell ' edificio i prigionieri tedeschi ; quindi nel 1799 i giovani requisiti per le milizie della Cisalpina . Nel ritorno degli Imperiali fu rimesso in pristino . Nel 1859 servì per qualche tempo di ospedale militare pei sol - dati feriti , austriaci e francesi . Casa Castiglioni . Di contro al Seminario evvi la casa bramantesca ora del sig . Silvestri , e già di proprietà Stampa - Castiglioni , ed in origine dei marchesi Pirovano , indi degli Scaccabarozzi . Questa casa , in oggi molto rovinata ed informe , si annovera solo per essere stata una delle prime fabbriche del Bramante , e di sua mano dipinta . Ove è il ponte sorgevano gli Archi o Por - toni di Porta Orientale , costruiti di viva pietra sulla forma delle antiche porte romane dopo la desolazione di Federico Barbarossa nel 1171 . Su di essi vedevasi scolpita una scrofa in atto di allattare i suoi piccoli parti . Vennero demoliti nel 1819 ( * ) . Palazzo delle Assisie . Poco discosto dal ponte , volgendo a sinistra , lungo la via del Senato , è il palazzo sede ora della Corte d ' Assisie . In questo luogo sorgeva anticamente un monastero di Umiliate . San Carlo Borromeo nell ' anno 1579 lo fece demolire , ed affidò l ' incarico all ' architetto Fabio Mangone di costruirgli un nuovo fabbricato , ove istituì un Collegio detto elvetico , venendovi educati i chierici svizeri . Concorse all ' opera anche il cardinale Federico Borromeo . L ' edificio è de ' pii vasti e ben architettati che si conoscano in Italia . I suoi ampi cortili sono adorni di doppio porticato dorico e jonico , con colonne di granito . La facciata , alquanto barocca , è del Richini . Nel 1786 1' edificio fu convertito in sede del governo . Nel 1797 fu destinato per le riunioni del Gran Consiglio dei Juniori della Repubblica Cisalpina ; indi per sede del Ministero della guerra della Repubblica Italiana . Sotto il Regno italico vi aveva residenza il Corpo Legislativo , il Senato ed il Ministero della guerra . Nel 1817 il governo austriaco vi poneva gli Uffici della Contabilità dello Stato , la quale venne abolita , con poco senno , nel 1864 . ( * ) Tre erano le porte costruite sulla forma delle romane , e cioè la Orientale , la Romana , demolita nel 1782 . e gli Archi di Porta Nuova . Ritornando al ponte di Porta Venezia devonsi rimarcare : Palazzo Busca . Appena passato il ponte , a man dritta , è l ' imponente palazzo del defunto Antonio Busca . Apparteneva già alla famiglia Serbelloni . Lo fece innalzare Giovanni Galeazzo Serbelloni , di poi consultore della Re - pubblica Italiana , su disegno del valente architetto Simone Cantoni ; venne terminato soltanto nell ' anno 1795 . Magnifica ne è specialmente la facciata ; nel mezzo di questa si vede un bellissimo pezzo architettonico con colonne isolate che forma una loggia maestosa , decorata di un grande bassorilievo di stucco dello scultore Donato Carabelli , rappresentante alcuni fatti della storia di Milano del tempo di Federico Barbarossa . In una sala del primo piano vi è un dipinto del Traballasi , Giunone che cerca sedurre Eolo perchè sommerga il naviglio trojano . Sulla facciata di questo palazzo , verso il ponte , vi è una lapide che ricorda avere ivi preso stanza Napoleone Bonaparte , entrato la prima volta in Milano , il 15 maggio 1796 . Il giorno 8 giugno 1859 vi abitò il re Vittorio Emanuele . Di contro al palazzo Busca è la chiesa di San Pietro Celestino ; possiede buone pitture dello Storer e del Procaccini , ecc . Casa Ciani . Poco lungi , a sinistra , vi è la casa del barone Ciani , sorprendente per decorazioni in terra cotta ; ha bassorilievi ed iscrizioni riferentisi ai gloriosi fatti delle guerre combattutesi per la indipendenza italiana negli anni 1859 e 1860 . Palazzo Saporiti . Nell ' area del soppresso convento dei cappuccini a Porta Orientale ( 1810 ) , citato nei Promessi Sposi del Manzoni , un signor Belloni , arricchitosi coi giuochi che si tenevano nel teatro alla Scala , su disegno dell ' ingegnere architetto Giusti , verso il 1811 , faceva innalzare questo palazzo , comperato quindi dalla fa - miglia dei marchesi Saporiti . Maestosa ne è l ' architettura , con grandioso colonnato d ' ordine jonico , ricca di un bassorilievo di Pompeo Marchesi e di varie statue di divinità , in parte lavorate dallo stesso Marchesi ed in parte da Grazioso Rusca . In questo tratto di Corso è pur degno di essere osservato il palazzo Ponti , già appartenente alla famiglia Bovara , e quindi a quella dei Camozzi di Bergamo , e testè al Busca . L ' elegante disegno di esso è dell ' architetto Fe - lice Soave . Fu abitazione degli ambascia - tori della prima Repubblica Francese . Porta Venezia . Questa porta si chiamò sino al 1862 Orientale , anche Lenza , per corruzione di lingua . I Romani l ' appellavano Argentea , vuolsi perchè da quivi entravano le ricchezze del paese . Alcuni storici affermano fosse dedicata al Sole , perché da questa parte nasce ad illuminare la città . L ' antica porta fu demolita nel 1784 , e in quell ' anno venne incominciata la nuova su disegno del Piermarini ; i lavori non terminarono che nel 1795 . Nel 1827 l ' Amministrazione della città , volendo nuovamente rifabbricarla , ne affidò il lavoro all ' architetto Rodolfo Vantini di Brescia , che lo compì nel 1831 . L ' esecuzione di questa porta o barriera , con colonne , statue e bassorilievi , è molto commendevole . La Concordia e la Giustizia sono di Pompeo Marchesi ; 1' Eternità e la Fedeltà , del Monti di Ravenna ; Cerere e Vulcano , di Gandolfi ; Minerva e Mercurio , di Cacciatori ; i bassorilievi di Busca , Somaini , Sangiorgio , ecc . Il Lazzaretto . Appena fuori di Porta Venezia , a sinistra , è situato il Lazzaretto , stato eretto su disegno di Lazzaro Palazzi nel 1489 da Lodovico Sforza , detto il Moro , ad insinuazione di Antonio Bembo , dopo la pestilenza dell ' anno 1461 , per la più comoda cura e separazione delle persone sane dalle infette . Il cardinale Ascanio Sforza , fratello del duca , contribuì alla generosa impresa . Il terreno aveva appartenuto al conte Galeotto Bevilacqua , che ne aveva fatto dono all ' Ospedale Maggiore . - - La fabbrica nel 1507 fu ridotta come al presente da Luigi XII re di Francia , in quell ' epoca signore di Milano . San Carlo , su disegno del Pellegrini fece erigere nel centro una bella cappella di figura ottagona con otto arcate aperte , affinchè gli ammalati potesser dalle loro celle vedere la celebrazione degli uffici divini . Dal 1785 in poi servì 1' edificio a differenti usi . Il giorno 9 luglio 1797 si celebrò nel Lazzaretto la generale Federazione di tutti i capi dei diversi dipartimenti della Repubblica Cisalpina ; venne allora denominato Campo di Marte , innalzandovisi la statua della Libertà , che venne dal popolo spezzata il 28 aprile 1799 , all ' entrare dell ' esercito austro - russo . Manzoni , ne ' suoi Promessi Sposi , descrive sovranamente questo luogo . Dicontro al Lazzaretto vi è la R . Scuola superiore di medicina veterinaria , con annesso ospedale per cura degli animali domestici infermi . Poco discosto vi è pure uno stabilimento per lezioni di nuoto , detto Bagno di Diana , che fu architettato da Andrea Pizzala . Il bello stradone , che si presenta dicontro alla porta , venne decretato da Napoleone I . Chiamasi di Loreto ; esso continua sempre così maestoso sino alla Reale Villa di Monza . Giardini Pubblici . Rientrando in città per la Porta Venezia , a destra , si presenta il magnifico bastione omonimo . Questo tratto di bastione , tutto alberato a doppio ordine di ippocastani , con comodi marcia - piedi , che si estende sino a Porta Nuova , è il passeggio preferito dalla popolazione . Qui hanno luogo i corsi pei quali la nostra città ha rinomanza . A destra di esso godesi la veduta degli ameni colli briantei , e dei monti comaschi e bergamaschi fino alle grandi Alpi . A sinistra presentansi i Giardini Pubblici . Al vecchio Giardino , che trovasi tra il bastione e il Corso Venezia , si scende per una magnifica gradinata . Esso venne ideato dal Piermarini , e fu incominciato l ' anno 1785 per ordine di Giuseppe II nell ' area ove già sorgevano i monasteri di San Dionigio , che ricordava l ' arcivescovo Ariberto , demolito nel 1770 , e delle Carcanine , demolito nel 1775 . E disegnato , secondo l ' antico gusto francese , a viali regolari con un folto boschetto , fiancheggiante il giardino della Villa Reale . Nel mezzo sorge un fabbricato quadrato ed isolato , già disegno dello stesso Piermarini . Da molti anni era in rovina per avvenutovi incendio . Ora , a cura di una società , fu ristaurato ed abbellito sotto la direzione dell ' ingegnere architetto Giuseppe Balzaretti . Nell ' interno questo edificio ha un ' elegante sala , sorprendente per la sua ampiezza ; essa serve per concerti musicali , feste da ballo , esposizioni , accade - mie , ecc . Fu inaugurato il 22 febbrajo 1871 . Il nuovo giardino , incominciato nel 1856 su disegno dell ' ingegnere Balzaretti nell ' area principalmente della estesissima ortaglia già di proprietà Dugnani , venne aperto al pubblico nel 1861; esso desta l ' ammirazione di tutti per la bellezza del suo disegno ; è a viali tortuosi , ad ondulazioni di terreno che innalzasi bruscamente al di là del rivolo che lo attraversa in senso diagonale . Una parte di questo passeggio è ridotta a giardino zoologico . Dal bastione vi si accede da un ponte di ferro ; ha pure parecchi ingressi dalla via Palestro , Piazza Cavour e via Manin . Nell ' altipiano evvi un elegante caffè assai frequentato nella estiva stagione . Questo giardino possiede parecchie statue , due delle quali del Pattinati , l ' una rappresentante L ' Italia e l ' altra Carlo Porta , il gran poeta milanese . Dal nuovo giardino pubblico si può accedere al Museo Civico ( * ) . Il Museo pervenne al Municipio nel 1838 per l ' acquisto da esso fatto delle ricche raccolte d ' oggetti naturali , di proprietà del nobile Giuseppe De Cristoforis e del professore Giorgio Jan ; ampliato in seguito sempre più con nuovi acquisti e privati doni . ( * ) E ’ visibile pubblicamente nei giorni di domenica e di giovedì , dalle ore 10 della mattina alle 4 pomeridiane nell ' estate , e dalle 11 antimeridiane e 3 pomeridiane nell ' inverno ; negli altri giorni devesi ritirare permesso o dei Municipio o del direttore del Museo . Venne nell ' attuale edificio trasferito nel 1864 dalla via del Circo , ed ordinato dai professori Jan e Cornalia . Racchiude collezioni di ogni ramo di zoologia , di botanica , di mineralogia , di geologia , di etnografia ed altre istruttive curiosità . Il palazzo apparteneva alla famiglia Dugnani sopra nominata , e conserva ancora vari affreschi del Porta di Milano , e del ' I ' iepolo di Venezia . In esso fu per qualche tempo il Reale collegio delle Fanciulle . Sotto al porticato vi è un gruppo in gesso del Marchesi rappesentante Ercole che libera Alceste . Nella via Palestro , che lambe il nuovo giardino pubblico verso la città , evvi la Villa Reale . Questo palazzo venne eretto su elegante e sontuoso disegno dell ' architetto Leopoldo Pollack per ordine del generale Lodovico Belgiojoso ; fu terminato nel 1793 . L ' interno e l ' esterno dell ' edifizio annunziano il buon gusto dell ' architetto . Sotto il regno Italico venne in possesso del governo . Vi abitarono principi e sovrani ; nel 1859 Napoleone III , vittorioso sui campi di Magenta . Ora è proprietà del principe ereditario Umberto di Piemonte . La più bella facciata di esso è quella verso il giardino . Grazioso Rusca , Francesco Carabelli e Bartolomeo Ribossi scolpirono le statue che adornano in alto il palazzo . Le medaglie all ' interno con figure a basso rilievo di stucco , rappresentanti vari fatti storici e favolosi , di cui forni i soggetti il Panini , sono di Donato Carabelli , di Angelo Pizzi , di Carlo Pozzi e di Andrea Casareggio . Nell ' interno ammirasi una grande medaglia di Andrea Appiani , che rappresenta il Parnasso , ultima opera di quel pittore , e affreschi di Bernardino Luini , trasportativi su tavola dal casale della Pelucca presso Monza . Linea B ( N . 1 . Colore azzurro Porta Nuova ) . Per la via Carlo Alberto . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Il palazzo della Ragione . Loggia degli Osii . Palazzo delle Scuole Palatine , ora degli Uffici delle Ipoteche . Collegio dei Giureconsulti . Questura . Archi di Porta Nuova . Liceo Panini . Convitto nazionale Longone . Ospedale Fate - bene - fratelli . Istituto dei Ciechi . Casa di Salute . Fabbrica dei Tabacchi . Ospedale Fate - bene - sorelle . Porta Nuova . CHIESE . San Francesco da Paola . Sant ' Angelo . TEATRI . Teatro Re ( vecchio ) . La Scala . Filo - drammatico . ALBERGHI , ECC . Milano . Annunciata con bagni . Aquila . Angioli . Gallo . Piazza Mercanti . La Piazza Mercanti , così detta dalla riunione che vi facevano i mercanti in consiglio in occasione di qualche loro affare , è un vasto quadrato nel centro della città . Nel suo mezzo , sopra archi tutti aperti , s ' innalza l ' archivio notarile , insediatovi il 1 ottobre 1775 . Questo edificio , isolato e grandioso , venne eretto nel 1233 da Oldrado da Tresseno di Lodi , podestà di Milano , e fu chiamato della Ragione , come quello che era destinato a sede del Consiglio generale dei cittadini . Riconoscente Milano al podestà fecegli scolpire una statua equestre a mezzo rilievo , posta nella fronte meridionale del palazzo stesso . Dalla parte settentrionale vedesi inserita in un pilastro una scrofa pelosa , che si credette fino ai giorni nostri avesse dato il nome a Milano . La bellissima architettura del secolo XIII venne deturpata nel 1775 , e le ampie finestre furono chiuse . Ora si pensa di ripristinarla , e venne all ' uopo dalla Regia Accade - mia di Belle Arti aperto un concorso . Una delle finestre verso mezzodì venne nel 1870 scoperta quale modello . Di contro alla statua di Oldrado , è la Loggia degli Osii , così chiamata da una famiglia antica ivi esistente , fu costruita in epoche diverse . La parte più antica è del 1316 , e la si deve a Matteo Visconti : vuolsi terminato 1' edificio da Galeazzo Il . E di marmo bianco e nero , arricchita da stemmi della città e delle sei porte , ed altri dei Visconti e degli Sforza . Dal suo pulpito , detto dal volgo parlera , si leggevano le sentenze di morte e gli atti pubblici ; qui i consoli ed i podestà parla - vano al popolo . Ora è sede della Camera di Commercio . Nel palazzo attiguo stavano le Scuole Palatine , nelle quali insegnarono , secondo la tradizione , Virgilio , Plinio Secondo , Sant ' Agostino , Emanuele Crisolara , Demetrio Calcondila , venuto da Costantinopoli per la lingua greca , Francesco Filelfo , Giorgio Merula , Pietro Candido Decembrio , ecc . Le scuole vennero poi riunite al Ginnasio di Brera . Il palazzo stesso servì , in sullo scorcio del passato secolo e in sul principio del presente , ad uffici dei Tribunali di Prima Istanza ed Appello ; ora è sede dello Ufficio delle Ipoteche . Questa parte di Piazza , precisamente quella fra gli edifici descritti , era pur destinata alla esecuzione delle sentenze di morte , particolarmente dei nobili ( * ) . Fu qui che vennero giustiziati Francesco , Margherita ed altri della famiglia Pusterla . Il lato settentrionale della Piazza è fiancheggiato dalla maestosa e ricca fabbrica dell ' antico Collegio de ' Giureconsulti , conti e cavalieri , chiuso nel 1796 . Fu fatta costruire da Pio IV de ' Medici con disegno di Vincenzo Seregni . E formata da portici arcuati , sostenuti da binate colonne doriche , poste sopra a piedestalli . Il secondo ordine ha i pilastri ad uso di termini con capitello fonico . La statua in marmo di Sant ' Ambrogio è mediocre lavoro di L . Scorzini . Nel mezzo sta la torre , dicesi innalzata da Napo della Torre l ' anno 1272; era presso il Broletto Nuovo , o Municipio , stato trasferito , come abbiamo veduto , in questa Piazza nel 1228 , ove era un edificio della famiglia Faroldi . Al tempo di Fabrizio Bossi , vicario di provvigione , fu collocato sulla torre 1' orologio e la campana del pubblico . - - Ove è la torre da duecento anni , in una nicchia , inalzavasi la statua d ' ottima scultura rappresentante Filippo II , re di Spagna . La statua alla venuta dei francesi nel 1796 era stata rovesciata , e mozza del capo . Lo scultore Carabelli si esibì a sostituirvi quello di Bruto . ( * ) Il duplice supplizio della decapitazione o della forca non avevano in Milano un luogo esclusivo , specialmente pei plebei . La decapitazione d ' ordinario si eseguiva a mezzo il Corso di Porta Tosa ( ora Verziere ) ; il patibolo si erigeva al prato delle forche fuori di Porta Vigentina , alla Vetra ; o in altri siti secondo il delitto che era stato perpetrato . Venne la statua riformata il 9 luglio 1797 , giorno primo della libertà Cisalpina , ponendovi ai piedi questa iscrizione : ALL ' IPOCRISIA DI FILIPPO II SUCCEDA LA VIRTU ' DI MARCO GIUNIO BRUTO . CITTADINI SPECCHIATEVI NEL VOSTRO PRIMO PROCONSOLE . ANNO V REPUBBLICANO XXI MESSIDORO . Questa statua fu levata all ' entrare dei coalizzati ( 28 aprile 1799 ) , e dal popolo deturpata . Il collegio dei Giureconsulti servì in seguito per gli Uffici della Congregazione Centrale , dell ' I - spettorato delle Scuole ecc . ; ora è occupato dal Comando Superiore della Guardia Nazionale , ed in parte dalla Borsa . Su questa Piazza vedesi un pozzo ; nel 1767 venne ricostrutto con eleganza dal conte Nicola Visconti prefetto della città . Al N . 19 sono gli Uffici del Telegrafo . Nella vicina via Carlo Alberto vanno sorgendo grandiosi edifici , fra cui citiamo quelli dei fratelli Conconi , disegno dell ' architetto Jodani , dei signori Galli e Rosa , disegno dell ' architetto Maurizio Garavaglia , e dei fratelli Cesati e fratelli Bianchi , entrambi disegno dell ' architetto Bigatti . Presso la Piazza Mercanti , in fondo alla via Ugo Foscolo , evvi il Teatro Re ( vecchio ) . In quell ' area sorgeva ancora nel 1811 1' antica chiesa di San Salvatore in Xenodochio , fondata nel 787 dall ' arciprete Dateo col primo brefotrofio sulle rovine di una grandiosa fabbrica romana , detta il Campidoglio e dedicata a Giove . L ' Ospizio dei fanciulli esposti di Dateo era ancora in prospere condizioni nell ' undecimo secolo . Nel 1811 la chiesa di S . Salvatore venne comparata all ' asta bandita dalla Prefettura del Monte Napoleone da un ex - calzolajo Carlo Re , il quale vi fece erigere l ' attuale teatro sul disegno del Canonica , che venne inaugurato sulla fine del 1513 . Questo teatro sta per essere demolito . Nella via Santa Margherita trovansi gli uffici della Regia Questura . Ove è la R . Questura esisteva l ' antico e vasto monastero di Santa Maria di Giasone , detto quindi di Santa Margherita . - - Il disegno dell ' attuale fabbricato è dell ' ingegnere architetto Giusti . Durante la dominazione austriaca quivi erano le carceri , ora demolite , pei reati politici . E noto quanto Silvio Panico , che vi fu rinchiuso , scrisse sulle medesime . Teatro alla Scala . Incendiatosi , la mattina del 25 febbrajo 1776 , entrante la quaresima secondo il rito ambrosiano , il teatro nel palazzo ducale , che era stato eretto nel 1717 sull ' area di altro pure consumato dalle fiamme il 5 gennaio 1708 , si pensò con autorizzazione di Maria Teresa di innalzarne uno immediatamente fuori dal suddetto palazzo , in località più comoda al pubblico . Il teatro incendiato era proprietà dei palchettisti , perchè nel 1717 costruito a loro spese , avendo l ' erario fornito soltanto l ' area ed i muri di cinta ; spettava quindi ai medesimi la spesa del nuovo se non volevano perdere i di - ritti dei palchi , rappresentanti un capitale di oltre tre milioni . Perciò scelsero tra loro dodici cavalieri , delegati a rappresentarli , e trattare col governo e cogli appaltatori circa i lavori . L ' imperatrice , annuente al desiderio del figlio che si erigessero due teatri , fu scelto pel primo 1' area dove sorgeva la chiesa di Santa Maria della Scala , pel secondo 1' area delle Scuole Canobbiane . Si stipulò un contratto solenne tra la R . Camera e la società dei palchettisti , Ia quale obbligossi a far edificare i due nuovi teatri sui disegni di Piermarini , che nel luglio dello stesso 1776 li compì . In corrisponsione la R . Camera assunse l ' obbligo di tenere aperto il teatro nel carnevale e nell ' autunno con spettacoli d ' opere in musica e balli , assegnando ai proprietari oltre il canone dei palchi , l ' affitto di vari locali , ed il ricavo dell ' appalto dei pubblici giuochi , contemplato però il caso di generale soppressione dei medesimi . In meno di due anni la fabbrica della Scala venne ultimata dai fratelli Fè , Marliani e Nosetti appaltatori , e il 3 agosto 1778 se ne fece la solenne apertura col dramma in musica Europa riconosciuta del maestro Salieri . Il Panini ebbe a porgere 1' argomento per la esecuzione del sipario . Venne poi a subire dei ristauri e delle rimodernature nel 1807 , 1814 , 1830 , 1865 e 1870 . - - La platea ha metri 24 , 84 in lungo , e 22 , 01 in largo , e la recingono sovrimponendosi cinque ordini di palchi , sommanti a 194 , coronati da una galleria aperta . Contiene circa 4000 spetta - tori . È provveduto di ampie sale per ridotto , di un caffè . Ha annessa una scuola da ballo . La Piazza , che ha nome da questo teatro , nel prossimo anno verrà arricchita di un grandioso monumento a Leonardo da Vinci , opera dello scultore cav . Pietro Magni ; sarà collocato nel mezzo del giardino fatto costruire nel 1SG0 dal Municipio . Teatro Filodrammatico . Ove esistevano la chiesa ed il monastero dei santi Cosma e Damiano , sorge un elegantissimo teatro di declamazione eretto nel 1798 da una società di cittadini costituita in Accademia . Il disegno originario è del Piermarini ; ma fu costruito con modificazioni dagli architetti Pollai : e Canonica ; manca tuttora al compimento la facciata . Ha quattro ordini di logge non interrotte da alcuna separazione , e può contenere 800 persone sedute . Possiede un lodatissimo sipario rappresentante la Scuola d ' Atene , opera di Andrea Appiani , del quale è pure la bella medaglia nella vôlta . V ' hanno anche ornati pregevoli di Gaetano Vaccani . Si accede al teatro mediante biglietto gratuito rilasciato dai soci . Sulle scene di questi dilettanti comparvero Vincenzo Monti , Carlo Porta , la Pasta , ecc . Nella via Filodrammatici devesi osservare una bella porta scolpita in marmo con bassorilievo e tre ritratti , fra i quali quello di Francesco Sforza . Lungo la vicina via del Giardino , che è d ' uopo riprendere per recarsi alla Porta Nuova , vi sono parecchi edifici degni di osservazione ; la Banca Nazionale , già casa Greppi , disegno del Canonica ; qui abitò re Carlo Alberto il 5 agosto 1848 , ove poco mancò rimanesse ucciso da una mano di alcuni cittadini , frementi per la perdita della guerra intrapresa da lui contro gli Austriaci ; il palazzo Loria , compiutosi nello scorso anno 1870 su disegno dell ' architetto Luigi Clerichetti : ha un magnifico cortile ; il palazzo Traversi , già Anguissola disegno del Canonica ; il palazzo Poldi - Pezzoli , disegno dell ' architetto Cantoni . In quest ' ultimo palazzo sono raccolti molti oggetti d ' arte ; ammirasi all ' esterno 1' ultimo lavoro dello scultore Bartolini , gruppo in marmo rappresentante Astianatte , gettato dall ' alto del - le mura di Troia da Perseo per comando di Ulisse . V ' hanno pure il palazzo Melzi , disegno dell ' architetto Giocondo Albertolli , e il palazzo d ' Adda , disegno dell ' architetto Arganini . La chiesa di San Francesco da Paola che vedesi nella stessa via del Giardino non presenta nulla di rimarchevole . Allo sbocco della Croce Rossa vi è l ' Albergo Milano . Archi di Porta Nuova . In fine della via del Giardino evvi un avanzo di monumento antico , vogliamo dire gli Archi , o Portoni chiamati di Porta Nuova . Essi rammentano una delle porte costrutte dalla Lega Lombarda nel 1171 sulla forma delle antiche porte romane a due archi , e coi marmi estratti dalle mure della città erette da Massimiano ; e perché tutta la costruzione fosse romana , si levarono dall ' antica cerchia persino le decorazioni e le iscrizioni , e si trasferirono sulle nuove porte . La storia di questo monumento si lega fino ai nostri giorni colla storia della libertà di Milano . Nel marzo 1848 ha degnamente fatto la sua parte nella rivoluzione delle cinque giornate . Tra il 1861 e il 1862 furono ristaurati a spese del Comune ; e il 18 marzo 1862 vi vennero col - locate le seguenti epigrafi dettate dal dottor Tullo Massarani : DA QUESTI AVANZI DELLA CERCHIA ANTICA MILANO DOPO SETTE SECOLI RINNOVÒ LE BATTAGLIE DELLA LEGA LOMBARDA MDCCCXLVIII . - - - - - - - - - - - - - - - LIBERA RESTAURANDO GLI ARCHI VETUSTI MILANO RIBENEDICE LE MEMORIE CITTADINE NEL NOME D ' ITALIA MDCCCLXII . Liceo Panini e Convitto nazionale Longone . Passati gli Archi , volgendo a sinistra , trovasi la via Fate - bene - fratelli . Evvi in essa da visitare il P . Liceo Panini , il quale possiede due copiosi ed ordinati gabinetti di fisica e di storia naturale , una biblioteca ed una raccolta di carte geografiche . Nell ' edificio stesso è insediato il Convitto nazionale Longone , riformato con decreto reale 24 settembre del 1861 . Era prima Collegio sotto la direzione dei Padri Barnabiti . Venne fondato -43- nel 1573 da S . Carlo in una casa degli Umiliati , sotto il titolo di Collegio di Santa Maria , per l ' ammaestramento della nobile gioventù , ma povera ; fu in seguito detto Collegio Longone , perchè uno di questa famiglia , Pier Antonio Longone , ne accrebbe le entrate con lascito 15 luglio 1613 . Chiuso , fu nel 1820 riaperto sotto la direzione , come si è detto , dei Barnabiti . In esso vi sono dieci posti interamente gratuiti , e venti a metà . A pochi passi abbiamo 1' Ospedale Fate - bene - fratelli . Nel 1588 venuti in Milano i frati ospitalieri di S . Giovanni di Dio , detti Fate - bene - fratelli , fondarono questo nosocomio in parte di locali di proprietà degli Umiliati . La prima pietra fu posta dall ' arcivescovo Gaspare Visconti . Era detto in origine Ospedale de ' Convalescenti di S . Giovanni Evangelista ; poi di Santa Maria d ' AraCoeli dalla unitavi chiesa ; in fine nel 1634 assunse l ' attua - le denominazione ( * ) . A quest ' Ospedale molti benefattori lasciarono ricche dotazioni per accrescerlo e mantenerlo . Con tali mezzi nel 1825 venne innalzato 1' attuale edificio su disegno dell ' architetto Pietro Gilardoni . Ha un grandioso atrio ; al piede della grande scala scorgesi la colossale statua marmorea di San Giovanni di Dio , uscita dallo scarpello del professore Pompeo Marchesi . In questo stabilimento non si ricevono che uomini , esclusi gli affetti da malattie croniche e veneree . Con decreto 9 marzo 1870 esso veniva sottoposto ad una Commissione amministratrice laica . ( * ) Dal costume seguito dal fondatore dell ' ordine , ne primordi del suo spedale , di portarsi in giro per la città , anche di notte , a questuare pe ' suoi poveri col grido Fate - bene , o fratelli , a voi stessi , ne venne il nomignolo dato a que ' padrii . Istituto dei Ciechi . Non lungi da quest ' ospedale evvi 1' Istituto dei Ciechi , fondato il 7 maggio 1839 da Michele Barozzi , e quivi stabilmente insediato il 1° dicembre 1855 , trasportatovi dal locale della Pia Casa d ' Industria di S . Marco . E assai rinomato pel sistema di educazione impartiti a quegli infelici . Chiesa di Sant ' Angelo . Seguendo pel Corso di Porta Nuova devesi visitare la chiesa di Sant ' Angelo , già officiata dai Minori Osservanti . E una costruzione imponente cominciata nel 1552; ne pose la prima pietra 1' arcivescovo Arcimboldi . La facciata ha due ordini ; uno dorico , 1' altro jonico , ed è ornata di varie statue . L ' interno è grandioso , in una sola navata , che si allarga nel presbiterio . L ' architetto ne fu Vincenzo Seregni . Benchè questa chiesa sia stata soggetta a diverse vicende , pure vi si sono conservati molti preziosi freschi , e varie pitture degne di essere ammirate , fra le quali quelle del Procaccini , del Barabino , del Semini , del Lomazzi , del Fiammenghino , del Legnani , del Caravaggino , del Suardi , del Morazzone , ecc . Casa di Salute . Questa Casa , per la cura di individui d ' ogni età , sesso e condizione , affetti da qualsiasi malattia medica , chirurgica ed ostetrica , mediante pensione da determinarsi a norma dei casi e delle esigenze , ora esercita da una Società anonima , ricostituita con istrumento 15 aprile 1866 , a rogito del notaio Migliavacca , devesi ad un legato di Lire 50 mila di Leopoldo Bevagna , primo agosto 1826 , il quale lasciava appunto due terzi del di lui patrimonio all ' erezione di un ospedale in Milano pel ricovero di ammalati in pensione . Fu aperto nel 1835 . Fabbrica dei Tabacchi . Presso Sant ' Angelo , in principio del secondo tronco della via Moscova , evvi pure la Fabbrica dei Tabacchi . Essa fu eseguita su disegno dell ' architetto Canonica , e per la medesima si occupò tutto il vasto convento dei Carmelitani Scalzi , che era stato eretto nel 1622 sotto il governatore Mendozza . Secondo il Torri , ove era quel monastero sorgeva la casa della famosa Guglielmina Boema . Nel 1801 parte del convento servì di Ospedale Militare per le guardie del generale Brune . Quasi dicontro a questa fabbrica evvi la caserma dei Carabinieri . Ospedale Fate - bene - sorelle . Questo Pio Stabilimento ebbe il suo principio nel 1814 circa nel Borgo degli Ortolani , nel locale del già soppresso convento e chiesa di Sant ' Ambrogio ad Nemus . L ' ex - religiosa , madre Giovanna Lomeni ne fu la promotrice ; mercè le cure della con - tessa Laura Visconti Ciceri , ebbe poi tale sviluppo da meritare a questa dama 1' onore di fondatrice . Il Pio Istituto andò poi sempre prosperando per continue beneficenze ; onde si pensò a dargli nuova sede , e nel 1841 si principiò l ' attuale elegante e maestoso locale su disegno dell ' architetto Giulio Aluisetti , Questo spedale è destinato a ricovero delle malattie acute . Con Decreto 30 agosto 1863 l ' Amministrazione di esso fu concentrata nel Consiglio degli Istituti Spedalieri . Di contro all ' ospedale è da visitare la rinomata fabbrica di carrozze del signor cav . Cesare Sala . Porta Nuova . L ' antichissima Porta era de - dicata a Saturno . L ' attuale edificio venne eretto nel 1810 , tutto di pietra arenaria , d ' ordine corintio , con casini laterali d ' ordine dorico ; il di - segno ne è gentile ed elegante , e devesi al poeta prof . cav . Giuseppe Zanoia . Linea B . ( N . 2 . Colore azzurro Porta Nuova ) . Per la via santa Radegonda . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Palazzo del Censo . Marino . Belgiojoso . Casa Manzoni Leone - Leoni . Monte di Pietà . Cassa di Risparmio . Comando Militare . Accademia di Belle Arti , ecc . Casa d ' Industria . Bagno Pubblico di Castelfidardo . CHIESE . San Raffaele . San Fedele . San Giovanni alle Case Rotte . San Marco . TEATRI . Della Commedia ( In costruzione ) . ALBERGHI E TRATTORIE . Popolo . Corona d ' Italia . Bella Venezia . Borsa . Chiesa di San Raffaele . La chiesa di San Raffaele riconosce la sua erezione dal re Berengario ; in seguito fu ricostrutta con disegno del Pellegrini : la grandiosa facciata non è ancora finita . Contiene qualche buona pittura del Figini , del Nuvolone , del Fiammenghino , ecc . Chiesa di San Fedele . Nella Piazza omonima vi è il bellissimo tempio di San Fedele , eretto sull ' area dell ' antichissima chiesa di Santa Maria in Solariolo . Il Pellegrini , che ne fu l ' autore , ha in esso spiegato il suo genio . - - Quell ' architetto , essendo stato chiamato in Ispagna , lasciò a Martino Bassi di condurre a termine il grandioso edificio . San Carlo , che lo fondò nel 1566 , volle consacrarlo il 24 giugno 1569 con molta solennità . I Gesuiti , venuti a Milano nel 1563 , entrarono in possesso di San Fedele nel 1569 . Aboliti i Gesuiti nel 1773 , vi subentrarono i Canonici della Cappella Regia di Santa Maria della Scala , chiesa stata chiusa il 5 agosto 1776 per fabbricare , come abbiamo veduto , il teatro grande . Soppressi parimenti questi canonici , continuò sino ai nostri giorni ad essere altra delle parrocchiali della città , conservando il titolo di Regia Cappella . Era in essa che si facevano i funerali aulici . L ' altare maggiore di questa insigne chiesa , composto di fini marmi , di sculture e di ricca doratura , è disegno dell ' architetto Pietro Pestagalli . Si contengono in essa chiesa pitture di Bernardino Campi , del Cerano , del Preterazzano , l ' allievo del Tiziano , dei fratelli Santagostino . E pure da ammirarsi un bel dipinto a fresco rappresentante la Vergine , quivi trasportato dalla chiesa di Santa Maria della Scala . Palazzo del Censo ed Archivio . Il palazzo della Direzione del Censo era già la casa o il Collegio dei Gesuiti . Venne rifabbricato sul di - segno dell ' architetto Pietro Pestagalli , dal quale pur furono disegnate e dirette tutte le interne costruzioni . La facciata con porta di pietra è d ' ordine dorico . In una parte del Collegio suddetto trovansi gli Archivi governativi , nei quali furono pure compenetrate tutte le carte pubbliche che erano nell ' antico Archivio del Castello . Fra i più curiosi documenti sono le gride e le ordinanze della città di Milano dal 1446 al 1450 dei signori capitanei et defensores libertatis . Teatro della Commedia . Di contro al tempio di San Fedele sta ora sorgendo un teatro per la commedia su disegno dell ' architetto Scala di Udine . Le proporzioni di questo teatro sa - ranno approssimativamente eguali a quelle della Fenice di Venezia . La platea misurerà , ai due assi principali , metri 13 , 50 per ciascuno ; il palco scenico avrà una profondità di metri A . La fronte verso la Piazza avrà un ' estensione lineare di 48 metri . L ' ingresso ed il passaggio dei cocchi sarà verso la via Berchet . Qui sorgeva la casa eretta nel IV secolo dai marchesi Imbonati , la quale nel 1829 passò in terza proprietà a Massimo d ' Azeglio . Fu ivi che questo illustre italiano eseguì dal 1830 al 1844 le migliori opere del suo pennello , e scrisse i romanzi storici Ettore Fieramosca , pubblicato nel 1833 , e Nicolò de ' Lapi , pubblicato nel 1841 . Nella Piazza di San Fedele evvi 1' albergo della Bella Venezia . Nel mezzo di essa sorgeva la casa Sannazzari , edificata in sullo scorcio del passato secolo dall ' architetto Piermarini , la quale conteneva ricchi musei d ' opere d ' arte , e una rara raccolta di uccelli , preparati dal Volpini . Verso il 1813 divenne proprietà del ministro Prina , e fu quivi che esso fu barbaramente ucciso il 20 aprile 1814 . In quell ' occasione , saccheggiata e guasta , la casa fu poscia del tutto demolita per dare agio maggiore alla chiesa . Palazzo del Marino . Tomaso Marini , genovese , venne a Milano verso il 1525 , e avendo presi , unitamente ad un suo concittadino Grimaldi , tutti gli appalti e dazi della città , ammassò in pochi anni una ricchezza sorprendente . Divenuto signore , ed in seguito duca di Terranuova , pensò a formarsi una magnifica abitazione , dove si tenevano le Finanze , dandone l ' incarico all ' architetto Galeazzo Alessi , perugino , che nel 1555 disegnò questo palazzo isolato con profusione grandissima di ornamenti . L ' edificio non venne terminato , vuolsi dalla tradizione popolare , perchè il Fisco andò al possesso di tutto il patrimonio del Marini , accusato di aver ucciso per gelosia la propria moglie nella sua villa di Gaggiano . Pare piuttosto che la confisca provenisse dai debiti verso lo Stato , cagionati dalla matta amministrazione di quell ' uomo . Nel 1682 fu venduto per ottanta - mila lire agli Omodei ; quella famiglia lo rivendette a Maria Teresa . Dopo aver servito a parecchi usi , specialmente per Uffici dipendenti dalla R . Finanza , vi si insediava nel 1861 il Municipio , che ne diveniva proprietario . La facciata verso la Piazza di San Fedele è la sola compiuta ; essa è di tre ordini di architettura , dorico , jonico e composito : è veramente imponente . Magnifico è anche il cortile . Vi si conserva una gran sala con pitture di Giovanni da Monte e di Ottavio Semini , del quale ultimo è la medaglia della vôlta , Psiche condotta al cospetto di Giove . L ' affresco del da Monte , il Ratto delle Sabine , andò perduto . Chiesa di San Giovanni . - - Presso il palazzo del Marino evvi la chiesa di San Giovanni alle Case Rotte , disegno di Francesco Richini , costruita sull ' area dell ' antica chiesa di Sant ' Anastasia , consumata dal fuoco nel 1728 . Non presenta senta nulla di rimarchevole , eccetto due dipinti , 1' uno del Giudici , e del Del Cairo l ' altro . Palazzo Comunale . - - Limitrofo alla chiesa evvi un palazzo , ora pur proprietà del Municipio e sede di Uffici civici . In questa linea erano le case di Guido della Torre , capitano perpetuo del popolo , guaste nell ' anno 1311 dalla fazione Ghibellina ; e perciò tanto la chiesa di San Giovanni come questo palazzo diconsi alle Case Rotte da quelle rovine . Palazzo Leoni . Nella via degli Omenoni evvi la casa Besana , già di Leone - Leoni , aretino , famoso scultore ed architetto del secolo XVI , il quale la ornò di varie sculture di sua mano . Le cariatidi , scolpite dal Vairone , tengono molto della scuola di Michelangelo . Palazzo Belgiojoso . Qui presso è la Piazza Belgiojoso nella quale è degno di osservazione il palazzo principesco di quella famiglia , eretto nel 1777 su disegno dell ' architetto Piermarini . Contiene nell ' interno pitture di Martino Knoller e Albertolli , e stucchi di Gerli . In questo palazzo abitò il maresciallo Brune . In angolo alla piazza Belgiojoso e la via del Morone è la casa di Alessandro Manzoni . Monte di Pietà . Il Monte di Pietà , destinato a provvedere con pronte sovvenzioni in denaro ai pressanti bisogni dell ' indigenza , ed a sottrarre la medesima dalle rovinoso estorsioni dell ' usura , venne fondato dalla liberalità dei cittadini , eccitata dalle prediche del francescano Domenico Ponzone nell ' anno 1490 , con approvazione e con sussidi di Lodovico Maria Sforza , detto il Moro , settimo duca di Milano . La primitiva sede era in via Santa Maria Segreta . Venne sempre più arricchito con altre pie disposizioni , non che colle generose elargizioni di Maria Teresa e di Giuseppe II . Nel 1783 fu trasferito ove trovasi al presente , in edificio eretto dall ' architetto Piermarini nell ' area sulla quale surgevano i soppressi conventi di monache dell ' ordine di Sant ' Agostino e di Santa Chiara . Nel 1796 , per varie vicende , essendosi quasi annientato , fu chiuso ; e quindi nel 1804 riaperto . Il 20 giugno 1810 ebbe un nuovo regolamento , e venne infine riordinato , secondo il bisogno dei tempi progrediti , in questi ultimi anni . Palazzo della Cassa di Risparmio . Nell ' area , ove esisteva in via Monte di Pietà il palazzo disegno del Piermarini , da ultimo sede dell ' Intendenza Militare , eretto ove già erano il convento e la chiesa delle monache cappuccine di Santa Barbara soppresse nel 1782 , a spese dell ' Amministrazione della Cassa di Risparmio si è innalzato un grandioso palazzo isolato , di - segno dell ' architetto Balzaretti , imitazione del palazzo Strozzi di Firenze . Sarà la sede della Cassa di Risparmio . Comando Militare . In via di Brera è il Comando Militare ; era già palazzo appartenente alla famiglia Cusani . E ’ di stile barocco , architettato dal Ruggeri , che vi aveva finto alla base una montagna su cui posasse lo Stiliobate ; ora i rocchi ne furono scarpellati . Il Piermarini disegnò la facciata verso il giardino . Degne di essere osservate sono le stanze , ricche di stucchi e di pitture . Palazzo di belle arti , o di Brera . Già casa degli Umiliati , indi dei Gesuiti ; attualmente vi hanno sede i principali rami delle scienze e delle arti . Questo palazzo è uno dei più grandiosi ed imponenti edifici della città nostra . - Il disegno originale devesi all ' architetto Francesco Richini ; il Piermarini vi aggiunse la maestosa porta con colonne doriche , dando termine alla facciata . Nella magnifica corte quadrangolare , circondata da doppio ordine di portici sostenuti da doppie colonne , vedonsi le statue di uomini distinti per dottrina , e quella in bronzo di Napoleone I al centro , dovuta al Canova . Grandioso è lo scalone a doppie andate colle statue di Beccaria e di Parini . Il palazzo contiene : L ' Istituto lombardo di scienze , lettere ed arti , sorto l ' anno 1802 , la cui missione è di raccogliere le utili scoperte e di eccitare al perfezionamento di tutti gli studi ; componesi di due classi di scienze matematiche e naturali , cioè , di lettere , scienze morali e politiche . L ' Accademia di Belle Arti , fondata da Maria Teresa nel 1776 , progressivamente ordinata ed ampliata , e pur da ultimo con decreto reale 3 settembre 1859 . Conta attualmente un Corpo accademico composto di venti accademici oltre il Presidente ed i professori delle varie scuole con voto deliberativo , che formano il Consiglio ; e di un numero indeterminato di soci onorari senza voto . La Biblioteca , istituita nel 1770 da Maria Teresa , possiede tal numero di manoscritti e tale quantità di opere di vario genere e rare edizioni e manoscritti e corali da potersi ritenere fra le distinte d ' Italia . Venne formata colla libreria dei Gesuiti e della famiglia Pertusati , coi libri di Haller , colla ricca collezione donata dal cardinale Durini e dal conte di Firmiam , ecc . , ecc . Il Gabinetto numismatico contiene tutte le classificazioni appartenenti alla numismatica antica e moderna , e possiede una biblioteca propria di opere relative alla scienza . Venne fondata nel 1803 . L ' Osservatorio astronomico innalzato dai Gesuiti nell ' anno 1766 , sotto la direzione del padre Boscovich . Il Gabinetto tecnologico , ricco di una collezione di macchine , modelli e disegni , destinato specialmente all ' istruzione degli artieri . Il Museo patrio d ' archeologia , istituito nel 1862 per la raccolta e conservazione dei monumenti patri dello Stato , del Municipio e di quelli offerti dai privati . La Cimelioteca , in cui sono raccolti cimelii scientifici , manoscritti , ecc . di Alessandro Volta . L ' Ateneo , composto di 60 membri effettivi domiciliati in Milano e di un numero illimitato di soci corrispondenti nazionali e stranieri . La Pinacoteca ( * ) , nei cui corridoi a mano manca sono raccolti gli affreschi di Bernardino Luini e della sua scuola , e nelle sale quadri di G . C . Procaccini , del Tiziano , del Salmeggia , di Wan - Dik , di Paride Bordone , del Guercino , di Rubens , del Domenichino , dell ' Albano , di Gaudenzio Ferrari , dei Caraccio , di Daniele Crespi , dei Campi , di Benvenuto da Garofolo , del Tintoretto , di Paolo Veronese , del Moretto , di Giacomo Palma , di Stefano di Ferrara , di Carlo Crivelli , del Mantegna , di Bellino Gentile , di Nicola Pisano , di Bernardino Marchesi , del Cima da Conegliano , di Giovanni Sanzio padre di Rafaello , di Van - Thielen , del Morillo , di Guido , di G . B . Moroni , di Lorenzo Costa , del Francia , di Vittore Carpaccio , di Cesare da Sesto , di Rafaello , e moltissimi altri di tutte le scuole , e dei primi tempi della pittura , di cui puossi trovare particolareggiato cenno nelle apposite guide . A destra le sale che servono all ' esposizione degli annuali concorsi di pittura , di scultura ed architettura , e contengono oltre due copie del Cenacolo , i quadri che riportarono il primo premio ai concorsi generali . In questo palazzo abitarono 1' abate Giuseppe Panini e l ' astronomo Barnaba Oriani . Il primo morì il 15 agosto 1799 , ed il secondo il 12 novembre 1832 , come lo indicano le due iscrizioni poste sulla facciata del palazzo verso la Piazzetta . ( * ) Vi si può accedere tutti i giorni dal 5 novembre al 20 aprile dalle ore 9 antimeridiane alle 3 pomeridiane : dal 21 aprile al 4 novembre dalle ore 9 alle 4 . Chiesa di San Marco . - - Nella Piazza omonima sorge il tempio di San Marco . Venne nell ' area di antichissima chiesa ricostruito nel 1254 in istile gotico con fregi in cotto , finestre a sesto acuto ; soltanto la facciata presenta ancora l ' idea di sua origine vetusta . Vuolsi rifabbricato per voto dei milanesi , e dedicato a San Marco in riconoscenza di servigi ricevuti dai Veneziani . L ' interno è . decoroso , di forma moderna con tre navi , ed è . a croce latina ; fu rimodernato nel secolo XVI . Possiede pitture del G . P . Lomazzo , del Conca , di A . Campi , di G . C . Procaccini , del Cerano , del Genovesino , ecc . ; e diversi monumenti sepolcrali , segnatamente quello di Lanfranco Settala , primo generale degli Agostiniani , morto nel 1264 , e vuolsi lavoro di Balduccio da Pisa . Casa d ' Industria . L ' annesso vasto monastero degli Agostiniani , padri soppressi nel 1797 , servì di caserma militare prima e dopo la Re - pubblica Cisalpina , ora ai soldati francesi , ora ai Polacchi , ora ai Cisalpini e Italiani . -1127 luglio 1815 vi venne aperto dal governo la Pia Casa d ' Industria e Ricovero pei poveri , e nel 1868 , per cura del Municipio , anche il Ricovero di Mendicità . Bagni pubblici . Stabilimento in costruzione in via Castelfidardo . Racchiude vasche comuni pei nuoto non troppo felicemente ideate . Linea C . ( Colore terraceo . Barriera Principe Umberto ) . MONUMENTI . EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Monumento Cavour . Istituto tecnico superiore . Palazzo Taverna . Palazzo Melzi d ' Eril . della R . Zecca . Regia Casa di Pena . Barriera . Stazione Centrale . CHIESE . San Bartolomeo . ALBERGHI . Cavour . Manin . Firenze . Percorrendo la linea dalla Piazza del Duomo alla barriera Principe Umberto devesi fare attenzione al palazzo in angolo tra la via Monte Napoleone e la via Sant ' Andrea . Era quivi l ' antica casa Marliani , di architettura bramantesca , ridotta alla moderna costruzione dall ' architetto Piermarini . Fu sede questo palazzo del Monte Camerale di Santa Teresa , specie di Debito Pubblico , istituito da Maria Teresa con un primo decreto 18 dicembre 1755 ; quindi del Monte Napoleone , fondato nel 1804 da Bonaparte allo scopo di consolidare e redimere il debito . Dopo il 1814 , gli Austriaci vi insediarono il Monte Lombardo - Veneto , che , nel 1864 , il governo italiano tramutò in Debito Pubblico . Di contro a questo palazzo è la casa portante il num . 23 , di proprietà della famiglia Verri , ed ove abitarono Pietro Verri , lo storico ed economista , ed i suoi fratelli Alessandro , autore delle Notti Romane , e Carlo , scrittore in agronomia . È rimarchevole anche la casa Vidiserti n . 37; ivi il 18 marzo 1848 si raccolsero i capi della insurrezione di Milano contro gli Austriaci . Apposite iscrizioni indicano poi ove abitarono e morirono gli scrittori e poeti Carlo Porta e Tomaso Grossi . Nella vicina via dei Bigli è l ' antico palazzo dei conti Taverna , ora del sig . Andrea Ponti , che si vuole architettura dalla scuola del Bramante ; la facciata venne restaurata non sono molti anni . Ammirabili le pitture nel cortile ; esse appartengono alla scuola del Luini . Nella vicina casa , pure Taverna , mentre il popolo milanese combatteva nelle cinque giornate del marzo 1848 , il Comitato centrale dell ' insurrezione respingeva l ' armistizio offerto dal generale Radetzki , e si costituiva in Governo Provvisorio . La famiglia Taverna ha un bel palazzo anche nella via Monte Napoleone . Piazza Cavour . Così chiamata pel monumento innalzato dal Municipio di Milano al grande ministro Camillo Benso conte di Cavour , che vedesi nel mezzo di essa Piazza . La inaugurazione del monumento avvenne la prima domenica di giugno dell ' anno 1865 . La statua di Cavour fu modellata da Edoardo Tabacchi , quella di Clio , che le sta ai piedi in atto di scrivere , da Antonio Tantardini . La fusione in bronzo delle medesime fu eseguita dal Papi di Firenze . In Piazza Cavour abbiamo di rimarchevole 1' Istituto Tecnico Superiore . Creato colla legge 13 novembre 1859 , ebbe principio di attuazione pel reale decreto 13 novembre 1862 . L ' edificio attuale , ricostruito con moderna architettura sotto il Regno Italico con disegno dell ' architetto Pietro Pestagalli , servì a parecchi usi , che non è ufficio nostro qui rammentare . Dalla Piazza Cavour si può anche avere accesso al Civico Museo , un cui ingresso trovasi nella via Manin . In questa Piazza vi è da visitare Io studio dello scultore cav . Pietro Magni , il quale sta eseguendo il gran monumento a Leonardo da Vinci , che dovrà sorgere nel mezzo di Piazza della Scala . Intorno al piedestallo del medesimo , saranno le statue degli scolari del fondatore della scuola lombarda : Salaino , Boltrafiio , Marco d ' Oggionno e Cesare da Sesto . Abbiamo pur quivi l ' Albergo Cavour . Percorrendo la via Manin è degno di osservazione il palazzo ducale Melzi di Eril , che fu abitazione di Francesco Melzi d ' Eril , vice - presidente della Repubblica Italiana , e vi morì il 16 gennaio 1816 nella età di 63 anni . In questa via è 1' albergo Manin con eccellente servizio di trattoria alla carta e a pasto . Volgendo nella via Moscova devesi visitare la Regia Zecca . Questo stabilimento monetario è stato eretto nel 1778 , ed è in moltissima considerazione , tanto per la quantità , delle macchine che servono alla fabbricazione delle monete , quanto per l ' ottimo sistema che si è introdotto , e per la scelta degli artefici ed operatori d ' ogni genere . Fu in questo stesso stabilimento che si illustrarono il cav . Morosi e il bolognese Luigi Manfredini . Prima dell ' anno 1778 la Zecca era situata nella via omonima presso San Sepolcro , e vi ò riconosciuta in quel luogo fin dal 872 , Poco lontano dalla Zecca vi è la nuova chiesa di San Bartolomeo , cominciata nel 1867 . Il disegno è dell ' architetto Maurizio Garavaglia , il quale nell ' interno si attenne alla demolita chiesa di Santa Marta , che era nella Piazza omonima , ed architettata da Francesco Richini . Nella via Principe Umberto sono degne di osservazione le case Maciacchini , architettura toscana dello stesso Maciacchini , e Calegari , architettura del Jodani . In angolo a questa via e quella Parini vi è l ' albergo Firenze . Trovandosi in questa località devesi visitare la Regia Casa di Pena , che sorge in via Giuseppe Parini . Essa è il primo edificio in Italia , eretto fin dal 1762 per uso carceri a forma penitenziaria ; architetto ne fu Francesco Croce ; ma non fu terminato . Ebbe gli elogi del benefico Howard , e destò 1' ammirazione di nostrali e forestieri . Barriera Principe Umberto . Questa barriera venne inaugurata nell ' autunno 1865 . Fu eseguita su disegno dell ' architetto Balzaretti , del quale sono pure i casini laterali , non che gli spazi a giardino tanto ai lati , quanto lungo la via Panini , e fuori città , per accedere alla stazione ferroviaria . Il re di Portogallo , Luigi Filippo Maria , fu il primo a passarvi . Stazione Centrale . La stazione centrale venne inaugurata il 5 maggio 1864 . Elevasi quasi a livello del bastione a 245 metri fuori della città ; ha una forma planimetrica rettangolare , col maggior lato di metri 233 œ di lunghezza , e poco meno di 78 di larghezza : due fronti , l ' una verso la città , l ' altra verso la campagna , insieme collegate da una gran galleria coperta di 40 metri e mezzo di larghezza . Nella fronte verso la città , trovasi l ’ ingresso e l ' ordinamento del servizio pubblico , nella fronte verso la campagna gli uffici della locale Direzione . Il servizio per le partenze è posto a sinistra di chi accede alla stazione , ed il caffè , squisitamente provveduto d ' ogni genere di trattoria e bottiglieria , è all ' estremo di questo lato . Alla parte opposta sta invece il servizio degli arrivi , e la loggia reale con molta ricchezza costruita . Nelle sale vi sono affreschi grandiosi dei pittori Gerolamo Induno ed Eleuterio Paliano . Linea D . ( Colore violaceo Porta Tenaglia ) . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Foro Bonaparte . Castello . Piazza d ' Armi . Arena . Arco del Sempione . Il Tivoli . L ' Eco della Simonetta . CHIESE . Santa Maria della Consolazione . TEATRI . Circhi pel popolo . ALBERGHI ( * ) . Foro Bonaparte . Sull ' area delle demolite fortificazioni del Castello , dal lato di mezzodì , dall ' architetto Canonica disponevasi a pubblico passeggio la Piazza denominata quindi Foro Bonaparte , con svariati campi e zolle , e ben disposti viali ornati d ' alberi che gli Austriaci , me - mori delle cinque giornate del marzo 1848 , al loro ritorno nell ' agosto di quello stesso anno , fecero abbattere . L ' attuale ordinamento del Foro Bonaparte devesi alla Giunta Municipale , che dal 1864 vi continua a fare abbellimenti , su disegno dell ' ingegnere architetto cav . Agostino Nazari . Castello . Il Castello , detto anticamente la Fortezza di Porta Giovia , venne innalzato nel 1358 da Galeazzo II Visconti , con architettura militare di quei tempi . La fabbrica fu terminata nel 1368 . Essa doveva tenere in freno gli amatissimi sudditi . Morto Galeazzo , ad istanza dei cittadini , venne demolito . Se non che succeduto il figlio di lui Giovanni Galeazzo conte di Virtù , dopo l ' usurpazione dello Stato ( * ) In questa linea non vi sono che alberghi ed osterie secondarie . Milanese , non tardò a farne rifabbricare un altro di maggiore robustezza , e vi fissò poi la sua stanza , e qui nasceva il di lui figlio secondogenito Filippo Maria , in cui dovevasi spegnere la linea dominatrice dei Visconti . Così stette fino al 1447 , quando , morto quest ' ultimo duca , i Milanesi , proclamata 1' Aurea libertà ambrosiana , credettero necessario spianare quel forte per togliersene di dosso la soggezione . Ma anche questa volta si trovò subito chi lo rifacesse , e fu Francesco Sforza , quando con nessun diritto , ma colla più efficace delle ragioni , la spada , acquistò Milano , e ne corroborò tutti i punti . La nuova fortezza sorse in forma di un gran quadrato con alte mura cinte da fossato , e con vigorosi torrioni agli angoli rivolti verso la città , e di tale altezza elle le palle ad un bisogno potessero da essi volare in mezzo della città , stessa . Le diede vie coperte , oscure prigioni , cameroni pei militi , stanze col trabocchetto , ingressi muniti di alte torri con grande cortile interno quadrilungo , con rocchetto centrale per tenere , quando bisognasse , in freno lo stesso Castello , e per racchiudervi il tesoro . In questo quadrato era compreso il palazzo ducale , di cui si ponno mirare gli avanzi . Un fulmine , scoppiato ai 28 giugno 1521 nella polveriera , mandava in conquasso grande parte dell ' edificio , che fu ristaurato sotto i regni di Carlo V e Filippo II , e ridotto nelle più recenti regole militari , coronato di sei baluardi , cortine , fossi , strade coperte , mura fortissime , ecc . Salvo alcuni miglioramenti fatti nel 1734 durò la fortezza in quello stato sino al 1500 . Sostenne otto assedi . Con legge 30 nevoso , anno nono repubblicano , fu decretata dal Governo Cisalpino la demolizione della fortezza e 1' erezione del Foro Bonaparte , nel quale dovevano essere raccolti stabilimenti per le assemblee del popolo , per le arti , per le scienze , pel commercio e pel soldato emerito , ed innalzato , nel luogo il più insigne , un grandioso monumento , che tramandasse alla posterità le gloriose gesta degli eserciti francesi in Italia . Il progetto relativo al Foro Bonaparte era dall ' architetto Giovanni Antolini presentato al Governo il 25 frimale del suddetto anno . La prima pietra fu posta con gran solennità il 30 aprile 1801 , presso lo sbocco della via Cusani . Ma caduta la Repubblica Cisalpina non si pensò più alla costruzione del Foro Bonaparte . Il Castello , rimasto dall ' antica fortezza , venne ad avere parecchie migliorie , la più importante , verso la Piazza d ' anni , devesi all ' ingegnere militare colonnello Rossi sotto il Regno italico . I due torrioni di solide bugne agli angoli verso la città , furono mozzati dal popolo nel 1548 . Nel 1862 l ' attuale Governo demolì alcune opere forti fiancheggianti quei torrioni , e vi costrusse da un lato l ' elegante edificio gotico che serve a scuola di equitazione . Chiesa di Santa Maria . La chiesa di Santa Maria della Consolazione , detta del Castello , già convento degli Agostiniani , soppressi nel 1769 , fu fondata , secondo alcuni , dal duca Galeazzo Maria Visconti , e giusta l ' opinione di altri , da Giovanni Galeazzo . Fu dappoi , con disegno dell ' architetto Gio . Battista Chiappa , rimodernata . Contiene pitture di Camillo Procaccini , di Daniele Crespi , di Gaudenzio Ferrari e di altri . Piazza d ' Armi . Lo spazio dal lato di tra - montana del Castello nell ' anno 1806 venne ridotto a piazza per militari esercizi , d ' onde la denominazione di Piazza d ' armi . Ha la lunghezza di metri 549.93 , la larghezza di metri 654 . 43 . Qui presso evvi il bersaglio militare , della Guardia nazionale e della Società dei Carabinieri milanesi . In questa Piazza , specialmente durante il primo Regno d ' Italia , si sono fatte di molte feste popolari . L ' Arena . Questo grandioso edificio ò uno dei più insigni che si eressero sotto il Governo italico per accrescere il decoro e lo splendore della città di Milano , che mancava di un monumento di questo genere . Esso ha la forma di un elissi col maggior asse di 240 metri sopra 120; venne disegnato dall ' architetto Canonica ad imitazione del Circo di Caracalla , e può conte - nere 30,000 spettatori . Fu incominciato nel 1805 , e alla sua costruzione si impiegarono le pietre del demolito castello , ed alla fronte delle carceri gli avanzi del castello di Trezzo . Imponente è il Pulvinare , posto verso il mezzogiorno , non che la porta principale . Serve ai pubblici spettacoli di corse di cavalli e di bighe , ed ai giuochi ginnastici e pirotecnici , ed è atto altresì a divertimenti di naumachia , avendovi il comodo di riempire tutta l ' Arena col rigagnolo scorrente tra il podio e l ' Arena stessa . Nell ' inverno serve al divertimento del pattinaggio . Venne il giorno 17 dicembre 1807 inaugurato con un grande spettacolo di naumachia , presente 1' imperatore Napoleone . Arco del Sempione . L ' architetto Luigi Caguola , avendo per le nozze del vicerè Eugenio , nel 1806 , alzato a Porta Orientale un arco di legno e tela con stile classico e pretto , il Consiglio Municipale decretò fosse eseguito di marmo bianco a capo della strada del Sempione , adoperandovi i 200 mila franchi che Napoleone aveva assegnati alla città per spese di ornamento pubblico . L ' autunno del 1807 se ne gettarono le fondamenta , e al 1814 erasi all ' imposta delle due arcate minori . Il 19 aprile di quell ' anno se ne sospendevano i lavori per la caduta del Regno d ' Italia . Francesco I , per istanza della Congregazione centrale , che implorò di impiegare nella costruzione i crediti che le provincie avevano per somministrazioni fatte agli eserciti Austriaci , supplendo nel resto lo Stato , autorizzò il proseguimento di quei lavori , che , ripigliati nel 1816 , terminarono nel 1838 . Dovevano fregiarlo la statua della Vittoria , in ricordo della battaglia di Jena , e i fasti napoleonici . Il Governo austriaco volle che portasse la statua della Pace , e i fatti che precedettero quella pace sciagurata . Il monumento componesi di un arco grandissimo fiancheggiato da due minori , il tutto sormontato da un attico . E adorno di colonne monoliti di marmo di Crevola , e lo fregiano molti bassorilievi di G . Monti , di Cacciatori , di C . Pacetti , di C . Monti , di Rusca , di Acquisti , di Perabò , di Marchesi , di Somaini , ed ornamenti e statue di squisito lavoro . La sestiga colossale , modellata da A . Sangiorgio , venne fusa in bronzo dal Manfredini , come pure le quattro Fame modellate dal Putti bolognese . I due casini laterali di granito rosso sono di maestosa semplicità dorica . L ' arco è praticabile nell ' interno ; comoda scala conduce alla sommità , dalla quale si gode la vista di stupendi panorami , e si porno ammirare da presso la sestiga e le statue . La spesa . per salire è tenuissirna . Sotto questo monumento , il giorno 8 giugno 1859 , entravano l ' imperatore Napoleone III e re Vittorio Emanuele , vincitori nei campi di Palestro e di Magenta . A perpetuare sì felice avvenimento vennero , il 18 marzo 1860 , cancellate al sommo dell ' Arco le impronte servili , e poste le seguenti epigrafi : ( verso la campagna ) ENTRANDO CON L ' ARMI GLORIOSE NAPOLEONE III E VITTORIO EMANUELE II LIBERATORI MILANO ESULTANTE CANCELLÒ DA QUESTI MARMI LE IMPRONTE SERVILI E VI SCRISSE L ' INDIPENDENZA D ' ITALIA MDCCCLIX ( verso la città ) ALLE SPERANZE DEL REGNO ITALICO AUSPICE NAPOLEONE I I MILANESI DEDICARONO L ' ANNO MDCCCVII E FRANCATI DA SERVITÙ FELICEMENTE RESTITUIRONO MDCCCLIX Questo Arco doveva formare il principio della magnifica strada , che congiungeva Milano colla sommità del Sempione , opera delle più dispendiose e difficili che siensi intraprese sotto il Governo italico . La lunghezza della strada da Gabio , confine in allora del Regno , sino a Soma è di metri 106 , 586 . Da Soma a Milano , continuata dal Governo austriaco , metri 51,000 . Il Tivoli . Di fianco all ' Arena avvi uno spazio di terreno che la Giunta Municipale sta ordinando per luogo di sollazzi popolari , denominandolo il Tivoli . La Porta Tenaglia , che è qui presso , è una delle più vecchie , e reclama dal Municipio urgente ricostruzione . Non molto lungi fuori di questa Porta , evvi un palazzo denominato la Simonetta , da un già suo proprietario , celebre per la singolarità di un Eco che , allo scoppio di un ' arme da fuoco , al getto di un grido , si fa udire in un angolo del cortile , aperto da un lato , e viene ripetuto distintamente più di trenta volte , finchè , scemando , di mano in mano si perde . Crediamo abbia il primato sull ' Eco del Battisterio di Pisa . Ciò che di questo fabbricato rimane , dimostra bastantemente quello che doveva essere di magnifico a ' suoi tempi . Sulla costruzione di esso , la malignità , che non ha sempre torto , disse che fu eretto dagli appaltatori dei bastioni , e regalato poi a don Ferrante Gonzaga per gratitudine di avere questo governatore chiuso gli occhi sul prezzo e sul modo onde quell ' opera fu eseguita . Per avere accesso nel palazzo si deve pagare una tassa di centesimi 50 . Linea E . ( Colore giallo . Porta Magenta ) . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Palazzo del Bollo . Litta . Orfanotrofio femminile . CHIESE . Santa Maria Segreta . San Nazaro Pietra Santa . Santa Maria alla Porta . Monastero Maggiore . Le Grazie . ALBERGHI . Beccaccia . Nella linea dalla Piazza del Duomo alla Porta Magenta havvi il palazzo , sede degli uffici del Bollo e di altri delle regie Finanze , eretto al Bocchetto , ove esisteva il monastero colla chiesa di Sant ' Ulderico , vescovo di Augusta , soppresso nel 1787 : offre poco di rimarchevole . Si disse questa località del Bocchetto da uno sbocco di condotto d ' acqua o piscina , costruito ivi presso . Chiesa di Santa Maria Segreta . Di questo tempio si fa menzione fin dal secolo XI come fondato da donna di famiglia cospicua . Nel seco - lo XVIII fu ridotto alla odierna forma su disegno dell ' architetto Giulio Galliori . In materia d ' arte , nella chiesa , altro non si ravvisa di interessante che un quadro del Panfilo rappresentante la Vergine col Bambino , e l ' altare maggiore , costrutto di fini marmi e di bronzi dorati su disegno del prof . Giuseppe Levati . Chiesa di San Nazaro Pietrasanta . E questa chiesuola molto elegante : l ' altare maggiore è dell ' architetto Zanoja ; possiede pitture di Cesare Procaccini , Aurelio Luini , Ridolfo Cunio , scolare del Cerano . Questo tempio fu detto di Pietra santa , secondo una tradizione , da un cippo di marmo africano , sul quale inginocchiossi il vescovo Ambrogio , implorando la sconfitta degli Ariani . Santa Maria alla Porta . Questa chiesa fu così detta perché già presso la porta Giovia e le mura fabbricate dall ' imperatore Massimiano Erculeo ; lo che dimostra la sua antichità . La vecchia chiesa fu rifabbricata nel 1652 su disegno di Francesco Richini per ordine di Benedetto Aresi . Sulla bella facciata , restaurata alcuni anni or sono , vedesi un basso rilievo in marmo rappresentante l ' incoronazione della Madonna , eseguito da Carlo Simonetta . Nell ' interno vi è una statua del Simonetta stesso , e parecchie pitture di Marco d ' Oggionno , di Camillo Procaccini , del Lomazzo . Monastero Maggiore . Molti pretendono che in origine qui fosse il tempio di Giove , e che le quattro belle colonne di porfido che sostengono la tribuna dell ' altare maggiore in Sant ' Ambrogio si trovassero in quell ' edificio . Diverse sono le opinioni sopra 1' epoca della fondazione del monastero : alcuni l ' attribuiscono a San Martino nel IV secolo ; tutti però si accordano nell ' ammetterlo ampliato da Ottone imperatore nel X secolo . La chiesa , già dedicata alla Madonna , venne nel secolo XII intitolata a San Maurizio . Fu già quell ' edificio , sino al 1799 , chiostro di Benedettine , e venne chiamato Maggiore , sia per copia di privilegi che per numero di monache . Si pretende che Barbarossa , prescrivendo il diroccamento di Milano , ordinasse di rispettare il Monastero Maggiore , la basilica di Sant ' Ambrogio e la cattedrale . La chiesa attuale col monastero ( ora sede di scuole comunali ) fu costrutta col disegno dell ' architetto Giovan Giacomo Dolcebono , pavese , scolaro di Bramante . La facciata è tutta di marmo , condotta con isquisito gusto dal milanese Francesco Pirovano . L ' interno della chiesa è una vera galleria di Scuola Lombarda ; vi primeggiano affreschi di Bernardino Luini , di Calisto Piazza da Lodi , di Pietro Gnocchi , di Lomazzo , Ferrari , e di - pinti di Antonio Campi . In questa chiesa leggonsi due iscrizioni sepolcrali , le quali ricordano d ' essere stati ivi sepolti , nell ' anno 1532 , Alessandro Bentivoglio , signore di Bologna , scacciato da papa Giulio II , e nel 1545 Ginevra Bentivoglio , moglie di Giovanni Carretto marchese di Finale . Il fianco di levante della chiesa venne deturpato nei secoli decorsi coll ' addossamento di case ; rimasto di nuovo scoperto per I ' apertura della via Bernardino Luini , si va a ristaurare in pietra e - laterizi su disegno del pittore Angelo Colla . Nello stesso fianco di levante , presso la via Ansporto , scorgesi una torre quadrata a diversi piani , innalzata ai tempi di Massimiano :.una porta a lato della medesima , con colonne di marmo antico isolate , deve aver servito di comunicazione al Circo romano , che esisteva nella vicinanza . Presso questa torre avvene altra rotonda , divisa in tre piani , e che vedesi da tergo al tempio . E opera , coll ' unito avanzo di antiche mura , dell ' arcivescovo Ansperto , il quale l ' avrebbe fatta costruire a difesa del monastero . La parte terrena si crede aver servito di carcere ad alcuni martiri milanesi , fra cui Gervaso , Protaso , Vittore , Naborre e Felice . Palazzo Litta . Questo palazzo fu fatto in - cominciare dal conte Bartolomeo Arese , presi - dente del Senato al tempo di Filippo IV di Spagna , sul disegno di Francesco Richini , e terminato in seguito dai successori di lui . Presenta una facciata maestosa e ricca di marmi ; l ' in - terno è decorato di grandiosi vestiboli e portici in giro sostenuti da colonne ; lo scalone magni - fico di marmo , che vi fu aggiunto posteriormente , è opera di Carlo Giuseppe Merli . E ricco pure di sontuose stanze , di un bel giardino e annessa cavallerizza . Morto l ' Arese , passò il palazzo al conte Giulio Visconti , nipote suo , ed ultimo vicerè di Napoli per Carlo VI ; da questi pervenne per eredità alla famiglia Litta - Visconti - Arese . Orfanotrofio femminile . Nel Corso Magenta evvi anche l ' Orfanotrofio femminile . Fino dal decimosesto secolo si pensò a sopprimere in Milano la mendicità , ed in questo luogo , denominato di Santa Maria della Stella , già convento di Benedettine , stabilì San Carlo Borromeo uno specale pei mendicanti . Creato arcivescovo di Milano , il cardinale Federico Borromeo fece costruire da Fabio Mangone solida e semplice fabbrica per applicarla al ricovero degli orfani d ' ambo i sessi , la quale venne poi destinata a beneficio delle sole femmine . Le orfane si ammettono dai 7 ai 12 anni , senz ' obbligo di speciale corredo ; devono appartenere a famiglie povere di Milano , aventi costì il decennale domicilio ; sono preferite quelle che hanno perduti entrambi i genitori . Alcune piazze sono di patronato privato . Il fabbricato venne ristaurato or non sono molti anni . Chiesa di Santa Maria delle Grazie . Questa chiesa fu fabbricata nel luogo ove esisteva - no i quartieri delle milizie del duca Francesco I Sforza , sotto il comando del generale conte Gaspare Vimercati , il quale , nel 1463 , donò ai Domenicani il fondo ed unitovi santuario con effigie della Madonna molto in venerazione , a patto che fabbricassero un tempio grandioso ed un convento . Lodovico il Moro e Beatrice sua moglie , nel 1492 , presero ad ingrandire la chiesa medesima in forma di croce latina ; ma per le vicende di lui rimase l ' opera imperfetta . I fini lavori di cotto , gli stemmi , le medaglie e gli emblemi che veggonsi esteriormente nella parte del coro , dimostrano quanto Lodovico si studiasse di renderla elegante . La facciata è semplice , di gotica architettura , e non presenta di osservabile che il piccolo pronao alla porta maggiore , ornato di medaglie e sostenuto da due colonne del miglior gusto del rimanente . L ' interno della chiesa è a tre navi di gotica architettura sino al presbiterio ; la grandiosa cupola , l ' ampio coro e le cappelle semicircolari nei lati sono disegno del Bramante , al quale Lodovico ordinò la costruzione tanto di quelle opere , quanto della grandiosa sacrestia e del chiostro contiguo . Questo tempio contiene pregevoli pitture di P . d ' Adda , Gaudenzio Ferrari , Francesco Vicentini , Gio . Batt . Secchi , Semini , G . Nuvolone , B . Zenale , ecc . ecc . Nel refettorio del monastero esiste ancora la famosa pittura di Leonardo da Vinci , Il Cenacolo . E ’ soverchio descrivere questa meraviglia dell ' arte , da tutta Europa conosciuta , e la quale Francesco I di Francia , nel 1520 , avrebbe voluto trasportare a Parigi . Deperita quella pittura , venne mirabilmente restaurata da F . Barezzi nel 1856 ( * ) . In questo stesso refettorio trovasi altro dipinto a fresco , La Crocifissione , con moltissime figure e colla veduta di Gerusalemme , lavoro eseguito da Giovanni Donato Montorfano milanese nell ' anno 1495 . Mentre Leonardo da Vinci dipingeva quel Cenacolo abitavasene nella vicina casa al numero 67 , contraddistinta in oggi al di fuori da medaglie scolpite da Pompeo Marchesi , ed ivi in una sala terrena eseguiva i quattordici ritratti sforzeschi . Nel convento di questa chiesa era stabilito il Tribunale di Sant ' Ufficio , trasportatovi nel 1559 da Sant ' Eustorgio , e vi esistette fino alla totale sua.abolizione avvenuta nel 1769 . I monaci furono soppressi il 7 marzo 1797 , e l ' edificio mutato in caserma . ( * ) Nel palazzo di Brera evvi una copia di quest ' opera rara , fatta dal pittore Giuseppe Bossi per allogazione del Governo Italico . Poco distante dalla Piazza delle Grazie eravi la Casa di Correzione , stata innalzata verso il 1764 , quando si cessò di vendere ai Veneziani i condannati alle , galere , che venivano poi spediti in Levante . Furono in seguito i condannati concentrati nell ' edificio in via Appiani . Porta Magenta . Questa porta era dedicata a Venere , forse per l ' amenità e piacevolezza del luogo . Era già chiamata Vercellina , perchè da essa si va direttamente a Vercelli ; indi Magenta in memoria della battaglia combattuta in quel borgo il 4 giugno 1859 , che portò la libertà a Milano . Dalla porta stessa entrò nel 1805 Napoleone I , che veniva a Milano a cingere la celebre corona ferrea . Nella casa al numero 9 , nel Corso Magenta , nacque nel 1598 il matematico Bonaventura Cavalieri ; in quella al numero 66 visse , e morì nel 1851 , Francesco Cherubini , e al numero 67 Giovanni Gherardini . Lapidi apposite sulle facciate di queste case ricordano tali fatti . Linea F . ( Colore verde Dalla piazza del Duomo alla Piazza di San Vittore ) . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Biblioteca Ambrosiana . Monumento a Federico Borromeo . Palazzo Borromeo . Caserma San Francesco . Ospedale militare . Pusterla di Sant ' Ambrogio ( avanzi ) . Macello pubblico . Ospedale Fate - bene - fratelli . CHIESE . San Sepolcro . Santa Maria Podone . Sant ' Ambrogio . San Vittore . ALBERGHI . ( In questa linea non vi sono che alberghi e trattorie di secondo ordine ) . Biblioteca Ambrosiana . La Biblioteca Ambrosiana fu fondata e dotata nell ' anno 1602 dal cardinale Federico Borromeo . All ' uopo fece dall ' architetto Fabio Mangone , presso San Sepolcro , costruire apposito edificio , la cui facciata , di ordine dorico , è piccola , ma graziosa ; nel fregio , a caratteri di bronzo , leggesi : biblioteca Ambrosiana . Venne aperta ad uso pubblico nell ' anno 1609 , e detta Ambrosiana , in memoria del vescovo Ambrogio , protettore di Milano . Il cardinale Federico , a renderla una delle prime d ' Italia , spedì a sue spese in varie parti di Oriente e di Occidente uomini dotti per raccogliere libri , manoscritti , stampe , quadri , sculture ed oggetti di scienza e di rarità ; e ne fecero buona mèsse , che andò sempre più accrescendosi col progresso degli anni per donazioni e per lasciti . Circa 120 mila sono i volumi , e 15 mila le opere manoscritte di questa Biblioteca , come pure molti le pitture , le sculture , i disegni , i cartoni e le svariate rarità della storia naturale , delle scienze e delle arti . In essa sono pure riposti una parte del museo Settala ed il medagliere Castiglioni ; una bella raccolta di oggetti antichi nazionali e stranieri , come bronzi , avori , minerali , armi , frecce , ecc . ecc . Vi si vedono parecchie iscrizioni romane del medio evo , alcuni monumenti , fra cui gli avanzi di quello di Gastone da Foix , eseguito dal valente Bambaia , modelli di plastica , ecc . Fra le cose rarissime vi sono : Le Antichità giudaiche di Giuseppe Ebreo , tradotte in latino da Ruffino , su papiro del V secolo ; un Virgilio , con note del Petrarca relative alla sua Laura ; la Cronaca dei Papi , di Martino Polacco ; un Dante in pergamena ; un volume di Leonardo da Vinci ; il Codice Atlantico dei dodici che esistevano , rimasti a Parigi ; alcune lettere del cardinale Bembo a Lucrezia Borgia , con una ciocca dei capelli della medesima . Primeggiano pure l ' originale della Scuola d ' Atene di Raffaello , il cui affresco eseguì a Roma nel Vaticano ; un affresco di B . Luini , rappresentante Gesù coronato di spine , con varie persone in ginocchio , che si credono ritratti dei deputati del Pio Luogo di Santa Corona , cui apparteneva questo locale ed ove ebbe la sua prima origine ( * ) . ( * ) Il Luogo Pio di Santa Corona , fu fondato dal domenicano del convento della Rosa , Stefano Seregni , nel 1497 , o si disse di Santa Corona , in memoria delle spine del Redentore . Unito nel 1786 all ' Ospedale Maggiore , somministra tuttavia a circa trentamila poveri della città soccorso di medici , chirurghi , levatrici e medicinali . Vi sono peregrini lavori del Luini , del Durero , dei Caracci , del Vinci , del Procaccini , del Correggio , del Tiziano , del Giorgione , di Palma il Vecchio , di Andrea del Sarto , di Michelangelo , di Reni , del Guercino , di Giulio Romano , di Bruguel , di Rubens , ecc . , ecc . Ad un membro della famiglia Borromeo , e già al proposto degli Oblati , spetta la prerogativa di Conservatore perpetuo della Biblioteca , mentre gli altri Conservatori sono quinquennali . I bibliotecari formano un Collegio di dottori , più o meno di numero secondo 1' opportunità . In Piazza di San Sepolcro , avanti la facciata del Mangone , venne nel 1865 eretta , a spese di alcuni cittadini , la statua in marmo di Federico Borromeo , eseguita dallo scultore Corti ; nel piedestallo sono incise iscrizioni allusive al fondatore della Ambrosiana , tolte dal libro i Promessi Sposi di Manzoni . Qui presso , nella via omonima , era l ' antichissima Zecca di Milano . Chiesa di San Sepolcro . Questa chiesa è antichissima . Venne innalzata nell ' anno 1030 ad onore della Trinità da un ricco zecchiero , tale Benedetto Rozzone di Cortesella . Se non che un pronipote di Rozzone , reduce dopo il 1099 da Terra Santa , pur per desiderio mostratogli , dall ' arcivescovo in Costantinopoli , pose mano a riedificare la chiesa a somiglianza di quella del Santo Sepolcro di Gerusalemme , assumendo il titolo di San Sepolcro . Nel 1578 fu donata da San Carlo agli Oblati da esso istituiti , e nel 1618 Federico Borromeo riabbellì la chiesa , non rimanendovi della sua prima origine che le due ineguali torri . Sulla porta evvi un bell ’ affresco del Bramantino , rappresentante Cristo morto in seno alla Madre , con San Giovanni e la Maddalena , opera molto lodata dal Vasari e dal Lomazzo . Nell ' interno della chiesa vi sono quadri di Carlo Magatti e di Francesco Nuvolone ; nella sagrestia trovasi una raccolta di varie pitture , fra cui alcune del Luini . Curiose , ma malfatte , sono le statue in plastica che rappresentano due fatti di Gesù Cristo ; al contrario si stimano assai quelle dello Scurolo , rappresentanti un fatto della Vergine , opera del celebre Caradosso Foppa . In questo Scurolo , che pur possiede due affreschi del Luiui , veniva a meditare San Carlo . Chiesa di Santa Maria Podone . Si pretende da alcuni che il fondatore di questa chiesa sia stato un tal Werulfo , detto Podone , soldato di Carlo Magno nel 872; altri però ne attribuiscono la fondazione nel 834 all ' arcivescovo Angilberto Pusterla , lo stesso che fece fabbricare il famoso paliotto che vedremo nella basilica di Sant ' Ambrogio . Nel semicircolo sopra la porta d ' ingresso , scorgesi in un basso rilievo di marmo , intagliata insieme colla Vergine ed il Bambino , l ' effigie del conte Vitaliano Borromeo , il quale , nel 1440 , a proprie spese , fece riparare la chiesa , dotandola di molte ricche suppellettili e di un capitolo di canonici , stato soppresso ; nel 1625 il cardinale Federico la fece ridurre a più moderna architettura da Fabio Mangone tomi facciata d ' ordine composito , decorata con pronao . I Borromei vi collocarono i sepolcri di famiglia , come chiesa di loro juspatronato . Il conte Giberto fece ricostruire l ' antica cappella a destra con pitture ed ornati del Sanquirico onde riporvi il corpo di San Renato , dato in dono alla nobile famiglia da Leone XII . In questa chiesa vi è una buona pittura di Cristoforo Franchi . La statua di rame , colla testa e mani di getto in bronzo , rappresentante San Carlo , che sta nella Piazza , fu fatta eseguire da Federico Borromeo nel 1624 su modello di Dionigi Bussola ; essa trovavisi prima al Cordusio . Venne donata a Giberto Borromeo da Giuseppe II nel 1786 . Palazzo Borromeo . Di contro a Santa Maria Podone è il palazzo della cospicua famiglia Borromeo , il quale conserva ancora la sua antichissima forma gotica . In una sala a pian terterreno evvi un magnifico affresco dell ' antica scuola lombarda , sconosciuto in Milano , ma ricordato e fattone il disegno nella storia della Pittura Italiana del Rosini . Il palazzo contiene altre pitture , e si conserva la camera abitata da San Carlo , ivi nato . Caserma di San Francesco . Ove è la caserma , detta di San Francesco , esisteva una bella chiesa dei Minori Conventuali , la più grande dopo il Duomo , fabbricata sull ' area dell ' antichissima Basilica Naboriana ( * ) verso ( * ) La Basilica Naboriana , innalzata fin dal primo secolo da un tal Filippo Oldano nei suoi orti per seppellirvi i martiri , vuolsi la prima chiesa di Milano . l ' anno 1256 , epoca in cui andò la basilica in possesso di que ' padri . In San Francesco avevano i Corio i loro sepolcri , e vi erano raccolte le spoglie di Bernardino Corio , di Raimondo Torriani , di Frate Buonvicino da Riva , poeta anteriore a Dante , e quella di Francesco Carmagnola , e molte opere d ' arte . Disacrata la chiesa , e soppressi i frati , nel 1798 , venne l ' edificio convertito in Ospedale militare ; quindi vi si posero provvisoriamente gli Orfanelli . Il Governo Italico pensò di erigere in quel luogo una grandiosa caserma , dando incarico del di - segno all ' ingegnere militare , colonnello Rossi . Ricollocati gli Orfanelli in San Pietro in Gessate , se ne cominciarono nel 1813 i lavori , che durarono parecchi anni per le vicende politiche , e non si terminarono che nel 1851 . Può la caserma contenere più di 2000 soldati di fanteria . Ospedale militare . Nel vasto monastero dei Cistercensi è stabilito , sin dal 20 agosto 1798 , l ' Ospedale militare . La fabbrica è disegno del Bramante , e fu incominciata nel 1499 per ordine del cardinale Ascanio Sforza . Essa consiste in due grandiosi cortili con portici , che li circondano , divisi da un lungo corridoio . Non avvi niente di più magnifico di questi cortili , dorico l ' uno , jonico l ' altro , con colonne appoggiate sopra un continuato basamento a guisa di parapetto . L ' interno dell ' antico refettorio pure presenta grandiosità e magnificenza . Di prospetto all ' ingresso vedesi la bell ' opera dipinta a fresco nel 1545 da Calisto Piazza , lo scolare del Tiziano , divisa in tre parti , che rappresenta le nozze di Cana in Galilea . Dello stesso pittore sono pure gli Apostoli dipinti nelle lunette della vòlta . All ' ingresso dello scalone vedesi il ritratto del duca Lodovico il Moro . Sotto il Governo Italico era questo ospedale molto in grido . Basilica di Sant ' Ambrogio . La basilica Ambrosiana fu fondata nel 387 dal vescovo Ambrogio , ove già era il palazzo imperiale coll ' annesso giardino . L ' atrio esteriore , eretto nel 872 dall ' arcivescovo Ansperto Confalonieri , e tipo dell ' architettura più antica che si conservi dopo i Romani , è cinto da portici ; esso è un vero museo d ' iscrizioni e di tombe antiche : il visitatore legge su quelle pareti le memorie di tante passate generazioni . - - Le imposte di ci - presso della porta di mezzo hanno intagli del IX secolo . - - L ' interno è diviso in tre navate colla tribuna , la cripta , le cancellate , l ' ambone . Sorretta da quattro colonne di porfido , quelle delle quali abbiamo accennato parlando di San Maurizio , è la tribuna dell ' altare maggiore , sotto il quale si rinvenne nel 1834 un magnifico avello di porfido , che forse racchiuse le ceneri di Sant ' Ambrogio . Veri capolavori sono i mosaici del coro , il sarcofago sotto il pulpito e il famoso paliotto dell ' altare maggiore , di massiccio argento e pietre preziose , donato nel 835 da Angilberto Pusterla , ed eseguito da Wolvino , orefice , colla spesa , che immensa doveva essere a quei tempi , di ottantamila fiorini d ' oro . Contiene inoltre questo tempio di belle pitture di Ambrogio Borgognone , del Lanzani , del Tiepolo , del Porta , del Lanino , del Ferrari , del Procaccini , ecc . Nel 1002 1' arcivescovo Arnolfo vi fece collo - care , su di una colonna , il serpente di bronzo , che tuttodì si vede , che egli aveva portato da Costantinopoli ; vuolsi lo stesso che innalzò Mosè nel deserto a terrore degli Israeliti . La basilica Ambrosiana , dove incoronavansi i re d ' Italia , è celebre nella storia ; e l ' archivio capitolare conserva preziose pergamene ' e codici , fra cui un messale con belle miniature del 1395 , dono di Gian Galeazzo , e diversi diplomi dei secoli VIII e IX . Anticamente erano due chiese , separate da muro con tre porte , dalle quali si passava nella parte della primitiva basilica di Fausta . Esse vennero riunite nel 1507 , e si formò una sola chiesa . Fu la basilica piú volte ristaurata ; la prima , nel 1197 , dall ' arcivescovo Uberto . Da qualche anno importantissimi lavori vi si stanno facendo dal Governo sotto la direzione di una Commissione . Molti illustri vennero in Sant ' Ambrogio sepolti , fra cui Domenico Pagani , il cronista Pietro Candido Decembrio , il latinista Marcantonio ; Miraggio , il guerriero Pietrasanta , ecc . Molte favole corsero intorno all ' isolata colonna , che è sulla Piazza omonima ; alcuni vollero fosse reliquia d ' antico palazzo , detto Ambrosiano . Questo è certo che fino al 1500 il podestà di Milano , nel dì in cui entrava in carica , prestava su quella colonna il giuramento di mantenere integri gli statuti della città . Vicino alla basilica di Sant ' Ambrogio , verso la via Lanzone , sorge 1' oratorio di Sant ' Agostino . Il Torre vuole che in esso questo santo abbia ricevuto le acque battesimali dal vescovo Ambrogio ; ma è più facile il credere che fosse uno dei due battisteri che erano in que ' tempi in Milano per dare l ' acqua lustrale ai primi cristiani . Di contro all ' atrio di Ansperto vedesi la chiesuola di San Sigismondo , presso la quale abitò , dall ' anno 1353 al 1355 , Francesco Petrarca . Prendendo la via per andare a San Vittore , giunti al ponte , dove il Naviglio disvolta alla Porta Ticinese , scorgesi una torre che conserva ancora tutti i caratteri di opera fortilizia . Essa è avanzo della pusterla di Sant ' Ambrogio , eretta l ' anno 1171 . Fu a questa porta che Gian Galeazzo Visconti fece , il 0 maggio 1385 , a tradimento , prigioniero lo zio Barnabò coi figli di lui Rodolfo e Lodovico . Macello pubblico . In vicinanza di questa torre presentasi la nuova via Olona , in fondo alla quale è il Pubblico macello . Ha questo edificio forma rettangolare , e la superficie complessiva di oltre 37,000 metri . La fronte principale prospetta la via di San Calocero . All ' ingiro si trovano , oltre i locali per 1' amministrazione , per la Questura e per la Finanza , le stalle di deposito per le bestie , i magazzeni , il macello di ovini e le tripperie . Al centro il parco col padiglione per 1' esazione delle tasse ; a ponente il macello dei suini , i porcili , il locale delle macchine per l ' innalzamento delle acque al serbatojo e per lo sviluppo del vapore . Le celle macellatorie per le bestie mastre e soriane costituiscono quattro corpi di fabbricati isolati fra loro e suddivisi da strade coperte . Le celle macellatorie sono di varia dimensione ed assegnate a seconda dell ' importanza de ' macellai . L ' acqua viene distribuita ad ogni singolo locale mediante tubi sotterranei . Fu costrutto nell ' anno 1862 su disegno dell ' ingegnere civico cav . Agostino Nazari per cura del Municipio , a spese di una Società privata . Basilica di San Vittore . Questa chiesa , che dicesi eretta sull ' area di un tempio di Marte , è di antica fondazione ; ebbe la sua origine nel 114 da Porzio , figlio di quel Filippo Oldano , noto per la basilica Naboriana , innalzata da lui , come abbiamo accennato parlando della caserma di San Francesco , ne ' propri orti . Da esso Porzio la nuova basilica fu detta Porziana . Essendovi poi stato nel 303 posto il corpo di San Vittore , venne da quel tempo detta di San Vittore al corpo . Divenuta l ' antica chiesa cadente dal tempo , fu nel 990 riparata dall ' arcivescovo Arnolfo ; ed in essa furono insediati i Benedettini neri , che vi stettero alcuni secoli ; indi passò in Abbadia , e finalmente nel 1507 agli Olivetani , i quali nel 1560 posero la prima pietra dell ' attuale bellissima chiesa , costruita su disegno di Galeazzo Alessi . E tutta ornata di stucchi , di fregi , di cornici allumate ad oro finissimo con nicchie , e conserva pitture dei Proeaccini , del Crespi , del Salmeggia , del Nuvolone , del Moncalvo , ecc . Finissimi sono gli intagli degli stalli del coro . Fu sulle soglie di questa basilica che il vescovo Ambrogio cacciò l ' imperatore Teodosio , perchè macchiato del sangue dei Tessalonicesi . Il monastero di San Vittore , progetto di Giuseppe Antonio Castelli di Monza , riuscì uno dei più belli di Milano . Nel 1797 servì di ospedale militare ; quindi , senza interruzione , di caserma di cavalleria . Ospedale Fate - bene - fratelli . Di rimarchevole non abbiamo altro in questo giro che l ' ospedale succursale dei Fate - bene - fratelli , eretto su disegno di Nicola Dordoni , ed aperto nel 26 agosto 1860 . Quivi era il vecchio convento di monache Cappuccine , sotto la protezione di Santa Maria di Loreto , fondato nel 1620 dalla famiglia Secchi . L ' ordine sovrano militare Gerosolimitano mantiene in quest ' ospitale 19 letti . Si ammira nella chiesa una cappella che riproduce esattamente la Santa Casa di Loreto . Nella via di San Vittore ovvi il Pio Istituto del Buon Pastore per le povere figlie traviate , iniziato privatamente pochi anni or sono da al - cune pie giovani . Linea G . ( Colore arancio . Dalla Piazza del Duomo alla Porta Romana ) . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Regia Posta delle lettere . Palazzo Annoni . Scuole Comunali , Palazzo Della Somaglia . Scuola Superiore d ' Agricoltura ( * ) . Ospedale Maggiore ed annessi Pii Istituti . Riformatorio della Gioventù . Collegio Convitto Calchi - Taeggi . Civica Palestra . Porta Romana . Fabbrica del gas ( * ) . CHIESE , Sant ' Eufemia ( * ) . San Paolo ( * ) . San Celso ( * ) . San Nazaro . San Calimero . Santa Maria del Paradiso . TEATRI . Canobbiana Carcano . ALBERGHI , ECC . Reale . San Marco . Tre Svizzeri . Pensione Svizzera . Reichmann . Due Spade . ( * ) Per visitare gli edifici segnati con asterisco , si può , per maggiore comodità . , abbandonare la linea di Porta Romana e prendere 1' omnibus dell ' impresa Lissoni con stazione in Piazza Fontana , linea al suburbio di Porta . Ticinese . Regia Posta delle lettere . In fondo al primo tratto della via Rastrelli evvi la Regia Posta delle lettere . La facciata dell ' edificio è di buona architettura , disegnata e diretta da Leopoldo Pollach . Vi si ammira una regolarità ben intesa delle parti , e termina con un elegante frontone . Bella è la sala della impostazione e distribuzione delle lettere , lavoro della locale Direzione del Genio Civile , eseguita nell ' anno 1862 . E sin dal 1788 che in questo luogo si trovano gli uffici della Posta : prima erano nella demolita via dei Profumieri , presso Piazza Mercanti . La posta delle lettere era stata introdotta dai Torriani ; se ne pagava tenuissima tassa ; ma nè pronta la spedizione , nè esatto il riscontro . Teatro della Canobbiana . Parlando del Teatro alla Scala , tenemmo pur parola del Teatro della Canobbiana . Sappiamo dunque che il disegno anche di questo è del Piermarini . Esso fu inaugurato nell ' estate del 1779 . Pei lavori si impiegò maggior tempo di quello voluto per la Scala , stante le gravi difficoltà incontrate per l ' acqua che vi scorre al disotto . - Hla cinque ordini di logge , compreso il loggione , e può contenere 2200 spettatori . L ' interno è stato rinnovato nell ' autunno del 1870 . La sua facciata è bella e regolare . Per mezzo di due archi , gettati sulla via dei Rastrelli , il teatro comunica col palazzo di Corte . Trovandosi in questo punto devesi ammirare la parte del palazzo Reale prospicente la via Larga : la bella facciata è dell ' architetto Tazzini . Nella casa al numero 1 , nella vicina via Pantano , vedesi l ' iscrizione che ricorda la nascita di Gaetana Agnesi , illustre nelle matematiche , ivi avvenuta il 16 maggio 1718 . Palazzo Annoni . Il palazzo Annoni venne eretto nel 1631 su disegno di Francesco Richini con magnifica facciata . L ' interno è sontuosa - mente decorato , ed è fornito d ' una collezione di pitture originali di Rubens , di Cesare Magno da Sesto , di Wandick e di altri insigni autori . L ' albergo Reichmann , che è di contro al palazzo Annoni , era già abitazione del generale conte Domenico Pino , illustre nelle guerre del primo impero . Poco lungi da questo luogo , verso la via Unione , vedesi una casa di moderna costruzione , la cui facciata innesta assai bene le teste dei Visconti colle teste di cani a fregio delle soprapporte e dei balconi . In quest ' area era il palazzo fatto erigere da Luchino Visconti ; veniva soprannominato la Casa dei Cani , essendo ivi che i Visconti tenevano rinchiusi quei cinque mila cani , i quali furono cagione di molti dolori . Era questo poi l ' edificio che comunicava col palazzo ducale , come abbiamo veduto parlando del reale palazzo . Vicino a questa casa esiste tuttora la soppressa chiesa di San Giovanni in Conca con facciata che mostra la sua antichità anteriore al secolo XII . In essa era la statua equestre di Barnabò Visconti , che vedesi nel museo archeologico . Fu in questa chiesa che il feroce Barnabò aveva fatto collocare il cada - vere di sua moglie Regina degli Scaligeri . Dell ' alta torre di San Giovanni , l ' eruditissimo dottor fisico Pietro Moscati trasse profitto per formarvi un Osservatorio astronomico dei più accreditati . Lasciato in dono al Vicerè Raineri , questi lo aggregava ad uso del Liceo Beccaria . La casa vicina , che nell ' ornato della porta ha i ritratti in marmo di Traiano e di Tito , era l ' antico palazzo degli Sforza - Visconti , edificato sull ' area di quello di Barnabò . Scuole Comunali . Grandioso edificio eretto a spese del Comune di Milano su disegno dell ' ingegnere architetto Agostino Nazari . In esso sono collocate parecchie scuole comunali . Venne terminato nell ' anno 1867 . Palazzo della Somaglia . I1 palazzo della Somaglia , già Mellerio , è dell ' architetto Simone Cantoni . Nell ' interno vi sono buone pitture , e tra queste una Madonna di Sassoferrato . Adorna questo edificio anche una bella scultura del Fabris , rappresentante Astianatte cd Andromaca . Il generale Massena , entrando in Milano il 14 maggio 1796 coll ' antiguardia dell ' esercito repubblicano francese , prendeva stanza in questo palazzo . Per visitare i monumenti che sono lungo il corso San Celso è d ' uopo percorrere la via Rugabella . In questa via era la casa dei Borromei , venduta non sono moltissimi anni ai signori Valerio e Carpani , che la rifabbricarono . In essa nacque il cardinale Federico Borromeo , e visse e morì , durante la lunga vedovanza , la contessa Clelia Borromeo , valente nelle matematiche non meno della contemporanea Agnesi . Abitò pure in questa via Gian Giacomo Trivulzio , maresciallo di Francia . Altra casa storica è quella ove ebbe culla Nicolò Sfondrato , che fu poi papa col nome di Gregorio XIV . In fondo alla via Rugabella sorge una colonna ; essa fa innalzata nel 1613 , e detta di San Senatore . Rappresenta Sant ' Elena coronata che tiene fra le braccia la croce . Chiesa di Sant ' Eufemia . La chiesa di Sant ' Eufemia è antichissima ; fu fondata verso il 478 da San Senatore , vescovo di Milano , presso la casa di sua abitazione . Venne rifabbricata nel XIV secolo sulle basi dell ' antica , e ridotta dalla gotica forma all ' ordine corintio sul principio del XVII . La facciata ha un bel pronao d ' ordine fonico ; grande ne è il pregio per la sua elegante semplicità ; il restante al di sopra è di ordine composito . Possiede la chiesa pitture del Tiziano , di Marco da Oggiono , la più stimabile di questo pittore su tavola , rappresentante Sant ' Eufemia , e di altri . Nell ' anno 1870 si intrapresero lavori su disegno dell ' architetto Enrico Terzaghi per la rivendicazione dell ' antica gotica forma . Chiesa di San Paolo . Del vasto monastero di Agostiniane , dette Angeliche , sotto il titolo di San Paolo , non rimane che la sola chiesa . La contessa di Guastalla Lodovica Torelli fu la fon - datrice di questo stabilimento , eretto nel 1531 . La elegante facciata della chiesa fu eseguita su di - segno di Giovan Battista Crespi , detto il Cerano , celebre pittore non meno elle valente architetto . Essa è ricca d ' ornamenti giudiziosamente distribuiti . I bassorilievi furono dal Cerano medesimo inventati , e scolpiti da Gaspare Vismara , dal Lasagna , da Andrea Biffi , ecc . L ' interno del tempio , ad una sola nave di ordine corintio , fu saviamente architettato da Galeazzo Alessi , il quale disegnò anche il fianco del medesimo dalla parte di Sant ' Eufemia . Contiene la chiesa pitture dei fratelli Vincenzo , Giulio ed Antonio Campi e del Salmeggia . L ' importanza dei capi d ' arte che vi sono raccolti fece sì che la chiesa di San Paolo , come il Monastero Maggiore , venisse conservata nella soppressione generale . Chiesa di Santa , Maria presso San Colse . Il tempio della Madonna presso San Celso è il più illustre dei nostri santuari per la sua architettura e ricchezza dei capolavori che vi si veggono . E antica tradizione che Sant ' Ambrogio , avendo trovato i corpi dei Santi Nazaro e Celso , facesse erigere in quel luogo , a perpetuarne la memoria , un pilastro , e vi volesse dipinta l ' immagine della Vergine col figlio , che tuttodì si venera dai fedeli . Il pilastro rimase esposto fino all ' anno 992 , tempo in cui Landolfo fece fabbricare la chiesa e monastero di San Celso . Filippo Maria Visconti , nel 1429 , fece circondare con una piccola chiesa quell ' immagine ; poi , crescendo la venerazione del santuario , Giovanni Galeazzo Maria Sforza , nipote di Lodovico il Moro , pensò di edificare la chiesa attuale che ebbe principio nel 1491 . - Il disegno di questo sontuoso edificio , del vestibolo , che gli sta davanti , è del Bramante . La facciata , costrutta posteriormente , è disegno di Galeazzo Alessi , con bassorilievi e sculture , quali dello Stoldo fiorentino , quali del milanese Annibale Fontana . L ' interno mostra una dovizia di dipinti di Cesare Procaccini , Gaudenzio Ferrari , Paris Bordone , A . Campi , Carlo da Urbino , Calisto da Lodi , Moretto da Brescia e Andrea Appiani , di cui sono anche i bellissimi affreschi della cupola . L ' Assunta nella sontuosa cappella della Madonna è del Fontana . L ' altare di questa cappella e quello dell ' altare maggiore sono preziosi . Galeazzo Alessi disegnò pure gli stalli del coro , che furono eseguiti da Paolo Banza milanese . Nell ' attigua chiesa di San Celso vedonsi parecchi avanzi antichi . Scuola Superiore di Agricoltura . ( Locale di San Luca ) . Questa scuola , istituita per iniziativa della Provincia di Milano con Reale Decreto 10 aprile 1870 , venne aperta il 2 gennaio 1871 col concorso del Governo , della Provincia e del Municipio ; ed è unica finora in Italia . Il locale ove essa si trova ci richiama molte memorie patrie . Quivi era un ospedale per gli esposti in sostituzione dello Xenodochio , fondato , come abbiamo veduto , da Dateo in San Salvatore : era chiamato Ospedale di San Celso . L ' arcivescovo Galdino nel 1168 lo ringrandì col patrimonio del consorzio dei poveri . E qui dall ' ospedale del Brolio si trasferivano gli esposti , allorchè pervenivano ai due anni ; disposizione conservatasi per alcuni secoli . Questo ospedale fu anche molto favorito da Barnabò Visconti . Riunito il Brefotrofio nell ' Ospedale Maggiore , l ' edificio venne nel 1750 comperato dai monaci di Sant ' Ambrogio , e nel 1765 convertito in un bellissimo monastero di Cistercensi con vago e comodo locale , e con chiesa dedicata a San Luca . Soppressi questi frati nel 1798 , servì di ospedale ai soldati francesi , tedeschi e cisalpini , e quindi di quartiere alle milizie veterane cisalpine . Un cartello fu posto al sommo della porta così espresso : AI VETERANI ED INVALIDI NAZIONALI ONORE E RIPOSO ANNO IX . Nel 1801 , il generale Pietro Theulié , morto il 19 giugno 1807 sotto Colberg , in allora ministro della guerra , concepì il disegno di raccogliere in San Luca i figli dei soldati orfani e bisognosi . L ' Istituto di beneficenza fu aperto nell ' anno 1802 , e durò fino al 1839 , contenendo oltre 250 alunni gratuiti , e 50 a pensione . Trasportato altrove l ' Istituto , fu qui posta una casa di cadetti , che cessò il 22 marzo 1848 . Servito 1' edificio a diversi usi militari , nel 1859 di ospedale pei soldati feriti francesi ed au - striaci , venivavi nel 1861 insediato un Collegio militare , che nel 1869 fu concentrato in quello di Napoli . Fuori della vicina Porta , chiamata Lodovica da Lodovico il Moro , che è una delle informi di Milano , trovansi , a destra , le officine della Impresa del gas per la illuminazione pubblica e privata della città . Ritornando sul Corso di Porta Romana per le vie di Sant ' Eufemia e delle Capre si trova , di contro a quell ’ ultima via , la Chiesa di San Nazaro . Questa basilica fu edificata nell ' anno 382 da Sant ' Ambrogio ad onore degli Apostoli ; quindi detta Nazariana pel corpo di S . Nazaro in essa trasportato . Vuolsi che quivi fosse un antico teatro , e che la chiesa sortavi venisse pavimentata con marmi africani da Sirena , moglie di Stilicone . Guasta dal fuoco nel 1075 , fu ristaurata con archi assai tesi , ma robusti . Forma vestibolo alla chiesa il grandioso edificio sepolcrale , con cappella dedicata alla Vergine . Assunta , costrutto nel 1518 dal maresciallo Gian Giacomo Trivulzio , soprannomato il Magno , che , vivo , volle prepararsi il soggiorno della morte .. . La facciata di questo vestibolo è di figura quadrata ; è ornata di pilastri dorici con base attica e capitelli un poco liberi ; il secondo ordine superiore è fonico moderno , con finestre quadrate , tramezzate da colonnette doriche . Il vestibolo ha tre porte , le quali danno accesso all ' interno , di figura ottagona , semplice e conveniente al carattere dell ' edificio . San Carlo , in esecuzione alle deliberazioni del Concilio Tridentino , fece trasportare le ossa del Trivulzio nel deposito sotterraneo . Dal vestibolo si passa al tempio , stato più volte ristaurato e rimodernato . E in una sola nave in forma di croce latina . In esso vi sono di pregevoli pitture di Vitale Sala , di Carlo Cane , di Bernardino Lanino , di Gaudenzio Ferrari . Il 14 dicembre 1870 furono scoperti nel presbitero alcuni grandiosi affreschi , altamente lodati , del pittore Giuseppe Ugolini , il quale , in costume del 400 dell ' éra volgare , vi effigiò due santi arcivescovi , fra i molti seppelliti sotto quell ' altare maggiore ; essi fiancheggiano un gran dipinto di una ventina circa di figure al naturale rappresentanti San Paolo apostolo che nell ' atrio dell ' areopago d ' Atene predica e fa conoscere agli Ateniesi non l ' Ignoto , ma il vero Dio risorto . Vi si vede Dionigi l ' areopagista , e la celebre Damaride , convertita da quell ' apostolo . Nella cappella di San Martoriano , architettata , come quella al lato del Vangelo , da Carlo Ruzzi nel 1653 , è sepolto il celebre Manfredo Settala , uomo istrutto e raccoglitore di un prezioso museo di cose naturali , che vedemmo in parte nella Biblioteca Ambrosiana . Altri illustri uomini sono in San Nazaro sepolti , fra cui Venanzio Oldrado , Clicerio Landriano , Lazzaro Beccardo , il canonico Torri , Carlo Maggi , Domenico Balestrieri , ecc . A destra dell ' altare maggiore è la chiesuola di Santa Caterina alla Ruota , di stile bramantesco , e della stessa scuola vuolsi il vestibolo sopra descritto . Essa è di forma rettangola e semplicissima . Vi sono pregevoli dipinti del Lanino , e pitture su vetri , sullo stile di Alberto Durero , che si credono eseguite da Luca d ' Olanda . A manca di San Nazaro sta la canonica , che tra i suoi fasti vanta il soggiorno fattovi da San Domenico . Ospedale Maggiore ed annessi . Prima di proseguire pel corso di Porta Romana è d ' uopo visitare l ' Ospedale Maggiore . Questo stabilimento di pubblica beneficenza si deve alla generosità di Francesco Sforza , duca di Milano , e della moglie di lui Bianca Maria Visconti . Per la costruzione dell ' ospedale lo Sforza dava un proprio palazzo con orto e una rôcca ai deputati della città , e ne poneva egli stesso con grande solennità la prima pietra il 4 aprile 1456; . e con Bianca e col popolo chiese ed ottenne da Pio II , con bolla 9 dicembre 145S , di concentrare nel nuovo ospedale i patrimoni di sette piccoli ancora esistenti ; epperò fu detto Maggiore . Il quale avvenimento venne festeggiato come una grande ventura : un ' epigrafe e due quadri , tuttora esistenti presso il Luogo Pio , ne perpetuano la memoria . Si vuole che nel 1460 fosse già l ' ospedale aperto . Antonio Filarete ; detto l ' Averulino , ne fu l ' architetto . Lo stile è gotico . La fabbrica primitiva forma un quadrato perfetto con quattro cortili , con portici inferiori e superiori . Nel centro delle crociere l ' architetto collocò una cupola , formata non solo ad ornamento , ma anche per una più copiosa illuminazione e maggiore aria ; ed in questo centro pose un altare isolato a comodo degli ammalati . A fianco di essa fabbrica scorre un emissario del Naviglio , che serve agli opportuni usi dell ' ospedale . Del Bramante è il portico che si presenta a destra entrando nel gran cortile di mezzo , stato aggiunto posteriormente alla fabbrica di Filerete , che non fu terminata in un sol tempo . La parte di mezzo , che prospetta la via Paletta , fu edificata in conseguenza al testamento 18 maggio 1621 di Giovanni Pietro Carcano , il quale lasciava al grande Ospedale l ' usufrutto della metà del suo ingentissimo patrimonio per sedici anni , che salì alla somma di 330,000 scudi d ' oro , equivalenti all ' incirca a quattro milioni di lire italiane . Quel denaro servì appunto all ' ampliamento del fabbricato dello Sforza . Il nuovo edificio venne terminato verso l ' anno 1642 . Il concetto è di Fabio Mangone e Francesco Richini , i quali si servirono del portico esteriore disegnato dal Bramante fino all ' altezza del parapetto , cambiando sotto le colonne ; e da quella disposizione concepirono l ' idea delle altre tre parti , e formarono per tal modo l ' elegante disegno di questo maestoso cortile , sorprendente per la sua vastità , per la ricchezza delle sculture e pei doppi portici che lo circondano , con colonne d ' ordine jonico moderno al piano terreno e composito al superiore . Di fronte al magnifico ingresso della porta maggiore è la chiesa di buona forma , ed in essa si ammirano un quadro dell ' Assunta del Guercino , e due altri del secolo XV della Scuola lombarda , che rappresentano le cerimonie dell ' innalzamento dell ’ ospedale . Nel sotterraneo di questa chiesa sono sepolti parecchi dei caduti nella rivoluzione milanese del marzo 1848 . L ' ala sinistra dell ' ospedale , cioè quella verso la Porta Vittoria , fu eretta in sullo spirare dello scorso secolo col denaro del notaio causidico Giuseppe Macchi , il quale , dopo una vita più gretta e misera che mai per spilorcia avarizia , lasciava nel 1797 all ' ospedale un assai pingue patrimonio . L ' architetto fu l ' ingegnere Castelli . Si conservano in quest ' ospedale i ritratti dei benefattori , fra i quali del Tiziano , del Procacciai , Traballesi , Hayez , ecc . , ecc . , che nel loro assieme rappresentano la storia della pittura lombarda dalla fondazione del nosocomio a noi . Essi , ogni biennio , vengono esposti alla pubblica vista sotto i portici del grande cortile , e precisamente nel giorno 25 marzo ; e in questo anno ( 1871 ) appunto se ne fa l ' esposizione . All ' Ospedale Maggiore sono riuniti il Luogo Pio di Santa Corona , di cui tenemmo parola , descrivendo la Biblioteca Ambrosiana ; non che l ' ospizio degli Esposti e delle Partorienti ; il locale di Sant ' Antonino , per le deliranti e le pazze ; di San Michele ai nuovi sepolcri per le croniche , ecc . Palazzo Venini . Nella vicina via di Chiaravalle evvi il palazzo Venini , il quale è di elegante architettura : fu ristaurato non sono molti anni . Palazzo Greppi . - - In via Sant ' Antonio , dicontro alla chiesa omonima , vi è il palazzo Greppi , il cui architetto fu il Piermarini . Vi hanno nell ' interno di esso grandiose sale ; una di queste , d ' ordine corintio , fu ornata dall ' Albertolli , dal Franchi , da M . Knoller , ed altre vennero affrescate da Calani , Traballesi , Appiani . Chiesa di Sant ' Antonio . La chiesa di Sant ' Antonio rimonta al secolo XIV , venne ricostruita nel XVII su disegno di Francesco Richini : è in una sola nave d ' ordine corintio . Conserva tuttavia dell ' antico il campanile , il più bel lavoro gotico di Milano dopo quello di San Gottardo e di Sant ' Eustorgio . Per ammirare questo campanile è d ' uopo recarsi nella via Bergamini . L ' interno ha buoni dipinti dei fratelli Carloni , del Moncalvo , di A . Figini , di C . Procaccini , di Del Cairo , del Bernardino Campi , di F . Gallizia , di E . Salmoggia , di Carlo Cani , di A . Caracci , di Palma il giovane , ecc . Ritornando sul Corso di Porta Romana devonsi ammirare sulla facciata della casa , a destra , portante il numero 54 , alcuni avanzi antichi , che già appartenevano alla porta clic venne eretta colà nell ' anno 1171 dai Consoli milanesi a memorare il fatto avventuroso del ristabilimento dei cittadini nella patria , succeduto il 27 aprile 1167 per opera dei confederati lombardi , guidati da un frate Jacopo . La porta fu di - strutta per ordine dell ' imperatore Leopoldo II nell ' anno 1791 . In pari tempo si demolì la torretta colle carceri ch ' era lì presso , innalzata da Luchino Visconti , la quale tenne pur rinchiusa Margherita Pusterla . Chiesa di San Calimero . La chiesa di San Calimero , che trovasi a destra non lungi dal ponte di Porta Romana , vuolsi fabbricata nel secolo XII nell ' area ove esisteva mi tempio di Apollo , la statua del quale fu distrutta dallo stesso San Calimero . L ' interno del tempio fu rifatto dal Richini . Nello scurolo vedesi il pozzo ove , secondo la tradizione , fu gettato il corpo di Calimero . Di rimarchevole in questo tempio non vi è che una pittura di Carlo Cane , e una memoria del Tempesta , celebre pittore di paesi e di marmi , ivi sepolto . Vicino a San Calimero è il collegio di Santa Sofia delle Salesiane . Riformatorio della Gioventù . In fondo alla via San Calimero evvi il Riformatorio del - la Gioventù , già Pia Casa di Patronato pei carcerati e liberati dal carcere . Scopo della istituzione , approvata dal Governo con decreto 4 aprile 1854 , per iniziativa del sacerdote Giovanni Spagliardi , è di visitare i carcerati per confortarli alla rassegnazione , migliorarli con assidue istruzioni , e indurli a ravvedimento ; di prestare assistenza e sussidio ai liberati dal carcere che danno speranza di emenda , accogliendo in apposito ospizio quelli fra essi che per le loro particolari circostanze richiedono questo speciale patrocinio ; di provvedere di stabile alloggio i detti individui quando offrano sufficiente guarentigia di buona condotta e si possano credere stabilmente emendati . Nello scorso anno 1870 venne il Riformatorio sottoposto ad un nuovo Statuto . Il progetto di questo edificio è dell ' architetto Enrico Terzaghi . Allungandosi per la via Quadronno , a destra uscendo dal Riformatorio , allo sbocco presentasi il Civico collegio Calchi - Taeggi . Il collegio Calchi - Taeggi dipende dal Municipio per Reale decreto 19 settembre 1861 . Trovasi quivi fino dall ' anno 1795 . Esso è l ' unione del Collegio Calchi , fondato verso il 1500 da Bartolomeo Calchi in via Borgonovo , e del collegio Taeggi , fondato nel 1559 dal conte palatino Ambrogio Taeggi nel convento di San Simone . L ' unione avvenne per decreto di Leopoldo del 20 giugno 1792 . Questo Istituto serve per gli studi ginnasiali , tecnici e liceali , di lingua , ecc . E regolato da civici amministratori , e diretto da un rettore , da un censore di disciplina , ecc . Ha otto piazze gratuite e venti a metà pensione . L ' edificio fu rimodernato con disegno dell ' architetto Giacomo Moraglia . Chiesa di Santa Maria del Paradiso . La chiesa di Santa Maria del Paradiso possiede quadri di Francesco Fabbrica , di Camillo Procaccini , di Domenico Pellegrini ; nella vò1ta Ferdinando Porta dipinse l ' Assunta . Nelle vicinanze evvi l ' altra chiesa di San Pietro dei Pellegrini ; Barnabò Visconti aveva unito ad essa uno spedale pel ricovero dei poveri pellegrini , i quali venivano per due giorni alloggiati ed alimentati . Teatro Carcano . Il teatro Carcano , così chiamato dal nome del proprietario , fu eretto su disegno del Canonica nel 1805 , ove antica - mente esisteva la chiesa coll ' ospedale di San Lazzaro , convertito nel 1498 in convento di monache domenicane , soppresse nel 1799 . Il teatro è armonico , però non troppo elegante . Agli amatori di fiori consigliamo una visita al giardino di casa Pertusati , che è rimpetto al teatro . Ha una pregevole raccolta botanica . Civica Palestra . Poco lungi dal teatro Carcano , a destra , è la Civica Palestra , eretta su disegno dell ' ingegnere architetto Agostino Nazari , ed inaugurata or sono pochi anni . Serve agli esercizi ginnici degli allievi , specialmente delle scuole comunali . Porta Romana . L ' antichissima Porta Romana era dedicata ad Apollo . L ' attuale fu fatta costruire dai Milanesi nell ' anno 1598 su disegno di Martino Bassi pel ricevimento di Margherita d ' Austria , destinata sposa a Filippo III di Spagna . E di ordine dorico bugnato , ed era già fortificata . Venne ristaurata nel 1794 . Entrarono per essa parecchi principi e sovrani , e il generale Bonaparte , vincitore degli Austriaci , nel giorno 14 maggio 1796 . In quell ' occasione vi venne posta la seguente iscrizione : ALLA VALOROSA ARMATA FRANCESE DAL SUPREMO GENERALE BONAPARTE GUIDATA AL TRIONFO CHE NEL GIORNO 14 MAGGIO 1796 PER QUESTA VIA PORTO ' LA LIBERTA ' ALL ' INSUBRIA IL POLOLO MILANESE MEMORE E RICONOSCENTE . Questa epigrafe fu tolta al ritorno degli Austriaci . Linea H . ( Dalla Piazza del Duomo alla Porta Vittoria ) . MONUMENTI , EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC : Monumento a Beccaria . Palazzo di Giustizia . Colonna di Porta Vittoria . Luogo Pio Trivulzio . Palazzo Sormani . Collegio della Guastalla . Riformatorio della Pace . Edificio di San Michele ai nuovi sepolcri , Orfanotrofio maschile . Porta Vittoria . CHIESE . Santo Stefano . San Bernardino . San Barnaba . Santa Prassede . San Pietro in Gessate . TEATRI , Gerolamo . ALBERGHI ECC , Passarella . Monumento a Cesare Beccaria . Nel mezzo della nuova Piazza dedicata a Cesare Beccaria sorge un monumento a quel grande filantropo nostro concittadino . La solenne inaugurazione di esso ebbe luogo il giorno 19 marzo 1871 . E lavoro peregrino dello scultore Giuseppe Grandi . La statua del Beccaria posa su ampio piedestallo rettangolare di granito ; i quattro lati di questo presentano due bassorilievi in bronzo , la Civiltà ed il Tempo , che stende un velo sugli emblemi del barbarismo , e due iscrizioni . La prima di queste suona così .... Italiani e Stranieri eressero , augurando che il voto 13 marzo 1865 della Camera dei Deputati per l ' ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE sia tradotto in legge . E l ' altra il seguente brano dello stesso Beccaria : .... Se dimostrerò non essere la pena di morte nè utile , nè necessaria , avrò vinto la causa dell ' umanità . Attorno alla base della statua vi è scolpito : Cesare Beccaria nato in Milano il 15 marzo 1738 Morto il 28 novembre 1794 Inaugurato il 19 marzo 1871 . Palazzo di Giustizia . Il palazzo di Giustizia , ora del Tribunale Civile e Correzionale , è di un ' imponente e ben intesa architettura , in - dicante il carattere del luogo ; il cortile , a doppio porticato , è pur grazioso . Venne questo edificio fatto innalzare nell ' anno 1605 su disegno di Vincenzo Seregni , per ordine di Pietro Enrico Azevedo , conte di Fuentes , governatore di Milano per Filippo III di Spagna , come lo indicavano due epigrafi latine tolte nel 1796 . Allorchè si demolirono le prigioni del Podestà alla Piazza dei Mercanti , queste carceri furono dilatate e fortificate con una cinta soda e massiccia di muro . Nel 1796 si levarono le tredici armi rappresentanti gli stemmi di diversi fiscali , capitani e vicari di giustizia , ed al luogo delle accennate epigrafi , venne sostituito l ' assioma del celebre Gaetano Filangeri , che è il seguente : “ LO SPAVENTO DEL MALVAGIO DEVE ESSERE COMBINATO COLLA SICUREZZA DELL ' INNOCENTE “ Nell ' anno 1815 dagli Austriaci era fatto scomparire sotto uno strato di calcina ; e non fu che nel marzo 1871 che , mercè l ' iniziativa di un capo della magistratura milanese , rivisse . Superiormente alla porta vedesi un terrazzo donde pubblicavansi i bandi e le sentenze . Teatro Gerolamo . In sostituzione di demolito teatro , disegno del Canonica , veniva , nell ' anno 1868 , costruito l ' attuale su disegno dell ' architetto Ambrogio Spinella . Fu inaugurato nel 1869 . Il teatro è elegante : conserva un bel telone dipinto dal Vacca , rappresentante la caduta di Ippolito . Serve a spettacoli di burattini colla maschera di Gerolamo , protagonista monferrino . Può anche servire per attori . Chiesa di Santo Stefano . La chiesa di Santo Stefano è antichissima , ed era prima detta di San Zaccaria . La fondazione viene attribuita all ' arcivescovo San Martiniano , il quale vi fu seppellito nel 433 . Il primitivo tempio venne distrutto nel 1075 da un forte incendio ; rifatto , ma non colla vaghezza e maestà del precedente , l ' arcivescovo Visconti volle che fosse ricostruito su disegno di Aurelio Trezzi . Federico Borromeo lo fece perfezionare nel 1596 . Contiene l ' interno di buone pitture di G . Cesare Procacciai , di Federico Bianchi , di Camillo Procaccini , di Del Cairo , del Fiammenghini , di Francesco Casella , ecc . Girolamo Quadrio , nel 1642 , alzò 1' attuale campanile di bella forma archi - tettonica . Il 26 dicembre 1476 , all ' ingresso di questa chiesa , fu assassinato il duca Galeazzo Maria Sforza per opera dell ' Olgiati , del Visconti e del Lampugnani . La Piazza di Santo Stefano serve al mercato del pesce , selvaggiume , pollame , ecc . Chiesa di San Bernardino . Presso Santo Stefano trovasi la chiesa di San Bernardino , eretta nel 1696 . Superiormente all ' atrio di essa evvi un particolare oratorio , ove esistono giovanili lavori di Andrea Appiani . Giovanni V , re di Portogallo , fece levare il disegno di questa chiesa per erigerne altra a Lisbona . Attiguo vi è un Ossario , in cui vedesi una bizzarra decorazione di ossa e di teschi umani , che il volgo crede dei cristiani morti dagli Ariani al tempo di Sane Ambrogio ; ma noi non dubitiamo a supporre vengano dall ' ospedale del Brolio , detto ( li San Giobbe . E un ornamento che dovrebbe ormai scomparire . Colonna di Porta Vittoria . Dalla via di San Bernardino , recandosi al Verziere , o mercato delle erbe , trovasi una colonna di granito . Essa venne fatta erigere nel 1576 da San Carlo , su disegno del Pellegrini , in onore di San Martiniano . La statua del Redentore è del Vismara . Questa colonna è ora sacra alla libertà di Milano . Attorno al piedestallo di essa , su lapidi di bronzo , collocate il 18 marzo 1861 a cura del Municipio , trovansi incisi i nomi dei morti nella gloriosa rivoluzione del marzo 1818 . Evvi pure la seguente epigrafe : CITTADINI ONORATE LA MEMORIA DEI VOSTRI CHE A 18 MARZO 1848 SI LEVARONO NEL NOME D ' ITALIA E TRIONFATA L ' AUSTRIACA TENACIA COLLA VIRTU ' DEL VOLERE QUESTE VIE RIBATTEZZARONO PRIME COL SANGUE E COLLA VITTORIA MDCCCLX . Ai 22 marzo il popolo trae quivi a deporre corone e fiori . Luogo Pio Trivulzi . Il Pio Albergo Trivulzi trovasi nella vicina via della Signora . Questo istituto di beneficenza lo si deve al principe Tolomeo Trivulzi , il quale , con testamento 23 agosto 1766 , ordinò si convertisse il suo palazzo in casa di rifugio poi vecchi d ' ambo i sessi nativi di Milano o domiciliativi da dieci anni almeno , resi inetti , per età settuagenaria , a procurarsi col lavoro la sussistenza . L ' ospizio fa aperto il 1° gennaio 1771 , e venne poscia ampliato con altre elargizioni . Ora vi sono ricoverati oltre 400 vecchi fra maschi e femmine . In quest ' ospizio morì , il 9 gennaio 1799 , 1' illustre Gaetana Agnesi , e vi fu il 21 marzo 1812 trasportata la salma del principe Trivulzi , che era nella chiesa de ' Cappuccini a Porta Orientale . Palazzo Sormani . Passato il ponte di Porta Vittoria , a destra voltando , vedesi il palazzo Sormani . Esso fu eretto su disegno licenzioso , ed apparteneva alla famiglia patrizia Monti . Quivi nacque Cesare Monti , che fu arcivescovo di Milano , non che il fratello di lui , Marco Antonio , presidente del Magistrato di Sanità , e benemerito per savio provvidenze e per civile coraggio durante la peste 1630 . Estinta la fa - miglia Monti passò il palazzo all ' Andreani , e quindi , estinta pur questa , alla Sormani . Collegio della Guastalla . Nel parlare della chiesa di San Paolo , abbiamo accennato alla contessa della Guastalla Lodovica Torelli . E alla stessa che devesi questo collegio , fondato nell ' anno 1557 , per l ' educazione civile e religiosa di donzelle milanesi nobili e povere . Esso è il più antico di questa specie . Chiesa di San Barnaba . La chiesa di San Barnaba , eretta prima del secolo XII , venne ricostruita nel 1545 su disegno di Giacomo Antonio Morigia . E di ordine corintio con tre altari da ciascun lato , comodo presbiterio e coro . Vi sono buone pitture di Aurelio Luini , Carlo Urbino , del Lomazzo , di C . Procaccini , ecc . Poco discosto da San Barnaba , verso la Porta Romana , eravi un chiostro di Templari ; ivi prese alloggio Barbarossa sì nel primo che nel secondo assedio di Milano . Riformatorio alla Pace . Questo Riformatorio , regolato come quello di cui abbiamo parlato , era già Istituto di Santa Maria della Pace pei giovanetti traviati , fondato dal religioso comasco Paolo Marchiondi , ed aperto nel 1841 . La chiesa è di gotica architettura ; fu fondata nel 1466 da un tal Amadeo , cavaliere portoghese , frate francescano , che andava per la città gridando pace , pace , onde far cessare i dissidi tra ' Milanesi ; e perciò detta della Pace . Il duca Galeazzo Maria Sforza ed altri somministrarono di poi i soccorsi per terminarla . Vi sono in essa pitture , pur troppo in deperimento , del Luini , del Semini , di Marco d ' Oggionno ; una copia della Cena di Leonardo , fatta dal Lomazzo . Presso questo luogo evvi una caserma di soldati di fanteria : era quel fabbricato già convento di monache agostiniane , dette di San Filippo . Fu in esso che Napoleone I fondò , nel 1810 , il reale Collegio delle Fanciulle . Edificio di San Michele . In fondo alla via , presso il bastione a destra , presentasi un edificio di forma quasi circolare : è desso San Michele ai nuovi sepolcri , succursale dell ' Ospedale Maggiore . Questo fabbricato risale al 1698 , eretto su disegno dell ' ingegnere Attilio Arigone . Consiste in una chiesa a croce greca , con cupola nel centro , la quale oggidì forma soltanto il corpo di mezzo dell ' edificio . Fu innalzato per la tumulazione dei cadaveri dell ' ospedale . In seguito si formò il magnifico portico all ' in - torno della chiesa , nel quale si pose un continuato numero di sepolcri più alti da terra , a fine di preservarli dall ' acqua sorgente . Il disegno di questo porticato è dell ' architetto Francesco Croce , perfezionato nell ' anno 1731 . Cessò quivi la tumulazione in conseguenza della legge di Giuseppe II , che prescriveva la sepoltura dei cadaveri fuori città . Sotto il Regno Italico si pensava di convertire quest ' edificio in Panteon per gli uomini illustri . Chiesa di Santa Prassede . Questa chiesa fu fondata da San Carlo nell ' anno 1579 con ritiro per le Cappuccine ; nel 1782 vi subentrarono le Benedettine di Santa Radegonda , secolarizzate dalla Repubblica Cisalpina . La chiesa conserva tuttodì due bellissimi quadri , uno di Simone Preterazzano , l ' altro di G . Cesare Procaccini . Il convento , che eravi annesso , fu convertito sotto il Regno Italico in caserma di soldati , e tuttodì serve a tale uso . Chiesa di San Pietro in Gessate . Da una nobile famiglia di Gessate , o Glassiate , si vuole fondata questa chiesa nel 1344 con monastero di Umiliati , nel quale chiostro , nel 1436 , succedettero i Maurini , in ultimo i Somaschi . La chiesa è in tre navi , di gotica architettura , alquanto sformata nei tempi posteriori . Il coro fu innalzato nell ' anno 1450 , di poi ingrandito nel 1640 . V ' hanno in questo tempio pitture del Luini , del Crespi , del Caravaggino , del Lanzani , del Moncalvo , dello Zenale , del Civerchio , del Vajani e del Buttinoni . La Madonna col Bambino si crede del Bramante . Nell ' ultima cappella è pur degno di osservazione il monumento della famiglia Griffi . Orfanotrofio Maschile . Il convento di San Pietro in Gessate coi grandi chiostri , attribuiti al Bramante , per decreto 22 giugno 1772 , venne da Maria Teresa donato all ' Orfanotrofio Maschile , fondato in via Crocifisso nel 1533 da Girolamo Miani . Il patrimonio di quest ' Istituto , che può calcolarsi a tre milioni , è frutto di doni e di lasciti di molti benefattori . I ricoverati sono in numero di 250 circa . Vi si accettano dagli anni sette ai dieci , e vi rimangono sino ai diciotto ; vengono istruiti nelle materie proprie delle classi elementari , nel disegno ; ed avviati nelle arti meccaniche ; alcuni , i più idonei , vi apprendono anche la musica istrumeutale , la ginnastica e i militari esercizi . Ai tempi della Repubblica Cisalpina questi orfani vennero soldatescamente disciplinati : formarono un battaglione , che fu denominato Battaglione della Speranza . Nelle cinque giornate del marzo 1848 gli orfanelli prestarono pure un grande servizio alla patria ; parte di essi stettero alle barricate , parte servirono alla trasmissione degli ordini dei capi della insurrezione da un punto all ' altera del - la città .. Porta Vittoria . - - La Porta Vittoria , così denominata in memoria della vittoria riportata nel 1848 dai Milanesi sulle soldatesche austriache , chiamavasi prima Tosa . L ' origine di questo nome non è dagli storici ben definita . Il più probabile è che possa derivare da Tusca , perchè in antiche carte viene chiamata Tusa e non Tosa . Dalla cittadinanza si fanno voti perchè il Municipio abbia a ricostruire questa Porta e renderla degna del gran fatto al quale è stata dedicata . Fuori la città , non molto lungi , evvi l ' ospedale dei pazzi , detto la Senavra . Il locale era altre volte convento di Gesuiti . Linea I . ( Colore rosa . Dalla Porta Ticinese alla Porta Garibaldi ) . ( 1 . Dalla Piazza del Duomo alla P . a Ticinese ) . MONUMENTI EDIFICI RIMARCHEVOLI , ECC . Ginnasio e Liceo Beccaria . Palazzo Trivulzi . Congregazione di Carità . Istituto Tecnico . Colonne di San Lorenzo . Arco di Porta Ticinese . Barriera . Bagni pubblici . Stazione Milano - Vigevano . La Conca in via Arena . Istituti dei Sordo - Muti . Casa d ' Industria . CHIESE . San Satiro . Santa Maria Beltrade . San Sebastiano . Sant ' Alessandro . San Michele alla Chiusa . San Giorgio in Palazzo . San Sisto . San Lorenzo . Sant ' Eustorgio . Santa Maria della Vittoria . San Calocero . TEATRI . Re ( nuovo ) . ALBERGHI . Cappello . Falcone . Pozzo . Gran Bretagna . Gran Parigi . D ' Italia . Chiesa di Santa Maria presso San Satiro . - - La chiesa di Santa Maria presso San Satiro affermasi innalzata nell ' anno 869 dall ' arcivescovo Ansperto Confalonieri , ove era una sua casa eretta sull ' area di un tempio romano , e che de - dicò a San Satiro . Un fatto singolare diede il nome di Santa Maria alla chiesa , ed origine all ' edificazione dell ' attuale , chè mal si attribuisce al Bramante , e molto meno al Suardi , suo scolaro . Prima della venuta in Milano del Bramante la chiesa era già in costruzione . Non tornerà discaro sapere il fatto accennato . Nel 1242 , un tal Masazio , uscendo furioso da una casa da giuoco , ove aveva perduto tutto il suo avere , si fece a passare per la via del Falcone . Ivi vedendo l ' immagine della Madonna , che era sul muro esterno della chiesa di San Satiro , cieco d ' ira , le scagliò una coltellata , che colse nel collo il Bambino . Narra la tradizione che dal quadro stillasse sangue . La voce dell ' avvenuto , propagatasi tosto , fuvvi gran ressa alla via del Falcone ; la Madonna venne posta nella chiesa , e da quel giorno la divozione andò crescendo . La chiesa è formata di tre navi , in figura di croce mozza , non essendovi , cagione l ' attigua pubblica via , spazio pel coro ; onde l ' architetto vi surrogò una prospettiva a ' rilievo di mirabile effetto ; opera assai lodata dal Vasari e da altri . Dell ' antichissimo tempio evvi un avanzo nella cappella della crociera a sinistra , verso la via del Falcone , con quattro colonne di materia , dimensione e capitelli differenti , raccolti da edifici anteriori , come allora si soleva . In questa cappella vi è anche un bel lavoro in plastica del Caradosso Foppa . La sagrestia è un tempietto ottagono del Bramante , somma , mente lodato dal Vasari e dal Milizia . Fu assai bene ristaurato nel 1857 . Vi sono in questa chiesa pitture del Boltraffio , del Borgognone , del Bramantino , di Gaetano Vaccani , ecc . - - Quanto prima si darà mano alla costruzione della facciata del tempio , ancora in rustico , su disegno dell ' ingegnere architetto Giuseppe Vandoni . Chiesa di Santa Maria Beltrade . La chiesa di Santa Maria Beltrade fu fondata da una contessa Beltrado nell ' anno 836 , e ristaurata nel 1717 , e da ultimo , da Giacomo Moraglia , nel 1855 con buoni affreschi . Una rozza scultura , che prima vedevasi sulla porta maggiore , ora da un canto , rappresenta l ' immagine che chiamavasi Idea ; essa era il simbolo di una processione che sino all ' anno 1586 soleva farsi nel giorno della Purificazione da questa chiesa alla Metropolitana . Chiesa di San Sebastiano . La chiesa di San Sebastiano , di proprietà del Comune , è opera del Pellegrini , e devesi la sua erezione al voto fatto dai Milanesi durante la peste dell ' anno 1576 . La prima pietra fu posta da San Carlo . E di forma circolare , ed una delle più belle che vanti Milano . Magnifica è la parte esterna , ornata di lesene binate , d ' ordine dorico , con cornice elegantemente lavorata ; l ' ordine jonico si vede superiormente all ' attico praticabile . La cupola torreggia sopra questo secondo ordine . Tre porte , una maggiore ornata con colonne , e due laterali più semplici , danno ingresso all ' interno , il quale corrisponde alla bellezza esterna per la sua semplicità ed eleganza ; un ordine di lesene disposte in giro divide le cappelle arcuate ; il coro è di figura ottagona con cupola circolare . Vi sono in questa chiesa pregevoli pitture : il San Sebastiano è del Bramante . Sotto la Repubblica Cisalpina essa servì di Circolo costituzionale . E generalmente reclamato che quest ' edificio venga isolato , colla demolizione delle catapecchie addossatevi negli ultimi tempi della dominazione spagnuola . Chiesa di Sant ' Alessandro . La chiesa di Sant ' Alessandro , detta in Zebedia , vuolsi eretta sull ' area di una prigione chiamata appunto Zebedia , nella quale l ' alfiere della legione tebea , Alessandro , fu detenuto . La facciata dell ' antico tempio era verso San Giovanni in Conca . L ' attuale edificio venne elevato nell ' anno 1602 con tanta solennità che si coniarono persino medaglie commemorative . L ' architetto ne fu Lorenzo Binaghi , barnabita . Esso ha la forma di una croce greca con magnifica cupola , sostenuta da otto colonne di granito rosso lucido . La facciata , con due campanili e bella scalinata , sarebbe stata più grandiosa se avesse avuto un second ' ordine : così appare tozza . Questo tempio , restaurato non sono molti anni , è ricco nell ' interno di fregi e stucchi , e vi meritano particolare osservazione l ' altare maggiore , il pulpito e due confessionali , incastonati in pietre dure , gli intagli dell ' organo , vari dipinti del Crespi , del Procaccini , del Campi , del Fiamminghino , dello Scaramuccia , del Moncalvo , del Guadagnini , dello Scuri , ecc . , non che il monumento al matematico Paolo Frisi , il cui ritratto è del celebre Franchi . Liceo e Ginnasio Beccarla . Al lato destro della chiesa di Sant ' Alessandro , uscendo , trovansi pubbliche scuole , altre volte Arcimbolde , da monsignor Giovanni Battista Arcimboldi , il quale nel 1609 fondava due cattedre di logica e morale appunto presso i Barnabiti di Sant ' Alessandro . Soppressa la Congregazione di questi padri , vi fu stabilito dal Governo un Liceo ed un Ginnasio pubblico , diretti da professori secolari Il liceo Beccaria possiede un gabinetto di fisica , eretto fino dall ' anno 1787 , una raccolta di animali , ed una collezione mineralogica , che ebbe origine nel 1773 , e resa quindi molto ricca dal celebre naturalista , ex - barnabita , Ermenegildo Pini , mercè le sue fatiche , i suoi viaggi e le sue corrispondenze coi più celebrati naturalisti . Palazzo Trivulzi . Nella Piazza di Sant ' Alessandro , dicontro la chiesa , vedesi il palazzo Trivulzi ; esso è di una soda costruzione , e ragguardevole per le cose rare e preziose che vi si contengono , fra cui una ricca libreria ed un , museo di pregevolissime antichità , formato in gran parte dal filologo abate don Carlo Trivulzi , morto nel 1789 , dal fratello di lui Giorgio , morto nel 1802 , e continuato dai discendenti della famiglia , la quale cortesemente ne permette la visita al forestiero . Congregazione di Carità . La Congregazione di Carità ha la propria sede in via Olmetto , nella già casa Archinti , la quale conserva pregevoli pitture del Lanzani , del Tiepolo , del Piazzetta e del Bigori . Chiesa di San Michele alla Chiusa . La chiesa di San Michele alla Chiusa , che trovasi qui presso , ritiene il suo nome dalla chiusa , posta nel 1171 ad un acquidotto a trattenere le acque che da essa poi uscivano poco lungi dalla città . Sono due chiese riunite verso il 1750 ; contengono qualche buon dipinto . Nel portico del piccolo cortile si osserva 1' antico metodo , detto Graffito , introdottosi in Italia nel principio del XVI secolo , col quale si ornavano e si abbellivano le case nel loro esterno . Chiesa di San Giorgio in palazzo . La chiesa di San Giorgio credesi eretta nel 750 da San Natale , arcivescovo di Milano , sull ' area ov ' era un tempio di Mercurio . L ' aggiunto di Palazzo , che ancora essa ritiene , si vuole derivato da un palazzo imperiale edificato da Trajano o da Massimiano . Nel 1600 fu l ' edificio abbellito da Federico Borromeo . L ' attuale facciata di granito è disegno di Bernardino Ferrari . Vi sono in questa chiesa da ammirarsi un San Gerolamo , opera celebre di Gaudenzio Ferrari , la Deposizione , di Bernardino Luini . Nella casa Stampa - Soncino , presso S . Giorgio , sorge , monumento particolare , una torre a sei piani , con terrazzi accessibili , alta metri 42 24 , sulla cui sommità sono le colonne col plus ultra , stemma di Carlo V , al cui onore fu eretta . Chiesa di San Sisto - - La chiesa di San Sisto si pretende essere fondata da Desiderio , ultimo re dei Longobardi nell ' anno 770; fu rifabbricata da Federico Borromeo : vi sono pitture del Pietra . Istituto Tecnico . Nell ' area , ove sorgeva il convento di monache agostiniane , fondato da Simone da Casale nel 1345 , venne eretto , nella prima metà di questo secolo , un edificio ad uso scuole ginnasiali su disegno del conte Gian Luca della Somaglia . Soppresse queste scuole , sostituendole con quelle tecniche , dal Comune si rifabbricò ed ingrandì l ' edificio , con progetto dell ' ingegnere A . Nazari , comprendendovi anche la già chiesa di Santa Marta , che era una delle più belle opere del Richini . L ' Istituto tecnico impartisce l ' istruzione a circa 180 alunni . Presso il Carrobbio , nella via San Simone , evvi un teatro adatto a rappresentazioni drammatiche . Chiesa e colonne di San Lorenzo . Le sedici colonne , che veggonsi lungo il Corso di Porta Ticinese , e che sono parallele alla pubblica strada , formano il monumento romano più grandioso che conservi ancora Milano . Esse sono di marmo bianco scanalate , d ' ordine corintio , e composte di quattro pezzi ciascuna , compreso il capitello e la base , che ha unita una piccola porzione di colonna . Una giusta ed uniforme distanza si osserva nel loro scomparto ; la base è atticurga ; posano esse a perfetto livello sopra un rozzo zoccolo di pietra . Da ciascuna parte hanno per termine un pilastro innalzato in tempi posteriori . Gli architravi sono alti due terzi del diametro delle colonne con tre fasce , come debbe avere il corintio . Nella soffitta , fra capitello e capitello , avvi un riquadro decente - mente intagliato . Queste colonne da alcuni credonsi una parte delle Terme Erculee , costruite da Massimiano ; altri opinano del tempio di Ercole , pure eretto da quell ' imperatore . L ' iscrizione romana , che vedesi sul pilastro verso la città . ad onore di Lucio Vero , non deve avere nessuna relazione colle colonne , nè coll ' edificio : questa lapide fu ritrovata e dissotterrata 1' anno 1505 vicino al colonnato . Da questi avanzi antichi si ha accesso in un cortile , intorno al quale sono poste le abitazioni altre volte canonicali , fatte costruire da Federico Borromeo ; è il sagrato di una delle più vaste e più belle chiese di Milano , quella cioè di San Lorenzo . Questo tempio fu eretto fin dai tempi di Sant ' Ambrogio sulle rovine di opera romana . Fu distrutto da un incendio nel 1071 , poi ricostrutto ; rovinato di nuovo nell ' anno 1573 , venne infine riedificato per ordine di San Carlo su disegno di Martino Bassi , che imitò San Vitale di Ravenna . Il corpo dell ' edificio è composto di un ottagono formato da quattro archi grandi e da quattro minori . L ' ordine principale è dorico con lesene . I lavori terminarono verso il 1593 . In questa chiesa vi sono buone pitture di Ercole Procaccini , Aurelio Luini , Giambattista della Cerva , Carlo Urbino , dello Storer , ecc . Alla sinistra , verso la Vetra , evvi una chiesetta ottangolare , la quale ha servito di primitivo tempio dedicato a San Genesio , ed ora a Sant ' Aquilino martire , con un vestibolo che ha comunicazione colla strada . Questa cappella dicesi eretta da Galla Placidia , figlia di Teodosio , e vi si vede l ' urna sepolcrale della medesima e di Ataulfo , marito di lei . Posteriormente vi fu aggiunta la cupola con un lucernario . La porta di questa cappella è adorna di ricche sculture ; negli absidi si vedono mosaici del nono secolo , guasti però dai ristauratori . Nella chiesa è pur rimarchevole il mausoleo di Giovanni Conti , eretto nel secolo XVI da Gaspare Visconti , non che l ' altro dell ' antica famiglia Robiano . Uscendo in istrada dalla cappella di Sant ' Aquilino a destra trovasi la Piazza della Vetra . Questo luogo , pochi anni or sono , offriva un misero spettacolo . Da una parte scoperta correva la gora , e all ' intorno erano povere case , con terrazze di legno , occupate le più dai conciapelli . Da antico deturpava inoltre questa Piazza la forca , trasferita nel 1814 altrove . Le catapecchie dall ' anno 1829 vennero scomparendo mano mano , e moderni edifici vi vanno sorgendo ; le acque furono coperte ; e il Comune , nel 1863 , vi erigeva un Mercato per gli erbaggi e le frutta , e nell ' anno 1866 altro pei latticini ; entrambi su disegno dell ' architetto Enrico Terzaghi . Dicontro la Vetra , verso il Corso di Porta Ticinese , è la via Gian Giacomo Mora , nome dell ' infelice barbiere , che ivi aveva la bottega e l ' abitazione , i cui casi miserissimi sono sovranamente descritti da Alessandro Manzoni nel suo libro : Processo degli Untori nel 1630 . E qui appunto , ove ora è la casa al numero 1 , sorgeva la Colonna infame , stata posta sulle rovine della casa e bottega del Mora . La colonna , testimonio di barbarie , venne fatta togliere da Pietro Verri , il 1° settembre 1778 per consiglio di Cesare Beccaria . 123 - Arco di Porta Ticinese . Proseguendo pel Corso trovasi il ponte attraversante il Naviglio , costruito pochi anni sono , in istile lombardo , su disegno dell ' ingegnere Emilio Bignami . Questo ponte conserva l ' arco e parte della torre di cui erano munite le porte dei Visconti . Nel 1863 vennero questi avanzi dell ' antichità , modello dei primordi dell ' architettura gotico - lombarda , ristaurati da inesperto architetto ; sicché le torri furono guaste . Teatro Re . Questo teatro venne fatto costruire da un Giovanni Re nel 1864 , e fu inaugurato nel settembre di quell ' anno . Il disegno è dell ' architetto Concorreggi ; riuscì difettoso . Può contenere circa 1200 persone . Chiesa di Sant ' Enstorgio . La chiesa di Sant ' Eustorgio si annovera tra le più antiche di Milano , e si riguarda come uno dei primi edifici cristiani . Essa è una delle meraviglie dell ' arte lombarda . Fu fondata nel 320 dallo stesso Eustorgio , che la dedicò ai Re Magi , le reliquie dei quali vennero appunto a lui regalate dall ' imperatore di Costantinopoli , ed ivi sepolte ( * ) ; quindi prese il nome di Sant ' Eustorgio in onore dello stesso vescovo , per essere ivi stato tumulato . Nei primi tempi la chiesa trovavasi ben lontana dalla città ; la fronte era verso la via di Santa Croce con due archi che le servivano di portico . Fu rimodernata nell ' anno 1278 da Ottone Visconti coll ' opera di Tosano , detto il Lombardino , e quindi da Francesco Richini , il quale guastò la bella architettura lombarda . ( * ) Il sarcofago è ora vuoto di quelle reliquie , le quali , poste in San Giorgio per salvarle dalle mani del Barbarossa , furono quindi nel 1162 trasportate in Germania . Da qualche anno , sotto la direzione degli architetti Enrico Terzaghi e Giovanni Brocca , si sono intrapresi da quella Fabbriceria lavori di ripristino dell ' architettura antica . Il fianco meridionale della chiesa e la facciata sono stati egregiamente compiuti , ed anche l ' interno è a buon punto di avanzamento . Il campanile , assai ragguardevole per l ' altezza e per la bella costruzione , fu ultimato nel 1309 , e vi venne posto il primo quadrante che dinotasse le ore . Il pulpito di pietra , che si vede posto nell ' angolo della facciata servì a Pietro da Verona per iscagliare i suoi fulmini contro gli eretici . Nell ' interno sonovi magni - fiche opere di architettura , fra cui del Bramante e del Michelozzo Michelozzi , - lo scolaro del Donatello e il seguace del Brunelleschi , il primo che da noi incominciò a scostarsi dallo stile gotico , - consistenti specialmente nelle cappelle fatte erigere a destra dai Visconti , una delle quali ha bellissima arca dovuta a Gian Giacomo Balduccio da Pisa . Molte pitture peregrine pur vi sono del Borgognone , del Bramantino , del Fiammenghini , del Fratazzi , dello Storer , dei fratelli Procaccini , del Civerchio , del Figini , ecc . In Sant ' Eustorgio sono sepolti alcuni uomini illustri , fra cui il grecista Emanuele Crisolara e gli storici Gaspare Bugati e Giorgio Merula . Del convento annesso , ora caserma di soldati , entrarono nel 1220 in possesso i Domenicani . Vi ebbe per qualche tempo sede il Tribunale dell ' Inquisizione . Porta Ticinese . Anticamente la Porta Ticinese era situata dove ora è il Carrobbio , e chiamavasi Marzia , perchè dedicata a Marte . La terza Porta , quella costruita al tempo degli Spagnuoli , era ancora nel 1800 un informe fabbricato . Quando Napoleone Bonaparte , vinta la battaglia di Marengo , ritornò per questa Porta in Milano coll ' esercito francese , dando nuova esistenza alla Repubblica Cisalpina , si pensò di rammemorare il fatto in uno alla gloriosa giornata campale con un monumento . Il 16 giugno dell ' anno 1801 il Governo e le autorità francesi , con solenne pompa , recaronsi alla Porta Ticinese , e posero la prima pietra d ' un nuovo edificio . Il progetto però non fu eseguito per allora . Rivisse soltanto verso il 1810; e con soscrizioni private , ma vuolsi superiormente eccitate , si diede mano nel 1812 alla costruzione del severo Portico isolato che tuttodì esiste . Il disegno è del marchese Cagnola , il quale prese ad imitare quegli onorari che si facevano in Roma . E di grandioso effetto ; raggiunto dall ' architetto con pochissimi mezzi . Ai lati dell ' Arco trovansi due vistosi e sodi fabbricati a bugnato , per uso degli agenti daziari . Per la Porta Ticinese facevano il solenne ingresso i principi , gli arcivescovi , i governatori nostri ed i monarchi che venivano a visitare Milano , usanza derivata dai tempi in cui Pavia era residenza dei re longobardi . Fuori di questa Porta veggonsi i meravigliosi lavori fatti per 1' unione delle acque dell ' Adda con quelle del Ticino , ed il canale detto il Naviglio di Pavia . Più innanzi ne parleremo . Presso la Porta stessa , a sinistra , lungo la via di circonvallazione alla Porta Lodovica è lo Stabilimento nazionale pei bagni , costruito dall ' ingegnere cav . Sfondrini . E grandioso , e con vasche da nuoto eleganti . Prendendo la via a destra , e seguendo la strada di circonvallazione alla Porta Magenta , trovasi , alla sinistra , la nuova Stazione succursale per la linea Milano - Vigevano , inaugurata nel novembre 1869; stazione che fra non molto tempo sarà posta in diretta comunicazione coll ' interno di Milano , andandosi a dar mano ai lavori per l ' apertura di una nuova Porta , che si chiamerà dalla città di Genova . Ritornando in città per la Porta Ticinese devesi visitare la via della Conca , che è presso il bastione a sinistra . Quivi trovasi la magnifica conca , eseguita nella prima metà del decimoquinto secolo per opera degli ingegneri ducali Filippo da Modena e Fioravanti da Bologna , durante la signoria di Filippo Maria Visconti , allo scopo non solo di procurare il vantaggio a Milano coll ' introdurvi acqua navigabile , ma eziandio per congiungere le acque dell ' Adda , o Martesana , con quelle del Ticino , o Naviglio Grande , come sopra si è accennato . Si vede quindi che le conche sono ingegnose opere idrauliche , le quali , succedendosi in vari punti , portano due acque ad unirsi , malgrado la diversità dei loro livelli . Nel 1497 , per ordine di Lodovico il Moro , Leonardo da Vinci non rese che regolare questa conca per alzarsi dal Naviglio grande fino alla fossa di fortificazione . In quell ' anno , 1497 , il duca Lodovico faceva eseguire il monumento che vedesi presso la conca , il quale rammenta e come egli avesse alla fabbrica del duomo ridonato il diritto del dazio sulle navi che passavano per di là , e la morte della diletta di lui sposa Beatrice d ' Este . Santa Maria della Vittoria . Allungandosi per la via Arena , verso la città , trovasi la chiesa di Santa Maria della Vittoria , così chiamata da una vittoria non lungi da quel luogo , allora fuori mura , riportata dai Milanesi contro gli Imperiali , comandati da Lodovico il Bavaro . La chiesa fu eretta nel 1339 , e di nuovo fabbricata nel 1669 dal cardinale Omodei , con disegno del Mangone . L ' Omodei vi pose i sepolcri di sua famiglia in forma di piramidi con erme in bronzo . L ' interno del tempio è di buona e grandiosa architettura , di forma quadrata , con quattro archi , sui quali si innalza una maestosa cupola . L ' ordine è fonico composito . Si ammirano in essa pitture di Camillo Procaccini , di Giacinto Brandi , di Giovanni Ghisolfi , di Antonio Raggi , del Fiammenghini , ecc . Chiesa di San Calocero . Percorrendo la strada a sinistra , lungo il Naviglio , trovasi nella via omonima , la chiesa di San Calocero . Essa venne innalzata da San Carlo nel 1565 , e ciò , vuole una volgare tradizione , per una immagine della Madonna dipinta su d ' un muro , che fu veduta piangere alla vista dei mali che i Francesi facevano soffrire nel 1500 ai Milanesi . Altra tradizione narra poi che San Calocero istruisse ivi nella fede San Secondo , e lo facesse battezzare dai Santi Faustino e Giovita , sgorgando al sacro uso una fonte che tuttodì quivi si riguarda . Annessa a San Calocero è la casa dei padri delle Missioni nelle parti degli infedeli . Di contro evvi la soppressa chiesa di San Vincenzo al Prato , di gotica architettura , il cui primitivo edificio era stato nel 550 eretto sull ' area di un tempio dedicato a Giove . Istituto dei Sordo - muti . Nella vicina via di San Vincenzo , e precisamente nel convento già dei Padri Cistercensi , soppresso nel secolo scorso , venne nel 1830 posto l ' Istituto pei sordo - muti , iniziato in Milano nel 1805 da Antonio Heyraud di Lione , sotto la protezione del Governo italico . Sessanta sono i ricoverati ; v ' hanno 24 piazze gratuite , 16 per maschi e 8 per femmine , a carico del Governo . Coi legati conseguiti dappoi e cogli avanzi dell ' Istituto si sono costituite alcune pensioni semigratuite sì pei maschi che per le femmine , a norma dei casi . Ottima è 1' istruzione che si impartisce a quegli infelici , i quali , uscendo ai ventidue anni dall ' Istituto , ponno procurarsi una vita meno dolorosa . Annesso all ' Istituto principale avvene altro pei sordo - muti poveri di campagna , sorto nell ’ anno 1853 . Ha un patrimonio proprio , formato da lasciti di benefattori , colla cui rendita e col frutto di assegni mantiene circa 120 sordo - muti d ' ambo i sessi . 129 Casa d ' Industria . Ove era l ' ospedale di San Vincenzo de ' Pazzi , nell ' anno 1786 aprivasi una Casa di lavoro volontario pei poveri della città . Essa venne riformata colla denominazione di Casa d ' Industria , nel 1808 , nel qual tempo si proibiva la mendicità nel Dipartimento dell ' Olona . Mentre in quella di San Marco si accettano i soli uomini , quivi le sole donne . Per chi , percorrendo la linea di San Vittore , non avesse visitato il Macello pubblico , potrà recarvisi da questo lato . In principio della via di San Vincenzo , per ritornare nel centro della città , al ponte sul Naviglio , vedesi l ' Arco già della pusterla Fabbrica ; esso , come quello di Porta Ticinese , ci dà un saggio dei primordi dell ' architettura lombardo - gotica . Linea I . ( Colore rosa . Dalla Porta Ticinese alla Porta Garibaldi ) . (2.--Dalla Piazza del Duomo alla P . Garibaldi ) . MONUMENTI RIMARCHEVOLI , ECC . Palazzo Broletto . Clerici . Mercato . Forni militari . Porta Garibaldi . Cimitero maggiore . CHIESE . San Protaso . San Tomaso . Santa Maria del Carmine . San Simpliciano . Santa Maria Incoronata . TEATRI . Fossati . ALBERGHI . Madonna del Monte . Torre di Londra . Palazzo Carmagnola o del Broletto . Il palazzo , detto tuttodì del Broletto , fu ricostruito nel 1410 circa dal noto capitano Francesco Busone di Carmagnola , il quale lo abitò dal 1413 al 1424 , come lo indica l ' apposita lapide , e fu quivi che condusse la propria sposa Antonietta Visconti , parente del duca di Milano Filippo Maria . Passato il Carmagnola , per disgusti col Ducato , al servizio della Repubblica Veneta e dichiarato ribelle , dispose , con testamento 8 settembre 1429 , che questo palazzo toccasse come quota ereditaria alle sue figlie Luchina , maritata al conte Luigi Dal Verme , ed Antonia , maritata al dottor in legge Garnerio di Castilione i ma il 9 marzo 1464 , per contratto fra le due sorelle , passò in unica proprietà della contessa Luchina . Per varie vicende subite dai Dal Verme l ' edificio venne ad appartenere al Governo spagnuolo , e Filippo III , nel 1605 , lo donava alla città di Milano , che vi collocò il mercato dei grani . Nell ' anno 1714 vi fu trasportato il Banco di Sant ' Ambrogio , specie di Monte Mercantile ; nel 1770 , sotto la direzione dello storico Giulini , vi si pose l ' Archivio civico , e finalmente , nel 1786 , vi presero stanza gli uffici del Comune , che sino dal 1228 trovavansi in Piazza Mercanti , dandogli appunto il nome di Broletto , e vi rimasero fino all ' anno 1861 . Consiste esso in un ampio caseggiato , diviso in due cortili con portici nell ' intorno , e con porte di prospetto che mettono alle vie del Broletto e Giulini . Di antico pur conserva qualche finestrone ed alcune sale con buoni dipinti . Ora è sede dell ' Intendenza di Finanza . Trovandosi in questo punto si può visitare il Palazzo Clerici . Questo palazzo , sede della Gran Carte d ' Appello , non che del Tribunale di Commercio , che è posto nella via omonima , apparteneva alla nobile famiglia Clerici . Il capostipite di questa famiglia , venuto in Milano da Domaso , divenne straricco , commerciando in società con quel Pietro Carcano , quasi secondo fondatore dell ' Ospedale Maggiore . Il palazzo , quantunque barocco , è tuttavia grandioso : vi si vede una magnifica sala con stucchi dorati , ed una bellissima pittura a fresco nella vólta , di Gio . Battista Tiepolo . Chiesa di San Protaso . Poco lungi dal palazzo Clerici trovasi la chiesa di San Protaso , detta ad Monacos , aggiunto derivatole dall ' esservi stati fin dal 800 i Benedettini . Eretta poi in parrocchia , il diritto di nomina spettava ai monaci di San Simpliciano . Fu l ' antica chiesa ricostruita con disegno del Pellegrini , e restaurata nel 1852 . Vi sono in questo tempio pitture del Fiammenghini , del Nuvolone , di Daniele Crespi , del Cunio , del Cerano , di Camillo Procaccini . Chiesa di San Tomaso . La chiesa di San Tomaso in Terra Mala è d ' incerta origine . Secondo una tradizione l ' aggiunto di terra mala o amara le deriva da questo fatto . , Essendo morto un povero , e non volendo il parroco di San Tomaso dargli sepoltura , se prima la moglie non gli pagasse il dovuto ; la donna , disperata di non avere , nè trovare il denaro , diede in alti lamenti . Passò in quel mentre il duca Giovan - Maria Visconti , il quale , udito il motivo di quelle strida , comandò che il parroco non solo desse sepoltura gratis al morto , ma fosse , che è peggio , seppellito insieme ; e non vi fu prece peroratrice , nè pianto capace a far muovere il duca . Vuolsi che il parroco , calandosi nella fossa , andasse altamente sciamando : “ Quanto è amara questa terra “ . La chiesa ha un bellissimo pronao , e pitture di Cesare Procaccini , di Aurelio Luini , di Rodolfo Cunio . L ' altare maggiore è disegno dell ' architetto cav . Zanoja . Chiesa di Santa Maria del Carmine . La chiesa di Santa Maria del Carmine fu eretta dai padri Carmelitani nel 1268 . Se non che essa , dominata dal vicino castello , ne fu molto guasta . Rifatta in forma più grande a tre navi , le si diede l ' architettura gotica . L ' ornato esterno della porta , che tuttodì si conserva , vuolsi di - segno di F . Richini . La chiesa fu rimodernata nel 1840 . Vi sono pitture di Cesare Procaccini , di Filippo Abbiati , di Stefano Maria Legnani , di Bernardino Luini , del Montalto ; sculture del Volpi . Vi si ammirano inoltre un Battistero gotico - moderno ed alcuni monumenti . Nella parte del Foro Bonaparte , che trovasi a sinistra di chi si reca al Corso Garibaldi , lambente la strada , si sta erigendo , a cura del Municipio , un Mercato per gli erbaggi , su disegno dell ' ingegnere architetto Agostino Nazari . Teatro Fossati . Il teatro Fossati venne eretto dalla famiglia omonima nell ' anno 1859 , su elegante disegno dell ' architetto Fermo Zuccari . L ' interno è in legno ; può contenere circa 2500 spettatori . Esso ha due facciate , una prospicente il Foro Bonaparte , ì ' altra il Corso Garibaldi . Vi si danno variati spettacoli . Chiesa di San Simpliciano . La chiesa di San Simpliciano , di gotica costruzione , è una delle quattro basiliche che anticamente esiste - vano fuori della città , e si vuole fondata dal vescovo Ambrogio sotto il titolo di Santa Maria . Essendovi seppellito nell ' anno 400 Simpliciano , prese il nome di questo santo . L ' interno della chiesa è costrutto in tre navi in forma di croce latina con cupola . Contiene di belle pitture di Ambrogio Borgognone , - che eseguì mirabilmente nell ' abside del coro l ' affresco la Coronazione della Madonna , - di Francesco Terzi , di Camillo Procaccini , di Antonio Fratazzi , di Aurelio Luini , ecc . La facciata venne compiuta soltanto nel novembre del 1870 su disegno dell ' architetto Carlo Macciachini , il quale le conservò assai lodevolmente il carattere del XIII secolo . Il bellissimo chiostro , che era annesso alla chiesa di San Simpliciano , architettato dal Bramante e finito dal Seregni nel 1563 , fu convertito dall ' arciduca Ferdinando a quartiere pei soldati . Sotto il Governo Italico venne rimodernato con disegno del colonnello Rossi . Forni militari . Proseguendo la via per alla Porta Garibaldi , trovansi a destra , nella via Moscova , i Forni militari , stati costruiti verso il 1828 dal Governo austriaco , il quale si serviva dell ' area e di una parte dei fondamenti che erano stati preparati dal cessato Governo italiano per la principale caserma militare di cavalleria . Chiesa di Santa Maria Incoronata . La chiesa di Santa Maria Incoronata fu eretta nel 1451 dal duca Francesco Sforza ; e nel 1460 Bianca Maria , moglie di lui , ne fabbricò altra unita alla prima , che dedicò a San Nicola da Tolentino , volendo colle due fabbriche formare simbolo della sua unione col duca . La facciata è eguale e semplice , di forma pure eguale è l ' interno con due presbiteri e due altari maggiori . L ' architettura gotica fu guasta nel 1654 . Vi sono bei monumenti della famiglia Bossi , di Giovanni Tolentino e di Gabriele di Cotignola , arcivescovo di Milano , fratello germano di Francesco Sforza . V ' hanno pregevoli pitture di Luigi Scaramuccia , di Ercole Procaccini e del Montalto . Il convento , che era annesso a questa chiesa , fu convertito in caserma pei soldati . Porta Garibaldi . La Porta Garibaldi , già Comasina , è una delle principali di Milano . Essa era nei primi tempi al Ponte Vetero e dedicata alla Luna . La Porta che qui si trovava , costruita dal Governo spagnuolo , venne demolita , e su disegno dell ' architetto Giacomo Moraglia , dai negozianti della città eretta l ' attuale fra gli anni 1826 e 1828 . E un arco ornato alla dorica , sormontato da quattro colossi del Perabò , rappresentanti i fiumi primari di Lombardia : il Po , il Ticino , l ' Adda e l ' Olona . Nel 1860 la Rappresentanza cittadina la intitolava a Garibaldi a rammentare le vittorie comensi . Nell ' attico superiore , cancellata l ' impronta servile , venne posta la seguente epigrafe : QUI SULL ' ORME DEL NOME NEMICO IL FERRO DELL ' ITALICA GIOVENTU ' INCISE LE VITTORIE COMENSI MDCCCLIX ai lati : VARESE . SAN FERMO . Prima di terminare il giro di Milano non si deve tralasciare di visitare il Cimitero monumentale . Il Cimitero monumentale trovasi fuora la Porta Garibaldi , a sinistra , tra la strada comunale di Bovisio e la ferrovia . I lavori di questa grandiosa necropoli vennero iniziati nell ' anno 1863 su disegno dell ' architetto Carlo Macciachini . Eseguitasi la generale fondazione della parte anteriore , tratte a compimento e la metà degli spalti circostanti e il giardino rialzato dal lato di ponente , colle sottoposte gallerie , la Giunta Municipale pensò di farne l ' inaugurazione solenne il 2 novembre 1866 . I lavori continuano annualmente ; e appunto in oggi si stanno ponendo le fondamenta della gran cripta od ossario , e quanto prima si getteranno quelle del Famedio , che raccoglierà la memoria degli illustri cittadini . Il Cimitero è già ricco di pregevoli monumenti dovuti ad artisti milanesi , fra i quali Tantardini , Pandiani , Miglioretti , Strazza , Spertini , Crippa , Buzzi - Giberto , Corti , ecc . Lo stile di esso è lombardo della seconda metà del . XIII secolo . La Piazza del Duomo , la Galleria Vittorio Emanuele , il Cimitero monumentale e il Macello pubblico sono le maggiori opere edili iniziate dal Comune in questo decennio di libertà . 137 Notizie indispensabili od utili al viaggiatore ( * ) . Chiunque visiti Milano dimentica presto i comodi e gli agi del suo domicilio , trovando negli alberghi e nelle locande alloggio e trattamento confacente alla sua condizione qualunque essa siasi . In nessun albergo si penuria di mezzi accessori . Buone vetture , legni di piazza e destri servitori sono al minimo cenno a vostra disposizione . Il banchiere , il negoziante , l ' amico , cui siete raccomandato , vi servono di guida . Le Autorità di qualunque grado sono accessibili in ispecie al forestiere ; anche mancando di protezioni e di raccomandazioni non avete nulla a temere nel disimpegno dei vostri affari . Il Sindaco riceve in udienza particolare ogni settimana ; per essere ammessi a queste udienze bisogna farsi inscrivere in apposito registro . Per affari d ' urgenza riceve tutti i giorni . Le risposte alle suppliche od ai reclami che si presentano al protocollo generale si ricevono per mezzo della divisione a cui l ' affare appartiene . Al Prefetto si ricorre , sia direttamente , sia col mezzo delle Autorità locali , per tutto ciò che concerne l ' amministrazione politica . L ' esito delle suppliche e delle dimande o reclami contro le decisioni delle Autorità subalterne si conosce o col mezzo della Prefettura stessa o delle Autorità locali da cui il ricorso è partito . Il Prefetto dà udienza in determinati giorni della settimana . ( * ) Non permettendoci il limitato spazio di questa Guida di dare un elenco generale di ogni ramo di commercio e d ' industria , ci limitiamo ad additare al viaggiatore alcuno di essi fra i pii . accreditati . Se fa bisogno di rinvenire persone di cui si ignori il domicilio , se ne fa ricerca all ' Ufficio del Ruolo di popolazione ( Anagrafe ) , esistente al Municipio , via Case Rotte , al numero 4 . Qualunque reclamo che il forestiero abbia per avventura a fare contro il servizio delle vetture da nolo , od ogni altro riflettente la sicurezza pubblica , notificazioni di smarrimenti , ecc . , un ufficio di Sorveglianza urbana è posto nel Palazzo del Marino ad accoglierlo . Il forestiero può rivolgersi anche agli Agenti urbani . Ecco intanto alcuni dei principali indirizzi che crediamo segnalare al viaggiatore per gli emergenti suoi bisogni . Alberghi ( * ) . * Agnello - * Ancora - * Angioli - * Aquila - * Beccaccia - Bella Venezia - * Biscione - * Borsa - * Cappello - Cavour - Città ( Ville ) - * Corona d ' Italia - * Due Spade - * Europa - * Falcone - * Firenze - * Francia - * Gallo - Gran Brettagna - * Leone - * Madonna del Monte - * Milano - * Passarella - Pensione Svizzera - * Ponzone - * Popolo - * Pozzo - Reale - Reichman - * Roma - San Marco - * San Michele - * Torre di Londra - Tre Svizzeri . Antiquari . - - Arrigoni , Corso Venezia n . 6 . - Baslini , Corso Venezia n . 12 . - Franchi Ulisse , via del Pesce n . 2 . Sanquirico Antonio , Galleria De Cristoforis n . 43 , ecc . ( * ) Gli alberghi contrassegnati coll ' asterisco hanno trattoria in casa , pronta ad ogni ora del giorno . Con tre , quattro o cinque lire al maximum si può avere in tutti questi alberghi un buon pranzo . Articoli da Viaggio . Bouffier Pietro di Giovanni , via Torino n . 14 . - Ghezzi Enrico , Corso Vittorio Emanuele n . 18 . - Münster Fratelli , Corso Vittorio Emanuele n . 28 , ecc . Bagni particolari . Bagni con gabinetti separati e acque calde . Bagni dell ' ex Ville , via Pasquirolo n . 11 . del Giardinetto , Corso Vittorio Emanuele n . 17 . Reali , via Pantano n . 2 e via Larga n . 33 . di proprietà di Clotilde vedova Jodani , via Tre Alberghi n . 24 . dell ' Annunciata , via omonima n . 11 . Russi ed Orientali , anche per cura idropatica , via Sala n . 7 . Bagni pubblici : con vasche grandi e maestri di nuoto . Bagno di Diana , fuori di Porta Venezia . Bagno in via Castelfidardo . Bagno Nazionale , anche con gabinetti separati e doccia , fuori di Porta Ticinese . Bagno del Ticino , fuori di Porta Ticinese . Banche e Banchieri . Banca Franco - Italiana , via San Pietro all ' Orto n . 8 . - Banca Nazionale , via Giardino n . 6 . - Banca popolare , Piazza Mercanti . - Banca del Popolo , via Brera n . 19 . - Banca Lombarda , via Giardino n . 7 . - Belinzaghi commendatore Giulio , via Andegari n . 14 . Brot cav . Carlo Francesco , via Giardino n . 14 . - Campagnoni Francesco , Galleria Vittorio Emanuele n . 8 e 10 . - Cavajani Oneto e Comp . , via Giardino n . 5 . - Mazzoni e Campi , via Bigli n . 15 . - Mylius Enrico e Comp . , via Clerici n . 6 . - Pisa Zaccaria , via Meravigli n . 11 . - Spagliardi Giuseppe ed Antonio e Comp . , via Cusani n . 5 . - Ulrich e Comp . , via Bigli n . 21 . - Warchex vedova , Garavaglia e Comp . , via Oriani n . 1 . - Weill - Schott figli e Comp . , via Pietro Verri n . 7 , ecc . Biblioteche pubbliche . Biblioteca Nazionale di Brera , via Brera n . 28 , aperta dalle ore 9 antimeridiane alle 5 pomeridiane , meno i giorni festivi , le ferie del carnovale , della Pasqua , e le autunnali dal 15 settembre al 4 novembre . Ambrosiana , San Sepolcro n . 1 . Pei forestieri è aperta tutto l ' anno dalle ore 10 antimeridiane alle 3 pomeridiane ; nei dì festivi da un ' ora alle 3 pomeridiane . Popolare , via Circo n . 4 , aperta dalle ore 7 alle 9 pomeridiane ; nei dì festivi dalle ore 2 pomerid . alle 4 . Per ogni volume che si estrae dalla Biblioteca Popolare si pagano cent . 5 per la durata di venticinque giorni ; scorsi i quali , se il libro non viene riconsegnato alla Biblioteca , si paga di nuovo una tassa e una sopratassa di cent . 5 per ogni mese o frazione di mese . Per ritirare il libro bisogna far constare di sè a chi sepraintende alla distribuzione . Biblioteche private . Belgiojoso fu principe Emilio , piazza Belgiojoso n . 2 . Borromeo Arese conte Vitaliano , piazza Borromeo n . 7 . Bruschetti ing . Giuseppe , corso Porta Romana , n . 66 . ( Archivio storico di architettura civile , idraulica e militare , già proprietà del fu ingegnere F . B . Ferrari , Cavagna Sangiuliani conte cav . Antonio ( Raccolta di storie municipali italiane e illustrazioni patrie ) , via Pietro Verri n . 18 . Cavaleri avv . Michele , Corso Magenta , n . 86 . D ' Adda marchese Girolamo , via Gesù n . 12 . Rocca Saporiti conte Apollinare , marchese della Sforzesca , Corso Venezia n . 56 . Trivulzio marchese Gian Giacomo , Piazza di Sant ' Alessandro n . 4 . Bijoutieri , Orefici , Orologiai . Bigatti fratelli , negozianti in gioje , fabbricatori di giojellerie , bijouterie e argenterie , via Giardino 7 . - Carenzio e Confalonieri , giojellieri e bijoutieri , Piazza del Duomo n . 27 . - Conti Annibale , orefice e giojelliere , via orefici n . 28 . - Grisetti Eugenio , orefice e giojelliere , via Tomaso Grossi n . 9 . - Sartirana G . , orefice e orologiaio , Corso Vittorio Emanuele n . 26 . - Terruggia Pietro , orefice e giojelliere , via Orefici n . 38 , ecc . Broughams . - Stazioni principali . - Piazze : Duomo - Fontana - Mercanti - Santa Marta - Scala - San Sepolcro - Cavour . Vie : Giardino - Brera - Bottonuto - San Giuseppe - Corso Venezia - Corso di Porta Romana - Corso Magenta - Ponte Vetero , ecc . Tariffe : Per una corsa che non oltrepassi la mezz ' ora si paga di giorno Lir . 1 . e di notte Lir . 1 . 25 . Fino ad un ' ora intiera Lir . 1 . 50 di giorno e Lir . 1 . 75 di notte . Per ogni mezz ' ora successiva Cent . 75 di giorno e Lir . 1 di notte . La mezz ' ora incominciata si considera come completa . Per ogni bagaglio od oggetto che non stia nell ' interno si paga Cent . 25 sia di giorno che di notte . Caffè e Pasticcerie principali . Caffè ( * ) . Caffè Cova , via San Giuseppe - Caffè Biffi , Galleria Vittorio Emanuele - Caffè Gnocchi , Galleria Vittorio Emanuele - Caffè Gnocchi , al Foro Bonaparte - Caffè Martini , Piazza della Scala - Caffè Merlo , Corso Vittorio Emanuele - Caffè dell ' Europa , Corso Vittorio Emanuele - Caffè dell ' Accademia , Piazza della Scala - Caffè Maldifassi , via Principe Umberto - Caffè del Rinascimento , Corso Venezia - Caffè del Risorgimento , Corso Magenta - Caffè del Duomo , in Piazza del Duomo ( * * ) - Caffè ai Giardini Pubblici - Caffè Moresco , via Solferino . Pasticcieri od Offellieri . Biffi , Piazza del Duomo n . 33 - Lazzaroni , Corso Venezia n . 1- Dell ' Acqua , via Santa Margherita n . 4 , e Galleria Vittorio Emanuele - Puricelli , via Monte Napoleone n . 45 - Cova , via Giardino n . 1 - Baj Fratelli , Corso Vittorio Emanuele n . 4 - Castiglioni Luigi , via Tre Alberghi n . 2 - Lorioli Carlo , via Brera n . 2 , ecc . Calzolai da donna . Beltrami , Corso Vittorio Emanuele n . 17 - Brivio , Corso Venezia n . 4 - Dupin , via della Passarella n . 26 - Bianchi , via Tre Alberghi n . 14 , ecc . ( * ) Tutti questi caffè dalle ore 10 antimeridiane alle 2 pomeridiane servono il déjeuné alla forchetta . ( * * ) Questo caffè è provveduto di una grande quantità di giornali . Calzolai da uomo . Borioli Alessandro , Galleria Vittorio Emanuele - Mejani Carlo , via Lupetta n . 1 - Mosconi Domenico , Corso Vittorio Emanuele n . 31 - Mûnster fratelli , Corso Vittorio Emanuele n . 28 , e Galleria Vittorio Emanuele ( calzature specialmente di Vienna ) - Veronesi , Corso Venezia n . 11 , ecc . Cambia valute . Casati Ignazio , via Santa Margherita - Grisi Francesco e Comp . , Piazza Mercanti - Mazzucchelli Luigi , Cordusio - Prada Celestino , Piazza del Duomo n . 20 - Strada Luigi , via Giardino n . 4 , ecc . Cappellai . Bergamo Giuseppe , Piazza del Duomo n . 35 - Chiesa Antonio , Piazza del Duomo n . 27 - De Marchi - Gherini Ambrogio , via delle Asole n . 2 - Insom Domenico , Corso Vittorio Emanuele n . 3 - Mariani Gaetano , Cordusio - Migliavacca Giovanni , Corso Vittorio Emanuele - Ponzone Antonio ( Ditta ) , via Santa Margherita n . 4 , ecc . Cartolai , oggetti di cancelleria . Maglia Antonio , Galleria Vittorio Emanuele n . 20 - Crivelli , Corso Vittorio Emanuele n . 36 - Ripamonti - Carpano Antonio , Galleria De Cristoforis n . 18 - De Grandi , Corso Vittorio Emanuele n . 29 - Ferrario Luigi , via Armorari n . 3 - Bontà ( Ditta ) , via Pantano n . 9 - Orgneri Michele , via San Giuseppe n . 12 , ecc . Chincaglieria , Bronzi , Bijouteria di lusso , Grande novità . Baglia Carlo , Piazza del Duomo n . 43 . - Brioschi Fratelli , Corso Vittorio Emanuele n . 4 . - Pirotta e Caprotti , Galleria De Cristoforis . - Galli e Bonnefoy , al Gran Mercurio , Corso Vittorio Emanuele , n . 15 . - Grande Emporio d ' ogni genere d ' addobbi in pendole , bronzi , lampade , porcellana e cristalleria , macchine per usi domestici , bijouterie ed articoli da viaggio . Si spedisce gratis il catalogo dei vari articoli a chi ne fa domanda per lettera . Consoli . Austria - Ungheria . Cantoni Eugenio , console generale , via Meravigli n . 15 . - Belgio . Belinzaghi Giulio , console generale , via Andegari n . 14 . - Bolivia . Brambilla Pietro , vice - console , via Torino n . 51 . - Brasile . Mazzone cav . Carlo , vice - console , via Solferino n . 20 . - Chili . Brivio marchese Giacomo , console , via Olmetto n . 17 . - Confederazione Argentina Juan F . Pelanda . - Confederazione Svizzera . Vonwiller Oscar , console , via Broletto n . 37 . - Francia . Bouillat cav . Edoardo , console , via Sant ' Andrea n . 8 . - Germania del Nord e Granducato di Baden . Mack Davide , console , via Bassano Porrone n . 2 . - Grecia . Ralli cav . Giacomo , console , via San Simone n . 8 . - Inghilterra . Kelly Thomas William , vice - console , nell ' Albergo Reale , via Tre Alberghi . - Messico . Brocca dott . Giovanni , console , corso Vittorio Emanuele n . 21 . - Monaco ( Principato di ) . Cavriani nobile Ippolito , console , via Olmetto n . 7 . - Paraguay . Visconti di Modrone conte Guido , vice - console , via Cerva n . 28 . - Portogallo . De Souza Holstein cav . Federico Filippo , console , Piazza San Sepolcro n . 11 . - San Marino . Antona - Traversi avv . Giovanni , console , via Giardino n . 10 . - Spagna . Brocca commendatore Luigi , console , corso Vittorio Emanuele n . 21 . – Stati Uniti d ' America . Clark William , via Monforte . - Turchia . J . Dominian effendi , Corso Vittorio Emanuele n . 20 . Dentisti e Pedicuri . Ballerio Isidoro , dentista , via Rastrelli n . 16 - Banfi Girolamo , dentista , via Palazzo Reale n . 3 - Bauer Adolfo , dentista , via San Dalmazio n . 5 . - Briziano Pompeo , pedicure , via Pattari n . 3 . Buzenac Luigi , dentista , Corso Vittorio Emanuele n . 24 - Clément Arbib , dentista , via San Protaso n . 3 - Winderling L . Noé1 - e G . Noél , dentista , via Borgospesso n . 21 - De Ambrosis Giovanni , pedicure , via Falcone n . 1 , ecc . Editori di musica . Ricordi Tito , via Omenoni n . 1 , ed ottagono Galleria Vittorio Emanuele - Lucca Francesco , via San Paolo n . 10 , e via Santa Radegonda n . 5 - Canti Giovanni , via Giardino n . 1 , e via Meravigli n . 11 , ecc . Facchini e Fattorini . La società dei Facchini , con brevetto municipale , e quella de ' Fattorini di Piazza , prestano un lodevole servizio di scorta e trasporto di effetti per indicazione da uno ad altro punto della città , ricapito lettere , gruppi , circolari , ecc . Le due Società si distinguono in fra esse dal berretto ; hanno stazioni nelle Piazze e grandi vie ; la stazione principale è in Piazza Mercanti . Tariffa della Società dei Facchini . Per servizio di scorta e per indicazione da uno ad altro punto della città senza interruzioni o fermate L . 25 Per ogni ora L 50 Per ricapito di lettere , gruppi , fatture e di tutto quanto può contenersi nella borsa , per ciascun capo L 20 Trasporto di bagagli , casse , bauli e simili , in qualunque direzione nell ' interno della città del peso di kilogr . 1 a 30 L 30 fino a kilogr . 50 L 50 fino ad un quintale L 70 Pel trasporto nei sobborghi , in aumento per ogni tassa L 15 Tariffa della Società dei Fattorini di Piazza . Per servizio di scorta e per indicazione da uno ad altro punto della città senza interruzioni o fermate L . 30 Per ogni ora L 60 Per ricapito di lettere , gruppi , fatture e di tutto quanto può contenersi nella borsa , per ciascun pezzo L 20 Trasporto di bagagli , casse , bauli e simili , in qualunque direzione nell ' interno della città del peso dikilogr . 1 a 30 L . 30 fino a kilogr . 50 L 50 fino ad un quintaleL 70 Pel trasporto nei sobborghi , in aumento per ogni tassa L 20 Farmacie . Biraghi , Corso Vittorio Emanuele n . 5 - Brera ( di ) , via Fiori Oscuri n . 15 - De Ponti Donnino , alle Cinque Vie n . 22 - Foglia Antonio , Corso di Porta Romana n . 22 - Franzini , via Santa Margherita n . 12 - Garofoletti Alberto , via Santa Maria alla Porta n . 1 - Migliavacca Gio . Battista , via Monte Napoleone n . 1 - Porati , Corso di Porta Ticinese - Pozzi Giuseppe , Corso Venezia n . 41 - Riva Palazzi , Piazza della Scala - Stagnoli , via Bigli n . 28 - Zambelletti Lodovico , piazza San Carlo n . 5 . Farmacie omeopatiche . Biraghi Carlo , Corso Vittorio Emanuele n . 3 - Franzini , via Santa Margherita n . 12 - Garofoletti Alberto , via Santa Maria alla Porta n . 1 - Pozzi Giuseppe , Corso Venezia n . 41 . Fotografi . Calzolari Figlio , successore a Duroni Alessandro , Corso Vittorio Emanuele n . 13 - Deroche ed Heyland , Corso Vittorio Emanuele n . 15 - Ganzini Giovanni Battista , via Unione n . 10 - Montabone , Corso Vittorio Emanuele n . 22 - Pagliano Leonida , via Monforte n . 3 - Rossi Giulio ( sistema Crozat ) , via Bigli n . 7 - Triestina , Corso Venezia n . 77 . Gabinetti di decenza . Due sono i Gabinetti di decenza in Milano con assai proprie ritirate per uomini e signore , l ' uno in via Pasquirolo , l ' altro al nuovo Giardino Pubblico , sotto l ' edificio del caffè . - Il prezzo d ' accesso è di cent . 10 . - Nel primo , a convenienti prezzi , si può anche avere profumerie . - In esso da appositi incaricati si ricevono in deposito effetti da viaggio , e si fa ripulitura d ' abiti e di scarpe . - Pel deposito di effetti pagansi cent . 10 . - Pella pulitura di abiti e scarpe cent . 10 . Giornali politici . La Lombardia , giornale ufficiale della Provincia di Milano - La Perseveranza - La Gazzetta di Milano - Il Secolo - Il Pungolo - Il Corriere di Milano - Il Sole , anche commerciale - L ' Unità Italiana - Il Gazzettino Rosa . - - Questi giornali si ponilo comperare presso le apposite edicole , poste nei principali centri di Milano . Istituti e Collegi principali d ' Educazione . Convitto Nazionale Longoni , Corso ginnasiale - Iiceale e tecnica superiore , via Fatebene - fratelli n . 11 . Civico Collegio - Ginnasio - Liceo Calchi Taeggi , via Porta Vigentina n . 17 . Istituto Dolci , premiato più volte dalla Società Pedagogica italiana . È provveduto d ' un scelto Corpo di professori per l ' insegnamento elementare , ginnasiale , liceale tecnico , militare , amministrativo e commerciale , ecc . Lo stabilimento è arricchito di copiosa suppellettile , in libreria , macchine , musei , ecc . per lo studio della geometria , fisica , storia naturale , geografia , chimica , meccanica , ecc . Ha unito un Convitto regolato sulle norme dei migliori della Svizzera e della Germania . L ' Istituto , che raccomandiamo specialmente , e che può essere visitato in ogni tempo , è posto in vasto locale , con giardino , cortile e portici , Corso di Porta Ticinese n . 83 . Collegio di preparazione agli Istituti militari con annesso Corso tecnico . E molto in credito , diretto essendo da professori addetti al già Collegio militare che esisteva in Milano . Trovasi in via Camminadella n . 22 . Collegio reale delle fanciulle con 24 posti gratuiti , via Passione n . 12 . Liceo privato De Angeli , via Zebedia n . 1 . Istituto privato Boselli per l ' istruzione elementare e ginnasiale , via San Giuseppe n . 4 . Istituto privato Pietrasanta , per Corsi ginnasiali , elementari , tecnici e commercio . Possiede un museo di Storia Naturale e Mineralogia , via San Paolo n . 10 . Istituto privato Stampa . Insegnamento diurno e serale del Corso elementare , di ragioneria , amministrazione e commercio , Galleria Vittorio Emanuele , scala n . 15 . Vi è annesso un ufficio approvato per interpretazioni e traduzioni in qualunque lingua . Insegnamenti speciali . Reale Conservatorio di Musica . Istruzione in ogni ramo di materia musicale , via Conservatorio n . 12 . Accademia de ' Filodrammatici . Scuola di declamazione , via Filodrammatici n . 1 . Reale Istituto Sordo - muti per l ' istruzione de - gli stessi , via San Vincenzo n . 7 . Istituto dei Ciechi , corso Porta Nuova n . 5 . Collegio Tipografico fondato dal tipografo - editore signor Francesco Pagnoni , inaugurato il 14 maggio 1871 , via Ancona n . 3 . Scopo di questo Collegio è la professione e la educazione perfezionata dell ' Arte Tipografica , Fonderia , Stereotipia , Galvanoplastica , Legatoria ed Arti affini . Non si accettano giovinetti se non di madri vedove e bisognose . La durata di permanenza per l ' istruzione ed educazione agli Allievi professionisti non deve oltrepassare gli anni sei ; scorsi i quali ognuno dovrà provvedersi il proprio sostentamento procacciandosi onorato lavoro nelle altrui officine . Scuola civica di Musica , Piazza Mercanti , n . 4 . Scuola di Cauto per adolescenti , piazza del Duomo n . 16 . Scuola di Ballo e Canto , annessa al R . Teatro della Scala . Civica Palestra ginnastica , Corso di Porta Romana n . 108 . Scuole di nuoto presso i Bagni Pubblici , di Diana , Castelfidardo , Nazionale , Ticino , ecc . Scuola Orfeonica femminile , Corso Magenta , locale del Monastero Maggiore pel canto corale da impartirsi alle fanciulle , fondato dal maestro Cr . Varisco . Librerie italiane e straniere . Brigola Gaetano , Corso Vittorio Emanuele n . 26 - Bolchesi Domenico , Galleria De Cristoforis - Dumolard fratelli ( libreria francese ) , Corso Vittorio Emanuele n . 21 - Hoepl , successore a Laengner Teodoro ( libreria tedesca ) , Galleria De Cristoforis n . 59 - Agnelli Giacomo , via Santa Margherita n . 2 , specialmente per libri scolastici ed educativi , - Carrara Paolo , via Santa Margherita n . 5 - Paravia Cr . Batt . , Galleria De Cristoforis . Libri antichi . - Barbini Carlo , via Chiaravalle n . 9 , editore anche della Biblioteca Ebdomadaria - Galleria Teatrale - Repertorio del Teatro Milanese e Poliantea Drammatica - Branca Carlo , via Monte Napoleone n . 23 - Schieppati Gaetano , via San Pietro all ' Orto n . 17 - Frisiani Carlo , via San Paolo n . 11 . - Vergani Pietro , via Sant ' Antonio n . 20 . Mercanti in stoffe , seterie e snoda . Landi Mafessoni e Pollenghi , Corso Vittorio Emanuele n . 22 - Vernazzi Fulvio e Comp . , Corso Vittorio Emanuele n . 28 - Ronchi e Dell ' Orto , ottagono della Galleria Vittorio Emanuele - Cozzi Aliprandi , successori a Panseri , piazza del Duomo - Osnago , Eredi , via Santa Radegonda n . 5 - Manfredi , Zanardi e Comp . , via Rastrelli n . 24 - Rossignol G . , via Torino , ecc . Modiste e Sarte . Lebrun - Ferrandi Giuseppina , Corso Vittorio Emanuele n . 5 - Chaillon Enrichetta , via Pattari n . 2 - Corti , sorelle , via Passarella n . 2 - Nessi Elena . via San Paolo n . 5 - Vigorelli Induno , Corso Vittorio Emanuele - Jeannette Landi , via Borgogna n . 2 . Musei . Museo Cavaleri , dal suo fondatore , l ' egregio avvocato Michele Cavaleri , inaugura - tosi nel marzo 1871 . Trovasi al Corso Magenta n . 86 . Museo Molinari , del suo fondatore , il popolano Francesco Molinari , inauguratosi il 29 settembre 1870 . Trovasi in via Maddalena n . 17 . Museo Civico , nel palazzo Comunale de ' Giardini Pubblici . Museo Patrio di Archeologia , nel palazzo di Belle Arti via Brera . Museo Ambrosiano , presso la Biblioteca Abrosiana , Piazza della Rosa n . 2 , ed altri in case private . Numismatica . Avvi un gabinetto di numismatica nel palazzo di Belle Arti in via Brera - altro nella Biblioteca Ambrosiana - altro nel palazzo Municipale del Marino , proveniente al Comune da eredità del defunto conte Carlo Taverna . Parecchi altri Gabinetti di numismatica sono in case private . Oggetti chirurgici , Cinti , ecc . Baldinelli Ferdinando , via Pattari n . 7 - Gennari P . Enrico , via Ospedale n . 14 - Repossi Flaminio , via Torino 24 - Sighinolfi , via Santa Maria Segreta n . 1 . Orario ferroviario , vedi pag . III Ottici . Duroni Antonio , Galleria Vittorio Emanuele - Brenta Fratelli , Corso Vittorio Emanuele n . 12 - Quercetti Fortunato , Piazza del Duomo n . 35 - Albini Luigi , via Santa Margherita , n . 7 . Pinacoteche . Nel palazzo di Belle Arti in via Brera . - Nella Biblioteca Ambrosiana , Piazza della Rosa n . 2 . Una raccolta di quadri ed altri oggetti d ' arte sono giornalmente visibili nella Esposizione permanente in via Palermo n . 1 . Si fanno esposizioni di Belle Arti nella Gran Sala ai vecchi Giardini Pubblici . Vi sono molte altre Gallerie private di quadri , ecc . Posta delle lettere . L ' ufficio delle Regie Poste è in via Rastrelli num . 20 . Esso è aperto dalle ore 8 della mattina alle 10 della sera per la distribuzione , raccomandazione ed assicurazione delle lettere , giornali e vendita francobolli ; pel rilascio e pagamento di vaglia dalle ore 8 della mattina alle 4 pomeridiane . La levata delle lettere dalle buche sussidiarie ha luogo cinque volte al giorno , cioè : alle ore 7 e 30 e 10 mattina , ed alle 2 e 30 , 4 e 15 e 8 pomeridiane . Quelle site nei quartieri di Porta Vittoria , Porta Venezia , Porta Nuova e Porta Garibaldi sono levate mezz ' ora più tardi . E fatta eccezione per le buche - poste in via Broletto , via Armorari , Piazza Mercanti e Piazza della Scala , per le quali viene stabilita una levata straordinaria alle 12 meridiane . Le lettere della città fra la città e sobborghi dovranno essere impostate nell ' apposita buca presso l ' ufficio centrale . Giornali , stampe e campioni non potranno impostarsi nelle buche succursali della città . Le lettere che si vogliono raccomandare od assicurare , i giornali , le opere periodiche devono essere presentate agli uffici appositi un ' ora prima del tempo stabilito per l ' impostazione delle corrispondenze ordinarie . Le lettere contenenti valori devono assoggettarsi almeno alla formalità della raccomandazione , non rispondendo l ' Amministrazione , in caso diverso , del non avvenutone ricapito . Regia Questura . La Direzione centrale è in via Santa Margherita num . 18 , ed è sede della Questura . V ' hanno sei Sezioni distribuite per la città : la prima . , via Pontaccio n . 19 - la seconda , via Santa Margherita n . 10 - la terza , via Cerva n . 14 - la quarta Corso di Porta Romana n . 98 - la quinta , via San Simone n . 12 - la sesta , via Terraggio n . 4 . Restaurants . Borsa , via San Giuseppe n . 2 Pranzo da franchi 4 in avanti a tutte le ore . Manin , via Manin n . 7 - Rebecchino , via Rebecchino n . 7 - Ristoro , via Aquila n . 6 - Annunciata , via Annunciata n . 11 - Firenze , via Principe Umberto n . 29 - Trattoria Galli nella Galleria Vittorio Emanuele , ecc . La maggior parte degli Alberghi e Caffè primari danno pranzi e déjeunés alla carta e a prezzo fisso . Fra questi citiamo come principali : L ' albergo Milano - di Francia - Roma - del Leone - della Passarella - del Bissone - e del Falcone . Quando vogliasi uscire dalle porte della città per godere della vista della campagna , nei suburbi vi sono parecchie trattorie molto frequentate dai Milanesi , specialmente nella stagione estiva , le quali offrono pranzi succosi : le più in grido sono : l ' Isola Bella , il Giardino d ' Italia , l ' Isola Botta , la Magna , I Promessi Sposi , Loreto , la Noce , ecc . Sarti da uomo . Marzio Carlo , Corso Vittorio Emanuele n . 26 - Prandoni , via Farine n . 10 - Tonelli , via Carlo Alberto n . 1 . - Segramora Alessandro , via Pattari n . 3 - Segramora Giacomo , Corso Vittorio Emanuele n . 32 - Lampugnani Giuseppe , Piazza del Duomo n . 22 , ecc . Sorveglianza Urbana . La Sorveglianza Urbana ha pure sei Mandamenti , ai quali il forestiere potrà rivolgersi per quanto gli verrà ad occorrere per illustrazioni o per reclami dipendenti da servizi di spettanza civica . Il primo Mandamento è posto in via San Simpliciano n . 5 - il secondo via Case Rotte n . 4 - il terzo via Durini n . 19 - il quarto via Sant ' Eufemia n . 14 - il quinto Piazza Vetra n . 9 - il sesto via Terraggio n . 2 . Telegrafo . L ' Ufficio telegrafico è situato in Piazza Mercanti n . 19 . Esso è aperto giorno e notte senza interruzione . La tariffa dei prezzi dei dispacci è esposta nell ' ufficio stesso . Nella sala d ' accesso vi sono le module per l ' invio dei dispacci , non che l ' occorrente per iscriverli . Uffici d ' indizio . Per ricerca di alloggi , persone di servizio , impiegati , ecc . : Amadori Marino , via Tre Alberghi n . 28 - Gavazzeni Carlo , via San Raffaele n . 1 . - Bertolazzi Giuseppe , Piazza Duomo n . 41 - Bestetti Ambrogio Luigi , Verziere n . 5 - Bonfico Giuseppe , via San Vito n . 18 - Camisasca Francesco , via San Giuseppe n . 13 - De Vecchi Giuseppe , via San Raffaele n . 10 . Vedute di Milano , Stampe , Fotografie , Guide , ecc . Artaria Ferdinando e Figli , via Santa Margherita - Pozzi Pompeo , Galleria De Cristoforis - Ronchi Luigi , Corso Vittorio Emanuele n . 22 - Vallardi Antonio , via Santa Margherita , ecc . Guide , Dizionari in tutte le lingue , Dialoghi , ecc . , Brigola Gaetano , Corso Vittorio Emanuele n . 26 . Divertimenti . Sotto questo titolo esponiamo al lettore quanto la città di Milano offre al viaggiatore in materia di Spettacoli teatrali diurni e serali , Concerti , Passeggi , Società di Riunione , Balli , Equitazione , Velocipedi , Scherma , Ginnastica , Pattinaggio , Bersaglio , Salita al Duomo , Gite piacevoli ai dintorni di Milano , ecc . Quando il forestiere , dopo visitati i monumenti della Città , voglia conoscerne i passa - tempi , dovrà innanzi tutto recarsi al Teatro alla Scala , il quale offre il primo spettacolo che si possa godere in Italia d ' opera seria e di ballo , con attori di canto , ballerini e mimi di cartello , e con decorazioni sceniche che invano cercherebbonsi in altre città anche principali . Non dovrà in seguito dimenticare i Teatri secondari , come la Canobbiana , il Carcano , il Vecchio Re , Santa Radegonda , il Milanese ( * ) , il Politeama Milanese , nel quale ultimo , nelle stagioni principalmente di estate ed autunno , si danno opere e balli con